Fb167GIUGNO/LUGLIO2014

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Ogni diffusore di Fuori Binario DEVE avere ben visibile il cartellino dell’autorizzazione come quello qui a fianco. Il giornale ha un costo di produzione di € 0,70 e viene venduto a offerta libera, qualsiasi richiesta di denaro oltre quello che decidete di offrire non è autorizzata. G I O R N A L E DI STRA D A - A U T OGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 167 GIUGNO/LUGLIO 2014 - OFFERTA L I B E R A - W WW.FUO R I B I N A R I O.ORG - SPED. ABB. POSTALE ART. 2 COmmA 20/CL 662/96 - FIRENZE - N elle pagiNe iNterNe iNserto: CarCere L'aLtra metà deL cieLo: Domenica mattina il gruppo delle "streghe" del movimento ha GIUSTAMENTE rioccupato il loro spazio vitale. In pochi (anche nella stampa) hanno compreso le ragioni e le cause di una scelta epocale da parte delle donne. Via Pier Capponi era stata OCCUPATA per rivendicare il diritto all'autonomia e all'auto- determinazione da parte delle donne stesse. Una babele di linguaggi, di storie, di vite cha avevano CONDIVISO la scelta comune di rifiutare e di opporsi al costante RICATTO sui comportamenti, alla stupida RIGIDITA' delle strutture di accoglienza, al pesantissi- mo ricatto sulla vita dei propri figli. Una esperienza appena NATA che volevano soffo- care con duecento uomini armati in tutto punto. L'unica esperienza con queste carat- teristiche in tutto il territorio nazionale. L'esperienza continuerà, con il suo sportello legale contro le violenze e l'arbitrio, e questo è già un passo avanti ... un ricorso storico e di memoria fa sì che nel lontano maggio del 2004, proprio alla vigilia dei mondiali del'94 un esercito di Poliziotti SGOMBERO' dopo un violento scontro il CSA EX EMERSON ... pro- prio davanti all'Hotel Madison occupato... La mattaNZa QUotidiaNa deLLe eSecUZioNi di SFratto Ogni maledetta mattina siamo costretti a dividerci nei vari quartieri di Firenze, ma anche nei paesi della Provincia, per impedire le esecuzio- ni di sfratto. Scenari di guerra quotidiana che vedono l'assoluta inconsistenza delle istituzioni in qualsivoglia risposta. Una manciata di case popolari da assegnare a pochissime famiglie. La stragrande maggioranza si vede costretta ad una vera e propria via crucis che non ha mai fine... La "morosità" è tornata ad essere elemento di COLPA per migliaia di famiglie e di precari. Niente casa popolare per i "morosi", e solo la possibilità di ricercare in un mercato impazzito una nuova casa. Noi cominciamo a dare i primi, inequivocabili sintomi di stanchezza...non è facile convo- care picchetti per un anno di seguito ... Per questo tor- neremo a RICHIEDERE L'IMMEDIATO BLOCCO DELLE ESECUZIONI e un cambiamento radicale delle politiche sull'emergenza casa, che prevedono non solo nuove case popolari, non solo il recupero di tutte quelle sfitte, ma anche la requisizione delle grandi proprietà in abbandono o l'utilizzo immediato delle caserme. Perché la situazione degli sfratti a Firenze va considerata coma vera e pro- pria CALAMITÀ naturale, nella città dove solo i profitti e la rendita la fanno da padrona ... a proposito domani mat- tina in Via Calimaluzza 1 due anziani di ottanta anni, fio- rentini, subiranno lo sfratto ... ma nessuno si vergogna.... articoLo 5 e rePreSSioNe Dopo una manifestazione di mille donne e uomini, dopo una tendopoli in San Lorenzo, dopo l'occupazione dell'Anagrafe a Firenze e, pensiamo noi a Roma. siamo riusciti a IMPORRE la non retroattività del- l'articolo 5 nel capoluogo toscano. Il che significa che le RESIDENZE e i contratti ENEL E PUBLIACQUA sinora effettuati non si toccano. Una parziale vittoria, perlomeno per la nostra non indifferente storia. Per le prossime occupazioni PRATICHEREMO L'ILLEGALITÀ COME FORMA DI DIFESA DELLA VITA ... intanto continuano le bato- ste giudiziarie nei confronti dei movimenti per il diritto all'abitare, arresti a Torino per i picchetti antisfratto, arresti domiciliari di nuovo per LUCA E PAOLO, per avere parte- cipato alla manifestazione del 12 aprile, processi settimanali a Firenze per i prota- gonisti di intere generazioni, e infine torbi- de relazioni dei Servizi Segreti che indicano nel Movimento di Lotta per la Casa il nemi- co principale da estirpare... aLLarGameNto Ma, nonostante Renzi, cresce la rabbia e il conflitto ... anche parti dell'inquilinato si stanno organizzando contro il CARO-AFFIT- TI e come nel caso di Via Castelnuovo Tedesco il movimento trova nuovi terreni di applicazione di forza e energia per contra- stare gli effetti della crisi. Che i meccanismi indotti dalla crisi stessa comincino a pagar- li i padroni e gli speculatori ... noi abbiamo già pagato ... anche troppo ... Per finire, in coincidenza con i Mondiali di calcio in Brasile, milioni di persone stanno ORGANIZZANDO E PRATICANDO il terreno del conflitto sociale proprio in Brasile, ben nascosti dai media inter- nazionale i sem-casa e i sem-terra e anche tantissimi lavoratori e lavoratrici si stanno mobilitando contro uno SPRECO DI DENARI AGGHIACCIANTE nel paese che vede il saccheggio del territorio e livelli bassissimi di vivibilità Si contano già numerosi morti ... Milioni di donne e uomi- ni che pagano le tasse per monumentali stadi mentre le favelas aumentano e la sanità pubblica è negata....ma lo spettacolo deve andare avanti ... e la rivolta viene repres- sa nel sangue ... movi mento di lotta per la casa ... senza perdere la tenerezza ... riflessioni su una estate già troppo calda Foto di Patrizia

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fuori binario N. 167 GIUGNO/LUGLIO 2014

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Ogni diffusore di Fuori Binario DEVE avere ben visibile il cartellino dell’autorizzazione come quello qui a fianco.

Il giornale ha un costo di produzione di € 0,70 e viene venduto a offerta libera, qualsiasi richiesta di denaro

oltre quello che decidete di offrire non è autorizzata.

GIORNALE

DIS

TRAD

A- AUTOGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 167 GIUGNO/LUGLIO 2014 - OFFERTA LIBERA

-WW

W.FUO RIBINARIO.ORG-SPED.ABB.POSTALEART.2COmmA20/CL662/96-FIRENZE-

Nelle pagiNe iNterNe iNserto: CarCere

L'aLtra metà deL cieLo:Domenica mattina il gruppo delle "streghe"del movimento ha GIUSTAMENTE rioccupatoil loro spazio vitale. In pochi (anche nellastampa) hanno compreso le ragioni e lecause di una scelta epocale da parte delledonne.Via Pier Capponi era stata OCCUPATA perrivendicare il diritto all'autonomia e all'auto-determinazione da parte delle donne stesse.Una babele di linguaggi, di storie, di vite chaavevano CONDIVISO la scelta comune dirifiutare e di opporsi al costante RICATTOsui comportamenti, alla stupida RIGIDITA'delle strutture di accoglienza, al pesantissi-mo ricatto sulla vita dei propri figli. Unaesperienza appena NATA che volevano soffo-care con duecento uomini armati in tuttopunto. L'unica esperienza con queste carat-teristiche in tutto il territorio nazionale.L'esperienza continuerà, con il suo sportellolegale contro le violenze e l'arbitrio, e questoè già un passo avanti ... un ricorso storico edi memoria fa sì che nel lontano maggio del2004, proprio alla vigilia dei mondiali del'94un esercito di Poliziotti SGOMBERO' dopo unviolento scontro il CSA EX EMERSON ... pro-prio davanti all'Hotel Madison occupato...

La mattaNZa QUotidiaNa deLLe eSecUZioNi di SFrattoOgni maledetta mattina siamo costretti adividerci nei vari quartieri di Firenze, maanche nei paesi della Provincia, per impedire le esecuzio-ni di sfratto. Scenari di guerra quotidiana che vedonol'assoluta inconsistenza delle istituzioni in qualsivogliarisposta. Una manciata di case popolari da assegnare apochissime famiglie. La stragrande maggioranza si vedecostretta ad una vera e propria via crucis che non ha maifine...La "morosità" è tornata ad essere elemento di COLPA permigliaia di famiglie e di precari. Niente casa popolare peri "morosi", e solo la possibilità di ricercare in un mercatoimpazzito una nuova casa. Noi cominciamo a dare i primi,inequivocabili sintomi di stanchezza...non è facile convo-care picchetti per un anno di seguito ... Per questo tor-neremo a RICHIEDERE L'IMMEDIATO BLOCCO DELLE

ESECUZIONI e un cambiamento radicale delle politichesull'emergenza casa, che prevedono non solo nuove casepopolari, non solo il recupero di tutte quelle sfitte, maanche la requisizione delle grandi proprietà in abbandonoo l'utilizzo immediato delle caserme. Perché la situazionedegli sfratti a Firenze va considerata coma vera e pro-pria CALAMITÀ naturale, nella città dove solo i profitti ela rendita la fanno da padrona ... a proposito domani mat-tina in Via Calimaluzza 1 due anziani di ottanta anni, fio-rentini, subiranno lo sfratto ... ma nessuno si vergogna....

articoLo 5 e rePreSSioNeDopo una manifestazione di mille donne e uomini, dopouna tendopoli in San Lorenzo, dopo l'occupazionedell'Anagrafe a Firenze e, pensiamo noi a Roma. siamo

riusciti a IMPORRE la non retroattività del-l'articolo 5 nel capoluogo toscano. Il chesignifica che le RESIDENZE e i contrattiENEL E PUBLIACQUA sinora effettuati nonsi toccano. Una parziale vittoria, perlomenoper la nostra non indifferente storia. Per leprossime occupazioni PRATICHEREMOL'ILLEGALITÀ COME FORMA DI DIFESADELLA VITA ... intanto continuano le bato-ste giudiziarie nei confronti dei movimentiper il diritto all'abitare, arresti a Torino peri picchetti antisfratto, arresti domiciliari dinuovo per LUCA E PAOLO, per avere parte-cipato alla manifestazione del 12 aprile,processi settimanali a Firenze per i prota-gonisti di intere generazioni, e infine torbi-de relazioni dei Servizi Segreti che indicanonel Movimento di Lotta per la Casa il nemi-co principale da estirpare...

aLLarGameNtoMa, nonostante Renzi, cresce la rabbia e ilconflitto ... anche parti dell'inquilinato sistanno organizzando contro il CARO-AFFIT-TI e come nel caso di Via CastelnuovoTedesco il movimento trova nuovi terreni diapplicazione di forza e energia per contra-stare gli effetti della crisi. Che i meccanismiindotti dalla crisi stessa comincino a pagar-li i padroni e gli speculatori ... noi abbiamogià pagato ... anche troppo ...

Per finire, in coincidenza con i Mondiali dicalcio in Brasile, milioni di persone stanno

ORGANIZZANDO E PRATICANDO il terreno del conflittosociale proprio in Brasile, ben nascosti dai media inter-nazionale i sem-casa e i sem-terra e anche tantissimilavoratori e lavoratrici si stanno mobilitando contro unoSPRECO DI DENARI AGGHIACCIANTE nel paese che vedeil saccheggio del territorio e livelli bassissimi di vivibilitàSi contano già numerosi morti ... Milioni di donne e uomi-ni che pagano le tasse per monumentali stadi mentre lefavelas aumentano e la sanità pubblica è negata....ma lospettacolo deve andare avanti ... e la rivolta viene repres-sa nel sangue ...

movimento di lottaper la casa

... senza perdere la tenerezza ...riflessioni su una estate già troppo calda

Foto di Patrizia

PER NON PERDERSI PAGINA 2

CENTRI ASCOLTO INFORMAZIONI

A.S.S.A. (Ass. Speranza Solidarietà AIDS): Via R. Giuliani,443 Tel. 055 453580

C.I.A.O. (Centro Info Ascolto Orientamento) Via delle Ruote, 39- orario 9,30-13,00 pomeriggio su appuntamento - Tel. 0554630876, [email protected].

CARITAS: Via Faentina, 34 - Tel. 055 46389273 lu. ore 14-17,mer. e ven. ore 9-12 per gli stranieri; tel. 055 4638 9274, mar.e gio. ore 9-12 per gli italiani.

CENTRO ASCOLTO CARITAS: Via Romana, 55 - Lun, mer: ore16-19; ven: ore 9-11.

CENTRO ASCOLTO CARITAS: Via San Francesco, 24 Fiesole -Tel. 055 599755 Lun. ven. 9 -11; mar. mer. 15 -17.

PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 - Tel. 055 288150.

SPORTELLO INFORMATIVO PER IMMIGRATI: c/o Circolo arci “ilProgresso” Via V. Emanuele 135, giovedì ore 16 - 18,30.

CENTRO AIUTO: Solo donne in gravidanza e madri, P.zza S.Lorenzo - Tel. 055 291516.

CENTRO ASCOLTO Caritas Parrocchiale: Via G. Bosco, 33 - Tel.055 677154 - Lun-sab ore 9-12.

ACISjF: Stazione S. Maria Novella - binario 1 - Tel. 055 294635- ore 10 - 12:30 / 15:30 - 18:30.

CENTRO ASCOLTO: Via Centostelle, 9 - Tel. 055 603340 - Mar.ore 10 -12.

TELEFONO MONDO: Informazioni immigrati, da Lun a Ven 15-18 allo 055 2344766.

GRUPPI VOLONTARIATO VINCENZIANO: Ascolto: Lun. Mer. Ven.ore 9,30-11,30. Indumenti: Mar. Giov. 9,30-11,30 V. S. Caterinad’Alessandria, 15a - Tel. 055 480491.

L.I.L.A. Toscana O.N.L.U.S.: Via delle Casine, 13 Firenze.Tel./fax 055 2479013.

PILD (Punto Info. Lavoro Detenuti): Borgo de’ Greci, 3.

C.C.E. (Centro consulenza Extra-giudiziale): L’AltroDiritto; Centro doc. carcere, devianza, marginalità. Borgo de’Greci, 3 Firenze. E-mail [email protected]

MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA: Via Palmieri, 11rTel./fax 2466833.

SPAZIO INTERMEDIO: Via Palazzuolo, 12 Tel. 284823.Collegamento interventi prostituzione.

CENAC: Centro di ascolto di Coverciano: Via E. Rubieri 5r -Tel.fax 055/667604.

CENTRO SOCIALE CONSULTORIO FAMILIARE: Via Villani 21aTel. 055/2298922.

ASS. NOSOTRAS: centro ascolto e informazione per donnestraniere, Via del Leone, 35 - Tel. 055 2776326

PORTE APERTE “ALDO TANAS”: Centro di accoglienza abassa soglia - Via del Romito - tel. 055 683627- fax 0556582000 - email: [email protected]

CENTRO AIUTO FRATERNO: centro d'ascolto, distribuzione divestiario e generi alimentari a lunga conservazione, Piazza SantiGervasio e Protasio, 8, lun.- ven. ore 16-18, chiuso in agosto,max 10 persone per giorno.

CENTRI ACCOGLIENZA MASCHILI

SAN PAOLINO: Via del Porcellana, 28 - Tel. 055 294707 (infor-mazioni: CARITAS Tel. 4630465).

ALBERGO POPOLARE: Via della Chiesa, 66 - Tel. 211632 -orari: invernale 6-0:30, estivo 6-1:30 - 25 posti pronta acco-glienza.

SUORE "MADRE TERESA DI CALCUTTA": Via Ponte alleMosse, 29 - Tel. 055 330052 - dalle 16:30, 24 posti

CASA ACCOGLIENZA "IL SAMARITANO": Per ex detenuti - Via

Baracca 150E - Tel. 055 30609270 - fax 055 0609251 (riferi-mento: Suor Cristina, Suor Elisabetta).

OASI: V. Accursio, 19 - Tel. 055 2320441

PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 - Tel. 055 280052.

COMUNITÁ EMMAUS: Via S. Martino alla Palma - Tel. 768718.

C.E.I.S.: V. Pilastri - V. de' Pucci, 2 (Centro AccoglienzaTossicodipendenti senza tetto).

CENTRI ACCOGLIENZA FEMMINILI

SUORE "MADRE TERESA DI CALCUTTA": ragazze madri ViaA. Corelli 91- Tel. 055 4223727.

CASA ACCOGLIENZA: SAN DONNINO (Caritas) - Via Trento,187 - Tel. 055 899353 - 6 posti (3 riservati alle ex detenute) -colazione + spuntino serale.

PROGETTO S. AGOSTINO: S. LUCIA Via S. Agostino, 19 - Tel.055 294093 - donne extracomunitarie.

S. FELICE: Via Romana, 2 - Tel. 055 222455 - donne extraco-munitarie con bambini.

PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 - Tel. 055 280052.

CENTRO AIUTO VITA: Ragazze madri in difficoltà - Chiesa di S.Lorenzo - Tel. 055 291516.

