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Forme funzionali in microeconomia Giulio Palomba Lezioni per il Dottorato di Ricerca in Economia Politica Universit` a Politecnica delle Marche Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali (DISES) Febbraio 2014

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Forme funzionali in microeconomia

Giulio Palomba

Lezioni per il Dottorato di Ricerca in Economia PoliticaUniversita Politecnica delle Marche

Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali (DISES)

Febbraio 2014

Indice

Introduzione 2

1 La tecnologia 21.1 Definizioni di base . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3

1.1.1 Input ed output . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31.1.2 Insieme delle possibilita di produzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31.1.3 Funzione di produzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31.1.4 Insieme degli input necessari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41.1.5 Isoquanto di produzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4

1.2 Assiomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51.3 Elasticita di sostituzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

1.3.1 Elasticita di sostituzione ordinaria . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71.3.2 Elasticita parziale di sostituzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8

1.4 Rendimenti di scala . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 101.5 Omogeneita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 111.6 Omoteticita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12

2 Scelte ottime dell’impresa 142.1 Funzione di costo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 142.2 Minimizzazione dei costi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17

2.2.1 Costi marginali e costi medi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172.2.2 Lemma di Shephard . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 192.2.3 Equilibrio dell’impresa rispetto alla produzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . 202.2.4 Equilibrio dell’impresa rispetto ai fattori produttivi . . . . . . . . . . . . . . . 222.2.5 Funzione di profitto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

2.3 Dualita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25

3 Forme funzionali 253.1 Forme funzionali rigide . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26

3.1.1 Cobb-Douglas . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 263.1.2 Elasticita di sostituzione costante (CES) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30

3.2 Forme funzionali flessibili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 343.2.1 CES a piu stadi (cenni) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 343.2.2 Translogaritmica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 363.2.3 Diewert . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39

Appendice: alcuni risultati utili 41

1

Introduzione

In microeconomia le forme funzionali vengono spesso utilizzate per descrivere dal punto di vista anali-tico l’attivita di produzione effettuata da una generica impresa; il loro largo impiego in letteratura, siadal punto di vista teorico, sia dal punto di vista applicato, e dovuto al fatto che esse costituiscono unadeguato strumento analitico per analizzare la relazione esistente tra le combinazioni di fattori pro-duttivi (ad esempio, lavoro, capitale, materie prime) impiegati nei processi di produzione ed i livellidi produzione realizzati. In termini piu specifici, esse vengono utilizzate per descrivere sia le funzionidi produzione, sia le funzioni di costo.

Questo lavoro si pone percio l’obiettivo di definire le principali funzioni e di mostrare le lorocaratteristiche piu importanti riguardo agli aspetti matematici ed economici.

Le pagine che seguono sono composte di tre sezioni. La sezione 1 introduce il concetto di tecnologiautilizzato in microeconomia con particolare enfasi sui concetti matematici che sono alla base dellasua definizione. In quast’ambito percio vengono introdotti gli importanti concetti di funzione diproduzione, Saggio Marginale di Sostituzione Tecnica (SMST) e di elasticita di sostituzione. Lasezione 2 si occupa invece dei meccanismi di ottimizzazione necessari per raggiungere l’obiettivo dimassimo profitto; in questo contesto vengono percio introdotte le funzioni di costo per l’impresa. Leforme funzionali costituiscono l’oggetto della sezione 3 all’interno della quale si effettua la distinzionetra forme rigide e flessibili. Un’appendice contenente alcuni risultati utilizzati nelle dimostrazionicontenute nelle diverse sezioni chiude il lavoro.

La comprensione del testo non prescinde dalla conoscenza dei concetti base della microeconomia,della matematica a piu dimensioni, nonche di algebra delle matrici; per quanto riguarda questi ulti-mi, alcune nozioni utili sono contenute all’interno di un’Appendice tecnica che chiude questo lavoro.Infine, dal punto di vista della notazione, tutte le matrici (quindi anche i vettori) saranno evidenzia-ti attraverso la scrittura in grassetto per distinguerle dai numeri scalari per il quale e utilizzato ilnormale standard matematico (corsivo).

1 La tecnologia

Nella teoria economica la quantita di bene e/o servizio offerta da un’impresa (Qs) e generalmenterappresentata attraverso la funzione

Qs = Qs(p,w, T ∗, N), (1)

dove, oltre alla variabile endogena data prezzo di vendita del prodotto (p), entrano in gioco le seguentivariabili esogene:

- il costo dei fattori produttivi, definito dal vettore w, in quanto un aumento del prezzo dei fattoridovrebbe avere un impatto negativo sulla produzione;

- lo stato della tecnologia, indicata con T ∗ poiche un miglioramento tecnologico dovrebbe produrreeffetti positivi sull’offerta;

- il numero di imprese che producono il bene scambiato nel mercato, indicato con N infatti,all’aumentare del numero di imprese presenti sul mercato, la quantita offerta aumenta.

In questo contesto l’impresa e vista sostanzialmente come un contenitore (o “scatola nera”) nelquale sono immessi i fattori produttivi e da cui escono i prodotti finiti. La tecnologia si configura perciocome un mero processo di trasformazione degli input in output ed e percio assunta come data/esogena;dal punto di vista analitico la tecnologia e rappresentata attraverso opportune forme funzionali chesaranno introdotte nelle pagine successive.

2

1.1 Definizioni di base

1.1.1 Input ed output

In un dato periodo di tempo l’impresa produce una quantita di output, o prodotto finito, indicatadallo scalare y; per ipotesi si considerano solo imprese monoprodotto. L’impresa impiega all’internodel processo di produzione un insieme di input, o fattori produttivi, che vengono indicati attraversole n componenti del vettore x. Gli input costituiscono i flussi in ingresso nel processo di produzione,in quanto vengono misurati in ore di utilizzo all’interno di in un certo periodo di tempo.

Per definizione, y e tutte le componenti di x devono avere valori positivi, quindi risulta:

y ∈ R+ x ∈ Rn+. (2)

Tutte le coppie (x, y) teoricamente possibili costituiscono l’insieme dei piani di produzione, quindidalla (2) segue immediatamente che (x, y) ∈ Rn+1

+ .

1.1.2 Insieme delle possibilita di produzione

L’insieme dei piani di produzione puo essere vincolato dalla natura della tecnologia, dalle caratteri-stiche e dalla disponibilita dei fattori, da restrizioni istituzionali fino a comprendere tutte quelle com-binazioni input-output effettivamente realizzabili: si definisce pertanto come insieme delle possibilitadi produzione il sottoinsieme in Rn+1

+ , ovvero a lista di output ed input

Y = {(x, y) ∈ Rn+1+ |y ≤ f(x)}, (3)

dove f(x) rappresenta la funzione di produzione.

1.1.3 Funzione di produzione

La funzione di produzione f(x) e trasformazione del tipo

f(x) : Rn+ −→ R+. (4)

Il vincolo nella (3) stabilisce l’appartenenza all’insieme Y di tutte quelle combinazioni per le quali laquantita di output prodotto non puo superare quella stabilita dalla funzione di produzione per unadata quantita di fattori produttivi. In questo senso la funzione di produzione costituisce l’insieme deipunti di frontiera oppure, in altri termini

f(x) = {y e il massimo output ottenibile associato a (x, y) ∈ Y }. (5)

Ovviamente, la trasformazione degli input in output deve essere tecnicamente possibile.1

Diewert (1982) introduce le proprieta della funzione di produzione:

1. la funzione f(x) deve essere continua nello spazio R+ quindi, per il teorema di Weierstrass,ammette almeno un punto di massimo o di minimo relativo;

2. La funzione di produzione e monotona crescente; presi due generici vettori x1 e x2 deve risultareche

se x1 > x2 ⇒ f(x1) > f(x2);

3. produttivita marginale rispetto all’input i-esimo e

fi =∂f(x)

∂xi≥ 0 (6)

per ∀ i;1Se si pongono delle restrizioni sull’insieme delle possibilita produttive, in particolare se si suppone che alcuni input

siano disponibili in quantita fissa, si ottiene l’insieme delle possibilita produttive di breve periodo.

3

4. concavita

fii =∂2f(x)

∂x2i≤ 0 (7)

per ∀ i;

5. legge della produttivita marginale decrescente

limxi→∞

fi = 0; (8)

6. analogamente risulta0 ≤ lim

xi→∞εy,xi ≤ 1, (9)

dove εy,xi e l’elasticita dell’output rispetto all’i-esimo input

εy,xi =

∂y

y∂xixi

=∂y

∂xi

xiy

=∂ ln y

∂ lnxi. (10)

Dimostrazione:

L’elasticita dell’output rispetto all’input i-esimo puo essere scritta come segue

εy,xi =fi

fi,

dove fi e la produttivita media rispetto all’input i-esimo. E percio ovvio che, per un utilizzo del fattore xi →∞,risulti fi ≤ fi, quindi 0 ≤ limxi→∞ εy,xi ≤ 1. Questo risultato sfrutta la relazione neoclassica in base alla qualela curva della produttivita marginale interseca quella della produttivita media in corrispondenza del punto dimassimo.

——————————

1.1.4 Insieme degli input necessari

Analogamente e possibile definire l’insieme degli input necessari, cioe una lista di fattori produttivinecessari per produrre una almeno certa quantita di output (tutte le possibili combinazioni degli inputche sono in grado di generare y). Per essere tecnologicamente fattibile, occorre che (x, y) ∈ Y . Esso epertanto definito da

V (y) = {x ∈ Rn+|(x, y) ∈ Y }. (11)

All’interno di questa equazione sono considerate tutte le combinazioni di input che devono esserepossibili, ma possono essere efficienti oppure inefficienti.2

1.1.5 Isoquanto di produzione

L’insieme di tutte le combinazioni efficienti prende il nome di isoquanto di produzione ed e dato dallaseguente espressione:

Q(y) = {x ∈ Rn+|x ∈ V (y),x /∈ V (y∗) per ∀y∗ > y}. (12)

In pratica, l’isoquanto e una lista di variabili che permette di produrre precisamente la quantitay. Gli insiemi Y e V (y) riassumono da due diversi punti di vista tra loro strettamente connessi lastruttura della tecnologia.

2Una combinazione di input e detta tecnologicamente efficiente se l’output prodotto corrisponde a quello massimoottenibile attraverso il suo utilizzo. In simboli si ha una tecnologia efficiente se:

@y∗ ∈ Y |y∗ > y

4

1.2 Assiomi

Per poter rendere compatibili gli insiemi finora definiti alle esigenze della teoria economica sono statiintrodotti i seguenti assiomi di comportamento:

1. l’insieme delle possibilita di produzione non puo essere vuoto (Y = ∅) in quanto deve sempreesistere una tecnologia che permette la produzione di qualsiasi livello di output;

2. L’insieme Y e chiuso, infatti i punti per i quali y = f(x) fanno parte dell’insieme stesso;

3. Quantita positive di output scaturiscono solo dall’impiego di quantita positive di input, in simboli

y > 0 ⇐⇒ ∃i ∈ [1, n] | xi > 0

Anche per l’insieme degli input necessari V (y) esistono alcuni assiomi che vanno ad integrarsi conquelli di cui sopra. In particolare risulta che

1. L’insieme V (y) e regolare3 cioe risulta essere non vuoto, chiuso e contiene x = 0 per ∀ y ≥ 0;

2. L’insieme V (y) e monotono cioe se da un vettore x e possibile ricavare la quantita di output y,la stessa quantita e ottenibile anche per qualsiasi vettore x∗ ≥ x. In formule si ha:

se x ∈ V (y)⇒ x∗ ∈ V (y) per x∗ ≥ x

Graficamente tale concetto e evidenziato in Figura 1 per il caso in cui nel processo di produzioneentrano due soli input; considerando un generico punto P incluso in V (y) deve risultare che tuttii punti appartenenti allo stesso insieme devono trovarsi nel semipiano a destra dell’isoquanto.Cio implica un’inclinazione non positiva dell’isoquanto.

Figura 1: Monotonicita di V (y)

x2

x1

P

3. L’insieme V (y) e convesso, quindi i saggi marginali di sostituzione4 sono non crescenti.5 Con-siderando due vettori x1,x2 ∈ V (y) contenenti gli input, la convessita dell’insieme e garanti-ta dal fatto che qualsiasi loro combinazione lineare fa parte dell’insieme degli input necessari.Analiticamente risulta percio

se x1,x2 ∈ V (y) ⇒ x = θx1 + (1− θ)x2 ∈ V (y) per ∀ θ ∈ [0, 1].

