Fonetica Del Sardo Campidanese

104

description

Fonetica del sardo campidanese

Transcript of Fonetica Del Sardo Campidanese

Page 1: Fonetica Del Sardo Campidanese

��������������

�� ���������������������������� ����

Page 2: Fonetica Del Sardo Campidanese

Maurizio Virdis

Fonetica del dialetto sardo campidanese

Page 3: Fonetica Del Sardo Campidanese

INDICE

INTRODUZIONE TAVOLA DEI VALORI FONETICI

ABBREVIAZIONI E ACCORGIMENTI GRAFICI

CAPITOLO I. L’accento, par. 1'3

CAPITOLO II. Il vocalismo, par. 4'15 Vocalismo tonico, par. 4'6

Influenza delle consonanti vicine sulle vocali toniche, par. 7

Il vocalismo atono par. 8'9

Esempi di assimilazione e dissimilazione, par. 10

Influsso delle consonanti vicine, par. 11

Vocali finali, par. 12

Vocali in iato, par. 13

Altri fenomeni vocalici (Aferesi, Prostesi, Epentesi, Para goge, Cambio di vocali finali), par. 14

Vocali nasali, par. 15

CAPITOLO III. Il consonantismo, par. 16'38 Consonanti occlusive sorde, par. 17 La questione della palatalizzazione di CE, ci e GE, GI latini, par. 18

Consonanti occlusive sonore, par. 20

Le labiodentali (F e v), par. 21

Le consonanti nasali (M e N), par. 22

La consonante L, par. 23

Page 4: Fonetica Del Sardo Campidanese

La consonante R, par. 24

La consonante s, par. 25

L’evoluzione di i e DJ, par. 26

I nessi di consonante 'f'J, par. 27

I nessi consonantici (cons.+L; cons.+R), par. 28

I nessi Ou e GU , par. 29

Altri nessi di consonante+u, par. 30

N+consonante, par. 31

Altri nessi consonantici, par. 32

Consonanti geminate, par. 33

Assimilazione e dissimilazione consonantica, par. 34

Prostesi consonantica e scambio di consonanti iniziali, par. 35

Sonorizzazione delle consonanti iniziali dovuta all’influsso della fonetica sintattica, par. 36

Metatesi, par. 37

Fenomeni consonantici vari, par. 38

CAPITOLO IV. Il trattamento dei prestiti, par. 39'58 Vocalismo, par. 39

Consonanti occlusive, par. 40

Le palatali c e g, par. 41

La j (jota) spagnola, par. 42

Il suono italiano 'ki' ('cchi+voc.), par. 43

Il suono di 'g’i' dei prestiti toscani medievali, par. 44

1 suoni spiranti f e v, par. 45

La sibilante s, par. 46

Le consonanti 1 e n, par. 47

1’ (palatale), par. 48

n (palatale), par. 49

Page 5: Fonetica Del Sardo Campidanese

s (palatale), par. 50

Qu+voc., gu+voc., par. 51

La Z, par. 52

Le geminate, par. 53

Cons.+1, par. 54

l+cons., par. 55

r+1, r+n, par. 56

r+cons., par. 57

Consonanti finali, par. 58

CAPITOLO V. Osservazioni sul sistema fonologico campidanese

par. 59'66

PICCOLA ANTOLOGIA DI TESTI

INDICE DELLE VOCI SARDE

BIBLIOGRAFIA

Page 6: Fonetica Del Sardo Campidanese

Alla cara memoria di mio padre

Page 7: Fonetica Del Sardo Campidanese

INTRODUZIONE

Il Sardo è parlato in Sardegna e solo in Sardegna (sempre che non si voglia tener conto del gran numero di emigrati che portano, parlano e praticano la lingua sarda fuori dell’Isola). Ma non in tutta la Sardegna si parla Sardo: bisogna infatti escludere la Gallura dove si parla un dialetto corso meridionale, Alghero dove si parla Catalano, e infine Carloforte e Calasetta dove si parla ligure. Quanto al Sassarese bisognerebbe fare un discorso a parte, vista la particolare origine storica di questo dialetto venutosi a formare nel medioevo al tempo della penetrazione pisano'genovese e nato come lingua franca, come effetto di contatto fra due tipi linguistici: quello sardo e quello continentale italiano (1).

La lingua sarda pur presentando ovunque le sue intrinseche caratteristiche: un vocalismo tonico e atono conservativo (col mantenimento di I e U brevi latine, con l’avversione alla sincope), una morfologia tutta sua propria (basti pensare alla formazione del futuro e del condizionale: app a fài, ìast a bòlli, ancora analitici e non organici: l’uso dell’articolo su, sa), una sintassi caratteristica (p. es. posposizione del possessivo, posposizione dell’ausiliare nell’interrogazione, grande estensione dell’uso del gerundio, uso della preposizione a davanti all’oggetto nominale: biu a tui "vedo te"), e infine un patrimonio lessicale che è sostanzialmente lo stesso in tutto il dominio del sardo; pur mantenendo dunque dappertutto le sue caratteristiche fondamentali, la lingua sarda può dividersi in varietà dialettali; quante? a questa domanda non può darsi una risposta unilaterale, si potrebbe andare da un minimo di due (il meridionale campidanese e il settentrionale) fino a un massimo imprecisato e imprecisabile che coinciderebbe se non proprio con ogni singolo paese, almeno con ogni circoscrizione geografica. Noi ci atterremo alla partizione ormai classica che divide il Sardo in tre principali dialetti: il Campidanese, il Nuorese, il Logudorese. L’argomento di questo lavoro è la Fonetica del Campidanese da un punto di vista diacronico (sarà seguito lo sviluppo, l’evoluzione di ogni singolo suono, nelle sue varie posizioni, all’interno della parola e della frase, dalle origini latine fino all’epoca attuale, e saranno esaminate anche, là dove è possibile, le fasi intermedie attraverso lo studio dei documenti antichi e la comparazione delle aree geo'linguistiche). Non sarà però trascurato un esame sincronico almeno di quelli che sono gli elementi caratteristici del nostro dialetto: si pensi al sistema eptavocalico contro quello pentavocalico del Logudore'senuorese (par. 4) risultato di una particolare evoluzione fonetica; e sarà dato pure un quadro sufficientemente ampio, anche se limitato ai fatti più importanti, del consonantismo. Una considerazione binaristica del sistema fonologico campidanese ci ha inoltre portato ad alcune interessanti ipotesi, che sarebbero per altro da approfondire ulteriormente, sul mutamento vocalico condizionato dalle consonanti vicine (par. 11). Quali le delimitazioni geografiche del Campidanese? Su tre lati esse sono assai ben definibili: ci ha pensato il mare! sul lato settentrionale è invece praticamente impossibile tracciare un confine, come sempre avviene, e non solo fra vari dialetti di una stessa lingua, ma anche fra lingue più o meno affini. In questi casi non si deve pensare a un confine obiettivo e ben definito, ma ci si deve accontentare di seguire una o più isoglosse relative a quei fenomeni linguistici che si ritengono caratteristici di una determinata lingua o dialetto.

1 A questo proposito si veda A. Sanna, Il dialetto di Sassari, Cagliari, Edizioni «3 T» di G. Trois, 1975.

Page 8: Fonetica Del Sardo Campidanese

Nella nostra cartina (Carta n.1) abbiamo scelto come isoglosse più atte a delineare, sia pure approssimativamente, il confine fra Campidanese e Logudorese'nuorese quelle relative alla palatalizzazione di CE, CI latine (c’èntu contro kentu<CENTUM) e quella relativa al passaggio di 'E e 'O finali a 'i e 'u (fròri e bònus contro fròre e bònos<FLOREM e BONOS) le due isoglosse però non sempre seguono lo stesso percorso per cui la prima di esse risulta spostata verso sud a occidente dell’Isola e verso nord a oriente, rispetto alla seconda; vale a dire che nella zona a nord di Oristano (Cabras, Riòla si ha il passaggio di 'E e 'O finali a 'i e 'u mentre vengono mantenute le velari; viceversa nella Barbagia meridionale si ha il mantenimento di 'E ed 'O finali mentre vengono palatalizzati i gruppi CE, CI sia pure in maniera loro peculiare diversa dal resto del dominio campidanese (cfr. par.18). Come considerare dunque queste due aree? Crediamo che questo sia un falso interrogativo: ciò che conta è prendere atto di una situazione; il fatto che nella nostra cartina le si sia incluse nel dominio campidanese non impedisce che altri, con gli stessi nostri diritti, possa includerle nel dominio Logudorese'nuorese, almeno in una considerazione massimalista del fatto; in una considerazione minimalista queste due zone dovrebbero essere espulse e dall’uno e dall’altro dominio per restare così in una specie di limbo imprecisato e illusorio. Ma, lo ripetiamo, è un falso discettare questo; infatti se prendessimo in considerazione delle altre isoglosse, e altre se ne potrebbero prendere (p. es. quella che segna il confine fra l’area che usa come articolo plurale is e l’area che usa invece sos, sas; quella che divide l’area in cui la 'R' della desinenza dell’infinto cade: kantài, dall’area che invece conserva tale consonante kantàre/ i) si moltiplicherebbero le zone da situare in quell’artificioso limbo di cui si parlava. Possiamo così affermare in via generale che il Campidanese si parla in tutta la metà meridionale della Sardegna (con l’esclusione di Carloforte e Calasetta) fino ad arrivare a nord di Oristano e al versante meridionale del Gennargentu. Quanto detto per la divisione dialettale del Sardo può dirsi per la divisione dei singoli dialetti in varietà sub'dialettali. Anche qui confini precisi non se ne possono tracciare, ogni area ha i suoi tratti caratteristici, ma ciò non toglie che alcuni centri di un’area possano condividere alcuni'tratti propri dell’area finitima (ad esempio Nuràgus che abbiamo posto nella zona della rotacizzazione, la quinta del nostro elenco che qui segue, dove 'L' intervocalica passa ad 'R' uvulare, presenta anche il tratto della nasalizzazione proprio dell’area finitima). Anche qui sarebbe meglio seguire delle isoglosse, almeno le principali e/o le più caratteristiche (e lo abbiamo fatto, confrontra Carta n.2); la Carta n.1 rappresenta la divisione sub'dialettale in maniera più generalizzata, meno obiettiva e precisa, ma più facilmente afferrabile e utilizzabile.

Siamo arrivati a individuare otto varietà di Campidanese: 1) la zona più vasta che abbraccia la parte occidentale del dominio, dalle immediate

vicinanze di Cagliari fino ad Oristano. I tratti caratteristici della zona sono la caduta della 'N' intervocalica (par. 22) e il passaggio di 'L' intervocalica a 'b.' o 'u ' (par. 23);

2) la zona nord di Oristano che mantiene ancora intatte le velari; 3) la Barbagia meridionale in cui 'LJ ' passa a 'g’' o 'z’' e dove si hanno aspetti

particolari della palatalizzazione di CE, CI e il mantenimento di 'E ed 'O finali;

4) l’Ogliastra in cui 'CE ', 'CI' preceduti da vocale hanno come esito g’e', 'g’i' (contro 'z’e', 'z’i' del resto del dominio) e in cui 'LJ'>'l’' contro 'll' e 'CJ'e 'TJ'>'ss' contro 'ts' (fìl’u, mèl’u, pùssu, pràssa contro fìllu, mèllu, pùtsu, pratsa);

5) la zona che chiameremo del Campidanese centrale che dalle immediate vicinanze di Cagliari (secondo i dati dell’ALIT partirebbe già da Pirri e Monserrato) arriva fino al Gerrei e al Sarcidano; il tratto caratteristico di questa zona è la rotacizzazione (con 'r' uvulare) di 'L' intervocalica: sòri, màri, mèri=sòli, màli, mèli (confronta par.23);

Page 9: Fonetica Del Sardo Campidanese

6) il Sarrabus (Muravera, Villaputzu, San Vito) col caratteristico colpo di glottide per 'N' e 'L' intervocalici (cfr. par.22 e 23);

7) il Sulcis dove si ha pure la rotacizzazione di 'L' intervocalica pretonica e la caduta di 'L' intervocalica postonica, e il passaggio di 'CJ' e 'TJ' a 'c’' contro ts (pùc’u, pràc’a contro pùtsu e pràtsa);

8) resta una zona più difficile da definire e da specificare nei suoi tratti, essa abbraccia Cagliari ed entrambe le fasce costiere del suo golfo fino a Teulada e Villasimìus per estendersi ai centri dell’entroterra orientale fino ai limiti dell’Ogliastra. Questa zona mantiene un tipo linguistico più affine all’origine latina (mantenimento di 'L' ed 'N' intervocalici; anche se sarebbe da indagare la qualità fonetica di queste consonanti, che, in alcuni centri della, zona, con la loro pronuncia intensa potrebbero far pesare a una loro reintroduzione seriore che avrebbe sostituito degli esiti diversi; è inoltre proprio di quest’area il passaggio di 'LJ' a 'll' e di 'TJ' a 'ts'). C’è da dire che i tratti caratteristici di questa zona, o almeno alcuni di essi, agiscono come «norma colta» presso le altre varietà dialettali (la parlata di Cagliari ha infatti esteso e ancora estende la sua influenza su tutto il Campidano per ovvii motivi sociali e culturali) così che nelle varie aree si creano come due «registri stilistici» usati a seconda della situazione e/o dei ceti sociali.

Bisognerà segnalare infine i centri di Isili e di Siurgus Donigala in cui si ha il fenomeno del colpo di glottide rispettivamente per 'N' e per 'L' intervocalici. Questa menzione va fatta non tanto e non soltanto per amore di precisione, quanto perché il fatto che un determinato fenomeno sia rimasto isolato in alcuni centri, e geograficamente spezzettato, quasi «sbrindellato», può testimoniare, almeno in via ipotetica, secondo ciò che gli studi di geografia linguistica possono insegnarci, la primitiva più ampia diffusione di un antico fenomeno, una volta esteso a tutto o almeno a buona parte del Campidanese. Il quale, se presenta in linea generale un carattere maggiormente innovativo rispetto al Logudorese'nuorese, non è certo esente dalla conservazione di certi tratti arcaici primitivi anche preromani (basti pensare appunto al colpo di glottide e alla prostesi di a difronte a r' iniziale: arròza<ROSAM).

Page 10: Fonetica Del Sardo Campidanese

TAVOLA DEI VALORI FONETICI

VOCALI a ę (aperta) e (chiusa) i o (aperta) o (chiusa) u

ä

ï vocali paralogiche con pronuncia sfuggente

ü

ë suono di e indistinta e sfuggente propria di alcuni dialetti campidanesi (Trexènta, Gerrèi) corrispondente alla 'a finale. Con questo segno indichiamo la e indistinta ed evanescenete propria dei dialetti dell’Italia meridionale.

VOCALI NASALI

ã ' (aperta) ( (chiusa) ĩ ò (aperta) õ chiusa ũ

SEMIVOCALI

, -

SEMICONSONANTI j w

CONSONANTI p b t d k (velare sorda come in italiano caro, cotto, cheto, chimica, ecc.) g (velare sonora come in italiano gamba, gotta, gheriglio, ghiro; pertanto, in questo nostro lavoro, grafie del tipo gèlu, gèneru, getài, gìs’u saranno lette ghelu, ghèneru, ghettài, ghisciu) p (fricativa labiale sorda)

Page 11: Fonetica Del Sardo Campidanese

b. (fricativa labiale sonora) t.� (fricativa dentale sorda, simile al suono dell’inglese thing) d. (fricativa dentale sonora, simile al suono dell’articolo inglese the) ch (aspirata velare sorda) g.� (fricativa velare sonora) th (aspirata dentale sorda)

f v (tesa) u.� (rilasciata) c’ (palatale come in italiano cera, cenere, cibo, ecc.) g’ (palatale come in italiano gelo, giro, genere, giraffa ecc.) ts affricata sorda dz affricata sonora s (sorda) z (= s sonora come in italiano fase, analisi, ecc.) s’ (fricativa palatale sorda come in Italiano scena, sciocco, ecc.) z’ (fricativa palatale sonora corrispondente al suono della j francese jardin, jeune,

ecc.) ć’ (suono palato'linguale sordo, cfr. par. 18, simile all’Italiano occhio, vecchio, ma

più centralizzato, con la lingua che sbatte contro il palato) g (suono palato'linguale sonoro, cfr. par. 18) h’ (indichiamo, con questo segno, il cosiddetto “colpo di glottide” cioè la chiusura

della glottide per un tempo pari alla fonazione di un fonema che viene a cadere; è proprio del Sàrrabus dove corrisponde a '1' e 'n' intervocalici, oltre che della Barbagia dove corrisponde alla velare sorda)

m (nasale labiale)

n (nasale dentale)

n’ (nasale palatale come in Italiano compagno, segno, gnomo, gnocco, ecc.)

l; 1’ (palatale come in Italiano gli, paglia, foglio, ecc.)

r; r’ (alveolare, propria soprattutto della parlata cagliaritana dove è una variante fonematica della –d.' fricativa intervocalica: fràr’i=f ràd.i, konnàr’a=konnàd.a)

Page 12: Fonetica Del Sardo Campidanese

r (uvulare, di pronuncia più o meno intensa a seconda dei paesi, talvolta tendente quasi alla velare; corrisponde alla 'l' intervocalica in quella che abbiamo chiamata quinta zona ' cfr. Introduzione, Carta n.1 e par. 23)

dh (suono cacuminale o invertito o retrofisso, proprio, oltre che della Sardegna, anche della Corsica e di molti dialetti dell’Italia meridionale; esso rappresenta lo sviluppo della geminata latina 'LL'; il suono viene assai spesso confuso con quello di '(d)d': in realtà i due suoni differiscono per il fatto che quello cacuminale è originato da un’articolazione che si ottiene retroflettendo la lingua verso il palato, mentre il suono dentale '(d)d' si ottiene mediante un’articolazione che porta la lingua a urtare contro gli alveoli dentali.

Osserveremo che nel Campidanese la geminata 'll', che continua il nesso latino 'LJ '

(FILIUM>fìllu, MULIEREM>mullèri, OLEUM>òllu, ecc.), ha anch’essa una articolazione cacuminale, con il dorso della lingua molto inarcato contro il palato.

Page 13: Fonetica Del Sardo Campidanese

ABBREVIAZIONI E ACCORGIMENTI GRAFICI

acamp=antico campidanese parag.=paragogica (vocale)

asarado=antico sardo piem.=piemontese

cagl.=cagliaritano plur.=plurale

camp.=campidanese prerom.=preromano

cat.=catalano pres.=presente

coniug.=coniugazione sing.=singolare

cons.=consonante sp.=spagnolo

fr.=francese tosc.=toscano

ind.=indicativo voc.=vocale

imp.=imperativo >= si evolve in

imperf.=imperfetto <= deriva da

it.=italiano * = premesso ad una voce latina

indica che essa è

ricostruita e non attestata

lat. volg.=latino volgare

log.=logudorese

nuor.=nuorese zero=indica la caduta, il dileguo di un fonema

par.=paragrafo

Le parole in MAIUSCOLETTO sono parole latine, le parole in corsivo sono sarde, le

parole straniere (italiane, catalane, spagnole, toscane, piemontesi, ecc.) sono trascritte in caratteri normali precedute, ove ce ne sia bisogno, dall’abbreviazione che ne designa la provenienza (it., cat., sp., ecc.).

Page 14: Fonetica Del Sardo Campidanese

CAPITOLO I

L’ACCENTO

1. ' L’accento in Sardo, come del resto in tutte le altre lingue neolatine, è espiratorio e intensivo; esso cade di norma sulla stessa sillaba su cui cadeva nell’originaria sillaba latina. Poche sono le eccezioni:

A) alcune sono comuni a tutte le lingue neolatine e riguardano spostamenti d’accento già presenti nel latino volgare (eccezioni quindi soltanto rispetto alla norma del latino classico):

1) le vocali i ed o toniche in iato diventano atone e l’accento si sposta sul secondo elemento dello iato: MULIERE(M)>mullèri, LINTEOLU(M)>lentsòlu, FASEOLU(M)>fazòlu, ecc.;

2) il nesso consonatico occlusiva+liquida che in latino classico non faceva posizione e non allungava quindi la sillaba precedente facendo sì che l’accento cadesse sulla terzultima sillaba (INTEGRUM, COLOMBRUM entrambi proparossitoni), nella parlata volgare già preclassica faceva invece posizione chiudendo la sillaba e allungandola in modo che su di essa cadeva l’accento: si aveva cioè INTEGRUM(M)e COLOMBRU(M) (parossitoni) donde il sardo intrèu e kolòru;

3) l’avverbio ILLOC diventa ossitono donde acamp. illoi/lloi (CV II, 1; VI, 3) camp. dhòi (con i paragogica);

B) altre eccezioni sono tipiche del sardo e sono dovute all’azione analogica dei suffissi: lassàna (accanto a làssana) ‘senape selvatica’<LAPSANA, kuìd.u (accanto a kùid’u, nuor. kùb.id.u ‘gomito’<CUBITU(M) per analogia ai numerosi suffissi sardi in ànu, àna, ìd.u; sono invece tipici del Campidanese i seguenti mutamenti d’accento: MERULA(M)>meùrra, FERULA(M)>feùrra, per analogia a nomi come tùrra; in modo simile si può spiegare pitùrra<PECTORA (cfr. HLS 7);

C) sono inoltre tipici del Campidanese gli spostamenti d’accento nelle consecuzioni verbo+pronome o particella avverbiale:

1) i pronomi mi, ti, si uniti ad un imperativo, ad infinito, ad un gerundio prendono sopra di sé l’accento: lassamì, setsid.ì, narazì, kastiendumì, intendendizì, s’akwaizì, akuaizì, ecc.; rimane comunque un accento secondario sulla sillaba in cui originariamente cade quando non v’è aggiunta di pronome; per quanto riguarda le forme di imperativo +pronome bisogna osservare che l’accento può cadere, tanto sul radicale quanto sul pronome, a seconda dell’intonazione o dell’inflessione che si vuole dare al discorso (làssami, kàstiad.ì);

2) i pronomi dhu, dha, dhus, dhas, dhi (<ILLUM/'AM/'OS, 'AS/I) uniti encliticamente all’imperativo, fanno spostare 1’accento sull’ultima sillaba di questa forma verbale: naràdhu, pig.àdha, lassàdhus, timìdhas, donàdhi, intendeìdhus, ecc. (nàra, pig.a, làssa, tìmi intendèi, dina, eco.); nella zona settentrionale del dominio campidanese si hanno anche forme con accento regolare: nàradhu, làssadhu ecc. così come nei dialetti logudoresi e nuoresi: nàralu, làssalu, ecc.;

3) le consecuzioni di forma verbale+pronome personale (mi ti, si) +pronomi dhu, dha, dhus, dhas hanno l’accento sul pronome personale: naramìdhu, lasseizìdhu, arreg.ollid.ìdhus ‘raccoglieteli’ cirkad.ìdhas ‘cèrcatele’, faizìdhus ‘fateveli’, ecc.;

4) le consecuzioni di forma verbale+le particelle nc’s (<HINC) e nde (<INDE) +pronome hanno l’accento sulla particella avverbiale: bog.andèdhu ‘toglicelo’, c’irkaminc’èdha, ecc.; le consecuzioni di forma verbale+pronome personale+particella avverbiale hanno l’accento sul pronome: bog.amìnc’i ‘levamici’, c’irkad.ìnc’i ‘cerca tici’, lassamìndi ‘lasciamene’, s’ob.ereissìndi, dromid.ìnc’i, ecc.;

Page 15: Fonetica Del Sardo Campidanese

5) i verbi latini in 'ERE (2a coniug.) ritraggono l’accento: TIMERE>tìmi(ri), VIDERE>bìri, *VOLERE<bòli(ri).

2. ' Nel Campidanese la posizione dell’accento è libera dalla quartultima sillaba

(qualora si consideri con valore sillabico la consecuzione di cons. finale+voc. paragogica: brèminizz ‘vermi’, òminiz; ‘uomini’) all’ultima sillaba. C’è però da osservare che le ossitone sono piuttosto rare in quanto il Sardo mal tollera l’accento in posizione finale: agli ossitoni, ed anche ai monosillabi tonici si aggiunge unz vocale paragogica: CRAS>kràzi, ECCU MO(DO)>imòi ‘adesso’, it. Caffè>kafèi, it. Chissà>kissài, TU>tui; le forme ossitone sono ristrette o ai già citati casi di consecuzione di forma verbale+pronome personale (kastiamì, lassad.ì, ecc.), o ad alcune voci di prestito: cat. girò>g’irò, it. comò>komò, o infine a monosillabi derivanti da bi o polissilabi divenuti monosillabi per caduta di consonante intervocalica e conseguente contrazione: CRUDU(M)>krù, NUDU(M)>nu, JUGU(M)>g’ù, VIDERE>bì (accanto a bìri); ma non è neppure raro udire queste voci come bisillabi: krùu, nùu, g’ùu.

3. ' La posizione dell’accento costituisce, nel sistema fonologico campidanese, tratto

pertinente, in quanto voci uguali come sequenze di suoni si differenziano semanticamente e/o morfologicamente per la posizione dell’accento: kàlad.a ‘egli scende’ // kalàd.a ‘discesa’; costante è l’opposizione tra la 3ª sing. e la 3ª plur. dell’indicativo imperfetto dall’altra nei verbi della lª coniug.: pàpad.a ‘egli mangia’ // papàd.a ‘egli mangiava’, nàrad.a ‘egli dice’ // naàd.a ‘egli diceva’, nàranta ‘essi dicono’ // narànta ‘essi dicevano’, làssanta ‘essi lasciano // lassànta ‘essi lasciavano’.

Frequente è anche l’opposizione fra la 3ª sing. ind. imperf. e il participio passato femminile nei verbi della 2ª coniug.: intendìa ‘sentiva’ // intèndia ‘sentita’, timìa ‘temeva’ // tìmia ‘temuta’.

Page 16: Fonetica Del Sardo Campidanese

CAPITOLO II

IL VOCALISMO

4. ' Le vocali toniche latine si mantengono inalterate nel Sardo e quindi anche nel Campidanese, quando si prescinda dal fenomeno della scomparsa della quantità, fenomeno che per altro va ascritto già al latino volgare. In tal modo uno dei tratti distintivi della lingua sarda consiste nel mantenimento della I e della U brevi latine che non si sono fuse (come in quasi tutto il resto della Romània) con la E con la O lunghe dando come risultato e ed o (chiuse).

Lo schema dell’evoluzione del sistema vocalico latino in quello sardo è pertanto il seguente: LATINO: A (breve) A (lunga) SARDO: a LATINO: E (breve) E (lunga) SARDO: e LATINO: I (breve) I (lunga) SARDO: i LATINO: O (breve) O (lunga) SARDO: o LATINO: U (breve) U (lunga) SARDO: u

Un’evoluzione di questo genere presenta parecchi problemi. Può testimoniare non

tanto, o non soltanto, il conservatorismo della lingua sarda, quanto la mancanza di stretti rapporti fra la Sardegna e Roma, fatto che avrebbe impedito il diffondersi nell’Isola di innovazioni provenienti dal cuore della romanità (secondo la norma geolinguistica dell’area meno esposta). La questione è però complicata dal fatto che questo fenomeno di «conservatorismo» lo ritroviamo nei ‘resti latini’ dei dialetti bèrberi e del Basco (cfr. berb. Ikiker<CICER, tayuga<JUGUM; basco phike<PICEM, murkila<FURCILLA, gura<GULAM) (1); ma il fenomeno è conosciuto anche e soprattutto da alcuni dialetti neolatini: si tratta delle parlate di quella ormai notissima fascia di terra «che va dal Golfo di Policastro al mar Jonio» (2), oltre che dei dialetti corsi meridionali e del Gallurese. Ora è noto che tutte queste aree (Sardegna, Africa settentrionale, Italia meridionale, Corsica e penisola iberica) sono accomunate da un comune sostrato, e, aggiungeremo, anche dal fatto che, se si esclude la penisola iberica, sono tutte di antica romanizzazione. Da ultimo si può invocare un fatto di natura strutturale: il passaggio di I breve in E breve e chiusa poté avvenire in un’epoca relativamente antica in quanto questa E breve e chiusa faceva pur sempre opposizione, nel sistema vocalico latino, con la E breve e aperta e con la E lunga e aperta derivante dal dittongo AE (3); innovazione che poté prodursi là dove era ben vivo «il senso della quantità vocalica», compresente, si badi bene, al «senso del timbro» vocalico (che non è pertanto una innovazione del latino volgare: l’innovazione del latino volgare consiste nel passaggio del timbro da tratto ridondante a tratto pertinente) e che più difficilmente poteva estendersi là dove «il senso della quantità» era meno o niente affatto sentito. Tutte queste ipotesi − pur rimanendo tali e pur non escludendosi a vicenda − possono rendere conto del fenomeno del sistema vocalico sardo, che si presenta dunque siffatto:

a e o

i u

1 Cfr. C. Tagliavini: Le origini delle lingue neolatine, Bologna, Patron, 1972. 2 Cfr. H. Lausberg: LR. 3 Cfr. I. Jordan M. Manoliu Manea: Linguistica romanza, Padova, Liviana Editrice 1974; 4.2.2.1.1

Page 17: Fonetica Del Sardo Campidanese

di contro al sistema italiano:

a è ò

e o i u

Mentre dunque in Italiano si ha opposizione/e/~/è/ (es. vènti<VIGINTI~vènti=plur. di vento) e opposizione /o/~/ò/ (es. lòto<LOTUM~lòto=vegetale); in Sardo non si ha invece opposizione fra questi due tipi vocalici, l’apertura o la chiusura della [e] o della [o] è condizionata dalla vocale seguente: la [e] e la [o] toniche saranno aperte se nella sillaba seguente si avrà una delle seguenti vocali: a, e, o; saranno invece chiuse se nella sillaba seguente sarà presente i od u (es. bèru, bèra, kòza, sònu, c’èlu, òmini, fèmina, mèla).La [e] e la [è], la [o] e la [ò] saranno dunque varianti rispettivamente di un unico fonema /e/ ed /o/. Questa particolarità del vocalismo sardo si riflette anche sulla parlata italiana dei Sardi, sull’«italiano regionale sardo» diremo; la maggior parte dei parlanti sardo non avverte infatti l’opposizione italiana /e~/è/ ed /o/~/ò/, mentre applica, nel parlare italiano, la regola del condizionamento vocalico (metafonesi); per cui il parlante sardo pronuncerà [bèllo], [bèlla], [bèlle], ma [bèlli] [pèra], ma [pèri], [,pèsce], ma [pèsci] (4).

Tale regola della metafonesi presenta però una «eccezione» nel Campidanese, in quanto troviamo una è ed una ò (aperte) anche quando segua una i o una u, ciò accade quando questa i o questa u sono l’evoluzione di una E o di una O latina; avremo pertanto bònus<BONOS, fròri<FLORE(M), fròris<FLORES, bèrus<VEROS, bèni<BENE.

Questo fenomeno è di grandissima ed evidentissima rilevanza nella considerazione sincronica del sistema vocalico campidanese, infatti per tale via evolutiva quest’ultimo viene a comprendere sette fonemi vocalici come l’Italiano in quanto si crea un’opposizione fonematica /e/~/è/ ed /o/~/ò/; valgano i seguenti esempi:

bèni<VENI // bèni<BENE (cfr. log. bene)

sònu<SONUM / / sònu<SONO (cfr. log. sòno)

s’èti<EXCEPTIS (soltanto) // s’èti<EXCEPTE (fior di farina)

òllu<OLEUM (olio) // òllu<*VOLEO (voglio)

òru<ORUM (orlo, margine) // òru<it. oro

Il sistema vocalico campidanese risulta pertanto il seguente: a

è ò e o

i u

Le opposizioni /e/~/è/ ed /o/~/ò/ sono neutralizzate quando nella sillaba seguente compaia la vocale [a] od [e]: 1’arcifonema sarà allora rispettivamente [è] ed [ò].

Ci pare opportuno mettere in evidenza che già Vincenzo R. Porru nel suo Saggio di Grammatica sul dialetto meridionale, parte seconda, capo II, oltre che rilevare le regole di pronuncia relative all’apertura o alla chiusura della e e della o (secondo quella che noi

4 Per maggiori approfondimenti sul problema si veda Ines Loi Crovetto: La metafonesi nell’Italiano regionale di Sardegna in Lingua e Stile, X, 1 (1475) pp. 57'77.

Page 18: Fonetica Del Sardo Campidanese

oggi chiameremmo regola della presonanza o della metafonesi) rileva pure non soltanto quelle che egli chiamava ‘eccezioni’ (che riguardavano per lo più il fatto che la e e la o si pronunciano aperte anche quando segua una i o una u in quei casi che noi abbiamo poc’anzi messo in rilievo), ma parlava anche di «voci equivoche», di parole, cioè che, in tutto e per tutto uguali, differivano semanticamente soltanto per l’apertura della e e della o:

«Notisi, che vi sono molte voci, che possono essere nomi, e verbi, come v.g. arrestu l’arresto, deu arrestu, io arresto, decretu, il decreto, deu decretu, io decreto, progettu, il progetto, deu progettu, io progetto, ecc. Occorrendo questi equivoci l’e penultima si pronunzia sempre stretta ne’ nomi, e larga ne’ verbi.

ALTRE VOCI EQUIVOCHE

E stretta E larga Beni verb. Beni nom. e avv. Benis verb. Benis nom. Cobèris da coberriri Cobèris da coberai Géneru nom. Genèru verb. Lìberu add. Libèru verb. Merì, il dopo pranzo Meri, il padr. la padr. Seu, il sevo Seu, il duomo e io sono (pag. 66)

«Notisi, che nelle voci equivoche, che occorrono tra i nomi, e i verbi, 1’o penultimo é sempre chiuso ne’ nomi, ed aperto ne’ verbi, così p. e. in consò1u, consolazione, consò1u, io consolo, perdònu, il perdono, perdònu, io condono, sonnu, il sogno, sonnu, io sogno, sonu, il suono, sonu, io suono, ecc.

ALTRE VOCI EQUIVOCHE

O chiuso O aperto

Moi, n. il moggio Moi, immoi, av. ora

Mori, v. muori tu Mori, n., viottola

Ohi, interiez. Hoi, avv., oggi

Oru, orlo Oru, l’oro

Solu, add., solo Sollu, v., io soglio».

(pag. 69)

Il Porru aveva cioè già intuito il fenomeno di opposizione fonematica intercorrente fra e ed è e fra o ed ò.

5. ' Esemplificazione dell’evoluzione del sistema vocalico latino in quello sardo

campidanese: A (breve)>a MANU(M)>mànu,CANE(M)>kàni, LATUS>1àd.us, *

FAMEN>fàmini

Page 19: Fonetica Del Sardo Campidanese

A (lunga)>a PRATU(M)>pràd.u, ANNU(M)>ànnu, GRATIA(M)>gràtsia, CASEU(M)>kàzu, CABALLU(M)>kuàdhu

E (breve)>e PEDEM>pèi, SEPTE(M)>sèti, LECTU(M)>lètu, VENIT>bènid.i, EGO>dèu, PETRA(M)>pèrda, FENU(M)>fènu, MEL>mèli, FEL>fè1i

E (lunga)>e TRES>très, PLENUM>prènu, ACETU(M)>az’èd.u, BERBECE(M)>breb.èi I (breve)>i PILU(M)>pìlu, NIVE(M)>nì,PIRA(M)>pìra, VINCERE>bìnc’iri,

PISCE(M)>pìs’i I (lunga)>i VINU(M)>bìnu, FILIU(M)>fìl1u, AMICU(M)>amìg.u, FORMICA(M)>fromìg.a O (breve)>o BONU(M)>bònu, *VOLET>bòlid.i, OCULU(M)>òg.u, COR>kòru,

NOCTE(M)>nòti, FOCU(M)>fòg.u, LOCU(M)>lòg.u, MOLA(M)>mòla, FORAS>fòra

O (lunga)>o VOCE(M)>bòz’i, SOLE(M)>sò1i, NOMEN>nòmini U (breve)>u NUCE(M)>nùz’i, CRUCE(M)>krùz’i, DULCE(M)>dùrc’i, JUGU(M)>g’ù,

BUCCA(M)>bùka U (lunga)>u MURU(M)>mùru, TU>tùi, MUNIA>mùng’a, FUMU(M)>fùmu

6. ' Dittonghi: AE>e CAELUM>c’èlu, QUAERERE>acamp. kerri (log. kèrrere) OE>e POENA(M)>pèna

AU>a PAUCU(M)>pàg.u, PAUPERU(M)>pàb.aru (oggi più diffuso pòb.eru o pòb.uru dove la o si deve all’influsso dell’italiano povero), AUT>a (particella interrogativa, p. es. a bènizi? ‘vieni?’), PAUSU(M)>pàzid.u ‘riposo’, LAURU(M)>làu.

Vi sono dei casi in cui il dittongo AU ha come esito o: FAUCE(M)>fòz’i, CAUDA(M)>kòa; questi casi si spiegano risalendo a forme già monottonghizzate nel latino volgare dove si era imposta la forma dialettale umbra con O (chiusa) (5); a questa forma si rifanno anche le altre lingue romanze: si pensi all’italiano foce e coda con o (chiusa) là dove l’esito regolare del dittongo AU è ò (aperta), e si pensi pure al provenzale coa con la monottonghizzazione del dittongo che è, in questa lingua, normalmente inalterato. Per quanto riguarda la forma kruzùra bisognerà risalire non a CLAUSURA(M) ma a un *CLUSURA(M), le forme krezùri, krizùri sono dovute a dissimilazione u — u>e/i — u;

sono invece italianismi voci come kòza, òru.

7. Influenza delle consonanti vicine sulle vocali toniche.

1) le consonanti labiali (m, p, b, f, v) influenzano la o facendola diventare u: AD

POST>apùsti, MORA(M)>mùra, TRIFOLIU(M)>trev.ùllu. Un tale fenomeno potrebbe trovare spiegazione qualora si faccia ricorso ad una considerazione binaristica del sistema fonologico sardo; questo sarebbe allora un fenomeno di assimilazione, in quanto sia la consonante labiale, sia la u sono caratterizzate dal tratto distintivo [+ diffuso] di contro alla o che è caratterizzata dal tratto distintivo [– diffuso] e in quanto i tratti [+ diff.] ~ [– diff.] sono gli unici che contraddistinguono la u dalla o

2) il gruppo nd porta al mutamento di o in u: TONDERE>tùndiri, SPONDA(M)>spùnda, it. Rispondere>respùndiri, it. Gronda>grùnda

5 Cfr. H. Lausberg: LR par. 243.

Page 20: Fonetica Del Sardo Campidanese

3) JA (iniziale)>je', fenomeno già diffuso nel latino volgare, ma che in Sardegna è proprio solo del Campidanese: JANUA(M)>(g’)ènna, JACCA(M)>(g’)èka, JANUARIU(M)>g’ennàrg’u (cfr. log. jànna, jàka, jannàriu) (6).

