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Banche e territorio VITERBO FINANZIAMENTI A IMPRESE E FAMIGLIE «Prestiti ridotti e molta prudenza» È questo, secondo un'indagine a livello locale, l'atteggiamento delle aziende di credito nei confronti dell'economia reale. Ma le banche ribattono: «Finanziamo di più della media nazionale». I FABIO SGROI MODELLO AD HOC «Stiamo creando, un modello ad hoc per la sospensione delle rate, che va al di dei parametri della normativa nazionale. E cioè le moratorie, che sono molto stringenti », dice Massimo Caporossi, direttore generale di Banca di Viterbo Credito cooperativo. A nche la provincia di Viterbo non è stata ri- sparmiata dall'atteggia- mento di prudenza assunto dalle banche locali. I dati relativi alle di- namiche del mercato del credito evidenziati dal tredicesimo Rap- porto sull'economia della Tuscia Viterbese, realizzato dall'Osser- vatorio economico provinciale e dall'istituto di ricerca "Gugliel- mo Taghacarne" per la Camera di commercio di Viterbo, infatti, parlano chiaro: alla fine del 2012 (ultime rilevazioni disponibili), gli impieghi da parte del sistema bancario locale sono diminuiti dell'I,2% (a quota 5,1 miliardi di euro) rispetto allo stesso perio- do dell'anno precedente. Tutto questo mentre i depositi bancari sono cresciuti del 4,3%. «Alla luce di questi andamen- ti», si legge nel documento, «si può osservare come il rapporto impieghi/depositi (passato dal 127,7% di fine 2011 al 121% di fine 2012) evidenzi una minore espo- sizione da parte delle banche locali, indicando quindi un com- portamento maggiormente orien- tato alla prudenza da parte degli istituti creditizi viterbesi, indotto dalle persistenti tensioni finanzia- rie e dal grado di rischiosità del credito». Un rapporto che, prose- gue l'indagine, risulta «inferiore sia rispetto a quello rilevato per il Lazio (223%), sia rispetto a quello nazionale (156,8%)». Il tessuto imprenditoriale del viterbese è molto particolare, es- sendo costituito per il 72% da dit- te individuali. E forte, inoltre, la tendenza alla terziarizzazione del tessuto produttivo (il peso del valore aggiunto dei servizi sul totale si è attestato suir81% nel 2011). Un trend comune anche all'economia regionale e naziona- le, e che va a scapito in particolar modo del settore industriale. OLTRE I RATING È in questo contesto, dunque, che si trovano a operare gh istituti di credito. «La Banca di Viterbo Credito co- operativo ha continuato a "fare" la banca anche nei momenti più acuti della crisi», sostiene il di- rettore generale Massimo Ca- porossi. «Può sembrare un con- cetto ovvio ma non lo è, visto che una serie di situazioni come le nuove normative di riferimento e le grandi problematiche legate ai rating hanno spinto il sistema del credito a chiudersi a riccio. Per quanto riguarda le iniziative verso famiglie e privati, la banca ha dato la massima disponibilità a rivalutare la possibilità di allun- gare i termini di pagamento del- le rate. Andando oltre. Stiamo creando, infatti, un modello ad hoc per la sospensione delle rate che va al di là dei parametri del- la normativa nazionale. E cioè le moratorie, che sono molto strin- genti. Esistono alcuni paletti del- H

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Banche e territorio

VITERBO FINANZIAMENTI A IMPRESE E FAMIGLIE

«Prestiti ridotti e molta prudenza» È questo, secondo un'indagine a livello locale, l'atteggiamento delle aziende di credito nei confronti dell'economia reale. Ma le banche ribattono: «Finanziamo di più della media nazionale».

I FABIO SGROI

MODELLO AD HOC «Stiamo creando, un modello ad hoc per la sospensione delle rate, che va al di là dei parametri della normativa nazionale. E cioè le moratorie, che sono molto stringenti », dice Massimo Caporossi, direttore generale di Banca di Viterbo Credito cooperativo.

