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LA NUTRIZIONE ARTIFICIALE OSPEDALIERA E DOMICILIARE. ASPETTI CLINICI, GESTIONALI E NORMATIVI.
Formulare un programma per Nutrizione Parenterale
QUALE TIPO DI NUTRIZIONE PARENTERALE (NP)?
NP parziale
NP totale
NP periferica
NP centrale
NP intraospedaliera (breve/media durata)
NP domiciliare (lunga durata)
L’introduzione di un CVC consente di realizzare una Nutrizione Parenterale Totale, ma è anche fonte di complicanze tecniche e settiche.
Quindi la possibilità di somministrare soluzioni nutritive attraverso una via periferica costituisce un’importante risorsa.
QUALE TIPO DI NUTRIZIONE PARENTERALE (NP)?
NUTRIZIONE PARENTERALE PERIFERICA
Infusione di soluzioni nutritive attraverso un accesso venoso sottocutaneo.Da non confondere con l’accesso venoso sottocutaneo che, attraverso un
lungo catetere venoso, consente l’infusione in una grossa vena centrale
Però:
FATTORE LIMITANTE
La necessità di somministrare elevati volumi di liquidi per raggiungere l’obiettivo nutrizionale.La necessità di mantere un’osmolarità accettabile
NUTRIZIONE PARENTERALE PERIFERICA
Metodo TEMPORANEO di nutrire un paziente, quando l’alimentazione
orale o la nutrizione enterale non sono sufficienti o praticabili
L’obiettivo deve comunque essere:1) Ridurre l’utilizzo delle proteine (aminoacidi) per produrre
glucosio2) Ridurre la negatività del bilancio azotato (troppe proteine
distrutte rispetto a quelle sintetizzate)
Quindi:
• Almeno 150 g di glucosio introdotti
(considerare anche quelli per os o per via
enterale)
• Infusione di Aminoacidi (considerare anche le
proteine per os o per via enterale)
• Per non più di 15 giorni
• Osmolarità della soluzione < 850 mOsm/lt
Soluzioni di glucosio
Concentrazione 5% 10% 20% 33%
mOsm/litro 278 556 1110 1835
Emulsioni di lipidi
Concentrazione 10% 20%
mOsm/litro 260 ÷ 345 280 ÷ 380
Soluzioni di Aminoacidi
Concentrazione 8 -10%
mOsm/litro 900- 950
OSMOLARITA’ DELLE SOLUZIONI
La tolleranza delle vene periferiche
dipende anche dal pH e dalla presenza di
lipidi, benchè questi ultimi, aggiunti in
soluzione, ne riducano la osmolarità.
⇒ pH 7,2 – 7,4; Osmolarità 600 – 900
E’ molto importante il materiale
dell’accesso venoso.
⇒ poliuretano
E’ molto importante la sede in cui viene
posizionato l’accesso e il calibro della
vena in cui viene posizionato.
⇒ evitare le pieghe e i punti di flessione⇒ evitare le vene troppo piccole
Il calcolo dei fabbisogni
E’ indispensabile conoscere lo stato
nutrizionale del paziente
La Sindrome da Rialimentazione, o Refeeding Syndrome
Complicazione grave, a volte anche mortale, in corso di nutrizione“aggressiva” in pazienti molto malnutriti o digiunanti da lungo tempo.
Può manifestarsi entro 2-6 giorni dall’inizio della rialimentazione.
Il calcolo dei fabbisogni
E’ indispensabile conoscere lo stato
nutrizionale del paziente
La Sindrome da Rialimentazione, o Refeeding Syndrome
E’ dovuta a deplezione di sali minerali intracellulari e di vitamine (fosforo, potassio e magnesio, vitamine idrosolubili) e alla riduzione della massa di organi vitali, tra i quali il muscolo cardiaco.
Si accompagna a gravi complicanze cardiopolmonari e neurologiche come scompenso cardiaco, edema periferico, convulsioni e coma, fino a provocare il decesso.
