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F. LAMBIASI – G. TANGORRA, Gesù Cristo comunicatore. Cristologia e comunicazione, Paoline, Milano 1997. II parte: G. Tangorra, Cristologia e comunicazione A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

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F. LAMBIASI – G. TANGORRA, Gesù Cristo comunicatore.

Cristologia e comunicazione, Paoline, Milano 1997.

II parte: G. Tangorra, Cristologia e comunicazione

A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

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Primo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI RIVELAZIONE

Capitolo secondo

LA PIENEZZA DELL’AUTOCOMUNICAZIONE

Secondo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI SALVEZZA Terzo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI TESTIMONIANZA

Quarto paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI FILANTROPIA A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

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Capitolo secondo

LA PIENEZZA DELL’AUTOCOMUNICAZIONE

In Gesù vi è la pienezza della comunicazione di Dio, perché in Gesù Dio comunica se stesso non più solo parole, come attraverso i profeti. “Gesù frantuma l’idea di un Dio incomunicabile, permettendo all’uomo di entrare in contatto con lui attraverso la molteplice dimensione della presenza, dell’incontro, del sacramento …”

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Scrive Y. Congar:

«Tutto lo svolgimento del disegno di Dio mirava a questa perfezione della comunicazione di se stesso. La caratteristica propria della nuova ed eterna alleanza sta appunto nel passaggio dai semplici doni al dono dello stesso Dio, dal Dio che parla al Dio fatto uomo»

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come afferma F. Martinez Diez: «In Cristo si concentrano tutti i fondamenti teologici della comunicazione. Egli è il centro della storia della Rivelazione e della salvezza visibilizzazione del mistero nascosto in Dio, una sacramentalizzazione radicalmente nuova (…). Tutta la teologia della comunicazione deve essere, in definitiva, una cristologia. Al tempo stesso ogni autentica cristologia è, in definitiva, una teologia della comunicazione».

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Primo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI RIVELAZIONE

Capitolo secondo

LA PIENEZZA DELL’AUTOCOMUNICAZIONE

Secondo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI SALVEZZA Terzo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI TESTIMONIANZA

Quarto paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI FILANTROPIA A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

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Scrive G. O’Collins:

«La fede cristiana ritiene che l’autocomunicazione salvifica e rivelante di Dio raggiunse il suo vertice assoluto con Gesù Cristo (…). A molte parziali e frammentarie comunicazioni di Dio seguì un’autocomunicazione di Dio completa e perfetta. Le rivelazioni precedenti erano orientate verso questo punto».

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Primo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI RIVELAZIONE

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Nel Nuovo Testamento troviamo questa cristologia della pienezza.

Giovanni privilegia il concetto di incarnazione della Parola: “Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi…” (Gv. 1ss); altro tema giovanneo è quello dell’immagine, per cui il Cristo è epifania di Dio e chi “vede” lui vede il Padre (Gv. 12,45). Anche Paolo privilegia il tema dell’immagine (Rm 8,29; Col 1,15) e così i padri della Chiesa.

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Gesù dunque si autocomunica

attraverso la Parola. Così descrive Bonheffer:

«… poiché l’uomo ha un logos, Dio lo incontra nel Logos, che parla e che è la Parola in persona. Il Logos divino è verità e significato. In Cristo il Logos divino è entrato nel logos umano; questa è l’umiliazione di Gesù Cristo». “Non solo la parola che è il Cristo, ma anche le parole che egli ha pronunciato assumono un valore unico”.

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Con la morte di Gesù questa parola non è scomparsa ma viene ripresentata, riattualizzata dallo Spirito:

“è Lui che produce l’attualizzazione della comunicazione di Cristo, affinché la parola cristologia non si esaurisca in un punto del tempo, ma cammini nel tempo e nello spazio cercando di raggiungere la consumazione dell’ultimo giorno. Si può affermare che, per l’opera dello Spirito, la forza comunicativa della parola del Cristo non è cessata”.

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Il ruolo della Chiesa emittente-ricevente

della parola del Cristo, è chiarito dal

Concilio Vaticano II: «Essa annuncia, ed è

tenuta ad annunciare, il Cristo che è “via

verità e vita” (Gv. 14, 6)». “Questo non

significa che il Cristo si limita a parlare

attraverso la Chiesa, ma essa diventa la

testimone e l’inviata per quest’opera di

presenza della parola nella storia”.

