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Ferrara e il suo Petrolchimico il Lavoro e il Territorio Storia, Cultura e Proposta Cds Edizioni

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Ferrara e il suo Petrolchimico

il Lavoro e il Territorio

Storia, Cultura e Proposta

Cds Edizioni

In copertina

Lo stabilimento petrolchimico di Ferrara (foto di Franco Franchini)

©2006 Cds Edizioni Via Gulinelli, 11 44100 Ferrara

E-mail: [email protected]

www.ilcds.org

tel. 0532 771103 fax 0532 593048

Dato alle stampe dalla SATE S.r.l., Via Goretti, 88 – Ferrara, nel mese di ottobre 2006 Impaginazione grafica e copertina: TLA Grafica – Umberto Gardenghi

ISBN 88-95014-00-6 978-88-95014-00-5

Sommario

Presentazione p. 9

di Pierluigi Bersani

Protagonisti dell‟economia e della società p. 13

di Vasco Errani

Comprendere la storia del Petrolchimico per progettare il futuro p. 15

di Gaetano Sateriale

Ferrara e il suo Petrolchimico, una storia continua di lavoro e di p. 17

trasferimento di innovazioni

1. La Petrolchimica a Ferrara

a cura di Roberto Bertoni e Mario Cova

Dalla zona industriale, alla SAIGS, al Petrolchimico p. 23

di Mario Cova, con interventi di Giuseppe Campagna e Mario Merlante

Il Petrolchimico e gli assetti proprietari p. 37

con intervento di Romano Bocchi

I grandi gruppi che hanno investito nel Petrolchimico di Ferrara p. 63

I prodotti, gli impianti ed i servizi p. 71

con interventi di Luciano Conficoni, Emilio Martini, Augusto Di Federico,

Sergio Barbuiani, Bruno Urbinati, Maurizio Dall’Olio, Rosalba Morreale,

Antonio Negretti

Il sito societario Solvay p. 117

La chimica degli alti polimeri p. 131

Le grandi poliolefine p. 135

con interventi di Paolo Galli,Umberto Scatà, Giuseppe Gorini,

Tiziano Dall’Occo, Sergio Foschi, Italo Borghi, Arrigo Pozzati,

Fabio Tonioli, Alberto Zoni, Massimo Migliavacca

2. La Ricerca e il trasferimento delle tecnologie

a cura di Saverio De Bartolo e Sergio Foschi

La Ricerca a Ferrara p. 167

con interventi di Umberto Scatà, Luciano Luciani, Gianfranco Corsi,

Antonio Montanari, Paolo Galli

Gli anni di Natta p. 185

con interventi di Giorgio Mazzanti e Antonio Monte

La Ricerca e lo sviluppo delle metodologie p. 193

con interventi di Franco Smai, Gabriele Omicini, Saverio De Bartolo,

Silvio Pocaterra, Luigi Corbelli, Giuseppe Gorini, Mario Sacchetti,

Gabriele Govoni, Stefano Giberti

La diffusione della cultura della ricerca p. 213

con interventi di Franco Smai, Bruno Zannoni, Gianna Borghesani,

Vanna Donegà

3. I grandi temi del lavoro industriale

a cura di Fabio Tonioli e Bruno Zannoni

I rapporti sindacali e le ristrutturazioni p. 223

di Giuseppe Ruzziconi, Fabio Tonioli, Bruno Zannoni, con interventi di

Gianni Goberti, Luciano Conficoni, Sauro Baraldi, Sandro Matronola,

Italo Borghi, Mario Mora, Amleto Cirocco, Sergio Cofferati, Giuliano Guietti

Le Relazioni Industriali p. 265

La presenza femminile nel posto di lavoro p. 273

di Dina Guerra, con interventi di Lilly Ricciuti, Luisa Mazza,

Maria Teresa Acerbi, Patrizia Busi, Brandina Barboni, Marianna Suar,

Donatella Biavati, Lara Sofri, Maria Buriani, Donatella Bertelli

Le problematiche ambientali. p. 287

di Dina Guerra e Bruno Zannoni, con intervento di Enrica Blasi

I modelli organizzativi e l‟organizzazione del lavoro p. 295

di Raffaele Micalizzi, con interventi di Giuseppe Balestreri,

Orlando Pini, Giorgio Motti, Angelo Tani, Mario Cova

Il Petrolchimico di Ferrara e l‟area chimica padana p. 321

di Dina Guerra e Bruno Zannoni, con interventi di Walter Paolucci,

Bruno Baldini, Francesco Anfuso, Massimo Cacciari, Cesco Chinello

4. La Formazione, la cultura e il territorio

a cura di Vanna Donegà e Dina Guerra

La formazione, la cultura e il territorio p. 345

Le professioni ed i mestieri p. 347

La formazione interna dello stabilimento, di Sergio Galli

La formazione: un processo per far crescere la qualità complessiva

dell‟azienda, di Dina Guerra

Comunicazione e ambiente, di Massimo Vitarelli

Il rapporto tra il Centro di Formazione Professionale CESTA e la

Montecatini-Montedison, dal 1956 al 1995, di Antonio Biondi

La transizione scuola-lavoro: l‟esperienza dell‟ITIP “A.Carpeggiani”,

con intervento di Corrado Calò e intervista a Pierpaolo Roma

Cultura e territorio p. 365

Lo stabilimento e la cultura: dagli incontri e dibattiti alle riprese

cinematografiche di Blasetti, Ferreri e Fellini, di Paolo Micalizzi,

con intervento di Massimo Sani

“Fabbrica-scuola-quartiere” e le “150 ore”, di Bruno Zannoni

con intervento di Mario Miegge

“Fabbriche aperte”, di Dina Guerra

Cral aziendale e “Notiziario per il personale”, con intervento di Giancarlo

Baldo

Il Gruppo Anziani dello stabilimento, con intervento di Luigi Minelli

Dalla fabbrica al volontariato, con intervento di Rodolfo Basaglia

Fabbrica e tempo libero, con interventi di Vanna Donegà e Dina Guerra

Immigrazioni: le “etnie” all‟interno del Petrolchimico p. 395

di Saverio De Bartolo e Dina Guerra

L‟attività edilizia della Montecatini ed i servizi interni per i lavoratori. p. 401

con intervento di Margherita Malfaccini

L‟economia indotta, la busta paga ed il potere di acquisto dei lavoratori p. 405

di Vittorio Luppi e Cleante Perboni

5. Il presente e il futuro

a cura di Chiara Bertelli e Riccardo Galletti

Il presente e il futuro p. 413

Il settore chimico in Italia, di Fabio Tonioli p. 415

La riqualificazione del Polo chimico di Ferrara p. 431

Dall‟Accordo di programma del 2001 al nuovo Accordo del 2006,

di Vittorio Paolucci

Territorio e sito Petrolchimico: un processo di condivisione responsabile,

di Giuseppe Campagna

Il nuovo sito multisocietario e la parola ai protagonisti p. 437

Basell e il trasferimento tecnologico: il polipropilene e l‟impatto

nella vita quotidiana, di Gabriele Mei, Silvio Pitteri, Franco Sartori

Dutral, una testimonianza tra presente e futuro, di Lucio Spelta

Le schede delle aziende p. 443

Hanno detto del Petrolchimico e della chimica p. 473

interventi di Alberto Bassi, Patrizio Bianchi, Alessandro Bratti,

Cesare Ferri, Gabriele Ghetti, Sergio Golinelli, Alberto Guzzinati,

Piero Puglioli, Paolo Rabitti, Carlo Alberto Roncarati,

Giuseppe Ruzziconi, Alfredo Santini, Ernesto Vecchi, Vincenzo Viglione

Appendice: la chimica a Ferrara, dagli albori all’industrializzazione p. 497

a cura di Roberto Bertoni e Mario Cova

Dalla zona industriale alla SAIGS, al Petrolchimico di Mario Cova

La petrolchimica arrivò in Italia nel secondo dopoguerra a seguito delle innovazioni ottenute negli Stati Uniti con la trasformazione dei derivati del petrolio e delle applicazioni di chimica organica sviluppate in precedenza soprattutto dai tedeschi e dagli inglesi. Prima di allora la chimica organica operava su materie prime derivate dal carbone, dai bitumi o dai prodotti dell‟agricoltura ed appunto, nell‟ambito dello sviluppo dell‟autarchia, era stata costituita in Italia, nel 1936, l‟Anic (Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili) società mista statale-privata, formata da Agip, AIPA (Azienda Italiana Petroli d‟Albania) e Montecatini con lo scopo fondamentale di assicurare circa il 50% del consumo italiano di benzina ricavandola, almeno in parte, sia da carboni italiani sia da oli minerali e dai bitumi, purtroppo di qualità scadente, provenienti dai campi petroliferi dell‟Albania. A tale scopo furono costruiti due stabilimenti gemelli: uno a Livorno ed uno a Bari, quest‟ultimo mai andato in produzione.

Tra le tante materie prime industriali la gomma era considerata materiale strategico di particolare importanza anche perché le piantagioni di gomma naturale erano sostanzialmente in mano agli inglesi, a quell‟epoca ostili all‟Italia, e bisognava ridurre la dipendenza dalle importazioni. Durante la prima guerra mondiale era stata prodotta in Germania una prima gomma sintetica di qualità comunque molto scadente. Nel 1923 anche il ricercatore russo Maximov, allievo di Liebedev uno dei massimi esperti russi nel settore, riuscì ad ottenere gomma sintetica e nel 1932 la Russia avviò la produzione industriale utilizzando come materia prima l‟alcole derivato dai prodotti agricoli. In Germania nel 1926 fu prodotta la gomma sintetica denominata Buna N ed in seguito, grazie agli studi di Karl Ziegler la Buna S, ottenuta da butadiene e stirene che, per molte applicazioni, si dimostrò migliore di quella naturale. Al termine della crisi economica del 1929-30 i tedeschi progettarono la costruzione di un impianto di Buna S che entrò in esercizio nel 1935 a Schkopau.

In Italia era stata ipotizzata da tempo la necessità di produrre gomma sintetica; il progetto riprese consistenza ed urgenza nel periodo dell‟autarchia e fu inviata una commissione in Russia ma con scarsi risultati. Nel 1937 l‟IRI (l‟Istituto statale che si occupava delle Ristrutturazioni Industriali) e la Pirelli formarono due società: l‟Istituto Gomma Sintetica (IGS) e la Società per la Gomma Sintetica (SGS). Il lavoro di studio e sperimentazione fu condotto nei laboratori dello stabilimento Pirelli Bicocca di Milano. La Pirelli si assicurò sia la collaborazione della IG Farben tedesca, sia la collaborazione del professore Maximov, nel frattempo fuggito dalla Russia e l‟IGS stipulò un contratto di consulenza con un giovane professore di chimica a Torino, Giulio Natta con l‟incarico di “…studi riguardanti la fabbricazione della gomma sintetica butadienica…”.

Nel 1937, come primi risultati dell‟attività di ricerca, la Pirelli espose in Fiera a Milano due pneumatici per autovettura ottenuti con gomma sintetica italiana prodotta nell‟impianto sperimentale della Bicocca.

La zona industriale di Ferrara

Era presente fin dal 1928 una proposta per la creazione di una seconda zona industriale a Ferrara (la prima era nata tra la fine dell‟800 e l‟inizio del 900 a Pontelagoscuro) la cui realizzazione rimase sospesa a causa della crisi economica del 1929.

Successivamente il progetto del 1928 fu ripreso e, su sollecitazione dei politici ferraresi, fu promulgato un Regio decreto legge, il 2455 del 26/12/1936, avente per oggetto l‟istituzione di una zona industriale a Ferrara su un‟area di circa 260 ettari, posta a Nord Ovest della città tra il canale Boicelli, la via Padova e la periferia di Pontelagoscuro.

La politica autarchica avviata nel frattempo non dava i risultati sperati in termini di indipendenza e di volumi produttivi e la creazione della 2ª zona industriale sembrò essere una idea vincente per la soluzione della crisi economica della provincia di Ferrara.

La localizzazione, effettivamente ottima per quei tempi, era motivata dalla posizione strategica di Ferrara rispetto alle reti di comunicazione ferroviarie, stradali e, soprattutto, fluviali della bassa padana.

La previsione d‟impiego nella zona industriale a regime era di circa 10.000 posti di lavoro che avrebbero effettivamente contribuito ad alleggerire, anche se non a risolvere, il problema della disoccupazione.

Allo scopo di agevolare l‟avvio delle attività industriali furono previsti vantaggi tali da assicurare alle aziende che avessero deciso di insediarsi significative forme di ritorno economico diretto ed immediato, oppure a breve scadenza. All‟amministrazione comunale di Ferrara era affidato il compito di procedere all‟esproprio dei terreni ed alla successiva alienazione a prezzo politico. Nell‟art. 2 del decreto si parla di “…puro valore venale del terreno considerato come fondo rustico...”. Il Comune doveva poi provvedere alle opere di urbanizzazione, alle sistemazioni portuali e delle vie d‟acqua, alla realizzazione delle reti fognarie e del canale collettore degli scarichi industriali fino ad un impianto di pompaggio sul fiume Po.

Oltre alla sistemazione del raccordo ferroviario e delle strade il Comune assumeva l‟onere di accordi con il distributore dell‟energia elettrica perché fosse ceduta a prezzi convenienti. Si impegnava inoltre ad organizzare sia un apposito ufficio tecnico-amministrativo per trattare tutti i problemi inerenti l‟insediamento delle aziende, sia a predisporre le scuole per la preparazione delle maestranze.

Erano inoltre previste agevolazioni di carattere fiscale: un diritto fisso per i passaggi di proprietà dei terreni, l‟esenzione per dieci anni dall‟imposta di ricchezza mobile e l‟esenzione dai dazi doganali per il macchinario ed i materiali di importazione non reperibili in Italia.

L‟amministrazione comunale affermava al termine delle sue proposte che: “…Ferrara… è oggi chiamata a dar vita ad una della più interessanti zone dell’industria italiana. La città… rinata con il Fascismo a nuove fervide attività, si merita la fiducia dimostratale dal Regime… e l’attenta considerazione che gli industriali italiani sono per dimostrarle”.

Per far fronte alle spese erano previsti dei contributi da parte delle categorie sindacali (“sindacali” nella terminologia di allora, ossia delle corporazioni, cioè: lavoratori, padroni industriali, ditte commerciali, proprietari di terreni…) con varie incidenze sui rispettivi redditi.

Tenuto conto della distribuzione dei tributi c‟è da pensare che la zona industriale se la siano pagata… i lavoratori.

Una considerazione a parte merita il capitolo ecologia: né il Regio Decreto Legge (Rdl) istitutivo né la documentazione prodotta all‟epoca sembrano riservare una particolare attenzione a questo aspetto: gli accenni reperibili confermano la scarsa attenzione all‟argomento.

