Figlie della Chiesa copia...La nostra dolcissima Madre ce la ottenga e faccia di noi tutte un cuor...
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MARIA OLIVA BONALDO
Figlie della Chiesa
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PRESENTAZIONE
Tra i numerosi scritti che testimoniano il grandeamore per Gesù e la Chiesa della nostra Fondatrice,la Serva di Dio Maria Oliva Bonaldo del CorpoMistico, “Figlie della Chiesa” occupa un posto spe -ciale.
Nel 1934, quando l'Istituto viveva soltanto nelsuo cuore, ci aveva offerto con i 33 foglietti il primoStatuto dell'Opera, ampio tentativo iniziale di darevoce alla sua ispirazione carismatica e alla suacomprensione del mistero della Chiesa, basandosisulla Parola di Dio, la Liturgia, il Magistero.
Nel 1973, dopo 35 anni di vita della nostraFamiglia, la Madre, in obbedienza al ConcilioVaticano II, ha voluto consegnarci la sua ampiariflessione sul carisma alla luce degli insegnamenticonciliari, in modo che il Capitolo Generale del1974 potesse accoglierne tutta la ricchezza e attua -lizzarla nelle Costituzioni rinnovate.
È straordinario l'impegno di questa donna ottan -tenne, che con la freschezza del primo amore ècapace di rileggere con grande lucidità il vissutodell'Istituto, attenta non solo al passato e al presen -te, ma con grande apertura al futuro.
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1a edizione 19732a edizione 19773a edizione 19931a ristampa 2 0 1 0
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CJJC
Lourdes, 15 agosto 1973
Carissime figliuole e sorelle capitolari,
«il Capitolo speciale» e la Commissione capi -tolare successiva hanno affidato a me, alle Sorelleconsigliere e ad alcune altre Sorelle lo studiodelle Costituzioni perché il prossimo capitoloelettivo, che sarà pure legislativo, possa compi -larle definitivamente.
A me è stato assegnato il I° capitolo, sintesidelle Costituzioni stesse, e ho dovuto quindi esten -dere il mio lavoro, pur da un punto nuovo diosservazione, a tutto il loro contenuto. Mi preme -va farvi cogliere lo spirito nostro con le sueespressioni e chiarire l’uno e le altre con faciliriflessioni.
Per questo il lavoro si presenta diviso in cin -que fascicoli, ognuno dei quali raccoglie sotto unsolo titolo:
a) alcuni principi su cui si basa il nostro spirito;b) le sue espressioni principali;c) riflessioni, ricordi, prospettive...
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Puntualizza sinteticamente i principi pere n n iracchiusi nello spirito che anima e deve continuarea vivificare la sua Famiglia religiosa; specifica leespressioni concretizzate nel tempo; si attarda inriflessioni che spiegano diffusamente le scelte com -piute ed indicano le prospettive aperte dal Concilio,per intrapre n d e re percorsi adeguati alle nuovesituazioni sociali ed ecclesiali.
Possiamo considerare un prezioso patrimonioper noi il metodo di riflessione e discernimento uti -lizzato dalla Fondatrice. Mettendoci in sintonia conLei, vogliamo continuare a vivere con attiva parte -cipazione la nostra vocazione ecclesiale, attente alleindicazioni e sollecitazioni della Chiesa nostraMadre, felici di dare il nostro apporto filiale allaconoscenza del grande Mistero che ci attrae e cispinge alla testimonianza.
Queste pagine ci riconfermano nell'amore aGesù e alla Chiesa, suo mistico Corpo; ci ridonanoslancio missionario e ci spingono ad accogliere consempre maggiore disponibilità l'azione dello Spiritoin noi, per essere ogni giorno di più a gloria delPadre.
Sorella Sotgiu Maria Teresa di Gesù CrocifissoSuperiora Generale
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25 marzo 2010Solennità dell’Annunciazione del Signore
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Per questo ho cercato questo spirito nuovosoprattutto nei documenti del Vaticano II, nei qualilo Spirito santo l’ha mirabilmente riversato contutte le sue espressioni: biblica, liturgica, teologi -ca, pastorale, ecumenica, missionaria, escatologi -ca e ho tutto rielaborato prevalentemente coi testistessi del Concilio che, come i testi biblici deln o s t ro primo statuto, secondo il proprio modo sonoanch’essi spirito e vita (DV).
Ho pure dato un nuovo orientamento per lacompilazione delle Costituzioni: la vita religiosa ètrattata dopo i due primi fascicoli dedicati esclu -sivamente alla nostra vita ecclesiale che è l’esem -plare essenziale e vitale della vita religiosa e chelogicamente dovrà avere la precedenza anchenelle Costituzioni.
Prima di ogni dialogo, consultazione o discus -sione pregherei ogni sorella di esaminare tuttopersonalmente, di vedere se i cinque punti espri -mono chiaramente il nostro spirito, se le cinquecorrispondenti espressioni sembrano sufficiente -mente adattabili alle esigenze del nostro tempo esoprattutto se spirito ed espressioni esprimonoautenticamente «lo spirito delle beatitudini»,senza il quale il mondo non può essere trasfigu -rato e offerto a Dio (LG 31).
Le vostre osservazioni e i vostri suggerimentisaranno preziosi per una successiva rielaborazio -
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I cinque capitoli hanno i seguenti titoli che sin-tetizzano il loro contenuto:
1. Il nostro Mistero2. Partecipazione sacramentale 3. Partecipazione carismatica4. Partecipazione specifica5. Partecipazione pienaI principi schematicamente, le espressioni bre -
vemente, le riflessioni diffusamente.Per la revisione delle Costituzioni, iniziata dal
«Capitolo speciale», mi erano stati dati due oppo -sti suggerimenti: o fare solo qualche ritocco, oritoccarle tutte. L’opposizione in realtà non c’è,perché il primo suggerimento si riferisce all’es -senziale, che non va toccato, o con cautela; ilsecondo si riferisce all’accidentale, che può esse -re tutto mutato con spirito nuovo, da normenuove, da nuovi orientamenti, sempre più adatti ainostri tempi e ai nuovi campi dell’apostolato (PC20).
Lo spirito nuovo che la Chiesa ci sollecita apromuovere è indubbiamente lo spirito avvertitodalla Chiesa del Concilio: un’animazione diSpirito santo che dovrà investire tutta la nostravita, tutto il nostro modo di sentire e di agire,«perché possiamo rendere presenti Dio Padre e ilFiglio suo incarnato: compito della Chiesa enostro» (GS 21).
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ne. Non aspettatevi un trattatello con precisi prin -cipi e conseguenti argomentazioni: spunti dottrina -li sì, ma senza nessuna pretesa dottrinale.
Ho scritto ex corde per voi e basta.Ai piedi di Gesù e col rosario fra le mani non vi
mancherà la luce che viene dall’alto e che in que -sto lavoro dovrà venire soprattutto dall’altare .
La nostra dolcissima Madre ce la ottenga efaccia di noi tutte un cuor solo nel cuore del suocuore, Gesù.
Vostra aff. ma Madre e Sorella
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Il nostro mistero
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SPIRITO
Le Figlie della Chiesa per la loro consacrazionebattesimale e religiosa, si propongono di glorifica-re Dio Padre nostro (Mt 6,9), Padre di tutti (Ef 4,6),Fonte d’amore (AG 2), da cui è scaturito il mirabi-le sacramento della Chiesa (SC 5) loro Madre (LG6), Corpo e pienezza di Cristo (Ef 1,23), che loSpirito santo unifica (LG 4) nella comunione e nelministero e che in Maria, Madre della Chiesa, haraggiunto la sua perfezione (LG 65).
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RIFLESSIONI
Siamo nate nella Chiesa per glorificare DioPadre nostro inserendoci nel piano universale sca-turito dalla sua carità che è l’organica unità di tuttii suoi figli, sicché come è creatore di tutti possaanche essere tutto in tutti (AG 2).
A chi ci chiedeva agli inizi: Qual è il fine dellavostra opera? rispondevamo: La gloria del Padreceleste.
La dizione fu accettata nella prima stesuradelle Costituzioni, grazie a San Matteo che è l’e-vangelista del Padre celeste, del Padre del cielo.
San Giovanni che più di cento volte parla delPadre, non ha un cenno sul cielo e così San Paoloe gli altri agiografi neotestamentari.
Nell’approvazione definitiva, dopo qualcheresistenza teologica, il Padre celeste fu sostituitoda «Dio Padre nostro» (Mt 6,9) frequente in SanPaolo, che accettammo con intimo gaudio perchérestava nella sua personale distinzione la «Fonte
ESPRESSIONI
La Chiesa manifesta agli uomini il suo Misterocon la Parola di Dio che ne è la rivelazione.
Le Figlie della Chiesa vivono di ogni Parolache esce dalla bocca di Dio (Mt 4,4), l’accolgonocon l’ascolto personale e comunitario, privato epubblico, la meditano come Maria nel loro cuore(Lc 2,51) e danno la precedenza a quella che laChiesa propone giorno per giorno e commenta aisuoi figli.
Si dedicano allo studio sacro sulla base di unaformazione globale (GS 60) che consenta un’ag-giornata catechesi, l’umile intelligenza dellaRivelazione e l’accostamento alla teologia partico-larmente mistica, perché le facoltà naturali esoprannaturali dell’intuizione, dell’ammirazione edella contemplazione si orientino verso le mirabiliRealtà che il Padre nasconde ai sapienti e agli intel-ligenti e rivela ai semplici (Lc 10,21).
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santo ci ha ricondotti dove Gesù mirava e ci hariesortato a pregare il Padre di tutti gli uomini pertutti gli uomini.
Ci ha pure insegnato a glorificarlo rivelandociil mistero della sua gloria.
L’incomunicabile gloria di Dio, nella storia delpopolo di Dio è rappresentata e promulgata dateofanie e dossologie stupende:
La mia gloria sarà sempre nuova (Gb 29,20).La gloria di Jahvé si levò sopra i cherubini (Ez
10,4).La gloria di Jahvé dimorò sul monte Sinai e la
nube lo riempì per sei giorni (Es 24,16).La gloria di Jahvé in cima al monte, aveva l’a -
spetto di un fuoco divoratore (Es 24,17).Il sole che sorge brilla su tutta la terra, la glo -
ria di Jahvé sopra ogni cosa (Ec 42,16).I cieli la narrano col loro mirabile ordine, la
cantano schiere innumerevoli di angeli, la terratutta la deve proclamare e promuovere:
Voi in oriente glorificate Jahvé (Is 24, 15).Proclamate fra i popoli la sua gloria (Ps 96,3).Popoli tutti, lodate il Signore, glorificatelo
nazioni tutte (Ps 117, 1 ).Tutti i popoli contemplano la tua gloria (Ps 97,6).Su tutta la terra si spande la tua gloria (Ps 57,6).O terre tutte, acclamate al Signore, inneggiate
alla gloria del suo nome (Ps 65,1- 2).
d’amore» (AG 2; 1Cor 15,28) in cui si immerge-vano gli occhi di Gesù che tutto riferiva a gloriadel Padre suo.
Nella revisione delle Costituzioni, oggi pre-scritta, a Dio Padre nostro che include l’invoca-zione insegnataci da Gesù stesso, osiamo aggiun-gere la precisazione Padre di tutti (Ef 4,6), sugge-rita dallo Spirito santo a San Paolo e alla Chiesadel Vaticano II per ricordarci che compito dellaChiesa è di rendere partecipi tutti gli uomini dellasalvezza operata dalla redenzione e per mezzo diessi ordinare effettivamente il mondo intero aCristo, a gloria di Dio Padre (AG 2).
