FILARMONICA ARTURO TOSCANINI - fondazionetoscanini.it · fine del 1811 e il giugno del 1812, ......

9
ARTURO TOSCANINI NUOVE ATMOSFERE FILARMONICA Dal 14 novembre 2015 al 29 maggio 2016 Auditorium Paganini di Parma Mercoledì 13 aprile 2016 ore 20.30 Giovedì 14 aprile 2016 ore 20.30 FILARMONICA ARTURO TOSCANINI FRANCESCO LANZILLOTTA Direttore Decima Edizione

Transcript of FILARMONICA ARTURO TOSCANINI - fondazionetoscanini.it · fine del 1811 e il giugno del 1812, ......

1

ARTURO TOSCANINI

N U OV E AT M O S F E R E

F I L A R M O N I C A

Dal 14 novembre 2015 al 29 maggio 2016Auditorium Paganini di Parma

Mercoledì 13 aprile 2016 ore 20.30Giovedì 14 aprile 2016 ore 20.30

FILARMONICAARTURO TOSCANINIFRANCESCO LANZILLOTTADirettore

Decima Edizione

Partner Istituzionale della Filarmonica Arturo Toscanini Partner Istituzionale della Fondazione Arturo Toscanini

Sponsor ufficiale

Comune di Parma Provincia di Parma

Sponsor tecnici

Amici

3

Ludwig van Beethoven (Bonn, 17 dicembre 1770 - Vienna, 26 marzo 1827)

Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 (40’)

Poco sostenutoAllegretto

PrestoAllegro con brio

Igor Stravinskij(Lomonosov, 17 giugno 1882 - New York, 6 aprile 1971)

Le Sacre du Printemps (36’)tableaux de la Russie païenne en deux parties (versione 1948)

I. L’adoration de la terreIntroduction (Lento - Più mosso - Tempo)

Augures printaniers - Danses des adolescentes (Tempo giusto)Jeu du rapt (Presto)

Rondes printanières (Tranquillo - Sostenuto pesante - Tranquillo)Jeux des cités rivales (Molto allegro)

Cortège du Sage (Molto allegro)Danse de la terre (Lento - Prestissimo)

II. Le sacrificeIntroduction (Largo -Più mosso)

Cercles mystérieux des adolescentes (Andante con moto - Più mosso - Tempo I)Évocation des ancêtres (Lento)

Action rituelle des ancêtres (Lento)Danse sacrale (Allegro moderato)

Programma

54

Già abbozzata nel1808, la Settima sinfonia fu composta da Beethoven insieme all’Ottava tra la fine del 1811 e il giugno del 1812, in un periodo molto fecondo della vita del compositore. Dedicata al conte Moritz von Fries, fu eseguita a Vienna l’8 dicembre del 1813, in un con-certo diretto dallo stesso Beethoven e organizzato da Johann Nepomuk Mälzel (celebre inventore del metronomo, ma anche di rudimentali apparecchi acustici, che avrebbero dovuto ridurre i problemi di sordità che affliggevano il compositore) per i soldati austriaci feriti nella battaglia di Hanau. In quel concerto memorabile (che vedeva tra gli orchestrali figure di rilevo nel modo musicale come Salieri, Spohr, Ignaz Schuppanzigh e il giovane Meyerbeer) si ascoltarono anche la sinfonia a programma Wellingtons Sieg op.91 (La vit-toria di Wellington), le musiche di scena per Die Ruinen von Athen (op.113) e per König Stephan (op. 117), oltre a due Marce di Dussek e di Pleyel. Il successo fu enorme, e quella Settima (della quale fu bissato il secondo movimento) suscitò subito vive reazioni per il suo carattere estroso e anticonvenzionale: si parlò di un’originalità spinta all’eccesso (Weber), dell’evocazione di nozze agresti (Schumann), dell’opera di un musicista ubriaco (Friedrich Wieck, padre di Clara Schumann), dell’apoteosi della danza (Wagner). Certo, Beethoven ruppe con le forme sinfoniche ereditate da Haydn e da Mozart, e con la dialettica dei contrasti tematici propria della forma-sonata, a favore di una struttura basata su elementi al loro stadio primario, sul gioco combinatorio, sul principio della variazione, su una pulsa-zione ritmica che permea l’intera partitura, dà uno slancio danzante, genera campi di forze e continue metamorfosi della materia sonora, che dovettero sconcertare non poco i primi ascoltatori. Lo si vede già nell’Introduzione lenta (Poco sostenuto) del primo movimento, che sembra innescare l’energia ritmica che si propaga in tutta la sinfonia. Questa introdu-zione è giocata su continue modulazioni e graduali trasformazioni della materia sonora che portano (con una transizione su una sola nota) al ritmo puntato e danzante (in 6/8) del Vivace, dove la varietà di trame polifoniche, gli scarti di timbro e registro, e la pulsazione continua suppliscono alla mancanza di un vero e proprio contrasto tematico. Spiazzante anche la presenza di un Allegretto al posto del consueto Adagio, come secondo movimen-to: un Allegretto in la minore, incorniciato da due lunghi accordi dei fiati, dominato da una cellula ritmica (un dattilo seguito da uno spondeo), basato su stratificazioni strumentali