Si prevede la costruzione di un canale collettore degli scarichi non nel canale Boicelli per “…non inquinarne le acque destinate invece alle lavorazioni…” ma direttamente nella riva corrente del Po.

Si accenna ad un unico problema: chi avrebbe pagato l‟energia elettrica della stazione di sollevamento delle acque dal collettore di scarico a Po.

Si fa riferimento ai temuti inconvenienti per eventuali emissioni degli stabilimenti industriali, osservando che i venti dominanti sono la bora e lo scirocco rispetto ai quali la posizione indicata per la zona industriale è la migliore possibile: la città è sopravento.

Il tema ambientale, a causa dell‟arretratezza culturale e politica della popolazione oltre che delle carenze di natura tecnologica, diventerà centrale nel nostro paese solo a partire dalla fine degli anni Sessanta con la decisa presa di posizione di medici, professionisti e tecnici, esperti dell‟argomento, ecc. e l‟estendersi di una nuova consapevolezza da parte dei lavoratori e delle loro associazioni sindacali.

Il “…formidabile problema sociale di una vasta massa operaia alla quale era necessario trovare una ragione di vita e di lavoro…” era solo uno dei motivi per cui il regime decise di istituire la zona industriale; l‟altro motivo, forse a ben vedere il più decisivo, fu quello di inserire le risorse agrarie locali nell‟apparato industriale dell‟autarchia che stentava ad affermarsi. I principali prodotti agricoli ferraresi erano ideali per migliorare l‟autonomia economica nazionale: cereali come base alimentare, canapa per sostituire le fibre tessili di importazione ed infine “…per la fabbrica della cellulosa …una materia prima assolutamente autarchica, la paglia…”. Il pezzo forte era costituito dalle barbabietole per ricavare assieme allo zucchero anche l‟alcool. L‟alcool poteva essere miscelato alla benzina per autotrazione oppure utilizzato come materia di base per svariati processi chimici e, come vedremo, principalmente per produrre gomma sintetica.

I lavori per i servizi pubblici e per l‟avvio dei primi insediamenti iniziarono nel 1938 e lo sviluppo della zona fu molto rapido; già nel 1939 entrarono in attività alcune medie e piccole aziende.

Gli insediamenti continuarono durante il 1940 ed il 1941 e nel 1942 erano presenti ed in attività grandi complessi legati al grosso capitale nazionale e straniero (FIAT, Pirelli, IRI, Borletti, Montecatini, Solvay, Bata) ed una serie di medie e piccole aziende quasi tutte del settore agro-alimentare che facevano capo all‟imprenditoria locale. Gli insediamenti della “zona” davano lavoro complessivamente a circa 4.000 addetti.

Erano in attività cinque fabbriche chimiche che impiegavano il 30% degli addetti: la Società Cellulosa Italiana Anonima (SCIA) legata al gruppo Burgo, che ricavava la cellulosa dalla paglia di riso, dalla paglia di frumento, dal canapulo e dal pioppo; l‟Industria Italiana Amidi Glucosio e Affini che lavorava granone per ricavarne amido, glucosio e destrina; la Bonaccorsi e C. che produceva acido ossalico estratto da erbe e piante varie, tutte come cascame da lavorazione agricola; la Società Chimica dell‟Aniene, appartenente al gruppo Solvay, che produceva soda, ipoclorito di sodio e cloro, intermedi di primaria importanza per le necessità belliche, esplosivi, armi chimiche e gomma sintetica. Infine la SAIGS che produceva gomma sintetica.

Erano in attività anche alcune industrie metalmeccaniche con circa il 36% degli addetti. La Lavorazione Leghe Leggere (laminati e trafilati di alluminio) con 700 dipendenti, la FIAT-IMI (cuscinetti a sfere e macchine utensili) con circa 600 dipendenti e la Zanzi (valvole per motori, macchine utensili e apparecchi di precisione) con 240 dipendenti.

Erano attivi, infine, un‟altra decina di aziende minori ed un magazzino generale. Era inoltre in costruzione lo stabilimento della FIDA (Fabbrica Italiana Derivati Acetilene) che doveva produrre resine e plastificanti ma non fu mai completato a causa degli eventi bellici successivi.

Nel 1943, quando cominciarono i primi bombardamenti, erano ormai insediati nella zona 24 stabilimenti con circa 5.000 tra operai ed impiegati. I bombardamenti continuarono per tutto il 1944 con esiti drammatici su Ferrara, sulla zona industriale e su Pontelagoscuro. I danni sulla città furono molto gravi: circa il 40% degli edifici furono più o meno gravemente danneggiati, la zona industriale fu colpita pesantemente e il quartiere di Pontelagoscuro fu raso al suolo, le industrie più vicine all‟abitato praticamente distrutte e quelle più decentrate danneggiate in modo molto grave.

La SAIGS (Società Anonima Industriale Gomma Sintetica)

La gomma sintetica era uno dei materiali autarchici di maggiore interesse e di maggiore pregio soprattutto per gli scopi bellici. Allora si riteneva che i motori della guerra fossero essenzialmente quattro: gli esplosivi, i metalli, i combustibili e la gomma.

Da questo semplice assioma, nasceva la necessità di privilegiarne e di forzarne la produzione autarchica.

Per quanto riguarda la gomma sintetica il regime avendo saputo degli studi e delle ricerche in corso presso la Pirelli, nell‟ambito di un coordinamento con l‟alleato tedesco, si era affrettato a promulgare un Regio Decreto Legge (il n° 1901 del 20/10/1939) che stabiliva l‟insediamento nella zona industriale di Ferrara di un impianto per la produzione di gomma sintetica. L‟importanza dell‟insediamento ai fini autarchici e bellici era tale che l‟autorizzazione alla realizzazione del progetto era già stata data dal Ministro delle Corporazioni, Santini, il 23 settembre, con un telegramma, in anticipo sulla stessa data del Rdl.

Un anno prima la Pirelli e l‟IRI avevano costituito la SAIGS (Società Anonima Italiana Gomma Sintetica).

L‟importanza del progetto è ulteriormente testimoniata dal fatto che era prevista una spesa di circa 600 milioni di lire per l‟avvio della produzione e che il regime aveva deciso tutta una serie di agevolazioni e di contributi per far si che il costo finale della gomma fosse allineato con le quotazioni di mercato.

La SAIGS avrebbe dovuto realizzare due stabilimenti, uno a Ferrara da 8.000 tonnellate l‟anno ed uno a Terni da 6.000. Per i due impianti furono adottate differenti tecnologie di produzione: Ferrara avrebbe dovuto utilizzare come materiale di base l‟alcool prodotto dalla distillazione del melasso di zucchero e dalla barbabietola in analogia con il processo russo, mentre Terni avrebbe utilizzato come materiale di base l‟acetilene in analogia con il processo tedesco.

Per lo stabilimento di Ferrara era prevista un‟area di 50 ettari sulla quale i lavori iniziarono immediatamente.

Nel 1941 venne avviato un primo reparto pilota e, nell‟ambito del coordinamento tecnico con la IG Farben, una delegazione di tecnici SAIGS di Ferrara si recò in Germania alla I.G.Farben di Ludwigshafen.

Nell‟aprile del 1942 l‟impianto della SAIGS entrò in funzione a pieno ritmo, compatibilmente con il rifornimento dell‟alcool da parte degli zuccherifici il cui approvvigionamento costituì, insieme al carbone per le caldaie, l‟anello debole di tutta la catena produttiva. Le difficoltà erano di ordine tecnico ed organizzativo, ma anche di carattere commerciale poiché la potente lobby dello zucchero imponeva le proprie convenienze e volontà.

Il 17 giugno 1942 Mussolini in sahariana bianca e stivali andò in visita allo stabilimento con il solito seguito di gerarchi e militari. Lo accompagnava il federale di Ferrara Giaggioli e fu ricevuto con grandi ossequi dal direttore Concari e dall‟ing. Allavena della sede SAIGS di Milano. Mussolini, come suo costume, cercò di intrattenersi con gli operai interrogandoli e parlando della sua volontà e del suo impegno per la costruzione dello stabilimento. Con i tecnici e con la direzione (il direttore tecnico era il nobile livornese Conte Franco Grottanelli) esaltò il valore strategico dell‟autarchia e della fabbrica. Ricordò che, in ogni momento della giornata, essi lavoravano per la vittoria.

Nell‟ambito del coordinamento reciproco e degli scambi tecnici, una delegazione della I.G. Farben visitò, lo stesso anno, lo stabilimento SAIGS confermando le prestazioni tecnologiche positive e l‟ottima preparazione dei tecnici e delle maestranze. Un particolare apprezzamento venne riservato dai tedeschi al fatto che, nonostante le difficoltà di approvvigionamento, la produzione superava le previsioni iniziali e la capacità nominale progettata per l‟impianto. La guida tecnica dello stabilimento da parte del Conte Franco Grottanelli venne grandemente elogiata, anche se lo stesso insisteva sull‟italianità dei processi e della tecnologia.

Da notare che, già dal 1940, il dott. Otto Ambros del Comitato chimico tedesco aveva avuto la supervisione per la pianificazione degli impianti di gomma sintetica di Ferrara e di Terni nell‟ambito della politica autarchica e di collaborazione strategica italo-tedesca. Nell‟ambito più generale relativo alla produzione di gomma sintetica gli strateghi tedeschi programmarono, successivamente, grossi incrementi produttivi in Germania e, oltre alle due fabbriche in Italia, uno stabilimento in Francia ed uno grandissimo nell‟alta Slesia (Buna Monovitz) in cui furono impegnati anche gli internati del vicino campo di concentramento.

La Montecatini a Ferrara

Nel 1947 la Montecatini, guidata dal Conte Faina e dall‟ing. Piero Giustiniani che diventerà in seguito amministratore delegato, è già in grado di riprendere la produzione in quasi tutte le fabbriche di sua proprietà.

Negli anni immediatamente successivi alla guerra il prof. Natta, già dirigente della SAIGS, era entrato in contatto con il mondo accademico ed imprenditoriale USA. Qui lo sviluppo della petrolchimica stava trasformando radicalmente la chimica industriale.

Il prof. Natta e l‟ing. Giustiniani si recano insieme negli Stati Uniti per un viaggio di “scoperta” della realtà industriale USA, della ricerca e degli orientamenti del management. Qui si rendono conto di due trasformazioni decisive avvenute con il passaggio dalla carbochimica alla petrolchimica e con l‟uso massiccio, nelle attività di ricerca, delle strumentazioni fisico-chimiche, della spettrometria e della difrattometria automatizzate.

Al ritorno dal viaggio Giustiniani stringe con Natta un accordo di collaborazione strategica con il quale la Montecatini mette a disposizione dello scienziato uomini e mezzi per realizzare nel Politecnico di Milano un centro di ricerca avanzata. Da questo centro di ricerca e dalle intuizioni di Natta si sarebbero sviluppate scoperte e processi innovativi tali da porre la Montecatini all‟avanguardia in campo internazionale e da portare Natta al Premio Nobel.

Il gruppo dirigente della Montecatini, largamente influenzato dalle trasformazioni in corso e dalle sollecitazioni dell‟ing. Giustiniani, cercò di non perdere le nuove opportunità e decise di investire nella petrolchimica con la costruzione del primo cracking italiano nell‟ex stabilimento SAIGS appena acquisito. La Montecatini entrava così direttamente nella vita di Ferrara e della provincia, restandovi poi, in modo determinante, per più di quarant‟anni…..

Il Petrolchimico e gli assetti proprietari di Mario Cova

Il 1950 segna una data decisiva ed importante nella storia dell‟industria chimica ferrarese ed una tappa decisiva per Ferrara e la sua provincia: il profilarsi di un grosso insediamento della Montecatini, che sembra risolutivo per la salvaguardia dello stabilimento SAIGS e la possibilità dell‟attenuazione, almeno in prospettiva, dei grossi problemi occupazionali della provincia e della città.

In quegli anni si assisteva a livello mondiale ad una spettacolare affermazione della petrolchimica che diventava una delle principali forze motrici dello sviluppo. Sono anni nei quali alla grande innovazione tecnologica corrispondono anche grandi innovazioni di prodotto con realizzazioni che hanno riscontri diretti sulla vita delle popolazioni. Si gettano le basi per la produzione dedicata al consumo di massa. La plastica comincia ad entrare nelle case di tutti gli italiani e contribuisce a rendere migliore la qualità della vita con la messa a disposizione di apparecchiature utili e funzionali (gli elettrodomestici, l‟automobile, ecc.), a costi sempre più abbordabili anche per i lavoratori dipendenti. Si può pensare che proprio in questo periodo finisca il dopoguerra ed inizi una concreta espansione economica.

Per la chimica lo sviluppo è determinato dalla ricerca scientifica che, attraverso un intelligente rapporto con l‟industria, risulterà immediatamente applicabile per l‟innovazione tecnologica.

Dagli anni del primo dopoguerra e fino ad allora era stata la Montecatini a ricoprire il ruolo di azienda guida della chimica italiana e, dagli anni Cinquanta in poi, anche della petrolchimica. In questo settore la collaborazione con il prof. Giulio Natta darà alla Montecatini un primato incontrastato per diversi anni.

Nella prima metà degli anni Cinquanta decollano molte iniziative industriali che cambiano l‟assetto della chimica italiana. L‟Edison decide di affiancare alle sue tradizionali attività elettrocommerciali il settore della chimica in cui reinvestirà i propri utili. L‟Eni, istituita nel 1953, progetta già di realizzare a Ravenna un grosso insediamento (Anic) per la produzione di fertilizzanti e di gomma, sfruttando anche la condizione di essere la principale società di estrazione di metano a livello nazionale.

In questo quadro la Montecatini costruisce lo stabilimento di Ferrara che, alla fine degli anni Cinquanta, darà lavoro a circa il 13% degli addetti all‟industria manifatturiera dell‟intera provincia ed arriverà ad avere una quota del 20% sulla produzione nazionale di materie plastiche.

Rispetto alle aspettative che erano alla base dell‟iniziativa, l‟impatto sull‟occupazione nel territorio rimarrà parziale in quanto, aldilà dei molti lavoratori inseriti negli impianti (si arriverà ad oltre 7.000 addetti, contando anche gli indiretti), non si verificò l‟auspicato effetto moltiplicatore sulle attività indotte.