Quest’ampiezza ci sgancia dalle nostre personee dai nostri gruppi, per farci sentire la responsabi-lità della salvezza universale.
Quando Gesù insegnava agli Apostoli la gran-de preghiera aveva davanti agli occhi e nel cuorela lunghezza, la larghezza, l’altezza e la profon-dità (Ef 3,18) del suo Mistero di salvezza, implo-rava che tutte le lingue santificassero il nome delPadre suo, che tutti i cuori accogliessero il suoregno, che tutte le volontà facessero la suavolontà, che si moltiplicassero le messi per il panedi tutti, che la giustizia e la carità fosse in tutti eper tutti la libertà dal male.
Ma noi siamo gretti e limitati, ignoriamo odobliamo le dimensioni dell’amore. Lo Spirito
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suo con gli Angeli santi e in lui saremo assuntinella gloria di Dio Padre (Mt 16, 27; Mc 8,38).
Per entrare in questo piano d’amore, in questoregno e tempio di Dio in cui tutti dicono: Gloria!la porta è stretta (Mt 7,13).
L’ha aperta Gesù annientandosi. Vi è entrataper prima Maria che piacque all’Altissimo perchépiccolissima, poi San Giuseppe, il più piccolo nelregno dei cieli, gli Apostoli, piccolo gregge, iSanti che seppero ritornare fanciulli e vi entrere-mo anche noi se come i fanciulli apprenderemodalla Chiesa nostra Madre a imitarli cantandonella liturgia semplicemente le lodi dei cherubinie dei serafini e vivendo nella spontanea povertà dispirito che esprimono col loro bisogno di tutti eche ha fatto trasalire di gioia Gesù nello Spiritosanto: Ti glorifico, Padre, Signore del cielo e dellaterra, perché hai nascosto queste cose ai sapientie agli scaltri del mondo e le hai rivelate ai picco -lini. Sì, Padre, perché questo è stato il tuo bene -placito (Lc 10, 21).
Il mirabile sacramento
Storicamente, come risulta dalla biografia diOlga, siamo nate nella Chiesa per la salvezza deinostri fratelli, i figli suoi. Ma la figura della
La liturgia prolunga il gloria degli Angeli eraccoglie e tramanda tutti gli inviti della Scritturacon la sua ininterrotta dossologia che si concentrain Gesù, gloria del Padre.
Ogni lingua proclama che Gesù Cristo è ilSignore a gloria del Padre (Fil 2,11).
La Chiesa loda, benedice, adora, glorifica e ringra-zia Dio per la sua gloria immensa « che è Cristo» (S.Ireneo), di cui sono pieni i cieli e la terra.
Il Padre della gloria le ha dato «spirito di intel-ligenza e di rivelazione della conoscenza di Lui»(Ef 1,17) «in cui il Padre è stato glorificato eviene glorificato» (Gv 14,13).
La Chiesa ci ripete continuamente l’esortazio-ne di San Paolo: «d’un solo animo ad una voceglorificate Dio, Padre del Signore nostro GesùCristo» (Rm 15,6) e ininterrottamente, nel miste-ro eucaristico che è l’azione di grazie più perfetta«dà al Signore gloria e potenza, dà al Signore lagloria del suo nome» (Ps 29,1-2), «glorifica Diooffrendo azioni di grazie» (Ps 50,23), rende lodealla sua gloria per Cristo, con Cristo, in Cristo.
Egli non è solo per noi un Dio vicino (Jahvé),un Dio-con-noi (Emmanuele), è Dio in noi suocorpo, suo compimento e pienezza. Come luisaremo risuscitati dai morti a gloria del Padre (Rm6,4). «In lui riceveremo da Dio Padre onore e glo -ria» (2Pt 1,17) quando verrà nella gloria del Padre
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a tutti gli uomini, sia fedeli che infedeli (CD 13) e sicomunica a ogni comunità ecclesiale che esercitauna vera azione materna nei confronti delle anime daavvicinare a Cristo (PO 6).
Ritenendola l’immagine più atta a sottolinearei doveri nostri di figlie, vorremmo introdurla ogginelle Costituzioni e ci conferma in questo propo-sito ciò che disse Pio XI quattro anni prima chel’opera nascesse, solo ora venuto a nostra cono-scenza:
«È opera veramente benedetta da Dio. Mi piacetanto anche l’appellativo Figlie della Chiesa chedimostra le relazioni essenziali fra anime consacra -te a Cristo e la Chiesa loro Madre .
Quale amore c’è di più puro, di più forte, di piùtenero che l’amore tra la madre e le figlie, tra lefiglie e la Madre! Tale sia l’amore delle nuoveFiglie della Chiesa per la Chiesa loro Madre (PioXI a Mons. Ciro Scotti).
Tanto nella prima come nella seconda stesuradelle Costituzioni si preferì l’immagine del CorpoMistico di Cristo che poi emerse nei documenti con-ciliari anche per lunghezza di trattazione, come quel-la che meglio esprime la comunicazione ininterrottadella vita divina e la sua progressiva crescita fino allapienezza del cielo.
Il suo spirito uno e identico nel capo e nellemembra dà a tutto il corpo vita e moto (LG 7) e il
Chiesa Madre nostra (LG 6), che ci ha suggeritoil nome, non è stata introdotta nelle Costituzioni.
Vi era come implicita.Agli inizi le qualità della nostra Madre erano il
solo nostro programma: volevamo essere «unasola cosa» (Gv 17,11) perché la nostra Madre èuna e unica; volevamo la santità, perché la nostraMadre è santa; volevamo raggiungere con la pre-ghiera e la sofferenza tutti i nostri fratelli per por-tarli al suo cuore universale; ci sentivamo figliedei suoi Pastori e soprattutto del Pastore supremo,perché è la sola Chiesa rigorosamente apostolica.
Non ci mancò qualche approfondimento teologi-co della sua maternità e il primo statuto diceva: «IIVerbo che nel seno di Maria si è fatto uomo, nellaChiesa si è fatto Madre, ci porta nelle sue viscere, cinutre della sua sostanza, ci difende dal maligno e cidà alla luce della vita eterna».
L’immagine della Chiesa Madre appare appenanei documenti del Vaticano Il ma traspare in tutticome la sua identità.
La Chiesa è la Santa Madre Chiesa. La Chiesachiamata... Madre nostra (LG 6).
Lo Spirito santo rigenera i credenti in Cristonel fonte battesimale come in un seno (AG 15).
Il Sacro Concilio si propone di rinvigorire ciò chegiova a chiamare tutti nel seno della Chiesa (SC 1).
La materna sollecitudine della Chiesa si estende
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Abbiamo pure sostituito al termine mistero iltermine quasi sinonimo di sacramento preferitodal Concilio, per esprimere la realtà misteriosa delpiano della salvezza, del disegno d’amore cheinclude l’umanità e il cosmo, e mantiene tutta lacreazione nell’ansiosa attesa della sua piena mani-festazione.
Con la terminologia preconciliare si poteva forseritenerlo uno dei dogmi del simbolo, mentre è unMistero globale che li comprende tutti, un sacra-mento in senso generale e analogico, produttore edistributore dei sacramenti, un segno perennementee fficace della grazia e della gloria, dei beni presentie futuri che al di sopra di sé, come pure nel simboloapostolico e atanasiano, ha solo l’augusta Tr i n i t à ,principio, modello e vertice tanto della Chiesa invi-sibile come della Chiesa visibile.
Questo sacro mistero dell’unità della Chiesa haper supremo modello e principio l’unità nella Tr i n i t àdelle Persone, di un solo Dio Padre e Figlio nelloSpirito Santo (UR 2).
La Chiesa universale si presenta come unpopolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio edello Spirito santo (LG 4).
Il Concilio certamente ha voluto presentare laChiesa come segno di questa realtà visibile e invi-sibile e come vessillo innalzato sui popoli (UR 2),perché il mondo la riconosca quale realtà sociale
suo Capo riempie dei suoi doni il corpo che è laChiesa, affinché ella sia protesa e pervenga a tuttala pienezza di Dio (LG 7).
Il nostro inserimento in questo misteriosoCorpo è espresso nelle Costituzioni col terminedisusato di incorporazione che non appare neitesti conciliari e non dà rilievo all’intimità dellenostre relazioni col Padre, con Gesù, con la Madrenostra e i nostri fratelli.
Per questo abbiamo aggiunto all’immagine delcorpo l’espressione paolina che la completa: ple -roma, pienezza di Cristo (Ef 1,23).
Intorno alla Madre c’è tutta la famiglia: siforma in lei, si espande da lei, si estende con lei.
Il Concilio presenta la Chiesa composta di«uomini chiamati a formare già nella storia dell’u-manità la famiglia dei figli di Dio che deve cresce-re costantemente fino all’avvento del Signore, cheunita in vista dei beni celesti e di essi arricchita,cammina insieme con l’umanità tutta, ed è comeun fermento della società umana destinata a rinno-varsi in Cristo e a trasformarsi anch’essa in fami-glia di Dio» (GS 40).
A questa pienezza il Concilio allude quandoa fferma che la Chiesa «ha il suo supremo modellonella Famiglia divina» (UR 2); che è «un insiemedi fratelli animati da un solo spirito e per mezzo diCristo nello Spirito portati al Padre» (LG 28).
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Lo Spirito Santo
L’Operatore di questa nostra comunione perGesù, con Gesù, in Gesù, è lo Spirito santo, mira-bilmente operante nella Chiesa (LG 44) il mirabi-le sacramento dell’unità (SC 5).
Egli opera sempre fortemente e soavementecome con Gesù, che ha condotto e spinto neldeserto (Mt 4,l; Lc 4,l; Mc 1,12), e coi Santi checonduce per mano come una mamma e spinge conbraccio disteso (Dt 5,15; Ps 135; Ps 112) all’eroi-smo.
Le sue operazioni sono tutte mirabili.Non si sa donde venga e dove vada (Gv 3,8).La Chiesa segue fedelmente il suo andare e
attende appassionatamente il suo venire dai cena-coli eucaristici per diffondere la luce che è la vitadegli uomini (Gv 1,4), per fare di tutti un solocorpo e un solo spirito (Ef 4,4) e ampliare la pie-nezza di Cristo a gloria del Padre.
Le operazioni dello Spirito santo sono sgorga-te, in questa nuova teofania, dal cuore dellaChiesa con la sovrabbondanza di una novellaPentecoste e hanno per oggetto i singoli figli diDio e tutto il popolo di Dio.
Lo Spirito santo plasma, riempie, vivifica, conso-lida, regge, chiama, ispira, grida, anima, sollecita,stimola, spinge, rinnova, santifica, raduna, aggrega,
della storia e suo fermento (GS 44).Già presente in mistero per virtù di Dio, essa
cresce visibilmente nel mondo col compito di ren-dere presente e quasi visibile Dio (GS 21).
Questo piano universale per la salvezza delgenere umano non si attua soltanto in una manie-ra per così dire segreta (AG 2).
Il Concilio auspica l’epifania e la realizzazionedel piano divino nel mondo e nella storia, perchési attui all’evidenza la storia della salvezza (AG 9)e la Chiesa, universale sacramento della salvezza,lo svela e insieme lo realizza (GS 45).
È il mirabile sacramento scaturito dal costatodi Cristo morente sulla croce (SC 5) e Dio ha con-vocato tutti coloro che guardano con fede a Gesù,autore della salvezza e principio di unità e pace ene ha costituito la Chiesa, perché sia, per tutti eper i singoli, sacramento visibile di questa unitàsalvifica (LG 9).
