Fare la volontà di Dio

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Spunti biblici, patristici e magisteriali

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Come Maria di Nazareth

stare con Dio e con gli altri

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Egli mostra lo scopo per cui si è fatto uomo:

creare un’unica famiglia tra la Trinità e l’umanità.

Ogni essere umano è fratello di Gesù Cristo che gli dona lo Spirito

Santo per trasformarlo in Figlio di Dio.

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[Ef 2, 18] Per mezzo di lui possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito. [Ef 1,9] L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!

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[1 Pt 1,3-5] Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi.

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Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef

1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4)

-DV -.

Natura e oggetto della Rivelazione

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Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1

Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé. -DV -.

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Questa economia della Rivelazione comprende eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenuto. DV -.

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La profonda verità, poi, che questa Rivelazione manifesta su Dio e sulla salvezza degli uomini, risplende per noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la Rivelazione. -DV -.

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Accogliere la Rivelazione con fede

DV 5. A Dio che rivela è dovuta « l'obbedienza della fede» (Rm 16,26; cfr. Rm 1,5; 2 Cor 10,5-6), con la quale l'uomo gli si abbandona tutt'intero e liberamente prestandogli « il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà » e assentendo volontariamente alla Rivelazione che egli fa.

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Accogliere la Rivelazione con fede DV 5. Perché si possa prestare questa fede, sono necessari la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi dello spirito e dia « a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità ».

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Affinché poi l' intelligenza della Rivelazione diventi sempre più profonda, lo stesso Spirito Santo perfeziona continuamente la fede per mezzo dei suoi doni.

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Le verità rivelate DV6. Con la divina Rivelazione Dio volle manifestare e comunicare se stesso e i decreti eterni della sua volontà riguardo alla salvezza degli uomini, «per renderli cioè partecipi di quei beni divini, che trascendono la comprensione della mente umana »

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Le verità rivelate DV6. Il santo Concilio professa che « Dio, principio e fine di tutte le cose, può essere conosciuto con certezza con il lume naturale dell'umana ragione a partire dalle cose create» (cfr. Rm 1,20);

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Le verità rivelate DV6. Il santo Concilio …ma insegna anche che è merito della Rivelazione divina se « tutto ciò che nelle cose divine non è di per sé inaccessibile alla umana ragione, può, anche nel presente stato del genere umano, essere conosciuto da tutti facilmente, con ferma certezza e senza mescolanza d'errore ».

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Ogni credente in Gesù è un discepolo,

cioè una persona che ha ricevuto un insegnamento.

In particolare Maria di Nazareth

ha appreso il Vangelo direttamente da Gesù.

Il Figlio è stato maestro per la madre

che è rimasta salda nella fede e nelle tradizioni,

radicata e fondata il lui (Col 2,6-7).

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Dal consenso dato a Gabriele

la giovane Maria

ha sempre camminato nel Signore Gesù (Col 2,6)

e ci testimonia la persona rinnovata nello spirito della

sua mente

e rivestita della nuova umanità

creata secondo il progetto di Dio

nella giustizia e nella santità vera (Ef 4,24).

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La madre di Gesù ci

testimonia,

con la sua vita

terrena e gloriosa,

la sua profonda fede

in Cristo nel quale abita

corporalmente

tutta la pienezza della divinità (Col 2,9)

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• Maria è destinataria di una chiamata divina

• Pur non comprendendo, conserva, riflette

attivamente (syntēréō) e pondera , compie

un lavoro interpretativo di sintesi mediante

un accurato confronto (symbállō). In Maria

dunque si attua una vera mistagogia (o

introduzione nel mistero) permanente e

progressiva che le permette di penetrare

nella vera identità di Cristo e di seguirlo

nella comunione di vita fino a condividerne il

mistero pasquale

• Maria è testimone autorevole di Gesù

Cristo e comunica la sua fede (a Elisabetta,

a Pentecoste)

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I cristiani per compiere la volontà di Dio scelgono di essere fedeli alla parola di Gesù e di attenersi alla sua volontà (Gv 13,34-35): Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri.

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Santa Maria fece la volontà del Padre e la fece interamente; e perciò vale di più per Maria essere stata discepola di Cristo anziché madre di Cristo; vale di più, è una prerogativa più felice essere stata discepola anziché madre di Cristo.