Se si analizza l‟incidenza delle produzioni sviluppate dal Petrolchimico nei confronti del tessuto economico e produttivo ferrarese, i risultati sono largamente inferiori alle possibili attese. Le iniziative industriali nate in seguito all‟insediamento dell‟industria chimica furono strettamente legate solo al lavoro necessario all‟azienda (imprese di costruzione e di servizi, officine di manutenzione, ecc.) e non all‟utilizzo dei materiali prodotti che, usciti dai magazzini, avevano destinazioni lontane dal territorio ferrarese ed andavano ad alimentare le attività industriali della Lombardia, del Piemonte o all‟estero.

……..

La fine del sogno Montecatini

Nella primavera del 1963 l‟amministratore delegato, Piero Giustiniani, che si era personalmente impegnato ed identificato con l‟iniziativa di Brindisi, fu costretto alle dimissioni e la società avviò un pesante progetto di ristrutturazione che investì tutti gli impianti.

Il 1963 segnò anche una battuta di arresto della “supercrescita” nazionale durante la quale il reddito italiano aveva sfiorato aumenti del 6% annui: il miracolo economico era in via di esaurimento e la chimica rappresentava una metafora di tale situazione.

La Montecatini cercò di eliminare i cosiddetti “rami secchi” del settore minerario e dei fertilizzanti ed avviò una profonda riorganizzazione interna. Alla fine dovette cercare sostegni finanziari esterni e li trovò fondendosi, nel 1963, con la SADE, società ex elettrica che aveva goduto dei rimborsi ENEL, come la Edison, a seguito della nazionalizzazione.

La SADE apportò nella fusione i crediti che vantava verso l‟ENEL per circa 150 miliardi di lire, ma questo non fu sufficiente, per cui la Montecatini si trovò costretta ad allearsi, nel 1964, con la società petrolifera olandese Shell in una joint-venture finalizzata a costituire una nuova società paritetica, la Monteshell, cui furono conferiti i siti di Brindisi e di Ferrara.

Il sito di Ferrara era stato penalizzato dalla pesante situazione finanziaria della società pur avendo avuto, nel 1962, il massimo storico della sua espansione con 5.000 lavoratori diretti.

Dello stabilimento di Ferrara furono conferiti alla Monteshell il solo settore idrocarburi (SEID) compresi tutti gli impianti produttivi, i servizi, le utilities e le facilities, mentre restarono alla Montecatini il Centro Ricerche (IRI) il settore fertilizzanti (SEAZ) e la sottostazione elettrica (SEEN)……..

La petrolchimica pubblico-privata

Nel 1968 il gruppo Eni iniziò ad acquistare azioni della Montedison e verso la fine dell‟anno il pacchetto di azioni possedute da Eni ed IRI (l‟Istituto statale per le Ristrutturazioni Industriali) era circa doppio rispetto a quello dei privati del sindacato di controllo. L‟obiettivo dichiarato della scalata era quello di razionalizzare il settore ed evitare una lotta distruttiva tra Montedison ed Eni.

Nel 1969 iniziò nel Paese un periodo di forti rivendicazioni dei lavoratori per l‟adeguamento dei servizi sociali, il miglioramento delle condizioni di lavoro e maggiori garanzie occupazionali, che coinvolse tutto il paese ed anche il Petrolchimico di Ferrara. Il lungo confronto fra i lavoratori e le aziende, chiamato Autunno caldo, che generò pesanti azioni di sciopero e scontri prolungati in diversi siti nel paese, travalicò gli aspetti puramente sindacali, modificando sensibilmente i rapporti di forza, il ruolo e l‟atteggiamento delle organizzazioni dei lavoratori nei confronti dei processi produttivi.

Fu costituito il Consiglio di Fabbrica come interlocutore dei lavoratori, nei confronti delle Direzioni aziendali e furono regolamentate le agitazioni sindacali (fermate con “minimo tecnico” e “squadre di emergenza”) in modo da evitare danni agli impianti e contemporaneamente evitare azioni antisindacali delle Direzioni. La riduzione di orario ottenuta attraverso i rinnovi contrattuali stava lentamente portando ad un incremento dell‟occupazione con circa 4.000 addetti nel 1971. La riduzione di orario portò inoltre ad un incremento dei lavoratori in turno, alla ristrutturazione delle squadre operative ed alla realizzazione delle mense di reparto per i turnisti……..

I grandi gruppi che hanno investito nel Petrolchimico di Ferrara

La Montecatini

Costituita a Firenze nel 1888 con la ragione sociale di Società anonima delle miniere di Montecatini, allo scopo di esercitare lo sfruttamento delle miniere di rame del posto, nel 1910 si orienta verso l'industria chimica con produzione di acido solforico, di solfato di rame e dei fertilizzanti fosfatici necessari all'agricoltura. Intorno agli anni Venti, l'attività nel campo dei fertilizzanti viene estesa enormemente (anche per l'acquisto dei brevetti dell'ing. Fauser per la produzione di ammoniaca sintetica) con la realizzazione di impianti in tutto il mondo. In quello stesso periodo la produzione viene diversificata nei campi dell'alluminio, degli esplosivi e delle vernici.

Nel 1930, rilevando lo stabilimento Schiapparelli, vengono stretti accordi con il Gruppo francese Rhône Poulenc, in base ai quali si giunge alla costituzione della Farmitalia (1935). Durante questo periodo, la Montecatini fa il proprio ingresso nel campo della chimica organica per dare vita nel 1936, in combinazione con lo stato italiano, all‟Azienda nazionale idrogenazione combustibili (Anic) per la produzione di benzina e la raffinazione del petrolio.

Dopo la seconda guerra mondiale, ricostruiti gli impianti distrutti o danneggiati, la Montecatini sviluppa particolarmente l‟industria delle materie plastiche, la petrolchimica, la produzione di fertilizzanti azotati e le ricerche di petrolio, di uranio, ecc.

Nel 1963 la Montecatini e la Royal Dutch Shell costituiscono la Monteshell; nel 1966 a seguito della fusione con la Edison, viene costituita la Montecatini Edison divenuta Montedison nel 1970.

Nel 1990 la Montecatini viene ricostruita come holding del Gruppo Montedison per le attività chimiche: essa controlla direttamente le attività del Gruppo nei settori dei materiali polimerici, prodotti fluorurati e ossigenati e intermedi per farmaceutica, e ne coordina le attività nel settore energia attraverso la nuova Edison, società sorta nel 1990 per la produzione di elettricità e idrocarburi.

La Edison1

La Edison, una delle più antiche imprese industriali italiane, viene fondata nel 1884 (cento venti anni nel 2004!), ma era già nata nel 1883 con l‟avvio della prima centrale elettrica d‟Europa nel pieno centro di Milano.

Tante le vicende societarie: la nazionalizzazione, il lungo periodo Montedison, la fase agro-industriale con la famiglia Ferruzzi e Raul Gardini, poi l'ingresso delle banche nel capitale durante il decennio di Enrico Bondi, l‟Opa su Montedison da parte di Fiat e Edf nell‟estate del 2001 e, infine, l‟energia che torna ad essere il core business dell‟attività.

Le tappe dello sviluppo della società sono le seguenti. La fase iniziale che va dalla fondazione della Società avvenuta nel 1883 sino al 1894: nel

1883 entra in produzione la centrale di Santa Redegonda, la prima in Europa a erogare energia a scopo commerciale.

La fase di consolidamento dal 1894 al 1918: prendono avvio le prime grandi opere di costruzione di centrali idroelettriche sull'Adda da parte di Edison e nell‟arco alpino da parte della controllata Conti; si registra inoltre un notevole sviluppo della rete di distribuzione.

Edison comincia ad acquisire partecipazioni significative in altre società elettriche. La sua attività si estende da Milano alla Lombardia e al Piemonte orientale……..

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I prodotti, gli impianti ed i servizi di Mario Cova

Riportiamo una descrizione delle principali attività che hanno caratterizzato (e caratterizzano tuttora) la vita del Petrolchimico e che hanno contribuito a creare quel patrimonio di tecnologia e produzioni che ne valorizza l‟esistenza.

Alcune delle produzioni (Polipropilene, Polietilene bassa densità, Elastomero Dutral e fertilizzanti) avviate negli anni Cinquanta, sono ancora in esercizio con impianti rinnovati, con nuove tecnologie e con prodotti sensibilmente migliorati; altre, presenti all‟inizio, sono state abbandonate successivamente, negli anni Sessanta e Settanta, nel corso di modifiche strutturali dello stabilimento, in quanto ritenute non più convenienti; altre ancora, avviate negli anni Settanta, sono ancora in esercizio oppure sono state fermate dopo alcuni anni.

Un discorso a parte riguarda il settore della produzione degli “azotati”, attualmente in attività, che ha visto la diversificazione, dagli anni Cinquanta ad oggi, di tecnologie e prodotti ottenuti. ……

Il sito societario Solvay

La storia del Gruppo Solvay è iniziata il 15 aprile 1861 quando, a soli 23 anni, Ernest Solvay (era nato il 16 aprile 1838), uomo con un appassionato interesse per le scienze, la ricerca e l‟innovazione, scopre un processo industriale per la fabbricazione del carbonato di sodio dal sale.

Ernest Solvay - Fonte: Archivio fotografico SOLVAY

Per questo fonda in Belgio nel 1863 la società Solvay, che alla vigilia della prima guerra

mondiale è già presente in 13 paesi, compresi Stati Uniti e Russia. Il Gruppo divenne presto il leader mondiale che vantava la più alta produzione di

carbonato di sodio. Nel 1898 la richiesta di soda caustica era in rapida ascesa e la Solvay cominciò a produrla direttamente attraverso l‟elettrolisi di acqua salata, un processo che produce anche cloro e idrogeno.

SOLVAY, impresa di famiglia per oltre cento anni – dal 1863 al 1967 – si è insiedata in Italia dal 1912, quando ha dato vita allo stabilimento di Rosignano (Livorno).

Ernest Solvay morì nel 1922, quindi ad un età molto avanzata; ebbe il privilegio di portare a termine il suo destino, lasciandoci con la certezza che quello che aveva creato con la sua intelligenza e la sua determinazione non sarebbe finito con lui.

L’insediamento della Solvay a Ferrara……

La Ricerca a Ferrara

Una delle caratteristiche peculiari dell‟industria chimica è la sua capacità di collegare, più di altre attività della vita quotidiana, le necessità della società, la produzione di beni, la ricerca tecnologica e la scienza.

L‟abilità di coniugare tali manifestazioni umane, unita alla fantasia ed alla capacità di cogliere le competenze presenti nella rete delle conoscenze, rappresenta il valore aggiunto che determina il successo di una iniziativa industriale.

A Ferrara si può affermare, senza possibilità di smentita, che il ruolo di collante del fenomeno industriale del Petrolchimico è stato svolto sempre dall‟attività di ricerca e di innovazione tecnologica……..

Gli anni di Natta

Il nome di Giulio Natta, premio Nobel per la chimica nel 1963, è indissolubilmente legato a Ferrara. Il suo nome compare per la prima volta negli anni Quaranta nella vicenda della gomma sintetica e dell‟impianto SAIGS, successivamente per le ricerche effettuate negli anni Cinquanta presso l‟Istituto Ricerche Idrocarburi (IRI) sul polietilene e il polipropilene, sui catalizzatori al titanio e sugli alchili, sui copolimeri etilene–propilene e sui terpolimeri.

Esisteva un filo diretto tra Ferrara e il Politecnico di Milano, dove operava il prof. Natta ed in quegli anni tutti i laureati che arrivavano a Ferrara erano passati prima dal Politecnico.

Attorno lui si formarono numerosi ricercatori i quali, trasferendosi verso centri industriali oppure in laboratori pubblici e istituti universitari, diedero luogo a quella scuola che passò alla storia come la “Scuola italiana di chimica macromolecolare”.

Negli anni che seguirono la scoperta del polipropilene (1954), molti dei collaboratori di Natta divennero docenti e professori presso varie università italiane, altri proseguirono la loro carriera come ricercatori nell‟ambito dei Centri di Ricerca della Montecatini e di altre industrie chimiche, altri infine divennero negli anni grandi manager ed occuparono importanti posizioni dirigenziali, come il prof. Giorgio Mazzanti che arrivò alla presidenza della Montedison e l‟ing. Giovanni Crespi che guidò la ricerca e l‟ingegneria del Gruppo….

I rapporti sindacali e le ristrutturazioni di Giuseppe Ruzziconi, Fabio Tonioli, Bruno Zannoni

La storia dei rapporti sindacali che si è sviluppata nel petrolchimico di Ferrara (e “attorno” ad esso: nell‟area chimica ferrarese, nell‟“Area Padana”, negli ambiti sociali e territoriali interessati dalle vicende del Fabbricone, come è sempre stato chiamato lo stabilimento) può essere raccontata con ottiche diverse: sociologiche, storiche, documentaristiche, e così via.

Riteniamo che il modo più efficace per ripercorrere le vicende sindacali, sia quello di interpretarle in rapporto alle diverse “fasi” che hanno caratterizzato l‟evolversi della storia del Fabbricone, dal punto di vista delle modifiche degli assetti tecnologici e proprietari e dei conseguenti processi di ristrutturazione e riorganizzazione aziendale; collegandole con le più ampie vicende che hanno interessato la chimica nazionale e internazionale.

Assumendo per valida tale ottica, le vicende sindacali si possono schematicamente

articolare in cinque fasi (così, come, appunto, in cinque fasi sono riassumibili i “passaggi”

fondamentali che riguardano la storia complessiva del petrolchimico e – perché no? – della

chimica italiana) che, per quanto descritte in altri capitoli di questo libro, è opportuno

ripercorrere sinteticamente proprio per delineare i contesti entro i quali tali vicende si sono

sviluppate. La prima fase (1950-1961) è, ovviamente, quella del decollo della “grande Montecatini”.

Questa prima fase è caratterizzata da uno sviluppo disordinato quanto massiccio in termini di investimenti e di costruzione di impianti industriali. Gli impianti sorgono sulle rovine dell‟ex stabilimento SAIGS, ma in gran parte presentano dimensioni e caratteristiche tecniche già inadeguate rispetto prospettive di lungo periodo e concepiti per produrre in un mercato rigidamente protetto.

Anche lo stabilimento dei fertilizzanti azotati, abbastanza avanzato per l‟epoca, risulta di dimensioni ridotte.

Nel 1952 sono impegnati alla Montecatini di Ferrara 545 lavoratori. Si assiste negli anni seguenti ad una continua crescita dell‟organico che sale ai 5.058 addetti del 1962, distribuiti nei tre complessi (Petrolchimico, Azoto, Centro Ricerche).

La presenza sindacale è praticamente inesistente……..

Gli anni Ottanta Gli anni Ottanta sono talmente densi di vicende sindacali, specie per il quadriennio ‟80-‟83, che si rende opportuno ripercorrerli anno per anno, dovendo anche, giocoforza, intrecciare gli avvenimenti locali con quelli di ordine generale, sia sul piano nazionale che internazionale.

