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FINO A DIECI ANNI FA VENDEVO SCARPE DAMIANO FELLI Piccolo, piccolissimo, libro, che un libro non è, di pensieri a voce alta, per smettere di lamentarsi, ripartire dal via e vincere

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FINO A DIECI ANNI FA

VENDEVO SCARPE

DAMIANO FELLI

Piccolo, piccolissimo, libro, che un libro non è,

di pensieri a voce alta, per smettere di lamentarsi,

ripartire dal via e vincere

- Prologo

- Da vendere scarpe a gestire

immobili ripartendo dal via

- Provare, provare, provare

sbagliare, riprovare

- Principi etici

- Vasi comunicanti

- L ’ a m m i n i s t r a t o r e d i

condominio

- La felicità

- Dicky Fox

- Ringraziamenti

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PROLOGO

Scrivo questo libro in un momento

particolare, in tempi duri. Il nostro

paese come gran parte della comunità

mondiale sta vivendo un periodo di

crisi senza precedenti quantomeno

per chi, come me, ha appena toccato i

quarant’anni.

La mia generazione quella nata negli

anni settanta sarà forse l’ultima che

ha vissuto i benefici di una situazione

sociale favorevole, in cui i nonni e i

padri hanno potuto aiutare i figli; in

effetti fino ad oggi i nostri padri sono

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riusciti ad avere una posizione sociale

migliore dei nostri nonni e noi figli

migliore dei padri.

Non sarà più così, o meglio non sarà

più automaticamente così.

Ma è proprio adesso che ho sentito

dentro di me la necessità di

condividere con voi la mia esperienza

personale.

Dopo mesi e mesi della stessa litania,

delle solite parole (crisi,

disoccupazione, futuro incerto ,

precarietà, insicurezza) mi sono

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convinto che “basta piangersi

addosso, basta lamentarsi”.

Ripartiamo dal via.

Forse è la mia presunzione che mi fa

scrivere questo libro.

A chi sono simpatico cambierà idea !!

Quelli a cui sto già adesso antipatico,

si compiaceranno di aver avuto da

sempre ragione.

Ma voglio correre questo rischio.

Non sarà un libro politicamente

corretto, in molti passaggi addirittura

anche spiacevole.

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Sento il bisogno di dire quello che

penso senza mezzi termini, senza

filtri.

Voglio dire che SE io sono ripartito da

zero e mi sono (come va di moda

dire) reinventato, lo puoi fare anche

tu.

Tu che:

- hai perso il lavoro

- stai andando a lavorare in un

posto che non ti piace

- rimpiangi scelte non fatte.

Se anche solo uno di voi lettori

troverà una parola, un’idea, uno

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stimolo dalla lettura avrò raggiunto il

risultato.

Questo libro è frutto della mia

esperienza professionale e

personale ,di incontri, letture,

progetti, alcuni solo pensati, altri

realizzati; è frutto delle sfide degli

ultimi miei dieci anni.

Se qualcuno trova, in alcuni passi, il

contenuto poco originale come si dice

“ una minestra riscaldata “ non posso

che dargli ragione; trovate nel libro le

letture che consiglio da cui ho preso

spunto.

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Devo ringraziare molte persone per il

loro contributo, per avermi fatto

crescere come persona e come

imprenditore, ma per non annoiarvi

oltre rinvio i ringraziamenti alla fine

del libro.

La dedica invece è all’inizio del libro

ed è tutta per mia moglie che ha

sopportato il turbinio delle mie idee a

tal punto da condividere l’azienda

con me, ed è per i nostri due

splendidi bimbi motore di ogni nostra

scelta, che Dio li benedica. Buona

lettura. Damiano Felli

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Perché ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto

al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare,

perché ridiventasse se stesso in un tempo nuovo.

Alessandro Baricco, da “I Barbari”

DA VENDERE SCARPE A GESTIRE IMMOBILI RIPARTENDO DAL VIA

Ho avuto una fortuna nella mia vita,

una incomparabile fortuna, quella di

avere due genitori con valori veri.

Due genitori che hanno condiviso

insieme il rispetto di tali valori e li

hanno trasmessi a me e mia sorella.

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Ho avuto anche un’altra fortuna che

solo recentemente ho compreso;

quella di avere due genitori

profondamente diversi tra loro.

Se i principi a fondamento della

famiglia erano condivisi, in campo

professionale e lavorativo ognuno per

la propria testa.

Mio padre eternamente alla ricerca di

stimoli in campo lavorativo, da

operaio e capo reparto, posizione

ambita e sicura per chi lavorava in

fabbrica, negli anni ’70/’80 a

licenziarsi per cercare altre strade:

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prima agente di commercio per

numerose aziende italiane e estere,

poi gestore di un ristorante, poi

calzolaio e commerciante di scarpe e

accessori.

Mia madre dipendente della Richard

Ginori di Sesto Fiorentino fino alla

pensione con i soliti ritmi quotidiani e

con la solita sirena(la sirena di’ Ginori

si diceva) delle 17,30 a segnare la

fine della giornata lavorativa.

Ho avuto quindi la fortuna di vivere e

conoscere due mondi completamente

diversi.

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Ho compreso quindi, fin da

giovanotto, che nella vita ci sono due

modi di pensare il lavoro:

quello di andare a lavorare per

qualcuno che ti dà lavoro, quello di

andare a lavorare sulla base di tue

scelte.

Del lavoro dipendente ho sempre

riconosciuto il vantaggio del posto

sicuro, le ferie pagate i mesi che

invece di 12 diventano 13 o 14.

Non comprendevo e non accettavo

però il fatto di sapere già a inizio

mese quanto sarebbe stato il

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compenso alla fine del mese e

dell’anno, degli anni.

Come può un lavoratore dipendente

dare il meglio di sé e essere contento

di andare a lavorare in un posto che

non gli dà possibilità di crescita, a

parte quei minimi scatti(che li hanno

chiamati scatti, ma sono passi di

lumaca) annuali.

L’altra parte della medaglia: come può

un imprenditore aspettarsi di più da i

propri collaboratori quando è lui

stesso o la situazione o le modalità

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del rapporto contrattuale a non dare

possibilità di crescita ?

Domande nell’aria che hanno trovato

una risposta adesso in questo

momento di crisi, che è si una crisi

mondiale, ma è anche una crisi di

sistema, un sistema che non regge

più che non ha mai posto la PERSONA

al centro del “sistema solare”.

Ci hanno sempre parlato di rapporti

sindacali, di contratti collettivi, non ci

hanno mai parlato di persone.

A noi quarantenni ci hanno fatto

crescere pensando, da una parte a

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imprenditori (li chiamavano padroni)

con i loro status symbol: macchina di

lusso, barca, rolex al polso e dall’altra

a dipendenti fiacchi fiacchi che

appena usciti dal luogo di lavoro,

riprendevano vita ed erano pronti a

dare il massimo e sudare in un campo

di calcetto.

