Fra Cristiano prete sulle orme di Francesco

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Fra Cristiano prete sulle orme di Francesco IN QUESTO NUMERO Le foto delle Cresime e Prime Comunioni Sempre aperti i temi della famiglia e della vita Anno LXXXVII - Numero 5 - Maggio 2016

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Fra Cristiano pretesulle orme di Francesco

IN QUESTO NUMERO

Le foto delle Cresimee Prime Comunioni

Sempre aperti i temi della famiglia e della vita

Anno LXXXVII - Numero 5 - Maggio 2016

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TRA LE GUGLIE2

Da Facebook Da Twitter

Il testo dell’Esortazione, sulla scia dei lavori si-nodali, ha affrontato le fatiche e le fragilità nellafamiglia, nel suo capitolo ottavo: «Accompa-gnare, discernere e integrare la fragilità». Era

il punto più atteso del pronunciamento papale.Francesco dà prova della sua forte sensibilitàche sa andare al cuore del problema evitando diproporre soluzioni preconfezionate. Afferma: «Sesi tiene conto dell’innumerevole varietà di situa-zioni concrete, come quelle che abbiamo sopramenzionato, è comprensibile che non ci si do-vesse aspettare dal Sinodo o da questa Esor-tazione una nuova normativa generale di tipo ca-

nonico, applicabile a tutti i casi. È possibile sol-tanto un nuovo incoraggiamento a un respon-sabile discernimento personale e pastorale deicasi particolari, che dovrebbe riconoscere che,poiché “il grado di responsabilità non è uguale intutti i casi”, le conseguenze o gli effetti di unanorma non necessariamente devono esseresempre gli stessi». Qual è la prospettiva a par-tire dalla quale il Papa offre le sue indicazioni?Quella di riconoscere che nessuno è esclusodalla vita della Chiesa, in qualunque situazione difragilità o di ferita si sia venuto a trovare.Continua su: www.incrocinews.it

MILANOIl Museo Diocesano intitolato a MartiniCome ha annunciato il Cardinale, il Museo Dio-cesano sarà intitolato al cardinale Carlo MariaMartini, che fortemente l’ha voluto e promossonel corso del suo episcopato. L’intitolazione uf-ficiale è prevista intorno al 5 novembre, dataesatta dell’inaugurazione del Museo, nel 2001.

1:45 PM – 26 Apr 16 @angeloscola “La vita si gioca inuna chiamata alla quale dobbiamo dare una risposta”1:36 PM – 26 Apr 16 @angeloscola “Vivere una espe-rienza di comunità, che non è somma di gruppi, maluogo del per sempre” 12:40 PM – 21 Apr 16 @angeloscola “Dobbiamo asse-condare la realtà, la vita. Non si tratta di decidere a ta-volino, ma spalancarsi alla novità come Gesù”

Scola e l’Esortazione: nessuno è escluso dalla vita della Chiesa

Scene di vita diocesana

La photogallery

Pubblichiamo uno stralcio della prefazione dell’Arcivescovo all’edizionedel documento di papa Francesco curata dal Centro Ambrosiano.

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LA PAROLA DEL PARROCO3

Le settimane precedenti l’uscita del-l’esortazione di Papa Francesco AmorisLaetitia sulla famiglia chiedevo a chi siconfessava questa penitenza: pregate

per il Papa. Sapevo che qualunque cosaavesse detto su un tema così scottante, sa-rebbero partite o da destra o da sinistra paroledi fuoco. Cosa che poi è avvenuta. Ma le pa-role di fuoco fanno male subito, e poi si spen-gono. Rimangono le parole vere e serie e diqueste ci occupiamo, delle tre parole di Fran-cesco alla comunità cristiana circa la famiglia:“integrare, accompagnare, discernere”.La prima è integrare: sento vicino questo verbo,che è caro ad ogni padre, ogni madre e ad ogniprete. Perché dice che la prima loro preoccu-pazione circa i figli non è prendere le misure estabilire standard di qualità, ma far sì che ognifiglio senta che la sua famiglia c’è, che unacasa c’è, che si può aver una identità e un fu-turo. Spesso chi sbaglia fatica molto a perdo-nare se stesso: ma è aiutato a farlo quandopercepisce intorno sguardi profondi e buoni, in-coraggianti a percorrere tratti di strada, non in-flessibili nel tracciare confini. Questo sguardo,paterno e materno insieme, è lo stessosguardo del Padre misericordioso che corre in-contro al figlio che ha sciupato un tesoro (Luca,capitolo 15). Mi stupisco che qualcuno non loriconosca. Che bello se riuscissimo a far sen-tire a tutti quello che il papa dice in mille modi:“Entra: la Chiesa è casa tua, il cuore di Dio ècasa tua”!La seconda parola è accompagnare. Gestoquotidiano e buono, è il verbo tipico dell’amico,del fratello. Quanti già lo fanno: famiglie che ac-compagnano la crescita dei figli in nutrientiesperienze di amore quotidiano e sodo, pre-messa di cammini affettivi non ripiegati su se

stessi e sui propri bisogni, ma capaci di osarescelte definitive e dense di futuro. Che bello ve-dere genitori che accompagnano i loro giovanialla sobrietà di stile nelle nozze e nella casa cheaccoglierà la loro nuova famiglia. O coppie cheaccompagnano amici in difficoltà con vicinanzadiscreta e calda, si sostengono a vicenda nellasperanza, non insidiano gli affetti altrui e ono-rano la fedeltà ogni giorno. E quando ci sonocadute e rovine, non si affannano né a giustifi-care né a condannare, ma cercano di sanare,come in un “ospedale da campo” immaginecara a Francesco. Quanto accompagnamentoall’amore possiamo fare tutti!La terza parola è discernere. Questa parola è lapiù delicata e -anche se non in modo esclusivo-è detta anzitutto ai pastori nella Chiesa. È unaparola quasi chirurgica: dice che con l’amorenon si può essere grossolani e superficiali, maattenti, competenti in umanità, veritieri semprema delicati e insieme decisi. Dice che l’amoreva nutrito e tonificato, può essere soggetto amalattie, ma anche può guarire dalle sue fragi-lità. Dice che ognuno ha un cammino affettivoirripetibile e non ridotto a un caso, a una tipo-logia, e che ogni “terapia” va personalizzata. Laparola “discernere” insomma dice che conl’amore non si scherza. E, poiché è rivolta prin-cipalmente ai pastori, ci aiuta anche a com-prendere cosa dobbiamo chiedere ai nostripreti e cosa chiedere a Dio per il loro cammino,sostenendolo fraternamente.Sono tre parole belle e buone. Che per esseredette a chiara voce dalla Chiesa chiedono dipartire dai fatti e di appoggiarsi ai fatti. E in que-sti fatti di integrazione, accompagnamento e di-scernimento tutti abbiamo una parte da gio-care.

Il prevosto don Angelo

Integrare, accompagnare,discernere

I tre verbi del Papa nella Amoris Laetitia

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LA NOSTRA COMUNITÀ4

Riposano in CristoLURASCHI Pierina di anni 87TORRESANI Claudio di anni 66CERVINO Emma di anni 66

APUZZO Vincenzo di anni 68ZARA Ezio di anni 69ARDESIO Luigi di anni 89

Rinati al fonte battesimaleFERRARESE Martina FORMATO Nicole GALLO Alessandro EnricoGRASSO Alessandro MAIOLI Diana TEDINO NicoleTUESTA Jacob KLAI Gabriele SAPONARO Hiari

Legati del mese di maggio

2 ore 7 VITTORI Guido e DE PONTI Giuseppina3 ore 7 COLOMBO Piero e RECALCATI Virginia6 ore 7 RECALCATI Virginio e ALFIERI Angela7 ore 9 MEANA Cesare e CAPPELLETTI Irene e Mariangela 9 ore 7 CAPRA Felice e LECCHI Luigia

14 ore 18.30 BIANCHI Elena e PAROLINI Enrico,ANDREONI Enrico e Brigida, CORNO Pietro e Lucia