che creano l’effetto di una grande ondata avvolgente, in un’atmosfera che è insieme di elegia e di marcia funebre. Tutto giocato su figure ritmiche e effetti di accelerazione è il trascinante Scherzo in fa maggiore (Presto), con un trio in re maggiore (Assai meno presto), dal tono solenne e un po’ melenso, che viene intercalato due volte, ma che all’inizio della terza ripetizione è bruscamente interrotto da cinque accordi in fortissimo, che chiudono il movimento. Un vero e proprio gesto orchestrale è anche quello che introduce il finale (Al-legro con brio) che sembra riprendere il vortice avviato dal primo movimento e spingerlo al parossismo, in una forma-sonata che diventa turbinio ritmico e puro accumulo di tensione, «una di quelle creazioni inconcepibili - si scrisse sulla “Revue Musicale” - che hanno potuto uscire soltanto da una mente sublime e malata».

Il passaggio dall’inverno alla primavera, e i riti primordiali ad esso legati sono alla base dell’ispirazione del celebre Sacre du Printemps, partitura capostipite del Novecento musi-cale. Nelle Croniques de ma vie Stravinskij ricorda come nacque l’idea di questo balletto: aveva avuto la visione di un grande rito sacrificale, con dei vecchi saggi seduti in cerchio che osservavano una giovane danzare fino alla morte, sacrificata per rendere propizio il Dio della Primavera. Il compositore, in collaborazione con Nicholaj Kostantinovi Roerich, pittore e erudito in materia di antichità slava, stese dunque il soggetto, basato su una serie di immagini della Russia pagana, unificate dall’idea della rinascita della natura contemplata come un fenomeno magico, come un ritorno alla vita dopo il gelido inverno. Il balletto, composto a Clarens, in Svizzera, nell’inverno a cavallo tra il 1912 e il 1913, intitolato Le Sa-cre du Printemps (che in francese significa rito, non sagra della primavera) su suggerimento di Léon Bakst, fu rappresentato a Parigi il 29 maggio 1913, al Théâtre des Champs-Élysées, con la compagnia dei Ballets Russes, la coreografia di Vaslaw Nijinsky, Pierre Monteux sul podio, suscitando un memorabile scandalo. Ma quella partitura divenne subito l’emblema dell’avanguardia di quel tempo, perché sconvolgeva tutti canoni della bellezza e del gusto: l’evocazione di forze selvagge e primordiali, lo scatenarsi della violenza introduceva il gusto di un primitivismo che sarebbe presto diventato moda. La novità di questo linguaggio si può riassumere nella semplificazione delle linee melodiche, ridotte a frasi brevi e formu-