(Anno 1980) Nel giugno del 1980 Mario Schimberni assume la guida del Gruppo Montedison, in coincidenza con l‟inizio della fase di pesante crisi della chimica italiana e internazionale conseguente allo shock petrolifero del 1979 (il secondo dopo quello del ‟73-‟74). Ma a partire dal 1980 e per oltre tre anni a seguire, l‟industria chimica attraverserà la crisi peggiore del dopoguerra.

È in questo contesto che si avvia e si muove il processo di razionalizzazione e “ottimizzazione” promosso dalla Montedison con il “nuovo corso” Schimberni, che ha come obiettivo principale quello di facilitare e promuovere l‟interesse di partner stranieri nella più grande industria chimica italiana.

Mentre da un lato si riducono al massimo gli investimenti (nelle strutture produttive, nei

servizi e nella stessa ricerca), dall‟altro si utilizzano tutti gli strumenti per “alleggerire” lo

stabilimento di personale, a partire dagli autolicenziamenti incentivati, fino all‟appalto dei

servizi.

Il sindacato del petrolchimico Montedison di Ferrara, nel giugno 1980, apre una vertenza che ha come obiettivi principali quelli di:

dirigere il processo di riconversione in atto verso la stabilizzazione produttiva e occupazionale dell‟insediamento;

realizzare il consolidamento della produttività globale dello stabilimento…….

Le Relazioni Industriali

Nel precedente capitolo dedicato alle vicende sindacali si è più volte sottolineato l‟importante ruolo svolto dai Quadri aziendali, oltre che nelle loro “naturali” attività di tecnici e gestori di Funzioni di produzione o di servizio, anche nei processi di cambiamento e di sviluppo dello stabilimento, grazie al loro apporto alle fasi di elaborazione e confronto con le direzioni aziendali sui temi degli investimenti, dell‟organizzazione del lavoro, della innovazione tecnologica.

Nel presente capitolo ci sembra opportuno riprendere il lavoro, frutto di una ricerca-approfondimento sviluppata all‟interno del Petrolchimico di Ferrara, proprio in merito alle relazioni industriali che andavano via via consolidandosi nel Petrolchimico stesso, pubblicato sul periodico “Area Quadri”, edito da Cds in maggio 1993.

Il ruolo dei quadri nelle relazioni industriali in azienda Il contratto nazionale di lavoro dell‟industria chimica del 20.7.1990 arricchisce le normative riguardanti i lavoratori quadri con specifici riferimenti alla rappresentanza collettiva di quest‟area professionale a livello aziendale e ai contenuti del confronto che dovrà essere attivato tra la rappresentanza stessa e la direzione dell‟azienda…...

La presenza femminile nel posto di lavoro di Dina Guerra

Lavoro, famiglia, tempi, orari, servizi: le donne sono obbligate dai ritmi di una società sostanzialmente ancora sessista a una conciliazione dei ruoli che richiede grande sapienza e competenza. Questo capitolo testimonia nel tempo le abilità acquisite dalle donne all‟interno del Petrolchimico… e nella società. Nei primissimi anni Cinquanta, quando la Montecatini stava nascendo sul terreno agricolo di proprietà dei Conti Turgi-Prosperi, quando mancava ancora il ponte sul canale Boicelli e lo si attraversava su di una passerella, venivano assunte le nostre prime colleghe. Quasi tutte impiegate amministrative: steno-dattilografe o, al massimo, segretarie di Direzione. Per il loro ruolo storico svolto all‟interno del petrolchimico, per aver infranto per prime quel tabù che rappresentava lo stabilimento chimico in cui lavoravano solo uomini, per l‟orgoglio di entrare in quella fabbrica che stava sorgendo e che un po‟ spaventava…..

Hanno collaborato per la stesura di questo capitolo: Antonia Brioschi, Sabina Celio, Graziella Cervi, Lidia Colombani, Silvana Di Martino, Anna Fait, Maria Grazia Gallini, Albertina Mariotti, Giulia Mei, Rita Mozzicato, Carla Nagliati, Jean News, Federica Pocaterra, Cristina Reverzani, Romana Villa.

Le problematiche ambientali di Dina Guerra e Bruno Zannoni

Il concetto unitario di H.S.E. (Health, Safety and Environment) è recente e risale alla

seconda metà degli anni Novanta. È una visione pragmatica e anglosassone che trova il pieno

ed immediato accoglimento anche nella realtà italiana. È di quegli anni la grande fioritura

legislativa in materia, che recepisce ed armonizza normative europee e spinte d‟opinione

derivanti dalla risonanza delle vicende giudiziarie dell‟epoca. Tuttavia i tre argomenti, nella loro singolarità, sono sempre stati presenti nell‟esercizio

quotidiano dell‟industria chimica, sia sul fronte sindacale che manageriale. Si parte dalla fase pionieristica dello sviluppo della chimica industriale in Italia degli anni

Cinquanta, caratterizzata dall‟assenza di coscienza collettiva verso l‟ambiente, da una normativa pubblica non ancora organica e organizzata e da una sostanziale ignoranza dei fenomeni di nocività provocati da particolari sostanze, sino ad arrivare ai nostri giorni. Oggi siamo in presenza di una industria chimica che è in condizione non solo di rispettare la legislazione vigente, ma addirittura di superare, in positivo, i requisiti di legge, mediante l‟applicazione volontaria di standard internazionali (Certificazione ISO 14001, Registrazione EMAS) e di proporre pratiche e riferimenti atti a tutelare i lavoratori e le comunità.

La logica del “miglioramento continuo” e della “trasparenza” nei confronti della collettività riguardo le proprie performance produttive, ecologiche e di sicurezza è ormai patrimonio costitutivo di qualsiasi società del settore.

Una chimica, quindi, che oggi non solo è in grado di presentare ai propri stakeholder, fra i quali ci sono, in prima fila, le comunità locali e le pubbliche amministrazioni, processi, prodotti e modalità di gestione ambientale sostenibili ed ecocompatibili, ma anche di fornire tecnologie, materiali e professionalità in grado di aiutare a risanare e a migliorare l‟ambiente.

Ma torniamo alla nostra storia! ……

I modelli organizzativi e l’organizzazione del lavoro di Raffaele Micalizzi

Lo Stabilimento petrolchimico di Ferrara, nel corso di vari anni, vede un avvicendarsi di

“assetti proprietari” (vedi cap.1) che porta, come conseguenza più evidente, la presenza di

importanti evoluzioni nei modelli organizzativi, in funzione dei quali si sono determinati

profondi cambiamenti sia a livello di struttura organizzativa, che a livello di organizzazione

del lavoro.

La struttura organizzativa

La società Montecatini a Ferrara

La società Montecatini inizia la sua attività nel 1950 rilevando lo stabilimento della

S.A.I.G.S. costruito per la produzione in Italia di gomma sintetica. Lo stabilimento è

costituito da un insieme di impianti che, utilizzando come materia prima l‟alcool etilico,

ottengono butadiene e stirolo che sono successivamente copolimerizzati. Questo complesso di impianti, occupante un‟area di ca. 50 ettari, che la guerra aveva

pressoché lasciato intatti, indirizza la società Montecatini verso la realizzazione di una industria a Ferrara che, utilizzando degli idrocarburi, fornisca materie plastiche e prodotti chimici. A questo ciclo produttivo, successivamente si collega la produzione di azotati, con un processo di produzione che prevede l‟utilizzo di metano…..

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Il Petrolchimico di Ferrara e l’Area chimica padana di Dina Guerra e Bruno Zannoni

La chimica (qualche tempo fa si sarebbe detto la “petrolchimica”) della cosiddetta “Area Padana” nasce e si sviluppa con i quattro stabilimenti (i “petrolchimici”, appunto) di Porto Marghera, Mantova, Ferrara e Ravenna.

Alla base delle scelte per la localizzazione originaria dei quattro insediamenti in quest‟area non è riscontrabile una strategia di “Area chimica integrata”: le motivazioni sono semmai riferibili, a seconda dei casi, a caratteristiche quali la vicinanza alla fascia costiera o ad un porto commerciale facilmente trasformabile in porto industriale; l‟esistenza di un entroterra agricolo; la disponibilità di rilevanti risorse naturali (a partire dall‟acqua) e di risorse energetiche. La mancanza di una strategia di integrazione è anche dovuta al fatto che gli stabilimenti sorgono in tempi diversificati e con diverse proprietà, in molti casi concorrenziali tra di loro……

La formazione, la cultura e il territorio

Il segno distintivo dell‟iniziativa per la realizzazione di questo volume dedicato al Petrolchimico di Ferrara è rappresentato dalla capacità che ha avuto la proposta di coagulare l‟interesse di diverse decine di tecnici, dirigenti, operatori che sono stati partecipi, o lo sono attualmente, della realtà lavorativa dello stabilimento ferrarese.

La scelta di raccontare il Petrolchimico di Ferrara, come era e come è oggi, per l‟ampio spettro di temi di cui il volume tiene conto, rappresenta un tentativo di ripercorrere esperienze significative circa il ruolo svolto nel recente passato ed ancora oggi, dalla realtà ferrarese nel campo dell‟innovazione scientifica e del trasferimento tecnologico, della sperimentazione organizzativa e della coesione sociale.

La storia del Petrolchimico ferrarese ha seguito la storia del Paese e gli avvenimenti che si sono succeduti al suo interno sono stati influenzati dallo stesso andamento della chimica in Italia: dallo straordinario sviluppo nel dopoguerra, alla crisi delle produzioni obsolete negli anni Settanta, dal rilancio degli anni Ottanta, attraverso la ricerca e la valorizzazione delle tecnologie di produzione delle materie plastiche, all‟uscita dalla proprietà di aziende storiche, sino all‟attuale diversificazione produttiva.

Dal Petrolchimico di Ferrara, insieme a ricerche di livello mondiale, a materiali che hanno cambiato la qualità della vita delle popolazioni ed a tecnici che continuano a trasferire tecnologia in ogni parte del mondo, sono emerse e continuano tuttora ad uscire sollecitazioni, sperimentazioni e proposte concrete che hanno ricadute positive per il territorio.

La realizzazione di processi tecnologici eco-compatibili, le innovazioni nel campo dell‟organizzazione del lavoro, le iniziative di formazione che coinvolgono il mondo della scuola, le sperimentazioni di più avanzati rapporti fra organizzazioni dei lavoratori e aziende, l‟apertura del mondo della fabbrica alla presenza femminile, la strenua difesa della ricerca come elemento fondamentale dello sviluppo, rappresentano alcuni dei temi che più di altri illustrano la valenza di una esperienza di collaborazione sinergica, nata 50 anni fa tra operatori, tecnici, quadri e dirigenti provenienti da ogni parte d‟Italia, che ha permesso di raggiungere e consolidare risultati di rilievo mondiale e di influenzare positivamente lo sviluppo del territorio.

In questo capitolo riportiamo alcune delle manifestazioni che maggiormente hanno marcato e tuttora continuano a segnare il ruolo del Petrolchimico, a partire dalle iniziative sul piano della formazione, sviluppate con una visuale sempre fissa sullo stretto rapporto della scuola con il lavoro, alle proposte di apertura verso il territorio che a volte vive la presenza dell‟industria chimica con un approccio di odio-amore…...

Le singole fasi del processo e le realizzazioni ferraresi L’avvio Inizialmente l‟amministratore delegato (era il 1989), preoccupato dalle situazioni territoriali di rigetto nei confronti dei propri stabilimenti – che pensati e costruiti nelle periferie industriali, nel tempo, avevano finito per essere fagocitati nell‟ambito dei perimetri delle città d‟insediamento (si pensi al quadrilatero P. Marghera, Mantova, Ferrara, Ravenna) – aveva commissionato un programma di formazione sulla sicurezza e sull‟ambiente per gli insediamenti, (nel caso di Ferrara tale programma inizialmente fu denominato progetto Capricorno, e dopo una progettazione durata oltre un anno, vide la luce alla fine del 1991).

Contemporaneamente l‟unità Immagine della Società aveva promosso un‟indagine su alcuni territori dell‟Italia del Sud, Centro e Nord per rilevare e misurare il tipo di percezione che si aveva dell‟impresa chimica. Si veniva anche a costituire, a livello centrale, una “direzione ambiente” con il compito di coordinare la politica aziendale sull‟argomento.

Il neoresponsabile, dotato di grande esperienza e sensibilità per gli uomini, promosse un‟approfondita analisi nel mondo dove operavano anche alcune grandi società concorrenti, per attingere alle eventuali esperienze al riguardo più mature e trasferibili.

La imminente fusione delle due società chimiche italiane (Montedison ed EniChem in Enimont) consigliava di sviluppare un processo di integrazione culturale fondato su nuovi valori di riferimento condivisi e su un capillare programma di diffusione.

L‟“arena” era comprensibilmente eccitata e confusa, anche per le note vicissitudini politiche che hanno di fatto retto le sorti societarie per un biennio, e richiedeva di definire un modello di identità per la nuova configurazione organizzativa societaria.

Io penso, e molte persone che ho avuto la fortuna di incontrare nel percorso mi hanno testimoniato in tal senso, che il progetto di Formazione Intervento Organizzativo (o Ricerca Intervento), successivamente ribattezzato progetto “Comunicazione e Ambiente”, fece crescere e coltivare un sistema di integrazione e revisione dei valori aziendali fondati sulle logiche della qualità totale e dell‟affidabilità, sostenibilità e compatibilità con l‟ambiente, la sicurezza e la salute, che ancor oggi non sono in grado di capire quanto fu in verità condotto, o quanto viceversa non ci prese per mano e ci condusse.

Alla fine sicuramente resta una sensazione forte di aver partecipato proattivamente ad un percorso dove al primo posto era collocato ed accentuato il valore dell‟uomo sociale.

La prima fase A tutti i direttori delle fabbriche, ai responsabili del personale, ai responsabili delle aree sicurezza e ambiente, ai medici aziendali appositamente riuniti, furono portati i risultati dell‟indagine sul territorio e fu rappresentata la linea di tendenza che si andava sviluppando negli altri Paesi sul tema della cultura d‟impresa, vissuta come strumento di management e sulle esperienze ed i presupposti della interrelazione con i territori reinterpretata nell‟ottica di una modalità trasparente ed efficace di essere e di raccontarsi.

Confrontando questo contributo generale di scenario con le esperienze vissute dai partecipanti al meeting, fu evidenziata la necessità di adottare regole comuni e passare da una fase reattiva, spontaneistica e fondata sulla sensibilità personale nell‟affrontare le problematiche di specie, ad una fase strategica e proattiva degli sforzi da realizzare in materia di ambiente e comunicazione d‟impresa.