16 ore 7 CASSAMAGNAGHI Ines, Carlo e SORMANI Mariaore 9 CAVENAGO Maria e Rina

17 ore 7 MAZZOLA Angelo e BIANCHI Maria20 ore 7 STRADA Innocente e SAVINO Vittorio21 ore 9 MAGNI Pierino e Cavenago Melania25 ore 9 LOVATI Innocente e Rosa26 ore 7 CONSORELLE del SS. SACRAMENTO27 ore 9 BIANCHI Erminio28 ore 9 PEREGO Giulio e ANDREONI Giulia

ore 18.30 MAZZOLA Enrico, Carolina, Emilia30 ore 9 ORIANI Vittorio31 ore 7 GIUSSANI Carlo e Camilla

Legati del mese di giugno

1 ore 7 MERONI Cesarina e CASSAMAGNAGHI Riccardo4 ore 9 Famiglie PAROZZI, CAZZANIGA e COMI6 ore 7 LEGNANI Giuseppe

ore 9 LESMA Clemente8 ore 9 LONGHINI Achille e CONTI Maria9 ore 9 ALFIERI Maria e CONSONNI Giuseppe

10 ore 9 CONTI Giovanna e Luigi 13 ore 9 ORIANI Carla14 ore 9 PAGANI Virginio

Per verificare il calendario 2017 dei legati i parenti -qualora non l’avessero già fatto gliscorsi anni - passino in Segreteria Parrocchiale (lun-ven h. 17.30-19.00).

In particolare: nel 2016 scadono i legati 25ennali di: BRAMBILLA PISONI ISA e CONTIG.LUIGI; COSTARDI GIULIO e MANENTI ADELAIDE; STRADA INNOCENTE e SAVINO

VITTORIO; COMOTTI PIERINA e ROSSONI GIUSEPPE.

Se le famiglie intendono rinnovarlo, parlino col parroco.

Sposati nel SignoreCONTI Filippo con CATIGNANO RobertaPIERGALLINI Lorenzo Maria con RABBONI Francesca Maria

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VADEMECUM DEL GIUBILEO5

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VADEMECUM DEL GIUBILEO6

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NOTIZIARIO7

Anziani attenti alle truffe!“Caro maresciallo, neanche a Pasqua lachiesa era così piena!” Così il parroco haintrodotto il maresciallo dei carabinieri diBresso all’incontro sulle truffe agli anzianiche l’Arma ha voluto offrire alla terza etàbressese.

Un momento di parole veritiere e rassicu-ranti, senza allarmismi, ma insieme di vigileattenzione e di cura perché nessuno cadanelle spiacevoli e umilianti trappole dei truf-fatori. Grazie maresciallo!Ora i nostri anziani si sentono più furbi deimalandrini!

Il coro nell’abside e i nostri bambiniI passi per una chiesa più scintillante con-tinuano. Dopo i lavori in sacristia, negliadiacenti confessionali e con l’antico ar-madio, ecco il nostro coro ligneo dellametà dell’800 riportato all’antico splendore:ripulitura, trattamento antitarlo, lucidatura,nuova saldezza dell’intera struttura por-tante. Se la chiesa (c minuscola) ora è piùbella, la Chiesa (C maiuscola) che siamonoi deve scintillare ancor di più nella fede enella carità!Una piccola nota per le famiglie con bam-bini che spesso partecipano proprio dalcoro alla Messa: sulla premessa che i bimbiin chiesa non disturbano mai, quello è ilposto meno adatto per loro, perché l’ab-

side amplifica i rumori. È meglio che le fa-miglie coi bambini piccoli si mettano in unadelle due ali della chiesa, (a ridosso dellasacristia e nella cappella del Sacro Cuore)con una via di fuga in sacristia quando ibimbi si agitano e necessitano di correreun po’…Viva i bambini!

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NOTIZIARIO8

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NOTIZIARIO10

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11NOTIZIARIO 3

aETÀ

Gruppo parrocchiale Terza EtàProgramma attività mese di maggio

Giovedì 5: Ore 15 Festa di compleannoGiovedì 12: Ore 15 Incontro con il medico: Come affrontare la calura estivaGiovedì 19: Ore 15 Pomeriggio enigmisticoGiovedì 26: Ore 9 In Chiesa: S. Messa di chiusura anno sociale

Ore 12.30 Pranziamo inseme; Ore 15 Tombolata

Inoltre si ricorda che tutti i mercoledì, alle ore 15, chi vuole può partecipareai lavori a maglia e in stoffa a favore dei nostri missionari.

Gli incontri e le attività si svolgono nell’oratorio San Giuseppe di via Galliano, 6.A tutti l’augurio di un sereno periodo estivo

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VITA DELLA COMUNITÀ12

In questo mio scappare il Signore mi ha detto: Seguimi

Intervistiamo il francescano bressese Fra’ Cristiano Castegnaro

A giugno diventa sacerdote dopo un cammino che merita di essere conosciuto

la Redazione

Molti a san Carlo ti conoscono, ma nontutti nella nostra città: presentati.Sono nato a Milano il 15 Aprile del 1968,lunedì dell’Angelo. Dieci giorni dopo fui bat-tezzato nella parrocchia dei santi Nazaro eCelso a Bresso dall’allora parroco Giu-seppe Re Dionigi, il quale accogliendo imiei genitori sulla porta della chiesa, do-mandò a mia madre il nome di battesimoprescelto e mia madre gli disse Cristiano. Ilparroco non capendo pensava che miamamma volesse dirgli che con il battesimodiventavo cristiano e quindi dopo averla re-darguita gli chiese nuovamente con qualenome io dovessi essere chiamato, alla

terza volta capì che i miei genitori volevanobattezzarmi con il nome di “Cristiano” ecosì venni battezzato da Mons. Re Dioniginon tanto convinto di quel nome. Cominciamo bene…Parlaci della tua gio-ventùLa mia gioventù è trascorsa in larga parte aBresso, dove dall’età di nove anni fino aitrentatré anni il luogo di ritrovo privilegiato èstato l’oratorio e la Parrocchia di San Carlo.Lì, sono cresciuto umanamente e spiritual-mente attorniato dai diversi sacerdoti chesi sono succeduti in Parrocchia, dai tantigiovani e adulti che condividevano il mes-saggio cristiano e cercavano di incarnarlo

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VITA DELLA COMUNITÀ13

nelle attività quotidiane. Tante persone hoconosciuto, a tanti ragazzi ho fatto cate-chismo in particolar modo ai giovani deiprimi anni delle superiori, anche se l’iniziodel mio contributo educativo è iniziato dalgruppo chierichetti in cui ho iniziato da neo-fita fino a diventarne responsabile. L’orato-rio è stato per tanti anni la mia secondacasa, e tale casa in estate diventava l’al-berghetto diroccato di Bionaz (AO) dove laParrocchia organizzava le vacanze estiveper i ragazzi e i giovani. Anni belli…Certo! La mia giovane vita è stata spensie-rata: poi c’erano le mie paturnie o le faticheumane che mi sono portato dietro per tantianni, le difficoltà a riconoscere quelli cheerano i talenti che il Signore mi aveva dato.Certo gli amici, le persone a me più carehanno cercato di aiutarmi e farmi vederechi ero io. Ebbi la fortuna di incontrare unmio coetaneo, Alessandro con cui mi sonoconfrontato fin da quando frequentavamole scuole medie, siamo cresciuti insieme epur avendo caratteri diametralmente op-

posti ci siamo aiutati vicendevolmente eanche con qualche litigata siamo rimastisempre dei buoni amici.Parlaci della ricerca di Dio: quella di Dioverso di te e la tua verso di lui.A questo punto uno sarebbe portato apensare che in questo contesto, facile sa-rebbe stata la ricerca della propria voca-zione, ma non fu proprio così. Devoammettere che fin da piccolo sentivo che ilSignore mi chiamava a una scelta di con-sacrazione particolare, ci sono alcuni epi-sodi quando avevo tra i 5 e i 7 anni in cui inun tema e in un incontro dell’ACR nonavevo avuto paura a dire che da grandeavrei voluto fare il missionario o il sacer-dote. Poi crescendo questa certezza dafanciullo andò in crisi, e le mie paure mi tra-volsero. Pur sentendo la sua presenza chesi faceva prossima nelle modalità a me piùconsone non volevo accettare la sua pro-posta. Nella messa domenicale, talvoltaanche feriale, nella preghiera quotidiana al-talenante fatta di Lodi e Vespri e qualcheLectio sul vangelo negli incontri di cate-

