Faro Vittoria

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Faro della Vittoria Monumento nazionale Il Faro della Vittoria nel 1930 Vittoria alata Cupola in rame Terrazzino in ferro Lanterna Terrazzo del secondo anello Torre Marinaio ignoto Terrazzo del primo anello Ancora dell’Audace Zoccolo a campana Solettone Scritta dedicatoria Gradinata monumentale Altezza complessiva Altezza piano focale sul mare Altezza del Marinaio ignoto Altezza della Vittoria alata Intensità media del corpo illuminante Portata media 67,85 116 8,60 7,20 1.250.000 35 metri metri metri metri candele miglia Dove Strada del Friuli, 141 Ingresso gratuito Orari Sabato e domenica 15 - 19 Ultimo ingresso 18.30 Informazioni Provincia di Trieste Servizi culturali e valorizzazione beni del territorio lunedì - venerdì, 9 - 13, tel. 040 3798500 [email protected] www.provincia.trieste.it

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Faro dellaVittoriaMonumento nazionale

Il Faro della Vittoria nel 1930

Vittoria alata

Cupola in rame

Terrazzino in ferro

Lanterna

Terrazzo del secondo anello

Torre

Marinaio ignoto

Terrazzo del primo anello

Ancora dell’Audace

Zoccolo a campana

Solettone

Scritta dedicatoria

Gradinata monumentale

Altezza complessiva Altezza piano focale sul mareAltezza del Marinaio ignotoAltezza della Vittoria alataIntensità media del corpo illuminantePortata media

67,851168,607,20

1.250.00035

metrimetrimetrimetri

candelemiglia

DoveStrada del Friuli, 141Ingresso gratuito

Orari Sabato e domenica 15 - 19Ultimo ingresso 18.30

InformazioniProvincia di TriesteServizi culturali e valorizzazione beni del territorio lunedì - venerdì, 9 - 13, tel. 040 3798500 [email protected]

Il monumento nazionale Faro della Vittoria, inaugurato nel 1927, lega la sua storia alla memoria della Grande Guerra. Nasce infatti nell’immediato dopoguerra su idea dell’architetto Arduino Berlam, allo scopo di celebra-re il passaggio della città di Trieste al Regno d’Italia e di commemorare i caduti in mare nel corso del primo conflitto mondiale. I lavori durano quattro anni, dal 1923 al 1927, e all’inaugurazione partecipa anche Re Vittorio Emanuele III a sottolineare il forte valore simbolico della costruzione.

La Vittoria alataLa statua rappresenta la figura di una donna, la dea Nike, che innalza con la mano sinistra una fiaccola mentre con la destra stringe una corona d’alloro. L’opera dello scultore Giovanni Mayer, realizzata in rame sbalzato è sorretta da un tubo d’acciaio che si innesta nella torre. Studiata per resistere agli agenti atmosferici e in particolare alle forti raffiche di bora, presenta alcune aperture nelle ali per offrire al vento minore resistenza, mentre l’asta centrale è rivestita da elementi metallici a spirale per aumentarne la flessibilità. La corona che orna la testa, nasconde l’impianto di protezione dalle scariche atmosferiche.

Il Marinaio ignotoAnche l’imponente scultura, posta alla base della colonna, è opera di Giovanni Mayer che la realizza con il supporto del maestro scalpellino Regolo Salandini. Alta otto metri e 60 centimetri, la statua raffigura l’immagine di un marinaio dallo sguardo fiero, con il classico copricapo da pioggia della Regia Marina noto come “Sud-ovest” e alti stivali da lavoro. Per la sua costruzione sono state impiegate oltre cento tonnellate di larghi blocchi di pietra estratta dalle cave di Gabria e di Orsera. Dei fasci littori, posti ai fianchi dei blocchi, rimangono alcune tracce.

L’ancora dell’AudaceL’ancora del cacciatorpediniere “Audace” viene destinata al Faro dall’allora Ministro della Marina, l’ammiraglio Paolo Thaon di Revel, che vi fa anche apporre una targa di bronzo con la scritta Fatta prima d’ogni altra sacra dalle acque della gemma redenta, il 3 novembre 1918. L’Audace approda infatti nel tardo pomeriggio del 3 novembre 1918 a Trieste al molo San Carlo che da quel momento prenderà anch’esso il nome di Audace. È il simbolo del primo saluto dell’Italia alla città. Nel 2014 in occasione della riapertura del Faro, il manufatto è stato restaurato da Rotary Trieste e Tripmare.

I reperti della Viribus UnitisLo stesso ammiraglio Paolo Thaon di Revel affida al complesso monumentale del Faro altri reperti simbolici: la catena e due munizioni della corazzata austroungarica “Viribus Unitis”, due proietti da 305 mm, affondata nella base di Pola nel 1918 dagli incursori Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci con un mezzo subacqueo autopropulso di loro ideazione. La catena della nave ammiraglia della flotta imperiale cinge ora l’aiuola che si trova alla base della gradinata monumentale del Faro. Le due munizioni sono posizionate davanti all’accesso alla torre.

La dedica commemorativaUn’ampia lastra di pietra carsica è presente alla base della struttura e reca incisa la scritta MCMXXVII Splendi e ricorda i Caduti sul mare MCMXV – MCMXVIII. L’idea di realizzare l’epigrafe appartiene allo stesso architetto Arduino Berlam che voleva esprimere un segno di riconoscimento ai marinai caduti durante la Grande Guerra.Sotto la targa è presente una gradinata in pietra proveniente dalla cava di Gabria nel Carso goriziano, luogo di scontri nel 1917 durante la rotta di Caporetto.

Il forte KressichIl Faro sorge sulle strutture e nell’ambito del complesso del forte austriaco Kressich, una delle postazioni dell’Impero più importanti per estensione e armamento. L’opera, un vero capolavoro di architettura militare, viene completata nel 1854 su progetto del tenente colonnello Carl Moering. Dotato di ponte levatoio e doppio sistema di porte, il forte è arricchito da una serie di gallerie e sotterranei. Le strutture attualmente non visitabili, sono parte integrante del Faro che ha anche incorporato nel suo basamento un torrione dell’originario complesso.

Trieste nel 1914 e 1915La costruzione della “Viribus Unitis” impegna per due anni 2.000 operai dello Stabilimento Tecnico Triestino. Francesco Ferdinando d’Asburgo presenzia al varo nel 1911. Nel giugno del 1914 è proprio la Viribus a portare l’arciduca da Trieste a Ragusa/Dubrovnik per la visita a Sarajevo, dove cade vittima nell’at-tentato che scatena il conflitto. Le sue spoglie e quelle della moglie Sofia vengono trasportate dalla Viribus a Trieste dove poi proseguono per Vienna. Nel 1915 l’Italia entra in guerra.