8. Il vocalismo atono.

Anche il Sardo, come le altre lingue neolatine, presenta una tendenza alla sincope della vocale postonica dei proparossitoni. In realtà comunque bisognerà distinguere, nella considerazione di tali vocali atone, fra le evoluzioni già avvenute nel latino volgare e quelle avvenute nelle singole aree linguistiche in epoca romanza e protoromanza; ed anche fra le evoluzioni proprie del latino volgare (poiché con tale termine, come si sa, non si indica una lingua unitaria, ma un insieme di fenomeni che si estendono e talora si diversificano in un tempo e in uno spazio quanto mai visti) il fenomeno della sincope non si presenta in maniera uguale in tutta la Romània: così se in Sardegna abbiamo delle voci come bìrdi, sòrgu, c’rob.èdhu che presuppongono voci latino'volgari sincopate comev VIR’DEM, CER’BELLUM, SOC’RUM; abbiamo d’altra parte forme come nèula, pùliz’i, meùrra, feùrra che presuppongono forme latino'volgari non sincopate: NEBULAM, PULICEM, MERULA, FERULA, al contrario di altre lingue neolatine che presuppongono voci latino'volgari sincopate, p. es. it. nebbia , pulce , merlo.

Anche in confronto alle altre lingue della Romània occidentale il Sardo si mostra più conservativo nel mantenimento delle postoniche: FEMINA(M)>fèmina (sp. hembra, fr. femme) , HOMINE(M)>òmini (sp. hombre, fr. homme); ANIMA(M)>ànima (sp. alma, fr. âme); così sono mantenuti gli infiniti proparossitoni in'ERE: VENDERE>bèndiri , VINCERE>bìnc’iri; anzi il Sardo ritrae l’accento dei verbi della 2a coniug. latina: TIMERE>tìmiri, MOVERE>mòviri, *VOLERE>bòliri.

È comunque propria del Sardo la sincope di U nella sequenza 'CULU' (>c’lu): OCULU(M)>òg.u, AURICULA(M)>orìg.a, MACULA(M)>màrga, ANNICULU(M)>annìg.u ‘animale che ha superato un anno’, GENUCULU(M)>g’enùg.u.

È propria del Campidanese, e di tutto il Sardo, la caduta della postonica che sia contemporaneamente preceduta e seguita da r: *

MORERE>mòrri, SORORE(M)>sòrri, QUAERERE>acamp. kèrri (forme come mòrriri, o log. mòrrere e kèrrere sono ricostruzioni analogiche modellate sulle normali uscite dell’infinito, ma la presenza della r geminata mostra in maniera evidentissima l’avvenuta sincope).

Normalmente sono conservate anche le intertoniche: RECORDARE>arreg.od.ài, CANISTELLU(M)>kanistèdhu, MONTICELLU(M)>montiz’èdhu; abbiamo anche qualche esempio di caduta dell’intertonica: ABORRESCERE>arròs’iri ‘stancarsi, venire a noia’, ADHAERESCERE>arrès’iri ‘fermare, ritenere (in gola)’, fenomeno che però può essere favorito dalla caduta della consonante sonora e dalla conseguente contrazione. Questa ipotesi anzi ci sembra più probabile se teniamo presente che nelle CV si registrano forme come friida (XI, 5; XIII, 14)<FRIGIDAM e triigu (III, 2)<TRITICUM (cfr. avanti par. 20) che mostrano la postonica ancora mantenuta (ancora dopo la caduta della consonante intervocalica) e non ancora contratta con la tonica immeditamente precedente.

9. ' Il vocalismo atono campidanese presenta comunque una maggior mobilità e fluidità rispetto al vocalismo tonico in quanto sono più frequenti i fenomeni di assimilazione e dissimilazione o mutamenti dovuti all’influsso delle consonanti vicine. Le forme alternative sono poi sempre possibili per cui possiamo avere forme diverse (cioè con vocalismo conservativo e con vocalismo evoluto secondo i fenomeni di cui stiamo parlando) da paese a

6 Cfr. H. Lausberg: LR par. 259 e 332.

Page 21: Fonetica Del Sardo Campidanese

paese, da persona a persona, quando non addirittura nei vari atti di «parole» di uno stesso singolo parlante.

Questa maggior flessibilità del trattamento delle vocali atone originarie latine è più diffusa nel Campidanese di quanto non lo sia nel Logudorese e nel Nuorese che si presentano, anche sotto questo aspetto, maggiormente conservativi.

10. Esempi di assimilazione e dissimilazione.

A s s i m i l a z i o n e: PASTINACA(M)>pistinàg.a ‘carota’, TENACE(M)>tanaz’i

‘picciolo della frutta’, TRIFOLIU(M)>truv.ùllu (ma abbiamo anche tre /trav.ùllu), CENA PURA>c’anàb.ra (accanto a c’enàb.ra) ‘venerdì’; it. tenaglia>tanàlla, PROPAGINE(M)>prab àina (accanto a preb.àina, con a>e per influsso di r, cfr. avanti par. 11), GENUCULU(M)>g’unùg.u (accanto a g’enùg.u), VESTIRE>bistìri.

Frequente è anche l’assimilazione della postonica alla finale: LATER>làd.iri, ANGELU(M)>àng’ulu, LEPORE(M)>lèpiri (accanto a lèpori), SABBATU(M)>sàb.ud.u, GENERU(M)>g’ènnuru (accanto a g’ènneru); tale assimilazione è in Campidanese la norma per quanto riguarda l’uscita degli infiniti in 'ERE>iri/ i: VINCERE>bìnc’iri, FACERE>fàiri/fài, COQUERE>kòiri/kòi, *

VOLERE bòliri/bòli, ecc. Meno frequente l’assimilazione della postonica alla tonica: MARMOR>màrmaru

accanto a màrmuru/mràmuru), CENA PURA>c’enàb.ara (accanto ai già citati c’enàb.ra e c’anàb.ra).

D i s s i m i l a z i o n e: *MANEANU>meng’ànu (accanto a mang’ànu), COLORE(M)>kalòri/kolòri, CORONA(M)>karòna/koròna, COLEONE(M)>kallòni, DOCTORE(M)>datòri/dotòri, *

EXFATATU(M)>s’ed.àu/s’ad.àu ‘meschino, sfortunato’, sp. horror>arròri, *

PULLEONE(M)>pillòni (log. pudzòne) ‘uccello’, ABSCONSORIU(M)>skuzòrg’u/skruzòz’u.

11. Influsso delle consonanti vicine.

Influsso delle labiali (p, b, f, v, m): A>o; O>u, E>o: PAUMENTU(M)>pomèntu (log. pamèntu) ‘pavimento’, ALBESCERE>ob.rès’iri, APERIRE>ob.èrriri, AVELLANA(M)>odhàna, FABELLARE>fuedhài (<fove >foe >fue ) ‘parlare’, CABALLU(M)>kuàdhu (<ko(b)àhlu>koà >kuà'), FONTANA(M)>funtàna, OCCIDERE>buc’ìri (accanto a boc’ìri), COMPREHENDERE>kumprèndiri, it. compagno>kumpàng’u, FENESTRA(M)>fronèsta/ frõèsta/fonèsta, SEPARARE>s’ob.erài ‘scegliere’. Il fenomeno si presenta anche per b. derivata da 'L' intervocalica: mob.àd.iu=malad.iu<MALE HABITUM, sob.ìa=salìa<SALIVA(M), mob.òni<it. melone.

Questa particolarità fonetica può spiegarsi come fenomeno di assimilazione qualora si consideri il sistema fonetico sotto un aspetto binaristico: il passaggio di a in o si spiega come assimilazione del tratto [– compatto] proprio di o così come delle labiali, contro a caratterizzato dal tratto [+compatto]; il passaggio di o in u può spiegarsi come assimilazione essendo u caratterizzata dal tratto [+diffuso] così come le labiali, contro la o che è caratterizzata dal tratto [– diffuso]; il passaggio di e in o è ugualmente un fenomeno di assimilazione in quanto o condivide con le labiali il tratto [+grave] contro la e che è invece caratterizzata dal tratto [– grave]. Ci si può chiedere perché la a e la e passino ad o e non ad u, che rispetto alle labiali è ancora più simile condividendo con esse, come abbiamo appena visto, il tratto [+diffuso]; potremmo rispondere che nell’evoluzione linguistica si cerca di operare un passaggio, fra i vari gradi di apertura, della minor ampiezza possibile; posto un sistema di vocali atone a tre gradi di apertura:

a

Page 22: Fonetica Del Sardo Campidanese

e o i u

un passaggio A>u comporterebbe un salto di due gradini, il passaggio E>o è preferito al passaggio E>u in quanto si ha la possibilità di restare nello stesso gradino. Posta la legge di assimilazione come «legge del risparmio fonetico», gli esempi sopra citati ci mostrano che oltre al risparmio sincronico vige anche il risparmio diacronico.

Influsso della r: A>e/o: ATRAMENTU(M)>tremèntu (accanto però a tromèntu e trumèntu) ‘color nero’, it. ragione>arrez’òni, it. ridottare>red.utài, it. rabarbaro>rebàrbaru, it. paracqua>peràkwa, PLACERE it. piacere>prez’èri, sp. rincón>arrenkòni ‘angolo’, MARIANE>mrez’àni ‘volpe’, STATARIU(M) × istante>strentàz’u (accanto a strantàz’u) ‘ritto, in piedi’.

Anche l’influsso della r sulle vocali atone può spiegarsi come fatto assimilatorio, infatti la o condivide con la r il tratto [– compatto] contro la a che è caratterizzata dal tratto [+compatto]; la e condivide con la r il tratto [– grave] contro la a caratterizzata dal tratto [+grave]. Anche qui la scelta di e/o contro i/u è dovuta, come nel caso precedente, ad evitare un troppo grande salto nella scala dei gradi di apertura.

Più difficile ci sembra spiegare il passaggio di i in e, poiché se di assimilazione si dovesse trattare la i dovrebbe concordare con r [+diffuso] contro la e [– diffuso]; il fenomeno potrebbe spiegarsi come un evitare certe troppo lunghe consecuzioni di determinati tratti distintivi uguali. Si considerino le sequenze fonetiche iniziali delle parole poco prima citate, descritte in tratti distintivi (grave, diesizzato, compatto, diffuso) nelle forme originarie e nelle forme trasformate:

it. camp.

r i d (ottare) r e d. (utài) gr. – – – – – – dies. – – – – – – comp. – – – – – – diff. + + + + – +

sp. camp. camp.

r i n (cón) ar' r e n (kòni) ar' r a n (kòni)

gr. – – – – – – – + –

dies. – – – – – – – – –

comp. – – – – – – – + –

diff. + + + + – + + – +

Ci si può accorgere come le trasformazioni tendano a evitare un eccessivo accumularsi dei medesimi tratti distintivi; tale fatto può esserci confermato se prendiamo in considerazione passaggi come TRISULARE>treulài, TRIFURCIU(M)>treùtsu, dove la

Page 23: Fonetica Del Sardo Campidanese

trasformazione IU>eu è contraria alla regola sarda che indica semmai il contrario: EU>iu (MEU(M)>mìu, PE(D)UC’LUM>priòg.u, ecc.); ma anche questa volta se consideriamo la descrizione in tratti distintivi della sequenza dei tre fonemi (t)riu''' e (t)reu''', giungiamo alle stesse conclusioni cui siamo giunti prima:

lat. (T) R I U''' camp. (t) r e u ''' gr. – – – – – +

dies. – – – – – –

comp. – – – – – –

diff. + + + + – +

Analogamente si può spiegare una forma lantsòlu=lentsòlu<LINTEOLU(M); così pure il passaggio CON>kun può spiegarsi come assimilazione essendo u ed n caratterizzate dal [+diffuso] contro o caratterizzata dal tratto [– diffuso]: CONVITARE>kumbid.ài, CONVERSU(M)>kumbèssu, cat. confegir>kunfìg’iri, sp.'cat. confirmar>kunfrimài, it. Consiglio>kuntsìllu (accanto a kontsìllu), it. Contento>kuntentu (accanto a kontèntu).

Comunque, è bene dirlo subito, non tutti i cambiamenti cui sono soggette le vocali atone possono essere ricondotti ad una regola; il tentativo di spiegazione che abbiamo dato poco sopra per alcuni esempi di evoluzione statisticamente più frequenti rimane sempre un tentativo suscettibile di più approfondite indagini che non sono per altro lo scopo precipuo di questo nostro lavoro: ci siamo soltanto limitati a proporre delle ipotesi.

Quel che ci sembra di poter affermare è che nel sistema campidanese c’è la tendenza (ma si badi, solo la tendenza) a ridurre il rendimento fonologico delle vocali atone soprattutto pretoniche; queste tendono a venir considerate come varianti di un unico fonema avente genericamente come tratti distintivi [+ vocalico] e [– consonantico]; tanto più che tale riduzione di rendimento non compromette grandemente la funzionalità del sistema.

Tutto ciò appare in tutta la sua evidenza quando si consideri la compresenza nel diasistema campidanese di varianti come tenàz’i/tonàz’i/tanàz’i; g’enùg.u/g’anùg.u/g’unùg.u; lentsòlu/lantòlu, varianti che da un punto di vista puramente funzionale possono considerarsi in tutto e per tutto libere e indifferenti; da un punto di vista fonetico evolutivo possono considerarsi, almeno in alcuni casi, come risultato di processi di assimilazione e dissimilazione o come risultato dell’influsso delle consonanti vicine; da un punto di vista sociolinguistico queste varianti caratterizzano ‘parole’ di determinati ceti sociali o diversi registri stilistici di un medesimo parlante (generalmente si può osservare che il registro più alto si mantiene più vicino alle voce originaria).

Concludiamo ricordando altri due fenomeni del vocalismo atono: 1) la tendenza dei parlari rustici a trasformare in o la vocale di sillaba iniziale:

orbèi=breb.èi, popèri=papèri, sod.àtsu=sed.àtst (HLS, 37); 2) la tendenza al passaggio di e in i e di o in u, specie nei prestiti: trimulìg’a<cat.

tremolitja, butèg.a<it. bottega, bruvùra<cat polvora, àrburi<ARBORE(M) (cfr. avanti par. 39).

12. ' Vocali finali. Come tutti i dialetti sardi, anche il Campida nese mantiene le vocali finali. A differenza però dei dialetti logudoresi e nuoresi, il Campidanese ha tre sole vocali in posizione finale (assoluta o di sillaba); a, i, u secondo il seguente schema evolutivo:

Page 24: Fonetica Del Sardo Campidanese

A (breve) A (lunga) a E (breve) E (lunga) I (breve) I (lunga) i O (breve) O (lunga) U (breve) U (lunga) u CABALLOS>kuàdhus, FILIOS>fìllus, VINCO>bìnku, EGO>(d)èu, BONOS>bònus, HERI

SERO>arizèru, QUANDO>kàndu, CANES>kànis, PISCES>pis’is, FLORE(M)>fròri, MALE>màli, BENE>bèni, CANTARE>kantài, VINCERE>bìnc’iri, DORMIRE>dromìri, VENI>bèni, VIGINTI>bìnti, MELIUS>mèllus, PEJUS>pèus, TEMPUS>tèmpus, FOCU(M)>fòg.u, OLEU(M)>òllu, eccetera.

Il Logudorese e il Nuorese mantengono invece, come noto la 'E e la 'O (finali) : kàdhos, f ìdzos, bìnko, dèo, kàndo, kànes, pìskes, fròre, kantàre, bìnkere, dormìre, ecc.; questi dialetti inoltre hanno la 'o nell’uscita del gerundio là dove l’uscita del Campidanese é 'u: camp. binc’èndu, timèndu, kantèndu=log. binkèndo, timèndo, kantàndo; parallelamente a queste si hanno forme uscenti in 'i (camp.) e in e (log.'nuor.): camp. binc’èndi, timèndi, kantèndi=log. binkènde, timènde, kantànde.

Questa particolarità campidanese (condivisa per altro dal Siciliano, da alcuni dialetti dell’Italia meridionale e dai dialetti della Corsica meridionale oltre che dal Gallurese) si ritrova già nei documenti medioevali: nella Carta in caratteri greci (con forti oscillazioni però fra e ed i e fra o ed u); nelle Carte Volgari dell’Archivio arcivescovile di Cagliari (CV) dove le oscillazioni sono molto minori: iudigi, parti, serbus, mulieri, parççoni, rugi (XI, 4), brebeis (II, 2), lebandu, potestandu, messari, aterus, factus (XVIII, 2); abbiamo però anche boluntate (II1, 1), uoluntate (IX, 1), potestando (XII, 1), devertere.

Le forme che in latino terminavano in consonante diversa da 's si continuano nel Sardo con l’aggiunta di una vocale paragogica che nel Campidanese è sempre 'a, i od 'u: COR>kòru, MEL>mèli, FEL>fèli, SEMPER>sèmpiri (log.'nuor. kòro, fèle, mèle sèmpere), FORAS>fòraza.

L’opposizione /e/~/i/ e /o/~/u/ è dunque neutralizzata in sillaba finale, ma tale neutralizzazione comporta la fonologizzazione di /è/~/e/ e di /ò/~/o/ in sillaba tonica (cfr. sopra par. 4).

Ricorderemo inoltre col Wagner (HLS 51'52) che: 1) nella Trexenta e nel Gerrei si ha come vocale finale corrispondente alla 'A e alla 'E

latine una e debole ë indistinta: kònkë, àkwë, orìg.ë, dùrc’ë=kònka, àkwa, orìg.a, dùrc’i.

2) Nella zona di confine fra i diletti campidanesi e i dialetti di tipo logudorese'nuorese si ha oscillazione fra le uscite in e ed in 'o e fra le uscite in i ed in u (zona a nord di Oristano, Laconi, Baunei, ecc., tale oscillazione si riscontra pure nella Carta de Logu).

Riscontriamo pure dei casi di assimilazione della finale alla tonica: MILLE>mìlli, MIHIMET>mìmi; che non si tratti della normale evoluzione campidanese –E> i ma proprio di assimilazione è provato dalle forme logudoresi anch’esse uscenti in 'i e uguali quindi a quelle campidanesi.

13. Vocali in iato. In Campidanese lo iato EU ed EA è trasformato in iu e ia: MEU(M)>mìu, MEA(M)>mìa; trasformazione già attestata negli antichi documenti campidanesi, la Carta in Caratteri greci ha meu e mia; il CSMB ha alternanza miu/meu, mios/meos, ma ha sempre mia e mias; così i dialetti barbaricini hanno mèu, mèos contro mìa, mìas; ciò può testimoniarci che la trasformazione si è operata prima nelle forme del

Page 25: Fonetica Del Sardo Campidanese

femminile (cioè di fronte ad a) e che essa si è poi estesa analogicamente alle forme del maschile (cfr. anche HLS 53): tutto ciò può esserci confermato dal fatto che sono assai frequenti le trasformazioni EA>ia, mentre sono assai comuni le forme in èu (krukulèu, bodhèu, ecc.).

1) EA>ìa: ANDREA>andrìa, HASTULA REGIA>skrarìa ‘asfodelo’ (cfr. nuor. iskrarèja, iskrarèa, log. iskrarèu). CREAT>krìad.a, l’imperf. dei verbi della 2a coniug. (2a e 3a latine): 'E(B)AM, 'E(B)AS, 'E(B)AT, 'E(B)AMUS, 'E(B)ATIS, E(B)ANT>ìa, ìasta, ìad.a, 'iàmus, 'iàis, ìanta.

2) EA, EU, EO>ià, iù, io: CREARE>kríài, FEBRUARIU(M)>*FRE(B)UARIU>friàrg’u,

PE(D)UC’LU(M)>priòg.u/priùg.u, cat. peuc>peùnku/piùnku ‘calzino’, sic. leofanti>lionfànti, deverbale di NEUM>anniài ‘metter macchie’.

3) ’e<DE davanti a vocale si trasforma in i: dòm i ozàtruzu, pèts i àka, tàss i àkwa=dòmu (d)e ozàtruzu ‘casa vostra’, pètsa (d)e àka ‘carne di vacca’, tàssa (d)e àkwa ‘bicchiere d’acqua’; così pure ’e<ET passa ad i di fronte a vocale: pan i òllu ‘pane e olio’, bìnu i àkwa ‘vino e acqua’, ecc.

4) U+U resta intatto in Campidanese o tutt’al più si contrae in u; così pure resta intatto lo iato U+A: TUU(M)>tùu/tù, SUU(M)>sùu/sù, JUGU(M)>g’ùu/g’ù, DUOS>*DUUS>dùs, TUA (M)>tùa, SUA (M)>sùa, DUAS>dùas.

5) O+vocale dà spesso u+vocale: CABALLU(M)>*koàdhu>kuàdhu (7),

FABELLARE>*foedhài>fuedhài (7), ILLOC+i (paragogica)>dhòi/ dhùi, IN HOC+i (paragogica)>innòi/innùi, no+voc.>nu+voc. (nu òllu nùdha ‘non voglio nulla’, nu èst issu ‘non è lui’), MODO>imòi/imùi ‘adesso’, kò(a) àlba=ku àlba.

6) A+I>ei: RA(D)ICA(M)>arreìg.a/arraìg.a, ECCU ILLAC+voc. parag.>ingudhèi/ingudhài (cfr. log.'nuor. akudhàe, inkudhàne), RA(D)ICINA(M)>arraìz’ini/arreìzz’ini (con accento non etimologico cfr. sopra par. 1).

7) Le vocali in iato secondario dovuto alla caduta di una consonante intervocalica, possono dar luogo a contrazione, tale fenomeno è costante quando le due vocali sono uguali: VI(G)INTI>bìnti, SI(G)ILLU(M)>sìdhu, DI(G)ITU(M)>dìd.u, NI(V)E(M)>nì; se le vocali sono diverse, in caso di contrazione la tonica prevale sulla atona: DUO(D)ECI(M)>dòz’i/dòiz’i, TRE(D)ECI(M)>trèiz’i, SEDECI(M)>sèz’ì/sèiz’i, MA(J)ORE(M)>mòri, A(V)ENA(M)>èna, LA(B)ORE(M)>lòri ‘grano’. Se le vocali sono entrambe atone, prevale quella che è tonica nelle forme radicali, oppure la prima delle due: A(B)ORTIRE>ortìri (accanto a aortìri), A(B) IN ANTE>anànti, ME(D)ICINA(M)>mez’ìna (accanto a meiz’ìna).

8) Ricorderemo quanto già detto nel cap. I: la I e la E toniche in iato diventano atone in latino volgare e l’accento si sposta sulla sillaba seguente (fenomeno comune a tutte le lingue romanze): MULIERE(M)>mullèri, AREOLA(M)>arg’òla, LINTOLEU(M)>lentsòlu.

9) La U semivocalica latina in iato scompare in Sardo: FEBRUARIU(M)>friàrg’u, VIDUU(M)/A(M)>bìd.u/ a, BATTUACULU(M)>batàllu.

14. Altri fenomeni vocalici.

Aferesi: presente in alcune parole: AVERTULA(M)>bèrtula, ABSENTIU(M)>tsèntsu/sèntsu, HABITATIONE(M)>id.atsòni/bid.atsòni ‘le terre ora lavorate, ora sode o novali, secondo le regole della rotazione’ (in tali casi 1’aferesi può essere dovuta al fatto che la a iniziale si è confusa con la a dell’articolo (s’avèrtula=sa bèrtula, ecc.). L’aferesi è norma nei dimostrativi (come in tutte le lingue neolatine): ECCU ISTU(M)>kùstu, ECCU ILLU(M)>kùdhu, ECCU IPSU(M)>kùssu, nei pronomi personali: ILLUM, ILLAM, ILLOS, ILLAS, ILLI>dhu, dha, dhus, dhi, nell’avverbio di luogo dhòi<ILLOC, nell’articolo

7 Il passaggio di A in o è dovuto all’influsso della consonante labiale, cfr. sopra par. 11.

Page 26: Fonetica Del Sardo Campidanese

determinativo singolare: su, sa<IPSUM, IPSAM (il plurale campidanese is deriva da IPSOS>issous, ma qui anzi che cadere la sillaba iniziale, è caduta la finale per una generalizzazione della pronuncia del pronome IPSE in fonetica sintattica dopo monosillabo uscente in consonante, p. es. ET ISSOS>et is(sos): la prima sillaba di issos viene attratta da et e diventa enclitica, mentre la seconda sillaba cade. Il sardo campidanese antico aveva sus corrispondente all’odierno log.'nuor. sos (cfr. M. L. Wagner: Flessione verbale e nominale del Sardo antico e moderno, par. 17).

Altri esempi di aferesi: AMARICOSU(M)>marig.òzu ‘amaro’, *INVECTIVARE>betiài ‘altercare’, *IMBILLICU(M)>bìdhiu ‘ombelico’, INDE>ndi, HINC>nc’i, QUID DEU>ìta o ta ‘pronome che cosa(?)’, sp. apotecario>potekariu ‘farmacista’.

Prostesi: Di fronte ad R' iniziale è regolare nel Campidanese la prostesi di a e il successivo rafforzamento di r, fenomeno che ritroviamo anche nel Guascone e che è da attribuirsi al sostrato (come è noto il Basco ha avversione alla r' iniziale): RIVU(M)>arrìu, ROSA(M)>arròza, it. Ricco>arrìku, RUBEU(M)>arrùb.iu, RIDERE>arrìri, sp. rector>arretòri ‘parroco’, ecc. Questo fenomeno non lo si ritrova più nel Logudorese e nel Nuorese, ma lo si ritrova nei dialetti barbaricini e nelle zone di confine fra Logudorese e Campidanese; in queste parlate però la vocale prostetica non sempre è a: essa sarà a se alla r segue una a, sarà e se alla r segue una e od una i, sarà o se alla r segue una o od una u: RUERE>orrùere, RIVU(M)>errìu, RANA(M)>arràna, ROSA(M)>orròza, ecc. Questo fenomeno (dipendenza della vocale prostetica dalla vocale successiva) lo si ritrova nel Basco; è quindi certo che questo fosse il fenomeno originario prima diffuso in tutto il Campidano: in un secondo tempo nel dominio meridionale si è diffusa la vocale prostetica a, generalizzata in tutte le posizioni. Nelle CV troviamo il fenomeno nelle forme originarie: erriu, orroglu (= arrog.u ‘pezzo, parte’)<ROTULU(M) (XIII, 7).

Meno frequente che nel Logudorese e nel Nuorese (dove il fenomeno è regolare) è la prostesi di i di fronte a s+cons.: iskòla, iskàla, is’ìmpru accanto a skòla, skàla, s’ìmpru.

Ci sembra difficile, contrariamente a quanto afferma il Campus (8) ed anche il Wagner che la generalizzazione della prostesi di fronte a s+cons. dipenda dall’influsso analogico delle parole che in latino cominciavano con EX' O DES'; più probabile è che la prostesi si sia avuta, in principio, in fonetica sintattica sebbene, come dice il Lausberg, «nel Sardo, lo sviluppo della vocale paragogica ha reso del tutto oscure le condizioni fonosintattiche di prostesi: essa venne estesa nel Logudorese, mentre nel Campidanese (sul modello italiano) è venuta meno» (9), ma è pure possibile (cfr. lo stesso Lausberg) (10) che il fenomeno sia dovuto ad una reazione di sostrato. Tale reazione dovette essere certamente più forte nella Sardegna settentrionale che in quella meridionale più intensamente romanizzata e dove più forte è stata l’influenza linguistica italiana. Questa diversa condizione può essere confermata dal fatto che nel dominio logudorese'nuorese si ha la trasformazione di s in r/l davanti a consonante sonora (dirgràtsia/dilgràtsia, irdentàu, irbàllu/ilballu, sar dèntes/sal dèntes, sor bòes/sol bòes) e addirittura la trasformazione di r in s difronte a occlusiva sorda: kaskàre=karkàre, koskàre=korkàre, bustèdhu=burtèdhu, batoskèntu=batorkèntu. Inoltre la qualità fonetica della s del dominio settentrionale è diversa da quella del dominio meridionale (è cioè più intensa) e questo fatto è connesso con le trasformazioni di s+cons. testé citate. Questa intercambiabilità distribuzionale di s con r/l doveva portare a sentire la sibilante e le liquide in certo modo simili per cui era impossibile un nesso iniziale s+cons. così come lo era, e lo è, quello di r/l+cons. Condizioni queste che dovettero forse esistere anche in Campidano come prova il fatto che

8 G. Campus: Fonetica del dialetto logudorese, Torino 1901. 9 Cfr. H. Lausberg LR 353 10 Cfr. H. Lausberg LR 104

Page 27: Fonetica Del Sardo Campidanese

nel Sulcis (area particolarmente conservativa del dominio campidanese) la s ha una qualità fonetica, un’articolazione simile a quella del dominio logudorese'nuorese e che alcuni centri del dominio meridionale (Barbagia meridionale, alcuni centri ogliastrini) mostrano il passaggio di s+cons. sonora in r/l+cons. sonora.

Tali condizioni dovettero essere radicalmente mutate dalla più intensa romanizzazione del Campidano per cui la sibilante e le liquide dovettero essere sentite come appartenenti a due qualità nettamente distinte.

Il Campidanese presenta addirittura il fenomeno dell’aferesi di vocale che preceda s+cons.: AESTATE(M)>stad.i, EXCUTERE>skùd.iri, EXCEPTIS>s’èti, *EXFINDICARE>s’endiài, cat. astor>stòri, sp. espantar>spantài.

Epentesi: frequente specie nei dialetti rustici per evitare nessi consonantici (soprattutto occlusiva + r, r+occlusiva); il fenomeno si riscontra particolarmente nei prestiti: it. libro>lìburu, it. litro>lìturu, it. Giornata>g’errunàd.a, ALGA>àlig.a. L’epentesi è regolare nei dialetti della Barbagia meridionale (HLS 73): làbaras<LABRU(M), kolòv.uru<COLOBRU(M), c’ilìv.uru<CIRIBRU(M).

Paragoge: Già s’è detto nel capitolo precedente che agli ossitoni si aggiunge una vocale paragogica poiché il Sardo mal tollera le parole accentate sull’ultima sillaba: TU>tui, IN HOC>innòi ‘qui’, ecc.

L’aggiunta di una vocale paragogica è norma quando una parola termina in consonante. Vediamo comunque più dettagliatamente:

per la 's la paragoge è norma quando la parola è in pausa ma non si trovi in fonetica sintattica: mànuzü, pèrdazä, pèizï, dìd.uzü, timèizï; però mànus pitìkazä, pèis tròtuzü, tùi bènis kìtsi, bozàtrus timèis kùstu, sono comunque normali le assimliazioni difronte alle consonanti m, n, 1, r, s: mànu llòngazä, dìd.u mànnuzü, kussa rròd.azä, i nneb.òd.izï, i ssòrrizï, l’assimilazione è frequente anche difronte a occlusiva sonora: i bbòizi, pèi ggrùssuzü, kussa bbàkazä;

per r abbiamo l’esempio di COR>kòru dove la vocale paragogica è costantemente presente e il nome è analogicamente equiparato ai nomi uscenti in 'u (anche se l’apertura della o tonica rivela le condizioni originarie); abbiamo poi SEMPER>sèmpiri;

per 'l: MEL>mèli, FEL>fèli; per t: CAPUT>kàb.ud.u; alle terze persone verbali si aggiunge una vocale paragogica

e la 't, venendosi a trovare in posizione intervocalica digrada a d. conformemente alla norma: VENIT>bènid.i, TIMET>ùmid.i, NARRAT>nàrad.a, CASTIGABAT>kastiàd.a, VENIAT>bèng’ad.a; in fonetica sintattica, difronte a parole inizianti per vocale, non si ha aggiunta di vocale paragogica ma la 't digrada ugualmente a d: bènid. anànti, arrùid. a tèrra ‘cade a terra’, bèssid. a fòrazä ‘esce fuori’; in fonetica sintattica difronte a consonante la 't può essere seguita da vocale paragogica e digradare conseguentemente nella fricativa d., oppure può cadere, ma in tal caso la presenza della t continua ad agire in quanto la consonante successiva, anche se soggetta a digradamento, non digrada: pàpad.a g.ùssu // pàpa kùssu ‘(egli) mangia quello’<PAPPAT, ma pàpa g.ùssu (imp.) ‘mangia quello’<PAPPA, bènid.i g.ìtsi // bèni kìtsi ‘(egli) viene presto’<VENIT, ma bèni g.ìtsi (imp.) ‘vieni presto’<VENI (cfr. anche avanti par. 17);

il nesso 'NT viene mantenuto inalterato con costante aggiunta di vocale paragogica, tranne nel caso che al nesso segua una parola iniziante per vocale (al contrario del Logudorese'nuorese dove il nesso finale 'NT viene reso con n+voc. parag.): nàranta, fàinti, bèninti, timìanta, movìanta, pìg.inti, sèrrinti, bènint a dòmu, mòvinti is pèizi ‘muovono i piedi’, arrùint a tèrra ‘cadono a terra’; la vocale paragogica di SUNT è i per analogia con i verbi della 2a e 3a coniug.: SUNT<sùnti;

Page 28: Fonetica Del Sardo Campidanese

EST<èsti; in fonetica sintattica si hanno però due forme: èsti ed è: èsti mànnu/è mànnu; èsti b.àg.u/è pàg.u; se segue parola iniziante per vocale la forma è sempre est: est ìssu, est in sa mèza;

per 'N abbiamo il caso dei sostantivi uscenti in 'EN, ad essi si aggiunge sempre la vocale paragogica 'i: NOMEN>nòmini, LAETAMEN>lèd.àmini, FLUMEN>frùmini.

Come s’è visto le vocali paragogiche sono in Campidanese 'a, 'i, 'u; la loro scelta dipende in linea di massima dalla vocale che le precede: si ha 'a se precede a, si ha 'i se precede 'e o 'i, si ha 'u se precede o od u. Alcune ‘eccezioni’ a questa norma sono dovute all’influsso analogico, già abbiamo visto sùnti<SUNT; abbiamo poi kràzi per analogia con èrizi ‘ieri’ (HLS 87). L’articolazione delle vocali paragogiche è in genere quella di vocale piena; è però ultrabreve (ä, ï, ü) nei plurali e spesso nelle altre uscite in 's; sovente anche nelle terze pers. sing. soprattutto nel corpo della frase (non in pausa).

Cambio di vocali finali:

*C LU S U R A>krezùr i , GLEBA(M)>lèa/lèi, MODJU(M)>mòi, it. giovane>g’òvanu (cfr. avanti par. 39) forse per influsso della fonetica sintattica (HLS 394).

15. Vocali nasali. In una buona parte del dominio campidanese la 'N' intervocalica cade nasalizzando la vocale precedente (cfr. avanti par. 22). Si producono così delle vocali nasali che si oppongono fonologicamente alle rispettive orali:

bìu ‘vivo’ //bìu ‘vino’

s òu ‘l’uovo’ //sóu ‘suono’

1ùa ‘euforbia’ // lùa ‘luna’

Tale opposizione è presente anche nei dialetti del Sarrabus dove la 'L' intervocalica ha come esito 'h’' (colpo di glottide), così come la 'N' intervocalica che però nasalizza la vocale precedente:

màh’u ‘cattivo’ // màh’u ‘mano’

sòh’u ‘solo’ // sòh’u ‘suono’

Inoltre la nasalizzazione contribuisce ad aumentare il numero degli ossitoni (che in tal caso vengono tollerati), in quanto, se la 'N' viene a trovarsi fra due vocali uguali di un parossitono, le due vocali si contraggono in un’unica vocale nasale: LANA(M)>là, UNU(M)>ú, kìni=kì.

Page 29: Fonetica Del Sardo Campidanese

CAPITOLO III

IL CONSONANTISMO

16. ' Il consonantismo campidanese è più innovativo rispetto a quello degli altri dialetti sardi. Così se per alcuni fenomeni si distingue dal Nuorese andando di pari passo con il Logudorese (p. es. il digradamento delle consonanti occlusive sorde in posizione intervocalica nelle rispettive fricative sonore, che sono invece conservate nel Nuorese), per altri fenomeni si distacca invece sia dal Nuorese che dal Logudorese (p. es. la palatalizzazione di C e G difronte alle vocali E ed I: c’èlu e g’èlu, mentre gli altri dialetti mantengono i suoni velari: kèlu e gèlu).

Si possono inoltre tracciare suddivisioni sub'dialettali in base agli sviluppi delle consonanti 'n', '1', 'r' e dei nessi originali 'TJ' e 'CJ'. Per alcuni fenomeni però il Campidanese presenta, se non la più antica (propria come al solito dei dialetti nuoresi), per lo meno una fase antecedente rispetto a quella raggiunta dal Logudorese (così, come per il vocalismo, il Campidanese mantiene la prostesi di a dinanzi ad r', non più conservata nel dominio logudorese e in buona parte di quello nuorese): si tratta degli esiti dei nessi 'NJ' e 'RJ' che sono 'ng’' e rg’ per il Campidanese, mentre sono ndz e rdz per il Logudorese e parte del Nuorese.

Tratteremo qui, dapprima le consonanti semplici nelle loro varie posizioni: all’interno della parola e della frase (posizione iniziale, intervocalica, finale, pre' e post'consonantica, intervocalica in fonetica sintattica), in secondo luogo tratteremo i nessi consonantici (anch’essi, eventualmente, nelle loro varie posizioni) le consonanti geminate, e, infine, altri fenomeni consonantici vari (metatesi, assimilazione, dissimilazione, ecc.).

17. ' Consonanti occlusive sorde.

Posizione iniziale: le occlusive sorde sono mantenute inalterate in posizione iniziale assoluta: PANE(M)>pàni, PISCE(M)>pìs’i, PONERE>pònni, PETRA(M)>pèrda, PELLE(M)>pèdhi, PASCERE>pàc’i, CORPUS>kòrpus, CANE(M)>kàni, COQUERE>kòiri, COMPREHENDERE>kumprèndiri, CABALLU(M)>kuàdhu, TORNARE>torràí, TU>tùi, TANTU(M)>tàntu, TERRA(M)>tèrra, TIMERE>tìmi(ri), TUU(M)>tù(u).

La C' iniziale latina seguita dalle vocali I ed E si palatizza e diviene c’': CENTU(M)>c’èntu, CERVU(M)>c’èrbu, CENA(M)>c’èna, CERA(M)>c’èra, CILIU(M)>c’ìllu, CIRCARE>c’irkài, CIRRU(M)>c’ìrru, CIBARIU(M)>c’iv.ràz’u ‘cruschello, focaccia’, CIRIBRU(M)>c’ilìru ‘crivello’, CERNERE>c’èrri(ri) ‘stacciare il grano’, c’èa ‘avallamento, fosso’, (di probabile origine preromana cfr. DES, I, p. 326)=log. nuor. kèa, kèja.

Posizione intervocalica: in posizione intervocalica le occlusive sorde digradano nelle corrispettive fricative sonore: 'P'>'b.', 'T'>'d.', C (+A, O, U)>g. (+a, o, u), 'C (+E, I)> z’ (+e, i): CEPULLA(M)>c’ib.ùdha, CUPA(M)>kùb.a, SEPERARE>s’ob.erài ‘scegliere’, NEPOTE(M)>neb.òd.i, APE(M)>àb.i, APERIRE>ob.èrriri, ACETU(M)>az’èd.u, ROTA(M)>arròd.a, SAETACIU(M)>sed.àtsu, EXCUTERE>skùdiri, FATA(M)>fàd.a, FRATRE(M)>fràd.i, EXCITARE>s’idai, LATER>1àd.iri ‘mattone crudo’, PAUCU(M)>pàg.u, FICATU(M)>figau, SECARE>segai, PICE(M)>pìz’i, LUCE(M)>luz’i, NECE(M)>nèz’i, NUCE(M)>nùz’i, FAUCE(M)>fòz’i, VICINU(M)>biz’ìnu, VICINATU(M)>biz’inàu, DECE(M)>dèzi, DUODECI(M)>dòzi, SECURU(M)>seg.uru, ACINA(M)>àz’ina, ACU(M)>àg.u.

