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1
Matricola N. 0000469995
ALMA MATER STUDIORUM
UNIVERSITA’ DI BOLOGNA
Facoltà di Medicina e Chirurgia CORSO DI LAUREA IN INFERMIERISTICA
FAST TRACK IN PRONTO SOCCORSO:
STRATEGIA PER OTTIMIZZARE LE RISORSE
E RIDURRE I TEMPI D’ ATTESA
Elaborato finale in: Area Critica C.i.
Relatore:
Dott. Marco Galletti
Presentata da:
Carola Russo -------------
-----------------
Correlatore:
Inf.
Pietro Caputo
Sessione II
ANNO ACCADEMICO 2011/2012
2
Indice
Introduzione……………………………………………………pag. 4
Capitolo 1
Cenni storici…………………………………..…….…………pag. 7
Triage:lo scenario
italiano………………….……………….………….…….…..pag. 12
Obiettivi del
triage……………………………………..………….………..pag. 15
I Modelli
organizzativi………………………………..…….…..………pag. 18
Sistema di valutazione e
codifica…………………………………………….…..…..…pag. 26
Funzionigramma……………………...……………...……….pag. 44
Infermiere di triage: requisiti e
formazione……………………………………………..…..…pag. 47
Triage globale o avanzato le nuove
frontiere……………………………………………….…..….pag. 53
Capitolo 2
Overcrowding: problematica crescente nel nuovo
millennio………………………………………………….….pag. 57
Sovraffollamento degli ospedali ed
insicurezza……………………………………………...…….pag. 58
3
Fast track o percorsi brevi:definizione e
sviluppo………………………………………………….…..pag. 68
Riferimenti
legislativi…………………………………………………….pag. 72
Uno sguardo alla realtà dell‟Emilia
Romagna………………………………………………….....pag. 79
Capitolo 3
Fast track nell‟ ospedale Infermi di
Rimini……………………………………………….…….…pag. 83
Percorso Fast track
oculistico…………………………………………………….pag. 90
Percorso Fast track
otorino……………………………………………….………pag. 96
Capitolo 4
Flussi Pronto Soccorso di
Rimini…………………………………………………..……pag. 101
Studio retrospettivo e osservatorio sugli accessi fast track oculistico
ed otorino…………………………………………………….pag. 103
Materiali e
Metodologia………………………………………………….pag. 105
Risultati………………………………..……………………..pag. 106
Conclusione………………………………..……………...…pag. 109
Allegati…………………………………..……………..…....pag. 112
4
Bibliografia……………………………….……………….pag. 130
Sitografia………………………….……………………….pag. 134
5
Introduzione
“Le attese di chi accede al pronto soccorso a volte sono specifiche e
chiaramente espresse, ma a volte sono aspecifiche e non sempre
chiaramente espresse. La prontezza, la sollecitudine e la competenza
di chi opera in Pronto soccorso deve soddisfare necessità dell‟utente
come quelle di essere: subito accolto, ascoltato, compreso, aiutato,
rassicurato, informato e rispettato. Chi sono le persone che
accedono in pronto soccorso? Sono persone che di solito “esigono”
(in quanto sono consapevoli di esercitare un diritto. Le persone non
accettano o accettano male di “DOVER ATTENDERE” in un pronto
soccorso (“...che pronto soccorso è...?”). Le persone spesso non
esprimono tutto o chiaramente (se non addirittura tendono a
nascondere) certi loro bisogni. Tuttavia, quasi sempre atteggiamenti
inizialmente tendenzialmente “aggressivi” si attenuano subito con la
presa in carico del paziente, scompaiono del tutto durante la visita e
si trasformano in senso di gratitudine e talora quasi di eccessiva
riconoscenza alla fine della prestazione di pronto soccorso (...scusate
il disturbo...)”. Persone che al primo impatto non sono cordiali nei
confronti del personale. Momento cruciale nei rapporti con queste
persone è quello dell‟arrivo in pronto soccorso. Persone che per la
prima volta accedono in pronto soccorso e sono quelle più
impazienti, nervose, intolleranti. Sono molte le persone che arrivano
in pronto soccorso e molto le variabili patologiche e non di meno le
variabili caratteriali che le accompagnano. All‟ingresso, queste
persone, che giungano spontaneamente o accompagnate dai mezzi di
soccorso, devono essere accolte, osservate, selezionate e
adeguatamente indirizzate per il trattamento più appropriato. Questo
accoglimento, in pronto soccorso, viene definito TRIAGE, uno dei
momenti più importanti e delicati in cui sono impegnati gli Infermieri
di Pronto Soccorso. Il TRIAGE è la metodica di selezione dei
pazienti, l‟inquadramento delle varie malattie e lesioni traumatiche in
base a elementi sintomatologici e segni clinici che permettono di
formulare una diagnosi infermieristica e definire un codice di gravità.
I criteri del triage sono in genere sempre gli stessi e riproducibili in
6
diverse condizioni, sia per eventi traumatici che per urgenze di altro
tipo; è necessario prioritariamente salvaguardare le funzioni vitali.
Il costante aumento, soprattutto nell‟ultimo decennio, della richiesta
di prestazioni nei
servizi di Pronto Soccorso italiani, ha reso inevitabili per gli utenti
lunghe attese spesso con ripercussioni negative sui pazienti che
necessitano di cure urgenti. E‟ nata pertanto l‟esigenza di gestire
l‟afflusso e l‟attesa degli utenti secondo criteri che salvaguardino
coloro che potrebbero avere danno dall‟attesa prolungata.
Il triage, quale primo momento di accoglienza del paziente che
giunge in Pronto Soccorso è svolto da un infermiere che provvede a
valutare la gravità delle condizioni cliniche, il possibile rischio
evolutivo ed a stabilire, anche in base alle risorse disponibili, l‟ordine
di accesso alla visita medica.
La funzione di Triage non riduce i tempi d‟attesa di tutti gli utenti,
ma li ridistribuisce a favore di chi ha necessità di interventi urgenti”.
Una delle definizioni che meglio descrive l‟attività di triage in ambito
sanitario è quella fornita dall‟American College of Surgeon: “il
TRIAGE consiste nell‟ attribuzione dell‟ordine di trattamento dei
pazienti sulla base delle loro necessità di cura e delle risorse
disponibili”.
L‟ infermiere di triage ha il difficile compito di regolare il flusso di
utenti che giungono in Pronto Soccorso, attraverso un processo
decisionale dinamico che si avvale di un esame sistematico testa –
piedi, dell‟analisi di segni e sintomi, spesso “piccoli” ma possibili
“messaggeri” di problematiche cliniche anche molto importanti e
della rilevazione di parametri vitali (pressione arteriosa, frequenza
cardiaca, temperatura corporea, saturazione di ossigeno) specifici per
ogni protocollo.
In pochi minuti l‟operatore deve decidere l‟attribuzione di un codice
di priorità per assicurare al cittadino il trattamento più idoneo, nel
tempo più breve, rispetto alla gravità clinica presentata.
Attualmente è presente una nuova necessità:
dibattere sulle procedure in atto e sulle caratteristiche del proprio
sistema di accettazione e selezione dei pazienti, al fine di verificarne
l‟efficacia e l‟efficienza formulando ipotesi di miglioramento e
progetti di verifica/revisione.
7
Nei sistemi sanitari, i professionisti devono favorire le logiche di
qualità e sviluppare una cultura professionale per il continuo
miglioramento dei processi che portano all‟ importante decisione di
triage, diffondendo maggiormente l‟utilizzo degli strumenti della
qualità tra cui l, che si presta ottimamente all‟analisi dell‟attività di
triage, con l‟ausilio di un sistema di indicatori, che aiuti i singoli ed il
gruppo a svolgere la propria attività al meglio, riferendosi alle
evidenze scientifiche più attuali.
L‟elaborato consta di 5 capitoli.
Una attività strutturata in questo modo lascia poco spazio alla
condivisione ed all‟analisi delle problematiche individuate sul campo
e la ricerca degli errori e delle criticità necessarie alla correzione
della pratica clinico-assistenziale è lasciata al singolo professionista
ed alla sua attitudine ,all‟analisi retrospettiva del proprio operato, che
non si traduce totalmente in un miglioramento di tutto il gruppo.
Questo elaborato si propone alcuni obiettivi che saranno utili per
comprendere i punti cardine del sistema di emergenza, analizzando
l‟organizzazione del Dipartimento Emergenza-Urgenza ed
Accettazione focalizzando l‟attenzione sul sistema Triage che è
appunto l‟argomento ed il soggetto di questo lavoro.
Parlando di Triage andremo ad analizzare: riferimenti legislativi
relativi al Triage stesso, la storia e la motivazione per la quale è stato
ideato, le finalità del Triage all‟interno del DEA, le caratteristiche del
personale addetto al Triage, la struttura necessaria per fare Triage ed i
supporti metodologici per effettuarlo (scheda).
L‟argomento Triage verrà affrontato anche nel complesso della sua
attuazione operativa, attraverso la procedura di accettazione e prima
valutazione, valutazione oggettiva-soggettiva fino all‟attribuzione del
codice di gravità ed i percorsi operativi.
Per il raggiungimento di questi obiettivi ci avvarremo di uno studio
osservatorio e retrospettivo sui fast track.
Abbiamo utilizzato il programma presente nella struttura ospedaliera
di Rimini (Medtrack) un database con tutti gli episodi presenti in
riferimento agli utenti registrati negli anni, che si sono recati in
ospedale.
.
8
Capitolo 1
Cenni storici
La connotazione triage ha radici profonde,si pensi che essa era già
annoverata negli archivi della medicina militare del XVIII secolo. Un
rudimentale triage fù ideato durante le battaglie napoleoniche(a tal
proposito si ricorda il chirurgo barone Jean Dominique Larry il quale
adottò differenti criteri di priorità dei soccorsi e degli interventi
necessari,scegliendo infatti di soccorrere per primi gli ufficiali e i
soldati che arrecavano lesioni meno gravi, in modo da poterne
usufruire nella battaglia successiva. In questo fu affiancato dal
comandante del battaglione, capitano Percy, che istituiva il primo
corpo dei Barellieri per raccogliere i feriti "recuperabili" nei campi di
battaglia, e assoldava un chirurgo che, nei periodi tra uno scontro e
l'altro, visitava ed operava in una tenda, all'ingresso della quale stava
un militare - il baggage master - che selezionava la priorità di accesso
alle cure. Atterrito inoltre per i ritardi dei soccorsi verificatisi nella
battaglia di Jean,introdusse un rustico mezzo di soccorso,antenato
della nostra ambulanza,fabbricato con un affuso di cannone trainato
da alcuni cavalli. J. Goerke, amico di Larrey, importa in Germania i
principi organizzativi del soccorso ai feriti; inoltre, fonda ed istruisce
delle infermiere volontarie prussiane. Contemporaneamente, una
gentildonna inglese di famiglia molto ricca e colta, giungeva in
Germania per dedicarsi al lavoro di infermiera. Si trattava della
ventenne Florence Nightingale (1820-1910), futura figura principe
della professione infermieristica. Il 22 agosto 1864, quando una
conferenza diplomatica, cui presero parte i plenipotenziari di 12 Stati,
approvò la “Convenzione di Ginevra per il miglioramento della sorte
dei feriti in guerra", con la quale si stabilirono l'obbligo della raccolta
e della cura dei feriti e dei malati di qualunque nazionalità, la
neutralità degli ospedali militari, delle ambulanze e del personale
sanitario e l'adozione di un apposito emblema protettivo: la croce
rossa su fondo bianco. Nel 1867 fu convocata la prima Conferenza
9
Internazionale della Croce Rossa a cui presero parte, oltre al CICR1 i
rappresentanti di 9 governi e di 16 Comitati Nazionali,
successivamente denominate Società Nazionali .
Nel corso della Prima Guerra Mondiale tutti gli eserciti sono dotati
di un Corpo Sanitario Militare, specializzato nel recupero e nella
cura dei feriti al fronte.
Anche l'impegno delle Società Nazionali di Croce Rossa e del CICR
fu immenso. Venne mobilitata una enorme quantità di mezzi, di
materiali e di risorse.
In epoca recente ritroviamo il triage durante le guerre del Vietnam e
di Corea con caratteristiche più evolute e perfezionate sia riguardo la
sua applicazione e sia per la sua organizzazione. I medici militari
statunitensi ebbero modo di affinare le tecniche e lì organizzazione
del soccorso comprendendo l‟importanza del “fattore tempo” ai fini
del successo della cura.
Parlarono per la prima volta della “golden hour”, la preziosissima
prima ora dall‟evento entro la quale il paziente bisognoso deve
giungere all‟osservazione dei curanti. Ancora oggi il Triage viene
applicato nella medicina della guerra: le tecniche più avanzate in
materia sono state elaborate dagli israeliani e risale al 1983 un loro
progetto per l‟evacuazione di 2.500 feriti dai campi di battaglia in 45
minuti. Queste tecniche elaborate in Israele sono state poi adottate
anche nel corso del conflitto in Bosnia Erzegovina.
Appare evidente l‟influenza esercitata dall‟esperienza militare sulla
nascita del metodo di Triage, introdotto in ambito civile in particolare
per le emergenze di particolare gravità nelle quali viene impiegato
per il primo soccorso delle vittime sul luogo dell‟evento.
Forti di questa esperienza i chirurghi militari reduci iniziarono a
criticare l‟organizzazione dei soccorsi nella società civile in tempo di
1 Comitato internazionale della croce rossa
10
pace, giungendo a proporre un sistema di filtro extra ed intra-
ospedaliero dei pazienti, al fine di ottimizzare gli interventi
rendendoli veloci ed efficaci. Nacque così, intorno ai primi anni
Sessanta negli Stati Uniti d‟America, il primo sistema di Triage
ospedaliero non militare, proposto e caldeggiato dai medici militari in
base all‟inevitabile assimilazione del pronto soccorso ad un campo di
battaglia; infatti un‟importante quota della popolazione non avendo
una copertura assicurativa sanitaria si rivolgeva al PS4 poiché era
l‟unica struttura tenuta per legge federale a prestare gratuitamente la
prima assistenza. Naturalmente il criterio base, su cui ancora oggi è
fondato il sistema di Triage, fu l‟esatto contrario di quello
napoleonico: l‟urgenza del trattamento deriva dalla gravità delle
condizioni cliniche. Nell‟ultimo decennio si sono moltiplicati i
documenti teorici riguardo il Triage, elaborati sia da paesi europei
quali Gran Bretagna, Francia e Italia, sia dagli Stati Uniti. Il Triage è
stato definito come “l’arte di decidere le priorità di trattamento e
d’evacuazione di più feriti dopo una rapida valutazione iniziale; il
suo scopo è di salvare il maggior numero di pazienti in relazione ai
mezzi a disposizione e alle circostanze dell’evento”2.
Oggi il termine Triage è utilizzato in campo sanitario per definire un
“Percorso decisionale dinamico, basato sull’attuazione di un
processo metodologico scientifico, capace di stabilire il grado di
presunta gravità clinica presente in un soggetto, identificabile
mediante l’utilizzo di un sistema di codifica indicante la priorità
assistenziale”3 [15].
Nel caso del PS i pazienti vengono quindi selezionati e classificati in
base all‟urgenza delle loro condizioni cliniche, non in base all‟ordine
di arrivo.
La parola Triage, vale a dire “tripartizione”, con una parola ripresa
dal lessico francese, fu scelta curiosamente mutuandola dalla pratica
della scelta delle bacche di caffè, che veniva fatta con la separazione
2 American College of Surgeon Committe on trauma.
3 Gruppo Formazione Triage, San Marino.
11
delle stesse in diversi gruppi in base alle diverse fasce di
maturazione. Oggi il termine Triage descrive un esame delle
patologie, con l‟intento di determinare la priorità di trattamento (e/o
di trasporto) in una situazione intra o extra ospedaliera. Ovviamente
il suo utilizzo è preminente nelle grandi catastrofi, ma viene
normalmente utilizzata anche nei Pronto Soccorso degli Ospedali. La
funzione del Triage costituisce uno strumento operativo cruciale nella
gestione di un Dipartimento di Emergenza, che anche se non sempre
è in grado di conseguire un risparmio sulla quantità totale dei tempi
di attesa, sicuramente può e deve operare una ridistribuzione della
priorità d‟accesso a favore di chi presenta una patologia più grave. Si
tratta dunque di un processo dinamico di classificazione rapida dei
pazienti sulla base dell‟urgenza del trattamento che serve: si basa
sulla natura e la severità della malattia e dei sintomi, sulla possibilità
evolutiva a breve e medio termine, sui segni vitali e un esame fisico.
Secondo l‟American College of Surgeon Committee on Trauma, il
triage può essere definito come: “l‟arte di decidere le priorità di
trattamento e di evacuazione di più feriti dopo una rapida valutazione
iniziale”.
Per il G.F.T. (Gruppo formazione Triage) sono possibili altre due
definizioni:
“Percorso decisionale dinamico, basato sull‟attuazione di un processo
metodologico scientifico, capace di stabilire il grado di presunta
gravità clinica presente in un soggetto, identificabile mediante
l‟utilizzo di un sistema di codifica indicante la priorità assistenziale”.
Oppure “Il triage è quell‟insieme di azioni svolte durante
l‟accoglienza dei pazienti che accedono al pronto soccorso, che
tendono a identificare la gravità clinica presunta e conseguentemente
a stabilire la priorità d‟intervento”.
Il triage attualmente si può trovare sia in ambiente intraospedaliero
che in ambito extraospedaliero. In ambiente extraospedaliero si parla
di triage telefonico (dispatch) cioè quello effettuato in centrale
operativa , triage sul luogo dell‟evento attuato dall‟ambulanza con
medico e/o infermiere e nelle maxiemergenze e catastrofi; per triage
12
intra-ospedaliero si intende quello che viene compiuto in pronto
soccorso.
Nei capitoli seguenti verrà analizzato,descrivendone la metodologia e
l‟organizzazione, in particolare del sistema fulcro di questa tesi ,
ovvero il triage di pronto soccorso .
13
Triage: lo scenario italiano
Il triage intra-ospedaliero prende piede e si sviluppa in Usa e Gran
Bretagna [e,i] agli inizi degli anni 60‟. La decisione di incalzare
l‟attuazione di questo nuovo modello fu data dalla presenza di alcune
problematiche nei dipartimenti di emergenza:l‟aumento progressivo
degli utenti che affluivano al Pronto Soccorso e l‟incidenza sempre
più elevata di casi non urgenti.
L‟accettazione dell‟utente infatti avveniva secondo priorità e non più
secondo l‟ordine di accesso.
Per quanto riguarda nello specifico il nostro paese la svolta si ebbe
con il D.P.R. 128/69 [4] che per la prima volta delineò le
fondamentali caratteristiche dei servizi di Pronto Soccorso ed
introdusse il concetto di organizzazione dipartimentale. L‟articolo 13
sancisce che “In ogni ospedale deve essere assicurato un continuo
servizio di pronto soccorso, coordinato, su prescrizione del piano
regionale, con gli altri presidi sanitari locali.
Il servizio di pronto soccorso deve disporre, in ogni ospedale, di
mezzi di trasporto adeguatamente attrezzati, nonché di mezzi
necessari alla diagnosi ed alla terapia, anche strumentale, di
emergenza.
Gli enti ospedalieri, in accordo con gli enti locali, sono tenuti a
promuovere l’impianto di dispositivi segnaletici per l’indicazione dei
posti di pronto soccorso nell’ambito del territorio servito dagli
ospedali dipendenti.
Negli ospedali regionali e provinciali il servizio di pronto soccorso è
espletato da personale sanitario con organico proprio, sotto la
diretta vigilanza della direzione sanitaria, ed è organizzato in modo
da assicurare, attraverso il coordinamento con i servizi di anestesia,
rianimazione e trasfusionali, nonché con le divisioni esistenti, la
efficienza polispecialistica, la continuità, la prontezza e la
completezza delle prestazioni”.
14
Il triage in Italia nasce verso la fine degli anni 80‟ e gli inizi degli
anni 90‟ nei pronto soccorsi a elevato volume di utenza, in carenza di
indicazioni consolidate dall‟esperienza e di precise disposizioni
legislative.
Una rivoluzione legislativa molto importante si ebbe nel maggio
1996 con la pubblicazione delle Linee Guida sul sistema di
emergenza-urgenza sanitaria in applicazione del Decreto del
Ministero della Sanità (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale
17/05/1996) [3], in cui è prevista, per la prima volta in Italia, la
funzione di triage in pronto soccorso che deve essere svolta da un
infermiere adeguatamente formato.
Il 7/12/2001 sulla gazzetta ufficiale vengono pubblicate le linee guida
sul “Triage intra-ospedaliero,” emanate dal Ministero della Salute d‟
intesa con i presidenti delle Regioni. Dalla suddetta legge si evincono
alcuni principi generali che dovranno essere realizzati sull‟intero
territorio nazionale.
Vengono nuovamente ribaditi gli obiettivi e la natura del triage in
pronto soccorso; si stabilisce anche che la funzione di triage deve
essere garantita, in maniera continuativa, presso tutte le strutture con
un numero di accessi annui superiore a 25.000 [1].
Per quanto riguarda il sistema di codifica, viene indicato un unico
sistema,il sistema dei quattro codici colore (rosso, giallo, verde,
bianco) i quali identificano le specifiche gravità e l‟attesa relativa.
Questo ed altri provvedimenti di legge hanno favorito il processo di
diffusione ed “evoluzione” del triage infermieristico in Pronto
Soccorso ,che da allora ad oggi, sempre più entra a far parte delle
normali attività dei pronto soccorsi italiani. Considerata la tendenza
dei cittadini a ricorrere sempre più spesso alle prestazioni di PS
anche per problematiche minori ed a basso contenuto di urgenza,
l‟attenzione maggiore è rivolta alla necessità di salvaguardare la
capacità della struttura di svolgere il suo compito istituzionale: dare
risposta nel più breve tempo possibile alle emergenze. Il Triage è così
risultato lo strumento più idoneo per perseguire questo obiettivo, in
15
quanto consente di ridistribuire i tempi di attesa a favore di chi è in
condizione di maggiore urgenza e da questa attesa può subire un
danno. Agli inizi degli anni ‟90 gli ospedali di alcune città (Reggio
Emilia, Bologna, Modena, Udine) “proposero” per primi l‟attività di
triage, che a poco a poco iniziò a diffondersi in numerose realtà
italiane sensibili al problema della gestione dell‟attesa in PS.
16
Obiettivi di triage
La "mission" , o missione, di un Pronto Soccorso, è "garantire
risposte e interventi tempestivi, adeguati e ottimali ai pazienti giunti
in ospedale in modo non programmato per problematiche d‟urgenza e
di emergenza"4.Certamente oggi gran parte dei PS può assicurare, al
di là della propria mission, prestazioni sanitarie: di elevato livello
professionale e tecnologico; 2. gratuite; 3. senza prenotazione
(accesso diretto).
Caratteristica essenziale del processo di Triage è il tempo: la prima
necessità è quella di ridurre il tempo di accertamento per stabilire le
priorità di intervento rispetto all‟alterazione di segni e sintomi, che
potrebbero compromettere lo stato di salute del paziente stesso. Gli
obiettivi sono definiti dal singolo PS in base al numero di utenti di,
locali disponibili per gli interventi, al tipo di servizi sanitari e ai limiti
spaziali, temporali, legali e amministrativi [15]. I principali obiettivi
del Triage sono:
1. Assicurare un‟immediata assistenza al malato in emergenza;
2. garantire l‟attività di accoglienza da parte di un professionista;
3. indirizzare alla visita medica i pazienti secondo un codice di
priorità;
4. identificare le priorità e l‟area più appropriata per il trattamento;
5. smistare i pazienti non urgenti;
6. ridurre i tempi di attesa;
7. ridurre lo stato d‟ansia;
8. migliorare le prestazioni sanitarie del PS;
9. valutare periodicamente le condizioni del paziente in attesa;
4Società Italiana Medici Pronto Soccorso, SIMPS
17
10. fornire informazioni sanitarie al paziente e alla famiglia;
11. mantenere l‟efficacia complessiva della struttura di PS;
12. evitare lunghe attese ad utenti in potenziale rischio per la vita ;
13. evitare eventi critici;
14. mantenere ordinata la sala d‟attesa e rendere così un possibile un
funzionamento regolare della struttura;
15. valutazione della qualità dell‟assistenza mediante una corretta
compilazione della scheda di triage.
E‟ necessario che la persona si senta sicura all‟arrivo in PS e che già
dal primo approccio con l‟infermiere si instauri un buon legame
relazionale, riducendo così l‟ansia ed aumentando il grado di
collaborazione di paziente e familiari. L‟infermiere allo stesso tempo
deve valutare le priorità assistenziali, stabilendo il codice di triage e
l‟ordine di accesso alle sale visita, secondo criteri oggettivi ed in base
alla disponibilità di risorse della struttura.
L‟ introduzione di un sistema di triage in un PS non riduce
necessariamente i tempi di attesa, ma li ridistribuisce a favore di
coloro che si trovano realmente in una situazione di urgenza?
La funzione del Triage diventa chiara se si analizza brevemente il
fenomeno degli accessi al PS. Il processo di ridefinizione del S.S.N.
in un sistema tripolare prevedeva che il cittadino dovesse compiere
un percorso che, in un ordine scalare di consultazioni, coinvolgesse
dapprima il medico di famiglia ,poi i poli ambulatori extra-
ospedalieri, quindi gli ospedali. Il sistema, sulla carta, avrebbe
dovuto favorire il decentramento dell‟attività sanitaria, sostenendo
una distribuzione capillare dei servizi e convogliando nelle strutture
ospedaliere patologie impegnative o con i caratteri dell‟urgenza [g].
Così il Triage in PS configura quell‟insieme di procedure codificate
che permettono la valutazione delle priorità assistenziali delle
persone ,che ivi, si presentano, stabilendo un ordine di accesso alla
visita medica, ragionato e ponderato alla gravità dei sintomi,
18
assicurando la tempestività della prestazione medica ai pazienti ,che
ne hanno bisogno ,rispetto ad altri con problematiche di più basso
profilo, oltre che far sentire all‟utenza che, sin dal primo impatto col
PS, sono state avviate le procedure di assistenza, con evidenti
ripercussioni di smorzamento delle situazioni conflittuali spesso
generate dall‟attesa dietro una porta chiusa. Il processo decisionale è
volto a identificare i problemi, a raccogliere ed analizzare le
informazioni ottenute; durante il Triage, l‟infermiere non fa diagnosi,
né terapia, né ricovera o dimette pazienti, ma formula un giudizio di
gravità clinica basato sulle seguenti variabili:
1. Sintomo principale riferito dal malato;
2. Raccolta anamnestica di base;
3. Principali caratteristiche delle condizioni attuali;
4. Valutazione obiettiva dei parametri vitali (A, B, C, D, E);
5. Valutazione del colorito cutaneo;
6. Valutazione della temperatura;
7. Valutazione della sudorazione;
8. Valutazione del livello di coscienza.
Gli operatori che effettuano il Triage devono lavorare con linee guida
definite e protocolli molto sintetici e chiari, quasi algoritmici, definiti
da personale medico ed infermieristico. Al medico responsabile del
protocollo compete la responsabilità del contenuto dello stesso,
mentre l‟infermiere triagista risponde della corretta applicazione
degli step operativi e della qualità degli interventi attuati. Proprio per
la particolarità del lavoro da svolgere e per la riservatezza delle
informazioni trattate, occorre che si disponga di un locale destinato a
tale attività, separato da altre sezioni del DEA e che permetta una
costante sorveglianza dei pazienti in attesa.
