FESSERIE AUTOREVOLI IN MATERIA DI LAVOROL’affiorare della verità sul signoraggio bancario non fa...

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Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno IX - n° 5 - 1/15 settembre 2007

Ed. Responsabile: Francesco Paolo Catania - Bvd. De Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxellse - Tel/Fax: 0032 2 2174831 - 0032 475810756

Lettera aperta al sig. Gianfranco Micciché, Lettera aperta al sig. Gianfranco Micciché, Lettera aperta al sig. Gianfranco Micciché,

presidente dell'Assemblea Regionale Sicilianapresidente dell'Assemblea Regionale Sicilianapresidente dell'Assemblea Regionale Siciliana

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FORSE NON TUTTI SANNO CHE...

Fu così che nacque l’Italia, una e indivisibileFu così che nacque l’Italia, una e indivisibileFu così che nacque l’Italia, una e indivisibile

(Pagine 4 - 5)

Il ritorno degli sceicchi Il ritorno degli sceicchi

(Pagine 8 - 9)

Favola che fa comprendere il mistero del denaro (Pagina 12)

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Bruxelles, 17 luglio 2007 Egregio Presidente, esordisco come lo avrebbe fatto il Principe De Curtis, in arte Toto', non certamente quel Toto' riconosciuto come famoso quaquaraquà per le cose dette e mai mantenute: "Ma mi faccia il piacere..."

Leggo che Lei insorge perché quei lestofanti che siedono, disonorandolo, nel più antico parlamento del mondo, vogliono mantenere la tradizione del voto segreto come ai tempi dei Beati Paoli, epoca in cui il giustiziere poteva trovarsi a fianco di quello che lo denunziava. Ma perchè si indigna? o almeno finge di indignarsi? Ben altre sarebbero le battaglie che dovrebbe intraprendere un Presidente SICILIANO. No Presidente, speriamo per poco ancora, sono i comportamenti tenuti da quanti che come Lei si sono succeduti alla carica della presidenza di questa assemblea che discreditano l'importanza e il valore di questa una volta gloriosa assemblea. Lei dichiara “Se sul ddl elettorale siciliano mi chiederanno il voto segreto, pubblichero’ i nomi perche’ si deve sapere chi e’ quel deputato o quel gruppo che non ha il coraggio di votare apertamente contro e si vuole nascondere dietro il voto segreto nell'iter della definizione di una legge che

costituirebbe un fondamento di democrazia per cinque milioni di siciliani "( sono parole sue). Sottolineo 5 milioni? Lei continua, come tanti altri a dire delle solenni castronerie. Le ricordo che, compreso me che le sto scrivendo, ci sono altri dieci milioni di Siciliani nel mondo che aspettano di essere riconosciuti tali non solo da una classe politica che si ricorda di loro soltanto quando debbono andare in vacanza in giro per il mondo con mogli, figli e amanti a sperperare bilanci regionali ai quali i siciliani che vivono ed operano fuori dall'Isola contribuiscono con rimesse e valore aggiunto ingenti, quei soldi che con tanto amore quei siciliani che avete sempre vilipendiato vengono tutti gli anni a spendere nella propria terra ed alla fine rimangono sempre millantati e discreditati. Le ricordo che fino a quando L'Altra Sicilia esisterà, non smetteremo mai di indicare ai Siciliani della diaspora, ma anche a quelli dell'interno, le malefatte e gli abusi di una classe politica unita, a dispetto delle differenze ideologiche, impegnata a sfruttare i siciliani. Siamo certi che, grazie alla nostre denunce, sta arrivando il momento di un cambio epocale, un cambio che metterà questa classe politica siciliana fuori gioco e rimetterà il siciliano al centro del suo proprio destino, capace di votare e fare votare le persone giuste per il riscatto civile, morale e politico della nostra terra.

Francesco Paolo Catania Presidente L'Altra Sicilia

Consigliere Com.it.es (Bruxelles-Brabante-Fiandre)

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la voglia di scoprirela voglia di scoprire

L’ALTRA SICILIAL’ALTRA SICILIA

LA COLPA E'… LA COLPA E'… LA COLPA E'… DEI COMPLICIDEI COMPLICIDEI COMPLICI

La colpa è dei Siciliani. Il Nord non avrebbe mai potuto saccheggiare la Sicilia nel modo in cui l'ha saccheggiata, se non avesse trovato qui, nell'isola, dei complici. Dei complici che hanno sempre tradito gli interessi della Sicilia. Dei complici. Ieri. Oggi. Sempre.

Giuseppe Garretto Giuseppe Garretto Giuseppe Garretto "Realtà Siciliana—1960"

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D iceva Platone che gli errori maggiormente devianti sono quelli iniziali. Come in

artiglieria vale la regola per cui lo spostamento pur minimo della bocca da fuoco, in partenza, causa l'impossibilità che il proiettile centri l'obiettivo, così, nella logica, l'errata valutazione delle premesse, determina errori irreparabili. Ebbene, tutta la problematica in materia di lavoro è oggi permeata di fesserie o perché, gli addetti ai lavori, non hanno letto Platone o perché non hanno fatto servizio militare in artiglieria (ovvero, pur avendolo fatto, non hanno capito un "tubo"). Dimostrerò ora la validità di questi principi soffermandomi a considerare i tre problemi più scottanti in materia di lavoro: la conflittualità contrattuale, la disoccupazione, l'immigrazione.

1 1 1 --- LA LA LA CONFLITTUALITA' CONTRATTUALECONFLITTUALITA' CONTRATTUALECONFLITTUALITA' CONTRATTUALE

L 'equivoco di fondo che impedisce ogni possibilità di sostituire alla regola della "conflittualità" quella

del "tener fede alla parola data", basa sulla circostanza che tutta la dinamica dei contratti di lavoro risente ancora dell'equivoco della teoria del plusvalore di Marx.

Marx disse che il datore di lavoro "truffa" a danno del lavoratore il margine di profitto cioè il "reddito di capitale" ossia il "plusvalore". E' sorto così il sindacato come strumento di rivoluzione per rivendicare nei confronti del datore di lavoro il "plusvalore" sotto forma di "aumento dei salari". Poiché il salario non è "profitto", ma "costo", l'aumento dei salari non può causare distribuzione di profitto, ma solo "aumento dei costi" con il conseguente "aumento dei prezzi" e quindi della inflazione che causa la ulteriore necessità di aumentare i salari in una spirale senza fine. Come il cane che si morde la coda.