3Varian (1992) identifica tale assioma col nome di “tecnologia regolare”.4Il saggio marginale di sostituzione, o SMST, e definito nella sezione 1.3.1.5Questa proprieta deriva dalla monotonicita di V (y). Nel caso in cui tale insieme sia strettamente convesso, i saggi

marginali di sostituzione sono sempre negativi.

5

La convessita dell’insieme degli input necessari e implicata dal fatto che anche l’insieme dellepossibilita di produzione e convesso, infatti, presi due vettori x2 > x1 in grado di poter produrrela quantita di output y, risulta

se (x1, y), (x2, y) ∈ Y ⇒ (x, y) ∈ Y,

dove x e una qualsiasi combinazione lineare dei vettori degli input considerati;

4. la convessita dell’insieme V (y) implica che la funzione di produzione sia quasi concava (Cardani,1988).

Dimostrazione:

La rappresentazione di cui alla (5) implica che

V (y) = {x|y ≤ f(x)}

che coincide con la definizione formale di quasi concavita della funzione di produzione.

——————————

Esempio 1 La Figura 2 illustra tutti i concetti esposti finora rappresentando 3 tecniche di produ-zione alternative che utilizzano n = 2 input per produrre la quantita di output y = 1: la tecni-ca 1, la tecnica 2 e la tecnica 3 per le quali l’insieme delle possibilita produttive e dato da Y ={(1, x1,1, x2,1), (1, x1,2, x2,2), (1, x1,3, x2,3)}, mentre l’insieme degli input necessari e

V (1) = {x1,x2,x3} =

{[x1,1x2,1

],

[x1,2x2,2

],

[x1,3x2,3

]}Generalizzando per un livello di produzione y = y0 si ottiene

V (y0) = {φy0x1, (1− φ)ψy0x2, (1− ψ)y0x3}

dove φ = 0,1

y0,

2

y0. . . , 1 e ψ = 0,

1

y0,

2

y0. . . , 1 sono i parametri che combinano linearmente le tecniche

nei punti che costituiscono i segmenti AB e BC. La spezzata in grassetto indica percio l’isoquanto diproduzione per un livello di produzione y = y0.

Figura 2: Tecnologia, isoquanto di produzione

x2

x1

C

tecnica 1

tecnica 2

tecnica 3

DA

B

Il punto D non e raggiungible con nessuna tecnica e neppure attraverso una combinazione ditecniche, quindi xD /∈ V (y0).

6

1.3 Elasticita di sostituzione

L’elasticita di sostituzione e un indicatore sintetico utilizzato in Economia per misurare il gradodi sostituibilita diversi input all’interno di un processo produttivo. In letteratura esistono due tipidiversi di elasticita di sostituzione a seconda del numero di input che entrano nella sua determinazione.All’interno di questo paragrafo sono enunciati ed analizzati entrambi.

1.3.1 Elasticita di sostituzione ordinaria

L’elasticita di sostituzione ordinaria e calcolata tra due input del processo produttivo indipendente-mente dalla presenza di altri input. Dati due generici fattori produttivi xi e xj con i 6= j contenutiall’interno del vettore x, l’elasticita di sostituzione ordinaria6 e definita come il rapporto tra la varia-zione percentuale del rapporto tra le loro quantita e la variazione percentuale del saggio marginale disostituzione tecnica (SMST), cioe

σ =

∂(xj/xi)

xj/xi∂ SMST(xi, xj)

SMST(xi, xj)

=∂(xj/xi)

∂ SMST(xi, xj)

SMST(xi, xj)

xj/xi=

∂ log(xj/xi)

∂ log |SMST(xi, xj)|(13)

dove il SMST relativo agli input considerati definisce la pendenza dell’isoquanto. Nell’ultima versionedella (13) il SMST e in valore assoluto perche costituisce l’argomento della funzione logaritmo (con-dizione di esistenza). Si tenga presente che, quando xi = L (input lavoro) ed xj = (input capitale), ilrapporto xj/xi = K/L e detto intensita di capitale.

L’equazione che definisce il SMST e

SMST(xi, xj) =dxjdxi

, (14)

quindi esso si configura inoltre come il rapporto tra la produttivita marginale dei due input considerati,infatti risulta

SMST(xi, xj) = −∂f(x)

∂xi

/∂f(x)

∂xj. (15)

Dimostrazione:

Data una generica funzione di produzione y = f(x), supponendo che i fattori produttivi subiscano una variazioneinfinitesima nelle loro quantita, si ottiene:

dy =∂f(x)

∂xidxi +

∂f(x)

∂xjdxj

Poiche tale variazione non modifica la quantita prodotta, deve valere dy = 0, quindi

∂f(x)

∂xidxi +

∂f(x)

∂xjdxj = 0,

dalla (14) risulta percio

SMST(xi, xj) = −∂f(x)

∂xi

/∂f(x)

∂xj= − fi(x)

fj(x).

——————————

Mentre il SMST si configura come la pendenza dell’isoquanto, l’elasticita di sostituzione rappre-senta la curvatura dello stesso (Varian, 1992), quindi l’equazione (13) mostra come il rapporto nellequantita di input utilizzate all’interno del processo di produzione subisca variazioni quando il SMSTvaria. L’elasticita di sostituzione assume valori positivi, cioe σ ∈ [0,+∞): quanto maggiore e l’e-lasticita di sostituzione, tanto maggiore e la possibilita di sostituire l’uno con l’altro gli input. Neldettaglio:

6D’ora in avanti questo concetto sara denominato semplicemente “elasticita di sostituzione”.

7

- se σ = 0 ⇒ input perfetti complementi, quindi non e possibile sostituire il minore impiegodi uno con il maggiore impiego dell’altro e viceversa. Questo e il caso dei processi produttivi aproporzioni fisse;

- se 0 < σ < 1 ⇒ input complementari;

- se σ > 1 ⇒ input sostituti;

- se σ →∞ ⇒ input perfetti sostituti, si puo ottenere lo stesso livello di produzione diminuen-do la quantita utilizzata di uno e incrementando in maniera proporzionale la quantita l’altro:l’isoquanto di produzione e percio una retta.

1.3.2 Elasticita parziale di sostituzione

Quando la dimensione del vettore x e n > 2 l’elasticita di sostituzione tra due generici input non ela stessa che si ottiene attraverso l’equazione (13), in quanto la presenza di altri fattori produttiviinfluisce nel suo valore. In questo caso si parla di elasticita parziale di sostituzione, introdotta daAllen (1938) e nota percio anche come elasticita di sostituzione di Allen-Uzawa.

Dati due generici input xi e xj (i 6= j) l’elasticita parziale di sostituzione e definita dalla seguenteespressione:

σij =γijxixj

f ′x, (16)

dove

f =

f1f2...fn

=

∂f(x)

∂x1

∂f(x)

∂x2...

∂f(x)

∂xn

e il vettore gradiente contenente le produttivita marginali; la quantita γij e data dall’elemento postoall’incrocio dell’i-esima riga e la j-esima colonna della matrice inversa dell’Hessiana bordata7 dellafunzione di produzione data da

G =

[0 f ′

f H

], (17)

dove

H =

∂2f(x)

∂x21

∂2f(x)

∂x1∂x2. . .

∂2f(x)

∂x1∂xn

∂2f(x)

∂x1∂x2

∂2f(x)

∂x22. . .

∂2f(x)

∂x2∂xn...

......

∂2f(x)

∂x1∂xn

∂2f(x)

∂x2∂xn. . .

∂2f(x)

∂x2n

e la matrice Hessiana contenente le derivate seconde.

Per la regola di inversione di una generica matrice quadrata8 il coefficiente γij e definito come

γij =|Gij ||G| , (18)

7Per la definizione della matrice Hessiana bordata di f(x) si veda la Proposizione 3 in Appendice.8Si veda in proposito la Proposizione 2 in Appendice.

8

dove |G| e il determinante dell’Hessiana bordata, mentre |Gij | e un minore di G, cioe il determinantedella matrice Hessiana bordata alla quale sono state tolte la i-esima riga e la j-esima colonna.9

Per la proprieta 3 della Proposizione 1 unitamente alla definizione di cui alla (16) si evince chel’elasticita parziale di sostituzione e sempre simmetrica, quindi vale la relazione σij = σji. Natural-mente, quando la tecnologia comprende solo due input (n = 2), l’elasticita parziale di sostituzionecoincide col valore dell’elasticita di sostituzione ordinaria σ di cui alla (13).

Dimostrazione:

Partendo dalla seconda espressione di cui alla (13), occorre dimostrare che essa e uguale all’elasticita parziale disostituzione tra gli (unici) input x1 e x2. Analiticamente deve percio risultare

∂(x2/x1)

∂ SMST(x1, x2)

SMST(x1, x2)

x2/x1=

γ12x1x2

x′f

=|Gij ||G|

x1f1 + x2f2x1x2

=f1f2|G|

x1f1 + x2f2x1x2

,

in quanto vale la relazione

|G12| =∣∣∣∣[ 0 f1f2 f12

]∣∣∣∣ = −f1f2,

dove f12 =∂2f(x)

∂x2∂x1. Calcolando il differenziale del rapporto x2/x1 si ha

d(x2/x1) =∂(x2/x1)

∂x1dx1 +

∂(x2/x1)

∂x2dx2

= −x2x21dx1 +

1

x1dx2

=x1dx2 − x2dx1

x21

=x1dx2dx1− x2

x21dx1

Dato che SMST(x1, x2) =dx2dx1

= −f1f2

, risulta

d(x2/x1) = −x1f1f2

+ x2

x21dx1

= −x1f1 + x2f2x21f2

dx1

Analogamente per il differenziale di SMST e

d SMST(x1, x2) =∂ SMST(x1, x2)

∂x1dx1 +

∂ SMST(x1, x2)

∂x2dx2

= −[∂f1/f2∂x1

dx1 +f1/f2∂x2

dx2

]= − 1

f22

{[∂f1∂x1

f2 −∂f2∂x1

f1

]dx1 −

[∂f1∂x2

f2 −∂f2∂x2

f1

]dx2

}= − [f11f2 − f21f1]dx1 + [f12f2 − f22f1]dx2

f22

.

9Si tenga presente che la matrice G ha dimensione (n+ 1)× (n+ 1) che ovviamente e superiore alla dimensione di x;nel computo del coefficiente γij ci sono quindi una riga ed una colonna che non possono mai essere escluse. In questo casola prima riga e la prima colonna, che contengono lo zero, non vengono mai escluse. Cosı, ad esempio, volendo calcolareσ23 (i = 2, j = 3), la matrice G23 sara ottenuta togliendo la terza riga e la quarta colonna di G.

9

Dato che per la definizione di SMST(x1, x2) risulta dx2 = −f1f2dx1, sostituendo si ottiene

d SMST(xi, xj) = − [f11f22 − f1f21f2]dx1 − [f1f12f2 − f22f2

1 ]dx1f32

= −f11f22 − 2f1f21f2 + f22f

21

f32

dx1

= −|G|f32

dx1,

in quanto, per la regola di Sarrus, il determinante della matrice Hessiana bordata e

|G| =

∣∣∣∣∣∣ 0 f1 f2f1 f11 f12f2 f21 f22

∣∣∣∣∣∣ = f11f22 − 2f1f21f2dx1 + f22f

21 .

L’elasticita di sostituzione ordinaria di cui alla (13) vale percio

σ =

−f1f2x2x1

−x1f1 + x2f2x22f2

dx1

|G|f32

=x1f1 + x2f2

x1x2

f1f2|G| =

γijxixj

f ′x.

——————————

Si tenga presente che, per n > 2, l’elasticita parziale di sostituzione puo assumere sia valori positivi,sia valori negativi: nel primo caso si parla di input concorrenti, cioe la sostituzione dell’uno determinal’aumento della domanda dell’altro, mentre nel secondo caso gli input sono detti complementari,quindi la sostituzione di uno non comporta necessariamente l’aumento della domanda dell’altro. Cioe dovuto al fatto che esistono altri fattori da poter utilizzare all’interno del processo di produzione.Allen (1938) mostra che i valori positivi di σij �devono essere piu numerosi e/o piu importanti diquelli negativi�.

Dimostrazione:

Innanzi tutto si definisce con hj la quota del costo totale spesa per l’input j-esimo. Essa e per definizione positiva o allimite nulla.

hj =xjfjx′f

.

