FANTASIA DI NATALE - lecese.it · L'emozione. Non c'era ... capire che l'emozione non ha altro fine...

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Roberto Cipollone FANTASIA DI NATALE Era il futuro, e Babbo Natale non passava più da quelle parti. Colpa della crisi... o merito. D'altronde bisognava ottimizzare i viaggi della slitta, minimizzare i costi di gestione delle renne, esternalizzare la distribuzione, massimizzare il canale diretto. I regali ormai si scaricavano in un attimo dal web. Era il futuro. Niente più camini stretti e fuligginosi, nessun complicatissimo giocattolo di legno, nessuna bambola di pezza. Chi li chiedeva più? Il regalo virtuale era molto più comodo: nessun albero da montare, nessuna lettera da scrivere a mano, nessun indirizzo da ricordare, nessuna lista dei buoni e dei cattivi. Bastava pensarlo, comprarlo, e il desiderio era bello che esaudito. Se eri stato cattivo, poi, nessun problema: bastava sborsare un po’ di più e ti ritrovavi col tuo bel pacco luccicante e la coscienza infiocchettata. Era il futuro. Nessuno stress, nessuna fila, nessuna corsa al centro commerciale; bastava scegliere il regalo da casa e anche il destinatario più esigente era presto accontentato. Nonostante la crisi. I bambini non avevano neanche più bisogno d'imparare la poesia a memoria, né di leggere la letterina; nessun imbarazzo, nessuna vocina tremante, nessun aiutino suggerito. I regali, tanto, sarebbero arrivati lo stesso, puntuali e senza sorprese. Altro che maglioni e cappellini! Era il futuro, Babbo Natale non passava più da quelle parti e in fondo era meglio così... ci mancava soltanto l'ennesimo tipo strano a voler entrare in casa di soppiatto... Del Natale di una volta rimanevano le abbuffate infinite e niente più. Panettoni e torroni come se piovesse, ché sì, c’era la crisi, ma ancora il Natale quando arrivava, arrivava. Solo qualcuno perpetuava ancora insistentemente quei vecchi riti demodé, qualcuno addirittura faceva ancora il presepe, ma si trattava di pochi nostalgici reazionari. Il più nostalgico e il più testone di tutti era il vecchio, pazzo Klaus. Aveva quasi cento anni e altrettanti racconti buoni per i vecchi Natale, ma più nessuno a cui raccontarli. Così, sedeva ancora ai piedi del piccolo camino in cucina e parlava solo con i propri ricordi; immaginava di averli ancora tutti intorno, come gli ultimi amici venuti a fargli compagnia, come gli ultimi spiccioli della propria vita tornati a farsi compiangere e insieme a rallegrarlo. Da anni non riceveva un regalo di Natale, d'altra parte il mondo era andato già troppo avanti per lui, ormai da tempo. Eppure quella sera, la vigilia del suo inutile Natale, aveva preparato tutto con la stessa cura di una volta. Il ciocco acceso nel camino, il capitone sulla brace rossa, l'odore dolce della copeta e dei fritti di latte, persino la letterina da leggere ad alta voce. Salito faticosamente sulla sedia impagliata, aveva addirittura cominciato a declamare i versi a nessuno, con la stessa cadenza lenta che non aveva dimenticato. Pensava di avere tutto, pensava che il Natale fosse tutto lì… eppure mancava qualcosa, un dettaglio che neanche i ricordi potevano portare con sé, l'ultimo segno dell'esser vivi. L'emozione. Non c'era più, d'altra parte era il futuro e nessuno ne avvertiva più il bisogno. Ma lui no, il vecchio testone voleva a tutti i costi riaccendere quella luce in cima alla memoria, almeno per l'ultima volta. Fu un attimo dopo che si ritrovò a terra con la testa fra le mani, a maledire d'aver avuto la stupida idea di salire su una sedia traballante, a quasi cent’anni. Dal pavimento allora guardò verso l’alto e subito si stupì che la stessa sedia non fosse affatto vuota. In piedi ora c’era un bambino, chiaro che era il lui di quasi un secolo prima, felice e ciondolante mentre recitava la sua poesia. Dopo lo stupore e la pazzia, arrivò allora il sorriso, come da anni non sapeva e non cercava neanche. Era tornata: col bambino era tornata l'emozione che fuori più nessuno ricordava, che nessuno sapeva regalare, né insegnare, nessuno comprare. Quell'immagine gli parlava chiaramente senza parole... Non vedi che non ha senso? Lasciati cadere, lascia parlare la parte più ingenua di te, la più sincera. Torna a vedere le cose per quello che sono, torna a non aspettarti niente che non sia sorpresa, e voglia di scoprire quello che c'è dietro, quello che c'è domani. Torna a promettere, a dirti che può esserci sempre un motivo per sorridere, se hai ancora tempo per farlo. Torna a sentirti amico, se puoi farlo ora, puoi farlo sempre. Impara a portarti dietro questo spirito in tutti i giorni, ricordalo quando le luci dell'albero saranno spente. Ricordalo allora, quando il Natale sarà lontano e avrai ancora tempo, e modo, di prendere i giorni come faresti da bambino. Con la stessa incoscienza. Aveva senso, a quasi cent’anni, senza più niente da chiedere ai propri giorni? In fondo era proprio questo: capire che l'emozione non ha altro fine che se stessa, che non si aspetta niente se non d’esser accolta. Era questo: lasciar entrare l'occasione, dirsi che è ancora possibile, dirlo agli altri. Era il futuro, o forse era solo una fantasia, ma c'era ancora tempo per emozionarsi. Se si può ora, si può sempre. Mensile gratuito della Pro-Loco di Cese dei Marsi Anno V Numero 55 – 25 dicembre 2010

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Roberto Cipollone FANTASIA DI NATALE

Era il futuro, e Babbo Natale non passava più da quelle parti. Colpa della crisi... o merito. D'altronde bisognava ottimizzare i viaggi della slitta, minimizzare i costi di gestione delle renne, esternalizzare la distribuzione, massimizzare il canale diretto. I regali ormai si scaricavano in un attimo dal web. Era il futuro.