Le voci terminanti in 'ATUM (sostantivi maschili, e participi passati) hanno esito 'àu (con la caduta di 'T'), mentre danno regolarmente àd.a le voci uscenti in 'ATAM:

Page 30: Fonetica Del Sardo Campidanese

COGNATU(M)>konnàu, SECATU(M)>segau, NARRATU(M)>naràu, EXCITATU(M)>s’id au, VICINATU(M)>biz’inàu, FICATU(M)>fig.àu; ma COGNATA (M)>konnàd.a, NARRATA(M)>naràd.a, EXCITATA(M)>s’id.ada, ecc.

Le voci uscenti in ITU(M), 'ITA(M), sia parossitone che proparossitone hanno come risultato ìu/ ìa, iu/ ia: VENDITU(M)/'A(M)>bèndiu, bèndia, FUGITU(M)/A(M)>fuìu, fuìa, così tìmiu/ a, dèpiu a, sig.’ìu/ a.

Una particolarità della parlata cagliaritana (che si trova però anche in altri centri del Campidano) è il passaggio di 'T' intervocalico a 'r’'; si tratta di un suono diverso da quello di 'r' originaria (<R latina o di prestiti vari). Il Wagner (HLS 107) lo definisce un’articolazione alveolare di scarsa sonorità («alveolare Artikulation von geringer Sonorität»). Questo passaggio lo si ritrova anche in fonetica sintattica: COGNATA(M) TUA(M)>camp. konnàd.a d.ùa, cagl. konnàr’a r’ùa, FRATRE(M)>camp. fràd.i, cagl. fràr’i, NEPOTE(M)>camp. neb.òd.i, cagl. nebòr’i, ROTA(M)>camp. arròd.a, cagl. arròr’a, ACETU(M)>camp. az’èd.u, cagl. az’èr’u, camp. pòrtad.a=pòrtar’a (ind. pres. 3a sing.)<it. portare.

Questo suono è dunque una variante fonematica della d. e si trova in opposizione fonologica con la r: mùr’u ‘muto’ ~ mùru ‘muro’.

Si tratta di un fenomeno di ulteriore indebolimento di 'd.'<'T'; fenomeno che ritroviamo anche nel Catalano di Alghero (SAETA>sèra) (1) e in alcuni dialetti dell’Italia meridionale e della Corsica: in alcune zone della Sicilia (a occidente, a nord e a sud'est), in alcune località settentrionali della Calabria, in molti dialetti della Lucania e soprattutto della Campania (2) in queste zone però la rotacizzazione non si ha per 'T' originaria, ma per 'D': père<PEDE(M), rùrici<DUODECI(M), ecc.

Per quanto riguarda la caduta di 'T' nelle terminazioni ATU, ITU, ITA, si può supporre che tale caduta abbia avuto inizialmente luogo nei proparossitoni (vedremo fra poco che anche la 'C' intervocalica cade nei proparossitoni) e che poi il fenomeno si sia esteso analogicamente anche alle altre posizioni; nelle terminazioni del femminile ATA la caduta non ha avuto luogo per evitare 1’ossitonia che sarebbe derivata dalla contrazione delle due vocali uguali che si sarebbero venute a trovare a contatto ('ATA>* àa>*à).

È propria dei dialetti campidanesi la caduta di 'C' intervocalica nei proparossitoni e nei verbi uscenti in 'ICARE: VITRICU(M)>bìrdiu ‘patrigno’, PERTICA (M)>pèrtia, PERSICU(M)>prèssiu, *

IMBILLICU(M)>bìdhiu ‘ombelico’, NATICA (M)>nàd.ia; questi sostantivi hanno agito analogicamente su alcuni altri sostantivi originariamente parossitoni: LECTICA(M)>lètia, LATUCA(M)>làtia/latua.

CASTICARE>kastiài ‘guardare’, MORSICARE>mussiài, FATICARE>fad.iài, ALLUCERE>alliari, COQUERE>*

COCERE>kòiri; per fàiri il Wagner (HLS 114) suppone una forma originaria *FALERE risultante dall’incrocio FALERE × AGERE e a supporto di questa ipotesi porta l’esempio dell’acamp. fagere della Carta in caratteri greci testo in cui le occlusive sorde sono ancora mantenute inalterate.

La 'C' lontana dalla sillaba tonica doveva essere pronunciata meno intensamente e pertanto più facile doveva essere la caduta; nei verbi in 'ICARE nei quali la 'C' è pretonica si può pensare ad una azione analogica delle forme in cui la 'C' è postonica in ultima sillaba di voci proparossitone: es. CASTICO>kàstiu, MORSICO>mùssiu, *EXFINDICO>s’èndiu, ecc., secondo la norma, donde gli infiniti kastiài, mussiai, s’endiài, ecc. Una riprova di ciò possiamo trovarla nel fatto che non tutti i verbi in ICARE perdono la 'C': frig.ài<FRICARE, trag.ài<*

TRAHICARE dove la 'C' non viene mai a trovarsi in ultima sillaba di voce proparossitona: frìg.u, tràg.u.

1 Cfr. A. Badìa Margarit: Gramatica histórica Catalana, Barcelona, Editorial Noguer, 1951. 2 Cfr. G. Rohlfs: Grammatica storica dell’Italiano e dei suoi dialetti, vol. I, par. 216, Torino, Einaudi, 1966.

Page 31: Fonetica Del Sardo Campidanese

Un caso analogo ai precedenti 'può essere quello di ADDUCERE>batìri/betìri/bitìri ‘portare’ in cui si può pensare a una ritrazione dell’accento nella 1a ind. pres.: ADDUCO>bàtugo>bàtuo>bato/ u donde l’infinito batìri (log. batìre, nuor. batùre, acamp. batùri: CV XVI, 5; batùsi XII, 4, XIII, 10<ADDUXI).

Altri casi di caduta di 'C' intervocalica sono breb.èi<BERBECE(M) ‘pecora’, màrdi<MATRICE(M) ‘scrofa’, in quest’ultimo caso si può pensare ancora una volta al fatto che la 'C' si trova in ultima sillaba di un proparossitono almeno per màrdi; per brèb.èi si può pensare ad una azione analogica di màrdi vista l’affinità semantica oltre che fonetica delle due parole.

Posizione finale: per 'T abbiamo le terze sing. di tutte le forme verbali; in queste forme la 'T o cade o resta con l’aggiunta di vocale paragogica e conseguente digradamento di 'T' in 'd.': VENIT>bèni/ bènid . i , NARRANT>nàra /nàrad.a, DORMIT>dròmi/dròmid.i, CREDEBAT>kreìa/kreìad.a, VENDEBAT>bendìa/bendìad.a, VENIAT>bèng’a/bèng’ad.a, FACIAT>fàtsa>fàtsad.a.

CAPUT>kàb.ud.u. Il gruppo finale 'NT delle terze plur. delle forme verbali si mantiene con l’aggiunta di

vocale paragogica: NARRANT>nàranta, TIMENT>tìminti, VENIUNT>bèninti, CREDEBANT>kreìanta.

ES T>è/èsti. Abbiamo anche qualche caso di 'C: si tratta in genere di avverbi di luogo; in queste

forme si ha l’aggiunta di vocale paragogica e, nella maggior parte del dominio campidanese, la caduta della consonante: ILLOC>dhòi/dhùi, IN HOC>innòi/innùi, ILLAC>adhàe (nell’Ogliastra e nella Barbagia meridionale abbiamo forme innòz’i, innòg’i ed anche innòz’i; log. innòg.e, nuor. inòke) ‘qui’.

HINC>'nc’i: torrànc’i, poninc’i, a nc’i bog’ài, ecc. FAC>fài.

Posizione intervocalica in fonetica sintattica: le occlusive sorde iniziali di parola che siano seguite da vocale o da r, se si trovano nel corpo della frase e siano precedute da parole che (anche originariamente) escano (uscissero) in vocale, digradano nelle corrispondenti fricative sonore: su g.àni (kàni), su b.àni (pàni), ìssu b.òrtad.a (pòrtad.a), issu b.onìad.a (ponìad.a), tùi g.antàsta (kantàsta), su z’èlu (c’èlu), zu z’ìllu (c’illu), sa d.àula (tàula), tùi d.ènizi (tènizi), dèu d.ìmu (tìmu), sa b.ràma (pràma), sa g.rài (krài).

Se la parola uscente oggi in vocale, che precede nel corpo della frase, la parola iniziante per occlusiva sorda, non terminava originariamente in vocale, non si ha il passaggio dell’occlusiva a fricativa: a tèrra<AD TERRA(M) contro p. de d.èrra<DE TERRA, à komporàu<HABET COMPORATU(M) contro àppu g.omporàu, ìssu d.òrra kràzi<TORNAT CRAS

contro tòrra g.ràzi ‘torna domani’ (imp.)<TORNA CRAS, nàra kùstu<NARRAT (EC)CU ISTU(M)

contro nàra g.ùstu ‘dì questo’ (imp.)<NARRA (EC)CU ISTU(M). 18. La questione della palatalizzazione di CE, CI e GE, GI latini. È noto che per quanto

riguarda l’esito di CE, CI si ha una differenziazione fondamentale all’interno della lingua sarda, differenziazione che divide praticamente il dominio del Sardo in due parti: il meridione che palatalizza le originarie occlusive velari latine (CE', CI >c’e', c’i'; CE', CI > z’e , z.i ,), il settentrione e il centro montano che conservano invece le velari (CE', CI'>log. nuor. ke', ki'; CE', 'CI'>log. 'g.e', 'g.i', nuor. 'ke', 'ki').

Diverse sono state le ipotesi riguardanti la palatalizzazione campidanese; ricordiamo che il Wagner (FILS 111) ascrive questo fenomeno all’influsso esercitato dai Pisani sul Campidanese nel corso della loro dominazione durante il medioevo, mentre l’antico

Page 32: Fonetica Del Sardo Campidanese

campidanese avrebbe mantenuto anch’esso, come il Logudorese, gli originali suoni velari, e a suffragare questa ipotesi egli porta l’esempio di alcune parole che, non avendo corrispondente toscano, hanno mantenuto la velare: CITIUS>kìtsi, CYTONEA(M)>kid.òng’a, melag.id.òng’a.

In realtà la questione è meno semplice di quanto possa apparire. Noteremo innanzitutto che l’esito di 'CE', 'CI' intervocalici non è lo stesso in tutto il dominio campidanese; infatti nell’Ogliastra l’esito di 'CE', Ci intervocalici non è la palatale spirante sonora ('z’e', 'z’i') come nella maggior parte dell’area campidanese, ma è una palatale occlusiva sonora ('g’e', 'g’i') : nùg’i<NUCE (M), krùg’i<CRUCE(M), bòg’i<VOCE(M), àg’ina<ACINA(M), su g’èlu=su z’èlu, ecc. Nella zona sud'barbaricina si hanno invece quei suoni che il Bottiglioni definisce «palato'linguali» (3) [ğ] (e che noi in un’analisi binaristica distingueremo da [g’] e da [dz] così come segue:

[g’] [+grave] ~ [g] [– grave]; [dz] [+diffuso] ~ [ğ] [– diffuso]).

Abbiamo attestazioni di questo fenomeno per Arìtzo e Dèsulo (4):

DECE(M)>dèğe, PICE(M)>pìğe, VICINATU(M)>ìğinàu, QUINDECI(M)>bindiği, LUCE(M)>luğe, su ğerbèdhu=su z’erbèdhu<CER’BELLU(M), ecc. Ora ci sembra per la verità difficile che un identico suono (velare) possa dare degli esiti diversi per il solo influsso di una lingua di superstrato.

Noi siamo più propensi a credere che i suoni delle aree in questione rappresentino la conservazione di antichi suoni una volta diffusi in tutto il dominio campidanese (non dimentichiamo che 1’Ogliastra e la Barbagia sono delle aree linguisticamente conservative, come già abbiamo avuto modo di vedere). La possibile evoluzione dei suoni velari latini dovrebbe dunque essere la seguente:

'CE', 'CI'>'g.e', g.i > ğe , ği > g’e', g’i > z’e', z’i . L’influsso del toscano può aver giocato semmai nell’evoluzione g’e', g’i > z’e,

z’i secondo la proporzione tosc. c’e', c’i : s’e, s’i =camp. 'g’e', 'g’i', : 'z’e', 'z’i' (se p. es. c’èna=la s’èna allora nùgi=nùz’i).

Le obiezioni del Wagner il quale afferma, come già visto, che alcune parole (kìtsi, kid.òng’a) che non trovano corrispondente nel toscano, manterrebbero il suono velare, possono essere respinte sia perché vi sono tante altre parole che tale corrispondenza non hanno e che pure mostrano l’avvenuta palatalizzazione (basti pensare a c’ilìv.ru, c’iv.ràz’u, addirittura a c’èa di probabile origine preromana=log.'nuor. kèa, kèja); sia perché la conservazione delle velari nelle già menzionate parole può spiegarsi come un caso di dissimilazione tendente a evitare il susseguirsi di due suoni palatali.

Più difficile è stabilire la cronologia, sia pure relativa, dell’evoluzione di questi suoni. Il Guarnerio (5) si dice sicuro che la grafia delle Carte Volgari Cagliaritane mostra inequivocabilmente che i suoni in questione fossero palatalizzati in posizione intervocalica; lo studioso basa questa affermazione sul fatto che gli originari 'CE', CI sono sempre resi graficamente con 'ge', gi (iudigi, fegerat, iligi, ecc.) mentre le stesse CV non disconoscono grafie 'ch'; l’ipotesi del Guarnerio non è da respingere a priori, anzi noi 3 Cfr. G. Bottiglioni: Leggende e tradizioni di Sardegna, Genève, Leo S. Olschki, 1922; Saggio di fonetica sarda, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1919. 4 Cfr. G. Bottiglioni: Leggende e tradizioni di Sardegna, cit., pag. 97'101. Per Dèsulo ne abbiamo conferma anche da un’indagine da noi personalmente effettuata. 5 P.E. Guarnerio: L’antico campidanese dei secoli XI XIII secondo le antiche carte volgari dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1906.

Page 33: Fonetica Del Sardo Campidanese

sostanzialmente l’accettiamo, ma i fatti da lui invocati non sembrano probanti, sia perché, come già disse il Wagner (HLS 111) anche in testi logudoresi troviamo grafie 'ge', gi per suoni sicuramente velari, vista l’area di provenienza; sia perché aggiungeremo noi, la grafia 'ge', gi si incontra nelle CV per suoni che dovevano essere e sono ancor oggi velari gittari, gettari (oggi gettài), bogei (oggi bóg.id.i, bog.èssid.i, ecc.).

Le CV mostrano comunque una situazione molto complessa: da una parte troviamo la palatalizzazione sicuramente già avvenuta per quanto riguarda GE e GI, lo testimoniano le grafie ienniru (XIII, 4, 10; XIV, 14)<GENERU(M) (=1og.'nuor. gèneru) là dove la i+voc. è un allografo di g+e, i (cfr. le varianti ienna/genna; Jorgi/Giorgi, jenezzariu/genezzariu) e indica chiarissimamente un suono palatale. D’altra parte abbiamo però delle grafie che dovrebbero rappresentare dei suoni ancora velari (k+i, e; ch+i, e) in posizione iniziale o postconsonantica: kertu, kida, kidru (XVII, 11), binkidu (XVI, 3), archiepiscopadu, merkei (XII, 2), pischina (XI, 2), piskina (MI, 7), connoschit (XII, 5).

Si sarebbe tentati di concludere che la palatalizzazione delle velari sia avvenuta in epoca relativamente tarda e a partire dalla posizione intervocalica; due fatti, oltre le grafie delle CV, proverebbero quanto andiamo dicendo:

1) nella Barbagia meridionale (Tonàra) si ha una situazione simile a quella mostrataci dagli antichi documenti cagliaritani, si ha cioè la palatalizzazione delle velari in posizione intervocalica e il loro mantenimento in posizione postconsonantica e iniziale assoluta (6);

2) sempre nella Barbagia meridionale (Dèsulo, Aritzo, Làconi) si ha la palatalizzazione anche del pronome interrogativo'relativo: kì, kìni=c’ì, c’ìne (...z’ì, ...z’ìne/...ğì, ...ğine in posizione intervocalica); su z’ì ‘ciò che’, de gìn èste? ‘di chi è?’, e parìa c’i z èsse gòfiu b.apàri vintsez is pèldaza ‘e pareva che si fosse voluto mangiare perfino le pietre’ (G. Bottiglioni: Leggende e tradizioni di Sardegna, cit. pagina 101). Questo fatto prova che la palatalizzazione campidanese è alquanto tarda se ha potuto colpire anche le antiche labiovelari già ridotte a velari (QUI>ki). Ci si potrebbe chiedere come mai tale palatalizzazione sia oggi presente solo in questa ristretta zona sud'barbaricina, potremmo rispondere che il mantenimento della velare del pronome interrogativo'relativo poteva trovare forza dalle posizioni postconsonantiche (anche originarie a ki contro *de g’i così come a tèrra contro de d.èrra) e dal fatto che questo pronome molto spesso si trova all’inizio di frase (quindi non intervocalico); da queste posizioni l’esito velare si sarebbe esteso analogicamente a tutte le posizioni, né è da escludere un influsso restaurativo culturale e/o dovuto alle lingue di superstrato (italiano, catalano, spagnolo).

Quando si sarebbe giunti alla palatalizzazione di CE, C I postconsonantici? Ci si sarebbe giunti indipendentemente, nella prosecuzione di un fenomeno già in atto (le grafie velari delle CV potrebbero rappresentare dei suoni velari in cui era già presente un intacco palatale)? O in ciò avrebbe avuto gioco il Toscano che avrebbe esteso la palatalizzazione a tutte le posizioni, magari, anche questa volta, sulla base di un suono velare già intaccato e/o in una lingua che comunque no disconosceva i suoni palatali? Sono tutte domande a cui non è possibile per ora dare una risposta.

Noteremo infine che nella parlata popolare di Cagliari il suono velare subisce un intacco palatale quando si trovi difronte alla vocale a: k’àni, k’àzu, k’ad.ìra, su G’àzu, su G’àni, sa G’ad.ìra, seG’àu SECATU (M) .

19. ' Per quanto riguarda il digradamento delle consonanti occlusive sorde intervocaliche nelle corrispondenti fricative sonore, osserveremo che il Sardo (o per lo

6 Cfr. M.L. Wagner: Lautlehre der Siidsardischen Mundarten, Halle, 1907, par. 63, 100, Karte IV, V. Si confrontino anche alcune carte del Saggio di un Atlante Linguistico della Sardegna in base ai rilievi di Ugo Pellis, Torino, ‘1964; Carta n. 3; kàdhu e g’èlu ‘cavalletta’; Carta n. 54 rùg’ez e kràstozo ‘testa e croce’; Carta n. 34: pùdha v.rokìa ‘chioccia’; Carta n. 37: kerrìg.a ‘paniere’.

Page 34: Fonetica Del Sardo Campidanese

meno le sue varietà logudorese e campidanese) concorda con l’Italiano centrale e meridionale mentre si distacca da tutta l’area della Romània occidentale (Italia settentrionale, Galloromània, Iberoromània). Infatti mentre in quest’ultima grande area di digradamento delle occlusive sorde è presente, ma solo all’interno di parola, mentre è assente in fonetica sintattica (AMICU(M)>sp. amigo, ma (IL)LA TERRA>la tierra; fr. ami ma 1a terre) nell’Italia centromeridionale, così come in Sardegna: il digradamento si ha anche in fonetica sintattica (tosc. amìco, 1a t.èrra; it. merid. amìg.o, la d.erra; sardo amìg.u, sa d.èrra) (7).

Il passaggio che conduce le occlusive sorde alle fricative sonore attraversa la fase intermedia delle fricative sorde; tale stadio di evoluzione si conserva, come è noto, in Toscana; e, per quanto riguarda la Sardegna, nella parlata di Dorgàli dove la 'C' passa a una vera spirante sorda 'ch': AMICU(M)>amìchu, TRIDICU(M)>trìchu, OC’LU(M)>òchru, sa chòa<CAUDA(M), su chìdzu<C IL IU (M ) , FACERE>àchere. La 'P' diventa rilasciata (non tesa) sorda con un leggero elemento spirante 'p.': CUPA(M)>kùp.a, CEPULLA(M)>achep.ùdha, SEPERARE>sep.eràre, Su p.ìlu<PILU(M), sa p.èdhe<PELLE(M), su p.ìske<PISCE(M) (pìlu, pèdhe, pìske in posizione iniziale assoluta). La 'T' produce una 'd.' intervocalica all’interno di parola e una t. (rilasciata sorda con elemento spirante) intervocalica in fonetica sintattica: NEPOTE(M)>nep.òd.e, MARITU(M)>marìd.u, ACETU(M)>achèd.u, sa t.èrra<TERRA(M), su t.èmpus<TEMPUS, sa t.àula<TABULA(M).

20. ' Consonanti occlusive sonore.

Posizione iniziale assoluta: in tale posizione le occlusive sonore sono mantenute

inalterate: BENE>bèni, BARBA (M)>bàrba/bràb.a, BONU(M)>bònu, BUCCA(M)>bùka, BASIARE>bazài, BOVE(M)>bòi, BULLIRE>budhìri, DOMO>dòmu, DOLORE (M)>dolòri, DIGITU(M)>dìd.u, DUOS>dùs, DONARE>donài, DULCE(M)>dùrc’í, DECE(M)>dèz’í, DENTE(M)>dènti, DORMIRE>dromìri, GATTU(M)>gàtu, GUSTARE>gustài, GUTTUR>gùturu.

GE', GI >g’e', g’i': GENERU(M)>g’èneru, GENUC’LU(M)>g’enùg.u, GELARE>g’elài.

Posizione intervocalica: in tale posizione le consonanti in questione cadono:

PEDE(M)>pèi, RIDERE>arrìri, CREDERE>krèiri, CRUDU(M)>krù(u), VIDERE>bìri, JUGU(M)>g’ù(u), EGO>(d)èu, NIGELLU(M)>nièdhu, FABELLARE>fuedhài, FABULA(M)>fàula, SUGERE>sùiri, NUBE(M)>nùi, TESTUGINE(M)>tostoìni, PROPAGINE(M)>prob.àina.

Il Wagner (HLS 120) pensa che il passaggio dall’occlusiva sonora al dileguo passi attraverso la fase intermedia della fricativa sonora: 'B', 'D', 'G'>'b.', 'd.', g. >zero. Lo studioso trova conferma di questo fatto negli scambi fra consonanti sonore che si riscontrano negli antichi documenti medioevali e ancor oggi nelle parlate del nuorese: PARABULA(M)>paràg.ula, ADITU(M)>àg.id.u, ROGATIVA(M)>acamp. arrobatia; tali scambi sarebbero possibili, secondo il Wagner, solo se si ammette un passaggio dall’occlusiva alla fricativa. Del resto nello stesso Campidanese (come anche nel Logudorese ove pure le occlusive, di norma, cadono) abbiamo, per alcune parole, il mantenimento delle occlusive sonore intervocaliche trasformate in fricative sonore, soprattutto 'D'>'d.': NIDU(M)>nìd.u, FRIGIDU(M)>frìd.u (accanto a frìu), NUDU(M)>nùd.u (accanto a nùu), LIVIDU(M)>1ìd.u, UBI>ùb.a, ab.i (8).

7 Cfr. H. Lausberg: LR; par. 360'365. 8 Cfr. anche H. Lausberg: LR; par. 365.

Page 35: Fonetica Del Sardo Campidanese

La caduta delle occlusive sonore intervocaliche è già presente nelle CV sebbene questi documenti ci mostrino una situazione oscillante fra il mantenimento e la caduta: coa (XI, 4), friidu (XI, 5; XIII, 14), frau (IX, 2)<FABRUM, aet<HABET, gitaat<*

JECTABAT, eo<EGO; d’altra parte abbiamo però iudigi (accanto a iuigi), Trogodori accanto a Troodori (XII, 1), ubi, torrabat (X, 2). È interessante notare come in questi documenti sia mantenuto lo iato di due vocali uguali provocato dalla caduta della consonante intervocalica, senza che si realizzi la contrazione (fenomeno ancora presente in alcuni dialetti centrali: CABALLU(M)>kaàdhu): clabaat<CLAVABAT (XII, 2), triigu<TRIDICU(M), Biniitu (IV, 2)<BENEDICTU(M), moori (XI, 4)<MAJORE(M), Troodori, madrii (XVII, 8, 11)<MATRICE(M), friidu<FRIGIDU(M).

Le CV mostrano la già avvenuta lenizione delle occlusive sorde: fabrigada (XI, 5)<FABRICABAT, clerigu (IX, 9), dadas (XII, 3), sogra (XIII, 10), konnadu (XIV, 9), nebodi (XVII, 6); non mancano però casi di conservazione, se non altro grafica, delle occlusive sorde: bolintate compare accanto a bolintade, Campitanu compare accanto a Campidano, icustus, triticu (XVII, 10).

Posizione finale: AD>a: la 'D cade, ma la eventuale occlusiva sorda o la s che seguano non digradano a fricativa in quanto la posizione intervocalica non è originaria: a tùi, a tèrra, a papài, a kùssu, a sonài.

DE+AB>dai, si ha cioè la caduta di B e l’aggiunta di vocale paragogica (log. nuor. dae; asardo aue, ave, daue, dava, daba).

Posizione intervocalica in fonetica sintattica: nel corpo della fase, se vengono a trovarsi in posizione intervocalica, le occlusive iniziali hanno tre esiti diversi: il mantenimento, il passaggio a fricativa, la caduta: mi dòli/mi òli<MIHI DOLET, sa dì/sa d.ì<DIE(M), su did.u/su ìdu/su d.id.u; sa dòmu/sa òmu/sa d.òmu; su diàu/su d.iàu<DIABOLU(M), su bòi/su òi, deo bèng’u/deu èngu, pipìu bònu/pipìu ònu, su bèntu/su èntu, sa bìa/sa ìa<VIA(M), una bòrta/una òrta<*VOLTA(M), su gàtu/su àtu, su gùturu/su ùturu. È da notare che il passaggio a fricativa si ha, per le occlusive sonore anche in posizione intervocalica non originaria: a d.òmu<AD DOMU(M), è b.ènniu<ES T *VENITU(M), ànda b.èni, ecc., in questi casi comunque non si ha mai il dileguo della sonora iniziale, mentre è possibile il mantenimento.

GE', GI' iniziali in fonetica sintattica possono restare inalterati o cadere: su g’èneru/su èneru, su g’enùg.u/su enùg.u.

Le occlusive sonore iniziali dei prestiti non cadono mai: sa gàna<sp. gana, su gànc’u<it. gancio, su dèngu<sp. dengue ‘vezzo’, sa damig’àna<it. damigiana (cfr. avanti par. 39).

21. ' Le labiodentali (F e V).

La F' è costantemente mantenuta in posizione iniziale assoluta: FOCU(M)>fòg.u, FILIU(M)>fì1lu, FRATRE(M)>fràd.i, FLORE(M)>fròri, FLUMEN>frùmini, FEL>fèli, FERRU(M)>fèrru, FUMU(M)>fùmu, FORAS>fòras.

Intervocalica la 'F' passa a 'v.' (rilasciata): TRIFOLIU(M)>trev.ùllu, STEFANU(M)>Istèv.ini, SCYPHU(M)>s’ìv.u/s’iv.èdha ‘catino, scodella’, TRIFURCIU(M)>triv.ùtsu/trav.ùtsu (nella parte meridionale del dominio campidanese abbiamo forme treb.ùtsu, treb.ùssu).

In posizione intervocalica in fonetica sintattica la F passa a v.': su v.ràd.i, su v.ròri, su v.èli, sa v.romìg.a, su v.ìllu; anche qui se la posizione intervocalica non è originaria la F rimane inalterata a fìllu d.ù<AD FILIUM TUUM, è f ràd.i mìu<EST FRATER MEUS, bèssi fùmu<EXIT FUMU(S), ecc.

Page 36: Fonetica Del Sardo Campidanese

La v' (che nel latino classico era una semiconsonante con pronuncia bilabializzata [w]) si trasformò nel I sec. d.C. in una fricativa labiale [b]. I dialetti sardi (con l’eccezione del Bittese) continuano questo suono labiale rendendolo però occlusivo [b] (più tardo è il passaggio di [b.] in [v] proprio dell’Italiano, del Francese, del Portoghese e del Rumeno) (cfr. LR 297, 300) : VINU(M)>bìnu, VILLA(M)>bìdha, VINEA(M)>bing’a, VACCA(M)>bàka, VERANU(M)>bèranu, VIDERE>bìri, VENTU(M)>bèntu, VENTER>brènti, VIGINTI>bìnti.

In posizione intervocalica 'V' dilegua: OVU(M)>òu, NIVE(M)>nì(i), NOVU(M)>nòu, RIVU(M)>arrìu, GRAVE(M)>grài ‘pesante’, VIVU(M)>bìu. Il mantenimento di 'V' in bìviri è influenzato dall’italiano vivere o dallo spagnolo vivir e tale influsso può essere facilitato dal fatto che una eventuale caduta di 'V' porterebbe la parola ad essere confusa con un’altra: VIVERE>*bìri=bìri<VIDERE (analogamente in log. VIVERE>*bìere=bìere<BIBERE); pure influenzata dall’italiano è la parola mòviri (cfr. la variante log. nuor. mòere).

Il passaggio di V' a b è già attestato nelle CV: bìlla, bìa, bida<VITA(M), boluntadi, balere<VALERE, ecc.

Intervocalica in fonetica sintattica b <V può essere mantenuta, può passare alla fricativa b. o può cadere (cfr. par. 20).

22. ' Le consonanti nasali (M e N).

La consonante M è mantenuta in Sardo sia in posizione iniziale che in posizione intervocalica; in quest’ultimo caso la pronuncia della consonante è intensa: MAXILLA(M)>massìdha, MARE>màri, MALLEU(M)>màllu, MANU(M)>mànu, sa massìdha, su màri, su màllu, sa mànu, a mànu mànka, ecc.

TIMERE>tìmiri, HOMINE(M)>òmini, FUMU(M)>fùmu, FLUMEN>frùmini, LIMA(M)>lìma, FEMINA(M)>fèmina, RAMU(M)>arràmu, PRIMU(M)>prìmu, AERAMEN>arràmini.

In posizione finale la 'M cade di norma: tutti i sostantivi e gli aggettivi singolari che, come è noto, derivano dalla forma dell’accusativo latino, presentano forme senza m così come tutte le lingue neolatine: 'AM, 'UM, EM> a, u, i; JAM>g’à(i).

La 'm si mantiene, trasformata in 'n, nella preposizione kun<CUM; il Sardo antico aveva anche ken<QUEM.

La consonante N è mantenuta in posizione iniziale (sia assoluta che in fonetica sintattica), in posizione preconsonantica e in posizione finale: NASU(M)>nàzu, NASCERE>nàs’íri, NUDU(M)>nùd.u>nù(u), NEPTA(M)>nèta ‘nipote’, NOVU(M)>nòu, NOCTE(M)>nòti, NUBE(M)>nùi, INTRARE>intràí, CANTARE>kantài, CONCHA(M)>kònka ‘testa’, QUANDO>kàndu, GRANDINE (M)>làndiri, VINCERE>bìnc’iri; tutti i nomi in 'MEN mantengono la 'N con aggiunta di vocale paragogica: FLUMEN>frùmini, AERAMEN>arràmini, LAETAMEN>led.àmini; IN>in (in àrtu, in kùssu lòg.u, in dòmu); nella negazione NON la n cade nelle forme enfatiche e nella fonetica sintattica di fronte a vocale: àpu nàu g.a no! ‘ho detto di no!’; no àndad.a, no èst ìssu, no impòrtad.a, no è bènniu. Di fronte a consonante la n può rimanere o cadere: no(n) fài nudha, no(n) sèu dèu ‘non sono io’, no(m) bàlid.i, no(n) kòmporad.a.

In posizione intervocalica gli esiti di 'N' variano da zona a zona: a) zona della nasalizzazione che abbraccia tutta la pianura del Campidano fino ad

arrivare nell’area logudorese meridionale (Milis, Samughèo, Cabras). In questa zona la 'N' cade dando però una risonanza nasale alla vocale precedente: CANE(M)>kài, LUNA(M)>1úa, FUNE(M)>fùi, BENE>béi, PANE(M)>pài, TENET>téi(d.i), *PULLEONE(M)>pillói, *AGNIONE(M)>ang’òi, MANU(M)>màu, CANISTELLU(M)>kàistèdhu, COCINA(M)>koz’ìa,

VINU(M)>bìu, ACINA(M)>àz’ìa, MANICA (M)>màig.a, eccetera.

Page 37: Fonetica Del Sardo Campidanese

La nasalizzazione colpisce anche i prestiti: it. stazione, maglione, ragione, zafferano, giardino>statsiòi, malliòi, tsaferàu, g’ardìu; cat. trona, conill, ahina>tròa ‘pulpito’, kòìllu, aia ‘strumento di lavoro’, sp. gana, muchicon>gà(a) ‘voglia’, buc’ikòi ‘pugno, cazzotto’.

In alcuni parlari rustici nelle consecuzioni VOC.+N+VOC.+CONS.VELARE si ha il passaggio a voc.+voc.+n+cons.velare: MANICA(M)>màinga, GENUC’LU(M)>g’èùngu, RETINACULOS>ordiàngus ‘redini’, PASTINACA(M)>pistiàng.a ‘carota’. In questi casi la 'n' prende una coloritura velare (come la 'n' nell’italiano ancora) mentre la velare si sonorizza;

b) zona del colpo di glottide, comprende il Sàrrabus (Muravera, Villaputzu, San Vito) e Isili. In quest’area la 'N' ha per esito il cosiddetto ‘colpo di glottide’ (la chiusura della glottide per un tempo pari a quello che occorrerebbe per la fonazione del fonema che viene a cadere), la vocale che precede la 'N' viene nasalizzata: PANE(M)>pàh’i, BENE>béh’i, ACINA(M)>àz’ìn’a, *

CINISIU(M)>c’ìh’ìz’u, JAJUNARE>g’aùh’ài. In quest’area il ‘colpo di glottide’ con conseguente nasalizzazione della vocale seguente si ha anche per 'N' iniziale intervocalica in fonetica sintattica: sa h’úi<NUBE(M), su h’iu<NIDU(M), ìssu h’àd.ad.a<NARRAT, s ànnu h’òu (Böhne 44), sa h’òt e z’(h’a ‘la notte di Natale’<NOCTE

DE CENA (Böhne 49), assa h’ùa<NUDA(M) (Böhne 100). Nella zona della nasalizzazione non si ha il fenomeno della caduta di 'N' intervocalica in fonetica sintattica: sa nùi, su nìd.u, su nàzu, s ànnu nòu, ecc.

Nel Sàrrabus non si hanno casi di contrazione di due vocali uguali separate fra loro dal colpo di glottide: LANA(M)>làh’a, HOMINE(M)>òmĩh’i, NOMEN>nòmĩh’i. Nella zona della nasalizzazione invece, nel caso di due vocali uguali, una delle quali nasale, che vengano a trovarsi a contatto, si ha contrazione in un’unica vocale: LANA(M)>là, UNU(M)>ú, HOMINEM>òmi, così i proparossitoni in 'MEN presentano la caduta della 'N' e la contrazione delle due i (quella originaria e quella paragogica) : LAETAMEN>lad.àmi, NOMEN>nòmi, SEMEN>sèmi, CUCUMEN>kug.ùmi; in questi casi, così come in tutti i proparossitoni (òmi, fèmia, àz’ia) la risonanza nasale è debole o addirittura assente (9).

È probabile che l’esito di 'N' proprio del Sàrrabus (area isolata e conservatrice) possa essere l’esito primitivo una volta proprio di tutta la piana campidanese; qui poi si sarebbe perso il ‘colpo di glottide’ e sarebbe rimasta solo la nasalizzazione della vocale. Il fenomeno della nasalizzazione sembra potersi ascrivere ad una reazione etnica di sostrato se teniamo conto che fenomeni di caduta di 'N' intervocalica (con o senza nasalizzazione della vocale) si riscontrano nell’area iberica e aquitanica (portoghese, leonese, guascone, nonché nei prestiti latini del Basco) area per la quale è ormai provata 1’affinità linguistica prelatina col Sardo. Tale ipotesi potrebbe trovare una conferma qualora si tenga conto dello sviluppo della 'L' intervocalica che cade in alcune zone del Campidano così come in Portoghese, rotacizza in altre zone come nei prestiti latini del Basco;

c) zona del mantenimento di 'N', comprende Cagliari e le sue immediate vicinanze, la costa occidentale del golfo di Cagliari, Teulada, il Sulcis, la zona orientale del dominio campidanese (Gerrei, Ogliastra, Barbagia meridionale, con l’esclusione di Isili come abbiamo visto). In questa zona la 'N' viene mantenuta e talvolta pronunciata con intensità: pàni, kàni, 1ùna, òmini, bèni, ang’òni, àz’ina, meng’ànu.

La 'N' intervocalica posta nella sillaba successiva a quella tonica di parole proparossitone tende ad essere pronunciata intensa in tutto il dominio Campidanese (compreso il Sàrrabus) TENERE>tènni(ri), VENIRE>bènní(ri), TENERU(M)>tènneru, GENERU(M)>g’ènneru/g’èneru, PONERE>pònni(ri).

L’opposizione /m/~/n/ è neutralizzata in Campidanese di fronte a consonante: da arcifonema funge M di fronte a consonante labiale, N davanti alle altre consonanti.

9 Per un esame del dialetto del Sàrrabus cfr. Rudolf BBhne: Zum Wortschaltz der Mundart des Sàrrabus, Berlin, Akademie'Verlag, 1950.

Page 38: Fonetica Del Sardo Campidanese

V’è opposizione fra /n/ (scempia) e /nn/ (geminata): mànu ‘mano’~mànnu ‘grande’; sònu ‘suono’~sònnu ‘sogno’; dòna ‘dà’~dònna ‘signora’. Tale opposizione non si ha per il fonema /m/ così come per tutti i fonemi occlusivi fricativi e affricati.

Il fonema /n/ ha come allofono una n velare difronte a consonante velare (k, g).

23. La consonante L.

Posizione iniziale: in tale posizione la L' è conservata integra: LUNA(M)>lùna, LUCE(M)>lùz’i, LOCU(M)>lòg.u, LIGNA(M)>lìnna, LACTE>làti, LABORE(M)>lòri, LINTEOLU(M)>lentsò1u, LATER>làd.iri, LAXARE>lassài.

Posizione intervocalica: gli esiti di 'L' in tale posizione variano da zona a zona: a) zona della labializzazione, abbraccia la parte centro'occidentale del dominio

campidanese partendo dalle immediate vicinanze di Cagliari per arrivare fino a nord di Oristàno (Cabras, Riòla) ed esclude tutta la parte sud'occidentale dell’Isola (la costa occidentale del Golfo di Cagliari, il Sùlcis fino a Iglesias). In questa zona la 'L' passa a 'b.(fricativa) o ad 'u' (un grado di spirantizzazione ancora più accentuato e con articolazione sempre bilabiale): SOLE(M)>sòbi/sòui, AREOLA(M)>az’ròb.a/az’ròua, OLIVA(M)>ob.ìa/ouìa, MOLENTE(M)>mob.ènti/mouènti ‘asino’, MALE HABITU(M)>mob.àd’iu/mouàd.iu ‘ammalato’, VOLARE>bob.ài, PALATIU(M)>pob.àtsiu, TRIBULARE>treb.ài/treuài, VOLEBA(M)>(b)ob.ìa. In parole come kàb.i<CAULE(M), tàb.a<TA(B)ULA(M), fàba<FABULA(M) la u viene assorbita dalla labiale.