Moltiplicando gli elementi dell’i-esima riga della matrice G per i complementi algebrici relativa ad una riga k con 6= i,per la Proposizione 5 risulta

n∑j=1

gij(−1)i+j |Gkj | = 0.

Analogamente risultan∑j=1

hjσkj =

n∑j=1

fj |Gkj |xi|G|

= 0.

Esplicitando la somma si ha

h1σk1 + h2σk2 + . . .+ hk−1σkk−1 + hkσkk + hk+1σkk+1 + . . .+ hnσkn = 0

h1σk1 + h2σk2 + . . .+ hk−1σkk−1 + hk+1σkk+1 + . . .+ hnσkn = −hkσkk.

Poiche per il Proposizione 4 risulta hkσkk < 0 per ∀ k, si ottiene

h1σk1 + h2σk2 + . . .+ hk−1σkk−1 + hk+1σkk+1 + . . .+ hnσkn > 0

——————————

1.4 Rendimenti di scala

Per quanto riguarda l’elasticita di sostituzione l’interesse era concentrato sulla variazione di un soloinput all’interno del processo produttivo. Per vedere cosa accade quando tutti gli input variano nellostesso momento occorre utilizzare il concetto di rendimento di scala.

Dato il vettore x ∈ V (y) degli input, lo scalare y relativo alla produzione ed una costantemoltiplicativa t > 0 si afferma che una tecnologia esibisce rendimenti di scala

10

- costanti se f(t · x) = t · f(x): il livello di produzione e aumentato esattamente nella stessa misurain cui sono aumentati i fattori produttivi;

- crescenti se f(t · x) > t · f(x): il livello di produzione e aumentato piu di quanto e aumentatol’impiego dei fattori produttivi;

- decrescenti se f(t ·x) < t · f(x): il livello di produzione e aumentato meno di quanto e aumentatol’impiego dei fattori produttivi.

Un indicatore di quanto cambia la produzione quando varia la scala dei fattori e l’elasticita discala, calcolata rispetto la situazione di t = 1. La sua definizione analitica e

ε(x) =

∣∣∣∣∣∣∣∣∂f(t · x)

f(t · x)∂t

t

∣∣∣∣∣∣∣∣t=1

=

∣∣∣∣∂f(t · x)

∂t

t

f(t · x)

∣∣∣∣t=1

=

∣∣∣∣∂ ln f(t · x)

∂ ln t

∣∣∣∣t=1

. (19)

Il valore critico e ε(x) = 1 che corrisponde ai rendimenti di scala costanti; valori maggiori/minori di1 indicano rendimenti di scala crescenti/decrescenti.

1.5 Omogeneita

Strettamente connesso al concetto di rendimento di scala e quello relativo all’omogeneita delle funzionedi produzione f(x); in particolare, una funzione e detta omogenea di grado k se e verificata la relazione

f(t · x) = tkf(x) (20)

per ∀ t > 0. I due casi piu importanti sono i seguenti:

- Se k = 0 significa che l’incremento di quantita negli input non produce variazioni nel livello dioutput prodotto. Analiticamente risulta percio

f(t · x) = f(x);

- Se k = 1 l’incremento dell’output e pari all’incremento effettuato sulla quantita dei fattoriproduttivi impiegati, cioe

f(t · x) = t · f(x).

In questo caso la tecnologia esibisce rendimenti di scala costanti. Inoltre, se k > 1 i rendimenti discala sono crescenti e per k < 1 i rendimenti di scala sono decrescenti.

Le principali proprieta delle funzioni omogenee sono

1. l’elasticita di scala calcolata su funzioni omogenee e costante, infatti

ε(x) =∂ ln tkf(x)

∂ ln t=∂k ln t+ ln f(x)

∂ ln t= k. (21)

2. se f(x) e omogenea di grado k, allora tutte le funzioni del vettore gradiente (produttivita mar-ginali) ∂f(x)/∂x sono omogenee di grado k − 1.

11

Dimostrazione:

Differenziando entrambi i membri della funzione (20) rispetto al generico input xi, si ottiene

∂f(t · x)

∂xit = tk

∂f(x)

∂xi∂f(t · x)

∂xi= tk−1 ∂f(x)

∂xi.

Inoltre, data questa definizione, e evidente che, per i 6= j, deve valere

∂f(t · x)

∂(xi)

∂f(t · x)

∂(xj)

=

∂f(x)

∂xi∂f(x)

∂xj

= SMST(xi, xj),

dato che tk−1 si semplifica. Si noti che l’equazione precedente ci dice che, se la funzione di produzione e omogenea,il SMST(xi, xj) e costante lungo i raggi uscenti dall’origine, cioe non dipende dalla scala di produzione.

——————————

3. Teorema di Eulero: se la funzione di produzione e omogenea, la sommatoria del prodottotra le produttivita marginali e le quantita di fattori e uguale all’elasticita di scala (costante)moltiplicata per l’output, cioe

f ′x = kf(x) (22)

Dimostrazione:

Derivando entrambi i membri della (20) rispetto t, si ottiene

∂f(t · x)

∂t= ktk−1f(x)

∂f(t · x)

∂(t · x)

∂(t · x)

∂t= ktk−1f(x)

∂f(t · x)

∂(t · x)x = ktk−1f(x)

che vale per ∀ t; l’equazione di Eulero e ottenuta in corrispondenza di t = 1, infatti

∂f(x)

∂(x)x = kf(x) ⇒ f ′x = kf(x)

——————————

1.6 Omoteticita

Date le funzioni g(x) : Rn −→ R omogenea e h(z) : Rn −→ R monotona e continua, una funzione edetta omotetica se puo essere specificata come il prodotto di composizione

φ(x) = h[g(x)]. (23)

le principali proprieta delle funzioni omotetiche sono:

1. tutte le funzioni omogenee sono omotetiche, mentre non tutte le funzioni omotetiche sonoomogenee (cfr. Vaglio, 2004).

12

Dimostrazione:

Se g(x) e omogenea di grado k e h(z) e omogenea di grado r, φ(x) e omogenea di grado kr. Questa proprietadimostra la prima parte dell’enunciato. In generale, se g(t · x) = tkg(x) e h(t · z) = trh(z), deve valere

φ(t · x) = h[g(t · x)] = h[tkg(x)] = (tk)rh[g(x)] = tkrφ(x)

Per la seconda parte dell’enunciato basta ripercorrere la formula a ritroso per scoprire che esistono funzioni taliper cui puo risultare

tkrφ(x) 6= tkrh[g(x)].

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Esempio 2 Si consideri la funzione φ(x) =

√xα1x

β2 . In questo caso si hanno g(x) = xα1x

β2 e

h(z) =√z. Queste funzioni sono entrambe omogenee, infatti{

g(t · x) = (t · x1)α(t · x1)β = tα+βxα1xβ2 = tα+βg(x)

h(t · z) =√t · z = t1/2

√z = t0.5h(z)

,

dove k = (α+ β) e r = 0.5. La funzione φ(x) e percio omogenea, infatti

φ(t · x) = h[g(t · x)] = h[tα+βg(x)] =√tα+βg(x) = t0.5(α+β)

√g(x) = t0.5(α+β)h[g(x)],

dove l’ordine di omogeneita e dato dal prodotto kr = 0.5(α+ β).

Se si considera invece la funzione g(x) = 10− xα1xβ2 , questa non e omogenea in quanto risulta

g(t · x) = 10− (t · x1)α(t · x1)β = 10− tα+βxα1xβ2 6= tα+βg(x).

In base a questa proprieta la funzione omotetica φ(x) =

√10− xα1xβ2 non puo essere omogenea.

2. se le funzioni g(x) e h(z) sono omogenee e differenziabili almeno una volta, il SMST(xi, xj),cioe il rapporto tra due derivate parziali di una funzione omotetica, e una funzione omogenea digrado zero.

SMST(xi, xj) = −∂φ(x)

∂xi∂φ(x)

∂xj

= −h′[g(x)]

∂g(x)

∂xi

h′[g(x)]∂g(x)

∂xj

= − gigj. (24)

Dimostrazione:

Se g(x) e omogenea di grado k, per il Teorema di Eulero gi e gj sono omogenee di grado k − 1, quindi il lororapporto e

R(t · x) =

∂φ(t · x)

∂xi∂φ(t · x)

∂xj

=tk−1gitk−1gj

=gigj

= R(x).

——————————

13

2 Scelte ottime dell’impresa

Come e noto, in microeconomia l’impresa persegue l’obiettivo della massimizzazione del profitto,ovvero la differenza tra i ricavi totali (RT) ed i costi totali (CT), in formule

Π(y) = RT(y)− CT(y)

= p(y) · y − C(w, y)

= p[f(x)] · f(x)−w′x, (25)

dove tutte le funzioni indicate dipendono dal livello di produzione dell’impresa. In particolare:

- p(y) definisce il prezzo di vendita del prodotto come funzione della quantita prodotta fornitadalla funzione di produzione (curva inversa di domanda dell’impresa);

- C(w, y) = w′x definisce la funzione di costo dell’impresa che dipende della variabile endogenay e dai parametri forniti all’interno del vettore w.

Naturalmente il valore massimo per la funzione di profitto (25) sara dato dal livello di produzioney∗ = f(x∗) che garantisce

(a) o il minimo costo sotto il vincolo della funzione di produzione,

(b) o il massimo per la produzione sotto il vincolo di costo.

2.1 Funzione di costo

Dato il vettore w > 0 contenente il prezzo degli n input, si definisce la funzione di costo come soluzionedel seguente problema di minimo:

C(w, y) = min{w′x|y ≤ f(x)}. (26)

Dalla (26) si evince che la funzione obiettivo del problema di minimo e data dalla somma degli inputponderati per i rispettivi prezzi, mentre il vincolo fissa il livello di output ad una quantita che sia parialmeno ad y. Diewert (1982) e Shephard (1953) illustrano le seguenti proprieta delle funzioni di costo:

1. C(w, y) ≥ 0 per ∀ w > 0 e y > 0;

Dimostrazione:

Supponendo che il vettore x∗ ≥ 0 sia quello che minimizza la funzione di costo, si avra che C(w, y) = w′x∗.Poiche per definizione w > 0, allora anche la funzione di costo ritorna valori positivi.

——————————

2. Per il teorema di Weierstrass la funzione C(w, y) deve essere continua nello spazio Rn+ incorrispondenza di w > 0.

3. La funzione di costo e linearmente omogenea nei prezzi per qualsiasi livello di output, quindi

C(t ·w, y) = t · C(w, y)

per ∀ w > 0, y > 0.

14

Dimostrazione:

C(t ·w, y) = min{t ·w′x|y ≤ f(x)}= t ·min{w′x|y ≤ f(x)}= t · C(w, y)

——————————

4. La funzione di costo e monotona non decrescente nei prezzi dei fattori, infatti, per qualsiasivalore prefissato di y, risulta

se w1 > w2 ⇒ C(w1, y) ≥ C(w2, y). (27)

Dimostrazione:

Dalla (27) si evince che, se il vettore dei prezzi degli input aumenta in almeno una sua componente, il costo minimoper produrre la stessa quantita di output sicuramente non diminuisce; tuttavia tale costo potrebbe addiritturarestare invariato nell’ipotesi in cui nel processo di produzione l’input il cui costo e aumentato venisse escluso datale processo o sostituito da altri fattori scarsamente utilizzati in precedenza.

——————————

5. A parita di w, la funzione di costo e non decrescente nel livello di output, cioe

se y1 > y2 ⇒ C(w, y1) > C(w, y2). (28)

Dimostrazione:

Si pensi allo schema isoquanto-isocosto: non e mai possibile raggiungere un isoquanto piu “alto” rimanendo lungola stessa retta di isocosto poiche l’intersezione (punto di tangenza) e, per definizione, il punto in cui il costo eminimo per l’impresa; aumentare la quantita prodotta porta percio inevitabilmente ad un aumento dei costi.Cambiando il punto di vista si potrebbe dire che la quantita di input per produrre y1 e sicuramente sufficiente perprodurre y2, ma non rappresenta la quantita ottima; dall’altro lato, la quantita necessaria per produrre y2 nonpuo essere mai sufficiente per produrre y1.

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6. La funzione di costo e concava in w, cioe

C(θw1 + (1− θ)w2, y) ≥ θC(w1, y) + (1− θ)C(w2, y) (29)

per ∀ y ∈ R+ e θ ∈ [0, 1]. Questa proprieta garantisce inoltre che

∂2C(w, y)

∂w2i

< 0

per ∀ i ∈ [1, n].

