Facciate in pietra

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● ● ● 6 F ACCIA TE M&T gennai o· april e 2006 L’ARGOMENTO I F A TT ORI DI DETERIORAMENT O DELLA PIETRA NA TURALE CHE ORNA LE F ACCIA TE DI MOL TI P ALAZZI SONO MUL TIFORMI: CERT AMENTE L INQUINAMENT O A TMOSFERICO MA ANCHE ERRA TI INTERVENTI COSTRUTTIVI O MANUTENTIVI Facciate i n p ietr a I l degrado dei materiali lapi dei naturali

Transcript of Facciate in pietra

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! ! ! 6 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2006

L ’ARGOMENTO

I FATTORI DI DETERIORAMENTO DELLA PIETRA NATURALE

CHE ORNA LE FACCIATE DI MOLTI PALAZZI SONO

MULTIFORMI: CERTAMENTE L’INQUINAMENTO ATMOSFERICO

MA ANCHE ERRATI INTERVENTI COSTRUTTIVI O MANUTENTIVI

Facciate in pietra Il degrado dei materiali lapidei naturali

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ed i tor i a l e

P rotagonista assoluta di questo numero è la pietra, il

materiale principe delle costruzioni, con il quale so-

no state realizzate le facciate più importanti dell’architet-

tura classica. Analizziamo i diversi fattori di degrado di que-

sto materiale, con particolare attenzione ai rivestimenti lapidei

in lastre, che caratterizzano l’architettura moderna e che soffro-

no di problematiche legate soprattutto ai loro sistemi d’ancoraggio.

Edifici ormai entrati nella storia dell’architettura, come quelli di

Muzio e Terragni, sono rivestiti con lastre lapidee applicate mediante

ancoraggi che, sebbene considerati innovativi all’epoca in cui furono

realizzati, presentano oggi seri problemi, portando ogni intervento di

manutenzione straordinaria al livello di vero e proprio restauro. Fortu-

natamente le moderne tecnologie permettono recuperi rispettosi dell’inte-

grità dei manufatti e la realizzazione di nuove facciate futuristiche,

sempre più ardite, ma, allo stesso tempo, sicure e affidabili, anche gra-

zie alle lavorazioni sofisticate degli stessi materiali da rivestimento.

Un argomento così vasto e complesso non si può, naturalmente, esaurire

con un numero della rivista. Di qui l’invito, che rivolgo in primo luo-

go ai nostri lettori più affezionati, a scoprire altre informazioni sul-

la pietra e su molti altri temi collegandosi al nostro sito internet,

che nei prossimi mesi sarà completamente rinnovato. Stiamo costruendo

un portale interamente dedicato alle facciate e all’esterno dell’edi-

ficio. Materiali tecnologie, esempi, cantieri e progetti saranno

raccolti in una sorta di banca dati tematica in cui ci sarà spazio

per tutto quello che di nuovo e interessante accade in questo spe-

cifico settore. Tanto materiale utile, con un “condimento” per

noi indispensabile: la grande passione per le cose belle e per

il lavoro eseguito a regola d’arte.

FACCIATE M&T gennaio·aprile 2006 3 ! ! !

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La pietra protagonista dell’architettura

antica e moderna

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FACCIATE M&T gennaio·aprile 2006 7 ! ! !

me , svolge un ruolo d i primissimo p ianopartecipando attivamente a tutte le azio-ni chimiche innescanti i processi d i dete-rioramento, agendo da sola oppure co-me ve icolo d i composti comb inati in so-luzione .

IL DEGRADO TECNOLOGICOQuesta categoria comprende que l pre-coce degrado che si scatena sulle faccia-

te deg li ed ifici a causad e l l ’ i n c o m p a t i b i l i t àtecnolog ica tra mate-riali nuovi e materialiorig inali. L’incompati-b ilità può essere d i ti-po fisico e meccanico,chimico o e lettro-chi-mico. Il primo caso d’incom-patibilità, di tipo fisi-co e meccanico, si ve-rifica quando non si ri-spetta la buona nor-ma di applicare unnuovo strato che siasempre più elastico diquello sottostante, co-me ad esempio una fi-nitura cementizia suun intonaco a base di

l degrado rappresenta un processonaturale ed inarrestab ile comune atutti i materiali, inevitab ile perchédovuto al naturale invecchiamento d itutte le cose . Quando si parla d i de-

grado amb ientale si intendono proprioquesti naturali processi degenerativi cheneg li ultimi decenni hanno sub ito una for-te acce lerazione a causa de ll’inquinamen-to. L’inquinamento atmosferico rappre-senta infatti ogg i il principale fattore d i“degrado amb ientale”: per farvi fronte ènecessario ind ividuare precisamente lecause d i degrado e controllare la ve locitàd i aggressione su tutti materiali espostiall’aperto. Ma que llo amb ientale non è l’unica formad i degrado che può affliggere i materialid i rivestimento in facciata: esistono altreforme d i deterioramento, conseguenti al-l’utilizzo d i tecniche costruttive inade-guate o alla mancanza d i interventi ma-nutentivi, che possiamo raggruppare ne l-la categoria de l “degrado tecnolog ico”oppure que lle derivanti dall’invadenzade ll’imp iantistica a vista o de lle soprae le-vazioni de i prospetti che determinano un“degrado antrop ico” certamente nonmeno importante de i primi due .

IL DEGRADO AMBIENTALE Con il termine ”degrado amb ientale” siintende definire que l tipo d i reazione chesi instaura tra i materiali e g li e lementide ll’amb iente naturale , quali l’acqua, l’a-ria, e g li organismi viventi, che ne l tempopossono mod ificarne la struttura, la mor-folog ia e la stessa composizione chimica.Più specificatamente si può parlare d i de-grado chimico (ad esemp io il processo d isolfatazione) quando l’amb iente ag iscesulla composizione de i materiali, d i de-grado fisico (ad esemp io il ciclo de l ge loe d isge lo) quando fattori amb ientali eser-citano azioni meccaniche sulla strutturade i materiali e d i degrado biologicoquando ci si trova in presenza d i batteri,muschi e licheni. In tutti questi casi l’acqua rappresenta ilprincipale fattore amb ientale responsa-b ile de l degrado. Essa, in tutte le sue for-

I

" CHIAROESEMPIO DIDEGRADODOVUTO AGLIEFFETTI DIINQUINANTIATMOSFERICIPRESENTI NELLENOSTRE CITTÀ

" DEGRADOTECNOLOGICODOVUTO A ERRORIPROGETTUALI NELLADISPOSIZIONE DEI PLUVIALI A CUI SI ASSOCIA IL DEGRADOANTROPICO DATODALLA CANALINA DEL CONDIZIONATORE