La convinzione comune che maturò era che non si poteva avere la pretesa di conoscere sempre e comunque le risposte e le soluzioni rispetto alle varie questioni che potevano agitarsi, ma di avere voglia di cercarle e trovarle assieme.

E così nacque uno degli slogan di accompagnamento al progetto Comunicazione e Ambiente: “Ambiente, insieme si può!”

La seconda fase Così si convenne di rilevare, con una metodologia comune ed assieme, lo stato dell‟arte. Si cercò di mettere a fattor comune l‟esperienza specifica maturata in ciascun stabilimento, attraverso la messa a punto di un programma software su base informatica (progettato e realizzato a Ferrara), che permetteva di raccogliere le informazioni d‟interesse e di caricarne i dati attraverso una catalogazione per macro aree (denominata griglia di riferimento) organizzate secondo la seguente impostazione: Affidabilità impianti Affidabilità procedure Funzionalità ed estetica del sito Comunicazione Formazione Bilancio Sociale.

Per ogni attività inserita nelle rispettive macro aree era possibile stabilire un ordine a seconda dello stato di realizzazione temporale, organizzato come segue: Azioni fatte Azioni in corso Azioni in programma già autorizzate Azioni in progetto.

Alla raccolta dei dati, sistematicamente, seguirono sessioni di aggiornamento e confronto dialettico sulle soluzioni e metodologie utilizzate nei differenti insediamenti e sui presupposti valoriali di fondo cui esse erano ispirate; questa fase produsse sicuramente un risultato, in termini di formazione e di omogeneizzazione dell‟apprendimento collettivo, di assoluta eccellenza (nonostante anche un certo scetticismo diffuso sull‟iniziativa).

In effetti ciò permise di convenire su alcuni assunti di base che funsero da corollario per le azioni successive. Gli assunti erano i seguenti: 1. La responsabilizzazione della gestione dei rapporti con il territorio tende a decentrasi, in

ragione delle differenti situazioni e sensibilità. 2. Le problematiche ambientali assumono una valenza sempre crescente per l‟accettabilità

dell‟impresa. 3. I programmi di miglioramento tecnico ambientale interno all‟organizzazione, hanno

efficacia superiore se accompagnati da programmi di comunicazione formale verso l‟esterno.

4. Il coinvolgimento delle risorse interne moltiplica l‟efficacia degli sforzi rivolti ai pubblici esterni e testimonia la coerenza dei valori perseguiti.

Anche in questa fase fu coniato uno slogan identificativo della strategia di comunicazione abbinata al progetto: “Raccontare di voler fare le cose; raccontare come si stiano facendo; raccontare di averle fatte!”.

La terza fase Durante le varie riunioni di presentazione i direttori, in particolare, si accorsero di avere gravi difficoltà quando coinvolti in processi di comunicazione istituzionale rivolti ad un vasto pubblico disomogeneo ed articolato professionalmente e culturalmente.

Si ipotizzarono perciò delle sessioni specifiche di formazione orientate a rafforzare le capacità di comunicazione in pubblico.

Da evidenziare come l‟esigenza formativa maturata nasceva da una riflessione autonoma dei propri bisogni formativi in relazione al contesto ed al problema con cui ci si confrontava.

Dopo queste prime tre fasi si trattava di rendere diffusa la partecipazione ed “osare” di più il cambiamento stimolando la inevitabile ritrosia dei colleghi più scettici.

La quarta fase Venne così adottato lo strumento del benchmarking.

Allo scopo furono investiti cinque direttori che ebbero il compito di andare a visitare alcuni stabilimenti di una società d‟avanguardia, posizionati in differenziate località del mondo, applicando una specifica metodologia d‟analisi.

La suddetta metodologia d‟analisi, che divenne anche quella utilizzata per progettare il cambiamento interno, fu acquisita da una società di consulenza che si inserì con grande professionalità ed efficacia all‟interno del gruppo d‟intervento formato in sede.

Questa metodologia costituì dunque il riferimento procedurale che guidò il successivo intervento a valle e fu progressivamente arricchita e sviluppata grazie ai contributi dei gruppi di lavoro che lavorarono attorno al programma.

In sintesi fu grazie alle acquisizioni di quei direttori che fu possibile effettivamente far decollare il programma d‟intervento.

I vertici saranno sempre scettici e procederanno con cautela nelle dinamiche di cambiamento organizzativo fintanto che non sentiranno “la linea” convinta della bontà del progetto, soprattutto quando essa è costituita da un nucleo significativo di persone che esprimono un ruolo, professionalità e caratteristiche personali più che credibili…..

Cultura e territorio

Il Petrolchimico oltre a ricerca, produzione, servizi, formazione tecnica e scientifica significa anche cultura ed apertura al territorio.

Numerose sono le iniziative che hanno coinvolto i lavoratori dello stabilimento, le

aziende, le organizzazioni sindacali e le istituzioni amministrative del territorio e tale

approccio al territorio ha permesso di superare anche i momenti di maggiore crisi in quanto

si è dimostrato che il Petrolchimico non è solo una sequenza di produzioni innovative,

mature e obsolete, cambi di ragioni sociali, aria maleodorante, nuvole di vapore e di fumo

(comunque sempre meno invasive), ma anche sviluppo industriale e ricchezza per il

territorio, ricerca scientifica e innovazione di livello mondiale, relazioni con l‟Università e

trasferimento tecnologico, sperimentazione di rapporti avanzati fra scuola, lavoro e territorio,

lavoro per decine di migliaia di persone, processi di immigrazione di tecnici e operai e delle

loro famiglie da diverse parti d‟Italia, internazionalizzazione dei rapporti, presa di coscienza

dei propri diritti, sperimentazione di modelli avanzati di rapporti sindacali e di

organizzazione del lavoro, bonifica del sito e riconversione produttiva, e così via. La storia della città di Ferrara e delle aree di riferimento delle decine di migliaia di

lavoratori e delle aziende coinvolte nella vita del Petrolchimico sono state sensibilmente influenzate dalla sua presenza, per gli aspetti di carattere economico, sociale, culturale, della qualità della vita, delle relazioni, ecc.

A sostegno di quanto affermato riportiamo alcuni significativi contributi di Paolo Micalizzi (Lo stabilimento e la cultura: dai dibattiti del Dopolavoro alle riprese cinematografiche), di Bruno Zannoni (l‟esperienza “Fabbrica-Scuola-Quartiere” e le “150 ore”), di Dina Guerra (“Fabbriche Aperte”).

Lo Stabilimento e la cultura: dagli incontri e dibattiti alle riprese cinematografiche di Blasetti, Ferreri, e Fellini di Paolo Micalizzi

Il primo atto che fece la Montecatini per aprirsi alla città molto probabilmente fu la nascita nel 1954 di una squadra di Pallacanestro del Dopolavoro Aziendale Montecatini che, nell‟anno sociale 1954-55, militò in serie C.

Il campo sociale era nella zona industriale e fra i pallacestisti figuravano dipendenti come il dott. Baticci, per volontà del quale nacque la squadra, Vandelli e Mazzoleni o figli di dipendenti come Gianni Tumiati, ma vi figuravano anche giocatori che non dipendevano dalla Montecatini…..

Il petrolchimico come set cinematografico Uno stabilimento petrolchimico, come quello della Montecatini a Ferrara, non poteva non interessare il cinema industriale. All‟interno dello stabilimento sono nati gli “Sguardi d‟autore”, il primo dei quali è quello del regista Alessandro Blasetti che nel 1954 realizzò il documentario “Miracolo a Ferrara” portando lo stabilimento all‟attenzione degli spettatori che nel 1955 poterono vederlo anche sugli schermi delle sale cinematografiche. “Miracolo a Ferrara” mette in evidenza le caratteristiche dello stabilimento dove si producono fertilizzanti e materie plastiche. Il documentario illustra come l‟aria, l‟acqua, il petrolio e il metano si trasformano in prodotti sintetici, nuovi: dall‟urea al Fertene, dallo stiroplasto alla Vipla, dal Terital al polipropilene……

Immigrazioni: le “etnie” all’interno del Petrolchimico di Saverio De Bartolo e Dina Guerra

Il Petrolchimico di Ferrara forse non avrebbe avuto lo sviluppo che tutti hanno potuto ammirare se non fossero stati coinvolti anche numerosi lavoratori (tecnici, manager, ma anche operai) provenienti da ogni parte d‟Italia.

I gruppi più noti all'interno del Petrolchimico sono facilmente identificabili. Il gruppo più consistente, ovviamente, è quello dei ferraresi, segue quello dei veneti, principalmente della provincia di Rovigo. Numerosi poi sono i romagnoli soprattutto della provincia di Forlì, i bolognesi, i toscani e i triestini. Seguono i marchigiani, gli abruzzesi e i calabresi. Meno numerosi ma presenti i romani e i napoletani e infine alcuni siciliani. Non si escludono naturalmente altre provenienze di entità minore.

Nella lunga storia dell'insediamento sono rilevanti alcuni episodi quali quello dei marchigiani e dei calabresi. I marchigiani, negli ormai lontani anni Cinquanta, furono spostati in massa, per via della chiusura di alcune miniere di proprietà di Montecatini, per i quali la Società costruì a Ferrara un insieme di case che venne poi chiamato il Villaggio dei marchigiani. Alcune famiglie di calabresi furono chiamate a Ferrara da Crotone (dove vi era una fabbrica di Azotati di Montecatini) dal direttore di allora, dottor Scaglia, che era stato direttore della fabbrica di Crotone. Questi sono stati gli unici casi di spostamenti di intere famiglie, per i quali, fra l'altro, c'è da segnalare che la costruzione delle case è stata effettuata da Montecatini per mezzo di una propria ditta costruttrice, con i contributi di INACASA, e che gli appartamenti venivano dati in affitto.

In quel periodo Montecatini non si fermò al Villaggio dei marchigiani, ma costruì all'interno della fabbrica sul lato sud una serie di villette assegnate in prevalenza ad assistenti tecnici, probabilmente per accorciare le distanze tra casa e lavoro in caso di bisogno. Altra iniziativa di Montecatini è stata la costruzione delle villette dei dirigenti nella zona del Doro. Mentre le villette costruite all'interno col tempo diventarono uffici per i tecnici del vicino Centro Ricerche, le altre costruzioni furono date a riscatto agli occupanti…..

Il presente e il futuro

La realtà del Petrolchimico nei primi anni del terzo millennio è certamente diversa rispetto a venti anni fa quando grandi gruppi pubblici e privati caratterizzavano il panorama dell‟industria chimica nazionale ed avevano nell‟area ferrarese importanti localizzazioni.

Ora nella petrolchimica sono scomparsi i grandi gruppi, la stessa tecnologia delle poliolefine non è più di proprietà nazionale, anche se permane a Ferrara il Centro Ricerche Giulio Natta con ancora una posizione leader mondiale ed un apparato di ricercatori e tecnici di tutto rispetto.

Numerose sono le aziende, di dimensioni medio piccole, che costituiscono con Basell e Polimeri Europa S.p.A. l‟area produttiva del sito multisocietario (che tutti chiamano ancora “Petrolchimico”) di Via Marconi.

Un accordo di programma fra imprese, organizzazioni sindacali, associazioni di categoria, amministrazioni locali e regionali ha l‟obiettivo di riqualificare il polo e rilanciare le attività produttive.

Le società presenti nel sito hanno attivato un progetto di condivisione dei servizi generali e industriali improntati alla logica di mercato e di miglioramento continuo della qualità.

I dati forniti dalle imprese segnalano che la quota degli investimenti si mantiene importante e l‟occupazione complessiva, dopo anni di lento declino, riprende a crescere.

Al presente ed al futuro viene dedicato questo intero capitolo del volume cercando di mettere in evidenza le potenzialità e le realtà presenti oggi, insieme alle proposte ed alle speranze per il futuro.

A Ferrara, come d‟altra parte nel resto d‟Italia ed anche in Europa, la petrolchimica come è stata vissuta in passato, molto probabilmente non tornerà più; però, se sarà mantenuto l‟impegno e la tenacia unitaria che caratterizzò 50 anni fa la nascita del Petrolchimico, saranno possibili ancora importanti risultati perché nel frattempo è cresciuto il tessuto tecnologico del territorio e c‟è la presenza di una importante Università.

Nel capitolo, oltre alla presentazione dell‟Accordo di programma sulla riqualificazione del Polo chimico di Ferrara, accompagnato da alcuni interventi di commento, sono esposte le schede illustrative delle 16 aziende presenti sia nell‟area ex Montecatini che in quella ex Solvay, oltre a schede riguardanti Società di Servizio (Sitie e CMG) insediatesi fin dalle origini del Petrolchimico.

Ai responsabili aziendali abbiamo chiesto loro considerazioni sul sito multisocietario e sulla problematica del trasferimento tecnologico, fondamentale per mantenere elevato lo sviluppo innovativo.

Il capitolo si apre con una scheda aggiornata sullo stato del settore chimico nel nostro Paese e si conclude con una rassegna di contributi, forniti da testimoni privilegiati del territorio, con osservazioni, valutazioni e proposte rivolte al futuro….

L’industria chimica in Italia

Nel contesto europeo l‟Italia detiene circa il 12% della produzione chimica (farmaceutica compresa, dati 2004) e occupa il

quarto posto dopo Germania, Francia e poco dopo il Regno Unito.

Tav. 3 – Dimensione della chimica italiana – anno 2004

Miliardi di euro (salvo

diversa indicazione) Industria

Chimica

Chimica e

farmaceutica

Produzione 48,4 70,3

Esportazioni 17,7 27,2

Importazioni 26,7 38,1

Saldo commerciale -9,1 -10,9

Domanda interna 57,4 81,2

Occupati (.000) 133 206

Investimenti 1,9 2,7

R&S 0,5 0,8

R&S/fatturato (%) 0,8 1,2

Fonte: Federchimica su dati Istat

Dai dati macro-economici della Tavola sopra riportata emergono due elementi – tra gli altri che esamineremo di seguito – che contraddistinguono l‟industria chimica nazionale.

Il primo concerne il saldo commerciale. L‟Italia è uno dei pochi Paesi industrializzati con un deficit negli scambi con l‟estero di prodotti chimici: oltre 9 miliardi di euro e quasi 11 miliardi di euro considerando anche il settore farmaceutico; una costante, questa del deficit commerciale, che caratterizza la chimica italiana già da diversi lustri.