Dimostrazione:

Siano C(w1, y) = w′1x1 e C(w2, y) = w′2x2 due funzioni di costo, si costruisce la combinazione lineare

C(w, y) = w′x ⇒ C(θw1 + (1− θ)w2, y) = θw′1x + (1− θ)w′2x.

Poiche per w1 ≤ w ≤ w2 deve valere

- w′1x1 ≤ w′1x ⇒ w′1x ≥ C(w1, y),

- w′2x2 ≤ w′2x ⇒ w′2x ≥ C(w2, y),

15

allora risulta

C(θw1 + (1− θ)w2, y) = θw′1x + (1− θ)w′2x≥ θw′1x1 + (1− θ)w′2x2

≥ θC(w1, y) + (1− θ)C(w2, y).

——————————

7. Teorema di Diewert (1982)-Shephard (1953): se la funzione di produzione e omotetica edomogenea di grado 1, quindi f(x) = h[g(x)], allora risulta

C(w, y) = h−1(y)C(w, 1)

dove C(w, 1) e la funzione di costo unitario dell’impresa.

Dimostrazione:

C(w, y) = min{w′x|f(x) ≥ y}= min{w′x|h[g(x)] ≥ y}= min{w′x|g(x) ≥ h−1(y)}.

Moltiplicando e dividendo per h−1(y) si ha

C(w, y) = min

{h−1(y)w′x

1

h−1(y)

∣∣∣∣ g(x)

h−1(y)≥ 1

}.

Ponendo z =x

h−1ysi ottiene

C(w, y) = min{h−1(y)w′z|g(z) ≥ 1}= h−1(y) min{w′z|g(z) ≥ 1}= h−1(y)C(w, 1)

——————————

8. Teorema di Samuelson-Shephard: se la funzione di produzione e omogenea di grado k risulta

C(w, y) = y1/kC(w, 1), (30)

dove k > 0 e l’elasticita di scala. Questo teorema rappresenta un caso particolare del Teoremadi Diewert-Shephard.

Dimostrazione:

Imponendo t = y, dalla (20) risulta

f(y · x) = ykf(x)

f(y−1/kx) = y−1f(x).

Sostituendo nella funzione di costo si ottiene

C(w, y) = min{w′x|f(x) ≥ y}= min{w′x|y−1f(x) ≥ 1}= min{y1/ky−1/kw′x|f(y−1/kx) ≥ 1}.

Ponendo z = y−1/kx si ha

C(w, y) = min{y1/kw′z|f(z) ≥ 1}= y1/k min{w′z|f(z) ≥ 1}= y1/kC(w, 1).

——————————

16

2.2 Minimizzazione dei costi

Sotto l’ipotesi che il mercato sia concorrenziale, cioe composto da imprese price taker e nel qualequantita prodotte e prezzi siano dati, il ricavo totale si configura come una quantita esogena. Inquesto contesto l’impresa massimizza il profitto risolvendo il seguente problema di minimo vincolato:{

min C(w, y) = w′xsub f(x) = y0,

(31)

dove C(w, y) e la funzione di costo dell’impresa, f(x) e la funzione di produzione dell’impresa e y0 eun dato livello di output che l’impresa e tenuta a produrre.

La soluzione del sistema e ottenuta attraverso il Lagrangiano

L(x, λ) = w′x− λ[f(x)− y0] (32)

che, derivato rispetto a λ e al vettore x, ritorna il seguente sistema di n + 1 equazioni con n + 1incognite (λ,x) {

y0 − f(x) = 0 (1 equazione)w − λf = 0 (n equazioni).

(33)

2.2.1 Costi marginali e costi medi

Le soluzioni del sistema (31) sono

(a) la domanda condizionale di fattori produttivi (o domanda hicksiana)

x0 = x0(w, y0) (34)

che corrisponde ad un vettore in cui ciascuna componente costituisce una funzione dipendenteda tutti gli input e dal livello prefissato di produzione (ciascuna domanda e percio condizionatadal fatto che che y = y0);

(b) il moltiplicatore di Lagrange e pari a

λ∗ = λ∗(w, y0) =1

kC(w, y0) = C′(w, y0), (35)

dove le espressioni C(w, y0) e C′(w, y0) indicano rispettivamente il costo medio ed il costomarginale condizionali al fatto che la produzione e stata fissata sul livello y = y0. Questarelazione fissa inoltre la relazione che intercorre tra questi due tipi di funzione di costo.

Dimostrazione:

1. λ∗ = C′(w, y):Si consideri la funzione di costo calcolata in corrispondenza della soluzione x = x0 e la si derivi rispetto allaproduzione. Tale derivata equivale a

C′(w, y) =∂ C(w, y)

∂y

=∂w′x0

∂y

=∂w′x0

∂y− λ(w, y)[f(x0)− y],

dove f(x0)− y = 0 per definizione, quindi si puo scrivere

∂ C(w, y)

∂y= w′

∂ x0

∂y−{∂λ(w, y)

∂y[f(x0)− y] + λ(w, y)

[∂f(x0)

∂y− 1

]}= w′

∂ x0

∂y−{∂λ(w, y)

∂y[f(x0)− y] + λ(w, y)

∂f(x0)

∂x0

∂x0

∂y− λ(w, y)

}= w′

∂ x0

∂y−{∂λ(w, y)

∂y[f(x0)− y] + λ(w, y)f ′

∂x0

∂y− λ(w, y)

}= [w′ − λ(w, y)f ′]

∂ x0

∂y−{∂λ(w, y)

∂y[f(x0)− y]− λ(w, y)

}.

17

Poiche [f(x0) − y] = 0 (vincolo sulla funzione di produzione) e [w′ − λ(w, y)f ′] = 0 (condizione del primoordine sul Lagrangiano), e chiaro che risulta

λ∗(w, y) = C′(w, y).

2. λ∗ =1

kC(w, y):

Si consideri il sistema di n equazioni di cui alla seconda espressione in (33) e si moltiplichino entrambi i membriper x′. Il risultato che si ottiene e

w′x = λf ′x

λ∗ = (f ′x)−1w′x,

dove C(w, y) = w′x e il costo totale dell’impresa, mentre f ′x rappresenta la somma dei costi dei fattori produttiviponderata per il contributo che ciascun fattore produttivo da alla produzione.

Applicando l’equazione di Eulero si ottiene f ′x = kf(x) quindi, risulta

λ∗ =C(w, y)

ky.

Poiche il costo medio e definito come C(w, y) =C(w, y)

y, allora risulta

λ∗ =1

kC(w, y).

——————————

Il parametro k relativo all’elasticita di scala e decisivo per stabilire il rapporto tra costo medio ecosto marginale, infatti

- se k = 1 (rendimenti di scala costanti) risulta C(w, y0) = C′(w, y0),

- se k > 1 (rendimenti di scala crescenti) risulta C(w, y0) > C′(w, y0),

- se 0 < k < 1 (rendimenti di scala decrescenti) risulta C(w, y0) < C′(w, y0).

Questa caratteristica delle funzioni di costo e determinabile anche utilizzando le definizioni anali-tiche di costo medio e costo marginale, infatti

∂C(w, y)

∂y=

∂C(w, y)/y

∂y

=1

y2

[∂C(w, y)

∂yy − C(w, y)

]=

1

y

[∂C(w, y)

∂y− C(w, y)

y

]=

1

y[C′(w, y)− C(w, y)].

Da questo risultato emerge che

- se C(w, y0) = C′(w, y0) i rendimenti di scala sono costanti quando la curva del costo medio eorizzontale,

- se C(w, y0) > C′(w, y0) i rendimenti di scala crescenti quando la curva del costo medio edecrescente,

- se C(w, y0) < C′(w, y0) i rendimenti di scala decrescenti) quando la la curva del costo medio ecrescente.

18

Si noti che gli schemi neoclassici con le curve di costo a “U” oppure quelli con le c.d. “curve a catino”rispettano in pieno tutte queste condizioni.

Il problema di cui alla (31) non e sempre risolvibile con il metodo illustrato poc’anzi. Possonopertanto verificarsi alcune situazioni particolari come

• la funzione di produzione non e differenziabile (presenza di cuspidi o punti angolosi nella mappadegli isoquanti);

• alcuni fattori produttivi possono essere esclusi dal processo produttivo, quindi risulta xi = 0 peralmeno un i ∈ [1, n]. In questo caso dalla (33) si hanno le c.d. soluzioni d’angolo e risulta

w − λf ≥ 0 ⇒ p(y)f ≤ w,

cioe esiste almeno un input per il quale la produttivita marginale in valore e inferiore al costodell’input stesso. Questo risultato deriva direttamente dall’ipotesi di mercato concorrenziale nelquale vale l’uguaglianza λ = C′(w, y) = p(y).

2.2.2 Lemma di Shephard

Il lemma di Shephard costituisce un importante risultato in quanto afferma che la domanda condizio-nale del fattore produttivo i-esimo e data dalla quantita ottimale dello stesso, cioe quella quantita cherende minimo il costo per l’impresa.

Sia x∗i = x∗i (w, y) la domanda condizionale dell’i-esimo input, se la funzione di costo e differenzia-bile rispetto agli elementi del vettore w, allora risulta:

x∗i =∂ C(w, y)

∂wi. (36)

In pratica, il Lemma di Shephard afferma che la variazione di prezzo di un fattore produttivo comportauna variazione del costo totale (minimo) dell’impresa pari alla domanda/utilizzo del fattore stesso.

Dimostrazione:

Scrivendo la funzione di costo come C(w, y) = w′x0, dove x0 = x0(w, y) e la stessa definita dall’equazione (34), laderivata rispetto all’i-esimo input e

∂ C(w, y)

∂wi=

[∂w

∂wi

]′x0 + w′

∂x0

∂wi

= x0i + w′∂x0

∂wi.

Dall’equazione (33) risulta w − λf = 0 quindi, sostituendo, si ottiene

∂ C(w, y)

∂wi= x0i + λf ′

∂x0

∂wi

= x0i +

[∂f(x)

∂x0

]′∂x0

∂wi

= x0i + λ∂y

∂wi

Poiche la quantita y e data, la derivata della funzione di produzione rispetto all’i-esimo input e nulla per definizione,quindi si ottiene li Lemma di Shephard

xi =∂ C(w, y)

∂wi.

——————————

Dal Lemma di Shephard deriva la proprieta secondo la quale la funzione di domanda condizionaledi fattori produttivi e omogenea di grado zero.

Dimostrazione:

Se la funzione di costo ha la proprieta di essere linearmente omogenea nei fattori produttivi, allora la sua derivata rispettoad essi deve essere omogenea di grado zero.

——————————

19

2.2.3 Equilibrio dell’impresa rispetto alla produzione

Riprendendo la seconda equazione di cui alla (25) si ha

Π(y) = p(y) · y − C(w, y),

cioe una funzione nel livello di output y da massimizzare. L’equilibrio dell’impresa e percio ottenutocon la classica uguaglianza tra ricavo marginale e costo marginale che scaturisce dall’applicazione dellacondizione del primo ordine, infatti

∂Π(y)

∂y= 0 ⇒ ∂p(y) · y

∂y=∂ C(w, y)

∂y⇒ R′(y) = C′(w, y).

Il ricavo marginale R′(y) e una funzione del livello di produzione y che corrisponde alla derivata delricavo totale rispetto alla variabile y. Essa ha le seguenti proprieta:

1. Il ricavo marginale non puo essere negativo, altrimenti l’impresa avrebbe ricavi totali decrescentiall’aumentare della quantita prodotta; il ricavo marginale e nullo in corrispondenza del punto dimassimo del ricavo totale.

Dimostrazione:

Intuitivamente si pensi al caso in cui l’impresa abbia solo costi fissi (che non dipendono percio dalla quantitaprodotta y), quindi il costo marginale e nullo: in questo caso l’impresa massimizzerebbe il proprio profitto incorrispondenza del livello di output per il quale il ricavo marginale e anch’esso nullo, cioe nel punto di massimodella curva del ricavo totale.

——————————

2. Il ricavo marginale e in relazione con l’elasticita della domanda al prezzo ε(y, p), cioe

R′(y) =

[1 +

1

ε(y, p)

]p(y). (37)

Poiche il ricavo marginale non puo essere negativo, questa relazione vale quando la domanda eelastica, cioe ε(y, p) ≤ −1. Ad una domanda rigida ε(y, p) ∈ (−1, 0] corrisponde percio un ricavomarginale negativo, pertanto non ammissibile.