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L ’ARGOMENTO

calce aerea, per evitare che si producanofessurazioni sullo strato esterno più rigido. Il secondo caso, incompatibilità di tipoelettro-chimico, si verifica ad esemp io alcontatto d i e lementi metallici tra loro in-compatib ili o d i leghe d iverse con unaconseguente reazione galvanica.L'incompatibilità di tipo chimico si verifi-ca quando si scatena una reazione incon-trollata tra i materiali esistenti che portaalla formazione d i prodotti degradativi,come avviene ad esemp io con l’uso d i ad-d itivi ne lle malte oppure con l’uso d i de-tergenti e solventi ne i sistemi d i pulitura. Infine esiste il degrado indotto dalla mor-folog ia deg li e lementi d i facciata che , in-teragendo con g li agent i atmosferici,convog liano in modo preferenziale l’ac-qua, l’aria e l’energ ia termica. Ad esem-p io la presenza d i fasce e d i risalti pro-duce deflussi idrici particolari sulle faccia-te deg li ed ifici soprattutto quando allap iogg ia si associa il vento.

IL DEGRADO ANTROPICON eg li ultimi anni si è d iffusa, prima timi-damente poi con magg iore sicurezza, latendenza d i posare esternamente , la-sciandole cioè a vista, le reti imp iantisti-che . A lcuni interventi recenti, a frontede lle richieste deg li utenti e per rispettode lle normative vigenti, esib iscono canalid i cond izionamento ed altre tubazioni co-me fossero de i veri e propri motivi deco-rativi. Tale soluzione è stata bene accolta

dai sostenitori de lla conservazione inquanto coerente con il metodo “agg iun-tivo” considerato compatib ile e in con-trapposizione a que llo “sottrattivo” , cioède lla posa sotto traccia, valutato ormainegativamente alla luce de lle moltep licidevastazioni che sono state fatte in nomed i un adeguamento tecnolog ico ed im-p iantistico de lle facciate . L’imp iantistica esterna presenta il vantag-g io d i garantire la reversib ilità de ll’inter-vento rendendo possib ile in futuro solu-zioni alternative senza dannegg iare lestrutture antiche , ma a ben vedere il pro-b lema non si limita al fatto d i nascondereo mostrare l’imp iantistica. Decidendo d ilasciare l'imp iantistica a vista b isogna de-cidere d i volta in volta se d issimularne oevidenziarne la presenza. Ad esemp io sefar passare la rete e lettrica davanti allecornici in modo così evidente per qualun-que osservatore , caricandola quind i d ivalenze espressive accentuate , oppureappogg iarla sopra la cornice sottraendol’e lemento tecnico esterno alla vista de l-l’osservatore . D i fronte ai prospetti d itanti palazzi sfigurati da intrecci d i caviEne l e Te lecom o dai passagg i ne lle so-lette de i balconi de lle tubazioni de l gas,ben d ifficile d iventa sostenere l’imp ianti-stica esterna a tutti i costi. Appare inve-ce g iustificab ile la posizione d i coloro chesostengono la soluzione de ll’imp ianto avista solo dove il suo occultamento com-porterebbe danni magg iori.

" SOPRAI GRAFFITI SULLEFACCIATE DEIPALAZZI SONO UN ESEMPIO DI DEGRADOANTROPICO

" SOTTOESEMPIO DIDETERIORAMENTODELLA MATRICELAPIDEA DOVUTAA TRATTAMENTOSUPERFICIALEINADEGUATO

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IL DEGRADO DEI MATERIALI LAPIDEI NATURALISi definiscono materiali “ lap ide i naturali”que i materiali lap ide i che vengono utiliz-zati ne lle costruzioni, sia come materialistrutturali sia come rivestimento esternosia ne lle malte e ne i calcestruzzi (inerti),allo stato in cui si trovano ne l g iacimentoroccioso da dove vengono estratti e chenon vengono sottoposti ad alcun tratta-mento tecnolog ico atto a mig liorarne laresistenza meccanica , t erm ica o ag liagenti atmosferici. Naturalmente le p ie-tre naturali presentano d ifferenti caratte-ristiche d i resistenza all’aggressività de l-l’amb iente a seconda de lla composizio-ne: le p ietre silicee saranno p iù resistenti,que lle arg illose meno resistenti, le p ietred i orig ine calcarea p iù deteriorab ili pereffetti d i tipo chimico. Conoscere le caratteristiche d i un mate-riale lap ideo è d i fondamentale importan-za per verificarne l’effettiva attitud ine adun positivo imp iego in campo ed ile . Ge-neralmente esistono de lle re lazioni b iuni-voche tra i fattori caratterizzanti la naturageolog ica de lla p ietra e le re lative carat-teristiche prestazionali. I processi d i lavo-razione , de l resto, non ne mod ificano inmodo sostanziale le prestazioni.

IL DEGRADO DELLA PIETRA" Efflorescenza e subflorescenzaLa presenza d i acqua ne lle p ietre (sia allostato liquido che d i vapore) è la principa-

le causa d i degrado de i materiali lap ide iperché favorisce la trasportab ilità de i saliin soluzione all’interno de lla massa de imateriali. Questo trasporto salino generaindebolimenti, per la produzione d i cavil-lature e porosità, e fenomeni d i d isgre-gazione superficiale per l’effetto de lla ri-cristallizzazione de i sali. Se tale fenome-no avviene in superficie , cioè se la ve loci-tà d i d iffusione de l vapore è inferiore allave locità d i migrazione de lla soluzione sa-lina, si avranno de lle zone b iancastre do-vute appunto da cristalli d i sale e si parle-rà d i efflorescenza, mentre se il fenome-no avviene neg li strati sottostanti si par-lerà d i subflorescenza e l’azione meccani-ca dovuta alla crescita de i sali provocheràun’azione espansiva con possib ili frattureche si manifestano con esfoliazioni e d is-tacchi. Le rocce calcaree compatte (comei marmi) sono attaccate in superficie men-tre que lle porose (come le arenarie) sonoattaccate in profond ità con l’effetto im-

med iato d i un progressivo am-p liamento de i pori stessi. Laporosità d i un materiale è dun-que determinante per la valuta-zione de l suo stato d i conserva-b ilità. " SolfatazioneI processi p iù gravi d i degrado,evidenti sopraTtutto ne i puntideg li ed if ic i magg iormenteespost i all’azione de l d ilava-mento de lle acque meteoriche ,si riscontrano in massima partein amb ienti urbani anche perl’e levata concentrazione d i ani-dride carbonica e solforosa de-