Tav. 4 – Scambi con l’estero dei settori chimici (milioni di euro)

Anno 2004 Export Import Saldo

Chimica di base 9151 17530 -8379

Fibre chimiche 1039 1460 -422

Vernici e adesivi 1282 827 455

Agrofarmaci 438 461 -23

Altri chimici 2732 4519 -1787

Detergenti e cosmetici 3004 1917 1087

Industria chimica 17646 26715 -9068

Farmaceutica 9525 11349 -1824

Chimica e farmaceutica 27172 38064 -10892

Fonte: Istat

Il dato disaggregato per settori (Tav. 4) evidenzia però che il deficit è principalmente imputabile alla chimica di base e alle fibre chimiche (e deriva in buona parte dall‟effetto di rincaro dei prezzi), mentre la chimica a valle ha visto migliorare il proprio saldo commerciale.

In particolare, sono consolidati avanzi commerciali nella chimica per il consumo (1087 milioni di euro) e in vernici/adesivi (455 milioni di euro). Il 2004 ha portato a un loro rafforzamento, confermando la capacità di sfruttare il traino della crescita mondiale.

A causa del suo deficit commerciale, pochi pensano alla chimica come a un settore leader nell‟export. Invece, in 10 anni le imprese chimiche hanno aumentato la quota di export sul fatturato di 13 punti percentuali. Anche le imprese più piccole sono attive in tal senso per cui la quota di imprese esportatrici è la più alta nell‟industria italiana.

Con una crescita media annua del 3,9% (5,3% con la farmaceutica), il settore ha conseguito la migliore performance all‟export da quando ci sono i cambi fissi (dal 1998). Di

conseguenza, la chimica si è affermata quale terzo settore d‟esportazione italiano, con un contributo pari al 10% dell‟export totale.

Tav. 5– Quota dei principali settori di specializzazione italiana sul

totale dell’export (Val. %)

Settori 1991 2004 Var.

Meccanica 20,4 21 0,6

Mezzi di trasporto 11,3 11,7 0,4

Chimica e farmaceutica 7,2 10 2,8

Tessile - abbigliamento 12,5 9,9 -2,6

Metalli 8,7 9,9 1,2

Elettronica - elettrotecnica 10 9,2 -0,8

Cuoio - calzature 5,8 4,8 -1

Altri 24,1 23,5 -0,6

Fonte: Confindustria su dati Istat

Rispetto agli altri grandi produttori europei la chimica italiana è riuscita a mantenere le sue posizioni, andando anche meglio di Francia e Regno Unito. Questo risultato è stato reso possibile dalla buona performance conseguita nei settori della chimica a valle.

La chimica italiana mostra dunque alcuni punti di forza che consentono alle imprese di competere con successo nei mercati internazionali. Si tratta di un patrimonio degno di essere difeso e valorizzato, soprattutto alla luce della crisi generalizzata che affligge l‟industria manifatturiera italiana.

Tav. 6 - Intensità dell’attività di R&S nelle imprese

chimiche italiane ed europee

Spese in R&S/fatturato (%) Italia Europa Big4

Chimica di base 1 2,7

Agrofarmaci 1,2 2,1

Vernici, adesivi, inchiostri 1,3 1,4

Chimica fine e specialità 0,4 2

Detergenti e cosmetici 0,6 1,5

Fibre chimiche 0,4 0,9

Industria chimica 0,8 2,2

Farmaceutica 2 4,9

Chimica e farmaceutica 1,2 3

Personale R&S/addetti (%)

Industria chimica 3,2 5,8

Chimica e farmaceutica 3,9 7,1

Note: Europa Big4 = Germania, Francia, Regno Unito, Italia

Fonte: Federchimica su dati Istat ed Eurostat, anno 2002

Il secondo dato che risalta, purtroppo in termini negativi, è attinente alla spesa per la R&S che, in rapporto al fatturato, è meno della metà di quella media sostenuta dalla UE 15 (quest‟ultima è riportata in Allegato 3, confrontata con quella di USA e Giappone).

Rispetto ai grandi produttori europei, le imprese chimiche italiane risultano quindi deficitarie per intensità della ricerca in tutti i settori. La struttura della chimica italiana, composta da un elevato numero di PMI, rende più gravoso un impegno formale in R & S, non solo per la disponibilità limitata di risorse finanziarie, ma anche per le difficoltà di pianificazione e gestione.

Per quanto riguarda la produzione, la chimica italiana vive gli stessi problemi della chimica europea, ma ne soffre in misura maggiore.

Data la centralità dei tradizionali settori clienti, i problemi strutturali di cui questi sono afflitti limitano le capacità di crescita di tutta l‟economia italiana. Ciò si ripercuote non solo sul sistema industriale, ma anche sui consumi.

Fig. 6 – La produzione chimica in Italia e in Europa (in termini reali, dati

destagionalizzati, indice 2000=100)

86

88

90

92

94

96

98

100

102

104

106

2000 2001 2002 2003 2004 2005

Europa

Italia

Note: esclusa farmaceutica

Fonte: Federchimica su dati Cefic, Eurostat, Istat

All‟interno di un contesto difficile, la chimica in Italia è comunque riuscita ad andare meglio della media dell‟industria, segnando nel 2004 una moderata crescita rispetto al 2003 (inclusa la farmaceutica, dove si è passati da 68,1 a 70,3 miliardi di euro).

La produzione chimica in Italia nel 2004 è stata di 48,4 miliardi di euro, in moderata crescita rispetto ai 46,2 miliardi del 2003.

Per quanto riguarda il 2005, in Italia, la chimica registra una stagnazione dei volumi produttivi (+0,1%). A fronte della contrazione del mercato interno, l‟export mostra una performance ancora positiva (+2% reale), anche se inferiore al 2004.

Nonostante qualche segnale di miglioramento, per il 2006 non si può certo parlare di ripresa. Lo scenario presentato per l‟industria italiana comporta prospettive limitate per la domanda interna (+0,8% reale). Rimarrà buona la performance all‟export (+2,3%) ma, complice anche il maggiore import, la produzione crescerà dell‟1%. Il valore della produzione si porterà a 52,5 miliardi di euro (50,7 nel 2005 e 48,4 nel 2004).

Disaggregando i dati della produzione (v. Fig. 7) si rileva che le quattro grandi aree della chimica hanno tutte una presenza significativa. Rispetto al resto d‟Europa, si evidenzia tuttavia un peso maggiore dei settori della chimica a valle destinata sia agli usi industriali, sia ai consumatori finali…….

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Il nuovo sito multisocietario e la parola ai protagonisti

In occasione della realizzazione del volume sul Petrolchimico ci è sembrato importante coinvolgere nell‟iniziativa gli attuali protagonisti delle imprese presenti all‟interno dello stabilimento in quanto obbiettivo del volume è anche la valorizzazione delle iniziative industriali attualmente in corso.

Tale valorizzazione passa attraverso la presentazione della chimica come attività scientifica e industriale viva, che ha come obbiettivo primario il miglioramento della qualità della vita delle persone e la crescita del territorio. La presenza di siti con una singola società (o comunque poche società) insediata, di dimensione relativamente grandi, ha caratterizzato fino a almeno una decina di anni fa la vita degli stabilimenti industriali in Italia e del Petrolchimico di Ferrara ed ora con la frammentazione del sito a livello di multiproprietà si corre il rischio di una perdita di identità che penalizza l‟immagine dell‟insediamento e ne sminuisce le potenzialità.

Alcune realtà produttive storiche che hanno caratterizzato lo stabilimento di Ferrara (il Polipropilene e gli Elastomeri) hanno mantenuto alto, dopo 50 anni, il loro livello qualitativo, pur perseguendo percorsi diversi.

Ad alcuni dirigenti, con diverse responsabilità nelle imprese di appartenenza, abbiamo chiesto di testimoniare cosa significa parlare oggi di Polipropilene e di Elastomeri…..

Rilanciare il rapporto tra Petrolchimico, istituzioni e Università di Ferrara di Patrizio Bianchi, Magnifico Rettore dell’Ateneo di Ferrara

La storia del grande impianto petrolchimico di Ferrara coincide in larga parte con la storia stessa dell‟industria italiana del Dopoguerra; anzi, tutta la nostra esperienza condotta qui al petrolchimico di Ferrara sembra essere stata anticipatoria delle tendenze che poi si sarebbero registrate a livello nazionale.

La vicenda dell‟industria chimica italiana può essere descritta chiaramente dalla evoluzione storica delle imprese qui presenti. Innanzitutto la parabola della Montecatini, che proprio qui insediò un impianto fortemente innovativo, proprio perché qui vennero collocati i laboratori e gli impianti pilota, che nonostante tutti gli avvenimenti occorsi in questi cinquanta anni, restano il dato caratterizzante della “Fabbrica di Ferrara”.

Qui abbiamo visto così emergere sempre più evidente la divergenza fra una struttura tecnica in grado di essere innovativa e leader a livello mondiale e nel contempo una struttura finanziaria di impresa e di gruppo sempre più inadeguata a sostenere la capacità innovativa qui espressa.

Leggendo in una prospettiva storica gli eventi della chimica ferrarese infatti colpisce la assoluta divergenza fra la continuità e linearità della attività di ricerca, di sviluppo prototipale ed anche di produzione innovativa, cioè della attività “di fabbrica”, ed invece la instabilità e contraddittorietà della vicenda economica e finanziaria del gruppo che dal ceppo originario della Montecatini è giunto fino ad oggi attraverso le diverse vicende fino a Basell ed alle sue ultime incarnazioni multinazionali…..

Impegno e valori in Montedison di Mons. Paolo Rabitti, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio – Abate di Pomposa

Nel 1979 Giovanni Paolo II nell‟Enciclica REDEMPTOR HOMINIS al n° 16 scriveva: “Se, dunque, il nostro tempo, il tempo della nostra generazione, il tempo che si sta avvicinando alla fine del secondo Millennio della nostra era cristiana, si rivela a noi come tempo di grande progresso, esso appare, altresì, come tempo di multiforme minaccia per l‟uomo, della quale la Chiesa deve parlare a tutti gli uomini di buona volontà, ed intorno alla quale deve sempre dialogare con loro. […] È per questo che bisogna seguire attentamente tutte le fasi del progresso odierno: bisogna per così dire, fare la radiografia delle sue singole tappe proprio da questo punto di vista. Si tratta dello sviluppo delle persone e non soltanto della moltiplicazione delle cose, delle quali le persone possono servirsi. Si tratta – come ha detto un filosofo contemporaneo e come ha affermato il Concilio – non tanto di “avere di più”, quanto di “essere di più”. Infatti, esiste già un reale e percettibile pericolo che, mentre progredisce enormemente il dominio da parte dell‟uomo sul mondo delle cose, di questo suo dominio egli perda i fili essenziali, e in vari modi la sua umanità sia sottomessa a quel mondo, ed egli stesso divenga oggetto di multiforme, anche se spesso non direttamente percepibile, manipolazione, mediante tutta l‟organizzazione della vita comunitaria, mediante il sistema di produzione, mediante la pressione dei mezzi di comunicazione sociale. L‟uomo non può rinunciare a se stesso, né al posto che gli spetta nel mondo visibile; non può diventare schiavo delle cose, schiavo dei sistemi economici, schiavo della produzione, schiavo dei suoi prodotti”.

Quando un ferrarese legge questo capitolo dell‟Enciclica intitolato “Progresso o minaccia?”, non può non pensare, come primo riferimento, agli stabilimenti della così detta MONTEDISON, che tanto hanno fatto crescere e maturare la nostra società civile e scientifica e tanto hanno tenuto in apprensione la comunità civile per i pericoli e gli effetti che la chimica produce. Pericoli ed effetti che ancor oggi, per gli imminenti progetti previsti, sono animatamente dibattuti…..

Appendice La chimica a Ferrara, dagli albori alla industrializzazione a cura di Roberto Bertoni e Mario Cova

…..Un aspetto determinante di questa storia resta il fatto che Ferrara è stata coinvolta in alcuni grandi mutamenti del Paese proprio attraverso il suo polo petrolchimico.

Si tratta di un percorso storico, umano, tecnico e scientifico condizionato dagli eventi sociali, dalle grandi scoperte, dalle guerre e da caratteristiche locali del tutto particolari e decisive per le vicende che si sono andate svolgendo nel corso degli anni.

Queste vicende iniziano nel clima euforico e di fervore industriale di fine Ottocento e del primo Novecento. In quel periodo di tempo, ogni industria si sentiva autorizzata a costruire i propri edifici, gli impianti, i magazzini, le vasche di decantazione, i collegamenti ferroviari, gli acquedotti e gli scarichi nell‟assenza pressoché totale di programmazione, regole condivise e rispetto dell‟ambiente.

Nel primo dopoguerra, per opera del regime fascista, iniziano i tentativi di pianificazione, si ipotizzano e si pianificano le zone industriali, sia per risolvere i problemi sociali, sia per sviluppare un‟economia autarchica e di preparazione bellica. Alla fine degli anni Trenta iniziano gli insediamenti nella seconda zona industriale di Ferrara. La prima, come vedremo, era stata quella di Pontelagoscuro. Nella seconda zona trovano sede alcune industrie chimiche tra cui, per la loro importanza, la SAIGS e la Solvay che avranno direttamente o indirettamente una storia di lunga durata. Dopo la seconda guerra mondiale la zona venne pressoché abbandonata fino all‟arrivo, negli anni Cinquanta, della Montecatini che vi realizzò il primo petrolchimico italiano, un centro di ricerca ed uno stabilimento per la produzione di fertilizzanti.

Gli insediamenti, i nuovi impianti, le fermate, le dismissioni, gli scorpori ed i passaggi di proprietà o di gestione si susseguirono senza sosta. Attualmente in zona, ormai un polo industriale multisocietario (area Petrolchimico ed ex Solvay) sono presenti 16 aziende di cui 10 di produzione o trasformazione, 6 per la gestione di servizi ed un Centro Ricerche di livello internazionale; oltre ad un indotto di aziende di servizio (circa trenta) specializzate in attività manutentive e realizzazioni impiantistiche.

La prima zona industriale di Pontelagoscuro

Cercando nel tempo si troverà che le prime manifestazioni di chimica industriale sono collocabili in realtà nel 1812, circa 200 anni fa, dove a Pontelagoscuro - di fatto la prima zona industriale di Ferrara – viene avviato lo stabilimento dell‟industria saponiera Chiozza (che poi diventerà Chiozza e Turchi), filiale ferrarese dell‟omonima fabbrica triestina di origine settecentesca. Lo stabilimento, fondato da Carlo Luigi Chiozza produce saponi da bucato fino al 1858, quando inizia a produrre anche “Saponi da toilette”. La famiglia Turchi entra nella direzione dell‟azienda nel 1852. Nel 1870 la società diventa collettiva con la denominazione “Chiozza e Turchi”. Nel 1882 un furioso incendio distrugge la fabbrica mettendo in grossa difficoltà le 150 famiglie dei dipendenti alle quali, con grande senso di solidarietà, vengono in aiuto gli abitanti del paese ed anche la proprietà. In breve tempo la fabbrica viene ricostruita e può riprendere la produzione. Nel periodo precedente la prima guerra mondiale, l‟azienda vive il suo periodo migliore: vi lavorano 200 persone, impiega ventiquattro caldaie e produce 67.000 quintali l‟anno di saponi, tra questi, anche saponi di gran lusso che esporta in tutto il mondo.