Il calcolo dei fabbisogni
E’ indispensabile conoscere lo stato
nutrizionale del paziente
La Sindrome da Rialimentazione, o Refeeding Syndrome
I pazienti molto malnutriti devono essere strettamente monitorati, devono ricevere nutrienti in quantità ridotte nelle prime fasi della rialimentazione insieme ad alti (o adeguati) apporti di fosforo,magnesio, potassio e vitamine
Il calcolo dei fabbisogni
E’ indispensabile conoscere lo stato
nutrizionale del paziente
Peso corporeo e calo ponderale⇒⇒⇒⇒ MalnutrizioneMalnutrizione
Lieve Moderata GraveIMC (o BMI) 17-18.4 16-16.9 < 16(kg/m2)
Calo ponderale 5-10% 11-20% >20%(su peso abituale)
Qualora non sia acquisibile alcunainformazione sul peso abituale ci si puòriferire alla stima del peso ideale
Calo ponderale 10-20% 21-40% > 40%(su peso ideale)
Il calcolo dei fabbisogni
E’ indispensabile conoscere lo stato nutrizionale del paziente
Introiti alimentariPerdita di massa muscolare scheletricaPerdita di grasso sottocutaneoEdemiGlossiteStomatiteEsami ematici: transferrina, albumina*, prealbumina*
* possono essere ridotte anche a causa dello stato di attivazione infiammatoria; abbinare sempre al dosaggio della PCR
inoltre
Valutazione metabolica (es.diabete)
Funzionamento di organi ed apparati (es. insufficenza
cardiaca o renale)
Il calcolo dei fabbisogni
La determinazione qualitativa e quantitativa del supporto nutrizionale ha come punto di partenza l’identificazione dei fabbisogni del singolo soggetto in condizioni normali.
Successivamente valuta le modificazioni necessarie per tenere conto delle particolari condizioni cliniche in grado di modificare la tolleranza ai vari substrati.
Fa riferimento al peso reale del paziente, considerandoil peso ideale solo nei casi che si discostano nettamentedalla normalità (obesità / grave denutrizione).
Il fabbisogno di energia
In Nutrizione Parenterale l’energia deriva dal glucosio e dai lipidi.
Il fabbisogno energetico può essere calcolato:
- attraverso la calorimetria indiretta
- attraverso specifiche formule (es. Harris-Benedict), che tengono conto
del peso attuale, dell’altezza, dell’età e del sesso.
Nei soggetti obesi il fabbisogno di energia va calcolato sul peso ideale,
aumentato del 25%.
Il fabbisogno basale va poi corretto per un coefficiente legato alla
patologia
FATTORI di STRESS (SF)
Malnutrito 1.00
Chirurgia elettiva 1.10
Chirurgia complicata 1.25
Trauma o sepsi 1.25-1.50
In generale
si può dire che
i pazienti si giovano di
apporti calorici giornalieri compresi fra
20 e 35 Kcalper kg di peso attuale
Il fabbisogno di energia
La tolleranza all'apporto calorico è tuttavia limitata dalla capacità di metabolizzare i substrati
Limiti di metabolizzazione g/kg/die
Glucosio (4 Kcal/g) 5,76- 7,2
Lipidi (9 Kcal/g) 2,5
Nel paziente critico
Glicidi 5
Lipidi 1
La somministrazione di Calorie deve iniziare dal limite inferiore del range indicato (20 Kcal/kg), proseguendo secondo step di 2.5-5 Kcal/kg fino al raggiungimento dell’obiettivo, e comunque senza superare il limite superiore (35 Kcal/kg)
- 60% delle Calorie da glucosio- 40% delle calorie da lipidi
Il fabbisogno di azoto
Il fabbisogno di azoto o fabbisogno di proteine dipende da quanto azoto
viene perso giornalmente con le urine ed è in stretta relazione con il
livello di stress e di catabolismo
Urea urinaria delle 24 ore x 0,47 + 3* = Grammi di azoto persi nelle 24 ore
Grammi di azoto persi nelle 24 orex 6,25= Grammi di proteine persi nelle 24 ore* perdite fisse giornaliere non urinarie
Stato metabolico del paziente Perdite di azoto
Normale < 5 g/24 ore
Catabolismo lieve 5- 10 g/24 ore
Catabolismo aumentato 10- 15 g/24 ore
Catabolismo grave > 15 g/24 ore
Il fabbisogno di azoto
Il fabbisogno proteico dell’adulto in assenza di insufficienza d’organo
(con funzione renale ed epatica normale)
varia tra 0.8 e 2 g/kg/die (fabbisogno di azoto 0.13-0.35 g/kg/die)
Solo il 60% dell’azoto somministrato viene metabolicamente utilizzato a scopi plastici, il restante 40% viene ossidato (⇒⇒⇒⇒incremento della glicemia).
