Facciamo Il Pelo e Contropelo a Destro e Pesce Su La Morte Di Gesù

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Questa opera non è per i curiosi, ne per chi affronta con superficialità temi cristiani e di fede. Quest'opera è per chi ama l'onestà intellettuale e la logica nella difesa della Fede cristiana, messa sempre più in discussione da "studiosi" del nulla.

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  • Dedicato a chi ama la logica

    nella difesa della Fede.

  • ANTONIO DAL MUTO

    [email protected]

    349-35.80.890

    Accenni biografici

    Romano di nascita ha vissuto ad Ariccia.

    Da tempo, vive e lavora a Cesena.

    E maestro dArte Pittura e Disegno

    diplomatosi presso l Istituto Statale

    dArte di Marino; possiede la qualifica di

    Architetto Interior Designer; ha

    frequentato la Facolt di Architettura a

    Firenze; Critico dArte;

    Con questa opera si chiude la trilogia del Pelo e Contropelo che

    lautore ha dedicato alle opere di Augias-Pesce Inchiesta su Ges;

    allopera di Augias Inchiesta su Maria e infine allopera di Destro-

    Pesce La Morte di Ges. Indagine su un mistero

    Una iniziativa fatta solo per ristabilire la logica in un ambito, quello

    della fede in Cristo, in cui i Vangeli (quelli riconosciuti da Madre

    Chiesa), gli Atti e le Lettere, che ci trasmettono questa fede, sono

    gli unici documenti che abbiamo e che si possono accettare in toto o

    respingere in toto. Non esistono le mezze misure come vorrebbero

    farci credere gli autori su nominati

  • Prefazione dellautore

    E stato scoperto, da qualche anno, un filone letterario che assicura, a

    quanto pare, un bell introito economico ai vari autori che si cimentano con

    esso: mi riferisco al filone religioso. Questo argomento sembra trovare

    riscontro tra i lettori in quanto, credo, si sente sempre pi, in un epoca di

    incertezze come la nostra, il bisogno di trovare risposte in valori che

    vanno oltre la materialit delle cose che ci circondano. E anche vero che

    molto spesso, in termini generali, largomentazione religiosa, spesso

    ammantata di mistero, di segreti non rivelati, romanzati, viene

    affrontata, soprattutto quella che affronta lambito cristiano, con una

    gentile quanto affabile vis polemica che vorrebbe far intendere come la

    Verit di fondo, in realt, sia stata nascosta volutamente per eludere la

    realt legata a Ges che, una volta disvelata, mostra come tutto sia

    differente da quanto racconta e insegna il magistero della Chiesa di Roma.

    E il caso dello scrittore Dan Brown, di Corrado Augias e Mauro Pesce e

    ora di questultimo con la moglie Adriana Destro.

    Lopera in esame, alla quale faremo il pelo e il contropelo, La morte

    di Ges, indagine su un mistero. Inutile nasconderlo, come avevo

    intuito, sin dallintroduzione si inizia a sentir odore di bruciato e non

    intendo quello infernale, ma quello della, a mio parere, reinterpretazione

    gratuita poich, nellaffrontare un argomento importante per la fede

    cristiana, la morte di Ges nello specifico, si usano i Tre Vangeli

    Sinottici, e quello di Giovanni, quelli riconosciuti dalla Chiesa di Roma, da

  • un paio di millenni (dal II secolo d.C per lesattezza) circa, riconosce

    essere i soli autentici e autorizzati a parlare di Ges, si usano, dicevo, in

    maniera cos arzigogolata per sfornare ipotesi che di fatto, negano la

    resurrezione di Ges, ammettendo che questa sia una fantasia resasi

    necessaria . E il solito sporco gioco: si confida sullignoranza in materia

    del lettore per propinare di tutto e di pi.

    Chi legge argomenti del genere deve sempre tenere a mente una cosa

    fondamentale: i soli Vangeli che possono essere presi a riferimento per

    affrontare argomenti su Ges sono quelli che indica la Madre Chiesa

    di Roma e non gli apocrifi, che dalla Chiesa sono considerati poco pi

    di una letteratura depoca non utile alle necessit della Salvezza

    intesa in senso cristiano; laffermazione che si fa a pag 11, quindi, e

    cio: Ges parlava aramaico ma le sue parole sono giunte a noi in una

    lingua diversa; per afferrarne il significato dobbiamo immergerci nella

    storia e negli ambienti in cui sono nati. appare fuorviante per due

    ragioni 1) Matteo per esempio scrisse in aramaico il suo Vangelo per i

    cristiani provenienti dal Giudaismo e solo in seguito fu tradotto in greco.

    E la traduzione in lingua greca venne fatta per i giudei che da tempo

    mancavano dalla patria perch dispersi e che potevano comprendere solo

    il greco; 2) laffermazione un controsenso anche per il fatto che si nega

    validit alla traduzione, come se chi, traducendo in greco i primi scritti,

    quelli originali e andati persi, avesse inventato qualcosa di nuovo.

    Un ultima osservazione: il giorno 14 giugno, sul quotidiano la Stampa

    apparve una considerazione scritta da Enzo Bianchi, priore della

    Comunit cristiana di Bose, sullopera in questione che, leggendola, mi

    trasmise la certezza che questa opera fosse coerente con il credo

    cristiano, per come ne parl. Ma leggendo di questa sua riflessione tratta

    dal sito http://www.monasterodibose.it/ 20 luglio 2014 riflessione sul

    Vangelo di ENZO BIANCHI Il Signore non fa di ogni erba un

    fascio: vede e giudica che la zizzania zizzania e che il grano buon

    grano, e lo stesso devono fare i credenti in lui. Ma il giudizio

  • appartiene a Dio. mi d da pensare che Bianchi non abbia letto il libro;

    che lo abbia sfogliato senza entrare nella lettura profondamente o che

    addirittura gli abbiano raccontato a grandi linee il contenuto, poich non

    posso credere che possa aver condiviso la tesi di un Ges morto e sepolto

    in cui la sua resurrezione fu una invenzione resasi , rielaborazione, resasi

    necessaria per giustificare la missione terrena non di un maestro, di un

    Rabbi, ma di un leader che fall il suo progetto a causa di una morte

    inaspettata!!

  • Iniziamo il nostro pelo e contropelo

    Capitolo I

    Dopo una breve escursione storica, da parte degli autori, sul tempo di

    Ges e lazione esercitata dai Romani sulla terra di Davide, nel paragrafo

    2, pag 17 leggiamo: Ges era un ragazzo allora. Non sappiamo quale

    sia stato linflusso di queste vicende sulle sue decisioni future. Ci

    che riguarda pi la sua esistenza, il suo atteggiamento verso il popolo,

    sono le condizioni di vita e le difficolt causate dallavvento dei

    Romani. Ebbene, chi ha letto il Vangelo, uno dei Vangeli noti ai Cristiano-

    Cattolici, sapr benissimo che mai Ges ha affrontato la condizione

    economica dei suoi conterranei, anzi nota la frase Rendete dunque a

    Cesare quel che di Cesare e a Dio quel che di Dio Mt 22,21, che

    evidenzia il suo distacco dalle questioni economiche, ribadito anche dalla

    frase Il mio Regno non di questo mondo Gv 18 33-37. Senza

    contare che la Palestina sotto lamministrazione romana conobbe maggior

    benessere, grazie anche alle strade costruite dai Romani lungo le quali il

    commercio pot viaggiare speditamente da una citt allaltra; le condizioni

    che preoccuparono Ges non dipendevano quindi dalla presenza

    dellegemonia romana sui territori, ma dalle condizioni morali del popolo,

    del suo popolo. Se continuiamo a leggere, il periodo seguente appare non

    aver alcun legame con le affermazioni precedenti: luso di infatti,

    appare contorto e contraddittorio, Anzi, la citata attivit urbanistica di

    Erode cosa pu indicare se non un periodo di grande benessere? Tanto pi

    se si sottolinea che le difficolt causate dallavvento dei Romani. si

    finisce per rendere non chiaro quanto poi si scrive a pag 18 Ges

    incontrava direttamente non i Romani, ma coloro che esercitavano il

    potere al loro posto. Sinceramente c un po di confusione che nulla

    ha a che fare con la figura del Cristo !!

  • Con il paragrafo 3 gli autori ci fanno sorridere; per le affermazioni che i

    due iniziano, con disinvoltura, a fare. Leggiamo a pag 18 quanto segue: A

    un certo punto (Ges N.d.R) fu accolto da Giovanni il Battezzatore tra

    i suoi seguaci. Poi decise di annunciare la volont di Dio al suo popolo.

    Quello che non sappiamo come si convinse delle sue idee. Carissimi

    autori, ma ci avete preso per imbecilli? Voi volete parlare di Ges e non

    tenete conto di quello che i Vangeli descrivono? Nel vangelo di Luca 3

    15-16.21-22 ecco cosa leggiamo: In quel tempo, poich il popolo era

    in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se

    non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: Io vi

    battezzo con acqua; ma viene colui che pi forte di me, a cui non

    sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzer in Spirito

    Santo e fuoco. Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e

    Ges, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si

    apr e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come

    una colomba, e venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, lamato:

    in te ho posto il mio compiacimento.

    Ora ditemi voi se a riguardo Giovanni il Battezzatore si possa usare

    lespressione fu accolto da Giovanni il Battezzatore tra i suoi

    seguaci ? Se Giovanni riconosce che Ges maggiore di lui, forse

    Giovanni al massimo avrebbe potuto chiedere Signore accoglimi tra i tuoi

    discepoli e non viceversa. Ma non lo fece, perch Giovanni sapeva che la

    sua missione era da considerarsi ormai conclusa con laffermazione che

    Dio Padre fece durante il battesimo. Caro Pesce, e consorte, noi non

    siamo pesci che abboccano allamo della vostra stravagante

    interpretazione: Ges Cristo ci noto solo dai Vangeli che madre Chiesa

    ci indica e quindi la fantasia che state usando per fare le vostre

    affermazioni offende la vostra reputazione di studiosi, ma se poi

    insistete con questa metodologia, chiedendovi: Quello che non sappiamo

    come si convinse delle sue idee- quando lo stesso Vangelo di Luca

  • che ci indica al Capitolo 4 quello che successo nel deserto per i famosi

    quaranta giorni allora date di voi una forte rilevanza negativa in tema di

    analisi esegetica. O voi fate come Augias che trae dai Vangeli solo

    quello che gli appare pi congruo ad appoggiare o giustificare il

    proprio parere?

    Andiamo avanti.