Queste accalorate affermazioni del Conciliospiegano l’insistente richiamo della Chiesa aldovere della testimonianza cristiana e religiosa,perché sia sempre più visibile l’invisibile ricchez-za del suo Mistero in cui si riversa e da cui sieffonde tutto l’Amore di Dio.
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uomini alla partecipazione della sua stessa vita, nontanto ad uno ad uno, ma riunendo i figli dispersi inpopolo e raccogliendolo in organica unità, e ha eff u-so e continua a effondere la sua divina bontà, sicchécome di tutti è il Creatore, possa anche essere tuttoin tutti (AG, 2).
Abbiamo per questo riunite le tre operazioni delloSpirito santo sottolineate dalle Costituzioni, cioè: l aChiesa è aggregata, retta e santificata dal suo Spirito(Cost., Capitolo 1), nell’operazione che le suppone ele comprende tutte, cioé: la Chiesa è dallo Spiritosanto intimamente unita (UR 2).
Nella nuova liturgia la Chiesa implora che loSpirito santo ci riunisca in un solo corpo per lacomunione al Corpo e al Sangue di Cristo (PreceEuc. II), che per la pienezza dello Spirito santo,diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo spi-rito (Prece Euc. III).
È l’eco della profezia di Gesù: «Saranno congre -gati da oriente e da occidente, da settentrione e damezzodì, alla mensa del Regno di Dio» (Lc 13,29) edella sua Preghiera al Padre per la consumazione deisuoi nell’unità trinitaria (cf Gv 17, 22) che il Conciliosotto l’impulso dello Spirito santo ha proclamato intutta la sua pienezza e ampiezza cosmica, per raff o r-zare la fede nella risurrezione della carne, ravvivare lasperanza nella vita futura, indicare nell’unità la matu-razione dei frutti della carità. Questo piano si attua
unifica, ma anche da una semplice comparazionenumerica risulta evidente, nei documenti conciliari enella liturgia postconciliare, la prevalenza delle suemozioni per adunare, aggregare, unire e sospingereverso l’unificazione universale.
Lo Spirito santo in tutti i tempi dà l’unità inti -ma e ministeriale alla Chiesa (AG 4).
L’azione dello Spirito santo conserva e fa pro -gredire nell’unità della fede (LG 25).
Lo Spirito santo chiama tutti gli uomini a Cristo eli aggrega all’unico popolo di Dio (AG 15).
Lo Spirito Santo che abita nei credenti e tuttariempie e regge la Chiesa intimamente tutti con -giunge in Cristo (UR 2).
Si nota pure un orientamento nuovo nella teo-logia del Concilio e nella conseguente liturgiacirca l’azione dello Spirito santo.
Appare infatti diretta più alle membra che almembro del Corpo Mistico, più al Popolo di Dioche alle singole persone.
La teologia mistica che mira direttamenteall’unione personale con Dio, sembra parta dalpunto opposto: l’unione con Dio sarebbe fruttodell’unità fraterna, più che suo germe.
Al Padre, il quale per mezzo di Cristo nellapotenza dello Spirito santo continua a radunareintorno a sé un popolo da un punto all’altro dellaterra (Prece Euc. III), piacque di chiamare tutti gli
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la beata; ha visto scorrere la misericordia di pro-genie in progenie e ha ascoltato i gemiti dellepopolazioni depresse e le implorazioni dellemasse affamate; ha distinto le voci di tutti i figli diAbramo più numerosi delle stelle del cielo e dellearene del mare e le aspirazioni di tutto il Popolo diDio; ha esultato piena di grazia sotto lo sguardodell’Altissimo e ha magnificato per tutti ilSignore.
Ora è glorificata in cielo nel corpo e nell’anima(LG 68) e la santa Chiesa contempla con gioia in leicome un’immagine purissima di ciò che essa tuttadesidera e spera di essere (SC 103).
Sublime fra le stelle (Inno: Ave Maris Stella), chepiù si accendono per lei più sfavillano per Dio,scompare come a Cana e traspare nella gloria di suoFiglio; riceve amore e onore per riversarli centupli-cati in lui, accetta le nostre povere lodi e le indirizzaal Signore come novelli magnificat.
Per questo vorremmo che brillasse innanzi allanostra peregrinante famiglia e da essa fosse a tuttimanifestata, testimoniata e preannunciata qualesegno di sicura speranza e di consolazione, finchéverrà il giorno del Signore (LG 68).
Nelle prime nostre Costituzioni scompare nelMistero della Chiesa.
Nelle seconde non emerge.La vogliamo al vertice, come nella Costituzione
perennemente nella Chiesa che prega insieme elavora affinché l’intera pienezza del cosmo si tra-sformi in Popolo di Dio, Corpo di Gesù Cristo eTempio dello Spirito santo, e in Cristo, centro ditutte le cose, sia reso ogni onore e gloria alCreatore e Padre dell’universo (LG 17).
Maria
Nessuno guarda Gesù come lei, sua Madre!Nessuno ci guarda come lei, nostra Madre.
Perché nessuno è più di lei, in Cristo suoFiglio, quasi sacramento e segno e strumento del-l’intima unione con Dio e dell’unità con tutto ilgenere umano (LG 1).
La sua unione trasformante con Dio è giunta atale meravigliosa efficienza che le ha trasformatoperfino le viscere e ha effuso nel mondo la luceeterna (Prefazio della Madonna).
La sua unità con tutti i figli di Dio le ha dilata-to così ineffabilmente il cuore che tutti possonochiamarla Madre e rifugiarsi nel seno della suamisericordia (da O Domina mea).
Dall’alto, in Dio, perché tutta la creazione laudisse, col Verbo in grembo e lo Spirito santosulle labbra, ha proclamato santo il Nome delSignore e ha udito tutte le generazioni proclamar-
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contemplata e accolta per essere vissuta e diffusa.Lo studio sacro era centrato sulla Sacra
Scrittura, particolarmente sui testi di SanGiovanni e di San Paolo che illustrano luminosa-mente il Mistero di Cristo.
La Parola di Dio era sempre seguita dalla Paroladella Chiesa che la interpreta infallibilmente ed è diquei primi anni la stampa a forte tiratura delle dueencicliche di Pio XII, Mystici Corporis e D i v i n oa f f l a n t e S p i r i t u che tutte dovevano leggere, studia-re e meditare. Contemporaneamente si commenta-va un Compendio di teologia ascetica e misticaalternata da spunti di patrologia e sociologia. Si dif-fuse allora largamente la Catechesi di San Cirillo ela dottrina sociale della Chiesa.
L a rgo spazio è sempre stato dato alla dottrinamistica di San Giovanni della Croce, di Santa Te r e s ad ’ Avila e di Santa Teresa del Bambino Gesù, agli studiascetici di P. Plus, Garrigou Lagrange, ColumbaMarmion, Chevier, Gratry, Fulton Sheen.
Nostro pane quotidiano era il canto liturgicoche ci inseriva spontaneamente nel nostro Misteroe ce lo faceva vivere, presentandoci il Padre,Gesù, Maria, i Santi vivi e vicini con le loro vociautentiche e vibranti dalle pagine dell’Usualis,nostro libro personale come il Messale e l’Ufficiodivino.
Al nostro studio sacro è mancata nei primi anni
dogmatica sulla Chiesa: «Madre di Dio e Madre degliuomini, soprattutto in preghiera presso il Figlio suo,finché tutte le famiglie dei popoli siano felicementeriunite in un solo Popolo di Dio, a gloria dellaSantissima e indivisibile Trinità» (LG 69).
Formazione dottrinale
È una dimensione che Gesù ha affidato, in duemissioni ben precise, allo Spirito Santo e allaChiesa.
Lo Spirito santo forma a vivere in Cristo conl’animazione della Chiesa e la Chiesa con la pre-dicazione del Vangelo e i Sacramenti.
La formazione cristiana suppone, logicamentenon cronologicamente, la formazione umana, delcorpo e dello spirito umano creati per vivere inCristo.
La Chiesa chiede per l’uno e per l’altro il godi-mento dell’integrità che facilita, particolarmente agliiniziati, la vita in Cristo. La formazione della Figliadella Chiesa è la formazione cristiana nelle suedimensioni principali; prima, la dottrinale.
Lo studio sacro è stato programmato fin dagliinizi, prima della stessa orazione, cui doveva for-nire il contenuto che è la Verità cercata, amata,
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nostra rivista «Mater Ecclesiae» che dovrà sempremantenersi ortodossa e aggiornata.
Ma perché le nostre case e chiese siano davvero«centri di pietà eucaristico-mariana» come prescri-vono le nostre Costituzioni, non dimentichiamoche in passato si centrava quasi esclusivamentesulla pietà mariana, oggi si centra quasi esclusiva-mente sulla dottrina mariana ed è bene che noi noneccediamo per l’una a scapito dell’altra.
La dottrina, in tutte le sue dimensioni, sarà ilseme della pietà; la pietà il fiore della dottrina,come avrebbe voluto suggerirvi l’opuscolo che hoscritto per voi ancora non nate: «RespiriamoMaria».
la programmazione, oggi indispensabile per esi-genza della formazione non solo, ma più ancoraper la testimonianza che siamo chiamate a darealla Verità in questo nostro mondo umanistico edissacralizzato
Solo le prime Figlie della Chiesa poterono segui-re un vero corso di teologia; poi lo studio sacro rego-lare restò ristretto al centro della formazione e allepoche case con superiore preparate.
Di fisso e impegnativo c’era solo l’art. 139delle Costituzioni che lo esigeva dallo sforzocomunitario e personale di tutte.
Oggi è esteso all’intera Congregazione e una inca-ricata ha la responsabilità di proporre il programmaannuale e di accogliere attraverso discrete consulta-zioni le proposte e le osservazioni delle sorelle.
I due temi principali saranno sempre il biblico el’ecclesiale: la Parola di Dio e della Chiesa, su cuisi regge la nostra formazione e la nostra vita.
Ci accosteremo con prudenza alle novità teolo-giche, non sottovalutando la teologia perenne cheè stata lodata anche da Gesù: «Bene dixisti de me,Thoma» e la parola del Sommo Pontefice, in par-ticolare, ci sarà luce e guida.
Sarà tenuto gran conto dei nuovi orientamentidottrinali della mariologia; non mancherà mai lanostra presenza ai convegni e corsi mariani esosterremo a costo di qualunque sacrificio la
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Partecipazionesacramentale
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SPIRITO
Le Figlie della Chiesa partecipano sacramen-talmente all’intima natura e alle qualità essenzialidella loro Madre; umili segni e strumenti anch’es-se dell’intima unione con Dio e dell’unità di tuttoil genere umano (LG 1).
Partecipano pure alle sue funzioni: sacerdotale,profetica e regale; alla sua più intima vocazioneche è di pregustare, nella mutua carità e nell’uni-ca lode della Trinità beata, la Liturgia della gloriaeterna (LG n. 51), e alla sua vocazione, oggi piùurgentemente sentita, che è di salvare e rinnovareogni creatura, perché tutte siano ricapitolate inCristo (AG n. 1).
Partecipano infine alla sua missione universaleche è di orientare effettivamente, per mezzo degliuomini, il mondo intero a Cristo con la mediazio-ne universale di Maria.
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RIFLESSIONI
Come partecipiamo alla «natura» della Chiesa
La definizione conciliare della genuina naturadella Chiesa «quasi sacramento o segno e strumento»(LG 1) dei beni supremi, «l’intima unione con Dio el’unità con tutto il genere umano» e l’insistenza delConcilio nel chiedere al figli della Chiesa la testimo-nianza di tali beni, rivelano la ricchezza della fonteche li effonde e rende possibile la testimonianza.