Niente più camini stretti e fuligginosi, nessun complicatissimo giocattolo di legno, nessuna bambola di pezza. Chi li chiedeva più? Il regalo virtuale era molto più comodo: nessun albero da montare, nessuna lettera da scrivere a mano, nessun indirizzo da ricordare, nessuna lista dei buoni e dei cattivi. Bastava pensarlo, comprarlo, e il desiderio era bello che esaudito. Se eri stato cattivo, poi, nessun problema: bastava sborsare un po’ di più e ti ritrovavi col tuo bel pacco luccicante e la coscienza infiocchettata. Era il futuro. Nessuno stress, nessuna fila, nessuna corsa al centro commerciale; bastava scegliere il regalo da casa e anche il destinatario più esigente era presto accontentato. Nonostante la crisi. I bambini non avevano neanche più bisogno d'imparare la poesia a memoria, né di leggere la letterina; nessun imbarazzo, nessuna vocina tremante, nessun aiutino suggerito. I regali, tanto, sarebbero arrivati lo stesso, puntuali e senza sorprese. Altro che maglioni e cappellini! Era il futuro, Babbo Natale non passava più da quelle parti e in fondo era meglio così... ci mancava soltanto l'ennesimo tipo strano a voler entrare in casa di soppiatto...

Del Natale di una volta rimanevano le abbuffate infinite e niente più. Panettoni e torroni come se piovesse, ché sì, c’era la crisi, ma ancora il Natale quando arrivava, arrivava. Solo qualcuno perpetuava ancora insistentemente quei vecchi riti demodé, qualcuno addirittura faceva ancora il presepe, ma si trattava di pochi nostalgici reazionari.

Il più nostalgico e il più testone di tutti era il vecchio, pazzo Klaus. Aveva quasi cento anni e altrettanti racconti buoni per i vecchi Natale, ma più nessuno a cui raccontarli. Così, sedeva ancora ai piedi del piccolo camino in cucina e parlava solo con i propri ricordi; immaginava di averli ancora tutti intorno, come gli ultimi amici venuti a fargli compagnia, come gli ultimi spiccioli della propria vita tornati a farsi compiangere e insieme a rallegrarlo. Da anni non riceveva un regalo di Natale, d'altra parte il mondo era andato già troppo avanti per lui, ormai da tempo. Eppure quella sera, la vigilia del suo inutile Natale, aveva preparato tutto con la stessa cura di una volta. Il ciocco acceso nel camino, il capitone sulla brace rossa, l'odore dolce della copeta e dei fritti di latte, persino la letterina da leggere ad alta voce. Salito faticosamente sulla sedia impagliata, aveva addirittura cominciato a declamare i versi a nessuno, con la stessa cadenza lenta che non aveva dimenticato. Pensava di avere tutto, pensava che il Natale fosse tutto lì… eppure mancava qualcosa, un dettaglio che neanche i ricordi potevano portare con sé, l'ultimo segno dell'esser vivi.

L'emozione. Non c'era più, d'altra parte era il futuro e nessuno ne avvertiva più il bisogno. Ma lui no, il vecchio testone

voleva a tutti i costi riaccendere quella luce in cima alla memoria, almeno per l'ultima volta. Fu un attimo dopo che si ritrovò a terra con la testa fra le mani, a maledire d'aver avuto la stupida idea di salire su una sedia traballante, a quasi cent’anni. Dal pavimento allora guardò verso l’alto e subito si stupì che la stessa sedia non fosse affatto vuota. In piedi ora c’era un bambino, chiaro che era il lui di quasi un secolo prima, felice e ciondolante mentre recitava la sua poesia. Dopo lo stupore e la pazzia, arrivò allora il sorriso, come da anni non sapeva e non cercava neanche. Era tornata: col bambino era tornata l'emozione che fuori più nessuno ricordava, che nessuno sapeva regalare, né insegnare, nessuno comprare. Quell'immagine gli parlava chiaramente senza parole...

Non vedi che non ha senso? Lasciati cadere, lascia parlare la parte più ingenua di te, la più sincera. Torna a vedere le cose per quello che sono, torna a non aspettarti niente che non sia sorpresa, e voglia di scoprire quello che c'è dietro, quello che c'è domani. Torna a promettere, a dirti che può esserci sempre un motivo per sorridere, se hai ancora tempo per farlo. Torna a sentirti amico, se puoi farlo ora, puoi farlo sempre. Impara a portarti dietro questo spirito in tutti i giorni, ricordalo quando le luci dell'albero saranno spente. Ricordalo allora, quando il Natale sarà lontano e avrai ancora tempo, e modo, di prendere i giorni come faresti da bambino. Con la stessa incoscienza.

