Ex Voto Suscepto - Parrocchia di San Zenone · 2018. 8. 10. · di ringraziamento per uno scampato...

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Ex Voto Suscepto E LA DEVOZIONE ALLA MADONNA DELL’ABITO GASP Gruppo Arte Sacra Passirano

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Ex Voto Susceptoe la devozione alla Madonna dell’abito

GASPGruppo Arte Sacra Passirano

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GASP Gruppo Arte Sacra Passirano (a cura di)Ex voto susceptoe la devozione alla Madonna dell’Abito

80 pp. 21 cm, ill.ISBN: 000-00-0000-000-0

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Dicembre 2014 © Edizioni

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Parrocchia di San ZenonePassirano (BS)

GASPGruppo Arte Sacra Passirano

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EX VOTO SUSCEPTO

Ex voto è una locuzione latina, ex voto suscepto, che può essere tradotto in «secondo promessa fatta» o semplicemente «da promessa fatta». È un termine utilizzato per indicare un oggetto offerto

in dono alla divinità in genere, e, in particolare nella religione cristiana, a Dio, alla Madonna, ai santi, o nello specifico al santo protettore, per grazia ricevuta (P.G.R.).

Capita frequentemente di vedere nelle chiese e nei santuari, pannelli e pareti intere ricoperte da figure umane ricoperte d’argento, riproduzioni di arti, cuori, statue, gioielli, abiti, quadretti con dipinta la scena di un mira-colo, sono ex voto espressioni di religiosità arcaica precristiana che ha radici molto antiche. In tutte le religioni sono presenti ex voto, la loro origine è antichissima, già nella preistoria l’uomo identificava la divinità nella natura e ad essa offriva piccole raffigurazioni scolpite sulla pietra come richiesta propiziatoria. In età protostorica l’ex voto acquistò anche la connotazione di ringraziamento per uno scampato pericolo e con il processo di cristia-nizzazione si aggiunse al ringraziamento la dedicazione alla Madonna o al santo che avevano compiuto il miracolo, per grazia ricevuta. Gli ex voto, sono testimonianze vive di fede, sono il segno di un messaggio, di una supplica e di un preciso impegno preso. Si può dire inoltre che gli ex voto, come qualsiasi documento storico, testimoniano una situazione.

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Storia di Arione

“Raccontano che questo Arione, che passava la maggior parte del suo tempo presso Periandro, fu preso dal desiderio di recarsi per mare in Italia ed in Sicilia e che – guadagnate enormi ricchezze – volesse poi ritornare di nuovo a Corinto. Partì dunque da Taranto e – non fidandosi di nessuno più che dei Corinzi, no-leggiò una nave gestita da Corinzi. Ma costoro in piena navigazione pensarono di impadronirsi delle sue ricchezze dopo averlo gettato fuori bordo. Comprese le loro intenzioni, li supplicava, offrendo loro i suoi beni, pur di aver salva la vita. Non riuscì a persuaderli, anzi quelli gli ordinarono di uccidersi da solo – in modo da avere una sepoltura in terra – oppure di gettarsi immediatamente in mare. Allora Arione, vistosi alle strette, li pregò che – dal momento che quella era la loro decisione – gli concedessero di cantare, in piedi tra i banchi della nave, con tutta l’acconciatura. Promise che – dopo aver cantato – si sarebbe uc-ciso. A quelli fece immenso piacere la possibilità di stare per ascoltare il migliore di tutti i citaredi, e si ritirarono dalla prua verso il centro dell’imbarcazione. Allora egli, indossato l’abbigliamento completo ed afferrata la cetra, in piedi tra

Opera di Giovanni Lanfranco, “Arione e il delfino”,1604-1605 - Roma, Galleria Farnese

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i banchi eseguì il “nomos orthios” un’ode al dio Apollo e, terminato il canto, si gettò in mare così com’era, completamente abbigliato.

Quelli fecero rotta verso Corinto, ma si racconta che un delfino abbia porta-to Arione a riva al Tanaro dopo esserselo caricato sul dorso. Sceso a terra, si recò a Corinto con il suo abito di scena e – arrivato – raccontò tutto quanto era ac-caduto. Periandro, tuttavia, che non gli credeva, lo fece tenere in custodia, non permettendogli di andare in alcun luogo. Contemporaneamente, però, attende-va l’arrivo dei marinai. Appena giunsero, dunque, dopo averli fatti chiamare chiese loro se gli potessero dare notizie di Arione. Mentre quelli affermavano che era sano e salvo in Italia e che lo avevano lascito in perfetta salute a Taranto, comparve loro Arione, vestito come quando era saltato in mare. Quelli allora, stupefatti e scoperti, non poterono più negare. Questi sono i fatti che raccontano sia i Corinzi che i Lesbi, e a Tenaro c’è una statua votiva di bronzo di Arione, che raffigura un uomo su un delfino”. (Trad. Erodoto storie Libro Primo).