" QUANDO IL DEGRADO È AVANZATOINTERE PORZIONI DI MATERIALELAPIDEOPOSSONOSTACCARSI CON ESTREMAFACILITÀ

" SIGNIFICATIVAIMMAGINE CHE MOSTRAL’INESORABILITÀDEL DEGRADOQUANDORAGGIUNGE IN PROFONDITÀLA PIETRARIDUCENDONEPROGRESSIVA-MENTE LACONSISTENZA

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L ’ARGOMENTO

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COMMITTENTE PALAZZO DELL’INFORMAZIONE

IMPORTO 310.000 EURO

D.L. ARCH. PIERO DIAMANTE

GESTIONE E ASIO SRLMANUTENZIONE

IMPRESA GRUPPO SIME SPA

ANNO 2004

Palazzo dell’Informazione

rogettato in linea con il Piano Regolatorede l 1934, che perseguiva la riqualificazio-ne economica de lle aree centrali d i M ila-

no, e terminato ne l 1942 il Palazzo de ll'Informa-zione è l'ed ificio con cui il prolifico architettoG iovanni Muzio ha dato corpo all'ideolog ia fa-scista de l committente , il quotid iano 'Il popolod'Italia', fondato da Mussolini. La monumentalitàsi esprime ne lla successione d i p ilastri d i ord ineg igante che ripartiscono simmetricamente il cor-po marmoreo de ll'ed ificio, sul lato rivolto versop iazza Cavour. L'aspetto simbolico-ce lebrativoinvece trova spazio ne lle decorazioni scultoree ,firmate da Mario Sironi: la p iù importante è l'e-norme bassorilievo che sormonta il balcone eche rappresenta 'Le orig ini e lo sviluppo de l g ior-nale de lla rivoluzione'. Un altro ep ico mosaicode llo stesso Sironi trova spazio all'interno, ne l-l'aud itorium che osp ita esposizioni e congressi.Attualmente , il Palazzo è sede de lla redazionede " Il G iorno " e d i alcune agenzie stampa qualiAnsa e Ag i.

L'intervento d i pulizia e riord ino de lla facciata haprevisto le seguenti fasi1. verifica de lla stab ilità e de lla consistenza d i

tutte le superfici e ind ividuazione d i tutti i

P

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FACCIATE M&T gennaio·aprile 2006 11 ! ! !

punti sui quali intervenire con opere d i ripri-stino, sistemazione o sig illatura.

2. Riparazione d i tutte le parti ind ividuate in pre-cedenza compreso il ripristino d i sp igoli, an-goli, g iunti marcap iani, lesene e risalti tramitericostruzioni, sig illature e stuccature con ma-teriali idone i e in conformità con colori e fini-ture de lle parti trattate .

3. Gommage cioè intervento d i idro-sabb iaturaapp licando silicea finissima, aria e acqua su

" SOPRADOPO I LAVORI.PARTICOLARE DELLAFACCIATA SUL LATODELL’EDIFICIOMAGGIORMENTEESPOSTO AL TRAFFICOCITTADINO.

" A LATOPARTICOLARE DELLE DECORAZIONISCULTOREEPRESENTI SULLA FACCIATAPRINCIPALE IN PIAZZA CAVOUR

PRIMA DELL’INTERVENTO

tutte le superfici lap idee tramite apposita ap-parecchiatura a controllo costante d i pressio-ne (Liquabrade). Per alcune parti lisce è stataprevista levigatura e lucidatura manuale . An-che per le parti con motivi artistici poste alcentro de lla facciata d i p iazza Cavour è statoprevisto un intervento d i gommage .

4. Protezione de lle superfici tramite app licazio-ne d i un prodotto xilossanico non pe llicolantecon proprietà antisaliniche .

" L’edificio , prima dei lavori, presentava un degrado generalizzatosu tutte le facciatedovuto essenzialmentealla sua ubicazione in pieno centro cittadino e per la carenza di interventimanutentivi dall’epoca della suaedificazione fino ai giorni nostri

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rivante dai fumi e dalla combustione d isostanze contenenti zolfo che genera rea-zioni chimiche in grado d i trasformare icarbonati in sali solub ili in acqua. La sol-fatazione pertanto è un processo chimicodovuto essenzialmente all’inquinamentoin generale ed alla grande quantità d i ani-dride solforosa prodotta dag li scarichi de ive icoli e dall’industria in particolare .

" Striature e sbavamentiLe polveri e le altre partice lle solide so-spese ne ll’atmosfera, come i residui de llacombustione , provocano, inoltre , feno-meni d i abrasione superficiale d iversI se-condo l'intensità de l vento che le traspor-ta, tendendo a depositarsi secondo legeometrie dalla facciata per venire d ila-vate dalla p iogg ia con effetti d i striatureo sbavamenti.

" Macchie e incrostazioniL’effetto finale de lle aggressioni chimicheè visib ile sulle superfici de i materiali lap i-de i per la presenza d i macchie b ianche onere: que lle b iancastre sono p iù frag ili ep iù facilmente asportab ili per la loro ri-dotta resistenza meccanica, mentre lemacchie nere sono meno incoerenti e p iùaderenti al supporto tanto da rappresen-tare de i veri e propri depositi superficialiche si cementano ne lle zone de lla faccia-ta meno esposte al d ilavamento. Le cro-ste nere sono d i forma e spessore d iver-so e a volte possono ragg iungere la mi-

sura d i due centimetri. Esse vanno dallesemp lici stratificazioni d i polveri a vere eproprie incrostazioni omogenee , forte-mente ancorate alla p ietra, che possonoessere estremamente dannose per l’inte-grità de l materiale lap ideo. Infatti, la cro-sta indurendosi tende ad aumentare d ivolume e a d iventare meno porosa con-temporaneamente determinando un’a-zione meccanica sulle superfici che puòprovocare de lle fessurazioni e de lle veree proprie fratture . Questi depositi si com-pongono d i partice lle d i carbone (25%-40%), composti b ituminosi e ferrosi, ce-neri, residui d i combustione , catrame ,pollini e spore fung ine e soprattutto dasolfato d i calcio (a seconda de ll’età de llacrosta 30%-50%). Dal continuo accumu-larsi d i questi inquinanti si orig inano, ne ltempo, de lle vere e proprie incrostazioniche , specialmente sui paramenti calcare i,possono provocare forti tensioni sullap ietra sottostante alla crosta nera, ridu-cendone drasticamente la trasp irab ilità,ma anche accentuazioni de lle d ilatazionitermiche che deformano le superfici. Importanti forme d i degrado sono anchele macchie rossastre (per la rugg ine) checompaiono per la corrosione deg li ogget-t i meta llici qua li imperniature , barre ,grappe , inferriate oppure que lle derivan-ti dal rame .