Aveva senso, a quasi cent’anni, senza più niente da chiedere ai propri giorni? In fondo era proprio questo: capire che l'emozione non ha altro fine che se stessa, che non si aspetta niente se non d’esser accolta. Era questo: lasciar entrare l'occasione, dirsi che è ancora possibile, dirlo agli altri.

Era il futuro, o forse era solo una fantasia, ma c'era ancora tempo per emozionarsi. Se si può ora, si può sempre.

Mensile gratuito della Pro-Loco di Cese dei Marsi

Anno V Numero 55 – 25 dicembre 2010

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Maria Micocci DON EMIDIO È VESCOVO

Nel breve discorso a fine celebrazione, Don Emidio dice che, l’undici ottobre, la sua designazione a divenire Vescovo della Diocesi di Lanciano Ortona, ci ha colto di sorpresa. La sua affermazione è senz’altro vera anche se, tutti noi, suoi compaesani e tutti coloro che, per diverse ragioni, hanno avuto modo di conoscerlo e apprezzarne le innumerevoli qualità culturali e comunicative e religiose, hanno pensato e sperato in cuor loro che ciò accadesse. Fatto è che, da quel giorno, il paese si è preparato ad essere presente alla sua consacrazione che si sapeva dovesse avvenire nella Cattedrale di Lanciano, il 18 dicembre. Così si sono organizzati ben quattro pullman, due della parrocchia, uno della Pro Loco per i ragazzi, uno della Confraternita della SS Trinità. Ma al mattino della partenza un’altra grande sorpresa ci attendeva: una nevicata durata diverse ore come non se ne vedeva da anni. Le strade impraticabili costringono i pullman a modificare gli orari della partenza, qualcuno annuncia che non arriverà proprio, molte persone, soprattutto anziani rinunciano al viaggio, così che la confraternita si unisce alla Pro Loco in un unico mezzo.

Ma la soluzione non basta, il tempo passa, i messaggi telefonici degli autisti sul traffico bloccato si intrecciano con quelli della Polizia e della Società Autostrade, cosa fare? Siamo lì, in piazza, con i piedi gelati nella neve…. qualcuno si lamenta… qualcuno suggerisce di tornare a casa. Ma niente, tutti lì ad aspettare, con pazienza, con ferma convinzione, dobbiamo andare! E’ quasi mezzogiorno, i pullman arrivano, si parte quasi tutti insieme. Arrivare al casello di Magliano è quasi un’impresa, più volte bisogna spingere auto in panne che impediscono il passaggio, ma non importa, andiamo! E poi l’autostrada! Un miracolo…sgombra, asciutta, pulita…un paradiso, quasi un preludio ad un altro paradiso che, di lì a poche ore, ci accoglie nella splendida Cattedrale di Lanciano, piena di luce, di musica e gremita di gente. La processione si immette solenne nella navata centrale, decine di religiosi: sacerdoti, diaconi, chierici e vescovi lo precedono, ed ecco, lui: Don Emidio che volge appena lo sguardo intorno, commosso….riverente….non sorpreso….felice, sembrava dire: grazie ma sapevo che sareste stati qui, con me, in questo momento, che non sareste mancati nonostante tutto. La cerimonia si snoda come da rituale: lettura del mandato, imposizione delle mani, consegna del Vangelo, dell’anello e così via, poi la messa riprende, il nuovo Vescovo la presiede e tutti noi aspettiamo il momento in cui lui si rivolgerà all’assemblea con parole sue, come di consueto, senza leggere nulla, sorprendendo tutti con la sua originalità, competenza e pertinenza. E così avviene! Puntualmente, in un brevissimo discorso, con parole semplici, precise, incisive, stabilisce una perfetta analogia tra la piccola famiglia di Nazaret e la sua grande famiglia: la diocesi di Lanciano Ortona, tra l’uomo Giuseppe e la Donna Maria che “non si sottraggono” alla chiamata divina e accolgono il mistero di Dio che si compie in loro con la venuta di Gesù e se stesso, uomo sposo della Chiesa, che non si sottrarrà alla chiamata divina di divenire il Pastore di una parte di essa. Applausi scroscianti concludono la festa e come definirla diversamente? Siamo consapevoli del sacrificio, della fatica, delle rinunce che d’ora in poi lo aspettano, ma noi, piccolo popolo di Cese siamo con lui, orgogliosi e coraggiosi lo accompagneremo con il pensiero grato per questo dono che coinvolge anche noi, e con la preghiera che sola sostiene l’animo in difficoltà ed apre le porte più invalicabili. Auguri Don Emidio, Cese sarà sempre con te.

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LoRenzo Cipollone

CIÒ CHE VORREMMO FARE NEL MESE DI GENNAIO 2011

1 gennaio, sabato – FELICE 2011 a tutti in PACE e in SALUTE. 2 gennaio, domenica – ASSEMBLEA DELLA PROLOCO. Orario e luogo saranno comunicati

dall'Associazione con la lettera di convocazione. L'Associazione della PRO LOCO è un bene comune.

L'art.3 dello Statuto recita: La Pro Loco di Cese dei Marsi è una associazione (omissis) confinalità di promozione turistica e sociale, di valorizzazione delle realtà e delle potenzialità naturalistiche, culturali, storiche ed enogastronomiche. C’ è posto per tutti e si ha bisogno di tutti. Siamo tutti invitati a partecipare: I Soci per dovere, gli altri ….pure.