Nell’episodio narrato da Erodoto vi è una delle prime testimonianze, riportata dalla tradizione classica, dell’uso di offrire doni votivi alla divinità per uno scampato pericolo.

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ORIGINI

Le origini degli ex voto, come già accennato, è antichissima le prime testimonianze risalgono al Paleolitico, offrire doni alla divinità per placare la collera o per la richiesta di una grazia o per

il ringraziamento di un intervento divino è abitudine in tutte le religioni.Gli ex voto si possono suddividere in due categorie: propiziatori e con-

gratulatori.I primi sono offerti come richiesta di aiuto per un bisogno e di solito

sono rappresentazioni di figure umane o di parti del corpo.I secondi sono rappresentazioni iconografiche della grazia ricevuta,

come le tavolette votive oppure il dono di oggetti preziosi.Già nell’antica Grecia ci sono testimonianze di entrambe le forme di

ex voto: - ikesìa era il nome del voto propiziatorio; - Karisterion o soterìa era la grazia ricevuta.

Anche nell’antica Roma ci sono testimonianze di ex voto propiziatori e congratulatori

V(otum) F(eci) L(ibens) M(erito) V(otum) F(eci) G(ratiam) A(ccepi)

Antichi ex voto italiani e francesi in foglia d’argento o in rame argentato epoca 1800-1900

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Gli ex voto anatomici nell’antichità erano offerti alle grande divinità guaritrici e spesso venivano gettati nei grandi fiumi. Il male e la malattia corrispondeva nella mentalità dell’epoca ad una punizione divina e l’offerta votiva anatomica sostitutiva l’olocausto, con l’avvento del cristianesimo l’ex voto ha perso la valenza magica ed ha assunto una connotazione sacra.

Delle tavole votive latine esistono solo testimonianze letterarie, tutte attendibili:

Cicerone nel De natura deorum cita le pictae tabellae come prova della sensibilità degli dei verso le sciagure umane, e Giovenale afferma che i pit-tori a Roma erano nutriti da Iside visto il gran numero di tavolette votive appese nel santuario a lei dedicato.

Purtroppo dalla latinità al tardo medioevo non ci sono tracce di tavo-lette votive, molto probabilmente ciò è dovuto al fatto che gli esemplari sono stati distrutti durante le numerose epidemie di peste che afflissero quel periodo.

Nel Quattrocento si hanno le prime testimonianze della moderna tra-dizione che continua tutt’oggi.

Se pur le prime tavole si ispirarono a pittori famosi con influenze di

Gentile da Fabriano 1370-1427

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Gentile da Fabriano delle scuole come quella del Perugino, con il passare dei secoli lo stile si caratterizzò in maniera autonoma lasciando i modelli di cultura “alta” per assumere forme e linguaggi iconici propri.

Molte le critiche rispetto al loro valore artistico, è necessario arrivare agli anni 70 del Novecento, con le ricerche di Paolo Toschi perché le tavole votive e gli ex voto in generale venissero presi in considerazione per la loro rilevanza religiosa e artistica.

Religiosità popolare

Il significato più comune che si dà alla parola “religiosità” è l’atteggia-mento umano che si riconosce e realizza il rapporto con Dio, e popolare in quanto la trasmissione del messaggio religioso avviene in modi e dimensio-ni comprensibili anche al più basso livello culturale.

Tuttavia relegare gli ex voto al solo significato di religiosità popolare è riduttivo perché nobili e popolo, colti e analfabeti, hanno sempre inter-pretato l’intervento divino in un’ottica simile, anche se ovviamente, con istanze culturali e psicologiche diverse.

Perciò non si tratta soltanto di un’espressione di fede delle classi subal-terne ma l’ex voto appartiene a tutte le classi sociali.

L’ex voto cristiano è soprattutto congratulatorio, una dimostrazione di riconoscenza, il bisogno di offrire a Dio un dono, un segno, una testimo-nianza di fede legata ad un voto fatto in precedenza.