Nel dopoguerra inizia il declino, tanto che, nel 1926, la famiglia Turchi è costretta a cedere la propria partecipazione nell‟azienda che, nel 1928, chiude definitivamente.

Nel frattempo a Pontelagoscuro erano sorte altre fabbriche tanto da farlo diventare un polo industriale di rilievo europeo e da meritarsi l‟appellativo di “Infinitesimale Manchester ferrarese”.

Molte aziende trovarono, infatti, convenienza ad insediarsi in zona per l‟interconnessione con i sistemi di trasporto più importanti dell‟epoca, la ferrovia e l‟asta navigabile del Po. La vicinanza del fiume, assicurava anche una grande disponibilità di acqua sia per i processi produttivi sia per la possibilità di scaricare nel Po stesso le acque ed i residui liquidi delle lavorazioni. Si pensi, ad esempio, che lo zuccherificio Gulinelli, di cui parleremo, aveva bisogno di circa 400 quintali al giorno di carbone, trasportato via fiume, e prelevava dal Po circa 3 metri cubi di acqua al minuto. L‟azienda saponiera Chiozza e Turchi impiegava olio pugliese e marchigiano che veniva trasportato mediante grosse chiatte, i burchi, prima per mare e poi risalendo il Po dalla foce, fino alla darsena di Pontelagoscuro…...

Indice degli autori

E’ presentato, di seguito, l’elenco degli autori dei testi pubblicati nel volume, con una breve descrizione del loro ruolo o dell’attività prevalentemente svolta. Ringraziando ancora gli autori per la collaborazione fornita, ci scusiamo per le eventuali omissioni o errori effettuati durante la registrazione dei nominativi. Un numero di persone altrettanto elevato, ai quali va il nostro ringraziamento, ha contribuito a fornire informazioni, segnalazioni, critiche e suggerimenti utili per la realizzazione del libro.

Mario p.i. Ambroso, tecnico della Funzione Organizzazione presso la soc. Montedipe,

successivamente Responsabile della Funzione “Controllo di Gestione” nella società Monteco, poi

Ambiente di Ferrara.

Francesco dott. Anfuso, dirigente del Dipartimento di sintesi dei polimeri del Centro Ricerche del

petrolchimico di Mantova.

Bruno dott. Baldini, dirigente sindacale; vicepresidente della Provincia di Ravenna.

Giancarlo p.i. Baldo, tecnico del Centro Ricerche e di laboratorio; rappresentante sindacale del

Consiglio di Fabbrica e presidente del CRAL del Petrolchimico di Ferrara.

Giuseppe Ing. Balestreri, Amministratore Delegato della Società “Ferrara Servizi Industriali” del

Petrolchimico di Ferrara, poi Direttore della Società Montedipe.

Sauro Baraldi, Segretario Generale della Confederazione CISL ferrarese dal 1965 al 1983. Attualmente collabora con il settimanale cattolico “La Voce di Ferrara e Comacchio” in qualità di giornalista-pubblicista.

Mauro Ing. Barzetti, cofondatore e Presidente della soc. Sitie, impresa di servizio per montaggi

elettro-strumentali, insediata nel Petrolchimico dai primi anni ‟50, già Vicepresidente della “Unione

Industriali” di Ferrara.

Rodolfo p.c. Basaglia, tecnologo delle utilities nel Petrolchimico di Ferrara; responsabile del “Servizio “Acque” di stabilimento fino al 2000. Alberto ing. Bassi, dirigente del Servizio Ambiente del Comune di Ferrara. Pierluigi dott. Bersani, Ministro per lo Sviluppo Economico.

Donatella p.i. Bertelli, operatrice di laboratorio, successivamente operatrice di impianto e quindi

assistente di laboratorio nella soc. Basell di Ferrara.

Chiara d.ssa Bertelli, ricercatrice del CDS, redattrice di diversi articoli su pubblicazioni CDS,

specializzata nel settore “dello sviluppo territoriale”.

Giancarlo p.i. Bertoni, capo reparto dell‟impianto XVIII (Cracking) del Petrolchimico e

successivamente Responsabile di diversi altri impianti e della funzione Logistica dello stabilimento.

Roberto p.i. Bertoni, tecnico specialista dell’Ufficio Tecnico del Petrolchimico e presso Tecnimont a Milano, successivamente Responsabile dell’ufficio “Acquisti–Appalti” di EniChem a Ferrara.

Patrizio prof. Bianchi, Magnifico Rettore dell‟Ateneo di Ferrara

Donatella p.a. Biavati, Addetto Prog. sblocco ordini e consegne prodotti finiti della Funzione

Logistica della Società Polimeri Europa S.p.A. di Ferrara.

Antonio p.i. Biondi, tecnico del Centro Ricerche IRI del Petrolchimico di Ferrara, ha svolto il ruolo di formatore presso il centro di Formazione Professionale di CESTA diventandone successivamente Direttore.

Enrica d.ssa Blasi, ricercatrice presso la società Dutral, assume il ruolo di Responsabile del

laboratorio qualità e successivamente di Responsabile delle certificazioni dello stabilimento Polimeri

Europa di Ferrara, nella funzione “Sicurezza”.

Romano p.i. Bocchi, prima Gestione impianti di produzione, poi Responsabile di Pianificazione e

Controllo della società Dutral ed infine Responsabile di Amministrazione e Controllo della società

EniChem di Ferrara.

Gianna prof.ssa Borghesani, docente di chimica presso l‟Università di Ferrara, Vedova del Dott.

Giorgio Foschini, già Direttore del Centro Ricerche G. Natta ed intestatario del Premio citato nel

volume.

Italo dott. Borghi, specializzato nel corso di chimica dei polimeri nel gruppo del Prof. Natta è

stato Responsabile di attività di ricerca al Centro Ricerche di Ferrara, Direttore del Centro Ricerche di

Mantova e Direttore delle Ricerche di Montepolimeri di Milano.

Alessandro dott. Bratti, Direttore generale di ARPA Emilia-Romagna; già Assessore all‟Ambiente

del Comune di Ferrara.

Maria p.i. Buriani, operatrice di laboratorio e quindi operatrice in turno di impianto di ricerca della

Società Basell, del Petrolchimico di Ferrara.

Massimo prof. Cacciari, Sindaco del Comune di Venezia.

Corrado prof. Calò, Preside e insegnante dell‟Istituto Tecnico Industriale Provinciale (ITIP) di

Ferrara dalla sua fondazione, ha ricoperto la carica di Segretario del Partito Socialdemocratico

ferrarese.

Giuseppe ing.Campagna, Direttore dello stabilimento EniChem di Ferrara dal 1999 al 2002, ora è

Direttore di Syndial degli stabilimenti di Porto Marghera e Ferrara.

Sabina m.a. Celio, Responsabile Formazione e Comunicazione di Polimeri Europa S.p.A. di Ferrara.

Graziella d.ssa Cervi, Gestione Contabile Magazzino EniChem del 1985 al 1988.

Cesco dott. Chinello, scrittore e pubblicista per la rivista “Le 3 Venezie”.

Luciano p.i. Chiodi, ha ricoperto l’incarico di Capo reparto dell’impianto F VI del Petrolchimico di Ferrara. Amleto ing. Cirocco, Direttore Generale dello stabilimento Petrolchimico Montedison di Ferrara dal 1980 al 1987, è stato Vice-presidente dell’Unione Industriali di Ferrara e della Confindustria dell’Emilia-Romagna. Lidia Colombani, segretaria funzione Personale e Organizzazione EniChem Ferrara; successivamente gestione amministrativa FIAMI.

Luciano p.i. Conficoni, assistente tecnico del Petrolchimico di Ferrara presso l’impianto F X (primo impianto di Polietilene) fino alla chiusura dello stesso, successivamente Capo reparto del nuovo impianto di Polietilene.

Luigi dott. Corbelli, ricercatore nel campo della caratterizzazione fisico meccanica delle gomme

Dutral, ha ricoperto incarichi di rilievo nel settore Elastomeri del Centro Ricerche Montedison poi

nella Società Dutral

Vico ing. Correggioli, Tecnologo di processo degli impianti Polipropilene e Dutral di Ferrara, Tecnologo di processo presso Snam Progetti per la quarta linea dell’impianto Dutral.

Gianfranco p.c. Corsi, ricercatore nel campo dei catalizzatori per poliolefine, poi nello sviluppo dei

processi su impianti pilota per le poliolefine e le Fibrille, è successivamente assistente alla produzione

e allo sviluppo delle vendite di catalizzatori presso il Centro Ricerche della società Dutral.

Mario p.e. Cova, tecnico specialista di Manutenzione, diventa in seguito Responsabile dell’ufficio “Acquisti – Appalti” della Società Montedison di Ferrara Tiziano dott. Dall'Occo, ricercatore nel settore della catalisi Ziegler-Natta presso il Centro Ricerche "Giulio Natta" di Ferrara, ha svolto la sua attività nelle società che si sono susseguite da Dutral a Himont, Technipol, Montell e, attualmente, in Basell.

Maurizio dott. Dall’Olio, Responsabile del Coordinamento delle Attività Sanitarie e di Igiene

Industriale di Polimeri Europa S-p-A- di San Donato Milanese.

Saverio dott. De Bartolo, ricercatore nel settore delle ricerche tecnologiche per i processi delle

poliolefine (Dutral, polietilene, polipropilene) e dei catalizzatori sferici alta resa è successivamente

responsabile di “Documentazione e Biblioteca” del Centro Ricerche G.Natta di Himont.

Silvana dr.ssa Di Martino, Esperta laboratorio di Caratterizzazione di Polimeri Europa S.p.A. di

Ferrara.

Bruno p.i. Diodato, ha ricoperto l‟incarico di Capo reparto dell‟impianto F-XXV, catalizzatori,

alluminio alchili.

Augusto ing. Di Federico, responsabile del primo impianto di produzione di polipropilene,

componente di gruppi di lavoro per la ricerca e lo sviluppo di processi di produzione di polimeri,

responsabile dell‟avviamento di impianti di produzione di polipropilene in Italia e all‟estero,

“production manager” per varie attività produttive nel petrolchimico di Ferrara.

Vanna m.a. Donegà, segretaria di Direzione del Centro Ricerche “G.Natta” di Himont, addetta ai

Contratti di Consulenza Montell, Responsabile della funzione “Comunicazione e Relazioni Esterne”

Basell di Ferrara.

Vasco dott. Errani, Presidente della Regione Emilia-Romagna

Anna d.ssa, Fait, dirigente, ricercatrice nel laboratorio di Ingegneria presso la Società Himont;

attualmente responsabile del laboratorio Operazioni Unitarie nella funzione Manufactoring Platform

del Centro Ricerche Basell di Ferrara.

Cesare dott. Ferri, Prefetto di Ferrara

Roberto dott. Flammini, ricercatore nel settore sviluppo processi del TEP (Tecnologia e Processi),

Responsabile dei laboratori di ricerca di ingegneria per lo studio dei fenomeni chimico-fisici nei

processi produttivi, ottimizzazione e messa a punto delle operazioni unitarie.

Pino dott. Foschi, ricercatore presso il Centro Ricerche IRI, responsabile di CER TEP della Società

Basell del Petrolchimico di Ferrara, attualmente Docente presso l‟Università di Ferrara.

Sergio p.i. Foschi, tecnologo di ricerca (Scientist), della società Dutral, Responsabile del gruppo di assistenza operativa dell’impianto di produzione dell’elastomero Dutral e della funzione Qualità di EniChem Elastomeri di Ferrara.

Riccardo dott. Galletti, ricercatore del CDS, autore di diversi articoli su pubblicazioni CDS e su

quotidiani locali, specializzato in ricerche nell‟ambito del “Lavoro”.

Paolo prof. Galli, responsabile di Ricerche d‟ingegneria ed impianti pilota, Direttore della Ricerca

poliolefine, Direttore del Centro Ricerche G. Natta e quindi Presidente Ricerche Himont Inc.,

Direttore centrale Ricerche Montedison, Presidente Montell Technology Company.

Sergio dott. Galli, responsabile della programmazione specialistica di manutenzione presso la

Montedison di Ferrara, successivamente Responsabile della Scuola Aziendale e della funzione

“Formazione”.

Maria Grazia d.ssa Gallini, traduttrice tecnica e gestione Biblioteca tecnica Montecatini, poi

Montepolimeri, dal 1961 al 1981.

Andrea dott. Gandini, coordinatore scientifico dell'attività di ricerca di CDS è Ricercatore Senior

presso l‟Istituto di ricerca ISFEL di Bologna, docente a contratto presso l‟Università di Ferrara,

consulente CNEL per la Commissione Politiche del Lavoro, Docente e consulente presso imprese e

centri di formazione professionale.

Gabriele dott. Ghetti, Presidente di SIPRO – Agenzia per lo sviluppo S.p.A.

Stefano dott. Giberti, è attualmente Senior Patent Attorney del gruppo Brevetti del Centro Ricerche

G. Natta di Basell.

Gianni Goberti, tecnico di laboratorio presso il Centro Ricerche del Petrolchimico di Ferrara,

appassionato di letteratura ha pubblicato quattro volumi di poesia ed uno di racconti.

Sergio dott. Golinelli, Assessore all‟Ambiente e Cooperazione internazionale, della Provincia di

Ferrara.

Giuseppe dott. Gorini, ricercatore nel settore della caratterizzazione e stabilizzazione delle materie

plastiche, ha ricoperto incarichi di responsabilità presso il Centro Ricerche G. Natta per i rapporti con

i licenziatari del processo Spheripol in Himont, poi Montell e Basell.

Gabriele ing. Govoni, ricercatore nel settore dello sviluppo dei processi per poliolefine, ha assunto

successivamente incarichi dirigenziali come Responsabile della sezione Impianti e Progetti e Direttore

del Centro Ricerche G. Natta di Himont, poi Montell e Basell.

Dina rag. Guerra, Assessore al Personale del Comune di Ferrara, Responsabile Formazione e Comunicazione EniChem poi Polimeri Europa di Ferrara, attualmente è Vicepresidente Hera di Ferrara.

Giuliano dott. Guietti, Segretario del sindacato chimici dell‟Emilia Romagna è attualmente

Segretario Generale della CGIL di Ferrara.