È il Mistero Pasquale, in cui siamo tutti eccle-sialmente segni e strumenti dell’intima unionecon Dio e dell’unità coi fratelli e da cui sgorganoi sacramenti che ci fanno segni e strumenti perso-nalmente. La virtualità unitiva del MisteroPasquale forma la Chiesa che coi sacramenti, incui ininterrottamente la riversa, forma i suoi figlicomunicando loro la sua identità.
Il Battesimo li incorpora nella Chiesa (LG 11),li predispone ad essere strumenti di salvezza (LG33), araldi della fede (LG 35), a dare tutti, nellavarietà, testimonianza della mirabile unità del
ESPRESSIONI
La partecipazione delle Figlie della Chiesa allavita della Chiesa si realizza soprattutto per mezzodella Liturgia, anima di ogni altra partecipazione.
La Liturgia le introduce nella Famiglia di Dio(LG 28), le associa alla lode della gloria del Padre,le immerge nel Mistero della morte e della risur-rezione del Signore, fonte dei sacramenti, le nutreall’unica mensa del Verbo e del Pane della Vita ele unisce nella comunione ecclesiale e universale.
Un’animazione assidua le farà sempre piùcoscienti della ricchezza di questi doni sacramen-tali e le impegnerà a sforzarsi di prolungare lacomunione liturgica, che è fraterna e gerarchica,nella vita di ogni giorno, con la carità diffusa neiloro cuori dallo Spirito santo, tendendo all’unitàimplorata da Gesù perché il mondo creda e cheannuncia l’avvento di Cristo, come proclama laChiesa; di essere sempre più riconoscenti verso ilSignore, che opera in tutti i suoi figli grandi cose.
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cità, l’apostolicità.L’unità è assicurata alla Chiesa da Gesù che
l’ha voluta sua, unica sua, sempre una e unica,nonostante le divisioni che non possono dividerelo spirito.
È assicurata dalle successive qualità che sonole sue componenti e di cui essa è il vertice. Gesùinfatti, prima di pregare per l’unità dei suoiApostoli, ha pregato per la loro s a n t i t à, cheessendo la perfezione della carità ha necessaria-mente l’urgenza dell’unione, della comunione,d e l l ’ u n i t à .
Li ha poi mandati in tutto il mondo e lo Spiritosanto ha impresso in loro uno slancio universale,ma è evidente dai documenti neotestamentari illoro bisogno profondo di incontri fraterni, di agapisante, di assemblee oranti.
Più la Chiesa si espandeva, più s’affaticava perraccogliersi, riunirsi, sentirsi una (cf At 2,44-47).La sua convergenza verso un centro unificante èl’istanza della sua stessa cattolicità.
E per questo è autenticamente apostolica egelosa della sua apostolicità che ha conservato,con l’unità della fede nel Simbolo degli Apostoli,per la sua ininterrotta successione apostolica e perla fedeltà alla sua forma costituzionale organica egerarchica.
Le qualità essenziali della Chiesa sono espres-
Corpo Mistico di Cristo (LG 32).La Confermazione conferma gli iniziati, svi-
luppando le possibilità battesimali, vincolandolipiù perfettamente alla Chiesa e arricchendoli diuna speciale forza dello Spirito santo... per essereveri testimoni di Cristo (LG 10).
L’Eucaristia è il vincolo dell’unità, perché ciban-dosi del Santissimo Corpo di Cristo, tutti mostranoconcretamente la unità del Popolo di Dio che da que-sto augustissimo Sacramento è adeguatamente espres-sa e mirabilmente effettuata (LG 11 ).
La Penitenza e l’Unzione degli infermi ripara-no, riqualificano, ridonano funzionalità o vigoreai segni, agli strumenti, ai testimoni indeboliti dalmale morale e fisico.
Il Matrimonio e l’Ordine Sacro assicurano lacontinuità e la perennità della testimonianza: ilprimo significando e partecipando al Mistero diunità e di fecondo amore che intercorre fra Cristoe la Chiesa (LG 11), il secondo inserendo total-mente nella Chiesa e in Cristo Gesù, gli eletti innome di Cristo a pascere la Chiesa con la Parola ela Grazia di Dio (LG 11).
alle «qualità» della Chiesa...
L’intima natura della Chiesa è evidenziatadalle sue qualità essenziali: la santità, la cattoli-
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te santa. Infatti Cristo, Figlio di Dio, il quale colPadre e lo Spirito santo è proclamato il solo Santo,amò la Chiesa come sua sposa e diede se stessoper essa al fine di santificarla, e la congiunse a sécome suo corpo e l’ha riempita col dono delloSpirito santo per la gloria di Dio (Prefazio dellaDedicazione della Chiesa).
La sublime dottrina è tradotta dalla liturgia insublime contemplazione.
Nel tuo amore per gli uomini, hai voluto stabi -lire la tua dimora dove è raccolto il tuo popolo inpreghiera e con la tua azione incessante edifichila tua famiglia come tempio dello Spirito santo incui splenda il fulgore della tua santità (Prefaziodella Dedicazione della Chiesa).
Questa Chiesa, misticamente adombrata nelsegno del tempio, tu la santifichi perennementecome sposa di Cristo, Madre lieta di una moltitu-dine di figli, per collocarla accanto a te, rivestitadi gloria (LG 39).
La Chiesa santa tende ininterrottamente allasua santità escatologica.
I suoi ministri devono ascendere ad una sem-pre maggiore santità, nutrendo e dando slanciocon l’abbondanza della contemplazione alla pro-pria attività (LG 41).
La vita religiosa, che appartiene alla santitàdella Chiesa, deve aumentarla.
se e sottolineate soprattutto dalla liturgia che tra-duce in implorazioni le affermazioni dottrinali egli orientamenti pastorali del Concilio.
L’unità dei fedeli che costituiscono un solocorpo in Cristo è rappresentata e prodotta colSacramento del pane eucaristico (LG 3).
A noi che ci nutriamo del suo Corpo e del suoSangue dona la pienezza dello Spirito santo, per -ché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solospirito (Prece Eucaristica III).
Guarda con amore, o Dio, la Vittima che tustesso hai preparato per la tua Chiesa e a tuttiquelli che mangeranno di questo unico pane eberranno di questo unico calice, concedi che riu -niti in un solo corpo dallo Spirito santo, diventinoun’offerta viva in Cristo, a lode della tua gloria.
O Dio misericordioso, concedi alla tua Chiesaradunata dallo Spirito santo, di servirti con tota -le dedizione e di formare in te un cuor solo (PreceEucaristica IV).
Conservaci nel tuo nome, affinché tutti siamouno (Gv 17,11).
La santità è lo stato della Chiesa: lo stato glo-rioso di Gesù che si prolunga nel suo corpoMistico.
La Chiesa, il cui sacro mistero è esposto dalsacro Concilio, è per fede creduta indefettibilmen-
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principio creò la natura umana e volle infine radu-nare i suoi figli che si erano dispersi (LG 13).
Per questo scopo Dio mandò il Figlio suo, al qualeconferì il dominio di tutte le cose, perché fosseMaestro, Re e Sacerdote di tutti, Capo del nuovo euniversale popolo dei figli di Dio (LG 13).
Questo carattere di universalità che adorna edistingue il popolo di Dio, è dono dello stessoSignore e con esso la Chiesa cattolica, efficace-mente e senza soste, tende ad accentrare tutta l’u-manità con tutti i suoi beni in Cristo Capo, nell’u-nità dello Spirito di Lui (LG 13).
Tutti gli uomini sono quindi chiamati a questacattolica unità del Popolo di Dio, che presigna epromuove la pace universale e alla quale in variomodo appartengono e sono ordinati sia i fedelicattolici sia gli altri credenti in Cristo, sia infinetutti gli uomini dalla grazia di Dio chiamati allasalvezza (LG 13).
E la Chiesa inviata per mandato divino allegenti per essere sacramento universale di salvez-za, rispondendo alle esigenze più profonde dellasua cattolicità e all’ordine specifico del suoFondatore, si sforza di portare l’annuncio delVangelo a tutti gli uomini (AG 1).
Queste affermazioni conciliari confermano ilnostro credo sulla qualità essenziale e sostanzialedella nostra Madre, oggi più esposta alla contesta-
Questa santità si manifesta e si deve manifesta-re nei frutti della grazia che lo Spirito santo pro-duce nei fedeli (LG 39).
E la liturgia la implora incessantemente.Ricordati, Padre santo, della tua Chiesa diffusasu tutta la terra; rendila perfetta nell’amore(Prece Eucaristica III).
O Dio, che hai promesso al tuo popolo il germedi giustizia, custodisci la santità della tua Chiesa.
Cristo, che hai dato alla tua Chiesa vergine castaun solo sposo, rendila immacolata e santa.
Padre santo, che hai voluto chiamarci figlituoi, fa’ che la tua Chiesa sia proclamata santa intutta la terra.
Sapiente santificatore, santifica la tua casa ela tua famiglia, affinché la Città celeste, la nuovaGerusalemme, tua Sposa, appaia a tutti gloriosa.
Così la Chiesa trova in Dio la sua forza e deci-de nel suo cuore il suo viaggio.
Passando per la valle del pianto la cambia inuna sorgente; anche la prima pioggia l’ammantadi benedizioni (Ps 84,7).
La cattolicità della Chiesa risale alle antichepromesse di Dio e alla stessa creazione.
Il popolo di Dio, pur restando uno e unico, sideve estendere a tutto il mondo, affinché si adem-pia l’intenzione della volontà di Dio, il quale in
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terra.L’ a p o s t o l i c i t à della Chiesa è documentata
dalla storia.Edificata su Pietro (LG 8), fondata sugli
Apostoli (AG 9), si è sempre sorretta, nelle suesecolari vicende, sui successori di Pietro e degliApostoli uniti con lui, per opera dello Spirito santo.
La nostra è l’unica Chiesa di Cristo che nelsimbolo professiamo una, santa, cattolica e apo-stolica e che il Salvatore nostro dopo la risurrezio-ne diede da pascere a Pietro affidandone a lui eagli Apostoli la diffusione e la guida (LG 8).
La fedeltà della successione apostolica non èriconosciuta alla Cattedra di Pietro da molte chieseche la preghiera comune unisce, e Paolo VI la riaf-ferma come una realtà della storia che trascende lastoria stessa: «L’apostolicità della Chiesa... prero-gativa a noi stessi mirabile, a noi stessi che abbia-mo esperienza della nostra fragilità e conosciamocome la storia la documenti ed insieme sappiamoquanto coerente, quanto fedele sia la successionedel mandato di Cristo agli Apostoli, discesa finoalle nostre umili e meravigliate persone, quantoinesplicabile e quanto vittoriosa la secolare perma-nenza della Chiesa, sempre viva, sempre idonea aritrovare in se stessa una incoercibile giovinezza»(Paolo V I , A l l o c u z i o n e, 14 sett 1964).
Il processo di unificazione e il riconoscimento
zione.Come ci sentiamo figlie delle Chiese locali e
disponibili filialmente al loro servizio, così ci sen-tiamo figlie della Chiesa universale e pronte aseguire le sue direttive universali.
L’ideale dei primi anni «per la Chiesa e per ilmondo» non può scolorirsi: fa parte dell’impegnobattesimale che la nostra consacrazione e il nostroparticolare carisma devono rendere sempre piùcosciente ed efficiente.
Anche in ciò la liturgia è fonte di luce e di fervore:Dio, pure ai nostri giorni vediamo risplendere
i tuoi antichi prodigi. Ciò che hai fatto con la tuamano potente per liberare un solo popolo dal suooppressore, ora lo compi attraverso l’acqua dellarigenerazione per la salvezza di tutti i popoli;concedi che l’umanità intera sia ammessa tra ifigli di Abramo e partecipi alla dignità del popo -lo eletto (Veglia Pasquale).