Anche la provincia di Viterbo non è stata r i ­sparmiata dall'atteggia­

mento di prudenza assunto dalle banche locali. I dati relativi alle di­namiche del mercato del credito evidenziati dal tredicesimo Rap­porto sull'economia della Tuscia Viterbese, realizzato dall'Osser­vatorio economico provinciale e dall'istituto di ricerca "Gugliel­mo Taghacarne" per la Camera di commercio di Viterbo, infatti, parlano chiaro: alla fine del 2012 (ultime rilevazioni disponibili), gli impieghi da parte del sistema bancario locale sono diminuiti dell'I,2% (a quota 5,1 miliardi di euro) rispetto allo stesso perio­do dell'anno precedente. Tutto questo mentre i depositi bancari sono cresciuti del 4,3%.

«Alla luce di questi andamen­ti», si legge nel documento, «si può osservare come i l rapporto impieghi/depositi (passato dal 127,7% di fine 2011 al 121% di fine 2012) evidenzi una minore espo­sizione da parte delle banche locali, indicando quindi un com­portamento maggiormente orien­tato alla prudenza da parte degli istituti creditizi viterbesi, indotto dalle persistenti tensioni finanzia­rie e dal grado di rischiosità del credito». Un rapporto che, prose­gue l'indagine, risulta «inferiore sia rispetto a quello rilevato per il Lazio (223%), sia rispetto a quello nazionale (156,8%)».

I l tessuto imprenditoriale del viterbese è molto particolare, es­sendo costituito per il 72% da dit­te individuali. E forte, inoltre, la

tendenza alla terziarizzazione del tessuto produttivo (il peso del valore aggiunto dei servizi sul totale si è attestato suir81% nel 2011). Un trend comune anche all'economia regionale e naziona­le, e che va a scapito in particolar modo del settore industriale.

OLTRE I RATING È in questo contesto, dunque, che si trovano a operare gh istituti di credito. «La Banca di Viterbo Credito co­operativo ha continuato a "fare" la banca anche nei momenti più acuti della crisi», sostiene i l di­rettore generale Massimo Ca­porossi. «Può sembrare un con­cetto ovvio ma non lo è, visto che una serie di situazioni come le nuove normative di riferimento e le grandi problematiche legate ai rating hanno spinto il sistema del credito a chiudersi a riccio. Per quanto riguarda le iniziative verso famiglie e privati, la banca ha dato la massima disponibilità a rivalutare la possibilità di allun­gare i termini di pagamento del­le rate. Andando oltre. Stiamo creando, infatti, un modello ad hoc per la sospensione delle rate che va al di là dei parametri del­la normativa nazionale. E cioè le moratorie, che sono molto strin­genti. Esistono alcuni paletti del-

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la normativa che precludono a molti l'accesso a questa tipolo­gia di strumento. Un esempio su tutti è il reddito massimo che bi­sogna avere per potere accedere alle agevolazioni. Noi, tra le al­tre cose, stiamo rivedendo que­sto parametro per venire incon­tro alle esigenze delle famiglie e dei privati. Un modo per permet­tere loro di pianificare le spese e affrontare i l futuro con meno stress».

La Banca di Viterbo, che in provincia conta complessivamen­te 16 filiali, di cui nove nel capo­luogo, ha messo in piedi delle iniziative anche nei confronti dei cassintegrati. «Insieme con una piccola banca locale e in collabo­razione con la provincia abbiamo messo a disposizione finanzia­menti per sostenere la cassa in­tegrazione straordinaria. Non ci sono state molte adesioni, però la nostra parte la stiamo facendo», dice Caporossi.