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VITA DELLA COMUNITÀ14

chesi o di preghiera in parrocchia, o in dio-cesi, sentivo che la sua richiesta diventavasempre più forte e allora spaventato fug-givo. Tanto devo ai sacerdoti che ho in-contrato, alla pazienza che hanno avuto, aicammini che mi hanno proposto, ai fratiche ho incontrato e stressato. Volevo chefossero loro a dirmi che cosa dovevo sce-gliere, qual era la scelta giusta per me. Vo-levo la certezza, ma in verità io continuavoa scappare e non vo-levo cedere alle pro-poste che il Signoremi faceva. Li ringraziotutti questi sacerdoti,frati che ho incontratoperché mi hanno datosempre tutti gli stru-menti per deciderema non mi hanno maiimposto la scelta chesolo io dovevo fare. Molti giovani di oggicapiscono benissimoquello che dici…In questo scappareperò continuavo a chiedere al Signore dicapire la differenza tra amare solo Lui eamare una donna, in sostanza gli chiedevodi trovare una ragazza e nel momento op-portuno l’occasione si presentò. Quandopartii per il servizio civile, passai un annofuori casa che fu per me molto arricchenteda tutti i punti di vista e proprio lì trovai ilmio primo amore che mi permise di ri-spondere alla domanda che avevo postoal Signore precedentemente; ora avevo ca-pito che il mio desiderio era il matrimonio.Tornai quindi a casa e iniziai ad impegnarmicon più assiduità in università visto che ilpercorso scolastico si stava prolungandotroppo. Anche se quella prima storia finìavevo preso la mia decisione. Poi…Poi un giorno in università incontrai Sandra

e capii in poco tempo che lei era la personagiusta. Avevamo due percorsi di vita diversisoprattutto per ciò che riguarda la fede(cosa per me molto importante), lei era cre-dente ma bisognosa di ricominciare quelcammino che aveva abbandonato subitodopo la cresima. Di fronte alla proposta diun cammino di riscoperta della propriafede, lei accettò e fu proprio una bella av-ventura in quanto vidi una persona che at-

tingeva a piene manialle fonti del Signore,rendendoti partecipedelle scoperte che fa-ceva. Tra alti e bassi delcammino di fidanza-mento arrivò il mo-mento critico per me.C’era una decisione daprendere, una strada didefinitività e su quellastrada ancora una voltasi presentò il Signorechiedendomi se ero si-curo della mia scelta.Fu un momento di

grande sofferenza in quanto sentivo fortela sua voce che mi chiedeva se lo amavo,come Pietro quando incontrò il Risortodopo la pesca in Giovanni 21. In quella ri-sposta che gli diedi non riuscivo a dirgli tiamo, ti dono la mia vita, ma gli dissi solo tivoglio bene e gli chiesi di non chiedermelopiù perché avevo scelto di sposarmi conSandra e così avvenne. Quindi ti sei sposato. Raccontaci del tuocammino nel matrimonioIl periodo matrimoniale fu una bellissimaesperienza perché Sandra era una donnafantastica. Non vorrei sembrare troppoesagerato ma in quei pochi anni che ab-biamo vissuto insieme mi ha aiutato su tantilati del mio carattere. Ma cose più grandidovevano ancora succedere. Dopo unanno e mezzo di matrimonio quando ave-

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vamo deciso consapevolmente di aprircialla vita, lei si ammalo di un tumore. Unanuova strada inaspettata si aprì. All’iniziofatta di tanti perché… perché a noi questamalattia… ma poi la fede si fece strada evidi Sandra di fronte alle cure che non sor-tivano l’effetto desiderato cercare una ri-sposta sempre più profonda che divenneconcreta e viva nell’ultimo anno passato in-sieme, dalla Pasqua del 2006 a inizio Mag-gio 2007. Tante cose avvennero: viaggi,incontri inaspettati, piccoli miracoli… la vitadi Sandra fu un’ascesa su alte vette e di ri-flesso vissi anch’io in parte quello che av-venne in lei. Ella riuscì a farmi capire chi eraveramente quel Signore che per tantotempo mi aveva corteggiato. Con i suoipiccoli gesti quotidiani mi rendeva presenteil Suo Amore. Per non dire leparole che con convinzionemi ripeteva, perché erano pa-role vissute, spezzate e detteper rimarcare la sua fedeltà aquel Dio che ci ha creato. “Fi-dati sempre di Lui … non te-merlo… Lui ci vuole bene”.Pochi giorni prima della suamorte un caro amico sacer-dote mi chiese di donareSandra al Signore, ma nonsapevo come fare ed eccoche ancora una volta fu lui adavvicinarsi con quel passo divangelo a me caro… Gio-vanni 21… Cristiano mi amitu… ? Di fronte a quella en-nesima domanda non potevoche dirgli ancora una volta Tulo sai che ti voglio bene, Tu losai che io Sandra te la donoma se puoi ridammela indie-tro. In quel momento capiiche gliela avevo donata, mapiù tardi capii che Egli mistava chiedendo qualcosa di

più. Così dopo la morte di Sandra e il mi-racolo di conversione che lei aveva fattoper me, mi rimisi in cammino… Cosa vuoiche io faccia per Te mio Signore?Siamo senza parole…continua tu. Perché ituoi passi verso Gesù con s.Francesco?La scelta di seguire le orme di S.Francescod’Assisi e diventare frate minore era giàmaturata ancora prima di conoscere San-dra. Infatti nella mia indecisione totale cer-cavo di capire nel caso avessi detto di Si alSignore quale forma di vita avrei voluto in-traprendere. I frati li avevo conosciuti adAssisi nel lontano 1987 facendo un corsovocazionale che mi aveva entusiasmato,poi successivamente conobbi i frati chec’erano in Lombardia e prosegui il cam-mino con loro sulle orme di Francesco e

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16VITA DELLA COMUNITÀ

della sua proposta di vita. Una cosa che miaffascinava era la vita in fraternità, la possi-bilità di poter condividere la propria vita conaltre persone. E Francesco, nel suo mododi annunciare il Vangelo e di stare in mezzoalla gente mi attraeva per la sua capacitàdi lodare Dio anche di fronte alle situazionipiù estreme. E quindi dopo aver scartatol’ipotesi di diventare prete diocesano hocoltivato l’idea di seguire Francesco, macome ho detto prima, la paura di lasciaretutto e seguire Cristo povero e crocifisso furimandata. Dopo l’esperienza matrimonialecon Sandra tutto era più chiaro, ma biso-gnava aspettare per verificare se quellascelta fosse vera o se non fosse invece unapossibile fuga e quindi ricominciai un cam-mino di confronto con i frati che mi porta-

rono nel settembre del 2008 ad iniziarequesta nuova avventura.E oggi che sei alle soglie dell’ordinazionepresbiterale?Siamo ormai alla fine di questa prima partedel percorso come frate minore, dopo laprofessione solenne due anni orsono, ildiaconato lo scorso ottobre, siamo ormaial termine degli studi ma soprattutto pros-simi all’ordinazione presbiterale. Se devoessere sincero più si avvicina il giorno piùsento la tensione, mi rendo conto del donoe della responsabilità che un presbitero hanella Chiesa. Dono perché frutto delle pre-ghiere della Chiesa che ha pregato affinchévengano mandati operai nella sua messe;responsabilità di essere un pastore che sioccupa del gregge, che sta in mezzo allesue pecore e che si preoccupa delle tantepecore perdute, con tutti i limiti e i peccatiche il pastore ha. Ma una cosa è certa chericordando le parole di mia moglie Sandra,mi fido e mi affido e obbedisco a quel-l’Amore che ti porta dove tu non vuoi an-dare ma che ti dice: Tu Seguimi.Grazie di quanto ci hai detto. Cosa pos-siamo fare ora per te?Chiedo a voi tutti che avete avuto la pa-zienza di leggere questa intervista di pre-gare per me, perché sappia essereattento, paziente, capace di ascoltare e diconfortare come il Padre nostro che è neicieli. E vi invito tutti alla ordinazione chesarà il giorno Sabato 11 Giugno in Duomoa Milano con gli altri preti della diocesi ealla prima Messa di Domenica 12 Giugnonella chiesa di S. Carlo in Bresso alle ore10.30. E poi sia Festa!Che il Signore via di Pace,vostro fr. Cristiano

Certo fratello. La nostra Comunità pasto-rale ti accompagnerà nella preghiera delrosario del mese di maggio. E grazie dellatua testimonianza.