    Non si capisce perch gli autori tengano a sottolineare la presenza dei

    Romani in Palestina. Possiamo sospettare che essi vogliano dare a Ges il

    ruolo di rivoluzionario che intende combattere contro gli odiati Romani,

    usurpatori delle libert date da Jahweh? Se cos fosse, e lo scopriremo

    strada facendo, saremmo davanti allennesima mistificazione. Ges non

    odiava: a tutti nota la frase Ama il prossimo tuo come te stesso per

    capire che se ad un regno egli pensava, questo non poteva essere che il

    Regno della Concordia e della Pace. Ma leggiamo cosa scrivono i due a pag

    19: Ges visse per tutta la vita sotto il dominio dei Romani. Li

    incroci forse durante le sue peregrinazioni nella Terra di Israele, poi

    li incontr faccia a faccia quando lo catturarono e lo uccisero in tutta

    fretta. Appare scritto in fretta questo paragrafo, poich non

    assolutamente certo che Ges fosse stato catturato da un manipolo di

    soldati romani; molto probabilmente erano le guardie del Sinedrio

    mandate dal Sommo sacerdote, assieme ad una folla tumultuante e armata

    di spade e di bastoni. Affermo questo perch, come si legge nel vangelo

    di Matteo cap 26 al paragrafo 57 Or quelli che avevano Ges, lo

    condussero dal Sommo sacerdote Caifa se fossero stati i Romani ad

    arrestarlo non lo avrebbero portato da Caifa, ma sarebbe stato condotto

    davanti, al cospetto del Prefetto o Governatore, Ponzio Pilato. I Romani

    riconoscevano una sola autorit a cui ubbidire: Roma. Ma al di l della mia

    ipotesi di certo che nulla certo su chi arrest Ges e quindi gli autori

    non possono fare questa affermazione li incontr faccia a faccia

    quando lo catturarono . Ora mi chiedo e vi chiedo: se tali affermazioni

    risultano un prodotto della faciloneria interpretativa, come si pu dare

  • credito a quello che si dir? E vedremo andando avanti la stoffa delle

    ulteriori affermazioni.

    La disamina che segue si svolge abbastanza coerente con quanto sappiamo

    dai vangeli anche se il motore di ricerca sembra avere il carburatore un

    po sporco e quindi scoppietta un po. La nota n9 a pag 20 richiama

    ancora una volta i vangeli apocrifi come materiale idoneo per capire la

    figura di Cristo, citando altri autori come E. Norelli il quale un fautore,

    assieme a Pesce, ad Augias, degli studi sul Ges storico che nulla ha a

    che fare con il Ges Cristo, il Messia, colui che venuto per redimere

    lumanit attraverso la fede in Lui, il continuatore del Messaggio di

    Salvezza iniziato con Abramo . E questo fatto importante perch

    mette in evidenza la frattura che si vuole creare attorno alla figura di

    Ges-Messia per ridurlo alla stregua di un qualsiasi personaggio storico,

    sebbene importante, ma definitivamente morto e sepolto. E a questo

    tentativo, per altro intriso di supposizioni e teorie, che va interpretato il

    passo seguente in cui si citano i nomignoli dati a Ges per cercare di

    inquadrarlo in ambito della Storia delle Religioni o delle Scienze Sociali. Il

    procedimento, diremmo materialista per inquadrare Ges probabilmente

    spinge gli autori a riportare allattenzione una affermazione fatta da altri

    autori: pag 21: Dopo la morte, secondo le antiche leggende, viene

    divinizzato A quali leggende si riferiscono gli autori a cui Pesce-Destro?

    Forse le profezie contenute nel Vecchio Testamento sono leggende? Io

    conosco solo i Vangeli, quelli riconosciuti da Madre Chiesa, perfettamente

    coerenti con il proseguo del messaggio della Salvezza iniziato con il

    Vecchio Testamento; altre leggende non ne conosco. Quindi i Vangeli

    sono un luogo di leggenda? Ecco un tentativo corposo della volont di

    smontare la fede in Cristo. Lo sforzo degli autori per costruire il profilo

    del Ges storico, non si comprende, perch debba passare attraverso la

    distruzione del Ges della Fede o escatologico; sembrerebbe che

    lobiettivo sia non tanto di dimostrare levento storico di Ges, impossibile

    perch non ci sono, per cos dire, documenti laici, certificati, opere che ne

  • parlano in maniera laica, ma soprattutto in maniera estensiva, quanto per

    lo sforzo di dimostrare che il Ges della fede uninvenzione. E per

    dimostrare il Ges storico gli autori cosa fanno? Usano materiale ritenuto

    frutto di invenzione.

    Lattenzione che gli autori mettono sulla leadership di Ges pag 22 -

    appare contaminata dalle moderne concezioni che si ritrovano nella

    sociologia e nellantropologia sociale, finalizzate a fare di Ges un uomo,

    fallito infine, con intenzioni di destabilizzare la societ per costruirla

    nuova: Il mio regno non di questo mondo, non dimentichiamo questa

    affermazione che Ges fece a Pilato, se il mio regno fosse di questo

    mondo i miei servitori avrebbero combattuto perch io non fossi

    consegnato ai Giudei Gv 18, 36. Risulta inutile quindi affermare che

    egli fosse un rivoluzionario pronto a sollevare le masse contro i Romani;

    quale occasione migliore per rivendicare questo obiettivo trovandosi

    davanti a Pilato? Ma noi sappiamo che Ges venne a ricondurre il popolo

    dIsraele alla casa del Padre. Lepisodio della cacciata dei mercanti dal

    Tempio testimonia il suo zelo: Non forse scritto: La casa mia sar

    chiamata casa di preghiera da tutte le genti? Voi ne avete fatto una

    caverna di briganti! Mc 11,15, zelo che riconduce al rispetto del vero

    culto a Jahweh, corrotto dal secolarismo indotto da una classe

    sacerdotale allontanatasi dalla scienza di Dio: Avete nascosto la chiave

    della vera scienza: voi non ci siete entrati e non avete lasciato

    entrare quelli che avrebbero voluto Lc 11. E quale era la Chiave della

    scienza di Dio? Quella chiave era ed Ges Cristo, il Logos, la Parola.

    Ges non rivendic alcuna strategia politica sovversiva, ma il ripristino

    della legalit salvifica. La cacciata dei cambiavalute e dei venditori di

    colombe dal Tempio tuttavia contraddice laffermazione degli autori,

    Destro e Pesce, quando a pag 25 scrivono: La religiosit ( espressa da

    Ges N.d.R. ) non legata a luoghi specifici Ges, infatti afferm la

    centralit del Tempio, quello di Gerusalemme, nella societ del tempo, che

  • poi verr rapportato al Tempio-Corpo: ogni uomo tempio di Dio, ma il

    popolo ha il suo tempio, simbolo di pietra che va rispettato come il corpo.

    La visione di riscatto, il sogno di popolo libero dai Romani era un tema

    presente, cos lattesa del Messia liberatore, e che aveva suscitato anche

    dei rivoluzionari ma che, con armi alla mano, avevano tentato di liberarsi

    del potere romano secondo i soliti schemi della ribellione violenta. Ma

    furono episodi legati pi alla delinquenza locale che ad un disegno

    religioso, altrimenti ci sarebbero stati inevitabilmente elementi della

    classe sacerdotale nella veste di sobillatori. Ma nulla di tutto ci emerge

    dalle fonti storiche. Barabba fu uno di questi, probabilmente legato al

    gruppo degli Zeloti noti, presso i Romani, come sicarii o latrones e che

    miravano a liberarsi degli occupanti. Ironia della sorte: Yeshua Barabba

    ( nome che ritroviamo nel Vangelo di Matteo nella sua lingua originale) o

    Barabba fu contrapposto a Yeshua ben Yosef Nazarani o

    semplicemente Ges, ma se ci pensiamo bene il nome italianizzato di

    Barabba deriva, salvo considerare un errore di trascrittura, da Bar-

    Abb che significa Figlio del padre e Yeshua-Ges significa Salvatore.

    Detto questo, Pilato, pur volendo liberare Yeshua ben Yosef Nazarani=

    Salvatore fu costretto dalla folla a liberare Yeshua Barabba=Salvatore

    il figlio del padre al posto di Salvatore (Ges)? C una correlazione

    tra questi nomi che va oltre il fatto? Chiss!

    Comunque sia, Pilato volle indicare Ges come Re dei Giudei e una simile

    definizione poteva venire solo dallaver intuito il legame esistente tra

    Ges e il popolo giudaico, legame legato alla religione, poich nessunaltra

    situazione emerse tale da poter far esprimere a Pilato un giudizio

    politico, anche perch il Re dei Giudei cera ed era Erode, ed avrebbe

    potuto anche compromettere la sua posizione nei confronti di Roma,

    dellimperatore Tiberio. E forse la compromise.

    E giusto quello che affermano i due autori che Ges non incit mai a

    ribellarsi allegemonia romana, allordine costituito, ma anche vero, e qui

    st la ragione di questa sottomissione allautorit, invitava a convertirsi

  • per entrare a far parte di quel Regno di Dio che sarebbe stato instaurato.

    Era, e noi lo sappiamo, un insegnamento spirituale, lo sempre stato fin

    dalle sue prime battute: il Tempio era il corpo delluomo, di ogni uomo,

    e sarebbe stato nel tempio-corpo che il Regno di Dio si sarebbe

    manifestato. Ma questo era un insegnamento nuovo - sebbene fosse il

    proseguo del messaggio della Salvezza iniziatosi con Abramo - messaggio

    espresso anche in parabole al fine di rendere comprensibile il

    meccanismo, ma necessitava di ulteriori approfondimenti, cosa che non

    era possibile. La classe sacerdotale aveva nascosto la chiave della

    scienza e la conoscenza sullavvento del Messia, per liberare il popolo di

    Dio, aveva assunto risvolti materialistici. Da qui il fraintendimento che

    port molti discepoli alla delusione dopo la crocifissione di Ges, ma anche

    alla formazione, parallelamente, di gruppi di rivoltosi, come quello di

    Barabba, lomicida.

    Il paragrafo 7 a pag 28, dimostra la materializzazione del messaggio

    di Salvezza che prese piede tra i Giudei, la classe colta dei Giudei che

    affidava al calcolo matematico lavvento del Regno di Dio. Ma Ges si

    espresse chiaramente in tal senso, Marco 13, 32-33 e Matteo 24,36

    Circa poi quel giorno e quell'ora, nessuno sa nulla, neanche gli angeli

    in cielo, n il Figlio, fuorch il Padre E questo vale anche per i tanti

    messaggi che affollano la religiosit del nostro tempo, in cui sembra che

    molti veggenti sappiamo tutto. Noi siamo chiamati a credere alle parole di

    Ges, se cos non fosse, allora sarebbe lecito dubitare di altre cose.

    Quindi i conticini fatti dai colti Giudei, scribi o farisei o sacerdoti erano,

    furono, cose senza senso, perch prive della scienza esatta, quella

    richiamata da Ges, ma influenzarono molto il popolo. Cos gli scritti di

    Qumran che parlano della restaurazione del Regno di Dio, salvo dare in

    chiave spirituale, cristiana, la giusta interpretazione.