La soluzione del problema sta nell'attribuire, sotto forma di reddito, il reddito e, sotto forma di salario, il salario. Il reddito deve essere corrisposto al cittadino come tale senza il corrispettivo del lavoro (altrimenti sarebbe salario) e cioè nella qualità di proprietario e non di lavoratore. La formula del "tutti proprietari" enunciata nella Rerum Novarum era concettualmente esatta. Se nonché il principio rimaneva relegato nella soffitta delle utopie, perché non poteva essere realizzato che togliendo ai ricchi per dare ai poveri. Di qui la contrapposizione tra destra (tendenzialmente i più ricchi) e sinistra (tendenzialmente i più poveri), in una conflittualità cronica incomponibile. Oggi, con la definizione del valore monetario come valore indotto, producibile senza altro costo che quello del simbolo, rendendo partecipe ogni cittadino della quota di reddito causato dall'emissione monetaria è possibile attribuire ad ognuno un "reddito di cittadinanza" come

contenuto economico di un diritto sociale universale, superando l’antitesi fra destra e sinistra. In altri termini, una volta dimostrato che la moneta ha valore per il semplice fatto che ci si è messi d'accordo che lo abbia, sarà possibile garantire ad ognuno nella qualità di "proprietario" un diritto della persona con contenuto patrimoniale. Rafforzata così, una volta per sempre e definitivamente, la posizione del contraente più debole, il contratto di

lavoro potrà tornare ad esistere sulla regola del "tener fede alla parola data" perché il lavoratore accetterà il contratto, non perché costretto dallo stato di necessità, ma perché lo ha liberamente voluto.

Egli potrà così accettare un contratto di lavoro anche per una lira al mese. I contratti collettivi non avranno più ragione di esistere. La concorrenza della mano d'opera straniera sottopagata, sarebbe totalmente abolita perché finalmente il mercato tornerebbe ad operare nel rispetto dei fondamentali valori etici, giuridici ed economici di un diritto sociale universale.

2 2 2 --- LA DISOCCUPAZIONE LA DISOCCUPAZIONE LA DISOCCUPAZIONE

L a disoccupazione, così come concepita dai politologi contemporanei è un falso problema. Il

vero problema, infatti, non è la disoccupazione ma "la voglia di lavorare che non c'è più". Nessun politico ha capito infatti che non stiamo vivendo in regime di "democrazia", ma, di "usurocrazia". Quando gli economisti ed i politici alla ribalta, pretendono di analizzare le cause della disoccupazione sul principio della insopportabilità dei costi di produzione ignorando la circostanza che la Banca Centrale, all'atto dell'emissione carica il costo del denaro del 200% prestando il dovuto, ossia addebitando alla collettività il denaro che ad essa dovrebbe essere accreditato, e che questo costo, già enorme di per se, viene ulteriormente gravato degli interessi bancari e dei prelievi fiscali per raggiungere il traguardo del 300% si comprende perché meritano di essere giudicati per quello che sono: un conglomerato di presuntuosi imbecilli.

Per rendersi conto della validità di questi argomenti basti ricordare che quando la moneta era d'oro il portatore ne era il proprietario, con l`avvento dello stato costituzionale e della moneta nominale ne è diventato inconsapevolmente il debitore. Solo così si comprende perché "tutti gli usurai sono liberali anche se non tutti i liberali sono usurai", secondo l'intuizione paundiana.

I liberali "non usurai" potevano essere perdonati per la loro ingenuità quando gli eventi storici non avevano

(Segue a pagina 4)

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Prof. Giacinto AURITI

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ancora evidenziato il trionfo clamoroso dell'usura: ormai non più. Pretendere di sostenere la giustificazione razionale ed etica di questo regime spacciando sotto il titolo nobilissimo di "democrazia", "l'usurocrazia", trasforma l'ingenuo in "trombone" della politica.

Il vero scopo inconfessato della Rivoluzione Francese è stata la separazione della sovranità monetaria dalla sovranità politica per attribuirla alle soggettività strumentali delle banche centrali e trasformare i popoli da proprietari in debitori del loro denaro, sostituendo alla moneta d'oro la moneta nominale, ossia alla moneta proprietà la moneta debito, ossia al "numero dell'Uomo", il "numero della bestia". Una volta si lavorava per un profitto : la speranza di conseguirlo causava l'incentivo a lavorare. Oggi chi più lavora più si indebita. Ecco perché non solo passa la voglia di lavorare, ma addirittura viene la nausea del lavoro. E' questa dunque la causa vera della disoccupazione: L'USURA.

3 3 3 --- L'IMMIGRAZIONE L'IMMIGRAZIONE L'IMMIGRAZIONE

I l denaro per gli uomini è come l'acqua per i pesci. In tempi di siccità i pesci abbandonano le zone asciutte

e si rifugiano nelle pozzanghere d'acqua. Su questa regola elementare, i banchieri dell'ottocento spostarono milioni di uomini dall'Europa all'America del Nord, creando rarità monetaria in Europa ed abbondanza di moneta-carta, di costo nullo, in America. Oggi i padroni del denaro hanno creato rarità monetaria nelle “aree depresse” - o, meglio, che hanno deciso di deprimere - sicché, come i pesci, i popoli si spostano verso le aree con minore rarità monetaria. Anche per questo problema dunque la soluzione è abolire L'USURA, ossia fare di ogni popolo il proprietario della sua moneta in modo che ognuno possa rimanere in pace a casa sua.

Prof. Giacinto AURITI (Guardiagrele (CH), 1926 - Roma, 11 agosto 2006)

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E’ per questo che Maurice Allais, Nobel per l’economia disse: “L’attuale creazione di denaro dal nulla operata dal sistema bancario è identica alla creazione di moneta da parte di falsari. La sola differenza è che sono diversi coloro che ne traggono profitto” ♦ "Che cos'è una rapina in banca a confronto della

fondazione di una banca? Bertold Brecht

♦ “E’ un bene che il popolo non comprenda il funzionamento

del nostro sistema bancario e monetario, perché se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina”.

Henry Ford

Cari amici,

abbiamo sempre indicato nella voracità predatoria di quei “poteri forti” manifestatisi nell’Italia del nord intorno alla seconda metà del 1800, la causa della rovina del meridione e della Sicilia.

L’affiorare della verità sul signoraggio bancario non fa altro che confermare quanto da noi sostenuto.