Anche la somministrazione di azoto deve iniziare dal limite inferiore del range
indicato (0,13 g/kg/24 ore; 0,8 g di proteine/kg/die), proseguendo secondo
step di 0.025-0.05 g/kg fino al raggiungimento dell’obiettivo, e comunque
senza superare il limite superiore (0,35 g/kg/die; 2 g di proteine/kg/die).
Anche in caso di perdite massive (paziente gravemente ipercatabolico,
ustionato), l’apporto di azoto massimo possibile non può superare 0.4 g/kg/die
(2,5 g di proteine/kg/die) (limite di utilizzazione).
Il fabbisogno idrico
Il fabbisogno idrico dell’adultoin assenza di perdite patologiche e di insufficienza d’organo
(con funzione renale, cardio-respiratoria ed epatica normale)
varia tra30 e 40 mL/kg/die
e
non può essere inferiore a
1 mL/Kcal somministrata
Nell’anziano l’apporto idrico deve essere ridotto a
25 mL/kg/die
Il fabbisogno di elettroliti e minerali
FABBISOGNO GIORNALIERO DI ELETTROLITI IN NUTRIZIONE
PARENTERALE
Elettrolita/Minerale Parenterale
Sodio 1–2mEq/kg
Potassio 1–2 mEq/kg
Cloro come necessario per
mantenere il bilancio acido-base
Acetato come necessario per mantenere
il bilancio acido-base
Calcio 10–15 mEq
Magnesio 8–20 mEq
Fosforo 20–40 mmol
Il fabbisogno di vitamine
FABBISOGNO GIORNALIERO DI VITAMINE IN NUTRIZIONE
PARENTERALE
Vitamina Parenterale
Tiamina 3 mg
Riboflavina 3.6 mg
Niacina 40 mg
Acido Folico 400 µg
Acido Pantotenico 15 mg
Vitamina B-6 4 mg
Vitamina B-12 5 µg
Biotina 60 µg
Acido Ascorbico 100 mg
Vitamina A 1000 µg
Vitamina D 5 µg
Vitamina E 10 mg
Vitamina K 1 mg
Il fabbisogno di vitamine
NON-ALCOHOLIC WERNICKE ENCEPHALOPATHY
Wernicke’s encephalopathy is an acute neurological disorder, clinically characterized by oculomotor disturbances, ataxia and
mental-status changes.
The most common onset of symptoms is the altered state of consciousness that occurs more frequently as a global confusional state.
Thiamine deficiency (TD) is the underlying cause of Wernicke’s
encephalopathy developed during total parenteral nutrition, due to lack of vitamin supplementation.
A deficiency of thiamine in the brain causes a widespread reduction inthe use of glucose, causing mitochondrial damage.
Talamanca S. et al., 2010
Il fabbisogno di micronutrienti
FABBISOGNI GIORNALIERI DI OLIGOELEMENTI IN
NUTRIZIONE PARENTERALE
Elemento traccia Parenterale
Cromo 10-15 µg
Rame 0.3-0.5 µg
Fluoro Non bene definito
Iodio Non bene definito
Ferro Non viene aggiunto di routine
Manganese 60-100 µg
Molibdeno Non viene aggiunto di routine
Selenio 20-60 µg
Zinco 2.5-5 mg
Alcuni esempi………
L’ANZIANO
Viene definita anziana una persona che ha più di 65 anni.