6 gennaio, giovedì – Festa della Befana – GRANDE PESCA DI BENEFICENZA, dopo la messa delle 11,30 ,a cura dell'Azione Cattolica.

Siamo tutti invitati a partecipare sia: -procurando oggettistica nuova da offrire (è ammesso il riciclo) -estraendo il numero cercando di prendere quello buono. Mostriamo il grande generoso cuore di Cese sostenendo le attività di questa benemerita Associazione. 8 gennaio, sabato – Convocazione del Consiglio Pastorale Parrocchiale, alle ore 18 La riunione avrà per oggetto: 1) la costituzione del gruppo dei lettori e del gruppo Caritas Parrocchiale 2) la preparazione della Festa per Mons Emidio in occasione della prima Celebrazione Celebrazione Eucaristica nella Marsica come Arcivescovo. 3) L'organizzazione del Periodo liturgico parrocchiale fino alla Domenica di Pasqua. 29 gennaio, sabato – Incontro mensile della Confraternita della Santissima Trinità. Ore 17 Santa Messa Ore 18 Canto dei Vespri Ore 18,15 Risonanza sulle Letture 30 gennaio , domenica – Ore 11,30 SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA DI

MONS EMIDIO CIPOLLONE ARCIVESCOVO DI LANCIANO E ORTONA 30 gennaio, domenica pomeriggio ad Avezzano – FESTA DELLA PACE organizzata dall'Azione Cattolica Diocesana. I soldi

raccolti finanzieranno le iniziative dell'Associazione GUINACTION.

TUTTI I MARTEDI’ DELLA SECONDA SETTIMANA DI OGNI MESE, A PARTIRE DALL’ 11 DI GENNAIO, ALLE 0RE 21,00

INCONTRO DEI GENITORI DEI RAGAZZI DEL CATECHISMO E DELL’AZIONE CATTOLICA RAGAZZI ( A.C.R.)

Salvo errori od omissioni e sempre “se Dio vuole”

Roberta Torge

STRATEGIA “RIFIUTI ZERO”… FORSE C’È SPERANZA

E’ trascorso un anno e mezzo circa da quando su “La voce delle Cese” si è affrontato il tema della raccolta differenziata e quello che sembrava essere un problema quasi irrisolvibile sta diventando un tema di grande interesse da parte di tutta la popolazione italiana non solo per le vicende che hanno riguardato Napoli e provincia, ma anche perché si sta percependo che quello che sta avvenendo in Campania potrebbe coinvolgere anche il nostro bel territorio. La soluzione tanto auspicata risiede nella raccolta differenziata porta a porta che consiste in una intelligente evoluzione della raccolta differenziata tradizionale la quale prevede l’esistenza di 4 tipi di cassonetti colorati (uno per l’indifferenziato, uno per la carta, uno per il vetro, uno per la plastica e l’alluminio) in cui il cittadino depone il materiale da riciclare. L’evoluzione della raccolta porta a porta sta nell’eliminare il rischio che nei cassonetti del vetro, ad esempio, finiscano altri tipi di rifiuti, come spesso accade, rendendo l’intero contenuto non più differenziato, quindi non più riciclabile. Con la modalità della raccolta differenziata porta a porta ciascuno, in casa propria, dividerà i rifiuti per tipologia: carta, vetro, alluminio, plastica, pile e farmaci, umido e indifferenziato negli appositi contenitori colorati distribuiti dai diversi comuni di appartenenza. I rifiuti verranno quindi ritirati davanti alle abitazioni o nei punti di raccolta, nei giorni stabiliti comunicati ai cittadini secondo un calendario preciso. Il Paese intero si sta convincendo che questo sembra essere l’unico rimedio al male “spazzatura” e mentre molte regioni del Nord Italia già da anni applicano questo sistema di riciclaggio, in Abruzzo se ne parla seriamente solamente da poco più di un anno, ma anche nella nostra regione si stanno muovendo comunque i primi passi.

(… continua a pag.4)