    Ma va aggiunto un altro aspetto legato al linguaggio. Il libro o rotolo che

    gli autori citano, il 4Q246 cita testuali parole: Dio gli verr (al Figlio di

    Dio N.d.R.) in aiuto facendo la guerra per lui: metter i popoli in suo

    potere e li getter davanti a lui il regno sar eterno tutti

    abbandoneranno la spada tutti faranno la pace. Il linguaggio usato

  • qui, ma anche in molte parabole dette da Ges, come battaglia, spada,

    fuoco, le stelle che cadranno dal cielo e per non parlare delle immagini

    che sono nel Libro dellApocalisse di Giovanni, sono riferimenti simbolici

    propri del linguaggio contemporaneo a chi li espresse. La spada, per esempio, era il mezzo per uccidere, ma anche per riportare giustizia

    attraverso la battaglia; il fuoco serviva per purificare come nei sacrifici fatti dai sacerdoti nel tempio di Gerusalemme ecc Ma in chiave moderna

    con cosa potrebbero essere sostituiti? La parola locomotiva sostitu il

    cavallo di ferro degli indiani di America e la parola fucile sostitu la

    parola bastone che sputa fuoco degli stessi, ma noi, con il nostro

    linguaggio, con cosa potremmo sostituire le parole spada battaglia fuoco ecc.?

    Nel paragrafo 8 pag 30, i nostri autori, nello sforzo di dar carne al

    Ges storico, snaturalizzano il Ges dei Vangeli, della fede, senza aver in

    possesso documenti laici che comprovino le loro affermazioni, per dar

    corpo ad unimmagine che appartiene ad un altro Ges, non violento, ma

    che assimilabile ad un leader politico. Scrivono i due: Ges non era un

    teologo con lo scopo principale di ideare teorie, divulgarle e farle

    conoscere agli altri teologi. Era un uomo di azione che voleva

    cambiare la vita delle persone, la realt concreta dei contadini e degli

    abitanti dei villaggi Cosa c da aggiungere a questa mostruosit,

    antistorica e soprattutto non scientifica dal punto di vista antropologico,

    poich, e lo ripeto, non esiste letteratura laica su Ges, ma solo quella

    religiosa. Perch quindi i due autori non prendono in esame le parabole del

    regno di Dio come quella del contadino che trova un tesoro nel suo campo,

    vende tutto e si va a godere questo tesoro? Queste parole non sono in

    evidente antitesi con la pretesa intenzione svelata dai due autori, sulla

    volont di Ges a far cambiare vita ai contadini? Senza sottolineare che in

    una societ violenta come quella di allora, il consigliare di porgere laltra

    guancia Lc 29, o consigliare di perdonare non sette ma settanta volte

    sette Mt 18, 21, come poteva cambiare la vita, dal punto di vista

    economico e sociale, degli abitanti dei villaggi? Ma i due autori, non

    prendendo in esame queste frasi, come possono inventarsi un diverso

    ruolo su Ges? E una pura invenzione infatti!!

  • Lo sforzo di creare ab novo una figura storica, che si adatti al figlio del falegname, Ges, da dove pu nascere se non dal fascino che questa figura

    esercita su tutti, ma anche vero che il fascino che esercita nasce dal

    ruolo che i vangeli hanno dato a Ges, quindi perch inventarsi cose che

    non troveranno mai riscontro per mancanza, ripeto, di documenti laici?

    Dal mio punto di vista ritengo che questo sforzo, per una ragione o per

    unaltra, abbia come scopo ultimo il negare che Cristo si Dio fatto uomo,

    ed tipico di scienza e scienziati negare ci che loro non possono vedere

    o riprodurre in laboratorio; manca loro la fede, quella che ha smosso

    personaggi altrettanto famosi, noti ma anche non noti, e che noi definiamo

    santi.

    In questo panorama, infarcito dai tanti tentativi di far passare Ges,

    bench abbia lasciato tracce importanti nella storia delluomo, come un

    uomo morto e sepolto, cosa possiamo fare se non fare il pelo e contropelo a questi saccenti, al pari di Dario Fo, che con le sue affabulazioni, spesso e coattamente legate o alla religione o al sesso,

    trasforma i vangeli in episodi carnevaleschi, conditi con un linguaggio

    fantamedioevale creato per suscitare solo ilarit.

    Con il paragrafo 2, pag 34, i due autori si cimentano sulle dinamiche di

    gruppo come se la cosa fosse di qualche importanza per dimostrare che

    Ges poteva contare sul gruppo ristretto degli apostoli per raggiungere

    una platea maggiore ed eterogenea di Giudei, al punto da affermare a pag

    35 quanto segue, e con presunzione, secondo me: Egli sarebbe stato

    molto pi isolato e meno efficace senza la presenza di compagni

    solidali sotto la sua guida Praticamente si vuole insinuare che il ruolo

    di Ges, se avesse predicato da solo, avrebbe corso il serio rischio di

    passare inosservato o, per lo meno, non avrebbe raggiunto gli obiettivi che

    Ges stesso si prefigurava: egli cont sulla forza del gruppo. Questo,

    nellottica laicista, significa far passare Ges come personaggio non

    autosufficiente. Era cos? Fu cos? Ma se Giovanni Battista che viveva nel

    deserto e che non compiva gesti eclatanti, come le guarigioni, la

    liberazione degli ossessi ecc. con la sua sola predicazione era riuscito a

    metter su un cospicuo numero di seguaci!!! I discepoli pi vicini o apostoli,

    furono tali solo per creare, dopo la morte e resurrezione, ripeto RE-SUR-

    RE-ZIO-NE, le condizioni della continuit del messaggio di Cristo;

  • costoro, condividendo con Ges le difficolt giornaliere della

    predicazione, della preghiera, furono destinati a raccontare di Lui, della

    sua speranza di Salvezza nel migliore dei modi, perch lo conobbero da

    vicino, perch vissero con Lui i tre anni pi impegnativi e formativi della

    loro vita. Se non consideriamo questo a che serve parlare di dinamiche di

    gruppo?

    Non si capisce nemmeno lanalisi sulla differenza delle tipologie sociali

    dei discepoli che fanno gli autori. Ges parl alla gente e per questo

    chiam a s la gente, di qualsiasi estrazione sociale: cerano i poveri, i

    ricchi borghesi, i militari e personaggi del Sinedrio; egli parlava al

    cuore delle persone e non parlava certo di economia o di politica, ma

    parlando al cuore incontrava i bisogni, quelli pi intimi che essi avevano,

    che noi tutti continuiamo, nonostante siano passati duemila anni, abbiamo,

    quindi chiedersi: Che tipo di persone erano non ha senso. Erano

    persone che incontrarono la speranza, che attendevano con speranza il

    messaggio della Salvezza, il bisogno di trovare il linguaggio del cuore e

    non pi quello della pietra su cui furono scritte le leggi mosaiche. E da

    questo punto di vista le persone non sono cambiate: ieri come oggi. Cos

    sar in futuro.

    Nel vangelo di Matteo, Mt1,21-28 leggiamo In quel tempo, Ges, entrato di sabato nella sinagoga, (a Cafrnao) insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorit, e non come gli scribi. E in queste parole c anche la risposta all affermazione prima citata: Egli sarebbe stato molto pi

    isolato e meno efficace senza la presenza di compagni solidali sotto la

    sua guida Lautorit con cui insegnava e predicava era la sua forza,

    poich le sue parole non erano frutto di frasi stereotipate che spesso

    ascoltiamo anche nelle messe domenicali, ma erano dirette ai bisogni che

    erano nei cuori della gente e per questo profondamente efficaci. Erano le

    parole di chi poteva dire: Io e il Padre siamo una sola cosa. Gv 10,30. Tanto pi che nel proseguo della lettura del Vangelo citato (Mt1,21-28)

    leggiamo Che mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorit. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono! La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea. Ges avrebbe potuto fare a meno di avere il codazzo, ma se scelse i

  • Dodici lo fece per costruire la struttura primitiva della sua Chiesa dopo la sua morte e resurrezione, ripeto RE-SUR-RE-ZIO-NE. E questo

    vale come risposta anche per coloro che affermano che Ges non aveva

    alcuna intenzione di fondare la Chiesa. Dal momento che si crea una

    comunit in suo nome ecco che la Chiesa bella che formata. Anche

    perch Chiesa deriva da Ecclesia che significa comunit. E Ges con i

    Dodici, per tre anni cosa fu se non una Ecclesia o Comunit? Lorganizzazione come le vicende storiche sono ben altra cosa e la storia

    testimone di come le cose sono destinate a cambiare, ma la Chiesa, intesa

    come comunit di fratelli in Cristo, rimarr in eterno perch il corpo di

    Cristo sulla terra. Come ci riferisce e chiarisce San Paolo in Col 1,18

    Paragrafo 3 pag 38

    Voler sapere chi fosse Ges dal punto di vista storico un esercizio

    destinato a fallire, ma se vogliamo sapere, conoscere, chi fosse il Ges

    che storicamente si mosse sulla terra dei Giudei troviamo la risposta nel

    Vangelo di Matteo, Mt16,15-16 Voi chi dite che io sia? Rispose

    Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente Ecco chi

    Ges: luomo nuovo, colui che in perfetta unione con il Padre e che solo in

    questa condizione potr dire, disse: Io sono la Via, la Vita, la Verit Gv 14,6. Nessun uomo, figlio di uomo, potr mai dire Io sono la Verit, al massimo potrebbe azzardare a dire Io ho la Verit. Ma la risposta

    che leggiamo in Matteo non interessa ai due studiosi, poich tutto ci che

    legato al messaggio di Salvezza, alla fede, alla trascendenza spirituale

    sembra non interessare e quindi, non entra nel merito dellanalisi.

    Il loro lavoro consiste nello scarnificare Ges lasciandogli solo qualche

    lacerto storico, ma NEMMENO TANTO VISTO LE IPOTESI CHE

    FARANNO NEL CAP 10 A PAG 244. Ma cosa rimane di Ges? Talmente

    poco da non poterne definire nemmeno la sua vita storica. Ma si insiste

    nel percorrere una strada che porta al nulla.

    A pag 38 si tratta della costituzione dei Dodici, gli apostoli, coloro che

    saranno chiamati a giudicare le dodici trib dIsraele. Gli autori scrivono:

    ... possiamo affermare che ci fu un cambiamento nella sua ( di Ges

    N.d.R.) consapevolezza Perbacco!!! Gli autori possono, sono in grado

  • di affermare... . Ora mi par di cogliere uno dei tanti elementi di

    contraddizione che si incontrano nelle loro affermazioni, poich dapprima

    danno limpressione concreta di non tenere conto, totalmente, dei Vangeli,

    ma poi prendono come sostanziale le parole contenute nella cosiddetta

    fonte Q ( dove Q probabilmente deriva dal tedesco Quelle (pron.

    Kvelle) che significa fonte, sorgente N.d.R.) Ebbene, laffermazione

    valida solo perch viene da un antico papiro? E perch quello che nei

    vangeli non pare valido? Per affermare, forse, come si fa a pag 39 :

    Ges era, quindi, convinto che il regno di Dio fosse imminente e

    perci fosse urgente prepararsi ai compiti e alle funzioni che avrebbe

    richiesto.? Capite il marchingegno intellettuale dei due? I Vangeli non

    sono fonti attendibili, ma la fonte Q lo !! E come possono affermare

    questo? Se avessero preso in esame i Vangeli o San Paolo, avrebbero

    letto che il Regno di Dio, come Ges stesso riferisce, sarebbe venuto

    solo dopo che cataclismi, guerre e terremoti avrebbero preannunciato la

    fine del mondo e linizio del nuovo mondo. San Paolo ci lasci scritto in

    1Cor 15,20-28 Ora, invece, Cristo risuscitato dai morti, primizia

    di coloro che sono morti. poi sar la fine, quando egli consegner il

    regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni

    potest e potenza. E quando tutto gli sar stato sottomesso,

    anche lui, il Figlio, sar sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni

    cosa, perch Dio sia tutto in tutti. Il Regno di Dio, come espressione

    corale, escatologica e collettiva, , sar, quindi latto finale in cui lHomo Sapiens Sapiens , lessere umano avr riconquistato la sua natura spirituale. Quindi, molto semplicemente, se San Paolo che minore di

    Cristo ha affermato tali cose, come si pu dire che Ges era convinto

    che il Regno di Dio fosse imminente? Tanto pi che San Paolo ebbe la

    pienezza della scienza di Dio attraverso la manifestazione di Cristo sulla

    via di Damasco, senza mediazioni, ma direttamente.