76

le reiterate; nella complessità delle strutture ritmiche; nell’orchestrazione concepita per blocchi di materia timbrica, quasi l’orchestra fosse un gigantesco strumento a percussione; nella sovrapposizione di elementi consonanti in agglomerati dissonanti e politonali; nei motivi ispirati al folklore russo, con ritmi asimmetrici, anche se l’unica citazione è la celebre melodia lituana intonata nelle prime battute dell’Introduzione dal fagotto nel registro acuto. Le due parti in cui si divide il balletto, L’adorazione della terra e Il sacrificio, sono costituite da una serie di rituali e scene incantatorie basate su un analogo percorso drammaturgico: entrambe partono dalla calma sospesa dell’inizio e raggiungono il climax nelle rispettive scene finali. Nella prima parte, alla scena degli Àuguri primaverili (Danze delle adolescenti), caratterizzata da accordi pesanti e ribattuti, e al Gioco del rapimento, segue il Khorovod di primavera, con la funzione macroformale di una decompressione dinamica, benché i girotondi lenti e misteriosi (Sostenuto e pesante) mantengano vivo il sentimento di inquie-tudine. Dopo il Gioco delle tribù rivali, basato sulla contrapposizione di due temi, la prima parte del balletto si chiude con due brevi scene: il solenne e laconico Corteo del vecchio saggio, e la Danza della Terra, dominata da un formicolio di semicrome che si interrompe all’improvviso. La seconda parte si apre con una Introduzione lenta, flessuosa, tutta giocata nel pianissimo. Le armonie si fanno più stridenti nella scena seguente, Cerchi mistici delle adolescenti, basata sulla sovrapposizione di triadi maggiori e minori e su un violento cre-scendo che sfocia nella Glorificazione dell’eletta, danza selvaggia basata sulla combinazione di strutture di 5/8, 9/8, 7/8. Decisamente più austera è l’Evocazione degli antenati, seguita dall’Azione rituale, con il suo tappeto sonoro uniforme sul quale si innesta con forza il tema dei corni. Il Sacre si conclude con la Danza sacrificale (l’Eletta), l’ultima, orgiastica, esplosione di energia ritmica, fatta di cluster e accordi martellanti.

Gianluigi Mattietti

INTORNO AL CONCERTO

Sinfonia n. 7

Famosa definizione La sinfonia è l’apoteosi della danza: è la danza nella sua suprema essenza, la più beata attuazione del movimento del corpo quasi idealmente concentrato nei suoni. Beethoven nelle sue opere ha portato nella musica il corpo, attuando la fusione tra corpo e mente. (Richard Wagner)

L’Allegretto nel cinemaO marcia funebre nascosta o inno alla vita, in ogni caso, uno dei più intensi crescendo della storia della musica insieme al Bolero di Ravel, l’Allegretto accompagna le scene cruciali di molti film. Tra gli esempi più eloquenti, ecco due pellicole di fantascienza e una legata ad una storia vera. La struggente e misteriosa musica appare in Zardoz (John Boorman,1974)- scena finale - quando l’élite degli Immortali corre incontro alle pallottole degli Stermi-natori, felice di potersi finalmente liberare dalla condanna della vita eterna). L’altro film di fantascienza è Segnali dal futuro (Alex Proyas, 2009) in cui si narra di uno scenario apo-calittico in cui è preannunciata la fine del mondo. Qui l’Allegretto, si ascolta sia all’inizio sia alla fine, quando un’eruzione solare di inaudita potenza si abbatte sulla città e spazza via ogni cosa, lambendo con le sue volute infuocate tutta la superficie della Terra. Mentre nel film Il Discorso del Re (Tom Hooper, 2010), si ricostruisce la vicenda di Giorgio VI che diventa re d’Inghilterra dopo l’abdicazione di Edoardo VIII, pazzo d’amore per Wallis Simp-son. Al neo sovrano la balbuzie impedisce di parlare in pubblico senza inciampi carichi di doloroso imbarazzo. In occasione della dichiarazione di guerra alla Germania del 1939, con difficoltà, tiene via radio un discorso che suscita un forte impatto emotivo. La splendida prova dell’attore protagonista, Colin Firth, esaltata dalle intense note dell’Allegretto, fanno di questo momento un pezzo di grandissimo cinema.