MENSE - VITTO

MENSA S. FRANCESCO: (pranzo) P.zza SS. Annunziata - Tel.055 282263.

MENSA CARITAS: Via Baracca, 150 (pranzo più doccia; ritirarebuoni in Via dei Pucci, 2)

ASSISTENZA MEDICA

CENTRO STENONE: Via del Leone 35 - 055 214 994, lun.-ven.ore 15-19.

AMBULATORIO: c/o Albergo Popolare - Via della Chiesa, 66 -Ven. 8 - 10.

PRONTO SALUTE: per informazioni sulle prestazioni erogatedalle AA.SS.LL. fiorentine tel. 055 287272 o al 167 - 864112,dalle 8 alle 18,30 nei giorni feriali e dalle 8 alle 14 il sabato.SPORTELLO DI ORIENTAMENTO ALLA SALUTE: orientamen-to alla salute ed al SSN anche per chi ha difficoltà ad accedervi,scelta della cura. Giovedì ore 16.30-19:00 presso AteneoLibertario - Borgo Pinti 50r [email protected]

SPORTELLO SALUTE DELL’ASSOCIAZIONE ANELLI

MANCANTI ONLUS È attivo tutti i LUNEDI’ dalle 19.15 alle20.30 presso l’Associazione Anelli Mancanti, Via Palazzuolo 8.mail: [email protected]; sito: www.anellimancanti.org; tel :+39.055.23.99.533.SPORTELLO UNICO DISABILITà (SUD): Lo sportello si trovanella sede degli Ambulatori della Misericordia di Firenze di via delSansovino 176, ed è aperto al pubblico il lunedì dalle 9.30 alle15.30 e il giovedì dalle 9.30 alle 19.30 con orario continuato.

VESTIARIO

CENTRO AIUTO FRATERNO: Vestiario adulti, Chiesa S. Gervasio

PARROCCHIA DI S.M. AL PIGNONE: Via della Fonderia 81 - Tel055 229188 ascolto, lunedì pomeriggio, martedì e giovedì mat-tina; vestiario e docce mercoledì mattina.

BAGNI E DOCCE

BAGNI COMUNALI: V. S. Agostino - Tel. 055 284482.

PARROCCHIA SANTA MARIA AL PIGNONE: P.zza S. M. alPignone, 1 - mercoledì dalle 9 alle 11. Tel. 055 225643.

AURORA ONLUS: Via dei Macci, 11 Tel. 055 2347593 Da mart.a sab. ore 9-12. Colazione. doccia, domicilio postale, telefono.

CENTRO DIURNO FIORETTA MAZZEI: Via del Leone, 35. Dallun. al ven. ore 15-18,30.

CORSO DI ALFABETIZZAZIONE

CENTRO SOCIALE “G. BARBERI”: Borgo Pinti, 74 - Tel. 0552480067 - (alfabetizzazione, recupero anni scolastici).

CENTRO LA PIRA: Tel. 055 219749 (corsi di lingua italiana).

PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 Tel. 055 288150.

GLI ANELLI MANCANTI: Via Palazzuolo, 8 Tel. 055 2399533.Corso di lingua italiana per stranieri.

DEPOSITO BAGAGLI

ASSOCIAZIONE VOLONTARIATO CARITAS-ONLUS

via G. Pietri n.1 ang. via Baracca 150/E, Tel. 055 301052 -deposito bagagli gratuito; tutti i giorni, orario consegna - ritiro10 - 14.30.

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“Periferie al Centro onlus”Via del Leone, 76 - 50124 Firenze Tel/fax 055 2286348 -

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PAGINA 3 LA BACHECA DI FUORI BINARIO

Vi aspettiamo alla Bottega di Fuori binario in Via Gioberti 5r (latoPiazza alberti)

per queste e moltealtre novità.

BUoNe

Cose!Proprio a Giugno 1994 nasceva la testa-ta Fuori Binario.A dare finalmente voce a chi la strada laviveva quotidianamente, con i suoi pro-blemi e tutte le carenze che in quellesituazioni ti vengono contro.Una volontà di dire e riproporsi nellaconsapevolezza di essere gli "ultimi",una voglia forte di esistere.La strada raccontata nella forma piùsemplice, più vicina, senza retorica deifatti.Fogli di realtà, nella lotta quotidianaalla conquista dei propri diritti, di unsenso d'appartenenza che ci avvicini,tutte/i.20 anni!! dopo l’evento a S.Salvi daiChille della Balanza lo scorso 11Gennaio, stiamo preparando una gior-nata di incontro seminario sull’espe-rienza dei giornali di strada ed altro,presto vi faremo sapere.Naturalmente aspettiamo i vostri con-tributi per stendere un programma con-diviso per una giornata indimenticabile.

Ciao a presto la Redazione

Standing Ovation per Fuori Binario

Standing Ovation. Sono qui davanti a te,e scrivo per te.

Mi piace molto, scriverti.Mi fa bene al cervello e, al cuore,

essere in contatto con te.Ci sono cose che son venute fuori da me,

dalla mia storia.Misteriosa.

Ti attribuisco un valore grande.Come grande è fb,

la redazione è il modo di ragionare. Di fb.Qualsiasi interruzione al mio amore,

alla mia soddisfazione, in teè soddisfatta.

Standing Ovation per fb.La grande presenza di spirito, che tu dimostri:

è un faro in questa babilonia.Con le mie mille facce non mi sono mai sentita frustrata.

fb c’è e quando vado in crisiÈ come se mi facesse un occhiolino con l’occhio sinistro,

e prendendomi con le pinze io esco da qualsiasi storia che non amo.

Ho tanto pregato come dice Gesù Cristo nel Vangelo“Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto,

chiedete e vi sarà risposto.”È un desiderio trasformato in realtà.

Così da tanti anni, abbiamo lavorato insieme.E la vita ci ha detto sì.

Standing Ovation per fb.Buon compleanno.

Sisina

ImmIGRAZIONE PAGINA 4

La poesia dei migranti vista da un poeta esule ira-cheno* Di Hasan Atiya Al Nassar

“Non v’è pane; né sorso d’acqua, né fuoco estremo:due sole cose vi sono: l’esiliato e l’esilio.”

Gridava Seneca nella Corsica “terribile” e “crudele”.Mentre Dante, nel Paradiso, ricordava i passi più duridel suo cammino di fuggiasco:

“Tu lascerai ogni cosa dilettaPiù caramente; e questo è quello straleChe l’arco de lo esilio pria saetta.Tu proverai sì come sa di sale

Lo pane altrui, e come è duro calleLo scendere e il salir per l’altrui scale.”

Nel 1933, dopo il rogo del Reichstag, Brecht lasciò laGermania e prese la via dell’esilio: avrebbe da quelmomento vissuto molti anni lontano dalla sua patria,prima a Praga, poi a Vienna, Parigi e, infine, negliStati Uniti. Non ci sarebbe stato ritorno prima del1948, eppure nonostante ciò, egli considerò sempre,anche nei momenti più drammatici, l’esperienza del-l’esilio come un’esperienza temporanea, transitoria,tanto che poté scrivere, a chi come lui era statocostretto ad abbandonare la propria terra:

“Non mettere un chiodo nel muroNon appendere alla parete un quadro

Perché tu domani tornerai”.

Al concludersi del secondo conflitto mondiale lamaggior parte degli esuli, volontari o meno, poté farritorno alle proprie case (scelse di restare in Franciaun gruppo di Spagnoli, che qui diede vita alle scuolepittoriche del Cubismo e del Surrealismo).Bastano questi esempi per mostrare quanto sia inve-ce diverso l’esilio che oggi devono sopportare gliintellettuali iracheni, esilio ben più difficile e senzasperanze, perché mentre intellettuali come Brechtebbero la possibilità di essere ospitati e “protetti” daaltri paesi che comunque facevano parte dell’Europa(e con i quali avevano quindi un retroterra culturalein comune da secoli), gli iracheni devono nella mag-gior parte dei casi affrontare il mondo extra-islamico(e quindi culture e modi di vita completamenteopposti), dove l’integrazione è difficile perché vengo-no visti come dei “diversi”.Ricordiamo che la situazione è solo di poco migliorese ci si sposta in un altro paese di lingua araba, per-ché il Medio Oriente, a differenza dell’Europa, mancacompletamente di coesione culturale, e anzi è terri-torio di aspre rivalità nazionalistiche.Il nazismo non fu sconfitto solo dalla forza dei milita-ri, ma anche, e soprattutto, da quel forte senso dilibertà che aveva perso la sua individualità per farsicollettivo, patrimonio comune.Gli iracheni, gli arabi in generale, sono invece para-dossalmente soli. L’esilio li rende una sorta di eroi, lirende dei simboli, ma non riesce a liberarli dalla “pri-gione della diversità” che non ha via d’uscita nean-che nel pensiero, nell’ispirazione, nel talento.Tradizionalmente l’immigrato nei paesi arabi è accol-to e ospitato con molto rispetto, senza bisogno diindagare sulle sue origini, sulla sua identità e cultu-ra, sulla sua religione. I beduini del deserto diconoche “La tenda è la casa semitica”, una camera apertaa tutti gli uomini, anche ai nemici. Tutti sono ospiti diDio, bianchi e neri, liberi o schiavi, ricchi e poveri.Quando l’ospite si siede nella tenda, tutti quantiosservano un silenzio rispettoso, secondo le regoleancestrali della scuola di cortesia del deserto.Al contrario in occidente, si può essere anche dellementi sublimi, eppure, una volta saputo che sei

arabo, l’occidentale non potrà fare a meno di associa-re la tua figura alle immagini del deserto, della poli-gamia, del chador, del Ramadan, del maschilismo,della guerra Santa, di Allah… Tu cesserai inevitabil-mente di essere una persona, un artista, per trasfor-marti nell’immagine-stereotipo che i non-arabihanno di te.Scrive Michail Bachtin che “Ogni testo è abitato dallavoce altrui”, alludendo, come spiega Francesco Stella,“Alla molteplicità di sensi che acquistano le parole diuna comunità linguistica come patrimonio di prece-denti, di coesistenze, di coabitazioni: le alterità dellavoce”. Per un esule probabilmente questo vale anco-ra di più.La parola poetica mantiene in sé un’autentica forzameditativa, anche se diversa da quella della riflessio-ne filosofica; la meditazione poetica si nutre infatti diesperienza, percezioni, attese, memoria: di unamemoria che sfida l’oblio e, cercando di non perdere

le proprie tracce, non si arrende alla crescente distru-zione della vita, al deserto di senso, al sopravanzaredelle cose, all’oggettivazione del mondo. In unmondo che vive tra guerra, conflitti, torture, povertà,caos sociale e politico, la poesia offre, meglio di ognialtra attività umana, uno strumento di sfogo e, allostesso tempo, un incitamento alla resistenza e allarivolta; per questa ragione il poeta è obbligato a par-lare di politica.A questo proposito, devo ricordare che i nostri capipolitici credono che la poesia possa rovinare l’educa-zione, l’etica, la religione, per cui sono moltissimi ipoeti isolati dalla società. Ma non soltanto noi ira-cheni, vittime di Saddam Hussein, siamo stati perse-guitati: anche Dante è stato crocefisso dai papisti,Federico Garcia Lorca da Franco, Nazim Hikmet daigenerali di Kemal; persino il grande Platone hacostruito la sua Repubblica cercando di escluderne ipoeti, così scomodi, così fastidiosi.Anche il Corano, dal canto suo, li condanna duramen-te; parlando dei mentitori, recita: “E i poeti!...i fuor-viati li seguono. Non vedi che errano in ogni valle edicono cose che non fanno?” (XIX, 224-226).Il poeta si trova a vivere un paradosso: operare lonta-no dalla propria patria o abbandonare la letteratura?Patria o Arte Vivere nel proprio paese sotto l’oppres-sione, o lasciarlo per un altro in cui forse si verrà giu-dicati per una pelle considerata “sporca”, in cui diran-no che chi viene da una certa parte del mondo deveper forza essere un ladro, o un incivile?Tuttavia l’intellettuale esule può quasi diventare unfenomeno: il poeta diventa una sorta di profeta,come nel caso di Al-Nawab, che vive in Siria ed usa,appunto, il linguaggio profetico… Come se il profe-ta fosse poeta o se il poeta diventasse profeta chepredica alla gente e cerca di trasformare in facile ildifficile, di aiutare a sopportare il rifiuto della socie-

tà, la provocazione, il maltrattamento.Se è vero che la poesia sorse nell’anima dell’uomodal bisogno di assoluto, per il poeta iracheno, speciese migrante, profugo, assume una valenza mistica,una forza capace di trascendere la finitezza e, senecessario, la banalità del presente. Una poesia pro-tesa a indagare e integrare la Verità; “Desidero entra-re nel silenzio ancora vivo”, recitava Samuel Beckett.Noi iracheni siamo passati attraverso le più varievicende, abbiamo creduto a gruppi politici, ci siamoavvicinati ad organizzazioni ideologiche. Gli intellet-tuali hanno sempre preso posizione: ad esempiodurante il conflitto Iraq-Iran hanno insultato la guer-ra tramite racconti e poesie, hanno insultato gliuomini di Saddam ed hanno esaltato i partigiani checombattevano a nord del paese.Adesso però quegli stessi intellettuali si trovano innazioni diverse e non è più sempre possibile seguirela propria ispirazione: i testi devono a volte essere

“filtrati”, resi comprensibili per il nuovo pubblico, ilnuovo lettore. È inoltre evidente come la cultura delpaese ospitante spesso influenzi in modo non indif-ferente l’autore.Qui in Italia gli iracheni si sono in particolar modoavvicinati a quegli autori che mettevano in primopiano l’importanza dell’Uomo: Pasolini, Pavese,Ungaretti (a coloro che hanno cioè compiuto unavera e propria rivoluzione nella letteratura). Menoseguiti sono gli scrittori italiani di prosa, anche se,naturalmente, gli intellettuali non possono fare ameno di confrontarsi con autori come Svevo,Moravia, Calvino.Nel campo pittorico, si trovano, nelle opere degliIracheni in Italia, fortissime tracce di maestri italiani,come Farulli, Guttuso, Pomodoro.In Francia invece gli esuli sono stati influenzati dagliautori classici, anche se è inutile negare che coloroche maggiormente forniscono ispirazione sonoBaudelaire, Rimbaud, Perse, Aragon.In altri paesi, ad esempio nell’ex Unione Sovietica, gliiracheni si sono avvicinati al realismo socialista.In Siria gli intellettuali iracheni hanno fatto propria lacausa palestinese, l’hanno cantata nelle proprieopere ed hanno inoltre partecipato in prima personaalla guerra civile libanese.Alcuni Iracheni hanno tuttavia avuto la possibilità diintegrarsi al meglio nella vita letteraria dei paesiospitanti, potendo pubblicare (anche in linguaaraba) e collaborando con le varie case editrici. Atestimonianza di questa perfetta integrazione ricor-diamo che alcuni Iracheni hanno anche avuto la pos-sibilità di scalare le vette del mondo degli affari,notoriamente meno aperto e cosmopolita di quelloletterario.Ma, in ogni caso, il poeta immigrato è come unnomade, come un antico arabo del deserto, in cerca

di nuovi pascoli e di nuove acque. Il poeta, addolora-to, descrive il proprio abbandono e lamenta la lonta-nanza dall’amata terra, ricordando le gioie dell’amo-re perduto, con tutti i pericoli affrontati e le fatichesopportate. Sempre in cammino per ritrovare fortu-na, amore, amicizia, un angolo di affetto. Oggi unesule come me vive con il terrore dell’Iraq moderno,sapendo che ogni ponte, ogni casa, ogni palma, ognivita della mia terra è in pericolo, sotto la pioggia dimissili e la schiavitù della forza.Noi esuli, tutti, non possiamo piangere, ci sentiamocome il protagonista delle Metamorfosi di Kafka:inadeguati.Scrive Sergio Corazzini:

Perché tu mi dici poeta?Io non sono un poeta

Io non sono che un piccolo fanciullo che piangeVedi che non ho che lacrime da offrire al silenzio

Perché tu mi dici poeta?

Ho portato avanti questi anni d’esilio, tremando, ren-dendomi conto di avere sempre paura: paura dellanotte, paura della padrona di casa, paura del lettoredella luce, paura degli stranieri che venivano a bus-sare alla mia porta, paura di essere giudicato, pauradell’insegnante, paura di saper solo balbettare par-lando con persone che non conoscevo… Ma la miapiù grande paura era quella della polizia, del suomanganello, delle sue pistole.Ricordo ancora il colloquio con un’anziana suora:“Perché hai paura? Non siamo forse tutti figli di Dio?”“La legge non mi permette di stare qui senza per-messo di soggiorno: dove andrò?”Sono incisi nella mia memoria i versi di un emigratoitaliano in Egitto, Giuseppe Ungaretti:

“Ma nel cuoreNessuna croce manca.

È il mio cuoreIl paese più straziato”.