O Dio, Padre di tutti, a gloria del tuo nomemoltiplica la discendenza promessa alla fede deiPatriarchi, aumenta il numero dei tuoi figli, per -ché la Chiesa veda in larga parte adempiuto ildisegno universale di salvezza nel quale i nostriPadri hanno fermamente sperato ( Ve g l i aPasquale, IV orazione ).
Padre, purifica la tua vigna, custodiscila eincrementala, affinché al tuo cospetto riempia la
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degli Apostoli, per formare un cuor solo e un’ani -ma sola nel vincolo del tuo Amore (OrazioneFesta di SS. Pietro e Paolo).
Lo Spirito santo, se non c’è una resistenzavolontaria, ravviva nei figli i tratti caratteristicidella Madre e sacramentalmente, automaticamen-te, con metodi preclusi alle indagini della psicolo-gia e pedagogia umana, implora e ottiene che siinseriscano profondamente nella cattolica unitàdel Popolo di Dio (LG 13), che si santifichino conla sua potenza che santifica tutto l’universo, che siaprano al mondo intero con la luminosa certezzache si completerà, per tutto il Corpo della Chiesa,il Mistero di gloria inaugurato in Cristo e che nontemano di nulla perché posti sulla base incrollabi-le della fede degli Apostoli.
... alle «funzioni» della Chiesa
Le Figlie della Chiesa partecipano alle funzio-ni sacerdotale, profetica e regale della Chiesacome tutti i battezzati.
La rigenerazione e l’unzione dello Spiritosanto le ha consacrate a formare un tempio spiri-tuale e un sacerdozio santo per offrire spiritualisacrifici (1Pt 2,5); le ha fatte araldi della fede (PO2) per proclamare ad alta voce le virtù presenti delRegno di Dio e la speranza della vita beata; le ha
dell’apostolicità della Chiesa sono paralleli e sonoinsieme contrastati.
La Proclamazione dell’infallibilità pontificia,la consacrazione del genere umano al Cuore diGesù perché si faccia un solo ovile sotto un solopastore e le preghiere per l’unità della Chiesa, lihanno difesi e sostenuti specialmente in questonostro secolo.
La Liturgia supplica Dio di difendere dal terroredelle porte infernali la sua Chiesa fondata sulla soli-dità della Pietra apostolica (O r a z i o n e Festa di S.Leone Magno) e di non permettere mai che noisiamo scossi da alcun turbamento, giacché ci haposto sulla base incrollabile della fede del suoi apo-stoli (Cf O r a z i o n e Cattedra di S. Pietro).
Concedi, Dio onnipotente, che tra le vicendetempestose del mondo non si turbino i tuoi figli,ma si conservino fiduciosi sul saldo fondamentodella fede professata e trasmessa dagli Apostoli, equella Roma che prima ha dato la salvezza ladarà per sempre (I n n o Vespri SS. Cirillo eMetodio).
Il Mistero eucaristico consolida la fede nelladottrina apostolica e realizza l’unità dei credentinell’amore.
O Signore, che nutri alla Mensa eucaristica imembri della tua Chiesa, concedi a noi di perse -verare nella frazione del pane e nella dottrina
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vizio regale» particolarmente dei laici (LG 36).Con la funzionalità della Chiesa, l’azione
incessante di Dio ci edifica come tempio delloSpirito santo (LG 4) e noi siamo sempre in costru-zione.
La casa di Dio (LG 6) siamo noi ... «Il momen-to della conversione alla fede è come quando dalleforeste e dalle rocce si tagliano i sassi e la legna;quando veniamo catechizzati, battezzati e formatiè come l’essere sgrossati, squadrati e levigati frale mani degli artefici fino a quando non veniamocompaginati insieme dalla carità. La legna e lepietre, se non combaciassero fra di loro secondoun ordine determinato, se non poggiassero tran-quillamente le une sulle altre, se aderendo le unealle altre in una certa maniera non si amasseroscambievolmente, nessuno potrebbe entrare.
Solo quando in una costruzione si vedono le pie-tre e il legname ben compatti si entra sicuri e non siteme il crollo» (S. Agostino, S e r m . 3 3 6 , 1 - 6 ) .
Ebbene, il Signore Gesù volendo entrare edimorare in noi, come se stesse costruendo dice-va: «Vi dò un comandamento nuovo, di amarvi avicenda» (Gv 15,12).
costituite nella libertà regale comunicata da Cristoperché tutte le creature siano soggette al Padre eDio sia tutto in tutti.
La Chiesa, con la sua liturgia orante e operan-te, accumula tutta la carità di Dio e la diffonde conle sue funzioni su tutta l’umanità.
La funzione sacerd o t a l e le è particolarmentepropria. L’assemblea liturgica non assiste soltantoal suo svolgersi, ma vi partecipa direttamente e sefuori del tempio scolorisce, con dinamismo segretoeleva i figli della Chiesa nell’oblazione della vitaquotidiana che unisce i cuori nella carità fraterna.
La funzione profetica della Chiesa ha un forterilievo nella liturgia della Parola che comunicaluce e ardore alle sue espressioni più umili nellerelazioni umane e alle più apostoliche nell’evan-gelizzazione.
La funzione regale è conseguente alle due pre-cedenti.
Anch’essa si svolge in pieno nel Mistero euca-ristico che unisce il Popolo di Dio al suo Re e glicomunica la sua stessa pacifica regalità; ma nonha manifestazioni esteriori.
Lo Spirito santo ha infatti ispirato al ConcilioVaticano Il di trattare espressamente delle dueprime funzioni distinguendole nella loro identità edi approfondire soltanto i contenuti della funzioneregale che nella Lumen gentium appare come «ser-
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Per questo oggi si fa tutta a tutti con la sualiturgia e pastorale a tutti i livelli e avverte l’ur-genza di utilizzare gli istituti terreni, convergentiverso l’unità economica, tecnica, culturale, socia-le e politica nel piano della salvezza di cui sono epossono essere inconsci strumenti, per tutto rica-pitolare in Cristo (cf AG 1).
Questa sua specifica vocazione oggi ha una ripre-sa universale, perché la Provvidenza sta preparandole vie alla fraternità umana con la democratizzazionedella società, gli avvicinamenti internazionali e l’u-niversale bisogno di pace.
La Chiesa contemplativa è attenta a questesegnalazioni provvidenziali e vi scorge l’impron-ta del Dito di Dio. Avverte l’animazione delloSpirito del suo Sposo che intimamente la unificaed esternamente sospinge l’umanità verso l’unifi-cazione finale.
... alla «missione» della Chiesa
La Chiesa ha la missione di diffondere la fedee la salvezza del Cristo. Tale missione si esplicaattraverso un’azione tale, per cui essa, in a d e s i o n eall’ordine di Cristo e sotto l’influsso della grazia edella carità dello Spirito santo, si fa pienamente edattualmente presente a tutti gli uomini e popoli per
... alle «vocazioni» della Chiesa
La Chiesa alla mensa eucaristica è tutta tesa versola mensa celeste e la cena dell’eterna gloria.
Vi partecipa sacramentalmente con tutti i suoifigli, particolarmente con quelli che per la lorocarismatica consacrazione sono segni dei benicelesti presenti nel mondo (LG 44) e la pregustasperimentalmente, nei suoi figli contemplativi, neiquali l’intima unione con Dio e l’unità con tutto ilgenere umano (LG 1), hanno raggiunto quaggiù lamassima loro efficienza.
La contemplazione fa convergere in un solo spi-rito, in una sola volontà, in una sola voce (cf Rm15,6), nell’unica lode della Trinità beata (LG 51), lamolteplicità delle espressioni liturgiche, mutevolicome i tempi e gli uomini e le sublima nella liturg i adella gloria eterna che occhio mai non vide, orecchiomai non udì, cuore umano non poté mai desiderare(2Cor 2,9).
La Chiesa pellegrinante la può solo pregustarenell’esercizio della mutua carità (Gv 13,34).
Per questo oggi la Chiesa contemplativa depo-ne le seriche vesti della preghiera, il latino che è lalingua della sua teologia e il canto gregoriano cheesprime il suo spirito contemplativo nella formapiù pura, e prega e canta più in sintonia coi suoifigli.
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La Liturgia conviviale fa tutti una sola cosacon lui ed è la causa efficiente ed esemplare diogni altra unione.
Quando siamo nate nella Chiesa come piaunione, la pietà privata prevaleva sulla pietà litur-gica.
Noi, quasi istintivamente, per il nostro stessocarisma, abbiamo tentato tutte le vie per scoprirele misteriose ricchezze della Liturgia.
Il Concilio con la sua piena effusione di SpiritoSanto ci ha pienamente appagate. La nostra primaregola: partecipare alla Messa, vivere la Messa, esse-re le apostole della Messa, è ora teologicamenteesposta, ampiamente trattata e dallo Spinto santostesso rinnovata e spiritualizzata.
La partecipazione delle Figlie della Chiesa saràconsapevole, pia, attiva, (SC 11)... offriranno colSacerdote l’Ostia immacolata offrendo se stesse edi giorno in giorno perfezionandosi nell’unità conDio tra di loro e coi fratelli, di modo che Dio siafinalmente tutto in tutti.
Gli Apostoli hanno attuata, sviluppata e com-piuta la missione di Gesù, come Gesù, col sacrifi-cio di se stessi fino alla morte e con la speranzadella risurrezione.
Essi, molto tribolando e soffrendo, completa-rono ciò che manca ai patimenti di Cristo, a van-taggio del suo Corpo che è la Chiesa (AG 5).
condurli con l’esempio della vita, con la predicazio-ne, con i sacramenti e con i mezzi della grazia, allafede, alla libertà ed alla pace di Cristo, rendendofacile e sicura la possibilità di partecipare in pieno alMistero di Cristo.
Mossa dallo Spirito di Consiglio, di cui, seoccorra, dispone infallibilmente, essa apprezza eaccoglie tutti gli apporti positivi delle scienzeumane, sperimenta anche temporaneamente meto-di e strutture che non sono in contrasto col dise-gno scaturito dal Cuore del suo Sposo e trae dallaLiturgia della terra e del cielo la forza che la fastrumento dell’universale salvezza.
La Liturgia del Mistero pasquale germina la gra-zia invisibile che germoglia nei sacramenti, suoisegni visibili, e le moltiplica i figli, glieli fortifica,purifica, nutre e sostiene in tutte le vicende della vita.
La Liturgia della Parola, preceduta e prolunga-ta dalla Liturgia delle Ore, glieli matura ed educa,col Verbo che è la vita e la luce degli uomini, allalode della gloria di Dio, al colloquio con Dio nel-l’orazione, all’ascolto e al riposo in Dio nella con-templazione.
Nella Liturgia eucaristica sacrificale culminala sua missione salvifica (PO 5).
Dal Cuore aperto dell’Agnello che è stato ucci-so nasce la Chiesa come una sposa nella gloriadella risurrezione (SC 5).
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lei; in ogni Messa Gesù l’ha sotto gli occhi e ripete aciascuno dei presenti: Ecco tua Madre!
La partecipazione sacramentale allo stato glo-rioso di Gesù, anticipato esistenzialmente allaMadre sua assunta al cielo, autorizza a sperare cheMaria, per la proprietà dei corpi gloriosi, sia pre-sente invisibilmente al suoi figli, come lo è sacra-mentalmente Gesù sotto i veli eucaristici e che perla sua presenza ci sia dato un pegno della gloriafutura.