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Cristina Cipollone

VIA GENERAL CANTORE

Al Generale Antonio Cantore è intitolata la strada di Cese, parallela a Via Madonna delle Grazie. Egli è stato il primo Generale italiano a perdere la vita nella Prima Guerra Mondiale. E infatti, la maggior parte delle fonti consultate, si soffermano particolarmente sulla sua morte, avvenuta il 20 luglio 1915 sulle Tofane, nei pressi di Cortina d’Ampezzo colpito da una pallottola in piena fronte. Le cronache ci raccontano di un uomo con un temperamento a volte crudele e inflessibile che certo non badava alle perdite dei propri uomini pur di attuare i suoi piani di guerra. Fu proprio durante l’apprestamento di una di queste operazioni militari che perse la vita. Era il Luglio del 1915 quando al gen. Cantore venne affidato il comando delle operazioni militari sul fronte dolomitico; in particolare egli si concentrò nelle zona cortinese delle Tofane ed elaborò un piano d’attacco alle postazioni Austriache posizionate in quei luoghi. Si trattava certamente di un'operazione spericolata, che lasciò perplessi, se non addirittura contrariati, molti ufficiali: gli austriaci erano infatti posizionati a circa 1800 m s.l.m., mentre gli italiani a soli 1300. Questi ultimi avrebbero quindi dovuto risalire per mezzo chilometro il versante orientale, costruendo trincee e gallerie nella viva roccia, il tutto sotto l'accanito fuoco delle prime rudimentali ma micidiali mitragliatrici nemiche. Il piano d'attacco, anche se avesse dato la vittoria a Cantore, avrebbe richiesto il sacrificio di centinaia e centinaia di vite umane. Il 20 Luglio il Cantore si portò sul fronte delle Tofane e radunati i suoi uomini disse loro la frase sibillina: “Domani sarete tutti lassù”. Poi andò in avanscoperta ad ispezionare il teatro della battaglia; sportosi da una trincea per perlustrare con il binocolo la scena fu colpito a morte alla fronte da una pallottola. La sua morte è ancora oggi avvolta nel mistero. La versione ufficiale lo vuole colpito dal cecchino nemico, ma l'inaspettata morte del generale Cantore suscitò immediatamente forti sospetti. L'uccisione era infatti avvenuta alla presenza di pochissimi testimoni, ed in molti avevano motivo di eliminare il comandante genovese. In particolare, ad alimentare le dicerie e le congetture popolari fu la misteriosa scomparsa del cappello che il generale era sempre solito portare, e che indossava anche nel momento della sua morte. Essendo stato colpito in fronte, il cappello avrebbe dovuto presentare sulla parte anteriore il foro del proiettile che freddò Cantore; tuttavia non poté essere effettuata alcuna indagine, poiché la berretta militare, trapassata dal proiettile e deposta sulla bara scomparve subito dopo il funerale del comandante. Solo a seguito del suo recente ritrovamento pubblico, (era custodita da un nipote del generale, ignaro delle varie ipotesi sulla morte del nonno) avvenuto negli anni '90, sono stati condotti degli studi approfonditi, e il responso è stato scioccante per molti: è risultato infatti che i proiettili in dotazione all'esercito austriaco nel corso del conflitto, 8,5 mm di calibro, sarebbero troppo grandi per il foro, mentre quelli italiani del medesimo periodo, 6,5 mm, combacerebbero perfettamente. Alcuni dubbi vengono dal fatto che il cappello, essendo di cuoio, possa essersi ristretto e irrigidito, deformando la reale sagoma del foro. Si dice leggendariamente che, durante il suo funerale, tenutosi il 22 luglio a Cortina, lo abbia pianto soltanto il suo cavallo bianco, proprio perché non era affatto amato dai suoi soldati (motivo che spinge molti ad avvalorare l’ipotesi che l’uccisone fosse avvenuta per mano degli italiani). Dopo la sua morte l’operazione da lui progettata venne subito accantonata e ci volle più di un anno e centinaia di morti prima che la postazione austriaca cedesse. Forti dubbi permangono addirittura sul luogo dell’evento, come sostengono diversi storici studiosi del caso: “Perché mai a Forcella Negra il nemico avrebbe risparmiato gli altri 4 ufficiali che erano sotto tiro assieme a Cantore? E perché nella motivazione dell’onorificenza concessa al capitano Adolfo Argentero di Verona, datata 21 luglio del 1915 (il giorno dopo l’uccisione di Cantore), per aver recuperato la salma del suo comandante, non si nomina nemmeno il generale”? L’unica cosa assolutamente certa è, che per colpire con una precisione sconcertante un bersaglio mobile alla distanza di poco meno di 200 metri, dall’alto verso il basso, dunque prevedendo il calo del proiettile, il cecchino deve essere stato un tiratore formidabile. Allora potrebbe essere verosimile la dichiarazione resa in punto di morte una trentina d’anni fa da un certo Enrico Berlanda di Levico Terme (Trento), che all’epoca combatteva dalla parte degli Austro-ungarici, e dunque, non aveva alcun motivo di rivelare d’esser stato colui che aveva ucciso il famoso generale Padre degli Alpini, se non in punto di morte appunto. Sicuramente Berlanda possedeva le doti di buon tiratore, infatti risulta che fu insignito dell’Aquila d’argento alle gare di tiro militari di Vienna. Nel corso degli anni, tuttavia, vi furono almeno altre quattro rivendicazioni in tal senso; si può pertanto concludere che non esistono ad oggi sufficienti elementi che possano chiarire se a premere il grilletto sia stata una mano amica o nemica.

(…da pag.3) STRATEGIA “RIFIUTI ZERO”… FORSE C’È SPERANZA

... Nelle province di Chieti, Pescara e Teramo sono già diversi i paesi interessati, come Tollo, San Salvo e Pineto dove è possibile ricliclare anche il tetrapak, il classico contenitore di latte e succhi di frutta, che precedentemente veniva smaltito nell’indifferenziato. Nella Marsica la fanno da padrone in questo campo i comuni di Luco, Tagliacozzo, Massa D’Albe e la nostra vicina Scurcola! Nel comune di Avezzano se ne parla dall’aprile di questo anno ma ancora non se ne vedono i risultati... E a Cese...? Ci auguriamo che Babbo Natale porti anche a noi i tanto sperati contenitori colorati! Nel frattempo continuiamo a differenziare come meglio possiamo e continuiamo ad affrontare questo problema con serietà e determinazione.