Una volta qualcuno mi chiedeva:“Perché voi iracheni scrivete raramente poesie d’a-more? I vostri scritti sono pieni di parole come:nostalgia, lontananza, mancanza, patria, libertà,soldati, morte … Scrivi ogni tanto una poesia d’a-more! Scrivi una poesia in cui non ricorrano soloparole come “distruzione” e “macerie”!Io rispondevo: “È vero che noi non conosciamo l’amo-re, noi non abbiamo cuori come il vostro… Perchéquando mi sveglio al mattino, da solo, in quella stan-za priva di finestre, io mormoro “Grazie Dio, perchémi sono svegliato anche oggi, perché sto bene”.“Ma aspettate da noi poesie d’amore, poesie di ununiverso svuotato di carri armati e fucili. Aspettate,perché un giorno saremo anche noi cantori di pano-rami stupendi, di albe, di mattini che coprono l’acquadel fiume, del sole quando sorge dalle rocce. Io vidico: aspettate da noi testi che non portino in séparole come: morte, dolore, paura, lutto, desolazio-ne, abbandono…

“E tu stai seguendo il grano senza aliDal marciapiede all’esilioDal paradiso al fuocoO dal fuoco al fuoco…”

(Hasan Atiya al Nassar, Orci Ricolmi)

*Testo dell’intervento di HASSAN ATIYA AL NASSAR,pronunciato il 26 maggio 2005 presso L’UniversitàTerza di Roma in occasione della manifestazione“Incontro Poetico d’Europa” organizzata dal Comune diCervara di Roma.

la poesia dei migranti

CIE di Bari al di sotto degli standard minimi didignitàNonostante il 9 gennaio 2014 il Tribunale di Bariavesse disposto lavori di ristrutturazione ritenu-ti “indifferibili e necessari”, a quasi cinque mesidalla sentenza le aree abitative del CIE destina-te ai migranti risultano ancora ben distanti dal-l’assicurare standard dignitosi di vivibilità. I ser-vizi igienici di alcuni moduli versano in vere eproprie condizioni di fatiscenza. Agli operatori diMEDU è stata vietata la raccolta della documen-tazione fotografica dei locali. Il centro di Bari,oltre a rappresentare una struttura dai costiumani inaccettabili, conferma ancora una voltal’inefficacia e l’irrilevanza del sistema dei CIE nelcontrasto dell’immigrazione irregolare: nei primiquattro mesi del 2014 solo un migrante su tredetenuto nella struttura pugliese è stato effetti-vamente rimpatriato.Roma, 3 giugno 2014 - Lo scorso 29 maggio unteam di Medici per i Diritti Umani (MEDU) è tor-nato a visitare il CIE di Bari a due anni dallaprima visita, risalente a luglio 2012, che avevamesso in luce le critiche condizioni strutturali eambientali in cui versava il centro. La struttura èoggi gestita dal Consorzio Connecting Peoplecon un budget giornaliero di 27,8 euro per trat-tenuto, uno dei più bassi attualmente assegnatiper la gestione di un CIE. Come al momento delprimo accesso, quando erano in corso lavori diristrutturazione in seguito ad una rivolta avve-nuta nell’agosto del 2010, anche in occasionedell’ultima visita, il centro risultava solo parzial-mente utilizzato - tre moduli su sette, con 74migranti trattenuti a fronte di una capienzacomplessiva di 80 posti al momento della visita

e di 112 secondo quanto previsto dalla conven-zione per la gestione del centro - a causa diinterventi di ristrutturazione resisi necessari inseguito ad una sentenza del Tribunale di Bari. Il9 gennaio infatti, accogliendo le istanze dell’a-zione popolare promossa dall’associazioneClass Action Procedimentale, il giudice aveva fis-sato un termine perentorio di 90 giorni per l’e-secuzione dei lavori ritenuti “indifferibili e neces-sari” a garantire le condizioni minime di rispet-to dei diritti umani all’interno del CIE.

A quasi cinque mesi dalla sentenza, MEDU hapotuto constatare come le aree abitative desti-nate ai migranti risultino ancora ben al di sottodegli standard minimi di dignità. In particolare ilteam ha avuto modo di visitare sia uno deimoduli interessati dai lavori sia un’area nonancora ristrutturata ma che, nonostante ciò,continua ad ospitare gli stranieri trattenuti. Nelmodulo interessato dai lavori, la ristrutturazioneha riguardato esclusivamente i servizi igienicimentre il resto dei locali – alloggi, sala mensa earee comuni- versa ancora in condizioni digrave degrado. Nel modulo non ancora sotto-posto ad interventi di manutenzione le condizio-ni degli ambienti appaiono ancora più precarie.In particolare, al momento della visita, i serviziigienici risultavano del tutto fatiscenti, maleodo-ranti e parzialmente inutilizzabili. L’odore difogna è persistente e pervade quotidianamentetutti gli ambienti, inclusa la sala mensa, cometestimoniato con insistenza dai trattenuti pre-senti e riscontrato in modo diretto dagli opera-tori di MEDU, i quali non hanno potuto racco-gliere nessun tipo di documentazione fotografi-

ca per esplicito divieto della Prefettura.L’allestimento di un campo di basket in prossi-mità degli alloggi (in ottemperanza a quantostabilito dal Tribunale), oltre a quello già esi-stente di calcetto, non è certo misura sufficien-te a sanare le carenze strutturali ed igienico-sanitarie del centro e se possibile rende ancorapiù evidenti, per contrasto, le degradanti condi-zioni di vita all’interno dei moduli di tratteni-mento in cui i migranti sono obbligati a trascor-rere le loro giornate.

“Qui si rischia di impazzire” è l’espressione piùricorrente usata dai trattenuti in tutti i CIE visita-ti. “Devi comportarti come una persona moltoanziana per sopportare questa attesa. Dormireil più possibile, mangiare quello che ti danno,guardare la tv e ancora dormire” sostiene A., ungiovane albanese che vive e lavora in Italia dal2002, senza essere mai riuscito a regolarizzarela propria posizione. Secondo quanto dichiara-to sia dai rappresentanti della Prefettura siadagli operatori del centro, l’orientamento gene-rale adottato al CIE di Bari è quello di non pro-lungare mai il trattenimento dei migranti oltre isei mesi, il che rappresenta un’implicita ammis-sione della totale incongruità dei diciotto mesiprevisti dall’attuale legge sull’immigrazionecome tempo massimo per la detenzione ammi-nistrativa all’interno di un centro di identificazio-ne ed espulsione. Del resto, il CIE di Bari, oltre ad essere unastruttura non in grado di assicurare condizionidi trattenimento dignitose, conferma ancora unavolta l’inefficacia e l’irrilevanza del sistema deiCIE nel contrasto dell’immigrazione irregolare

come, tra l’altro, chiaramente evidenziato daidati nazionali riferiti al 2013. Secondo i numeriforniti dall’ente gestore, infatti, nei primi quat-tro mesi del 2014 solo un migrante su tre (il31%) transitato nella centro è stato effettiva-mente rimpatriato. In questo senso, la perfor-mance del CIE di Bari risulta addirittura peggio-re rispetto alla media già fallimentare degli altricentri italiani.

In considerazione anche delle recenti aperturedel Governo circa la definitiva chiusura dei cen-tri di Gradisca d’Isonzo e Bologna, MEDU tornaa chiedere il definitivo superamento dei centri diidentificazione ed espulsione (vedi le propostealternative alla detenzione amministrativa nelrapporto Arcipleago CIE) e, in coerenza conquanto stabilito dalla normativa europea, lariduzione del trattenimento dello straniero amisura di extrema ratio. Del resto, gli stessi datidi tutti questi anni (vedi grafico) dimostrano cheil sistema dei CIE, oltre che confliggere con alcu-ni basilari principi di civiltà, non trova giustifica-zione alcuna nel contrasto dell’immigrazioneirregolare. Ufficio stampa – 3343929765 / [email protected] per i Diritti Umani (MEDU) Onlus, orga-nizzazione umanitaria indipendente, por taavanti dal 2004 il programma “Osservatoriosull’assistenza socio-sanitaria per la popolazio-ne migrante nei CPTA/CIE”. MEDU aderisce allacampagna LasciateCIEntrare. Il rappor toArcipelago CIE (2013) è stato realizzato con ilcontributo di Open Society Foundations.

PAGINA 5 ImmIGRAZIONE

di Bari al di sotto degli standard minimi di dignità

La testimonianza dei volontari del Naga

Milano, 11/6/2014 Martedì 10 giugno mattina, arri-vano chiamate al Naga che segnalano la presenza di“Africani” davanti alla stazione di Rogoredo.Andiamo alla stazione quindi per cercare di capirecosa sta succedendo: due autobus provenienti daTaranto hanno scaricato davanti alla Stazione diRogoredo persone provenienti da Gambia, Mali,paesi dell’Africa sub-sahariana edalla Siria. Il viaggio da Taranto èstato "organizzato" dalla Prefetturadi Taranto. Sono visibilmente affaticati, dis-orientati, scossi, molti non hannoneppure le scarpe e alcuni di lorohanno un numero attaccato aivestiti. Così come sono scesi dallabarca, così sono adesso sul piazzaleantistante la stazione. “Siamo in viaggio da 7 giorni”, ciracconta Prince della Nigeria “dopoun viaggio in mare, durato 5 giorni,siamo arrivati a Taranto, abbiamocompilato un foglio con i nostri datianagrafici e poi ci hanno chiesto dimetterci in fila”, continua “una filaera per le persone che volevanoandare a Milano e una per chi vole-va andare a Roma. Noi ci siamo

messi nella fila per Milano perché ci avevano dettoche c'erano delle strutture di accoglienza e siamoarrivati qui stamattina”. “Ci hanno fatto salire su un autobus, abbiamo viag-giato tutta la notte poi ci hanno lasciato qui. Io nonconoscono nessuno, sono solo, non so dove andare,vorrei solo lavarmi e dormire. Ci porteranno in uncentro? Ci lasceranno qui? Non ci hanno detto nulla.”Ci chiede Dagmawy.

La sensazione di totale sospensione nel tempo senzala prospettiva neanche di mezz’ora è evidente: nes-suno dei presenti sa dove si trova né cosa sta succe-dendo. Kwame ci chiede di poter usare il telefono per trova-re, sul suo profilo Facebook, il numero di un amicoche gli aveva detto di chiamarlo appena fosse arriva-to. Kwame scorre messaggi gioisi che raccontano deipreparativi di una partenza, messaggi pieni di forza

della volontà di avere un futuro diverso, di prenderein mano la propria vita e partire. ImprovvisamenteKwame scoppia a piangere e ci mostra la foto sorri-dente che appare sul social network “Era un miocarissimo amico, l’abbiamo perso in mare nelle acqueinternazionali”. La Questura di Milano arriva verso le 16 per avviarele procedure di identificazione e per chiedere sequalcuno vuole presentare domanda di protezione

internazionale.“Denunciamo con sconcerto quantoaccaduto e l’evidente mancanza di unsistema minimo di accoglienza, denun-ciamo l’ipocrisia di un sistema che nonvolendo gestire il fenomeno migratoriocerca di lavarsene le mani e sposta lepersone che arrivano nel nostro Paesecon l’evidente obiettivo di non doverse-ne occupare, sperando che, come permagia, che diventino invisibili.” DichiaraLuca Cusani, presidente del Naga pre-sente a Rogoredo. “Facciamo appelloalle Istituzioni affinché garantiscano achiunque arriva un’accoglienza dignito-sa non solo per rispetto della legge, maper doveri minimi di umanità e solida-rietà.” conclude il presidente del Naga.

Info: [email protected] - Cell 349 160 3305

Cie

MigraNti aBBaNdoNati a rogoredo

Liberarsi della “moVida”, o guadagnare tempo di Vita?CITTÀ PAGINA 6

Abbiamo appreso che il 30 giugno2014 verrà chiuso l’Asilo Nido agestione diretta “Il Melograno” di viadei Bruni, le motivazioni addottedall’Amministrazione Comunale,sono quelle relative al canone di affit-to dell’immobile di proprietà diTelecom. Il servizio verrà spostato presso l’exOspedale Meyer, ma non verrà gesti-

to più dal Comune di Firenze, madato in gestione ad una Cooperativa,avendo così anche ricadute sul perso-nale attualmente in servizio oltre chenaturalmente sulle famiglie dei bam-bini a seguito della diversa localizza-zione della sede.Ancora una volta l’incapacità proget-tuale dell’AmministrazioneComunale di Firenze avrà una grave

ricaduta sulla tenuta e sul funziona-mento dei servizi. Ancora una volta le scelte politicogestionali dell’Amministrazionevanno nell’indirizzo di privilegiare laprivatizzazione del servizio, a van-taggio di soggetti terzi, in questo casole Cooperative, per altro ben rappre-sentate nella compagine governativadi Renzi attraverso l’ex presidente

della Lega Coop Giuliano Polettiattuale Ministro del Lavoro e dellePolitiche Sociali.Infine proseguendo nello spirito del“Renzi pensiero”, l’AmministrazioneComunale si è anche ben guardata daldare informazione sulla scelta effet-tuata alla RSU e alle OO.SS. di PalazzoVecchio.

LA RISPOSTA DI MIGUEL MARTINEZ AL NOSTRO ARTI-COLO ci offre l’occasione per poter approfondiremeglio la questione della vita notturna (o “movida”,come insensatamente la chiamano i giornali) per poivirare su altre considerazioni. Innanzitutto c’è dasgomberare il campo da un possibile equivoco: ilfatto che si siano più volte denunciate le assurditàscritte da media cittadini, Nazione in primis, sull’ar-gomento, non ci rende automaticamente avvocatidifensori del “popolo della notte” o dei gestori deilocali.Il “problema movida” viene sempre posto secondoun’ottica particolare, la quale non è altro che spec-chio dell’ideologia dominante liberaldemocratica.Sembrerà esagerato, ma non secondo noi.Il mainstream cittadino presenta la situazione inquesti termini: si hanno tre parti in causa, divise indue blocchi; da un lato i residenti, gente normale chedeve svegliarsi la mattina presto per guadagnarsi davivere e che ha il “diritto” ad addormentarsi alle 11 disera senza venir disturbato dagli schiamazzi di ubria-chi molesti, dall’altra i giovani i quali, a loro volta,hanno il “diritto” di divertirsi, di farsi le proprie espe-rienze, di esagerare, di vivere la notte. Assieme aquesti troviamo i gestori dei locali notturni i qualianch’essi reclamano il “diritto” di svolgere il propriolavoro in tranquillità e sicurezza, senza che la poliziamunicipale, un giorno sì e l’altro forse, metta i sigillialla loro attività o gli commini multe salatissime.Ci troviamo così di fronte ad una situazione di stalloperfetto, in cui tutti hanno argomenti solidissimidalla loro e risulta impossibile stabilire chi ha ragio-ne. Di fronte ad una tale impasse si invoca l’interven-to di una parte terza, neutrale, che mediando tra ivari interessi faccia giungere i soggetti in causa ad uncompromesso accettabile per ognuno: lo Stato (nellasua diramazione locale, cioè il Comune di Firenze)nelle vesti di giudice equo e saggio, accontentandoun po’ gli uni e un po’ gli altri, risolverà, col buonsen-so che gli è proprio, i conflitti della città, incorag-giando i cittadini al reciproco rispetto.Questo quadro, alla cui visione il bombardamentomediatico cerca di inchiodarci, è completamente dis-torto per tutta una serie di motivi.Innanzitutto lo Stato, ben lungi dall’essere un giudi-ce imparziale, si presenta in realtà come ulterioreparte in causa e attiva nel conflitto in atto: “comitatod’affari della borghesia” recitava una formula propa-gandistica vecchia di 150 anni, che tuttavia si avvici-na molto di più alla situazione reale rispetto all’idil-liaca pretesa di neutralità.Firenze, come abbiamo detto più volte, è la cittàdella rendita: il patrimonio artistico, quello immobi-liare e l’altissimo risparmio privato gli consentono dimantenere il suo status di “città ricca”, nonostantel’assenza pressoché totale di grandi attività produtti-ve (e le poche rimaste sono in crisi, vedi la Richard-Ginori, la GKN o la SEVES). Gli introiti del turismosono per l’amministrazione comunale VITALI e tra

questi rientrano anche quelli legati al consumo lega-to al divertimento notturno. Per questo motivo non èpensabile neanche una “delocalizzazione” dei locali,essendo i turisti i migliori clienti dei pub di Firenze,sarebbe per loro un grande disincentivo dover rag-g i u n g e r ezone perife-riche (che semeno den-s a m e n t ep o p o l a t erisolvereb-bero il pro-blema del“diritto” alriposo) peruna seratadi diverti-mento alco-lico. Così via de’ Benci rimarrà piena di giovani turistialticci e sbraitanti e di autoctoni in disperata ricercadi una texana desiderosa di un’avventura esotica.Continuerà ad esserci gente, confusione e “degra-do”….Già, il “degrado”… un mantra che va avanti da alme-no una decina d’anni: c’è “degrado” di qua, c’è “degra-do” di là, a Parigi il “degrado” non c’è e invece aFirenze sì ecc.Non credendo che i redattori di Repubblica e LaNazione si siano svegliati un giorno scoprendosi di

colpo raffinati esteti, pensiamo che le cause di que-sta portentosa crociata contro “il brutto” siano daricercare ancora una volta in interessi specifici chemuovono (o tengono a galla?) l’economia cittadina.Firenze negli ultimi 20 anni è stata protagonista diun fortissimo processo di gentrification. I quartiericentrali (pensiamo alla zona di Sant’ambrogio o aquella di San Frediano) hanno mutato segno a causa

dell’innalzamento vertiginoso dei prezzi degli immo-bili, comportando l’espulsione dal centro storicodelle fasce sociali più basse e l’ingresso di quote rile-vanti della cosiddetta middle class. Mentre le zone dipiù recente insediamento, come Novoli, sono già

state predi-sposte peressere deiluoghi che lepersone nons e n t o n ocome “pro-pri”: quasin e s s u n ap i a z z a ,molte vie disolo transito,tanti centricommerciali.