" Finiture della pietraÈ stato dimostrato, inoltre, come la lavo-

razione superficiale del ri-vestimento lapideo possainfluenzare mo lt issimo losviluppo e lo spessore del-le croste nere: la finitura ru-stica o bocciardata aumen-ta la porosità del 50% ri-spetto alla finitura levigatao lucida che chiudendo ipori conferisce al materialemaggiore resistenza al pas-saggio dell’acqua e dellesostanze nocive , requisitiche si possono ottenere an-che attraverso la stesura dicere o protettivi specifici.

L ’ARGOMENTO

" LA PRIMAIMMAGINEMOSTRA COMELA PIETRA ABBIAASSUNTO UNATONALITÀ SCURANATURALMENTEPERPROTEGGERSIDALLEAGGRESSIONIESTERNE. LA SECONDAIMMAGINEMOSTRA LACONSISTENZA ELO SPESSOREDELLE CROSTENERE PROVOCATEDAGLIINQUINANTIATMOSFERICI

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" Degrado da escursioni termicheL’accostamento d i e lementi d i d iverso co-lore (le parti scure assorbono p iù calore d ique lle chiare) può produrre effetti ap-prezzab ili anche se l’azione termica èmagg iore neg li strati superficiali che inque lli profond i. In particolare le escursio-ni termiche possono generare d ilatazioninon sempre tollerab ili dalle strutture de ireticoli cristallini che infrangono i proprilegami con conseguente visib ile d isgre-gazione d i materia. Questa d isgregazionematerica indotta dalla temperatura puòavvenire p iù facilmente se la p ietra è ge-liva, cioè se possiede determinate carat-teristiche d i porosità, bassa resistenza acompressione e bassa coesione de l ma-teriale . L’assenza de i g iunti può d iveniree lemento determinante per il decad imen-to funzionale d i un rivestimento lap ideoin lastre perché non vengono compensa-te le d ifferenti d ilatazioni e contrazioni d i

orig ine termica sia de l rivestimento stes-so che de lle strutture d i supporto.

" BiodeterioramentoÈ quel deterioramento indotto dall’azionefisica e meccanica dei microrganismi (bio-deteriogeni) che determinano alterazionidegradative del substrato. I microrgani-smi ag iscono d isgregando meccanica-mente il materiale e provocando un au-mento della porosità che favorisce la pe-netrazione dell’acqua. A lcuni esempi: l'a-zione delle radici delle piante che disgre-gano la pietra incuneandosi nelle fessureesistenti aumentando dimensionalmente iloro fusti, oppure gli escrementi dei vola-tili che contengono batteri in grado di ori-ginare frequenti desquamazioni superfi-ciali. A ltri organismi liberano enzimi o aci-di organici ed inorganici che solubilizzanoi componenti minerali della pietra e devo-no essere immediatamente individuati. !

LE LAVORAZIONILevigatura: smorza e alleggerisce il co-lore de l materiale conferendog li unaspetto opaco e una superficie liscia ep iana detta a “pe lle d’uovo” . La lastra,

che rimane opaca, viene utilizzata per rivestimentiinterni soprattutto se sottoposti a traffico intensodove il materiale lucido perderebbe brillantezza inbreve tempo.

Lucidatura: consente d i ottenere super-fici con un alto grado d i p lanarità. La la-vorazione esalta il colore de l materialeportandolo al massimo de ll’intensità e

de lla lucentezza, inoltre lo rende p iù resistente ne iconfronti deg li agenti atmosferici poiché l’azione lu-cidante chiude molti de i pori de l materiale . Acqui-stano magg iore lucentezza i materiali lap ide i duri esemiduri come i marmi, i calcari compatti, g li alaba-stri calcare i e i travertini poco vacuolari. Non sonolucidab ili le arenarie , i tufi e tutti i calcari teneri.

Bocciardatura: conferisce superf icieruvida e co lorazione mo lto simile al ma-teriale naturale grezzo . Su alcune p ie-tre la bocciardatura consente d i esalta-

re la brillantezza de i cristalli. La lavorazione può es-

sere eseguita in d iverse varietà d i incisioni, a granagrossa e fine , passando per tutt i i grad i d i finituraintermed i. La superficie finale è ant isdruccio lo , ca-ratterist ica che rende i materiali sottopost i a boc-ciardatura idone i per la realizzazioni d i pavimenta-zioni esterne .

Sabbiatura: tramite incisione superficia-le consente d i realizzare scritte e incisio-ni per mezzo d i getti d i sabb ia siliceasotto pressione . Calibrando l’intensità

de l getto la sabb iatura può essere imp iegata ancheper operazioni d i pulizia su materiali lap ide i d i tipostorico o da tempo in opera.

Fiammatura: trattamento che rende lasuperficie de l materiale scabrosa macon aspetto “morb ido” e uniforme , p iùstab ile dal punto d i vista chimico e mec-

canico. Il colore è , in questo caso, uniforme e ve llu-tato. Non tutte le rocce , però, sono in grado d i sop-portare le alte temperature che la lavorazione ri-chiede . Proprio il forte calore produce una vera epropria fusione e vetrificazione superficiale de i sili-cati contenuti ne lla magg ior parte de lle rocce erut-tive . L’effetto ricoprente de l film vetroso d i superfi-cie protegge il manufatto dag li attacchi deg li agen-ti atmosferici e inquinanti.

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REAL IZZAZ ION I

La messa in sicurezzadel rivestimento lapideo in LASTRE

’app licazione de i materiali lap ide i,come rivest imento esterno d i fac-ciata, in lastre d i vario formato espessore è un sistema che si è mo l-to d iffuso in ed ilizia. In genere il

prob lema p iù importante per questo t i-po d i rivest imento è garant ire la sicurez-za de lle lastre attraverso il contro llo de l-l’ancoragg io e de i sistemi d i fissagg io .La sce lta de lla tecnica d i posa in opera eil peso de lle lastre determineranno d ivo lta in vo lta il d imensionamento de l si-stema d i aggancio . Come rego la gene-rale ogni lastra deve potersi sostenereda sé , cioè deve essere appesa, senzagravare su que lla sottostante .

INDAGINI PREVENTIVEPrima d i procedere alla messa in sicu-rezza de l rivest imento è necessario , co-me sempre , indagare lo stato de l siste-ma ne l suo comp lesso verificando lecond izioni de l supporto e de l vinco lo . L’endoscop ia, il carotagg io e la magne-tometria sono le indag ini p iù d iffuse inquesto campo ma in part ico lare conl’end osco pia si può conoscere lo spes-sore de lla lastra e de llo strato d i allet-tamento , la presenza d i vuot i da d istac-co , la consistenza de lla muratura sotto-stante .