Adesso questo sistema ha fallito e ci

sta chiedendo il conto.

Ma tornando alla mia esperienza

personale vi dicevo dei miei genitori

profondamente diversi.

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Questo ha segnato la mia esperienza

personale e dopo il diploma di

maturità classica nel mitico liceo

Dante di Firenze e l’iscrizione alla

facoltà di giurisprudenza, forse anche

per la poca voglia di studiare, mi sono

dedicato ad aiutare mio padre

nell’attività di calzolaio e nel negozio

di borse e accessori di famiglia.

Anni così e così senza punte di

entusiasmo anche perché gli interessi

di un ventenne erano più per le uscite

la sera con gli amici che non per lo

sviluppo dell’azienda di famiglia.

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Fino al 1995 quando viene deciso di

fare il salto di qualità aprendo un

negozio nel centro del paese, con un

investimento economicamente

importante, inserendo anche la

vendita di scarpe.

Dal 1995 al 1999 sono anni durissimi;

il negozio non ripaga l’investimento

fatto, a pochi chilometri da noi apre

l’allora più grande centro commerciale

d’Italia, il tessuto commerciale e le

abitudini dei consumatori cambiano

radicalmente dall’oggi al domani, il

fatturato tracolla nel giro di un anno.

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E c’è un matrimonio in vista, il mio,

fissato per il mese di luglio del 2000.

Matrimonio da affrontare senza una

disponibilità economica con tutte le

preoccupazioni del caso, da parte

della mia famiglia.

All’inizio del 2000 maturiamo la

consapevolezza di chiudere il negozio,

con mia sorella dedicata a gestire

questa fase e io a cercare un lavoro

alternativo.

Ho vissuto un periodo durissimo:

andare a bussare per farsi aprire da

qualcuno con la speranza di essere

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preso in considerazione, senza in

mano neppure uno straccio di

curriculum e chiedere lavoro, è stata

una cosa durissima, per me. Perché

se hai fatto il liceo classico devi

rispondere no se ti chiedono se sei

ragioniere, geometra.

Fino a che un giorno non ho trovato

un’agenzia pubblicitaria che senza

tanti giri di parole mi ha detto:

stipendio fisso zero, provvigioni sulla

base dei contratti che “porti a casa”.

Quando vai a cercare un lavoro pensi

sempre di cercare uno stipendio fisso

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ed è quello che cercavo, comprendevo

mia madre e quel senso di precarietà

che puoi provare ad alzarti la mattina

senza sapere se alla fine del mese

avrai guadagnato abbastanza.

Poi però mi son detto: “è perfetto !!”

tutto si basa sulle mie capacità e

posso anche ottenere più di un

normale stipendio; mi sono buttato a

capofitto e nel giro di pochi mesi

avevo fatto fare all’azienda numerosi

contratti pubblicitari.

Il mio compito era quello di vendere

inserzioni pubblicitarie su un portale

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web della sezione pratese di un

sindacato di commercianti(mentre

scrivo il mio MacBook Air mi ha

portato a vedere che esiste ancora il

sito web in questione !!); in poche

parole il sindacato ci aveva fornito

l’elenco degli iscritti, io li chiamavo e

fissavo appuntamento, presso i

negozi, uffici, aziende e illustravo la

pagina web che avrebbero potuto

avere su questo portale. Il contratto

aveva la durata di dieci anni.

Eravamo all’inizio del boom internet,

nessuno pensava allora di farsi il

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proprio sito web e quindi fu

abbastanza semplice vendere questi

spazi.

La tattica per fissare l’appuntamento

era presentarsi con il nome del

sindacato. Arrivò però un giorno che

chiusi un contratto decennale con una

signora molto gentile,

settantacinquenne, che vendeva

cappelli vicino a Piazza Duomo a

Prato. Dopo quel contratto decisi di

farla finita; avevo venduto ad una

signora qualcosa che lei non aveva

compreso, aveva soltanto firmato un

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foglio, mi aveva dato un bigliettino da

visita del negozio per il logo e i dati, e

per dieci anni avrebbe ricevuto una

fattura annuale di circa 200,00 euro.

Mi ricordo che uscii dal negozio e

stavo per vomitare dallo schifo che mi

facevo.

Era il periodo 1999/2000 in cui si

vendeva davvero il ghiaccio agli

eschimesi.

Quando mi sono sposato a luglio del

2000 ero di fatto un agente

pubblicitario.

Ma il mio lavoro non mi piaceva.

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A inizio 2000 avevo anche fatto, la

sera dopo cena, un corso con la

Federazione Nazionale Amministratori

Condominiali ed ero andato a parlare

con un paio di amministratori di

condominio della mia zona.

Ho deciso quindi di provarci, ho fatto

un volantino che a guardarlo adesso

mi fa ridere, per non dire peggio, ho

iniziato a spargere la voce iniziando

dal barbiere del centro di Calenzano il

mitico “Brillantina” . Si sa che il

barbiere è un posto fantastico per le

pubbliche relazioni! Poi ho calzato le

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mie scarpe da ginnastica e ho fatto

volantinaggio nelle cassette postali

del mio paese, il tutto non senza

vergogna e imbarazzo, per aver

venduto scarpe fino al giorno prima in

un paese dove tutti (almeno allora) ti

conoscevano.

Ma è lì che c’è stato il colpo di

fortuna; e se in un libro di Mario

Calabresi che vi consiglio, si dice che

la fortuna non esiste, io che in fondo

non sono presuntuoso, considero

fortuna aver trovato la forza di

scegliere di intraprendere un lavoro

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che pareva piacermi e in un momento

particolarmente propizio, dove per gli

effetti di una riforma fiscale nella

gestione del condominio, tanti

improvvisati o dopolavoristi hanno

dovuto proprio in quel periodo, cedere

il passo.

Ho iniziato quindi da zero a fare

l’amministratore di condominio con

una convinzione: farlo in maniera

diversa da come era fatto da tutti

(perché avrebbero dovuto scegliere

me e non qualcuno con esperienza

trentennale?)

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Se decidi di fare una cosa falla, ma in

IN MODO DIVERSO. Il mondo è pieno

di cose uguali e fatte allo stessa

maniera.

Avevo letto proprio in quel periodo un

libro LA MUCCA VIOLA, che vi

consiglio naturalmente, dove avete

capito che la mucca è una metafora

per dire che occorre uscire dal coro

per farsi notare.

E allora ufficio in centro di Calenzano,

in vista: fino ad allora gli

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amministratori di condominio si erano

sempre “nascosti”, ancora molti lo

fanno. Il pensiero dominante era :

meno l’amministratore si fa vedere e

meno l’ufficio è aperto, meglio è.

Rapporto nuovo con i fornitori,

l’amministratore deve essere pagato

dai propri clienti e non da altri proprio

per tutelare al meglio i propri clienti.

In poche parole via tutti i luoghi

comuni legati a questa professione.