E in ponte c’è già il nuovo stadio…. Ciò (oltre adannichilire “l’anima” dei quartieri e creare le condi-zioni per una diffusa atomizzazione sociale) ha crea-to un’immensa fonte di rendita per chi questi immo-bili li possiede. Naturalmente chi affitta un apparta-mento a prezzi stellari a turisti o studenti fuori-sedevuole mantenere pulito il proprio “uscio”. Fiumane diubriachi molesti che vociano per strada e pisciano sulmarciapiede non sono ben gradite, anche e soprat-tutto perché tutto questo “degrado” finirebbe inevi-tabilmente per svalutare l’immobile.

Che fare quindi? Se la soluzione non è dietro l’angolonon è il caso di abbattersi, magari è l’occasione percambiare visuale… Se non sarà un decreto o un“patto” imposto dall’alto a risolvere con un colpo dibacchetta tutte le contraddizioni, è comunque pen-sabile l’avviamento di un processo che miri a sabota-re dall’interno la “Disneyland del Rinascimento” e atrasformare la città in un luogo in cui abbia più senso

vivere. Invece che un modello da esportare per ladefinitiva fiorentinizzazione di tutta la penisolaattraverso il rottamatore di Rignano.Colpire la rendita prendendosi lo spazio. Il fatto che lacapitale degli sfratti sia piena di appartamentilasciati vuoti al mero scopo di “pompare” i prezzidegli immobili è inaccettabile. Le occupazioni ascopo abitativo di stabili sfitti da parte di sfrattati,immigrati in cerca di una sistemazione o giovani giu-stamente desiderosi di emanciparsi dalla famigliasono perfettamente legittime, anzi sono forse la cosapiù giusta da fare. I RECENTI FATTI DI VIA DE’ SERVI eVIA DEL ROMITO dimostrano come, alla fine, ilComune abdichi alla sua neutralità e sia pronto adintervenire anche violentemente come parte attiva afavore dei palazzinari, spaventato dalla possibile dif-fusione di pratiche di appropriazione diretta capaci difar esplodere le contraddizioni della “città vetrina”.Ricostruire il tessuto sociale. Non sono solo i dannimateriali alle condizioni di vita a costituire un pro-blema. Il processo di gentrification ha avuto comeconseguenza la distruzione del tessuto sociale citta-dino, al punto che nessuno conosce più il propriodirimpettaio, mancano i luoghi di socializzazione e iquartieri sono sempre più anonimi. Oggi, in pochiconoscono quello del palazzo accanto e nessuno haidea di chi siano quei giovani che rumoreggiano finoall’alba nelle poche piazze rimaste per l’aggregazio-ne. Un tessuto sociale compatto, invece, tende natu-ralmente all’autoregolamentazione del quartiere(con tutte le contraddizioni del caso, ovviamente),mentre l’atomizzazione sociale rende ognuno piùsolo, debole e bisognoso di un aiuto esterno (lo Stato,il Comune) che è tutto meno che disinteressato.Organizzarsi per non farsi sottrarre altro tempo. Vi èinfine un altro nodo, fondamentale, da sciogliere:avere di che campare. Non si vive di sole elemosine, irisparmi delle famiglie entro breve finiranno e, senon ci porremo in modo serio il problema di comefare fronte comune fra disoccupati e lavoratori,dovremo rassegnarci a quel che ci troviamo davanti.Lavori da 500 euro al mese da EATALY o Mc Donald’se, come vuole il JOB ACT DI RENZI E DEL PD, al primoproblema fuori (flessibilità….).Lavorare per due soldi corrisponde ad un furto ditempo legalizzato, costituzionale; è necessario spin-gere affinché i lavoratori, a Firenze e non solo, siorganizzino dal basso per arrestare gli attacchi alsalario e alle condizioni lavorative (licenziamenti,aumenti dei carichi di lavoro, precarietà) uscendodalle logiche corporative dei sindacati confederali ecoordinandosi attraverso punti di riferimento territo-riali. Luoghi di incontro che ancora non ci sono, mache serviranno e infatti urge sperimentare. Doveconoscersi, aiutarsi secondo bisogni e possibilità. Perliberare tempo di lavoro e guadagnare, realmente,tempo di vita: la nostra.

Cortocircuito

aNcora UN aSiLo Nido PUBBLico Verrà chiUSo!

Al di la della grave violazione dellostato di diritto e delle norme giuridi-che che disciplinano il trattamentopenitenziario, questo sistema didetenzione, cosi come si e consolidatoin Italia, e utile alla collettivita?Rappresenta davvero una rispostaefficace a chi chiede una maggioresicurezza sociale?Sette detenuti su dieci (70%), chescontano l'intera pena in carcere,ricommettono un reato dopo il perio-do di detenzione.Solamente due detenuti su dieci(20%), che sono ammessi alle misurealternative al carcere, ricommettonoun reato dopo il fine pena.La distanza tra quello che prevede lalegge del 26 luglio 1975, n. 354(Norme sull'ordinamento penitenzia-rio e sulla esecuzione delle misureprivative e limitative della liberta), ela situazione reale all'interno dellecarcerari italiane e abissale. Vediamoil perche.LEGGE 26 luglio 1975, n.354Norme sull'ordinamentopenitenziario e sulla esecu-zione delle misure privativee limitative della liberta'.Situazione carceraria

Art. 5. Caratteristichedegli edifici peniten-ziariGli istituti penitenziaridevono essere realizzati inmodo tale da accogliere unnumero non elevato di dete-nuti o internati.Gli edifici penitenziari devo-no essere dotati, oltre che dilocali per le esigenze di vitaindividuale, anche di localiper lo svolgimento di attivi-ta in comune.In Italia le carceri potrebbe-ro contenere al massimo47.615 persone e invece, al30 settembre 2013, ne con-tengono 64.758. (A proposi-to di sovraffollamento,Gonnella, Presiden-tedell'Associazione Antigone, ricordainoltre che il dato dei 46-47 mila postidi capienza regolamentare dichiaratidall’amministrazione penitenziaria esovrastimato in quanto comprende-rebbe anche reparti chiusi e celle ina-gibili, pertanto andrebbero sottrattialmeno 8 mila posti in meno).Un tasso di affollamento che quindi,nella migliore delle ipotesi, e pari al140 per cento, con circa 140 detenutiogni 100 posti letto.Oltre il 40 per cento della popolazio-ne detenuta si trova in custodia cau-telare, una totale anomalia rispettoalla media europea che si assestaattorno al 25 per cento.

Se si leggono le sentenze con cuiStrasburgo condanna l’Italia (senten-za Sulejmanovic del 2009 eTorreggiani del 2013) si vedra che laCorte addebita al nostro sistema car-cerario «trattamenti inumani e degra-danti» non solo per la ristrettezzadegli spazi a disposizione di ciascundetenuto, ma per la gestione ordina-ria del carcere: eccessiva chiusuradelle celle ed esclusione del detenutoda spazi comuni; mancanza di refetto-ri, di opportunita lavorative e di stu-dio.

Art. 6. Locali di soggiorno e dipernottamentoI locali nei quali si svolge la vita deidetenuti e degli internati devonoessere di ampiezza sufficiente, illumi-nati con luce naturale e artificiale inmodo da permettere il lavoro e la let-tura; aerati, riscaldati ove le condizio-ni climatiche lo esigono, e dotati di

servizi igienici riservati, decenti e ditipo razionale. I detti locali devonoessere tenuti in buono stato di con-servazione e di pulizia.I locali destinati al pernottamentoconsistono in camere dotate di uno opiù posti. Particolare cura è impiegatanella scelta di quei soggetti che sonocollocati in camere a più posti.Siamo da molti anni ai confini dellacapienza considerata "tollerabile",quella oltre la quale non c'e piu spazionemmeno per terra, oltre la quale eimpossibile stipare altra gente. Chi eriuscito a girare dei video in circo-stanze del genere - cosa non sempli-cissima - ha mostrato situazioni che sipossono definire pacificamente tortu-

ra: celle in cui si sta in piedi a turno,con 50 teorici centimetri quadrati dispazio a persona (la Corte di GiustiziaEuropea dice che e tecnicamente tor-tura se sono meno di 3 metri quadra-ti), un bagno da condividere in 15nella stessa stanza in cui si dorme,celle senza finestre e in condizioniigieniche terrificanti.La legge parla di locali di pernotta-mento, ma nelle celle, nelle condizionisopra descritte, i detenuti ci stannonella gran parte dei casi per 19/20ore al giorno.

Art. 7. Vestiario e corredoCiascun soggetto è fornito di bianche-ria, di vestiario e di effetti di uso inquantita sufficiente, in buono stato diconservazione e di pulizia e tali daassicurare la soddisfazione delle nor-mali esigenze di vita.La nostra popolazione carceraria esempre piu rappresentata da persone

povere, tant'e che ormai si parla didetenzione sociale. (I detenuti stra-nieri nelle carceri italiane sono il 37per cento del totale mentre circa il 30per cento della popolazione detenutae composta da tossicodipendenti).Spesso i detenuti sono dei soggettipoveri privi di rete parentali di sup-porto. Anche per i vestiti (cambiobiancheria intima e quant'altro) per idetenuti che ne necessitano, nonprovvede il Carcere come dovrebbe,ma provvedono, a Pistoia, come inaltri Istituti, le Associazioni diVolontariato penitenziario.

Art. 8. Igiene personaleE assicurato ai detenuti e agli interna-

ti l'uso adeguato e sufficiente di lava-bi e di bagni o docce, nonche deglialtri oggetti necessari alla cura e allapulizia della persona.I Servizi igienici (bagno) sono inde-centi. Le docce non sono presentiall'interno delle celle, come invece eprevisto dall'art. 7 del DECRETO DELPRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 30giugno 2000, n. 230. (Regolamentorecante norme sull'ordinamentopenitenziario e sulle misure privativee limitative della liberta)

Art. 9. AlimentazioneAi detenuti e agli internati è assicura-ta un'alimentazione sana e sufficien-te, adeguata all'età, al sesso, allo statodi salute, al lavoro, alla stagione, alclima.Il vitto è somministrato, di regola, inlocali all'uopo destinati.(....)La vendita dei generi alimentari o di

conforto deve essere affi-data di regola a spaccigestiti direttamente dal-l'amministrazione carcera-ria o da imprese che eserci-tano la vendita a prezzicontrollati dall'autoritacomunale. I prezzi non pos-sono essere superiori aquelli comunemente prati-cati nel luogo in cui è sitol'istituto.L'alimentazione non e sem-pre sana, sia per la qualitadel cibo somministrato, siaperche la cattura e la pre-parazione dei pasti (cucineinterne al carcere), avvienein luoghi non sempre ade-guatamente igienici.Non esistono nei nostri car-ceri locali adibiti al consu-mo dei pasti. I detenuti con-sumano il cibo in cella equando necessita vieneriscaldato con i fornellinida campeggio che i detenu-ti stessi acquistano a pro-prie spese in sopravvitto.

Il cibo non e sempre sufficiente, addi-rittura in alcuni carceri la domenica simangia una volta soltanto per man-canza di personale.I detenuti devono ricorrere a propriespese ad acquistare i prodotti in ven-dita al sopravvitto. La vendita deiprodotti in sopravvitto all'interno delcarcere e gestita da aziende privateche si sono aggiudicate l'appalto perla fornitura di questo redditizio servi-zio. Seppure e previsto che la venditadei prodotti interni al carcere nondebba superare i prezzi rispetto aquelli comunemente praticati nelluogo in cui e sito l'Istituto, in realta,come dimostrato da diverse inchiestegiornalistiche (vedi ad esempio

Altreconomia n°133 - dicembre2011), nella gran parte dei casi talenorma non viene rispettata e non vi enessuna autorita comunale, in gradodi vigilare e far rispettare la legge.

Art. 11. Servizio sanitarioOgni Istituto penitenziario è dotato diservizio medico e di servizio farma-ceutico rispondenti alle esigenze pro-filattiche e di cura della salute deidetenuti e degli internati; (....)Il medico provinciale visita almenodue volte l'anno gli istituti di preven-zione e di pena allo scopo di accertarelo stato igienico-sanitario, l'adegua-tezza delle misure di profilassi controle malattie infettive disposte dal ser-vizio sanitario penitenziario e le con-dizioni igieniche e sanitarie deiristretti negli istituti.Il medico provinciale riferisce sullevisite compiute e sui provvedimentida adottare al Ministero della sanita ea quello di grazia e giustizia, infor-mando altresi i competenti ufficiregionali e il magistrato di sorveglian-za.Il decreto legislativo n.230 del 1999ha disposto con decorrenza 1° gen-naio 2000, il trasferimento (dall’am-ministrazione penitenziaria al S.S.N.)delle funzioni sanitarie in materia diprevenzione e assistenza ai detenuti.La Legge finanziaria 2008 ha dispostoil definitivo passaggio di tutte le fun-zioni sanitarie, dei rapporti di lavoro,delle risorse finanziarie e delle attrez-zature e beni strumentali in questio-ne, da attuarsi mediante decreto delPresidente del consiglio dei ministriemanato il 1° aprile 2008.Dall’entrata in vigore di questa leggequello che si e sicuramente verificatoe stato il taglio delle risorse economi-che destinate alle cure mediche per idetenuti, mentre l’attribuzione dellepertinenze e tuttora argomento didiscussione e di confusione. Nel frat-tempo i detenuti morti per problemidi salute sono aumentati d’anno inanno. Oltre 100 detenuti l’annomuoiono per "cause naturali" nellecarceri italiane. Raramente i giornaline danno notizia. A volte la causadella morte e l’infarto, evento difficil-mente prevedibile. Altre volte sono lecomplicazioni di un malanno trascu-rato o curato male. Altre volte ancorala morte arriva al termine di un lungodeperimento, dovuto a malattie cro-niche, o a scioperi della fame.Francesco Ceraudo, Presidentedell’Associazione dei medici peniten-ziari, definisce il carcere una "fabbri-ca di handicap" e aggiunge: "In questecondizioni, con i tagli alle risorsedella Sanita Penitenziaria ed una con-seguente diminuzione del personale,che era gia insufficiente, non e piupossibile garantire al detenuto queldiritto alla salute sancito dalla nostraCostituzione. L’immediata conse-guenza di questa azione governativasara l’aumento dei suicidi e delleospedalizzazioni, con un pericolososovraccarico di lavoro per la PoliziaPenitenziaria. I nostri pazienti, dopoaver perso la liberta, rischiano di per-

dere la salute e talvolta la vita".Rosaria Iardini, rappresentantedell’Anlaids, e convinta che: "Almenoil 70% delle persone sieropositive eammalate che sono rinchiuse nellecarceri non ricevono cure corrette. Apeggiorare la situazione ci sono anchei trasferimenti: capita spesso che,assieme al detenuto, non venga spedi-ta la sua cartella clinica nel carcere didestinazione. La conseguenza e lasospensione forzata della terapia,l’annullamento dei risultati raggiuntie il rischio di andare incontro a infe-zioni opportunistiche".

Art. 14. Assegnazione, rag-gruppamento e categorie deidetenuti e degli internatiIl numero dei detenuti e degli interna-ti negli istituti e nelle sezioni deveessere limitato e, comunque, tale dafavorire l'individualizzazione del trat-tamento.Stando il livello di sovraffollamentocarcerario, e un paradosso parlare diindividualizzazione della pena,considerando anche il fatto che ilpersonale addetto al trattamentorieducativo (educatori) e anch'es-so fortemente sotto organico (ilrapporto e di 1 educatore ogni100 agenti di polizia penitenzia-ria).

Art. 15. elementi del trat-tamentoIl trattamento del condannato edell'internato e' svolto avvalen-dosi principalmente dell'istruzio-ne, del lavoro, della religione,delle attivita' culturali, ricreativee sportive e agevolando opportu-ni contatti con il mondo esternoed i rapporti con la famiglia.Ai fini del trattamento rieducati-vo, salvo casi di impossibilita',alcondannato e all'internato è assi-curato il lavoro.