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IIIlll 222000111000 nnneeelllllleee fffoootttooo dddeeelllllleee CCCeeessseee……… Gennaio… Febbraio…

La Rafia minacciosa Progetto “Parco giochi Sinfasò” in Tanzania con Buccio

Marzo…

Elezioni Provinciali: Emilio eletto nel Consiglio Festa degli anziani

Aprile…

La processione dell’Addolorata Giovedì Santo: La lavanda dei piedi

Maggio…

Intitolazione del Largo P. Valeriano Marchionni Don Orione di Antonio Cipollone (a Pescina) 5

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…Maggio

I festaroli del 1960 Partenza per la S.S.Trinità

San Vincenzo Luigi e Francesca

Giugno…

Corpus Domini Doriano e Serena

San Barnaba Roberto e Sara 6

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Luglio…

Santa Elisabetta Eugenio e Arianna

Fabio e Fabiola Sacerdoti

Agosto…

Il giorno della Festa Maurizio Battista

Giuseppe e Roberta “Un’eco di notte e di passi”, il nuovo libro di Osvaldo

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…Agosto

La sagra dei ceci Le nostre ballerine

Per non dimenticare I Random Roads

Settembre… Ottobre…

Gli ottantenni La cena al buio

Novembre… Dicembre…

San Martino 2010 Monsignor Emidio Cipollone

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Eugenio Cipollone

G.S.Cese e Amatori, squadre ancora da decifrare

Magro bottino nelle ultime partite. Ci siamo lasciati alla nona giornata, quando era in programma l’incontro casalingo con il Massa D’Albe. Il campo ci ha visti uscire sconfitti per 3 a 1, in quella che è stata una partita sicuramente da dimenticare. La Domenica seguente abbiamo perso in trasferta contro il Tkm Vico con il risultato di 1 a 0. La mini serie negativa è stata fortunatamente interrotta dalla vittoria casalinga contro il Barrea (1 a 0). Nella dodicesima giornata abbiamo fatto visita (impianto sportivo, “cattedrale nel deserto”, di cui ignoravo l’esistenza, ndr) all’Atletico Tagliacozzo, pareggiando una partita che ci ha visto andare in svantaggio due volte per poi segnare il gol decisivo per il pareggio nei minuti di recupero di un match praticamente dominato, soprattutto nel secondo tempo. Domenica scorsa, 19 dicembre, sono state annullate tutte le partite dei gironi marsicani, e non solo della terza categoria. La copiosa nevicata ha infatti reso impraticabili tutti i campi da calcio. Non si conosce ancora, al momento, la data in cui verranno recuperate le partite della tredicesima giornata. Non è escluso che la data verrà scelta all’interno delle vacanze natalizie. Per questo, e per tante altre notizie riguardanti il G.S.Cese, vi invitiamo a visitare il sito internet http://gscese.weebly.com, creato da poco da Marco “Ciripiri” De Meis, un nostro nuovo compagno di squadra. Sul sito potrete trovare le più disparate informazioni riguardanti la squadra, dai singoli giocatori al programma degli allenamenti (compreso il richiamo della preparazione durante le vacanze…), dagli avvisi sulle cene (il tema più interessante in assoluto!!!) ai commenti sulle partite.

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Classifica Punti Giocate

Tkm Vico 22 7 Pucetta 21 8 San Giuseppe di Caruscino 20 8 Borgo Pineta Az Nord 19 8 Castellafiume 18 8 Massa D’Albe 17 8 Collarmele 17 7 Cese 16 7 Santacroce Canistro 16 8 Aurora 15 8 Atletico Tagliacozzo 14 7 Barrea 13 7 Tibur Paternum 8 8 Deportivo Luco 6 7 Federlibertas Bugnara 4 7

Partite rinviate causa neve (Domenica 19/12/10)

Collarmele-Barrea Borgo Pineta Az Nord-Aurora

Cese-Castellafiume San Giuseppe di Caruscino-Tibur Paternum

Deportivo Luco-Atletico Tagliacozzo Federlibertas Bugnara-Massa D’Albe

Pucetta-Tkm Vico Riposa: Santa Croce Canistro

Nella classifica viene riportata anche la colonna relativa alle partite giocate. Questo perché al campionato di terza categoria partecipano 15 squadre che, a turno, osserveranno un turno di riposo

Si confermano ostili quelle mura che dovrebbero essere amiche, come si suol dire, per i nostri Amatori. Nelle ultime partite casalinghe, infatti, si sono registrati due pareggi: nella sesta giornata, contro la Marruviana, con il punteggio di 3 a 3, e nell’ottava, contro i Fratelli Cambise, per 4 a 4. Ogni sabato lo spettacolo è assicurato (e puri lo friddo!), ma in entrambi i casi la vittoria era completamente alla portata dei nostri. Prova ne è la vittoria esterna nel derby contro la Virtus Capistrello, fino a quel momento prima in classifica in solitario. Il 3 a 1 finale è stata la conseguenza di un pregevole gioco di squadra impreziosito dalle giocate dei singoli. Le azioni, e i gol, tutti di ottima fattura, hanno fatto, e fanno, sembrare la classifica più corta di quanto sia in realtà. Anche nel Campionato Amatori, la partita del weekend scorso è stata sospesa per neve e, anche in questo caso, non si conosce ancora la data del recupero della partita contro il Tagliacozzo, in quella che è una partita fondamentale per il prosieguo del campionato.