I RIVESTIMENTI LAPIDEI IN LASTRE PRESENTANO SPESSO

PROBLEMI AGLI IMPIANTI DI ANCORAGGIO AI QUALI

SI PUÒ RIMEDIARE BASANDOSI SU UNA SERIA DIAGNOSTICA

PRELIMINARE E SU INTERVENTI MIRATI E SPECIALISTICI

L

" I RIVESTIMENTI IN LASTRELAPIDEE SONO MOLTODIFFUSI SULLE FACCIATE DEGLI EDIFICI SECONDOMETODOLOGIE E TECNICHEAPPLICATIVE ANCHE MOLTODIVERSE TRA LORO

segue a pag . 19

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Il ciclo di vita medio di un rivesti-mento in materia le lap ideo hauna durata potenziale general-

mente maggiore di quella dell’edi-ficio sul quale viene applicato; tut-tavia anche questo materiale è sog-getto ad un progressivo invecchia-mento che, a causa di fattori ester-ni di degrado, può dar luogo a fe-nomen i pato logici e a processi d iobsolescenza tali da provocare unacaduta dei livelli qualitativi al di sot-to dei valori accettabili, fino a com-promettere l’affidabilità stessa de lrivestimento.I fattori di degrado sono molteplicie normalmente la durata e il com-portamento genera le de l rivesti-mento lapideo varia in relazione al-le condizioni di esposizione e di in-quinamento atmosferico.Inoltre nei sistemi di posa tradizio-nali, la d iversità de i coefficienti d idilatazione termica tra la malta ce-mentizia e il materiale lapideo ten-de a provocarne il distacco per per-dita di aderenza tra lastra e legante.In un certo periodo storico, invece,

pietra calcarea è quella che risultapiù soggetta a fenomeni di deterio-ramento un iforme, mentre a ltrep ietre non omogenee sub isconodeterioramenti differenziati.A tale scopo risulta necessario se-guire una precisa e mirata metodo-logia di intervento, che prevede:! Pulizia! Consolidamento! Stuccatura e /o incollaggio! Verifica dei giunti di accosto! Protezione

LA PULIZIA

Il degrado superficiale facilmentediagnosticabile con indagini visiveda terra è conseguente alla presen-za de lle cosiddette macch ie nereda deposito di materiale carbonio-so da smog urbano.Questi depositi solitamente riman-gono in superficie e non vanno adintaccare l’an ima de lla p ietra, adeccezione delle pietre calcaree.Pertanto l’intervento di pulizia do-vrà essere effettuato con metodo-logie do lci onde non intaccare lapatina superficiale della pietra.Un cattivo intervento di pulizia nonfarà altro che predisporre il rivesti-mento ad una aggressione più ve-loce di quella a cui era soggetta pri-ma de ll’intervento, andando acomprometterne la protezione su-perficia le quanto ma i importantein considerazione de l tasso d i in-quinamento attuale dell’aria.Questo intervento pertanto dovràessere realizzato a spruzzo d’acquapressurizzata, eventua lmente co-adiuvata da idonei detergenti ten-sioattivi neutri in presenza di mac-I I I I I

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SCHEDA DA STACCAREE DA CONSERVARE N. 4

il rivestimento in pietra veniva fis-sato mediante l’utilizzo di ganci inferro, con conseguenti successividistacchi a causa dell’ossidazione edisgregazione di questo elemento,a volte preceduti dalla formazione,sulla superficie esterna della pietra,di macchie di ossido di ferro. Nell’affrontare un intervento di ma-nutenzione de lle facciate rivestitecon materia li lap ide i ci si trovaspesso a riso lvere d ifetti legati al-l’aspetto de l rivestimento (altera-zione cromatica, efflorescenze), di-fetti che compromettono la funzio-nalità del rivestimento (formazionedi cavità, decoesione e microfessu-razion i) ed infine gravi d ifetti checompromettono l’insieme de lleprestazion i de l rivestimento (d is-tacch i d i e lementi e penetrazionedi umidità).La superficie lapidea subisce l’azio-ne degli agenti atmosferici - comel’acqua e il so le - e degli agentimeccanici - come il vento - che nedeterm inano il progressivo invec-ch iamento e deterioramento; la

LE FACCIATE RIVESTITECON MATERIALI LAPIDEI

Milano, Clinica Columbus, Via Buonarroti 48

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chie nere più tenaci.In zone particolari si utilizzerannoanche degli impacch i d i so luzion ie /o sospensioni acquose che han-no una azione solvente, additivatecon materiali ispessenti.Questa operazione dovrà esserecomunque effettuata con macchi-nari che consentano il comp letocontrollo da parte dell’operatore infase di esecuzione, in funzione deldifferenziato stato di degrado chesarà riscontrabile in corso d’operanelle diverse zone.Nel caso in cui si dovesse operaresu superfici non compatte, l’inter-vento d i pu lizia dovrà essere pre-ceduto da un intervento di precon-solidamento.

IL CONSOLIDAMENTO

Il consolidamento delle lastre può com-portare due ordini di operazioni:

Il consolidamento liminarePer trattamento di consolidamentolim inare si intende un interventoche consenta di riaggregare il ma-teria le oggetto d i recupero, me-diante l’applicazione di un prodot-to che, penetrando in profond itànella pietra, m igliori l’adesione trala parte in fase d i d isgregazionecon quella sana.Questo intervento dovrà essere ne-cessariamente eseguito quando lostato di degrado risulta così avan-zato da compromettere la conser-vazione e /o la stabilità.Il prodotto riaggregante deve avereun coefficiente d i d ilatazione ter-m ica analogo a quello della pietratrattata – onde evitare fessurazionio sgretolamenti – oltre a conserva-re l’aspetto esteriore del materialelapideo, evitando la formazione difenomeni di scurimento, formazio-ne di macchie, ecc.

Norma lmente si utilizzano esteridell’acido silicico, i quali, grazie al-l’azione di un catalizzatore neutro,reagiscono con l’acqua presente al-l’interno dei pori della pietra e conl’umidità atmosferica, formando unge l di silice che diventa un nuovolegante dei granuli disaggregati.

Il consolidamento staticoIl conso lidamento statico avvienemed iante l’inserimento d i tasse llimeccanici e /o chimici.Questi elementi vengono inseriti insede predisposti a doppia sezione,al fine di consentire la battuta del-la p ietra su lla testa de lla base ininox.Successivamente si deve provvede-re ad una stuccatura della testa deltassello, seguita da una carteggia-tura leggera delle zone stuccate edun ritocco cromatico fina le onde“nascondere” le zone tassellate.