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COLORI DEGLI ORATORI17

Prime Comunioni,profumo di primavera

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COLORI DEGLI ORATORI18

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COLORI DEGLI ORATORI19

Cresime: verso il futuro

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COLORI DEGLI ORATORI20

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21NON SOLO SPORT

Sport oltre i confini

Torneo Internazionale 2016

Si avvicina il tradizionale appunta-mento del Torneo InternazionaleMemorial Stefano Lesma, giuntoormai alla XVI edizione.

Sui campi del Centro Sportivo Comunaledi Bresso si contenderanno il titolo gli Esor-dienti 2004 di Atalanta, Chievo Verona,Como, Genoa, Juventus, Milan, Novara,Pro Vercelli, Sampdoria, insieme alle squa-dre straniere Lugano, Slovan Bratislava egli ungheresi della Illés Akademia.Accanto a loro saranno presenti i Pulcini2005 delle principali associazioni sportivedi Milano e provincia, quali Accademia In-ternazionale, Alcione, Aldini, Bresso Calcio,Centro Schuster,Cimiano, PCGBresso, Città di Se-grate, Enotria,Lombardia 1, Lom-bardina, Masseroni,Monza, Real Mi-lano, Rhodense,Romano Banco,Seregno, VisNovaGiussano.Il torneo si svolgeràda lunedì 23 mag-gio per tutta la set-timana; le finali degliEsordienti sonopreviste per sabato28 maggio, quelledei Pulcini domenica 29 maggio.Sarà come al solito una bella occasione difesta sportiva e di accoglienza da parte dimolte famiglie bressesi che da anni, gene-rosamente, accolgono nelle loro case i gio-vani calciatori stranieri.Ma prima delle squadre “scenderanno in

campo” degli ospiti importanti: lunedì 16maggio alle ore 21,00 presso il nostro ci-nema parrocchiale è prevista una straordi-naria serata dal titolo “I fratelli Albertini siraccontano” con la partecipazione di De-metrio Albertini, già giocatore del Milan edella Nazionale, e don Alessio Albertini,consulente ecclesiastico nazionale delCentro Sportivo Italiano. Sarà presenteanche Walter De Vecchi, già giocatore delMilan, cresciuto nelle squadre giovanili dellanostra Polisportiva.Polisportiva che quest’anno celebra i suoi70 anni di storia, iniziata nell’ormai lontano1946 con la costituzione della Unione

Sportiva Speranza da parte di don Um-berto e dei giovani oratoriani di quel tempoe, attraverso molteplici vicende, arrivatafino ad oggi: una bella storia di sport e diimpegno educativo nei confronti dei giovanied una significativa presenza nella nostracittà

di Roberto Rossetti

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GRUPPI, ASSOCIAZIONI, MOVIMENTI22

Questione di stiliUrbino e Fonte Avellana

L’uscita annuale di Azione cattolica decanaleci aiuta ad interrogarci sull’essere laici cristiani nel mondo

di Katia Zanti

Ogni anno i soci di Azione Cattolica,insieme ad altri amici della Comu-nità Pastorale e del Decanato si re-galano un’uscita di primavera: ol-

tre ad essere un viaggio di cultura e occasioneper incontrare vecchi e nuovi amici che con-dividono questo cammino, è momento di con-fronto, ascolto e condivisione con altri amiciche vivono l’esperienza di A.C. del luogo didestinazione. A Urbino abbiamo visitato il fa-stoso Palazzo Ducale di Federico da Mon-tefeltro e l’Eremo di Fonte Avellana, caratte-rizzato da un silenzio profondo che raccon-ta del suo fondatore, San Pier Damiani. Daqueste due figure, le provocazioniIl Principe, racconta Machiavelli nella sua omo-nima opera, ha come scopo l’utile dello Sta-to: per realizzarlo deve avere forza e visibili-tà, necessita di fortuna e astuzia e non deveallontanarsi dal bene; ma, pur senza giustifi-care ogni mezzo, se occorre, può agire an-che nel male. Il vero Principe deve avere ot-timi collaboratori ed essere capace di di-scernimento per evitare crisi improvvise chesopraggiungono proprio perché non si è agi-to in tempo. Il Monaco; uomo dell’intenso rapporto con Dioa cui non antepone nulla, lontano dalle insi-die del mondo, ma non dal mondo. Nel si-lenzio dell’eremo, parlatorio dove Dio conversacon gli uomini, egli plasma una umanità ca-pace di vivere le esigenze evangeliche, e nelmonastero diventa capace di fraternità conogni uomo. Pier Damiani crebbe così: e ilPapa lo volle accanto per riformare la Chie-sa, sempre alle prese con la tentazione del-

l’avere, del potere e dell’apparire che offuscail Vangelo e il Volto di Cristo di cui è segno vi-vente. Da che cosa ci è stato proposto di farci in-terpellare, in questo viaggio? Guardando alPrincipe e al Monaco, figure che paiono cosìdistanti, cosa può diventare ricchezza per ilnostro stile di cristiani e soci di A.C.?- Qual è davvero l’utile dello Stato? Se non ilbene di ogni uomo, di tutto l’uomo e di tuttigli uomini, a che cosa serve? Lo stesso, for-se, non viene a volte sacrificato in nome di al-tre priorità? Se non ci si cura del giusto le-game tra politica ed etica, la politica diventamero strumento di potere e viene meno ognireale attenzione ai giusti diritti dell’uomo. Cichiediamo: siamo capaci di operare per ilbene, ogni giorno, pur nella fatica di non pre-starci alla corruttibilità, al male? Davanti allabellezza della natura e dell’arte (quanta intornoa noi!) ci siamo chiesti: ogni uomo è orienta-to alla bellezza e ne è affascinato. Ma cosacrea bellezza? È solo il lusso esteriore, la se-duzione, lo sfarzo abbagliante, o è la cura pertutto ciò che è vero e buono, che si esprimein una bellezza che illumina, accoglie, edificainteriormente una persona più umanamentevera?- La radicalità evangelica nella forma eremi-tica, ossia nel rapporto personale con il Si-gnore, ci permette di domandarci com’è lanostra relazione personale con Dio, la nostravita di fede, sia di Pastori, sia di laici e comeciò ci aiuti a vivere la nostra Chiesa e la suamissione. Siamo capaci di essere testimonidella presenza di Dio tra la gente? Siamo ca-

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paci di misericordia, che è la radicalità delVangelo? Siamo, pur con infinita umiltà etanti limiti, luce del mondo e sale della terra?Davvero belle domande!Al sabato pomeriggio abbiamo incontrato idelegati diocesani giovani per l’Azione Cat-tolica di Urbino: la presidente dell’A.C. Giu-lia, la vicepresidente Silvia, responsabile peri giovani, e l’assistente, il parroco Don Nino.

Sono stati incaricati dal Vescovo della diocesidi Urbino di rigenerare l’esperienza di A.C.nelle parrocchie della diocesi. Come? Sonoripartiti dalle relazioni con le persone! Hannocoinvolto i più anziani, rimasti fedelmentetesserati; hanno scritto una lettera di invitoanche ai sacerdoti delle parrocchie della dio-cesi, hanno mandato delle delegazioni perraccontare di questa esperienza, con l’in-tento di poter riattivare sia le attività all’internodelle parrocchie, sia l’invito per nuove ade-sioni, con un unico scopo: percorrere in-sieme la strada verso la santità, da laici a ser-vizio della Chiesa locale in missione. Siamostati un bel gruppo di amici! Quest’anno, inparticolare, ci hanno fatto compagnia due

amici pakistani, Wajid e Hussain, che du-rante il viaggio di ritorno ci hanno un po’raccontato della “fuga” dalla loro terra, tal-mente piena di sofferenza e di drammi umaniche, forse, a volte, dovrebbe suggerirci piùsilenzio e riflessione! Tra di noi c’è stato chiha parlato con loro in inglese riuscendo a farapprezzare anche il senso di quello che in-sieme abbiamo vissuto. Altri amici ci hanno

permesso, con la loro specifica passione perl’arte, di gustare le opere che abbiamo visto,come la “Flagellazione di Cristo” di Pierodella Francesca; altri ancora hanno organiz-zato il viaggio e la sua buona e bella riuscita.Siamo stati proprio bene, in questi giorni,nella fraternità: consapevoli che lo stare in-sieme chiede pazienza senza rigidità, acco-glienza senza pregiudizi, servizio senzascuse; segni di una Chiesa, che anche aBresso si impegna ad essere grata, fraterna,accogliente, solidale, misericordiosa versoogni fratello (dai bressesi di stirpe antica aiprofughi appena giunti qui), consapevole chela vita buona è la vita nello Spirito del SignoreGesù.