L’Italia non fu fatta per amore degli italiani ma per soddisfare l’insaziabile brama di ricchezza e di potere di quella vera mafia che, manifestatasi per la prima volta in Inghilterra ad opera del connubio sorto tra la massoneria e la banca, si diffuse progressivamente nel resto d’Europa, prima con la “rivoluzione” francese e la nascita dello stato “costituzionale” e successivamente con l’eliminazione degli stati e delle monarchie cattoliche.

Non fu a caso, infatti, che l’Inghilterra protestante, nel 1672, con l’emanazione del Test Act volle sostituire la dottrina della salvezza ultraterrena di tutti gli uomini mediante l’eucaristia cattolica in quella meno nobile ma di sicuro più vantaggiosa della salvezza e dell’affrancamento terreno (di pochi a discapito di tutti gli altri), mediante la rivoluzionaria “eucaristia” inventata e praticata dalle banche, capace di trasformare, al posto delle specie del pane e del vino in Corpo di Cristo, le “specie” della carta della banconota in qualcosa di più vantaggiosamente “divino”: la ricchezza e il potere creato dal nulla.

Si trattava, quindi, di rendere legalmente praticabile la constatazione fatta dai primi banchieri, consistente nella possibilità di emettere una quantità di monete di carta (note di banco o banconote) enormemente superiore all’ammontare dei depositi di monete d’oro presenti nei loro forzieri, che prestate ai privati o allo stato obbligavano questi ultimi, oltre alla restituzione completa del prestito, a pagare gli interessi sull’anticipo di tali somme. Con la creazione della banca d’Inghilterra, nel 1994, si diede il via a questo tipo di operazioni. Il re chiese alla banca un grossa somma di denaro in monete d’oro per

FORSE NON TUTTI SANNO CHE...FORSE NON TUTTI SANNO CHE...FORSE NON TUTTI SANNO CHE...

Fu così che nacque l’Italia, Fu così che nacque l’Italia, Fu così che nacque l’Italia, una e indivisibileuna e indivisibileuna e indivisibile

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affrontare le spese di guerra ed in cambio autorizzò la stessa ad emettere, sempre sotto forma di prestito, cartamoneta per un valore pari all’intera somma anticipata al sovrano. Le banconote emesse, al solo costo tipografico della carta, produssero un lucro dovuto all’interesse sulle anticipazioni ai privati ed un guadagno netto corrispondente al capitale emesso, per effetto dell’accettazione da parte dei cittadini di quel denaro cartaceo dal costo nullo, in cui veniva “incorporato” il valore prodotto dal sudore della loro fronte con la creazione e distribuzione di beni e servizi.

Le monete d’oro prestate ai governanti divennero ben presto di carta e ciò, col tempo, consentì alle banche di tenere in pugno, con una spesa irrisoria, gli stati “costituzionali” attraverso la famigerata soggezione del debito pubblico.

L’invenzione dello stato “costituzionale” ad opera dei cosiddetti illuministi e dei cosiddetti liberali (che altro non erano che appartenenti al potere massonico-bancario) con la divisione dei poteri limitata solo a quelli, legislativo, esecutivo e giudiziario, aveva, infatti, volutamente ignorato il potere più importante dell’emissione della moneta da parte dello stato e quindi del Popolo Sovrano... Quegli stati che, sotto la pressione di ben orchestrate “rivoluzioni”, dovettero sostituire il regime monarchico “assolutista” col nuovo regime “costituzionale”, si assoggettarono inevitabilmente a quei poteri, con l’utilizzo del denaro cartaceo, prodotto a costo zero dalle banche e prestato da esse al valore facciale per le necessità della collettività.

L’incredibile rinuncia della proprietà della moneta e del conseguente potere di emissione del denaro da parte dello stato dava inizio al fenomeno del cosiddetto “debito pubblico”, ovvero del debito che la collettività contraeva e continua a contrarre illegittimamente con le banche centrali di emissione. E poiché esso non è altro che la differenza tra il valore facciale di tutta la moneta emessa dalle banche e circolante nella collettività ed il costo irrisorio della sua stampa, si capisce come il famoso “debito pubblico” sia in realtà la truffa più colossale della storia a danno del Popolo Sovrano, perpetrata ormai da più di 300 anni.

Cosa avvenne da noi con l’unità d’Italia ? Si è già detto che il Cavour, folgorato dalle “arti divinatorie” della

banca d’Inghilterra, andò in fibrillazione e non vide l’ora di poter fare altrettanto nel bel paese.

Cominciò ad esercitarsi in Piemonte, assieme ai suoi tirapiedi, indossando le vesti dell’apprendista-banchiere, ma si sa che gli apprendisti, come i ragazzini che giocano al “piccolo chimico”, prima o poi sbagliano e combinano guai.

La sua politica causò, infatti, ai cittadini sabaudi un debito pubblico pari quasi al doppio di quello dell’Italia attuale, fatte le debite proporzioni, ma sul piano personale rese a lui e ai suoi amici notevolissimi guadagni.

Si sa, poi, che l’appetito vien mangiando ed in effetti il nostro “padre della patria” dopo quel veloce tirocinio si ritrovò una tale fame di guadagni e di potere da fargli aguzzare l’ingegno e trovare subito la fava che doveva acciuffare sia il piccione fastidioso dell’incommensurabile debito pubblico piemontese risolvibile con la sua distribuzione a tutti gli italiani, che il piccione succulento della moltiplicazione all’infinito del potere di emissione della banca “nazionale” genovese di Bombrini, mediante l’aumento colossale della sua “riserva” con l’acquisizione dell’immensa massa monetaria in metallo prezioso presente quasi esclusivamente nel Regno delle Due Sicilie. Naturalmente il tutto a beneficio della classe bancario-politico-speculativa-imprenditoriale toscopadana.

La fede, si dice, smuove le montagne. L’avidità smuove, invece, gli eserciti.

Fu così che nacque l’Italia, una e indivisibile. Indivisibile per il pagamento del debito pubblico; divisa in due

riguardo ai beneficiari diretti ed indiretti di tale debito.

Meridio Siculo

Sugnu sicilianuSugnu sicilianuSugnu sicilianu

di Gaetano Lino

Sugnu sicilianu; e lu dicu cu lu me cori chinu d’unuri, cu la peddi chi s’arrizza pi lu piaciri.

Sugnu figghiu di sta terra, di sta Sicilia,

chi avi pi figghi, gioia e tragidia, amuri e odiu;

sta terra chi fu’ pi anni, matri di centu genti e sangu di centu genti, scurri nta li me vini.