In questa zona è presente anche il fenomeno della caduta di 'L': CAELU(M)>c’èu, SOLU(M)>sòu, SOLE(M)>sòi, PULICE(M)>pùz’i, AMYNDALA(M)>mèndua, PILU(M)>pìu, MALU(M)>màu.

b) zona della rotacizzazione; abbraccia un’area che dalle immediate vicinanze ad est di Cagliari (già da Selàrgius, Quartu Sant’Elena e Dolianova, anche se bisogna osservare che in questi due centri il fenomeno va perdendosi presso le nuove generazioni, mentre è ancora molto vitale a Selàrgius) si estende al Gerrei (escludendo la Trexenta) e arriva poi fino al Sarcidano (Orroli, Isili, Nuragus), scompare poi a Nurallao e a Gèsturi, Sinnài e Maracalagonis a sud'est, Assemini a sud'ovest; il fenomeno ricompare poi a Milis (cfr. Carta 1). In questa area la 'L' intervocalica passa a 'r' (uvulare) più o meno accentuata: assai forte a Isili e a Selargius (con coloritura velare), meno accentuata a Nuragus, assai meno a Quartu Sant’Elena e Dolianova: MALU(M)>màru, SOLE(M)>sòri, MALEHABITU(M)<maràd.iu, it. calare karài, VOLEBAM>(b)orìa, MEI>mèri, TELA(M)>tèra, CAELU(M)>c’èru, AREOLA(M)>az’ròra ‘aia’, cat. caixal>kas’ari ‘molare’.

Il Bottiglioni (10) ascrive questo fenomeno all’influenza del sostrato ligure: ciò non sarebbe impossibile in Sardegna, ma non bisogna dimenticare, come osserva il Tagliavini (11), che la rotacizzazione si ha anche in aree romanze dove non si ha influenza del sostrato ligure (p. es. il Rumeno) e inoltre, aggiungeremo, che la rotacizzazione di 'L' è propria anche dei prestiti latini del Basco.

Immediatamente legati a ovest di questa zona si hanno i centri di Siurgus Donigala dove l’esito di 'L' intervocalica è il ‘colpo di glottide’ (pìh’u, sòh’i, ecc.) e Gesturi dove l’esito di 'L' è la labiovelare sonora 'gw' anche in posizione intervocalica in fonetica sintattica (semplicemente 'g' di fronte ad u): sògwi=sòli, fràgwa<FA(B)ULA(M) ‘bugia’, kas’àgwi<cat. caixal ‘molare’, su gwèpuri=su lèpuri ‘1a lepre’, bratsògu<cat. bressol, ‘culla’, sa gùna=sa lùna; si tratta in entrambi i casi di due suoni con articolazione arretrata 10 G. Bottiglioni: Indice fonetico per l’area di espansione ligure in Atti del I congresso internazionale di Studi Liguri, Monaco'Bordighera'Genova, 10'17 aprile 1950. Pubblicato anche in Miscellanea Glottologica di Gino Bottiglioni, Modena, Società tipografica modenese, 1957. 11 C. Tagliavini: Le origini delle lingue neolatine, Bologna, Patron, 1972, par. 23.

Page 39: Fonetica Del Sardo Campidanese

caratterizzata dai tratti [+grave], [−diffuso] così come la /r/ (uvulare) che si oppone, nel sistema dei dialetti in cui 'L'>'r', alla /r/:

/r/ + vocalico + consonantico − grave + diffuso màri ‘mare’ /r/ + vocalico +consonantico + grave − diffuso màri ‘male’

I tre suoni ([r], [gw], [h’]), apparentemente diversi l’uno dall’altro, vengono quindi ad

essere accomunati e presuppongono tutti un arretramento articolatorio di 'L' (cfr. anche HLS 197), cioè una '1' velare, che ancor oggi, sebbene sempre più raramente, si ode nella parlata popolare di Cagliari.

Come si sarebbe arrivati all’esito 'b.'? Non è da escludere che esso sia un’evoluzione della labiovelare secondo la norma sarda (AQUA>àba, QUACTILE>bàtili) tanto più che l’esito labiovelare è posto proprio al confine fra l’area di labializzazione e l’area di velarizzazione (Gesturi ed anche Mandas secondo quanto in HLS 192) (12).

Il fenomeno della rotacizzazione compare isolatamente anche a Milis. c) zona del ‘colpo di glottide’, comprende il Sàrrabus (Muravera, San Vito, Villaputzu) e

inoltre Siurgus Donigala, come già visto: SOLE(M)>sòh’i, PILU(M)>pìh’u, PULICE(M)>pùh’iz’i, (EX)PENDULA(M)>spènduh’a ‘burrone, precipizio’, AREOLA(M)>az’ròh’a, it. galoppo>gah’òpu (Böhne 100), QUACTILE(M)>bàtih’i (Böhne 100) ‘panno che si mette sotto la sella’, *SOLA(M)>sòh’a (Böhne 59), su uàh’i<JUGALE(M) (Böhne 92).

d) Il Sulcis: in quest’area si ha la 'r' (uvulare) da 'L' pretonica: VOLARE>borài, *VOLETIS>borèis, sa rana<LANA(M), sa rèzina<it. o genovese làez’ina (cfr. AIS 208; DES, II, p. 24), su rèpui<LEPORE(M), OLIVA(M)>orìa, kordolìnu/kordorìnu<CARDUU(M) ‘fungo’ (cfr. AIS 621). In posizione postonica si ha il dileguo: SOLE(M)>sòi, MALU(M)>màu, FABULA(M)>fàua, FILU(M)>fìu, cat. caixal>kas’ài, ukamèi= bukamèli ‘donnola’ (AIS 438); non mancano però in questa posizione esempi di mantenimento della 'l' o del suo passaggio a 'r': màlu, fìlu, sòli, lentsòru, àkiri<AQUILA(M) (cfr. HLS 187, 187 n. l, 190, 194).

e) zona del mantenimento di 'L': comprende 1’Ogliastra, la Barbagia (Làconi, Aritzo, Dèsulo, Meana, Belvì, ecc.), la zona sudorientale (Sinnai, Maracalagonis, Villasimius) la costa occidentale del Golfo di Cagliari (Teulada, Domus de Maria). In tutta quest’area il suono di 'l' è particolarmente intenso e si può pensare che si tratti di una reintroduzione superiore di un suono che altrimenti era diverso; specie poi se teniamo conto che anche nelle zone in cui 'L'

12 Da un’indagine da noi personalmente compiuta abbiamo potuto appurare il fenomeno della rotacizzazione di 'L' a Selargius, a Isili e a Nuragus, e inoltre, almeno per le generazioni più anziane, a Quartu Sant’Elena; il Bottiglioni (Leggende e tradizioni di Sardegna, cit.) testimonia il fenomeno per Villasalto e Orroli; il Pellis (Saggio di un Atlante Linguistico della Sardegna in base ai rilievi di Ugo Pellis a cura di B. Terracini e T. Franceschi, Torino Stamperia Editoriale Rattero, 1964) testimonia questo fenomeno anche per S. Nicolò Gerrei e per Dolianova (centro quest’ultimo dove, secondo quanto abbiamo potuto osservare, il fenomeno tende a scomparire: solo talvolta si ode una leggerissima 'r' uvulare).

Page 40: Fonetica Del Sardo Campidanese

passa a 'b. o a 'r' troviamo, come variante libera, il suono di '1' intensa (sòb.i/sòlli, kàb.a/kàlla� tèra/tèlla, az’ròra/az’ròlla, ecc.).

f) la parlata popolare di Cagliari presenta il suono velare di '1' intervocalica o preconsonantica (quest’ultima anche derivata da R): sòli, màli, kàlta, pèlda, soldàu, c’olbèdhu (HLS 187). Fenomeno che va comunque perdendo terreno, fin quasi a scomparire, in favore di 'l' dentale o di 'r' preconsonantica.

Posizione intervocalica in fonetica sintattica: in questa posizione 'L' si conserva con più facilità anche se non mancano casi di passaggio a 'b.', 'u' o r', o anche il dileguo: ùu gutèdhu b.òngu, su mèz e b.od.àmini, sa b.èa=sa lèa, sa uìnna=sa lìnna, unu zennòri uòngu, su àku=su làku, su òmburu=su lòmburu, su àmpu=su làmpu (cfr. LHS 194); sa rùna, su rèpuri, su ràti=su làti, sa ràna=sa làna.

In questa posizione, nel Sàrrabus e a Siurgus Donigala, è di norma il ‘colpo di glottide’: su h’àti, sa h’ùz’i, su himòh’i, issu h’assad.a «egli lascia» (Bönne 16).

'L' preconsonantica. L’esito di L+CONS. è generalmente r+cons. (con eventuale metatesi di r): ALTU(M)>àrtu, AUSCULTARE>askutài, SALTU(M)>sàrtu ‘terreno incolto, campagna’, *DISCULCEU(M)>skrutsu ‘scalzo’, FALCE(M)>fàrc’í/ fràc’i, DULCE(M)>dùrc’i/drùc’i, CALCINA(M)>karc’ìna/krac’ìna ‘calce’, *VOLTA(M)>(b)òrta, CULTELLU(M)>gurtèdhu, PALMA(M)>pràma, MALVA(M)>màrva,

CULPA(M)>krùpa. È frequente nei dialetti rustici l’assimilazione LT > rt > t : sàtu, askutài, (b)òta.

L+S>'rts': PULSU(M)>prùtsu/brùtsu; L+GE/GI>'ll': MULGERE>mùlliri, INDULGERE>indùlliri ‘arrendersi’ o anche

‘flettere’. Forse attraverso 'lğ' parallelamente a 'LJ'>'lg'>'ll'. L+U semivocalica> f : bòfiu (participio passato di bòliri costruito sul perfetto

VOLUI, in Logudorese kèrfit, kèrfid.u su una base *KERUI). Nella Barbagia meridionale abbiamo il mantenimento di 'L' preconsonantica, così pure

a Baunèi; vorremmo osservare che il Bottiglioni in Leggende e tradizioni di Sardegna, cit., riporta per Sant’Antioco soldàu con il gruppo ld mantenuto accanto a poltàu e mòltu (con 'rt'>'lt'); 1’AIS riporta però per Sant’Antioco sempre rt <'LT'/'RT'.

Come già osservato, la parlata di Cagliari ha l (velare) +cons.<L/R+CONS.

24. La consonante R .

Posizione iniziale. La R' iniziale rimane inalterata, ma è uso frequentissimo, per non dire generale e costante, premettere una vocale prostetica e rafforzare la consonante; come abbiamo già visto (paragrafo 14) la vocale è, nella maggior parte del dominio campidanese a', nella Barbagia e nell’Ogliastra essa varia a seconda della consonante che segue (a' se alla r segue a, e se alla r segue e od i, o' se alla r segue o od u): ROTA(M)>arròd.a, RUBEU(M)>arrùb.iu, RIVU(M)>arrìu, RANA(M)>arràna, ROSA(M)>arròza, RIDERE>arrìri, REGERE>arrèiri, RECORDARE>arreg.od.ài, RUERE>arrùiri, it. rifiutare>arre fud.ài, it. ragione>arrez’òni, it. rispondere>arrespùndiri, cat. reixa>arrèc’a ‘inferriata’, cat. rajola>arreg’òla ‘mattonella’, sp. real>arriàli/arriàb.i ‘reale, moneta’, sp. rezar>arrezài ‘pregare’, sp. renegar>arrenneg.ài ‘essere adirato’.

Posizione intervocalica. In posizione intervocalica 'R' è generalmente mantenuta inalterata: CARU(M)>kàru, FLORE(M)>fròri, LABORE(M)>lòri ‘grano’, PIRA(M)>pìra, ARATRU(M)>aràd.u, *PARICULA>parìg.a ‘paio’, MURU(M)>mùru, CERA(M)>c’èra, CICER>c’ìz’iri.

Nel Sulcis è frequente la caduta: FLORE(M)>fròi, LEPORE(M)>lèpui, LABORE(M)>lòi, *EXCURSURA(M)>skussùa ‘sciame d’api’ (Pellis 33), MULIERE(M)>mullèi (AIS 73), cat.

Page 41: Fonetica Del Sardo Campidanese

ferrer>ferrèi (AIS 213). La caduta non è comunque la norma: ARENA(M)>arèna, FURARE>furài, cat. cullera>kullèra, sp. cat. salera>salèra.

Anche al di fuori del Sulcis si sentono comunque alcune forme che presentano il dileguo di 'R', magari alternate con forme regolari: HERI SERO>arizèu/arizèru ‘ieri’, CICER>c’ìz’i/c’ìz’iri, NARRO>nàu/nàru, IPSA HORA>insà/insàra ‘allora’; la caduta è normale in dinài=log. dinare ‘denaro’.

Il dileguo di 'R' è di norma nella desinenza degli infiniti della 1a coniug..: SECARE>seg.ài, CANTARE>kantài, CIRCARE>c’irkài, CERTARE>c’ertài. Per gli infiniti delle coniugazioni latine 2a e 3a fusesi in Sardo in un’unica coniugazione (proparossitona), abbiamo in Campidanese l’alternarsi (libero) di forme con il dileguo di 'R' e conseguente contrazione delle due i (vedi sopra par. 10): VINCERE>bìnc’i/bìnc’iri, TIMERE>tìmi/tìmiri, INTENDERE>intèndi/intèndiri, sono comunque più frequenti le forme con il dileguo di 'R'. Il fenomeno si riscontra, anche se meno frequentemente, pure per i verbi della 3a coniug. che continuano la 4a latina: EXIRE>bessì/bessìri , OCCIDERE>boc’ì/boc’ìri, FUGERE>FUGIRE>fuì/ fuìri.

Nel Campidanese rustico è presente anche il passaggio di 'R' intervocalica a 'd.', regolare nel Sàrrabus: MARE>màd.i, LA(B)ORE(M)>lòd.i, MERIDIARE>amed.iài (cfr. HLS 205); Sàrrabus (cfr. Böhne op. cit. 25'27): ìssu h’àd.ad.a=nàrad.a ‘egli dice’, praz’èd.i=praz’èri, kad.ìd.a=kad.ìra, pìb.id.i=pìb.iri.

Posizione intervocalica in fonetica sintattica; tale posizione è in pratica inesistente nel Campidanese, vista l’esistenza della prostesi: s arròd.a, tùi arrìzi ‘tu ridi’, s arreg.òd.ad.a ‘si ricorda’, ecc.

'R' preconsonantica. L’esito di R+CONS. occlusiva, af fricata, o m è il mantenimento inalterato del nesso con eventuale metatesi di r: CORPUS>kòrpus/kròpus, SARMENTU(M)>sarmèntu/sramèntu, FURCA(M)>fùrka, FORMICA

(M)>formìg.a/ fromìg.a, FORTE(M)>fòrtí, MORTE(M)>mòrti, it. forza>fòrtsa, SERVIRE>serbìri/sreb.ìri, BERBECE(M)>breb.èi, SURDU(M)>sùrdu/srùd.u, ARCU(M)>àrku, PORCU(M)>pòrku/pròku, LARGU(M)>làrgu, LARDU(M)>làrdu, SPARGERE>spràz’iri, FURCILLA(M)>furc’ìdha/ fruc’ìdha ‘forca fienaia, forchetta’, VIR’DE(M)>bìrdi.

'rt', 'rk', 'rts' possono assimilarsi, nei parlari rustici, in 't', 'k', 'ts': FORTE(M)>fòti, MORTE(M)>mòti, CIRCARE>c’ikài, CERTARE>c’etài ‘litigare’, TRIFURCIU(M)>treùtsu dove è però possibile che si tratti di un caso di dissimilazione r'''''r>r'''''zero, MARTIU(M)>màrtsu/ màtsu ‘marzo’.

R+L>'rr': MERULA(M), FERULA(M)>(*MEURLA, *FEURLA)>meùrra, feùrra, it. ciarlare>c’arrài.

R+N>'rr': FORNU(M)>fòrru, HIBERNU(M)>ièrru, CORNU(M)>kòrru, CORNACULA(M)>karròg.a, CERNERE>c’èrri ‘stacciare il grano’, TORNARE>torrài, SATURNU(M)>sad.ùrru, nei prestiti il nesso r+n o si mantiene oppure si interpone, fra le due consonanti, una vocale epentetica: sp. fornera>fornèra, cat. carnicier>karnitsèri, it. giornata>g’orronàd.a.

R+S>'ss': MORSICARE>mussiai, CURSORIA>kussòrg’a ‘terreno ademprivile’, *EXCURSURA>skissùra ‘sciame d’api’; nei prestiti il nesso si mantiene o passa a '

rts': it. orso>ùrsu/ùrtsu, it. ant. forsi>fòrsizï/ fòrtsizï. R+D>'rd': CARDU(M)>kàrdu, PERDERE>pèrdiri, VIRIDE(M)>bìrdi; nella parlata di Cagliari e

Teulada si ha il passaggio a 'ld': làldu, bìrdi, pèldiri, pèlda<PETRA(M), kaldìg.a<CRATICULA(M).

Nella Barbagia 'R' preconsonantica passa a 'l': PETRA(M)>pèlda, it. portare>poltàre, FORTE(M)>fòlte, MORTUU(M)>mòltu; sono comunque presenti anche in questa area le assimilazioni 'RS'>'ss', 'RN'>'rr'.

Page 42: Fonetica Del Sardo Campidanese

Posizione finale. In tale posizione la 'R rimane integra con aggiunta di vocale paragogica: COR>kòru (=1og. kòro), SEMPER>sèmpiri/ sèmpri, CICER>c’ìz’iri.

25. La consonante S.

Posizione iniziale: la S' iniziale è mantenuta con suono sordo come (nell’Italiano sole,

sale, sabbia) sia prevocalica che preconsonanatica, è invece sonora difronte a consonante sonora (b, d, g, m, v): SAETA(M)>sèd.a, SANU(M)>sànu, SONARE>sonài, SOLE(M)>sòli, SEPTE(M)>sèti, SOLU(M)>sòlu, SOCERU(M)>sog.ru, SELLA(M)>sèdha, SPARGERE>spràz’irî, SPICA(M)>spìg.a, SPO(N)SU(M)>spòzu, STERNERE>stèrríri ‘distendere’, STRINGERE>strìng’iri, zbentiài ‘svaporare’, anche metaforico, denominale da VENTU(M); zdorrobài<it. derubare × sp. robar, zgannài ‘scannare, sgozzare’ derivato di CANNA(M), zmurdzài<sp. almozar, zvaporài<it. svaporare.

S'+CE, CI>s’e', s’i': SCIRE>s’ìri, SCYPHU(M)>s’ìv.u, EXCITARE>s’id.ài ‘svegliare’.

Posizione intervocalica. La 'S' intervocalica si sonorizza: ROSA(M)>arròza, NASU(M)>nàzu, MA(N)SUETU(M)>mazèd.u, TE(N)SUS>atèzu ‘lontano’, FUSU(M)>fùzu, PISU(M)>pìzu, PE(N)SARE>pezài ‘sollevare’, PAUSARE>pazài ‘riposarsi’.

Ricorderemo quanto afferma il Wagner (HLS 163) che nel Sulcis la S, tanto iniziale quanto intervocalica, ha una pronuncia intensa tanto che mal si distinguono i suoni [s] e [z]; tale particolarità è propria anche del Logudorese (oltre che dell’area ibero'romanza).

Posizione intervocalica in fonetica sintattica. In tale posizione la 'S' viene sonorizzata: su zòli, fùnti zèti ‘sono sette’, dèu zònu ‘io suono’, su zòg.ru, dèu zèu zòlu ‘io sono solo’, sa zèd.a, ecc. Anche in questo caso, se la posizione intervocalica non è originaria, la 'S' rimane sorda: è sànu<EST SANU(M), ìssu b.ìg.a sòli contro ìssu b.ìg.àd.a zòli ‘egli prende sole’, a sòg.ru d.ù<AD SOCERUM TUUM.

S preconsonantica. Davanti a consonante sorda s rimane sorda, difronte a consonante sonora si sonorizza in z; se è iniziale può aversi la prostesi di i (ma nel Campidanese, al contrario del Logudorese'nuorese, la prostesi non è la norma): SCALA(M)>(i)skàla, SPERARE>(i)sperài, SPONGIA(M)>(i)spòng’a ‘spugna’, DISCU(M)>dìsku, CASTICARE>kastiài ‘guardare’, MUSCA(M)>mùska, ECCU ISTU(M)>kùstu, COSTA(M)>kòsta.

'S+CE, CI> s’e , s’i anche in posizione intervocalica, oltre che iniziale come già visto: NASCERE>nàs’i, PASCERE>pàs’i(ri), COGNOSCERE>konnòs’i(ri), PISCE(M)>pìs’i; is+s’: EXSEPERARE>s’ob.erài ‘scegliere’, EXSAETACIARE>s’ed.atsài (cfr. HLS 336).

Posizione finale. Il Campidanese, come tutto il Sardo, mantiene la 'S finale: CORPUS>kòrpus, LATUS>làd.us, TEMPUS>tèmpus, CRAS>kràs/kràzi, TRES>très; così la 'S è mantenuta nelle forme del plurale: OS, 'AS, 'ES>'US, 'AS, 'IS (CANES>kànis, BONOS>bònus, ROSAS>arròzas, FILIOS>fìllus, BOVES>bòis, TERRAS>tèrras, MAXILLAS>massìdhas, FLORES>fròris, ANNOS>ànnus, ecc.).

Altrettanto dicasi per le forme verbali uscenti in 'S: CANTAS>kàntas, CERTAMUS>c’ertaus, CANTAMUS>kantàus, FACIS>fàis, TIMETIS>timèis, VENIBAS>benìas, ecc.

La 's finale difronte a parola iniziante per vocale o consonante sonora passa a 'z: fùnti bènniuz imòi ‘sono venuti ora’, iz bònuz amìg.us, iz àtrus ‘gli altri’, no andàiz atèzu! ‘non andate lontano!’, no tèniz dèntizi ‘non hai denti’.

Difronte a consonante sonora è frequentissima la caduta di 's e il conseguente rafforzamento della consonante successiva: i bbèntus, i g’g’ènnas, i ggàtus, i ddèntis, i llàrus ‘le labbra’, i mmànus, i nneb.òd.is, fràd.i mmìuzü, trè ddìd.us; difronte a

Page 43: Fonetica Del Sardo Campidanese

consonante sorda la 's è più salda, ma non mancano casi di caduta: is pèizï/i ppèizï, is kànizï/i kkànizï, is tèrrasä/i ttèrrazä.

In alcuni centri della Barbagia e dell’Ogliastra si ha il passaggio di 's ad r o 'l difronte a consonante sonora (come è norma della più gran parte del dominio logudorese'nuorese): ir dèntis, duor bòis, kànel màlozö, amìg.al mìazä.

s+c’ > s c’/c’c’/z’z’': is c’ìd.azä/i c’c’ìd.azä/i z’z’ìd.azä; is c’illuzü/i c’c’ì1luzü/i z’z’ìlluzü. s+f > s f /ff /s’':is fèminazä/ i ffèminazä/i s’èminazä; is fèrrruzü/i ffèrruzü/i s’èrruzü. Il passaggio di S (e/o X) +F a s’ si ha anche all’interno di parola is+FUNDERE>s’ùndiri ‘bagnare’, *EXFATATU(M)>s’ad.àu ‘meschino, sfortunato’, *EXFINDICIARE>s’endiài ‘sgravarsi’.

's finale in pausa prende dopo di sé una vocale paragogica e la 's si sonorizza: TRES>trèzi, CRAS>kràzi, BONOS>bònuzü, FLORES>fròrizï, CANTAMUS>kantàuzu, ecc.

26. ' L’evoluzione di J e DJ.

Posizione iniziale. In posizione iniziale J e DJ evolvono in g’': JUNCU(M)>g’ùnku, JOVIA>g’òb.ia ‘giovedì’, JUGU(M)>g’ù(u), JOCU(M)>g’òg.u, DEORSU(M)>g.òssu ‘giù’, JUBA(M)>g’ùa ‘criniera del cavallo’, JURARE>g’urài, DIANA(M)>g’àna ‘fata’, JAM>g’a. Ricorderemo l’evoluzione di JA in g’e. (<JE', cfr. par. 7) : JANUA(M)>g’ènna, JACCA

(M)>g’èka, JANUARIU(M)>g’ennàz’u. Posizione intervocalica. In posizione intervocalica si ha il dileguo di 'J' e 'DJ':

PEJUS>pèus, MAJUS>màu (accanto però a màju), MAIORE(M)>mòri ‘sentiero’, HODIE>òi, *

FODIU(M)>pòu ‘piccolo fosso’, MEDIU(M)>mè/mèi. Posizione intervocalica in fonetica sintattica. Si può avere il mantenimento o il

dileguo: su g’ù<JUGU(M), dèu g’ùru, sa g’àna, su g’òg.u, s ènna<IANUA(M), s èka<JACCA(M), su jàb.i<JUGALE(M), Sant uànni=Santu g’uanni, una ùnta>JUNCTA(M), Sàrrabus su uàh’i<JUGALE(M) (Böhne 92). Come si vede, in fonetica sintattica J' può passare a g’', oppure, specie nei dialetti rustici, mantenersi integra o cadere.

Il passaggio di J' e DJ' a g’' trova spiegazione nelle condizioni del Latino Volgare che, nella più gran parte della Romània (ivi compreso il Campidanese, ma non il Logudorese), unificò in un unico suono [ğ] gli originari J' e DJ' e G+E, I in posizione iniziale assoluta e postconsonantica (fenomeno di assimilazione quest’ultimo). Nei dialetti nuoresi si ha attualmente ğ in posizione iniziale assoluta o postconsonantica (da J' e DJ', ma non da G+E, I'), in posizione intervocalica (sia all’interno di parola che in fonetica sintattica) i dialetti nuoresi mantengono inalterato il suono [j]; gòb.ia<JOVIA, ğùngere<JUNGERE, nos ğùrat ‘ci sgrida’<JUBILAT, a gòsso<AD DEORSU(M), màju<MAJU(M), mòju<MODIU(M), andàre jòsso, sa jùa (HLS 137).

In posizione intervocalica in fonetica sintattica il suono [j] si sarebbe mantenuto più a lungo tanto che i dialetti rustici e i dialetti nuoresi ancora lo conservano (13). Anche in posizione intervocalica all’interno di parola dovette esserci la medesima evoluzione e la stessa confluenza fonetica di 'J', 'DJ' e G+E, I in 'ğ' che in Campidanese arriva fino al dileguo: MAGISTRUM>maìstru, NIGELLU(M)>nièdhu, PEJUS>pèus, HODJE>òi. La fase 'ğ' è tuttora conservata nel Soprasilvano e nel Corso: Corso lèğe<LEGERE, pèğu<PEJUS, màgu<MAJUS; Soprasilvano fuğir<FUGIRE, muğir<MUGIRE, matg [mač]<MAJU(M), curegia [kurèğa]<CUREGIA(M) (14).

13 Cfr. Lausberg: LR parr. 329'333; si veda anche V. Väänänen: op. cit. parr. 95'96; per un’analisi dei suoni J e DJ

si veda anche G. Bottiglioni: Saggio di fonetica sarda, Perugia, Unione Tipografica Cooperativa, 1919; inoltre M.L. Wagner HLS 135'140. 14 H. Lausberg: LR parr. 394 e 471.

Page 44: Fonetica Del Sardo Campidanese

Inoltre se è vero quanto afferma il Lausberg che «il passaggio della IA del latino a IE' sia partito dai territori in cui la J del latino confluì con la Gi,e nel suono [ğ]» (15) sarebbe confermata l’evoluzione campidanese J>ğ', g’' (visto che in tutto il dominio campidanese si ha il passaggio JA'>JE: JANUA(M)>g’ènna) e la palatalizzazione originaria di G+E, I>g’e, g’i.

Il Campidanese quindi differisce dal Logudorese'nuorese dove J' e G+E, I hanno esiti nettamente distinti: J'>j'/g’'/dz'; G+E, I>ge, gi: JUGU(M)>jù/g’ù, DEORSU(M)>jòsso/g’òsso/dzòsso, GENERU(M)>gèneru, GELARE>gelàre; nel Nuorese poi si ha pèjus, màju, òje contro nig.èdhu<NIGELLU(M), sùg.ere<SUGERE, testùtg.ine<TESTUGINE

‘tartaruga’. 27. ' I nessi di consonante +J. 'PI', 'BI', 'VI'>'b.i': *

PROPEANU(M)>prob.iànu ‘vicino’, APIARIU(M)>ab.iàrg.u, RUBEU(M)>arrùb.iu, OBVIARE>ob.tài ‘incontrare’, JOVIA>g’òb.ia ‘giovedì’.

'CJ', 'TJ'>'ts' ('ss', 'c’'). I nessi 'CJ' e 'TJ' convergono in Sardo in un unico esito come in tutta la Romània occidentale (mentre l’Italiano, il Rumeno e il Ladino distinguono gli esiti dei due nessi). Il risultato della convergenza dei due nessi non è però uguale in tutto il Sardo, solo nel dominio campidanese si hanno tre esiti diversi: 'TJ', 'CJ'>'ts' nel Campidano vero e proprio e nell’Oristanese fino a sconfinare nell’area logudorese (Bonarcado, Santu Lussurgiu, Norbello, Sèneghe), 'TJ', 'CJ'>'c’' nel Sulcis e a Dèsulo; 'TJ', 'CJ'>'ss' nell’Ogliastra; nel Logudorese l’esito dei due nessi è 't'; nel Nuorese è 'th' (esito che per altro ritroviamo, nel dominio campidanese, a Villapùtzu nel Sàrrabus): PLATEA(M)>pràtsa (pràssa/pràc’a), PUTEU(M)>pùtsu (pìtssu/pùc’u), *POTEO>pòtsu (pòssu/pòc’u), ACIE(M)>àtsa (àssa/àc’a) ‘lama, pendio montano’, *

PETTIA(M)>pètsa (pèssa/pèc’a), ERICIU(M)>arritsòni ‘riccio’, *

LACEU(M) (<LAQUEU(M))>làtsu, CANNICIU(M)>kannìtsu, PALATIU(M)>palàtsu, ACIARIU(M)>atsàrg’u.

Le forme che mantengono ancora la i (semivocalica) dopo 1’affricata 'ts' sono prestiti o cultismi: pretsiu, servìtsiu, g’ustìtsia, vìtsiu, penitèntsia; italianismo è anche arrez’òni; il continuatore diretto del latino RITIONEM è il sulcitano arrac’òni (nella locuzione fài s arrac’òni ‘fare il mezzadro’).

Il suono [ts], con le varianti [s] e [c’] ([t] e [th] nel Logudorese e nel Nuorese) è anche l’esito della z di varia origine; è proprio di molte parole di origine preromana, ed è l’esito del ‘prepositivo berbero’, cioè di quell’elemento che una volta aveva valore morfologico (come l’articolo), che è stato preposto, in epoca latina, a molte parole e si è poi agglutinato ad esse, particolarità questa che si riscontra nei prestiti latini del Berbero (PIRUS>tifirest, PURCA>tfurket, CICER>ikiker, JUGUM>tayuga):

1) ZINZALA(M)>tsìntsula ‘zanzara’; Sant’Antioco sìnc’u (AIS 477); it. zucchero>tsùkaru, it. zafferano>tsaferànu, ZERNA(M)>tsèrra ‘eczema’;

2) tseràku/seràku/c’eràku ‘servo’ (prerom.), tsinnìg.a ‘giuncheto’ (prerom.), tsònka ‘civetta’ (prerom.);

3) tsùg.u/sùg.u/c’ùg.u ‘collo’<ts' (s'/c’') prepositivo+lat. JUGULU(M). Quanto esposto sopra ci mostra un fenomeno che potremmo chiamare di ‘risparmio

fonologico’, in quanto viene in pratica abolita l’opposizione fonematica /č/~/th/ (dove č sta ad indicare lo sviluppo latino volgare di CJ e 'TJ') tale opposizione è peraltro supposta e non accertata, e, per quanto riguarda i dialetti del settentrione, può anche non esserci mai stata in quanto è possibile che essi da subito abbiano ‘reso’ 'CJ' e 'TJ' con 'th', mentre è assai probabile che l’opposizione in questione si sia avuta un tempo nel Campidanese come possono dimostrare da un lato gli esiti ts e 'c’' e dall’altro il fatto che anche il

15 H. Lausberg: LR par. 332

Page 45: Fonetica Del Sardo Campidanese

Campidanese conserva il ‘prepositivo berbero’ che un tempo doveva avere anche nel meridione la pronuncia interdentale [th], e inoltre il fatto che tale pronuncia interdentale persiste in tutti i casi (come esito di 'CJ' e TI , nelle voci preromane, nel ‘prepositivo berbero’) a Villaputzu.

Dunque il Campidanese avrebbe respinto il suono interdentale [th] preromano, mentre il Nuorese avrebbe respinto (o, meglio, non avrebbe mai accettato) il suono latino [č]. L’esito logudorese 't' è un’evoluzione di th e così pure, pensiamo, l’esito ogliastrino 'ss'. Quanto all’esito 'c’' del Sulcis e di Dèsulo, si potrebbe pure pensare, insieme col Wagner (HLS 169), ad un’evoluzione spontanea e indipendente; ma si può pure pensare che si tratti di un ‘residuo’ di un antico suono una volta diffuso in tutta l’area campidanese e ora ristretto a queste due zone periferiche dove non sarebbe stato scalzato dall’ulteriore evoluzione c’>ts (16).

L’evoluzione 'CJ', TJ > ts è già attestata nelle CV con le grafie zz e çç: f azzumi e faççumi<FACIO, plaza<PLATEA(M), parççoni<PARTITIONE(M) (VIII, 4), nunzza<NUNTIARE (XVIII, 6) (cfr. alog. nunthare), cabizza<CAPITIA (XIV, 7) isculçu<*

DISCULCEU(M) (XIV, 17); interessante la grafia Ulaççai, che foneticamente doveva corrispondere a ulatsai e che è l’odierno Ulassai (centro dell’Ogliastra): c’è in pratica la corrispondenza ts (çç) campidanese per 'ss' ogliastrino (cfr. CV XVI, 4).

'(L)LJ > ll / g’ / z’ . L’esito del nesso LJ è nella maggior parte del dominio campidanese 'll' (pronunciato con leggera inflessione cacuminale, cioè con la lingua retrofessa): FILIU(M)>fìllu, MULIERE(M)>mullèri, *

VOLEO>bó1lu, MELIUS>mèllu, OLEU(M)>òllu, *

PULLIONE(M)>pillòni ‘uccello’, FOLIA(M)>fólla, SPOLIARE>(i)spollài, STELLIONE(M)>pistillòni ‘geco’, MALLEOLU(M)>mallòru ‘vitello’, PALEAM>pàlla, ALLIU(M)>àllu.

Nell’Ogliastra, nella zona a nord'est di Oristano (Allai, Fordongianus, Busachi, Samugheo, Sòrgono), in parte nella Barbagia (Meana, Tonara, Fonni, Oliena), l’esito di '(L)LJ' è 'g’':fìg’u, mug’ère, og’u, pig’òne, pistig’òne, fòga; a Làconi si ha 'z’': fìz’u, muz’ère, òz’u, piz’òne, pistig’òne, pàz’a; a Dèsulo l’esito è 'ğ': fìğu, bòğo, c’ìğu<CILIU(M), triv.òğu<TRIFOLIU(M). Nell’Ogliastra, oltre al suono 'g’' si ha anche 'l’' o 'lğ': fìl’u, mul’èri, mèl’u, pàl’a, bò1’u ' fìlğu, mulğèri, pàlğa, pilğòni, àlğu.

Come è noto nei dialetti logudoresi e nuoresi l’esito del nesso '(L)LJ' è 'dz': fìdzu, mudzère, pudzòne, adzu, fòdza, òdzu, ecc.

Difficile è dire se tutti questi diversi esiti possano essere ricondotti tutti a una base comune o se invece vi fosse una disparità, una discontinuità in epoca protoromanza. Potremmo ipotizzare che in tale epoca l’esito diffuso in tutta la Sardegna fosse 'lğ' e che da esso potessero partire due evoluzioni diverse: da una parte (1’Ogliastra, 1’Arborense, e tutto il dominio logudorese'nuorese nonché la Barbagia) si sarebbe avuta l’assimilazione di [1] a [ğ] con risultato [ğ] (ancora presente a Dèsulo) da cui, ulteriormente si sarebbe giunti a [g’] (ancor oggi nella Barbagia, nell’Arborense e nell’Ogliastra) e ancora in seguito a [dz] (dominio logudorese'nuorese); dall’altra parte tutto il dominio campidanese (con eccezione dell’Ogliastra) avrebbe assimilato [ğ] a [l] con esito [ll]. In una terza zona lğ avrebbe evoluto indipendetemente a [1’].

Il tutto può riassumersi come segue: 'l’' 'g’'>'dz'

'LJ'>lğ > ğ > 'z’' 16 Si veda a questo proposito W. Mayer Lubke: La evolucion de "C" latina delante de "E" e "I" en la penìnsula ibèrica in Revista de Filologia Española VIII, 3 (1921) pagg. 225 e segg.

Page 46: Fonetica Del Sardo Campidanese

'll Si rimane sempre al livello di ipotesi, ma non bisogna dimenticare che:

a) l’esito 'll'<'LJ' non è limitato al Campidanese: lo ritroviamo infatti nell’Italia meridionale e in Corsica (Terranova di Sìbari, fillu, filla, cillu, palla, tinalla, jillu, vuollu; Isolaccio: fillu, tallà, pillà (17);

b) che il suono [ll], con la sua articolazione cacuminale, condivide con i suoni [ğ], [g’], [l’] il tratto [+diesizzato], si ha così per tutti e quattro i suoni una retroflessione della lingua verso il palato;

c) l’articolazione cacuminale è propria anche, come è noto, del suono [dh] esito della geminata latina 'LL', il che mostra la tendenza a trattare in maniera simile il nesso 'LJ' e la geminata 'LL' originari latini; tendenza che si riscontra nello Spagnolo (dove 'LJ' e 'LL' hanno entrambi un suono palatale, rispettivamente 'g’' evoluto poi ulteriormente a 'ch') e 'l’': MULIERE(M)>mujer=[mug’èr]>[muchèr], CABALLU(M)>caballo=[kabàl’o]. Tale tendenza si riscontra poi come ha ben messo in evidenza il Rholfs, nell’Italia meridionale: «Una particolare attenzione merita ancora un altro passaggio fonetico che si osserva in alcune località della valle d’Orte abruzzese (a occidente della Maiella), vale a dire nelle località di Caramanico, Roccacaramanico, Sant’Eufemia di Majella e Salle, dove (secondo il Rollin 23) ll passa a dh davanti a i accentata ovvero ad u finale: per esempio mèdhiìk ‘mollica’, jadhìin ‘gallina’, satùdh ‘satollo’ (però satòll ‘satolla’), kurtèdh ‘coltello’ (però kurtèlléré>*

CURTELLORA). Poiché in queste località dh è anche il risultato di l’ (per esempio pàdh ‘paglia’, fidh ‘figlio’: cfr. 280), si dovrà ben presumere che médhiìk, satùdh, ecc. sono originate da precedenti forme mëğğìk (<mël’l’ìk), satùğğ (<satùl’l’), ecc. Il fenomeno è interessante per questo fatto: perché mostra come il suono cacuminale dh sia strettamente imparentato con la ll allo stadio palatalizzato. Il rapporto dell’Italiano meridionale gadhina, kavadhui, con le forme spagnole gal’ina, cabal’o, si presenta in tal modo sotto una nuova luce» (18).