Civitella Roveto 19 Virtus Cap. 19 Marinara T.P. 16 Avezzano 89 16 Tagliacozzo 15 Cese 14 Sporting 2000 14 Capistrello 13 F.lli Cambise 11 Cerchio 10 Marruviana 10 Pucetta 9 Celano 8 Tecnobar 8 Pago 82 6 Team AZ 4 Paterno 4 US Sporting 3

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Angelo Torge

UN ARTICOLO DIFFICILE: “MAMMA” È dal 25 settembre che penso all’opportunità di scrivere un pezzo, un articolo, una frase che possa ricordarti. È in questa giornata, mentre la neve si posa soffice e lenta su una terra dura, solo nella tua stanza, dove ogni cosa mi riconduce a te, che provo a scrivere un articolo, su questo giornale che tu, ormai costretta sulla sedia a rotelle, scrutavi curiosa ogni mese. È proprio a questo giornale, che papà ti leggeva e che in qualche modo ti faceva vivere il paese, che voglio affidare un tuo ricordo. Sono passati ormai quattro anni da quel febbraio 2007 nel quale fu scoperta quell’orribile malattia che da tre mesi ti ha portato via dalla mia vita e ti ha stampato per sempre nella mia mente. Ricordo, ricorderò e ricorderà per sempre chiunque ti abbia conosciuto, quel sorriso e quella forza di volontà che ti spingeva ogni giorno a lottare, tu, piccola e gracile, contro un male che ti spegneva lentamente. Era il venerdì, era il giorno in cui facevi la chemioterapia, come sempre pronti alle 8:30, laboratorio analisi e su verso il reparto di oncologia, tu, seduta sulla sedia a rotelle, attendevi il tuo turno attenta a che nessuno ti passasse avanti e allo stesso tempo onesta nel non voler oltrepassare nessuno. Eccolo, era il tuo numero, io distratto parlavo con altri pazienti e tu: “Angelo! Angelo!” riportavi la mia attenzione sulla fila che scorreva. Entravamo, subito appuntamento con il dottore, lui allora: “Come va signora?” e tu prontamente: “Bene! Bene!” poi si procedeva con la visita, tu mi guardavi affinché io facessi domande più approfondite, ma in quei momenti solo i tuoi occhi potevano far superare la mia paura di chiedere chiarimenti, allora io: “Come vanno i marcatori?” e il dottore (un momento di pausa): “sembra che scendano!” e noi anche se non sapevamo neanche cosa fossero questi marcatori, tiravamo un sospiro di sollievo. Raggiungevamo dunque la stanza dell’ospedale riservata ai day hospital, il posto era sempre il solito il primo a sinistra dopo la porta, tu, attenta come nessuna, controllavi la flebo di tutte le pazienti che spesso si distraevano o si lasciavano trasportare dal sonno, sorridevi a ogni infermiera e lasciavi trasparire tutta la tua voglia di vivere. Finita la chemioterapia salivamo in macchina, la canzone che accompagnava il viaggio era sempre la stessa: “Marina! Marina! Marina!”, la strofa nella quale intervenivi la medesima: “O mia bella mora no non mi lasciare…” sembrava un modo per allontanare il momento del saluto definitivo. Quindi si rientrava a casa e iniziavano le visite, tutti ricordano ancora la grazia con cui dicevi alla badante: “Cesarina fai il caffè!” era il tuo modo per dare il benvenuto, a ogni persona che veniva inoltre esclamavi: “Bellissima!” un’altra delle poche parole che l’ictus aveva lasciato alla tua memoria. Le pareti della casa sembrano risuonare ancora oggi della tua canzone preferita: un inno, un’invocazione, una raccomandazione, ma soprattutto una preghiera. Eccola, mi sembra di risentirla, forse la stai cantando ancora: “Viva, Viva e sempre viva quelle tre person divine…” e poi la preghiera: “A tutti i defunti dei quali non si ricorda più nessuno e a san Giuseppe da Copertino protettore degli universitari”. A proposito, riassaporo ancora oggi la gioia di quella pizza che mangiavamo a ogni traguardo che io, tu o papà tagliavamo, riassaporo il tuo voler stare insieme e il tuo voler celebrare i bei momenti che la vita ci ha riservato. Rivedo ancora la gioia con cui facevi la fisioterapia e la voglia che mettevi nel camminare, a tal punto che i fisioterapisti asserivano: “Non ho mai conosciuto una paziente come Marietta!”. Non volevi dar fastidio a nessuno, volevi che io fossi felice, era questo che ti mandava avanti. Poi da maggio 2010 le cose sono iniziate a peggiorare, la malattia cominciava ad avere il sopravvento, ma tu, pur di non darmi un dispiacere, facevi finta di niente e tiravi avanti con quel tuo: “Bene, bene!” che sembrava la medicina per tutto. Il venticinque settembre poi ci hai lasciati per giungere in un posto dove non esistono malattie né preoccupazioni, dove non vi è né ictus né cancro, dove hai potuto riabbracciare i tuoi genitori, anche loro morti giovani e dove un giorno ci rincontreremo. Mentre scrivo con le lacrime agli occhi voglio ringraziare, anche a nome tuo, tutti coloro che ti hanno e ci hanno aiutato durante il decorso di questa lunga malattia e tutti coloro che hanno voluto salutarti nel giorno del funerale. Allora io ti dico: “A presto mamma!”, aiutaci come hai sempre fatto, ti chiederemo sempre: “Come stai?” e tu risponderai: “Bene Bene!” un’ espressione, una medicina, un insegnamento che porteremo sempre con noi e con il quale vogliamo ricordarti per sempre.