Ho fatto la mia prima assemblea di

condominio il 21 maggio 2001 con

circa 50 persone davanti a me con le

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gambe tremanti e le mani sudate

come il primo giorno di scuola.

Tante cose sono cambiate da allora ,

anche in questa professione che

adesso è vicina ad una riforma che

stravolgerà oltre il mondo delle

gestioni condominiali.

Qualcuno dei miei primi clienti può

dire che era meglio all’inizio quando

parlava sempre con me e quando io

ero sempre disponibile, ma le cose

sono cambiate a tal punto che anche i

miei clienti hanno capito che è meglio,

anche per loro, avere una squadra a

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gestire il condominio piuttosto che

una persona sola.

Non avrò mai parole per ringraziare le

persone che fin dall’inizio ci hanno

dato e continuano tutt’oggi a darci

fiducia, che mi hanno visto cambiare

che hanno avuto la pazienza di

comprendere l’evoluzione.

Adesso sono amministratore delegato

di una srl che gestisce 130 immobili,

circa 3.000 unità immobiliari; sono tra

i soci di un network di

amministratori che conta in tutta

Italia oltre 200 colleghi, e faccio

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parte di altre due società che si

occupano di servizi agli immobili e

gestioni immobiliari.

Al momento ho un’entrata mensile

che NON è in linea con le ore che

dedico al mio lavoro ma spero di

migliorare; però ho comprato una

Renault Clio nuova pagandola

11.000,00 senza fare un prestito e se

mi guardo indietro a 10 anni fa

quando non avevo i soldi per

sposarmi, mi sembra davvero una

bella conquista.

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PROVA PROVA PROVA

SBAGLIA

RIPROVA

« Avrò segnato undici volte canestri

vincenti sulla sirena,

e altre diciassette volte a meno di dieci

secondi alla fine,

ma nella mia carriera ho sbagliato più di

novemila tiri.

Ho perso quasi trecento partite.

Ventisei volte i miei compagni mi hanno

affidato il tiro decisivo e l'ho sbagliato.

Nella vita ho fallito molte volte.

Ed è per questo che alla fine ho vinto

tutto. »

Michael Jordan.

32

Ho imparato una cosa.

Tutti partiamo ad armi pari.

Dobbiamo smetterla di parlare di

raccomandati, di persone che ci sono

passati avanti con mezzi scorretti.

Non voglio dire che non esistono le

scorrettezze voglio dire che spesso

sono alibi, alibi a disposizione di chi

non ce l’ha fatta.

Vedere Cristian De Sica che fa l’attore

e sentir dire: “per forza con suo

padre, il grande Vittorio”, e ancora

sapere che il figlio del tal giornalista

lavora nel modo dello spettacolo

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“facile con le conoscenze che ha suo

padre”; tutti alibi, tutte scuse, per chi

vorrebbe fare altrettanto e non ce la

fa.

E poi diciamolo anche un mio

carissimo amico è a lavorare in

Autostrade Spa al posto di suo padre.

Quindi smettiamola, tutti al via ad

armi pari.

La differenza sta nella perseveranza.

Se davvero ti interessa uno cosa, se

ci credi, ti applichi , ce la fai.

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Alzi la mano chi ha visto e si ricorda il

film “i Complessi” con Alberto Sordi.

Lui è Guglielmo (il dentone) che vuole

fare il mezzo busto del tg alla Rai ma

per l’evidente inestetismo, i dirigenti

fanno di tutto perché non superi

l’esame, tanto da fargli ripetere, in

una prova di esame ” sopra la panca

la capra campa, sotto la panca la

capra crepa” nella speranza che si

inceppi.

Dentone c’è la fa.

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La perseveranza abbatte ogni porta.

Certo da noi forse è più difficile che

altrove, in alcuni casi ci sono elementi

di disturbo all’equa valutazione, ma

non appendiamoci a non a questo.

A proposito di perseveranza ho letto

la scorsa estate un bellissimo libro di

cui già accennavo: “La Fortuna non

esiste” di Mario Calabresi (se correte

a collegarvi on line o in libreria per

comprarlo, costa Euro 7,65 vi

autorizzo a smettere di leggermi ! :-)

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Calabresi, corrispondente all’estero,

segue in giro per gli Stati Uniti, la

carovana elettorale di Obama.

Negli States è già tempo di crisi

profonda, tanti americani hanno già

perso il posto di lavoro.

La faccio breve e arrivo al punto.

Calabresi racconta della forza di

persone quarantenni e cinquantenni

che, perso il lavoro, con mutuo da

pagare, si rimettono in gioco, tornano

a scuola, imparano a usare il

computer per essere pronti a

presentarsi sotto una veste nuova nel

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mondo del lavoro; ecco piacerebbe

vedere anche nel nostro paese questa

forza e questo coraggio invece che

vedere uomini stanchi quarantenni e

cinquantenni in attesa della fine del

turno di lavoro.

Mi piacerebbe vedere questi

quarantenni e cinquantenni andare

fino in fondo ai vari problemi come

esaminano, punto per punto, le

ragioni di un calcio mercato andato

male della loro squadra del cuore.

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Il problema sta anche qui, nella

mancanza di approfondimento, nel

lasciare agli altri la guida del proprio

destino, sei alla guida o sei

passeggero della tua vita?

Fatti questa domanda e risponditi.

Perché se sei un passeggero e non ti

lamenti non ho nulla da dirti, ma se

sei un passeggero e ti lamenti, se dai

colpa al sistema, a “loro” senza

identificare un bel niente ma solo per

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il gusto di lamentarti e trovare un

alibi, ecco te lo dico chiaro e tondo:

NON TI SOPPORTO.

Quando abbiamo aperto il nostro

negozio di scarpe, abbiamo preso un

prestito, allora in lire, centomilioni, e

ce l’hanno concesso ipotecando la

casa di famiglia.

C’è mancato poco a perderla, non è

andata bene, ne siamo usciti ma non

ho nessun rimpianto, abbiamo

tentato, abbiamo sbagliato, abbiamo

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fatto scelte per uscirne e abbiamo

abbandonato il progetto.

Ecco se ti stai lamentando della tua

situazione, e ti fermi al lamento non

vali niente; se provi a buttar giù il

progetto della tua vita, a fare l’elenco

degli attrezzi che ti occorrono, a

scrivere veramente sul notes i tuoi

sogni, a scrivere quali ostacoli pensi

di trovare avanti a te, ecco se fai

questo ti accorgerai che quasi mai è il

denaro ciò che ti manca, quasi

sempre è il coraggio di scegliere, e il

coraggio di metterti davanti allo

41

specchio e vedere la causa principale

dei tuoi lamenti.

Perché il punto cruciale di tutto sta

proprio qui.

Sta nella tua capacità di sentirti la

causa di tutto.

Ad ogni causa segue sempre un

effetto.

Devi capire se tu sei la causa o

l’effetto. di quello che ti sta

accadendo.