MUTUI IN LIEVE RIPRESA «Nella provincia di Viterbo, il no­stro istituto di credito opera con 28 sportelli e 171 risorse viterbe­si e detiene quasi il 12% delle quo­te di mercato, sia dei depositi, sia degH impieghi. E pertanto una banca di riferimento per questa

provincia, radicata fin dal 1994 quando l'allora Credito agrario bresciano (che con la Banca San paolo ha dato origine al Banco di Brescia nel 1999) ha acquisito i l controllo della storica Banca del Cimino», dice Rosario Sarace­ni, direttore territoriale per Vi­terbo dell'istituto del gruppo Ubi Banca. «In questi anni di grave crisi, il Banco si è fatto promoto­re e ha sempre aderito a tutte le iniziative tese a sostenere le fami­glie e le imprese in difficoltà. Ne sono la prova accordi istituziona-H, intese categoriali, adesioni a iniziative governative e dell'Abi, costituzione di appositi plafond per le Pmi, sospensione delle rate dei mutui per famiglie e imprese in difficoltà, emissioni di social bond, anticipazione della cassa integrazione ai capifamiglia di­soccupati e altro», dice Saraconi.

«Anche a seguito della campa­gna promozionale del prodotto Mutui per le giovani coppie ab­biamo registrato variazioni po­sitive sia in termini di impieghi alle medie e piccole imprese, sia alle famiglie. Anche per quanto riguarda la qualità del credito i l Banco di Brescia ha registrato andamenti dei crediti deteriorati meno negativi della media del sistema», sottolinea Saraconi.

Già, i mutui. Come sta andan­do questo mercato nel Viterbese? «Una ripresa si comincia a ve­dere», risponde Caporossi. «Sei mesi fa, allo scopo di stimolare la richiesta, Banca di Viterbo ha lan­ciato un plafond pari a 10 milioni di euro per facilitare la sottoscri­zione di mutui prima casa, a tassi agevolati, e anche per lavori di ristrutturazione. Dopo un perio­do di scetticismo della clientela nei confronti non della nostra banca, ma del sistema bancario in generale, adesso, negli ultimi quattro mesi, si iniziano a vede­re i risultati di questa iniziativa. Del resto mi pare normale: in un momento in cui gran parte delle banche, come detto, si chiude a riccio, qualsiasi tentativo di anda­re controcorrente viene visto con cautela. Almeno all'inizio», dice Caporossi.

PRESTITI ALLE IMPRESE E per le imprese? Che cosa hanno fatto le banche locali per soste­nere gli imprenditori? L'indagine della camera di commercio espri­me numeri impietosi: credito ri­dotto e molta prudenza. E dav­vero cosi? «Una banca è solo un intermediario: se non ha approv­vigionamenti, non può erogare finanziamenti, ed è suo dovere

MENO IMPIEGHI, PIÙ DEPOSITI Secondo il Rapporto sull'economia della Tuscia Viterbese, commissionato dalla camera di commercio di Viterbo, nel 2012 gli impieghi del sistema bancario locale sono diminuiti dell'1,2%, mentre i depositi bancari sono cresciuti del 4,3%. Sopra, una foto panoramica di Viterbo.

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Banche e territorio

IN CONTROIENDENZA «In provincia di Viterbo, il Banco di Brescia lia impegnato circa mezzo miliardo in affidamenti e mutui a imprese e famiglie, con un tasso di crescita pari airi% medio l'anno fra il 2008 e il 2013. Tutto questo mentre si è verificato un calo a livello di sistema », dice Rosario Saraceni, direttore territoriale per Viterbo.

selezionare a chi dare credito. Premesso questo, i l Banco di Brescia, in provincia di Viterbo, ha impegnato circa mezzo miliar­do in affidamenti e mutui a im­prese e famiglie, con un tasso di crescita pari a i r i% medio l'anno fra i l 2008 e i l 2013. Tutto questo mentre si è verificato un calo a livello di s is tema», risponde Sa­raceni.