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Osvaldo Cipollone LETTERA A…

Caro Babbo Natale, la mia è una letterina del tutto particolare. Io non ti scrivo per chiedere balocchi e leccornie che, com’è giusto che sia, dovresti portare a tutti i bambini del mondo, ma per ringraziarti delle belle sorprese che in questo anno hai regalato:

- Ai tanti innamorati di Cese che, nonostante tutto, sono riusciti a costruire una vita insieme formando nuove famiglie.

- Alle giovani coppie, che con il gradito arrivo dei neonati rinsaldano amore ed affetto, rinverdendo l’età del paese.

- Alla comunità di Cese che, partecipando alle feste patronali e ai programmi socio-culturali della Pro Loco, rafforza motivazioni e interessi, aggregandosi ancora di più per condividere tutte le iniziative.

- A tutti quelli che vogliono bene a don Emidio, ordinato nuovo arcivescovo di Lanciano-Ortona. Costoro, partecipando con trasporto allo storico evento, hanno assistito al riconoscimento dei meriti e delle capacità del giovane sacerdote.

Peccato, o Babbo Natale, che questa letterina contenga anche delle osservazioni critiche sul tuo operato, in special modo quando sei stato poco credibile, regalandoci:

- Un mucchio di rovine pericolanti al posto delle “scuole vecchie”. E pensare che l’edificio, 15 anni fa, era stato considerato appetibile sia dall’Amministrazione Comunale che da privati. Poi l’inefficienza si è sposata col disinteresse e con il rifiuto ad accogliere i suggerimenti degli abitanti. Le conseguenze sono ben visibili.

- L’ex-asilo come monumento simbolo dell’abbandono. Fino a qualche tempo fa il complesso doveva soddisfare le esigenze della Pro Loco, poi i tentennamenti e le conflittualità hanno modificato il suo utilizzo, facendolo diventare un edificio inagibile.

- Il “pallone” del calcetto come complesso apparentemente non a norma. Realizzato con danaro pubblico, ha funzionato giusto il tempo di tirare due calci; poi si è sgonfiato del tutto e non sappiamo quanto costerà la “pezza”… (se mai verrà riparato).

- L’illuminazione pubblica che lascia spesso il paese al buio. In alcuni casi, basterebbe un ditino che prema su un interruttore, ma vai a trovare chi preme…

- Uno dei collettori fognari insufficiente, con-causa di allagamenti e danni conseguenti. Denunce, proteste e suggerimenti obiettivi hanno trovato come risposta solo un’alzata di spalle da parte di qualcuno, e l’atavico problema è ora considerato “un piagnisteo di quattro gatti”.

- Una fontana invisibile, astratta e muta. La sua realizzazione in piazza era apparsa piuttosto quella di un abbeveratoio per gli animali; la sua demolizione invece è merito solo dell’intelligenza degli abitanti. Un successivo progetto, per cancellare l’obbrobrio, tendeva ad impreziosirla con le pietre dell’ex lavatoio. Dopo 10 anni la fontana deve essere ancora “colata” e le pietre si sono volatilizzate insieme ai lucidi del progetto...

Il fatto è, caro Babbo Natale, che anche sotto le feste rimani inaffidabile perché:

- La presenza occasionale dei vigili urbani e il passaggio sporadico di carabinieri amici non regalano tranquillità al paese, da tempo abbandonato a se stesso. Qui spesso si verificano episodi incresciosi, giungono “visitatori” poco desiderati e regnano sovrane la paura e la preoccupazione di giorno e di notte.

- Lo sappiamo che la neve facilita il tuo passaggio, ma noi siamo sprovvisti di slitte e di renne. Certo che qualche palliativo attenua la tragedia, ma tu sapevi già che la neve era in arrivo, allora perché non hai fornito mezzi (idonei) e sale? I problemi li hanno avuti anche altrove, ma ti sembra giusto che da Cese non si sia potuto a lungo raggiungere la Tiburtina, e chi è riuscito a farlo abbia impiegato più di mezz’ora?

Mi fermo perché ho già rubato troppo spazio al giornale, altrimenti non sarebbero sufficienti tutte le sue pagine per sottolineare i nostri guai.

P. S. Caro Babbo Natale, solo alla fine della letterina mi sono accorto di aver sbagliato destinatario. Ma tu pensi che se lo avessi individuato prima, e se per caso avessi rivolto queste lamentele all’Amministrazione Comunale o ad altri, avrei ottenuto risultato migliore? Buone festività, e che il Bambinello ce la mandi buona.

Un ex bambino di Cese.

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Articoli e rubriche curati da Cristina, Eugenio, Lorenzo, Osvaldo e Roberto Cipollone; Maria Micocci; Angelo e Roberta Torge.

Grazie ad Adele e Alfredo per le foto ed ai “consulenti” per il prezioso supporto. Per informazioni, proposte, commenti e suggerimenti scrivete a: Redazione “La Voce delle Cese”,

Pro Loco Cese dei Marsi, Via C.Cattaneo 2, 67050 Cese di Avezzano (AQ) oppure a: [email protected] . Sito web: www.lavocedellecese.it .

Dallo scorso numero…

Renzo e Margherita

Mario Ippoliti

Ermanno “jo sindaco”