In basso, Milano, Via Visconti di Modrone 21A destra, Firenze, Piazza della Signoriae sotto un particolare di facciata in pietra

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LA STUCCATURA E L’INCOLLAGGIO

Gli interventi di stuccatura o di in-collaggio hanno lo scopo di riem-pire tutte le discontinuità del rive-stimento lapideo, al fine di fare ri-aderire parti distaccate più o menoconsistenti. Lo scopo di questo in-tervento è quello di ristabilire, perquanto possib ile, una superficieomogenea, rendendo la pertantomeno soggetta al degrado dovutoagli agenti atmosferici.Le stuccature de lle zone ammalo-rate e /o mancanti vengono esegui-te con compund specifici per p ie-tre naturali a base di resine organi-che, mentre gli incollaggi mediantel’impiego di adesivi e /o perni a se-conda dei casi.In alcun i casi l’intervento d i recu-pero non risulta possibile o conve-n iente; in queste situazion i si do-vrà operare con una sostituzionedella parte e /o porzione di manu-fatto danneggiato con uno nuovouguale, realizzato a case llario e / otassello.

LA VERIFICA DEI GIUNTIDI ACCOSTO

In presenza di un rivestimento rea-lizzato con lastre in materiale lapi-deo, risulta importante anche ese-gu ire una verifica de lle sigillaturedei giunti di accosto.In caso di deterioramento, si dovràprocedere alla rimozione del mate-riale esistente e alla formazione dinuova sigillatura mediante l’impie-go di compound acrilici con carat-teristiche d i e levata resistenza emodulo elastico.

LA PROTEZIONE

L’intervento di protezione è quelloche ha lo scopo di rallentare i pro-cessi del degrado del materiale la-pideo e si fonda sul principio dellaidrorepellenza.

Questa metodologia ha lo svantag-gio di alterare, nel tempo, l’aspettoesteriore de lla p ietra: essa tendeinfatti ad ingiallire.Normalmente si preferiscono pro-dotti a base di resine organopolissi-lossano oligomeriche, con e levataproprietà protettiva ma bassa capa-cità di penetrazione nella superficie.

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GLOSSARIO DEL DEGRADO

Studi approfonditi sui materiali lapidei hanno classificato le diversemanifestazioni del progressivo invecchiamento della superficie dellelastre con i seguenti termini che fanno parte di un lessico ormai chia-ramente definito: " DECOESIONI Una degradazione non sempre apprezzabile dal pun-to di vista visivo che si manifesta con dim inuzione della coesione edi adesione tra i componenti strutturali, con contemporaneo aumen-to della porosità e diminuzione delle caratteristiche meccaniche ori-ginarie." FESSURAZIONI Un’alterazione caratterizzata dal distacco macro-scopico tra due parti contigue con formazione di vere e proprie fes-sure." FRATTURAZIONI Un’alterazione caratterizzata da linee di frattura adecorso spesso irregolare, con o senza dislocazione delle due particontigue." CORROSIONE Perdita di sostanza non dovuta all’azione meccanicadi particelle solide trasportate dal vento (erosione), bensì all’effettolitoclastico di particolari enzimi provenienti dalla microflora." EROSIONI Asportazione di materiale dalla superficie dovuta a pro-cessi di natura meccanica." SCAGLIATURE Degradazione che si manifesta con il distacco tota-le o parziale delle parti (scaglie) spesso in corrispondenza di soluzio-ni di continuità di materiale originario." RIGONFIAMENTI Sollevamenti superficiali e localizzati di materia-le." DISGREGAZIONI Decoesione caratterizzata da distacco di granuli ocristalli sotto minime sollecitazioni meccaniche." POLVERIZZAZIONI Decoesione che si man ifesta con la cadutaspontanea del materiale sotto forma di polvere o granuli." INCROSTAZIONI Le incrostazioni sono de i depositi stratiform i diuna certa estensione, solitamente compatti ed aderenti al substrato." CONCREZIONI Le concrezioni sono dei depositi di modeste esten-sioni, dove ci possono essere dei microrganismi inglobati." EFFLORESCENZE Formazione di sostanze, generalmente bianca-stre e polverulente, sulle superfici. " ESFOLIAZIONI Particolare fenomeno degradativi della m icroflorache si esprime con il sollevamento, seguito poi dal distacco, di uno opiù strati sottili in modo uniforme. Si distingue dalla scagliatura checaratterizza per i distacchi di scaglie di forma e spessore irregolari edi dimensioni variabili.

L’intervento può essere esegu itocon l’app licazione d i prodotti chericoprono la parte superficiale del-la pietra; questi formano una sotti-le pellicola impermeabile all’acquaed agli agenti corrosivi esterni, main grado però di permettere l’eva-porazione de ll’acqua proven ientedall’interno della pietra.

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FACCIATE M&T gennaio·aprile 2006 19 ! ! !

Con la magnetometriainvece s’indaga sullo stato deg li e lemen-t i d i fissagg io metallici (grappe o zan-che). Grazie a queste indag ini si cono-sceranno il carico e la conformazione de lsupporto determinando il t ipo d i anco-rante p iù idoneo , cioè se dovrà esseread espansione meccanica, d i t ipo chimi-co con fiala, a iniezione d i resine epossi-d iche con calza o a rete con iniezione d iresine po liesteri. O ppure se occorra pro-cedere a l conso lidamento prevent ivode llo stesso supporto .

ANCORAGGI Il numero deg li ancoragg i da prevederedeve sodd isfare la necessità d i avere tas-se lli d i d imensioni contenute , in numerominore possib ile , da d isporre sulla partesuperiore de lla lastra con opportunaguarnizione . La mascheratura de lle tas-

se llature deve essere eseguita con stuc-cature a malta epossid ica ed inert i rica-vat i da p ietre de llo stesso t ipo de l rive-st imento o med iante riporto d i tasse llicilindrici de llo stesso litot ipo app licat icon idoneo sig illante in resina acrilica ind ispersione .Ino ltre l’intervento d i messa in sicurezzad i un rivest imento può richiedere la for-mazione o l’agg iunta d i nuovi g iunt i d id ilatazione che devono essere accurata-mente posizionat i con part ico lare curarealizzat iva per evitare possib ili infiltra-zioni d’acqua ne l rivest imento . L’assenzad i g iunt i tra lastra e lastra produce infat-t i tensionament i in grado d i provocarefessurazioni de lle lastre e loro d istaccodal supporto . Ino ltre è importante lastuccatura tra lastra e lastra con sig illan-t i e last ici ed idrorepe llent i per evitare in-filtrazioni d’acqua.