«Nello stesso intervallo di tem­po, i fatturati di mol t i comparti dell'economia viterbese si sono più che dimezzati e i l valore ag­g iunto complessivo ha subito contrazioni dell 'ordine del 30%. Oltre a ciò, i l Banco ha intrapre­so una serie di iniziative (come la trasformazione delle forme tecniche di finanziamento o le ristrutturazioni del debito o delle scadenze) che hanno assicurato, soprattutto alle imprese artigiane e alle Pmi, di continuare a opera­re», precisa Saraconi.

MENO RICHIESTA... «Banca di Viterbo, con i suoi 103 anni di storia, è una banca che vive per i l territorio. Ogni azienda che chiude è per noi una sconfitta e soprattutto una prospettiva mino­re pe rché i l nostro mercato non è illimitato», afferma Caporossi. «Che cosa abbiamo fatto per le imprese? La banca ha elaborato, tre anni fa, un piano strategico che prevedeva una ipotesi di cre­scita degli impieghi pari al 4%. Alla fine del 2012 abbiamo regi­strato un +2%, mentre alla fine dello scorso anno siamo andati in pareggio. Significa che siamo riusciti a impiegare quello che ci hanno restituito, ma ciò non è di­peso da noi. La banca ha un buon patrimonio di liquidità, buoni l i ­velli di capitale rispetto al rischio. I l problema è che non c'è richie­

sta da parte degli imprenditori». Insomma, poche richieste di

credito. «Esa t tamente» , aggiun­ge Caporossi. «Quat t ro mesi fa abbiamo lanciato una iniziativa, denominata Sos Impresa, con l'obiettivo di sostenere le aziende del territorio, mettendo a dispo­sizione un plafond di 10 mil ioni con prestiti della durata massima di due anni per i l ripristino della liquidità e fino a cinque anni per nuovi investimenti. Le richieste di finanziamento che stanno arri­vando riguardano, nella maggior parte dei casi, i l ripristino della liquidità. Pochissime sono state le richieste per investimenti».

In effetti, anche i dati dell'ul­t imo Rapporto su l l ' economia della Tuscia Viterbese sembrano confermare ciò. Solo ril% degM imprendi tor i della provincia di Vi te rbo ha investi to nel 2012. I settori in cui g l i investimenti hanno avuto un maggior impul­so sono stati i l terziario avanzato (+2,7%) e i l turismo (+2,1%). Le imprese artigiane hanno incre­mentato i loro investimenti dello 0,4%, mentre le altre dello 0,9%. Per quanto riguarda la destina­zione degli investimenti emerge come quest 'ultimi sono stati in­dirizzati per lo più ad attività per l'aumento della capacità produtti­va (opzione scelta dal 34,8% degli imprenditori), alla sostituzione di macchinari obsoleti e alla ridu­zione dei costi (entrambe 23,9%).

... E PIÙ SELEZIONE M a è vero che la selezione del credito è più marcata? «E normale che sia cosi», sottolinea Caporossi. «Per una banca è diventato ormai un percorso obbligato, visto che gl i scenari in cui si trova a ope­rare sono cambiati in maniera importante. Un esempio: la Ban­

ca d'Itaha, in questo momento, sta mostrando molta attenzione ai tassi di copertura sui crediti deteriorat i i n maniera rilevan­te. Nonostante questo contesto. Banca di Vi terbo ha deciso di rimanere vicino alle imprese e questo, ovviamente, comporta anche un aumento del credito deteriorato. Credo che una ban­ca che si definisca locale abbia i l dovere-diritto di selezionare i l credito in maniera importante. A maggior ragione deve farlo un istituto bancario con dimensioni limitate. Noi sosteniamo solo le imprese che riteniamo possano avere un futuro».