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Io preferisco sempre sentirmi la

causa, anche quando mi tamponano

in auto.

So che può sembrare imbecille, ma se

ti senti l’effetto, hai comunque perso.

Cerco di spiegarmi meglio; non voglio

dire che nel CID, scrivo che sono io

che ho fatto retromarcia, voglio

intendere che sentirsi dentro di te la

causa degli eventi ti far stare meglio,

non è masochismo, credimi.

Prova a pensare causativamente,

prova da domani, a cercare di

43

spiegarti le cose che ti succedono,

pensandoti la causa di quelli eventi.

Per avere successo in ogni settore

della tua vita devi avere sempre un

comportamento causativo; cioè

riconoscerti sempre causa quando

qualcosa non riesce nel modo da te

desiderato.

Quando qualcosa non va nel verso

che avevi sperato, prova a metterti in

discussione attraverso la tua

causatività.

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La domanda che devi sempre porti è:

“Cosa posso fare per….” “Come posso

migliorare”

Far propria la causatività è, per

ciascuno di noi, di basilare importanza

nei rapporti con gli altri e anche con

noi stessi.

Tutto questo però non è fine a se

stesso, o meglio non ci dobbiamo

fermare qui altrimenti rischiamo di

sentirci la causa di tutto e invece che

farlo per cercare di migliorarci,

rischiamo di sentirci passivamente la

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causa e rischiamo al contrario di finire

in depressione.

Questo passaggio è di fondamentale

importanza.

Ti ho detto che devi sentirti la causa

di tutto, e ti ho detto infatti che

quando qualcosa non va per il verso

giusto la tua domanda deve essere ad

esempio “ come posso migliorare…”.

Ecco il salto di qualità è adesso, sta

nel collegare il concetto di causa ad

un altro concetto essenziale, sto

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parlando del concetto di

responsabilità.

Non nel senso che forse ti è venuto in

mente, sono responsabile di una cosa,

cioè è “colpa mia “.

Responsabilità nel senso di abilità nel

dare risposte.

Parte da qui la tua crescita personale.

Niente è semplice e non sempre si

riesce ad essere diligenti da applicare

questi concetti, le nostre giornate non

sono tutte uguali e spesso siamo

47

influenzati da fattori esterni. Non

voglio andare oltre c’è chi lo ha già

fatto meglio di me, io sono un

amministratore di condominio e non

un formatore.

Ti invito a leggere i libri di formazione

e di crescita personale, leggi A.

Robbins, leggi Zig Ziglar, leggi

Roberto Re, leggi Paolo Ruggeri e

tanti altri, li troverai questi concetti

spiegati meglio e più a fondo.

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Non considerare questi libri inutili, so

che ci sono sempre esempi di studi

fatti in università americane, so che

alcuni parlano di persone che

camminano sui carboni ardenti,

prendi qualcosa, quello che ti va, ma

non considerarle scemenze.

Sono letture che parlano di te.

So che sapere di persone che saltano

negli incontri formativi o che urlano

camminando sui carboni ardenti

possono sembrarti “americanate”

come diciamo noi. La carbonella è

49

una metafora è un superamento dei

propri limiti.

Personalmente preferisco quelli che si

esaltano nel partecipare ad un

incontro di formazione rispetto a

quelli che saltano e urlano a guardare

22 persone correre dietro ad un

pallone. Mi piacerebbe un paese dove

si leggesse di più libri e meno la

Gazzetta dello Sport.

Permettimi di chiudere con l’ultimo

passaggio.

50

Ti ho detto della causatività, ti ho

accennato alla responsabilità come

concetto di abilità nel dare le risposte,

ti dico che dopo tutto questo c’è

l’azione.

Non devi fermarti ai concetti astratti,

devi agire.

Nel mio esempio – paradosso del

tamponamento, causatività non è

prendersi il torto del sinistro,

causatività è domandarsi: “avrei

potuto fare qualcosa per evitarlo ? ”

responsabilità è approfondire i motivi

51

dell’accaduto, azione è guardare più

spesso lo specchietto retrovisore o

mettere prontamente le quattro

frecce per segnalare il pericolo.

In questa trilogia fatta di causatività,

responsabilità e poi di azione,

quest’ultima deve sempre rispondere

ad un concetto importantissimo, ogni

azione deve essere eticamente

ineccepibile, ma di questo parliamo

nei prossimi capitoli parlando anche di

vasi comunicanti.

52

La moralità non è propriamente la

dottrina del come renderci felici,

ma di come dovremmo diventare

degni di possedere la felicità.

Immanuel Kant

PRINCIPI ETICI

C’è una cosa imprenscindibile in tutto

quello che fai o farai. La tua integrità.

Ognuno di noi sa quello che è giusto e

non è giusto fare, ognuno di noi sa

quando mette in atto un gioco sporco,

una scorrettezza, o compie atti poco

etici.

53

L’etica da Wikipedia è un ramo della

filosofia che studia i fondamenti

oggettivi e razionali che permettono

di assegnare ai comportamenti umani

uno status deontologico ovvero

distinguerli in buoni, giusti, o

moralmente leciti, rispetto ai

comportamenti ritenuti cattivi o

moralmente non appropriati.

Non importa che tu sia un filosofo,

non importa che tu ti metta a studiare

cosa è giusto o cosa non lo è.

54

Ognuno di noi sa perfettamente

quando si comporta correttamente e

quando no.

Ha un sistema infallibile per capirlo:

fa male la pancia.

Se hai fatto qualcosa ingiusto,

quantomeno dopo un po’ a mente

fredda ti senti una persona di

cacca(le persone mi scuseranno

l’ineleganza, ma rende bene l’idea)

per aver messo in atto quel

comportamento.

Poi c’è chi se lo fa passare alla svelta

dicendo “...ma lo fanno tutti...”, “ ..ma

55

si può sapere..” tutte giustificazioni

che implicano già la messa in atto di

un comportamento poco etico.

Non mi interessa se credi in Dio, o in

qualcun altro in grado di giudicarci,

mi interessa il tuo giudizio su te

stesso.

Mi sono sempre posto due obiettivo:

quello di tornare a casa la sera e

riuscire a guardare negli occhi i miei

figli e l’altro quello di dormire

tranquillo la notte. Ad oggi devo dire

che ci sono sempre riuscito, avrò

certo commesso degli errori ma mai

56

ho messo in atto comportamenti non

etici.

Non ho mai cercato di fregare

nessuno, non i miei miei clienti, non i

miei collaboratori, neppure la mia

assicurazione.

Ho la tendenza ad ingrassare, non mi

piace andare a correre, mi annoio,

quindi ho colto al volo l’invito di amici

di andare a giocare a calcio a sette,

una via di mezzo tra i calcetto e il

calcio.

57

Il secondo lunedì di allenamento mi

sono rotto il tendine di achille del

piede sinistro, un dolore pazzesco.