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GRUPPI, ASSOCIAZIONI, MOVIMENTI24

Aborto e obiezione di coscienza: una ferita aperta

Un commento alla recente sentenza del Consiglio d’Europa sull’Italia

di Francesco Belletti, direttore del Cisf, Centro internazionale studi famiglia

L’obiezione di coscienza è il veroobiettivo del triste pronuncia-mento del Consiglio d’Europa, edell’ancora più triste ricorso della

Cgil. Ma nel 2014 sono stati obiettori il 70%dei ginecologi, il 50% degli anestesisti, il46,5% del personale non medico. Non è al-lora il caso di confrontarsi seriamente conuna scelta etica e professionale che se-gnala la dimensione drammatica del-l’aborto?La ferita della legge 194sull’aborto è ancoraaperta nel nostroPaese, nonostantesiano passati moltissimianni, dal 1978. Tutte levolte che il tema torna,le contrapposizioni sonoferoci, e le distanzesembrano incolmabili.Basta guardare i com-menti sul web al recente pronunciamentodel Consiglio d’Europa, che ha condan-nato l’Italia perché, a suo dire, “sarebbetroppo difficile abortire in Italia”, perchémancano medici e strutture disponibili. Di-ciamolo subito, per amore di chiarezza: ri-teniamo questo pronunciamento un graveerrore, soprattutto perché assolutamentenon corrispondente alla realtà. E ci dispiaceche la CGIL si sia fatta portatrice del ri-corso davanti all’organo europeo, e ancheche il suo segretario Generale, SusannaCamusso, si sia dichiarata contenta di que-sto risultato. La realtà che non è stata presa in conside-razione è quella scritta nelle relazioni del Mi-

nistero della Salute al parlamento, che ri-cordano che in Italia il carico di lavoro set-timanale per ogni medico non obiettore è inmedia di 1,6 IVG alla settimana.Leggiamo il testo, prima di tutto: «I dati2013 del parametro 3, offerta del servizio inrelazione al diritto di obiezione di coscienzadegli operatori (carico di lavoro medio set-timanale di IVG per ogni ginecologo nonobiettore), indicano una sostanziale stabilità

del carico di lavoro set-timanale per ciascun gi-necologo non obiettore:considerando 44 setti-mane lavorative in unanno, il numero di IVGper ogni ginecologo nonobiettore, settimanal-mente, va dalle 0.5 dellaSardegna alle 4.7 delMolise, con una medianazionale di 1.6 IVG a

settimana (era 1.4 nel 2012 e 1.6 nel 2011)(Relazione al Parlamento, 26 ottobre2015)». Ci sarebbe davvero un problema?Ci vuole un bel coraggio per sostenerlo!Davvero ci vogliono far credere che in Ita-lia è difficile abortire?A questo dato nazionale si risponde di-cendo che però ragionando sui dati persingole strutture, alcune di esse non hannoun numero sufficiente di medici disponibiliall’aborto, e a volte per praticare una IVGoccorre andare in un ospedale di un’altracittà. Questo è in parte vero, ma si tratta disituazioni locali, su cui lo stesso Ministerosta già intervenendo. E’ un problema orga-nizzativo, non certo un vulnus irreparabile

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alla legge 194. Non mi pare proprio, del re-sto, che sia l’unico servizio sanitario percui sia necessaria una certa “mobilità terri-toriale”. Davvero ci vogliono far credere chein Italia è difficile abortire? Mi pare che siamolto più difficile ottenere una TAC in tempiragionevoli, o avere liste di attesa traspa-renti. Ha molti più problemi una famigliache il bimbo lo vuole tenere, ma magarinon ha soldi, e quindi è tentata dal-l’aborto… Ricordo che la legge escludecategoricamente che si possa abortire persoli motivi economici. Eppure…Un’altra riflessione è necessaria sull’obie-zione di coscienza, vero obiettivo del tristepronunciamento del Consiglio d’Europa - eanche dell’ancora più triste ricorso dellaCGIL: nel 2014 sono obiettori il 70% dei gi-necologi, il 50% degli anestesisti, il 46,5%del personale non medico impegnato nelsettore: non è il caso di confrontarsi seria-mente con una scelta etica e professionaleche segnala la dimensione drammatica del-l’IVG? E poi, proprio rispetto alla dignitàprofessionale, davvero la CGIL preferirebbevedere cancellata l’obiezione di coscienzaper un operatore nell’ente pubblico? Chipretende di rappresentare i lavoratori do-vrebbe riflettere meglio, senza ideologia. Sitratta di un nodo professionale, non ideo-logico, né tantomeno confessionale: non èuna questione di cattolici, ma di professio-nisti della salute, che la vita vorrebbero di-fenderla, non sopprimerla. Che poi le car-riere dei medici non obiettori sianopenalizzate, come ha sostenuto qualcunonell’occasione: beh, questa è davverogrossa! L’assoluta marginalità di azioni di preven-zione dell’abortoAltro aspetto che non convince è la totaledimenticanza di una inadempienza chedavvero meriterebbe un ricorso, rispettoall’applicazione della legge: l’assoluta mar-ginalità di azioni di prevenzione dell’aborto,

pur inserite nel testo della 194, ma maidavvero attuate – e su questo sarebbe ne-cessaria una seria valutazione di come iconsultori pubblici siano diventati, da luoghidi prevenzione e di accoglienza familiare,come dovevano essere, spazi ambulatorialidi pura certificazione abortiva. In fondo la194 sanciva la solitudine della donna “co-stretta ad abortire”, ma tentava – almeno aparole - di sostenerle: oggi le donne sonorimaste sole, e pare abbiano conquistatosolo un “diritto” a restare sole, davanti allaresponsabilità di portare a termine la gravi-danza. Più che vittoria dell’autodetermina-zione, mi pare la sconfitta della dimensionesociale della maternità, della genitorialità,dell’accoglienza della vita. E poi ci sor-prendiamo del crollo della natalità e dell’in-verno demografico!Da ultimo, il pronunciamento del Consigliod’Europa è comunque occasione per tor-nare a ragionare sulla vita umana e sullascelta dell’aborto.Ma è proprio questo il nodo su cui il dibat-tito appare avvelenato: troppo frettolosa-mente tornano sulla scena affermazioni di“non vita” sul feto, che pretendono di es-sere scientifiche, e ogni difesa del diritto allavita per l’embrione viene tacciata di essereerronea, antiscientifica e in ultima analisicattolica, anzi, del peggiore cattolicesimo,tradizionalista, integralista, maschilista, eogni altro “ista” che si voglia aggiungere.Difficile combattere l’ideologia: però, tra chiha come obiettivo quello di favorire l’aborto,e chi invece quotidianamente aiuta le donnein difficoltà ad accogliere un figlio che arriva,io non ho dubbi: sto con chi non lascia alledonne solo la libertà di rimanere sole e ab-bandonate.Anche in questa circostanza, insomma,un’altra occasione persa da parte dell’Eu-ropa per dimostrare di poter essere un pro-getto di vita nuova.