Casa Rustici, in C .so Sempione a M ilano, è un’operadegli architetti G iuseppe Terragni e Pietro Lingeri erappresenta un importante e raro do-cumento di quell’architettura razionali-sta italiana che si sviluppò nel periodocompreso tra le due guerre. Grazie alDecreto M inisteriale del 1988 questoimportante edificio è stato sottopostoal vincolo ed alle disposizioni della leg-ge 1089 che ha permesso di salva-guardarne i materiali originari di fac-

ciata quali le lastre di marmo, l’intonaco ed il vetro-cemento. Il prospetto sulla Via Mussi presenta un vo-lume tutto rivestito di marmo bianco di Lasa (una pie-tra originaria del Trentino) che sporge dal blocco sbi-lanciando la composizione, altrimenti simmetrica, esembra rivendicare una sua propria autonomia sia

volumetrica che del ma-teriale di superficie. Il re-stauro del 1991, esegui-to dall’impresa Trive llaspa, è stato attuato conmolta caute la a causade ll’estremo degradoche presentavano le la-stre spesso fratturate inpiù punti ed ha previstouna pulitura con acquanebulizzata, che ha per-messo di rimuovere deli-catamente le impuritàed i sali dannosi presen-ti. Ha previsto inoltre laricostituzione degli an-coraggi, la sostituzionedelle lastre irrecuperabilie infine la protezione su-perficiale.

TERRAGNI A MILANOCasa Rustici, C. so Sempione

segue da pag . 14

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! ! ! 20 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2006

L’INTERVENTOO gni intervento d i messa in sicurezzade i rivest iment i lap ide i è denso d i varia-b ili e mo lt i sono g li aspett i che devonoessere valutat i non superficialmente perottenere risultat i corrett i ed affidab ili. G li errori a cui si deve porre rimed iopossono essere d i due t ip i:" errori di progettazioneLa presenza d i grappe ed altre strutturein materiali ferrosi; inadeguata sig illatu-ra tra le lastre; assenza d i g iunt i d i d ila-tazione , assenza d i adeguat i appogg i avarie quote per assorb ire frazionata-mente il peso de lle lastre non facendo logravare unicamente sulle lastre alle quo-te inferiori." errori negli interventi manutentivieseguiti in passatoSig illatura de i g iunt i con materiali inade-guat i, trattament i d i pulitura d istrutt ivi ocorrosivi at traverso i cosìddett i “ lavagg ipesant i” , trat tament i pe llico lant i nontrasp irant i, tasse llature se lvagge con fo-ri posizionat i in maniera e numero erra-te (per esemp io , troppo vicino ai bord i)oppure la mancata asportazione d i vec-chi ancoragg i inatt ivi, ma che contribui-scono al degrado . O ccorre tenere presente che corretti in-terventi d i ripristino funzionale devonoprima d i tutto partire da un’adeguata in-dag ine conoscitiva de lle tipolog ie co-struttive de l paramento lap ideo, de i ma-teriali presenti, de l loro stato d i conser-vazione nonché de lle lesioni esistenti. Inseguito deve essere stud iato ogni com-ponente de l sistema e infine va realizzatoun intervento con materiali che manten-gano ne l tempo le prestazioni richieste .G li e lementi metallici d i ancoragg io de-vono essere inossidab ili e certificati, leguarnizioni devono possedere doti d i in-deformab ilità ed e lasticità, le resine im-p iegate devono avere adeguate caratte-ristiche d i viscosità, tixotrop ia, moduloe lastico secondo le situazioni specifiche .

METODOLOGIA DI INTERVENTOUn approccio metodo log ico corretto al-la messa in sicurezza d i un rivest imento

REAL IZZAZ ION I

SISTEMI di FISSAGGIOI sistemi tradizionali di fissaggio delle lastre lapidee utilizzava-no elementi metallici come zanche e staffe introdotti in brec-ce praticate nella muratura, in seguito colmate con malte ce-mentizie. Questo sistema, destinato a degradarsi a causa del-l’ossidazione del metallo e del procedere della corrosione èstato ormai ampiamente superato dall'impiego di ancoranti dinuova generazione di tipo sia meccanico sia chimico. ANCORANTI MECCANICI. Sono dispositivi di fissaggio in pla-stica o metallo. Possono essere ad espansione forzata per av-vitamento, e in questo caso producono una forzatura controle pareti del foro, oppure ad espansione geometrica: in que-sto caso il tassello adatta la sua forma a quella del foro. G li an-coranti meccanici ad espansione geometrica vanno inseriti inappositi fori realizzati con punte particolari. In genere i tassel-li in materiale plastico sono prodotti adatti a interventi legge-ri e medi su opere non particolarmente impegnative. I tasselli metallici sono costruiti per l’ancoraggio di carichi me-di e pesanti. Vengono di norma realizzati in acciaio galvaniz-zato protetto contro la corrosione, in acciaio inox, oppure inaltri materiali metallici. ANCORANTI CHIMICI. Si tratta, nella maggior parte dei casi,di paste chimiche bicomponenti che permettono di bloccarela barra di ancoraggio all’interno del foro praticato nel sup-porto, senza trasmettere tensioni se non al momento dell’ap-plicazione del carico. Particolarmente adatti ai fissaggi pe-santi, gli ancoranti chimici, sono indicati per installazioni susupporti non particolarmente resistenti o parzialmente de-coesi. È necessario tener conto di un tempo di essicamentoprima dell'applicazione del carico." Ancoranti chimici a iniezione G li ancoranti a iniezione so-no confezionati in cartucce rigide o morbide che contengonola resina di base e l’induritore che, al momento della messa inopera, si miscelano automaticamente in proporzioni fissate.L’applicazione avviene impiegando delle speciali pistole o conerogatori per resine siliconiche. Il composto viene applicatoall’interno del foro La resistenza del prodotto è stabile neltempo e rimane inalterata anche a contatto con acque salateo sostante aggressive. " Ancoranti chimici in fiala Si tratta di prodotti confezionatiin involucri di vetro o di materiale morbido avente la forma delforo di ancoraggio. La fiala contiene la resina, le eventuali ca-riche inerti e un ulteriore contenitore per l’indurente. Una vol-ta inserita nel foro, la barra filettata viene forzata nella cavitàtramite un apposito dispositivo da applicare al trapano perfo-ratore. L’organo di fissaggio frantuma l’involucro dell’anco-rante, innescando, così, la miscelazione dei due componenti ela loro distribuzione nella sede di ancoraggio.

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FACCIATE M&T gennaio·aprile 2006 21 ! ! !

I rivestimenti in lastre lapidee sottili si dif-fondono negli Venti del Novecento, pro-mossi dall’Architettura Razionalista di cui sono un se-gno predominante. La tipologia più diffusa impiegalastre di pietra naturale di dimensioni molto variabi-li, di forma rettangolare o quadrata e spessore me-dio di 2-3 cm, posate su strutture in travi e pilastri incemento armato con tamponamenti in laterizio vuo-to o pieno. Le lastre sono ancorate al supporto dauno strato di malta cementizia steso su tutta la su-perficie interna o per punti (al centro e agli angoli) econ un numero estremamente variabile di staffe in

metallo di foggia varia. Tuttavia, la grande varietàdei sistemi adottati, la natura sperimentale di mol-tissime delle prime edificazioni o quella speculativadelle successive, il susseguirsi di interventi di manu-tenzione errati o solo superficiali, non consente distendere un piano di intervento attendibile senzauno studio approfondito dello stato di fatto.Il cantiere di restauro della facciata lapidea del Pa-lazzo del Toro – progettato nel 1935 da Emilio Lan-cia e Raffaele Merendi – costituisce uno dei primi in-terventi di restauro conservativo su un’opera di ar-chitettura moderna, di grande valore, che verteva incondizioni di estrema precarietà, anche se del tuttoinvisibili dall’esterno.