Dimostrazione:

R′(y) =∂p(y) · y∂y

=∂p(y)

∂yy + p(y)

=

[∂p(y)

∂y

y

p(y)+ 1

]p(y)

=

[1 +

1

ε(y, p)

]p(y).

——————————

Quando l’impresa e in equilibrio, l’inversa della (37) definisce il mark up, cioe un moltiplicatoreche indica di quanto la singola impresa riesce a ricaricare il prezzo rispetto ai costi marginali.Analiticamente si ha percio

p(y) =

[1 +

1

ε(y, p)

]−1C′(w, y) =

[ε(y, p)

ε(y, p) + 1

]C′(w, y)

con ε(y, p) ≤ −1.

20

3. Il ricavo marginale e sempre non superiore al ricavo medio (prezzo).

Dimostrazione:

Poiche ε(y, p) ∈ (−∞,−1], dalla (37) segue immediatamente che

R′(y) ≤ p(y),

dove l’uguaglianza stretta vale nel caso della concorrenza perfetta, cioe quando ε(y, p)→ −∞.

——————————

4. Se il prezzo p e esogeno (costante), cioe non non dipende dal livello di produzione y, il ricavomarginale e

R′(y) =∂p · y∂y

= p, (38)

quindi e sempre uguale al ricavo medio. In questo caso l’impresa opera in un mercato diconcorrenza perfetta e non ha potere di mercato (price taker).

Affinche si possa applicare l’uguaglianza tra ricavi marginali e costi marginali, e necessario che lafunzione di profitto abbia i seguenti requisiti:

(a) deve essere differenziabile, quindi le funzioni di produzione e di costo devono essere differenziabilirispetto alla variabile y;

(b) deve avere il proprio massimo per y∗ ∈ R+, altrimenti i ricavi totali sarebbero negativi;

(c) affinche abbia un punto di massimo, la funzione di profitto deve essere concava in y, cioe

∂2Π(y)

∂y2< 0.

In concorrenza perfetta questa relazione implica che

- la funzione di costo deve essere convessa in y, infatti

∂2Π(y)

∂y2< 0

∂2p · y∂y2

− ∂2C(w, y)

∂y2< 0

−∂ C′(w, y)

∂y< 0

∂ C′(w, y)

∂y> 0;

- l’equilibrio dell’impresa e possibile solo nel tratto crescente dei costi marginali;

- poiche C′(w, y) = 1k C(w, y), allora l’equilibrio dell’impresa puo avvenire solo se i rendimenti

di scala sono decrescenti;

- il profitto massimo deve essere positivo, cioe

• se p ≥ C′(w, y∗) l’impresa produce y = y∗,

• se p < C′(w, y∗) l’impresa non produce (y = 0);

21

- La quantita prodotta che massimizza il profitto e data da y = y∗ la quale garantisce cheR′(y∗) = C′(w, y∗) sia verificata; naturalmente per un mercato perfettamente concorrenzialevale la relazione p = C′(w, y∗). In particolare, la quantita di equilibrio si configura comela quantita offerta dall’impresa (i costi marginali quindi si configurano come la funzioneinversa di offerta) che dipende dal livello del prezzo e dal costo dei fattori produttivi, quindi

y∗ = ys(p,w).

L’analogia con l’equazione (1) e percio evidente;

- derivando la condizione di equilibrio rispetto al prezzo si ottiene

∂p

∂p=

∂ C′(w, y∗)

∂p

1 =∂ C′(w, y∗)

∂y∗∂y∗

∂p

∂y∗

∂p=

[∂ C′(w, y∗)

∂ys(p,w)

]−1> 0.

La curva di offerta dell’impresa e percio crescente rispetto al prezzo.

2.2.4 Equilibrio dell’impresa rispetto ai fattori produttivi

Concentrando l’attenzione sugli input, la funzione di profitto puo essere scritta come segue

Π(x) = p · f(x)−w′x,

dove la quantita prodotta dipende dalla quantita impiegata di fattori produttivi, mentre il prezzo e undato, quindi implicitamente si fa riferimento ad un mercato perfettamente concorrenziale. In questocontesto la funzione di produzione f(x) e nota, mentre la funzione di costo non lo e.

L’equilibrio dell’impresa e ottenuto come segue

∂Π(x)

∂x= 0

p∂f(x)

∂x− ∂w′x

∂x= 0

p · f −w = 0

pf = w. (39)

Esso e fornito dall’uguaglianza tra produttivita marginale in valore e costo dei fattori produttivi.In particolare

- se fi > wi/p l’impresa aumenta l’utilizzo del fattore produttivo i-esimo perche il suo contributoalla produzione supera il suo costo reale,

- se fi < wi/p l’impresa diminuisce l’utilizzo del fattore produttivo i-esimo perche il suo contributoalla produzione e inferiore al suo costo reale.

Legge di esaustione del prodotto: si consideri l’equazione di Eulero (equazione (22)) sostituendoal vettore f il vettore w/p, quindi

f ′x = k · y ⇒ w′x = k · p · y;

se k = 1 tutta la produzione viene utilizzata per remuneare i fattori produttivi. Si tenga presente che.nel mercato di concorrenza perfetta, per k < 1 entrano nuove imprese sul mercato attirate dal fatto

22

che i ricavi sono maggiori dei costi), mentre lo scenario k > 1 non puo essere applicato.

La soluzione per il vettore degli input che massimizza il profitto e data da

x∗ = x(w, y∗), (40)

che corrisponde alla domanda non condizionale di fattori produttivi (o domanda marshalliana),ottenuta in corrispondenza del livello di produzione ottimale y = y∗(w, p).

Calcolando la derivata della domanda marshalliana dell’input i-esimo rispetto al prezzo del fattoreproduttivo j-esimo, applicando il Lemma di Shephard si ottiene

∂x∗i (w, y∗)

∂wj=∂xi(w, y

∗)

∂wj+∂xi(w, y

∗)

∂y∗∂y∗

∂wj= Cij +

Ciy∗Cjy∗

Cy∗y∗, (41)

dove il rapporto a sinistra del segno di uguaglianza misura l’effetto totale sulla domanda di unavariazione di prezzo di un input, mentre i due addendi misurano rispettivamente

- l’effetto di sostituzione tra l’input i-esimo e l’input j-esimo e dato da

∂xi(w, y∗)

∂wj=∂2C(w, y∗)

∂wi∂wj= Cij (42)

- l’effetto output e dato da

∂xi(w, y∗)

∂y∗∂y∗

∂wj=

∂2C(w, y∗)

∂wi∂y∗∂y∗

∂wj

∂2C(w, y∗)

∂2C(w, y∗)

∂y∗

∂y∗

=∂2C(w, y∗)

∂wi∂y∗∂2C(w, y∗)

∂wj∂y∗∂y∗2

∂2C(w, y∗)

=Ciy∗Cjy∗

Cy∗y∗. (43)

Le equazioni (41), (42) e (43) evidenziano che, presi due generici input xi ed xj , l’effetto di sostitu-zione, l’effetto output e l’effetto totale sono tutti simmetrici.

L’elasticita della domanda dell’input xi rispetto al prezzo dell’input xj e invece pari a

ε(xi, wj) = SjCijCiCj

C(w, y) = Sjσij , (44)

dove, per il Lemma di Shephard Ci = xi e Cj = xj , Sj =wjxj

C(w, y)e la factor share del j-esimo

fattore produttivo, mentre σij e l’elasticita di sostituzione tra gli input i e j.

Dimostrazione:

ε(xi, wj) =∂xi∂wj

wjxi

=∂2C(w, y)

∂wi∂wj

wjxi

xjxj

C(w, y)

C(w, y)

=∂2C(w, y)

∂wi∂wj

wjxjC(w, y)

C(w, y)

xixj

= SjCijxixj

w′x

23

Dato che per la simmetria dell’effetto totale vale

∂xj∂wi

=∂xi∂wj

⇒ ∂2C(w, y)

∂wi∂wj=∂xi∂fj

⇒ ∂2C(w, y)

∂wi∂wj=∂xi∂xj∂2y

⇒ ∂2C(w, y)

∂wi∂wj= γij (inversa matrice Hessiana),

allora risulta

= Sjγijxixj

w′x

= Sjσij

——————————

2.2.5 Funzione di profitto

Una volta determinate la quantita ottimale di output (offerta) y∗ = ys(w, p) e la quantita (domanda)ottima di fattori produttivi x∗ = xd(w, p), e possibile sostituirle all’interno della (25) ottenendo perciola seguente funzione di profitto

Π∗(w, p) = p · y∗ −w′x∗ (45)

che dipende dal vettore dei prezzi w, ma soprattutto dal livello (esogeno) del prezzo p.

Lemma di Hotelling: il valore ottimale per il livello di output e ottenuto derivando la funzione dimassimo profitto rispetto al prezzo, mentre il valore ottimale per la domanda di input e dato dalladerivata della funzione di massimo profitto rispetto al prezzo dei fattori produttivi. In formule

∂Π(w, p)

∂p= y∗

∂Π(w, p)

∂wi= −x∗i

(46)

Dimostrazione:

Derivata della funzione di profitto rispetto al prezzo:

∂Π(w, p)

∂p=

∂p · f(x)

∂p−w′

∂x

∂p

= f(x) + p∂f(x)

∂x

∂x

∂p−w′

∂x

∂p

= y∗ + pf ′∂x

∂p−w′

∂x

∂p

= y∗ + [pf ′ −w′]∂x

∂p

Applicando la condizione del primo ordine (39) si ottiene percio

∂Π(w, p)

∂p= y∗.

Derivata della funzione di profitto rispetto all’i-esimo fattore produttivo:

∂Π(w, p)

∂wi= p

∂f(x)

∂wi− ∂w′x

∂wi

= p∂f(x)

∂x

∂x

∂wi−[(

∂w

∂wi

)′x + w′

∂x

∂wi

]= [pf ′ −w′]

∂x

∂wi− xi.

Applicando la condizione del primo ordine (39) si ottiene percio

∂Π(w, p)

∂wi= −x∗i .

——————————

24

Dal Lemma di Hotelling derivano alcune proprieta della funzione di profitto:

1. la funzione di profitto deve essere differenziabile in p e wi per ∀ i;

2. il profitto e una funzione non decrescente rispetto al prezzo perche la quantita prodotta/offertanon diminuisce;

3. il profitto e una funzione non crescente rispetto al prezzo dell’i-esimo input perche la quantitadomandata dello stesso non puo aumentare se il suo costo aumenta;

4. la funzione di profitto e linearmente omogenea nei prezzi (w, p), infatti

Π(t ·w, t · p) = t · p · y∗ − t ·w′x∗ = t · p · y∗ −w′x∗ = p ·Π(w, p);

5. la funzione di profitto e convessa nei prezzi dei fattori produttivi, infatti

∂2Π(w, p)

∂w2i

= −∂x∗i

∂wi.

Da questo risultato emerge anche che la matrice delle derivate seconde della funzione di profittocoincide con la matrice delle derivate della domanda di input rispetto ai prezzi degli input stessi.

2.3 Dualita

Data una tecnologia rappresentata dalla funzione di produzione f(x), l’impresa ha l’obiettivo di mi-nimizzare la sua funzione di costo, quindi deve risolvere il problema di programmazione matematicadi cui alla (31).

Il principio di dualita afferma che e possibile che il processo di cui alla (31) puo essere “invertito”attraverso il problema {

max f(x) = y0sub C(w, y) = w′x,

(47)

nel quale si effettua la ricerca del massimo di f(x) sotto il vincolo costituito dalla funzione di costo.Cio significa che l’informazione contenuta nella funzione di costo e la stessa che si trova all’internodella funzione di produzione e viceversa.

In termini analitici e percio possibile, sotto opportune condizioni di regolarita10 derivare un’unicafunzione di produzione che genera una funzione di costo. Sotto le stesse condizioni e possibile anchel’operazione inversa.

Nel prossimo capitolo si mostrera che alcuni tipi di funzioni di produzione sono auto-duali, cioesottointendono una funzione di costo con la loro stessa forma funzionale.

