finanza/formazione Come è cambiata la gestione del rischio?. TM maggio 2014_Risk... · Corsi...
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116 · TM Maggio 2014
A sei anni dall’inizio della crisi
finanziaria, il risk management
ha subito dei cambiamenti
importanti e con esso è mutato il ruolo
del risk manager. «A mio avviso», affer-
ma Michele Framba, Financial risk mana-
ger presso Prometeia, «i principali cam-
biamenti si sono sviluppati come rispo-
sta a due diverse esigenze. Da un lato,
come conseguenza dello sviluppo di ulte-
riori obblighi normativi il cui obiettivo è
di aumentare la capacità delle istituzioni
finanziarie di reagire a situazioni di crisi,
rafforzando primariamente il capitale e la
liquidità, dall’altro con il proposito di con-
solidare modelli e strumenti gestionali
di governo operativo dei rischi. Su alcu-
ni rischi», prosegue Framba, «stiamo assi-
stendo alla convergenza tra gli aspetti rego-
lamentari e gestionali, i risk manager
dovrebbero pertanto valorizzare i proprio
strumenti gestionali in chiave regola-
mentare. È aumentata la consapevolezza
su alcuni tipi di rischi precedentemente
sottostimati, ad esempio il rischio di liqui-
dità. Non dimentichiamo che la recente
crisi finanziaria è stata in prevalenza una
crisi di liquidità, estesa poi anche all’eco-
nomia reale. Inoltre, più che agli aspetti
quantitativi della modellistica sui rischi,
le evoluzioni si sono manifestate soprat-
tutto nell’ambito dei processi. Il ruolo del
risk manager evolve sempre più verso una
visione integrata dei rischi e una parteci-
pazione attiva ai processi strategici della
banca, pensiamo ad esempio al contri-
buto ai processi di pricing dei prodotti
finanziari corretti per il rischio.»
Secondo Mauro Beneduci, partner di
Sdg Italy, «la lunga crisi finanziaria ha
costretto le organizzazioni ad assumere
una maggiore consapevolezza della loro
fragilità e quindi dei rischi ai quali sono
esposte. Il risk management ha dovuto
di conseguenza adattarsi supportando sem-
Come è cambiata lagestione del rischio?
finanza/formazione
In settembre partirà, presso il Centro di Studi Bancari, il percorso formativo ‘Executive Master
Risk Management. Basilea 3: aspetti operativi per i diversi profili professionali’.
Percorsi formativi per i singoli profili professionali
Sistema Staff di Asset Amministrazione/ Consul.
di controllo Direzione management/ Operations alla
Corsi interno Trading clientela
C1 Status e trendnell'ambito 4 4
del risk management
C2 Risk governancee la nuovaordinanza sullapresentazione dei 4 4 4 4 4 4 4 4 4
conti delle banche
C3 La gestionedel rischio di 12 12 12 12 12 12 12 12
credito
C4 La gestione della 12 12 12 12 12 12 12 12
tesoreria
C5 La gestione dei rischi 12 12 12 12 12 12 12
operativi
C6 Investment performancee risk 16 16 16 16 16 16 16
managementnell'asset management
C7 Audit nell'ambito 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8 8
del riskmanagement
C8 La comunicazionenell'ambito del risk 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4 4
management
Totale ore consigliate 72 72 68 28 40 40 68 28 40 40 40 40
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zie
ndale
pre di più la Direzione alla comprensio-
ne dei fenomeni legati alla crisi e alle rela-
tive minacce. Il risk manager di oggi deve
concentrarsi sempre di più sull’indagine
dei dati, sul controllo e deve essere parte
attiva, direi consulente interno, nei pro-
cessi di mitigazione. Questa figura deve
occuparsi prevalentemente di temi lega-
ti all’organizzazione, all’analisi dei dati e
all’informatica. Si tratta di un ruolo che,
a tutto campo, deve saper interloquire con
tutte le funzioni aziendali e deve cono-
scere profondamente i processi aziendali».
Rimangono ancora numerose sfide da
affrontare tanto che alla domanda di cosa
sia cambiato nel risk management Gior-
gio Compagnoni, risk manager presso Pkb
Privatbank afferma che «in realtà sareb-
be da chiedersi che cosa non è ancora cam-
biato nel risk management dallo scoppio
della crisi. Gli organismi internazionali
stanno implementando un sistema mol-
to più completo e al tempo stesso capil-
lare nel controllo dei rischi, si pensi ad
esempio alla nuova normativa sulla liqui-
dità e le limitazioni per il rischio di con-
centrazione verso le banche sistemiche.
Sicuramente oggi il ruolo del risk mana-
ger non si limita più al controllo ex-post,
infatti ogni scelta strategica e operativa
deve essere sempre vagliata in termini di
rischio prima di essere implementata».
Di fatto nel risk management le sfide
operative e strategiche rimangono nume-
rose. Sempre secondo Giorgio Compa-
gnoni, «una delle sfide più importanti è
quella di poter integrare le analisi di rischio
ex-ante in tutti i processi aziendali e que-
sto richiederà un coinvolgimento ancora
maggiore del risk management». Secon-
do Michele Framba, «i risk manager oggi
sono impegnati in progetti di adegua-
mento regolamentare e gestionale, sia sul
piano quantitativo che qualitativo; si pen-
si principalmente agli impatti del quadro
normativo di Basilea 3. Anche il monito-
raggio e la gestione dei rischi di tasso di
interesse hanno assunto un ruolo rilevante.
In virtù della rilevante esposizione delle
banche commerciali svizzere, la Finma sta
svolgendo controlli e valutazioni sull’ope-
rato del risk management. Dal punto di
vista strategico la gestione dei rischi deve
mirare a preservare il valore della banca
e la sua capacità di produrre reddito».