Art. 19. IstruzioneNegli istituti penitenziari la formazio-ne culturale e professionale, e' curatamediante l'organizzazione de corsidella scuola d'obbligo e di corsi diaddestramento professionale, secon-

do gli orientamenti vigenti e cui l'au-silio di metodi adeguati alla condizio-ne dei soggetti.Particolare cura e' dedicata alla for-mazione culturale e professionale deidetenuti di eta' inferiore a venticin-que anni.Con le procedure previste dagli ordi-namenti scolastici possono essereistituite scuole di istruzione seconda-ria di secondo grado negli istitutipenitenziari.E' agevolato il compimento deglistudi dei corsi universitari ed equipa-rati ed e' favorita la frequenza a corsiscolastici per corrispondenza, perradio e per televisione.E' favorito l'accesso alle pubblicazionicontenute nella biblioteca, con pienaliberta di scelta delle letture.Qui le cifre parlano chiaro. Dati trattidal Ufficio DAP (Dipartimentodell'Amministrazione Penitenziaria)anno 2012.Ogni detenuto costa giornalmenteallo Stato € 117. Ma vediamo comesono ripartite le spese.Di questi € 117:- € 103,46 sono spese per il sistema(€87,96 Polizia penitenziaria; €13,11Personale civile; € 0,73 Vestiario earmamento;€ 1,31 Mensa e buoni pasto; € 0,3Missioni e trasferimenti; € 0,02Formazione personale; € 0,02 Ailonido figli dei dip.; € 0,01 Accertamentisanitari);

- € 5,10 sono spese di struttura(€3,67 utenze; € 0,27 Manutenzioneordinaria; € 0,42 Manutenzionestraordin.; € 0,15 locazioni; € 0,08Manutenzione automezzi; € 0,08Costo d'esercizio; € 0,07 Sistemainformativo; € 0,09 Laboratorio DNA;€ 0,14 Spese d'ufficio; € 0,01 Spese diassicuraz.;€ 0,04 Esborsi contenz.; € 0,07 Altrespese; € 0,001 Commissioni di con-

corso; € 0,001 cerimonie; € 0,004Servizi cinofili e a cavallo; € 0,005Sussidi al personale);- € 8, 51 sono le spese per ogni dete-nuto(€4,59 Vitto e materiale igienico; €2,26 Lavoranti interni; € 0,23 Attivita

trattamentali; € 0,01 Asilo nido per ifigli;€ 0,76 Servizio sanitario; € 0,66trasporto)Si dedica “particolare cura” alla for-mazione culturale e professionale deidetenuti impiegando € 0,23 (Attivitatrattamentali), per ogni singolo reclu-so....E, di fatto, la rieducazione non vienepraticamente svolta in violazione nonsolo di quanto stabilisce la legge sul-l'ordinamento penitenziario, maanche rispetto a quanto stabilisce ilterzo comma dell'art. 27 della nostraCostituzione, che cosi recita: “Le penenon possono consistere in trattamen-ti contrari al senso di umanita e devo-no tendere alla rieducazione del con-dannato”.

Art. 20. LavoroNegli istituti penitenziari devonoessere favorite in ogni modo la desti-nazione dei detenuti e degli internatial lavoro e la loro partecipazione acorsi di formazione professionale.(....)L'organizzazione e i metodi del lavoropenitenziario devono riflettere quellidel lavoro nella societa' libera al finedi far acquisire ai soggetti una prepa-razione professionale adeguata allenormali condizioni lavorative peragevolarne il reinserimento sociale.Dall'ultima relazione del ministerodella Giustizia sull'attuazione delledisposizioni relative al lavoro deidetenuti trasmessa al Parlamento(Agosto 2013), emerge quanto segue.A livello di occupazione, la conse-guenza e stata un calo di detenutiimpiegati alle dipendenze dell'ammi-nistrazione penitenziaria in attivita ditipo industriale, passati dai 603 del31 dicembre del 2010 e dai 559 del31 dicembre 2011, ai 336 del 31dicembre del 2012. Il budget larga-mente insufficiente assegnato per laremunerazione dei detenuti lavoranti

- afferma ancora la relazioneministeriale - ha condizionatoin modo particolare le attivitalavorative necessarie per lagestione quotidiana dell'istitu-to penitenziario (servizi di puli-zia, cucina, manutenzione ordi-naria del fabbricato) incidendonegativamente sulla qualitadella vita all'interno dei peni-tenziari.Cosi il numero di detenuti occu-pati e destinati alla gestionequotidiana dell'istituto e passa-to dai 10.050 del dicembre2010 e dai 9.922 del dicembre2011 ai 9.773 della fine del2012, anche se le direzionidegli istituti, per mantenere unsufficiente livello occupaziona-le, hanno ridotto l'orario dilavoro pro capite ed effettuatola turnazione sulle posizioni

lavorative.I servizi di istituto assicurano il man-tenimento di condizioni di igiene epulizia all'interno delle zone detenti-ve, comprese le aree destinate alleattivita in comune, le cucine detenuti,le infermerie ed il servizio di prepara-

AnnI SuICIdI ToTALe morTI

2000 61 1652001 69 1772002 52 1602003 56 1572004 52 1562005 57 1722006 50 1342007 45 1232008 46 1422009 72 1772010 66 1842011 66 1862012 60 1542013* 42 132

Totale 794 2.219(Aggiornato al 23 ottobre 2013; tratto da www.ristretti.it)

Emergenza carceri - Francesco Dotti

zione e distribuzione dei pasti".Percio "un decremento nel numerodei detenuti lavoranti - e delle orelavorate - alle dipendenze dell'ammi-nistrazione, ha comportato una forteriduzione dei livelli dei servizi inaspetti essenziali della stessa vivibili-ta quotidiana delle strutture peniten-ziarie, con inevitabili ricadute negati-ve anche e soprattutto inmateria di igiene e sicurezza"

Art. 21. Lavoro all'ester-noI detenuti e gli internati posso-no essere assegnati al lavoroall'esterno in condizioni ido-nee a garantire l'attuazionepositiva degli scopi previstidall'articolo 15.I detenuti e gli internati dinorma possono essere asse-gnati a prestare la propria atti-vita a titolo volontario e gra-tuito, tenendo conto anchedelle loro specifiche professio-nalita e attitudini lavorative,nell'esecuzione di progetti dipubblica utilita in favore dellacollettivita da svolgere pressolo Stato, le regioni, le province,i comuni, le comunita monta-ne, le unioni di comuni, leaziende sanitarie locali o pres-so enti o organizzazioni, anche inter-nazionali, di assistenza sociale, sani-taria e di volontariato.Per facilitare l'accesso dei detenutinei progetti di pubblica utilita dasvolgere all'interno dei Comuni,(dando cosi un senso alla pena nelsuo carattere rieducativo e nella suaconcezione riparativa rispetto aldanno provato e per il quale il dete-nuto e stato ritenuto colpevole), estato siglato un Protocollo tra l'ANCI(Associazione Nazionale dei Comunid'Italia) e il DAP (Dipartimentodell'Amministrazione Penitenziaria).Tale Protocollo tranne alcune rareeccezioni non e stato per il momentoapplicato per la scarsita di fondidestinati ai Comuni e per il Patto distabilita. Ma stabilita per chi?

Art. 27. Attivita culturali,ricreative e sportiveNegli istituti devono essere favorite eorganizzate attivita culturali, sportivee ricreative e ogni altra attivita voltaalla realizzazione della personalitadei detenuti e degli internati, anchenel quadro del trattamento rieducati-vo.Una commissione composta dal diret-tore dell'istituto, dagli educatori edagli assistenti sociali e dai rappre-sentanti dei detenuti e degli internaticura la organizzazione delle attivita dicui al precedente comma, anche man-tenendo contatti con il mondo ester-no utili al reinserimento sociale.Il sovraffollamento carcerario;la mancanza di spazi per lo svolgi-mento delle attivita trattamentaliall'interno delle carceri; l'impiego deifondi del tutto insufficienti per soste-nere questo tipo di attivita (€ 0,23 dispesa giornaliera per ogni singolo

recluso);Tali condizioni non favoriscono leattivita culturali, ricreative e sportive,come recita l'art.27, ma, di fatto, lerendono impraticabili.

Art. 28. rapporti con la fami-glia

Particolare cura e' dedicata a mante-nere, migliorare o ristabilire le rela-zioni dei detenuti e degli internati conle famiglie.I rapporti tra i detenuti e i loro fami-liari dovrebbero essere facilitati inparticolar modo dalle assistentisociali dell'UEPE (ufficio esecuzionepenale esterna). Anche in questocaso, gli ingenti tagli al personale chelavora presso questo servizio nonconsente quasi piu di svolgere questoimportante ruolo di raccordo.

Art. 32. norme di condottadei detenuti e degli inter-nati obbligo di risarcimen-to del dannoI detenuti e gli internati, all'attodel loro ingresso negli istituti e,quando sia necessario, successi-vamente, sono informati delledisposizioni generali e particolariattinenti ai loro diritti e doveri,alla disciplina e al trattamento.La “Carta dei diritti e dei doveridei detenuti e degli internati”,prevista dal decreto delPresidente della Repubblica del 5giugno 2012, n. 136, entrata invigore il 29 agosto 2012 non eancora reperibile negli istitutipenitenziari.

Art. 43. dimissione(...)Il direttore dell'istituto da' notiziadella prevista dimissione,almeno tremesi prima, al consiglio di aiuto socia-le e al centro di servizio sociale delluogo in cui ha sede l'istituto ed aquelli del luogo dove il soggettointende stabilire la sua residenza,comunicando tutti i dati necessari per

gli opportuni interventi assistenziali.Tale comunicazione anticipata delledimissioni del detenuto non vienefatta.La mancanza di personale (educatrici,assistenti sociali UEPE) e di opportu-nita determinano il fatto che moltidetenuti escono dal carcere senzaaver avuto la possibilita, durante il

periodo della pena, di ristabilireun contatto con il mondo ester-no. La mancanza della presenzasul territorio dei propri familiarie/o altri tipi di supporto (abita-tivo, lavorativo), sono le causemaggiori della recidiva dei reati:7 detenuti su 10 (70%), chescontano l'intera pena in carce-re, ricommettono un reato dopoil periodo di detenzione.

Art. 45. Assistenza allefamiglieIl trattamento dei detenuti edegli internati è integrato daun'azione di assistenza alle lorofamiglie.Tale azione è rivolta anche aconservare e migliorare le rela-zioni dei soggetti con i familiarie a rimuovere le difficolta chepossono ostacolarne il reinseri-mento sociale.E' utilizzata, all'uopo, la collabo-

razione degli enti pubblici e privatiqualificati nell'assistenza sociale.

Art. 46. Assistenza post-peni-tenziariaI detenuti e gli internati ricevono unparticolare aiuto nel periodo ditempo che immediatamente precedela loro dimissione e per un congruoperiodo a questa successivo. Il defini-tivo reinserimento nella vita libera èagevolato da interventi di servizio

sociale svolti anche in collaborazionecon gli enti indicati nell'articolo pre-cedente.Il taglio al personale delle assistentisociali dell'UEPE (Ufficio esecuzionepersonale esterna) e il numero esiguodi educatori, non permette di svolge-re l'assistenza alle famiglie. Nei rari

casi in cui questa viene svolta, e gra-zie all'intervento degli operatori chefanno capo alle Associazioni diVolontariato penitenziario.

Capo VImISure ALTernATIVe ALLAdeTenZIone e remISSIone

deL deBIToArt. 47.Affidamento in prova al serviziosocialeArt. 47-terdetenzione domiciliareArt. 47-quatermisure alternative alla detenzionenei confronti dei soggetti affetti daAIdS conclamata o da grave defi-cienza immunitaria.Art. 47-quinquiesdetenzione domiciliare specialeArt. 48.regime di semilibertàLe forme alternative alla detenzione,se fossero veramente applicate, offri-rebbero dei vantaggi non solo per idetenuti.In particolare tali misure mettono inprimo piano la persona, rendono piuumana la pena e il modo di viverla,stimolano e facilitano l’elaborazionedi un trattamento per la persona, pre-parandola piu efficacemente al rein-serimento, permettono di conservarei rapporti con la famiglia e con lacomunita di appartenenza.Un detenuto con problemi di tossico-dipendenza affidato in comunita tera-peutica costa piu o meno 18 mila euroannui (all'amministrazione peniten-ziaria costa il triplo). Con 180 milionidi euro a disposizione le regioni ita-liane potrebbero pagare le rette incomunita per diecimila detenuti tos-sicodipendenti oggi inspiegabilmentein carcere. Sarebbe inoltre importate

un'applicazione estesa dellemisure alternative alla detenzio-ne, dal lavoro esterno alla semi-liberta, attraverso un piano dilavori socialmente utili, impe-gnando le persone detenutenella tutela dell'ambiente, delverde pubblico, nell'agricoltura,nelle zone di montagna abban-donate.I dati testimoniano che le misurealternativefunzionanonelprocesso riabilitativo del sogget-to detenuto, ed hanno un tassodi recidiva molto piu basso(2/10), rispetto a chi scontatutta la pena in carcere (7/10).La loro applicazionequindi,oltre a diminuire il sovraffolla-mento carcerario, andrebbeincontro, proprio per l'abbatti-mento del tasso della recidiva,alla richiesta piu che legittima,che da piu parti e a piu ripresechiede una societa piu sicura.

Art. 69. Funzioni e provvedi-menti del magistrato di sorve-glianza1. Il magistrato di sorveglianza vigilasulla organizzazione degli istituti diprevenzione e di pena e prospetta al

Ministro le esigenze dei vari servizi,con particolare riguardo alla attuazio-ne del trattamento rieducativo.2. Esercita, altresi, la vigilanza direttaad assicurare che l'esecuzione dellacustodia degli imputati sia attuata inconformita delle leggi e dei regola-menti.I Magistrati diS o r v e g l i a n z alamentano uncarico di lavoroeccessivo. Unaprima conse-guenza di que-sta situazione ela loro diminu-zione (se nontotale assenza)all'interno degliI s t i t u t iPenitenziari eun venir menoquindi del ruolodi vigilanza che attribuisce loro lalegge, affinche nelle carceri sia attua-to il trattamento rieducativo dei con-dannati.Il comma 1 dell'articolo 75 del decre-to del Presidente della Repubblica n.230 del 30 giugno 2000 prevede che«Il magistrato di sorveglianza, il prov-veditore regionale e il direttore dell'i-stituto, devono offrire la possibilita atutti i detenuti e gli internati di entra-re direttamente in contatto con loro.Cio deve avvenire con periodici collo-qui individuali, che devono essereparticolarmente frequenti per ildirettore. I predetti visitano con fre-quenza i locali dove si trovano i dete-nuti e gli internati, agevolando anchein tal modo la possibilita che questi sirivolgano individualmente ad essi peri necessari colloqui ovvero per pre-sentare eventuali istanze o reclamiorali»

Art. 72. uffici locali di esecu-zione penale esternaGli uffici:a) svolgono, su richiestadell'autorita giudiziaria,le inchieste utili a forni-re i dati occorrenti perl'applicazione, la modi-ficazione, la proroga e larevoca delle misure disicurezza;b) svolgono le indaginisocio-familiari per l'ap-plicazione delle misurealternative alla deten-zione ai condannati;c) propongono all'auto-rita giudiziaria il pro-gramma di trattamentoda applicare ai condan-nati che chiedono diessere ammessi all'affi-damento in prova e alladetenzione domiciliare;d) controllano l'esecuzione dei pro-grammi da parte degli ammessi allemisure alternative, ne riferisconoall'autorita giudiziaria, proponendoeventuali interventi di modificazioneo di revoca;e) su richiesta delle direzioni degli

istituti penitenziari, prestano consu-lenza per favorire il buon esito deltrattamento penitenziario;f) svolgono ogni altra attivita pre-scritta dalla legge e dal regolamento.Gli ingenti tagli al personale che lavo-ra presso questo servizio non consen-

te quasi piu disvolgere ade-guatamente icompiti che lalegge gli asse-gna.Le istanze pre-sentate daidetenuti (quelliche si trovanonelle condizionisoggettive e giu-diziarie peraccedere allemisure alterna-tive al carcere),a causa di que-

sta carenza d'organico, attendonomolti mesi prima di ricevere unarisposta dal Magistrato diSorveglianza, e quando nelle miglioridelle ipotesi risulta essere positiva, ildetenuto ha quasi scontato completa-mente la pena in carcere.

Art. 74. Consigli di aiuto socialeNel capoluogo di ciascun circondarioè costituito un consiglio di aiutosociale, (...)

Art. 75. Attività del consigliodi aiuto sociale per l'assisten-za penitenziaria e post - peni-tenziariaIl consiglio di aiuto sociale svolge leseguenti attivita:1) cura che siano fatte frequenti visiteai liberandi, al fine di favorire, conopportuni consigli e aiuti, il loro rein-serimento nella vita sociale;2) cura che siano raccolte tutte lenotizie occorrenti per accertare i realibisogni dei liberandi e studia il modo

di provvedervi, secondo le loro attitu-dini e le condizioni familiari; 3) assu-me notizie sulle possibilita di colloca-mento al lavoro nel circondario esvolge, anche a mezzo del comitato dicui all'articolo 77, opera diretta ad

assicurare una occupazione ai liberatiche abbiano o stabiliscano residenzanel circondario stesso;4) organizza, anche con il concorso dienti o di privati, corsi di addestra-mento e attivita lavorative per i libe-rati che hanno bisogno di integrare laloro preparazione professionale e chenon possono immediatamente trova-re lavoro; promuove altresi la fre-quenza dei liberati ai normali corsi diaddestramento e di avviamento pro-fessionale predisposti dalle regioni;5) cura il mantenimento delle relazio-ni dei detenuti e degli internati con leloro famiglie;6) segnala alle autorita e agli enticompetenti i bisogni delle famiglie deidetenuti e degli internati, che rendo-no necessari speciali interventi;7) concede sussidi in denaro o innatura;8) collabora con i competenti organiper il coordinamento dell'attivitaassistenziale degli enti e delle asso-ciazioni pubbliche e private nonchedelle persone che svolgono opera diassistenza e beneficenza diretta ad

assicurare il piu efficace e appropria-to intervento in favore dei liberati edei familiari dei detenuti e degli inter-nati.