3 Forme funzionali

La scelta di un’opportuna forma funzionale per la funzione di produzione o per la funzione di costocostituisce un elemento fondamentale per qualsiasi modello di microeconomia. In estrema sintesi,tali forme funzionali dovrebbero avere due caratteristiche: da un lato, esse dovrebbero essere definitein modo tale da possedere le proprieta discusse nelle precedenti sezioni (omogeneita, omoteticita,convessita/concavita ecc.). Dall’altro, la loro forma analitica dovrebbe permettere lo svolgimento dianalisi empiriche e/o l’utilizzo di tecniche statistico-econometriche.

In microeconomia, le forme funzionali vengono generalmente suddivise in due macro categorie,ovvero le forme funzionali rigide e le forme funzionali flessibili. Il criterio distintivo e l’elasticitadi sostituzione tra le variabili che ne costituiscono il dominio: se per qualsiasi coppia (xi, xj), coni 6= j, l’elasticita di sostituzione non varia, allora si parla di rigidita. Nel caso contrario, ovvero diun’elasticita che dipende da i e j, si parla di flessibilita.

10Le condizioni di regolarita per f(x) sono quelle enunciate nel paragrafo 1.2.

25

3.1 Forme funzionali rigide

Oggetto dei prossimi sottoparagrafi sono la forma funzionale di tipo Cobb-Douglas e di tipo CES,due espressioni caratterizzate dal fatto che l’elasticita di sostituzione tra due generici input xi e xj ecostante per ∀ i 6= j.

3.1.1 Cobb-Douglas

Dato un vettore x ∈ Rn+, la funzione di tipo Cobb-Douglas e data dall’espressione

y = A

n∏i=1

xαii , (48)

dove A > 0 e una costante moltiplicativa, mentre i coefficienti αi ≥ 0 sono detti coefficienti tecnici.La funzione di tipo Cobb-Douglas gode delle seguenti proprieta:

1. funzione omogenea di grado k =

n∑i=1

αi, cioe

y(t · x) = tky(x). (49)

Dimostrazione:

y(t · x) = A

n∏i=1

(t · xi)αi

= t∑ni=1 αiA

n∏i=1

xαii

= tky(x)

——————————

In riferimento all’equazione (21), il parametro k indica l’elasticita di scala, quindi

- se k =

n∑i=1

αi = 1 i rendimenti di scala sono costanti,

- se k =n∑i=1

αi > 1 i rendimenti di scala sono crescenti,

- se k =

n∑i=1

αi < 1 i rendimenti di scala sono decrescenti;

2. funzione non decrescente nelle variabili xj ;

Dimostrazione:

Derivando la Cobb-Douglas rispetto alla variabile xj si ottiene

∂y

∂xj= αjx

αj−1

j A

n∏i=1,i 6=j

xαii =αjxjA

n∏i=1

xαii =αjxjy ≥ 0

——————————

3. funzione concava rispetto alle variabili xj se e solo se 0 ≤ αj ≤ 1;

26

Dimostrazione:

Il generico elemento posto lungo la diagonale della matrice Hessiana derivata rispetto alla j-esima variabile e

∂2y

∂x2j= αj

[− 1

x2jy +

αjx2jy

]= αj

αj − 1

x2jy.

A questo punto e evidente che la concavita dipende strettamente dalla condizione 0 ≤ αj ≤ 1 per la quale risulta(αj−1) ≤ 0 per ∀ j: in questo caso, la matrice Hessiana risulta (almeno) semidefinita negativa, quindi la funzionedi costo di tipo Cobb-Douglas e concava.

——————————

4. l’elasticita di sostituzione e costante pari a σ = 1 per qualsiasi coppia di variabili (xi, xj);

Dimostrazione:

Nella Cobb-Douglas il SMST e dato dalla seguente espressione

SMST(xi, xj) = −αiαj

xjxi,

quindi risultaxjxi

= −αjαi

SMST(xi, xj).

Passando al logaritmo si ha

lnxjxi

= lnαjαi

+ ln |SMST|(xi, xj).

L’elasticita di sostituzione vale percio

σij =∂ ln(xj/xi)

∂ ln |SMST|(xi, xj)= 1

per ogni i, j.

——————————

5. il sentiero (o linea) di espansione dell’impresa e una retta passante per l’origine;

Dimostrazione:

Poiche la condizione di equilibrio per ciascuna coppia di input xi e xj e

|SMST(xi, xj)| =pipj,

dove pi e pj sono rispettivamente i prezzi dei fattori produttivi stessi, allora risulta

αiαj

xjxi

=pipj

xj =αjαi

pipjxi

xj = c xi

——————————

6. funzione auto-duale: per un’impresa che cerca la combinazione ottimale degli input in modo daminimizzare il costo totale sotto il vincolo di una funzione di produzione di tipo Cobb-Douglas,risulta che anche la sua funzione di costo e una Cobb-Douglas;

27

Dimostrazione:

Si consideri il problema min C(w, y) = w′x

sub y = A

n∏i=1

xαii

per il quale il Lagrangiano vale

L(x, λ) = w′x− λ

(A

n∏i=1

xαii − y

).

Dalle condizioni del primo ordine che scaturiscono derivando la funzione L(x, λ) rispetto a ciascun input xi siottiene

∂L(x, λ)

∂xi= wi − λ

(αixiA

n∏i=1

xαii

)dalla quale e possibile calcolare agevolmente il valore del rapporto tra i prezzi di due generici input xi e xj datada

wjwi

=αjxiαixj

da cui derivaxi =

αiwi

wjαjxj .

Sostituendo all’interno della funzione di produzione si ha

y = A

n∏i=1

(αiwi

wjαjxj

)αi= Axkj

(wjαj

)k n∏i=1

(αiwi

)αi.

Esplicitando per xj si ottiene la domanda condizionale del fattore produttivo j-esimo data da

xj = y1/kαjwjA−1/k

n∏i=1

(wiαi

)αi/k.

Sostituendo questa l’espressione per xj nella funzione obiettivo, si determina una funzione di costo di tipo Cobb-Douglas, infatti

C(w, y) =

n∑i=1

wixi

=

n∑i=1

wiαiwi

wjαjxj

=

n∑i=1

αiαjwjy1/k

wjαjA−1/k

n∏i=1

(wiαi

)αi/k= k · y1/kA−1/k

n∏i=1

(wiαi

)αi/k

Ponendo B = k ·A−1/kn∏i=1

α−αi/ki , risulta

C(w, y) = y1/kB

n∏i=1

wαi/ki .

——————————

7. dall’auto-dualita della funzione di tipo Cobb-Douglas derivano i seguenti scenari in termini difunzioni di costo e di rendimenti di scala: dato che la funzione di costo puo essere scomposta nelprodotto

C(w, y) = Γ(w)y1/k,

28

dove Γ(w) = Bn∏i=1

wαi/ki e funzione esclusiva del vettore w, allora risulta che le funzioni

C(w, y) =

y1/kΓ(w)

y= Γ(w)y

1−kk

C′(w, y) =∂y1/kΓ(w)

∂y=

1

kΓ(w)y

1−kk

(50)

sono anch’esse di tipo Cobb-Douglas. Si noti che i risultati ottenuti sono conformi alla relazione(35). Poiche il parametro k indica il tipo di rendimenti di scala, in caso di rendimenti costanti(k = 1) le due curve sono costanti e coincidono, cioe vale C(w, y) = C(w, y) = Γ(w); gli scenarialternativi sono rappresentati in Figura 3;

Figura 3: Funzione Cobb-Douglas e rendimenti di scala

(a) Rendimenti di scala crescenti (k > 1) (b) Rendimenti di scala decrescenti(0 < k < 1

2

)

y

C′(w, y)

C(w, y)

y

C′(w, y) C(w, y)

(c) Rendimenti di scala decrescenti(k = 1

2

)(d) Rendimenti di scala decrescenti

(12 < k < 1

)

y

C′(w, y)

C(w, y)

y

C′(w, y)

C(w, y)

8. funzione lineare nei logaritmi, cioe vale

ln y = lnA+n∑i=1

αi lnxi. (51)

Questa formulazione rende la Cobb-Douglas adatta ad analisi econometriche basate sul modellolineare classico di regressione (OLS) poiche e riconducibile alla forma

y = A+ αix1 + α2x2 + . . .+ αnxn + ε

per la quale e sufficiente soltanto assumere la validita delle ipotesi classiche sul termine dierrore ε. In quest’ambito, possono essere ottenute stime consistenti per i coefficienti tecnici αi e

29

testarne successivamente la loro positivita/azzeramento. Infine e altresı testabile la presenza direndimenti costanti di scala imponendo l’ipotesi nulla

H0 :n∑i=1

αi = 1.

3.1.2 Elasticita di sostituzione costante (CES)

Dato il vettore x ∈ R+ e lo scalare y relativo all’output d’impresa, la funzione di tipo ConstantElasticity of Substitution, o semplicemente CES, e data dall’espressione

y = A

[n∑i=1

βixρi

]k/ρ, (52)

dove dove A e una costante moltiplicativa, ρ ∈ (−∞, 0) ∪ (0, 1] e il parametro relativo all’elasticita disostituzione, k e l’elasticita di scala ed i coefficienti tecnici βi ≥ 0 rispettano la condizione

n∑i=1

βi = 1.

La funzione di tipo CES gode delle seguenti proprieta:

1. funzione omogenea di grado k, cioe

y(t · x) = tky(x); (53)

Dimostrazione:

y(t · x) = A

[n∑i=1

βi(t · xi)ρ]k/ρ

= A

[tρ

n∑i=1

βixρi

]k/ρ

= tkA

[n∑i=1

βixρi

]k/ρ= tky(x)

——————————

Per quanto riguarda i rendimenti di scala valgono esattamente gli stessi discorsi fatti per laCobb-Douglas a pag. 26;

2. funzione non decrescente nelle variabili xj ;

Dimostrazione:

Derivando la Cobb-Douglas rispetto alla variabile xj si ottiene

∂y

∂xj= A

k

ρ

[n∑i=1

βixρi

] kρ−1

ρβjxρ−1j = k · βjxρ−1

j y

[n∑i=1

βixρi

]−1

≥ 0

——————————

30

3. funzione concava rispetto alla j-esima variabile;

Dimostrazione:

Dopo un po’ di algebra, il generico elemento posto lungo la diagonale della matrice Hessiana derivata rispetto allaj-esima variabile e

∂2y

∂xj= k ·Aβjxρ−2

[n∑i=1

βixρi

] kρ−1{

ρ− 1 + (k − ρ)βjxρj

[n∑i=1

βixρi

]−1}.

Il segno del fattore tra parentesi graffe determina il segno della derivata, quindi deve risultare

βjxρj

n∑i=1

βixρi

≤ 1− ρk − ρ ,

dove il rapporto alla sinistra del segno di disuguaglianza ha valore compresso nell’intervallo [0, 1]. La discussionepercio dipende dal valore dell’elasticita di scala, infatti

- se i rendimenti di scala non sono crescenti (k ≤ 1) risulta1− ρk − ρ ≥ 1, quindi la disuguaglianza e sempre

verificata e la y(x) e concava,

- se i rendimenti di scala sono crescenti (k > 1), risulta 0 <1− ρk − ρ < 1, quindi risolvere la disuguaglianza

analiticamente diventa piuttosto difficile. Tuttavia, dal punto di vista numerico si puo affermare che essarisulta verificata quando k → 1+ e/o ρ→ −∞.

——————————

4. l’elasticita di sostituzione e costante pari a σ =1

1− ρ per qualsiasi coppia di variabili (xi, xj);

Dimostrazione:

Nella CES il SMST e dato dalla seguente espressione

SMST(xi, xj) = − βiβj

(xixj

)ρ−1

quindi risulta

xjxi

= −(βjβi

) 11−ρ

SMST(xi, xj)1

1−ρ

Passando al logaritmo si ha

lnxjxi

=1

1− ρ lnβjβi

+1

1− ρ ln |SMST(xi, xj)|

L’elasticita di sostituzione vale percio

σij =∂ ln(xj/xi)

∂ ln |SMST(xi, xj)|=

1

1− ρ

per ogni i, j.

——————————

5. il sentiero (o linea) di espansione dell’impresa e una retta passante per l’origine;

31

Dimostrazione:

Data la condizione di equilibrio per ciascuna coppia di input xi e xj e

|SMST(xi, xj)| =pipj,

dove pi e pj sono rispettivamente i prezzi dei fattori produttivi, allora risulta

βiβj

(xjxi

)ρ−1

=pipj(

xjxi

)ρ−1

=βjβi

pipj

xρ−1j =

βjβi

pipjxiρ−1

xj =

(βiβj

pjpi

) 11−ρ

xi

xj = c xi

——————————

6. la Cobb-Douglas e un caso particolare della funzione di tipo CES: in particolare, risulta

limρ→0

A

[n∑i=1

βixρi

]k/ρ= A

n∏i=1

xαii , (54)

con αi = kβi.