E vorremmo ricordare che già in latino la qualità di l geminata (LL) era simile a quella di l+i (19), per cui sembra possibile che il nesso 'LJ' potesse evolversi producendo una geminazione e una palatalizzazione (quale è in effetti il caso dell’articolazione cacuminale di [ll]).

Riteniamo pertanto che debba respingersi l’ipotesi del Wagner (HLS 236) il quale ritiene che in tempi antichi l’esito di tutto il Sardo fosse 'j', mente l’introduzione di 'll' nel Campidanese sarebbe dovuta ad un adattamento del suono toscano [l’].

Nelle CV troviamo per il nesso 'LI' la grafia li: filium, muliere, bolia; solo nelle carte XX e XXI (che però, è da notare, sono copie del sec. XV e non originali) troviamo la grafia ll: bollu, bollant. La grafia ‘'li'’ (<LJ) costituisce un fatto di conservazione se si tiene presente che la geminazione doveva risalire già ad epoca latina (e che le CV non disconoscono la grafia ‘'ll'’), quel che può restare in dubbio è il sapere se la i di ‘'li'’ rappresenti una forma di effricazione di qualsivoglia grado ('ğ'/'j') o se invece la i sarebbe già stata espunta e si sarebbe arrivati allo stadio [ll].

'NJ'>'ng’': VINEA(M)>bìng’a, CUNEATU(M)>kung’àu ‘terreno coltivato chiuso’, VENIAT>bèng’ad.a, EXTRANEU(M)>(i)stràng’u, GABINIU(M)>(b)aìng’u ‘Gavino’, CASTANEA(M)>kastàng’a, BALNEU(M)>bàng’u (la voce in Campidano è ormai ridotta soltanto a toponimi ‘e designa luoghi dove ci sono o c’erano sorgenti termali’, DES, I, p. 175), SANIA(M)>sàng’a ‘pus, foruncolo’.

17 Cfr. G. Rohlfs: Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi, 1966, par. 243, 280, si veda anche H. Lausberg: LR, par. 464. 18 G. Rohlfs: op. cit. par. 234. 19 V. Väänänen: Introduzione al latino volgare, Bologna, Patron, 1974; par. 118.

Page 47: Fonetica Del Sardo Campidanese

A Dèsulo e a Tonara l’esito del nesso NJ è 'n’', e potrebbe trattarsi di un esito spontaneo e indipendente, d’altronde parallelo all’ogliastrino 'l’'<'LJ'.

'GNJ'> ng’': *AGNIONE(M)>ang’òni ‘agnello’, LIGNEU(M)>lìng’u ‘sponda del

carro’. 'RJ'>'rg’': AREOLA(M)>arg’òla ‘aia’, JANUARIU(M)>g’ennarg’u,

VULTURIU(M)>untùrg’u/untùrz’u ‘avvoltoio’, SUBEREU(M)>suèrg’u ‘sughero’, *TELARIU(M)>telàrg’u, STATARIU(M)>strantàz’u/stantàrg’u ‘ritto in piedi’,

MURIA(M)>mùrg’a ‘salamoia’, MARIANE>marg’àni ‘volpe’, ESCARIU(M)>skàrg’u/skràz’u ‘gozzo’ o ‘recipiente’, CIBARIU(M)>c’iv.ràz’u ‘cruschello, focaccia’. Come gli esempi dimostrano, la r del gruppo 'rg’' è spesso soggetta a metatesi, in tal caso la 'g’', venendosi a trovare in posizione intervocalica passa a 'z’'.

Nella Barbagia si ha il passaggio di 'rg’' a 'lg’': alg’òla, suèlg’u, eccetera.

RRJ > rri : HORREU(M)>òrriu ‘recipiente per il grano’.

Nelle CV si ha il mantenimento dei nessi 'NJ' e RJ come ni ed 'ri': ariola, kellariu, armentariu, testimoniu, binia; anche qui ci si può chiedere se il mantenimento sia solo grafico o se la i non rappresenti una qualche effricazione.

'SJ'>'z': CASEU(M)>kàzu, BASIARE>bazài, PHASEOLU(M)>fazòu, MA(N)SIONE(M)>mazòni ‘branco di bestiame’ o ‘recinto per le pecore’. Il Wagner attribuisce la forma c’inìz’u a un incrocio fra *CINISIA(M) e il tosc. cinigia, similmente c’erèzia/c’erèz’ia sarebbe il risultato di un incrocio CERASEA(M)×ciliegia (cfr. nuor. kariàza). Krèzia è una voce dotta (HLS 242, 243, 244).

'GI>zero: CORRIGIA(M)>korrìa, HASTULA REGIA>(i)skrarìa ‘asfodelo’, COLLEGIU(M)>bodhèu ‘crocchio di persone’.

'RDJ >'rg’': HORDEU(M)>òrg’u.

'NGJ'> ng’': CONGIU(M)>kòng’u ‘vaso di terracotta’. 28. ' I nessi consonantici.

Consonante+L

In posizione iniziale è mantenuta la prima consonante del gruppo mentre la l passa ad r: PLUS>prùs, PLENU(M)>prènu, CLAVE(M)>krài, PLATEA (M)>pràtsa, PLANTARE>prantài, CLAMARE>kramài, FLAMMA(M)>fràma, FLOCCU(M)>fròku, FLUMEN>frùmini, FLORE(M)>fròri, PLANGERE>pràng’iri.

Qualora la consonante che precede la 'L' sia una velare, questa può cadere e la l (che diventa così iniziale) rimane inalterata: COMPLERE>*

COMPLERE>lòmpiri, GLEBA(M)>lèa, *CLOPA(M) (forma metatetica di COP(U)LA(M))>lòb.a ‘paio’, *GLOMERULU(M)>lòrumu/lòmburu, GLANDE(M)>làndi/làndiri. Tale fenomeno è

certamente antico, si tratterebbe di una reazione etnica di sostrato: il fenomeno è presente anche nel Basco.

In posizione intervocalica: 'CL', 'TL' si semplificano in 'g.', la r è talvolta mantenuta, ma in tal caso è soggetta a

metatesi: OC(U)LU(M)>òg.u, FENUC(U)LU(M)>fenùg.u, GENUC(U)LU(M)>g’enùg.u, ANNIC(U)LU(M)>annìg.u ‘animale di un anno’, MAC(U)LA(M)>màrga/mràg.a, PEDUC(U)LU(M)>priòg.u, CONUC(U)LA(M)>kannùg.a.

'GL'> g. : JUG(U)LU(M)>tsùg.u.

Page 48: Fonetica Del Sardo Campidanese

'BL': si ha l’esempio di SUB(U)LA(M)>sùla ‘lesina’. Preceduti da consonante i nessi di cons.+l si semplificano col dileguo di l: non

mancano però i casi di mantenimento di l con la solita sua trasformazione in r: MASC(U)LU(M)>màsku, CIRC(U)LU(M)>c’ìrku/c’rìku, ISCLA(M)>ìska, UNG(U)LA(M)>ùnga, UST(U)LARE>uskrài, INFLARE>umfrài, TEMPLA>trèmpa ‘guancia’, COMPLERE>kumprìri ‘maturare’.

Noteremo che a Baunei non si ha il passaggio di 'L' a 'r' nei nessi in questione: òg.lu, enù.lu ‘ginocchio’, sa g.lezùra ‘la siepe’, flòku (accanto però a forme in cui si ha il dileguo di 'L' òg.u, ortg.a).

Anche i documenti medieoevali presentano il mantenimento di tali nessi nella forma originaria: clompere<COMPLERE (>*CLOMPERE) ‘arrivare’, plaza, flumini, clerigu (IX, 9), orroglu<ROTULU(M) (oggi arròg.u ‘parte, pezzo’), mudeglu (XI, 2)<MUTULU(M) (oggi murdèg.u ‘ cisto’).

Consonante+R

In posizione iniziale i nessi di CONS.+R rimangono immutati, con r eventualmente metatetica: CREDERE>krèi(ri), CRAS>kràzi, CRUDU(M)>krù, CRESCERE>krès’i, CRATIC(U)LA(M)>kardìg.a, CREPARE>kreb.ài, FRATRE(M)>fràd.i, FRATUELE(M)>frad.ìli ‘cugino’, FRONDIA(M)>fròng’a, PRIMU(M)>prìmu, TRITICU(M)>trìg.u ‘grano’, TRES>très, TRIFOLIU(M)>trev.ùllu, BRUNCHU(M)>brùnku.

Il nesso GR' passa spesso a r': GRUSSU(M)>rùssu, GRASSU(M)>ràssu, GRANDINE

(M)>làndiri (in cui la l' è da attribuirsi a fenomeno dissimilatorio), il nesso è però più stabile che in Logudorese. Caso particolare è rùz’i<CRUCE(M) (accanto però a krùz’i); la forma muove probabilmente da una forma grùz’i influenzata dalla fonetica sintattica (cfr. avanti par. 36).

In posizione intervocalica: a) occlusiva sorda+r: l’occlusiva ('k', 'p', 't') digrada a fricativa sonora ('g.', 'b.', 'd.'

); la r può essere soggetta a metatesi, in tal caso se viene a precedere l’occlusiva, quest’ultima si sonorizza ma non digrada a fricativa: CAPRA(M)>kràb.a, APRILE (M)>ab.rìli, SOC(E)RU(M)>sòg.ru/sròg.u/sòrgu, PERDA(M)>prèda/prèd.a, FRATRE(M)>fràd.i, VITRICU(M)>birdiu ‘patrigno’. Si può anche arrivare alla caduta della r o addirittura dell’intero nesso (specie se intervengono fatti dissimilatori): SUPRA>sùb.a/assùa, FRATRE(M)>fràd.i, ARATRU(M)>aràd.u/aràu.

b) occlusiva sonora+r: si ha la caduta dell’occlusiva e il mantenimento di r spesso soggetta a metatesi, o anche la caduta dell’intero nesso: FABRU(M)>fràu, FEBRUARIU(M)>friarg’u, LABRU(M)>lara/ làu, COLOBRU(M)>kolòru, CIRIBRU(M)>c’iliru ‘crivello’, QUADRAGINTA>karànta, AGRESTE(M)>arèsti ‘selvatico’.

Posizione intervocalica in fonetica sintattica. I gruppi di consonante occlusiva sorda+r (sia la r originaria che derivata da 'L') qualora vengano a trovarsi in posizione intervocalica in fonetica sintattica presentano il digradamento dell’occlusiva sorda nella corrispondente fricativa sonora e il mantenimento di r: sa b.ràtsa<PLATEA(M), sa d.àssa b.rèna ‘il bicchiere pieno’, de b.rùzu ‘di più’, dèu g.rèu<EGO CREDO, su d.rìg.u<TRITICU(M). Anche in questo caso però se la posizione intervocalica non è originaria, non si ha il digradamento dell’occlusiva sorda: è prènu<EST PLENU(M), ìssu mòli trìg.u<MOLIT TRITICU(M).

Parimenti nelle stesse condizioni si ha il passaggio di fr' a v.r': su v.ròri, su v.ràd.i, su v.rùmini<FLUMEN; ma è fràd.i mìu<EST FRATER, dèu àndu a frùmini<AD FLUMEN.

29. I nessi ou e GU+VOCALE.

Page 49: Fonetica Del Sardo Campidanese

Posizione iniziale: QUINDECI(M)>kwìndz’i, QUATTUOR>kwatru/ kàtru. L’esito di QU può anche essere k; la riduzione della labiovelare a velare parte già dal

latino volgare nelle forme pronominali, probabilmente da QUO>KO, poi estesasi a QUID e QUIS (non c’è nessuna lingua romanza che presenti un esito labiovelare per i pronomi QUIS, QUID, QUEM). L’analogia si estese poi, almeno per alcune aree, ad altri pronomi e congiunzioni: QUALE, QUANTUM, QUANDO. In Sardo abbiamo pertanto kì(ni), kàli, kàntu, kàndu, asardo ken<QUEM (20).

La forma c’ìnku si spiega partendo da una base latino volgare *CINQUE incrociata successivamente con lo spagnolo cinco; si ha anche la forma c’ìnkwi (=log. kìmbe).

Nella Barbagia meridionale abbiamo forme come c’i<QUIS, c’ìne=camp. kìni (c’ìne sèze? ‘chi sei?’), però QUINDECI(M)>bìndiği.

Posizione interna: ACQUA(M)>àkwa, ANGUILLA(M)>angwidha, SANGUINE(M)>sàngwini/sanguni, SILIQUA(M)>silìkwa ‘spicchio d’aglio o d’arancia’, QUINQUAGINTA>c’inkwànta.

Le consecuzioni QUU e QUO passarono già in latino volgare a 'ko'; da qui in Sardo, come in altre lingue neolatine, si riplasmarono forme analogiche del tipo TORQUEO>*TORQUO>*TORCO=infinito TORCERE>camp. tròc’iri (log. tòrkere), COQUO>COCO=infinito *COCERE>camp. kòiri (log. kòkere), SEQUOR>*SECO=infinito *SECERE>camp. sig.ìri (21).

L’esito delle labiovelari QU e GU era probabilmente b anche in Campidanese così come ancor oggi nel Logudorese'nuorese (tranne i casi già visti in cui la labiovelare si trasforma in velare: kìe, kàle, tòrkere, ecc.); testimonierebbero questo fatto voci lessicali in cui la b è mantenuta: bàtili<QUACTILE ‘panno sottosella’, SQUILLA(M)>ab.rìdha ‘cipolla marina’. L’esito kw, gw<QU, GU+VOC. sarebbe di influsso italiano (22).

30. ' Altri nessi di consonante+U+VOCALE.

I nessi di CONS.+U+VOC. evolvono con il dileguo di U: FRATUELE(M)>frad.ìli ‘cugino’, MANSUETU(M)>mazèd.u, FEBRUARIU(M)>friàrg’u, VIDUU(M)/ A(M)>bìd.u/bìd.a ‘vedovo/'a’.

'NU+VOC.> nn : JANUA(M)>g’ènna; 'BU+VOC.>'p': àpu, dèpu modellati analogicamente su antichi perfetti ormai estinti ipi (api), depi<HABUI, DEBUI.

31. N+CONSONANTE.

I nessi di N+cons. rimangono invariati: CONCHA(M)>kònka, VINCERE>binc’iri, CENTU(M)>c’èntu, LINGERE>lìng’iri, FONTANA(M)>funtàna, CANTARE>kantài, QUANTU(M)>kàntu, QUANDO>kàndu.

Nei dialetti della Barbagia meridionale, ma sporadicamente anche altrove, si ha l’assimilazione di nd in 'nn', fenomeno questo che è, come fa osservare il Wagner (HLS 308), assolutamente indipendente dall’analogo fenomeno proprio dei dialetti dell’Italia meridionale: QUANDO>kànno, annàre=andàre, le uscite del gerundio sono in ànno, ènno, ìnno; INDE>'nne (p. es. kalannòne=kanladindi ‘scendendone’.

Per la voce binnènna ‘vendemmia’ (=VINDEMIA) il Wagner suppone che essa sia entrata a far parte del patrimonio lessicale sardo in forma ‘italianizzata’ già in latino volgare, o che sia penetrata in Sardegna in epoca più recente dall’Italia meridionale soppiantando una più antica forma sarda. 20 Cfr. H. Lausberg: LR apr. 345. 21 Cfr. H. Lausberg: LR par. 479. 22 Cfr. M.L. Wagner: HLS 218.

Page 50: Fonetica Del Sardo Campidanese

32. Altri nessi consonantici.

'NS'>'z': PENSARE>pezài ‘sollevare’, MENSE(M)>mèzi, MENSA(M)>mèza, MANSUETU(M)>mazèd.u.

'NV'>mb: INVENTARE>imbentài, inverse>(ass’)imbèssi ‘al rovescio’, *CONVITARE>kumbid.ài.

'MP', 'MB' restano invariati: TEMPUS>tèmpus, CAMPUM>kàmpu, COLUMBU(M)>kolùmbu, LUMBU(M)>lùmbu, IMPERIU(M)>impèrg’u.

GN > nn : MAGNU(M)>mànnu, LIGNA(M)>lìnna, COGNATU(M)>konnàu, COGNOSCERE>konnòs’i(ri).

'MN'>'nn': DOM(I)NU(M)>dònnu, DAMNU>dànnu, SOMNU(M)>sònnu, SCAMNU(M)>skànnu.

'CT'>'t': NOCTE(M)>nòti, LACTE>làti, FACTU(M)>fàtu, FRUCTU(M)>frùtu, OCTO>òtu, LECTU(M)>lètu, COCTU(M)>kòtu.

'PS'>'ss': IPSU(M)>ÌSSU, (EC)CU IPSU(M)>kùssu, CAPSA(M)>kàs’a (dove la s’ può spiegarsi risalendo a un *CAPSEA(M) (negli statuti di Sassari troviamo cassia, cfr. DES I, pag. 313).

X+F>s’: *EXFINDICARE>s’endiài ‘sgravarsi (degli animali)’,

*EXFATATU(M)>s’ad.au/s’ed.au ‘meschino, sfortunato’, *EXFASCINU(M)>s’às’inu ‘scaramanzia’ (cfr. DES, II, p. 455).

'CS'>'ss': LAXARE>lassài, LIXIVA(M)>lissìa, EXIRE>(b)essìri, MATAXA(M)>mad.àssa; in kòs’a<COXA(M) è probabile l’influsso dell’Italiano.

X+CE, CI>s’e, s’i: *EXCERVICARE>s’erbig.ài, EXCITARE>s’idai ‘svegliare’. X+CONS.>s+cons.: EXTRANEU(M)>(i)stràng’u, EXPANDERE>(i)spàndiri. 'PT'>t: *ADCAPTARE>ag.atài, NEPTA(M)>nèta ‘nipote’, EXCEPTIS>s’èti ‘soltanto’,

SEPTE>sèti, SCRIPTU(M)>skrìtu.

33. ' Consonanti geminate.

'CC'>k: VACCA(M)>bàka, SICCU(M)>sìku, MACCU(M)>màku ‘matto’, SACCU(M)>sàku. 'TT'>'t': GATTU(M)>gàtu, GUTTA(M)>gùta, GUTTUR>gùturu. 'PP'>'p': APPELLARE>apedhài ‘abbaiare’. 'NN'>'nn': ANNU(M)>ànnu, CANNA(M)>kànna, PINNA(M)>pìnna. SS > ss : PASSU(M)>pàssu, TUSSIRE>tussìri, NASSA(M)>nàssa, MESSARE>messài. 'RR'>'rr': CARRU(M)>kàrru, TERRA(M)>tèrra, MARRA(M)>màrra. 'DD'>t: ADDUCERE>batìri/betìri, PRO QUID DEUM>ìta(?) ‘che cosa(?)’, asardo

progiteu. 'CC'+E, I>'c’': BACCELLU(M)>bac’èdhu, OCCIDERE>(b)oc’ìri. 'LL'>'dh': NULLA(M)>nùdha, PULLA(M)>pudha, SELLA(M)>sèdha,

CABALLU(M)>kuàdhu, (EC)CU ILLU(M)>kùdhu, ILLU(M)/'A(M)/'OS/'AS>dhu/dha/dhus/dhas, VALLE (M)>bàdhi, ILLOC>dhòi, BULLIRE>budhzri, COLLU(M)>kòdhu ‘spalla’.

Nelle CV troviamo ancora la grafia ll per 'LL' originaria: illu, llu, lla, (=dhu, dha), cavallu, ankilla, esquilla, billa, lloi (=dhòi). Come già abbiamo accennato le CV mostrano una situazione di conservatorismo: troviamo alternanza fra il mantenimento delle occlusive sorde e il loro digradamento a fricative sonore rappresentato graficamente con b, d, g,), fra il mantenimento e il dileguo delle occlusive sonore; così il nesso 'LJ' è generalmente reso con li, ma lo troviamo una volta reso con lli: afilliu (VII, 1); errore del copista? può essere (nella stessa carta troviamo mulieri); ma si tratta probabilmente di un ‘errore’ non privo di ragione, di un ‘lapsus’ non del tutto privo di fondamento; né ci si

Page 51: Fonetica Del Sardo Campidanese

deve dimenticare che ancor oggi sussiste un doppione come òlia/òlla: Dolianòva (=de òlia nova)//Parteòlla (=parte de òlla) che sembrano riflettere una tradizione colta e una volgare. Stando così le cose è possibile che la geminata 'LL' avesse già raggiunto all’epoca delle CV lo stadio di occlusiva cacuminale [dh] (le cui prime attestazioni scritte risalgono ai secoli XIV, XV; cfr. HLS 347 e che la grafia ll rappresenti una pronuncia tradizionale o quanto meno un conservatorismo grafico.

34. ' Assimilazione e dissimilazione consonantica.

a) SCINTILLA(M)>c’inc’idha, MELA CYTONEA>melad.id.òng’a, ABSCONSORIU(M)>skruz’òz’u (accanto a skuzòrg’u), insàza (accanto a insàra) ‘allora’<IPSA

HORA; nell’area in cui la 'n' intervocalica cade nasalizzando la vocale precedente troviamo dei casi di assimilazione del tipo r'''''voc. nasale>n voc. nasale: (G)RANU(M)>nàu, VERANU(M)>benau, ARENA(M)>anéa, piem. cuciarin>kuc’uniu (accanto a kuc’erìnu).

b) l l>l r: a maròlla ‘per forza’<MALA *VOLIA, MALLEOLU(M)>mallòru (cfr. log.

nuor. mag’òlu, madzòlu), LINTEOLU(M)>lentsòru, FILIOLU(M)>fillòru ‘figlioccio’ (cfr. log.'nuor. fidzòlu), ILIA+ ALE>illàri ‘inguine’.

r'''''r>r n: PULVERE(M)>pruìnu. r'''''r>l'''''r: CIRIBRU(M)>c’ilìru/c’ib.ìru ‘crivello’. r r>r zero: FRATRE(M)>fràd.i, FLAGRARE>frag.ài, JANUARIU(M)>g’ennàz’u, CARNARIU(M)>karràz’u, PORCARIU(M)>porkàz’u, RECORDARE>arreg.od.ài, ARATRU(M)>aràd.u.

r'''''r>r l: ROBUR 'ORE>orròli. n n>n r: LENDINE>lìndiri. n'''''n>n l: HIRUNDINE>arrundìli/arrundìb.i.

35. ' Prostesi consonantica e scambio di consonanti iniziali.

È frequente in Campidanese, anche se in misura minore rispetto al Logudorese, la prostesi della consonante b' anetimologica: EXIRE>bessìri, OCCIDERE>boc’ìri, ADDUCERE>batìri/betìri; la ragione di questo fenomeno può ricercarsi nel fatto che in Sardo la b' iniziale è, come già visto, mobile, può cioè mantenersi o cadere: si può dire su bìnu e su ìnu, su bòi e su òi, sa bàka e sa àka, ecc., si forma pertanto una proporzione del tipo:

bìnu : ìnu; bòi : òi=bessìri : essìri; boc’ìri : oc’ìri; batìri: atìri.

Lo stesso fenomeno fonetico (la caduta cioè delle occlusive sonore iniziali) può portare ad una confusione nell’uso delle consonanti sonore iniziali: si può cioè avere il reinserimento di una consonante anetimologica in luogo di quella etimologica. Tale fenomeno assai diffuso nel Logudorese (dove si ha il reinserimento di b' in luogo delle altre occlusive sonore: bàtu/àtu ‘gatto’, bèneru/èneru=nuor. gèneru/èneru, ecc.) trova riscontri anche nel dominio campidanese, soprattutto settentrionale (Arborense, Barbagia, Ogliastra): g’ài<DARE, g’èpid.uzü=dèpid.uzü, gùrc’i=dùrc’i (AIS 1266); anche in questo caso con proporzioni del tipo:

ènna : gènna=èpid.u : g’èpid.u (e non dèpid.u) àtu : gàtu=ùrc’i : gùrc’i (e non dùrc’i).

Page 52: Fonetica Del Sardo Campidanese

Secondo il Wagner sono dovute a legamenti fonosintattici forme come dèu<EGO e dònnia/dòn’a<it. ogni: legamenti del tipo ET EGO, ded onnia (cfr DES, II, pag. 188); ma non è detto che non possa trattarsi di una prostesi del tipo bessìri e boc’ìri, dove anziché la prostesi di b si ha quella di d'.

36. Sonorizzazione delle consonanti iniziali dovuta all’influsso della fonetica sintattica.

gurtèdhu<CULTELLU(M), godhìri/bodhìri ‘raccogliere’<COLLIGERE,

(g)rùz’i<CRUCE(M). 37. ' Metatesi. S’è già fatto più volte cenno al fenomeno della metatesi di r (tanto

primaria, quanto secondaria). Aggiungeremo qui che questo fenomeno, tipico di tutto il Sardo, ha una frequenza assai maggiore nel Campidanese, specie rustico, dove dà luogo a gruppi consonantici assolutamente esclusi nel Logudorese'nuorese: c’r, z’r, sr, zr, mr, lr: c’rob.èdhu (su z’rob.èdhu)<CER’BELLU(M), s az’ròb.a/s raz’òb.a=s arg’òla<AREOLA(M), sòrgu/sròg.u<SOC(E)RU(M), mi zrèb.id.i=mi zèrbid.i, ai lràg.uzu=ai làrguzu.

La consecuzione originaria ...VOC.+T+R+VOC. ... ha in Campidanese esito ... voc.+r+d+voc. ...: PETRA(M)>pèrda, VITRICU(M)>bìrdiu ‘patrigno’; il Logudorese preferisce invece forme come prèd.a, brìd.iu (... r+voc.+d.+voc. ...). Nel Campidanese si registrano anche forme non metatetiche con 'T'>'d.': pèd.ra, bìd.riu.

Nei nessi R+CONS. è frequente lo spostamento di r dalla posizione finale di sillaba alla posizione interna prevocalica che evita la sillaba chiusa (23): drùc.i=dùrc’i<DULCE(M), dromìri=dormìri<DORMIRE, kròpuzu=kòrpuzu<CORPUS, breb.èi<BERBECE(M), mròz’u=mòrg’u<MORIO(R), brèmi<VERME(M), fromìg.a=formìg.a<FORMICA(M), strantàz’u=stantàrg’u<STATARIU(M)×istante, c’iv.ràz’u<CIBARIU(M), krab.òni= karbòni<CARBONE(M).

È da osservare nei casi di metatesi qui sopra trattati che la consonante, la quale originariamente precedeva la r e che viene a trovarsi, in seguito allo spostamento della liquida, in posizione intervocalica, non subisce alcun mutamento se trattasi di occlusiva sorda o c’, mentre l’occlusiva sonora digrada nella corrispondente fricativa e la g’ a z’. Per le consecuzioni di cui parliamo (r finale di sillaba+consonante) il Wagner (HLS 426) registra anche passaggi del tipo r+cons.>cons.+r, quasi sempre in aree periferiche del dominio campidanese, in tal caso le occlusive sorde così come le sonore digradano nelle corripondenti fricative: VIR(I)DE(M)>bìd.re (Tonara), HERBA(M)>èb.ra (Busàchi), LARGU(M)>làg.ru (Làconi), PERDICE(M)>pad.rìz’i, LARDU(M)>làd.ru.

La r postvocalica di sillaba iniziale può passare a precedere la vocale medesima venendo a formare gruppo fonosintattico con la forma elisa dell’articolo s ràb.a=sa (b)àrba<BARBA(M), s raz’òb.a=s arg’òla<AREOLA(M), s rèb.a=s èrba, s rèmi=su èrmi/su brèmi<VERME(M).

Meno frequenti altri tipi di metatesi che sono localmente limitate. Metatesi di n: satàina=satània ‘padella’<SARTAGINE(M), preb.aia=prob.àina<PROPAGINE(M), spaniài=spalài<EXPAGINARE.

Metatesi sillabica: paùli<PALUDE(M) forma diffusa ovunque; circoscritte sono invece forme come pùz’ili=pùliz’i ‘pulce’, ìz’ili=ìliz’i<ILICE(M).

23 M . Lörinczi: Appunti sulla struttura sillabica di una parlata sarda campidanese (Guasila). Revue Roumaine de Linguistique, XVI, 5, pagg. 423'430, Bucarest, 1971.

Page 53: Fonetica Del Sardo Campidanese

38. ' Fenomeni consonantici vari.

Passaggio di 'nk' a 'ng': ingùi=log. inkùe<IN ECCU HUC ‘lì’, stàngu<cat. estanc, sp. estanco ‘tabaccaio’, arèngu<cat. arench, sp. arenque, ’n gùssu=in kùssu (cfr. HLS 344).

Inserzione di n o m: insàra=log. issàra<IPSA HORA, mantalàfu<cat. matalaf ‘materasso’, insòro<IPSORUM, peùnku ‘calza’<cat. peuc; pionku=piòku ‘tacchino’<cat. pioc, s’umbullài ‘sconvolgere, mischiare’<*

SUBBULIARE, bardùnfula ‘trottola’<cat. baldufa. Inserzione di b dopo m: assimbillai ‘assomigliare’= log. assimidzàre<*

SIMILIARE, sìmbula=sìmula ‘farina’<SIMILIA(M), stùmbulu pungolo’<STUMULU(M)=STIMULU(M).

Inserzione di r: prèssiu=pèssiu/pèssike<PERSICU(M), assustrài ‘spaventare’<sp. asustar, brun’òlu=bun’òlu ‘frittella’<cat. bunyol, tronài, trònu ‘tuonare, tuono’,<TONARE (cfr. HLS 395'412).

Page 54: Fonetica Del Sardo Campidanese

CAPITOLO IV.

IL TRATTAMENTO DEI PRESTITI

39. ' Vocalismo. Le vocali sia toniche che atone, delle parole prestito sono mantenute immutate; si hanno però casi di passaggio di e ed o rispettivamente ad i ed u: questo fenomeno è dovuto a una specie di inconscio rapporto che il parlante sardo istituisce fra determinate parole sarde e il loro corrispondente ‘straniero’ (p. es. pìra=it. pera, pìs’i=it. pesce, sp. pez, c’iz’iri=it. cece, bùka=it. bocca, sp. boca, dùrc’i=it. dolce, mùska=it., sp. mosca, ecc.). Questa equivalenza, che trova ragione nella diversa struttura evolutiva del Sardo da una parte e delle altre lingue neolatine dall’altra (lat. I breve>sardo i contro e delle altre lingue, lat. U breve>sardo u contro o delle altre lingue) viene estesa assai spesso ai prestiti: it. fetta>fìta, it. degno>dìn’u, it. grotta>grùta, it. fede>fìd.i, it. morra>mùrra, sp. blondo>brùndu, cat. bony>bùng’u/bùn’u ‘ammaccatura’, cat. trenc>trìnku ‘taglio’, cat. fasteig>fastìg’u ‘amoreggiare’, it. treccia>trìc’a.

Tale fenomeno si riscontra anche per le vocali atone: it. bottega>butèga, sp. botella>butìl’a, cat. bossinada>bussinàd.a ‘schiaffo’, it. scatola>skàtula, cat. atrevir, sp. atrever>atrivìri ‘osare’, tosc. nocente>nus’ènti, it. storpiare>strupiài, cat. estrijolar>strig’ulài ‘strigliare’, cat. mereixer>minès’iri ‘meritare’, it. maneggia>maniz’ài ‘coltivare la terra’, sp. empanada>impanàd.a, sp. enginy>ing’innu ‘ordigno’, cat. mocador>mukad.òri. Molti dei mutamenti riguardanti le vocali atone qui sopra ricordati possono comunque spiegarsi anche mediante l’influsso delle consonanti vicine e/o come fatti dissimilatori.

Fra i mutamenti di vocali atone dovuti all’influsso delle consonanti circostanti possiamo ricordare: arrez’òni<it. ragione, arrèg’òla<cat. rajola, arrefud.ài<it. rifiutare, arrebellài<it. ribellarsi. (Per una possibile spiegazione dell’influsso di r sulle vocali atone si veda sopra par. 11).

Analogamente si riscontra anche l’influsso delle consonanti labiali: vontàna (accanto al più comune ventàna)<sp. ventana, ob.etài=ab.etài<it. aspettare (con sonorizzazione di 'p'; è frequente la sonorizzazione delle occlusive sorde precedute da s cfr. HLS 343), trob.ullài, trob.odhikài ‘scompigliare, imbrogliare’ derivativi di atropelliài<sp. atropellar, mob.ói=melòni<it. melone, apuzèntu=apozèntu<sp. aposento. (Anche per l’influsso delle labiali si veda sopra par. 11).

Si hanno inoltre fenomeni di assimilazione e dissimilazione: g’òvanu=g’ovanu<it. giovane, arrazài ‘recitare le preghiere’<sp. rezar, tanàlla=tenàlla<it. tenaglia, arròri (it arròri ‘che danno!’, ‘che orrore!’)<sp. horror, prenc’ài= pranc’ài ‘stirare’<sp. planchar.

ea>ia: biad.u<it. beato, arriàli ‘reale, moneta’<sp. real.

Le vocali di sillaba finale 'e ed 'o vengono trasformate in i ed u secondo la norma campidanese: it. scoglio>skòl’u/skòlliu, sp. desperdicio>sperdìtsiu ‘sperpero’, sp. luego>luèg.u ‘presto’, cat. monjo>mòng’u ‘monaco’, it. bottone>butòni, sp. caliente>kallènti, it. ragione>arrez’òni, it. melone>meuòi, ecc.

Parimenti vengono adattate le uscite degli infiniti: 'are>ài, 'ere>'iri, 'ire>ìri. Inoltre c’è da registrare qualche caso di passaggio di 'e in 'u: sp. bote>bòtu

‘barattolo’, cat. ximple>s’impru ‘scemo’, it. giovane>g’òvanu, cat. rotlle>arròl’u/arròlliu ‘crocchio di persone’, sp. dengue>dèngu ‘vezzo’, it. comune>komùnu.

Page 55: Fonetica Del Sardo Campidanese

40. ' Le consonanti occlusive. In posizione iniziale le consonanti occlusive sono

generalmente mantenute inalterate. In posizione intervocalica in fonetica sintattica le occlusive sorde digradano nelle corrispondenti fricative sonore, mentre le occlusive sonore sono costantemente mantenute (e non si ha mai il dileguo come spesso accade per le parole sarde originarie: su àtu=su gàtu, su ìd.u=su dìdu, ecc., cfr. sopra par. 20)

su g.alàs’u, su g.as’àli<cat. caixal, sa g.ullèra<cat. cullera, ìssu g.amìnad.a<it. camminare, sa g.arràd.a ‘botte’<it. carrata, unu g.apèdhu<it. cappello, sèu g.antsàu ‘sono stanco’<sp. cat. causar, tùi g.umèntsaza<cat. comensar, su b.iòku ‘tacchino’<cat. pioc., su b.arastàg’u<cat. parastatge, unu b.astìssu<cat. pastis, fùnti b.assillèndu<it. passeggiare, unu b.erdullàriu ‘perdigiorno’<sp. perdulario, su b.intsèllu<cat. pinsell, sp. pincel, sa d.enàlla<it. tenaglia, issu d.àstad.a ‘egli assaggia’<cat. tastar, issu d.ìrada<it. tirare, unu d.rìnku<cat. trenc, sa d.ràssa ‘astuzia, raggiro’<sp. traza;

sa buc’àka<cat. butxaca, sa brùs’a ‘strega’<sp. bruja, su bunnèttu<cat. bonet, su bizòng’u<it. bisogno, sa bic’ikrèta<it. bicicletta, unu bastàs’u ‘facchino’<cat. bastax, èssi dìn’u ‘essere degno’<it. degno, su dèngu ‘vezzo’<sp. dengue, su dizìg’u<cat. desitj ‘desiderio’, sa gàna ‘voglia’<sp. cat. gana, su gànc’u<it. gancio o sp. gancho, su gìs’u ‘gesso’<cat. guix, su gòc’u ‘componimento in onore dei santi’<cat. goig.

Notiamo alcuni casi di sonorizzazione delle occlusive sorde anche in posizione iniziale assoluta per influsso della fonetica sintattica: cat. clavell>gravèllu ‘garofano’, cat. convent<guvèntu, it. cabina<gabìna.

In posizione intervocalica all’interno di parola le occlusive sorde sono mantenute inalterate e con pronuncia intensa, le occlusive sonore digradano nelle corrispondenti fricative o restano anch’esse inalterate e con pronuncia intensa:

sp. acabar>akabài ‘finire’, sp. baratu>baràtu ‘a buon prezzo’, cat. aturar>aturài ‘rimanere’, it. scatola>skàtula, cat. mocador>mukad.òri ‘fazzoletto’, it. patata>patàta, sp. acudir>akud.ìri, it. cupola>kùpula, it. chitarra>kitàrra, cat. xicara>c’ìkera ‘tazza’;

cat. arrebossar>arrebussài ‘intonacare’, cat. bossinada>bussinàd.a, sp. cat. adobar>adobài ‘percuotere’, sp. dudar>dud.ài ‘dubitare’, sp. de badas>debàd.aza ‘invano’, sp. boveda>bòved.a, it. bottega>butèg.a, it. derubare × sp. robar>zdorrobài, it. aggradare>agrad.ài, it. arrabbiare>arrabiài.

Non mancano però alcuni casi in cui le occlusive sorde digradano a fricative sonore: it. carrata>karràd.a ‘botte’, it. rifiutare>arrefud.ài, it. appiccicare>apic’ig.ài.

Così pure non mancano casi di dileguo delle occlusive sonore: sp. recibir>arrec’ìri, sp. marrido>marrìu.

41. ' Le palatali c’ e g’. Le palatali di qualunque origine sono mantenute inalterate in

Campidanese (il Logudorese invece le muta in ts e dz) : it. città>c’itàd.i, it. cinema>c’ìnema, it. ciccare>c’ikài, it. gente>g’ènti, it. geloso>g’elòzu, it. giacca>g’àka, cat. lleig>lèg’u ‘brutto’, cat. rajola>arreg’òla ‘mattonella’, it. vantaggio>vantàg’u, cat. butxaca>bus’àka ‘tasca’, it. spacciare>spac’ài, sp. colcha>kròc’a /kòrc’a ‘trapunta, coltre’, sp. chacharear>c’ac’arrài, it. ciarlatano>>c’arlatànu, it. correggere>kurrìg’iri, cat. mitja>mìg’a ‘calza’.

La c’ e la g’ dei prestiti restano inalterate anche in posizione intervocalica in fonetica sintattica: su c’ìnema, su c’arlatànu, sa g’ènti, sa g’elozìa.

42. ' La j (jota) spagnola che oggi ha, come è noto, un suono velare spirante sordo,

aveva invece in passato un suono palatale continuo sordo [s’] o sonoro [z’] tale suono è mantenuto nei prestiti spagnoli del Sardo: viaje>biàz’i, quejar>kes’ài ‘lamentarsi’, bruja>brùs’a ‘strega’; il suono di 'j' può anche essere 'g’': agasajar>akazag’ài,

Page 56: Fonetica Del Sardo Campidanese

barajar>barag’ài ‘mischiare le carte’; questo esito è la norma per j' iniziale: junquillo>g’unkìl’u, jacinto>g’assìntu, jazmin>g’ezmìnu (cfr. HLS 481'482 e R. Menèdez Pidal: Manual de Grammatica Histórica Espanola par. 35 bis 3).