Tratto da famigliacristiana.it

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Dalla cultura dello scarto alla cultura dell’incontro

Parole forti e chiare sulla marginalità

In occasione della mostra di Leonardo Maralla – “….Era solo un vec-chio pezzo di legno… Come ridare dignità e vita agli scarti” ecco unpasso dell’intervento di Don Roberto Davanzo,presidente della Caritas Ambrosiana

Èintrigante il tema di stasera, la pro-vocazione che da questi filosofi unpo’ artisti poi ci viene, perché ap-punto credo che non ci sia niente

di più evangelico in tutto questo. C’è unadimensione artistica che traduce qualchecosa che appartiene alla rivelazione biblica,che sostanzialmente dice che quando ilPadre Eterno ha pensato all’umanità nonha fatto pezzi di scarto. Ha fatto esseriumani certamente diversi, certamente se-gnati da limiti, ma nessuno dei quali potràmai essere considerato un pezzo di scarto. Capite, è fondamentale questa cosa, per-ché se si riconosce di essere tutti figli diuno stesso Padre, che cosa vuol dire allorache questo Padre tollera che alcuni dei suoifigli possano essere sbattuti nella spazza-tura? Ma guardate che questa èla tentazione che esiste da sem-pre, perché dietro alla domandadel dottore della legge a Gesù:«Chi è il mio prossimo?», ci staprecisamente il tentativo di clas-sificazione dell’essere umano.«Chi è il mio prossimo?» vuol direquesto: aiutaci a stabilire chi sonoi paria del mondo, così io so chedi questi qui non ho il dovere dioccuparmi; dimmi quali sonoquelli di serie A - e quindi a que-sti qui farò la fatica di stargli die-tro quando saranno segnati dallasofferenza, dal disagio, dal male,

dall’emarginazione – e dimmi quelli chesono di serie B, appunto quelli di cui possotranquillamente disinteressarmi. Tema ma-ledettamente attuale, in una retorica anchepolitica di grande efficacia dal punto di vistadell’opinione pubblica. Ecco, qui siamo difronte a una domanda radicale: si può an-cora ragionare in termini di distinzione tra ilmio prossimo e chi prossimo non è? Dopola parabola del samaritano, questo tipo didistinzione non si può più fare. Se uno si ri-conosce in altre radici culturali, tutto ri-spetto. Ma per coloro che si riconoscononelle radici cristiane questo tipo di distin-zione non è più lecita, perché appunto ilconcetto di prossimità è un concetto chedipende solo da te, non da qualche qualitàpresente in tizio, caio e sempronio.

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27APPROFRONDIAMO

Stop globale all’utero in affitto

Continua la rassegna stampa su figli, paternità e maternità (2ª parte)

Il mondo femminista reagiscea un nuovo sfruttamento degli uomini ricchi del corpo delle donne

La battaglia per bandire dal mondol’utero in affitto è prima di tutto unaquestione da femmine. Anzi, dafemministe: lo ripete Kajsa Ekis

Ekman, giornalista svedese che un mesefa è arrivata fino al palco della Conferenzadi Parigi contro l’utero in affitto per spiegareda dove deve venire il contrasto alla ma-ternità surrogata, novello sfruttamento daparte degli uomini ricchi del corpo delledonne da considerare al pari della schia-vitù. Marxista per sua stessa definizione(«l’opposizione deriva dalla mia analisi sullamaternità surrogata come un fenomenocapitalistico che aliena l’essere umanodalla sua stessa progenie»), 35 anni e fem-minista, Kajsa fa parte della «Sverigeskvin-nolobb», la lobby delle donne svedesi,storicamente a sinistra.

La maternità surrogata mercifica la donna,utilizzandola come se fosse soltanto unutero senza diritti o sentimenti. Significa to-gliere tutti i diritti a una madre e non puòessere nell’interesse della donna. Avere un figlio non è un diritto umano. Nonesiste alcuna convenzione che sancisca ildiritto a usare il corpo di una donna per ipropri scopi. Chiunque desideri avere un fi-glio può farlo, ma la maternità surrogata èdiversa da qualsiasi altra pratica: significacreare bambini senza madri. La maternità surrogata è prostituzione ri-produttiva. La differenza è che in venditac’è l’apparato riproduttivo e non quello ge-nitale. Alcuni preferiscono persino che sia“altruistica”, ovvero non vogliono nemmenopagare! Questo dimostra una mancanza dicomprensione di cosa sia la gravidanza:

nove mesi di vita, senzaparlare dei rischi e del le-game psicologico che sicrea fra una mamma e ilbambino. Alcuni uominiforse pensano che siacome donare il seme... E’ ovvio che le donne chediventano surrogate nonappartengano alle classiabbienti. Dove questa in-dustria prospera, in India,Thailandia, Ucraina,Nepal, spesso sonodonne analfabeti che vi-vono in campagna e

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28APPROFONDIAMO

hanno poche possibilità di scelta nella vita.Sono usate come animali da riproduzione,sottoposte a trattamenti ormonali e nellamaggior parte dei casi subiscono l’im-pianto di cinque embrioni per massimizzareil tasso di successo. Quelli indesideratisono eliminati senza nemmeno chiederealla donna, che non vede mai il bambinodopo averlo dato alla luce, spesso non sanemmeno in che Paese andrà a finire..

(tratto da Avvenire del 3/3/2016)

Dai diritti socio-politici al modello liberista Non si può essere favorevoli al neo-uma-nesimo sul lavoro, il welfare e l’ecologia epoi accettare l’individualismo liberista suidiritti civili. Per me, e in generale credo per ogni uomoe donna di sinistra, i diritti sono un conti-nuum. I diritti civili vanno insieme a quellieconomici, sociali e politici. Non si può es-sere favorevoli al neo-umanesimo sul ter-reno del lavoro, del welfare e dell’ecologiae poi accettare il paradigma dell’individua-lismo liberista sui diritti civili. È una con-traddizione. Ne voglio parlare con Nichi. E’ contraddittorio voler rimettere la personaal centro del sistema economico e socialee poi dimenticarla quando si tratta di ri-spettare la dignità delladonna o l’inalienabile dirittodel bambino a godere del le-game con la mamma. E poianche il luogo in cui si èsvolta questa vicenda, la Ca-lifornia, gli Usa, mi sembraparadigmatica: il ‘mercatodella vita’ è possibile o doveci sono gravi disagi socialioppure, ed è questo il caso,dove domina l’individualismoproprietario.Io faccio un di-scorso europeo che toccaalmeno gli ultimi 25 anni. Daquando la sinistra è diventata

impotente nella rappresentanza del lavoroe si è appiattita sul modello liberista, hacercato di compensare la sua perditad’identità battendo la frontiera dei diritti ci-vili. Il modello-Zapatero, per intenderci. Mai diritti civili e individuali non si esercitanonel vuoto etico, hanno significato solo inpresenza di limiti precisi. La maternità sur-rogata travolge limiti che non possono es-sere abbattuti. Riconoscere limitiall’individualismo è una battaglia di sinistra,autenticamente di sinistra. L’Europa hadue grandi matrici culturali: quella cristianae quella socialista che hanno generato unsistema di welfare basato sulla centralitàdella persona. L’Ue potrebbe e dovrebbeessere protagonista di una grande iniziativainternazionale contro la mercificazione dellavita. L’Italia ancora di più, alla luce della no-stra Carta costituzionale. Io vedo affinitàculturale tra credenti e una sinistra auten-tica contro ogni tentativo di comprare evendere l’uomo e l’ambiente. Penso allaconvergenza sull’ecologia integrale della‘Laudato si’’.(stralci di un’intervista concessa da StefanoFassina di “Sinistra italiana” e già vice mini-stro dell’economia, da Avvenire del3/3/2016)