Art. 77. Comitato per l'occu-pazione degli assistiti dal con-

siglio di aiuto socialeAl fine di favorire l'avviamen-to al lavoro dei dimessi dagliistituiti di prevenzione e dipena, presso ogni consiglio diaiuto sociale, ovvero pressol'ente di cui al quarto commadell'articolo 74, è istituito ilcomitato per l'occupazionedegli assistiti dal consiglio diaiuto sociale.Consigli di aiuto sociale(C.A.S.): la legge penitenziariadel 1975 li ha introdotti, conlo scopo di sostenere le perso-ne scarcerate e le loro fami-glie, ma poi nessuno ne ha piusentito parlare!Quando parte delle competen-ze dei C.A.S. passarono aRegioni e Comuni (D.P.R. n°616 24.07.1977), il Ministero

invio a tutti i tribunali due circolari,dando disposizioni precise sulla pro-secuzione delle attivita non trasferite.Disposizioni evidentemente rimastesulla carta. Il Gruppo ConsiliareRadicale Piemontese ha mandato una

lettera a tutti i 164 tribunali italiani,in cui dovrebbero essere istituiti iConsigli di Aiuto Sociale, chiedendo alPresidente di ogni tribunale notizie inmerito.I risultati della ricerca sono a dir pococlamorosi: hanno risposto in 90 e sol-tanto 1 (quello di Crotone) dichiarache il Consiglio di Aiuto Sociale isti-tuito presso il tribunale che presiedesvolge il proprio compito istituziona-le.Sintesi della ricerca svolta dal GruppoConsiliare Radicale Piemontese-78 C.A.S. Non costituiti;-7 C.A.S. Costituiti ma non operativi:Mondovi, Pisa, Sala Consilina,Sondrio, Teramo, Verbania, Verona;-3 C.A.S. In via di costituzione:Bergamo, Torino, Venezia;-2 C.A.S. Si definiscono operativi manon forniscono i dati, da noi richiesti,sull'attivita svolta: Catania, Lucera.Coloro che rispondono negativamen-te cioe "Non e costituito" o "Non ope-rativo", adducono motivazioni diver-se e non pertinenti con il dettato dellalegge. Eccone alcuni esempi:

"Non e operativo nonessendovi nel circonda-rio Istituti di Pena" (mala legge non prevedequesto vincolo!) - AcquiTerme, Nola, Mondovi."Non costituito in quan-to non capoluogo" (mala legge parla di capo-luogo del circondario sucui ha competenza il tri-bunale, non di capoluo-go di provincia) -Cassino."Non essendo mai sorta

l’esigenza di istituirlo" (il presidentedel tribunale non "sente l’esigenza" diapplicare la legge!) - Ragusa."Non e operativo perche non e perve-nuta la richiesta di casi bisognevolidell’intervento assistenziale del CAS"(Incredibile!) - Pisa, Vercelli,Verbania, Rovereto."Chiuso per inattivita" (non lo fannofunzionare e poi lo chiudono perchenon funzionava!) - Piacenza."La summenzionata normativapotrebbe (?) trovare applicazionepresso i tribunali di sorveglianza"(questo Presidente non e andatoneanche a riguardarsi la legge!) -Sanremo. Il Presidente ammette resi-due competenze, cio nonostante nonha piu costituito il C.A.S. – Crema.Uno soltanto risponde in modo con-forme alla legge: "Attivita limitata allatrasmissione agli enti locali dellerichieste di assistenza" - Crotone.Tutti gli altri rispondono con unsecco: "Non costituito" - "Non opera-tivo" - "Negativo". Occorre sottolinea-re che i servizi sociali territoriali, a cuisono state trasferite parte delle com-petenze dei C.A.S., non effettuanoalcuna assistenza, ne a detenuti eliberandi, ne alle loro famiglie.

Dr. Antonio Sammartino

Garante dei diritti delle persone priva-

te della liberta personale Comune di

Pistoia

la vergogna dell’articolo 5PAGINA 11 CASA

NUoVa occUPaZioNeaBitatiVa a

NoVoLiL’8 giugno, nuova occupazione delle ormaiex occupanti di VIA PIER CAPPONI, dopo loSGOMBERO DI GIOVEDÌ SCORSO, di seguito ilcomunicato del Movimento di Lotta per lacasa.Le donne sgomberate giovedì hanno occu-pato stamattina un albergo sfitto dal 1999in via Bardazzi n.4, angolo con via baraccain zona Novoli.Più di cento occupanti e famiglie sfrattate asostenerle in presidio. Se le istituzioni nonhanno niente di meglio da offrire che strut-ture umilianti e disciplinari, sta a noi ripren-derci un pezzo della ricchezza sociale di cuisiamo espropriati…Per riconquistare nella lotta la dignitànegata da un servizio sociale che colpevo-lizza le povertà.Le donne occupanti si sono rifiutate di“aspettare subendo” nella speranza di acce-dere in futuro a qualche briciola di welfaredistribuita nei famosi “percorsi” dei servizisociali. Per questo si sono riprese il propriodiritto alla casa, dimostrando di non esserespaventate nemmeno dall’esercito di poliziaschierato giovedì per sgomberarle.Un esempio di coraggio e dignità per tutte etutti.

Movimento di Lotta per la Casa

DECRETO-LEGGE 28 marzo 2014, n. 47

Misure urgenti per l’emergenza abita-

tiva, per il mercato delle costruzioni e

per Expo 2015. Vigente al: 29-3-2014

Art. 5 Lotta all’occupazione abusi-

va di immobili

1. Chiunque occupa abusivamente un

immobile senza titolo non può chiede-

re la residenza né l’allacciamento a

pubblici servizi in relazione all’immobi-

le medesimo e gli atti emessi in viola-

zione di tale divieto sono nulli a tutti gli

effetti di legge.

La vergogna dell’articolo 5 (del pianocasa)Ricevo e volentieri pubblico il comuni-cato-appello di Antonio Mumolo, pre-sidente dell’associazione Avvocato distrada. Il decreto legge Renzi – Lupi n.47 del 28 marzo, il cosiddetto “Pianocasa”, contiene una norma che contra-sta con le norme costituzionali e deveessere modificata.L’articolo 5 del decreto stabilisceinfatti che chiunque occupa abusiva-mente un immobile senza titolo nonpuò chiedervi la residenza. L’articolo riguarda decine e decine dimigliaia di famiglie che sono costrettead occupare un immobile solo perchéhanno perso il lavoro e altrimenti fini-rebbero in strada. Queste famiglie pos-sono essere sfrattate, certo, ma non sipuò decidere con un decreto di negareloro la residenza.

Vale la pena ricordare che dalla resi-denza anagrafica discendono moltidiritti fondamentali: senza residenzanon si può votare, non ci si può curare,non si può ricevere una pensione, nonsi può richiedere una casa popolare.Tutto questo riguarda ovviamenteanche i minori, la cui residenza dipen-

de da quella dei genitori, e che nonpotranno neanche essere iscritti ascuola.

Togliere la residenza ad una famigliache occupa uno stabile, o impedirgli diprenderla, significa mettere per decre-to quella famiglia fuori dalla società,renderla invisibile, cancellare di colpole residue possibilità che quella fami-glia avrebbe per poter uscire dalleproprie difficoltà. È singolare che un

“piano casa”, che dovrebbe aiutare lefamiglie italiane ad affrontare la crisi,possa avere questi effetti.

L’articolo, inoltre, contiene un altroincredibile paradosso: la legge italianastabilisce che la residenza anagraficadeve essere riconosciuta a tutte le per-sone che vivono in un dato luogo. Sitratta di un modo per garantire loroalcuni diritti fondamentali, ma si trattaanche di un tema di ordine pubblico.Le istituzioni devono sapere quantepersone vivono in una città, come sichiamano, come sono formati i loronuclei familiari. I sindaci in qualità diUfficiali di Governo sono tenuti a farrispettare il diritto alla residenza, epossono essere sanzionati se vengonomeno a questo dovere. Ma come sicomporteranno con le famiglie occu-panti? come verrà risolto questo con-trasto normativo?Il decreto viola varie norme costituzio-nali: basta pensare al diritto alla salu-te, al diritto allo studio, al diritto allafruizione dei servizi di welfare, al dirit-to di circolazione, al diritto ad una vitalibera e dignitosa. Chiedo al Governodi modificare l’articolo 5: un piano cheintende “far fronte al disagio abitativoche interessa sempre più famiglieimpoverite dalla crisi” non può averetra i propri effetti collaterali quello dinegare diritti fondamentali alle stessefamiglie.

dal blog di Giuseppe Civati

11 GiUGNo: FireNZe, reSiSteNZa aGLi SFratti

Oggi, 31 maggio ore 16.00, il fondo è stato riconquistato.

Il Fondo è nostro e non si tocca!Dichiarazione n.1 dell'Assemblea del Fondo Comunista:

Il nostro spazio sociale è stato ripreso come forma di resistenza all'enne-simo sopruso. Ci siamo uniti per resistere, ma non basta più, è tempo di

stringersi per passare all'offensiva. Dobbiamo espandere la possibilità disocialità e di organizzazione tra tutti i proletari.

Operai, studenti, disoccupati, vinceremo tutti organizzati!

I NOSTRI SPAZI SI DIFENDONO CON LE UNGHIE E CON I DENTI!

Ogni giorno emergono pezzi di città, vitesconvolte, depressioni e il nulla istituzionale.Qualche cenno sul presidio di stamani, in ViaCalimaruzza 1. Va da Piazza della Signoria allaLoggia del Porcellino. E una viuzza antica, condelle residue residenze. Al numero 1 la pia-stra dei campanelli è lucidissima, curata, adalcuni piani c’è un bed and breakfast; il pro-prietario possiede tutto ed altro ancora. Adun piano due anziani, una coppia sugli 80, cheabbiamo ritenuto di non far scendere in stra-da. Stanno lassù, da tempo non possono piùpagare l’affitto. Storie di dissesti, un bancomerci perduto, debiti? Insomma , è quello checapita nella giungla fiorentina. E la controparte? Un avvocato “perfetto”,anziano ma ben portante e con idee radicatesui poveri… “disonesti, vanno in pizzeria,addirittura facevano le ferie e ora non voglio-no pagare…. Ed io però le pago le tasse!”. Miviene da ribattere, lui mi volta le spalle. Il dis-prezzo di classe. Esito del presidio? Ci siamo anche noidell’Unione Inquilini e tanti del movimento.Ci si rivedrà il 24 ottobre. Come, si vedrà. Già,il Comune, l’ufficio casa, la neo- irrintracciabi-le assessora. Uffici in stand by – nessun sanulla. Commissione sfratti … non si riunisceda due mesi. Prefettura muta. Tre sfratti algiorno, picchetti esausti anche se reggono. –Report. Red. Firenze www.unioneinquilini.it

San Lorenzo: Tendopoli organizzata dal Movimento di Lotta per la Casa contro gli sfratti.

CASA PAGINA 12

L’occupazione delle donne trasloca ma non molla!

Un vecchio e stantio luogo comune dice che a vent’an-ni siamo tutti ribelli, poi si cresce, si capisce come va ilmondo e ci si mette tranquilli in poltrona. Andatelo araccontare a Inocencia Zofio Cajal, 103 anni, abitante aMadrid. Il ministero dell’economia ha acquisito la pro-prietà della casa dove vive da 75 anni e le ha dato 30giorni per togliersi di mezzo, insieme alla figlia e adaltri anziani pensionati. Inocencia ha scritto una fan-tastica lettera all’eccellentissimo ministro. Dice che nonse ne andrà, aspetterà le guardie per guardarle negliocchi perché non sa dire se lo sfratto sia tecnicamentecorretto ma è certo umanamente infame.

Inocencia Zofio Cajal

Eccellentissimo Signor Ministro della Giustizia, il mionome è Inocencia Zofio Cajal, ho 103 anni e vivo alnumero 9 della via Bailén, quarto piano, di Madrid in

compagnia di una figlia pensionata che si prendecura di me, Il motivo della mia impertinenza nell’in-viarle queste righe è la condizione di paura e impo-tenza nella quale mitrovo dopo la risoluzio-ne, a mio parere incon-cepibile, di un giudiceche ha deciso di mette-re sulla strada miafiglia, me e altri viciniottuagenari e detento-ri di misere pensioni. Ilnostro unico delittoperché fosse emessaquesta risoluzione èstato quello di affittareun appartamento più

di settanta anni fa da una persona che, al momentodi morire, otto anni fa, non ha nominato eredi, per-tanto la casa dove abitiamo è passata nelle mani del

M i n i s t e r odell’Economia il qualesi è accorto, a quantosembra, che dellagente pensionata nonè sufficientementeinteressante per fareaffari dato che nonpossiamo comprarel’edificio per la milio-naria offerta che cihanno fatto e che, permezzo dei meccanismidi una giustizia alla

quale noi cittadini non abbiamo la possibilità né eco-nomica né tecnica di opporci, ha deciso di sfrattarci.Signor Ministro, invece di restare in attesa di unincontro all’Audiencia Nacional, il giudice D. JesusAntonio Broto Cartagena ha deciso di anticipare lasentenza e ci ha condannato a uscire dalle nostrecase nel giro di trenta giorni, oltre a comminarci unaesosa multa il cui valore è irraggiungibile con lenostre modeste entrate derivanti dalle pensioni.Prima di tutto, io le comunico che non me ne andrò.Non ho più la forza per farlo e se Lei non potrà farnulla per evitarlo, aspetterò di guardare negli occhidelle guardie che mi manderà per eseguire una sen-tenza che non so dire se tecnicamente sia corretta macredo sia umanamente infame.Attentamente sua

Inocencia Zofio Cajal

Ieri sera i fasti della Firenze ricca ebottegaia, le luci per i pochi milionaridella città, l'immaginario del "bello"per pochi eletti, lo sfarzo e il lusso,insomma il solito spettacolo che neltempo dell'oggi risulta offensivo neiconfronti di chi vive del proprio sala-rio, di chi arriva a fatica a fine mese, edi chi, invece, a fine mese non ci arri-va proprio...Stamani, al contrario, l'impercettibilemacchina quotidiana delle esecuzioni

riprende il suo violentissimo corso.Oltre cento sfratti in questo mese,quasi tutti BLOCCATI dai picchetti delMovimento di lotta per la Casa...L'immaginario solito della tutela delprofitto. In scena stamani due fami-glie di Via Maragliano, ridotte ai mini-mi termini dalla crisi e dalla disoccu-pazione.Da una parte due famiglie in crisi esenza alternativa, dall'altra il ConteMaragliano...

Chissà se la Firenze che guardava ilBELLO nella serata di ieri si rendeconto della rabbia che hanno in corpomigliaia di uomini e donne....Chissà se la Firenze ricca e bottegaiasi interroga sullo sfratto della scorsasettimana nei confronti di due anzia-ni di ottanta anni residenti dal 1968in Via Calamilauzza, proprio dietro aPiazza Signoria...Davanti alla violenza del mercatoeconomico, alla crisi, alla totale lati-

tanza istituzionale, rivendichiamo ilDIRITTO alla legittima difesa, aBLOCCARE GLI SFRATTI in assenzadi abitazioni e di edilizia popolare, aOCCUPARE GLI STABILI SFITTI PUB-BLICI E PRIVATI.

Prossimi sfratti: GIOVEDI 19 ORE8,30 Via Camaldoli 7 San Frediano

gli sfrattati del movimento di lotta

per la casa

L’occupazione delle donne trasloca ma non molla: noa strutture-prigione, dateci case vere.

