Favole - i racconti della buonanotte - · PDF fileLa vita è bella e non possiamo...

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FAVOLE

i racconti della buonanotte

di Enrico Vivan [email protected]

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Novembre 2013 by Enrico Vivan

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FAVOLE – i racconti della buonanotte

UGO

C’era una volta,

in un Paese lontano, un bel gufo chiamato Ugo. Nessuno saprà mai chi gli dette quel nome un po’ pomposo ma certamente era un nome che gli assomigliava. Ugo era grosso e pesante, sempre affamato. Le piume grigie ed i grandi occhi rotondi gli davano un aspetto imponente. Aveva molti amici tra gli uccelli del bosco perché dava sempre buoni consigli ed era un discreto poeta. Tra gli alberi, sapete, ci si annoia ma Ugo sapeva come attirare l’attenzione e dare un pizzico di felicità a tutti. Una sera, dopo essersi schiarito la voce, gridò : Amici animali, venite qui ed ascoltate! Cari amici, disse, non mi piace vedervi così tristi ed indolenti. La vita è bella e non possiamo sprecarne nemmeno un minuto. Fringuelli, cince e cardellini sollevarono il capo e si fecero attenti perché ,quando Ugo usava quel tono di voce, la situazione diventava sempre interessante. Ho pensato, continuò il gufo, che potremmo trasferirci per un poco in città , vedere come vivono gli uomini ed imparare da loro qualche cosa che ci consenta di essere più felici al nostro ritorno. Fantastico ! cinguettò l’usignolo saltando di ramo in ramo. Magnifico ! disse il fagiano frugando tra le foglie secche con il becco alla ricerca di qualche seme. L’indomani mattina, alle prime luci dell’alba, passerotti e

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piccioni , che già erano abituati alla città, guidarono centinaia di uccelli a destinazione. Volarono altissimi per non correre rischi inutili ed atterrarono sui tetti delle case ancora addormentate. Dalla strada arrivavano sempre più forti i rumori del traffico e questo a quelle povere bestiole non piaceva. I più piccoli si rifugiavano sotto le tegole mentre gli altri si posavano sulle antenne della televisione e sui tralicci . Solo i passeri ,dal cuore impavido, saettavano tra le auto in corsa a caccia di cibo. Dai camini usciva un fumo soffocante che ricordò a molti quello di un incendio nella foresta. Ugo stava pensando al fatto che forse era il caso di rientrare quando improvvisamente una cincia, spaventata a morte, cadde in un giardino. Cosa fare? Un gatto enorme si avvicinò alla bestiola leccandosi i baffi e ……… scappò subito all’arrivo di un bambino che urlava a squarciagola VIA ! VIA! BESTIACCIA! Il gufo guardava la scena con i suoi grandi occhi arancioni ma non pareva preoccupato. Anzi. La cincia piano piano si riprese dallo spavento e volò via. Dopo alcuni giorni tutti gli amici si ritrovarono intorno all’albero di Ugo per una chiacchierata , eccitatissimi dopo l’avventura . Che paura però ….. , sospirò una colomba, a cui il fumo dei camini aveva annerito un poco le penne. Che rumore in quella strada …., cinguettò un usignolo, che non era riuscito a spandere nell’aria il suo canto dolcissimo a causa del rombo dei motori, dei clacson e delle grida. E cosa dovrei dire io, pigolò la cincia, che per un pelo non sono finita nello stomaco di un orrendo gatto mannaro ! Ugo, come sua abitudine, osservava la scena ed

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ascoltava senza dire nulla, come fanno i saggi. Dopo aver riflettuto qualche minuto prese la parola e disse: amici miei, è vero. La città non fa per noi ed anch’io non vedevo l’ora di tornare a casa. Il nostro modo di vivere non è compatibile con quello degli uomini perché, per noi, l’ambiente e la natura sono nostro padre e nostra madre. Una cosa però è accaduta: un bambino ha salvato la nostra amica cincia senza chiedere nulla in cambio. E’ un fatto raro e bellissimo. Dimostra che non esiste mai una cosa interamente buona od interamente cattiva. Anche in città è spuntato un fiore di speranza. Gli uccellini improvvisamente si zittirono ed il bosco piombò nel silenzio. Si sentiva solo un rumore: quello del fagiano che continuava a cercare semi tra le foglie secche.