«Basilea 2 può aver creato r i ­gidità in fase di attribuzione del merito creditizio, soprattutto alle imprese meno strutturate. I l Ban­co di Brescia, come credo tutte le aziende di credito che hanno a cuore lo sviluppo delle economie in cui sono radicate, ha integrato le procedure di affidamento con valutazioni di natura qualitativa, per recuperare quegh elemen­t i r i levanti ma non espressi (o non espressi correttamente) dai dati».

Quanto conta la collaborazio­ne con le associazioni di catego­ria e con i confidi? «Per la Banca di Viterbo hanno rappresentato elementi importanti di confron­to e di stimolo (e continuano a farlo). Gli incontri sono continui e spesso è accaduto anche di ela­borare dei prodot t i specifici o delle iniziative proprio su loro suggerimento. Uno di questi è l'agevolazione che concediamo alle imprese femminili e a quel­le di nuova cos t i tuz ione» , dice Caporossi.

«I confidi sono i l nostro cana­le privilegiato nella gestione del rapporto banche-imprese, per i l loro ruolo (r iconosciuto) di garanti delle linee di credito ac­cordate dal sistema creditizio», aggiunge Saraconi. «Con Basilea 2, le garanzie dei confidi hanno potuto essere utilizzate per ridur­re i l rischio di credito e creare un circolo virtuoso nel rapporto, so­prattutto, con le piccole e medie imprese». •

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VITERBO PARLA FERINDO PALOMBELLA

Tassi alti e troppe garanzie Lo afferma il presidente della camera di commercio locale. Che rilancia: le banche dovrebbero credere di più nei progetti delle aziende.

I FABIO SGROI

F >erindo Palombella, pre­sidente della Camera di Commercio di Viterbo,

ne è convinto: è sull'imprenditoria giovanile che bisogna puntare per dare nuova linfa al sistema produtti­vo locale. «Nonostante sia sfavorita dalla recessione in atto, dalle restri­zioni del credito che ostacolano la nascita di nuove attività e dal clima di sfiducia che trattiene lo sviluppo di iniziative aziendali, l'imprendito­ria giovanile può rappresentare un importante motore di sviluppo per i sistemi economici locali», sostiene il numero uno dell'ente camerale. «Proprio l'economia del territorio, con il supporto di politiche econo­miche mirate, potrebbe beneficiare della spinta innovativa che spesso caratterizza le attività produttive condotte dai giovani».

E il sostegno alla creazione di nuove aziende, insieme al raffor­zamento delle reti di impresa, la diffusione della green economy per 10 sviluppo dei territori e la valoriz­zazione economica del patrimonio culturale, rappresentano le chia­vi strategiche su cui si sta muo­vendo la camera di commercio . Con quale obiettivo? «Dare il via a un'azione di sistema che, attraver­so la condivisione di obiettivi a più livelli istituzionali, contribuisca al miglioramento della competitività del sistema produttivo».

Certo, il sistema bancario locale deve fare la sua parte, sostenendo 11 territorio. Le imprese viterbesi sono soddisfatte del contributo che stanno dando gli istituti di credito locali oppure no? BancaFìnanza lo ha chiesto a Palombella.

Domanda. Com'è il rapporto con il sistema bancario locale?

Risposta. La relazione, negli

ultimi anni, si è fortemente modi­ficata, nel senso che oggi le ban­che prestano molta più attenzione all'erogazione di fondi. Questo atteggiamento, sostanzialmente, mette in difficoltà le imprese so­prattutto per due motivi: primo, per una maggiore richiesta di ga­ranzie; secondo, per la questio­ne legata al rating, che porta gli istituti di credito ad aumentare gli interessi. Pensi che, nella pro­vincia di Viterbo, i tassi applicati da alcune banche raggiungono anche le due cifre.

D. E ciò rappresenta im fre­no allo sviluppo delle impre­se...

R. Indubbiamente. Il problema è che le banche guardano più al mattone che alla progettualità delle aziende. E questo, alla lunga, incide molto nel contesto del tessuto pro­duttivo viterbese, costituito molto da imprese attive nell'agricoltura e nell'artigianato. Nella nostra pro­vincia c'è molto terziario, e ci sono soprattutto micro imprese.