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Maria fu beata perché ascoltò la parola di Dio e la mise in pratica. Custodì la verità nella mente più che la carne nel ventre. La verità è Cristo, la carne è Cristo: Cristo verità nella mente di Maria, Cristo carne nel ventre di Maria: vale di più ciò che è nella mente anziché ciò che si porta nel ventre. Santa è Maria, beata è Maria, ma più importante è la Chiesa che non la Vergine Maria. Perché? Perché Maria è una parte della Chiesa, un membro santo, eccellente, superiore a tutti gli altri, ma tuttavia un membro di tutto il corpo; senza dubbio più importante di un membro è il corpo. Il capo è il Signore e capo e corpo formano il Cristo totale. Che dire? Abbiamo un capo divino, abbiamo Dio per capo.

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Gesù ha compiuto tutte le azioni a Dio gradite e tutti i precetti della legge che erano imposti per mezzo di Mosé. Nessun altro ha potuto adempierli in pienezza e senza alterazioni, fuorché Gesù, il Figlio unico incarnato per la nostra salvezza. Tali precetti sono: l’amore di Dio e degli uomini, la pietà, la giovialità, la dolcezza, la pace, l’umiltà e la pazienza, il rispetto e l’ubbidienza ai genitori, il digiuno, la preghiera e ogni opera buona: l’amabile Signore li insegnava agli uomini prima con i fatti e poi con le parole. A partire dunque da questo momento, la santa Madre divenne discepola del suo dolce Figlio, vera Madre della sapienza e figlia della sapienza, perché non lo guardava più in maniera umana o come semplice uomo, ma lo serviva con rispetto come Dio e accoglieva le sue parole come parole di Dio.

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Prima e più perfetta discepola di Cristo (MC 35)

La sua posizione unica di prossimità a Cristo le

permise di essere personalmente

ammaestrata da Gesù. Dal suo ritrovamento al tempio

di Gerusalemme sino all’inizio della sua vita

pubblica Maria fu invitata dal suo Figlio a

ricomprendere in profondità la volontà

divina.

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Maria è la prima e perfetta discepola perché ha realizzato, in sé e nella sua vita con Cristo e ora con la Chiesa, le tre note fondamentali dei discepoli: 1. La risposta pronta e

generosa alla vocazione 2. L’iniziazione permanente

e progressiva 3. L’invio ad annunciare

come ha fatto con la visita ad Elisabetta ed ora facendo missione con la Chiesa.

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In Maria si riscontrano in modo eminente i contenuti dello statuto discepolare : a) La fede (Gv 14,1) che in Maria fu tale da definire la sua identità. Tanto da essere chiamata la credente ( Lc 1,45);

b) l’abnegazione (Lc 14,26-27), perché ella si fece dono agli altri (Lc 1,39-45) visse attenta alle necessità del prossimo (cf Gv 2,1-5);

c) l’accoglimento della parola, che fu atteggiamento caratteristico di lei (cf Lc 1,38)

cresciuta nell’amore e nell’osservanza della legge (Lc 2,22-

24)

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d) Il servizio reciproco (Mc

10,42-45) proprio degli amici di Gesù (Gv 13,14-15)

e) Il servizio alla causa del regno, per cui Maria si offrì totalmente come la serva del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo (LG 56)

f) La condivisione del destino del maestro (Cf Gv 15,20) poiché ella fu indissolubilmente congiunta al Figlio nell’amore, nel dolore (Lc 2,34-

35) nella gloria;

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g) l’esperienza della croce (Mt 16,24; Lc 14,27) che in Maria raggiunse il culmine allorché piena di fede, stette presso la croce del Figlio, accogliendo le parole del Salvatore morente (Gv 19,25-27)

h) La vigilanza operosa e orante (Mc 13,33-37) che in Maria fu attesa della venuta dello Spirito (At 1,14) e ardente desiderio dell’ultima venuta del Signore (Ap 22,17)

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Venerdì 21 dicembre 2012 - ore 17.30 - 19.00 Spiriti e Angeli tra paura e conforto

presso l'Auditorium "Robert Diemoz" del Centro Socio Assistenziale

in via delle Risorgive, 3 a Porcia