43. ' Il suono italiano 'ki' (cchi+voc.) ha come esito 'c’' (log. 'ts'): vecchio>bèc’u,

acchiappare>ac’apai, apparecchiare>aparic’ài, secchia>sìc’a, succhiare>suc’ài. 44. ' Il suono g’i dei prestiti toscani medievali è reso in Campidanese con 'z’'

conformemente alla pronuncia toscana: bragia>bràz’a, ragione>arrez’òni. 45. ' I suoni spiranti f e v vengono mantenuti: fibbia>fìbia, it. figura>fig.ùra, cat.

festejar>fastig’ài ‘amoreggiare’, cat. ferrer>ferrèri ‘fabbro’, cat. faldeta>fardèta ‘gonna’, sp. flan>flàn ‘crema di latte’, it. schifo>skìfu, piem. guefa>gwèfa ‘velo’, cat. cafetera>kafetèra, sp. grifòn>grifòni ‘rubinetto’, cat. matalaf>matalàfu ‘materasso’, sp. ventana>ventàna, sp. visorrey>vizurrèi, sp. o it. vena>vèna (nel senso anatomico; nel senso di falda d’acqua si ha bèna<VENAM), it. vernaccia o cat. vernatxa>vernàc’a, sp. velludo>vellud.u, it ventaglio>ventàl’u, cat. griva>grìva ‘tordo’, cat. convent>guvèntu, cat. rovell>arrevèl’u ‘tuorlo d’uovo’, sp. boveda>bòved.a, it. giovane>g’òvanu, it. lavamano>lavamànu. Si hanno alcuni casi di assordimento di v' iniziale in f': cat. vostè>fustèi, sp. vusted>f ustèti (pronome di rispetto), sp.–cat. viudo/a>fiùdu/a ‘vedovo/a’, it. vitello>fitèllu.

In posizione intervocalica in fonetica sintattica la f' passa a v.': sa v.ìbia, su v.errèri, sa v.ig.ùra, su v.astìg’u, sa v.ardèta, ecc. La v' invece rimane con suono intenso diverso da [v.] (secondario derivato da F sia originaria latina che dei prestiti vari) le due v ([v] e [v.]) creano un’opposizione fonematica sia pure di basso rendimento: per es. kùssa vìa∼kùssa v.ìa (=‘quella vite’/‘quella era’); sa vàska∼sa v.àska (‘la vasca’/‘la fascia’).

46. ' La sibilante s è mantenuta, in posizione iniziale, inalterata e sorda, it.

sapore>sab.òri, it. secchia>sìc’a, it. scoglio>skòl’u, sp. senor>sennòri, it. serio>sèriu, sp. cat. salera>salèra, sp. cat. sangrar>sangrài ‘salassare’.

Intervocalica la s italiana è sempre resa con 'z': cosa>kòza, geloso>g’elòzu, elemosina>lemòzina, bisogno>bizòng’u, camposanto>kampuzàntu.

Alcuni prestiti spagnoli conservano la distinzione fra [s] (sorda) e [z] (sonora) oggi persa nello spagnolo moderno che ha solo [s] (sorda). È conservata pure la fase che precede l’odierno suono interdentale [th]: aposento>apuzèntu, azul>azùlu, gozar>gozài, desparecer>sparèssiri, belleza>bellèza (cfr. HLS 479'480; R. Menendez Pidal: op. cit. 35 bis).

In posizione intervocalica in fonetica sintattica s' è sempre z': su zennòri, sa zalèra, ab.àrra zèriu, ecc.

47. ' Le consonanti l e n restano immutate o si adattano al trattamento di L e N

originarie: it. calare>kalài/kab.ài/karài, cat. caixal>kas’àli/kas’àb.i/kas’àri ‘molare’, it. melone>melòni/mobõi, cat. cunill o it. coniglio>konìllu/kõìllu, it. calzoni>kratsònizï/katsöizï, it. maglione>malliöi, cat. manobre>mah’òb.ru (nel Sàrrabus, Böhne 66) ‘manovale’, sp. fusil>fuzìli/fuzìb.i, cat. bressol>bratsòlu/bratsòru/bratsòh’u, it. balzano>Sàrrabus bratsàh’u (Böhne 94).

48. l’ palatale ha due esiti: il mantenimento e il passaggio a 'll(/'lli'); it.

scoglio>skòl’u/skòlliu, cat. clavell>gravèllu, sp. junquillo>g’unkìl’u, cat. cullera>kullèra/kul’èra ‘cucchiaio’, it. tenaglia>tenàlla, cat. cunill o it. coniglio>kunìllu,

Page 57: Fonetica Del Sardo Campidanese

cat. rotlle>arròlliu/arròl’u, sp. atropellar>atropel’ài/atropelliài ‘sconvolgere’, cat. rovell>arrevèl’u ‘tuorlo d’uovo’, it. squagliare>skallài.

Ci sono alcuni casi di passaggio di 'l’' a dh it. imbroglio>impròdhu ‘miscuglio’, atropellar>trob.edhài ‘scompigliare’.

Nella Barbagia meridionale troviamo esiti 'g’' e 'z’' per 'l’': kagènte=kallènti<sp. caliente, ug’èras=ul’èras ‘occhiali’<cat. ulleras, irbag’àre<it. sbagliare (HLS 458). Iniziale ll' (l’ spagnola o catalana) passa a l' o a li': cat. lleig>lèg’u ‘brutto’, llaga>liàga ‘piaga’, fig. ‘seccatura’.

49. ' n’ palatale ha tre esiti: il mantenimento, il passaggio a 'ng’ o a 'nn': it.

guadagnare>gwadang’ài, it. bisogno>bizòng’u, it. compagno>kumpàng’u, it. degno>dìn’u, it. stagno>stàng’u, cat. buny>bùn’u/bùng’u ‘ammaccatura’, cat. enginy>ing’ìnnu ‘ordigno’, piem. bagna>bàn’a ‘sugo, salsa’, sp. garapina>karapìn’a ‘sorbetto, gelato’, sp. señor>sennòri.

50. ' s’ palatale rimane inalterata: it. scempiare>s’empiài, it. sciorare >s’orài

‘ostentare’, it. sciacquare>s’akwài, it. pisciare>pis’ài, cat. arruixar>arrus’ài ‘spruzzare, innaffiare’, cat. guix>gìs’u ‘gesso’, it. sfasciare>s’us’ài con sf >s’ (vedi par. 25), cat. caixal>kas’àli, cat. calaix>kalàs’u ‘cassetto’, cat. bastaix>bastàs’u ‘facchino’.

51. ' Qu+voc. e gu+voc. restano immutati: it. paracqua>paràkwa, it.

sciacuare>s’akwài, uguale>ugwàli, it. guadagnare>gwadang’ài, it. guastare>gwastài. 52. ' La z: zucchero>tsùkaru, zafferano>tsaferànu, rezza>rètsa ‘rete’, razza>ràtsa,

balzano>bartsànu, bizzarro>bidzàrru ‘stizzoso’. 53. ' Le geminate di norma restano adattandosi alla struttura del Campidanese per la

quale l’opposizione Scempia~Geminata vale soltanto per n, 1, r: acchiappare>ac’apài, aggradare>agrad.ài, battaglia>batàlla, spacciare>spc’ài, giacca>g’àka, vantaggio>vantàg’u, zafferano>tsaferànu, arrabbiare>arrabiài, bossola>bùssola ‘cerchio di ferro intorno al mozzo della ruota’ (DES, I, pag. 247), correggere>kurrìg’iri, passione>passiòni, stalla>stàlla, sballare>zballài.

L’esito di 'll' può anche essere 'dh': cappello>kapèdhu, ballo>bàdhu. 54. ' cons. + l>cons. + r: cat. clavell>gravèllu, it. bicicletta>bic’ikrèta, sp.

planchar>pranc’ài/prenc’ài, cat. ximple>s’ìmpru ‘scemo’, it. obbligare o sp. obligar>obrig.ài, cat. oblada>orbàd.a (con metatesi) ‘occhiata, menauro’.

55. ' l+cons.>r+cons. con eventuale metatesi: cat. espalmar>spramài ‘spaventare’,

it. calzoni>kratsònizï, sp, colcha>kròc’a/kòrc’a, it. soldato>sordàu, cat. faldeta>fardèta ‘gonna’.

56. ' r+l, r+n: ciarlare>c’arrài, burla>brùlla, perla>prèlla, cat. carnicer>karnitsèri

‘macellaio’, giornata>g’orronàd.a, parlata>prallàta. 57. ' r+cons.: il nesso rimane inalterato con eventuale metatesi di r: it.

storpiare>strupiài, sp. escarmentar>skramentài, it. mortaio>murtàju, sp. porche, cat. porxu>pòrc’u/pròc’u ‘portico’.

Page 58: Fonetica Del Sardo Campidanese

58. ' Consonanti finali. Le consonanti finali delle parole'prestito catalane o spagnole vengono mantenute inalterate con aggiunta di vocale: sp. grifón>grifòni, cat. goig>gòc’u, cat. pastis>pastìssu, cat. mocador>mukad.òri, cat. bonet>bonètu, cat. matalaf>matalàfu, cat. trenc>trìnku ‘taglio’, sp. arroz>arròzu ‘riso, legume’, cat. test>tèstu ‘vaso’. Alcune parole'prestito catalane presentano forme con consonanti finali sonorizzate: lleig [1’èc’]>1èg’u ‘brutto’, festeig [festèc’]>fastìg’u, groc>gròg.u ‘giallo’; il fenomeno si spiega col fatto che simili parole presentano nella flessione forme sonorizzate: letja [1’èg’a] fem., festejar [festez’àr] verbo, groga fem.

Page 59: Fonetica Del Sardo Campidanese

CAPITOLO V

OSSERVAZIONI SUL SISTEMA FONOLOGICO CAMPIDANESE

59. ' Diamo qui l’inventario dei fonemi consonantici del Campidanese standard (1) rappresentati graficamente seguendo la falsariga dello schema dato da A. Martinet che tien conto della «proporzionalità dei rapporti» fra fonemi (2)

labi

ali

labi

oden

tali

dent

ali

vela

ri

pala

tali

sibi

lant

i

cacu

min

ali

occlusive sorde p t k c’ ts occlusive sonore b d g g’ dh fricative sorde f s’ s fricative sonore rilasciate b. v. d. g. z’ z fricative sonore tese v nasali m n n’

laterali 1 1’

+r A una classificazione siffatta è preferibile una classificazione di tipo binaristico. Una

schematizzazione tradizionale come quella che abbiamo dato qui sopra lascia infatti molti punti ambigui o equivoci; perché per esempio, classificare il fonema /ts/ fra le sibilanti e non fra le dentali o al limite fra le palatali? Perché considerare /s/ e /z/ come sibilanti (istituendo così una nuova linea verticale) e non come fricative dentali? si potrebbe obiettare che /z/ e /d./ verrebbero a occupare indebitamente la medesima casella; ma si potrebbe pur sempre ribattere che una lingua che non avesse i fonemi /d./ e /ts/ potrebbe fare a meno di istituire la serie delle sibilanti e classificare /s/ e /z/ fra le dentali fricative.

Un’analisi binaristica risolverebbe questi problemi e leverebbe gli equivoci in quanto si farebbe carico dei vari caratteri propri di ciascun fonema; riconoscerebbe la dentalità così come la palatalità di /ts/ oltre che la sua individualità di fonema! La stessa cosa si potrebbe dire per /s/ e /z/ cui verrebbe riconosciuta la dentalità e la ‘sibilanticità’; infatti p. es., secondo la matrice qui appresso la /s/ e la /z/ sono caratterizzate dal tratto [−grave] e dal tratto, questo ridondante, [+diffuso] come i fonemi /t/, /d/ e /d./; si distingue da /t/ e /d/ in quanto caratterizzate, queste ultime, dal tratto [−continuo] che si oppone al tratto [+continuo] dei fonemi /s/ e /z/ e /d./; il fonema /d./ infine è caratterizzato dal tratto [−stridulo] contro [+stridulo] di /s/ e /z/, che si oppongono poi a /s’/ e /z’/ come [−diesizzato]∼[ + diesizzato] e si oppongono fra loro come ['sonoro]∼[ +sonoro ] .

1 Intendiamo con «Campidanese standard» la parlata di Cagliari e/o il registro colto delle parlate del Campidanese, almeno quelle più vicine alla capitale. Se volessimo tener conto di tutte le parlate bisognerebbe fare un’analisi per ciascuna di esse. 2 Cfr. A. Martinet: Elementi di linguistica generale, Editori Laterza, Bari, 1967

Page 60: Fonetica Del Sardo Campidanese

Un’analisi binaristica è inoltre più economica in quanto permette di classificare tutti i fonemi del nostro sistema impiegando soltanto nove tratti pertinenti contro i quindici di quella precedentemente proposta (2).

Per un’analisi binaristica dunque si sceglierà un numero di tratti distintivi in numero sufficiente da poter identificare tutti i fonemi, dopo di che si sottoporrà ogni singolo fonema alla domanda ‘possiede il tratto distintivo dato?’ cui si potrà rispondere sì (+) o no (−). Secondo quanto Saltarelli (3) «una serie ipotetica di tratti distintivi sarà considerata relativamente giustificata qualora consenta la formulazione di un gruppo di regole tali da permettere di ridurre la trascrizione fonologica ad una corrispondente trascrizione fonetica in maniera relativamente semplice. Di conseguenza, i tratti distintivi dell’italiano, ad esempio, dovranno essere individuati, in base a molteplici considerazioni astratte di ordine linguistico, anziché sulla sola scorta dell’indagine spetrografica».

Si può pertanto desumere la matrice qui appresso in fig. 1. Questa è però comprensiva dei tratti ridondanti cioè di quei tratti non necessari a identificare un fonema: è per esempio ridondante il tratto [+ sonoro] per il fonema /n/ in quanto non v’è nessun fonema che, condividendo con esso i tratti

+ consonantico − grave − diesizzato + continuo + nasale

gli si opponga per il tratto [−sonoro].

Si procederà allora ad una nuova matrice (qui appresso fig. 2) che sarà ricavata mediante la seguente operazione: si divide la totalità dei fonemi in due parti mediante una prima domanda (una parte sarà costituita dai fonemi che rispondono negativamente; l’altra dai fonemi che rispondono positivamente); ciascuna delle due parti sarà sottoposta ad un’altra domanda; se ognuna delle due parti potrà essere nuovamente divisa in due parti mediante questa domanda essa sarà mantenuta, se invece tutti i fonemi della determinata parte risponderanno tutti nella medesima maniera, si salterà ad una successiva domanda; l’operazione proseguirà fino a che, di domanda in domanda, attraverso suddivisioni successive, si arriverà a definire in maniera inequivocabile ogni singolo fonema.

L’operazione in parola è stata formalizzata graficamente mediante lo schema ad albero in fig. 3.

Diamo qui l’inventario dei tratti distinti vi usati e il loro valore fonetico.

60. Tratto vocalico. «Acusticamente vi si oppongono presenza~assenza di una struttura di formante nettamente definita. Geneticamente abbiamo un’eccitazione primaria della glottide accompagnata da un libero passaggio dell’aria attraverso l’apparato vocale di fronte all’assenza di tale singola sorgente periodica» (4).

«I suoni vocali sono prodotti ― mediante costrizione della cavità orale ― da una singola fonte periodica (sonorità) mentre i suoni non'vocalici derivano da una fonte non periodica con restringimento almeno al grado della ostruzione» (5).

2 Per la precisione: labiale, labiodentale, dentale, velare, palatale, sibilante, cacuminale, occlusivo, fricativo, nasale, laterale, sordo, sonoro, teso, rilasciato. 3 M. Saltarelli: La grammatica generativa trasformazionale, Firenze, Sansoni, 1970, pag. 67. 4 Cfr. Z. Muljacic: Fonologia generale, Bologna, Il Mulino, 1973, pp. 82'83. 5 Cfr. M. Saltarelli: op. cit. pp. 72'73.

Page 61: Fonetica Del Sardo Campidanese

Nel nostro sistema questo tratto oppone le vocali e le liquide contro le consonanti e le semiconsonanti /j/ e /w/.

Tratto consonantico. «Acusticamente vi si oppongono energia totale ridotta~elevata.

Geneticamente si ha la presenza di ostruzione nell’apparato vocale accompagnata da una minore energia complessiva presso i fonemi non'consonantici» (6).

«I suoni consonantici sono accompagnati da occlusione, o da contatto, nella cavità orale, mentre i suoni non'consonantici hanno un minor grado di restringimento» (7).

Nel nostro sistema questo tratto oppone le consonanti e le liquide (/l/ e /r/) contro le vocali e le semiconsonanti /j/ e /w/; pertanto le liquide sono vocaliche e consonantiche, le semiconsonanti sono non vocaliche e non consonantiche.

Tratto grave oppone i fonemi articolati alla periferia della cavità orale (regione labiale

e velare) contro i fonemi articolati nella zona centrale della cavità orale. Tratto diesizzato oppone le consonanti articolate mediante sollevamento della lingua

verso il palato contro le altre consonanti. Nel nostro sistema questo tratto caratterizza i fonemi /s’/, /z’/, /dh/, /n’/, /ts/, /c’/, /g’/,

/l’/. Tratto compatto oppone i fonemi a rima distesa anteriormente contro i fonemi a rima

distesa posteriormente. «Il risuonatore dei fonemi a rima distesa anteriormente (vocali di massima apertura, consonanti velari e palatali, comprese le post'alveolari) presenta la forma di un corno, mentre quello dei fonemi a rima distesa posteriormente (ossia dei fonemi diffusi, vocali chiuse, consonanti labiali e dentali, comprese le alveolari) è costituito da una cavità che si avvicina ad un risonatore di Helmotz, ossia è caratterizzato da una cavità relativamente vasta avente un’apertura piccola» (Z. Muljacic: op. cit., pag. 89).

Questo tratto, nel nostro sistema oppone /a/ alle altre vocali; caratterizza inoltre, sia pure in maniera ridondante, i fonemi /s’/, /z’/, /n’/, /k/, /g/, /c’/, /g’/, /l’/.

Tratto diffuso oppone i fonemi articolati nella regione anteriore della cavità orale

contro gli altri. Nel nostro sistema questo tratto oppone i fonemi labiali contro i velari, 1’affricata /ts/

contro /dh/, /s’/, /z’/, /n’/ e le vocali /i/ e /u/ contro le altre; caratterizza inoltre ridondantemente i fonemi dentali /s/ e /z/.

Tratto continuo. «Geneticamente, le continue vengono articolate con un lento avvio

(una lenta catastasi) o arresto (distensione) alla sorgente, attraverso una lenta e incompleta chiusura e/o apertura dell’apparato fonatorio chiamata stretta. Le discontinue invece si pronunciano con un rapido avvio o arresto della sorgente, attraverso una rapida chiusura e/o apertura dell’apparato fonatorio» (Z. Muljacic: op. cit., pag. 92).

Nel nostro sistema questo tratto oppone le fricative, le sibilanti e le nasali contro le occlusive, oltre che la /l/ contro la /r/.

Tratto nasale caratterizza i fonemi che si articolano facendo passare l’aria anche

attraverso la cavità nasale oltre che quella orale /n/, /m/, /n’/. Nei dialetti in cui la 'N' intervocalica cade nasalizzando la vocale precedente si crea

opposizione fonematica fra le vocali nasali e quelle orali (cfr. sopra par. 15 e par. 22). 6 Z. Muljacic:op. cit. pp.82'83. 7 M. Saltarelli: op. cit. pp. 72'73.

Page 62: Fonetica Del Sardo Campidanese

Tratto stridulo. «Questa opposizione stridulo~morbido distingue fonemi striduli,

realizzati con un rumore di intensità relativamente elevata, dai fonemi morbidi che vengono attuati con un rumore basso o ne sono privi del tutto» (Z. Muljacic, op. cit. pag. 97).

Tratto sonoro caratterizza i fonemi accompagnati da vibrazioni periodiche delle corde

vocali. Tratto teso caratterizza i fonemi articolati con maggior energia, mediante una

maggiore tensione dei muscoli articolatori. Nel nostro sistema questo tratto oppone le vocali chiuse contro quelle aperte (/e/~/è/;

/o/~/ò/) e la /v/ contro la /v./. Caratterizza inoltre ridondantemente tutte le occlusive e il fonema /m/.

61. L’opposizione di geminazione è, come più volte s’è accennato precedentemente, limitata, per il sistema campidanese, ai fonemi /n/, /l/, /r/:

mànu ‘mano’ ~ mànnu ‘grande’ sònu ‘suono’ ~ sònnu ‘sonno’ dòna ‘(egli) dà’ ~ dònna ‘signora’ fìlu ‘filo’ ~ fillu ‘figlio’ màlu ‘cattivo’ ~ màllu ‘maglio’ kàru ~ kàrru màra ~ màrra

Per di più nelle aree in cui la 'N' e la 'L, hanno esiti vari (nasalizzazione e colpo di

glottide per 'N', labializzazione, rotacizzazione, colpo di glottide per 'L') il rendimento delle opposizioni /n/~/nn/, /l/~/ll/ cala notevolmente fin quasi ad annullarsi.

Quanto alle occlusive abbiamo già detto che il Campidanese, come tutto il Sardo, non presenta opposizione fra consonante scempia e geminata. Esaminata diacronicamente, quella che è in Italiano l’opposizione scempia~geminata è risolta in Sardo come occlusiva sorda~fricativa sonora (o /f/~/v./ per l’opposizione /f/~/ff/). Nè l’opposizione in questione viene a ristabilirsi attraverso gli imprestiti italiani poiché tanto le scempie quanto le geminate delle voci lessicali italiane convergono in un unico suono occlusivo (o in /f/ e /v/) (cfr. parr. 40, 41, 43, 45, 53).

Per quanto riguarda la s pensiamo che non vi sia nel sistema campidanese opposizione di geminazione; un’opposizione del tipo kàzu~kùssu non è, come riteniamo, un’opposizione di geminazione, ma un’opposizione del tipo sonoro~sordo (il fatto che trascriviamo e abbiamo sempre trascritto la s sorda intervocalica mediante la ‘doppia’ ss è dovuto soltanto alla necessità di non ingenerare confusioni di ‘lettura’, anche se ci rendiamo conto che sarebbe stato meglio e più opportuno trascrivere voci come kùssu, ìssu, messai, ecc. con una sola s kùsu, ìsu, mesài, musiài).

62. Osservazioni su alcune opposizioni fonematiche.

Prima di dare un’esemplificazione di tutte le opposizioni fonematiche secondo i tratti distintivi del nostro sistema, vorremmo soffermarci brevemente sul valore fonematico della cacuminale /dh/ e delle semiconsonanti.

La cacuminale viene infatti spesso confusa con la dentale sonora o per lo meno non se ne riconosce il valore fonematico; esso è in realtà esistente anche se l’opposizione /dh/~/d/ è di basso rendimerito; si considerino comunque i seguenti esempi:

Page 63: Fonetica Del Sardo Campidanese

dhùs ‘li, loro (pronome)’ ~ dùs ‘due’ dhùs pig.àuzü ‘li prendiamo’ ~ dus pig.àuzü ‘due presi, due matti’ a dhi nài ‘a/per dirgli’ ~ a dinài ‘a/con soldi, con denaro’. Maggiore è invece il rendimento dell’opposizioni /dh/~/d./:

sèdha ‘sella’ ~ sèd.a ‘seta’ pùdha ‘gallina’ ~ pùd.a ‘(gli) pota’ nùdha ‘nulla’ ~ nùd.a ‘nuda’ mèdha cognome ~ mèd.a ‘molto’

Bassissimo è il rendimento dell’opposizione /i/~/j/ e /u/~/w/; anche perché c’è la tendenza, in Campidanese, a scambiare fra loro le semivocali con le semiconsonanti; a considerare le une varianti fonematiche libere delle altre (si può dire kwadhu e kuàdhu ‘cavallo’, arrabiai e arrabjài) anche se in determinati casi tali scambi sono impossibili: gwadang’ài, kojài, biàd.u, fuèdhu; ad ogni modo l’opposizione fra le semiconsonanti sembra essere provata:

akuài ‘nascondere’ ~ akwài ‘abbeverare, innaffiare’

fad.iàuzii ‘affaticati’ ' fad.jàuzii ‘facevamo’

È ugualmente provata l’opposizione fra le occlusive sonore e le fricative sonore anche se essa in genere riguarda non l’opposizione fra due parole ma fra una parola e l’insieme di due morfemi in fonosintassi; o fra due morfemi in fonosintassi:

fùnti dùaza ‘sono due’ ~ fùnti d.ùaza ‘sono tue’ sa bèna ‘la vena’ ~ sa b.èna ‘la pena’ a gàtu ‘a(l) gatto’ ~ ag.àtu ‘(io) trovo’ su g’èlu ‘il gelo’ ~ su z’èlu ‘il cielo’

63. Opposizioni distintive.

Consonantismo

[−grave] [+grave]

tàntu ‘tanto’ kàntu ‘quanto’ dìn’u ‘degno’ gìn’u ‘ghigno’

arròd.a ‘ruota’ arròg.a ‘rompe’ sìku ‘secco’ pìku ‘piccone’

Page 64: Fonetica Del Sardo Campidanese

sàna‘sana’ sàb.a ‘mosto cotto’ kòdha ‘monta’ kòfa ‘cesto’

s’òras‘(tu) ostenti’ fòras ‘fuori’ sa z’èna ‘la cena’ sa vèna ‘la vena’

matsa ‘pancia’ màma ‘madre’ dìn’a ‘degna’ dìc’a ‘fortuna’ dènti ‘dente’ g’ènti ‘gente’ tsònka ‘civetta’ kònka ‘testa’

[−diesizzato] [+diesizzato]

ti ‘te (pronome)’ dhi ‘gli, a lui (pron.)’ kòta ‘cotta’ kòs’a ‘coscia’ bàzu ‘bacio’ bàs’u ‘basso’ dìnu ‘dìno (n. pers.)’ dìn’u ‘degno’ kàssa ‘caccia’ kàs’a ‘cassa’

sìku ‘secco’ tsìku ‘un pochino’ sìka ‘secca’ sìc’a ‘secchia’

gàna ‘voglia’ g’àna ‘fata’ màla ‘cattiva’ màl’a ‘maglia’

[−diffuso] [ +diffuso ]

pùdhu ‘pollo’ pùtsu ‘pozzo’ kàni ‘cane’ pàni ‘pane’

grùta ‘grotta’ brùta ‘sporca’ su g.àni ‘il cane’ su b.àni ‘il pane’

kràu ‘chiodo’ fràu ‘fabbro’ sa g.arìna ‘l’orata’ sa v.arìna ‘la farina’

gìa ‘guida’ vìa ‘vite’

[−continuo] [+continuo ] fàta ‘fatta’ fàd.a ‘fata’

donài ‘dare’ sonài ‘suonare’ kròpu ‘colpo’ kròb.u ‘corvo’

de dùzu ‘di due’ de zùzu ‘di sopra’ tùi ‘tu’ nùi ‘nuvola’

bàdha ‘balla’ bàn’a ‘sugo, salsa’ bàdhu ‘ballo’ bàs’u ‘basso’

kàru ‘caro’ kàlu ‘discendo’ màra ‘palude, stagno’ màl’a ‘maglia’

pìku ‘piccone’ pìg.u ‘io prendo’ sa grài ‘(quel)la pesante’ sa g.rài 1a chiave’ sa bèna ‘la vena’ sa b.èna ‘la pena’

pìlu ‘pelo’ fìlu ‘filo’ bìa ‘viva’ vìa ‘vite’ skroc’ài ‘sbucciare’ skroz’ài ‘scortecciare’

Page 65: Fonetica Del Sardo Campidanese

a gàtu ‘a(l) gatto’ ag.àtu ‘(io) trovo’ fùnti dùazä ‘sono due’ fùnti d.ùazä ‘sono tue’

[−nasale] [+nasale]

tròtu ‘storto’ trònu ‘tuono’ dèz’i ‘dieci’ nèz’i ‘colpa’ sùi ‘succhiare’ nùi ‘nuvola’ bìzu ‘sogno’ bìnu ‘vino’ fìa ‘era’ mìa ‘mia’

kùssa v.ìa ‘quella era’ kùssa mìa ‘quella mia’ bàs’a ‘bassa’ bàn’a ‘sugo, salsa’ su b.ìu ‘il pelo’ su mìu ‘il mio’

[−stridulo] [+stridulo]

bìd.u ‘vedovo’ bìzu ‘sogno’ làd.a ‘larga’ làssa ‘lascia’

sa b.èna ‘la pena’ sa vèna ‘la vena’ su b.ig.àu ‘il preso, il matto’ su v.ig.à ‘il fegato’

lòb.iu ‘bugigattolo’ lòfiu ‘brutto’

[−sonoro] [+sonoro]

ti. ‘te (pronome)’ dì ‘giorno’ kàssu ‘io caccio’ kàzu ‘formaggio’

pìs’i ‘pesce’ pìz’i ‘pesce’ krài ‘chiave’ grài ‘pesante’

pìnu ‘pino’ bìnu ‘vino’ fìa ‘(egli) era’ vìa ‘vite’

c’èlu ‘cielo’ g’èlu ‘gelo’

[−teso] [+teso]

kùssa v.ìa ‘quella era’ kùssa vìa ‘quella vite’ sa v.àska ‘la fascia’ sa vàska ‘la vasca’

Vocalismo

[−grave] [ '+grave]

pìg.u ‘io prendo’ pàgu ‘poco’ mèri ‘padrone’ màri ‘màre’

Page 66: Fonetica Del Sardo Campidanese

mèllus ‘meglio’ màllus ‘magli’ mèri ‘padrone’ mòri ‘sentiero’

fèmu ‘io ero’ fùmu ‘fumo’ nìu ‘nido’ nòu ‘nuovo’ pira ‘pera’ pàra ‘frate’

prènu ‘pieno’ prànu ‘piano’

[−compatto] [+compatto]

sòli ‘sole’ sàli ‘sale’ sònu ‘suono’ sànu ‘sano’

mèla ‘mela’ màla ‘cattiva’ pìs’i ‘pesce’ pàs’z ‘pascere’

fùi ‘fuggi’ fài ‘fare’

[−diffuso] [ +diffuso ]

fòra ‘fuori’ fùra‘furto, ruberia’ mòru ‘moro’ mùru ‘muro’

tènta ‘avuta’ tìnta ‘inchiostro, tinta’ pèus ‘peggio’ pìus ‘capelli’

[− teso] [+teso] bèni ‘bene’ bèni ‘vieni’

òru ‘oro’ òru ‘orlo’

64. ' Varianti fonematiche.

I fonemi /i/ e /u/ hanno varianti fonematiche brevi [i] e [u] (semivocali) che possono avere anche valore sillabico. I fonemi /i/, /u/, /a/ hanno varianti fonematiche ultrabrevi [ï] [ü] [ä] (vocali paragogiche)

1) priòg.u, biàd.u, fuèdhu, pig.ài, narài, pig.àu, imòi, kastiài, tserriài, akuài, 2) nàrazä, bènizï, bèlluzü, fròrizï, fòrazä, tèmpuzü, arròd.azä, kùssazä, pèizï.

Come già si accennava, le semivocali [i] e [u] hanno assai spesso come varianti libere le semivocali [j] e [w]

tserriài/tserrjài kastiài/kastjài kuàdhu/kwàdhu àkua/àkwa. Sembra comunque esistere, come già si diceva, il valore fonematico di /j/ e /w/, sia

pure ridotto al minimo di rendimento. I fonemi /k/, /g/, /g./ hanno una leggera inflessione palatale di fronte alle vocali e ed i;

nella parlata cagliaritana anche difronte ad a. Il fonema /n/ che ha generalmente un’articolazione dentale, ha, come variante

combinatoria, un’articolazione velare di fronte a k, g, c’, g’; un’articolazione labiodentale difronte a f e a v.

65. ' Neutralizzazioni.

Page 67: Fonetica Del Sardo Campidanese

Le opposizioni /e/~/i/ e /o/~/u/ sono neutralizzate in sillaba finale: come più volte s’è detto le uniche vocali ammesse in posizione finale sono, nel Campidanese a, i, u (cfr. par. 4, 12).

Le opposizioni /e/~/è/ e /o/~/ò/ sono neutralizzate quando nella sillaba che segue sia presente la vocale a: come arcifonema funge la vocale aperta [−tesa] è ed ò. Non sono neutralizzate se segue una e o una o: sono infatti possibili opposizioni del tipo g’èneru ‘io genero’~g’èneru ‘il genero’.

L’opposizione /l/~/r/ è neutralizzata in posizione pre' e post'consonantica: come arcifonema funge r (cfr. par. 23, 24, 28). In alcune zone del dominio campidanese (Barbagia meridionale soprattutto), come del resto in buona parte del dominio logudorese, l’arcifonema risultante dall’opposizione /l/~/r/ in posizione preconsonantica è l (cfr. par. 23, 24), in posizione postconsonantica l’arcifonema è invece sempre r.

L’opposizione /n/~/m/ è neutralizzata in posizione preconsonantica: come arcifonema funge m difronte a consonante labiale p, b; funge invece n difronte alle altre consonanti.

L’opposizione /s/~/z/ è neutralizzata in posizione preconsonantica: come arcifonemi fungono s difronte a consonante sorda, z difronte a consonante sonora.

Le opposizioni /d/~/d./, /b/~/b./ /g/~/g./ sono neutralizzate dopo le consonanti n e m: come arcifonemi fungono rispettivamente d, b, g, g’.

66. ' Gruppi fonematici.

v=vocale, sv=semivocale, sc=semiconsonante.

Vocalismo

V+V Andrìa, tùa SC+V jùnta, àkwa V+SV innòi, narai V+SC+V kòja, màju V+SC+V+SV kojài SV+V priòg.u, kàstia, g’uànni, mèndua SC+V+SV akwàu SC+V+SC+V jàja ‘nonna’ SV+V+SV asseb.iài, tserriài

Consonantismo

Posizione iniziale

Sono ammessi i gruppi iniziali di consonante occlusiva, f, m, s. ts, s’, c’+la consonante r:

prènu, trìgu, krài, brùnku, dròllu, grài, fròri, mrez’àni, srùku, c’ròb.èdhu, s’rob.edhài, tsrùpu.

La s si combina con le occlusive sorde e con f; la z con le occlusive sonore, con m e con v:

skòla, sperài, stài, sfas’ài, zballài, zdorrobài, zgannài, zvaporài. n si combina con d, c’, ts:

ndi bòlizi? ‘ne vuoi?’, nc’i bog.ài ‘levarne’, ntsànduzü ‘allora’. C+C+r (s+C+r; z+C+r):

spràz’i, skrarìa, strentàz’u, zgrimài, zbrunkài, sfròzu, zmurdzài. C+SC gwadàng’u, pjed.àd.i

Page 68: Fonetica Del Sardo Campidanese

C+C+SC skwartarài

Posizione mediana

Sono ammessi i nessi di consonante occlusiva (sorda o sonora), fricativa (b., d., g.), f, m, ts, z, s, c’, z’+ la consonante r:

kàtru, rekrakài, aprob.iài, pèd.ra, ob.rès’i, àg.ru, atsràz’u, abruz’ài, agraviài, az’ròla, ac’ridanài, afrig’ìu, pizrùc’i.

Sono ammessi i nessi di n+ t, d, k, g, c’, g’, ts, s, f (sono invece esclusi i nessi di

n+d., b., g., z, z’, p, b), in fonetica sintattica sono pure ammessi i nessi di n+v e l: sàntu, kàndu, frànku, stàngu, bìnc’iri, pràng’u, intsertài, insàraza, infèrru, in

vèna, in lòg.u.

Sono ammessi i nessi di m+p, b:

impàri, kumbìd.u.

Si riscontra anche il nesso l+r:

ai lràg.uzü ‘lontano’.

Sono ammessi i nessi di r+p, b, t, d, k, g, c’, g’, z’, s, ts, f, v, m (sono invece esclusi i nessi di r+b., d., g., z):

àrtu, imbìrdi, kòrpu, serbìri, fùrka, màrga, ùrsu, fòrtsizi, sarmèntu, karnitsèri, karc’ìna, friàrg’u, serviòla, c’erfài, arz’òla.

C+SC agwantài.

C+C+r (n+C+r, m+C+r, s+C+r, z+C+r): intrài, andrìa, kumprìu, ùmbra, insrud.ài, ingraiài, intsrupài, infrid.ài, nòstru,

insrud.ài, isprìg.u, izbrig.ài.

C+C+SC angwìdha.

Posizione finale In posizione finale sono ammessi soltanto i nessi C+V, V+V, V+SV; è in realtà

possibile, non solo in fine di parola in fonetica sintattica, ma anche in finale assoluta, la consonante 's postvocalica:

is fròris/is fròrizï, bènis/bènizï, bònus/bònuzü, naras tùi, amig.us bònus/amìg.us bònuzüii.

Page 69: Fonetica Del Sardo Campidanese

PICCOLA ANTOLOGIA DI TESTI

Page 70: Fonetica Del Sardo Campidanese

Da: «Le Carte Volgari dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari», edite da A. Solmi (AGI 1905).

III

In nomin de pater et filiu et sanctu ispiritu. Ego iudigi Trogodori de Unali, cum filiu miu donnu Gostantini, per boluntate de donnu deu potestandu parti de Calaris, assolbullu a piscopu Petru a ffagirisi carta in co bolit. Et ego piscopu Petru Pintori, cum lebandu assoltura daba ssu donnu miu iudigi Trogodori, ki mi llu castigit donnu deu balaus annus et bonus, et ad issi et a muliere sua donna Preciosa de Lacon, fazzumi carta pro conpora ki fegi in Serriga. Conporei a Trogodori de Muntigi et a mulieri sua parçzoni cantu habeant in Serriga pus mama et pus padri, et deilli sollu de cabras et sollu de triigu, et clonpeilli pariari. Ante stimonius, Amirai de Muntigi et Trogodori Boe, et Jorgi Manca, et Trogodori Littera. Et sunt destimonius Arzzocu de Lacon, et Furadu de Unali, donnigellu Arçzocu logu salbadori. Et ki ll’aet deuerte appat anathema dabba pater et filiu et sanctu ispiritu, dabba XII apostolos, IIII euangelistas, XVI prophetas, XXIIII seniores, CCCXVIII sanctus patris et appat sorti cum Juda in inferno, siat et fiat, amen.

Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Io giudice Trogodori de Unali,

con mio figlio donnu Costantini, per volontà del Signore Iddio governando il Giudicato di Cagliari do licenza al vescovo Pietro di farsi carta riguardo a ciò che vuole. Ed io vescovo Pietro Pintori, prendendo licenza dal mio signore Giudice Trogodori, che me lo conservi il Signore Iddio per molti e buoni anni, lui e sua moglie donna Preciosa de Lacon, mi faccio carta riguardo all’acquisto che feci in Serriga. Comprai da Trogodori de Muntigi e da sua moglie la parte che avevano in Serriga da parte della madre e del padre e diedi loro capre per il valore di un soldo e grano per il valore di un soldo e arrivai a raggiungere l’accordo. Davanti ai testimoni, Amirai de Muntigi, Trogodori Boe, e Jorgi Manca, e Trogodori Littera. E sono testimoni Arzocu de Lacon e Furadu de Unali, donnigellu Arzocu logusalvadori. E chi non la rispetterà abbia anatema dal Padre dal Figlio e dallo Spirito Santo, dai dodici apostoli, dai quattro evangelisti, dai sedici profeti, dai ventiquattro seniori dai trecentodiciotto santi padri, e abbia la sorte di Giuda all’Inferno, siat et fiat amen.