    A tal proposito voglio ricordare, per sottolineare come Cristo pu dare,

    rivelare direttamente alluomo la Verit e la Scienza di Dio, ci che

    accadde a San Tommaso dAquino, lautore della Summa Teologica. Due

    anni prima di morire, cosa che avvenne nellanno 1274, Tommaso si trovava

    a Parigi, dove insegnava Teologia e Filosofia, ebbene, improvvisamente

    smise di lavorare, di scrivere. A chi viveva attorno a lui e lo incitava a

  • riprendere il suo lavoro, ad uscire dalla sua chiusura totale, egli

    rispondeva: Mi sono state rivelate tante e tali cose, che tutto ci

    che io ho scritto non rappresenta nemmeno la pi pallida idea! Dio

    fece dono a Tommaso di una visione totale delle cose che lui aveva

    immaginato, intuito per tutta una vita a proposito del regno dei cieli,

    della sua struttura, facendogli conoscere in anticipo quello che avrebbe

    visto dopo la sua dipartita terrena. Quindi Dio pu tutto. ( a meno che non

    diagnosticare anche per Tommaso lepilessia, come stato ipotizzato per

    Paolo a proposito della visione avuta sulla via di Damasco nellopera

    Inchiesta su Ges di Augias-Pesce, nella quale leggiamo testuali parole:

    personalmente soggetto ad avere visioni, come quella celeberrima

    sulla via di Damasco ( a proposito della quale si parlato di un

    possibile attacco epilettico) e ancora: Si potrebbe facilmente

    obiettare,ed stato fatto, che la Maddalena era talmente presa o

    innamorata di Ges che crede di vederlo in quel giardino, in una di

    quelle che sono state definite visioni isteriche o allucinazioni

    Quindi, dire che Ges era convinto che il Regno di Dio fosse

    imminente rappresenta una tale contraddizione, a mio parere, che

    offende lintelligenza e soprattutto smaschera lincedere di una analisi

    molto distorta e parziale, tale da far sospettare che lobiettivo ultimo sia,

    in realt, il demolire il vero ruolo di Ges Cristo, anche in vista di queste

    parole, gi citate in Mc13, 32-33 e in Mt24,36:

    Circa poi quel giorno e quell'ora, nessuno sa nulla, neanche gli angeli

    in cielo, n il Figlio, fuorch il Padre. Ma andiamo avanti nella nostra

    disamina.

    Perch la scelta di dodici apostoli? La missione di Ges fu quella di

    continuare il messaggio di Salvezza iniziato con Abramo. La presenza delle

    Dodici trib dIsraele rappresenta la limitazione dellattenzione di Dio

    riservata solo agli Israeliti. Ora possiamo anche fare mille ipotesi, e ce ne

    sono gi, sul valore o significato del numero Dodici, e chiederci perch non tredici o quattordici, comunque sia, coerentemente , con questa

    ottica divina, che Ges istitu i Dodici, ma questa volta non in una visione

  • limitata ad Israele, ma al mondo intero. Leggiamo in Mc3,15 e anche

    per mandarli a predicare. Non pi il Dodici sar legato al nome della trib, ma e sar legato alla funzione evangelizzatrice. Ges nuovo

    fondatore dellultimo atto del messaggio della Salvezza.

    Fare il pelo e contropelo sinceramente appare pi faticoso che scrivere,

    poich ogni parola che si legge ti invita a riflettere e a rispondere in modo

    adeguato. A pag 40 si legge: Ges prega per avere da Dio un segno su

    quello che deve accadere. Non si sa cosa gli sia stato rivelato,

    sembra che non lo abbia mai comunicato a nessuno, ma alla fine della

    preghiera convinto che i tempi del giudizio finale di Dio sullumanit

    siano vicini.

    Queste parole scritte dai due autori mi spingono a sottolineare che:

    1) Ges si avvicina al Padre con la preghiera per condividere le proprie

    intenzioni e non per ricevere un segno come un pagano qualsiasi.

    Ricordate cosa disse prima di resuscitare Lazzaro? Gv 1,41-42 .

    Ges allora alz gli occhi al cielo e disse Padre, ti ringrazio

    perch mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto,

    ma lho detto per la gente che mi sta attorno, perch credano

    che tu mi hai mandato. Ges nel Padre e da lui e in lui egli si

    riconosce nella comunione di pensiero; non ha bisogno di cogliere

    segni come fanno i pagani o i superstiziosi;

    2) Leggiamo inoltre: non si sa cosa gli sia stato rivelato Ma

    carissimi autori, siete degli studiosi laici o siete studiosi credenti,

    cristiani? Laffermare che ci sia stata un rivelazione presuppone

    che voi crediate che Dio esiste e che parla gli uomini. Allora? Che

    operazione state facendo? Se la frase contiene un qualcosa di

    ironico perch non avete virgolettato rivelato ? In questa

    maniera dimostrate di avere della confusione in merito al Ges che

    state analizzando!! Ma c di pi. Se non si sa cosa gli sia stato

    rivelato, come fate voi a sapere che qualcosa gli stato rivelato?

    Bah!!

    3) sembra che non lo abbia mai comunicato a nessuno.. Altra

    affermazione priva di senso. Oltre a rafforzare la contraddizione

    su espressa, quel sembra presuppone lesistenza di un qualcosa

  • che prima o poi potrebbe uscire fuori, tipo un documento, un

    certificato Che analisi la vostra?

    4) ma alla fine della preghiera convinto che i tempi del giudizio

    finale di Dio sullumanit siano vicini. E qui vale quello che

    abbiamo detto prima a proposito della Fine del Mondo e del Regno

    di Dio che subito dopo verr istituito. Questa ultima affermazione

    in contraddizione con non si sa cosa gli sia stato rivelato e

    quindi, con laffermare che convinto che i tempi del giudizio

    finale di Dio sullumanit siano vicini. Non ha alcun senso poich

    non si sa, appunto cosa gli sia stato rivelato.

    5) Inoltre, rapportando la frase scritta dagli autori a pag 18 - Quello

    che non sappiamo come si convinse delle sue idee con la

    certezza che voi date del fatto che egli sicuramente ricevette una

    rivelazione durante la sua preghiera, emerge appieno come la vostra

    analisi sia priva di coerenza. E per questo semplice motivo: nella

    preghiera date per certo che abbia ricevuto una rivelazione da Dio,

    mentre non date alcun valore in fatto che Ges pass quaranta

    giorni nel deserto per prepararsi alla predicazione e alla sua

    missione. Quante preghiere e rivelazioni avr ricevuto in quei

    quaranta giorni!! Ma voi vi ostinate a tal punto da affermare che

    egli inizi a predicare senza avere piena consapevolezza di quello

    che stava facendo. Non vi viene in mente che nel deserto Ges

    ricevette la piena consapevolezza della sua missione? Non potete

    escludere questo se riconoscete che egli possa aver ricevuto una

    rivelazione nella preghiera al punto 2.

    Come vedete, cari lettori, in poche frasi c una alta concentrazione di

    contraddizioni concettuali.

    La dissertazione che segue appare sofisticata ma priva di realismo se

    si afferma a Pag 40, che Ges mandava i Dodici a due a due a predicare per qualche criterio di opportunit, peraltro non

    esplicitato.. Se non esplicitato perch affermarlo? Come si fa ad

    affermare una cosa che non si conosce, tanto pi che si ammette di

    non conoscerla? Tutte le ipotesi valgono, tra le quali anche quella che

    vede Ges mandare gli apostoli in giro, a predicare, in coppia, per

  • evitare che un singolo apostolo potesse scoraggiarsi o impaurirsi

    davanti ad unimpresa come quella di esorcizzare o guarire i malati o

    addirittura essere cacciato, malmenato. Avere un compagno significa

    avere un appoggio con cui parlare, confrontarsi per non perdere di

    vista la propria missione. Succedeva allora come succede oggi. Andare

    a guarire gli impossessati sconvolgerebbe qualsiasi mente se non

    supportata da una forte fede o da una mano amica che ti possa

    ricordare quanto potente sia il nome di Ges.

    Il resto della lettura sembra un esercizio dialettico sulla sociologia di gruppo per rassicurare gli accademici colleghi, sempre pronti a demolirsi tra di loro con il tipico quanto becero fare italico. Ma il

    problema di fondo rimane sempre i bisogno di coerenza e onest

    intellettuale.

    Il paragrafo 4, pag 41-43 sottolinea come Ges parlasse in maniera

    chiara con i Dodici, mentre con gli altri discepoli, seguaci, il popolo, la gente quelli di fuori, parlasse in parabole, affinch, come ricorda Mc

    4,12, pur ascoltando non intendano , senza dimenticare che il parlare in parabole alla folla, affinch non potesse intendere ci che

    ascoltava coerente con il metodo di insegnamento che risale al

    profeta Isaia Is 6,9-10.

    Ma allinterno dei Dodici, Ges si scelse alcuni con cui stringere una maggiore amicizia e renderli partecipi di esperienze negate agli altri.

    Questo vero: Pietro, Giovanni e Giacomo appaiono essere prediletti,

    ma non dimentichiamo che Ges conosceva a fondo il cuore degli uomini

    e le sue scelte furono in funzione del Messaggio salvifico. Pietro

    sappiamo che ruolo avr poi; di Giovanni, lapostolo prediletto,

    sappiamo che Ges gli affid la madre dalla croce e la Chiesa gli

    attribuisce anche la stesura del Libro dellApocalisse; Giacomo per

    ragioni, connotazioni che a noi sfuggono. Ges parlava s a uomini, ma

    pensando ai loro cuori e alle loro menti.

    Ma anche vero che ai Dodici, come riferiscono gli autori, vennero conferiti i poteri di esorcizzare e di guarigione. Questo aspetto li

    rende tutti e dodici dei prediletti, li mette sullo stesso piano. Ma

    lesorcizzare e il guarire, va sottolineato, seguono la predicazione,

    quindi: Ges aveva istruito anche gli altri ai segreti del Regno di Dio,

  • per cui, possiamo tranquillamente affermare, che se vero che i tre

    prediletti siano stati testimoni di eventi straordinari, anche vero

    che, dal punto di vista dellindottrinamento sul Regno di Dio, tutti

    ricevettero lo stesso trattamento pedagogico. Bench sfuggir loro il

    senso profondo che verr poi tutto sar svelato grazie allo Spirito

    nellevento della Pentecoste.