Sono andato al pronto soccorso e mi

hanno chiesto dove mi ero fatto male

ho risposto: giocando a calcio.

Qualcuno mi ha dato di cretino perché

era meglio se dicevo un’altra cosa per

le coperture di una mia polizza

assicurativa.

Non può essere imbecille chi dice la

verità.

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Non possiamo lamentarci della nostra

classe politica se nel nostro piccolo

facciamo di peggio, non possiamo

lamentarci se paghiamo troppo per la

polizza rc auto, quando in nessun

paese il colpo di frusta è diffuso

quanto da noi.

So che, quando la sera torni a casa e

non devi toglierti nessuna maschera

prima di infilare la chiave nel portone,

quando sei tranquillo ad abbracciare

tua moglie e a guardare dritto negli

occhi i tuoi figli, ecco, so

59

perfettamente, che in quel momento

ti senti il padrone del mondo.

Questo deve essere tra i tuoi

obbiettivi quotidiani.

60

Preoccupati più della tua coscienza che della reputazione.

Perché la tua coscienza è quello che tu sei,

la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te.

E quello che gli altri pensano di te è problema loro.

Charlie Chaplin

VASI COMUNICANTI

Ho fatto il Liceo Classico perché

c’erano soltanto due ore alla

settimana di matematica e una

soltanto di fisica.

61

Tra le poche cose che ricordo delle

poche ore di fisica: il principio dei vasi

comunicanti.

E’ il principio secondo il quale un

liquido contenuto in due o più

contenitori comunicanti tra loro, in

presenza di gravità, raggiunge lo

stesso livello dando vita ad un'unica

superficie equipotenziale.

Uscendo subito dalla fisica e entrando

in metafora, significa che ogni ambito,

ogni contenitore della nostra vita è

influenzato dagli altri contenitori.

62

Se ho un problema in un settore della

mia vita, lo stesso si ripercuote e

influenza anche gli altri settori.

Se ad esempio una sera mi sono

ubriacato, il giorno dopo a lavorare

non avrò quella lucidità necessaria.

Se ho litigato a morte con mia moglie,

il giorno dopo non riuscirò a godermi

fino in fondo la partita di calcetto o

l’uscita con gli amici.

Ecco ciò che riguarda il nostro ambito

familiare influenza il nostro ambito

63

professionale, influenza la nostra

salute e i nostri rapporti in genere.

Occorre quindi essere corretti sempre,

trovare sempre quel giusto equilibrio

nei comportamenti in ogni vaso, per

non influenzare anche gli altri.

C’è uno studio che chiaramente indica

come nel 90% dei casi l’impresa

risente di comportamenti poco etici

del manager. Se questo tradisce la

moglie, lo studio parla proprio di

questo, quasi sempre l’azienda ne

risente e il fatturato cala.

64

Possiamo infatti dire che dopo un po’

la persona smette di essere se stesso

e inizia a vivere una vita parallela,

una vita completamente differente

diventa meno produttivo e meno

efficiente. Non sono il primo a dirlo e

pensarlo: basta leggere Napoleon

Hill, Stephen Covey, Anthony Robbins

oppure, qui da noi, Paolo Ruggeri per

trovare conferme e cenni

all'argomento.

Non voglio sembrarti moralista o

bigotto.

65

Questo è quello che penso e vale

anche se non sei un manager, vale

anche se sei un impiegato, un

operaio. Se vuoi crescere nel tuo

lavoro e in tutte gli altri settori della

tua vita le irregolarità relazionali (che

sia tradire la moglie, o tradire un

amico o un cliente) sono davvero una

pessima idea.

Se devi chiudere dei rapporti fallo in

maniera dignitosa senza irregolarità e

scorrettezze.

66

Trova l’equilibrio in ogni tuo spazio,

impegnati per mantenerlo, non è

semplice certo, ma possibile.

67

L’AMMINISTRATORE DI

CONDOMINIO

Vaffanculo alla maggioranza

Roberto Benigni

dal film Il Mostro

Faccio l’amministratore di

condominio.Ho iniziato nel modo che

vi ho detto più per provare che per

convinzione.

Poi mi è piaciuto a tal punto da

appassionarmi e oggi sono contento

68

di quello che ho fatto dal 2000 ad

oggi.

Non sono più da solo siamo una

società, tre soci e 5 dipendenti, oltre

a numerosi collaboratori esterni.

Siamo una squadra, ma all’inizio non

è stato così.

Ho iniziato da solo e solo volevo

rimanere. Ero un commerciante

ancora, geloso del mio lavoro, delle

mie idee, pronto a custodire

segretamente qualsiasi

miglioramento.

69

Facevo parte di un’associazione di

amministratori e agli incontri con i

colleghi andavo più per carpire i

segreti , che per condividere azioni.

Devo dire che anche gli altri erano

così; capitava di incontrare colleghi e

timidamente chiedere “scusa ma

quanti condomini hai in gestione “ e

ricevere risposte tipo: “ non so non li

ho mai contati”.

Le prime volte pensavo sempre,

chissà quanti ne avrà, e provavo

invidia, poi dopo un po’ ho pensato:

non vuole dirmelo per paura.

70

Ma anche io ero così.

All’inizio della mia carriera quindi ero

ancora come un commerciante anzi

un bottegaio che va di nascosto a

vedere le vetrine dei concorrenti per

vedere i prezzi e per rubare i segreti

del mestiere.

Così è stato per i primi 4 anni. Dopo

quattro anni avevo 50 stabili in

gestione un ufficio in vista nel centro

del paese e una segretaria.

71

E quando tutto sembrava andare a

gonfie vele, è arrivata la crisi di

identità.

Mi sono accorto che ciò che era

servito fino allora a farmi crescere e

la mia corsa a cercare nuovi clienti mi

aveva fatto entrare in un vicolo cieco.

I clienti arrivavano già con il passa

parola, l’ufficio nel centro del paese in

vista era stato utile, il mio

comportamento etico con i fornitori e

con i miei clienti stava ripagando gli

sforzi.

72

Tutto era ciò che di meglio si potesse

attendere ma mi ponevo domande

cui non riuscivo a trovare una

risposta.

Arriva un giorno in questo lavoro in

cui ti accorgi che quello che hai

costruito può cadere in un istante.

Ti accorgi che la tua azienda dipende

solo e soltanto da te e ti accorgi che

se da una parte sei stato la forza che

l’ha fatta crescere, paradossalmente

73

sei anche la debolezza più pericolosa

per la tua azienda.

Tutto dipende da te, ogni assemblea,

ogni intervento di manutenzione, ogni

esigenza o necessità dei tuoi clienti

dipende da te.

Sei diventato un pericolo anche per i

tuoi clienti.

Mi ponevo queste domande e vedevo

anche un limite alla crescita della mia

azienda.

74

C’è un limite fisiologico oltre il quale

un amministratore di condominio non

può andare.