19
I modelli organizzativi
I modelli organizzativi applicati al Triage sono molto diversi e
dipendono da numerose variabili. In primo luogo le dimensioni degli
ospedali ed il loro bacino d‟utenza: si ritiene generalmente che una
funzione stabile di Triage, 24 ore su 24, sia indispensabile se gli
accessi al PS superano i 25000/anno, mentre sotto questa soglia
l‟attività possa essere svolta su chiamata, almeno nelle ore notturne.
Analogamente incidono la complessità strutturale e funzionale (PS o
DEA di I°-II° livello, eventuale suddivisione per specialità)
l‟esistenza o meno di un organico medico dedicato, chiamato a
svolgere una prima valutazione clinica di tutti i pazienti, le
particolarità logistiche e organizzative, ad esempio la collocazione
degli ambulatori specialistici dentro o fuori il PS [9]. Un‟altra
variabile che può incidere in maniera preponderante è la disponibilità
delle risorse umane:l‟implemento delle assunzioni degli infermieri
specializzati da impiegare in un contesto di triage.
I modelli organizzativi constano di 5 tipologie:
•Triage non infermieristico o “direttore del traffico”
• Triage di centrale operativa 118
• Triage di bancone
• Triage difasico
• Triage clinico o globale
• Triage informatizzato o “a dispatch”
• Spot check Triage
• Triage out
Triage infermieristico o direttore del traffico
Il primo , triage di portiere , è un modello di selezione non
professionale , cioè effettuato da impiegati , soccorritori o ausiliari.
Viene anche chiamato di direttore del traffico o sistema non
20
infermieristico dove la valutazione è minima , si basa sul dolore
percepito dal paziente che permette alla persona che effettua il triage
di suddividerlo in due categorie: emergenza e non urgenza [c].
Ovviamente il personale non è in grado di stabilire un codice di
gravità, ma potrà eventualmente accelerare l‟ingresso alle sale visite
in base ad una percezione della gravità del paziente ; per quanto
riguarda la compilazione della documentazione clinica, egli dovrà
limitarsi a registrare i dati anagrafici.
Inoltre non sarà possibile da parte della persona adibita al ruolo
effettuare una rivalutazione del paziente.
Il triage infermieristico con personale non dedicato è effettuato nei
Pronti Soccorsi con un numero di prestazioni contenuto o con
carenza di personale e che non possono garantire un infermiere in
postazione di Triage. Questa situazione deve adottare la modalità
informale, la quale consente ad un infermiere di recarsi in zona
Triage non appena viene segnalato l‟arrivo di un paziente. In questo
caso la valutazione di gravità viene effettuata tramite la raccolta
rapida di alcuni dati soggettivi legati al sintomo principale ed al
rilievo di alcuni parametri oggettivi, che mirano ad assicurare
l‟assistenza al paziente più grave. Questa procedura non prevede
l‟utilizzo di protocolli standard, l‟ausilio di documentazione scritta
come la scheda di Triage e neanche l‟assegnazione del codice di
gravità, ma si fonda sul «colpo d‟occhio» maturato con l‟esperienza
di lavoro[k].
La sorveglianza del paziente in sala di attesa non è possibile e la
rivalutazione nel tempo avviene solo su richiesta del paziente.
Triage di Bancone : ovvero di un sistema di selezione ibrido che
utilizza personale dedicato , livelli di categorizzazione e strumenti di
registrazione, ma ha come unici strumenti di valutazione l‟intervista e
il reperto visivo dei segni, manca dell‟importante valutazione
oggettiva. la maggior parte dei PS non dispone infatti di ambiti e
spazi fisici e, soprattutto, di personale infermieristico sufficiente a
21
sostenere un vero triage clinico. Elementi essenziali per la sua
realizzazione sono:
- una struttura fisica posta all‟ingresso del PS.
- uno o più infermieri addestrati
- l‟assegnazione dei codici colore e la distribuzione dei pazienti nelle
diverse aree di competenza.
- la registrazione dell‟attività su supporto informatico.
Il “bancone” deve essere una vera postazione di testa del PS, ben
identificabile, collocata in modo da filtrare immediatamente gli
accessi, crocevia sia per pazienti deambulanti che per i barellati, cui
possono fare agevolmente riferimento anche gli utenti orientati o
indirizzati ad una prestazione specialistica. Un‟adeguata
informazione visiva e segnaletica, già all‟ingresso in Ospedale, è a
tale proposito indispensabile per evitare dispersioni o, peggio, perdita
di tempo prezioso per pazienti critici. Alla porta del PS si effettua
l‟accoglienza con identificazione e registrazione dei dati essenziali
dell‟utente, costituiti dai parametri vitali e dagli elementi clinici
desumibili immediatamente dall‟ispezione del paziente e da un
giudizio sommario sullo stato di sofferenza; successivamente si
procederà alla rilevazione di brevi notizie anamnestiche, sintomi ed
ulteriori segni clinici necessari per inquadrare la patologia e
formulare un più preciso giudizio di gravità clinica, necessario a
sorreggere la scelta definitiva di attribuzione del codice colore e area
di competenza. Questa tipologia di triage ha come limite principale la
raccolta dei dati clinico strumentali; in assenza di un‟apposita
struttura e di una più ampia dotazione diagnostica è preclusa la
ricerca di segni dirimenti, quali la mancata ventilazione di un
emitorace, la presenza di una massa pulsante addominale o, talvolta,
di un‟ischemia al piede. I rilievi diagnostici si riducono per lo più alle
caratteristiche del polso,alla pressione arteriosa, alla frequenza
respiratoria, temperatura cutanea. In ogni caso è impossibile
l‟effettuazione di semplici indagini di screening come un ECG, un
22
destrostick o un multistick urine, il cui risultato sarebbe invece
intuitivamente dirimente per la decisione.
Il triage di centrale fa parte del cosiddetto triage extraospedaliero , al
quale appartengono oltre a quello telefonico , quello sul luogo
dell‟evento, e la selezione effettuata nelle maxiemergenze e
catastrofi. Il primo , consiste nella raccolta di informazioni sui
sintomi del paziente tramite un‟intervista , dalla quale l‟infermiere
valuta la presunta gravità del paziente e stabilisce il mezzo idoneo
per quella chiamata. Il secondo ,viene eseguito sul luogo dell‟evento
da medici e/o infermieri, a seconda che si tratti di ambulanza
medicalizzata , infermieristica oppure un‟automedica, che in base alle
condizioni del paziente rilevate tramite l‟esame fisico seguendo lo
schema dell‟ABCDE e , con l‟ausilio dei parametri vitali,
stabiliscono un codice di rientro che influenza la velocità di trasporto
e la destinazione, ovvero il pronto soccorso dell‟ospedale più idoneo
al caso. Il terzo viene effettuato da medici, infermieri , soccorritori e
si basa sul tipo di selezione che veniva fatta durante le guerre
napoleoniche: laddove si verifichi una sproporzione tra risorse e feriti
, devono essere trattati per primi chi ha più possibilità di
sopravvivenza , mentre dove c‟è un equilibrio tra queste due
componenti , i pazienti più gravi sono i primi a ricevere trattamenti.
Questi sono i due cardini importanti attorno ai quali ruota il concetto
di selezione nelle maxiemergenze [l].
Comunque , il triage di centrale nasce con il DPR del 27/03/1992
“Atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per la determinazione
dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza”, che , come già detto,
prevede l‟organizzazione del sistema di emergenza sanitaria su due
livelli: il sistema di allarme sanitario e il sistema di accettazione e di
emergenza sanitaria [7].
Il primo viene affidato alla centrale operativa , a cui fa riferimento il
numero unico telefonico nazionale 118. Infatti prima di questo
decreto , l‟emergenza territoriale era nelle mani delle associazioni di
volontariato, che ricevevano le chiamate e partivano con l‟ambulanza
23
senza nessun criterio , lasciando magari la sede scoperta per eventuali
vere emergenze.
In questo modo l‟emergenza territoriale subisce un cambiamento ,
ovvero si introduce un elemento professionale in grado di ricevere le
chiamate e di inviare i soccorsi idonei e in grado di coordinare le
risorse a disposizione.
Per questi motivi, con la nascita della centrale operativa , del numero
unico 118 , si inizia ad attuare il triage telefonico che consente di
garantire un‟assistenza sanitaria adeguata in tutto il territorio, poiché
in tal modo selezionando le chiamate da parte di un operatore
specificamente formato , si inviano delle risorse adeguate e non
sproporzionate al caso . Anche per questo tipo di triage si parla di
“sistema”, poiché anch‟esso è costituito da delle fasi concatenate tra
loro , in netta inferiorità rispetto al triage di pronto soccorso , ma
tuttavia sempre fondamentali .
Infatti qui si assiste in primis alla ricezione della chiamata , dove
l‟operatore chiederà l‟indirizzo del luogo dell‟evento, cercherà di
calmare l‟utente e lo rassicurerà che l‟ambulanza è stata mandata, poi
procederà all‟intervista, ovvero alla raccolta di dati sia soggettivi che
oggettivi , che lo porteranno a stabilire un grado di gravità presunta e
di inviare il mezzo più idoneo.
E‟ proprio con l‟avvento di questo sistema , che si assiste nel nostro
paese a un decremento dei decessi pre-ospedalieri e delle
complicanze post infarti, ictus, incidenti che vengono trattati fin dalla
fase extraospedaliera.
Triage difasico: in alcuni grandi ospedali, proprio per l‟afflusso
molto elevato e la forte complessità e articolazione specialistica del
DEA, il triage viene effettuato in due tempi e con diverse postazioni.
Nella prima, all‟ingresso principale e comune, avviene
l‟identificazione e registrazione dell‟utente, si effettua un‟iniziale
valutazione che assegna una prima codifica provvisoria, distinguendo
in particolare le urgenze maggiori da quelle comunque differibili o
non urgenze, e si decide l‟invio ad un‟area o PS specialistico. A
24
questo secondo livello ha luogo un ulteriore e più approfondito
triage, di tipo “clinico”, a cura del personale infermieristico dedicato,
con assegnazione definitiva del codice colore, completamento delle
procedure di accoglienza e di primo inquadramento diagnostico
orientato, ed eventuale ulteriore “smistamento” verso percorsi
ambulatoriali facilitati interni o esterni all‟area dell‟urgenza
emergenza.
Il triage informatizzato: si basa sul principio del dispatch, cioè
dell‟intervista guidata, da tempo praticato dalle CO europee ed oggi
dalle CO 118 italiane, cui ho accennato. La sua adozione richiede un
programma dedicato, che viene acquisito in blocco con il programma
generale di gestione dell‟attività di PS. Il protocollo operativo
individua preliminarmente alcuni problemi clinici che si presentano
con maggiore frequenza, indi alcuni segni e sintomi o fattori di
rischio ad essi correlati e procede quindi con soluzioni diverse,
diversi gradini e conclusioni a seconda della presenza o assenza dei
target citati. Ne deriva una serie di algoritmi guidati, tipo albero
decisionale o flowchart, preimpostati dal computer, che vengono via
via percorsi dall‟infermiere e conducono alla definizione ultimativa
del grado di priorità o codice colore. I vantaggi sono evidenti:
- notevole facilitazione, rapidità ed efficacia della procedura;
- uniformità delle codifiche, evitando l‟aspetto di marcate
discrepanze percentuali nell‟attribuzione di diversi codici tra
differenti operatori, legate probabilmente ad inesperienza ed
insicurezza;
- aiuto al personale meno esperto, poiché vengono accompagnati e
coadiuvati dal programma nella definizione del codice;
- migliore registrazione e possibilità di utilizzazione statica dei dati.
A fronte stanno la rigidità forse eccessiva degli algoritmi, il possibile
contrasto tra le conclusioni dell‟algoritmo e l‟impressione clinica
dell‟operatore, che rischiano di venire bypassate con un ricorso
improprio alla variabile soggettiva dello stato di sofferenza, e
soprattutto il costo del programma dedicato.
25
Spot-check triage o triage a controllo casuale: è un sistema a rapida
occhiata nel quale un infermiere ottiene informazioni sui pazienti
rispetto all‟intensità del dolore e pochi altri dati soggettivi e oggettivi
relativi al problema principale. È un sistema che non fa uso di
protocolli o linee guida e non prevede rivalutazione del paziente se
non su sua precisa richiesta.
Triage out: già nella prima metà degli anni novanta alcuni studi
statunitensi hanno valutato la possibilità di allontanare dal DEA
pazienti non in emergenza-urgenza e le conseguenze, sia cliniche sia
economiche, di tale procedura. Allontanamento (triage out) vuol dire
che l‟utente giudicato non affetto da patologie con carattere di
effettiva urgenza viene escluso dall‟accesso al PS e indirizzato verso
altre forme di assistenza. Le ricerche, hanno fornito risultati incerti e
contradditori, sia sulla sicurezza per l‟utente, sia per quanto concerne
vantaggi in termini di costo/beneficio. Le conclusioni sono perciò che
il triage out non sia al momento raccomandabile; Tale pratica sarebbe
comunque improponibile in Italia per motivi istituzionali e legislativi,
medico legali e deontologici.
Triage globale: Il Triage Globale è definito come il sistema di Triage
ospedaliero più
adeguato. La valutazione e l‟assegnazione delle priorità ai pazienti è
attuata da un infermiere esperto ed addestrato a questa attività.
Viene utilizzato un sistema articolato di categorie per stimare le
priorità dei pazienti; si seguono precisi standard per la valutazione e
pianificazione degli interventi.
Sono previsti protocolli per test diagnostici e trattamenti terapeutici.
La rivalutazione dei pazienti è resa possibile dalla presenza costante
dell‟infermiere nella zona di Triage ed è regolata da precise
indicazioni. La documentazione è sistematica e rende anche possibile
la valutazione di qualità del sistema [15].
Questo sistema si definisce Triage globale in quanto l‟infermiere si
prende cura della persona nella sua globalità; così pure nel formulare
26
il giudizio di priorità egli prende in considerazione la totalità dei
problemi di salute del paziente , valutandone tutti gli aspetti.
Oltre ai sistemi sopra descritti , sulla base di altre esperienze , nel
tempo sono stati individuati due ulteriori sistemi di Triage : Triage di
bancone e Triage a doppio step. Questi sistemi sorgono per
l‟esigenza di velocizzare i tempi di valutazione e per fronteggiare un
afflusso elevato di utenti al Triage.
Concludendo, oltre le descrizioni dei differenti modelli organizzativi,
il confronto tra forme e soluzioni tecniche adottate nel triage non può
essere condotto in modo astratto. Non esiste, in altre parole, un
modello in assoluto superiore ad un altro, potendosi piuttosto parlare
di maggiore estensione, completezza o semplificazione della
funzione, e tanto meno esiste un modello astrattamente valido per
qualsiasi situazione operativa. Il triage va pensato, costruito e
adattato alle singole e specifiche realtà, tenendo conto delle numerose
variabili rappresentate dalla struttura, dagli spazi, dalla logistica di
ogni PS, dalle attrezzature, risorse umane, competenze disponibili,
dallo sviluppo della rete con il sistema di emergenza territoriale, dai
supporti informatici in uso, e purtroppo dei costi sostenibili. Al di là
del modello adottato, la formazione e l‟aggiornamento continuo del
personale, l‟abitudine a verificare periodicamente e sottoporre
controlli di qualità il triage, come tutta l‟attività del servizio, possono
fare la differenza.
27
Sistema di valutazione e codifica
Le linee guida sul Triage intra-ospedaliero del 20015, alla voce
organizzazione del lavoro , affermano che l‟attività di triage si
articola in due fasi:
1. accoglienza che consiste nella raccolta dati , di eventuale
documentazione medica , di informazioni da parte di familiari e /o
soccorritori, rilevamento parametri vitali e registrazione.
2. assegnazione del codice di gravità che deve avvenire mediante
l‟utilizzo di codici colore per praticità , efficacia visiva e immediata
comprensione da parte dei pazienti.
Quindi già nel 2001 si parlava di triage come un‟attività costituita da
due punti (accoglienza e assegnazione codifica) e perciò non ridotta
solo all‟attribuzione del codice. Innanzitutto il termine “processo” sta
ad indicare una sequenza di fasi che si susseguono l‟una all‟altra
seguendo un rigore logico che alla fine portano a un risultato.
Tale vocabolo non può che essere applicato al triage , poiché infatti
esso è costituito da 4 fasi principali che portano , come esito , alla
decisione di triage che consiste nell‟attribuzione di un codice di
priorità.
L‟infermiere che è l‟attuatore di questo processo, non deve
assolutamente fare delle diagnosi mediche (over-rule), ma deve
valutare le condizioni cliniche di ogni singolo paziente e considerare
i sintomi associati, i parametri vitali che potrebbero far peggiorare il
quadro clinico [f].
La selezione si basa sui sintomi descritti dal paziente e sui segni
rilevati dall‟infermiere , sulla storia dell‟evento , sull‟anamnesi
patologica passata ed è attuata mediante un processo che consta di
quattro fasi :
1. valutazione sulla porta
5 GU n. 285 del 7-12-2001
28
2. raccolta dati (valutazione soggettiva e oggettiva)
3. decisione di triage
4. rivalutazione
Il paziente può raggiungere il pronto soccorso più vicino a lui o
mediante mezzi propri o con l‟intervento del 118 che a seconda della
gravità percepita viene mandata un‟ ambulanza BLS o un auto
medica ; appena giunge al DEA l‟infermiere triagista osserva in
modo critico il paziente, per cogliere subito situazioni di emergenza,
che devono essere trattate immediatamente.
Questo riassume la prima fase del triage, ovvero la valutazione sulla
porta definita anche colpo d‟occhio , poiché si basa solo
sull‟osservazione critica rapida del malato alla ricerca di quei segni di
compromissione delle funzioni vitali i quali costituiscono
un‟emergenza.
In questo momento l‟infermiere guarda attentamente prima l‟aspetto
generale del malato per poi attuare velocemente lo schema mentale
dell‟ABCD, ponendosi tra sé delle domande che lo aiutano nella
valutazione .
Nell‟osservazione dell‟aspetto generale l‟infermiere si chiederà come
appare la persona , se è molto sofferente , com‟è l‟espressione del
viso se spaventata oppure se sono presenti smorfie di dolore , se il
paziente è venuto camminando oppure barellato [6].
Dopo di che inizierà a porsi dei quesiti circa le principali funzioni
vitali seguendo l‟ABCD:
1. La lettera A corrisponde all‟inglese Airways , tradotto in italiano
in pervietà delle vie aeree , consiste nel valutare segni di ostruzione
delle vie respiratorie , ad es. per questa fase l‟infermiere potrebbe
farsi queste domande : alla vista appaiono dei segni evidenti di
ostruzione (per es. la persona porta le mani al collo , oppure ha un
colorito cianotico in viso)
29
Vi sono alterazioni eclatanti dei rumori respiratori( rantoli , sibili)? È
presente tosse?
2. La lettera B corrisponde a Breathing , ovvero respiro , qui si valuta
la respirazione se è difficoltosa , se il paziente non respira affatto , le
domande possono essere : si osservano movimenti della gabbia
toracica? Sono lenti , rapidi , superficiali o profondi? C‟è l‟utilizzo
dei muscoli accessori? Il colorito del paziente è cianotico? La
persona riesce a parlare? Assume la posizione seduta per favorire
l‟ingresso d‟aria?
3. La lettera C corrisponde a Circulation , consiste nel verificare se è
presente il circolo mediante ad es. la palpazione del polso radiale che
dà anche un valore indicativo della pressione arteriosa , e mediante la
temperatura e il colore della pelle ed è importante in questa momento
ricercare, soprattutto se il paziente ha subito un trauma, emorragie
che potrebbero mandare il malato in shock emorragico.
Le domande d‟ aiuto potrebbero essere : Com‟è il colorito della cute?
Sono evidenti sanguinamenti? La cute è fredda?
4. La lettera D invece corrisponde a Disability, ovvero disturbi
neurologici o alterazioni dello stato di coscienza , rilevabile
quest‟ultima chiamando il paziente verbalmente e mediante
stimolazione dolorosa , mentre segni neurologici focali (sguardo fisso
e rivolto verso la zona colpita , rima labiale deviata) possono
suggerire alterazioni neurologiche. Le domande che possono essere
utili sono ad esempio : il paziente è vigile, assopito? Riesce a
mantenere gli occhi aperti? La coscienza è tale da garantire la
respirazione? Presenta segni neurologici focali? È assente?Ha lo
sguardo deviato?
Questi sono i quattro punti della valutazione sulla porta [10] che
devono essere rispettati tutti, affinchè l‟infermiere sia in grado di
rilevare condizioni cliniche gravi che necessitano di un trattamento
immediato e di farsi un‟idea generale delle condizioni del paziente
che poi guiderà tutte le altre fasi del processo.
30
Non è detto che da questa fase , si passi a quella successiva , poiché
nel caso in cui il triagista rilevi segni di compromissione delle
funzioni vitali, il processo termina qui con l‟assegnazione di un
codice di priorità che ovviamente ,per questa circostanza, stabilirà un
diritto di precedenza sugli altri utenti.
Comunque alla valutazione sulla porta segue la raccolta dei dati
soggettivi e oggettivi.
Per dati soggettivi si intendono il sintomo o i sintomi che il paziente
lamenta , che quindi solo lui può descrivere o altrimenti se non in
grado ,sono i motivi ,sulla base della condizioni del malato ,per cui i
parenti o accompagnatori hanno deciso di portarlo in pronto
soccorso.
Queste informazioni vengono ricavate tramite l‟intervista che può
essere fatta al paziente e/o agli accompagnatori oppure al personale
del soccorso extraospedaliero (volontari , medici , infermieri 118), al
fine di rilevare :
Sintomo principale
Sintomi associati
Evento presente
Dolore
Storia clinica passata
L‟infermiere , dopo aver fatto un‟osservazione critica dell‟aspetto
generale del paziente e dopo aver effettuato mentalmente l‟ABCD,
all‟interno dello spazio dedicato al triage , garantendo la massima
privacy , inizia l‟intervista con domande aperte, che danno la libertà
alla persona di poter spiegare cosa gli è accaduto e che cosa sente in
quel momento.
L‟infermiere potrebbe iniziarla chiedendogli in generale ad es. come
mai è venuto in pronto soccorso oppure cosa si sente ; è necessario
l‟utilizzo di quesiti aperti , perché facendo delle domande mirate dei
particolari potrebbero essere omessi, che invece potrebbero risultare
31
determinanti nella comprensione delle condizioni cliniche della
persona.
Ma poi anche perché in questo modo il paziente si sente considerato ,
preso in carico dalla struttura e la sua ansia e paura per l‟esito che ne
potrebbe derivare , diminuisce.
È importante quindi che il triagista non si dimostri frettoloso di
concludere il colloquio , anche in presenza di numerosi arrivi al P.S. ,
ma soprattutto che utilizzi un tono cordiale, gentile e non si faccia
prendere dai nervosismi del troppo carico di lavoro, perché i pazienti
, che già stanno male di per sé, sono già sfiduciati e hanno bisogno
del sostegno di coloro che li prendono a carico.
È ovvio che l‟infermiere deve avere anche la capacità di fermare il
paziente qualora esuli dai motivi che lo hanno condotto al DEA,
riportandolo sulla descrizione del sintomo.
Il primo obiettivo dell‟intervista è quello di definire il problema
principale , ovvero di rilevare il sintomo maggiormente sentito che ha
spinto la persona a chiedere aiuto.
Non è scontato che il malato sia in grado di spiegare ciò che sente ,
perché infatti a volte i sintomi sono direttamente osservabili
dall‟infermiere ,come nel caso di una ferita , oppure sono facilmente
descrivibili come per esempio per una cefalea oppure sono
difficilmente rilevabili dall‟operatore e ostici da spiegare per il
paziente come nel caso di un malessere generale, di un dolore
addominale diffuso; è importante quindi saper non solo lasciare la
libertà di esporre il proprio problema, ma guidare l‟intervista
aiutando la persona nella descrizione la quale , sentendosi incapace di
spiegare i suoi sintomi, potrebbe omettere particolari invece
importanti.
Infatti nel caso del paziente con malessere generale, l‟infermiere deve
lasciare il tempo di esprimere ciò che sente , ma deve guidarlo ,
ponendogli delle domande per escludere anche eventi importanti ,
quali un infarto; infatti esso si manifesta diversamente per ogni
singola persona , c‟è chi ha i dolori tipici della cardiopatia ischemica,
32
chi invece riferisce un malessere, un senso di fastidio all‟epigastrio :
da qui l‟importanza di fare le Giuste domande al Giusto paziente.
Quindi , riassumendo la definizione del problema principale consente
all‟operatore di comprendere il motivo che ha spinto la persona a
venire in pronto soccorso, che sarà confermato oppure rilevato in
maniera diversa da come è stata descritta dal paziente tramite la
valutazione oggettiva.
Oltre al sintomo principale, l‟infermiere deve capire se sono presenti
altri sintomi associati ad es. sempre nel caso dell‟infarto, il dolore
toracico è accompagnato da sudore freddo, irradiazione ad altri
distretti che consentono di confermare sempre di più l‟ipotesi di un
dolore tipico [h].
A volte il malato spontaneamente afferma di avere altri sintomi
rispetto a quello principale , ma a volte no, perché spesso prende in
considerazione ciò che sente di più e che è presente con maggior
intensità trascurando aspetti importanti legati alla patologia in atto .
Quindi è compito del triagista indagare su eventuali prodromi
associati che il paziente considera minori ma che possono essere
fondamentali nella decisione di triage.