Via Bardazzi 4. Hanno ripreso casa qui, a Novoli, lemagnifiche tredici della prima e unica occupazioneitaliana tutta al femminile.Non si sono fatte scoraggiare dallo sgombero di viaPier Capponi<http://altracitta.org/2014/06/05/polizia-e-comune-di-firenze-sgomberano-13-donne-e-8-bambini/> di una settimana fa, avvenu-to con uno spiegamento di forze allucinante, ehanno deciso con naturalezza di continuaresulla strada intrapresa: occupare per ribadire ilproprio diritto ad una casa vera. Le incontria-mo ancora intente a pulire le stanze del vec-chio hotel Madison, vuoto dal ’99.“Siamo un gruppo ormai consolidato, negliotto mesi di convivenza trascorsi abbiamosempre affrontato insieme le difficoltà, puravendo ognuna il proprio appartamento”, cispiega S. Il Movimento lotta per la casa si èreso conto della presenza di tante donne solee senza casa e ha tentato questo esperimentodi occupazione al femminile: funziona. “Ilpalazzo dove vivevamo fino a 15 giorni faappartiene ad una società di costruzioni chedopo anni di abbandono ha deciso di ripren-derselo, e a quanto pare, grazie a buone conoscenze,ha ottenuto rapidamente un’ordinanza di sgombero.Digos, pompieri, polizia, non mancava nessuno, tuttala zona è stata bloccata e transennata, nemmenofossimo pericolose! Sarà per via del Piano Casa

<http://altracitta.org/2014/06/04/ll-piano-casa-di-renzi-mette-a-rischio-i-diritti-di-cittadinanza-il-caso-di-firenze/> … E dire che il quartiere non si èmai lamentato, a malapena si sono accorti che c’era-vamo”. Dopo ore di resistenza e trattative, le occu-panti hanno ottenuto di poter portare via le propriecose. “Quando siamo entrate, non c’era nulla, erano

uffici deserti. Nel tempo abbiamo rifatto i bagni, ledocce, arredato le stanze… ora bisogna ricomincia-re da capo, ma pazienza: ormai siamo una forza,siamo unite”.Ma via Capponi non è stata solo un’occupazione abi-tativa: grazie al supporto di un’avvocato, una volta

ogni due settimane era aperto uno sportello di con-sulenza legale dedicato ad altre donne in difficoltà,con problemi legati ai documenti, al lavoro, ad abusio violenze. “Lo sportello sarà riaperto anche qui, nonappena ci saremo sistemate… vuoi un tè?”.Il tè alla menta, buonissimo e dolcissimo, alla maroc-china, lo ha preparato A., che ha sperimentato come

si vive nelle strutture del Comune: “Non mi piace, cisto male anche fisicamente. La sera la porta chiudealle nove, gli orari sono rigidi, vogliono sempre sape-re dove vai, perché hai fatto tardi… non puoi cuci-nare o mangiare quando vuoi, non sei libera nem-meno di farti un caffè!”. Lo stesso malessere l’ha pro-

vato L., che per il suo disturbo bipolare ha bisogno ditempi e spazi propri, da gestire in autonomia. “Hovissuto sia nelle strutture che in una famiglia affida-taria, ma erano situazioni in cui peggioravo… hobisogno di sentirmi attiva, una persona, non unamalata… in questo gruppo ho trovato un equilibrio,e, nel disagio, sto meglio di tanta altra gente”. Il pro-

blema delle strutture, aggiunge, è che nonpossono essere la soluzione, ma al limite untampone: “Di 3 mesi in 3 mesi ti possono rin-novare la permanenza, ma fino a quando? Iosono in graduatoria per la casa popolare dapiù di 10 anni, sono anche invalida eppure houn punteggio basso, non me la darannomai!”.A due passi da dove siamo, in via di Novoli,tanti appartamenti a canone “agevolato” cherestano vuoti. Affitti da 700 euro in su, cheM., anche se si alza alle 4 per pulire gli uffici,non potrà mai permettersi.Nell’occupazione c’è anche sua madre, la piùanziana insieme a una donna romena che,come tante badanti, si è ritrovata senza nien-te alla morte del datore di lavoro, e dormivaalla stazione.Italiane o straniere, sole o separate, giovani omeno giovani, col velo o in maglietta, quasitutte senza lavoro: tredici storie diverse,

costellate di difficoltà e incidenti di percorso, di queidettagli sufficienti a fare la differenza tra una vitalegale e una “abusiva”… L’occupazione continua e siprepara il pranzo, le bambine vogliono fare le melan-zane fritte.

Cecilia Stefani

Egregio ministro, io non me ne andrò

MISERIA E NOBILTÀ

PAGINA 13 VOCI

Considerazioni di uno solo per stradaPiù importante, per la riuscita, sarebbe stato, come lavedevo io: seguire un certo metodo ed avere unadeterminata costanza.Non esisteva, a mio avviso, la “cosa nuova” che rende-va ai tuoi occhi la vita giusta, esatta.Difatti, mi immagino, molti si ritrovano a ricomincia-re le medesime vicissitudini, eseguendo le medesimestorie senza l’attuabilità né la proposta di qualcosa divalido per molti e non per pochi; ovverossia che qual-cosa di valido lo è quando la riuscita del progetto sipresenta realizzabile.Avevo cominciato per caso e per un determinato inte-resse ad interessarmi di ciò perché anche questa èuna materia appartenente a cose dipendenti a tempipassati poiché a volte mi soffermo più che sulla miavita che quella di persone circa come me familiari,parenti simili che per ragioni vissute e trascorse damillenni ti fermano a soffrire al di fuori della tuavolontà e per quello ti trovi a scrivere in forma diver-sa le medesime cose che attendono soluzione, esito,come la storia diaria del figlio del generale che perme è una storia di tanto tempo fa vissuta tra le pagi-ne di altre storie di persone diverse e uguali che s’in-contrano di sfuggita per simili situazioni.

Emilio Ardu - 11/5/2014

Il potere che si atteggia da umile, ma che è arroganteDire a un politico moderno: non rubare

È come dire ad un aquila: non rapire agnelli.Dire a un militare: non essere arrogante

È come dire a un cane: non abbaiare, non ringhiare.Dire ad un intellettuale borghese: pensa obiettivamente, sii onesto

È come dire pensa a tua madre non come a una puttana.Poiché ogni stato ha origine nella rapina, nell’arroganza, nella menzogna,

così io vedo l’anima di ogni stato, di ogni potere costituito, il traguardo di ogni anima predatrice, arrogante, menzognera.

Ma l’aquila, il cane, son così per naturacome nell’antichità la puttana era per vocazione,

nello stato tutto diventa perversione.Uno stato sano necessita a sua guida chi governa con saggezza ed equità,e serve abbia intellettuali onesti , che conoscono il passato, il presentee che siano lungimiranti, cioè abbiano a cuore il futuro per lasciare

alle postume generazioni, un mondo sempre migliore.È l’ipocrisia dei moderni stati borghesi!!

Che con le menzogne vanno a fare le missioni di pace, cioè a vendere armi con superbia, rapina e arroganza.

Francesco Cirigliano

I consiglieri di “Una città in comune – PRC” di Pisa,hanno presentato in consiglio comunale la seguentemozione per il diritto ad ottenere la residenza anagra-fica per quelle figure che possono essere definite “tem-poraneamente in difficoltà” quali i richiedenti asilo, levittime di tratta, le vittime di violenza. Con il riconosci-mento della residenza queste persone vedrebbero rico-nosciuto il diritto di accesso ai servizi sociali e sanitarie al lavoro stesso (senza residenza non viene rilasciatala carta di identità, necessaria per stipulare il contrat-to di lavoro, l’attribuzione del medico di base, l’accessoai servizi sociali) e potrebbero avere maggiore possibi-lità di rendere più breve il loro disagio “temporaneo”.

DI SEGUITO IL TESTO DELLA MOZIONEConsiderato che la residenza anagrafica costituisceun diritto per il cittadino e un dovere per l’Ufficiale diAnagrafe, come chiarito da una costante giurispru-denza e – da ultimo – dall’autorevole pronuncia delConsiglio di Stato (parere n. 4849/2012), nonché dauna circolare interpretativa del Ministero dell’Interno(circolare n. 1, 14 Gennaio 2013).Considerato inoltre che, ai sensi della vigente norma-tiva anagrafica (art. 1, terzo comma, legge

1228/1954), «nell’anagrafe della popolazione resi-dente sono registrate le posizioni relative alle singo-le persone, alle famiglie ed alle convivenze, chehanno fissato nel Comune la residenza, nonché leposizioni relative alle persone senza fissa dimora chehanno stabilito nel Comune il proprio domicilio».Visto il DPR n. 223 del 30 maggio 1989, art 3, in cui siafferma che “fanno parte della popolazione residen-te di un comune le persone italiane, straniere o senzafissa dimora aventi la propria dimora sul territorio delcomune”.Vista la legge n.94 del 15 maggio del 2009 e relativacircolare sull’idoneità alloggiativa, che inaspriscel’accesso alla residenza per quei soggetti più fragili.Rilevato inoltre che, per garantire il diritto-doverealla residenza, i Comuni sono tenuti a iscrivere alrelativo Registro Anagrafico i cittadini che ne faccia-no richiesta, anche qualora abitino in dimore impro-prie, inidonee, non autorizzate o non conformi alledisposizioni urbanistiche. Ciò è confermato, oltre cheda una costante e pressoché unanime giurispruden-za, da una “storica” circolare del Ministerodell’Interno (la n. 8 del 29 maggio 1995), dal piùrecente parere del Consiglio di Stato (il già citato

4849/2012), e dalla citata circolare n. 1/2013 delMinistero dell’Interno.Considerato che il gruppo Abele con il sostegno diLibera e di altre realtà sociali e del volontariato halanciato negli scorsi mesi una campagna dal titolo“Miseria Ladra” in cui al punto 3 si chiede di estende-re la pratica che si attua in molte città rispetto alfenomeno dei senza dimora, concedendo la residen-za presso il Municipio o in un’altra sede comunale atutte quelle figure che possono essere definite “tem-poraneamente in difficoltà” quali i richiedenti asilo,le vittime di tratta, le vittime di violenza che, in virtùdi tale dispositivo, vedrebbero riconosciuto il dirittodi accesso ai servizi sociali e sanitari e al lavoro stes-so (senza residenza non viene rilasciata la carta diidentità, necessaria per stipulare il contratto di lavo-ro, l’attribuzione del medico di base, l’accesso ai ser-vizi sociali) e potrebbero avere maggiore possibilitàdi rendere più breve il loro disagio “temporaneo”Tenuto conto che diversi comuni italiani stannofacendo propria questa campagna, a partire da quel-lo di Roma con la mozione n.66 approvata dal consi-glio comunale.Il Consiglio comunale impegna il sindaco e la giunta

a riattivare e a rendere pubblica la possibilità di usu-fruire della residenza fittizia in via degli Uffizi o inaltra sede comunale per quelle figure descritte, tem-poraneamente in difficoltà e presenti sul territoriopisano;• ad attribuire la residenza a tutti i cittadini, italiani estranieri, che abbiano dimora abituale nel territoriodel Comune, indipendentemente dalla natura dellaloro dimora (e quindi anche a coloro che abitino inalloggi inidonei o occupati, in luoghi impropri osprovvisti dei requisiti igienico-sanitari, in campi,roulotte o baracche e simili). La tutela d’interessi cer-tamente meritevoli di considerazione, quali adesempio l’incolumità e la salute di chi abita in allog-gi impropri o non idonei, dovrà essere perseguita construmenti di politica sociale e abitativa, e nonmediante il rifiuto dell’iscrizione al RegistroAnagrafico”;• a convocare un tavolo di confronto con le associa-zioni, cooperative e uffici del comune interessati dal-l’argomento, per valutare insieme le modalità diattribuzione della residenza e le relative verifiche.

Presentata mozione sul diritto alla residenza anagrafica

Uno stormo di storniEra un pomeriggio già buio

Le luci della città sono acceseUn forte cantar di uccelli

Attrae tutti, cittadini e turistiChe gravitano in piazza stazione.

Ed eccomi a osservar la NaturaCome piace a me e a tutti I lettori di Fuori Binario

Cha apprezzano i miei scrittiE per questo mi fanno sentire

Felice e contento.

Enzo Casale

Ha preso vita il 7 giugno scorso il protale www.radio-cora.it, il progetto sostenuto dall'Anpi di Firenze e fon-dato sull'attualizzazione dei valori della Costituzione esul racconto delle nuove resistenze, condotte sui terri-tori, in difesa di quei principi al centro della lotta diLiberazione e della nostra Carta Costituzionale: dirittoal lavoro, dignità umana, istruzione pubblica, ugua-glianza sociale, tutela dell'ambiente e dei beni comuni.Il portale (che dal prossimo settembre conterrà ancheuna radio in streaming) propone video, interviste,reportage, articoli, gallerie fotografiche e campagnevolte a sensibilizzare ed approfondire temi spesso aimargini della quotidianità mediatica.A giugno hanno preso il via anche i corsi di formazionegratuiti rivolti a mediattivisti che vorranno contribuirein termini di contenuti e di partecipazione alla pro-grammazione di Radio Cora. Altre lezioni si svolgeran-no a settembre. Per informazioni [email protected]'Associazione Radio Cora sta allestendo inoltre lasede del progetto che sarà all'interno del Circolo ArciURL di San Niccolò.Nella pratica quotidiana radiocora.it <http://radioco-ra.it/> si impegnerà a rendere concreto il principio diindipendenza da punto di vista economico, finanzian-dosi attraverso il contributo degli ascoltatori ed utentidel portale che saranno chiamati a sottoscrivere unabbonamento di almeno 10 euro l'anno; delle fonti,attraverso la creazione di una 'rete' di referenti terri-toriali in grado di offrire un racconto diverso e piùautentico della realtà locale; della programmazione, intermini di emissione, di formati, di programmi, di lin-guaggi, che saranno tutti orientati alla missione dellaradio: quella di testimoniare concretamente i valoricostituzionali in ogni sua attività. Chi volesse contri-buire al progetto e diventare ‘amico/a di Radio Cora’può farlo versando almeno 10 euro sul conto aperto anome dell’Associazione Radio Cora, presso BancaEtica, IT49 Y050 1802 8000 0000 0173 825 causale‘tesseramento 2014’.

VOCI PAGINA 14

E l'universo perde bellezza all'inter-rompersi di una vita così bella.Antonio Tassinari è morto ieri.La bellezza del suo teatro l'ho cono-sciuta attraverso il racconto di duepersone straordinarie e fondamentaliper la mia vita: una era Barbara, cheadorava la forza di quel teatro, l'espe-rienza - che lei considerava immensanella sua autenticità - del Teatronucleo di Ferrara; l'altro è Salvatore,che mi ha spiegato negli anni la forzapolitica del lavoro di Antonio, l'esseretutt'uno il teatro, la politica e la vita.Salvatore, di Antonio era il padre.Il primo ricordo è per me sorridente,

divertente: avevo portato Barbara eAndrea per la prima volta nella casain campagna di Salvatore, nel cuoredel Mugello.Era la prima volta che Barbara eSalvatore avevano occasione di cono-scersi davvero. Fino a quel momentosi conoscevano solo per essersi incro-ciati alcune volte e attraverso quelloche io raccontavo ad uno dell'altra.Ad un certo punto il volto di Barbara

si illuminò dallo stupore: “ma ... tu ...sei ... il babbo ... di ... Antonio ...Tassinari?!?”.

Il babbo di Antonio Tassinari. Un po'come se mi avessero portato a passa-re un weekend nella casa del padre diBob Dylan e me ne accorgessi soloallora.Il babbo di Antonio Tassinari.Qualche settimana dopo Antonio eraa Massa ... Sancho Panza in unostraordinario Quijote!Ritrovai fino in fondo l'autenticitàpotente di quell'esperienza, l'autenti-cità del teatro nucleo e di Antonio. Ful'unica cosa che gli dissi, avvicinando-mi a lui per salutarlo. L'unica insiemead un omaggio alla impressionantesomiglianza con sua madre Giovanna,che tutti noi avevamo perso da poco.Dopo è stato Salvatore a raccontarmidi Antonio. Del teatro che è strumen-to di consapevolezza, di coscienza, dicomunità e di trasformazione.L'esperienza del teatro di comunità diPontelagoscuro. Un popolo che si rac-conta.Salvatore mi ha parlato del sensodella vita di Antonio fino a ieri l'altro.In questi giorni ci sentiamo spesso. Epenso a lui, sempre.Il dolore per la perdita di un figlio.Una tragedia per cui la lingua italiana

non ha nemmeno un nome.Ancora una volta è l'espe-rienza del dolore e dellamorte, che mi unisce a lui.Quante volte ne abbiamoparlato dopo la perdita diGiovanna e di Barbara, lecompagne della nostra vita!Ma la bellezza di Antonio èimmortale. Sono certo che isegni della sua opera, delsuo teatro, del suo impegno,siano indelebili, un graffionella coscienza di chi lo haconosciuto. Non si cancella-no.Ed io ringrazio sia Barbarache Salvatore di avermifatto conoscere, anche adistanza, Antonio. E abbrac-cio Salvatore e le sue figlie,abbraccio Cora e tutti quelliche lo hanno amato... contutta la forza che ho.

Enio Minervini

"per fare della vita

un'altra storia"

Antonio Tassinari

Firenze, 2 giugno 2014

Alcuni/e di voi sanno già che miofiglio Antonio sta perlasciarci, colpito da un malesenza scampo. Vi scrivoperché desidero sappiate dilui, della sua attività, alcunecose che, credo, sia utile,sotto il profilo sociale e,direi, anche politico, farconoscere.Antonio fin da giovanissi-mo, ancora quasi ragazzo,ha fatto teatro e, da allora,vita e teatro sono stati, perlui, la medesima cosa. Dal1981, dopo l’esperienzadegli anni settanta e, in par-ticolare, del ’77, era entratoa far parte di un gruppo tea-trale di origine latino-ame-ricana, Teatro Nucleo, arri-vato in Italia dopo il colpodi stato militare inArgentina del generaleVidela. Per più di trentaanni questo gruppo ha fattoteatro, scrive Antonio, “pergli spazi aperti, nell’incon-tro, nelle piazze di mezzomondo, con un pubblico vergine,popolare, quel pubblico inconsape-vole del proprio bisogno di teatro e

che dinanzi ai nostri spettacoli intui-va quanto il teatro sia centrale nellavita di ognuno e della comunità”.