Vi è una correlazione inversa fra stato nutrizionale dell’anziano
e• tasso di complicanze (mortalità, infezioni, ulcere da decubito),
• durata del ricovero ospedaliero
• durata della convalescenza
dopo malattie acute
La valutazione e il supporto nutrizionale dovrebbero essere parti
integranti del progetto di cura, nel contesto di considerazioni etiche e cliniche
L’anziano
L’integrazione orale e la nutrizione enterale costituiscono SEMPRE la prima scelta, quando possibili.
FABBISOGNI
Proteine: 1- 1,2 g/kg/die
Calorie: 20- 30/kg/die
Problematiche specificheInsulino-resistenza
⇒ Ridurre glucosio
⇒ 50% delle Calorie non proteiche da glucosio e 50% da lipidi
Patologie cardiache e renali⇒ Ridurre liquidi e sodio
Carenze vitaminiche e minerali molto più frequenti che negli adulti⇒ integrare
Il paziente cardiopatico (1)
La cachessia cardiaca, intesa come perdita di almeno il 6% del peso corporeo negli ultimi 6 mesi, interessa il 12- 15% dei pazienti cardiopatici.
La mortalità nei pazienti con cachessia cardiaca è 2-3 volte quella dei pazienti non cachettici.
Spesso i pazienti cardiopatici si trovano in una condizione di ritenzione idrica.
Il paziente cardiopatico (2)
Nei pazienti cardiopatici, il deficit di perfusione intestinale può portare ad un edema della parete intestinale e a conseguente malassorbimento.In queste condizioni la Nutrizione Enterale può essere inefficace o addirittura controindicata.
La Nutrizione Parenterale di supporto èindicata nei pazienti con cachessia cardiaca per bloccare il calo ponderale e tentare di recuperare il peso perso.
Il paziente broncopneumopatico (1)
I pazienti con BPCO sono malnutriti nel 25- 40% dei casi.Il basso peso e la riduzione della massa magra sono un fattore prognostico negativo indipendente nel peggiorare la prognosi di BPCO.
Non vi sono evidenze che la funzionalità gastrointestinale sia ridotta nei pazienti con BPCO
Il paziente broncopneumopatico (2)
La Nutrizione Enterale dovrebbe costituire la prima scelta nel paziente broncopnuemopatico malnutrito, dove non sia stato possibile incrementare l’alimentazione per via orale.
Tuttavia vi è evidenza che un certo numero di pazienti con BPCO sono intolleranti alla Nutrizione Enterale.In questi casi la Nutrizione Parenterale può essere un valido strumento per migliorare lo stato nutrizionale.
Poiché una Nutrizione Parenterale basata prevalentemente sull’apporto di glucosio, fa aumentare la produzione di CO2, è necessario privilegiare i lipidi quale fonte di energia
Il paziente in terapia intensiva
Il digiuno o la ipoalimentazione nei pazienti in terapia intensiva sono associati ad un aumento della mortalità e della morbilità.
Ogni paziente che non può tornare a mangiare entro 3 giorni, dovrebbe ricevere una Nutrizione Parenterale entro 24-48 ore, se non tollera o ècontroindicata la Nutrizione Enterale.
La Nutrizione Parenterale ed Enterale possono anche coesistere.
Il paziente in terapia intensiva
L’apporto calorico complessivo dovrebbe essere intorno alle 25 Calorie/kg/die, da raggiungere in 2-3 giorni.
L’apporto di carboidrati (o glucosio) non deve essere inferiore a 2 g/kg/die.⇒È necessario mantenere la glicemia intorno a 130 mg/dL.• Mortalità raddoppiata per valori fino a 150 mg/dl• Mortalità triplicata per valori > 150 mg/dl.
I lipidi andrebbero somministrati in misura da 0,7 a 1,5 g/kg/die, in un periodo di 12 o 24 ore.E’ preferibile l’utilizzo di emulsioni a base di olio di oliva e/o arricchite con olio di pesce.
Gli aminoacidi dovrebbero essere infusi nella misura di 1,2- 1,5 g/kg/die di peso ideale.E’ auspicabile la supplementazione di glutammina.