XII In nomine patris et filii et spiritus sancti, amen. Ego Iuigi Trogodori de Unali, cum

donna Benedicta de Lacon muliere mia, per boluntade de donnu deu potestando parti de Karalis, assolbullu a donnu Troodori, su piscobu miu de Suelli, ad fagirisi carta in co bolit. Et ego Trogodori, per issa misericordia de deu piscobu de Suelli, cum lebando assoltura daba su donnu miu Iudigi Trogodori de Unali et daba sa donna mia donna Benedicta de Lacon, ki mi llus castigit donnu deu balaus annus et bonus, fazzumi carta pro beni ki fegit Iuigi Petru de Pluminus ad sanctu Jorgi de Suelli su donnu miu, pro s’anima sua et de filias suas. Dedilloi su cantu habeat in Sinorbi et in Castania, serbus et ankillas, et terras et binias, et saltus et aquas et omnia cantu si clabaat adpusti cussas ambas domus, ki fudi paru (1) suu de sa compora ki fegerat a donnu Gontini Spanu, et donnu Gontini Spanu illu habeat binkidu a donnu Barisoni de Serra de Cabuderra. Et habendusillas custas domus sanctu Jorgi su 1 paru, il Solmi nell’«Indice lessicale delle voci più notevoli» posto in appendice all’edizione delle carte, traduce questa voce con ‘acquisto’ e aggiunge spiegando: «sulla base neolat. di imparare».

Page 71: Fonetica Del Sardo Campidanese

donnu miu, inde lli pidii merkei ad su donnu miu Iuigi Barisoni et ad sa donna mia sa muliere, ki mi ‘ndi fagirint carta bullada pro ’llas, sigundu in co furunt dadas ad sanctu Jorgi, su donnu miu. Et ca no ’ndi furunt issus sigurus de susta dadura, kerfirunt (2) mi ‘ndi beridadi comenti illas habeat sanctu Jorgi custas domus. Et ego batusi ’ndi liurus maioralis, ad donnu Mariani Dezori Orlandu, et ad donnu Johanni de Serra Daluda, et ad donnu Saltoro de Unali corrogla, et ad donnu Turbini de Siiki, et ad Mariani de Zoli d’Ozrokesus, ki iurarunt ad bangeliu de deu, ante iuigi, in sa billa de Quartu ad corona de sanctu Miaili (3), ca (4) «custas ambas domus iuigi Pedru illas habeat dadas sendu in Pluminus ad sanctu Jorgi de Suelli, pro s’anima sua et de filias suas». Et pusco connoschit iuigi Barisoni su donnu miu et issa donna mia sa muliere susta beridadi, bullaruntmi ’ndi custa carta, et affirmaruntmi ‘llas custas ambas domus de Sinorbi et de Castania, cun onnia cantu si pertenit adpusti ’llas, ki si ’ndi apat proi sanctu Jorgi su donnu miu cantu adi durari su mundu. Et inui iurarunt custus liberus, co illas habeat dadas custas domus iuigi Pedru ad sanctu Jorgi, fudi donnu Mariani su piscobu de Zulkis, et donnu Barisoni de Serra passagi, et donnu Furadu Dezori zurrumpis. Et sunt destimonius Barisoni de Serra passagi, et Comida de Serra de Frailis, et Mariani Dezori Orlandu. Et est fasta susta carta anno domini M.CC.XV. II kl. octubri habendusilla iuigi ad manu sua sa curadoria de Campidanu pro logu salbadori. Et ki ll’aet diuertere apat anathema daba pater et filiu et sacto ispiritu, data XII apostolos, et IIII euangelistas, daba XVI prophetas, et XXIIII seniores, daba CCCXVIII padres sanctos. Et sortem habeat cum juda proditore in inferno inferiori, amen.

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo amen. Io giudice Trogodori de Unali, con mia moglie Benedetta de Lacon, per volontà del Signore Iddio governando il Giudicato di Cagliari, do licenza a donnu Troodori, vescovo mio di Suelli, a farsi carta riguardo a ciò che vuole. Ed io Trogodori, per misericordia di Dio vescovo di Suelli, prendendo licenza dal mio signore Giudice Trogodori de Unali e dalla mia signora donna Benedetta de Lacon, che me li conservi il Signore Iddio molti e buoni anni, faccio questa carta riguardo al beneficio che fece il Giudice Pietro de Pluminis a San Giorgio di Suelli il mio Signore, per l’anima sua e delle sue figlie. Egli diede quanto aveva a Senorbì e a Castania, servi, ancelle, e terre e vigne e boschi e acque e tutto quanto è incluso in entrambe le case; tutto ciò era suo acquisto che egli aveva fatto da Gontini Spanu, e donnu Gontini Spanu lo aveva vinto a donnu Barisone de Serra di Capoterra. E avendole queste case San Giorgio il mio signore, gliene chiesi mercede al mio signore Giudice Barisone e alla mia signora sua moglie, che mi facessero carta bollata che attestasse che queste due case erano state date al mio signore San Giorgio. E poiché essi non erano sicuri di questa donazione, vollero che io provassi la verità che queste case le aveva San Giorgio. Ed io portai i ‘liberus maioralis’ donnu Mariani Dezori Orlandu, e donnu Johanni de Serra Daluda e donnu Saltoro de Unali corrogla, e donnu Turbini de Siiki, e Mariani de Zoli d’Ozrokesus che giurarono sul Vangelo di Dio, davanti al giudice, nella villa di Quartu, nella ‘corona de sanctu Miaili’: «entrambe queste case le aveva date il Giudice Pietro a San Giorgio di Suelli, stando egli a Pluminus per l’anima sua e delle sue figlie». E poiché il giudice Barisone il mio signore, e la mia signora sua moglie, conobbero questa verità, mi bollarono questa carta e mi confermarono entrambe le case di Senorbì e di Castania con tutte le loro pertinenze, che ne avesse beneficio San Giorgio il mio signore per quanto durerà il mondo. E dove giurarono questi liberi, che il Giudice Pietro aveva dato queste case a San Giorgio, c’erano donnu Mariani vescovo di Zulkis, e donnu Barisoni de Serra

2kerfirunt<*

QUAERUERUNT ���������������� �� ��������RU>rf, cfr. sopra par. 23 3corona significa nel sardo medievale tribunale o assemblea; dice il Solmi: «la ‘corona de sanctu Miaili’ XII, 4 e la ‘corona de logu’ XVIII, 7 indicano le assemblee maggiori presiedute dal giudice». 4ca<QUIA è la particella che introduce il discorso diretto, normalmente nei documenti medievali sardi.

Page 72: Fonetica Del Sardo Campidanese

passagi, e donnu furadu Dezori zurrumpis. E sono testimoni, Barisone de Serra passagi, e Comida de serra Frailis e Mariani Dezori Orlandu. E questa carta è fatta nell’anno 1215 due giorni innanzi le calende di ottobre (30 settembre), mentre il giudice reggeva personalmente la curatoria del Campidano come logusalvadore. E chi non la rispetterà abbia anatema dal padre dal figlio e dallo spirito santo, dai dodici apostoli, dai quattro evangelisti, dai sedici profeti, dai ventiquattro seniori dai trecentodiciotto santi padri. E abbia la sorte di Giuda traditore nel più profondo dell’inferno, amen.

Page 73: Fonetica Del Sardo Campidanese

Dalla «Carta de Logu de Arborea» edizione di E. Besta e P.E. Guarnerio, Sassari 1905, in «Studi Sassaresi» III (sez. I, fasc. 1'3).

XLIX Constituimus et ordinamus qui sas villas qui sunt usadas de faghere sa doha pro guardia dessu foghu deppiant illa fagher sa doha secundu qui fudi usadu pro temporale ciaschaduna villa in sa habitacione sua. Et qui] noll’at aujr fatta sa doa pro sanctu Perdu de Lampadas paguit ss. X per homjni et issa villa quj’ll’at faguir façat illa quj foghu no ’lla bariguit, et si fogu illa barigat et faguit perdimentu paguit sa villa manna ss. X per homjnj secundu quj est usadu et issu curadore lliras X assa corte; et si su curadore comandarjt a su mayore ouer jurados et atteros homjnis dessa villa de fagujr sa ditta doa et no ’la paguint paguint comunamenti sa pena qui deppiat pagarj su officiali et issu officiali siat liberu.

XLIX Stabiliamo e ordiniamo che le ville che sogliono fare il riparo (il taglio sulla terra) per guardia al fuoco debbano farlo secondo l’uso pro tempore, ciascuna villa nel suo territorio. E la villa che non avrà fatto questo riparo entro il giorno di San Pietro in giugno paghi dieci soldi per uomo; e la villa che farà (questo riparo) lo faccia in modo tale che il fuoco non possa superarlo, e se il fuoco lo supererà e farà danno, paghi la villa grande dieci soldi per uomo secondo l’usanza e il curatore paghi dieci lire alla corte; e se il curatore comandasse al ‘mayore’ o ai giurati e agli altri uomini della villa di fare tale riparo e non lo facessero, paghino tutti la pena che deve essere pagata l’ufficiale e questi sia libero.

L Item ordinamus qui nixuna femina qui siat ouer at essere fanti agena de lecto qui non siat mugere legitima non ussit nen deppiat leuare dae sa domo dessa habitacione, qui fagujrint in pari cun su amigu, causa alcuna dessu homjnj suo contra sa voluntadi de cussu suta pena de essere condempnada et punjda pro fura secundu qui in su capidulu dessas furas si contenit, et siat tenuda restitujrj sas caussas furadas et leuadas; et simily pena si intendat assu amigu qui leuarit contra voluntady dessa amica causas suas proprias.

L Item ordiniamo che nessuna donna che sia o sarà concubina e non sia moglie legittima non osi e non debba sottrarre dalla casa che sarà fatta insieme con il suo amico, alcuna cosa dell’uomo suo contro la volontà di lui sotto pena di essere condannata e punita per furto secondo quanto stabilito nel capitolo sui furti, e sia obbligata a restituire le cose rubate o sottratte; e simile pena si intenda comminata all’amico che sottragga all’amica contro la sua volontà cose di lei proprie.

LVII Volemus et ordinamus qui si alcuna persona avirit et po]ssed[erit] d[omo o ’ffundamentu alcunu pacifficamenti e alcuna persona si lu] leuarjt sença sa justicia et icussu homjni ad quj esseret leuada ndi fagujrit lamentu assu officiali, cussu officiali ad quj su dittu lamentu s’at fagujr, siat tenudu de ’llu fagujr restitujri et torrarj a darj cussa caussa de qui s’at essere lamentadu quj ’lli at essere leuada sença justicia, sy acaptat qui siat gassi, et condenarellu de pagare ad sa camara nostra lliras X et posca intendat rexone ad ambas partis.

LVII Vogliamo e ordiniamo che se qualcuno abbia e possieda casa o possedimento e lo abbia pacificamente, e se qualcuno glielo sottragga senza giustizia e quell’uomo a cui fosse sottratto facesse lamento di ciò all’ufficiale, questi cui tale lamento è fatto, sia tenuto a che sia restituito ciò di cui s’è fatta lamentela in quanto è stato sottratto senza giustizia, se l’ufficiale si renda conto che le cose stanno così, e condanni a pagare alla Camera nostra lire dieci e poi ascolti ragioni da entrambe le parti.

Page 74: Fonetica Del Sardo Campidanese

LXI Item ordinamus quj si alcuno homjnj at chertare et ponne jll’ ant a jurare in cruxi de credença bengat a jurare in manu de ’ssu officialy quj at reer corona et deppiat iurare in cruxi de credença. Et cussos litigantes non appant a canpanjarjsi imparj sença sa justicia si non daenanti dessu officialy, et si si companjant pagujt su chertadore ad sa corte nostra lira X et boe uno ad su curadore; et si dessu chertu portat a pagarendi maquicia assu Regnu paguit illa cullu quj debet jurare qualy et qui esseret binquidu. Et çio si intendat in causas criminaljs.

LXI Item ordiniamo che se qualcuno farà lite e gli ordinerà di giurare sulla croce venga

a giurare in mano dell’ufficiale che presiederà la corte e debba giurare sulla croce. E i litiganti non abbiano ad accordarsi fra loro senza giustizia se non davanti all’ufficiale, e se si accordano paghi il litigante alla nostra corte dieci lire e un bue al curatore, e se dalla lite si giunga a pagarne multa al Regno paghi colui che deve giurare e che sarà vinto. E ciò si intenda in cause criminali.

XCIX Item hordinamus qui si alcuna femjna si cojarjt a modo sardisco ouer a dodas et

moret e lasarjt alcunno figio pixinno si cuso figio pixinno moret sensa esser de edadj legitima de annos XVIII quj su padrj de su dito pixjnno succedat et apat sa eredadi de su ditu figio suo et sjmjlljmente succedat sa mama a su figio pixjnno in sos benes qui ’llj furunt romasidos de su padrj; exceptu si su padrj ouer sa mama aujrjnt fato testamento quj in cusu casu si deppjat obseruarj su hordjnj de cusu testamentu ed isa voljntadi de su testadorj.

XCIX Item ordiniamo che se alcuna donna si sposi a modo sardo o con dote e muoia e lasci un figlio piccolo, se questo figlio muore prima di aver raggiunto l’età legittima di anni diciotto, che il padre del detto minore succeda ed abbia l’eredità del figlio e ugualmente succeda la madre al figlio, nei beni che gli provengono dal padre; a meno che il padre o la madre non abbiano fatto testamento che in tal caso si deve osservare l’ordine di quel testamento e la volontà del testatore.

Note: osserveremo, dal punto di vista fonetico, l’oscillazione fra e ed 'i in sillaba finale: habitacione, temporale, curadore, pagare, essere, moret // faguit bariguit, paguit, homjnj, voluntadi, simily, aurjrj, darj, officialy, padrj, hordjnj: svolgimento di E di sillaba finale latina; la 'O originaria in tale posizione è mantenuta, ma non mancano alcuni casi di passaggio ad 'U: illus, cusus, ditus, sus, ecc. (CI). La velare è generalmente mantenuta: chertare, faguit, fagujrint, ma abbiamo anche casi di palatalizzazione: cruxi.

Queste oscillazioni si spiegano come un progressivo avanzamento del dialetto di ‘tipo meridionale’ su un fondo linguistico più arcaico e conservativo proprio dell’area arborense, la quale ancor oggi, almeno nella sua parte settentrionale, mantiene questi tratti arcaici (velari intatte, mantenimento di E ed 'O in sillaba finale (5).

Noteremo ancora l’assibilazione dei nessi 'CJ' e 'TJ': façat<FACIAT,

poçgant<*POTEANT; la riduzione del nesso –LJ' a g’ (palatale): agena<ALIENA(M) (camp. allèna), niugere<MULIEUE(M) (camp. mullèri), FILIU(M)>figio (camp. fìllu); tale esito che ancora si riscontra nell’area arborense e nell’Ogliastra era una volta proprio di

5 Per un’analisi più dettagliata intorno a questi problemi si veda il saggio di A. Sanna La lingua della carta de logu in I1 dialetto di Sassari e altri saggi, Cagliari, Edizioni «3 T» di G. Trois, 1975.

Page 75: Fonetica Del Sardo Campidanese

tutto il dominio Logudorese che l’ha successivamente ridotto a 'dz'; abbiamo la geminata 'LL' mantenuta, almeno graficamente, come tale: villas, jll’<ILLI, cullu<(EC)CUM

ILLUM (oggi kùdhu); e mantenuta la 'r' intervocalica delle desinenze verbali: torrarj, darj, jurare, essere, fagujri, restitujrj; l’odierno Campidanese, come è noto, presenta tali forme col dileguo di 'r'.

Dal punto di vista morfologico noteremo la conservazione dell’imperfetto congiuntivo latino, oggi mantenuto soltanto in alcuni dialetti barbaricini ma una volta certamente più esteso (il sardo odierno ha sostituito questa forma con il piucheperfetto): comandarjt, leuarit, aujrjnt.

Page 76: Fonetica Del Sardo Campidanese

Da: G. Bottiglioni, Leggende e tradizioni di Sardegna, Genève, Leo Olschki, 1922.

(Traslitteriamo nel nostro sistema di trascrizione fonetica il sistema usato dal Bottiglioni; la traduzione è dello stesso autore).

Pag. 119'121 Gùspini. nòstra sennòra e ss assùnta

me in gùspiri b.òst akànta a igrèziaza, in mez a ssantu ìng’u, gònnuzu i ràbuzu dhu a úa grezièdha de nnòsta sennòr e ss assùnta, iz antìg.uzu naràanta g.i g.ùsta zànta no ffìad.a ne de b.apèri ne de lìnna, ma de b.ètsa e di òssuzu, ki dromìa ssèmpiri. naràanta g.i nòsta sennòra g.un sa v.àc’i g.róg.a intendìa pó v’ìntsaz is puntùraza e po g.ùssu nèmuz ìdha d.okàd.a mànku g.un su id.u mèd.a kreìant a ig.ùssu meràkulu, ma mèd.aza ndi vaìanta bèffa mannaza. Ma ú òta nòsta sennòra ìa fatu bii sa b.otèntsia zua. béi sa di zua e iz obrèraz àndanta a dha bistìi a dhi v.rorìi sa g.ad.ìra; dho ìa pur úa b.ic’òka g.i d.enìad.a fròtsizi bìnt ànnuzu, ki v.ìad.a amig.àd.a g.un su v.orad.ennòzu e ki oìa fài sa b.ròva b.ò bìi g.i v.ia bèru g.i g.usta zanta v.ia de b.ètsa. g’ezù g.rìstu bèllu! akò g.’ ìanta arrezàu, g.ussa de su g.umitàu zi bóinti a kunkod.rài sa g.ad.ìra, frec’a kussa b.ic’òka z akòstad.a in punt e b.èi a nòsta zennòra e dha b.ùng’i kun d ú ag.ulla. sant antói merakullozu! s assùnta g’ai úa skrentez’àd.a a ig.ussa diggratsiad.a g.i nc’ arrùi mòt a s àtara b.àti. g’ezù g.rìstu bellu de sa ruz’i! su meràkulu zi v’ia fatu bi e mannu b.uru, iz obreri põinti a nòsta sennòr e ss assùnta ind úa g.às’a, ma akò sa g.às’a z e totu s’as’àd.a e imõu dh anti b.òsta in d un nic’u e de ngúi nèmuzu dha d.òka pò d.imorìa de su v.atu zutsèd.iu e pòita g.àndu no boed a dha d.okài z ingraiad.a. ab.arrai skrementàuzu de iz uskrementàuzu.

Nostra Signora dell’Assunta

Lì in Gùspini posta accanto a Iglèsias in mezzo a San Gavino, Gonnos e Arbus, vi ha una chiesetta di Nostra Signora dell’Assunta. Gli antichi narravano che questa Santa non era né di carta, né di legno, ma di carne e di ossa, che dormiva sempre. Dicevano che questa Nostra Signora, con la faccia gialla, sentiva persino le punture e perciò nessuno la toccava neanche col dito. Molti credevano a questo miracolo ma molti ne facevano beffa grande. Ma una volta Nostra Signora aveva fatto vedere la potenza sua. Viene il giorno suo (della sua festa) e le apparatrici vanno a vestirla, a infiorarle la sedia; vi era pure una ragazza che aveva forse venti anni, che era amica col diavolo e che voleva fare la prova, per vedere se era vero che questa Santa era di carne. Gesù Cristo bello! Dopo che hanno recitato il rosario, quelle del comitato si mettono ad adornare la sedia, invece quella ragazza si accosta in punta di piedi a Nostra Signora e la punge con uno spillo. Sant’Antonio miracoloso; L’Assunta dà uno schiaffo a quella disgraziata che cade morta dall’altra parte. Gesù Cristo bello della croce! Il miracolo si era fatto vedere e grande pure. Gli apparatori mettono Nostra Signora dell’Assunta in una cassa, ma dopo la cassa si è tutta sfasciata e adesso l’hanno messa in una nicchia e di lì nessuno la tocca per timore del fatto avvenuto e perché quando non vuole a toccarla (che la si tocchi), diventa pesante. Rimanete scottati dagli scottati.

Pag. 109'110 Nuràgus is sòrris z’ànazii

Page 77: Fonetica Del Sardo Campidanese

kusta fùanta d.rès sòrrizï nomenàdazäb.ò sa bellèza, ma g.antu v.ùanta bèllazä, v.ùanta arrenneg.òzazä. bivìanta n sa tsità di arèntsa e tòtuzü dhazä tserriànta i dama de b.adiarèntsa. ònnia di zi v.aìanta su bàn’u n sa v.untãa e g.õi. pog.ì su zòri nò dha fatsessi niedhazä, essìanta a su nòti, v.ac’ a bang’ e a konkiskuza. portànt i diduz aic’i v.ìnizï g.i zi dhus seg.ànta g.andu zeg.ànta b.erduzèmini, no faìant atra g’òza g.e tèssi brokào e sa nòt e zant uànni annanta a su nuraz’ e d.ramarìtsu a dhu spraz’i. ùa nòti ùa de g.usta sorrizï v.ùad. andàd. a dhu spràz’i e bèid. a passai ú òmini a kuadhu e biu g.a sa dama z indi v.ùad. andad.a, àndad. a furai úa de g.ussas tèrazà e zi v.ùid.i. sa dama z ind ag.àtad.a e dhu zìg.idà e s òmini ìa tànti d.ìmiu, g. ìa promitiu ú mantèdhu de brokao a santu g’oriàu de bidhanoaed.uru s òmini no fùad.a stao zeg.ìu e ìa mantènniu sa b.romitèntsa.

Le sorelle Gianas

Queste erano tre sorelle rinomate per bellezza, ma quanto erano belle, erano iraconde. Vivevano nella città di Valenza e tutti le chiamavano le dame di Pardialenza. Ogni giorno si facevano il bagno nella fontana di Coni. Perché il sole non le facesse nere, uscivano alla notte verso Bangiu e Conchiscusa. Portavano le dita così fini che se le tagliavano quando tagliavano prezzemolo; non facevano altra cosa che tessere broccato e la notte di San Giovanni andavano al nuraghe di Tramalitzu a sciorinarlo. Una notte una di queste sorelle era andata a sciorinarlo e viene un uomo a cavallo e visto che la dama se n’era andata, va a rubare una di quelle tele e fugge. La dama se ne accorge e l’insegue e l’uomo aveva tanto temuto che aveva promesso un mantello di broccato a San Giuliano di Villanovatulo. L’uomo non fu raggiunto ed aveva mantenuta la promessa.

Pag. 105 Ulàssai marozìni

una ìa c’i d.enìad. una v.èmina g.i andàd. a filài a marozìni. una di g.àndu v.u filèndu, su mónti z èst ab.ertu e issa nc’ èst orrùd. a intru e nò nd ès pòssia d.orrai a bessiri b.ruzu. pò g.azu n attra di un òmini b.assèndi in fund e g.ustu mónti ad.i ntendiu duar bòg’is ki narànta: «ag’itòriu, ag’itoriu! dèu nò ndi b.òssu d.orrai a bessiri b.ruzu de intru de g.ustu mõnti!». tandu g.ust òmini èst arc’au a pissu e bièndu g.i nò dhu ìa nis’ùnuzu, nd èsti d.orrau a kalai e ìa fatu s’iri su v.atu a tòtuzu. sa b.ob.ara vemina est ab.arràd. a intru de su mõnti bia e arripiti totu su g.i dhi nanta.

Marosini Una volta c’era una donna che andava a filare a Marosini. Un giorno, quando fu

filando, il monte si è aperto ed essa ci è caduta dentro e non è potuta tornare a uscire più. Per caso un altro giorno un uomo, passando in fondo di questo monte, ha inteso due voci che dicevano: «Aiuto! aiuto! io non posso tornare a uscire più di dentro di questo monte!». Allora quest’uomo è salito in cima e vedendo che non c’era nessuno, è tornato a discendere e ha fatto sapere il fatto a tutti. La povera donna è rimasta dentro il monte viva e ripete tutto ciò che dicono.

Pag. 98'99 Arìtzo is kanel màlozo

Is kanel màlos kann olìanta v.are male a iz òmineze, nòn tenènno log. e z arretirare, anti stabilì e v.ar una d.urre in pits e sa b.unt e z is’us’iu pò b.òd.ere dominare d.otu sa barbaga. pò g.ustu a a c’èntoz a c’èntol de g.anel màlozo, tribaianno di e nòte, anta b.in'nig.au grannu

Page 78: Fonetica Del Sardo Campidanese

g.antità de b.èlda. kun kusta ant alzau una d.urre kun tanti logol de z atakare. in kussal nòtel de istrac’ìa, bessìanta fòraza e annant a furare e a faer tìmer is pastòreze e beninno v.intsez aìntr e idha. deus tenènno g.umpassiòn e nozo a is kanel malos a kròpol de lampu n a dis’us’iau sa d’urre. in kustu mod is kanel malos s inne v.unti v.uìozo e su log.u ib.ue nn èst is’us’iàd.a sa d.urre in ğennalğentu dh anta nau s is’us’iu. I cani malvagi

I cani malvagi, quando volevano far male agli uomini non tenendo luogo di (dove) ritirarsi, hanno stabilito di fare una torre in cima alla punta della frana, per potere dominare tutta la Barbagia. Per questo a cento di cani malvagi, lavorando giorno e notte hanno accumulato grande quantità di pietra. Con questa hanno alzato una torre grande con tutti i luoghi da nascondersi. In quelle notti di burrasca, uscivano fuori e andavano a rubare e a far temere i pastori e venendo fin dentro il paese. Dio tenendo compassione di noi ai cani malvagi, a colpi di lampo ha diroccata la torre. In questo modo i cani malvagi se ne sono fuggiti e il luogo dove è stata diroccata la torre nel Gennargentu l’hanno chiamato s is’us’iu.

Pag. 156'157 Sant’Antioco sant antiòg.u

sant antìòg.u v.ia kristianu e bivìad.a n c’ àfrika aùndi g.umandà su rè de ròma g.i non kreìad.a n deus. pò g.ussu zant antiòg.u v.iad. arrestau e dh anti b.ostu n mez a su v.og.u, ma su v.og.u nò dh a fatu nudha. apùstizi dh anti b.ostu n mez e i liònis po nc’i dhu b.apai, ma i liòni dhu g.arec’ànta e apùstizi dh anti b.ostu nd unu g.raddhàz’ e b.iz’i budhèndi e nòn dh a fatu nudha. inc’ànduzu dh anti b.ostu nd una barkita e dh anti b.ostu n mari e su bentu nc’i dh a poltau a sa spiag’ e zaldìnnia. inc’ànduz e kalau a bidha e bivìad.a nnìa n c’a gruta e kandu i soldàuzu anti s’ìpiu g.i v.ud.a nnìa, dh ant incontrau e dh anti b.ig.au. sant antiòg.u a domandau a i soldauz a dhu lassai b.reg.ai n c’a gruta. inc’anduz iss a preg.au a su zinnòri de nd idhu b.ig.ai e è moltu zubitu. i soldauzu vàanta aspetendidhu e kand anti biu g.i nòn torrà pruzu, v.unt andauz issuz aundi v.ia sant antiòg.u, dh anti c’erriau e issu nò ad. arrispostu; dh anti d.okau e nc’ èst arrutu. fia moltu. inc’ànduzu dh anti v.atu sa g.rezia e sa bidha dh anti c’errià sant antiòg.u.

Sant’Antioco

Sant’Antioco era cristiano e vivea nell’Africa dove comandava il Re di Roma che non credeva in Dio. Per questo Sant’Antioco fu arrestato e l’hanno posto in mezzo al fuoco, ma il fuoco non gli ha fatto nulla. Poi l’hanno posto in mezzo ai leoni per mangiarlo (perché lo mangiassero), ma i leoni lo accarezzavano e poi l’hanno posto in una caldaia di pece bollente e non gli ha fatto nulla. Allora l’hanno posto in una barchetta e l’hanno posto in mare e il vento l’ha portato alla spiaggia di Sardegna. Allora è sceso al paese e viveva qui nella grotta e quando i soldati hanno saputo che era qui l’hanno incontrato e l’hanno preso. Sant’Antioco ha domandato ai soldati di lasciarlo pregare nella grotta. Allora egli ha pregato il Signore di pigliarlo ed è morto subito. I soldati erano aspettandolo e quando hanno visto che non tornava più, sono andati essi dov’era Sant’Antioco, l’hanno chiamato ed esso non ha risposto; l’hanno toccato ed è caduto. Era morto. Allora l’hanno preso e gli hanno fatto la chiesa e il paese l’hanno chiamato Sant’Antioco.

Page 79: Fonetica Del Sardo Campidanese

Da «Mutettus Cagliaritani» raccolti da Raffa Garzia, Bologna, Stabilimenti Poligrafici Riuniti, 1917.

Come per le Leggende del Bottiglioni, il sistema di trascrizione usato da R. Garzia è stato riportato al nostro sistema; la traduzione è dello stesso R. Garzia.

pag. 83 Totu s arrùg. e mònti, Tutta la Via Ospedale ag'ìri 'e su spid.àli, intorno all’Ospedale pòrtad.a skrìt in frònti porta scritto in fronte su b.ekàu mortàli il peccato mortale Kàndu v.àid. aràz’i Quando tira la brezza S’ as’ùtant’ is papèris; asciugano le carte; is mèris de Stampaz’i i padroni del mercato fùnt iz arreg.atèris sono gl'incettatori pag. 84 Sa dì de b.àska a Kràra Il dì di Pasqua (di Risurrezione) dh arreg.àl un’ angùli [a Chiara kùrrid a zbentiad.a [le] regalo una stiacciata su d.ràmviu de b.aùli [coll'ovo; corre all'impazzata

il tranvai di Pauli (Monserrato) pag. 94 De g.astedhu a tùrinu Da Cagliari per Torino c' imbàrkant’ iz dotòris; imbarcano i dottori; gèta, gèta su bìnu mesci, mesci il vino ki bòc'id iz dolòris che uccide (scaccia) i dolori pag. 121 Su mukad.òr ’e arrànda Il fazzoletto di trina dh' arrìm' in tsa g.ad.ìra; lo poso sulla sedia; si mi bòliz domànda, se mi vuoi, chiedi(mi; fa’ la no pàssiz frig.a, v.rìg.a [richiesta), non passare frega, frega (non [stare a fregarti spesso qui [intorno) pag. 131

Page 80: Fonetica Del Sardo Campidanese

Arrìu bell’,arrìu Fiume bello, fiume Lassaminc’ a passài; lasciamici (lasciami) passare de bir’ a kòru mìu senza vedere il cuor mio no mi ndi b.òtsu stài non posso starmene

pag. 163

Pirìc’u, b.iric’òlu, Vino, vinello, pirc’ol’ indoràu; vinello indorato (color d'oro); arrìk’ e fìllu zòlu ricco e figlio unico, dh’ apu bèn’ ag.atàu l’ho ben trovato

pag. 193

A su b.àra z’irkànti Al frate questuante sa limòzina nèg.u; nego l’elemosina; si mi stìmas po amànti se mi vuoi bene come colui che su g.òru mìu d.’ intrèg.u. [si ama il mio cuore t’affido

pag. 449 Ita bèllu d.erràtsu, Che bella terrazza bèllu b.o fài s’ amòri; fatta per fare all’amore; prima ndi v.ànti zàtzu, prima se ne saziano, e pòi ndi nànt’ arròri poi ne dicono orrori

(sott.: le donne)

Page 81: Fonetica Del Sardo Campidanese

Da Benvenuto Lobina: Terra disisperada terra: poesias. Milano, Jaca Book, 1974.

CHINI SCIDI

(Premio «Città di Ozieri»)

Chìni sci’ chi deu puru una dì no happ’a andai a sa festa chi m’hant’impromittu. Callincun’had’ a benn’a chizzi: «Scida» ( callincunu chi pru’ no happo biu diora meda a pei’ de su lettu) «scida ch’est’or’ ‘e movi: funti pròntusu is cuaddus asutt’ e’ sa ventana».

E cantu gent’happ’ a biri andend’a festa cun nosu Oh, benèi, enèi. Genti enèi. a i custa festa chi s’hant impromittu babbu’, nonnus, antig’ nostru’, festa manna, penzad’ ‘iora, disigiada, e bia mai.

I sind’arregodàisi, genti disisperada, cantu’ bortasa a anat’ ’e unu fill’, ’e unu fradi, a anant’ ’e unun babbu mort’ ’e balla, i sind arregodais cantu bòrtas cun su cor’affriggì’ eus penzau chi no iaus a biri pru’ festa?

I sind arregodais su corrìnu di àccasa scardacillàdas, e i domu’ nostras prena’ de pezza, e mamma nostra prangendu e babbu nostru citìu e nosu chi timiàus su chi babbu fua’ penzendu?

Oh, cantu nd’eis portau, feminas, pan’a presoni cun i su coru nieddu che i su sciallu ‘n is ògusu! Cant’ei disigiau custa festa, marradori’ mortu’ de fàmini, pastori’ mortu’ de frius, annendu, annendu, senz’e mancu sciri ainnui.

E cand’haisi penzadu ma’ a festa, tui, bandidu, fradi miu? Candu t’hanti sighìu coment’una fera?

Page 82: Fonetica Del Sardo Campidanese

Candu t’has agatau, senz’ ‘e nimmancu sciri comenti, i manu’ bruttas? Candu ha’ disigià, ‘e bir’a mamma tua mancà’ a fura?

Ma oi callincunu è zerriendu: «Andéusu, scidai, est’or’ ’e movi». Andeu’, genti, andeus a i custa festa chi s’hant’impromittu cuddus chi mai fest’ìanta biu. Gent’affrigìa, senzà’ ’e prangi: no nd’eus a biri pru’ de mortus a balla. Femina’, fulliainci custus pannu’ nieddus, e tiàllasa bogà’ ’e linu, e pani e binu e froris, e cantai muttettu’ di amori. Andéusu, marradori’ mortu’ de fàmini, pastori’ mortu’ de frìusu, terra’ de trigu eis a biri, angiònisi, fitellu’ gràssusu. E tui, bandidu, fradi miu, beni cun nosu tui buru. Isciaquadì i’ manus, fulianci e cavun’e fosilli e bessidindi a sa lusg’ ’e su solli. Beni cun nosu, fradi sciurtunau, prangi cun nosu, arrì cun nosu, beni cun nosu tui buru a i custa festa chi s’hant’impromittu.

CHISSÀ

Chissà che anch’io un giorno non andrò alla festa che m’hanno promesso. Qualcuno verrà all’alba: «Sveglia» (qualcuno che non vedo da tanto tempo ai piedi del mio letto) «sveglia è ora di partire, sono già pronti i cavalli sotto la finestra».

E quanta gente vedrò andare alla festa con noi, Oh, venite, venite. Gente, venite a questa festa che ci hanno promesso i padri, i nonni, i nostri antichi, festa grande, sognata da tanto, desiderata,

Page 83: Fonetica Del Sardo Campidanese

e mai vista.

Vi ricordate, o gente disperata, quante volte davanti ad un figlio, ad un fratello, davanti ad un padre morto di piombo, vi ricordate quante volte col cuore afflitto abbiamo pensato che no avremmo mai più visto festa?

Vi ricordate il muggito di vacche sgarretate, e le nostre case piene di carne, e nostra madre piangente, e nostro padre zitto e noi che avevamo paura di ciò che nostro padre pensava?

Oh, quanto ne avete portato, donne, di pane in prigione, con il cuore nero come lo scialle sugli occhi. Quanto avete desiderato questa festa, zappatori morti di fame, pastori morti di freddo, andando, andando, senza nemmeno sapere dove.

E quando hai mai pensato a festa, tu, bandito, fratello mio? Quando t’hanno inseguito come una fiera? Quando ti sei trovato, senza nemmeno sapere come, le mani sporche? Quando hai desiderato di vedere tua madre magari di nascosto?

Ma oggi qualcuno chiama: «Andiamo, svegliatevi, è ora di partire». Andiamo, gente, andiamo, a questa festa che ci hanno promesso coloro che mai festa videro. Gente afflitta, smettete di piangere: non ne vedremo più morti di piombo. Donne, buttate i vostri neri panni, e tovaglie di lino, portate, e pane e vino e fiori, e cantate mottetti d’amore. Andiamo, zappatori morti di fame,

Page 84: Fonetica Del Sardo Campidanese

pastori morti di freddo, campi di grano vedrete, agnelli, vitelli grassi.

E tu, bandito, fratello mio, vieni con noi anche tu. Lavati le mani, butta e roncola e fucile ed esci alla luce del sole. Vieni con noi, fratello sfortunato, piangi con noi, ridi con noi, vieni con noi anche tu a questa festa che ci hanno promesso.