Dimostrazione:

Quando il parametro ρ e nullo la funzione di tipo CES non e definita, ma esiste il suo limite che risulta essere lafunzione di tipo Cobb-Douglas, quindi11

limρ→0

A

[n∑i=1

βixρi

]k/ρ= lnA+ lim

ρ→0

k

ρln

[n∑i=1

βixρi

].

Applicando la regola di Hopital, si ottiene

lnA+ limρ→0

k

n∑i=1

βixρi lnxi

n∑i=1

βixρi

= lnA+ k

n∑i=1

βi lnxi

poiche xρi → 1, quindi

n∑i=1

βixρi → 1.

Questa espressione corrisponde al logaritmo di una Cobb-Douglas con parametri αi = kβi

(quindi

n∑i=1

αi = k

),

infatti

exp

{lnA+

n∑i=1

αi lnxi

}= A

n∏i=1

xαii

——————————

Dal punto di vista dell’elasticita di sostituzione e eviedente che, quando ρ → 0, risulta σ = 1che corrisponde all’elasticita di sostituzione calcolata attraverso la Cobb-Douglas;

11Questa proprieta della CES e ottenuta attuando lo stesso procedimento che in statistica descrittiva calcola la mediageometrica come limite della funzione della media potenziata di ordine r quando r → 0.

32

7. la tecnologia con proporzioni fisse (Leontief) e un caso particolare della funzione di tipo CES,cioe

limρ→−∞

A

[n∑i=1

βixρi

]k/ρ= A ·min{xki } (55)

Dimostrazione:

Ipotizzando che il j-esimo input sia quello utilizzato in quantita minima, analiticamente si ha xj = min{xi},quindi risulta xi/xj > 1 per ∀ i. Portando xj fuori dalle parentesi e calcolando il limite per ρ→ −∞, la soluzionee immediata, infatti

limρ→−∞

A · xkj

[n∑i=1

βi

(xixj

)ρ]k/ρ= limρ→−∞

A · xkjβk/ρj = A ·min{xki },

poichexixj→ 0 per ogni i 6= j e

k

ρ→ 0.

——————————

In sintesi, dalle proprieta 4.-5.-6. emerge che, nella CES, l’elasticita si sostituzione tra due inputxi e xj dipende dai valori a assunti dal parametro ρ, infatti

- se ρ→ −∞ ⇒ σ = 0 ⇒ xi e xj perfettamente complementari (Leontief),- se ρ < 0 ⇒ 0 < σ < 1 ⇒ xi e xj complementari,- se ρ→ 0 ⇒ σ = 1 ⇒ funzione Cobb-Douglas,- se 0 < ρ < 1 ⇒ σ > 1 ⇒ xi e xj sostituti,- se ρ = 1 ⇒ σ →∞ ⇒ xi e xj perfetti sostituti.

8. funzione auto-duale: per un’impresa che cerca la combinazione ottimale degli input in modo daminimizzare il costo totale sotto il vincolo di una funzione di produzione di tipo CES, risultache anche la sua funzione di costo e una CES;

Dimostrazione:

Si consideri il problema min C(w, y) = w′x

sub y = A

[n∑i=1

βixρi

]k/ρper il quale il Lagrangiano vale

L(x, λ) = w′x− λ

A[ n∑i=1

βixρi

]k/ρ− y

.

Dalle condizioni del primo ordine che scaturiscono derivando la funzione L(x, λ) rispetto a ciascun input xj siottiene

∂L(x, λ)

∂xj= wj − λ · k ·A

[n∑i=1

βixρi

] kρ−1

βjxρ−1j

dalla quale e possibile calcolare agevolmente il valore del rapporto tra i prezzi di due generici input xi e xj datada

wjwi

=βjβi

(xixj

)1−ρ

da cui deriva

xi =

(βiwi

wjβj

) 11−ρ

xj .

33

Sostituendo all’interno della funzione di produzione si ha

y = A

[n∑i=1

βi

(βiwi

wjβj

) ρ1−ρ

xρj

]k/ρ

= A

(wjβj

) k1−ρ

xkj

[n∑i=1

(βiw

−ρi

) 11−ρ

]k/ρ.

Esplicitando per xj si ottiene la domanda condizionale del fattore produttivo j-esimo data da

xj = y1/kA−1/k

(βjwj

) 11−ρ

[n∑i=1

(βiw

−ρi

) 11−ρ

]−k/ρ.

Sostituendo questa l’espressione per xj nella funzione obiettivo, si determina una funzione di costo di tipo CES,infatti

C(w, y) =

n∑i=1

wixi

=

n∑i=1

wi

(βiwi

wjβj

) 11−ρ

xj

=

n∑i=1

(βiw

−ρi

) 11−ρ

(wjβj

) 11−ρ

y1/kA−1/k

(βjwj

) 11−ρ

[n∑i=1

(βiw

−ρi

) 11−ρ

]−k/ρ

= y1/kA−1/kn∑i=1

(βiw

−ρi

) 11−ρ

[n∑i=1

(βiw

−ρi

) 11−ρ

]−k/ρ

= y1/kA−1/k

[n∑i=1

β1

1−ρi w

− ρ1−ρ

i

]− 1−ρρ

Ponendo B = A−1/k, σ =1

1− ρ , η = −ρσ e θi = βσi , risulta

C(w, y) = y1/kB

[n∑i=1

θiw−ηi

]− 1η

. (56)

——————————

9. anche nel caso della CES la funzione di costo puo essere scomposta come

C(w, y) = Γ(w)y1/k,

dove Γ(w) = B

[n∑i=1

θiw−ηi

]− 1η

e funzione esclusiva del vettore w.

Per quanto riguarda le curve di costo marginale e di costo medio valgono percio le stesseconsiderazioni fatte per la Cobb-Douglas.

3.2 Forme funzionali flessibili

Le forme funzionali flessibili impongono minori restrizioni rispetto alle forme funzionali rigide, quindipermettono la verifica di un maggior numero di ipotesi circa i loro parametri. Come gia anticipato,per quanto riguarda questo tipo di funzioni l’elasticita di sostituzione a non e costante per ciascunacoppia di variabili (xi, xj).

3.2.1 CES a piu stadi (cenni)

Proposta da Uzawa (1962), la funzione di tipo CES a piu stadi o annidata (nested CES) e una formafunzionale flessibile costruita su piu forme funzionali rigide. In particolare, l’idea e quella di costruire

34

una funzione di tipo CES utilizzando variabili che sono anch’esse costruite attraverso funzioni di tipoCES. Per semplicita, si ipotizzi che esista un regime “a 2 stadi” tali per cui risulta12

y = B

m∑j=1

αjcj(x)ρ0

k1/ρ0

cj(x) = A

[m∑i=1

βixρji

]k2/ρj,

(57)

dove le variabili cj(x) sono funzioni CES costruite sul vettore x, mentre ks con s = 1, 2 rappresentail valore dell’elasticita di scala nei diversi stadi. L’equazione (57) presuppone la separabilita informa debole cioe l’elasticita di sostituzione tra una qualsiasi coppia di elementi del vettore c(x) =[c1(x) c2(x) . . . cm(x)]′ e

σc =1

1− ρ0,

mentre l’elasticita di sostituzione tra una qualsiasi coppia di elementi del vettore x e

σx =1

1− ρj.

In pratica, attraverso le funzioni di tipo CES a piu stadi e possibile imporre un’elasticita di sosti-tuzione fissa per le variabili appartenenti ad ogni singolo stadio che pero sono diverse dalle elasticita disostituzione in altri stadi. E ovvio che, aumentando il numero di stadi, la numerosita dei diversi valoridi elasticita di sostituzione aumenta in ragione esponenziale. Per questo motivo, la CES annidataviene generalmente impiegata per 2 o al massimo 3 stadi, nonche per un numero esiguo di variabiliincluse nel vettore x (di solito n = 2 variabili).

Le proprieta della CES a piu stadi ricalcano sostanzialmente quelle della funzione di tipo CES elen-cate nella sezione 3.1.2, con le naturali complicazioni di tipo algebrico/computazionale che comportaun crescente livello di generalita della funzione; una caratteristica interessante e che l’omogeneita dellafunzione dipende dal numero degli stadi (S), infatti, applicando ad ogni stadio la proprieta di cui alla(53), risulta

y(t · x) = tKy(x), (58)

dove

K =

S∏s=1

ks.

Dimostrazione:

Questa dimostrazione si basa sulla proprieta di omogeneita delle funzioni di tipo CES; in relazione all’equazione (57) incui S = 2 si avrebbe percio che c(t · x) = tk2c(x), quindi

y(tk2 · x) = (tk2)k1y(x) = tk2·k1y(x).

Generalizzando per S > 2, si ottiene percio la (58).

——————————

Dalla (58) emerge inoltre che, se ks = 1 per ogni s = 1, 2, . . . , S, allora la funzione CES a piu stadi elinearmente omogenea (K = 1).

12Ovviamente e possibile generalizzare la funzione annidando piu di due funzioni di tipo CES.

35

3.2.2 Translogaritmica

La forma funzionale logaritmica trascendentale o translogaritmica, piu comunemente denominatatranslog risponde alla necessita di definire una forma funzionale piu generale e flessibile rispetto allefunzioni di tipo CES, ma nello stesso tempo rappresenta una valida approssimazione per le stesse.Essa percio si configura sostanzialmente come una formula di Taylor fino al secondo ordine per i loga-ritmi della variabile dipendente e delle variabili esplicative contenute all’interno del vettore x ed ecaratterizzata dal fatto che tutte le elasticita parziali di sostituzione possono assumere valori tra lorodifferenti. La sua forma analitica, formalizzata per la prima volta da Christiansen, Jorgenson e Lau(1971, 1973), e

y = A+ a′x +1

2b′xx′b, (59)

dove y = ln y, A = lnA e x = [lnx1 lnx2 . . . lnxn]′.Esplicitando con le sommatorie si ottiene percio

ln y = lnA+

n∑i=1

ai lnxi +1

2

n∑i=1

n∑j=1

bij lnxi lnxj , (60)

dove i coefficienti bij corrispondono all’elemento posto all’incrocio dell’i-esima riga e della j-esimacolonna della matrice simmetrica bb′ (quindi bij = bji per ogni i 6= j).

La funzione translog gode delle seguenti proprieta:

1. la Cobb-Douglas rappresenta il caso particolare della translog in cui bij = 0;

2. la funzione y(x) e omogenea di grado k solo sotto le condizioni

n∑i=1

ai = k e bi = 1′b =

n∑j=1

bij = 0, (61)

dove 1′ = [1 1 . . . 1] e il vettore-somma;

Dimostrazione:

ln y(t · x) = lnA+

n∑i=1

ai ln(t · xi) +1

2

n∑i=1

n∑j=1

bij ln(t · xi) ln(t · xj)

= lnA+

n∑i=1

ai[ln t+ lnxi] +1

2

n∑i=1

n∑j=1

bij [ln t+ lnxi][ln t+ lnxj ]

= lnA+

n∑i=1

ai[ln t+ lnxi] +1

2

n∑i=1

n∑j=1

bij [ln2 t+ ln t(lnxi + lnxj) + lnxi lnxj ]

= lnA+ ln t

n∑i=1

ai +

n∑i=1

ai lnxi +1

2

n∑i=1

n∑j=1

bij lnxi lnxj +1

2

{ln2 t

n∑i=1

bi + 2 ln tn∑i=1

bi lnxi

}

dove bi =

n∑j=1

bij . Sotto le condizioni (61) risulta

ln y(t · x) = lnA+ k ln t+

n∑i=1

ai lnxi +1

2

n∑i=1

n∑j=1

bij lnxi lnxj

quindi

y(t · x) = tkA

n∏i=1

xaii exp

{1

2

n∑i=1

n∑j=1

bij lnxi lnxj

}= tky(x)

——————————

36

3. il segno delle derivate dipende dai parametri, infatti il gradiente e

∂y

∂x= a + bb′x ⇒ ∂y

∂xi= ai +

n∑j=1

bij lnxj

e∂2y

∂x∂x′= bb′ ⇒ ∂2y

∂xi∂xj= bij ,

quindi, in pratica, bij rappresenta l’elemento della matrice Hessiana posto all’incrocio tra l’i-esima riga e la j-esima colonna. Affinche la funzione translog sia concava occorre che la matricebb′ sia almeno semidefinita negativa;

4. in alcuni testi di econometria come ad esempio Berndt (1991) oppure Takayama (1994), la formafunzionale translog viene presentata direttamente attraveso una funzione di costo del tipo

ln C(w, y) = lnA+n∑i=1

ai lnwi +1

2

n∑i=1

n∑j=1

bij lnwi lnwj + ay ln y +

+1

2ayy ln2 y +

n∑i=1

biy ln y lnwi (62)

da quale e possibile ricavare agevolmente due importanti proprieta:

• La factor share relativa al fattore produttivo i-esimo e lineare nei logaritmi di wi, quindi siha

Si = ai +

n∑i=1

bij lnwj + biy ln y, (63)

Dimostrazione:

Poiche la factor share per l’i-esimo input e

Si =wixi

C(w, y),

applicando il Lemma di Shephard risulta

Si =1

C(w, y)

∂ C(w, y)

∂wiwi.

