Fisio-Peñas: i racconti di chi lo sta vivendo · parliamo un po’. Nel pomeriggio pensava di...
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Fisio-Peñas: i racconti di chi lo sta vivendo
Per altri racconti sul progetto e per contribuire: http://www.sinergiaesviluppo.com/il-progetto-fisiopenas/
Novembre 2017 Penas , dal diario – un passo indietro Primo pomeriggio. Decido di accompagnare Ludovico (fisioterapista) in visita a doña Rosa che vive in una
casetta nell’altopiano a circa una ora a piedi da Peñas.
Dona Rosa è paralizzata agli arti inferiori, quasi sempre a letto. I fisioterapisti volontari a Peñas si alternano
nel visitarla. Ginnastica e cura delle piaghe aperte sui glutei.
Il sole è forte, lasciamo lo sterrato, zizzaghiamo tra pecore e qualche mucca, camminare nella pampa è
come camminare su di un materassino, un po’ faticoso, saltiamo per crossare dei canali di acqua, più volte
ci troviamo in un acquitrino e si sprofonda un po’, andiamo avanti.
La casa dovrebbe essere laggiù, precisa Ludovico; punto di riferimento un invernadero con il tetto in
plastico giallo. Nell’altopiano dove mancano cartelli segnaletici i cammini sembrano tutti uguali e le case
pure, orientarsi non è facile.
Troviamo dona Rosa adagiata su di una coperta, a circa 20 metri da casa sua, nel mezzo della pampa.
Seduta vicino ad una carriola – non ha la carrozzina per i disabili e sua cognata la “scarica” dal letto e la
“carica” sulla carriola per portarla fuori da casa..
Attorno tre bacinelle piene di acqua, due grandi e una piccola, un po’ di vestiti, un pacchetto di detersivo
per i panni e un’asta di legno con un uncino all’estremità.
Viso rotondo, occhietti piccoli, con un dolce sorriso e un cenno del capo ci saluta, …. Ci sediamo accanto e
parliamo un po’. Nel pomeriggio pensava di lavare i vestiti, tutto pronto per il bucato , ma aimè siamo
arrivati noi. Non importa, sorride e dice a Ludovico di essere pronta per gli esercizi. Discretamente mi
allontano: seduta osservo e penso.
Penso che potrei non perder tempo, nel mentre sono lì potrei lavare i suoi vestiti, potrei fare ordine,
approfittare del sole che rapido secca tutto, lavare, sciacquare, fare trovare tutto pronto, …ma grazie a Dio
mi fermo. Fisicamente seduta, trovo la lucidità di fare un passo indietro nei pensieri, cancello il mio
desiderio di fare.
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Osservo dona Rosa e mi sforzo di capire.
Lei disabile, persa nella pampa, io autosufficiente persa davanti a lei,
Lei con calma cerca di organizzare tutto per non dipendere da
nessuno, io agitata dentro, nel voler essere utile a tutti i costi. Lei che
mi sorride, naturale …io ora andicappata nel capire cosa fare. Un
passo indietro, devo fare un passo indietro, cerco di capire e chiedo
la grazia per riuscirci.
Penso alle giornate di Rosa, sdraiata nel letto, non ha molto da fare,
se non aspettare qualche visita, e nulla più, … oggi voleva lavare i suoi
vestiti..….,una cosa utile, un pomeriggio diverso,…
Penso ancora, una vocina dentro mi suggerisce: ”lascia che sia lei a
lavarsi i vestiti”, è un modo per sentirsi viva, è una cosa sua, forse la
fa sentire un po’ più donna, …quante ore avrebbe impiegato?
Tante…, tutto il pomeriggio, ma è un tempo suo, per dire dentro di sé
“questo l’ho fatto io”…., orgogliosa nell’arrangiarsi a fare le cose,
felice nell’esserci riuscita.
Ludovico ha terminato di medicarle le piaghe sui glutei, mi avvicino,
lei mi sorride, il sorriso, ecco la forza che nonostante tutto ogni
giorno la fa “alzare” e “andare” avanti”.
A volte pensiamo che il fare sia l’unica cosa, ciò che veramente conta, ma non è così. La presenza e
l’attenzione valgono più del bucato…., ma forse essere operativi è più comodo e meno faticoso.
Un passo indietro, quante volte dovremmo riflettere su questo. Quante volte ci sostituiamo agli altri nel
fare senza capire che quel fare, magari più lento o fatto meno bene, è per loro segno di autonomia ed
indipendenza. Segno di libertà.
in comunione di pensieri e preghiera, ciao a tutti yoe
Giovanna Menni - Bolivia