Fin dall’antica Grecia, del resto, nellacittà di Atene, il teatro si è fondatosulla cittadinanza, sul bisogno di una

trasformazione sociale, in virtùanche di un’azione teatrale che fossedi valore estetico e insieme pedago-

gico.Decisivo è stato per Antoniol’incontro, in occasione difrequenti tournée inArgentina, con alcuni gruppidi Teatro comunitario, com-posti da non-attori, cittadinidi tutte le età, che, attraversoil teatro, lavorano sullamemoria collettiva del pro-prio territorio, nell’intentodi recuperare un passatocomune per vivere il presen-te con più coscienza e proiet-tarsi verso un futuro nuovo,da creare attraverso un’azio-ne artistica, ma al tempostesso sociale e politica.Da questa esperienzaAntonio si è mosso per crea-re a Pontelagoscuro, unquartiere periferico diFerrara, un teatro comunita-rio, che ha preso vita dal2006, ha prodotto spettacoli,composto da una sessantinadi persone di tutte le età, dicondizione sociale diversa,

ragazze e ragazzi, uomini e donne,che hanno restituito senso e nuovavita e speranza alla loro comunità,

come ogni altra disgregata e corrottada questa “civiltà” del mercato e deldenaro.

Mi sono permesso di raccontarviquesto squarcio di vita, innanzituttoperché sento il bisogno di condivide-re in qualche modo con amici e com-pagni il racconto di un’esperienza,che credo significativa, di un figlioche, nel pieno dell’”età forte”, trapoco non ci sarà più. Vorrei anche, sepossibile, offrire uno spunto, unaoccasione che possa favorire, non sisa mai, la diffusione di esperienzerisocializzanti di questo tipo, di cuitanto c’è bisogno in tempi come que-sto, quando tante persone sono con-dannate alla solitudine, se non alladisperazione Nelle prossime settimane uscirànelle librerie un volume che raccontaquesta esperienza comunitaria.. Iltitolo: “Un’avventura utopica. Teatroe trasformazione nell’esperienza delGruppo Teatro Comunitario diPontelagoscuro”.Chi ne volesse acquistare una copiapuò rivolgersi anche a me.

Ringrazio tutte/i per avermi ascolta-to.

Salvatore

Il Teatro nucleo di Ferrara“Per fare della vita un’altra storia” (Antonio Tassinari)

Antonio Tassinari se n’è andato il 10 giugno 2014 dopo unabreve malattia. Stava a Ferrara, ma è stato una presenzaviva e costante nelle strade e nelle piazze nella Firenzedegli anni 70, dei concerti e delle manifestazioni, deglispettacoli improvvisati, dell’assalto al cielo. E’ stato belloaverti incontrato.

maurizio De Zordo

Per fare della vita un’altra storia

Un’avventura utopica

PAGINA 15 VOCI

“È scesa la sera”

E’ scesa la sera

di questo caldo giorno di Giugno

tutto è più quieto, sono più sereno

il sole troppo caldo del giorno

radiava su tutto, anche sui dolorosi ricordi

sugli amici malati, troppo sofferenti

cagionandomi grande angoscia.

La sera è scesa, mi riposa gli occhi

anche il cuore sembra, non veder più dolori.

Francesco Cirigliano

Poveraccio poverello

Poveraccio poverello

vai avanti col tuo cuor cervello

un pò grullo un pò guerriero

ma tu forte, ma tu vero

ne sarai sempre fiero.

Non demordere

e vedrai

Il tuo giusto compenso avrai.

Guido Scanu (Passepartout)

27-28-29 GIUGNo: moNDEGGI FATToRIA SENZA PADRoNI

Il comitato Terra benecomune di Firenze

Mondeggi Fattoria SenzaPadroni, organizza

3 GIoRNI DI FESTA

nella fattoria di Mondeggi presso il centro aziendaledi Cuculia, con musica, teatro, giochi, scuola contadi-na, tavoli di informazione e discussione sul futurodella fattoria.

FERmIAmo LA SVENDITA DI moNDEGGI e ricostruiamone insieme il futuro creando un

PRESIDIo CoNTADINo!

Quella di Mondeggi è una storia come tante, troppealtre; una di quelle che stimolano la gastrite, perquanto sono difficili da digerire. Una storia, per chiancora non la conoscesse, fatta di sperpero e abban-dono, di sfruttamento irresponsabile, di responsabi-lità eluse e poi riversate sopra una collettività ignara,ma che rischia di avallare, col proprio disinteresse, lescelte e le mire dei suoi amministratori.

I 200 ettari della fattoria di Mondeggi, situati nelcomune di Bagno a Ripoli, sono proprietà dellaProvincia di Firenze ed ospitano vigneti, pascoli, oli-veti, boschi, giardini, fabbricati rurali e l’antica villarinascimentale intorno a cui tutto ruotava; terraabbandonata ormai dal 2009, di cui ormai si tieneconto soltanto quando diventa possibile accaparrarsii frutti pendenti che ancora, a scapito della suagestione scriteriata, le piante continuano a produrre.Un degrado perpetrato negli anni, attraverso opera-zioni che vanno dalla devastazione dei poderi, sosti-tuiti dalle colture estensive, alle sperimentazioni dimeccanizzazioni spinte che hanno stravolto il territo-rio, ha coinvolto Mondeggi nella sua totalità; l’anne-gamento nei debiti (oltre un milione di euro) e il con-seguente fallimento della società a controllo provin-ciale che l’amministrava non è stato altro che lo scon-tato epilogo. Così come scontata appare, per chi èavvezzo a relazionarsi con l’arroganza di chi gestisce

in maniera privatistica gli enti pubblici, la scelta ulti-ma della proprietà: vendere, o meglio svendere, permonetizzare un simile patrimonio immobiliare innome della stabilità di bilancio, ingrassando tascheprivate già gonfie di capitali da investire, liberandosicosì degli oneri di gestione ma anche dell’ecceziona-le potenziale in esso contenuto.Quella del comitato “Verso Mondeggi Bene Comune– Fattoria Senza Padroni” (MFSP) è una piccola storianella storia, che tenta di sovrapporsi con la propriaattività a quella venale e miope appena descritta,che prova a determinare un cambiamento sostanzia-le di direzione all’interno di un percorso che si defini-sce ineluttabile. Impedire la vendita per donarenuova vita a Mondeggi è l’obiettivo; agricoltura con-tadina, sostenibile e naturale, multifunzionalità e

orizzontalità totale i mezzi attraverso cui praticarlo;un documento, la Carta dei principi e degli intenti(http://tbcfirenzemondeggi.noblogs.org/carta-dei-principi-e-degli-intenti/) la bussola di cui ci siamodotati per auto-guidarci, per non perdere il sentierosul quale abbiamo deciso di camminare.

Sappiamo di non essere soli, bensì di avere l’appog-gio, per ora espresso sotto voce, di una comunità ter-ritoriale che desidera la rinascita di Mondeggi; e al dilà di essa possiamo contare su una galassia di espe-rienze complici in campagna come nelle metropoli,

in chi si batte contro la privatizzazione dei beni pub-blici, sostanziando al contempo l’ancora aleatorioconcetto di “bene comune”, nelle esperienze di auto-gestione, siano esse di spazi sociali piuttosto che abi-tative o produttive, nelle mille espressioni di lottache si prefiggono trasformazioni concrete e produ-zione di immaginario alternativo. Insieme all’espe-rienza per certi versi gemella di Caicocci, Mondeggi èstato assunto come impegno collettivo e primariodalla rete di Genuino Clandestino, costituita da unarcipelago di realtà contadine e non solo, per attuaree dare corpo, in queste due situazioni e attraverso diesse, ai presupposti intorno ai quali il suo organismosi è coagulato.Una fattoria abbandonata eletta a paradigma, quin-di, di ciò che poteva essere e non è stato, per conver-

tirla in ciò che potrebbe essere e che vogliamo diven-ti. Intendiamo riabitare Mondeggi e la sua terra persottrarla alla speculazione, per guardare la realtà dauna diversa prospettiva; vogliamo ripartire dallaradicalità di una proposta che intreccia al suo internonumerosi piani differenti, che in sé mescola cibo egioco, salute e lavoro, socialità e agricoltura. Il nostroproposito è dimostrare che, ben oltre le parole vuotedella retorica istituzionale, a cui piace spesso citare ilritorno all’agricoltura come risposta alla crisi senzaperò spendersi in alcun modo per favorirlo, processiauto-organizzati prendono vita e crescono sull’im-

pulso non soltanto della mancanza di alternative,quanto soprattutto sulla volontà di spendersi inqualcosa di essenziale, rigettando il superfluo ridon-dante in cui siamo immersi. Accedere alla terra, quin-di, per sperimentare in essa la gestione, o megliol’autogestione, di ciò che un qualcosa del genere ènecessario sia: un bene comune, una risorsa colletti-va, la cui fruizione sia garantita a tutte e tutti, la cuieconomia sia decisa in maniera comunitaria, benlontana dalle dinamiche di profitto imperanti.

Autogestire un bene comune per autogestire un pez-zetto della propria vita, in sostanza; un pezzetto cheauspichiamo possa crescere e crescere ancora.

Fino ad ora abbiamo messo in atto interventi “clan-destini” di cura e manutenzione del territorio agrico-lo e dell’area a parco, operando a Mondeggi da ester-ni: questo non ci basta più. I suoi 200 ettari racchiu-dono potenzialità enormi; su di essi vorremmo checonfluissero le energie di chi condivide il nostro per-corso, siano essi vicini o lontani, realtà organizzate osingoli, e soprattutto di una comunità locale minac-ciata della sottrazione di una porzione importante diterritorio. Per questo motivo abbiamo deciso di lan-ciare una 3 giorni di iniziative, dibattiti, socialità edivertimento, prevista per il 27-28-29 giugno, da uti-lizzare come trampolino per balzare oltre, per dareinizio alla fase di custodia popolare del bene comunein questione. Per far nascere in maniera collettiva econdivisa quel presidio contadino che vuol essere ilpreludio all’insediamento sul territorio di una pre-senza che lo sappia gestire e valorizzare, amare edifendere.Invitiamo quindi tutte le persone e tutte le realtàorganizzate di resistenza ad aderire esplicitamentecon un comunicato e a partecipare ad un’iniziativache vuol essere aperta e trasversale, ma antirazzista,antifascista e antisessista nell’animo, così come larealtà che la promuove.Infine vogliamo essere chiari: poiché ad oggi non vi ènessun accordo con le istituzioni non possiamo sape-re ciò a cui andremo incontro, non ci è dato conosce-re gli sviluppi che questa vicenda assumerà; ci augu-riamo però che il nostro passo possa essere riprodot-to quante più volte possibile, laddove la realtà e l’im-maginazione lo permettano.

mFSP – verso mondeggi rinasce in 3 giornihttp://tbcfirenzemondeggi.noblogs.org/https://www.facebook.com/mondeggi.bene-comune

Mondeggi rinasce in 3 giorni

DIRITTI PAGINA 16

ACAd In oGnI CITTÀ [ACAd PoInT] ISTruZIonI PerL'uSo: ad un Acad point e richiesto disvolgere diverse funzioni sul territo-rio.

rePerIre AVVoCATI SuL TerrI-TorIo: Acad ha gia una rete di avvo-cati a livello nazionale ma sarebbeimportante integrarla perche piuavvocati abbiamo e piu persone pos-siamo aiutare. Gli avvocati che inten-dono aderire all'associazione devonocompilare l'apposito modulo che viforniremo.

SPorTeLLo LeGALe: come sapete ilsupporto che Acad offre ruota intornoad un numero verde attivo 24 ore su24, vien da se che se ci arriva unasegnalazione dalla vostra citta invite-remo la persona a prendere contatticon voi ai recapiti che ci fornirete.Se credete potete anche decidere ditenere uno sportello aperto in orari egiorni fissi della settimana dove lepersone possono venire a chiedereassistenza di persona.

PreSenZIAre ALLe udIenZe deI

ProCeSSI In CorSo neLLAVoSTrA CITTÀ: le famiglie chehanno subito abusi nelle aule di tribu-nale si trovano sole, e importante chequesto non avvenga piu pertanto erichiesto all'Acad point di divulgaresempre le date relative ai processi incorso e a presenziare fisicamenteogni volta che e possibile. Se chi vaalle udienze ci tiene aggiornati intempo reale siamo a nostra volta ingrado di dare informazioni attraversola pagina facebook.

orGAnIZZAre InIZIATIVe PuB-BLICHe: per tenere sempre alta l'at-tenzione sarebbe importante organiz-zare almeno 2/3 iniziative all'annosul tema degli abusi in divisa, possi-bilmente anche utilizzando spazi pub-blici per coinvolgere ancora piugente.

monITorAGGIo: poiche spesso evolentieri e capitato che notizie diabusi abbiano trovato solo pocherighe di spazio su quotidiani locali vipreghiamo di guardare quotidiana-mente i giornali locali e di segnalarcieventuali notizie tramite messaggio

facebook sulla pagina www.face-book.com/AcadOnlus.

CondIVISIone noTIZIe: la paginafacebook anche se con molta faticaviene aggiornata costantemente,tenetela sempre d'occhio e condivide-te il piu possibile le notizie.        ComunICAZIone TrA ATTIVISTIdeLLo STeSSo ACAd PoInT: eimportante utilizzare mezzi di comu-nicazione efficienti in modo da potercontattare tutti rapidamente in casodi urgenza, consigliamo di creare ungruppo su whatsupp oltre che unamailing list. C'e inoltre da creare lamail acad(nome della citta)@autisti-ci.org. Questo indirizzo mail verrainserito insieme agli indirizzi di tuttigli Acad point nella miling list nazio-nale, a livello locale vedrete poi voi segestirlo come account colletivo o sequalcuno fa da filtro. La mailing listcittadina dovrebbe essere acad(nomedella citta)@inventati.org.

PAnneLLI InFormATIVI: abbiamorealizzato delle schede (per la mag-giorparte testi rivisti e corretti dalle

famiglie) dove si racconta quantoaccaduto. In ogni Acad point cidovrebbe essere una parete, unabacheca o quello che preferite dovetenere sempre esposte queste schedein modo tale che la gente che attra-versa gli spazi si possa informare.

TeSSerAmenTo e AuToFInAnZIA-menTo: l'acad point e il punto di rife-rimento di Acad nella citta per cuideve essere un luogo dove potersitesserare e dove fare iniziative diautofinanziamento per raccoglierefondi che andranno a sostenere lespese legali delle famiglie e le attivitadell'associazione.

Come dIVenTAre un ACAdPoInT: seganalateci via mail all'indi-rizzo [email protected] i datidel vostro spazio, raccontateci un po'di voi e successivamente vi invieremotutto il materiale.

Se VoLeTe CoLLABorAre e SIeTePerSone SInGoLe: scriveteci ilnome della vostra citta e vi mettere-mo in contatto con l'Acad point piuvicino

Mando queste poche righe senza le foto che sono

strazianti e fanno male a guardarle!

di: CHECCHINO ANTONINI

Il fratello di Riccardo Magherini e il suo legale,Fabio Anselmo, stanno presentando con LuigiManconi le immagini inedite dell'ennesimo episo-dio di malapolizia.Di nuovo le foto di un corpo straziato sbattute sullagrande rete, sulle pagine dei giornali, ad affioraredai tablet dei pendolari, sugli schermi dei tg diprima serata. La decisione estrema di una famigliadi fronte all’atroce incredulità di chi dovrebbe inda-gare sulle ragioni di quella morte. Come furonocostrette a fare Ilaria Cucchi, Patrizia Adrovandi,Lucia Uva, e altre donne, oggi è Andrea Magherini,fratello di RICCARDO, a mostrare le immagini del-l’ex calciatore morto il 3 marzo a Borgo SanFrediano, a Firenze, dopo essere stato bloccato daicarabinieri in seguito a una crisi di panico, secondola procura provocata dall’assunzione di cocaina.Secondo alcune testimonianze, due dei quattrocarabinieri intervenuti avrebbero dato dei calci aMagherini mentre era a terra, ammanettato a facciain giù, con le braccia dietro la schiena e a torsonudo. I video e le foto sono appena stati presentatiin Senato in una conferenza con Luigi Manconi eFabio Anselmo, appena nominato legale della fami-glia. Sono le immagini e le voci di un fermo violentoin una strada di Firenze. La vittima che grida ripe-tutamente aiuto. I carabinieri su di lui, le manette aipolsi, l’ambulanza senza un medico.

“Un sano principio, non discriminare”Io miro i Rom con ammirazione

Io miro i Rom con timoreMio primo comandamento: non discriminare

Ho per molto tempo cercato libertà, etica, bellezzaGli zingari non le cercano, le hanno

Sì, loro sono liberi, etici e belliDa loro non è mai venuta nessuna guerraCiò basta a convincermi che sono etici

Da loro non ho mai ricevuto offesa ed oltraggioCiò basta a convincermi che rispettano la mia libertà

Poiché solo loro sono veramente liberiSulla bellezza poi è questione di gustima io li ho trovati i più belli di tuttiQuesto popolo Rom ossia gli uominiA ben guardare sono i veri uominiMe lo conferma il romanzo Carmen

Un popolo libero non ha bisogno dello StatoQuindi non fanno leggi ingiuste ed ad personam

Non avendo uno Stato non bisognano di armi e di guerreCosì pure non avendo lavoro organizzatoNon sfruttano nessun operaio salariatoI Rom sono liberi, sono sani, sono belli

Sono i bohémiens!!!

Francesco Cirigliano

Riccardo Magherini