E come non scompare nella Liturgia non dovrebbemai scomparire nella vita: dovrebbe essere presentecome l’aria che, se mancasse, morremmo.
«Respiriamo Maria» scritto anche per voiquando eravate ancora futuribili, vi dice come ladovremmo respirare e come il suo «soffio legge-ro» (1 Re 19,12) ci farebbe respirare Dio.
Formazione liturgica
La partecipazione sacramentale al Mistero diCristo è la partecipazione alla vita della Chiesa, sacra-mento dell’universale salvezza e dell’unificazioneuniversale, che ha in seno il fonte e i fiumi d’acquaviva (Gv 7,38) della morte e risurrezione del Signore,sempre attuali nella sua Liturg i a .
La Liturgia non esaurisce tutta la vita della
Perché non c’è amore, non c’è apostolato, nonc’è missione più grande!
La Liturgia delle «Preci dei fedeli» ha unoslancio che sembrerebbe incomprensibile se nonglielo avesse ispirato lo Spirito santo:
O Salvatore nostro, che avesti la Madre tua aipiedi della croce, concedici per sua intercessione dig o d e re della partecipazione alla tua passione.I n t e rceda per noi la Madre tua, Signore !
Maria, piena di grazia e Madre della Grazia,aggiunge effettivamente al Dono di Dio, il suomodo unico di accoglierlo, di custodirlo, di fargliraggiungere, con la sua intercessione, la sua mas-sima efficienza.
La Chiesa inserisce la sua intercessione al cen-tro del Mistero pasquale e delle sue implorazioniuniversali.
Nella Liturgia è sempre la Madre della Chiesa, laRegina del cielo e del mondo, anche se nel ciclol i t u rgico sembra apparire e scomparire: non apparee ffettivamente mai, perché non scompare mai.L’appello alla sua intercessione è sempre sulle labbradella Chiesa che nei suoi sabati e nelle sue feste mol-tiplica soltanto le espressioni d’affetto, le intensifica,le trasforma in cori e in canti.
La proiezione reale della morte di Gesù nellenostre Messe di ogni giorno, sarebbe irreale senza di
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sacramentale ed è, come l’azione dello Spiritosanto, soprattutto animazione.
L’animazione ha bisogno di libertà, di una«devota libertà», ma per essere dolce e forte (Sap8,1) come quella dello Spirito santo, ha pure biso-gno del controllo dell’autorità.
L’animazione liturgica, per collaborare con loSpirito santo nella formazione liturgica, dovrà quin-di dipendere dall’autorità e trascenderla, come il pro-fumo che si espande restando contenuto nel fiore.
L’animatrice liturgica dovrebbe formare nonsolo le partecipanti all’azione liturgica, ma le ani-matrici, imitando Maria nel cenacolo e accanto aGiovanni.
Le meraviglie della Pentecoste si sono svoltesotto i suoi occhi.
Il Vangelo della luce e le Epistole dell’amoresono state scritte accanto a lei e l’Apocalisse conla visione della Donna vestita di sole è lo sfondodella sua assunzione.
Non una parola sulle labbra di Maria, ma la suasola presenza, il suo solo ricordo, erano animazionel i t u rgica, come il suo sabato, le sue feste, le suediscrete apparizioni nella Liturgia eucaristica sonoanimazione liturgica per chi ha dallo Spirito santo lagrazia di sentirla e di compenetrarsene.
L’umanesimo ha rappresentato Maria immer-sa nella meditazione delle Scritture; qualche pio
Chiesa, ma la fermenta e irrora tutta come il cuoree il sangue nel corpo umano. Per questo la forma-zione liturgica è la dimensione principale dellaformazione cristiana, pur restando primaria la dot-trinale, perché l’andate e predicate il Vangelo aogni creatura precede il battezzate tutte le gentinel nome del Padre, del Figlio e dello SpiritoSanto ed è il Verbo della Vita che prepara a rice-vere il Pane della Vita.
La Liturgia del Mistero Pasquale è primaLiturgia della Parola e poi Liturgia eucaristica.
La nostra formazione dottrinale parte da lì, lanostra formazione liturgica centra qui.
Il primo statuto della Congregazione infatti ciimponeva di partecipare alla Messa, di vivere laMessa, di essere apostole della Messa (33Fogliettipag 21).
Oggi dobbiamo parteciparvi più coscientemen-te e attivamente, perché tutto oggi è più dinamicoe la formazione è un processo di crescita, di matu-razione, di perfezionamento che agenti esterni einterni, coscienti e incoscienti operano in noi econ noi.
In noi e con noi opera sempre lo Spirito santo,l’Agente supremo di ogni formazione e, più ditutti gli altri agenti, chi ha da lui l’incarico di for-mare il figli di Dio. La formazione liturgica èdirettamente dipendente dallo Spirito santo perché
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Partecipazionecarismatica
artista l’ha dipinta presso la Cena del Signore; ilVangelo ci assicura la sua presenza in pienoMistero Pasquale, anche se non dice che Gesù lesia apparso.
Da lei non era mai scomparso: la sua fede nonaveva bisogno né di visioni, né di locuzioni.
Maria ci anima al vero culto di Dio: al silenzio,quando il silenzio è volontà di Dio e alla lode quan-do la esige la sua gloria: alla partecipazione pienadel Mistero Pasquale con l’accettazione piena deidisegni di Dio; alla sua partecipazione «attiva» conla loro esecuzione fedele, e alla sua partecipazione«consapevole» con la meditazione e il ripensamen-to delle parole e delle opere di Dio (SC 11), comeElla faceva sempre «conservando tutto nel suocuore» (Lc 2,51).
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SPIRITO
Oltre le ricchezze sacramentali, Dio ha donatoalla sua Chiesa, fra molti altri carismi, il dono didonarsi totalmente a Lui con la professione dellaperfetta carità (cf LG 43).
Non è un normale sviluppo dei doni dello Spiritosanto, ma un’esperienza riservata a chi deve testimo-niare in terra i beni del cielo (LG 44).
Induce ad amare Dio senza divisioni, compen-sazioni e riserve (cf LG 42).
È permanente per la fedeltà di Dio e costringealla fedeltà con le sollecitazioni forti e soavi delsuo Spirito.
È un’anticipazione della vita celeste e dispone apregustarla nella contemplazione (cf LG 44).
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pellegrine e pronte al servizio della Chiesa dovun-que le chiami.
Il governo faciliterà l’obbedienza reggendosisui principi biblici dell’autorità, del servizio, del-l’interdipendenza per l’edificazione del Corpo diCristo e sui principi ecclesiali del dialogo, dellaconsultazione, della sussidiarietà, condizionatidal principio esistenziale della funzionalità.
Quanto più le Figlie della Chiesa si lascerannostringere da tali vincoli tanto più rappresenteran-no Cristo indissolubilmente unito alla sua Sposa,e tanto più testimonieranno l’amore indissolubiledella Chiesa per Cristo, suo Sposo (LG 44).
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ESPRESSIONI
Le Figlie della Chiesa, perché la loro comunio-ne sia col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo e laloro gioia sia piena, per impulso dello Spiritosanto traducono in obbligazioni d’amore i consiglievangelici di povertà, castità e obbedienza nellavita comunitaria, ecclesiale, sociale, conforman-dosi così al genere di vita che Cristo Signore siscelse per sé e la Madre sua abbracciò. Con lacastità perfetta si donano quindi esclusivamente aDio sommamente amato, senza divisioni, com-pensazioni, riserve.
Con la povertà evangelica si staccano radical-mente dai beni terreni per testimoniare i beni cele-sti; lavorano infaticabili per trarre tutti a Cristo.
Con l’obbedienza si sottomettono generosa-mente a chi rappresenta Dio (PC 14) per imitareMaria e conformarsi a Gesù, specialmente nei tra-slochi da una casa all’altra, da un luogo all’altro,per quanto lontano, dovendosi considerare come
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Allora si lasciano case, o fratelli, o sorelle, omadre, o padre, o figli, o campi (Mc 10,29); nonci si congeda da quelli di casa, ma si pone manoall’aratro senza volgere indietro lo sguardo (Lc6,62); non si indugia nemmeno a seppellire ilpadre, ma si va e si lascia che i morti seppellisca -no i loro morti (Lc 9,59-60).
Tale carisma è permanente per la fedeltà di Dioed è come la conservazione rispetto alla creazio-ne: l’introduzione e la stabilizzazione dinamica inuna vita nuova di cui la teologia sta studiando lanatura.
Il teologo Garrigou-Lagrange la paragona allegrazie preternaturali, gratis datae a beneficio dichi le riceve e di tutta la Chiesa.
Forse più propriamente appartiene alle effusio-ni che la Chiesa implora ogni giorno dallo Spiritosanto perché si rinnovi la faccia della terra; è l’in-gresso nella nuova terra e nei nuovi cieli (LG 48)trasfigurati dallo spirito delle beatitudini per esse-re offerti a Dio (LG 31).
Questa è l’impressione dell’anima quando idoni dello Spirito santo si schiudono tutti insiemee il cuore all’improvviso è beato, la mente paga, lavolontà pronta, la terra amica, l’umanità sorella,Dio Padre.
Anche se l’apertura è di un istante, l’anima hascoperto il Regno di Dio e non potrà più dimenti-
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RIFLESSIONI
La vocazione religiosa
La professione religiosa che vincola in eternoall’Amore Eterno, manifesta i beni celesti dellalibertà da ogni condizionamento terreno (LG 44)e della gioia nella volontà di Dio.
Il possesso di tali beni è ordinariamente il frut-to della esperienza contemplativa, come affermala teologia mistica e la loro testimonianza è pro-porzionata a tale esperienza come conferma l’a-giografia.
Si può quindi dedurre che la professione reli-giosa è possibile solo per un carisma non necessa-riamente richiesto dall’ordinario sviluppo delgerme battesimale, ma che lo sollecita e lo poten-zia o con l’acutezza del pungolo cui non si puòresistere, o con l’attrattiva dell’amore che costrin-ge a cedere.
È la vocazione.
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esige che le Figlie della Chiesa vengano prepara-te a dare tale testimonianza con una formazioneintensa all’orazione e alla contemplazione, da cuidovranno partire e a cui dovranno convergere tuttele dimensioni della formazione. Alla vigilia dellaprofessione perpetua, la loro volontà dovrà sentir-si libera, ferma, decisa; avida dei vincoli solidi estabili (LG 44) che dovranno unirla a Dio e pron-ta anche a patire la fame e ad andare in Oceania,come si proponeva alle prime aspiranti.
Il carisma della professione è un apporto di for-tezza che si differenzia dal carisma della contempla-zione solo perché non corrobora necessariamente lavolontà nelle sue impressioni ed espressioni aff e t t i-ve. Il suo linguaggio è Mihi autem gloriari oportet inc ru c e ! (Gal 6,14). Davanti alla croce la sensibilitàpuò sentirsi schiacciata, ma l ’ a m o re è forte come lam o rte (Ct 8,6).
Il carisma è questa perfetta carità che nella pro-fessione perpetua dei consigli evangelici raggiun-ge il suo compimento e la sua espressione più alta(RC). La volontà può essere o sentirsi influenzatada tendenze ataviche o ambientali, da meccanismipsichici e pressioni sociali, ma il dono inconfon-dibile della Fortezza spinge e costringe a volere,con la consacrazione totale a Dio, la rinunciapiena di sé e il sacrificio perfetto di tutto.
Questa idoneità a sacrificare liberamente,
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care il suo Tabor; quell’istante di trasfigurazioneorienterà tutta la sua vita: ella andrà e annunzieràil Regno di Dio (Lc 8,39).