    Non appare chiaro cosa, invece, i due autori intendono - pag 44- con:

    Ges con la scelta dei dodici aveva lintenzione di ricostituire

    Israele, di inaugurare il regno, a partire dallistituzione dei giudici

    che avrebbero presieduto il giudizio universale. Intendono la

    Gerusalemme spirituale o intendono insistere con la versione che Ges

    fosse convinto dellimminente instaurarsi del Regno di Dio sulla terra?

    Qui non lo specificano i due autori, preferendo rimanere sul vago

    senza esprimersi apertamente. Per, nel proseguo della lettura, danno

    ad intendere che essi propendono per il secondo punto di vista. Infatti

    scrivono: Dopo la sua scomparsa ( la morte di Ges, ma non la sua

    resurrezione N.d.R.) fra i suoi seguaci si diffusero nuove idee sul

    gruppo dei Dodici. In pratica: i seguaci, stando al punto di vista dei due autori, dopo aver constatato il fallimento della missione di Ges,

    pur rimanendo fedeli al suo insegnamento dovettero adattarlo ad altre

    soluzioni. Questo mi par di comprendere.

    Il paragrafo 5, pag 44-47, mette in evidenza la questione delle

    aspettative che gli apostoli e i seguaci si crearono con linsegnamento

    di Ges sulla venuta del Regno di Dio. Si fa cenno alla pretesa della

    madre di Giovanni e Giacomo, figli di Zebedeo, di volerli vedere seduti

    sullo scranno pi alto del regno Mc 10,35-40. Non va

    strumentalizzato pi di tanto questo passo, poich reale la visione

    poco chiara dei discepoli salvo lilluminazione di Simon Pietro che

    rivela di aver compreso chi Ges. Mt 16,13-19 Ma un momento

    di grazia spirituale che per annuncia la realt del Regno di Dio, una

    realt meramente spirituale, dapprima, grazie alla quale la Giustizia di

    Dio potr, poi, incarnarsi anche sulla Terra. Per il resto, le difficolt

    dei Giudei a comprendere la vera essenza del Messaggio della Salvezza

    sta nel fatto che la Legge, la Torah e gli insegnamenti degli scribi,

    della classe sacerdotale, avevano distorto tale messaggio e radicato

  • credenze errate. Non deve quindi stupire se gli stessi apostoli e tutti

    gli altri discepoli verranno presi da turbamento alla morte in croce di

    Ges. Infatti costoro, saranno totalmente messi nella condizione di

    comprendere la realt di Cristo nel cenacolo, con Maria, narrato negli

    Atti. Non vanno nemmeno strumentalizzate le parole di alcuni discepoli

    di Emmaus riportate dai due autori: Noi speravamo che fosse lui a

    liberare Israele. Gv 6,68-69. Pi avanti infatti scritto ( e qui a

    mio parere leggo della malafede, ) lo sconosciuto risponde ai

    discepoli in questo tono: Sciocchi e tardi di cuore nel credere alla

    parola dei profeti. Non bisognava che il Cristo sopportasse queste

    sofferenze per entrare nella sua gloria? Gv 6, 25-26.

    Ecco dunque: Ges ricalc le profezie in obbedienza alle, diremmo con

    linguaggio moderno, disposizioni del Padre. E il saper interpretare nel

    modo giusto le profezie era compito dei sacerdoti, compiti che hanno

    mancato influenzando cos leducazione del popolo in merito al Messia.

    E questo errore dura ancora, visto che gli Ebrei sono ancora in

    attesa del Messia. Ma non finita riguardo ai discepoli delusi di

    Emmaus, poich Giovanni ci riferisce Gv 6, 30-31 Quando fu a

    tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezz e lo

    diede a loro. Allora si aprirono i loro occhi e lo riconobbero.

    Riconobbero Ges risorto dallo spezzare il pane un rito innovativo,

    introdotto dalla devozione (cristiana), evidentemente sin da subito, se

    fu sufficiente a riconoscere Ges Cristo risorto. Questa

    sottolineatura per affermare nuovamente che la figura di Ges non

    pu essere estrapolata come e quando si ritiene possa compiacere le

    proprie riflessioni, per supportare idee che risultano poi essere

    fantasiose.

    I paragrafi 7 e 8 pagg 47-52, vanno intesi secondo quando detto,

    salvo fare attenzione a come viene inteso il passo evangelico citato a

    pag51 allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a

    prenderlo; poich dicevano. E fuori di s Mc 3,20-21. Il

    credere che Ges fosse fuori di s appartiene al periodo di inizio

    della sua predicazione pubblica; nessuno aveva mai inteso parlare di

    Ges, salvo i suoi compaesani che lo conoscevano come il figlio del

    falegname, quindi era comprensibile pensare di lui come ad una

    persona stramba, strana, posseduta. Ho voluto sottolineare questo

  • perch le frasi evangeliche sono riportate allinterno di un discorso

    avanzato e non iniziale.

    Spesso gli autori fanno riferimento ai vangeli per analizzare una frase

    contenuta, in termini simili, allinterno di essi. Nella fattispecie della

    citazione evangelica contenuta a pag 52, paragrafo 9, questo non

    avviene. Perch? Rimango del parere che i due autori si ostinano nel

    voler dimostrare che Ges fu solo un uomo, grande, ma uomo; sub la

    stessa sorte di tutti gli altri uomini, ossia morti e sepolti. Infatti essi

    citano il Vangelo di Marco, Mc 8, 29, allinterno della riflessione sui i

    tanti dubbi che assalirono i seguaci di Ges. Essi scrivono: Egli, per,

    vuole mostrare che soltanto Pietro (e non la gente) ha compreso

    che Ges il Messia. Alla domanda: E voi che dite che io sia?

    solo Pietro gli risponde, infatti: Tu sei lunto, il messia. E pi

    avanti i due autori affermano: nel racconto di Marco, Pietro ha

    una concezione di unto o messia che sintomatica della sua

    cultura. I due autori cos, vogliono dimostrare che Pietro laveva

    buttata l, giusto perch figlio della sua cultura, cercando di dare una

    spiegazione al sentimento di meraviglia che Ges destava nelle folle:

    uno che si comporta cos (seda le tempeste, guarisce i malati, scaccia i

    demoni) non pu essere che il messia. Ma i due dimenticano quello

    che disse un altro evangelista, Matteo, al cap 16, 15-17 Voi chi dite che io sia? Rispose Simon Pietro: Tu sei il Cristo, il Figlio

    del Dio vivente. E Ges rispose: Beato te Simone figlio di Giona, perch n la carne n il sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che nei cieli. Ecco il senso pieno dellaffermazione citata dai due autori: non il frutto di un retaggio culturale ( la carne e il

    sangue), ma dellapertura della mente di Pietro grazie allazione

    dello Spirito, poich senza lazione dello Spirito Santo nulla si pu

    comprendere del mistero di Cristo. Ma questo i due autori lhanno

    taciuto; riferire questo passo evangelico sarebbe stato un errore per

    dimostrare lindimostrabile. Ora le parole contenute nel paragrafo 9,

    sotto questo punto di vista vi appariranno pi chiare, anche laccusa

    che Ges lancia nei confronti di Pietro che ragionava secondo gli uomini.

  • Il paragrafo 10, pagg 54-57, una riflessione sullinstaurazione del

    Regno di Dio, ma anche una riflessione sugli eventi escatologici che lo

    precederanno. Guerre, terremoti, disordini sociali, ma siccome di questi

    fenomeni la Storia delluomo ne piena, non possono essere che immagini

    simboliche, di un travaglio oltre che personale anche collettivo. Infatti il

    Regno di Dio arriver solo dopo che la predicazione del Vangelo si sar

    compiuta. Ma non va intesa solo come l ascolto di una predicazione via

    etere, ma come la conversione dei cuori. E accanto a questa attesa c la

    tribolazione di chi impegnato a predicare il Vangelo. Il Re dIsraele

    acclamato allentrata in Gerusalemme di Ges, a dorso di un asino,

    limmagine di Cristo che entra nei cuori, nella Gerusalemme dello spirito.

    Ognuno di noi paragonabile ad una Gerusalemme e questa va intesa

    anche con la parabola delle Dieci vergini sagge che accendono le lampade

    in attesa dello sposo Mt 25, 1-13. Non dobbiamo quindi meravigliarci,

    anche per quello che stato detto precedentemente, se i discepoli e gli

    apostoli ebbero una visione distorta degli avvenimenti ultimi: solo dopo la

    resurrezione Ges aprir loro gli occhi sul senso reale nascosto dietro le

    simbologie e i messaggi legati al Vecchio Testamento. D'altronde la Legge

    veterotestamentaria fu scritta nella pietra, quella di Cristo fu stata

    scritta nei cuori, da sempre, ma solo con lui fu svelata, quindi una

    traccia di crescita spirituale personale e collettiva naturale. Genetica.

    Capitolo 3 pag 58

    Il paragrafo 1 esordisce con: Tutto lo sforzo di Ges era dominato

    dallaspirazione che Dio trasformasse il mondo, che realizzasse il suo

    dominio in terra. Facendo, ancora una volta, intendere che Ges avesse

    frainteso o non avesse chiaro in mente il proprio mandato, la propria

    missione. In soldoni, secondo i due autori, Ges sperava che la sua

    predicazione facilitasse, promuovesse, linstaurazione del Regno di Dio

    sulla terra durante la sua vita terrena. Questo lennesimo tentativo di

    distorcere la figura di Ges Cristo, facendola passare per un

    rivoluzionario pacifista, ma rivoluzionario legato solo agli sviluppi

    politici della sua terra. Un Ghandi ante litteram. E con questa chiave

    distorta che gli autori danno una lettura errata alle parole del

    Padrenostro venga il tuo regno, una invocazione riguardo alla quale

  • i due autori soffiano lipotesi che non sia direttamente venuta da

    Ges. Ma con quale prove dicono questo? Si possono fare affermazioni

    basate su ipotesi che appartengano ad altri studiosi? Le ipotesi sono

    tali perch non sono verit e quindi non possono essere oggetto di

    affermazioni. Ripetiamo, ripeto ancora che con Cristo, duemila anni fa, si

    concluse il messaggio della Salvezza iniziato con Abramo, ma che durer

    per tutte le generazioni a venire, in quanto ogni uomo Tempio di Dio e

    Gerusalemme, la citt santa.

    Era un uomo che non aveva altro potere, se non quello, enorme, della

    parola. Cos dipingono i due autori Ges a pag 59. Quindi, un individuo

    che risorge i morti e i cadaveri che gi puzzano, dona la vista ai ciechi,

    guarisce i paralitici, calma le acque del lago di Tiberiade soggette alla

    tempesta, libera gli ossessi ecc non altro potere, se non

    quello,enorme,della parola. ?

    Se poi gli autori volessero dire che tramite la sua parola egli compiva i

    prodigi qui elencati il discorso un altro, ma andava esplicitato e chiarito;

    cos come messa la cosa rafforza lipotesi che i due fanno di Ges, ossia

    che era un ottimo predicatore e basta.