98

Le Sacre du Printemps

Sulla genesi del SacreStravinskij racconta: “Mentre a San Pietroburgo stavo terminando le ultime pagine dell’Uc-cello di fuoco, un giorno, in modo assolutamente inatteso, perché il mio spirito era occu-pato allora in cose del tutto diverse, intravidi nella mia immaginazione lo spettacolo di un grande rito pagano: i vecchi saggi seduti in cerchio che osservano la danza fino alla morte di una giovinetta che essi sacrificano per rendersi propizio il dio della primavera. Fu il tema del Sacre du printemps..”

Jean Cocteau: Il giorno della prima … e il pubblico decadente “La sala è al completo. A un occhio esperto non possono sfuggire i presupposti per uno scandalo: pubblico mondano, scollature ornate di perle, aigrettes, piume di struzzo e, pro-prio affiancati a frac e tulle, ecco gli abiti da passeggio e i cenci sbrindellati degli esteti che acclamano il nuovo per il solo motivo che detestano chi siede nei palchi. ...Questa sala di lusso è il simbolo dell’errore commesso nel dare in pasto un’opera di forza e giovinezza a un pubblico decadente. Pubblico esausto, adagiato nelle ghirlande Luigi XVI, ..., nei cuscini di un orientalismo di cui dovremmo serbare rancore al balletto russo. In siffatto regime si digerisce distesi lungo un’amaca... si caccia via il vero novo come fosse una mosca. Esso infatti disturba.”

Contesto dell’operaIn quello stesso anno, il 1913, in cui a Parigi venne messa in scena la Sagra, la temperie culturale circostante non mostrava certo segni d’immobilità, Proust lavorava a Dalla parte di Swann, Mann aveva appena chiuso La morte a Venezia e Freud pubblicato Totem e tabù. La Russia, intanto, dichiarava guerra alla Bulgaria e di lì a poco sarebbero scoppiate la Grande Guerra e la rivoluzione bolscevica, dalla quale Stravinskij sceglierà di tenersi sempre a debi-ta distanza, emigrando prima in Svizzera, poi in Francia e infine, definitivamente, in America.

Il compositore: Pierre Boulez“Le Sacre du Printemps è servita come punto di riferimento per tutti coloro che hanno con-tribuito alla nascita di quella che chiamiamo musica contemporanea. Per il medesimo titolo e con lo stesso significato dell’opera Les Demoiselles d’Avignon di Picasso. Sorta di opera-ma-nifesto, non ha cessato dopo la sua creazione d’alimentare prima le polemiche, poi le lodi. Le Sacre non ha cessato di essere presente. Paradossalmente, fino ad anni recenti ha ‘fatto carriera’ di più come opera ‘da concerto’ che come balletto. E anche adesso, nonostante alcune produzioni sensazionali, le esecuzioni sinfoniche superano di gran lunga, in numero, gli spettacoli teatrali.”

Il direttore d’orchestra: Michael Tilson Thomas“La cosa buffa delle rivoluzioni, è che non si sa mai quando o dove stiano per iniziare. Pos-sono essere sociali, o politiche, o artistiche, e molto spesso sono proprio queste rivoluzioni artistiche o culturali, rivoluzioni del gusto, che sembrano predire altri violenti cambiamenti nella società. Questo è esattamente il caso della Sagra della Primavera.”

Il coreografo: Maurice BéjartCos’è la primavera se non questa immensa forza primitiva a lungo addormentata sotto il manto dell’inverno, che improvvisamente esplode e abbraccia il mondo, sia a livello ve-getale, animale e umano? L’amore umano, nel suo aspetto fisico, simboleggia l’atto stesso con cui la divinità crea il Cosmo e la gioia che ne ricava. Nel momento in cui le frontiere aneddotiche dello spirito umano cadono a poco a poco, e si può iniziare a parlare di una cultura mondiale, rifiutiamo qualsiasi folclore che non sia universale e tratteniamo solo le forze essenziali dell’uomo, che sono le stesse in tutti i continenti, sotto tutte le latitudini, in tutti i tempi. Che questo balletto sia dunque spogliato di tutti gli artifici del pittoresco, l’Inno a questa unione dell’Uomo e della Donna nel più profondo della carne, unione del cielo e della terra, ballo di vita e di morte, eterno come la primavera!