È il caso della persona che arriva per intenso dolore lombare, se
l‟infermiere prendesse in considerazione solo il sintomo principale ,
questo sarebbe classificabile, ad esempio, come una sospetta lombo
sciatalgia, anche perché il paziente concentrato sul dolore principale
non ammette di sentire anche un formicolio alle gambe e di sentirle
fredde; ma indagando su questi altri sintomi associati, il problema
rimane lo stesso poiché nella scheda di triage l‟operatore scriverà :
“paziente riferisce dolore lombare associato a formicolio agli arti
inferiori e cute fredda in quel distretto” ma cambia il modo di
affrontarlo perché potrebbe trattarsi di una rottura di un aneurisma
addominale.
Se l‟infermiere , nell‟ambito delle sue conoscenze , non avesse
segnalato i sintomi associati , probabilmente il suo iter diagnostico
sarebbe stato differente e l‟esito infausto.
33
Da questi facili esempi si capisce l‟importanza dei sintomi associati ,
per prima cosa per i malati che rischiano la morte se non valutati
correttamente e poi per gli stessi infermieri che senza questa
rilevazione si ritroverebbero in “galera.”
L‟evento anch‟esso è fondamentale perché permette al triagista di
collocare il sintomo o i sintomi all‟interno di una dinamica.
Capire quando sono insorti , in quale circostanza , permette di
valutare se il dolore toracico è cominciato a seguito di uno sforzo
fisico o a riposo (diagnosi differenziale tra infarto e angina) , oppure
comprendere il meccanismo di un incidente può servire per
differenziare un trauma causato da una sincope o una sincope
sopraggiunta dopo il trauma o ancora verificare se i sintomi si sono
evoluti oppure no ,anche dopo un trattamento effettuato prima
dell‟arrivo in pronto soccorso, può essere utile per inquadrare
velocemente il tipo di problema.
Prendendo l‟esempio di un paziente con frequenti crisi anginose , che
si presenta al pronto soccorso per il medesimo problema , ma dopo
l‟assunzione di trinitina sub-linguale la sintomatologia non è
migliorata, l‟infermiere capisce che si può trattare di un quadro più
grave . per questo motivo esso deve essere indagato correttamente
dall‟infermiere , poiché come un sintomo associato al dolore lombare
ci segnala che il quadro clinico è più grave di una lombo sciatalgia,
allo stesso modo quantificare e localizzare il dolore ,consente
all‟operatore di ottenere maggiori informazioni sul problema
principale.
Il fatto poi che esso sia divenuto il quinto parametro fondamentale ,
assieme a frequenza cardiaca, pressione arteriosa , saturazione ,
frequenza respiratoria, comporta la sua rilevazione costante assieme
agli altri parametri e quindi non deve essere più considerato un dato
trascurabile.
Nel sistema triage il codice di priorità si basa anche sull‟intensità del
dolore , una VAS 8-10 prevede l‟attribuzione di un codice giallo,
poiché il trattamento del dolore non deve ritardare ( come affermano
34
le linee guida il dolore deve essere subito curato non aspettare che
aumenti di quantità).
La valutazione del dolore in triage non è semplice , poiché i pazienti
potrebbero comunicare un livello di dolore più alto rispetto al reale
primo perché somministrare una scala del dolore in poco tempo , non
permette all‟utente di aver chiaro ciò che gli è stato detto e secondo
perché il paziente che giunge al P.S. , per paura di una diagnosi
grave, vuoi per un meccanismo mentale , sente più dolore.
Per cui l‟infermiere prende in considerazione l‟intensità espressa dal
paziente tuttavia però deve valutare oggettivamente il caso , per
verificare che realmente è così anche perché una volta che si sarà
diffusa tra la gente l‟idea che “chi ha più dolore entra prima in sala
visita ” allora sarà difficile stabilire chi finge da chi lo prova
veramente.
I mezzi oggettivi con i quali l‟infermiere può capire se l‟intensità è
quella comunicata ad esempio è quello di osservare la facies ,
l‟espressione del viso sofferente tipica di coloro che provano dolore ,
di guardare il decubito del paziente in relazione al distretto colpito ,
ad esempio se il paziente ha un forte dolore addominale non riuscirà
a stare in piedi , ma seduto con la schiena inarcata oppure sdraiato in
posizione fetale, ancora la cute delle persone che hanno un intenso
dolore spesso è sudata e poi occorre un po‟ di quel sesto senso che
non tutti abbiamo.
Affinché l‟operatore , durante la rilevazione del dolore , non
dimentichi qualche caratteristica associata oltre all‟intensità , è di
facile memorizzazione la scala mnemonica PQRST; essa è un modo
veloce e completo per far si di ottenere tutte le informazioni
necessarie sul dolore, natura, insorgenza, intensità.
La lettera P sta per “provocato”, quindi l‟infermiere chiederà alla
persona cosa ha scatenato il dolore, cosa stava facendo in quel
momento , per valutare se il dolore è insorto a riposo oppure dopo
un‟attività fisica .
35
La lettera Q corrisponde alla “qualità” del dolore , la domanda
opportuna da fare sarà: Che tipo di dolore è? Con specifico
riferimento , al dolore viscerale e parietale , quindi sapere se è un
dolore diffuso oppure localizzato , oppure se è un dolore
costringente, oppressivo oppure urente.
La R sta per “regione interessata” , quindi l‟infermiere chiederà :
Dove le fa male? ; ma indica anche l‟irradiazione , perciò l‟operatore
domanderà all‟utente se il dolore interessa altre zone oppure se è solo
circoscritto a quel distretto.
La lettera S si riferisce alle scale utilizzate per la rilevazione
dell‟intensità del dolore e dipendono dai vari pronti soccorsi.
Infine la lettera T corrisponde al “tempo” , cioè da quanto è
cominciato il dolore , se è un dolore continuo, oppure va e viene
Nella raccolta dei dati poi è fondamentale ricercare informazioni
circa l‟anamnesi patologica passata , primo per conoscere meglio il
paziente stesso ma per capire poi se le patologie di base o eventuali
allergie possano influire sul quadro clinico attuale [d].
Da qui si capisce l‟importanza di chiedere tutto ciò che è possibile
per la vita del paziente e anche per la responsabilità che ha
l‟infermiere in questo ambito.
In letteratura viene utilizzato un acronimo TESTA per far si che
l‟infermiere non trascuri nemmeno un aspetto; perché nel caos che
caratterizza i pronti soccorsi il triagista potrebbe dimenticare qualche
punto che potrebbe essere di vitale importanza.
L‟acronimo TESTA corrisponde a Tetano , Eventi , Storia passata ,
Terapie , Allergie, ma quello che viene utilizzato nella realtà toscana
è la sigla AMPLE che sta per Allergie , Medicamenti intesi come
terapia , Patologie passate , Ultimo pasto, Eventi che hanno portato
alla malattia o al trauma.
Importante ricercare eventuali allergie , specificatamente ai farmaci ,
visto che il paziente entrerà poi in un sala visita dove a seconda delle
esigenze verrà praticata della terapia ; bisogna chiedere alla persona
36
quali reazioni gli provoca quel farmaco , se gravi, coinvolgendo
l‟apparato respiratorio oppure solo un eritema cutaneo.
È bene informarsi su questo , perché a volte le persone hanno la
convinzione di essere allergici a un determinato farmaco solo perché
dopo la sua assunzione hanno percepito un senso di nausea , quindi è
bene che l‟operatore chiarisca che cosa loro intendono per essere
intolleranti .
Sapere poi quando è stato l‟ultimo pasto potrebbe essere utile per
quei pazienti che lamentano dolori epigastrici o addominali , per
capire se si può trattare di una patologia gastro-intestinale scatenata
dall‟assunzione del cibo, oppure se sono dolori riflessi che in realtà
coprono una patologia ben più grande , come nel caso del dolore
epigastrico nell‟infarto.
Mentre ricercare l‟evento in cui è insorta la sintomatologia, come ho
detto sopra, aiuta a stabilire se è stato l‟evento , come un‟attività
fisica a causare il quadro clinico oppure viceversa come nel caso del
trauma causato da una sincope.
Alla raccolta dei dati soggettivi , che comprende tutti i punti descritti
sopra, segue poi la raccolta dei dati oggettivi , cioè di quelli
direttamente osservabili dall‟infermiere , che consta di due fasi : nella
prima , l‟infermiere utilizza l‟osservazione critica per rilevare i segni
del paziente e confermare il sintomo principale , qua l‟operatore
guarda quei segni che normalmente la persona non riferisce durante
l‟intervista come il colorito della cute , delle sclere , la diaforesi ,
eventuali ecchimosi o ematomi. In pratica questa fase coincide con il
colpo d‟occhio che l‟operatore attua all‟inizio del processo, solo che
qui ha disposizione un tempo maggiore , ricordando però che
l‟attribuzione del codice deve avvenire in un tempo limitato
La seconda fase corrisponde all‟esame fisico del malato, dove
l‟operatore , garantendo la privacy , ispezione , palpa , ausculta il
distretto interessato.
Durante l‟esame fisico si possono ottenere ulteriori spiegazioni del
sintomo principale, di fatto se un politrauma arriva in pronto
37
soccorso e il sintomo principale è la dispnea , con l‟ispezione
l‟operatore potrà evidenziare ad esempio un volet toracico,
un‟asimmetria nell‟espansione del torace e all‟auscultazione sentirà i
rumori tipici di un pneumotorace e alla percussione l‟iper-
timpanismo che deriva dall‟accumulo d‟aria.
O ancora per un paziente che si presenta per dolore addominale , la
palpazione è fondamentale per capire se l‟addome è morbido oppure
si tratta di un addome acuto , segno di infiammazione dell‟organo
esteso al peritoneo.
Quindi con l‟esame fisico l‟infermiere a volte è in grado di dare delle
risposte alla sintomatologia , cioè può trovare le cause del problema
principale , come nel caso del volet costale del politrauma che ha
portato a un pneumotorace che gli causa la dispnea.
L‟esame fisico, come suggerisce il Gruppo Formazione Triage, può
essere guidato dallo schema mentale proposto nella fase 1 del
processo , per la valutazione sulla porta , ovvero l‟ABCD con tre
lettere in più EFG , che corrispondono rispettivamente a esposizione ,
febbre , e parametri vitali.
Qua a differenza della valutazione sulla porta , l‟infermiere utilizza
tre strumenti fondamentali che sono oltre all‟ispezione (presente nella
prima fase) , l‟auscultazione e la palpazione.
Le prime quattro lettere corrispondono a ciò che è stato
precedentemente detto per la valutazione sulla porta che permettono
di rilevare situazioni che potenzialmente possono mettere in pericolo
la vita del paziente ; riassumendo l‟infermiere deve verificare prima
se le vie aeree sono pervie , se sono presenti rumori respiratori ,
tosse, poi valuta la qualità del respiro , attraverso il decubito assunto
dal paziente, il colorito della cute , l‟espressione del viso , la presenza
di rumori respiratori anomali, la retrazione degli spazi intercostali ;
successivamente verifica il circolo attraverso la palpazione del polso
che ci indica se è ritmico oppure no , se è regolare oppure frequente ,
mediante il colore e la temperatura della pelle , tramite valutazione
del riempimento capillare(<2sec) e la presenza di un sanguinamento
38
evidente . Infine valuta lo stato di coscienza della persona con
l‟utilizzo anche di scale come la GSC (Glasgow Coma Scale) ,oppure
osservando l‟interazione del paziente con l‟ambiente , il
riconoscimento dei familiari e il suo orientamento spazio-temporale ,
per poter classificare il malato in vigile , orientato oppure confuso ,
soporoso etc.
La lettera E corrisponde all‟esposizione della persona , garantendo la
privacy , per guardare direttamente il distretto colpito e per poter
utilizzare gli altri due strumenti a disposizione che sono
l‟auscultazione mediante fonendoscopio e la palpazione manuale.
La lettera F sta per febbre, cioè il triagista deve , qualora sia
necessario scoprire il paziente, prendere tutte le precauzione per
mantenere la temperatura adeguata ed evitare colpi di freddo.
La G indica il rilevamento dei parametri vitali che contribuiscono a
dare informazioni in più per l‟assegnazione del codice . Secondo il
GFT (Gruppo Formazione Triage) , i parametri sono necessari di
fronti a disturbi aspecifici dove non è possibile una chiara definizione
del problema principale , ma anche per tutti i quei casi come una
cefalea in paziente iperteso , un dolore toracico in paziente
cardiopatico ,dove la loro rilevazione è altresì importante.
I parametri che vengono presi al triage sono oltre al dolore , la
pressione arteriosa , la frequenza cardiaca , la frequenza respiratoria ,
la saturazione e la temperatura ovviamente adattandoli alle esigenze e
ai quadri clinici dei pazienti.
Una volta presi ,essi devono essere confrontati con i valori che la
letteratura ritiene normali adattandoli però al paziente che abbiamo di
fronte e obbligatoriamente registrati nella scheda triage.
Il triagista , poi , deve sempre rilevare i parametri , laddove si
verifichino dei cambiamenti della sintomatologia , confrontarli con
quelli presi inizialmente per vedere l‟evoluzione che c‟è stata in
peggio o in meglio e deve rilevare altri parametri, non presi prima ,
ma che ora acquistano rilevanza alla luce della nuova sintomatologia.
39
I parametri tradiscono raramente e comunque molto meno delle
cosiddette “intuizioni cliniche”, rispettabili sicuramente , ma con un
ruolo limitato nella pratica quotidiana. Inoltre da un punto di vista
legale , all‟infermiere non è richiesto di formulare una diagnosi ma
gli può venire imputato di non aver preso i parametri. In sostanza i
parametri vitali sono davvero vitali, obiettivano il peggioramento
/miglioramento del paziente e rassicurano nel caso in cui ci si trova di
fronte a sintomi aspecifici o indefiniti.
Tuttavia non devono essere presi tutti i parametri a tutti i pazienti ,
bisogna discriminare quello che ne hanno bisogno da quelli come
codici non urgenti che non ne necessitano ; inoltre devono essere
presi quelli specifici per la sintomatologia , cioè ad es. per un
paziente con dispnea , sarà importante la saturazione d‟ossigeno e la
frequenza respiratoria , mentre per una sincope saranno utili
frequenza cardiaca e pressione. Quindi non bisogna perdere tempo
prezioso per prendere tutti i parametri a tutti , ma solo quelli specifici
al caso.
Può essere , comunque , difficile per il triagista valutare quando le
modificazione dei parametri indicano davvero un cambiamento delle
condizioni del paziente.
Potrebbe essere utile una scala mnemonica , cioè la regola del “30 +
30 + 30 = 90” , cioè è presente un evoluzione del quadro clinico del
paziente che comporta un aumento del codice di priorità quando si
verifica una delle seguenti condizioni :
essione arteriosa scende di 30 mm Hg;
Tuttavia l‟infermiere non deve seguire alcuna regola e se trova
alterazioni minori dei parametri oppure in assenza di alterazione dei
valori , rileva un cambiamento della sintomatologia
significativa,deve aumentare il codice del paziente.
40
La raccolta oggettiva è seguita dalla decisione di triage ovvero
l‟attribuzione del codice di priorità.
Fondamentale è sapere che tale codice non rimane necessariamente
uguale ma può essere cambiato (diminuito o aumentato) in base
all‟evoluzione delle condizioni cliniche del paziente acquisite tramite
la sua rivalutazione.
Questa fase rappresenta l‟esito dei punti precedenti , tuttavia è
indispensabile per assegnare un codice più appropriato possibile
dell‟intuizione e dell‟esperienza dell‟operatore ; l‟intuizione è quel
sesto senso che ci dice che le condizioni del paziente potrebbero
cambiare , l‟esperienza è quel background che ognuno di noi
acquisisce con il passare degli anni e che permette di stabilire se i
sintomi che il paziente lamenta sono veritieri oppure sono dettati
dalla paura , dall‟ansia che possono amplificare ciò che sente.
Tuttavia il codice di priorità ,nel nostro paese , viene classificato
seguendo il sistema di codifica colore su quattro livelli che sono
emergenza , urgenza , urgenza differibile e non urgenza , mentre
nella regione Toscana come in altre regioni con il DGRT 736/2001 ,
in cinque livelli di priorità ovvero rosso, giallo , verde , azzurro e
bianco.
Il codice assegnato al paziente deve essere registrato sulla scheda di
triage e deve essere comunicato alla persona informandolo sulla sua
precedenza e chi ha precedenza prima di lui , fornendogli anche del
materiale su questa metodica poco conosciuta.
L‟attribuzione del codice rappresenta una decisione di grande
importanza e responsabilità , poiché con essa l‟infermiere decide
l‟iter del paziente se può attendere quanto può attendere o se ha
immediato bisogno di cure. In questo caso la procedura del triage si
ferma al primo step , alla valutazione sulla porta per l‟immediato
accesso del paziente alle sale visita.
Il processo del triage per i pazienti che possono attendere l‟ingresso
alla visita , non si arresta con l‟assegnazione del codice , ma essi
41
vengono rivalutati dall‟infermiere a seconda delle esigenze , a
seconda del codice colore attribuito e su richiesta del malato.
Il sistema di classificazione [k,l] deve essere semplice da utilizzare.
In molti Paesi Europei viene utilizzata una classificazione a 5
priorità, quale scala delle priorità nell‟emergenza:
- priorità 1 : emergenza;
- priorità 2 : urgenza;
- priorità 3 : situazione non urgente;
- priorità 4 : situazione in cui si può inviare il paziente in un altro
servizio;
- priorità 5 : situazione in cui si può dare un appuntamento
In alcune realtà il sistema di Triage utilizza i codici a sigle:
- EU: Estrema urgenza
- UP: Urgenza primaria
- US: Urgenza secondaria
- NU: Nessuna urgenza
Oppure i codici numerici:
- codice 3: Emergenza
- codice 2: Urgenza
- codice 1: Urgenza differibile
Non è importante il tipo di codice prescelto, ma è indispensabile un
linguaggio universale comune nello stesso ambito di intervento. In
molte realtà italiane, inclusa la nostra, tra le varie metodiche di
assegnazione del codice di gravità si è scelto di adottare i Codici
Colore, in analogia con i criteri definiti dal Ministero della sanità5,
con una classificazione a 4 priorità, secondo le seguenti modalità:
5 D.M. 15 maggio 1992
42
Codice Rosso: Questo codice viene assegnato ai pazienti in
imminente pericolo di vita, ossia a quei pazienti in cui è in atto il
cedimento di almeno una delle tre grandi funzioni vitali (respiro,
circolo, coscienza). Il pronto soccorso blocca la propria attività e si
prepara a ricevere il paziente approntando l‟ambulatorio a maggiore
tecnologia. Per avvertire gli altri pazienti in attesa viene accesa
l‟insegna luminosa: “Emergenza Attendere”. L‟ accesso deve essere
immediato e non vi è tempo di attesa.
Codice Giallo: Questo codice viene assegnato ai pazienti in
potenziale pericolo di vita, cioè a quei pazienti in cui vi è la minaccia
di cedimento, l’alterazione di una funzione vitale. Il personale del PS
si presta per ridurre al minimo i tempi di attesa. L‟accesso è
immediato, compatibilmente con altre emergenze in atto, ed il tempo
medio di attesa non dovrebbe superare i dieci minuti. È necessaria
una rivalutazione del paziente ogni 5-15 minuti.
Codice Verde: Questo codice viene assegnato ai pazienti che
necessitano di una prestazione medica differibile, cioè a quei pazienti
20 D.M. 15 maggio 1992 che non presentano compromissione dei
parametri vitali, che non appaiono sofferenti, che risultano avere
coscienza integra e per i quali è estremamente improbabile un
peggioramento clinico. L‟accesso avviene dopo i codici rossi e gialli.
Il paziente va rivalutato ogni 30-60 minuti.
Codice Bianco: Questo codice viene assegnato ai pazienti che
richiedono prestazioni sanitarie che non sottendono alcuna urgenza e
per le quali sono normalmente previsti percorsi alternativi
extraospedalieri (medico curante, ambulatori specialistici, ecc). I
pazienti vengono comunque assistiti, ma solo dopo che il personale
ha risolto i casi più urgenti. L‟accesso avviene dopo i codici rossi,
gialli e verdi e la rivalutazione è a richiesta. Queste prestazioni sono
soggette al pagamento del ticket.
Rivalutazione. può essere definita come l‟insieme di tutti quegli
accorgimenti che vengono messi in atto per evidenziare errori fatti
alla valutazione iniziale. Il codice colore di priorità assegnato
dall‟infermiere all‟ingresso del paziente in PS non è una etichetta
43
immodificabile, ma vi è sempre la possibilità della variazione del
codice assegnato secondo l‟evoluzione clinica. Per semplicità si
punta ad evidenziare gli elementi di aggravamento o peggioramento
del quadro, che rendono quindi il caso più urgente, tralasciando quelli
di miglioramento dello stesso, poiché non è consigliabile retrocedere
i pazienti nella scala delle priorità. A seconda del codice colore sono
stabiliti, dalle società scientifiche, degli intervalli di tempo entro cui
il paziente deve essere rivalutato: solitamente ogni 5 minuti per un
codice giallo e ogni
30 minuti per un codice verde. Il tempo dedicato ad ogni paziente
non dovrebbe superare i 5 minuti. La rivalutazione consiste
principalmente nella misurazione dei parametri vitali del paziente ed
eventualmente nella quantificazione dell‟intensità del dolore. Se i
parametri misurati inizialmente si sono modificati, il codice colore di
priorità potrà essere aumentato o diminuito dall‟infermiere in
qualsiasi momento. Può essere difficile valutare quando le
modificazioni dei parametri vitali indicano davvero un cambiamento
delle condizioni del paziente; come aiuto mnemonico può essere
utilizzata la regola precedentemente descritta del “30+30+30=90”,
ovvero siamo in presenza di un‟evoluzione del paziente e il codice
deve aumentare di un gradino nella scala colore quando si verifica
uno dei seguenti fenomeni:
• la pressione arteriosa scende di 30 mmHg
• la frequenza cardiaca sale di 30 battiti/minuto
• la frequenza respiratoria supera i 30 atti/minuto
• la saturazione di ossigeno scende sotto il 90%
In ogni caso il triagista non è tenuto a seguire ciecamente alcuna
regola e se trova alterazioni anche minori di alcuni parametri, o
sintomatologia a suo parere significativa, deve aumentare il codice
del paziente. Questa fase permette all‟infermiere, non solo di
mantenere corretti i codici di priorità assegnati, ma anche di
mantenere sotto controllo i pazienti in attesa e di far percepire loro un
continuum nell‟assistenza, di essere controllato da personale sanitario
44
competente e di non sentirsi abbandonato. È quindi un determinante
di qualità percepita dall‟utente. In questa fase molto importante
all‟interno del processo di Triage si richiede all‟infermiere grande
attenzione, sensibilità e abilità in quanto gli eventuali cambiamenti
delle condizioni di salute del paziente possono essere repentini, molto
subdoli o addirittura simulati. È consigliabile, visto il grande carico
emotivo di chi svolge il triage, che l‟attività non venga svolta per più
di 4-5 ore al giorno.
45
Funzionigramma
Funzionigramma Infermiere Triage.
Figura
Professionale
Attività Responsabilità Interfacce
Infermiere
Valutatore
Attività di Assistenza
all‟utenza secondo
modalità di
urgenza/emergenza e
non.
Accettazione anagrafica
utenza.
Valutazione soggettiva e
Valutazione Oggettiva
Codifica di priorità
Educazione sanitaria
dell‟utente
Utilizzo percorsi fast-
track
Assistere/supportare il paziente
nel soddifacimento dei bisogni di
assistenza infermieristica
Garantire le registrazioni,
annotazioni sul cartella di triage
informatizzata
Individuazione dei pazienti
potenzialmenti critici
Garantire una corretta priorità di
accesso alla visita medica.
Assicurare un adeguata
relazione/Informazione all‟utenza.
Garantire un corretto percorso
predefinito (fast-track) per le
prestazioni specialistiche urgenti
Operatori
Informatici
Operatori
Centrale
Operativa,
118 e
Ambulanze
private.
Infermiere
“Rivalutatore
di secondo
step e
trattamento”
Tutto il
personale
operante in
pronto
soccorso:
Coordinatore
infermieristic
o, Direttore di
Unità
Operativa,
Medici,
Medici
consulenti,
Infermieri di
ps OSS.
46
Personale
afferente ai
servizi
diagnostico/te
rapeutici
Figura
Professionale
Attività Responsabilità Interfacce
Infermiere Rivalutatore
di secondo step
Attività di Assistenza
all‟utenza secondo
modolità di
urgenza/emergenza e
non.
Attività di Rivalutzione
Clinica (Parametri Vitali
ed esame obiettivo) di
tutti i pazienti codificati
Gialli dall‟infermiere
Valutatore
Attività di Rivalutzione
Clinica (Parametri Vitali
ed esame obiettivo) di
tutti i pazienti codificati
Verdi, a rischio di
evoluzione
clinica,dall‟infermiere
Valutatore
Attuazione di Procedure
e protocolli che
prevedano l‟anticipo di
alcune prestazioni di
trattamento ( ECG,
Esami Ematici, Via
Venosa, Trattamento
sintomatico del dolore)
Attività
burocratico/Amministrati
vo
Educazione Sanitaria
dell‟utente
Decisione di priorità
Assistere/supportare il paziente
nel soddifacimento dei bisogni
di assistenza infermieristica
Rispettare Protocolli e linee
guida autorizzate dal Direttore
di Unità Operativa
nell‟esecuzione di procedure
Diagnostico/Terapeutico e
clinico/Assistenziali
Compilazione di una propria
scheda infermieristica di
Rivalutazione e Trattamento
Assicurare un adeguata
relazione/Informazione
all‟utenza.
Collaborare
all‟implementazione e lo
sviluppo di gruppi di lavoro
dedicati al miglioramento
dell‟organizzazione e
dell‟attività assistenziale di
triage.
Partecipa all‟identificazione del
fabbisogno formativo degli
infermieri di triage
Operatori
Informatici
Operatori
Centrale
Operativa, 118 e
Ambulanze
private.
Infermiere
“Valutatore”
Tutto il
personale
operante in
pronto soccorso:
Coordinatore
infermieristico,
Direttore di
Unità
Operativa,
Medici, Medici
consulenti,
Infermieri di ps
OSS.
47
d‟accesso alla visita
medica.
Attività di Formazione e
di ricerca
48
Infermiere di triage: requisiti e formazione
La formazione è essenziale per rendere efficiente il sistema
organizzativo , essa infatti consente al professionista di ampliare le
conoscenze , di adeguarsi alle nuove esigenze ed a ravvivare la
motivazione talvolta soffocata dalla routine lavorativa. Questa
necessità deve scontrarsi con dei fattori che fanno da ostacolo quali :
iamento;
;
Tuttavia l‟importanza della formazione si ritrova in tutte le normative
concernenti il triage , dal DPR del ‟92 che afferma che all‟interno
delle centrali del 118 , la responsabilità operativa è demandata al
personale infermieristico che deve essere adeguatamente formato ,
stesso concetto ribadito dalle linee guida del ‟96 ripreso poi da quelle
del 2001 dove si assiste ad una evoluzione , nel senso che
l‟infermiere addetto al triage all‟interno dei DEA , deve essere non
adeguatamente formato ma specificatamente formato.