Page 85: Fonetica Del Sardo Campidanese

INDICE DELLE VOCI SARDE

Page 86: Fonetica Del Sardo Campidanese

(I numeri apposti alle voci qui date in elenco alfabetico rimandano al paragrafo. Non sono elencate, né vengono dati i riferimenti delle voci riportate al capitolo quinto).

a (preposizione) 20 amìg.u 19 a 6 anànti 13 àba 23 andàiz ... 25 ab.etài 39 andrìa 13 àb.i (dove) 20 anèa 34 àb.i (ape) 17 angwìdha 29 ab.iàrg’u 27 ang’õi 22 ab.rìdha 29 ang’òni 22, 27 ab.rìli 28 àng’ulu 10 achèd.u 19 ànima 8 achep.ùdha 19 ankìlla 33 àchere 19 annàre 31 ac’apài 43, 53 anniài 13 adhàe 17 annìg.u 8, 28 adobài 40 ànnu 'us 25, 33 àdzu 27 aortìri 13 aet 20 aparic’ài 43 afilliu 33 apedhài 33 ag.atài 32 api 30 àg.id.u 20 àpo 30 agrad.ài 40 apozèntu 39, 46 àg.u 17 apùsti 7 àg’ina 18 apuzèntu 39 aìa 22 aràd.u 24, 34 (b)aìng’u 27 àrburi 11 (sa) àka 35 arèna 24 akabài 40 arèngu 38 akazag’ài 42 arèsti 28 àkiri 23 arg’òla 13, 27, 37 (su) àku 23 ariola 27 akud.ìri 40 arizèru 12, 24 àkwa 29 arizèu 24 àkwë 12 arkiepiscopadu 18 alg’òla 27 àrku 24 alğu 27 armentariu 27 àlig.a 14 arrabiài 40, 53 àllu 27 arrac’òni 27 allùiri 17 arraìg.a 13 a maròlla 34 arraìz’ini 13 amed.iài 24 arràmini 22 amìchu 19 arràmu 22 amìg.al 25 arràna 14, 24 arrazài 39 atèzu 25 arrebellài 39 atìri 35 arrebussài 40 atriviri 39 arrèc’a 24 atropelliài 48 arrec’ìri 40 atropel’ai 48

Page 87: Fonetica Del Sardo Campidanese

arrefud.ài 39, 40 atsàrg’u 27 arreg.od.ài 8, 24, 34 àtu 20, 35 arreg’òla 24, 39, 41 aturài 40 arreìg.a 13 aùe 20 arrèiri 24 ave 20 arreìz’ini 13 azùlu 46 arrenkòni 11 az’èd.u 17 arrenneg.ài 24 az’èr’u 17 arrès’iri 8 àz’ia 22 arretòri 14 àz’ina 22 arrevèl’u 45, 48 àzih’a 22 arrezài 24 az’ròb.a 23, 37 arrèz’ini 13 az’ròra 23 arrez’õi 22 az’ròua 23 arrèzòni 11, 24, 27, 39, 44 az’ròh’a 23 arriàb.i 24 arriàli 24, 39 bac’èdhu 33 arrìku 14 bàdhi 33 arrìri 14, 20, 24 bàdhu 53 arritsòni 27 bàka 21, 33, 35 arrìu 14, 21 bàliri 21 arrobatia 20 bàng’u 27 arròd.a 17, 24 (su) b.àni 17 arròg.u 14, 28 bàn’a 49 arròlliu 39, 48 (su) b.arastàg’u 40 arròl’u 39, 48 baràtu 40 arròri 10, 39 bàrba 20 arròr’a 17 bardùnfula 38 arròs’iri 8 bartsànu 52 arràza 'as 14, 24, 25 ...b.asillèndu 40 arròzu 58 bastàs’u 40, 50 arrùb.iu 14, 24, 27 (su) b.astìssu 40 arrùiri 24 batàlla 53 arrundìb.i 34 batàllu 13 arrundìli 34 bàtili 23, 29 arrus’ài 50 batìri 17, 33, 35 àrtu 23 bàtih’i 23 askurtài 23 batorkèntu 14 assimbillài 38 batoskèntu 14 assùa 28 bàtu 35 assustrài 38 bature 17 aterus 12 baturi 17 batusi 17 binc’èndu 'i 12 ...b.èa 23 bìnc’iri 5, 8, 10, 22, 24, 31 bèc’u 43 bìndiği 18, 29 bèi 22 bìng’a 21, 27 bellèza 46 binia 27 benãu 34 biniitu 20 bendìa 17 binkendo 'e 12 bendìad.a 17 bìnkere 12

Page 88: Fonetica Del Sardo Campidanese

bèndiri 8 binkidu 18 bèndiu 'a 17 bìnko 12 bèneru 35 bìnku 12 bèng’a 17 binnènna 31 bèng’ad.a 14, 17,27 bìnti 12, 13, 21 bèng’u 20 (su) b.intsèllu 40 bèni 4, 12, 20, 22 bìnu 5, 21, 35 bèni 4, 12, 17 (su) b.iòku 40 bènid.i 14, 17 bìrdi 8, 24 bèninti 14, 17 bìrdiu 17, 28, 37 bènniri 22 bìri 1, 20, 21 bènniu 20 bistìri 10 bènniuz... 25 bìu 15, 21 bèntu 20, 21 bìu 15, 22 (b)bèntus 25 bizòng’u 40, 46, 49 berànu 21 biz’inàu 17 (unu) b.erdullàriu 40 biz’ìnu 17 bèrtula 14 boc’ìri 11, 24, 33, 35 bèru 'a 'us 'as 4 bodhèu 13, 27 bessì(ri) 24, 32, 35 bodhìri 36 betiài 14 bòfiu 23 betìri 17, 33, 35 bog.amìnc’i 1 béh’i 22 bog.andèdhu 1 bì 2 bog.èssid.i 18 bìa 20 bòg.id.i 18 biàd.u 39 bògo 27 biàz’i 42 bòi 'is 20, 25, 35 bic’ikrèta 40, 54 bòlid.i 5 bida 21 bolintade 20 bid.atsòni 14 bolintate 20 bidha 21 bòliri 1, 10 bìdhiu 14, 17 bòllu 27 bìd.re 37 bòl’u 27 bìd.riu 37 boluntadi 21 bìd.u 13, 30 boluntate 12 bidzàrru 52 bonètu 58 bìere 21 ...b.òngu 23 bìldi 24 ...b.onìad.a 17 billa 21, 33 bònu 'a, 'us, as 4, 5, 12, 20, 25 bònuz... 25 Campitanu 20 bònuzü 25 cavallu 33 bòrta 20 (su) chìdzu 19 ...b.òrtad.a 17 (sa) chòa 19 borèis 23 clabaat 20 bòtu 39 clerigu 28 bòved.a 40, 45 connoschit 18 bòz’i 5 c’anàb.ra 10 bràb.a 20 c’arrài 24, 56 bratsãh’u 47 c’èa 17, 18 bratsòg.u 23 c’èlu 4, 6, 16

Page 89: Fonetica Del Sardo Campidanese

bratsòlu 47 c’èna 17 bratsòru 47 c’enàb.ara 10 bratsòu 47 c’èntu 17 bratsòh’u 47 c’èra 17, 24 braz’a 44 c’eràku 27 breb.èi 5, 17, 24, 37 c’èrbu 17 brebeis 12 c’erèzia 27 brèmi 37 c’erèz’ia 27 brèminizï 2 c’èrri 17, 24 ...b.rèna 28 c’ertài 24 brènti 21 c’èrtanta 17 brìd.iu 37 c’èru 23 brùlla 56 c’etài 24 brùndu 39 c’èu 23 brùnku 28 c’i 29 brunn’òlu 38 c’ib.ìru 34 brùs’a 40, 42 c’ib.ùdha 17 bruvùra 11 (c’)c’ìd.azä 25 (de) b.rùzu 28 c’ìğu 27 buc’àka 40, 41 c’ikài (cercare) 24 buc’ikõi 22 c’ikài (ciccare) 41 buc’ìri 11 c’ìkera 40 budhìri 20, 33 c’ilìru 28, 34 bùka 5, 20, 39 c’ilìvuru 14 bunètu 40 c’ìllu 17 bùng’u 39, 49 (c’)c’illuzü 25 bun’òlu 38 c’inc’ìdha 34 bùn’u 39, 49 c’ìne 29 burtèdhu 14 c’ìnema 41 bussinàd.a 39, 40 c’inìz’u 27 bustèdhu 14 c’ìnku 29 butèg.a 11, 39, 40 c’inkwànta 29 butìl’a 39 c’ìnkwi 29 c’irkand’ìc’i 1 c’irkài 17, 24 Campidanu 20 c’irkaminc’èdha 1 c’ìrku 28 dizìg’u 40 c’ìrru 17 dòiz’i 13 c’itàd.i 41 dòli 20 c’iv.ràz’u 17, 27, 37 dotòri 20 c’ìz.i(ri) 24, 39 dòmu 20 c’ìh’ìz’u 22 dòna 22 c’olbèdhu 23 donài 20 c’rìku 28 dònna 22 c’rob.èdhu 8, 37 dònnia 35 dòn’a 35 daba 20 dònnu 32 dadas 20 dormìre 12 dai ' dae 20 dormìri 37 damig’àna 20 dotòri 10

Page 90: Fonetica Del Sardo Campidanese

dànnu 32 dèz’i 13, 17 datòri 10 (sa) d.ràssa 40 daue 20 (su) d.rìg.u 28 (sa) d.àula 17 ...d.rìnku 40 dava 20 dròmi 17 debad.as 40 dromid.ìnc’i 1 dèğe 18 dromìri 12, 20, 37 (sa) d.enàlla 40 dromìu 17 dèngu 20, 39, 40 drùc’i 23, 37 (tui) d.ènis 17 dùas 13 (d)dèntis 25 dud.ài 40 dèo 12 duor 25 depi 30 dùrc’ë 12 dèpid.uzii 35 dùrc’i 5, 20, 23, 37, 39 dèpiu 17 dùs 13, 20 dèpu 30 dzòsso 26 (sa/de) d.èrra 17, 29 dèu 5, 12, 20, 35 è 14, 17 devertere 12 èb.ra 37 dèz’i 17, 20 èka 26 dhòi 1, 13, 17, 33 èneru 20, 35 dhu 'a 'us 'as 1, 14, 33 èng’u 20 dhùi 13, 17 ènna 26, 35 dì 20 èntu 20 diàu 20 enùglu 28 dìd.u 13, 20 enùg.u 20 dìd.uzü 14, 25 èo 20 dilgràtsia 14 èpid.u 35 (deu) d.ìmu 17 (su) èrmi 37 dinài 24 errìu 14 dìn’u 39, 40, 49 essìri 32 ...d.ìrad.a 40 esquilla 33 dirgràtsia 14 èsti 14, 17 fàb.a 23 flùmini 28 fabrigada 20 fòdza 27 factus 12 fòg.u 5, 21 faççumi 27 fòg’a 27 fàd.a 17 fòlte 24 fad.iài 17 fonèsta 11 fài(ri) 10, 17 fòra 5, 21 fàinti 14 formìg.a 24, 37 fàis 25 fornèra 24 fàmini 5 fòrru 24 fàrc’i 23 fòrti 24 fardèta 45, 55 fòrtsa 24 fastig’ài 45 fòti 24 fastìg’u 39, 58 fòz’i 6, 17 fàtu 32 fràc’i 23 fazzumi 27 fràd.i 17, 21, 28, 34 fazòlu 1 frad.ìli 28, 30

Page 91: Fonetica Del Sardo Campidanese

fazòu 27 frag.ài 34 fèle 12 fràgwa 23 fè1i 5, 12, 14, 21 fràma 28 fèmia 22 fràr’i 17 fèmina 4, 8, 22 frau 20 (f)fèminazä 25 frenèsta 11 fènu 5 friarg’u 13, 28, 30 fenùg.u 28 frìd.a 20 fèrru 21 frig.ài 17 (f)fèrruzü 25 frìg.u 17 ferrèi 24 friidu 'a 8, 20 ferrèri 45 frõèsta 11 feùrra 1, 8, 24 fròi 24 fìbia 45 fròku 28 fìd.i 39 fromìg.a 5, 24, 37 fìdzos 12 fròng’a 28 fìdzu 27 fròre 12 fig.àu 17 fròri 'is 4, 12, 21, 24, 25, 28 fig.ùra 45 fròrizï 25 fìg’u 27 fruc’ìdha 24 fillòru 34 frùmini 14, 21, 22, 28 fìllu 'us 5, 12, 21, 25, 27 frùtu 32 fìlu 23 fuedhài 11, 13, 20 fìta 39 fuì(ri) 24 fitèllu 45 fùi 22 fìu 23 fuìu 17 fiùd.u 45 fùmu 5, 21, 22 fìz’u 27 funtàna 11, 31 flàn 45 furài 24 flòku 28 furc’ìdha 24 fùrka 24 gurtèdhu 23, 36 fustèi 45 gustài 20 fustèti 45 ...g.ùstu 17 gùta 33 gùturu 20, 33 gà 22 guvèntu 40, 45 gabìna 40 gwadang’ài 49, 51 (su) g.alàs’u 40 gwastài 51 ...g.amìnad.a 40 gwèfa 45 gàna 20, 40 (su) gwèpuri 23 gànc’u 20, 40 g’à 22, 26 (su) g.àni 17 g’ài (dare) 35 (tui) g.antàsta 17 g’àka 41, 53 (seu) g.antsàu 40 g’anùg.u 11 (su) g.apèdhu 40 g’ardiu 22 (sa) g.arràd.a 40 g’assìntu 42 (su) g.as’àli 40 g’aùh’ài 22 gàtu 20, 33 g’èka 7 (g)gàtus 25 g’elài 20 gah’òpu 23 g’elozìa 41

Page 92: Fonetica Del Sardo Campidanese

gelàre 26 g’elòzu 41 gèlu 16 g’èlu 16 gèneru 18, 26, 35 g’ènna 7, 26, 30, 35 genezzariu 18 g’ennàrg’u 7, 27 getài 18 (g’)g’ènnas 25 Giorgi 18 g’ennàz’u 34 gìs’u 40, 50 g’ènneru 10, 20, 22 gittaat 20 g’ènnuru 10 gitari ' getari 18 g’ènti 41 (sa) g.lezùra 28 g’anùg.u 8, 10, 11, 20, 22, 28 gòc’u 40, 58 g’èpid.u 35 gozài 46 g’èpid.uzu 35 godhìri 36 g’errunàd.a 14 grài 21 g’eùngu 22 gràtsia 5 g’ezmìnu 42 gravèllu 48, 54 girò 2 ...g.ràzi 17 g’òb.ia 26, 27 (deu) g.rèu 28 gròg.u 26 grifòni 45, 58 g’orronàd.a 24, 56 grìva 45 g’òssu 26 gròg.u 58 g’òvanu 14, 39, 45 grùnda 7 g’òvunu 39 grùta 39 g’u 2, 5, 13, 20, 26 grùz’i 28, 36 g’ùa 26 (sa) g.ullèra 40 g’uànni 26 (sa) gùna 23 g’unkìl’u 42, 48 gùrc’i 35 g’ùnku 26 g’unùg.u 10, 11 ipi 30 g’urài 26 ir 25 g’ùru 26 irbag’àre 48 g’ustìtsia 27 irbàllu 14 (su) ğerbèdhu 18 ìska 28 ği ' ğìne 18 iskàla 14 ğòb.ia 26 iskòla 14 (a) ğòsso 26 isculçu 27 ğùngere 26 issàra 38 (nos) ğùrat 26 ìssu 32 istèv.ini 21 i 13 is’ìmpru 14 ìa 20 ìta 14, 33 icustus 20 iudigi 12, 20 id.atsòni 14 iuigi 20 ìd.u 20 ìz’ili 37 ienniru 18 ièrru 24 jàb.i 26 iğinàu 18 jàka 7 ilbàllu 14 jànna 7 ìliz’i 37 jannariu 7 illàri 34 jenezzariu 18 illoi 1 jorgi 18

Page 93: Fonetica Del Sardo Campidanese

illu 33 (a) jòsso 26 imbentài 32 jùa 26 (ass’) imbèssi 32 impanàd.a 39 kaàdhu 20 impèrg’u 32 kab.ài 47 impròdhu 48 kab.i 23 imùi 13 kàb.ud.u 17 indùlliri 23 kad.ìra 18 ingùi 38 kàdhos 12 ing’ìnnu 39, 49 kafèi 2 inkùe 38 kafetéra 45 innòc’i 17 kag’ènte 48 innòg’i 17 kãi 22 innòi 13, 14, 17 kãistèdhu 22 innòz’i 17 kalài 47 innùi 13, 17 kalàs’u 50 inòg.e 17 kàli 29 insà(ra) 24, 34, 38 kallènti 39, 48 insàza 34 kalòri 10 insòro 38 kàlta 23 intèndi(ri) 24 kàmpu 32 intrài 22 kampuzàntu 46 intrèu 1 kàndo 12 (su) ìnu 35 kàndu 12, 22, 29, 31 kànel 25 kèlu 16 kànes 12 ken 22, 29 kàni 5, 12, 17, 18, 22 kèrfit 23 kanistèdhu 8 kèrfid.u 23 (k)kànizï 25 kèrrere 6, 8 kànna 33 kerri 6, 8 kànno 31 kertu 18 kannùg.a 28 kès’ài 42 kantài 12, 22, 24 ki 18 kantàndo 'e 12 kì(ni) 29 kantàre 12 kì 15 kàntas 25 kida 18 kantàus 25 kid.óng’a 18 kantàuzü 25 kidru 18 kantèndu 'i 12 kìe 29 kàntu 29, 31 kìmbe 29 kapèdhu 53 kìni 18 karapìn’a 49 kissài 2 kardìg.a 28 kitàrra 40 karànta 28 kìtsi 18 karbòni 37 kòa 6 karc’ìna 23 kòdhu 33 kàrdu 24 kõìllu 47 karkàre 14 kòiri 10, 17, 29 karnitsèri 24, 56 kolòri 10 karràd.a 40 kolòru 1, 28

Page 94: Fonetica Del Sardo Campidanese

karràz’u 34 kolòv.uru 14 karròg.a 24 kolùmbu 32 kàrru 33 komò 2 kàru 24 komùnu 39 karài 23, 47 kòng’u 27 kaskàre 14 konìllu 47 kastàng.a 27 kònkë 12 kastiàd.a 14 kònka 22, 31 kastiài 17, 25 konnàd.a 17 kàstia 17 konnàr’a 17 kàs’a 32 konnàu 17, 32 kas’àb.i 47 konnòs’i(ri) 25, 32 kas’àgwi 23 kontèntu 11 kas’ài 23 kòrc’a 41, 55 kas’àli 47, 50 kordolìnu 23 kas’àri 23, 47 kordorinu 23 kàtru 29 korkàre 14 kàzu 5, 18, 27 kòrpus 17, 24 kèa 17, 18 korrìa 27 kèja 17, 18 kòru 5, 12, 14, 24 kellariu 27 kaskàre 14 kìgsta 25 kuntèntu 11 kós’a 32 kùpula 40 kòtu 32 kùp.a 19 kòza 4, 6, 46 kurrìg’iri 41, 53 koz’ìa 22 kussòrg’a 24 krab.a 28 kùstu 14, 32 krab.òni 37 kùstu 17, 25 krac’ìna 23 kwàtru 29 kramài 28 kwìndiz’i 29 kratsõizï 47 kratsònizi 47, 55 lã 15, 22 kràzi 2, 17, 25, 28 làb.arazä 14 kreb.ài 28 làd.iri 10, 17 kreìa 17 làd.us 5, 25 kreìad.a 17 làg.ru 37 krèi(ri) 20, 28 làndi 28 krès’iri 28 làndiri 22, 28 krèzia 27 lantsòlu 11 krezùri 6, 14 làra 28 krìad.a 13 làrdu 24 kriài 13 làrgu 24 kròc’a 41, 55 (ai) làrg.uzü 37 kumpriri 28 lassài 23, 32 kròpus 24 lassamìndi 1 krù(u) 2, 20, 28 làti 23, 32 krukulèu 13 làtia 17 krùg’i 18 làtsu 27 krùpa 23 làtua 17 kruzùra 6 làu (alloro) 6

Page 95: Fonetica Del Sardo Campidanese

krùz’i 5, 28 làu (labbro) 28 kuadhu 5, 11, 12, 13, 17, 33 lèa 14, 28 kùb.a 17 lebandu 12 kùb.id.u 1 led.àmi 22 kuc’erìnu 34 led.àmini 14, 22 kuc’unìu 34 lèg’u 41, 48, 58 kùdhu 14, 33 lèi 14 kug.ùmini 22 lemòzina 46 kùid.u ' kuìd.u 1 lentsòlu 1, 11, 13, 23 kullèra 24, 48 lentsòru 34 kul’èra 48 lentsòru 23 kumbèssu 11 lèpiri 10 kumbid.ài 11, 32 lèpori 10 kumpàng’u 49 lèpui 24 kumprèndiri 11, 17 lètia 17 kùn 22 lètu 5, 32 kung’àu 27 liàg.a 48 kunìllu 48 lìburu 14 lìd.u 20 mànuzü 14, 25 lima 22 màrdi 17 lìndiri 34 màrga 8, 28 lìng’iri 31 marg’àni 27 lìng’u 27 màri 22 lìnna 23, 32 marìd.u 19 lionfanti 13 marig.òzu 14 lissìa 32 màrmaru 10 lìturu 14 màrra 33 llàruzü 25 marrìu 40 lloi 1, 33 màrtsu 24 llu 'a 33 màrva 23 lòb.a 28 maràd.iu 23 lòd.i 24 màru 23 lòg.u 5, 23 massìdha 22 lòi 24 matalàfu 45, 58 lòmburu 28 màtsu 24 lòmpiri 28 màu (cattivo) 23 igri 13, 23, 24 màu (maggio) 26 lòrumu 28 mãu (mano) 22 (ai) lràg.uzü 37 mazèd.u 25, 30, 32 lùa 15 mazòni 27 lira 15, 22 mah’òb.ru 47 luèg.u 39 màh’u 15 lùmbu 32 màh’u 15 lùna 22, 23 mè 26 lùğe 18 mèi 26 lùz’i 17, 23 meiz’lna 13 mèla 4 mad.àssa 32 melad.id.òng’a 34 màd.i 24 mèle 12 madrii 20 mèli 5, 12, 14

Page 96: Fonetica Del Sardo Campidanese

mãig.a 22 mèllus 12, 27 màinga 22 melòni 11, 39, 47 màju 26 mèl’u 27 màku 33 mèndua 23 malàd.iu 11 meng’ànu 10 màli 12 mèos 13 malliõi 22, 47 merkei 18 mallòru 27, 34 mèri 23 màllu 22 messài 33 mang’ànu 10 messari 12 maniz’ài 39 mèu 13 mànka 22 meuõi 39 mànnu 22, 32 meùrra 1, 8, 24 mantalàfu 38 mèza 32 mànu 5, 22 mèzi 32 mez’ìna 13 munkad.òri 24 mì 1 munkaròi 24 mìa 13 mùra 7 mìas 13 murdèg.u 28 mìg’a 41 mùrg’a 27 mìlli 12 mùrra 39 mìmi 12 murtàju 57 minès’iri 39 mùru 5, 24 mìos 13 mùska 25, 39 mìu 13 mussiài 17, 24 mìus 13 mùssiu 17 mìuzü 25 muz’ère 27 mob.àd.iu 23 mob.ènti 23 nàrad.a 14, 17 mob.òi 47 naràd.a 17 mob.òni 11 nàranta 14, 17 mòere 21 naràu 17 mòi 14 nàru 24 mòju 26 nàssa 33 mòla 5 nàs’iri 22, 25 mòltu 24 nàu 24 mòng’u 39 nàu 34 montiz’èdhu 8 nàzu 22, 25 moori 20 'nc’i 1, 14, 17 mòrg’u 37 'ndi 1, 14 mòri 13, 26 neb.òd.i 17 mòrri(ri) 8 nebodi 20 mòrti 24 neb.òr’i 17 mòti 24 nep.òd.e 19 mouàd.iu 23 nèta 22, 32 mouènti 23 nèula 8 movìanta 14 nèz’i 17 mòviri 21 nneb.òd.izï 25 mràmuru 10 nì 5, 13, 21 mrez’àni 11 nìd.u 20

Page 97: Fonetica Del Sardo Campidanese

mròz’u 37 nièdhu 20, 26 mudzère 27 nig.èdhu 26 mug’ère 27 no 22 mukad.òri 39, 40, 58 nòmi 22 mudeglu 28 nòmini 5, 14 mùlğèri 27 nòmih’i 22 mulieri 12 non 22 mullèi 24 nòti 5, 22, 32 mullèri 1, 13, 27 nòu 21, 22 mul’èri 27 nù(u) 2, 22 mùlliri 23 nùdha 33 mùng’a 5 nùd.u 22 nùg’i 18 òru 4 nùi 20, 22 orìa 23 nunthare 27 (b)orìa 23 nunzza 27 òtu 32 nus’ènti 39 òu 15, 21 nùz’i 5, 17 ouìa 23 ob.èrriri 11, 17 pàb.aru 6 ob.etài 39 pad.rìz’i 37 ob.ìa (oliva) 23 pàg.u 6, 17 (b)ob.ìa (voleva) 23 pãi 22 ob.iài 27 palàtsu 27 ob.rès’iri 11 pàlğa 27 obrig.ài 54 pàlla 27 odhàna 11 pàl’a 27 òdzu 27 pàni 17, 22 òchru 19 papèri 11 òg.lu 28 paràkwa 51 òg.u 5, 8, 28 paràg.ula 20 òg’u 27 parççoni 12, 27 òi (oggi) 27 parìg.a 24 òi (bue) 20, 35 parteolla 33 òje 26 parti 12 òli 20 passiòni 53 olia 33 pàssu 33 olla 33 pastìssu 58 òllu 4 pàs’i 17, 25 òllu 4, 12, 27 patàta 40 òmi 22 paùli 37 òmini(zï) 2, 4, 8, 22 pazài 25 òmihi 22 pàzid.u 6 òmu 20 paz’a 27 ònu 20 pãh’i 22 orbàd.a 54 pèc’a 27 orbèi 11 pèdhe 19 od.riàngu 22 pèdhi 17 òrg’u 27 pèd.ra 37 orìg.a 8 pèi 5, 20

Page 98: Fonetica Del Sardo Campidanese

orìg.ë 12 pèizï 25 òrriu 27 pèju 26 orroglu 14, 28 pèlda 24 orròli 34 pèna 6 orròza 14 penitentsia 27 orrùere 14 peràkwa 11 òrta 20 pèrda 5, 17, 37 ortìri 13 pèrdazä 14 òru 4, 6 pèrdiri 24 pèrtia 17 pòrtar’a 17 pèssa 27 pòssu 27 pèssike 38 pòtsu 27 pèssiu 38 potekàriu 14 pètsa 27 potestando 12 peùnku 13, 38 potestandu 12 pèus 12, 26 pòu 26 pezài 25, 32 prab.àina 10, 20 pìg.inti 14 pràc’a 27 pig’òne 27 pràd.u 5 pìğe 18 prallàta 56 pilğòni 27 pràma 23 pillõi 22 pranc’ài 39, 54 pillòni 10, 27 pràng’iri 28 pìlu 5, 19 prantài 28 pìnna 33 pràtsa 27, 28 piòku 38 preb.ãia 37 piònku 38 prèd.a 37 pìra 5, 24, 39 prèlla 56 pischina 18 prenc’ài 39, 54 pìske 19 prènu 5, 28 pìskes 12 prètsiu 27 piskìna 18 prez’èri 11 pistiànga 22 prìmu 22, 28 pistig’òne 27 priòg.u 11, 13, 28 pistillòni 27 prob.àina 37 pistinàg.a 10 prob.iànu 27 pis’ài 50 pròc’u 57 pìs’i 5, 12, 17, 25, 39 pròku 24 pistiz’òne 27 progiteu 33 pitìkazä 14 pruìnu 34 pitùrra 1 prùs 28 pìu 23 prùtsu 23 piùnku 13 pùc’u 27 pìz’i 17 pùdha 33 pìh’u 23 pudzòne 27 plazza 27, 28 pùliz’i 37 pob.àtsiu 23 pùssu 27 pòb.uru 6 pùtsu 27 pòc’u 27 pùz’i 23 poltàre 24 pùz’ili 37

Page 99: Fonetica Del Sardo Campidanese

pomèntu 11 pùh’iz’i 23 pònniri 17, 22 (sa) p.èdhe 19 popèri 11 (su) p.ì1U 19 pòrc’u 57 porkàz’u 34 (s’) ràb.a 37 pòrku 24 ràssu 28 ràtsa 52 sèriu 46 (s’) raz’òb.a 37 sèrrinti 14 rebàrbaru 11 servìtsiu 27 red.utài 11 sèti 5, 25, 32 (s’) rèmi 37 sèz’i 13 respùndiri 7 sì 1 rètsa 52 sìc’a 43, 46 rugi 12 sìdhu 13 rùssu 28 sig.ìri 29 rùz’i 28, 36 sig.ìu 17 (sa) ràna 23 sìku 33 (su) rèpui 23 silìkwa 29 (sa) rèzina 23 sìmbula 38 (sa) rùna 23 simidzàre 38 r’ùa 17 sìmula 38 sìnc’u 27 sab.òri 46 skallài 48 sàb.ud.u 10 skànnu 32 sad.ùrru 24 skàrg’u 27 sàku 33 skàtula 39, 40 salèra 24, 46 skìfu 45 salìa 11 skissùra sangrài 46 skòlliu 39, 48 sànguni 29 skòl’u 39, 46, 48 sàng’a 27 skramentài 57 sant uànni 26 skràz’u 27 sànu 25 skrìtu 32 sarmèntu 24 skrùtsu 23 sàrtu 23 skruzòrg’u 10 satàina 37 skruzòz’u 10 satàina 37 skruz’òz’u 34 sèd.a 25 skùd.iri 14, 17 sed.àtsu 17 skussùra 24 sèdha 25, 33 skàla 14 seg.ài 24 skòla 14 seg.àu 17, 18 skrarìa 13, 27 seg.ùru 17 sòb.i 23 sèiz’i 13 sob.ìa 11 sèmi 22 sogra 20 sèmpere 12 sòg.ru 25 sèmpiri 24 sògwi 23 sennòri 46, 49 sòi 23 sèntsu 14 soldàu 23 sep.eràre 19 sòli 5, 25

Page 100: Fonetica Del Sardo Campidanese

seràku 27 sòlu 25 serbìri 24 sonài 25 serbus 12 sònnu 22, 32 sónu 4 suc’ài 43 sònu 4, 22 suè1g’u 27 sòrgu 8, 28, 37 suèrg’u 27 sòrri 8 sùg.ere 26 sòri 23 sùg.u 27 soru 23 sùiri 20 sòu 23 sùla 28 sõu 15 sùrdu 24 sòui 23 sus 14 sóh’a 23 s’ad.àu 10, 32 sòh’i 23 s’ed.atsài 25 sõh’u 15 s’ed.àu 10, 32 sòh’u 15 s’èminazä 25 spainài 37 s’empiài 50 spantài 14 s’endiài 14, 25, 32 sparèssiri 46 s’èndiu 17 spènduh’a 23 s’erbig.ài 32 sperài 25 s’èrruzü 25 sperdìtsiu 39 s’èti 4 spìg.a 25 s’èti 4, 14, 32 (i)spollài 27 s’id.àd.a 17 spòng’a 25 s’id.ài 17, 25, 32 spòzu 25 s’id.àu 17 spràz’iri 24, 25 (i)s’ìmpru 14, 39, 54 spùnda 7 s’ìri 25 sramèntu 24 s’iv.èdha 21 sreb.ìri 24 s’iv.u 21 sròg.u 28, 37 s’ob.erài 11, 17, 25 srùd.u 24 s’ob.ereissìndi 1 stàd.i 14 s’orài 50 stàlla 53 s’umbullài 38 stàngu 38 s’ùndiri 25 stàng’u 49 s’us’ài 50 stantàrg’u 27, 37 statsiõi 22 tàb.a 23 stèrriri 25 tanàlla 10, 39, 48 stòri 14 tanàz’i 10, 11 (i)stràng’u 27, 32 tàntu 17 strantàz’u 11, 27, 37 telàrg’u 27 strentz’u 11 tèmpus 12, 25, 32 strig’ulài 39 tenàz’i 11 strupiài 39, 57 tènneru 22 stùmbulu 38 tènniri 22 su ' sa 14 tèrra 'as 17, 25, 33 sù(u) 13 (t)tèrrazä 25 sùa 13 tèra 23 sùb.a 28 testimoniu 27

Page 101: Fonetica Del Sardo Campidanese

tèstu 58 tròtuzü 14 testùg.ine 26 trumèntu 11 tì 1 truv.ùllu 10 timèis 14, 25 tsafferànu 52, 53 timèizï 14 tsaferãu 22 timèndo 'e 12 tsèntsu 14 timèndu 'i 12 tseràku 27 timìanta 14 tsèrra 27 tìmid.i 14 tsinnìg.a 27 tìminti 17 tsìntsula 27 tìmiri 1, 17, 22, 24 tsùg.u 27, 28 tonàz’i 11 tsùkeru 27, 52 torrabat 20 tù(u) 13, 17 torrài 17, 24 tùa 13 tòrkere 29 tùi 2, 5, 14, 17 tostoìni 20 tùndiri 7 trag.ài 17 tùrra 1 trag.u 17 tussìri 33 trav.ùtsu 21 (sa) t.àula 19 treb.ài 23 (su) t.èmpus 19 treb.ùssu 21 (sa) t.èrra 19 treb.ùtsu 21 trèiz’i 13 ú 15, 22 tremèntu 11 uànni 26 trèmpa 28 (su) uàh’i 23 très 5, 25, 28 ùb.a 20 treuài 23 (sa) uìnna 23 treulài 11 ukamèi 23 treùtsu 11, 24 ugwàli 51 trev.ùllu 28 ug’èras 48 trev.ùllu 7, 10, 21 ulaççai 27 trèz’i 13 Ulassai 27 trichu 19 ulatsai 27 tric’a 39 ul’èras 48 trìg.u 28 unfrài 28 triigu 8, 20 ùngra 28 trimulìg.a 11 untrùz’u 27 trìnku 39, 58 untùrg’u 27 triticu 20 uoluntade 12 triv.ùtsu 21 ùrc’i 35 trob.edhài 48 ùrsu 24 trob.odhikài 39 ùrtsu 24 trob.ullài 39 uskrài 28 tròc’iri 29 ùturu 20 Trogodori 20 tromèntu 11 vantàg’u 41, 53 Troodori 20 vàska 45 vellùd.u 45 (su) zènnòri 46 ventàl’u 45 ...zèti 25 vernàc’a 45 zgannài 25

Page 102: Fonetica Del Sardo Campidanese

ventàna 39, 45 zmurdzài 25 vìa 45 (su) zòg.ru 25 vizurrèi 45 (su) zòli 25 vìtsiu 27 ...zòlu 25 vontàna 39 (deu) zònu 25 (sa) v.ardèta 45 (mi) zrèb.idà 37 (sa) v.àska 45 zvaporài 25 (su) v.astìg.u 45 (su) z’èlu 17 (su) v.èli 21 (su) z’erbèdhu 18 (su) v.errèri 45 ...z’èh’a 22 ...v.ìa 45 z’ì 18 (sa) v.ìbia 45 z’ìne 18 (sa) v.ig.ùra 45 (z’)z’ìd.azä 25 (su) v.ìllu 21 (su) z’ìllu 17 (su) v.ràd.i 21, 28 (su) z’rob.èdhu 37 (sa) v.romìg.a 21 (su) v.ròri 21, 28 ìssu h’ãd.ad.a 22, 24 (su) v.rùmini 28 ...h’àssad.a 23 (su) h’àti 23 (sa) zalèra 46 (su) h’imõh’i 23 zballài 53 (su) h’iu 22 zbzntiài 25 ...h’õti 22 zdorrobài 25, 40 ...h’õu 22 (sa) zèd.a 25 (assa) h’ùa 22 (mi) zèrbid.i 37 sa h’ùi 22 ...zèriu 46 (sa) h’ùz’i 23

Page 103: Fonetica Del Sardo Campidanese

BIBLIOGRAFIA

A. BADÌA MARGARIT: Gramatica histórica catalana, Barcelona, 1951.

M. BARTOLI, G. VIDOSSI: Lineamenti di linguistica spaziale, Milano, 1943.

R. BÖHNE: Zum Wortschatz der Mundart des Sàrrabus, Berlin, 1950. G. BOTTIGLIONI: Leggende e tradizioni di Sardegna, Genève, 1922. G. BOTTIGLIONI: Saggio di Fonetica sarda, Perugia, 1919. G. BOTTIGLIONI: Indice fonetico per l’area di espansione ligure in Atti del I Congresso

internazionale di Studi Liguri, Monaco'Bordighera'Genova, 10'17 aprile 1950. Pubblicato anche in Miscellanea Glottolica di Gino Bottiglioni, Modena, 1957.

G. CAMPUS: Fonetica del Dialetto Logudorese, Torino, 1901.

Carta de Logu de Arborea edita da E. Besta e P.E. Guarnerio, Sassari 1905 (in Studi Sassaresi).

Le Carte Volgari dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari edite da A. Solmi, Archivio Storico Italiano, 1905. M. CONTINI: Description phonétique et phonologique du parler logudorien de Nughedu S. Nicolò, Grenoble, 1970. A. DAUZAT: La géographie linguistique, Paris 1922. R. GARZIA: Mutettus Cagliaritani, Bologna 1917. C.H. GRANDGENT: Introduzione al latino volgare, Milano 1914. P.E. GUARNERIO: L’antico campidanese dei secoli XI XIII secondo le antiche carte volgari dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari, Perugia 1906. J. HUBSCFIMIDT: Sardische Studien, Bern 1953. I. JORDAN, M. MANOLIU MANEA: Linguistica romanza, Padova, 1974.

R. JAKOBSON: Essais de linguistique générale, Paris 1963. R. LAFON: La lengua vasca in Enciclopedia Linguistica hispànica, tomo I, pagine 67'97, Madrid, 1959. H. LAUSBERG: Linguistica romanza, Milano 1971.

B. LOBINA: Terra Disisperada terra: poesias, Milano, 1974.

I. LOI CORVETTO: La metafonesi nell’Italiano regionale di Sardegna in Lingua e Stile X, P (1975) pagg. 55'57. M. LÖRINCZI ANGIONI: Appunti sulla struttura sillabica di una parlata sarda campidanese (Guasila) in Revue Roumaine de Linguistique, XVI, 5, pagg. 423'430, Bucarest, 1971. H. LÜDTKE: II sistema consonantico del sardo in Orbis II, 1953, pp. 411'422. A. MARTINET: Elementi di linguistica generale, Bari, 1967. P. MELONI: La Sardegna romana, Sassari, 1975.

R. MENENDEZ PIDAL: Manual de Gramàtica Histórica Espanola, Madrid, 1973.

W. MEYER LÜBKE: La evolucion de la "C" Latina delante de "E" e "I" en la penìnsula ibèrica in Revista de Filologia Espanola VIII, 3 (1921) pp. 255 e segg.

W. MEYER LÜBKE: Romanisches etymologisches Wórterbuch, Heidelberg, 1968.

B. MIGLIORINI: L’intacco della velare nelle parlate romanze, Archivio Glottologico Italiano XXII'XXIII (1929), pp. 271'301. Z. MULIACIC: Fonologia generale, Bologna, 1973.

Page 104: Fonetica Del Sardo Campidanese

Z. MULJACIC: Fonologia della lingua italiana, Bologna, 1972.

V. R. PORRU: Saggio di Grammatica sul dialetto sardo meridionale, Cagliari, 1811, ristampa anastatica, Sassari, 1975. G. ROHFLS: Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino 1966. G. ROHFLS: Le Gascon. Etude de philotogie pyreneenne, Tiibingen, 1970. G. ROHLFS: Estudios sobre geografia linguistica de Italia, Granada, 1952. M. SALTARELLI: La grammatica generativa trasformazionale, Firenze, 1970.. A. SANNA: Introduzione agli studi di linguistica sarda, Cagliari, 1957. A. SANNA: Il dialetto di Sassari e altri saggi, Cagliari, 1957. A. SANNA: La romanizzazione del centro montano in Sardegna in Filologia romanza IV,

1957, pagg. 30 48. G. SPANO: Ortografia sarda nazionale, Cagliari, 1840. C. TAGLIAVINI: Le origini delle lingue neolatine, Bologna, 1972. N. S. TRUBECKOJ: Fondamenti di fonologia, Torino, 1971. V. VÄANANEN: Introduzione al latino volgare, Bologna 1974. B.E. VIDOS: Manuale di linguistica romanza, Firenze, 1959. M.L. WAGNER: La Flessione nominale e verbale del Sardo antico e moderno in Italia Dialettale XIV (1938), XV (1939). M.L. WAGNER: La lingua sarda, Berna, 1950. M.L. WAGNER: Lautlehre der Siidsardischen Mundarten, Halle, 1907 M.L. WAGNER: Dizionario etimologico sardo, Heidelberg, 1960. E.B. WILLIAMS: From Latin to Portuguese Historical Phonology and Morphology of

the Portuguese Language, Philadelphia, 1962.

SIGLE BIBLIOGRAFICHE ADOTTATE

ALIT Atlante Linguistico Italiano (ancora inedito)

AIS Sprach und Sachatlas Italiens und der Südschweiz, herausgegeben von K. Jaberg und J. Jud, 8 voll. Zofingen 1928 segg. (Atlante Linguistico Italo'Svizzero).

CdL Carta de Logu de Arborea edita da E. Besta e P. E. Guarnerio, Sassari, 1905 (in Studi Sassaresi).

CV Le Carte Volgari dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari edite da A. Solmi, Archivio Storico Italiano 1905.

DES M.L. Wagner: Dizionario etimologico sardo, 3 voll. Heidelberg, 1960. HLS M.L. Wagner: Historische Lautlehre des Sardischen, Halle, 1941. LR H. Lausberg: Linguistica romanza, Milano, 1971. LS M. L. Wagner: La lingua sarda, Berna, 1950. Pellis Saggio di un Atlante Linguistico della Sardegna in base ai rilievi di U. Pellis a cura di B. Terracini e T. Franceschi, Torino, 1964.