Calcolando il differenziale di lnwi si ha

d lnwi =∂ lnwi∂wi

dwi =dwiwi

quindi il prezzo dell’i-esimo input e esprimibile come

wi =dwid lnwi

.

Sostituendo all’interno dell’equazione relativa alla factor share risulta

Si =wixi

C(w, y)

=1

C(w, y)

dwid lnwi

∂ C(w, y)

∂wi

=1

C(w, y)

∂ C(w, y)

d lnwi

=∂ ln C(w, y)

∂C(w, y)

∂ C(w, y)

d lnwi

≈ ∂ ln C(w, y)

∂ lnwi.

Nel caso dell’equazione (62) si ha quindi

37

Si =∂ ln C(w, y)

∂ lnwi= ai +

n∑i=1

bij lnwj + biy ln y

——————————

• l’elasticita di sostituzione varia a seconda della coppia delle variabili implicate, poiche vale

σij = 1 +bijSiSj

, (64)

dove Si e Sj sono rispettivamente la factor share relativa all’i-esima e alla j-esima variabile;

Dimostrazione:

Si consideri l’elasticita parziale di sostituzione calcolata in base alle funzioni di costo di cui alla (44), cioe

σij =Cij

CiCjC(w, y);

applicando il Lemma di Shephard rispetto alla variabile i-esima (per la j-esima vale esattamente la stessarelazione) si ha

Ci =∂ C(w, y)

∂wi= xi =

C(w, y)

wiSi.

Per la funzione Cij risulta

Cij =∂ Ci∂wj

=∂∂ C(w, y)

wiSi

∂wj

=∂ C(w, y)

∂wj

Siwi

+∂Si∂wj

C(w, y)

wi

Poiche dalla (63) risulta∂Si∂wj

=bijwj

, allora

Cij = xjSiwi

+bijwj

C(w, y)

wi

=C(w, y)

wiwj

[xjSiwi

wiwjC(w, y)

+ bij

]=

C(w, y)

wiwj[SiSj + bij ] .

L’elasticita di sostituzione vale percio

σij =Cij

CiCjC(w, y)

=C(w, y)

wiwj[SiSj + bij ]

C(w, y)

C(w, y)

wiSi

C(w, y)

wjSj

=SiSj + bijSiSj

= 1 +bijSiSj

——————————

5. funzione lineare nei logaritmi, quindi la translog puo essere comodamente utilizzata nell’ambitodi analisi econometriche basate sul modello lineare classico di regressione. Anche in questo, comeper la Cobb-Douglas, e sufficiente assumere la validita delle ipotesi classiche sul termine di erroredel modello. Inoltre e possibile condurre qualsivoglia test statistico sui parametri contenuti nelvettore a e/o nella matrice bb′.

38

3.2.3 Diewert

La forma funzionale Diewert e anch’essa flessibile in quanto l’elasticita di sostituzione non e la stessaper tutte le coppie di input. La sua forma analitica e

y =

[n∑i=1

n∑i=1

bij√xixj

]k(65)

dove k e l’elasticita di scala e vale sempre la simmetria bij = bji.La funzione di tipo Diewert gode delle seguenti proprieta:

1. funzione omogenea di grado k, cioe y(t · x) = tky(x);

Dimostrazione:

y(t · x) =

[n∑i=1

n∑i=1

bij√t · xi · t · xj

]k

= tk[n∑i=1

n∑i=1

bij√xixj

]k= tky(x)

——————————

2. utilizzando anche in questo caso la funzione di costo13

C(w, y) = y

n∑i=1

n∑i=1

bij√wiwj , (66)

dal Lemma di Shephard si ottiene la funzione della domanda condizionale del fattore i-esimo

xi = yn∑j=1

bij

√wjwi. (67)

Quando i = j il rapporto tra i prezzi degli input e pari a 1, quindi il coefficente bii e costantenell’espressione di xi.

3. l’elasticita di sostituzione e variabile a seconda della coppia di input sulla quale e calcolata ed eproporzionale al parametro bij ;

Dimostrazione:

Dato che Cij =∂xi∂wj

=y

2bij(wiwj)

−1/2, applicando il Lemma di Shephard si ottiene

σij =CijCiCj

C(w, y) =y · bij(wiwj)−1/2

2xixjC(w, y)

——————————

13Nell’equazione (66) il parametro relativo all’elasticita di scala e k = 1, scelta dettata da ragioni pratiche di semplicita eche non determina perdita di generalita. Anche per la Diewert vale la separabilita tale per cui risulta C(w, y) = Γ(w)y1/k,infatti

C(w, y) =

[y1/k

n∑i=1

n∑i=1

bij√wiwj

]k= y

[n∑i=1

n∑i=1

bij√wiwj

]k.

39

4. Quando bij = 0 per ∀ i 6= j si ottiene l’equazione della funzione di tipo Leontief dove latecnologia e caratterizzata da proporzioni fisse e nell’impiego degli input. Per questo motivo lafunzione Diewert e nota e anche col nome “Leontief generalizzata”. La funzione di costo di tipoLeontief e

C(w, y) = y

n∑i=1

biiwi (68)

La Leontief ha le seguenti caratteristiche:

• funzione omogenea di grado 1,

• la domanda condizionale del fattore i-esimo e costante pari a

xi =∂ C(w, y)

∂wi= aiy,

• l’elasticita di sostituzione e nulla per qualsiasi coppia di input (xi, xj), quindi tutti i fattoriproduttivi sono perfettamente complementari. Cio accade perche l’isoquanto di produzionemostra un punto angoloso.

Si considerino le equazioni (52) e (56) relative rispettivamente alla funzione di produzione equella di costo di tipo CES ottenute per l’auto-dualita; per semplificare la trattazione si pongak = 1, A = 1 e B = 1. Le equazioni sono percio

y =

[n∑i=1

βixρi

]1/ρe C(w, y) = y

[n∑i=1

β1

1−ρi x

− ρ1−ρ

i

]− 1−ρρ

Quando ρ→ −∞ si ottengono due risultati:

(a) dalla funzione di produzione si evince che y(x) = A ·min{xi},(b) la quantita −ρ

ρ→ 1, quindi la funzione di costo tende ad una funzione del tipo (68), infatti

si ha

C(w, y) = yn∑i=1

wi.

Si noti inoltre il caso opposto, cioe quando ρ→ 1. La funzione di produzione e lineare

y =n∑i=1

βixi,

mentre la funzione di costo diventa

C = min{wi}

Da queste considerazioni emerge che la Leontief non e auto-duale.

40

Appendice: alcuni risultati utili

Proposizione 1 Data una generica matrice quadrata A di dimensione (n× n), il suo determinantee dato dalla seguente espressione:

|A| =n∑j=1

aij(−1)i+j |Aij |,

dove aij e l’elemento posto all’incrocio dell’i-esima riga con la j-esima colonna, mentre |Aij | e ilminore di A, cioe il determinante della matrice di dimensione (n−1)×(n−1) ottenuta dalla matriceA una volte tolte la i-esima riga e la j-esima colonna; la quantita (−1)i+j |Aij | e il complementoalgebrico relativo all’i-esima riga di A.

Le proprieta del determinante sono:

1. Se le colonne (righe) di A sono linearmente dipendenti il determinante e nullo. In questo casoA non ha rango colonna (riga) pieno, quindi non invertibile (matrice singolare);

2. Data una costante k risulta|k ·A| = kn|A|;

3. |A| = |A′| dove A′ e la matrice trasposta di A;

4. Data B conformabile ad A risulta|AB| = |A| · |B|;

5. |In| = 1 per ∀ n, dove In e la matrice identita di dimensione n× n.

Proposizione 2 Data una generica matrice quadrata A di dimensione n×n, la formula per il calcolodella sua inversa e

A−1 =1

|A|A′,

dove A e la matrice aggiunta di A: ciascun elemento posto all’incrocio dell’i-esima riga con la j-esimacolonna all’interno di tale matrice e il complemento algebrico di A.

Si tenga presente che, quando si deve calcolare l’aggiunta trasposta di una matrice 2 × 2 bastasemplicemente scambiare di posizione gli elementi sulla diagonale principale e cambiare di segno glielementi extra-diagonali.

Da queste definizioni deriva che il generico elemento della matrice inversa di A e dato dal rapporto:

γij =|Aij ||A| .

Proposizione 3 Data la funzione di produzione f(x), dove x e il vettore contente le quantita utilizzaterelative a n distinti input, e possibile costruire la matrice Hessiana bordata di cui alla (17). Lamatrice G gode delle seguenti proprieta:

1. matrice quadrata di dimensione (n+ 1)× (n+ 1);

2. matrice partizionata nella quale le partizioni sono rispettivamente lo scalare 0, il gradiente f edil corrispondente vettore trasposto, la matrice delle derivate seconde H;

3. matrice simmetrica;

4. matrice semidefinita negativa per la concavita di f(x).

Proposizione 4 Sia G la matrice Hessiana bordata di f(x) e si indichi con |Gii| il suo genericominore principale, risulta che:

41

- se G e definita positiva ⇒ |Gii| > 0 per ∀ i;

- se G e definita negativa ⇒ i minori principali sono in successione alternata positivi e negativi.

In quest’ultimo caso |G| e |Gii| sono discordi per definizione, in quanto l’ordine delle righe di G none rilevante: in termini economici questo risultato che l’ordine di enumerazione dei fattori produttivinon ha rilevanza per il calcolo dei determinanti.

Proposizione 5 Per qualsiasi matrice quadrata A risulta:

n∑j=1

aij(−1)i+j |Akj | = 0

dove aij e l’elemento posto all’incrocio dell’i-esima riga con la j-esima colonna, mentre (−1)i+j |Akj |e il complemento algebrico relativo alla k-esima riga di A con k 6= i.

Riferimenti bibliografici

Allen, R. G. (1938). Mathematical analysis for economists. Mac Millan, Londra.

Berndt, E. R. (1991). The practice of econometrics. Addison-Wesley, Reading, Massachussets.

Cardani, A. M. (1988). Lezioni di teoria della produzione e della domanda. Edizioni Unicopli,Milano.

Christiansen, L. R., Jorgenson, D. W. e Lau, L. J. (1971). Conjugate duality and thetranscendental logarithmic production function. Econometrica, 39(4): 225–256.

— (1973). Transcendental logarithmic production frontiers. Review of Economics and Statistics, 55(1):28–45.

Diewert, E. W. (1982). Duality approaches to microeconomic theory. in K.J. Arrow e M.D.Intriligator (eds.), “Handbook of mathematical economics”, vol. II, North Holland, Amsterdam.

Shephard, R. (1953). Cost and production functions. Princeton University Press, New York.

Takayama, A. (1994). Analytical methods in economics. Harvester Wheatsheaf, New York.

Uzawa, R. (1962). Production functions with constant elasticity of substitution. Review of EconomicStudies, 9: 291–299.

Vaglio, A. (2004). Matematica per economisti. Apogeo (Feltrinelli).

Varian, H. R. (1992). Microeconomic analysis (3rd edition). W.W. Norton & Company, New York.

Ringraziamenti

Un ringraziamento speciale va ad Edoardo Baldoni che ha avuto il tempo di scovare diversi errori e/oimprecisioni in questo scritto, nonche la pazienza di segnalarmeli puntualmente.

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