C‟è una sottile differenza tra i due termini; adeguato, significa che
deve avere delle conoscenze più che sufficienti e nell‟ambito
dell‟area critica, specifico sta per preciso, ovvero il professionista
deve partecipare a dei corsi specifici sul triage, oltre a possedere delle
conoscenze adeguate
Le indicazioni normative [2,j] sottolineano l‟esigenza di sostenere il
cambiamento organizzativo, derivante dall‟inserimento delle
metodiche di Triage per l‟accettazione dell‟utente in DEA, con
un‟adeguata ed indispensabile azione formativa attivata dalle
Aziende Sanitarie Regionali. Pur non specificando nel dettaglio il
tipo di formazione da garantire, i riferimenti normativi individuano i
compiti dell‟infermiere di Triage, efficace punto di partenza per la
costruzione di un percorso formativo orientato all‟acquisizione di
competenze professionali.
Il processo di formazione deve prevedere:
49
1. Laurea in infermieristica o titolo equipollente;
2. Esperienza minima di almeno sei mesi in Pronto Soccorso;
3. Formazione continua attraverso la rotazione periodica nelle varie
aree di PS.
4. Capacità decisionale;
5. Training in Basic Life Support;
6. Capacità di utilizzare il processo di assistenza nel Triage;
7. Conoscenza delle tecniche relazionali;
8. Nozioni di informatica.
Tale formazione si acquisisce attraverso:
1. Partecipazione a corsi di formazione;
2. Visite documentative e partecipazione a convegni sul Triage;
3. Iniziative di formazione continua a supporto della fase di
addestramento (gruppo di lavoro interno).
La formazione del personale è un “continum” di acquisizioni, di
esperienze, di cultura, di strategie decisionali, di ragionamenti
specifici, di riconoscimenti di modelli, di intuizioni, di schemi
mentali condivisi fra i vari operatori addetti. La formazione deve
portare alla capacità di stabilire delle priorità in rapporto alle
esigenze e alle possibilità del momento delle strutture di cui si
dispone.
La formazione [9] del Triage è articolata attraverso:
1. Corso base di formazione per IT6: parte tecnica
2. Corso base di formazione per IT: parte relazionale di
comunicazione – comportamento e relazione con il pubblico.
6 Infermiere triagista
50
3. Corso Avanzato di formazione per IT: parte tecnica.
4. Corso Avanzato di formazione per IT: parte relazionale
(roleplaying di “pazienti difficili”)
5. Corso di formazione permanente per IT a cadenza semestrale, con
verifica e revisione dell‟attività di Triage svolta.
A tale proposito è utile citare le linee guida n° 196 del 25/08/2003
“Sulla formazione, aggiornamento , addestramento permanente del
personale operante nel sistema di emergenza-urgenza”, nelle quali
viene affermata l‟importanza dell‟aggiornamento continuo dei
professionisti , già operanti sul campo e della formazione di base per
coloro che intendono lavorare nell‟area critica.
Le linee guida del 2001 inerenti al triage , affermano che l‟iter
formativo del triagista deve riguardare oltre all‟insegnamento di base
delle funzioni di triage , anche lezioni di psicologia comportamentale
, in modo tale da preparare gli operatori al carico di lavoro e alle
situazioni stressanti che dovranno affrontare , per prevenire il Burn-
out , lezioni di organizzazione del lavoro , per mostrargli come
gestire le differenti situazioni senza farsi prendere dal panico ,di
tecniche relazionali , per gestire i conflitti che possono nascere in sala
d‟attesa e soprattutto per l‟operatore telefonico tecniche
interrogatorie adeguate per calmare l‟utente e far si che possa
effettuare in modo completo ed efficace l‟intervista.
Quindi l‟infermiere triagista deve possedere una formazione specifica
e continua sull‟emergenza e contemporaneamente conoscenze ,
saperi , informazioni precise sull‟attività di triage.
Tuttavia l‟infermiere prima di occuparsi autonomamente del triage ,
deve ,oltre ai corsi teorici , disporre di un‟esperienza maturata
accanto ad un infermiere più anziano per l‟apprendimento di
competenze specifiche al fine di ridurre al minimo il margine
dell‟errore . Nei requisiti specifici per l‟accreditamento delle
Strutture di Emergenza e Urgenza emanati dall‟agenzia sanitaria
51
regionale dell‟Infermiere triagista Emilia Romagna, alla voce
“Clinical competence e formazione del Personale infermieristico di
Pronto Soccorso” viene evidenziato che la formazione continua e il
mantenimento della competenza clinica assumono particolare
rilevanza per il personale sanitario delle strutture di emergenza -
urgenza al fine di assicurare standard operativi omogenei e
sufficienti. L‟attuale mancanza di un corso di specializzazione
universitario specifico e di un percorso formativo dedicato per gli
infermieri dell‟emergenza, rappresenta una grave carenza per la
conseguente mancanza di precisi riferimenti di settore.
Pertanto, la definizione degli obiettivi e degli indicatori del percorso
formativo così come la definizione di specifiche aree di utilizzo del
personale in addestramento rappresentano un momento fondamentale
nell‟assetto organizzativo e strutturale dell‟area dell‟emergenza
urgenza. L‟infermiere che opera presso la struttura di Emergenza-
Urgenza deve acquisire entro 3 anni dall‟assunzione la seguente
formazione specifica :
• Corso di BLSD7;
• Corso di PBLS8;
• Corso di Triage;
• Corso di Elettrocardiografia di base ed aritmie;
• Corso sulla mobilizzazione/immobilizzazione dei traumi;
• Corso di informatica di base (nelle realtà informatizzate);
• Corso di PTC9 e PHTLS
10 (per il 25% degli infermieri in
servizio/anno)
7 Basic Life Support Defibrillation
8Pediatric Basic life Support
9Prehospital Trauma Care
10Prehospital Trauma Life Support
52
Tutto il personale di supporto che opera presso le Strutture di Pronto
Soccorso e Medicina d‟Urgenza ed emergenza territoriale, deve
essere progressivamente formato con un Corso di BLSD ed un Corso
per la corretta movimentazione dei carichi11
.
Inoltre la formazione permanente deve comprendere un programma
di attività educative finalizzate all‟aggiornamento continuo degli
standard professionali ed al mantenimento della competenza clinica.
Il Responsabile dell‟U.O. deve prevedere un piano annuale di
formazione/aggiornamento per adeguare i comportamenti dei
professionisti nei principali settori dell‟emergenza-urgenza. Tale
piano dovrà tenere conto della necessità di acquisire i crediti
formativi previsti, secondo le norme ECM.
Mantenimento della competenza clinica: la competenza dei
professionisti deve essere documentata in un registro che contenga
l‟elenco delle attività di formazione svolte all‟interno dell‟U.O. e che
indichi il tipo di attività, il periodo e il luogo di espletamento. Per
ogni medico ed ogni infermiere deve essere pertanto predisposta una
scheda personale verificata in maniera documentata dal Responsabile
dell‟unità operativa, a conclusione di ogni anno di attività, con
valutazione dei seguenti indicatori:
- Numero di crediti formativi/anno
- Numero di aggiornamenti clinici annuali/triennali
- Numero e tipologia delle procedure pratiche da acquisire
- Numero e tipologia delle esperienze formative
- Modalità di partecipazione ai programma di qualità aziendale
Personale infermieristico: il mantenimento della competenza clinica
del personale infermieristico avviene attraverso:
11D.Lgs 626/94
53
- Retraining di BLSD, PBLS e PTC/PHTLS, ICLS12
- Corsi di formazione per la gestione della relazione “difficile”
- Verifica/formazione mirata sui casi di sottostima al Triage
- Corso di formazione sulla gestione delle vie aeree e ventilazione
assistita
- Valutazione delle performance relazionali dell‟operatore in
relazione ai protocolli fissati nella singola Centrale e alle
caratteristiche della risposta adottata sul territorio (es: politrauma,
IMA, dolore toracico, addome acuto, insufficienza respiratoria,
shock).
Concludendo se in Italia sono nati appositi gruppi per la formazione
del personale sanitario sul triage , ciò significa che modifiche
sostanziali ne derivano, sul lavoro ,da parte degli infermieri ; tuttavia
non è da dimenticare che l‟operatore per essere un buon
professionista e un capace triagista deve andare oltre la formazione
che la struttura gli impone , ma provvedere autonomamente al
proprio aggiornamento e ad arricchire il proprio bagaglio di
conoscenze “servendosi” degli altri colleghi più esperti come fonti di
informazioni e di risoluzione di dubbi che normalmente investono
una persona saggia e non insicura.
12 Intermediate Cardiac Life Support
54
Triage globale o avanzato le nuove frontiere
Il triage globale è il sistema più avanzato. La valutazione e
l'assegnazione delle priorità ai pazienti è attuata da un infermiere
preparato e con riconosciuta esperienza. Sofisticate categorie di
Triage sono utilizzate per stimare la gravità dei pazienti; si seguono
precisi standard per la valutazione, la pianificazione e gli interventi.
Si utilizzano protocolli per l'inizio di specifici test diagnostici,
trattamenti e per la rivalutazione dei pazienti [15]. La
documentazione è sistematica, continua e si sviluppa assieme alla
valutazione di qualità del sistema di Triage globale formalizzata e
scritta in apposita modulistica. In aggiunta a ciò alcune esigenze di
educazione alla salute dei pazienti possono essere elargite
direttamente durante il processo di Triage.
Operatore di
triage:
Infermiere preparato
e formato al triage
Metodo di
valutazione:
Uso di protocolli e
standard predefiniti
Sistema di
codifica:
Uso di sistemi di
codifica a più
categorie
Documentazione:
Sistematica, con
modulistica ed
archivio
Rivalutazione del
paziente:
Ad intervalli
temporali predefiniti
Verifiche di
qualità: Pianificata
55
Come evidenziato dalla letteratura gli obiettivi principali che deve
perseguire l‟attività di triage in PS sono:
- l‟individuazione dei pazienti urgenti e il loro immediato inoltro
all‟area di trattamento;
- l‟attribuzione per tutti i pazienti di un codice di priorità che regoli
l‟accesso alle cure mediche in relazione alla priorità della loro
condizione. Oltre a questi il triage si pone anche una serie di obiettivi
“accessori” che contribuiscono a migliorare la qualità del servizio
prestato dal sistema:
- mantenere e migliorare l‟efficacia complessiva della struttura di PS;
- ridurre lo stato d‟ansia delle persone che si rivolgono alla struttura;
- smistare i pazienti non urgenti
- valutare periodicamente le condizioni dei pazienti in attesa.
E‟ necessario che la persona si senta sicura all‟arrivo in PS e che già
dal primo approccio con l‟infermiere si instauri un buon legame
relazionale, riducendo così l‟ansia ed aumentando il grado di
collaborazione di paziente e familiari. L‟infermiere allo stesso tempo
deve valutare le priorità assistenziali, stabilendo il codice di triage e
l‟ordine di accesso alle sale visita secondo criteri oggettivi ed in base
alla disponibilità di risorse della struttura Tra i vari modelli quello
che sembra meglio garantire il raggiungimento degli obiettivi del
triage e realizza una presa in carico completa della persona e delle
sue problematiche è il triage “globale”. Il Triage “globale”
garantisce, di fatto, una valutazione approfondita e completa delle
condizioni del paziente, necessaria soprattutto quando si verifica una
maggiore affluenza e sovraffollamento in pronto soccorso.
Le stesse linee guida approvate nella conferenza Stato – Regioni del
2001, nella parte in cui viene trattata l‟organizzazione del lavoro,
specificano che tra le attività di triage deve essere inclusa la
rilevazione dei parametri vitali,raccolta di dati e di eventuale
documentazione medica, indicando con ciò la necessità di garantire
una valutazione più approfondita e completa del paziente.
56
Dal censimento emerge, inoltre, che tra le strutture che hanno
dichiarato di utilizzare il sistema triage “bancone” la maggior parte
già raccoglie informazioni che sono tipiche del triage globale quali:
parametri vitali (76%), descrizione del problema principale (82%),
anamnesi patologica (63%), valutazione del livello di sofferenza
(45%), causa del trauma (80%), segni e sintomi codificati secondo la
ICD9CM13
(44%).
Da quanto riportato, risulta, pertanto, praticabile uniformare a livello
nazionale il sistema di valutazione del paziente secondo quanto
previsto nella metodologia del sistema triage globale in PS. Il sistema
triage “globale” identifica una priorità di accesso alle cure mediche
attraverso un processo metodologico effettuato dall‟infermiere
adeguatamente formato. Tale processo metodologico assegna
all‟infermiere i seguenti compiti:
• Accogliere il paziente ed i familiari con atteggiamento empatico
• Effettuare una rapida valutazione dell‟aspetto generale del paziente
(“valutazione sulla porta”)
• Registrare i dati rilevati
• Assegnare il codice colore in base a protocolli prestabiliti
• Seguire i percorsi assistenziali predefiniti in base al codice colore o
al sintomo principale rilevato
• Informare i pazienti e/o parenti del codice colore attribuito, delle
procedure attivate e delle eventuali attese
• Rivalutare i pazienti in attesa
• Istruire il paziente e/o i parenti a comunicare all‟infermiere ogni
variazione dello stato clinico
• Individuare, in caso di arrivo contemporaneo di più urgenze, quale
paziente abbia priorità di accesso.
13International Classification of Diseases 9th revision Clinical modification
57
58
Capitolo 2
Overcrowding: problematica crescente nel nuovo millennio
Drummond (9) definisce il sovraffollamento come una “situazione
nella quale la richiesta di servizi eccede la capacità del personale
medico ed infermieristico della struttura di fornire cure adeguate e di
qualità in tempo ragionevole”.
Tutti gli anni, specialmente nel periodo invernale, si verifica un
eccesso di domanda sanitaria, con iperafflusso in Pronto Soccorso
(PS), sovraffollamento degli ospedali e conseguente aumento dei
ricoveri, soprattutto in Medicina Interna.
Questo fenomeno ha un impatto così rilevante da indurre una
particolare attenzione da parte non solo dei ricercatori 14 15 ma anche
dei media, come testimoniato dai numerosi articoli recentemente
apparsi su giornali, televisione e internet 16 17. La maggior richiesta di
ricovero inoltre provoca le “code” in PS, con allungamento dei tempi
d‟attesa per la visita, e i “letti in soprannumero”, spesso sistemati nei
corridoi. Entrambe queste situazioni critiche creano gravi disservizi e
frequenti lamentele, sia da parte dei pazienti che dei medici e degli
infermieri [25].
14 Sprivulis PC, Da Silvia JA, Jacobs IG et al (2006) the association between hospital owercrowding and
mortality among patients admitted via Western Australian emergency department MJA 184:208-212
15 Richardson DB (2006) Increase patients mortality et 10 days associted with emergency dipartemet
owercrowding MJA 184:213-216
16 Simoniello T (2006) sanità pubblica o privata? Salute e Società il pensieto scientifico editore. Yahoo
italia http://it.heatl.yahoo.net/ (accesso 18/12/2012)
17 Morrone L (2007) Presunta malasanità in Calabria. http://www.reportonline.it/article5764.html (accesso
15/11/2012)
59
Sovraffollamento degli ospedali ed insicurezza
Il sovraffollamento degli ospedali nei mesi invernali non è un fatto
solo locale, ma trova riscontro in ambito nazionale e internazionale.
Un recente studio australiano dimostra che gli ospedali sovraffollati
sono insicuri. In essi, infatti, la mortalità a 7 giorni aumenta in modo
lineare fino al 60% (hazard ratio da 1,1 a 1,7; r=0,98; 95% CI, 0,79–
1,00) in funzione del sovraffollamento, sia del PS che dei reparti.
Anche la mortalità a 30 giorni aumenta in modo significativo in
rapporto all‟indice di occupazione (IO) dei posti letto (4,4% se IO
<90% vs 6,1% se IO >100%, p=0,001). Lo stesso lavoro dimostra
che l‟aumento della mortalità è indipendente dall‟età del paziente,
dalla stagione, dal tipo di diagnosi o dal livello di urgenza .
Richardson, comparando circa 30 000 ingressi in Dipartimenti di
Emergenza affollati rispetto ad altri non affollati, ha ottenuto un
analogo risultato, con aumento del rischio relativo (RR) di morte a 10
giorni (RR 1,34 95% CI, 1,04–1,72).
Altri autori hanno dimostrato che nelle stesse condizioni di
iperafflusso, le terapie vengono iniziate in ritardo18
, vi è maggiore
possibilità di errore umano in rapporto a restrizione delle risorse19
e
spesso i pazienti che richiedono cure mediche sono ricoverati in
reparti chirurgici e viceversa. In quest‟ultima situazione, il
sovraffollamento rappresenta la prima evidenza di un aumento del
rischio di mortalità precoce intra-ospedaliera . I ricoveri nei reparti di
Medicina Interna sono andati progressivamente aumentando
nell‟ultimo decennio in maniera significativa in tutta Italia, in
particolare in Emilia Romagna e a Bologna. Questo fenomeno è
correlato non solo a cause epidemiologico-demografiche, ma anche
all‟implementazione di nuove modalità di assistenza sanitaria
territoriale e a modifiche delle strutture ospedaliere.
18 scull MJ, Lazier K, Vermeulen M et al (2003) Emergency department Contributors to Ambulance diversion: a
quantitative analisis. Ann Emerg Med 41:467-476
19 Reason JT “ed” (1990) Human error: causes and consequences. Cambrige University Press, Cambridge
60
L‟invecchiamento della popolazione ha avuto un andamento in
crescita lineare, parallelo a quello riscontrato sia dell‟età media dei
pazienti ricoverati, sia del numero dei ricoveri/anno da PS. Tuttavia,
in controtendenza rispetto a questi dati, si è realizzata una
progressiva riduzione del numero dei posti letto in dotazione ai
reparti. I problemi che l‟operatore di pronto soccorso si trova a vivere
frequentemente nella propria realtà locale, quali il sovraffollamento,
l‟aumento dei tempi di attesa dei pazienti per la visita medica (con
relativo aumento dei pazienti che si allontanano dall‟area di triage), e
la percezione della pressione del lavoro in costante aumento, sono
ben rappresentate nella letteratura medica ed infermieristica
internazionale degli ultimi 15 anni, con numerosi contributi
provenienti da Regno Unito, Stati Uniti,
Canada e Australia. È evidente come il prolungarsi dei tempi di attesa
per la visita abbia un impatto negativo sull‟opinione pubblica
(particolarmente sulla qualità percepita), e possa costituire una fonte
potenziale di situazioni critiche, sia per il clima lavorativo interno,
che propriamente clinico, laddove i pazienti, e particolarmente quelli
con livelli di urgenza intermedia, si trovino a sostare fino a parecchie
ore nell‟area di triage. Partendo da questi presupposti, una delle
priorità
Le cause20 21
del sovraffollamento sono molteplici; oggi è
comunemente accettato che il problema del sovraffollamento del
Pronto Soccorso non dipende soltanto da quanto avviene all‟interno
della struttura ma rappresenta lo specchio di una serie di
problematiche insite in diversi ambiti del Sistema Sanitario. Fra
queste giocano un ruolo fondamentale la discontinuità, la
frammentazione e la mancanza di standard di cura comuni
nell‟ambito del sistema stesso.
20 Derlet RW, Richards JR, Owercrowding in the nation‟s emergency departements: complex causes and
disturbino effects. Ann Emerg Med 2000:35(1):68-8
21 canadian Association of Emergency Physicians and National Emergency Nurses affilation. Joint
Positions statement on emergency department owercrowding [policy]. Can J Emerg Med (2001); 3 (2):82-4
61
La chiave per la soluzione del problema dunque non è unica, ma è
necessario coinvolgere l‟intero sistema sanitario con tutti i suoi
componenti, sia in ambito ospedaliero che territoriale, sia in ambito
sanitario che socio-assistenziale. Le cause sono riconducibili a:
•Speranza di ottenere una risposta in tempi brevi a problemi sentiti
come urgenti dal paziente
• Tendenza dei pazienti «fragili» ad affluire con elevata frequenza al
PS richiedendo interventi rapidi
• Consapevolezza di trovare una risposta qualificata, con impiego di
tecnologie, a basso costo e in tempo reale H24
• Diffusione dell‟Informazione Sanitaria con convinzione da parte dei
pazienti di sapere in modo chiaro ciò di cui necessitano
• Accesso da parte delle categorie socialmente più deboli che vedono
nel Pronto Soccorso la possibilità di una soluzione temporanea ai loro
problemi
• Concezione da parte dei cittadini di un modello di salute centrato
sull‟Ospedale rispetto al modello centrato sulla Medicina del
territorio
Studi successivi hanno individuato le principali conseguenze22 23
legate al sovraffollamento dei PS:
a) Aumentato rischio di errori sanitari: I pazienti che accedono in PS
richiedono tutti una serie di valutazioni e trattamenti che assorbono
tempo ed energie al personale sanitario, il quale di conseguenza
risente di queste pressioni e diminuisce l‟attenzione nei confronti di
ciò che fa. I tempi stretti quindi spostano l‟obiettivo primario da
“fare bene” a “fare in fretta”.
22 Canadian triage and acuity scale – livello V
23 Carret ML, Fassa AC, Domingues MR. Inappropriate use if emergency service: a systematic review of
prevalence and associated factors. Cad Saude Publica (2009); 25(1): 7-28
62
b) Pazienti in attesa di posto letto in reparto: Quando i posti letto in
reparto sono tutti occupati, i pazienti a essi destinati sono costretti a
restare in PS per molte ore, talvolta per più giorni; essi richiedono più
attenzione da parte del personale sanitario, rispetto agli altri pazienti,
e quindi ne aumentano il carico di lavoro.
c) Deviazione delle ambulanze: Il sovraffollamento impedisce a molti
PS di accettare nuovi pazienti, spesso gravi. Di conseguenza il
servizio territoriale è obbligato a portare i pazienti soccorsi negli
ospedali disponibili. Purtroppo, sovente, il PS di destinazione non è
adeguato alle esigenze del malato, il cui trattamento risente quindi di
questa deviazione. Inoltre si riscontra un aumento dei tempi di
intervento del sistema di emergenza-urgenza territoriale.
d) Prolungamento del dolore e/o dello stato dell‟ansia dei pazienti: Il
poco tempo a disposizione del personale per ogni paziente impedisce
una valutazione adeguata, per cui spesso alcuni sintomi vengono
tralasciati, il più importante di tutti è proprio il dolore, che non viene
gestito adeguatamente. Oltretutto, la situazione stressante del PS
acuisce l‟ansia di molti pazienti.
e) Insoddisfazione degli operatori sanitari con conseguente ridotto
rendimento lavorativo: Lo stress che colpisce il personale sanitario
gli impedisce di lavorare in modo ottimale, inficiandone il
rendimento.
f) Prolungamento dei tempi d‟attesa per la visita medica: La grande
affluenza al PS comporta inevitabilmente code di attesa per la
valutazione da parte del medico.
g) Ritardo diagnosi e/o trattamento: Sempre di più gli utenti sfruttano
il PS per eseguire esami diagnostici approfonditi, eludendo le liste
d‟attesa per gli esami esterni. Ciò comporta un carico di lavoro
massiccio per le strutture di radiologia e di laboratorio analisi, e di
conseguenza tempi maggiori per la refertazione. Questi ritardi
causano ulteriori ritardi di diagnosi e di trattamento anche per i
pazienti realmente urgenti.
63
h) Poco tempo e attenzione da dedicare agli studenti tirocinanti:
Come già affermato, il tempo a disposizione è poco e le attività da
eseguire sono molte. Il tempo a disposizione per seguire gli studenti
medici e infermieristici si riduce, mettendo così in secondo piano gli
obiettivi di apprendimento che si prefiggono di raggiungere durante il
tirocinio.
i) Mancanza di privacy: I molti pazienti che si rivolgono al PS sono
costretti a sostare in luoghi che non sono stati costruiti per accogliere
così tanta utenza. Gli effetti negativi ricadono in particolar modo
sulla privacy dei pazienti e sulle conseguenze che da questo
scaturiscono, come ad esempio il fatto che i pazienti non riescano a
confidarsi adeguatamente con il medico durante la visita.
j) Diminuita fiducia dei cittadini verso i servizi di emergenza: Gli
scarsi risultati ottenuti, a causa delle ristrettezze materiali, temporali
e personali, uniti al rischio di danno medico/infermieristico,
impediscono alla popolazione di affidarsi in modo sereno al PS. Le
risorse delle strutture di emergenza sono inadeguate alle richieste
della popolazione, e la qualità fornita va via via calando.
k) Episodi di violenza in seguito agli eccessivi tempi di attesa: Le
attese prolungate, il dolore e l‟ansia sono tutti fattori che sommati
assieme provocano irrequietezza in persone particolarmente
suscettibili, sfociando poi in episodi di violenza nei confronti di
infermieri e medici prima di tutto.
l) Errori di comunicazione: Durante situazioni di massiccia affluenza,
gestire gli esami, le consulenze e in generale le diverse tappe del
percorso di tutti i pazienti, diventa piuttosto complesso e sono
frequenti gli errori nella semplice comunicazione di dati e nella
compilazione di moduli, che rallentano inevitabilmente il processo
generando in certi casi errori anche gravi.
Dagli studi presi in considerazione per approfondire questa tematica,
si possono evidenziare le principali categorie di cause scatenanti:
a) Ridotto numero di posti letto ospedalieri: È la causa principale
condivisa in tutti i Paesi del mondo; infatti la carenza di posti letto
64
nei reparti ospedalieri impedisce il ricovero di molti pazienti di PS,
che di conseguenza sono costretti a sostare per lunghi periodi in un
luogo che non è previsto per fornire un‟assistenza base continuativa.