Sangu di li greci antichi e di romani, sangu di li nurmanni e di li paladini, sangu di Spagna e sangu di lu saladinu.

Sugnu sicilianu, sugnu anticu;

sugnu tortu e forti, comu l’ arbulud’alivu, sugnu spinusu e duci, comu lificud’innia.

Odiu e vinnitta, amuri e grazia, sunnu la me vita,

rispettu e unuri supra a tuttu.

Sugnu sicilianu, nasciutu mmenzu a li vigni di li muntagni,

vattiatu nall’acqua salata di lu mari.

Sarbaggiu sugnu, comu lu ventu di sciroccu, cu lu focu di lu vurcanu dintra lu cori.

Sugnu sicilianu e mi nni vantu

lu dicu forti, lu dicu cu lu pettu vunciu.

Figghiu di sta terra sugnu, di sta Sicilia antica, ca fici pi matri a centu e centu genti.

Sugnu sicilianu.

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L’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAPOESIA

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Caro Amico, dopo che mi hai letto…. non mi buttare, dimostra il tuo alto

senso di civismo. Regalami a qualche amico o parente.

Aiuterai la mia diffusione. Grazie Antonio Santagati, rappresentante de L'Altra Sicilia a Dubai, insieme alla moglie MariaGrazia, sono lieti di annunciare la nascita di un'Altra

S ic i l iana, la p icco l a Gabriella, venuta alla luce lo scorso 10 agosto alle ore 17:30.

Un sentito ringraziamento va ai medici ed agli infermieri dell'ospedale del Nuovo Gar iba ld i d i Nes im a (Catania), che malgrado i guas t i de l la po l i t i ca regionale e nazionale riescono a fornire un servizio

di prim'ordine nella moderna struttura ospedaliera. Grazie di cuore.

Ai due fantastici neogenitori e alla piccola Gabriella gli auguri più belli e sinceri da L'Altra Sicilia e dalla redazione de L'Isola. �

QUANTO GUADAGNA UN DEPUTATO ITALIANOQUANTO GUADAGNA UN DEPUTATO ITALIANOQUANTO GUADAGNA UN DEPUTATO ITALIANO Indennità parlamentare corrisposta per 12 mesi 5.486,58 € al mese + Diaria di soggiorno 4.003,11 € al mese*

(*Da questa diaria vengono detratti € 206,58 per ogni seduta nella quale il deputato non abbia partecipato almeno al 30% delle votazioni che in essa sono effettuate)

Ad ogni deputato vengono inoltre corrisposti:

♦ mensilmente un rimborso forfetario di € 4.190 per le spese sostenute al fine di mantenere il rapporto con gli elettori ♦ trimestralmente (per i trasferimenti dal luogo di residenza all'aeroporto più vicino e tra l'aeroporto di Roma-Fiumicino e

Montecitorio) un rimborso spese pari a 3.323,70 euro, per il deputato che deve percorrere fino a 100 km per raggiungere l'aeroporto più vicino al luogo di residenza, ed a 3.995,10 euro se la distanza da percorrere è superiore a 100 km. I deputati, qualora si rechino all’estero per ragioni di studio o connesse all’attività parlamentare, possono richiedere un rimborso per le spese sostenute entro un limite massimo annuo di 3.100,00 euro. ♦ annualmente un rimborso di € 3.098,74 per spese telefoniche I deputati usufruiscono di tessere per la libera circolazione autostradale, ferroviaria, marittima ed aerea per i trasferimenti sul territorio nazionale. Facciamo due conti sui costi della politica ed i possibili risparmi: in Italia ci sono 950 parlamentari, che ad una media di 14.500 euro al mese, costano complessivamente 13.775.000 € al mese, ovvero circa 165 milioni di € l'anno.

Facciamo un paragone CON STATI DI DIMENSIONE PARAGONABILE ALL'ITALIA: ♦ in Francia ci sono 898 parlamentari ♦ in Germania ci sono 670 parlamentari ♦ in Spagna ci sono 600 parlamentari ♦ nel Regno Unito ci sono 659 parlamentari

A conti fatti: SENZA DIMINUIRE LA RETRIBUZIONE ai parlamentari, ma semplicemente riducendo il numero di essi, portandolo a 600 (ad esempio, 400 deputati + 200 senatori) si rispermierebbero circa 60 milioni di euro ogni anno.

Fonte: http://www.politicalink.it

Un'Altra Siciliana è nata

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PASSAPORTI SU APPUNTAMENTO

P rosegue il periodo sperimentale di appuntamenti presso l'ufficio passaporti. Si consiglia di chiamare tra le 14.30 e le 16.30 ai numeri 02.543.15.58/59/60/78,

tenendo a portata di mano il proprio passaporto. Ilservizio è riservato agli iscritti AIRE. A causa della lunga procedura richiesta per il rilascio di un passaporto elettronico e

dell'attuale fortissimo afflusso di domande di passaporto, in questo periodo non è possibile il rilascio in giornata. In caso di partenze all'ultimo minuto verrà rilasciato un documento di viaggio, valido solo per rientrare in Italia. Tempistica: per il rilascio di passaporti in sostituzione di altri rilasciati da questo ufficio, il tempo medio è 2 settimane. Per il primo rilascio in questa sede il tempo di attesa è legato all'ottenimento del prescritto nulla osta e delega dalla competente questura italiana (circa 1 mese). Per motivi contabili il pagamento dei passaporti può essere effettuato SOLO in contanti.

( Lettera consolare n° 42, Luglio 2007)

♦ Accanto, a Palazzo delle Aquile, ci stazionano le grandi menti della politica palermitana!

Vuoi vedere che è per questo che la piazza si chiama: della Vergogna? (autofocus) ♦ Bellissima, peccato tu non sia riuscita ad immortalare anche ..”sala delle LAPIDI” vedresti che …scheletri, e..non

solo negli armadi!.(tommaso moolto di rado) ♦ Ma Sala delle lapidi si chiama così perchè dovrebbero essere lapidati…(mario) ♦ Davvero molto bella. Soprattutto perchè sei riuscita a cogliere un raro momento in cui non c’era nessuno

incatenato davanti a Palazzo delle Aquile! (marialuisa)

Vieni in Sicilia…Vieni in Sicilia…Vieni in Sicilia…

te ne innamorerai ! te ne innamorerai ! te ne innamorerai !