Sessanta condomini significa di fatto

fare minimo 80 assemblee l’anno, 80

assemblee l’anno significa,

escludendo il mese di agosto e i

periodi festivi, circa 3 assemblee a

settimana.

Tre assemblee che vanno preparate

che comportano conseguentemente

lavoro da fare e tutto l’indotto

collegato.

75

Ecco il limite oltre il quale un

amministratore da solo rischi di

essere un pericolo per sé e per i suoi

clienti.

Fermiamoci a riflettere

Sessanta condomini con circa in

media 1300 unità immobiliari

comporta un’entrata di circa 7.500,00

euro al mese cui togli le tasse, le

spese per un affitto le spese per il

personale, ti accorgevi di lavorare

praticamente 24 ore su 24 perché la

reperibilità si sa, il medico di famiglia

76

non la dà, ma dall’amministratore di

condominio si pretende, con uno

stipendio ampiamente inadeguato.

Dal punto di vista economico ero

giunto a giustificare i comportamenti

di alcuni amministratori che

pretendevano entrate particolari dai

fornitori, necessarie per mandare

avanti la baracca.

Il classico gatto che si morde la coda:

il cliente che guarda solo al prezzo e

se invece di cinque euro al mese per

gestire il condominio ne chiedi sette

cioè per lui ventiquattro euro all’anno,

77

non ti prende perché sei tropo caro e

tu dall’altra parte che con quell’euro

in più al mese ti saresti garantito uno

stipendio pari all’impegno profuso.

Ma se mettiamo da parte l’aspetto

venale ed economico il dubbio che mi

mandava letteralmente in crisi era

quello cui accennavo: se per un

motivo o un altro per un periodo

anche breve non avessi potuto

seguire i miei clienti cosa sarebbe

successo?

78

Ero entrato in crisi. La mia azienda, il

mio lavoro cresceva ed andava a

gonfie vele ma ero in crisi d’identità.

Ad inizio 2005 vengo nominato

amministratore in un condominio di

Calenzano gestito da Massimo Zinna

amministratore con studio a Prato.

Durante gli incontri per il passaggio di

consegne del condominio Massimo mi

parla di un progetto che un suo amico

e collega Francesco Di Castri stava

pensando e portando avanti.

Mi parla di creare un gruppo di

amministratori legati da un unico

79

marchio, con servizi da condividere,

insomma qualcosa che già detta così

mi pareva estremamente

rivoluzionario per il mondo del

condominio.

Incontro Francesco Di Castri nel 2005

nel suo studio, gradevole e

accogliente, in Prato.

Incontro una persona estremamente

sicura di se, che mi mostra i suoi

uffici, mi dice che sono

aperti al pubblico tutti i giorni che

oltre gli orari c’è un numero verde per

le emergenze; mi ricordo che

80

eravamo alla sua scrivania e mi

ricordo perfettamente il suo gesto di

voltare verso di me il monitor del pc

per farmi vedere quanti stabili

avevano in gestione, il modo in cui

registravano le chiamate, la gestione

delle commesse insomma come

lavorava la sua azienda.

Capite bene che essere abituato a

vedere amministratori di condominio

creare delle barriere, come quando si

giocava da piccoli a battaglia navale

per non far vedere il campo al

81

nemico, avere di fronte tutta quella

disponibilità e apertura mi ha ben

predisposto all’approfondimento.

E’ stato quando Francesco mi ha

parlato del progetto Sinteg, quando

ha detto dopo tutta quella

presentazione “ ho un progetto si

chiama Sinteg “ voglio creare un

network di amministratori di

condominio in tutta Italia, che è

rispuntato fuori il bottegaio che era in

me, il diffidente bottegaio che era in

me.

82

La prima cosa infatti che ho pensato è

stata:

“ ecco mi ha incantato con tutto

quello che mi ha fatto vedere, con

l’efficienza della gestione, con

programmi gestionali innovativi,

adesso “tira fuori le pentole e mi

vuole vendere qualcosa.

La parola network mi ha fatto venire

in mente il marketing piramidale, sai

quelle cose tipo, io ti presento al

network e guadagno poi su quello che

tu vendi, e allora salgo su sulla cima

83

della piramide, dove c’è il successo,

che non raggiungi mai.

Insomma dopo tutte quelle belle

parole mi ero già visto come un uomo

Herbalife con la spilletta sulla giacca,

oppure con l’adesivo dietro la

macchina con scritto “ vuoi dimagrire,

chiedimi come”.

E invece no.

E’ stato per me un grande

insegnamento.

Vedere e sapere ancora oggi che una

persona mi ha dato la possibilità di

conoscere, apprendere, comprendere,

84

scegliere, senza chiedere in cambio

l’acquisto di niente, neppure di una

tessera fedeltà, ecco basterebbe

questo perché uno debba sentirsi

debitore per tutta la vita con

Francesco Di Castri.

Ma non è tutto.

Dopo tutta la presentazione

appassionata, dopo avermi spalancato

le porte del suo studio, della sua

azienda, mi ha detto una frase:

“ Puoi avere in mente il progetto più

bello del mondo, ma per realizzarlo ti

occorrono le persone”, è una fase di

85

Walt Disney che da quel giorno è

come tatuata sulla mia pelle.

Sono entrato in società con Francesco

e con gli altri soci che hanno costituito

Sinteg srl, da quel giorno sono

cambiato profondamente.

Ho sentito la necessità di

spersonalizzare lo studio, di non

considerarlo più uno studio legato alla

mia persona ma di considerarla

un’azienda, cercando quindi di dare

valore a quello che stavo creando, un

valore oggettivo e non soggettivo.

86

Iniziavo a vedere, anche se con

estrema difficoltà, la luce in fondo al

tunnel dei miei dubbi di cui prima vi

dicevo.

Non riuscivo ancora a capire come i

miei condomini avessero potuto

accettare di non avere davanti a loro

la mia persona, abituati come erano a

parlare sempre e comunque con me.

Mi dicevo come posso fare a tradirli e

a far andare in assemblea un’altra

persona al mio posto, cosa

penseranno di me, penseranno che

non li voglio più.

87

Erano questi tra i miei (come li

chiama Roberto Re) pensieri auto

limitanti di allora.

E comunque anche con questi pensieri

il cammino l’ho iniziato.

Dopo alcuni tentativi a vuoto,

abbiamo incontrato una bella e

grande persona, Federico che ha

creduto nella possibilità di condividere

il sogno; oggi abbiamo Promis srl,

siamo affiliati a Sinteg e siamo

contenti tutti i giorni di quello che

facciamo.

88

Ci piace da morire fare gli

amministratori di condominio, ci piace

questo lavoro perché i giorni non sono

mai uguali tra loro, perché riusciamo

a gestire gli imprevisti in tempo reale,

perché abbiamo creato una squadra di

collaboratori affiatata. Non è tutto

rosa e fiori certo, ma abbiamo una

squadra con basi solide e se anche

dobbiamo, come è naturale che sia,

cambiare qualche giocatore ogni tanto

o dobbiamo allenarci sodo, ecco

siamo coscienti dei nostri mezzi e di

89

fare tutti i giorni un bel lavoro e di

dare sempre del nostro meglio.