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L'ASINO DI GIUSEPPE

C’era una volta

un piccolo paesino costruito sulla riva di un lago color smeraldo. C’erano la chiesetta con il suo campanile, la farmacia, la casa del dottore , la casa di Giuseppe e quelle di pochi altri contadini. Non molto lontano era stata costruita la scuola ma i bambini erano così pochi che venne chiusa un paio d’anni prima dal Signor Sindaco. Le giornate si trascinavano lentamente e solo la vista di quel bellissimo lago dava un poco di gioia. L’unico abitante veramente contento era Giuseppe. Zappando l’orto fischiettava allegramente e salutava tutti al loro passaggio; buonasera Signor Farmacista ! Buongiorno Signor Parroco ! Giuseppe non era ricco ed il suo unico bene era un vecchio asino che si chiamava semplicemente … asino. Nessuno gli aveva mai dato un nome perché veniva considerato solo un attrezzo da lavoro come il badile o l’aratro. La bestia era tranquilla perché tutto sommato mangiava a sufficienza e non lavorava troppo. Di tanto in tanto faceva quattro passi nel prato brucando trifoglio e margherite. La sua unica distrazione era la fiera annuale del paese quando tutti si incontravano per comprare e vendere i prodotti della terra e mangiare quello che le donne cucinavano per l’occasione … il tutto innaffiato da un ottimo vino, s’intende!

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L’aria era satura degli aromi di rosmarino, salvia, maggiorana e limone mentre dalle griglie sfrigolanti saliva l’odore delle salsicce e del lardo di maiale. Cani e gatti puntavano impazienti i loro nasi verso questo ben di Dio sperando nella bontà degli uomini. In quei giorni l’asino incontrava, ormai da anni, un’asinella bianca di nome Alice. Ogni volta strofinavano i loro musi uno contro l’altro e commentavano in asinese gli avvenimenti dell’anno appena trascorso. Il fatto che aveva suscitato più clamore era stato il furto di una cassetta contenente le offerte fatte in chiesa dai fedeli. Fino a quel momento nessuno aveva mai rubato nulla in paese. Chi poteva essere stato ? I due gendarmi che presidiavano la caserma di quella zona avevano battuto in lungo ed in largo il territorio circostante senza trovare alcun indizio. Ormai erano passati molti giorni ed il Signor Parroco aveva quasi perso la speranza di ritrovare le sue elemosine. Nel frattempo la festa continuava serena, la gente rideva, mangiava e beveva. Cani e gatti erano attentissimi a tutto questo movimento ed ora, di tanto in tanto, zzzzac, inghiottivano veloci qualche pezzetto di pane e di pancetta. Improvvisamente l’asino di Giuseppe si scostò bruscamente dalla sua amica piegando all’indietro le lunghe orecchie. Ricordò che il giorno prima al passaggio di un giovane lungo la strada del paese sentii un tintinnio a cui, in quel momento, non diede importanza. E quel giovane era lì, a pochi metri da lui. Senza pensarci due volte, sotto lo sguardo allibito di Alice che non capiva, partì all’attacco.

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Non era più l’asino tranquillo che tutti conoscevano ma si trasformò in un toro infuriato. Infilò il muso tra le gambe del ragazzo e lo sollevò facendolo ricadere sulla strada. Il rumore delle mille monetine, che uscendo dalle tasche rotolavano al suolo, fece accorrere tutta la gente ed anche i due gendarmi. Nessun dubbio: erano le offerte rubate in chiesa. E’ stato lui , è stato lui gridarono i presenti mente i gendarmi bloccavano il ladro per impedirgli di scappare. Arrivò anche il Signor Sindaco. Non credeva ai suoi occhi: un asino senza nome aveva catturato un malvivente con intelligenza e spirito d’osservazione. Anche Giuseppe era sbalordito per aver vissuto accanto ad un eroe senza saperlo. Venite tutti qui, urlò il primo cittadino: da oggi in paese non ci sarà più l’asino di Giuseppe ma il Signor Asino a cui tutti dovranno rispetto per la sua umiltà ed il suo coraggio. Giuseppe, orgoglioso, gonfiò il petto ed Alice, felice quanto innamorata, fece scorrere una piccola lacrima sul muso. Il Signor Asino invece, dritto sulle quattro zampe , guardò il Signor Sindaco negli occhi e ragliò così forte che al pover’uomo cadde il cappello. Era un raglio di liberazione e di felicità.

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Enrico Vivan

continua ...