D. Le aziende soffrono e gli impieghi del sistema bancario locale sono in diminuzione...

R. I dati del tredicesimo Rap­porto dell'economìa della Tuscia Viterbese dicono questo. Per quan­to riguarda il credito erogato dal­le banche, abbiamo riscontrato una diminuzione degli impieghi bancari pari al 2% fra il giugno del 2012 e lo stesso mese del 2013 e i l calo è riferito alle imprese. L'altro dato che fa saltare sulla sedia è l'aumento delle sofferen­ze bancarie del 14,3%. Quindi: da una parte soffrono gli impieghi, dall'altra parte aumentano le sof­ferenze. Risulta chiaro che in una situazione del genere le difficoltà

sono evidenti, soprattutto in una provincia, come quella di Viterbo, che è "addica": siamo entrati più tardi in una situazione di crisi, ma ne usciremo dopo rispetto ad altre zone del nostro paese.

D. Gli ultimi dati disponibi­li sono quelli di giugno 2013. Pensa che da allora a oggi la situazione sia migliorata oppu­re no?

R. Penso che sia ulteriormente peggiorata. Le dico questo perché c'è un fenomeno che negli ultimi mesi si sta evidenziando. E cioè: an­che il panorama dei confidi sta en­trando in crisi. E questo va a som­marsi in un contesto nel quale le imprese, oggi come oggi, chiedono sempre meno credito alle banche.

D. C'è differenza, per l'im­prenditore, nel rapportarsi con le banche effettivamente locali, rispetto a quelle per così dire nazionali?

R. Per rispondere al quesito mi pare doveroso fare una premes-

CONFIDI INORISI «Anche il panorama dei confidi sta entrando in crisi. E questo va a sommarsi in un contesto nel quale le imprese, oggi come oggi, chiedono sempre meno credito alle banche», afferma Ferindo Palombella, presidente della Camera di commercio di Viterbo.

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Banche e territorio

PRODOTTI TIPICI La Camera di commercio di Viterbo (sotto) Ila puntato particoiarmente sulla valorizzazione dei prodotti tipici locali: dalla nocciola alla castagna, dal vino all'olio.

sa. Nella nostra provincia, tutte le aziende di credito che operano possono essere considerate locali. Mi spiego meglio con un esempio: prendiamo la Cassa di risparmio di Viterbo. Adesso è entrata nel grande circuito di Intesa Sanpaolo, ma non abbiamo riscontrato dif­ferenze evidenti rispetto a prima. La testa era ed è rimasta in provin­cia di Viterbo. Da noi abbiamo un buon numero di banche di Credito cooperativo. Che però, secondo me, presentano un limite: hanno liquidità fino a un certo punto, poi bloccano i finanziamenti.

D. La frequente rotazione dei direttori di filiale rappresenta un problema per gli impren­ditori?

R. Altro che. La provincia viter­bese è piccola, conta 60 comuni e poco meno di 300 mila abitanti. In­somma, è una provincia che si toc­ca con mano. Il turnover continuo dei direttori di filiale da noi è molto frequente. E rappresenta un vero e proprio danno perle aziende. Sento sempre più spesso gli imprenditori lamentarsi. Tenga conto che, come più volte sottolineato in questa in­tervista, ci troviamo di fronte a mi­croimprese e quindi, molto spesso, il direttore di agenzia riveste una funzione - diciamo cosi - di "con­fessore". E chiaro che, cambian­do continuamente interlocutore, i l problema che ha l'imprenditore è

quello di ricominciare da capo la re­lazione con il nuovo direttore. Non va bene. Personalmente ho anche affrontato l'argomento in più di una circostanza con chi adotta questi meccanismi. La risposta? Si con­sidera più i l logo della banca che le persone che vi lavorano. Come potrà intuire, questo è un discorso che riguarda più che altro i grandi gruppi bancari.