Questa situazione è stata riconosciuta come “il sintomo
internazionale del fallimento dei sistemi sanitari”
b) Aumentata criticità dei pazienti: L‟aumento dell‟aspettativa di vita
della popolazione occidentale, dovuto allo uno sviluppo della
medicina e al miglioramento della qualità di vita generale, ha
comportato un incremento del numero di individui anziani, che sono
spesso portatori di patologie concomitanti croniche. Questa realtà fa
sì che la diagnosi di un problema di salute sia più complicata perché
mascherato dai sintomi delle malattie già presenti. La diagnosi e il
trattamento in questi pazienti è dunque molto più complesso che in
altri, con conseguente aumento del carico di lavoro del PS.
c) Scarso numero di operatori sanitari dedicati: Il personale
infermieristico rappresenta la spina dorsale del PS, e molti ospedali
non sono in grado di attrarre infermieri qualificati all‟interno dello
staff, che è dovuto in parte al sovraffollamento che rende il PS un
luogo di lavoro frustrante e stressante. Discorso simile viene fatto per
il personale medico.
d) Chiusura di molti PS nel corso di “ristrutturazioni del sistema
sanitario”: Negli anni „90 molte nazioni hanno sperimentato tagli nel
budget destinato alla Sanità, che ha comportato quindi la chiusura di
numerosi ospedali e relativi PS. La popolazione a essi destinata ha
dovuto quindi rivolgersi alle strutture rimaste, che non erano
preparate ad affrontare una simile grande richiesta improvvisa.
e) Aumento della popolazione non assicurata (sia da enti privati che
statali) o sotto-assicurata: Questo problema, prettamente americano,
ha favorito l‟accesso alle strutture di emergenza da parte di numerosi
utenti che presentano problemi di lieve entità, ma che non hanno altro
posto dove poter essere visitati.
f) Dimensioni ridotte delle aree di trattamento: Come detto in
precedenza, molti PS sono stati chiusi nel corso degli anni, e la
65
popolazione si suddivide nei pochi PS rimasti, e in essi rimangono
per parecchio tempo quando non sono disponibili i posti letto in
reparto. Appare dunque chiaro quanto gli spazi destinati all‟area di
trattamento siano attualmente esigui e incapaci di accogliere un
afflusso massiccio di pazienti, come avviene sempre di più.
g) Ritardi nell‟esecuzione di consulenze mediche: Il ridotto numero
di specialisti, che sperimentano molti ospedali, porta a un ritardo
nelle consulenze, poiché i pochi medici presenti sono oberati dai
compiti del reparto di appartenenza e delle sale operatorie, quando
sono chirurghi.
h) Ritardi nell‟esecuzione e nella valutazione di esami diagnostici e
strumentali: I pazienti dei PS richiedono sempre di più l‟esecuzione
di esami strumentali particolari nelle strutture di emergenza per non
ricorrere alle liste ambulatoriali. Di conseguenza i servizi radiologici
eseguono ogni giorno quantità esagerate di esami, la cui refertazione
è affidata spesso a uno o due medici radiologi. Necessariamente, si
creano code per la loro esecuzione e i tempi per la successiva
valutazione si allungano. 10
i) Presenza di strumenti tecnologici diagnostici disponibili solo in
ospedale: La mancanza di attrezzature diagnostiche avanzate nel
territorio è diventata un grande problema per gli ospedali; oltretutto,
spesso esse non sono disponibili 24 ore su 24 e quindi diventa
necessario tenere i pazienti in PS per poter eseguire il test il giorno
seguente. A livello ambulatoriale, le liste d‟attesa per questi esami
sono veramente lunghe, perciò molti utenti preferiscono attendere
qualche ora in più in PS, con la certezza però di poter eseguire
l‟esame in un lasso di tempo ragionevole.
j) Difficoltà di accesso alle strutture di cura primaria: È un problema
internazionale che affligge tutte le strutture di cura primaria, siano
esse poliambulatori o semplici studi di medici di medicina generale.
Gli orari di visita sono esigui e concentrati in periodi della giornata in
cui la maggior parte degli utenti lavora; quando poi si riesce a
stabilire un appuntamento, il tempo che intercorre fino a esso è
considerato troppo ampio dalla maggior parte dei pazienti.
66
k) Scarso numero di operatori amministrativi: Parecchie incombenze
del PS riguardano attività burocratiche (consegna e ritiro di moduli,
referti ed esami, chiamate per trasferimenti, consulenze, ecc...), che
dovrebbero essere adibite ad un personale dedicato. Le ristrettezze
economiche recenti hanno portato molti ospedali a ridurre tale
personale, provocando un passaggio di mansioni dagli operatori
amministrativi a infermieri e medici, che oltre ai propri specifici
compiti devono dedicare tempo prezioso anche a queste attività.
l) Difficoltà di comunicazione tra operatore sanitario e paziente
straniero: In questo periodo di grandi migrazioni, si è osservata una
notevole difficoltà di comunicazione in tutte le strutture pubbliche,
comprese l‟ospedale. Spesso non è disponibile immediatamente un
mediatore culturale o un interprete, e si creano pertanto problemi
importanti legati a incomprensioni sia di natura linguistica sia
culturale (in particolare a proposito del non rispetto di alcune usanze
o tradizioni).
Il sovraffollamento dei PS è una situazione che affligge buona parte
delle strutture di emergenza di tutto il mondo. Le cause sono
molteplici e di diversa natura, e le conseguenze sono pericolose nei
confronti della salute dei pazienti. Appare dunque necessario
cominciare a sviluppare piani per la risoluzione di tale condizione
critica.
Le strategie di approccio al problema
Parlando di accessi a bassa priorità nelle strutture di Pronto Soccorso
spesso ci si riferisce al sovraffollamento e alle inevitabili
ripercussioni negative sull‟efficienza del sistema che deve garantire
le prestazioni di emergenza e il trattamento delle urgenze reali in
tempi rapidi.
Molte delle strategie elaborate per la gestione del fenomeno “accessi
a bassa priorità” infatti, partono da una concezione negativa e talvolta
punitiva del fenomeno e propongono soluzioni atte a disincentivare
l‟accesso alle strutture di Pronto Soccorso o a deviare questo flusso
67
di pazienti verso aree di trattamento dedicate (interne o esterne alla
struttura di PS) al fine di “liberare” il Pronto Soccorso.
Pur riconoscendo la validità e le motivazioni che sostengono tali
sistemi, in questo lavoro si vuole proporre un differente approccio,
fondato su una diversa visione generale che consenta di esaminare il
problema da altri punti di vista e di ipotizzare strategie di gestione
capaci di fornire risposte adeguate che non penalizzino chi
“impropriamente” utilizza il PS..
E‟ noto che alcuni cittadini si rivolgono al PS per problematiche a
bassa priorità perché in quel momento non dispongono o non
conoscono altre possibilità di risposta ai loro bisogni, che sono
comunque reali e vissuti come necessitanti di risposta; altri invece
accedono per carenze assistenziali delle strutture che solitamente li
hanno in carico e che in quel momento non sono in grado di garantire
risposte idonee (rete sociale, assistenza domiciliare integrata ecc…).
In questi casi il PS spesso fornisce solo una risposta parziale, che se
rimane tale genererà nel tempo la necessità di ricorre nuovamente al
Pronto Soccorso per lo stesso motivo.
In quest‟ottica quindi, anche per i casi a bassa priorità, l‟accesso al
Pronto Soccorso deve diventare uno dei momenti del percorso del
paziente, con conseguente presa in carico globale della persona.
Questo si può realizzare solo con l‟attivazione di tutte le reti
territoriali di supporto socio-assistenziali esistenti, per garantire sia la
presa in carico, sia il proseguimento delle cure; tutto ciò,
inevitabilmente si ripercuoterà positivamente sulle strutture di Pronto
Soccorso, perché un‟adeguata assistenza potrà ridurre inutili ricorsi
alle strutture di emergenza.
Per condividere queste soluzioni è necessario uscire da una
concezione centrata sul Pronto Soccorso come unica struttura in
grado di gestire in maniera autonoma e spesso esaustiva i problemi di
salute della persona, al fine di sviluppare nuove soluzioni che
analizzino la problematica “accessi a bassa priorità” centrate sulla
qualità della risposta ai bisogni della persona, ai problemi
dell‟organizzazione e all‟attivazione di reti di supporto, basate sulla
68
promozione del dialogo e sulle sinergie di azione tra tutti i servizi,
territoriali e ospedalieri.
Nel terzo millennio non è più sufficiente limitarsi a rispondere ai
bisogni dei cittadini utilizzando sistemi organizzativi obsoleti o
prestazioni di dubbia efficacia.
La professione infermieristica, in quanto espressione di una scienza,
si è posta l‟obiettivo prioritario di implementare la ricerca clinica, al
fine di produrre nuove conoscenze, linee guida, protocolli, procedure
e istruzioni operative atte ad erogare prestazioni in sicurezza e con
buoni risultati per la salute degli utenti presi in carico,
indipendentemente dal setting assistenziale.
69
Fast track o percorsi brevi: definizione e sviluppo
Oggi in Italia 400 abitanti su 1000 ogni anno si rivolgono al Pronto
Soccorso ospedaliero, 250 dei quali per problemi di salute minori.
Dato il crescente sovraffollamento, nei Pronto Soccorso si è reso
necessario discriminare i tempi di accesso per priorità clinica, prima
informalmente poi con modalità standardizzate di “triage” (dal
francese “trier”, selezionare), rese obbligatorie dal 2001 su tutto il
territorio nazionale.
Il triage è svolto da personale infermieristico che ha il compito di
“definire la priorità di cura sulla base delle necessità fisiche, di
sviluppo e psicosociali, sulla base dei fattori che determinano il
ricorso alle cure e compatibilmente con l‟ andamento di flusso all‟
interno della struttura”
A seconda delle differenti modalità di triage le persone che accedono
al Pronto Soccorso sono classificati in categorie di priorità
assistenziale, di solito 4 o 5, che vanno dall‟ immediato ad attese
potenzialmente anche molto lunghe .Per quanti hanno necessità di
una prestazione semplice, o magari di un colloquio informativo o
anche solo di essere tranquillizzati, lunghi tempi di attesa risultano
spesso poco accettabili. Per i casi lievi il problema di salute potrebbe
essere risolto direttamente all‟ accoglienza evitando diversi passaggi
e procedure.
Nel corso degli ultimi decenni le caratteristiche strutturali [13] ed
organizzative degli ospedali sono profondamente cambiate. Molte
delle attività specialistiche ospedaliere che dieci o venti anni fa
venivano effettuate in regime di ricovero sarebbero oggi considerate
“inappropriate”, come indicato anche dal Decreto Ministeriale del 30
novembre 2001. Queste trasformazioni assistenziali da un lato sono
diretta conseguenza dell‟evoluzione delle tecnologie, delle
attrezzature diagnostiche e delle metodiche chirurgiche, oltre che
delle conoscenze mediche, ma da un altro lato hanno influito
profondamente sulla struttura edilizia e sul design degli ospedali
attuali
70
Il miglioramento ha investito non solo gli aspetti più prettamente
logistici ed architettonici, ma anche quelli di tipo organizzativo legati
alla possibilità di ottimizzare alcuni percorsi interni, impiegando al
meglio le risorse.
In questo senso, una considerazione è stata fatta per alcune patologie
che raramente rivestono carattere d‟urgenza ma che rappresentano
una fetta rilevante, dal punto di vista numerico, degli utenti che si
rivolgono al pronto soccorso. Per inciso tale fenomeno è diffuso in
tutto il mondo e un po‟ ovunque sono stati messi in atto
aggiustamenti organizzativi per far fronte al problema. Per questa
casistica di pazienti è stato predisposto già da alcuni anni un percorso
preferenziale di facilitazione diagnostica detto “Fast Track”
[16,17,18] o “corridoio veloce”. Questo si riferisce in particolare a
patologie non urgenti di tipo ortopedico traumatologico (limitate agli
arti inferiori e superiori, alle distorsioni isolate del rachide cervicale),
oculistico e ORL.
In questi casi, l‟infermiere triagista si limita ad effettuare
l‟accettazione di pronto soccorso ed invia direttamente i pazienti
all‟ambulatorio dedicato. Tale procedura da un lato ha permesso di
velocizzare l‟accesso di questi pazienti riducendo i tempi di attesa e
di permanenza in pronto soccorso, dall‟altro impegna il triagista in un
lavoro di coordinamento su diverse postazioni. Variabile da
considerare è anche la fascia oraria, poiché tale sistema è attivo solo
in fasce orarie diurne ben definite.
La logistica del Servizio consentirà di confermare meccanismi di
accettazione sanitaria dei pazienti mediante triage centralizzato sul
Pronto Soccorso Generale ma favorirà modalità assistenziali
innovative: percorsi di integrazione professionale, confezionamento
di apparecchi gessati, esecuzione di attività di piccola chirurgia
direttamente nell‟ambito del Pronto Soccorso Ortopedico e
separazione fisica delle attività ortopediche di pronto soccorso da
quelle ambulatoriali di controllo. E‟ indubbiamente questa ultima
l‟innovazione più significativa, che si è dimostrata valida per
promuovere l‟ infermiere da un apporto prevalentemente
71
collaborativo ad una fase operativamente autonoma, duplicando in tal
modo le potenzialità del punto di prestazione. E‟ intuitivo che in tale
modo è possibile incrementare il numero delle prestazioni senza un
pari, ma più limitato, incremento delle risorse umane. Parallelamente
costituisce una garanzia di mantenimento della qualità della
prestazione.
Negli ultimi anni alcuni interventi importanti son già stati promossi
con la creazione di una area assistenziale nei PS dedicata ai “codici
minori” [14,22,24]. Tale area, dove esiste, è gestita da personale
medico e infermieristico che operano secondo le modalità
assistenziali e professionali tradizionali. Si possono concepire
ulteriori sviluppi organizzativi della suddetta Area, che consistono:
a) nell‟ introduzione della professionalità infermieristica,
adeguatamente formata, nella gestione di alcune patologie;
b) nell‟ arricchimento della funzione di triage mediante il quale, oltre
a stabilire le consuete priorità, si può indicare anche un percorso
professionale differenziato all‟interno dell‟Area.
Inoltre diviene competenza infermieristica [12] avviare il paziente a
percorsi Fast Track, soprattutto per quanto riguarda alcune
competenze specialistiche.
Identificare le patologie che possono essere trattate e riservate a
percorsi specialistici dall‟infermiere rappresenta il punto di partenza
per garantire l‟efficacia e la sicurezza per l‟esercizio di una
autonomia operativa di questa figura professionale in un contesto
legislativo che, al momento, ne definisce solo la cornice seppur con
finalità propositive. questa è la strada da perseguire, la quale non si
esaurisce solo attraverso un‟adeguata formazione e organizzazione,
ma anche nel clima di fiducia ormai esistente tra i diversi
professionisti esercenti la professione sanitaria, con il fine di
sostenere il personale infermieristico nell‟esercizio della sua
autonomia operativa. A questo fine nella fase sperimentale,
successivamente esplicitata, l‟operato autonomo dell‟infermiere avrà
una momento di condivisione su ciascun caso con il personale
72
medico con successiva gestione di tutto il percorso assistenziale. Si
è riscontrato che alcune patologie potrebbero esser trattate ed
indirizzate direttamente il che dovrebbe permettere di accorciare i
tempi di attesa [19] per i casi meno gravi: sono i “Percorsi Brevi”,
definiti anche “codici blu”, attivati direttamente dall‟infermiere di
Triage. Egli, seguendo predeterminati algoritmi decisionali, apre il
caso e manda la persona direttamente alla visita specialistica senza
attendere l‟apertura del caso da parte del medico, il quale si occuperà,
in seguito a consulenza effettuata, di rivalutare la persona..
Nel caso del Fast Track si tratta di una modalità studiata per pazienti
con lesioni e/o malattie minori con lo scopo di accelerarne il percorso
diagnostico-terapeutico. Tale percorso è stato impostato per pazienti
con problemi relativi all‟oculistica, dermatologia, otorinolaringoiatria
e chirurgia maxillo-facciale che presentano i requisiti di inclusione
dei relativi protocolli. Nel caso del Triage Avanzato, invece, lo scopo
è di evitare l‟evento critico e si adatta quindi meglio ai codici verdi-
gialli per ridimensionarne la gravità o accelerare la presa in carico
con già eseguiti i primi esami diagnostici. Ciò dimostra che
l‟organizzazione del pronto soccorso può incidere solo su una parte
del percorso del paziente: il tempo d‟attesa totale infatti è
determinato anche dall‟attesa del paziente presso l‟ambulatorio dello
specialista e dall‟attesa della dimissione da parte del medico di
Pronto Soccorso.
73
Riferimenti legislativi
Legge 10 agosto 2000, n. 251
"Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche,
della riabilitazione, della prevenzione nonchè della professione
ostetrica"
(Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 208 del 6 settembre 2000)
Art. 1.
(Professioni sanitarie infermieristiche e professione sanitaria
ostetrica)
1. Gli operatori delle professioni sanitarie dell‟area delle scienze
infermieristiche e della professione sanitaria ostetrica svolgono con
autonomia professionale attività dirette alla prevenzione, alla cura e
salvaguardia della salute individuale e collettiva, espletando le
funzioni individuate dalle norme istitutive dei relativi profili
professionali nonchè dagli specifici codici deontologici ed
utilizzando metodologie di pianificazione per obiettivi
dell‟assistenza.
2. Lo Stato e le regioni promuovono, nell‟esercizio delle proprie
funzioni legislative, di indirizzo, di programmazione ed
amministrative, la valorizzazione e la responsabilizzazione delle
funzioni e del ruolo delle professioni infermieristico-ostetriche al fine
di contribuire alla realizzazione del diritto alla salute, al processo di
aziendalizzazione nel Servizio sanitario nazionale, all‟integrazione
dell‟organizzazione del lavoro della sanità in Italia con quelle degli
altri Stati dell‟Unione europea.
3. Il Ministero della sanità, previo parere della Conferenza
permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano, emana linee guida per:
a) l‟attribuzione in tutte le aziende sanitarie della diretta
responsabilità e gestione delle attività di assistenza infermieristica e
delle connesse funzioni;
74
b) la revisione dell‟organizzazione del lavoro, incentivando
modelli di assistenza personalizzata.
Art. 2.
(Professioni sanitarie riabilitative)
1. Gli operatori delle professioni sanitarie dell‟area della
riabilitazione svolgono con titolarità e autonomia professionale, nei
confronti dei singoli individui e della collettività, attività dirette alla
prevenzione, alla cura, alla riabilitazione e a procedure di valutazione
funzionale, al fine di espletare le competenze proprie previste dai
relativi profili professionali.
2. Lo Stato e le regioni promuovono, nell‟esercizio delle proprie
funzioni legislative, di indirizzo, di programmazione ed
amministrative, lo sviluppo e la valorizzazione delle funzioni delle
professioni sanitarie dell‟area della riabilitazione, al fine di
contribuire, anche attraverso la diretta responsabilizzazione di
funzioni organizzative e didattiche, alla realizzazione del diritto alla
salute del cittadino, al processo di aziendalizzazione e al
miglioramento della qualità organizzativa e professionale nel
Servizio sanitario nazionale, con l‟obiettivo di una integrazione
omogenea con i servizi sanitari e gli ordinamenti degli altri Stati
dell‟Unione europea.
Art. 3.
(Professioni tecnico-sanitarie)
1. Gli operatori delle professioni sanitarie dell‟area tecnico-
diagnostica e dell‟area tecnico-assistenziale svolgono, con autonomia
professionale, le procedure tecniche necessarie alla esecuzione di
metodiche diagnostiche su materiali biologici o sulla persona, ovvero
attività tecnico-assistenziale, in attuazione di quanto previsto nei
regolamenti concernenti l‟individuazione delle figure e dei relativi
profili professionali definiti con decreto del Ministro della sanità.
2. Lo Stato e le regioni promuovono, nell‟esercizio delle proprie
funzioni legislative, di indirizzo, di programmazione ed
75
amministrative, lo sviluppo e la valorizzazione delle funzioni delle
professioni sanitarie dell‟area tecnico-sanitaria, al fine di contribuire,
anche attraverso la diretta responsabilizzazione di funzioni
organizzative e didattiche, al diritto alla salute del cittadino, al
processo di aziendalizzazione e al miglioramento della qualità
organizzativa e professionale nel Servizio sanitario nazionale con
l‟obiettivo di una integrazione omogenea con i servizi sanitari e gli
ordinamenti degli altri Stati dell‟Unione europea.
Art. 4.
(Professioni tecniche della prevenzione)
1. Gli operatori delle professioni tecniche della prevenzione
svolgono con autonomia tecnico-professionale attività di
prevenzione, verifica e controllo in materia di igiene e sicurezza
ambientale nei luoghi di vita e di lavoro, di igiene degli alimenti e
delle bevande, di igiene e sanità pubblica e veterinaria. Tali attività
devono comunque svolgersi nell‟ambito della responsabilità
derivante dai profili professionali.
2. I Ministeri della sanità e dell‟ambiente, previo parere della
Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le
province autonome di Trento e di Bolzano, emanano linee guida per
l‟attribuzione in tutte le aziende sanitarie e nelle agenzie regionali per
l‟ambiente della diretta responsabilità e gestione delle attività di
competenza delle professioni tecniche della prevenzione.
Deliberazione della Giunta Regionale 6 aprile 2004, n. 92-12250
Definizione del percorso assistenziale e abolizione ticket in pronto
soccorso
A relazione dell‟Assessore Galante.
Obiettivo principale dell‟azione regionale è razionalizzare l‟attività di
pronto soccorso all‟interno più generale del sistema sanitario e dei
rapporti fra il cittadino e le strutture.
76
In particolare l‟introduzione del ticket avvenuta con la D.G.R. n. 57-
5740 del 3 aprile 2002 aveva lo scopo di distogliere i cittadini
dall‟utilizzo del pronto soccorso quale porta d‟ingresso privilegiata ai
servizi sanitari mantenendogli la sua funzione propria di diagnosi e
cura limitata agli interventi in emergenza ed urgenza.
Trattandosi di materia sanitaria si era comunque agito con grande
senso di responsabilità esonerando dal pagamento larghe fasce di
cittadini utilizzando una pluralità di parametri quali la patologia,
l‟età, il reddito, la modalità di accesso.
L‟introduzione del ticket, presi a riferimento due periodi significativi
(il 1° trimestre 2002 privo di ticket e il 1° trimestre 2003 con il ticket
a regime ma ancora senza “l‟effetto di ritorno”) ha prodotto una
riduzione degli accessi pari al 7% circa a livello regionale.
Consapevoli che il ticket può avere effetti immediati ma che non può
essere utilizzato, nell‟ambito del pronto soccorso, come strumento
stabile per la ricerca dell‟appropriatezza degli accessi e delle cure, la
Regione ha continuato nell‟opera di razionalizzazione e innovazione
organizzativa della rete ospedaliera dell‟emergenza che ha come
obiettivo il fornire al cittadino uguali prestazioni indipendentemente
dalla struttura che per prima è interessata.
In altre parole la rete per l‟emergenza può essere immaginata come
un unico grande palazzo con molte porte di entrata: da qualsiasi parte
si entri è possibile accedere ai servizi offerti dal palazzo.
E‟ ovvio che ciò è possibile se non esistono barriere interne di
impedimento e se i percorsi sono ben agibili.
In quest‟ottica con D.G.R. n. 35-7912 del 2 dicembre 2002 sono state
emanate le linee guida per l‟emergenza sanitaria ospedaliera e con il
presente provvedimento impegnare le Aziende Sanitarie Regionali ad
attivare percorsi differenziati per i pazienti che accedono al pronto
soccorso in base alla patologia e alla gravità del caso.
Anche sulla scorta dell‟indagine effettuata congiuntamente
dall‟AreSS e dall‟Assessorato relativamente ad una serie di parametri
77
riguardanti il triage infermieristico in pronto soccorso da cui è
emerso il buon livello raggiunto in Piemonte, si ritiene possibile, allo
stato attuale, attivare il doppio percorso sopra indicato e avviare i
pazienti, dopo la visita, ad un percorso specialistico ambulatoriale.
In questa fattispecie il ticket di pronto soccorso perde significato in
quanto il cittadino è sottoposto al pagamento della compartecipazione
sulle prestazioni specialistiche ambulatoriali.
I tempi di accesso alle suddette prestazioni specialistiche dovranno
essere analoghi a quelli previsti dalla D.G.R. n. 14-10073 del
28.07.03 per le prescrizioni urgenti redatte dal medico di medicina
generale.
In tal modo il cittadino che, ritenendo di aver bisogno di una
prestazione urgente, si rivolge direttamente al pronto soccorso è
equiparato, sia sotto l‟aspetto economico che quello dei tempi di
attesa, al cittadino che si rivolge al proprio medico di famiglia.
Ferma restando l‟autonomia organizzativa delle ASR si elencano, di
seguito, le linee applicative di quanto sopra esplicitato:
l‟identificazione di diversi modelli organizzativi dovrà in ogni modo
prevedere per i vari codici percorsi diversificati, in linea con quanto
già emanato dalla Regione Piemonte con il P.S.R. ex L.R. 61/97.
1. In particolare per i codici bianchi e verdi dovranno essere previsti
percorsi con una interazione funzionale assai stretta con gli
ambulatori specialistici:
- ove presente, il medico di medicina generale inserito nel DEA
rappresenta lo snodo per tale tipologia di utenti; la fuoriuscita dal
percorso dell‟emergenza e il contestuale rinvio del paziente al
proprio medico curante con le dovute informazioni relative alle
motivazioni di accesso ed al quadro clinico oppure, quando
necessario, l‟inserimento in un percorso ambulatoriale specialistico
rappresentano le scelte appropriate ed idonee per tali situazioni
cliniche;
78
- ove non presente tale funzione verrà svolta dal personale medico in
organico in P.S..
In tal modo pazienti senza caratteristiche di urgenza - emergenza
potranno essere indirizzati dal Pronto Soccorso in sedi più idonee di
approccio e di trattamento.
Sarà compito delle Aziende sanitarie organizzare ed attivare percorsi
integrati tra Pronto Soccorso ed ambulatori atti a garantire il
raggiungimento di tale obiettivo.
2. Pur nel rispetto delle differenze tra i diversi P.S. ed i modelli
organizzativi messi in atto, le modalità di erogazione delle
prestazioni ambulatoriali previste dovranno essere applicate in modo
omogeneo su tutto il territorio regionale.
3. Le direzioni sanitarie aziendali dovranno promuovere interazioni
tra il D.E.A. e i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta
e gli ambulatori specialistici al fine di identificare percorsi di accesso
alle prestazioni ambulatoriali in base a criteri di priorità clinica, come
del resto già previsto dalla D.G.R. n. 14-10073 del 28 luglio 2003
relativa alle liste di attesa. In tale modo potranno essere garantite
prestazioni più eque ed omogenee, a parità di situazioni cliniche e
indipendentemente dai percorsi utilizzati, e potranno essere ridotti gli
accessi impropri in P.S.
Si prende infine atto che dal presente provvedimento non derivano
oneri aggiuntivi a carico del bilancio regionale o delle Aziende
sanitarie in quanto i minori introiti derivanti dall‟abolizione del ticket
di pronto soccorso, quantificati in 4 milioni di euro all‟anno, sono
compensati dalle maggiori entrate derivanti dalla compartecipazione
sulle prestazioni specialistiche ambulatoriali.