1110

FRANCESCO LANZILLOTTAConsiderato uno dei più promettenti direttori nel panorama musicale italiano, regolarmente ospite di importanti teatri e di prestigiose orchestre, Francesco Lanzillotta è nato a Roma dove ha studiato pianoforte, composizione e direzione d’orchestra con Bruno Aprea, diplo-mandosi con il massimo dei voti e la lode al Conservatorio di Santa Cecilia. Al Teatro dell’O-pera di Varna in Bulgaria, come Direttore Principale Ospite, ha diretto Cavalleria Rusticana, Pagliacci, Le nozze di Figaro, La bohème, Tosca, La Traviata, Carmen.Nel corso della stagione 2012-13, ha debuttato sul podio dell’Orchestra Sinfonica della RAI di Torino ed inoltre ha diretto L’histoire du soldat e La fuga in maschera al Teatro San Carlo di Napoli, Il maestro di cappella all’Opéra de Nancy, Il piccolo spazzacamino di Britten che ha segnato il suo debutto al Macerata Opera Festival dove è ritornato quest’anno per Rigoletto, mentre nel giugno scorso al Regio di Parma ha guidato l’Orchestra Regionale dell’Emilia Ro-magna in Madama Butterfly. In seguito, oltre all’Orchestra Sinfonica della RAI e alla Filarmo-nica Toscanini, ha diretto La bohème al Comunale di Treviso e al Teatro “Claudio Abbado” di Ferrara, La Traviata al Teatro Verdi di Sassari, L’Italiana in Algeri al Filarmonico di Verona; inoltre Don Checcho al San Carlo di Napoli, la prima mondiale di Totò e il medico dei pazzi di Giorgio Battistelli all’Opéra de Nancy, La voix humaine alla Fenice di Venezia. Dal 2014, per un triennio, è Direttore Principale della Filarmonica Arturo Toscanini. In questi ultimi anni è ritornato sul podio dell’Orchestra della Svizzera Italiana, dell’Orchestra Haydn di Bolzano, dell’Orchestra Sinfonica della Rai di Torino, dell’Orchestra della Toscana, in tour in Germania, e della Verdi di Milano (Expo 2015). Ha diretto numerose creazioni dei maggiori compositori di musica contemporanea; a questo proposito a Reggio Emilia, ha guidato Icarus Ensemble nella prima assoluta di Corpi eretici di Mauro Montalbetti dedicata a Pasolini. Il mese scorso ha diretto con successo Roberto Devereux al Carlo Felice di Genova con la partecipazione del soprano Mariella Devia,

Per saperne di più:

Sito ufficiale: http://www.francescolanzillotta.com/

1312

La Filarmonica Arturo Toscanini, che ha la sua sede a Parma, nell’Auditorium Paganini disegnato da Renzo Piano, è il punto d’eccellenza dell’attività produttiva della Fondazione Arturo Toscanini, maturata sul piano artistico nella più che trentennale esperienza dell’Or-chestra Regionale dell’Emilia Romagna e nell’antica tradizione musicale che affonda le proprie radici storiche nell’Orchestra Ducale riordinata a Parma da Niccolò Paganini nel 1835/36 e per i quarant’anni successivi ai vertici delle capacità esecutive nazionali. Oggi è una delle più importanti orchestre sinfoniche italiane.