La foto è stata scattata da Angela M. Lobefaro (www.rosalio.it)

Pubblichiamo alcuni commenti su Piazza della Vergogna letti su www.rosalio.it

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SPORT

P er fortuna il campionato sta per ricominciare. Il disastro di una nazione in saldo potrà di nuovo essere nascosto dietro il marcio e la corruzione dello “sport” nazionale. Tutto è

pronto. Si tratta solo di posizionare i riflettori al punto giusto, per fare in modo che si accendano quando sia necessario e poi pronti, via! Esattamente come prima. Nessuna novità.

E come l'anno scorso si riparte subito dal Catania: la passata stagione pubblicando un articolo preparatorio su Gazzetta.it dove si metteva l'Italia in guardia contro i violenti tifosi della squadra etnea, oggi continuando a parlare del caso Raciti. Ma senza scandalizzarsi più di tanto per il fatto che ancora non si sappia chi abbia ucciso l'ispettore, e senza riportare la tesi

più accreditata: quella del fuoco amico. Si parla solo della scarcerazione di Antonino Speziale, oggi rinchiuso in un centro di recupero. Accostandola ad un vecchio articolo che ci riporta al 2 febbraio (vedi riquadro): ovviamente un articolo che dice il falso, perché Raciti non è morto colpito da una bomba carta.

Pirandelliano: tolto alla famiglia per una resistenza a pubblico ufficiale. Ma non è maggiorenne oggi Speziale? Come può un tribunale togliere un maggiorenne alla famiglia? Bah... E comunque che centra l'accostamento di Speziale con il vecchio articolo sulla bomba carta? Il ragazzo non era accusato di aver usato un lavello?

Troppa attenzione sospetta su questa storia, come al solito. Tanto che Grazia Lizzio, la moglie di un altro Ispettore (capo) di Polizia, morto però per mano di mafia, non ha potuto fare a meno di dire la sua: “Non c'è neppure una targa che lo ricordi”. “Non siamo mai stati invitati alla festa della polizia”, sempre attraverso una di quelle lettere aperte che non vengono mai lette dagli interessati.

Chi non vede in queste parole un riferimento alla signora Raciti alzi la mano. La signora Raciti, per bocca del suo avvocato risponde malamente al padre del ragazzo ingiustamente accusato dell'omicidio del marito, ma poi non chiede di sapere la verità sulla tragedia. Come è morto Raciti? Com'è che nessuno chiede conto e ragione al questore?

Ma i pezzi del mosaico a poco a poco si compongono. In questi giorni l'ultimo numero de La Voce dell'Isola propone alcuni “sussurri” che circolano da tempo in città, secondo i quali gli scontri del Massimino sarebbero parte di una serie di schermaglie tra polizia e piccoli spacciatori di quartiere.

Una pista da non sottovalutare, anche alla luce di quello che è venuto fuori dalle intercettazioni di alcune telefonate tra terroristi di sinistra, dove si parla del 2 febbraio come di una vera e propria rivoluzione contro le forze dell'ordine.

Senza voler dare troppo peso alle noiose interpretazioni dei brigatisti, essi fanno notare “che il casino è venuto fuori per il lancio di lacrimogeni, finiti, forse per errore, all'interno dello stadio, determinato, però, da incidenti all'esterno”. Ma guarda un pò: in una grande e moderna democrazia come l'Italia, ci volevano i terroristi per fare finalmente dire ad un mezzo d'informazione qualcosa di sensato!

E devono essere ancora i brigatisti a parlare per far dire al giornale quello che tutti sanno: “lo stadio, nel clima di dispersione avanzante, sia diventato un luogo di aggregazione e di espressione del disagio sociale”, anche se neanche loro sembrano aver capito che proprio questo è il gioco dello stato.

E si ricomincia anche sul fronte dei tifosi del Catania che commettono danni a casa degli altri, in Val D'Aosta. E dal Catania che paga. E si lamenta.

Il ritorno degli sceicchi Il ritorno degli sceicchi Follia ultrà: un poliziotto ucciso

Si chiamava Filippo Raciti e aveva 38 anni l'ispettore capo della mobile di Catania morto per le esalazioni di una bomba carta gettata nella sua auto. Stop ai campionati "a tempo indeterminato"

CATANIA, 2 febbraio 2007 - Catania-Palermo, il derby siciliano anticipo della 22ª giornata di A finito 1-2, scrive un nuovo capitolo nero del calcio italiano. Un agente del reparto mobile della Questura di Catania è morto durante scontri tra forze dell'ordine e tifosi del Catania durante il derby con il Palermo. La vittima era l'ispettore capo Filippo Raciti di 38 anni, lascia la moglie e due figli in tenera età, L'agente è morto alle 22.10 per arresto cardio-respiratorio a seguito delle esalazioni di una bomba carta gettata all'interno dell'auto cui si trovava. Lo si apprende dai medici del reparto di rianimazione dell'ospedale Garibaldi dove l'ispettore Raciti, originario di Misterbianco, è deceduto. Secondo le ultime notizie un altro poliziotto versa in grave condizioni, ma non è in pericolo di vita. La Procura di Catania ha infatti aperto un fascicolo sull'accaduto. Secondo quanto si è appreso, lo scontro sarebbe avvenuto fuori dallo stadio mentre i tifosi del Palermo entravano al Massimino. Le forze dell'ordine si sarebbero frapposte tra gruppi di ultras. "L'agente, giunto in condizioni disperate, ha avuto un arresto cardiaco. Dopo essere stato sottoposto alle procedure di rianimazione, aveva ripreso qualche funzione vitale. Ma tutto è stato inutile", ha spiegato il direttore dell'azienda ospedaliera Giuseppe Navarria. INCREDIBILE BILANCIO - Sarebbero un centinaio (almeno 70 poliziotti) i feriti portati al Garibaldi. L'ospedale ha dichiarato lo stato d'emergenza. Intanto il commissario straordinario della Federcalcio, Luca Pancalli, dopo un vertice ha disposto il blocco di tutti i campionati, dalla serie A alle giovanili. "Senza misure drastiche non si riparte - ha dichiarato Pancalli -. Il campionato si ferma fino a tempo indeterminato". Pieno il sostegno da parte del Coni alla Figc. È quanto ha assicurato il numero uno dello sport italiano, Gianni Petrucci. Stop anche alle partite delle nazionali azzurre, sia l'amichevole di quella maggiore, mercoledì a Siena contro la Romania, sia l'amichevole dell'Under 21 martedì a Chieti con il Belgio. Decisione presa da Luca Pancalli dopo essersi consultato con i due vicecommissari Gigi Riva e Massimo Coccia. Dettaglio paradossale e agghiacciante, la partita era stata preceduta da un minuto di silenzio per ricordare la figura di Ermanno Licursi, dirigente della Sammartinese, morto sabato scorso dopo una rissa allo stadio di Luzzi, al termine della partita con la Cancellese (Terza categoria). Alle 23 circa, l'arbitro Farina, gli assistenti Scaglietti e Rossomando, e il quarto uomo, Damato, hanno lasciato gli spogliatoi dello stadio Massimino e sono saliti su un'auto per lasciare l'impianto. Alle 24 è toccato ai tifosi del Palermo.