Nel corso di questo cantiere si mise a punto per laprima volta un programma di diagnostica preventivacompleto, destinato a diventare parte integrante deiprogetti di restauro successivi ed esso fu l’occasionedi sperimentare, addirittura inventare, nuovi sistemidi ri-ancoraggio delle lastre del rivestimento al sup-porto. Il rivestimento, in lastre di Pietra di F inale eRosso di Verona, clinker e intonaco Terranova (un lin-guaggio ‘classico’ di quei tempi) si presentava ingran parte distaccato dal supporto, che a sua voltaverteva in condizioni piuttosto precarie. La causa fuindividuata nell’impatto prodotto dal traffico super-ficiale e sotterraneo, nell’aggressione atmosfericapesante e negli sbalzi termici elevati. Nell’intervento di restauro, progettato e diretto dal-l’ing. Vittore Ceretti, un pioniere nel restauro dell’ar-chitettura moderna, furono applicati oltre 5.500 tas-selli di diversa tipologia e funzionamento, in alcunicasi progettati ad hoc per rispondere a situazioniparticolari. G li altrettanto numerosi fori di carotag-gio (eseguiti sia ai fini diagnostici che consolidanti)furono richiusi e mimetizzati con una speciale malta

ricavata dalla pietra dellacarota macinata e impasta-ta con resina acrilica. Per lapulitura della superfici sioptò per un metodo cheera allora agli esordi: l’uti-lizzo di acqua nebulizzata,integrata da impacchi alcarbonato di ammonio eraschiature a b isturi. Laprotezione delle superficilapidee fu realizzata conun prodotto perfluororatoanch’esso in fase di speri-mentazione.

Palazzo del Toro PIAZZA SAN BABILA A MILANORESTAURO DEGLI ANNI OTTANTA

" PROPRIETÀ TORO ASSICURAZIONI

" IMPRESA TRIVELLA SPA

" DL ING. VITTORE CERETTI

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! ! ! 22 FACCIATE M&T gennaio·aprile 2006

REAL IZZAZ ION I

" ESEMPI DI FACCIATEMODERNE RIVESTITE IN LASTRE DI MARMO.INTERESSANTE È IL PROFILOIN MARMO SPORGENTEIN CORRISPONDENZA DELLE SOLETTE DEI VARI PIANI CHE COSTITUISCE UN MOTIVO ARCHITETTONICOORNAMENTALE OLTRE AD ASSOLVERE AD UNA FUNZIONE TECNICA DI SUPPORTO

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FACCIATE M&T gennaio·aprile 2006 23 ! ! !

lap ideo in lastre sott ili non può prescin-dere dalle seguent i considerazioni:" Q uando il rivest imento è in buono sta-to d i conservazione , procedere a corret-te operazioni d i semp lice pulitura." Se il rivest imento presenta situazioni d iperico loso d istacco superiori al 30% de l-la superficie totale , fort i d ispersioni d icalore e aspetto superato o estet ica-mente non p iù desiderato valutare il rifa-cimento de ll'intero rivest imento ." Q uando il rivest imento non presenta lecaratterist iche descrit te ne i due punt iprec e d ent i proc e d ere ad op portune

operazioni d i messa in sicurezza, adot-tando una seria d iagnost ica come based i partenza, rispettando quanto sopraesposto ed affidandosi ad operatori spe-cializzat i ne l settore .Per concludere , affinché venga garant i-ta l’efficacia e l’affidab ilità d i un sistemad i ancoragg io per la messa in sicurezzade lle lastre d i un rivest imento lap ideo sideve ottenere un sistema capace d i nonostaco lare il naturale movimento de llelastre , d i imp iegare il minor numero d itasse lli, d i rendere ogni lastra perfetta-mente sostenuta. !

Si tratta di un edificio moderno, in via MelchiorreG ioia a M ilano, nelle vicinanze del Naviglio Martesa-na; presenta una facciataprincipale, articolata, con ri-vestimenti di un certo pregioe una posteriore, più sempli-ce, finita a intonaco cementi-zio. La composizione è moltolineare; nella facciata princi-pale una zoccolatura in lastredi Ceppo nobilita il pianoterra, segue un piano in fintapietra, in cemento e grani-glia lavorati a martellinatura,e sette piani in conci di ce-mento prefabbricato colorcotto. Le finestre sono incor-niciate da elementi lapidei di semplice fattura.La facciata principale si presentava in cond izioni d id isord ine e levato, con evidenti depositi d i sporco,scritte sulla fascia de l p iano terra, serramenti de-gradati e d isomogene i. Anche l'ingresso principalerisultava fatiscente . Il rivestimento a intonaco de lcortile è stato al contrario g iud icato in buone con-d izioni, mentre si è deciso d i rinnovare serramenti e

componenti metallici.Le superfici lapidee della facciata principale sono sta-te pulite ad aeroabrasivatura umida, con pressioni da0,5 a 2 bar, granulati neutri ed eventuale aggiunta diacqua demineralizzata, senza additivi chimici e dun-que senza corrodere o abradere le superfici (fenome-ni che accelerano i tempi di sporcabilità dei materialiporosi).È stato utilizzato uno strumento apposito che produ-ce un ‘vortice’ pulente parallelo alla superficie in gra-

do di eliminare le sostanzeestranee senza deteriorare obagnare eccessivamente lapietra. Le zone infragilite e leincrostazioni coriacee o reci-dive sono state trattare conmicrosabbiature e impacchipuntuali, con ricostruzionidelle porzioni ammalorate. Ha fatto seguito una prote-zione idrorepellente traspa-rente, non filmogena, a basedi silossani modificati. Il piano terra in lastre di Cep-po è stato sottoposto a una

pulitura manuale accurata, fino a completa rimozionedi tutte le scritte, e a protezione antigraffiti, impie-gando un ciclo a base di cere microcristalline. Tutti iserramenti delle due facciate sono stati sostituiti connuovi elementi in alluminio preverniciati in bianco, e icomponenti in ferro sottoposti a trattamento di boni-fica e protezione. La hall di ingresso e le scale internesono state completamente rammodernate.

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