Più spesso uno solo si apre timidamente, laPietà, che intenerisce davanti al tabernacolo e conpiù frequenza nella comunione eucaristica. Gesùcol suo cuore di carne tocca il cuore di carne e lasua chiamata è amore; l’anima non calcola nulla erisponde il suo sì con la disponibilità dell’amoreche misteriosamente lo Spirito santo potenzia,illumina, indirizza, equilibra, estende a tutta l’u-manità e contiene col timore filiale di Dio.
La professione religiosa
I chiamati del Vangelo sono stati tutti sollecita-ti da uno sguardo, o da un invito di Gesù che hadato loro il dono d’intendere ciò che non tuttihanno orecchi da intendere (Mt 19, 12) e di starepermanentemente con lui fin da principio (Gv15,27).
Ma la loro testimonianza se l’è ripromessa solodallo Spirito di Verità che avrebbe mandato dalPadre e la Chiesa si attende oggi dai chiamati unatestimonianza nuova, speciale, splendida (LG 39;AA 31), perché confida nello Spirito che corrobo-ra e radica nell’amore (Ef 3,13). Il nostro spirito
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La strettura ha dei limiti e c’è libertà di movi-mento per i polsi e per il cuore.
Quanto più però questa libertà è sacrificata e siconsente che i vincoli stringano mani e cuore,tanto più il carisma sprigiona le sue possibilità diunione nuziale con Cristo e di unione ecclesiale inCristo.
I voti vincolano al Creatore e svincolano dalcreato, sottraendo e diminuendo l’uso dei suoi beni.
Operano come le notti di San Giovanni dellaCroce, che li oscurano e ne temperano l’attrattiva.
Sono segnati dalla croce: impressi come sigillisulle labbra e sul cuore (Ct 8,6) passivi come le nottimistiche, indesiderate e desiderabili.
La perpetuità prolunga la strettura fino allamorte, ma frequenti allentamenti impedisconol’infedeltà abituale e favoriscono la ripresa deldono totale a Dio sommamente amato (LG 44).
La stabilità del dono è il frutto dei voti osser-vati, come delle notti sopportate con la Pazienzadi Cristo, che è un frutto dello Spirito santo.
Le notti possono aprirsi in albe di risurrezionee i vincoli possono stringere come amplessi:
La destra di lui intorno al mio capo e la suasinistra mi abbraccerà (Ct 2,6).
Li attrarrò a me nei vincoli di Adamo, con lefunicelle dell’amore (Os 11,4).
Aderiscano con fervore al tuo amore, conforta -
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spontaneamente, responsabilmente le inclinazionipiù profonde della natura (PC 12) per le esigenzesupreme del Regno di Dio (LG 44), indica la pre-senza del carisma.
La libertà non limita la passività, né la passi-vità trattiene la libertà. Nessuno è più libero deibeati rapiti in Dio. Come respiriamo attivamente epassivamente, così riceviamo il dono fatto da Dioalla Chiesa (LG 43).
La professione religiosa ci fa partecipare gra-tuitamente, in una forma del tutto riservata, allanatura, alle qualità, alle vocazioni, alle funzioni ealla missione universale della Chiesa e ci qualifi-ca stabilmente ad essere un cuor solo, un’animasola, un solo spirito, una sola voce; tutte per tutti,pronte anche a compiere ciò che manca alla pas -sione di Gesù Cristo per il suo Corpo che è laChiesa (Col 1,24).
Questa è la nostra Professione perpetua ancheper designazione giuridica.
I vincoli
Con la Professione perpetua si abbraccia unostato «speciale» (PC 1) caratterizzato da tre vincoliche vincolano a Dio e alla Chiesa per sempre. Sonoanelli nelle ore serene e catene nelle ore buie.
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Scioglimento
II carisma della professione perpetua è perma-nente da parte di Dio che non ritira i suoi doni einclude una capacità permanente di rispostaall’Amore che ama in eterno.
Radica e fortifica nella carità e apre alle immen-surabili dimensioni del Mistero della Chiesa, ma èpure l’assunzione di un impegno perpetuo, dallaChiesa giuridicamente riconosciuto.
Indubbiamente i voti sono vincoli (LG 44)nuziali impreziositi dall’amore di Cristo che supe-ra ogni intendimento, ma per la loro natura di vin-coli a un certo momento possono stringere il cuore.
La liberazione può apparire desiderabile, ma ilcarisma dell’Amore Eterno può sempre impedireche sia desiderata.
È l’ora in cui urge vigilare e pregare per noncadere nella tentazione (Mt 26,41) dello svincola-mento, sempre più doloroso della strettura, anchese in principio l’impressione è opposta.
L’amore di Dio è acuto come l’inferno (Ct 8,6)e persiste come punta d’amarezza, se incorrispo-sto, o respinto.
È duro ricalcitrare al pungolo (At 26,14): il giova-ne ricco si è imbattuto nella tristezza perpetua.
I vincoli si possono sciogliere, ma la loroimpronta è più profonda e angosciosa delle ango-
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te dai sacri vincoli religiosi (Rituale), chiede nelrito della professione la Chiesa.
I voti vincolano alla Chiesa, potenziando parti-colarmente la partecipazione alle sue funzionisacerdotale, profetica e regale.
La vita religiosa, con nuovo e speciale titolo, èdestinata al servizio e all’onore di Dio (LG 44).La Chiesa presenta la professione come uno statoconsacrato a Lui e associa l’oblazione dei religio-si al Sacrificio eucaristico (LG 45). Nella vita reli-giosa viene offerto a Dio un eccellente sacrificiodi lode e tale vita costituisce un ministero sacro(PC 7-8).
La vita religiosa appare inoltre un segno chepuò e deve attirare efficacemente tutti i membridella Chiesa a compiere con slancio i doveri dellaloro vocazione profetica ( LG 44).
Lo stato religioso infine meglio preannunzia lafutura risurrezione e la gloria del Regno celeste;in modo speciale manifesta la sua elevazionesopra tutte le cose terrestri e le sue esigenze supre-me e dimostra a tutti gli uomini la preminentegrandezza della virtù di Cristo regnante e la infi-nita potenza dello Spirito santo mirabilmente ope-rante nella Chiesa (LG 44).
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maternità, componenti dell’integrazione persona-le ed elevate alla dignità di sacramento, per amoredi un Dio nascosto e di innumerevoli figli ignoti.
Tale sublimazione della persona umana sareb-be impossibile se Dio non si fosse in un modo o inun altro rivelato, costringendo il cuore a lasciaretutto per lui: Nessuno viene a me se il Padre nonlo attira (Gv 14,6).
Il cuore ha avvertito l’attrattiva carismatica diDio e il suo ricordo basterà a mantenerlo fedelefino alla morte.
Il voto è un vincolo nuziale che ha il suo fon-damento nel Vangelo, nella dottrina tradizionale enella liturgia della professione:
«Conservino con fedeltà, le nuove spose, l’u-nione con Cristo unico Sposo e quando finalmen-te perverranno al tribunale del sovrano Re, nontemano il giudizio del giudice, ma riconoscano lavoce dello Sposo che soavemente le chiama allenozze celesti» (Rituale della Professione). Il votoè volontà d’amore.
La risposta volo al si vis di Gesù, sempre pas-siva, sempre possibile solo sotto il suo sguardod’amore, dopo il suo invito d’amore è pure attivis-sima: il cuore vuole Dio solo e solo ciò che Diovuole e per sempre.
La totalità e la perpetuità del dono, sebbenecarismatiche, non escludono l’infedeltà, anche se
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sce esistenziali e mistiche.È l’ora in cui bisogna soprattutto pregare
Maria, di cui il Signore si è servito per chiamarci.Tutte le chiamate infatti si sono avvertite, o
chiarite, o intensificate ai suoi piedi e da lei hannotratto la forza e anche la gioia, le risposte.
La professione ci ha introdotte nella via strettache conduce alla vita (Mt 7,14) e la Chiesa augu-ra il gaudio a chi affronta tale strettura:
Dio vi conceda di percorrere col gaudio diCristo la stretta via che seguiste (Rituale dellaProfessione).
Ed è proprio per non svincolarci da Gesù e ritor-nare indietro che ci siamo con la Professione perpe-tua vincolate anche a lei: forse coi sentimenti diquesta preghiera che non posso dimenticare:
Prend mon coeur sur ton autel, Vierge, mabonne Mère! ... Ah, cache-le bien vite enfermédans le tien, e puis, si quelque jour je te le rede -mande, ne me le rend pas; mais dis-moi en ce jour,dis-moi que je te l’ai donné, qu’il est tien sansretour...
VOTO DI CASTITÀ
Il voto di castità perfetta obbliga alla rinunciadi due esigenze naturali profonde: l’amore e la
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Queste scelte si devono decidere nell’intimitàeucaristica.
Lo Sposo fa sentire indubbiamente alla sposase per amarlo ha bisogno di essere sostenuta conbevande, rianimata con mele (Ct 2,5), e dovràtagliare il filo di seta che finirebbe per impedirledi volare a lui.
Nel matrimonio, due cuori amandosi si aiutanoad amare Dio. Nella vita religiosa, amandoci ciaiutiamo ad amarlo.
Il pensiero della Chiesa è forse più diretto apromuovere le compensazioni comunitarie cheindividuali e indubbiamente suggerisce quellevolute da Dio e arricchite dal carisma della suapaternità e maternità.
Quanto all’amicizia che è un dono di Dio edilata i cuori in Dio, per effondersi nei fratelli, chioserebbe impedirla?
Paolo VI ne fa l’elogio esaltando il suo appor-to apostolico:
«L’amicizia può essere apostolato elettissimo,anche perché l’amicizia si fonda su affinità spiri-tuali spontanee che procurano diletto e fervore,accendono la fantasia e rendono facili i tentatividell’apostolato, che forse da sé nessuno oserebbecompiere.
L’amicizia come apostolato, Noi la raccomandia-mo come metodo, come allenamento e proprio come
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intrisa d’amarezza e impegnano a una continuaimplorazione di grazia. Maria ne è la fontana sem-pre piena per tutti. La consacrazione filiale al suoCuore immacolato, inserita nella consacrazionetotale a Dio sommamente amato (LG 44), facilitagli incontri personali con Lui e coi suoi figli, sen-sibilizza alla realtà della Famiglia di Dio, alla fra-ternità con gli Angeli di cui le spose di Cristo imi-tano in terra lo stato e con gli uomini loro fratelli,anche se ignoti e remoti. Il Concilio esprime l’e-missione del voto perpetuo di castità col termine el’immagine dell’amore unitivo. La castità èabbracciata e la motivazione dell’abbraccio è l’a-more. Solo l’amore infatti può anteporre nozzeescatologiche e mistiche a nozze presenti, visibilie sensibili, anche se il centuplo a questo mondo,come ha promesso Gesù, è immediato.
Sono comprese nel centuplo le gioie dellaFamiglia religiosa e il Vaticano II ha puntualizza-to, in modo assai esplicito e impegnativo, chequeste compensazioni affettive sono necessarie,perchè l’amore di Gesù resti unico e forte.
S’affaccia qui la difficoltà della scelta fra lecompensazioni buone. Se il voto esclude il grandebene della procreazione, può anche escluderequalche volta le manifestazioni umane di unabuona amicizia, non richieste dal progresso spiri-tuale, o da esigenze apostoliche reciproche.
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generosità totale che spinge a dare tutto in silenzio:gioventù, bellezza, ogni sogno, ogni diritto» (PaoloV1, 8.6.1969), liberamente e per sempre.