    Il paragrafo 2, pag 59, scorre su una analisi che non suscita perplessit,

    tranne le considerazioni che i due autori, fanno sulla parola spada, si fa

    intendere che essa viene nominata nei vangeli come strumento di divisione

    e di difesa. Ovviamente un richiamo simbolico ad uno strumento in uso

    allepoca, un richiamo ad usi e costumi coerente con le parabole che usano

    oggetti e mestieri in uso per raccontare del Regno di Dio. Ma a questo

    punto la riflessione dei due autori avara si spiegazioni che sarebbero

    dovute andare in questa direzione, tant che scrivono pag 61- testuali

    parole: la spada simbolo inequivocabile di lotta e di scontro corpo

    a corpo ( il problema se si tratti di spade reali o metaforiche qui

    trascurabile), Beh, sarebbe stata trascurabile se fosse emersa la reale

    interpretazione, ma questa viene taciuta. Sarebbe stato sufficiente

    andare oltre il citato episodio del discepolo, che nellorto del Getsemani,

    al momento della cattura di Ges, taglia con la spada un orecchio ad una

    guardia. Ges infatti reagir dicendo, Gv 18,13 chi di spada ferisce

    di spada perisce. Con questa risposta Ges sottolinea che la sua strada

    non la violenza, ma ..porgi laltra guancia, poich portare la

  • giustizia sulla terra affare di Dio, quindi, conseguentemente, la sua

    Rivelazione-Rivoluzione non prevede spade!!! E talmente ovvio che,

    ovviamente, ai due, hem sfugge.

    Paragrafo 3, pag 62

    Non emergono particolarit tali da fermarsi a riflettere pi di tanto,

    salvo il concetto che viene messo in evidenza con il passo evangelico Lc

    14,26-27, con il quale gli autori si soffermano sul concetto delle divisioni

    in famiglia a causa di Cristo: Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non pu essere mio discepolo. che se messo a stretto confronto con quello che leggiamo poi: In conclusione, Ges stesso cercava un

    certo tipo di rottura, perch voleva opporsi alle situazioni che

    impedivano di cambiare vita e aderire a quella che egli considerava

    essere la volont di Dio. Par di capire che linterpretazione che i due

    danno al passo del vangelo citato sia univoca: Occorreva distruggere per

    ricostruire, passando anche attraverso la rottura dei nuclei familiari! Chi

    ha sviluppata la fede e la riflessione sapr che le cose non sono cos:

    lodiare citato nei vangeli a noi noti ( quello di Tommaso non ci interessa)

    significa solo un invito a comprendere che oltre la realt parentale

    naturale esiste una realt parentale superiore che quella di Dio. Tutti

    noi siamo figli di Dio e quindi mio padre e mia madre cosa sono se non

    fratelli in Cristo? Odiare significa ribaltare il punto di vista naturale,

    rompere, da un punto di vista spirituale, con la cultura patriarcale, poich

    sopra tutti noi c la volont di Dio a cui anche i padri ( specialmente quelli

    dellepoca di Ges) erano soggetti: una autorit superiore, quella antica,

    ma nella, potremmo dire, versione nuova: non pi il Dio della vendetta o

    degli eserciti, ma il Dio dellamore. E quindi: come si pu odiare se si

    chiamati ad amare il prossimo come se stessi?

    Non ordin Dio stesso Onora il padre e la madre? E come poteva Ges

    contraddire la volont di Dio? Quindi, ci che i due scrivono perch

    voleva opporsi alle situazioni che impedivano di cambiare vita e

    aderire a quella che egli considerava essere la volont di Dio. appare

    fuorviante, irrazionale e in piena contraddizione nei confronti del

    Messaggio di Cristo. Daltronde abbiamo anche Paolo pi tardi inviter

  • gli schiavi a rimanere in questa situazione, accentandola, poich essi

    erano ormai liberi in Cristo (1Cor 7,21) Chi pi dello schiavo auspica a

    rompere le catene? Eppure chi in Cristo libero poich levento

    terreno nulla di fronte alla maestosit della realt spirituale.

    Il paragrafo 4 pag 65 affronta le reazioni che il potere costituito,

    sacerdotale e politico, manifesta alla predicazione di Giovanni Battista e

    Ges. Nulla da eccepire poich tipico di ogni epoca culturale guardare

    male chi denuncia il malaffare e limmoralit.

    Il paragrafo 5 pag 67 inizia con una affermazione ambigua, nel senso che

    mette in luce o lillusione di uno che si crede rivoluzionario, nel senso a noi

    noto o di chi porta avanti un programma di rinnovamento la cui chiarezza

    limitata. Gli autori scrivono: Convinto di essere investito di un compito

    preciso, Ges annunciava il dominio di Dio sulla terra Questa

    apparentemente innocua affermazione, contiene la negazione della

    divinit di Ges, Figlio di Dio, inviato a realizzare lultima parte del

    Messaggio della Salvezza. Inoltre dire che annunciava il dominio di Dio

    sulla terra rivela un gap culturale e religioso: gli Ebrei sapevano da

    sempre che la terra appartiene a Dio e che il suo dominio su essa non

    venne mai meno da quando Abramo usc da Uhr. Quindi? Che senso ha

    questa affermazione? Giusto per dire? Gli Ebrei erano gi indottrinati

    sulla fine del mondo e su quello che sarebbe accaduto, possiamo cos

    riassumere:

    Secondo la tradizione giudaica, quelli in vita durante i tempi della

    fine vedranno:

    1. La riunione degli ebrei dispersi nella realt geografica d'Israele;

    2. La disfatta di tutti i nemici di Israele ( Il giudizio finale);

    3. La ricostruzione dell'edificio (oppure il miracoloso riposizionamento

    per intervento divino) del terzo tempio ebraico di Gerusalemme e la

    restaurazione delle offerte sacrificali e del sacerdozio nel tempio;

    4. Il ritorno in vita dei morti (in ebraico techiat hameitim), oppure la Risurrezione intesa in qualche modo;

    5. Ad un certo punto, il Messia degli ebrei dovrebbe comparire, ed

    essere unto dagli alti sacerdoti come il Re di Israele. Lui divider i

  • giudei di Israele nello loro suddivisioni tribali ancestrali nella terra

    promessa. Durante questo tempo, Gog, re di Magog, attaccher Israele. Quali siano le nazioni di Gog e Magog risulta molto vago, praticamente indefinito. Magog combatter una grande battaglia, nella quale molti moriranno in entrambi gli schieramenti, ma Dio

    interverr a salvare i Giudei. Questa battaglia viene definita

    l'Armageddon. Dopo aver annientato questo suo nemico finale una

    volta e per tutte, in pieno accordo alla costruzione di un mondo

    perfetto, Dio vieter ed impedir ogni forma malvagit

    dall'esistenza umana. Dopo l'anno 6000 (nel calendario ebraico), il

    settimo millennio sar un era di santit, tranquillit, vita spirituale,

    e pace universale, era denominata dagli ebrei Olam Haba ("Mondo Futuro"), dove tutte le persone avranno una conoscenza diretta di

    Dio."

    "Tutto Israele ha una porzione nel mondo a venire" (Talmud Sanhedrin 10:1; cfr Zaddiq): Nel Ramban, lo scrittore Nahmanide interpreta il "mondo che verr" come il bene ultimo e lo scopo della creazione, dunque Nahmanide sostiene che il concetto del "mondo che verr" in realt si riferisca alla risurrezione dei morti. Un evento che dovrebbe accadere

    dopo l'avvenuto inizio dell'Era messianica. Nel libro del Ramban si legge

    che tutto il popolo d'Israele, tutti gli ebrei di tutti i secoli, includendo i

    suoi peccatori, avr una porzione in questo periodo di risurrezione. (dalla

    Tzemach Tzedek, Derech Mitzvosecha, Legge di Tzitzis).

    Ges cosa predicava? Invitava gli uditori a convertirsi, ma usava un

    linguaggio non pi simbolico legato alla tradizione; usava un linguaggio

    nuovo, quello che caratterizzer i giorni a venire con Paolo. Non pi

    simbolismi corali diretti ad una stirpe, ma appelli diretti al cuore e alle

    coscienze di ognuno di noi, invitati a comprendere che tutta lescatologia

    della salvezza avviene dentro ognuno di noi. Questo il messaggio di

    Cristo. I tempi sono maturi per comprendere, ma accompagnando la sua

    predicazione con eventi miracolosi, suscit la rabbia di una classe

    sacerdotale sclerotizzata su riti stanchi e vuoti, ormai, dello Spirito di

    Dio. Mos e i profeti avevano fatto il loro tempo!! Dio si era manifestato

    in suo figlio, Ges Cristo, lUomo Nuovo, preannunciando la nuova era in

    cui lumanit verr spinta verso una nuova consapevolezza. Ricordate cosa

  • disse Ges alla Samaritana? Gv 4,13-21 Rispose Ges: Chiunque beve

    di quest'acqua avr di nuovo sete; ma chi beve dell'acqua che io gli

    dar, non avr mai pi sete, anzi, l'acqua che io gli dar diventer in

    lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna. Signore, gli

    disse la donna, dammi di quest'acqua, perch non abbia pi sete e

    non continui a venire qui ad attingere acqua... Gli replic la donna:

    Signore, vedo che tu sei un profeta. I nostri padri hanno adorato

    Dio sopra questo monte e voi dite che Gerusalemme il luogo in cui

    bisogna adorare. Ges le dice: Credimi, donna, giunto il

    momento in cui n su questo monte, n in Gerusalemme adorerete il

    Padre.

    n su questo monte, n in Gerusalemme questa la rivelazione, il

    mistero tenuto nascosto per secoli, come ci dice Paolo. Ogni uomo

    Figlio di Dio e in ogni uomo avverr linstaurazione del Regno di Dio. Non

    pi un evento legato alla legge, ad un luogo, ma un evento, da sempre

    esistito, ma con Ges rivelato, un evento che riguarda, che guarda alla

    genetica delluomo, essere creato per manifestare la deit: creato ad

    immagine e somiglianza di Dio E luomo la Gerusalemme in cui verr

    unto Messia il Figlio di Dio, Ges Cristo.

    Ora come si fa a sostenere che Ges fosse un rivoluzionario dalla sola

    caratura umana? Ma loro lo credono e lo sostengono, ingarbugliando

    limmagine di Ges con limpasto di una esperienza meramente storica,

    tant che questa loro cecit li spinge a scrivere, pag 70: Da

    Gerusalemme, per esempio, si allontanava la sera per andare a

    rifugiarsi a Betania o sul monte degli Ulivi: temeva che lambiente

    della citt non gli garantisse sufficiente protezione. In poche parole,

    Ges, fanno capire i due autori, aveva paura di essere catturato!! Banale

    considerazione che nasce dal non tener conto di molti aspetti che sono

    contenuti nel Vangeli.