Alberto Guzzinati, presidente della Circoscrizione Nord del Comune di Ferrara.

Massimo rag. Lazzari, responsabile della funzione “Materiali“ e della funzione “Amministrazione”

del Petrolchimico di Ferrara è successivamente Responsabile della funzione “Gestione

Contrattualistica verso Terzi” dello stabilimento Montedipe.

Luciano dott. Luciani, ricercatore con Giulio Natta al Politecnico di Milano, ha ricoperto nel tempo

cariche di grande responsabilità al Centro Ricerche Montedison di Ferrara. Consulente di grandi

società internazionali produttrici di materie plastiche poliolefiniche.

Vittorio Luppi, tecnico di laboratorio del Petrolchimico di Ferrara e Dirigente sindacale del Consiglio di Fabbrica.

Margherita d.ssa Malfaccini, laureata in Lettere, insegnante, giornalista, pubblicista; collaboratrice

del quotidiano “La nuova Ferrara”.

Albertina s.a. Mariotti, Segretaria Direzione Amministrativa Idrocarburi Montecatini Milano;

Segretaria Direzione Centro Ricerche “G. Natta” Himont Ferrara.

Emilio p.i. Martini, responsabile sviluppo applicativo della "Ferlosa", Ricercatore nello studio delle

correlazione struttura/proprietà delle gomme poliolefiniche e Responsabile della funzione “Assistenza

tecnica e sviluppo” di Dutral.

Claudio p.i. Marzola, responsabile Impianto EP(D)M, di Polimeri Europa S.p.A di Ferrara

Sandro geom. Matronola, responsabile del cantiere Beraud all‟interno del Petrolchimico di Ferrara.

Luisa Mazza, tecnico assistente ai clienti e Controllo Qualità dei prodotti Montepolimeri, cordinatore

e gestore di attività di Ricerca e Sviluppo in EniChem Tecnoresine poi in EniChem Polimeri.

Giorgio prof. Mazzanti, tra i primi collaboratori del prof. Giulio Natta al Politecnico di Milano, poi

responsabile del settore Ricerca e Ingegneria del Gruppo Montedison, ha ricoperto cariche di grande

rilievo dirigenziale fino alla Presidenza del gruppo Eni.

Salvatore dott. Mazzullo, Extramural Cooperations di Basell Polyolefins di Ferrara, direttore

industriale del master in scienza, tecnologie e management (MaSTeM), istituito dal Centro Ricerche

G. Natta, in collaborazione con l'Università degli Studi di Ferrara.

Gabriele ing. Mei, ricercatore e progettista di impianti per poliolefine, Responsabile di progetti di sviluppo processi e degli impianti pilota, attualmente Direttore del Centro Ricerche G. Natta. Giulia ing. Mei, dirigente del Gruppo di Process Design di Himont/Montell/Basell; attualmente responsabile del Gruppo Process Design di Basell a Wesseling.

Mario geom. Merlante, tecnico del petrolchimico di Ferrara, autore del libro “Dal Lago di Resia a Ferrara. Il cammino del Petrolchimico”, ed. anno 2006.

Paolo p.i. Micalizzi, ricercatore, responsabile della funzione di “Relazioni Pubbliche” della Direzione

Aziendale e della Scuola Aziendale e Presidente del Dopolavoro (CRAL) del Petrolchimico di

Ferrara. Giornalista pubblicista e critico cinematografico, consigliere del Sindacato nazionale Critici

Cinematografici. Autore, tra l‟altro, di monografie sul cinema ferrarese e sui registi Florestano

Vancini e Gianfranco Mingozzi.

Raffaele p.i. Micalizzi, ricercatore, impiegato presso la funzione “Personale “ e quindi Responsabile

di “Organizzazione” dello stabilimento Montedison di Ferrara, successivamente a P. Marghera,

Responsabile di “Pianificazione Inquadramenti e Trattamenti Retributivi”; Responsabile a Ferrara

della funzione “Organizzazione e Servizi Generali” di EniChem.

Mario prof. Miegge, professore Emerito di filosofia teoretica presso l‟Università di Ferrara. Negli

anni ‟70 ha collaborato con i sindacati del settore industriale per i programmi relativi al progetto delle

“150 ore”.

Massimo ing. Migliavacca, responsabile delle funzioni di Produzione, Tecnologia, Ufficio tecnico e Gestione Operazioni, nello stabilimento di Ravenna della società EniChem Elastomeri, poi Responsabile di Assicurazione Qualità e Laboratori di EniChem Elastomeri s.r.l.

Luigi p.e. Minelli, tecnico di strumentazione Montecatini, poi Montedison di Ferrara; programmatore

lavori manutentivi; attuale Fiduciario A.N.L.A.

Antonio p.i. Montanari, ricercatore nel settore catalizzatori per poliolefine presso il Centro Ricerche

di Ferrara, successivamente in USA ha assunto l'incarico di Responsabile di assistenza ai licenziatari

del processo Spheripol e la promozione per le vendite dei catalizzatori

Antonio p.c. Monte, ricercatore esperto di metallorganici e catalizzatori per poliolefine al Centro

Ricerche di Ferrara, ha lavorato per alcuni anni al Centro Ricerche Ronzoni di Milano sempre del

Gruppo Montedison.

Mario dott. Mora, ha lavorato nel gruppo Montedison e poi Eni con incarichi nelle aree del personale

e dell'amministrazione e finanza, con ruolo di Capo del personale a Rho, Porto Marghera, Ferrara e

Milano. Docente presso le Università di Pavia e Mantova; dal 1999 Assessore e quindi, dal 2004,

Sindaco del Comune di Virgilio (Mn).

Rosalba dott.ssa Morreale, Medico di stabilimento Montedison di Ferrara, assume anche la carica di

Medico Competente ed attualmente ricopre lo stesso incarico nell‟ambito del Petrolchimico.

Rita Mozzicato, gestione Materiali tecnici Magazzino Montepolimeri poi EniChem; dal 1988

responsabile gestione Contratti Monteco; successivamente responsabile attività Commerciale e

Logistica delle Società Monteco e Ambiente di Ferrara.

Carla m.a Nagliati, già segreteria della Direzione Generale del Petrolchimico di Ferrara

(Montedison, EniChem).

Antonio p.i. Negretti, capo reparto delle Centrali Termoelettriche del Petrolchimico di Ferrara.

Jean ing. News, ricercatrice presso Centri universitari USA nello sviluppo delle Proprietà dei Materiali; dirigente presso Basell Ferrara dei Gruppi di ricerca Material Properties Development, sviluppo Prodotti Spheripol/LIPP e PP. Gabriele ing. Omicini, Ingegnere di ricerca, Processista e Tecnologo per gli impianti di polipropilene, polietilene e gomme etilene-propilene, presso gli stabilimenti di Brindisi, Terni e Ferrara. Direttore della soc. Dutral e vicedirettore del Petrolchimico di Ferrara.

Gianfranco Ing. Orlandi, contitolare e Presidente della CMG, Società di servizio nell‟ambito delle

costruzioni meccaniche, insediata nello stabilimento dal 1954.

Vittorio Paolucci, tecnico di manutenzione e quindi della funzione logistica del Petrolchimico;

coordinatore sindacale del C.di F.; successivamente segretario generale della FILCEA-CGIL di

Ferrara e collaboratore dell‟Assessorato all‟Ambiente della Provincia di Ferrara per l‟Osservatorio

della Chimica.

Walter Paolucci, autore del libro “Anic e dintorni”, Ediesse edizioni, 2000.

Andrea p.i. Pastrovicchio, tecnico di Manutenzione nella funzione “Tempi e Metodi” di Montedison

di Ferrara e Capo progetto di “Organizzazione”, successivamente Responsabile di “Organizzazione”

in Enichem Polimeri.

Gianni dott. Pennini, dirigente dei laboratori di Ricerca Applicata del Centro Ricerche G.Natta di

Basell, Specialista di ricerca di base e di sviluppo di nuovi catalizzatori per Polietilene e

Polipropilene.

Cleante p.i. Perboni, tecnico della Funzione “Servizi Informatici” del Petrolchimico di Ferrara e Dirigente sindacale.

Luca dott. Pierini, Amministratore Delegato Solvay Benvic Italia Spa.

Orlando p.i. Pini, responsabile della Funzione Manutenzione Esecutiva del Petrolchimico di Ferrara,

successivamente Responsabile dei Servizi Generali di Stabilimento e della Commercializzazione dei

Servizi verso l‟esterno.

Federica p.a. Pocaterra, segretaria di Direzione Centro Ricerche “G. Natta” Basell; attualmente in

Programmazione Qualità Produzione Catalizzatori Basell Ferrara.

Silvio p.i. Pocaterra, esperto di caratterizzazione fisico-meccanica dei polimeri, successivamente di

granulometria e morfologia di catalizzatori e polimeri spherical form al Centro Ricerche G. Natta.

Arrigo p.i. Pozzati, Responsabile della gestione tecnica e produttiva degli impianti di gomme EPDM, Responsabile del controllo di gestione e Responsabile di manutenzione della società Dutral, Coordinatore trasferimento di tecnologie per gomme sintetiche di EniChem.

Piero dott. Puglioli, Presidente Confindustria Ferrara.

Mons. Paolo Rabitti, Arcivescovo di Ferrara e Comacchio – Abate di Pomposa.

Cristina d.ssa Reverzani, dirigente, responsabile negli USA del Gruppo di Proprietà Intellettuale di

Basell Nord America; attualmente responsabile del Gruppo di Analisi Brevettale e dei Servizi di

Documentazione di Basell R&D.

Lilliana (Lilly) m.a. Ricciuti, segretaria di Direzione del Centro Ricerche Montecatini poi

Montepolimeri di Ferrara, successivamente alla Gestione Centro Incontri Tecnici Montepolimeri.

Pierpaolo p.i. Roma, ricercatore del Centro Ricerche EniChem di Ferrara, specialista nel settore dei

polimeri autoestinguenti.

Carlo Alberto dott. Roncarati, Presidente della CCIAA di Ferrara.

Claudio p.i. Ruggeri, capo reparto degli impianti F IX, F XI e F XXV di Montedison Ferrara, poi alla funzione “Personale” e successivamente alla funzione Amministrazione Servizi Generali di Himont. Luciano p.i. Ruggeri, capo reparto degli impianti Ammoniaca e Urea di Montedison - Agricoltura di Ferrara. Giuseppe p.i. Ruzziconi, addetto all’attività di produzione del Petrolchimico di Ferrara. Dirigente sindacale dei chimici ferraresi e successivamente Segretario Generale della CGIL di Ferrara. Attualmente è Presidente dell’Agenzia Mobilità e Impianti (AMI) e giornalista - pubblicista. Mario p.i. Sacchetti, responsabile dell’area sviluppo e scale–up industriale dei catalizzatori sferici e flakes alta resa per la polimerizzazione delle alfa olefine del Centro Ricerche G. Natta.

Massimo dott. Sani, ha dapprima svolto attività di ricercatore presso il Centro Ricerche Montecatini

di Ferrara, poi, a partire dal 1956, ha intrapreso la carriera di autore e regista cinematografico e

televisivo, giornalista e autore di teatro, realizzando film documentari, film-inchiesta, sceneggiati,

docudrammi conseguendo numerosi riconoscimenti. E‟ Consigliere in Associazioni di autori

Cinematografici nazionali e internazionali.

Alfredo dott. Santini, Presidente della Cassa di Risparmio di Ferrara.

Gaetano dott. Sateriale, Sindaco del Comune di Ferrara.

Antonio p.i. Savelli, Responsabile Servizi Logistici Polimeri Europa S.p.A. di Ferrara.

Luca dott. Scanavini, dirigente responsabile Relazioni Esterne di Basell Poliolefine Italia,

Responsabile Sviluppo Prodotti, Gestore progetti di ricerca e nuove applicazioni, Licensing &

Catalyst a livello europeo, Consigliere Nazionale dell'Ordine dei Chimici.

Umberto p.i. Scatà, tecnologo di ricerca, Responsabile del progetto di ricerca e sviluppo catalizzatori ad alta resa per Polipropilene del Centro Ricerche G. Natta.

Signorini p.i. Silvano, tecnologo e responsabile degli impianti catalizzatori dapprima di Montedison,

quindi di Basell

Franco dott. Smai, responsabile di settore della ricerca nel campo dei polimeri (poliolefine,

polistirenici, ecc.) e Direttore dell‟insediamento EniChem di Ferrara e Porto Marghera

Lara p.i. Sofri, operatrice presso impianto di ricerca nella Società Basell di Ferrara; poi alla gestione

magazzino materiali tecnici.

Aldo p.i. Sorio, già responsabile del reparto F XXIV (polipropilene), quindi responsabile del reparto

F XXXIV (ABS)

Angelo Lucio dott. Spelta, Responsabile di prodotto, assistenza tecnica e sviluppo applicazioni di

Polimeri Europa S.p.A. di San Donato Milanese.

Marianna ing. Suar, responsabile Sistemi Informativi di Polimeri Europa S.p.A. di Ferrara

Angelo dott. Tani, responsabile del laboratorio analisi dello stabilimento, Dirigente aziendale del

Petrolchimico di Ferrara e Direttore del Centro Ricerche.

Fabio p.i. Tonioli,t di ricerca per la società Dutral, Coordinatore dell’attività di assistenza tecnica alla clientela.

Bruno p.i. Urbinati, responsabile del reparto F XXXIV (ABS) del Petrolchimico di Ferrara

Alberto dott. Vaccari, responsabile della Funzione “Personale” della Società Solvay Benvic di

Ferrara.

Mons. Ernesto Vecchi, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale di Bologna.

Vincenzo dr. Viglione, Dirigente MIUR-CSA di Ferrara.

Romana rag. Villa, responsabile amministrativa Contabilità Generale Himont Ferrara fino al 1992.

Paolo ing, Vita Finzi, ha svolto molteplici incarichi per diverse aziende all‟interno del sito;

attualmente Presidente e Amministratore Delegato della Società consortile IFM per la gestione dei

servizi del petrolchimico di Ferrara

Massimo Dr. Vitarelli, responsabile della funzione “formazione” del Petrolchimico, Responsabile

della funzione „personale‟ di Agea e successivamente della società Lavorazione Tabacchi di Bologna.

Michele ing. Zaccaro, Direttore di Polimeri Europa s.p.a. di Ferrara.

Bruno p.i. Zannoni, tecnico del laboratorio analisi del Petrolchimico di Ferrara. Dirigente sindacale

nella categoria dei chimici ferraresi.

Alberto dott. Zoni, responsabile della Gestione Polimeri Speciali del Gruppo Montedison, poi Amministratore Delegato della soc. Dutral e Corporate Vice Presidente di Ausimont.