È il rinnegamento di sé richiesto dalla sequelaChristi. È il quotidie morior di San Paolo. È ilprogramma di San Giovanni della Croce per chiaspira all’intimità con Dio: propendere cioè: «nonal più facile, ma al più difficile; non al più sapori-to, ma al più disgustoso; non al riposo, ma allafatica; non al più, ma al meno; non a voler cosaalcuna, ma a non voler nulla».
Il Capitolo indicherà una forma comunitaria dirinnegamento che supplisca le forme penitenzialidell’astinenza e del digiuno, soppresse dallamaternità della Chiesa. Sarebbe un dovere.
VOTO DI POVERTÀ
Anche la professione del voto di povertà è pre-sentato dal Concilio come un abbraccio (LG 42).
L’immagine francescana dello sposalizio conla povertà mette subito in evidenza che l’emissio-ne e la perseverante fedeltà all’ardua promessanon può venire che dalla volontà irrobustita dallaforza di Cristo.
Il voto fa seguire Gesù e partecipare alla suapovertà (LG 46).
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interpretazione autentica della carità effusiva e dop-piamente benefica, a chi la esercita e a chi ne ricevei benefici» (Paolo VI, 7.2.1968).
L’amicizia raggiunge la sua sublimazione nel-l’amicizia contemplativa dei Santi.
«Si discorreva soli fra noi con grande nostradolcezza e dimentichi del passato, teso il pensieroverso il futuro, s’indagava in presenza tua che seila Verità, quale fosse per essere la vita eterna deisanti che occhio mai non vide, né orecchio maiudì né entrò in cuore di uomo. E con affetto solle-vandoci verso di te trapassammo a poco a pocotutte le cose corporee e il cielo stesso. E ancoraascendevamo interiormente pensando a Te eammirando le opere tue; e arrivammo ai nostrispiriti e li trascendemmo per giungere alle regionidella vita inesauribile...
Or mentre parlavamo e tendevamo con avidodesiderio a quella, ecco con uno slancio di tuttal’anima l’attingemmo per un istante e sospiram-mo; indi lasciandovi legate le primizie del nostrospirito, ridiscendemmo verso il rumore delle lab-bra dove la parola ha principio e muore.
Che v’ha egli mai di simile al Verbo tuo?»(S. Agostino, Confessioni).Così possano essere sublimate l’affettività fami-
liare e l’amicizia umana, ma «l’amore portato a que-sto vertice suppone una grazia, una vocazione, una
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figli; la povertà che possiede tutto (2Cor 6,10) con lacertezza che nulla mancherà (Ps 22, 1), anche semanca il necessario.
La povertà esteriore personale e comunitarianon è certo la più ardua.
Le nostre case -non nostre- per la maggiorparte si presentano come colombaie a ridosso dichiese pubbliche. Qui la povertà splende e lesorelle sperimentano l’efficace governo delladivina provvidenza (cf Mt 16,25).
Le poche case nostre, costruite secondo le esi-genze dell’edilizia, non esprimono la povertàevangelica come avremmo desiderato, ma sono ilcentuplo, il soprappiù (Lc 18,30) promesso daGesù. In tali case la povertà appare nella sempli-cità dell’arredamento che non può avere nulla disuperfluo, nemmeno per motivi d’arte, di conve-nienza, di riconoscenza, perché li trascende tutti ilmotivo soprannaturale della testimonianza che,espressa in un modo o nell’altro, con più o menosplendore, tutte le nostre case devono dare.
Avremmo voluto liberarci da ogni proprietàper testimoniare la povertà in modo inequivocabi-le, ma la nostra domanda alla Santa Sede non èstata accolta. Allora si è deciso di cedere gratuita-mente parte del terreno del «Paesetto dellaMadonna» a opere di carità bisognose, perché conla loro unione offrano una testimonianza altrettan-
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Nell’abbraccio c’è la spinta alla perfetta seque-la, all’unione, all’identificazione.
La liturgia esprime questo movimento gioiosonell’inno delle vergini che corrono verso i benicelesti. Si corre a questo abbraccio per partecipa-re alle ricchezze (Inno Com. della Madonna) dellapovertà di Cristo. Il centuplo è assicurato anche inquesto mondo in case e campi (cf Lc 18,30), oltreche in affetto e gioia. La perfetta sequela è semprecompensata dalla perfetta letizia; la rinuncia ditutto dal senso del possesso: la sua dimensioneecclesiale e sociale, è una testimonianza al mondodel Regno che non è di questo mondo (Gv 18,36).
Un’altra testimonianza è il lavoro.Alla «O Sanctissima» ci hanno viste indefesse
intorno agli ospiti con le nostre aspiranti e recente-mente al «Paesetto della Madonna» col succedersidi quattro cantieri di lavoro delle novizie; è tuttorauna testimonianza che ha cambiato il giudizio dellagente. Non ci dicono povere, ma nemmeno ricche;sono contenti di vederci lavorare come loro e gode-re come loro del frutto del lavoro che è per noi, perloro, per i poveri.
Indubbiamente la testimonianza più visibile dellapovertà esteriore è la volontaria privazione dei benigrandi e piccoli: la povertà che pensa solo di arric-chire Gesù Sacramentato e i fratelli; la povertà dellemamme che si privano anche del pane per sfamare i
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I poveri si accontentano di una minestra, nonpossiamo pretendere pranzi; si accontentano diuna veste, non possiamo pretenderne tre.
Dormono spesso ammassati in un solo ambiente;non possiamo esigere una cella nostra, un uff i c i onostro, strumenti nostri. Sono gli ultimi, gli emarg i-nati; non possiamo manovrare per essere i primi.
Accogliamoli sempre e nelle solennità dellaChiesa anche in refettorio: sono un sacramento diGesù umile e povero cui non si può negare l’ac-cesso.
Insegnano l’adattamento alla vita, l’accettazionedel poco, l’abitudine della povertà. Domandano dapoveri, ricevono da poveri, ci vangelizzano con laloro povertà rassegnata e ci ricordano l’obbligo cheabbiamo di evangelizzarli con l’attrattiva dellanostra povertà beata che già possiede le ricchezzedel Regno.
Ricordati, o Signore, di queste Sorelle, prega laChiesa, che per tuo amore hanno lasciato tutto,perché trovino in te tutte le cose e, dimentiche disé, si dedichino alle necessità di tutti (Ritualedella Professione).
La povertà interiore ha esigenze ancor piùprofonde e una dimensione ecclesiale e socialemolto più estesa della povertà esteriore di cui è laradice e il vertice.
Le Figlie della Chiesa aspirano perciò ad esse-
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to apprezzata.Nelle poche case dall’apparenza borghese o
signorile come la «O Sanctissima», essendo menovisibile la povertà comunitaria, renderemo semprepiù umile il nostro servizio e occuperemo i localipiù modesti.
Fin qui il compito della Congregazione.Ma il Concilio mette un forte accento sulla
povertà individuale libera e responsabile e sottraele superiore al dovere di accogliere ogni domandadi dispense.
Le superiore risponderanno sempre tenendoconto della carità; le sorelle invece chiederannotenendo conto dei loro bisogni e insieme dellapovertà abbracciata. Il consenso della superioranon le dispensa dall’ardua promessa di esseresegno del Regno e non basta a giustificarle davan-ti a Dio.
La dispensa può essere un’ingiustizia: puòobbligare alcune a un lavoro eccessivo che com-pensi il lavoro dispensato; può ridurre il necessa-rio alle une per accontentare col superfluo le altre;può sottrarre il sostentamento ai poveri.
L’amore dei poveri, da noi chiamati i G e s ù ( d aOlga MD), il loro esempio e il nostro dovere di ele-varli ed evangelizzarli, saranno i mezzi più immedia-ti per conservare nella Congregazione lo spirito pri-mitivo della nostra povertà evangelica.
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VOTO DI OBBEDIENZA
Il voto di obbedienza non è presentato dalConcilio come i due precedenti con l’immaginedell’abbraccio, ma come offerta e sacrificio: donototale della volontà (PC 14).
I voti di povertà e di castità sono imitazionedella vita di Gesù, il voto di obbedienza è imita-zione della sua vita e particolarmente della suamorte, nell’ora ch’Egli dichiarò sua, la più vicinaalla risurrezione.
Nessuna virtù infatti fa morire e risorgerecome l’obbedienza. Anche se è un morire lento,perché le gioie e i beni della vita si lasciano unavolta per sempre, ma la volontà è radicata nell’es-sere, e se col voto si dona intenzionalmente tutta eper sempre, normalmente poi si riprende, si rido-na, si riprende di nuovo, finché la pazienza di Diola unisce alla sua Volontà salvifica con l’onnipo-tenza del suo Amore.
La difficile virtù morale si trasforma a poco apoco nella virtù cristiana ed ecclesiale fino a fon-dersi nella virtù teologale della carità e assumernele dimensioni.
Solo a questa obbedienza che è amore e garan-zia dell’autentico amore, forte come la morte, èassicurata la pace della risurrezione.
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re, per amore di Gesù umile e povero, povere dispirito, non desiderando eccessivamente l’affetto,la stima, il riconoscimento e il ricordo delle crea-ture, servendo senza attendere di essere servite,dando senza pretendere di ricevere e cercando lapiccolezza interiore che possiede il Regno deicieli.
Per arrivare a questo spogliamento è necessa-rio che la chiamata carismatica di Gesù si prolun-ghi nella formazione carismatica del suo Spirito,come è avvenuto per i primi chiamati.
Gli Apostoli avevano inteso di lasciar tutto, manon la speranza di un regno terreno: dopo laPentecoste lasciano veramente tutto e non si glo-riano d’altro che della croce di Gesù.
Molti sono i chiamati a questa gloria, ma pochigli eletti (Mt 22,14) a bere fino in fondo il caliceche la contiene.
Il carisma pieno è questo dono di fortezza, que-sto dono di tutto per tutti.
Il Capitolo deciderà se la Congregazione, coe-rente al primitivo spirito, per rispondere al gridodei poveri (ET 17) e dare una concreta testimo-nianza di povertà interiore, cioè di amore allapovertà, e di povertà esteriore autentica, dovrà orinunciare a possedere o possedere per i poveri(ET 18).
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con spirito di fede all’autorità; non vi resistonoper non resistere all’ordine stabilito da Dio (Rom13,2); ne ritengono indispensabile la presenza e ilriconoscimento (ET 25); prestano all’autorità laloro collaborazione, perché venga esercitata coldecoro di un servizio evangelico; ne attuano ledecisioni imitando Gesù obbediente per noi finoalla morte, con la speranza che la loro obbedienzatrasformi in cantici i comandi di Dio e cooperialla salvezza del mondo.
L’amore di Dio (LG 42) facilita l’obbedienza,perché crea fra superiori e sudditi rapporti nuovidi comunione.
La Chiesa è il Popolo di Dio e anche laFamiglia di Dio.
Questa immagine che soprannaturalmente èuna realtà, sembra particolarmente riservata airapporti che intercorrono fra i religiosi, anche perla loro convivenza.
Lo spirito di fede può far scorgere nel volto deisuperiori il volto di Dio, l’amore può farvi scorg e r eil volto del Padre. L’amore riduce le distanze e avvi-cina le volontà, perché avvicina i cuori.
Il Concilio, che insiste sulla comunione fraternaper l’osservanza del voto di castità (PC 12), non sot-tolinea la necessità dello spirito di famiglia per l’os-servanza del voto di obbedienza. Forse perché lapaternità e la maternità spirituale erano spesso dege-
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Le tappe del lungo cammino sono indicate dalConcilio.
L’obbedienza nasce dallo spirito di f