    Nella riflessione che i due autori fanno sulle invettive che Ges rivolge

    ai prepotenti, ai ricchi essi finiscono per distorcere il significato

    addirittura delle beatitudini. Affermano infatti, pag 68 che: Matteo

    spiega le disgrazie e i dolori di chi puro di cuore per affermare che

    saranno domati e annullati nei cieli ( Mt 5,10) Il regno sar dunque

  • dei deboli, che erediteranno al contempo la Terra dIsraele (Mt 5,5),

    propriet esclusiva di Dio e dono agli uomini Allora, se leggiamo Mt5,

    10 leggeremo: Beati i perseguitati per causa della giustizia, perch di

    essi il regno dei cieli e in Mt 5,5 leggeremo: Beati i miti, perch

    erediteranno la terra. Esiste una bella differenza di immagine con

    quella data dagli autori di unumanit disgraziata e addolorata e, infine,

    debole. I perseguitati a causa della giustizia sono coloro che vengono

    perseguiti perch aspirano alla giustizia, ossia a Dio, saranno i martiri; i

    miti sono coloro che hanno accettato Cristo nel loro cuore e, avendo

    sviluppato lesatta visione esistenziale, saranno coloro che porgeranno

    laltra guancia, non risponderanno alla violenza con la violenza. Tutti

    costoro sono coloro che avendo accettato il messaggio di Cristo e

    avendolo compreso fino in fondo, diventeranno oggetto di critica e di

    persecuzione, come ora in Africa e in Siria, grazie al nuovo profeta

    dellIslam, il califfo, sono vittime della violenza mussulmana. Quindi la

    speranza a cui si riferiscono gli autori a pi pagina, che i discorsi di Ges

    vogliono instillare negli ultimi, non la speranza di un riscatto terreno,

    (come annunciano i Testimoni di Geova, che nei pi ignoranti tra i loro

    membri hanno gi individuato la viletta in cui andranno ad abitare quando

    Geova avr trucidato i legittimi proprietari infedeli) ma la speranza che la

    Giustizia, ossia la volont di Dio, trionfer su tutti. E un invito a

    accogliere cristianamente le sofferenze, e questo sta a significare che

    occorre dare il senso giusto, secondo la visione cristiana, alle cose, agli

    eventi personali e non, agli atteggiamenti di chi ci sta vicino. E quello che

    io chiamo essere la giusta visione esistenziale della propria vita.

    Il paragrafo 7 pagg 71-74 sottolinea come Ges, con le sue predicazioni

    rompe definitivamente lo schema e il rapporto che legava la classe

    sacerdotale alla societ. Denuncia le ipocrisie e la ricchezza fine a se

    stessa e, ovviamente, chiama in causa i potenti. La sua attivit di

    guaritore poi, fa emergere come egli non sia solo un parolaio ma,

    mostrando lamore e il perdono di Dio, si impone come un vero profeta.

    Tutto ci inevitabilmente susciter lira dei potenti, della classe

    sacerdotale e quindi linizio della trama che lo vedr accusato e

    denunciato. E Ges lo sapeva. Per questo la parabola al pargarafo 8, pag

  • 75, denuncia che la ..pietra scartata diventer pietra dangolo.. Mc

    12,10. Egli sapeva come sarebbe finita la sua parabola terrena, ma le

    profezie dovevano compiersi. E quindi non lesin la sua critica al sistema

    sclerotizzato. Gli autori cercano di sminuire la continuit narrativa del

    Vangelo di Marco, affermando che la frase citata sia estranea al

    contesto evangelico stesso. Essi, gli autori, scrivono: Bisogna anzitutto

    rendersi conto che essa proviene dalla Sacre Scritture giudaiche: si

    tratta del versetto 22 del salmo 118... ecco, il caso proprio di dire

    che la coppia Destro-Pesce ha scoperto lacqua calda. Perch? Perch i

    salmi erano noti a Ges, in quanto era il libro delle preghiere che veniva

    usato nelle cerimonie e quindi, chiss quante volte Ges pronunci le

    parole del salmo nelle preghiere dentro le sinagoghe. Egli fino a trentanni

    visse come tutti Giudei del suo tempo rispettando il calendario liturgico

    delle festivit. Quindi a che serve affermare quello che dicono gli autori?

    Vogliono far emergere il Ges storico e poi non tengono in considerazione

    la sua osservanza della Legge e nelle occasioni cerimoniali, la lettura dei

    salmi.

    Assai debole linterpretazione che segue poi la riflessione sul versetto

    in oggetto: affermando che la pietra angolare non Ges, significa negare

    a Ges stesso la piena consapevolezza della sua missione. Egli, con la sua

    crocifissione, non forse paragonato ad una pietra scartata? Con la

    sua resurrezione non forse diventato la pietra dangolo di un nuovo

    sistema? Il punto di riferimento strutturale su cui appoggia la chiesa,

    la nuova Gerusalemme?.

    Gli autori, iniziano sempre pi a citare il Vangelo di Tommaso, che,

    sappiamo, considerato apocrifo e questo riferirsi continuo ci spiazza, mi

    spiazza, poich si allontana dallobiettivo che i due autori si sono posti si

    dallinizio, ossia raccontare il Ges storico e non quello della fede. Quindi,

    mi chiedo: perch riferirsi anche al Vangelo apocrifo quando quelli

    sinottici sono di per se esaustivi? E il caso della riflessione al paragrafo

    8, pag 74, che pongono lipotesi di un Ges che si sente rifiutato in

    rapporto alla parabola dei vignaiuoli uccisi assieme al figlio del padrone

    della vigna. Ci che dice Marco, per i due non va bene, ossia che il figlio

    del padrone della vigna in realt Ges, ma i due mettono in dubbio

    questa visione. Ma oltre tutto sembrerebbe che i due autori abbiano

  • anche la certezza che il Vangelo di Marco fosse stato redatto

    appiccicando tra loro detti di Ges senza che lautore sapesse dove e

    quando fossero state, le parabole, dette da Ges. La loro sicurezza

    strabiliante!!! Secondo me umilia la procedura scientifica che vorrebbe

    che almeno qualche documento stabilisse e supportasse ci che essi

    affermano. Le ipotesi per i due diventano certezza. Ma quel che pi

    strabilia che si continua a portare avanti lipotesi che Ges credeva

    fermamente che il Regno di Dio poteva manifestarsi con lui in vita e

    quindi, il rifiuto da parte di alcuni pezzi della societ giudaica, secondo gli

    autori, lo turbassero. Ma non solo e concludo, leggendo le ultime battute

    di questo paragrafo, emerge la certezza ( per i due) che il taglia e cuci

    operato da Marco nella stesura del suo Vangelom, abbia dato come

    risultato un Ges virtuale, nel senso che con il suo Vangelo Marco abbia

    cucito addosso a Ges un ruolo inventato, quindi falso, ossia il ruolo di

    redentore del mondo a venire, quello avulso dal contesto sociale e

    confinato in quello spirituale e non di un liberatore di Israele come, nella

    realt, Ges avrebbe voluto essere in vita. Ecco le parole che usano gli

    autori, a pag 76, per affermare questo: Marco le ha tolte ( le parole

    di Ges N.d.R.) dai luoghi in cui giacevano e le ha riutilizzate per

    costruire un altro discorso, in cui hanno assunto un senso diverso. In

    soldoni: Marco con il suo lavoro ha stravolto il messaggio di Ges e per

    duemila anni generazioni di cristiani, di martiri e santi, hanno inseguito

    lucciole per lanterne. Complimenti ai due!!!

    Capitolo 4

    Non mi soffermo sula paragrafo 1, poich una analisi storica sulla

    gestione romana della Palestina, della terra di Giuda e, sappiamo, come si

    comportavano i Romani quando le sommosse si manifestavano.

    Mi soffermer invece sulla riflessione che i due autori fanno a proposito

    della pericolosit, che poteva suscitare sulla sua stessa persona, la

    predicazione di Ges. E chiaro che il giudizio che i due autori hanno di

    Ges confinato dentro i parametri umani rapportabili a qualsiasi

    individuo che voglia fare il leader di una rivoluzione qualsiasi, vedi Ghandi,

  • vedi Martin Luter King, vedi Malkom X; gli stessi rivoluzionari

    risorgimentali, come Leonida Montanari, avevano una visione nuova della

    societ, improntata sulla libert individuale ecc. e molti di loro sono stati

    ammazzati a causa della loro idea di societ. Certo, anche Ges aveva la

    sua idea di societ, coerente con la volont di Dio e quindi una societ

    fatta da individui pienamente coscienti della loro natura, fratelli tra loro

    e amanti della pace e della conoscenza ultima, ma questo aspetto terreno

    solo marginale alla missione di Ges. Per cui, se non si crede che Ges

    il Cristo, il Messia, il figlio di Dio, Dio stesso che in lui trov

    compiacimento, allora possiamo affermare assieme ai due autori che la

    missione di Ges fu fallimentare. Questo in realt ci che i due vogliono

    dimostrare. Ma non potendo escludere appieno laspetto spirituale della

    missione di Ges, visto che non si pu fare a meno di prendere in esame le

    parole che Cristo profer ai discepoli, alla folla, le contraddizioni

    dellanalisi dei due, inevitabilmente, non possono fare a meno di emergere.

    Pensare quindi che Ges fuggiva per paura di essere catturato e messo a

    morte stride in realt con quello che egli disse.

    Intanto una prima contraddizione ( una delle tante) emerge fortemente e

    riguarda le precedenti affermazioni. Per esempio abbiamo letto quanto gli

    autori hanno scritto a proposito del Vangelo di Marco a pag 76;

    riproponiamo le parole: Marco le ha tolte ( le parole di Ges N.d.R.) dai

    luoghi in cui giacevano e le ha riutilizzate per costruire un altro

    discorso, in cui hanno assunto un senso diverso e questo appare chiaro

    di per se, ma poi a pag 82 affermano: Ci sono per frasi attribuite a

    Ges (gi dalla tradizione orale che precede i Vangeli) che ci aiutano

    a comprendere il suo ( di Ges N.d.R.) pensiero. I due autori

    riconoscono che esistette una tradizione orale prima della stesura dei

    Vangeli e quindi, come tutte le tradizioni orali che si rispettano, queste

    indicano anche i luoghi in cui i fatti avvennero. Allora Marco come pu

    aver fatto dei racconti di Ges un Vangelo somigliante ad un

    patchwork con un senso differente dalla realt storica? Come possono i

    due affermare questo?

    Passiamo oltre: i due citano il passo del vangelo di Mc8,34-35, che cos

    recita: Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso,

  • prenda la sua croce e mi segua, Perch chi vorr salvare la propria vita la perder; ma chi perder la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salver. E ne danno una visione terrena, al pari di un avvertimento di un capopattuglia che in unazione di guerra dice a i suoi:

    Voi vi siete offerti volontari, ma se ci rimettete la pelle sappiate che lo

    avete fatto in nome della missione che abbiamo scelto di compiere.

    Quindi Ges, secondo i due, mette sul chi va l i propri discepoli sul

    rischio di seguirlo, rischio che anche lui teme fortemente, la punto tale

    che i due autori affermano a pag 81: Voleva ( Ges N.d.R.) portare

    avanti il proprio progetto fin dove possibile, evitando attacchi che lo

    avrebbero messo fuori gioco. e pi avanti: limmagine che emerge

    dai Vangeli quella di un leader concentrato sul proprio progetto e

    che fa di tutto per portarlo a termine. Appare chiaro, ancora con pi

    evidenza, che i due autori considerano Ges alla stregua di un leader come

    Martin Luther King, il quale per, sappiamo, non faceva miracoli, ma che

    sicuramente aveva un sogno ( I have a dream..) e aveva un seguito e

    sicuramente aveva anche paura di essere ammazzato.