C’è una cosa che adesso devo dirti:

adesso potrei andare a in giro anche

io con la spilletta, ma non per fregarti

o perché ho bisogno di te per salire

nella piramide, potrei andare a giro

con la spilla con scritto “ vuoi fare

l’amministratore di condominio?

chiedimi come “. Perché vedi sono

sicuro che nel futuro questo lavoro

darà molte soddisfazioni a chi

deciderà di farlo in modo nuovo , chi

90

accetterà la sfida del cambiamento,

del gioco di squadra.

Credetemi, si costruiranno forse meno

immobili, ma quelli che ci sono e ci

saranno saranno comunque da

gestire. Molti amministratori solitari,

magari anche con un bel parco clienti,

non ce la fanno già più.

E’ un lavoro che non avrà crisi, mi

verrebbe da dire che è un male

necessario per chi abita in un

condominio, mi verrebbe da pensare

come il becchino o le onoranze

funebri, ma non sarei grato a chi,

91

come noi, fa questo lavoro per la

voglia di aiutare i clienti a risolvere le

esigenze quotidiane per mantenere il

valore a quello che è quasi sempre il il

sacrificio di una vita, l’acquisto di una

casa.

Allora se decidi di fare

l’amministratore di condominio, pensa

che esiste un gruppo in tutta Italia

che ha deciso di provare a cambiare

questo lavoro, fatto troppo spesso di

improvvisazione, pensa che ci sono

amministratori di condominio che tutti

i giorni in tutta Italia, lavorano in

92

team, che si scambiano consigli e

aiuto in tempo reale, che esiste un

gruppo di amministratori di

condominio in tutta Italia che si sono

coalizzati per avere convenzioni

migliori per i loro clienti, insomma

sappi che esiste Sinteg.

Mi capita ogni tanto di intervenire a

qualche evento Sinteg e parlare

davanti a centinaia di persone che

non conosco. Per un amministratore

di condominio è una cosa nuova, è

una cosa che mi piace molto e mi

93

piacerebbe domani occuparmi sempre

più di questo.

In uno degli ultimi miei interventi ho

parlato di condivisione e di gioco di

squadra e per prepararmi ho

studiato come è il mondo delle

professioni in Italia e nel resto del

mondo. Non voglio dilungarmi oltre

qui, ma solo per dirti che mentre ad

esempio negli Stati Uniti e in molti

paesi europei ci sono studi

professionali che sono vere e proprie

aziende, con molti collaboratori, da

noi anche a causa di una pessima

94

legislazione in materia, quando vedi

che in uno studio convivono più

avvocati ti accorgi che quasi sempre

condividono al massimo una

fotocopiatrice, una sala riunioni, una

segreteria. Questa non è condivisione

è suddivisione, suddivisione delle

spese. Spero che questo modo di

pensare il lavoro in tutti i settori sia

presto superato, solo con la vera

condivisione con il vero gioco di

squadra si possono superare gli

ostacoli e creare vero valore in tutto

quello che si fa.

95

La verità è che purtroppo siamo stati

programmati per essere dei giocatori

solitari.

Da bambini facciamo presto a fare

amicizia a giocar subito anche con

bimbi mai visti prima, solo per il gusto

di divertirsi e giocare, correre

insieme. Poi via via che cresciamo ci

giungono insegnamenti che al

contrario ci mettono in guardia dal

prossimo.

Ci sentiamo dire: “ chi fa da sé fa per

tre “ oppure “le società sono belle

dispari e tre son troppi” e così via.

96

Cresciamo nella diffidenza del

prossimo e ci accorgiamo, molto

spesso troppo tardi, che il collega vive

le medesime paure e le medesime

difficoltà e che sarebbe molto più

intelligente sedersi ad un tavolo e

superarle insieme.

Ovviamente ciò lo puoi fare con chi

condivide gli stessi principi fondanti,

chi crede nell’etica nel lavoro, chi

rispetta i propri clienti fino in fondo.

Ecco nel mio settore, che di etico ha

sempre avuto ben poco, essere

riusciti in quello che è riuscito

97

Francesco Di Castri è qualcosa di

veramente rivoluzionario e innovativo.

Per noi è importante poter

condividere pensieri e azioni con

colleghi di tutta Italia, condividere

progetti pratici con quelli più vicini

che so già quello che pensano,

proprio perché le fondamenta sono

condivise e comuni.

E’ anche per questo e per la profonda

stima e amicizia che nutro nei suoi

confronti che questo libro è dedicato

anche a lui e a tutti i soci e amici di

Sinteg.

98

LA FELICITA’

la nostra vita è un viaggio ininterrotto

dalla nascita fino alla morte.Il paesaggio muta, le persone

cambiano,i bisogni si trasformano, ma il

treno prosegue.La vita è il treno – non la stazione

ferroviaria.

PAULO COELHO

Mi addentro in un sentiero difficile ma

ho deciso di scrivere il mio pensiero di

felicità.

99

Sarò breve anche perché non ho la

stoffa di scrivere di massimi sistemi.

dirò quindi del mio pensiero di felicità.

La mia felicità è incontrare tutti i

giorni persone nuove, sono grato di

fare questo lavoro, di avere la

possibilità tutti i giorni di parlare con

molte persone.

Non ce la farei proprio a stare tutto il

giorno, per tutto l’anno accanto allo

stesso collega di lavoro.

100

Non ce la farei proprio a lavorare in

banca ad esempio o in un ufficio

postale.

Anche chi lo fa, direte, incontra molte

persone, ma non è un incontro, è un

momento appena.

Ho il privilegio di poter incontrare

molte persone e di poter scambiare

veramente parole con loro. Non potrei

fare a meno di farlo.

E’ nello scambio con gli altri che

ognuno di noi cresce.

101

Incontro persone che provano invidia

verso altri perché possiedono la

Porsche Cayenne, o l’ultimo modello

di piumino Moncler.

Da quello, misurano il successo della

persona.

Ho avuto, per fortuna, un’educazione

che non mi ha mai fatto pensare in

questo modo.

La mia speranza è quella di trasferire

ai miei figli tutto ciò.

102

La felicità non sta nelle cose, sta nelle

persone.

Esci dal tuo guscio, incontra più

persone, ascoltale, scambia opinioni

senza giudicare, da qui parte la

felicità.

Dagli incontri, dalle persone nascono

le opportunità.

Possedere una cosa ti fa essere

contento, tra contento e felice c’è una

bella differenza.

103

Sono contento di avere un Apple Mac

Book Air.

Sono felice, quando qualcuno

apprezza quello che faccio.

La felicità è nello scambio e nel vivere

ogni momento al massimo.

Per essere felici occorre essere

curiosi.

Impariamo dai bambini.