Per saperne di più: www.fondazionetoscanini.it/filarmonica-ar turo-toscanini/

LA FILARMONICA ARTURO TOSCANINIViolini Primi: Mihaela Costea**, Valentina Violante, Gianni Covezzi, Federica Vercalli, Maurizio Daffunchio, Mario Mauro, Julia Geller, Luca Talignani, Alice Costamagna, Camilla Mazzanti, Elisa Mancini, Nicola Tassoni, Michaela Bilikova, Chiara Serati Violini Secondi: Laurentiu Vatavu*, Jasenka Tomic, Viktoria Borissova, Cellina Codaglio, Claudia Piccinini, Sabrina Fontana, Caterina Demetz, Simona Cazzulani, Sophie Chang, Cosimo Paoli, Daniele Ruzza, Antonio Lubiani Viole: Behrang Rassekhi*, Carmen Condur, Cathryn Murray, Sara Screpis, Diego Spagnoli, Daniele Zironi, Ilaria Negrotti, Silvia Vannucci, Roberto Ilacqua, Erica AlbertiVioloncelli: Diana Cahanescu*, Micaela Milone, Vincenzo Fossanova, Donato Colaci, Filippo Zampa, Fabio Gaddoni, Daniele Fiori, Alexander ZyumbrovskijContrabbassi: Antonio Mercurio*, Agide Bandini, Claudio Saguatti, Damiano D’Amico, Elio Rabbachin, Daniele RosiFlauti: Sandu Nagy*, Elisa Boschi, Comaci Boschi Ottavini: Francesco Guggiola, Comaci Boschi Flauto in sol: Andrea Oman Oboi: Pietro Corna*, Davide Bertozzi, Gianpiero Fortini, Antonio Palumbo Corni Inglesi: Massimo Parcianello, Antonio Palumbo Clarinetti: Daniele Titti*, Antonio Duca, Miriam Caldarini Clarinetto piccolo: Simone CremonaClarinettoi bassi: Stefano Franceschini, Miriam CaldariniFagotti: Davide Fumagalli*, Martina Lando, Simone Novellino, Corrado Barbieri Controfagotti: Fabio Alasia, Corrado Barbieri Corni Fabrizio Villa*, Simona Carrara, Fabio Fontana, Andrea Mugnaini, Debora Maffeis, Dario Venghi, Ettore Contavalli*, Giuseppe Affilastro Tube Wagneriane: Ettore Contavalli, Giuseppe AffilastroTrombino in re: Matteo BeschiTrombe in do: Luca Festa*, Marco Catelli, Fabio Trimarco, Alex Cesare EliaTromba bassa: Carlo GelminiTromboni: Domenico Brancati*, Gianmauro Prina, Antonio MartelliTube: Alberto Azzolini, Erik ZavaroniTimpani e percussioni: Francesco Migliarini*,Gianni Giangrasso*, Alessandro Carobbi, Tommaso Ferrieri Caputi, Nicolò Vaiente, Igor Caiazza

** spalla // *prima parte

1514Hera Comm Partner principale

Ti piace la musica? Senza i grandi musicisti che con il loro talento interpretano i grandi compositori, non sarebbe più musica. Sostieni insieme a noi il progetto “Adotta un musicista” e contribuisci a mantenere il livello di eccellenza della tradizione musicale emiliano-romagnola.

Scopri come

heraparmatoscanini.it

L’energia è invisibile, ma puoi ascoltarla.

F0224_HERA SPONS_TOSCANINI_ADOTTA UN MUSICISTA_15x15.indd 1 26/10/15 18:03

IMPARIAMO IL CONCERTO Sebastiano Rolli racconta MozartGiovedì 28 aprile ore 18.00 Sala Prove Auditorium Paganini

Giovedì 28 aprileConcerto in anteprima Ore 14.00 - 18.00 Auditorium Paganini

Per saperne di più www.fondazionetoscanini.it

Prossimo appuntamento di NUOVE ATMOSFERE

Martedì 3 maggio 2016 ore 20.30

RINALDO ALESSANDRINIDirettore

MARIANGELA SICILIASoprano

JOSÉ MARIA LO MONACOMezzosoprano

JESUS GARCIATenore

MICHELE PERTUSIBasso

CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA CORRADO CASATIMaestro del coro

Wolfgang Amadeus Mozart Requiem in re minore per soli, coro ed orchestra. K 626

© Cristian Grossi