    Ma la di l dellimmaginario religioso.. attribuito a Ges ( pag 83)

    come fanno i due autori, dopo aver detto che abbracciare la croce di

    Cristo significava essere messi, con un margine altissimo di probabilit, a

    morte ( perch questa linterpretazione che i due danno al passo

    evangelico di Marco) ad affermare poi che: Solo coloro che si fossero

    convertiti sarebbero sfuggiti a tutto questo e avrebbero potuto

    salvarsi da una morte violenta. Ma per convertirsi non occorre

    abbracciare la propria croce e seguire Ges? Allora se il teorema dei due

    che seguire Ges significa poter venire accoppati, come pu esso

    conciliarsi con le parole dette subito dopo? E possibile solo con

    interpretazioni sbagliate a causa della mancata visione spirituale della

    missione di Ges, il quale non era, come si dice a pag 81, concentrato

    sul proprio progetto, ma sul progetto di Dio iniziato con Abramo: Ges

    fu il perfezionatore ultimo di questo progetto che con la sua morte e

    resurrezione inizi nel mondo. Per cui, il perdere la propria vita e

    assumere la propria croce si adatta benissimo ancor oggi sia a quelli che

    vengono ammazzati dai mussulmani integralisti sia a quelli che magari si

    ritirano in convento sia a quelli che decidono di rigare dritto

  • spogliandosi del proprio ego, morendo giorno dopo giorno, per rinascere in

    Cristo. Non esiste un immaginario ma una precisa e profetizzata volont

    di dare alluomo la Via ( Cristo) attraverso la quale sviluppare la coscienza

    di Figlio di Dio.

    In questa ottica trova anche spiegazione il contenuto del paragrafo 5 nel

    quale si prefigura la morte, in rapporto a Ges, come un evento

    accidentale pi che un evento profetico. I due autori, con i loro ricamini

    mentali, si chiedono del perch dello stupore degli apostoli quando

    ascoltarono come il Figlio dellUomo dovesse essere messo a morte per poi

    resuscitare. I due autori non si chiedono infatti che il messaggio di

    salvezza di Ges, come gi accennato, rivoluziona la visione

    veterotestamentaria spostando le dinamiche della salvezza da un

    panorama corale ad uno strettamente individuale. Ma la morte e la

    resurrezione di Cristo Ges rappresentano larchetipo evolutivo di ogni

    singolo individuo, un archetipo che non legato ad alcuna visione religiosa,

    se non nella sua fase iniziale, ma legata alla genetica delluomo,

    allimpronta creativa che nella genetica e dalla genetica si evince la

    presenza del divino. Questo, gli apostoli non lo potevano capire, occorrer

    aspettare la Pentecoste affinch lo Spirito Santo potesse rivelare

    pienamente il mistero della salvezza e la conoscenza completa del Cristo.

    San Paolo lo dice chiaramente Lettera agli Ebrei 10, 8-10 : Dopo aver

    detto prima non hai voluto e non hai gradito n sacrifici n offerte, n olocausti n sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volont. Con ci stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed appunto per quella volont che noi siamo stati

    santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Ges Cristo, fatta

    una volta per sempre. E inoltre, sempre San Paolo, sottolinea, dando al

    gesto di Cristo il significato nuovo che in termini moderni pu essere

    espresso come leredit genetica, Eb 10,16, che: Questa lalleanza

    che io stipuler con loro dopo quei giorni, dice il signore: io porr le

    mie leggi nei loro cuori e le imprimer nella loro mente.. Ecco dunque,

    il mistero della salvezza di Cristo che gli apostoli non erano in grado

    ancora di comprendere: Dio ha rivelato che la nostra figliolanza

    impressa nella mente e nel cuore, ossia fa parte di noi come esseri umani.

  • Al paragrafo 6, pag 86, gli autori insistono con il voler mettere in

    evidenza come la morte di Ges fosse slegata da qualsiasi intento divino e

    scrivono testualmente: Sembra vogliano legittimare ( gli autori dei

    Vangeli N.d.R.) la convinzione che la sua morte fosse un piano divino

    per la salvezza degli uomini, ma contrastano, va ripetuto, con il

    comportamento dei discepoli, che sembrano ignari; sono disorientati e

    sopraffatti dalla sua uccisione. Abbiamo gi spiegato abbondantemente

    che una visione laica della vita di Ges non porta che al nulla. Ma

    soprattutto non porta alcun beneficio alla salute della societ. Chi pensa a

    Ghandi nelle proprie azioni quotidiane o davanti ad una disgrazia? Chi

    pensa a Martin Luther King in occasione della morte di un congiunto?

    I due autori comunque non si tirano indietro ogni qualvolta trovano lo

    spiraglio esegetico, secondo il loro punto di vista, per affermare che

    Marco si sia alla fine inventato molte cose. Tra queste le affermazioni di

    Ges riguardo alla predizione sulla sua morte. Ma dimenticano ci che

    hanno pocanzi affermato e noi abbiamo ricordato, ossia che: Ci sono

    per frasi attribuite a Ges (gi dalla tradizione orale che precede i

    Vangeli) che ci aiutano a comprendere il suo ( di Ges N.d.R.) pensiero

    Ergo, ancora una volta, se i due ammettono lesistenza di una tradizione

    orale, perch continuano ad affermare, pag 88, che: Dal punto di vista

    letterario, le tre predizioni sembrano una vera e propria creazione di

    Marco. Matteo e Luca si limitano a riprenderle; erano assenti anche

    nella collezione di detti di Ges chiamata Q.?, Perch il loro scopo,

    appare evidente, quello di gettare dubbi sullautenticit dei racconti

    dei Vangeli per demolire limmagine sostanziale di Ges come il Cristo,

    Figlio di Dio, morto e risorto!!

    Tanto vero quello che affermo, che a pag 89 leggiamo: I vangeli sono

    stati scritti per poter dire che Ges sapeva tutto. Se non avesse

    presagito la catastrofe, la sua crocifissione sarebbe apparsa come

    una sconfitta involontaria e irreparabilmente sterile. Molto chiaro il

    pensiero dei due che sono in grado di affermare lincontrario di ci che

    essi stessi affermano a proposito della tradizione orale. In parole povere

    si contraddicono!!! Ma non poteva essere altrimenti. E continuano a fare

    affermazioni tali da mettere i brividi a qualsiasi analista serio. I due

    autori sono in grado di conoscere ci che gli apostoli di Ges pensavano a

  • proposito del loro Maestro, senza pericolo di dubbi. Scrivono i due: Il

    messaggio di Ges, dunque, non era stato recepito e non aveva alcuna

    efficacia su di loro. Pensate, cari lettori, cos come il prof Pesce ebbe

    a dire, nel libro di Augias-Pesce Inchiesta su Ges a pag 177, a proposito di San Paolo che, questultimo probabilmente soffriva di

    epilessia (relativo allepisodio sulla via per Damasco) senza che il

    professore avesse avuto il bisogno di compiere analisi mediche o

    genetiche, cosa che, sappiamo, aspettano, tralaltro, solo ad un medico,

    dimostra ancora una strabiliante sicumera e una totale conoscenza della

    psiche dei Dodici e di discepoli sul fatto che Ges, il suo messaggio, non esercit alcuna influenza su di loro. Non trovate strabiliante la cosa? Ci

    chiediamo, a quando un saggio sul pensiero di Gengis Kahn, di Rasputin,

    dellUomo di Neanderthal?

    Concludendo il paragrafo 6 i due affermano: I Vangeli sono stati

    scritti per rispondere ai problemi dei seguaci, per eliminare le

    dissonanze e le paure, le incomprensioni che levento della morte

    aveva generato. Torno a dire quindi che, stando a quanto abbiamo fin qui

    letto, anche i seguaci delle generazioni a venire sono stati tutti ingannati,

    facendo s che i Vangeli hanno creato una sequela di adoratori di

    fantasmi... secondo i due ex machina dellesegesi cristiana. Ma queste ultime affermazioni contengono anche un messaggio nascosto, ma palese

    se ci si sofferma a ragionarci sopra: i Vangeli, ossi la loro funzione,

    sono scaduti, perch datati!! Infatti, se sono stati scritti per coloro che

    rimasero frastornati dalla morte di Ges, allora a tutte le generazioni a

    venire, quelle che non hanno subito alcun trauma per questa morte, ci si

    chiede, a cosa servono i Vangeli? Ci rispondano gli autori.

    Il paragrafo 7 continua con la solita analisi che lascia, che ci lascia

    perplessi per alcune affermazioni, come a pag 90, in cui si afferma.

    Questo racconto ( dellunguento costoso versato sui piedi di Ges Mc

    14,3-8 N.d.R.) orale circolava fra i seguaci di Ges da molto tempo

    prima affermazione che induce a chiederci: Se un racconto orale,

    come fanno i due a conoscerlo? . Inoltre, gli autori hanno anche lardire di affermare ( cosa si fa pur di dimostrare lindimostrabile!) che gli autori

    dei Vangeli, che sono Ebrei, Giudei, non conoscessero gli usi del loro

    popolo. Leggiamo a pag 91 testuali parole: oppure il segno di una

  • carente informazione sulle usanze funebri giudaiche. Come dire che un

    Italiano non conosce come si fa a mandare in parlamento un deputato o un

    senatore, perch non ha le idee chiare che cosa sono le elezioni politiche!!!

    Ma c di pi. Dove hanno letto che: Dopo la sua morte i seguaci si

    chiesero se il loro leader ( gli apostoli e i discepoli chiamavano Ges

    maestro, rabbun e non capo N.d.R. ) avesse avuto una sepoltura

    onorevole, come avrebbero desiderato. ?

    Nel Vangelo di Giovanni Gv 19, 36-42 leggiamo: Dopo quei fatti

    vi and anche Nicodemo essi presero allora il corpo di Ges e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici l dunque deposero Ges, a motivo della Preparazione dei Giudei, poich il sepolcro era vicino. ; Nel Vangelo di Luca leggiamo Lc 23, 50-56 Cera un uomo di nome

    Giuseppe lo cal dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in

    una tomba scavata nella roccia (Impensabile che abbia fatto tutto da solo N.dR.) . Le donne poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati;

    Nel Vangelo di Marco- Mc 16, 1- leggiamo: Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono olii aromatici, per andare ad imbalsamare Ges e

    Nel Vangelo di Matteo Mt27, 57-61 leggiamo: Venuta la sera un uomo ricco di Arimata preso il corpo di Ges, lo avvolse in un

    candido lenzuolo e lo depose nella tomba nuova erano l, davanti al

    sepolcro, Maria di Magdala e laltra Maria.. Ecco, non c alcun riscontro di quanto detto sulla preoccupazione espressa dai due autori e

    attribuita ai discepoli, a proposito della preoccupazione di dare una

    sepoltura idonea al loro leader.

    Il paragrafo 8, pag 91, un trionfo della banalit. Praticamente Ges si

    sbagliato sul tutto il fronte: il Regno di Dio non venne quando Ges era

    in vita e quindi, deduzione logica ( per i due) Ges ha preso