La Giunta Regionale,
vista la D.G.R. n. 57-5740 del 03.04.02,
vista la D.G.R. n. 35-7912 del 02.12.02,
vista la D.G.R. n. 14-10073 del 28.07.03,
79
a voti unanimi espressi nei modi di legge,
delibera
- di impegnare le ASR ad attivare percorsi differenziati per i pazienti
che accedono al pronto soccorso in base alla patologia e alla gravità
del caso e a prevedere percorsi di accesso urgente alle prestazioni
specialistiche in regime ambulatoriale secondo le modalità in
premessa indicate;
- di abolire, dal 1° maggio 2004, la quota di partecipazione alla spesa
delle prestazioni ambulatoriali rese nell‟ambito delle strutture di
emergenza - urgenza di cui alla D.G.R. n. 57-5740 del 03.04.02.
- di prendere atto che dal presente provvedimento non derivano oneri
aggiuntivi a carico del bilancio regionale o delle Aziende sanitarie in
quanto i minori introiti derivanti dall‟abolizione del ticket di pronto
soccorso, quantificati in 4 milioni di euro all‟anno, sono compensati
dalle maggiori entrate derivanti dalla compartecipazione sulle
prestazioni specialistiche ambulatoriali.
La presente deliberazione sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale
della Regione Piemonte ai sensi dell‟art. 65 della Statuto e dell‟art.
14 del D.P.G.R. n. 8/R/2002
80
Uno sguardo alla realtà dell’Emilia Romagna
I sistemi di triage in Emilia Romagna sono nati nei primissimi anni
novanta, sulla base delle necessità dei Servizi anticipando quelli che
sono diventati i principali e fondamentali riferimenti legislativi a
valenza nazionale.
2.3 DGR 26 LUGLIO 2010 N.1184
La delibera regionale dell‟Emilia Romagna n.1184 del 26 luglio 2010
rende ufficiali le linee-guida sulla corretta effettuazione del Triage
che nascono ed insistono nei Pronto Soccorso per espletare le
principali funzioni di:
- accoglienza degli utenti
- identificazione e riconoscimento delle priorità di accesso alle
prestazioni
- determinazione dell‟area di trattamento più idonea
- regolamentazione del flusso dei pazienti che accedono al PS
- valutazione continua e rivalutazione dei pazienti che attendono
in PS
- erogazione di informazioni relative agli utenti in carico al PS.
La delibera identifica i due modelli operativi di Triage della Regione
quali:
1 sistema Spot Check
2 sistema Globale
Il sistema Spot Check si caratterizza per non aver un infermiere
dedicato all‟attività di Triage sistema applicabile a piccole strutture
con ridotta affluenza nelle 24 ore.
Il sistema Globale si applica in tutte le altre strutture medio grandi di
Pronto Soccorso e contempla la presenza di almeno un infermiere
dedicato allo svolgimento della funzione di Triage.
Entrambi i modelli prevedono il rispetto di requisiti fondamentali
quali:
81
- priorità di accesso attraverso codifica con codice colore
- utilizzo di 4 livelli di priorità definiti
- standard di valutazione definiti in relazione alla tipologia
applicata
- documentazione delle decisioni assunte e alle attività svolte.
I modelli operativi adottati devono prevedere la definizione di
standard di valutazione utilizzati dagli operatori che svolgono
l‟attività di Triage. Il processo contempla le 5 fasi:
- accoglienza
- valutazione
- codifica di priorità
- trattamento
- gestione dell‟attesa/rivalutazione.
Nella delibera viene indicato che la funzione di Triage è
propriamente svolta solo da infermieri del sistema di emergenza. I
modelli operativi possono prevedere la presenza contemporanea di
più operatori infermieri e/odi personale di supporto (tecnico
amministrativo).
Si può espletare la funzione di Triage dopo aver acquisito i seguenti
requisiti: aver frequentato uno specifico corso di formazione ed
addestramento della durata minima di 12 ore aver acquistato
un‟esperienza di lavoro in PS di norma non inferiore ai 6 mesi previo
inserimento ed addestramento operativo con guida e tutoring di un
infermiere esperto nell‟attività di Triage. Tutti i sistemi operativi
indipendentemente dal modello operativo , devono prevedere 4 livelli
di codifica delle priorità di accesso alle cure mediche attraverso
l‟utilizzo dei Codici Colore:
codice Rosso (priorità assoluta paziente in pericolo di vita)
codice Giallo (paziente in potenziale pericolo di vita , il tempo di
attesa alle cure mediche non dovrebbe superare i 20 minuti, la
rivalutazione infermieristica deve essere effettuata dai 5 ai 15 minuti
dalla prima, trascorsi ulteriori 15 minuti di attesa il paziente deve
essere valutato da un medico )
82
codice verde ( paziente che necessita di prestazione medica
differibile)
codice bianco (paziente con sintomi minori in assenza di qualsiasi
rischio evolutivo).
I servizi di Pronto Soccorso possono prevedere differenti modalità
organizzative per la gestione degli accessi, dei percorsi e delle
problematiche dell‟utenza che vi afferisce come gli accessi diretti a
reparti e servizi specialistici, procedure o percorsi brevi, ambulatori
dedicati all‟interno o all‟esterno del PS.
L‟attività di Triage deve essere documentata in ogni sua fase, con
particolare rilevanza agli aspetti che concorrono alla determinazione
del codice di priorità. I servizi devono dotarsi di opportuni strumenti
per la definizione dei percorsi assistenziali e gestionali, debbono
inoltre dotarsi di strumenti scritti che fungono da riferimento
all‟attività clinico assistenziale espletata dall‟infermiere di Triage.
La documentazione di riferimento deve essere elaborata in
condivisione con il personale infermieristico che svolge la funzione
di Triage e approvata dal Direttore del Servizio. I servizi debbono
prevedere un piano di rilevazioni sistematiche di alcuni dati ed
indicatori relativi all‟attività di Triage che contempli dati relativi
all‟attività:
- numero mensile ed annuale di accessi suddivisi per codice
- numero mensile ed annuale di utenti avviati ai percorsi breve
indicatori:
- n. di schede di Triage correttamente compilate/n. di schede di
Triage
- n. di audit attivati annualmente su eventi avversi, criticità, non
conformità segnalate.
Parte fondamentale della Delibera riguarda l‟attività del personale
infermieristico di Triage che ribadisce il grado di elevata
professionalità individuando una serie di attività che possono essere
83
svolte in piena autonomia: Invio dei pazienti con richieste di
prestazioni specialistiche urgenti del medico di medicina generale o
di continuità assistenziale direttamente, secondo le modalità previste
dal contesto organizzativo e se non sono manifesti segni di patologia
acuta. Possibilità di effettuare in PS pratiche
assistenziali/terapeutiche in autonomia da parte dell‟infermiere svolte
in presenza di protocolli, procedure ,istruzioni operative sottoscritte
dal Dirigente medico responsabile dell‟U.O. e dal Coordinatore
Infermieristico.
Ambiti nei quali il percorso del paziente può essere svolto sotto la
responsabilità dell‟infermiere (trattamento ustioni di 1 grado,
rifacimento bendaggi semplici, trattamento di ferite e abrasioni ad
interesse del solo tessuto cutaneo, trattamento eritemi localizzati,
rimozione punti di sutura, rimozione zecca). Ambiti di miglioramento
dell‟attuale livello di integrazione professionale medico/infermiere
per l‟ottimizzazione dei percorsi del paziente(anticipazione
terapeutica per il trattamento del dolore, cateterizzazione vescicale
per sostituzione cv e ritenzione acuta di urina).
Possibilità autonoma del personale infermieristico di Triage di
inviare direttamente al medico specialista in presenza di protocolli ,
procedure sottoscritte dal medico responsabile dell‟U.O., pazienti con
specifici segni e sintomi di pertinenza specialistica. Possibilità del
personale infermieristico di avviare autonomamente iter diagnostici
specifici in presenza di protocolli, procedure sottoscritte dal medico
responsabile dell‟U.O. (elettrocardiogramma, combur test, dtx,
prelievo di campioni ematici per esami di laboratorio). La delibera
prevede in ultimo una nuova codifica di uscita dopo la prestazione di
Pronto Soccorso.
84
Capitolo 3
Fast track ospedale Infermi di Rimini
La provincia di Rimini è una delle più recenti d‟Italia essendo stata
costituita nel 1992 distaccandone il territorio da quello di Forlì-
Cesena. Il territorio della provincia di Rimini ha un „alta densità
abitativa in particolare nella fascia costiera ed in costante aumento
negli ultimi anni.
La provincia di Rimini comprende 20 comuni e si estende per un
territorio di circa 533,7 Kmq a questi vanno aggiunti i 7 comuni e il
territorio dall‟alta Valmarecchia che dal 2009 con la Legge n.117
sono stati aggregati alla Regione Emilia Romagna .L‟assemblea
legislativa regionale ha approvato l‟8 Febbraio 2010 la delibera che
modifica l‟ambito territoriale dell‟Azienda USL di Rimini, inserendo
al suo interno anche i comuni di Casteldelci, Maiolo, Novafeltria,
Pennabilli, San Leo, Sant‟Agata Feltria e Talamello. Il tratto di costa
si sviluppa per 33 Kmq lungo il territorio dei comuni di Bellaria Igea
Marina, Rimini, Riccione ,Misano Adriatica, Cattolica. L‟entroterra
si estende verso le colline limitrofe fino ad un altitudine di 551 metri
s.l.m. I dati demografici confermano i trend evidenziati negli ultimi
anni con un tasso di natalità in continua crescita, una mortalità
stazionaria ed un immigrazione in forte crescita. La popolazione
residente ammonta a circa 300.000 con un incremento di circa 5000
unità annue di cui circa 140.000maschi e 160.000 femmine. La
popolazione è tendenzialmente più giovane della media regionale pur
rimanendo il fenomeno dell‟invecchiamento quello
demograficamente più significativo.
La principale attività commerciale è rappresentata dal turismo estivo
grazie alla presenza del mare e dei Km di spiaggia attrezzati per
ospitare le migliaia di turisti che ogni estate affollano la riviera
romagnola . Si calcola che la presenza turistica superi d‟estate il
milione. Le attrezzature presenti sul territorio sono costituite da 2587
alberghi (1303 solo nel comune di Rimini), 183 campeggi, 1720
ristoranti, 664 stabilimenti balneari, 8 maneggi,17 parchi
divertimento, 2 parchi acquatici,200 locali notturni, 29 discoteche.
85
All‟interno di questa realtà, l‟intervento sanitario extra ospedaliero
[22,23] è garantito dal servizio di Rimini soccorso che attraverso la
dislocazione dei mezzi di soccorso sul territorio provinciale è in
grado di assicurare interventi in emergenza/urgenza nell‟arco delle 24
ore in maniera tempestiva ed efficace.
Durante il periodo estivo, il servizio viene notevolmente potenziato
durante l‟orario diurno nelle zone a maggior criticità (spiagge) al fine
di garantire, un rapido intervento su tutto il litorale. La risposta
ospedaliera è invece garantita , secondo un criterio geografico, dalla
presenza di tre aree di pronto intervento all‟interno degli ospedali di
Santarcangelo, Novafeltria e Cattolica (zone periferiche a nord sud
ovest della provincia) e di due Pronto Soccorso centralizzati
all‟interno degli ospedali di Rimini e Riccione.
Il processo di Triage a Rimini inizia nei primi anni ‟90 per arrivare
oggi ad un ad un Triage Infermieristico Avanzato. Vari cambiamenti
in questi vent‟anni circa hanno contribuito ad ottimizzare questo
servizio acquistando metodologia e professionalità. Punto di
riferimento di questo percorso è stata la collaborazione con il Gruppo
Formazione Triage (GFT). Nei primi anni ‟90 gli accessi presso il
Pronto Soccorso di Rimini erano circa 50.000 e l‟attività di
accettazione era di tipo” amministrativo” e per quanto tale veniva
gestita ed espletata da personale amministrativo che aveva la
funzione di compilare una scheda cartacea contenente i dati
anagrafici del paziente e di stilare una lista per avere accesso alla
visita medica in base all‟orario di arrivo che veniva poi affissa
all‟interno della zona di Triage. In questa fase non vi era il
coinvolgimento di una figura professionale che potesse determinare
un ordine di accesso in base alle criticità e alle condizioni di salute
del paziente [15]. Vi era poco rispetto della privacy in quanto le
generalità anagrafiche dal personale amministrativo venivano chieste
con l‟ausilio di un microfono. A volte poteva accadere fortuitamente
che il colpo d‟occhio dell‟infermiere che andava a prendere il
paziente nella sala d‟attesa dava la priorità al più critico; già
all‟epoca l‟infermiere sentiva la necessità di assegnare la priorità
86
d‟intervento in base alle condizioni cliniche delle persone in sala
d‟attesa .
Nel periodo successivo tra il 1996 e il 1999 anche gli accessi in
Pronto Soccorso a Rimini aumentano arrivando a circa 60.000 e
l‟Unità Operativa cerca di adeguarsi alle normative regionali in
particolare all‟Atto d‟Intesa tra Stato e Regioni con l‟approvazione di
linee guida sul sistema di emergenza sanitaria in applicazione del
Decreto del Presidente della Repubblica del 27 Marzo del 1992(in
G.U. n. 114 DEL 15/5/1996) in cui si evidenzia che all‟interno del
DEA deve essere prevista la funzione di Triage come primo
momento di accoglienza e valutazione dei pazienti in base a criteri
definiti che consentono di definire le priorità d‟intervento . Tale
provvedimento inoltre recita” tale funzione deve essere svolta da
personale infermieristico adeguatamente formato , che pera secondo
protocolli prestabiliti dal dirigente di servizio”. E‟ in questo periodo
che si passa da un tipo di Triage “amministrativo” ad un Triage di “
bancone”. Il personale amministrativo viene sostituito da un
infermiere dedicato che identifica il paziente trascrivendo i dati
anagrafici, rileva i parametri vitali, raccoglie una piccola anamnesi ed
infine decide il una priorità di accesso, assegnando il codice colore. Il
professionista può così controllare i pazienti in sala d‟attesa cercando
d‟intervenire immediatamente quando si verifica un aggravamento
della situazione clinica di un paziente o quando insorgono problemi
di natura gestionale. Anche in questa fase il colpo d‟occhio del
professionista era fondamentale in quanto l‟approccio metodologico
non era completo.
Il momento di cambiamento ha l‟apice quando in questo periodo si
forma un gruppo di studio composta da due medici responsabili di
modulo , una coordinatrice dell‟Unità Operativa e ventisei infermieri
per creare le prime Linee Guida interne inerenti ai codici d‟accesso.
Nella premessa si sottolinea la necessità di applicare un sistema di
Triage per la suddivisione dei pazienti che necessitano di cure. Agli
stessi viene assegnato un codice colore che classifica la gravità della
patologia . Si avverte la necessità di informare l‟utenza sull‟utilizzo
dei codici colore per l‟accesso alle cure di Pronto Soccorso , viene
87
così creato un opuscolo informativo da consegnare al momento della
refertazione agli utenti. All‟interno della sala d‟attesa vengono affissi
cartelloni informativi sul tipo di Triage adottato scritti in varie lingue
(visto l‟elevato flusso di turisti stranieri nella nostra città ).
Nel 2001 si è passato da un sistema di refertazione cartaceo a quello
informatizzato, si implementa l‟accettazione anagrafica con la
registrazione dei dati oggettivi, dei sintomi rilevati dall‟infermiere
durante la raccolta dati motivando così l‟assegnazione del codice di
gravità.
Nel 2002 l‟Unità Operativa di Pronto Soccorso dell‟ospedale Infermi
di Rimini decide di attuare nella pratica le Linee Guida sul Triage
dell‟Atto d‟Intesa stato regioni del gennaio 2001 (G.U. 285 del 7
dicembre 2001) che stabiliscono alcuni requisiti di base per gli
infermieri che svolgono attività di Triage:
Diploma di infermiere che secondo la normativa attuale corrisponde
alla laurea di primo livello in infermieristica o titoli ad essa
equipollenti(diploma universitario in scienze infermieristiche
diploma di infermiere professionale)e nell‟abilitazione alla
professione di infermiere.
Almeno sei mesi di esperienza lavorativa in Pronto Soccorso.
Corsi di addestramento nel supporto vitale di base , anche
pediatrico (BLS,PBLS).
Conoscenza delle procedure organizzative aziendali e del
servizio.
Corsi di psicologia comportamentale, di organizzazione del
lavoro e di conoscenza comportamentale.
Nel 2002 vengono inoltre revisionate le Linee Guida esistenti e si
amplia il concetto di Triage Globale che deve essere eseguito
secondo un approccio metodologico basato su quattro fasi :
- Valutazione sulla porta
- Raccolta dati
88
- Decisione di Triage, con conseguente attribuzione di codice
colore
- Rivalutazione
Negli ultimi anni accedono al Pronto Soccorso di Rimini circa 65.000
pazienti all‟anno la cui concentrazione maggiore si ha nel periodo
estivo.
Tale iper afflusso comporta un notevole aumento di codici Bianchi e
Verdi a bassa complessità clinico assistenziale con aumento dei
tempi di attesa e con conseguente crescita di insofferenza dell‟utenza
e delle istituzioni che la rappresentano.
Per dare risposta a questo problema si sono creati dei percorsi fast
track, che afferiscono ad ambulatori dedicati dove possono essere
espletate visite specialistiche urgenti: i pazienti vi accedono dopo
un‟ attenta valutazione dell'infermiere di Triade, che li invia
direttamente evitando l‟attesa in Pronto Soccorso. Le modalità di
accesso per questi servizi sono regolamentate da Linee Guida e
procedure aziendali condivise dai direttori dell‟Unità Operative
interessate.
I fast track sono:
- P.S. ortopedico
- P.S. oculistico
- P.S. pediatrico
- P.S. otorino
- P.S. ostetrico
L‟infermiere può inviare direttamente alcuni pazienti agli ambulatori
specialistici solo durante gli orari di apertura degli ambulatori stessi,
aderendo ai protocolli validati e concordati dalle U.O. In tutti i casi
che si discostano da quelli descritti,i pazienti vengono prima valutati
dal medico del PS; allo stesso modo per i pazienti che si presentino al
di fuori dell‟orario dell‟ambulatorio e per tutti quei casi che lascino
dubbi interpretativi o gestionali all‟infermiere.
89
Nella nostra nuova struttura è stato predisposto, per la traumatologia
di piccola e media entità, un vero e proprio Pronto Soccorso
ortopedico provvisto di due ambulatori, una sala gessi ed una saletta
per chirurgia ambulatoriale, con attesa dei pazienti in una sala
dedicata, separata ma attigua al nuovo Pronto Soccorso. Non
vengono invece annoverati tra gli accessi diurni di pronto soccorso i
pazienti pediatrici, in quanto hanno accesso diretto al reparto di
Pediatria con ambulatorio dedicato, senza accettazione dal pronto
soccorso generale: fanno eccezione le patologie traumatiche di
qualunque gravità, i quadri clinici non traumatici di reale emergenza
che vengono accettati e trattati nel pronto soccorso generale. Le
puerpere con problemi attinenti al loro stato hanno accesso diretto al
reparto di Ostetricia-Ginecologia senza bisogno di refertazione al
Triage del Pronto Soccorso generale; sono escluse ancora una volta le
situazioni di emergenza che vengono accettate e trattate nel pronto
soccorso generale.
Questo cambiamento ha fatto registrare una diminuzione dei tempi di
attesa dei pazienti che in passato erano refertati come codici bianchi e
verdi oggi inseriti nei percorsi fast track.
Nel 2007 sono state revisionate le Linee Guida interne includendo
anche il concetto della valutazione del dolore attraverso la Scala di
VAS (visual analogue scale). Vi è stata fin da subito una maggiore
percezione da parte dell‟utenza di un organizzazione specifica. Si è
garantito ai pazienti una presa in carico più completa da parte
dell‟infermiere di Triage migliorando l‟approccio metodologico e
dedicando più tempo alla valutazione del paziente. Si è riuscito a dare
ai pazienti in attesa una rivalutazione continua. Si è notato un
miglioramento nella comunicazione con i pazienti in attesa,
l'infermiere avendo più tempo per interagire con il paziente può dare
informazioni e migliorare la relazione d'aiuto.
Nel 2008 è stato aggiornato il programma informatico riguardante il
Pronto Soccorso ed è stata introdotta una cartella infermieristica di
Triage. In questo nuovo strumento vi è una prima parte dove
l‟Infermiere di Triage documenta la propria valutazione soggettiva
90
(sintomo principale, sede del dolore, sintomi associati, anamnesi
remota e recente) e una seconda parte dove verrà annotata la
valutazione oggettiva (parametri vitali, Glascow coma scale . scala di
Vas, segni neurologici, aspetto della cute, glico test, combur test,
allergie a farmaci ecc…).
La Cartella Infermieristica è integrata con la Cartella Clinica ed il
medico può visionarla in qualsiasi momento.
Attualmente l‟Infermiere di Triage valuta circa 73000 pazienti
all‟anno di cui circa 56000 trattati in Pronto Soccorso generale i
restanti vengono indirizzati nei percorsi fast track. Questo processo di
evoluzione durato circa 15 anni oggi si trova di fronte ad un ulteriore
cambiamento dovuto al trasferimento nel 2011 nel nuovo DEA.
Il Dipartimento di Emergenza Accettazione (DEA) di secondo livello
è la struttura dell‟ospedale dedicata alla risposta assistenziale in
urgenza- emergenza, che in un modello di rete rappresenta il punto di
riferimento anche per altri presidi ospedalieri ad esso afferenti e
costituisce il principale modulo di accesso al ricovero ospedaliero.
Analizzando la casistica si evince che Rimini è un pronto soccorso a
vocazione turistica da ciò ne consegue che dei circa 73000 accessi
annui si concentrano nel periodo estivo quando si passa da una
popolazione di circa 290.000 a circa 1000000 di abitanti. L‟attività
di triage è stata riorganizzata per contribuire alla riduzione dei tempi
di attesa per i codici d‟accesso a bassa priorità, e migliorare la qualità
( Triage avanzato). L‟organico di Triage è stato ampliato, passando
dalle 2 unità attuali nella fascia oraria diurna a tre unità e dalla
singola unità nella fascia oraria notturna a due unità.
Il Triage effettuato attualmente nel Pronto Soccorso di Rimini è un
Triage attivo 24h/24h. E‟ detto GLOBALE o AVANZATO
(evoluzione dell‟ormai desueto triage di bancone), caratterizzato
dalla presenza di tre infermieri specificatamente formati, con
esperienza di servizio, sempre presenti nell‟area di triage e quindi in
grado di iniziare immediatamente la valutazione del paziente.
91
Percorso fast track oculistico
Storia
Il fast track oculistico ha avuto origini nell‟Anno 2002
Ha previsto un periodo di non attività della durata complessiva di 2
anni dal 19 maggio 2004 al 31 maggio 2006.
Al triage avviene l‟identificazione del paziente e l‟attribuzione del
codice colore.
In presenza di segni e sintomi compresi nella codifica dei codici
bianchi e verdi (vedi codici colore allegati), si procede all‟invio
direttamente presso l‟ambulatorio oculistico di prestazioni urgenti e
di consulenza al pronto soccorso.
L‟invio diretto potrà essere effettuato nelle fasce orarie di apertura
dell‟ambulatorio oculistico, ovvero dalle ore 8 alle ore 12 e dalle ore
17 alle ore 19 da lunedì a venerdì, dalle 8 alle 12 e dalle 17.30 alle 19
del sabato e prefestivi e dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 17.30 alle 19
della domenica e festivi.
Nelle restanti fasce orarie diurne il triagista accetta il pz al momento
del suo arrivo e lo informa degli orari di apertura dell‟ambulatorio
oculistico.
Il medico oculista effettua la visita presso l‟ambulatorio oculistico di
prestazioni urgenti e di consulenza al Pronto Soccorso, procede
all‟inquadramento diagnostico-terapeutico, chiede eventuali
consulenze al completamento della propria diagnosi e chiude il
referto con attribuzione del codice colore in uscita.
Qualora fosse necessario redigere un certificato INAIL, verrà redatto
dal medico oculista stesso.
A questo punto il paziente ha terminato il suo percorso e non deve
recarsi al pronto soccorso generale.
Si precisa che per i quadri relativi a:
1) tutti i codici gialli
92
2) i traumi cranici
3) le lesioni da opera terzi
il triagista invierà il pz in Pronto Soccorso Generale e l‟oculista
fungerà da consulente.
Inoltre nella fascia oraria notturna, ovvero dalle 19 alle 8 del mattino
successivo, occorre inviare tutte le patologie oculari presso il Pronto
Soccorso generale ed il medico OCU funge esclusivamente da
consulente.
Inoltre nella fascia oraria notturna, ovvero dalle 19 alle 8 del mattino
successivo, occorre inviare tutte le patologie oculari presso il Pronto
Soccorso generale ed il medico OCU funge esclusivamente da
consulente.