Gasport

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Della serie: incredibile ma vero...

I Vernice, band musicale made in Italy, nota ai più per brani come "Su e giù" e "Alzati la gonna", nella canzone "Mi fai svenire" l'avevano pronosticato. "...Ci faranno pagare... pure l'aria per

campare", cantavano agli inizi degli anni '90. E se è ormai consuetudine popolare, quando ci si lamenta delle tasse troppo esose, commentare "si si... tra un po' ci tassano anche l'aria che respiriamo", la realtà, oggi, non si discosta più tanto dalla fantasia. Questa mattina, come di consueto, mi sono diretta dal tabaccaio per comprare la dose quotidiana di droga legalizzata. Ma lì, mentre afferravo il portafogli dalla borsetta, qualcosa ha attirato la mia attenzione. In un cesto noto una decina di piccoli contenitori di plastica, molto simili a...avete presente le scatole in latta di sardine? Ecco, molto simili a delle scatolette di sardine. Ohibò, ho pensato...Sardine al tabacchino? Impossibile! Così ho dato un'occhiata più attenta. E qui arriva l'inverosimile.

"Aria di Sicilia", questa la scritta che imperava sulla confezione. Ovviamente non ci volevo credere, così ho chiesto alla sorridente e gentile signora dietro al banco che, ne sono sicura, non aspettava altro.

"Ma cosa c'è qua dentro?" chiedo con disinvoltura. "Niente", mi risponde serafica la tabaccaia. "Come niente? continuo perplessa. "Ma la gente le compra?" domando aspettandomi un NO secco. "Beh - e sorride sotto i baffi (che non ha, per carità) - veramente i turisti SI". Continuo ad essere alquanto perplessa. Afferro le mie sigarette, monto sul motorino e mi avvio verso casa. E nel frattempo rimugino. La cosa non mi risulta affatto nuova. E t ra qualche reminiscenza e un po' di logica, l a m i a men t e a r r i v a direttamente a Napoli. Rientrata a casa faccio una breve ricerca su internet. Avevo ragione, e del resto non poteva essere altrimenti...Chi, se non un gioviale e buontempone partenopeo, poteva inventare una cosa del genere? Aria da vendere... Un modo semplice e poco laborioso per sbarcare il lunario. Così, adesso, non potremo nenche più accusare chi, per prenderci in giro, ci propina parole su parole per ottenere il suo scopo. "Quello vende solo aria fritta", commentavamo una volta. Ora non potremo farlo più. Non solo l'aria si vende davvero, ma contiene pure "natura, arte e cultura", come recita l'etichetta della suddetta "aria messinese in scatola". Piccola precisazione; almeno il napoletano che ha inventato la storia dell'aria in vendita aveva organizzato il tutto con un innegabile savoir-faire: prima di chiudere le "boattine" spruzzava un po' di buccia di mandarino... I geni messinesi che hanno emulato la cosa, invece, dentro non hanno messo un bel niente. Aria allo stato puro. Forse però, se si annusa bene, si può sentire la puzza dei gas di scarico delle auto. Sicule doc, naturalmente. I complimenti, ai messinesi che hanno avuto la brillante idea, sono d'obbligo. Anche se, devo ammetterlo, dubitavo si trattasse davvero di messinesi. "Questa è una cosa da catanesi" avevo pensato inizialmente, conoscendo l'intraprendenza commerciale e imprenditoriale dei cugini etnei. Invece la Bottega dell'Aria, questo il nome della ditta, con tanto di marchio registrato, opera anche in riva allo Stretto. Quindi, concittadini messinesi, attenzione a non respirare troppo...ora la nostra originale aria peloritana costa davvero! E per la precisione 2 euro a scatoletta!!!

Viviana Strano (3 agosto 2007)- normanno.com

Sali, tabacchi e...aria!Sali, tabacchi e...aria!Sali, tabacchi e...aria!

Secondo l' A.D. del Catania, Pietro Lo Monaco, abbiamo fatto brutta figura. Per quel che mi riguarda la brutta figura l'ha fatta solo chi quei danni ha causato. Non tutti i catanesi o i siciliani. Se i signorini valdostani hanno generalizzato, vuol dire che pensavano male già da prima, malgrado almeno un terzo della loro rappresentativa sia

fatta di “oriundi” siciliani. E poi, se c'è qualcuno che ha motivo per pensare male, questi sono i siciliani che si ritrovano le grinfie padane in casa da 150 anni mentre gli ascari fanno il palo combinando danni ben maggiori. Signor Pulvirenti, tutti capiamo la sua preoccupazione per quello che è successo a Chatillion, ma se crede che gli sceicchi del pallone quest'anno non abbiano niente in serbo per lei, si sbaglia di grosso. Senza offesa per gli sceicchi veri, s'intende.

Abate Vella (http://ilconsiglio.blogspot.com)

Alessandro Mancuso: un siciliano che capisce la lingua degli sceicchi. (http://www.youtube.com/watch?v=1XHeUiEqJ4E)

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MALARAZZA

Dedico il testo della canzone "Malarazza" a tutti quei siciliani che si lamentano, ma all'atto di

prendere iniziativa, dicono "tengo famiglia" o "loro hanno il cortello dalla parte del manico", quelli

che delegano sempre gli altri, ecc.

Un servu tempu fa d'intra na piazza Prigava a Cristu in cruci e ci dicia Cristu lu mi padroni mi strapazza Mi tratta comu un cani pi la via

Si pigghia tuttu cu la sua manazza Mancu la vita mia dici che è mia Distruggila Gesù sta malarazza Distruggila Gesù fallu pi mmia

Tu ti lamenti ma che ti lamenti, pigghia nu bastoni e tira fora li renti

E Cristu m'arrispunni dalla cruci Forsi si so spizzati li to vrazza Cu voli la giustizia si la fazza

Nisciuni ormai chiù la farà pi ttia

Si tu si un uomo e nun si testa pazza Ascolta beni sta sentenzia mia

Ca iu 'nchiodatu in cruci nun saria S'avissi fattu ciò ca dicu a ttia

Ca iù 'inchiadatu in cruci nun saria

Tu ti lamenti ma che ti lamenti, pigghia nu bastoni e tira fora li renti

Se na stu munnu ce la malarazza... cu voli la giustizia si la fazza...