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29OLTRE IL CAMPANILE

Non è l'Islam il nemico da battere ma l'ingiustizia

Per la pace e la sicurezza di tutti i popoli

Non solo il fanatismo islamista è la minacciama l’ingiusta distribuzione delle ricchezze

di Franco Cardini, storico

Siamo in guerra, si stanno ripetendoin molti. Ma attenti perché quellacontro l’islamismo – che non è lafede islamica, bensì la sua tragica

caricatura in termini ideologici, un “ismo” (alpari del fascismo o del comunismo) chetratta Dio e la religione come pretesti peruna politica di potenza – è sul serio unadrôle de guerre, che qui in Europa va com-battuta con gli strumenti e le risorse del-l’antiterrorismo, l’intelligence anzitutto,mentre nel Vicino Oriente vuol vederci, perforza di cose, sul terreno in quanto là, a dif-ferenza di qua, il nemico adesso rappre-sentato dall’Is (Daesh) vanta una sovranitàterritoriale de facto che gli va strappata: ilcaliffo al-Baghdadi è un brigante che sicomporta come se fosse un capo di Statoe i suoi seguaci gli vanno sottratti uno aduno o battendoli sul campo o convincen-doli ad abbandonare la sua causa e a pas-sare alla nostra. Perché questa è una guerra anche, anzisoprattutto, ideologica, contro mu-jahiddin (combattenti del jihad , dello“sforzo sulla via gradita a Dio”) e fo-reign fighters (uomini o magarianche donne, spesso giovani, cheall’opulento vuoto di valori offertoloro dall’Occidente, cui hanno vol-tato le spalle, hanno preferito il fiam-meggiante e sanguigno orizzontedel paradiso all’ombra delle spade).Una guerra dove non basta vincere,bensì occorre anche e soprattutto

convincere. Siamo davvero in guerra? Maallora è indispensabile cominciar col capirebene chi è il nemico e chi sono invece gli al-leati; e se tutti gli alleati sono davvero tali, ese tali sono tra loro o fanno in qualche mi-sura il doppio gioco. E allora attenzione.Qui da noi, che cosa vuole il califfo che ci facolpire dagli attentati terroristici? Egli vuolcostringerci ad abbandonare il ritmo dellanostra usuale vita civile, a vivere come talpein un sistema di “sicurezza” cioè di pauracontinua, a perder la testa per lo sgomentoo per la rabbia fino a commettere gesti in-consulti: che magari si traducano in atti diguerra insensati, in una tempesta di fuocoche ci abbatta sull’area conquistata dall’Is(Daesh) e che, più che i suoi guerriglieri,stermini quegli innocenti iracheni e sirianiche il califfo-brigante tiene praticamentecome ostaggi, che magari non lo amanoaffatto ma che finiranno con il preferirlo ai“liberatori” occidentali se questi ultimi col-piranno alla cieca ammazzando più loro

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30OLTRE IL CAMPANILE

che non i miliziani di al-Baghdadi. Il quale diuna cosa ha soprattutto bisogno: di “mar-tiri della fede” che dimostrino a tutto l’islamsunnita in via di proletarizzazione delmondo che lui e solo lui è il rappresentantesupremo della fede.Per affermare davveroquel che dice di essere, il “comandante deicredenti”, il califfo deve farci paura a casanostra fino a indurci a perdere la testa e arinunziare al nostro ordinario way of life emagari agli stessi valori in cui crediamo, ce-dendo la nostra libertà in cambio di unostraccio d’illusoria sicurezza in più; e acombatterlo sul suo terreno, sull’area cheancora controlla nel Vicino Oriente, ripe-tendo gli errori che già abbiamo commessoin Afghanistan e in Iraq e alienandoci le po-polazioni delle quali ha più o meno il con-trollo ma sulle quali non esercita affatto unampio e profondo consenso. Nella suatrappola è pesantemente caduto dopo lastrage parigina di novembre il presidentefrancese François Hollande, con la suaproclamazione dello “stato d’emergenza”che ha obbedito al diktat terroristico scon-volgendo la vita civile dei francesi e haadempito ai voti califfali con la tanto pocoefficace quanto inconsulta risposta militaredei raids vendicatori su Raqqa, i quali a suodire non avrebbero fatto vittime civili men-tre hanno invece regalato al califfo la sim-patia dei familiari di esse ai quali il tirannoislamista avrà finito col sembrare migliore

del democratico sterminatore alla cieca. Vadetto, d’altronde, che i raids russi di qual-che settimana prima, per quanto indirizzatia un territorio siriano, previo, però, accordocon il legittimo governo della regione, ave-vano a loro volta fatto centinaia di vittimecivili. E stiamo in campana. Lo Stato-fantoccio califfale, questa barba-rie senza legge (soprattutto priva di leggedivina, anche di quella concepita alla lucedel diritto islamico), lo batteremo. Non soquando, non so a quale prezzo: ma lo bat-teremo, e presto per giunta. Solo che nonsarà finita. Non finirà così. Siamo ormai en-trati in un tunnel dal quale non emergeremotroppo presto perché il ventre che ha par-torito l’orrore del fanatismo terrorista è an-cora pregno, erutterà altri mostri e poi altriancora. La radice dei mali del mondo at-tuale, di questo lungo e tumultuoso mo-mento di è la profonda ingiustizia nellaquale l’umanità sta affondando, l’abissalesperequazione che la domina e che ormail’informazione globalizzata sta rendendonota a tutti nella sua insensata insostenibi-lità. È il mondo delle oscene, insopportabilidisuguaglianze lucidamente denunziatenell’enciclica Laudato si’ di papa France-sco, dei mostri che stiamo affrontando eche dovremo nell’immediato futuro affron-tare. Non è l’islam che ci minaccia, nono-stante l’indubbia componente guerriera eperfino violenta della sua cultura che è

però, appunto, una componente. Enemmeno il suo perfido e ridicolo suc-cedaneo ch’è l’islamismo. È contro l’in-giusto assetto del mondo, control’assurdo squilibrio di un’umanità divisafra pochissimi troppo ricchi e una ster-minata moltitudine di troppo poveri, cheè necessario volgerci. Quello è il nemicoda battere.Tratto da Avvenire, 2 marzo 2016. Anti-cipazione del libro F. Cardini «“L’islam èuna minaccia”. Falso!», ed. Laterza

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RECENSIONI31

Il film che ha dato il primo Oscar in carrieraa Leonardo Di Caprio: in Revenant – Re-divivo l’attore veste i panni di un trapper

che, nell’America dell’Ottocento, viene bru-talmente attaccato da un orso e dato permorto dai suoi compagni. Il protagonista,riesce a sopravvivere e cercherà la sua ven-detta. L’ autore messicano Alejandro Gon-zález Iñárritu si conferma uno dei registi vi-sivamente più talentuosi contemporanei:supportato dalla meravigliosa fotografia dàvita a una serie di vertiginosi piani-sequenzae di immagini che difficilmente si riuscirannoa dimenticare. Soprattutto nella primaparte, è un’opera concitata, accompagnatada una straordinaria colonna sonora e dadue grandi interpretazioni: DiCaprio è ec-cellente, ma TomHardy riesce atenergli testa conuna performancedi notevole inten-sità. Una curio-sità: per questofilm AlejandroGonzález Iñárrituha vinto il se-condo Oscarconsecutivo perla miglior regia,ed è il terzo regista nella storia del cinemaad aver ottenuto un bis tanto importante.Un motivo in più per non lasciarsi scapparequesto importante film.

Cinema san Giuseppe Giovedì 5 maggio ore 21,00Revenant

Se avete letto "Casa Brönte", segna-lato a marzo su "La Squilla", gradireteapprofondire la conoscenza di Emily,

leggendo le sue "Poesie", la cui esistenza ènota a pochi. Di lei tutti conoscono "Cimetempestose" il suo unico romanzo. Unico inun duplice senso: sia perché l'autrice morìgiovanissima sia perché è considerato ilpiù grande romanzo inglese. Eppure quellaragazza emaciata ha scritto moltissimo finoa essere definita una grafomane. Sin dabambina, come pure i suoi fratelli, scriveva

continuamente sufoglietti piccolis-simi e con minu-tissima calligrafiaper risparmiare lacarta, date lecondizioni indi-genti della fami-glia. Era il lorogioco e li aprivaalla fantasia e aduna creativitàcupa, spesso di-

sperata, perché i lutti familiari furono conti-nui e il loro ambiente spettrale. Purtroppo,forse, una sorella distrusse tutti i suoi scritti.Pertanto, oltre al romanzo, restano 200poesie, di cui 33 raccolte nel volumettopresentato, la cui lettura ci regalerà un pro-fondo senso di affettuosa tenerezza versoquesta giovane donna così sensibile e sola.

Emily Brönte PoesieGiulio Einaudi Editore

Un raro libro di Emily Brönte

PoesieUn film da Oscar per Di Caprio

Revenantdi Andrea Chimentodi Serenella Luraschi.