Percorso per pazienti inviati direttamente all’OCU, senza un
accesso in PS
FIGURE
RESPONSABILI
ATTIVITA’
Triage
PS
Medico
PS
Medico
OCU
IP OCU
1. Accettazione
anagrafica
R
2. Attribuzione
codice colore
R
3. Invio pz in
ambulatorio OCL
R
93
Accettazione (non
amministrativa)
pazienti in
ambulatorio
oculistico e/o
rivalutazione del
triage assegnato
R
4. Effettuazione
visita
R C
5. Inquadramento
diagnostico-
terapeutico
R
Effettuazione
medicazione/benda
ggio, terapia
R
6. Richiesta
consulenze
R C
7. Chiusura referto
con attribuzione
codice colore
R
8. Certificazione
INAIL
R
Registrazione
attività statistica
R
94
Percorso per pazienti inviati all’ OCU in qualità di consulente ma
gestiti dal PS
FIGURE
RESPONSABILI
ATTIVITA’
Triage
PS
Medico
PS
Medico
OCU
IP OCU
1. Accettazione
anagrafica
R
2. Attribuzione
codice colore
R
3. Invio pz in
ambulatorio di PS
R
4. Effettuazione
visita
R R C
5. Inquadramento
diagnostico-
terapeutico
R R
Effettuazione
medicazione/benda
ggio, terapia
R
6. Richiesta
consulenze
R
7. Chiusura referto
con attribuzione
codice colore
R
8. Certificazione
INAIL
R
Registrazione
attività statistica
R
95
ALLEGATO
CODICI GIALLI Improvvisa perdita totale o subtotale
del visus in uno o entrambi gli occhi
Dolore oculare iperacuto con perdita
visiva
CODICI VERDI Calo visus improvviso monolaterale
(scotomi fissi)
Diplopia acuta costante in visione
binoculare
Dolore intenso ad un occhio e/o ad
entrambi gli occhi con o senza disturbi
del visus
Occhio arrossato e dolente senza
disturbi del visus
Sospetti deficit del campo visivo
CODICI BIANCHI Edemi ed arrossamenti palpebre ed
annessi
Iperemia congiuntivale con o senza
secrezione
Malposizione delle palpebre: eversione,
introflessione delle palpebre, ciglia in
trichiasi
Emorragie sottocongiuntivali spontanee
Disturbi vaghi, bruciori, pruriti,
arrossamenti in fase chirurgica tardiva
(un mese dopo l‟intervento)
Lacrimazione in assenza di disturbi
funzionali
96
Visione di corpi mobili vitreali
(mosche-ragnatele)
Calo del visus e visione annebbiata
CODICI GIALLI TRAUMATICI Ferita penetrante o perforante del bulbo
oculare certa o sospetta
Severe causticazioni o ustioni con
lesioni corneali che impediscono la
visualizzazione dei dettagli dell‟iride
Trauma non penetrante con importante
riduzione del visus (contusioni bulbari)
CODICI VERDI TRAUMATICI Traumi in assenza di disturbi visivi
Traumi senza apparenti ferite bulbari
Piccole ferite palpebrali
CODICI BIANCHI TRAUMATICI Pregresso trauma periorbitario senza
disturbi del visus
Protocollo: Percorso per l‟esecuzione di prestazioni urgenti di oculistica presso l‟ospedale Infermi per
pazienti inviati da PS (Rev. 01 del 9/05/2006)
97
Percorso fast track otorino
Storia
Il fast track otorino si è avviato il 13 giugno 2006
Il triage rappresenta la sede in cui deve essere convogliato l‟afflusso
dei pazienti che richiedono l‟esecuzione di prestazioni urgenti anche
per le patologie otorinolaringologiche.
Al triage avviene l‟identificazione del paziente e l‟attribuzione del
codice colore.
Dal triage i pz con patologie otorinolaringologiche seguiranno 2
percorsi: percorso per pazienti inviati direttamente all‟otorino (senza
accesso in PS) e percorso per pazienti inviati all‟otorino in qualità di
consulente, ma gestiti da PS.
PERCORSO PER PZ INVIATI DIRETTAMENTE
ALL’OTORINO, SENZA UN ACCESSO IN PS
In presenza di faringodinia senza compromissione delle funzioni
respiratorie, di ipoacusia e di otalgia, si procede all‟invio
direttamente presso l‟ambulatorio ORL per le urgenze.
L‟invio diretto potrà essere effettuato nelle fasce orarie di apertura
dell‟ambulatorio ORL, ovvero dalle ore 8 alle ore 13.30 e dalle ore
16 alle ore 17 e dalle ore 19 alle ore 20 dal lunedì al sabato.
Nelle restanti fasce orarie diurne il triagista accetta il pz al momento
del suo arrivo e lo informa degli orari di apertura dell‟ambulatorio
ORL delle urgenze
Il medico otorino
nei casi con accesso diretto effettua la visita presso l‟ambulatorio
otorino delle urgenze, procede all‟inquadramento diagnostico-
terapeutico, chiede eventuali consulenze al completamento della
98
propria diagnosi e chiude il referto con attribuzione del codice colore
in uscita.
Qualora fosse necessario redigere un certificato INAIL, verrà redatto
dal medico otorino stesso.
A questo punto il paziente ha terminato il suo percorso e non deve
recarsi al pronto soccorso generale.
PERCORSO PER PZ INVIATI ALL’OTORINO IN QUALITA’ DI
CONSULENTE MA GESTITI DAL PS
Si precisa che per tutti i restanti quadri non compresi nel punto
precedente e comunque in tutte le situazioni patologiche in cui, oltre
alla patologia ORL, ci siano associati segni e sintomi riferiti ad altri
organi ed apparati, il triagista invierà il paziente in Pronto Soccorso
Generale e l‟otorino fungerà da consulente.
Inoltre nella fascia oraria notturna, ovvero dalle 20 alle 8 del mattino
successivo, e nelle giornate di domenica e festivi, occorre inviare
tutte le patologie ORL presso il Pronto Soccorso generale ed il
medico otorino funge esclusivamente da consulente.
Il medico otorino
nei casi di consulenza al Pronto Soccorso effettua la visita presso
l’ambulatorio ORL delle urgenze, procede all’inquadramento
diagnostico-terapeutico, chiede eventuali consulenze al
completamento della propria diagnosi. A questo punto però il pz
viene rinviato al medico di PS che provvederà a completare
eventuali trattamenti sistemici o altre consulenze, eseguirà il referto
di dimissione con attribuzione del codice colore definitivo e, ove
necessario, compilerà la certificazione INAIL.
99
Percorso per pazienti inviati direttamente all’otorino, senza un
accesso in PS
FIGURE
RESPONSABILI
ATTIVITA’
Triage
PS
Medic
o PS
Medic
o ORL
IP
ORL
1. Accettazione anagrafica R
2. Attribuzione codice
colore
R
3. Invio pz in ambulatorio
ORL
R
4. Accettazione (non
amministrativa) pz in
ambulatorio ORL e/o
rivalutazione del triage
assegnato
R
5. Effettuazione visita R C
6. Inquadramento
diagnostico-terapeutico
R
7. Effettuazione
medicazione/bendaggio,
terapia
R
R
8. Richiesta consulenze R C
9. Chiusura referto con
attribuzione codice colore
R
10. Certificazione INAIL R
11. Registrazione attività
statistica
R
100
Percorso per pazienti inviati all’otorino in qualità di consulente ma
gestiti dal PS
FIGURE
RESPONSABILI
ATTIVITA’
Triage
PS
Medico
PS
Medico
ORL
IP
ORL
1. Accettazione anagrafica R
2. Attribuzione codice colore R
3. Invio pz in ambulatorio di
PS
R
4. Effettuazione visita R R C
5. Inquadramento
diagnostico-terapeutico
R R
6. Effettuazione
medicazione/bendaggio,
terapia
R R
7. Richiesta consulenze R
8. Chiusura referto con
attribuzione codice colore
R
9. Certificazione INAIL R
10. Registrazione attività
statistica
R
Protocollo: Percorso per l‟esecuzione di prestazioni urgenti di ORL presso l‟ospedale Infermi per pazienti
inviati da PS (Rev. 01 del 16/06/2006)
101
102
Capitolo 4
Flussi pronto soccorso Rimini
103
104
Studio retrospettivo e osservatorio sugli accessi fast track
oculistico ed otorino
Il Pronto Soccorso costituisce un settore importante dell‟attività delle
strutture sanitarie. In Emilia Romagna, come su tutto il territorio
italiano, negli ultimi dieci anni è emerso il problema del
sovraffollamento delle strutture di Pronto Soccorso, ed in linea con le
direttive nazionali ed il precedente Piano Sanitario Regionale, sono
stati attivati presso numerosi Pronto Soccorso sistemi di triage
infermieristico che provvedono all‟accoglienza ed alla valutazione
del grado di priorità da assegnare agli utenti che si rivolgono a queste
strutture. A più livelli è emersa la necessità di descrivere con
maggiore precisione la situazione [14,19,25] per quanto riguarda
l‟organizzazione e la valutazione del triage infermieristico presso le
realtà operative.
Abbiamo condotto uno studio retrospettivo, per valutare l‟aderenza
tra la priorità assegnata dall‟infermiere di Triage confrontandola con
le linee guida presenti in pronto soccorso, in relazione alla
motivazione dell‟accesso. Gli standard sono dei valori assunti o
auspicati di quegli indicatori su una scala di riferimento, e possono
essere propri del servizio o fare riferimento a “benchmarking”
esistenti. Fra i numerosi indicatori possibili è necessario operare una
scelta in base a criteri di utilità e di impegno di risorse; il tempo
utilizzato per raccogliere informazioni deve produrre, in termini di
miglioramento del processo, risultati migliori di quelli che si
sarebbero ottenuti impiegando lo stesso tempo in attività
assistenziali.
Si propone inoltre come momento di stimolo per gli operatori al fine
di promuovere con successivi momenti di confronto tra le diverse
realtà la definizione di criteri comuni e di direttive capaci di fornire
risposte efficaci alle necessità di coloro che tutti i giorni si trovano a
svolgere tale importante funzione o, più ancora, ne debbono usufruire
in qualità di utenti. Obiettivo di questo progetto è quindi ricercare ed
analizzare l‟organizzazione e le modalità di valutazione del triage
105
infermieristico in Pronto Soccorso inerente ai fast track oculistico ed
otorino previste per legge e attuato nella nostra struttura.
Nello specifico:
- Individuare e descrivere gli indicatori di risultato, citati dalle
normative.
- Definirne gli standard di riferimento, citandone eventuali
applicazioni in PS italiani.
- applicare alcuni degli indicatori all‟ospedale Infermi di Rimini.
106
Materiali e Metodologia
Abbiamo utilizzato il programma presente nella struttura ospedaliera
di Rimini (Medtrack) un database con tutti gli episodi presenti in
riferimento agli utenti registrati negli anni, che si sono recati in
ospedale. Il criterio di selezione che è stato utilizzato nella scelta del
campione è stato quello d‟includere tra gli accesi dell‟anno 2013
quelli presi in un periodo che intercorre dal 16/01/2013 al
31/01/2013. Dopo aver selezionato il periodo, abbiamo suddiviso gli
accessi a seconda del motivo che li ha condotti in pronto soccorso,
patologie oculistiche o riguardanti l‟otorino.
Per quanto concerne il ps oculistico sono stati oggetto d‟esame 232
utenti. Di questi 9 triagiati si sono allontanati spontaneamente.
A 89 utenti è stato attribuito un codice verde e a 134 utenti è stato
attribuito un codice bianco (tot 223). Di questi creando una griglia si
è specificato il sintomo principale,la data di nascita, il codice
assegnato, l‟aderenza ai protocolli, la verifica dei fast track, la
somministrazione della scala del dolore nrs, e l‟eventuale
somministrazione di terapia antalgica se il valore fosse stato >6. Per
quanto concerne il ps otorino abbiamo esaminato 54 utenti. Sono
emersi i seguenti dati: 26 utenti a cui è stato attribuito un codice
verde e 28 a cui è stato attribuito un codice bianco. Successivamente
seguendo le linee guida abbiamo confrontato caso per caso,
ricercando l‟aderenza o non aderenza a seconda dei parametri e dei
range di riferimento da linea guida, per i codici bianchi verdi e gialli.
107
Risultati
In questo studio in totale abbiamo esaminato 277 pazienti, di cui 223
afferenti al ft oculistico e 54 al ft otorino .
FT oculistico
Dall‟analisi dei dati è emersa una aderenza alle linee guida aziendali
nell‟assegnazione dei codici colore pari al 66%. Si può sottolineare
inoltre che l‟aderenza nell‟invio a fast track si è riscontrata nel 98 %
del campione selezionato. Dai dati forniti si evince che la
somministrazione dell‟opportuna scala di valutazione del dolore(la
scala nrs utilizzata nel ps di Rimini),è stata adottata solo nel 5% dei
casi ossia solo 7 utenti. Nettamente prevalenti sono risultati i FT
oculistici (80%) rispetto quelli avviati alle altre specialità.
0
20
40
60
80
100
120
140
ps oculistico
134
89 codici bianchi
codici verdi
108
148
217
216
223
0 100 200 300
si
notp dolore
nrs
Aderenza invio fasttrack
aderenza attribuzionecodice colore
FT otorino
Il campione analizzato era costituito da 58 pazienti.
Di questi abbiamo scartato 4 utenti in quanto non rientravano nelle
criteri selezionati.
Dei 54 utenti selezionati, 26 sono stati codificati verdi,
rappresentano il 48 % e 28 bianchi che rappresentano il 52 %.
Secondo il primo indicatore è emersa una aderenza alle linee guida
nell‟assegnazione dei codici colore del 75 % degli utenti esaminati.
Per quanto riguarda la verifica dell‟invio a fast track il 97 % è
risultato aderente ai criteri di inclusione.
Il terzo indicatore ossia la somministrazione della scala del dolore
nrs si è evidenziato solo nel 5% dei casi.
La terapia del dolore, che si dovrebbe somministrare se il valore era
>6 non risulta presente.
109
25
25,5
26
26,5
27
27,5
28
ps orl
28
26
codici bianchi
codici verdi
41
53
51
54
0 10 20 30 40 50 60
si
no tp dolore
nrs
aderenza invio fast track
aderenza attribuzione codicecolore
110
Conclusioni
Gli indicatori applicati sono risultati efficaci nell‟identificare alcuni
punti critici e alcuni “ fiori all‟occhiello”dell‟attività di Triage svolta
al Pronto Soccorso Infermi di Rimini.
Parlando di accessi a bassa priorità nelle strutture di Pronto Soccorso
spesso ci si riferisce al sovraffollamento e alle inevitabili
ripercussioni negative sull‟efficienza del sistema che deve garantire
le prestazioni di emergenza e il trattamento delle urgenze reali in
tempi rapidi. Molte delle strategie elaborate per la gestione del
fenomeno “accessi a bassa priorità” infatti, partono da una
concezione negativa e talvolta punitiva del fenomeno e propongono
soluzioni atte a disincentivare l‟accesso alle strutture di Pronto
Soccorso o a deviare questo flusso di pazienti verso aree di
trattamento dedicate (interne o esterne alla struttura di PS) al fine di
“liberare” il Pronto Soccorso.
Pur riconoscendo la validità e le motivazioni che sostengono tali
sistemi, in questo lavoro si è Proposto un differente approccio,
fondato su una diversa visione generale che consenta di esaminare il
problema da altri punti di vista e di ipotizzare strategie di gestione
capaci di fornire risposte adeguate che non penalizzino chi
“impropriamente” utilizza il PS..
E‟ noto che alcuni cittadini si rivolgono al PS per problematiche a
bassa priorità perché in quel momento non dispongono o non
conoscono altre possibilità di risposta ai loro bisogni, che sono
comunque reali e vissuti come necessitanti di risposta; altri invece
accedono per carenze assistenziali delle strutture che solitamente li
hanno in carico e che in quel momento non sono in grado di garantire
risposte idonee (rete sociale, assistenza domiciliare integrata ecc…).
In questi casi il PS spesso fornisce solo una risposta parziale, che se
rimane tale genererà nel tempo la necessità di ricorre nuovamente al
Pronto Soccorso per lo stesso motivo.
In quest‟ottica quindi, anche per i casi a bassa priorità, l‟accesso al
Pronto Soccorso deve diventare uno dei momenti del percorso del
paziente, con conseguente presa in carico globale della persona.
111
Tutto ciò, inevitabilmente si ripercuoterà positivamente sulle strutture
di Pronto Soccorso, perché un‟adeguata assistenza potrà ridurre
inutili ricorsi alle strutture di emergenza.
Si desume dai risultati ottenuti tramite lo studio effettuato una
aderenza cospicua alle linee guida che definiscono i criteri di
inclusione riguardanti le patologie ritenute accessibili tramite fast
track. Questo dato sottolinea la buona conoscenza delle linee guida
vigenti nell‟unità operativa.
Gli scopi delle linee guida sono essenzialmente quelli di guidare il
professionista nel percorso assistenziale, uniformare i comportamenti
e garantire all‟utente lo stesso trattamento indipendentemente dalla
presenza di uno piuttosto che di un altro operatore.
Inoltre è emersa l‟adeguata formazione degli operatori coinvolti ,la
quale potrebbe essere implementata con corsi di aggiornamento ed
eventi formativi atti ad accrescere le conoscenze riguardanti
l‟attivazione dei percorsi fast track.
L‟esigenza di un percorso formativo,infatti, nasce dalla
constatazione che è indispensabile raggiungere un‟omogeneità
procedurale e operativa nelle valutazioni dei pazienti e nelle
assegnazioni dei codici di priorità di accesso alla visita medica.
Molti sono i dati che evidenziano una situazione generalmente
positiva: accettabile è la percentuale di aderenza ai protocolli
all‟invio fast track (98% ft oculistico;97 % ft otorino). Buona è la
capacità di raggiungere alcuni obiettivi del triage quali
l‟assegnazione del codice a tutti gli utenti e la loro attribuzione all‟
area di trattamento, mentre risulta più problematico garantire una
corretta informazione e somministrazione della scala del dolore.
Il grado elevato di autonomia professionale raggiunto dall‟infermiere
nell‟ambito dell‟emergenza-urgenza e‟ un fatto ormai acquisito. Tale
autonomia è evidente nello svolgimento della funzione di triage e
nella continua evoluzione degli strumenti professionali utilizzati.
Infatti vi è la possibilità autonoma del personale infermieristico di
inviare direttamente al medico specialista, in presenza di protocolli
procedure sottoscritte dal medico responsabile dell‟UO,
112
pazienti con specifici segni e sintomi di pertinenza specialistica
(durante orario di attività).Questo è un gran passo poiché incrementa
l‟autonomia acquisita dalla figura dell‟infermiere.
Attraverso l‟ istituzione dei percorsi fast track si ripercuotono alcuni
significativi cambiamenti. Infatti il ricorso ai fast track ha comportato
una sensibile riduzione di tempi medi d‟attesa in favore dei codici più
gravi che necessitano di cure immediate con un tasso di gradimento
dell‟utenza aumentato .La valutazione globale di un processo di cura,
in quanto tale deve considerare anche gli aspetti relazionali che
costituiscono il rapporto operatori–paziente, determinante per
l‟instaurarsi di una buona “compliance”, elemento cardine per la
definizione dell‟esito dell‟esperienza ospedaliera. L‟esigenza di
conoscere in modo sempre più particolareggiato le aspettative dei
pazienti e le loro opinioni sull‟esperienza sanitaria, che pur non
essendo sempre obiettive, costituiscono ad ogni modo il giudizio di
coloro a cui il servizio è destinato.
Un analisi della situazione ed una attenta riflessione sia sugli aspetti
positivi che sulle criticità presenti, permetterà di continuare il
cammino di miglioramento contribuendo anche a mantenere elevata
la motivazione degli operatori che si ritrovano attivamente coinvolti
sia nel processo di revisione che nella definizione di strategie di
miglioramento.
113
Allegati
Emilia-Romagna: il triage in Pronto Soccorso
Pubblicata la DGR 26 luglio 2010, n. 1184 “Approvazione
documento triage informatico in Pronto Soccorso” (Bollettino
Ufficiale della Regione Emilia-Romagna n. 105 del 18.08.2010
periodico, Parte Seconda).
La deliberazione regionale rende ufficiali le linee guida sulla corretta
effettuazione del triage, il sistema di accoglienza e valutazione
continua degli utenti in Pronto Soccorso per l‟idoneo riconoscimento
delle priorità di accesso alle prestazioni sanitarie. Ne riportiamo la
trascrizione integrale.
LA GIUNTA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Visti e richiamati:
la legge 29/2004 recante “Norme generali sull‟organizzazione ed il
funzionamento del Servizio Sanitario regionale”;
il Piano Sanitario Regionale 1999-2001 ed il Piano Sociale e
Sanitario regionale 2008-2010, il primo sulla base del quale si è
provveduto ad un‟ampia riorganizzazione del sistema emergenza-
urgenza sanitaria territoriale e centrali operative 118 secondo il
modello delle reti cliniche integrate, il secondo di conferma della
organizzazione dei servizi attuata;
le proprie deliberazioni 1349/2003 e 375/2010, con le quali è stato
prima istituito e successivamente ridefinito il Comitato regionale del
sistema dell‟emergenza-urgenza (CREU);
la propria deliberazione n. 23/2005 con la quale sono stati definiti i
requisiti specifici per l‟accreditamento delle strutture di Emergenza
Urgenza;
Dato atto che, a seguito di studi ed analisi tecniche effettuati nei
singoli pronto soccorso regionali, le cui risultanze sono stata valutate,
114
definite ed approvate in sede di CREU, è stato elaborato all‟interno
del sistema sanitario regionale un documento recante linee guida per
la corretta effettuazione del triage nei pronto soccorso dell‟Emilia-
Romagna;
Specificato che il triage è il complesso di operazioni svolte da
personale infermieristico, esperto e specificamente formato, che,
valutando i segni ed i sintomi del paziente, sotto la supervisione del
medico in servizio, identifica le condizioni potenzialmente pericolose
per la vita ed attribuisce un codice di gravità al fine di stabilire le
priorità di accesso alla visita medica
Considerata l‟importanza che le operazioni di triage rivestono nei
pronto soccorso, rappresentando il metodo di valutazione e selezione
immediata usato per assegnare il grado di priorità per il trattamento
quando sono presenti molti pazienti;
Ritenuto opportuno, pertanto, al fine di uniformare i comportamenti,
procedere all‟emanazione del documento sopra indicato, recante:
“Linee guida per la corretta effettuazione del triage nei Pronto
Soccorso dell‟Emilia-Romagna”, allegato alla presente deliberazione
quale sua parte integrante e sostanziale;
Dato atto del parere allegato;
Su proposta dell‟Assessore alle Politiche per la Salute
A voti unanimi e palesi
delibera:
di approvare il documento: “Linee guida per la corretta effettuazione
del triage nei Pronto Soccorso dell‟Emilia-Romagna”, allegato alla
presente deliberazione quale sua parte integrante e sostanziale;
di impegnare le Aziende Sanitarie ad adeguare i propri
comportamenti alle indicazioni contenute nel documento di cui al
precedente punto 1);
di pubblicare il presente provvedimento nel Bollettino Ufficiale della
Regione Emilia-Romagna.
115
Allegato:
Linee guida per la corretta effettuazione del triage nei Pronto
Soccorso dell‟Emilia-Romagna
1 – Introduzione
I Sistemi di triage in Emilia Romagna sono nati nei primissimi anni
Novanta sulla base delle necessità dei Servizi anticipando quelli che
sono diventati i principali e fondamentali riferimenti legislativi a
valenza nazionale:
Linee guida sull‟emergenza n° 1/1996 (pubblicate sulla GU n° 114
del 17 Maggio 1996) recanti “l‟atto d‟intesa tra Stato e Regioni di
approvazione delle linee guida sul sistema di emergenza sanitaria in
applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 27 Marzo
1992”;
Atto di Intesa tra Stato e Regioni pubblicato sulla GU n° 285 del 7
Dicembre 2001;
Delibera di Giunta Regionale Emilia Romagna n° 23 del 17 Gennaio
2005 “Requisiti specifici per l‟accreditamento delle strutture di
Emergenza Urgenza”.
I Sistemi di Triage nascono ed insistono nei Servizi di Pronto
Soccorso per espletare le primarie funzioni di:
accoglienza degli utenti che afferiscono presso il Pronto Soccorso;
identificazione e riconoscimento delle priorità di accesso alle
prestazioni;
determinazione dell‟area di trattamento più idonea;
regolamentazione del flusso dei pazienti che accedono al Pronto
Soccorso;
valutazione continua e rivalutazione dei pazienti che attendono in
Pronto Soccorso:
116
erogazione di informazioni relative agli utenti in carico al Pronto
Soccorso.
I singoli Servizi possono identificare ulteriori proprie funzioni da
attribuire agli Infermieri o agli altri operatori che possono integrare la
funzione stessa (come ad esempio procedure amministrative o
gestionali) sempre considerando che si tratta comunque di un
processo clinico/assistenziale primario.
I Servizi debbono prevedere al loro interno specifiche modalità di
divulgazione rivolte all‟utenza in modo da fornire esaustive, puntuali
e trasparenti informazioni rispetto alle modalità di strutturazione e
gestione dei propri Sistemi di Triage, delle modalità organizzative e
dei criteri di funzionamento adottati.
2 – I modelli operativi
Si conoscono diversi modelli operativi di triage in Pronto Soccorso
ed anche le realtà operative hanno sviluppato articolazioni molto
differenziate fra loro. I principali elementi che hanno condotto a
queste differenziazioni sono:
strutture ambientali;
modelli organizzativi:
risorse a disposizione.
Il diversificato panorama di strutture di Pronto Soccorso che sono
presenti sul territorio della RER può comunque contemplare due
principali modelli operativi di Triage:
A. sistema Spot Check;
B. sistema Globale.
117
Il sistema Spot Check (“controllo saltuario”) si caratterizza per non
avere un operatore infermiere dedicato alla funzione di triage. Si
tratta del sistema applicabile nelle piccole strutture con ridotto
numero di accessi nelle 24 ore, dove la necessità di accogliere,
valutare e assegnare la priorità di accesso alla cure per i pazienti che
afferiscono non è continuativa. Questo modello prevede che
l‟Infermiere che opera in Pronto Soccorso svolga la funzione di triage
solo quando necessario o a chiamata dell‟utente.
Il sistema Globale sostanzialmente si applica a tutte le altre strutture
di Pronto Soccorso medio grandi e contempla la presenza (anche per
fasce orarie) di almeno un Infermiere dedicato allo svolgimento della
funzione di Triage.
Entrambi questi modelli operativi prevedono il rispetto di alcuni
requisiti fondamentali quali:
regolamentazione degli accessi definita dalla codifica di triage
stabilita dall‟Infermiere attraverso il Codice Colore;
utilizzo di 4 livelli di priorità definiti (Codici Colore);
svolgimento della funzione solo da parte di personale Infermieristico
del sistema di emergenza;
standard di valutazione definiti in relazione alla tipologia applicata;
documentazione delle decisioni assunte e delle attività svolte.
3 – Standard organizzativi e di valutazione dell‟utente
I modelli operativi adottati devono prevedere la definizione di
standard di valutazione che sono utilizzati dagli operatori che
svolgono la funzione di triage.
Il processo contempla le seguenti 5 fasi:
accoglienza
valutazione
codifica di priorità
118
trattamento
gestione dell‟attesa
Per tutte queste fasi deve essere previsto lo standard applicabile nella
struttura comunque non inferiore a quelli sotto riportati.
Accoglienza: tutti gli utenti che afferiscono al Pronto Soccorso sono
accolti da un Infermiere formato all‟attività di triage.
Valutazione: tutti gli utenti che necessitano di una prestazione
sanitaria o sociale al Servizio sono valutati nei loro bisogni da un
Infermiere formato all‟attività di triage.
Codifica di priorità: tutte le richieste di prestazioni sanitarie o
sociali degli utenti che afferiscono ai Servizi di Pronto Soccorso sono
codificate dall‟Infermiere addetto alla funzione di triage secondo le
definizioni ed i criteri stabiliti per ciascun livello di priorità.