Didier Marteau, professore ordinario
presso la Ecole supérieure de commerce
de Paris, afferma che «la questione cen-
trale rimane quella della determinazione
del ‘giusto valore’, ossia la valorizzazio-
ne dei prodotti derivati e strutturati nei
portafogli bancari. Le norme contabili
impongono alle banche di contabilizzare
questi strumenti finanziari ai prezzi di
mercato. In assenza tuttavia di un mer-
cato liquido la contabilizzazione avviene
sulla base di un modello, il cosiddetto prin-
cipio ‘mark to model’. In questo caso la
valutazione è caratterizzata da una gran-
de incertezza, che si rispecchia nei risul-
tati relativi agli stress test. Si pensi che
nelle grandi banche d’investimento, più
del 90% del portafoglio valorizzato fair
value si basa su un valore di modello, dif-
ficile, se non impossibile, da controllare.
Qual è allora l’affidabilità degli indicato-
ri di rischio prudenziali che servono a cal-
colare i fondi propri necessari a livello
normativo, il cui obiettivo legittimo è quel-
lo di coprire i rischi di mercato ? A que-
sto riguardo», conclude Didier Marteau,
«è deplorevole il fatto che nell’ultimo rap-
porto ufficiale dedicato alle norme con-
tabili, il rapporto Maystadt, redatto su
richiesta del commissario europeo Michel
Barnier, non si faccia alcun riferimento a
questa problematica».
In un contesto normativo in continua
evoluzione, teso sempre più a ridurre i
margini di incertezza in ambito finanzia-
rio, il fattore umano e quello dell’It rive-
stono un ruolo primario. Secondo Mau-
ro Beneduci, «questi due fattori sono estre-
mamente importanti e giocano ruoli deter-
minanti nei processi aziendali e a maggior
ragione nel supporto e nella gestione di
un sistema di risk management. La com-
ponente umana ha importanza strategica
e la componente informatica ha impor-
tanza tattica. Ad oggi non si può pensare
118 · TM Aprile 2014
Da sinistra, Mauro Beneduci, partner Sdg Italy con sede a Caronno Pertusella
(Varese); Giorgio Compagnoni, Frm manager e vice presidente presso Pkb Privat-
bank Lugano; Michele Framba, Frm manager di Prometeia Milano; Didier Marteau,
professore ordinario all’Ecole supérieure de commerce de Paris; Helen Tschümper-
lin Moggi, responsabile Area finanza, Centro di Studi Bancari a Vezia.
ad un efficace sistema di risk management
senza avere tool informatici adeguati, ban-
che dati centralizzate, procedure auto-
matizzate di controllo. Ma le scelte e le
competenze fanno parte della sfera uma-
na e non potranno mai essere delegate ai
sistemi».
Da qui emerge chiaramente l’impor-
tanza della diffusione di una cultura del
rischio all’interno di un’azienda. Per Gior-
gio Compagnoni, «la diffusione della cul-
tura del rischio permette chiaramente di
ridurre la frequenza e l’impatto degli even-
ti negativi e un incentivo a tale scopo
potrebbe essere quello di affiancare
all’obiettivo di rendimento anche quello
di un comprovato controllo del rischio. Il
fattore umano e di conseguenza la sua for-
mazione restano i presupposti indispen-
sabili; infatti il risk management si evol-
ve solo con una maggiore consapevolez-
za della realtà finanziaria». Anche secon-
do Mauro Beneduci «senza una sana e dif-
fusa cultura del rischio interna non si può
avere un efficace approccio al rischio. Que-
sto è un aspetto prioritario sul quale
l’azienda è tenuta ad investire. Lo dico-
no le normative ma è facile comprende-
re quanto sia necessario rispettare questa
condizione: senza sensibilità al tema di
rischio non si avrà partecipazione e proat-
tività alla gestione dello stesso».
«In questo contesto per fornire un con-
creto supporto agli operatori della piaz-
za», spiega Helen Tschümperlin Moggi,
responsabile Area finanza presso il Cen-
tro di Studi Bancari, «il Centro di Studi
Bancari, in collaborazione con l'Institu-
te of finance dell’Università della Sviz-
zera italiana, propone la sesta edizione
dell’ ‘Executive Master Risk Management.
Basilea 3: aspetti operativi per i diversi
profili professionali’, rivolto a chi è coin-
volti nell’identificazione, nella quantifi-
cazione, nel controllo e nella gestione del
rischio».
Partendo dall’analisi dello status e dei
trend in atto, si vuole innanzitutto offri-
re una panoramica sulle maggiori sfide e
le best practice in atto nel settore del risk
management, soprattutto dal punto di
vista delle banche di piccola e media
dimensione.
Vengono poi approfonditi la gestione
del bilancio secondo Basilea 3, la gestio-
ne del rischio di credito, della tesoreria e
dei rischi operativi. Un particolare focus
viene dato alla investment performance
e risk management nell’asset management.
Il corso si conclude con un approfondi-
mento sull’audit nel risk management e
sulle strategie di comunicazione diffe-
renziate a seconda della tipologia
dell’interlocutore e dell’attività bancaria.I
singoli corsi dell’intero percorso forma-
tivo possono essere frequentati singolar-
mente per permettere ai fruitori di sce-
gliere le tematiche in funzione dei pro-
pri bisogni e di costruire percorsi perso-
nalizzati. A questo proposito la matrice
sotto la rubrica ‘destinatari’ costituisce un
valido supporto.
L’Executive Master avrà inizio venerdì
5 settembre 2014 per una durata di 72 ore
accademiche su un arco temporale di 4
mesi.
Elena Steiger