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CINETEATRO SAN GIUSEPPE32

Cinema Teatro San GiuseppeVia Isimbardi, 30 - Bresso - Tel. 02/66 50 24 94

Programma di maggio

*CINEFORUM REVENANT - REDIVIVO

Giovedì 5 ore 21.00

**FILM NEMICHE PER LA PELLEVenerdì 6 Sabato 7 ore 21.00

Domenica 8 ore 15.00 - 17.30

***TEATRO SPETTACOLO TEATRALE PRESENTATO

DAI RAGAZZI DI TERZA MEDIADEGLI ORATORISabato 14 ore 21.00

Domenica 15 ore 16.00

**FILM CAPITAN AMERICAVenerdì 20 Sabato 21 ore 21.00

Domenica 22 ore 15.00 - 17.30

**FILM RACE IL COLORE DELLA VITTORIAVenerdì 27 Sabato 28 ore 21.00

Domenica 29 ore 15.00 - 17.30

Il programma potrebbe subire variazioni non dipendenti dalla nostra volontà

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PAROLE D’AUTORE33

Form idab i l e

Da subito il Suo viso sorridente, ilareha emanato trasparenza, serenità la limpidezza del Suo sguardo, trasmesso sincerità.

Lui fa sentire le persone, persone. Infonde fiducia,parla di misericordia, di tenerezza,è una fontana d’amore, per credente e non, una certezza.

La chiave che Gesù ha dato a Pietro,Lui la usa per aprire i cuori, fa cambiare mentalità chiede alla “Chiesa” inversione di rotta, per maggior credibilità.

È un papa che dona energia. Smuove le coscienze. No a cristiani tristi!!Anche se a volte i “progetti di Dio” sono dolorosi,ci chiede di essere: Coraggiosi, disponibili, generosi.

Sostiene che la parola “solidarietà” fa paura al mondo,la globalizzazione dell’indifferenza, di piangere ci ha tolto la capacità.Con forza chiede che ciascuno abbia diritto alla vita, inserirsi nella società.

Le Sue sagge parole sono gemme che si schiudono nei nostri cuori“ PERMESSO, SCUSA, GRAZIE “ le più semplici, incisive, fondamentali,per avere pace ed unione in famiglia, non ce ne sono uguali.

Lui sa che non c’è cosa peggiore che restare soli con noi.Bisogna colmare questo vuoto. Pregare. Pregare per le nostre fragilità.Incessantemente chiede per Lui preghiere, con tanta tanta umiltà.

Ai bagni di folla si è abituato. Comunica, scherza, abbraccia!!!. In San Pietro è sempreacclamato.Francesco stringe mani, con i bimbi gioca, bacia handicappati, ammalati,in modo ineguagliabile.Per Lui altro aggettivo non c’è: È un uomo di DIO, un PAPA “F O R M I D A B I L E”!!!!

Lucia Porro20 Agosto 2014

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CALENDARIO LITURGICO34

MAGGIO 2016

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FARMACIE DI TURNO35

GUARDIA FARMACEUTICA DALLE ORE 19.30 ALLE ORE 8.30DEL GIORNO SUCCESSIVO

MAGGIO 2016 (Bresso - Cormano - Cusano)a cura della Farmacia Rivolta - Cormano

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PALTRINIERI - Cusano M.SCOTTI - BressoSORRENTINO - CormanoBAIO - BressoCOMUNALE N°3 Bresso COMUNALE - Cusano M.MODERNA - BressoTESTI - Ospitaletto di CormanoCOMUNALE N°4 Bresso MORETTI - Cusano M.COMUNALE N°5 Bresso BRUSUGLIO GIUGLIANO - Cusano M.COMUNALE N°5 Bresso DEL CORSO - Cusano M.FORNASE' - CormanoRIVOLTA - CormanoCOMUNALE N°2 Bresso PALTRINIERI - Cusano M.SCOTTI - BressoSORRENTINO - CormanoBAIO - BressoCOMUNALE N°3 Bresso COMUNALE - Cusano M.MODERNA - BressoTESTI - Ospitaletto di CormanoCOMUNALE N°5 Bresso MORETTI - Cusano M.COMUNALE N°5 Bresso BRUSUGLIO GIUGLIANO - Cusano M.COMUNALE N°5 Bresso GIUGLIANO - Cusano M.FORNASE' - CormanoRIVOLTA - CormanoCOMUNALE N°5 Bresso PALTRINIERI - Cusano M.SCOTTI - BressoSORRENTINO - CormanoBAIO - BressoCOMUNALE N°5 Bresso

Via Cooperazione 20Via A. Manzoni 14Via Gramsci 44Via Vittorio Veneto 5/DVia Piave, 23Via Ticino 5Via Vittorio Veneto 51Via XXIV Maggio 21Via Papa Giovanni XXIII, 43 V.le Matteotti 2Via Vittorio Veneto, 26 Via V. Veneto 27 - Fraz. BrusuglioVia C. Sormani 89Via Vittorio Veneto, 26 P.za Trento e Trieste 4P.zza Bernini 1/AVia Caduti della Libertà 10Via A. Strada, 56 Via Cooperazione 20Via A. Manzoni 14Via Gramsci 44Via Vittorio Veneto 5/DVia Piave, 23Via Ticino 5Via Vittorio Veneto 51Via XXIV Maggio 21Via Vittorio Veneto, 26 V.le Matteotti 2Via Vittorio Veneto, 26 Via V. Veneto 27 - Fraz. BrusuglioVia C. Sormani 89Via Vittorio Veneto, 26 Via C. Sormani 89P.zza Bernini 1/AVia Caduti della Libertà 10Via Vittorio Veneto, 26Via Cooperazione 20Via A. Manzoni 14Via Gramsci 44Via Vittorio Veneto 5/DVia Vittorio Veneto, 26

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I NUMERI DELLA COMUNITÀ36

Orario Confessioni Parrocchia SS. Nazaro e Celsoferiali: ore 8.45 - 9.30sabato: ore 16-19

Indirizzovia Roma, 12 - 20091 Bresso

www.madonnadelpilastrello.it.e-mail: [email protected]

Direttore: Don Angelo Zorloni Redazione: Ambrogio Giussani - Luca BaraggiaWalter Baraggia - Flavio Campetti - Valentina VillaDario Landreani - Francesco Boso

Foto: Autori vari, Flavio Campetti Copertina: Realizzazione grafica a cura di Luca Baraggia

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 405 del 18-11-1978Grafiche Baraggia s.r.l. - Via Ornato, 14 - MILANO - Tel. 02.6425737 - Fax 02. 66104118 - e-mail: [email protected]

Direttore: ANGELO ZORLONI

Orari delle SS. Messe in Bresso

Numeri utili

SS. NAZARO E CELSO - feriali: ore 7 (escluso il sabato) - 9sabato e vigiliari: ore 18.30festivi: ore 7.30 - 9 - 10.15 - 11.30

Santuario della Madonna del Pilastrellosabato e vigiliari: ore 17.30

SAN CARLO - feriali: ore 8 - 18.30sabato e vigiliari: ore 19festivi: ore 8.30 - 10.30 - 19

MADONNA DELLA MISERICORDIA - feriali: ore 17.30sabato e vigiliari: ore 17.15festivi: ore 10 - 17.30

Chiesa di San Francesco - feriali: ore 9 (escluso il sabato)sabato e vigiliari: ore 18.30festivi: ore 11,15

Prevosto - don Angelo ZorloniOrari segreteria parrocchiale: dal lun. al ven. 17.30 - 19Oratorio - don Andrea CarrozzoCarabinieri BressoVigili del FuocoCroce RossaAmbulanzaServizio di guardia medicaComunePolizia LocaleOspedale BassiniAcliAssociazione Centro sociale anzianiAVISBiblioteca ComunaleCasa dell’AnzianoCentro della FamigliaCentro di ascolto CaritasCinema-Teatro San GiuseppeParrocchia San CarloParrocchia Madonna della Misericordia

02 610 08 82

02 610 17 6802 610 89 51

11502 610 73 68

11802 34567

02 614 55102 614 554 00

02 5799.102 66 50 10 72

02 610 72 3602 614 00 95

02 614 55 34902 66 50 30 7002 66 50 34 39

366 489234302 66 50 24 94

02 614 26 6002 610 09 96

Bruno Vanetti, Valentina Villa

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