Trattamento: l‟Infermiere addetto alla funzione di triage mette in
atto le misure di trattamento delle problematiche sanitarie e sociali
presentate dagli utenti che afferiscono al Pronto Soccorso secondo
quanto stabilito dagli specifici documenti presenti presso il Servizio;
si fa garante dell‟attuazione di tutte le misure, i provvedimenti e le
manovre di Emergenza per quanto di propria competenza
professionale.
Gestione dell’attesa/Rivalutazione: l‟Infermiere addetto alla
funzione di triage è responsabile dell‟assistenza ai pazienti presenti
presso il Servizio che hanno già identificato la loro priorità di accesso
alle cure mediche, ma che attendono per tale prestazione.
Standard di valutazione dell‟utente
Il processo di valutazione degli utenti deve prevedere la raccolta di
informazioni, l‟individuazione di segni e sintomi, la rilevazione di
parametri e l‟elaborazione dei dati rilevati.
Per l‟espletamento di questo complesso processo assistenziale
l‟Infermiere si avvale delle proprie competenze professionali, delle
conoscenze ed abilità acquisite durante il percorso di formazione e di
119
addestramento alla funzione di triage e della propria esperienza,
nonché degli altri professionisti con i quali collabora ed interagisce.
Gli elementi della Valutazione sono alla base del processo
decisionale che esita con l‟assegnazione del codice di priorità.
Spot Check Triage Triage Globale
Gli standard di Valutazione
risentono dei contesti organizzativi
e della effettiva disponibilità di
personale esclusivamente addetto
alla funzione di triage, ma
prevedono comunque elementi
fondamentali, quali:
accoglienza degli utenti;
valutazione soggettiva condotta
tramite intervista, rilevazione di
sintomi ed osservazione di segni;
rilevazione dei parametri vitali
(Polso, Pressione Arteriosa,
Saturimetria);
codifica di priorità;
interventi e trattamenti salvavita;
documentazione dell‟attività;
rivalutazione e gestione dell‟attesa a
richiesta dell‟utente.
Gli standard di Valutazione
sono sempre garantiti e NON
risentono dei contesti
organizzativi e della
disponibilità di personale
sanitario. Prevedono i seguenti
elementi:
accoglienza degli utenti;
valutazione soggettiva condotta
tramite intervista, rilevazione di
sintomi ed osservazione di
segni;
valutazione oggettiva condotta
attraverso la rilevazione dei
parametri vitali e l‟esame
fisico;
codifica di priorità;
interventi e trattamenti
specifici;
documentazione dell‟attività;
rivalutazione e gestione
dell‟attesa con criteri
predeterminati.
Parametri da considerarsi elementi imprescindibili del processo di
valutazione: costituiscono il riferimento principale del processo di
120
valutazione. Si tratta di quegli elementi e parametri che forniscono i
dati e le informazioni necessarie alla definizione del codice di
priorità; in particolare:
Valutazione di segni e sintomi principali e correlati.
Intervista mirata alla raccolta di informazioni relative a:
evento presente;
storia medica passata.
Parametri vitali.
Esame fisico mirato.
4 – Operatori
La funzione di triage è propriamente svolta solo da Infermieri del
sistema di emergenza.
I modelli operativi possono prevedere la presenza contemporanea di
più operatori Infermieri e/o di personale di supporto (tecnico o
amministrativo) che coadiuva l‟Infermiere responsabile della
funzione.
Si può espletare la funzione di triage solo dopo aver acquisito i
seguenti requisiti:
aver frequentato uno specifico corso di formazione ed addestramento
della durata minima di 12 ore;
aver acquisito una esperienza di lavoro in Pronto Soccorso di norma
non inferiore a 6 mesi previo inserimento ed addestramento operativo
con guida e tutoring di un Infermiere esperto nell‟attività di triage.
I Servizi dovranno prevedere opportune procedure di inserimento
degli operatori con relative verifiche del raggiungimento dei livelli di
apprendimento necessari.
121
La funzione di triage, fatto salvo il possesso delle competenze
necessarie, è svolta di norma a rotazione da tutto il personale
infermieristico del Servizio.
Per il mantenimento delle competenze deve essere previsto un
percorso formativo specifico di ricertificazione almeno ogni 3 anni.
5 – Sistemi a livelli di priorità – codifiche
Tutti i sistemi triage, indipendentemente dal modello operativo,
devono prevedere 4 livelli di codifica della priorità di accesso alle
cure mediche attraverso l‟utilizzo dei Codici Colore: Rosso, Giallo,
Verde e Bianco.
I codici colore per la categorizzazione delle priorità sono così
definiti:
CODICE ROSSO (il paziente è in pericolo di vita):
Il Codice Rosso ha la priorità assoluta ed entra direttamente in Sala
Emergenza. Emergenza clinica, paziente con Funzioni Vitali
(Coscienza, Respiro, Circolo) compromesse e/o cedimento di una
delle funzioni vitali.
CODICE GIALLO (il paziente è in potenziale pericolo di vita):
Pazienti con minaccia incombente di cedimento delle Funzioni Vitali
(Coscienza, Respiro, Circolo);
Particolari aspetti contribuiscono all‟assegnazione del codice:
intensità del sintomo;
parametri vitali alterati correlati al sintomo principale;
patologie tempo dipendenti.
Per i pazienti a cui è stato attribuito il “codice giallo”, l‟accesso alla
visita medica è, compatibilmente con altre urgenze/emergenze in
atto, quasi immediato.
122
Il tempo di attesa non dovrebbe comunque superare i 20 min ed è
necessaria una rivalutazione infermieristica dopo 5-15 min dalla
prima e comunque in relazione allo stato clinico del paziente.
Poiché il codice attribuito al triage stabilisce la priorità di accesso
alla visita, è fondamentale che il processo venga completato nei
tempi previsti.
Nel caso in cui, il paziente non sia trattato entro 20‟, deve essere
rivalutato, controllando che non siano insorte condizioni per
classificarlo come codice rosso.
In ogni caso, trascorsi ulteriori 15‟, il codice giallo confermato deve
essere valutato da un medico che stabilirà il percorso in funzione
della successiva eventuale attesa.
Sulla base degli spazi strutturali a disposizione, l‟infermiere colloca il
paziente direttamente in ambulatorio o in area limitrofa in modo che
il medico effettui la prima valutazione e la presa in carico.
CODICE VERDE:
Paziente che necessita di una prestazione medica differibile (non
necessita di una valutazione medica immediata e non ha
segni/sintomi della severità descritta per i codici rossi e gialli); al
momento della valutazione presenta le funzioni vitali integre e i
parametri vitali nella norma. L‟accesso agli ambulatori avviene dopo
i codici rossi e gialli.
CODICE BIANCO:
I criteri (tutti presenti) per attribuire un codice bianco sono:
non vi è alcuna alterazione delle funzioni vitali;
non è presente alcuna sintomatologia critica o a rischio di
aggravamento;
la sintomatologia è minore o è presente da qualche giorno o è
cronica;
123
l‟utente potrebbe trovare soluzione al problema utilizzando i percorsi
sanitari alternativi al PS (MMG, Pediatri di libera scelta, Guardia
Medica, Specialistica Ambulatoriale Esterna).
L‟accesso agli ambulatori avviene dopo i codici rossi, gialli e verdi.
Esistono alcuni criteri e parametri trasversali ai livelli di codifica che
gli operatori debbono sempre tenere in considerazione nella
differenziazione del codice di priorità:
età anagrafiche estreme (bambini, grandi anziani);
utenti portatori di handicap;
protocolli interni, particolari procedure o limiti delle singole
organizzazioni dei Servizi (come ad esempio l‟accessibilità ad alcune
prestazioni specialistiche in fasce orarie limitate);
livello di dolore, tipologia del/i sintomo/i principale/i, livello/i di
alterazione di uno o più parametri vitali.
Nell‟attribuzione del codice di priorità i principali strumenti di
riferimento sono:
sintomo/i principale/i;
parametri vitali;
scala visio/analogica del dolore;
Glasgow Coma Scale;
indici di trauma maggiore.
6 – Organizzazione
I Servizi di Pronto Soccorso possono prevedere differenti modalità
organizzative per la gestione degli accessi, dei percorsi e delle
problematiche degli utenti che vi afferiscono come gli accessi diretti
a reparti o servizi specialistici, procedure o percorsi brevi, ambulatori
dedicati all‟interno o all‟esterno del Pronto Soccorso.
124
I Servizi possono prevedere specifiche procedure o modalità
organizzative per la gestione di alcune problematiche, situazioni o
percorsi in relazione alla loro strutturazione organizzativa o alle loro
disponibilità di risorse (come ad esempio la gestione dei pazienti in
stato di abuso etilico o vittime di violenze).
I Servizi che intendono dotarsi di percorsi differenziati per la
gestione di specifiche problematiche debbono descriverli in
specifiche procedure o protocolli concordati con i Servizi o le Unità
Operative esterne al Pronto Soccorso e validati dal Direttore del
Servizio e a disposizione dell‟Infermiere addetto alla funzione di
triage.
7 – Documentazione
L‟attività di triage deve essere documentata in ogni sua fase, con
particolare rilevanza per gli aspetti che concorrono alla
determinazione del codice di priorità.
I principi base che sottendono alla documentazione dell‟attività di
triage sono:
che sia documentata tutta l‟attività;
che sia storicizzata a conservata come da normative correnti relative
alla documentazione sanitaria;
che non sia modificabile da altri;
che contempli la precisa rintracciabilità ed identificazione del
professionista che ha agito una parte o l‟intero processo di triage.
I Servizi possono dotarsi di differenti strumenti per la
documentazione dell‟attività di triage, cartacei od informatici; in
entrambi i casi deve essere prevista la registrazione dei seguenti
elementi:
dati anagrafici del paziente (o codice identificativo unico in caso di
assenza dei riferimenti);
125
data ed ora di accettazione presso il Pronto Soccorso (coincidente con
l‟inizio del processo di Triage);
numero progressivo;
sintomo principale;
valutazione soggettiva ed oggettiva;
parametri vitali;
interventi e trattamento effettuato;
codice di priorità attribuito;
rivalutazione;
firma o password dell‟Infermiere che ha svolto la valutazione.
8 – Documentazione di riferimento
I Servizi debbono dotarsi di opportuni strumenti per la definizione
dei percorsi assistenziali e gestionali (es. percorsi brevi o accessi
diretti) che fungano da riferimento per l‟attività di Triage.
I Servizi debbono dotarsi inoltre di strumenti scritti (es. procedure,
protocolli, linee guida) che fungano da riferimento all‟attività
clinico/assistenziale espletata dagli Infermieri addetti al Triage:
standard di valutazione, criteri per l‟assegnazione del codice di
priorità, standard di rivalutazione.
La documentazione di riferimento deve essere elaborata in
condivisione con il personale infermieristico che svolge la funzione
di Triage ed approvata dal Direttore del Servizio.
9 – Strumenti per la verifica dell‟attività
I Servizi debbono predisporre un piano di rilevazioni sistematiche di
alcuni dati ed indicatori relativi all‟attività di Triage che contempli:
Dati informativi sull‟attività:
126
numero mensile ed annuale di accessi suddivisi per codice di priorità
assegnato;
numero mensile ed annuale di utenti avviati a percorsi brevi.
Indicatori:
n° di schede di Triage correttamente compilate / n° totale di schede di
triage compilate;
n° di audit attivati annualmente su eventi avversi, criticità, non
conformità segnalate.
10 – Attività del personale infermieristico di PS
Il grado elevato di autonomia professionale raggiunto dall‟infermiere
nell‟ambito dell‟emergenza-urgenza e‟ un fatto ormai acquisito. Tale
autonomia è evidente nello svolgimento della funzione di triage e
nella continua evoluzione degli strumenti professionali utilizzati.
Di seguito si riportano alcune indicazioni che, partendo da alcune
esperienze regionali, hanno l‟obiettivo di focalizzare ambiti di
sviluppo della funzione svolta dall‟infermiere di PS sia in triage sia
nelle aree di trattamento dei pazienti.
Tali indicazioni rappresentano un primo passo verso una più ampia
definizione del ruolo infermieristico nei PS della Regione.
In relazione all‟organizzazione del singolo PS/PPI si individuano di
seguito le attività che il gruppo di lavoro condivide possano essere
svolte in autonomia dal personale infermieristico del PS:
A – Prescrizione effettuate da parte del Medico di Medicina Generale
o dal Medico di Continuità Assistenziale
Nel caso in cui si presenti in ps/ppi un utente con prescrizione
effettuata da parte del Medico di Medicina Generale o dal Medico di
Continuità Assistenziale di prestazioni specialistiche urgenti (entro
24 ore):
127
l‟utente viene indirizzato dall‟infermiere di Triage, direttamente al
CUP o allo specialista laddove presente secondo le modalità previste
dal contesto organizzativo locale se lo stesso non riferisce sintomi
riferibili ad una patologia acuta;
in caso di pazienti con sintomi acuti in atto questi vengono valutati
dall‟Infermiere di Triage ed accettati.
B – Possibilità di effettuare in PS pratiche assistenziali/terapeutiche
in autonomia da parte di Personale infermieristico svolte in presenza
di protocolli, procedure, istruzioni operative sottoscritte dal medico
responsabile dell‟UO e dal Coordinatore infermieristico.
La rilevazione svolta in alcuni PS ha messo in evidenza esperienze
nelle quali l‟accettazione e il trattamento di alcune particolari
tipologie di pazienti vengono svolte in autonomia da parte del
personale infermieristico.
Tali esperienze finalizzate a velocizzare e migliorare il percorso del
paziente, devono trovare applicazione in ambito regionale avendo
presente le seguenti raccomandazioni:
B1 – Ambiti nei quali il percorso del paziente può essere svolto sotto
la responsabilità dell‟infermiere e dei quali riportano alcuni esempi:
medicazioni e bendaggi di ustioni di 1° grado a estensione corporea
limitata;
rifacimento di bendaggi semplici;
riposizionamento “stecca di Zimmer”;
trattamento di ferite ed abrasioni ad interesse del solo tessuto
cutaneo;
trattamento di eritemi localizzati;
rimozione punti di sutura su ferite della cute;
puntura di insetto localizzata;
rimozione di zecca.
128
B2 – Ambiti di miglioramento dell‟attuale livello di integrazione
professionale medico-infermiere per l‟ottimizzazione dei percorsi del
paziente
anticipazione terapeutica per il trattamento del dolore;
cateterizzazione vescicale per sostituzione catetere e ritenzione acuta
di urina;
trattamento dell‟iperpiressia.
C – Possibilità autonoma del personale infermieristico di inviare
direttamente al medico specialista, in presenza di protocolli
procedure sottoscritte dal medico responsabile dell‟UO, pazienti con
specifici segni e sintomo di pertinenza specialistica (durante orario di
attività).
In tale ambito devono quantomeno rientrare i seguenti segni e
sintomi:
acufeni;
algia oculare, bruciore, lacrimazione;
calatio;
cisti sebacee para-auricolari;
corpo estraneo (in vagina, nel naso, oculare, ecc.);
emorragia congiuntivale non in terapia coumadinica;
ferite semplici e abrasioni;
ipoacusia;
irritazione da lenti a contatto;
lente a contatto dislocata;
leucorrea;
otalgia acuta;
129
presenza di corpo estraneo orecchio;
richiesta di contraccezione del “giorno dopo”;
sanguinamento vaginale minore;
sintomatologia infiammatoria legata all‟apparto genitale esterno;
tappo di cerume;
traumatologia minore degli arti.
D – Possibilità del personale infermieristico di avviare
autonomamente iter diagnostici specifici in presenza di protocolli
procedure sottoscritte dal medico responsabile dell‟UO
Sulla base di specifici protocolli e procedure possano rientrare in tale
ambito le seguenti prestazioni oltre a quelle già consolidate (es. ECG,
Combur test, stick glicemico,).
prelievo di campioni ematici per esami di laboratorio;
Gravindex.
Richiesta di altre indagini diagnostiche per le quali è stata predisposta
una specifica indicazione da parte del Direttore della U.O. di PS.
11 – Codice d‟uscita dopo prestazione di Pronto Soccorso
Ai fini della codifica del codice d‟uscita dopo prestazione di Pronto
Soccorso ritiene opportuno utilizzare la seguente
C = Paziente Critico;
A = Paziente Acuto;
UD = Paziente Urgente Differibile;
NU = Paziente Non Urgente.
Motivazioni:
L‟attività di Triage è normata sia a livello nazionale che regionale ed
è caratterizzata dall‟assegnazione di Codici di priorità all‟accesso alla
130
visita medica distinti nei colori Rosso, Giallo Verde e Bianco in
funzione della situazione di stabilità clinica dei segni e sintomi riferiti
dai pazienti.
Al termine della prestazione (visita ed eventuali accertamenti o
consulenze specialistiche) il medico di Pronto Soccorso ha l‟obbligo
di identificare il livello di gravità del paziente assegnando un codice
d‟uscita che attualmente è rappresentato dagli stessi colori rosso,
giallo, verde e bianco analoghi a quelli assegnati con tutt‟altra finalità
dall‟infermiere triagista.
Questa duplice attribuzione di codici colore in entrata ed in uscita
crea confusione sia al personale operante nel Pronto Soccorso
(medici ed infermieri) che agli utenti stessi con secondarie
ripercussioni specie nei confronti degli infermieri.
Tale confusione ha determinato anche la richiesta di confronti come
criteri di accreditamento tra 2 valutazioni (% codici gialli in
entrata vs % codici gialli in uscita) che non hanno nulla a che vedere
tra loro, infatti non si deve mai confondere la priorità dell‟accesso
alla visita rispetto alla gravità clinica complessiva.
Si ritiene quindi necessario, dando per ratificata la definizione come
codici colori quelli assegnati dall‟infermiere triagista, identificare una
specifica modalità di definizione del caso in uscita.
La possibilità di assegnare un codice numerico rischia di essere
confondente con le codifiche del sistema 118 che valuta la gravità da
1 a 4 ove l‟1 sottende la non urgenza mentre il 4 rappresenta il
paziente deceduto.
Si ritiene quindi che esprimere il codice d‟uscita come descrittivo
della acuzie clinica del paziente possa essere una possibile soluzione
suddividendola nelle seguenti codifiche: C = Paziente Critico, A =
Paziente Acuto, UD = Paziente Urgente Differibile e NU = Paziente
Non Urgente.
Fonte: Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna n. 105 del
18.08.2010 periodico (Parte Seconda)
131
Bibliografia
1) Accordo tra il Ministro della salute, le regioni e le province
autonome sul documento di linee-guida sul sistema di
emergenza sanitaria concernente: «Triage intraospedaliero
(valutazione gravità all'ingresso). Pubblicato nella Gazz.
Uff. 7 dicembre 2001, n. 285.
2) Accordo tra il Ministro della salute, le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano sul documento recante:
«Linee-guida su formazione, aggiornamento e
addestramento permanente del personale operante nel
sistema di emergenza/urgenza». Pubblicata nella Gazz. Uff.
25 agosto 2003, n. 196, S.O.
3) Conferenza Stato-Regioni pubblicata con Decreto del
Ministero della Sanità su G.U. del 17/5/96
4) Decreto del Presidente della Repubblica 128/69 art 13
5) Delib.G.R. 17-1-2005 n. 23 Definizione di requisiti
specifici ai sensi dell'art. 8, comma 1 della L.R. n. 34/1998,
per l'accreditamento delle strutture sanitarie e dei
professionisti dell'Emilia-Romagna. Pubblicata nel B.U.
Emilia-Romagna 24 febbraio 2005, n. 39.
6) D.M. 15-05-1992 Criteri e requisiti per la codificazione
degli interventi di emergenza
7) DPR 27/3/92 “Atto di indirizzo e coordinamento delle
regioni per la determinazione dei livelli di assistenza
sanitaria di emergenza”
8) “Il Pronto Soccorso si rinnova: Accessi più appropriati,
soluzioni alternative, nuove regole per il ticket”.
Assessorato alla Sanità regione Emilia Romagna 2003
132
9) Legge della Regione Piemonte 12/12/97 n. 61 “Norme per
la programmazione sanitaria e per il Piano Sanitario
Regionale per il triennio 1997 - 1999”
10) Linee Guida sul “Triage intraospedaliero” per gli utenti
che accedono direttamente in Pronto Soccorso, emanate dal
Ministero della Salute d‟intesa con i Presidenti delle
Regioni. G.U. (serie generale) N.285 del 7/12/2001
11) A. Morichetti ( Macerata), A. Salvi (Ancona), D. Braglia
(Reggio E.) 2001 “La valutazione del sistema di Triage” N.
45 Informa Sanità, pp. 3-5
12) DGR dell‟Emilia Romagna n.1184 del 20 Luglio 2010
13) “Riordino della disciplina in materia sanitaria” D.L. 502
del 1992
14) E.N.A. (Emergency Nursing Association). Triage:
Meeting the Challenge. U.S.A. Paperback: 2nd Revision
edition 1998
15) GFT Gruppo Formazione Triage 2010 “triage
infermieristico” 3 ed. McGraw-Hill, Italia
16) Corradini M. Percorsi Brevi A.O. S. Maria Nuova
Reggio Emilia. Atti I° Convegno Internazionale “Il Triage
Infermieristico in Pronto Soccorso, i temi che scottano.”
Torino 28-30 novembre 2002
17) Fanchin Gianmaria(2011)”Il fast track,evoluzione della
competenza infermieristica” “infermieri
informati”,Vicenza, collegio Ipasvi Vicenza,n 1, anno XII
gennaio-aprile 2011p 10
133
18) Bragagnolo Giacomo,Maron Lucia,Perpenti Davide
(2011)”fast track e triage avanzato in pronto
soccorso:nuove responsabilità per l‟infermiere con
competenze avanzate. L‟esperienza di Vicenza””infermieri
informati”,Vicenza, collegio Ipasvi Vicenza,n 2 anno XII
maggio-agosto 2011 pp 20-22
19) Ferri E, Guzzardi E, Sanson G. 2009, “i percorsi brevi di
pronto soccorso: analisi dei dati di attività sulla
sperimentazione in corso a Trieste” “Aretè
”,Trieste,collegio Ipasvi di Trieste,n 3 settembre 2009 pp
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20) Bertozzo M.,Bettiolo A.,Favaro C., et al (2009)”risultati
primari nell‟applicazione di alcuni percorsi brevi o “fast
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Milano, Elsevier Srl,vol 2,n 2 ottobre 2009 pp 6-8
21) Deiana Cecilia,Marchisio Daniele ,Valenzano
Carlo(2009) “valutazione delle linee di indirizzo regionali
sull‟attività di triage infermieristico presso i dea della
regione Piemonte””quaderno scientifico Aress” Torino, n
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22) Galletti M.,Gambetti M.,Massi P., Perin T.,Santullo
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intra ospedaliero”u.o pronto soccorso medicina d‟urgenza
ospedale Infermi di Rimini ospedale Ceccarini di Riccione
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23) Magnani A., Semprini C.,”pronto soccorso di
Rimini:nascita-evoluzione-linee guida e informazioni del
triage. Dagli esordi fino a oggi storia di un pronto soccorso
a vocazione turistica”Atti 2 Convegno internazionale il
triage infermieristico in pronto soccorso “l‟evoluzione”
Riccione 7-9 maggio 2009
134
24) Arcangioli R.”il sistema fast track al pronto soccorso di
Pistoia”usl 3 Pistoia Atti 2 convegno internazionale il triage
infermieristico in pronto soccorso “l‟evoluzione” Riccione
7-9 maggio 2009
25) Vano A., (2010) “overcrowding in pronto soccorso.
Esperienze del U.O.C. di pronto soccorso-medicina
d‟urgenza Sora ASL Frosinone” Atti I congresso nazionale
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135
Sitografia
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b) http://www.diritticittadino.it/14diritti.htm
c) http://ministerodellasalute.it
d) http://www.nursesarea.it/Triage/concteorici.htm
e) http://www.nursesofemergency.org
f) http://www.sdf.unige.it/documenti/triage.pdf
g) http://www.Triage.it
h) http://www.triageinfermieristico.com
i) http://www.salute.internazionale.info
j) http://www.triage.it/corsi/attitorino/attito2002_fr.htm,ultimo
aggiornamento 3/7/2005
k) http//www.ateneoonline.it/triage 3
l) http//www.infermieristica.mcgraw-hill.it
136
Ringraziamenti
Non è facile citare e ringraziare, in poche righe, tutte le persone che
hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo di questa tesi di laurea:
chi con una collaborazione costante, chi con un supporto morale o
materiale, chi con consigli e suggerimenti o solo con parole di
incoraggiamento, sono stati in tanti a dare il proprio apporto alla mia
carriera universitaria e a questo lavoro.
Il mio primo pensiero,ripercorrendo il mio cammino,và ai miei
genitori senza dei quali non avrei mai intrapreso e terminato il mio
percorso.
Han saputo annullare circa 700 km di distanza che ci
separavano,elargendo sempre consigli e donandomi quel conforto
tacito ma palese che tante volte è venuto dal loro cuore.
Mi riferisco a molteplici occasioni in cui mia madre
Daniela,cercando di nascondere invano l‟ansia che la attanagliava,mi
ha incoraggiato,vedendomi presa dallo studio,dalle innumerevoli
vicissitudini che alcune volte suggerivano di mollar tutto.
Mio padre Biagio, ai suoi discorsi saggi, al suo mostrarsi orgoglioso
di ogni mio traguardo, ai tanti sacrifici, non solo economici, che ha
dovuto affrontare per rendermi la donna che oggi sono.
Un ringraziamento particolare và al mio relatore Marco Galletti, il
quale è stato sempre disponibile e cortese nei miei
confronti;particolarmente preziose sono risultate le sue indicazioni e
le aperture di ricerca con le quali sono stata guidata nell‟elaborazione
di questa tesi.
Un caloroso grazie và al mio correlatore Pietro Caputo
che,nonostante i suoi innumerevoli impegni, è riuscito a fornirmi dati
e informazioni preziose da inserire nella stesura della tesi.
Un doveroso ringraziamento và a tutto il corpo docenti della Facoltà
di Scienze Infermieristiche polo di Rimini e soprattutto alle nostre
137
tutor, le quali ci hanno sempre supportato ed affiancato in questi 3
anni di corso.
L‟ultimo, ma non per questo meno importante, ringraziamento a tutti
i miei amici,che hanno sopportato i miei sbalzi di umore e le mie
paranoie divenendo “valvole “ di sfogo, a Giovanni, ai miei colleghi
di facoltà con i quali ho condiviso giornate indimenticabili tra gioie e
innumerevoli preoccupazioni.
Ed infine un grazie ed un augurio a me stessa che possa sempre
perseguire i miei sogni.