“È  vero che nella religione popolare il contenuto della rivelazione cristiana è rivissuto nei modi e nelle forme di un›immaginazione ingenua; ma è un›immaginazione autentica nel senso che il Cristianesimo è messaggio di salvezza e può incarnarsi in tutte le culture, dal di dentro e maturarle umanamente e soprannaturalmente. Bisogna perciò rammaricarsi quando, interpretando il fenomeno degli ex voto, la letteratura recente, tende a ignorare la pregnanza dell›elemento trascendente, e riduce la religione a ideologia con presunti caratteri di consapevolezza critica» (A. Savioli).

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Il voto e gli ex voto

La formula deriva dalla parola “voto” viene da vovére, verbo che signifi-ca obbligo liberamente assunto con la divinità oppure anche un desiderio ardente (cupere). 

Il voto, è una promessa alla divinità con la quale un individuo o ad-dirittura un popolo, una città o una nazione, si impegna a compiere una determinata azione.

Il voto è atto di religione, e stabilisce una relazione tra l’umano e la divinità.

Che il popolo abbia fatto e faccia gran uso di voti lo testimoniano gli ex voto presenti nei santuari nelle chiese e nei luoghi di preghiera.

Il voto, come l’ex voto, sono l’espressione di una religiosità personale, familiare, sociale, nazionale, spesso questo tipo di fede è relegata al titolo di religiosità popolare, e considerata la più semplice, tuttavia è di per sé sotto molti aspetti la più genuina e la più sincera.

Il voto è una promessa fatta a Dio, l’ex voto, è la testimonianza di una supplica precedente, spesso di un preciso impegno preso, o di un succes-sivo atto di ringraziamento che resta come segno sia dell’offerente che del protettore.

L’oggetto viene offerto da una o più persone vive, non più sofferenti e contente per lo scampato o evitato pericolo.

Pertanto, l’ex voto, è la testimonianza di una crisi esistenziale nella quale si è reso necessario un intervento divino che ha risolto il problema.

Per comprendere e valutare un ex voto, non si può analizzare l’oggetto “ex voto” in se stesso solo dal punto di vista artistico e iconografico, perché in esso si concentra un vasto mondo; è una vera e propria fonte storica, è in primo luogo una testimonianza di fede.

Le tavole votive

Giorgio Manganelli li ha definiti «(…) diapositive del mondo dei mira-coli, immagini tratte dalla televisione di Dio».

Per Paolo Toschi uno dei migliori ricercatori di folklore «(…) la mas-

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sima affermazione e la più varia estrinsecazione delle caratteristiche dell’arte popolare si hanno nelle tavolette dipinte degli ex voto».

Le tavolette dipinte rappresentano la maggioranza degli ex voto presenti nei luoghi sacri, l’elemento caratterizzante è il vantaggio comunicativo, ossia la possibilità di esprimere la modalità completa della grazia ricevuta:

- la rappresentazione del caso, spesso eseguito in modo particolareg-giato,

- la visualizzazione dell’intervento divino, - l’attestazione della grazia ricevuta.

Si può dire inoltre che gli ex voto, come qualsiasi documento storico, testimoniano una situazione. Il loro valore quale fonte è indiscutibile, più discutibile diventa la capacità di lettura, che lascia spazio ad innumerevoli interpretazioni, anche gli studiosi più critici spesso si dimenticano che l’ex voto bisogna prenderlo in considerazione così come si presenta, per ciò che ha significato e significa in relazione ad un contesto culturale religioso abbastanza ampio.

Non va dimenticato, quando si cerca di interpretare il messaggio pre-sente nelle tavole votive, che la vicenda è collocata in un preciso ambiente sociale e anche se lo schema compositivo sembra ripetitivo e poco curato dal punto di vista formalmente artistico osservandole attentamente la cam-pagna la casa le bardature dei cavalli, i vestiti, descrivono minuziosamente una particolare realtà culturale e dal punto di vista folcloristico è possibile ricavare informazioni preziose rispetto ad usi e costumi.

L’iconografia è quasi sempre tradizionale segue modelli che risalgono addirittura alle tavolette votive dell’età classica.

Il codice è chiaro: situazione di pericolo, richiesta di aiuto, risoluzione.Uno degli aspetti comunicativi caratteristici di questa forma di arte è

il gesto, la posizione del corpo, delle braccia dell’orante e dell’ente divino hanno la funzione primaria di trasmettere un messaggio in un linguaggio universale, comprensibile a tutti i livelli culturali.