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Primo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI RIVELAZIONE

Capitolo secondo

LA PIENEZZA DELL’AUTOCOMUNICAZIONE

Secondo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI SALVEZZA Terzo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI TESTIMONIANZA

Quarto paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI FILANTROPIA A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

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Secondo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI SALVEZZA

“Il Cristo viene a ristabilire la comunicazione salvifica

interrotta dal peccato. Egli scaccia i demoni, guarisce gli

infermi, libera gli oppressi, reintegra gli espulsi, in questo

modo frantuma i diversi muri che dividono gli uomini da

Dio, gli uomini all’interno di se stessi, gli uomini nei

confronti degli altri. Il fine della sua opera è quello di

ristabilire una comunicazione piena, integrale, dove

la salvezza non si richiude negli ambiti di una sfera

astratta e sovrastorica, ma coinvolge in maniera

efficace tutta la vita dell’uomo”.

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I Vescovi latinoamericani in un documento famoso scrivono: «In quanto rottura della comunione ogni peccato distrugge la comunicazione e la partecipazione: per essenza il peccato è rifiuto, negazione del dialogo, solitudine ed emarginazione …». “Cristo si presenta allora come «la comunicazione ristabilita e personificata, l’incontro pieno, la Alleanza viva, il riconciliatore definitivo fra Dio e gli uomini».

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Primo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI RIVELAZIONE

Capitolo secondo

LA PIENEZZA DELL’AUTOCOMUNICAZIONE

Secondo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI SALVEZZA Terzo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI TESTIMONIANZA

Quarto paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI FILANTROPIA A cura di don Mimmo Iervolino “Gesù perfetto comunicatore” seconda lezione

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Terzo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI TESTIMONIANZA“Egli è il primo testimone (martùr) venuto per rendere testimonianza alla verità (Gv 18,37; Ap 15) e per attestare cose che solo lui può comunicare grazie alla propria intimità col Padre (Gv 5,32; 8,12.14). Egli testimonia con tutta la vita, dando un valore comunicativo a tutto ciò che fa: «Se non compio le opere del Padre mio non credetemi; se invece le compio, anche se non volete credere in me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io sono nel Padre» (Gv 10,37).

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Ma testimonia offrendo la sua vita: «quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32). Dopo la sua ascensione sarà lo Spirito che gli rende testimonianza (cfr. Gv 15,26) e anche i suoi discepoli (Gv 15,26). (…) L’esempio del Cristo caratterizza così la testimonianza come un elemento determinante della comunicazione cristiana, determinando la natura stessa della Chiesa.

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D. Valentini:

«Una Chiesa della testimonianza sembra rispondere a una particolare sensibilità dell’uomo di oggi. Questo privilegia l’esperienza e la vita; dona credibilità a un messaggio che non teme di confrontarsi, al fine di salvarla, con la trama quotidiana dell’esistenza»”.

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Primo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI RIVELAZIONE

Capitolo secondo

LA PIENEZZA DELL’AUTOCOMUNICAZIONE

Secondo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI SALVEZZA Terzo paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI TESTIMONIANZA

Quarto paragrafo

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Quarto paragrafo

CRISTO PIENEZZA DI FILANTROPIA

Nella Lettera a Tito si legge: Si sono manifestati la bontà di Dio, Salvatore nostro e il suo amore per gli uomini (philantropìa) (Tito 3,4). In Gv la venuta di Gesù coincide con la rivelazione dell’amore di Dio per l’umanità e la creazione tutta.

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Inoltre questa non è una semplice notizia, informazione, ma una possibilità grande di entrare in relazione con Dio: “oltre al vedere e al conoscere vi è la possibilità di entrare in un dinamismo comunicativo che non può interrompere il suo flusso salvo provocando un’interruzione nella stessa presenza di Cristo”.

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Paolo dice: Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi (2Cor 5,15). Qui vi è tutta l’estroversione di Dio, che poi si riversa nella possibilità comunicativa di ogni uomo, reso capace da Gesù, di mettersi a sua volta in dono. In 1Gv 4,20 si ritrova lo stesso concetto: Dio non l’abbiamo visto ma abbiamo comunicato con il suo amore, per cui chi dice di essere di Dio deve vivere nella medesima dimensione di amare i fratelli. Anzi chi dice di amare Dio e non ama il fratello è un bugiardo …

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“L’amore per Dio passa quindi necessariamente attraverso l’amore per il prossimo; entrare in relazione con lui significa stabilire relazioni con gli altri. Poiché l’uomo chiamato è un uomo situato in un rapporto di comunicazione, egli vive il suo rapporto religioso nella pienezza delle sue relazioni.”

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La parola, la salvezza, la testimonianza e

l’amore sono i quattro aspetti con cui la fede,

ma anche la speranza, presentano il Cristo

come vertice dell’autocomunicazione di Dio.

Tutto ciò fonda l’insopprimibile cristocentrismo

della teologia cristiana. La necessità di dare alla

comunicazione di Cristo il posto centrale. Tutto

ciò giustifica la dicitura, “Cristo perfetto

comunicatore” della Communio et Progressio.

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