D. Il sistema dei confidi ftm-ziona in provincia di Viterbo?

R. In ogni settore operano al­meno due consorzi fidi. E questo, a mio parere, è un limite. La mag­gior parte dei consorzi di garanzia fidi sono 106, mentre altri, legati al settore industria e agricoltura, han­no aderito ai 107 regionali. Questi ultimi sono riconosciuti dalle ban­che come organismi più credibili, perché sono vigilati dalla Banca d'Italia. Si tratta di confidi che dan­no garanzie fino al 50% e quindi svolgono una funzione molto im­portante. La Camera di commercio di Viterbo crede molto in questi organismi. Da tempo, ormai, ogni anno inserisce nel proprio bilancio circa 500 mila euro, con l'obiettivo di aumentare le garanzie prestate del 30%. Con il supporto dell'ente camerale, dunque, l'impresa può arrivare fino air80% delle garanzie richieste. In alcuni casi, una parte di questi fondi può servire anche per l'abbattimento del tasso di in­teresse fino al 2,5%. In passato, la camera di commercio concedeva la possibilità di abbattere i l tasso direttamente all'impresa. Oggi non è più cosi. Crediamo che lo stru­mento dei confidi tuteli meglio le imprese. E poi c'è un altro aspetto da considerare.

D. Quale? R. I consorzi di garanzia fidi

hanno un potere contrattuale nei confronti delle banche che è di­verso rispetto a quello del singolo imprenditore. In alcuni casi, come nell'agricoltura, è stata proprio la camera di commercio a spingere per la costituzione dei confidi.

D. Quale messa lo si sente di dare, in questo particolare momento, al sistema bancario locale?

R. Gli istituti di credito dovreb­

bero credere di più nella voglia di fare impresa, nella scommessa di un buon progetto e nei consorzi fidi. Quella di Viterbo è una pro­vincia dove l'imprenditoria locale è viva e frizzante. E un'imprenditoria che ha ancora voglia di fare e di mettersi in gioco.

D. E agli imprenditori quali su^erimenti darebbe?

R. Devono avere il coraggio di innovarsi ancora di più e dì diversi­ficare la propria attività. Penso che, in questa fase particolare, concen­trarsi in una attività sia diventato assai rischioso. Ci sono alcuni set­tori, come l'artigianato, l'agricol­tura, ma anche l'industria, in cui è possibile diversificare e avere uno spaccato più ampio. Bisogna aprirsi anche ai mercati nuovi, al mondo dell'internazionalizzazione in generale.

D. Ci sono imprese che in questo momento staimo inve­stendo in innovazione?

R. Si. Abbiamo timidi segnali, grazie anche al lavoro che sta fa­cendo la camera di commercio, che offre formazione soprattutto alle nuove aziende.

D. Quali iniziative sta met­tendo in campo o ha messo in campo la Camera di commer­cio di Viterbo per sostenere le imprese? Quali sono i progetti per U 2014?

R. Intanto abbiamo dato un forte impulso al settore agroalimentare e in generale ai prodotti tìpici della nostra provincia: dalla nocciola alla castagna, dal vino all'olio. Valoriz­zare il territorio significa valoriz­zare l'impresa e quindi i prodotti. Stiamo dando spazio all'interna­zionalizzazione, accompagnando le imprese all'estero e puntando sulle nuove generazioni. Alcuni anni fa siamo entrati nelle scuole, promuovendo l'attività di impresa, organizzando corsi, con l'obiettivo di far comprendere ai giovani che oggi il posto fisso non esiste più e che è possibile costruirsi un futuro puntando su se stessi. Insomma, per le aziende è necessario fare un salto culturale. Che, naturalmente, deve essere accompagnato con le politiche di credito, di sviluppo e di innovazione. •

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