Marcello RussoMarcello RussoMarcello RussoMarcello Russo

Lettere in libertà...Lettere in libertà...Lettere in libertà...Lettere in libertà...

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“ Le autorità siciliane spendono miliardi per fare conoscere i nostri prodotti all’estero

dimenticando che le comunità siciliane all’estero conoscono i

prodotti tipici siciliani, li cercano, li trovano, li mangiano, li amano.

Questi prodotti rappresentano uno dei ricordi più potenti, insieme al paesaggio di Sicilia, che le nostre comunità si sono lasciate dietro le

spalle con nostalgia.

COMPRA SICILIANO !COMPRA SICILIANO !COMPRA SICILIANO !

ACCATTA SICILIANU !ACCATTA SICILIANU !ACCATTA SICILIANU !

L’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLAL’ISOLA Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana

Editore: L’ALTRA SICILIA Bvd.de Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles

Direttore responsabile

Francesco Paolo Catania

0032 (0) 475 8107560032 (0) 475 8107560032 (0) 475 810756

[email protected]@[email protected]

Aforismi

di Ezra Pound

Se un uomo non è disponibile a correre qualche rischio per le proprie idee, o le sue idee non

valgono nulla o è lui che non vale nulla

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Gli indifferenti non hanno mai fatto la storia, non hanno mai neanche capito la storia.

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Lo schiavo è quello che aspetta qualcuno a liberarlo

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GIOVANNI BARTOLONE GIOVANNI BARTOLONE GIOVANNI BARTOLONE --- LE ALTRE STRAGI 2005, 8°, pagine 196 - € 15,00

S icilia 1943-1944. Per la prima volta sono descritte in maniera completa le numerose stragi commesse dagli Alleati ai danni di civili e prigionieri di guerra italiani e tedeschi. Si parla anche delle prime due stragi compiute dai tedeschi in Italia, quelle di Canicatti e di Castiglione di Sicilia. Dopo 62 anni si solleva un vergognoso velo di silenzio sui crimini alleati, le stragi dimenticate di Piano Stella di Caltagirone, Biscari, Comiso, Vittoria, Canicattì,Paceco, Butera, Santo Stefano di Camastra... Nel libro s'accenna agli stupri, ai campi di concentramento e alle razzie compiute dagli Alleati nell'Isola. Prima edizione. Pagine 196. Cm 15 X 21. Raro da trovare. Un libro da leggere o da regalare agli

amici. Un libro revisionista. Consigliato. L'autore vive a Bagheria ( Palermo). "I morti dimenticati dopo 60 anni chiedono giustizia. E' ora di raccontare i fatti per come sono avvenuti. Ognuno si deve assumere la propria responsabilità: quelli che hanno commesso le stragi e quelli che le hanno taciute o vilmente dimenticate. E' ora di recuperare completamente la nostra memoria storica, senza censure o silenzi. Il tempo dei servilismi deve finire". �

MARMARMARIA E GIOVANNA GUCCIOIA E GIOVANNA GUCCIOIA E GIOVANNA GUCCIONE NE NE --- FRASCATOLE Favignana, ricette e altre storie, 2003, f.to 17 - 24 cm, 8 °, pp. 184, €uro 28,00

M aria e Giovanna Guccione, ancora giovanissime, hanno ereditato dai genitori, prematuramente scomparsi, l'Albergo Ristorante Egadi, nato nel 1948 a Favignana. Entrambe insegnanti, hanno lasciato il mondo della scuola per dedicarsi con entusiasmo alla nuova attività nella quale intuivano esserci molto spazio per la sperimentazione e la ricerca. In 42 anni hanno visto passare dal loro locale il meglio del turismo approdato alle Egadi e, man mano che la loro fama cresceva, lo hanno ulteriormente rimpicciolito per mantenerne alta la qualità. Hanno voluto concludere con questo libro un'attività di grande professionalità sia perché alcune esperienze non

andassero perdute, sia per stimolare, in turisti e operatori, un più alto concetto di turismo nel quale ci sia spazio non solo per il profitto, ma anche per il recupero delle tradizioni, per la valorizzazione delle risorse umane, per il rispetto dell'ambiente e per una innovazione saggiamente concepita. “Frascatole: Favignana, ricette ed altre storie”, che già nel titolo ricorda un particolare tipo di couscous che rischiava l’oblio, rappresenta una testimonianza di estremo valore umano, culturale e storico, dove vengono raccolte e raccontate le tradizioni e le storie, ma anche i personaggi, le usanze legate alla mattanza e alla tonnara ed anche quelle legate ad altri tipi di pesca. E poi ci sono le ricette, frutto di decenni di studio, ricerca e lavoro, proposte nel proprio locale per anni ed anni, raccogliendo il plauso ed il riconoscimento della stampa, dei migliori gastronomi di fama nazionale ed internazionale, oltre a quello delle più importanti pubblicazioni e guide gastronomiche. Ricette alla cui base stanno sempre le materie prime della terra e del mare di Favignana che, con maestria e fantasia, le sorelle Guccione hanno saputo rivisitare e riproporre in maniera originale, (…)”�

L’ISOLAL’ISOLAL’ISOLALIBRILIBRILIBRI

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1. Salvati dal naufragio

UUUU n'esplosione ha distrutto la loro nave. Ognuno si aggrappava ai primi pezzi galleggianti che gli capitavano sotto le mani. Cinque sono riusciti a trovarsi riuniti sullo stesso relitto in balia delle onde. Degli altri compagni del naufragio nessuna notizia. Da ore, lunghe ore, scrutano l'orizzonte: qualche nave in viaggio li vedrà? La loro zattera di

fortuna approderà su qualche riva ospitale? Ad un tratto, un grido si sente: Terra! Terra laggiù! Guardate! Proprio nella direzione verso cui ci spingono onde! Ed a misura che si disegna, in effetti, la linea d'una riva, i visi si rallegrano. Essi sono cinque: Francesco, il grande e forte carpentiere, che per primo ha gridato: Terra! Paolo, coltivatore, è quello che voi vedete avanti a sinistra, inginocchiato, una mano a terra e con l'altra si tiene aggrappato al palo del relitto. Giacomo, specialista per l'allevamento di animali; è l'uomo con i pantaloni a righe, il quale, inginocchiato guarda verso la direzione indicata. Enrico, dottore in agraria, un po’ grassoccio, seduto su una valigia salvata dal naufragio. Tommaso, ingegnere mineralogico è il pezzo d'uomo in piedi, indietro, con la mano sulla spalla del carpentiere.