Qualsiasi cosa facciano, la fanno al

massimo della loro curiosità e sono

felici.

104

Mi viene in mente la definizione di

gioventù di Samuel Ullman:

“La gioventù non è un periodo della

vita, è uno stato d’animo; non è una

questione di guance rosee, labbra

rosee e ginocchia agili; è un fatto di

volontà, forza di fantasia, vigore di

emozioni; è la freschezza delle

sorgenti profonde della vita. Gioventù

istintivo dominio del coraggio, sulla

paura, del desiderio dell’avventura

sull’amore degli agi.

Spesso se ne trova più in un uomo di

60 anni, che in un giovane di

105

20.Nessuno invecchia semplicemente

perché gli anni passano. Si invecchia

quando si tradiscono i propri ideali.

Quando le antenne riceventi sono

abbassate, e il vostro spirito è coperto

dalla neve del cinismo e dal ghiaccio

del pessimismo, allora siete vecchi

anche a 20 anni, ma finché le vostre

antenne saranno alzate, per captare

le onde dell’ottimismo, c’è speranza

che possiate morire giovani a 80

anni.”

106

Invece c’è chi si mette lì, a farsi mille

domande, per poi, quasi sempre, non

partire neppure.

La vita per molti, è treni mai presi o

treni persi.

Molti sono frustrati per questo: “certo

che avrei potuto fare..” “se avessi

provato...”

Sono convinto che anche questo

particolare momento economico ci

aiuterà a fare più affidamento alle

persone che alle cose.

107

Ho ascoltato e letto di Dipak Pant

(leggete tutto di lui e ascoltatelo su

YouTube)

Dipak Raj Pant è docente di economia

sostenibile all’Università Cattaneo di

Castellanza.

Tra i molti interessanti spunti c’è una

domanda che lui pone che mi ha

colpito: “ ...quante camicie può

indossare un uomo ?”

“..quante auto può guidare?”

108

Ti accorgi che a queste domande non

siamo più abituati.

Siamo abituati al contrario ad avere

l’armadio pieno di camicie, salvo poi

mettersi le solite cinque.

E’ anche da qui che passa la nostra

felicità.

Nella nostra capacità di riappropriarsi

di una nostra dimensione vera.

Non è semplice per chi, come me, ha

quarant’anni oggi.

E’ più semplice per i nostri genitori

che hanno vissuto momenti meno

109

felici di quello attuale. Noi dobbiamo

produrre uno sforzo maggiore per

arrivare a questa consapevolezza e

trasferirla, per salvarli, ai nostri figli.

Direte, ma stavi parlando di felicità.

Certo, la felicità passa anche da qui.

Sta nel fare le cose con altre persone

che siano la tua famiglia e i tuoi

amici, i tuoi soci, i tuoi collaboratori.

Io sono felice di fare un lavoro che mi

piace, sono felice di non farlo più da

solo ma condividerlo con soci e

collaboratori, sono felice di

110

condividere con mia moglie i nostri

passi avanti nel lavoro e nella

famiglia.

Sono felice di tornare a casa tutte le

sere e di poter guardare negli occhi

mia moglie e i miei figli, questa,

anche questa è felicità.

Adesso fai una cosa.

Mi raccomando però falla.

Io l’ho fatto dopo aver letto i libri di

Paolo Ruggeri(leggili tutti).

111

Mettiti mezz’ora a sedere da solo,

spegni il telefono, fai in modo che

nessuno ti disturbi.

Prendi una penna ed un foglio. Dai ti

aspetto qui, fallo ora. Scrivi se quello

che sei e fai adesso ti soddisfa.

Dividi il foglio in due colonna. Una dal

titolo “personale”, l’altra dal titolo

“professionale”.

112

Nella colonna personale scrivi come

vanno le cose nelle relazioni che hai,

come va la tua salute, se vorresti

essere più magro o più in forma.

Nella colonna professionale scrivi se il

tuo lavoro ti soddisfa, se vorresti

farne un altro, se hai un sogno nel

cassetto, scrivi anche cose concrete

tipo vorrei avere uno stipendio

mensile di quattromila euro.

113

Una volta che hai scritto questo, scrivi

quello che ti impedisce di raggiungere

gi obiettivi che ti sei segnato.

Mi raccomando, che siano obiettivi

raggiungibili.

Io non ho scritto che voglio diventare

campione del mondo de cento metri.

Sono centodieci chili di peso,

francamente mi pare difficile.

114

Una volta individuati gli ostacoli,

segna il modo di superarli.

Ti accorgerai che hai davanti, tutti

ostacoli superabili.

Adesso sta a te, metterti al lavoro.

Inizia acquistando il biglietto del tuo

treno per la felicità.

Buona vita.

Damiano Felli

115

Ti lascio con Dicky Fox.

Sai chi è? E’ la voce fuori campo del film Jerry Maguire. Alla fine ci partecipa le sue preziose lezioni di vita.

1° affronta la vita con il giusto atteggiamento.

“io adoro alzarmi la mattina, batto le mani e dico: oggi sarà un gran giorno”

2° le relazioni interpersonali contano

“i segreti di ogni mestiere sono i rapporti, i rapporti personali”

3° crea valore, prima di pretenderlo

“senza amore per il prossimo, non si vende uno spillo”

116

4° le sconfitte fanno parte del gioco

“incassa i pugni, domani è un altro giorno”

5° ricorda le cose che contano veramente

“ se il cuore è vuoto, la testa non ha importanza!”

Non ho tutte le risposte. Nella mia

vita, a dire il vero, i fallimenti sono

stati tanti quanti le vittorie, ma amo

mia moglie, amo la mia vita e vi

auguro un successo come il mio.”

Dicky Fox

117

RINGRAZIAMENTI

I ringraziamenti vanno tutti alla mia

famiglia e alla famiglia di mia moglie

per quello che hanno fatto e fanno

per noi.

Vanno al nostro socio Federico e ai

nostri collaboratori Benedetta,

Elisabetta, Monica, Simona, Silvana,

Lorenzo e Rachid.

Vanno ai nostri clienti. Vanno a tutti

gli amici e soci Sinteg.

118

Vanno a Massimiliano e Enrico per

condividere insieme una sfida.

Vanno soprattutto a Te che sei

arrivato a leggere fino a qui, questo

libro, che libro non è, ma soltanto un

modo in fondo per dire che siamo in

grado di cavarcela anche in questo

momento difficile.

Vanno anche ad una persona che non

ho mai conosciuto, e che mai

conoscerò, perché ci ha lasciato

l’anno scorso, lo ringrazio perché aver

sentito le sue parole è stato per me

119

un grande onore. Ringrazio il Prof.

Randy Pausch.

Potete sentire e vedere anche voi su

You Tube la sua last lecture.

Buona fortuna a te e buona vita.

Damiano Felli

La fortuna è la sola che si raddoppia quando la si condivide.

Albert Schweltzer

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