Filologia racconto di Leonardo Sciascia

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Sciascia alla Camera febbraio 1980: Quanto al tema in discussione, debbochiedere scusa, ma non posso non ricordareche nell'altra mia attività, che poiè quella che mi ha portato incidentalmentequi, proprio sul nascere della Commissioneantimafia, ho scritto e pubblicatoun racconto intitolato Filologia, nel qualesi descrive un dialogo tra un mafioso coltoed uno rozzo sull'etimologia e le implicazionistoriche della parola mafia.

Il mafioso colto, cioè, istruiva quelloignorante su ciò che avrebbe dovuto direalla Commissione antimafia e su ciò chela Commissione antimafia gli avrebbe chiesto.Era un racconto, quasi uno scherzoun po' paradossale, ma in effetti è un po 'quello che è accaduto . Siamo rimasti allafilologia, alla sociologia e, dopo diciottoanni, siamo qui a parlare ancora di unfenomeno che, invece di diminuire, abbiamovisto crescere.Non voglio dire con questo che i lavoridella Commissione antimafia sianodel tutto inutili ; anzi, poco fa mi è statochiesto di riconoscere quello che avevodetto alla televisione francese, cioè che larelazione di minoranza dell'onorevole Niccolai è una cosa molto seria; l'ho dettoalla televisione francese – a Palermo, nona Parigi – perché me lo hanno chiesto .Se me lo avesse chiesto la televisione italianalo avrei detto ugualmente: non esitoa ribadirlo qui.Ci sono delle cose utili ; si evince, peresempio, chiaramente che i marescialli deicarabinieri ed i marescialli di pubblica sicurezza quasi sempre hanno fatto il lorodovere, ma è più in alto che non si èfatto quello che si doveva fare . E voglioparlare di queste cose semplicemente, magarianeddoticamente . Sono stato moltovicino al povero commissario Giulianoquando indagava sul caso De Mauro ; l'hoseguito osservandolo, perché era un uomodiscretissimo, non parlava di nulla cheavesse attinenza con il suo ufficio . Ho notatoperò una sorta di diagramma nel suocomportamento : era partito con una certaeuforia, credeva ad un certo punto di essere

giunto alla meta, poi l'ho visto ricadere,l'ho visto afflosciarsi, l'ho vistodeluso. Una sola volta mi ha detto un afrase rivelatrice : « Mi creda, il ministrodell'interno dovrebbe essere altoatesino » !Ora, io non credo che i ministri dell'internodebbano essere altoatesini, ritengoanzi che la lotta contro la mafia si debbaascrivere a molti siciliani, non da ultimoa Simone Gatto; ricordo anzi una sua paginamolto interessante, tradotta in unfilm di Germi. Non credo, dunque, che iministri dell'interno debbano essere altoatesini,credo però che debbano comportarsi come tali .Anni fa ho tentato, il più sinteticamentepossibile, di dare una definizione dellamafia; ho detto che essa era una associazionea delinquere, con fini di illecito arricchimentoper i propri associati, che si poneva come intermediazione parassitaria imposta con mezzi di violenza fra la proprietà ed il lavoro, tra la produzione ed il consumo, tra il cittadino e lo Stato.Credo che tale definizione sia ancora valida,malgrado siano cambiate tante forme,malgrado sia aumentato il volumedelle cose . Si tratta di un fenomeno senzadubbio in espansione : la democrazia nonha molti mezzi per combatterlo, ma unoè essenziale, importante, vi si può ricorrere senza venir meno ai princìpi stessidella democrazia .Nella mozione comunista è detto, adun certo punto, che il fenomeno mafiososi può combattere « riformando il sistemadelle misure di prevenzione secondo criteriche introducano forme di controllosugli illeciti arricchimenti » . Secondo me,è questo il punto: l'illecito arricchimento .Questa proposta va benissimo, ma bisognaallargarla, estenderla ; il controllo, cioè,deve estendersi anche a noi, che sediamosu questi banchi, a coloro che siedonosui banchi del Senato, a coloro che siedononelle assemblee regionali e nei consigli municipali, non trascurando nemmenocerti funzionari e certi ufficiali che hannoil compito di prevenire e reprimere appuntoil fenomeno mafioso.

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