2. Un'isola provvidenziale

RRRR imettere i piedi su una terra ferma, per i nostri uomini è un ritorno alla vita. Una volta asciugati e riscaldati, il loro primo pensiero è di fare conoscenza con quest’isola dove sono stati spinti lontani dalla civilizzazione. Questa isola la battezzano col nome: L'Isola dei Naufraghi.

Un rapido giro sull'isola colma le loro speranze. L'isola non è un deserto arido. Essi sono bene i soli uomini ad abitarla attualmente. Ma altri hanno dovuto. viverci prima di loro dal fatto che hanno incontrato qua e là sull'isola greggi semi-selvaggi. Giacomo, l'allevatore, afferma che potrà migliorarli e trarne un buon rendimento. In quando al suolo dell'Isola, Paolo lo trova in gran parte assai propizio alla coltura. Enrico ha scoperto alberi fruttiferi e spera poter ottenerne grande profitto. Francesco vi ha notato sopratutto le belle distese forestali, ricche in legno di ogni specie: sarà molto facile abbattere alberi e costruire ricoveri per la piccola colonia. In quanto a Tommaso, l'ingegnere, ciò che lo ha interessato è la parte la più rocciosa dell'Isola. Egli vi ha notato molti segni indicando un sottosuolo molto ricco di minerali. Nonostante la mancanza di attrezzi perfezionati, Tommaso crede avere abbastanza iniziativa e scaltrezza per trasformare il minerale in metalli utili. Ognuno potrà dunque occuparsi alle sue opere favorite per il bene di tutti. Tutti sono unanimi a lodare la Provvidenza per lo scioglimento relativamente felice d'una grande tragedia.

3. Le vere ricchezze

EEEE cco i nostri uomini al lavoro. Le case ed i mobili sono costruiti dal falegname. Nei primi tempi, ci siamo accontentati di alimenti primitivi. Ma ben presto i campi coltivati danno buoni raccolti. Stagioni dopo stagioni, il patrimonio dell'Isola si arricchisce. Esso si arricchisce non d'oro o di denaro stampato,

ma di vere ricchezze: cose che nutrono, che abbigliano, che ricoverano, che rispondono ai veri bisogni.

La vita non è sempre facile come la desidererebbero. Ad essi mancano tante cose alle quali erano abituati nella civiltà. Ma la loro sorte potrebbe essere molto più triste. D'altronde, essi hanno già conosciuto tempi di crisi in Canadà. Essi ricordano le privazioni a cui sono stati sottoposti, mentre i magazzini erano pieni a dieci passi della loro porta di casa. Almeno, sull'Isola dei Naufraghi, nessuno li condanna a vedere marcire, sotto i loro occhi, cose di cui hanno bisogno. Poi le tasse sono sconosciute. Non c'è da temere i sequestri. Se il lavoro è duro talvolta, almeno si ha il diritto di godere i frutti del lavoro. Insomma. sfruttano l'Isola, benedicendo Dio, sperando un giorno di poter ritrovare parenti ed amici, con due grandi beni conservati: la vita e la salute.

4. Il maggiore inconveniente

IIII nostri uomini si riuniscono spesso per discutere dei loro affari. Nel sistema economico

molto semplice che essi praticano, una cosa viene loro in mente sempre più: essi non hanno alcuna specie di moneta. Lo scambio, il cambio diretto di prodotti con prodotti, ha molti inconvenienti. I prodotti a scambiarsi, non sono sempre disponibili contemporaneamente. Cosi avviene che la legna

consegnata al coltivatore durante l'inverno, potrà essere rimborsata in legumi soltanto fra sei mesi. Molte volte viene consegnato di un colpo un grosso articolo, da uno degli uomini, ed in cambio, vorrebbe differenti piccoli articoli, prodotti da parecchi altri uomini, ed a epoche differenti. Tutto questo complica gli affari. Se vi fosse denaro in circolazione, ognuno potrebbe vendere i propri prodotti agli altri in cambio di denaro. Con la moneta ricevuta potrebbe comprare dagli altri le cose che desidera, quando le desidera e quando vi sono. Tutti sono d'accordo a riconoscere la comodità di possedere un sistema di denaro. Ma nessuno di loro sa come stabilirne uno. Hanno imparato a produrre la vera ricchezza, le cose. Ma non sanno fare i segni, il denaro. Essi ignorano come il denaro comincia e come farlo incominciare quando non ce n'è e che si decide insieme di averlo... Senza dubbio molti uomini istruiti sarebbero altrettanto nell'imbarazzo; tutti i nostri governanti lo sono stati durante dieci anni prima della guerra. Solo il denaro mancava al paese ed il governo restava paralizzato di fronte a questo problema.

5. Arrivo d'un nuovo naufrago

UUUU na sera che i nostri uomini, seduti sulla spiaggia, parlano per la centesima volta di questo problema, tutto di un colpo vedono avvicinarsi una barca guidata da un solo uomo. S'affrettano ad aiutare il nuovo naufrago Gli offrono le prime cure e discorrono. Apprendono che è un Europeo, il solo sopravvivente di un

naufragio. Il suo nome: Martin Golden. Felice di avere un altro compagno, i cinque uomini lo accolgono con calore e gli fanno visitare la colonia. — "Malgrado che siamo perduti lontano dal resto del mondo, gli dicono, non siamo proprio da compiangere. La terra rende molto bene ed anche la foresta. Una sola cosa ci manca: non abbiamo denaro per facilitare lo scambio dei nostri prodotti." — "Benedite il caso che mi ha portato qui! risponde Martin. Il denaro non ha misteri per me. Io sono un banchiere ed in poco tempo posso installarvi un sistema monetario che vi darà soddisfazione." Un banchiere!... Un banchiere!... Un angelo venuto direttamente dal cielo non avrebbe inspirato più di reverenza. In paesi civilizzati non siamo noi abituati ad inclinarsi davanti ai banchieri che controllano le pulsazioni della finanza?

Louis Even ( 1. - Continua )

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Favola che fa comprendere il mistero del denaro