Anche il colore ha una funzione comunicativa che non è solo decorativa ma soprattutto emotiva: fondo nero, rosso cupo per le situazioni di perico-lo, bianco per mettere in evidenza il pallore del malato, colori più luminosi per le nuvole intorno alla Madonna o ai santi che infondevano la grazia.

Nelle tavole la sfera del divino è quasi sempre distinta da quella dell’u-mano da nubi o aloni di luce, di solito il rapporto orizzontale in cui la

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divinità sta sopra l’orante è caratteristico delle tavole più antiche, mentre è più frequente l’utilizzo dello schema diagonale in cui il santo o la Madonna stanno in alto alla destra o alla sinistra della quadretto.

Altra caratteristica di alcune tavole votive è la presenza delle anime pur-ganti unico tramite tra i vivi e i morti o degli angeli custodi per i bambini malati.

In conclusione la tavola votiva è soltanto la manifestazione finale di un più complesso e vasto processo.

A grandi linee si può dire che l’itinerario che porta alla realizzazione della tavola votiva parte:

- dall’evento - passa per la richiesta di intervento divino, - continua attraverso l’esaudimento, - prosegue con il pellegrinaggio al santuario - si esaurisce con l’esposizione dell’oggetto che si offre.

Funzione delle tavole votive

Le tavole votive mostrano in generale un mondo caratterizzato dalla sofferenza e dal dolore.

La malattia non è l’unico evento tragico che può spingere a offrire un ex voto; sono innumerevoli le occasioni della vita quotidiana che inducono a chiedere l’intervento divino, per esempio un incidente sul lavoro, un’epi-demia del bestiame, carestie, siccità, guerre, calamità naturali ecc.

In poche parole situazioni che necessitano di essere riportate dal ‘terri-torio dell’incontrollabile’ al ‘territorio della certezza’.

Quello che interessa al vovente è mostrare che, nel momento della tragedia, c’è stato un intervento ‘esterno’, reso esplicito dall’immagine sacra posta quasi sempre in alto: rappresentazioni di scene di vita appa-rentemente quotidiana vengono così rese ‘altre’, uniche e irripetibili, dalla personificazione dell’entità soprannaturale.

La vicenda narrata dall’offerta votiva è, dunque, nelle sue linee fonda-mentali, una vicenda di crisi che colpisce la persona in quanto soggetto storico.

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L’ex voto testimonia che, per risolvere tale crisi, verificatasi sul piano storico, è stato necessario portare il fatto sul piano non-storico; l’intervento soprannaturale ha sospeso, per un attimo, le leggi della natura per soccor-rere chi chiedeva la grazia.

L’offerta votiva, assume anche il significato di sancire la fine dell’irru-zione della non-storia all’interno della storia, in modo che il vovente possa ritornare alla sua vita quotidiana, dopo che le leggi della natura hanno ricominciato a ‘funzionare’ normalmente.

Infine non bisogna dimenticare che l’esposizione della tavola è il mo-mento conclusivo del processo descritto sopra e svolge fondamentalmente due funzioni: nel caso di ringraziamento per la guarigione, testimonia che si è superato il momento di crisi rappresentato dalla malattia e che, dopo essere stati in pericolo, si può ritornare a far parte della comunità dei sani, è chiaro che chi offre l’ex voto vuole far sapere che è stato protagonista di una vicenda miracolosa e che chiedere la grazia a quel determinato santo ha avuto esiti positivi.

Dal punto di vista religioso è dunque di primaria importanza che la tavola votiva sia esposta insieme con le altre come testimonianza di fede e di ringraziamento.

L’ex voto deve essere esposto nel luogo sacro, per ricordare e testimonia-re all’altro, a tutti i fedeli, un fatto straordinario.

La definizione di santuario conferma ciò che è stato appena affermato:“luogo sacro aperto all’esercizio del culto per un motivo particolare di pietà è

posto dai fedeli come meta di pellegrinaggio per ottenere grazie e sciogliere voti”.

Lara Faustini

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LE TAVOLE VOTIVE DI PASSIRANO

«Immagini di legno o di tela dipinta o di altro metallo in rilievo, oblazione rappresentativa che in segno di offerta promessa con voto, ed a scioglimento di esso si attacca nelle chiese, nei santuari, nelle cappelle, negli altari, presso qualche S.S. Immagine. Questi voti ordinariamente si appendono con grazie ricevute da Dio, per intercessione e per meriti della Beata Vergine e dei santi (…): in breve è una testimonianza pubblica di gratitudine, (…) quelle più in uso sono le tavolette dipinte esprimenti in che il supplicante fu in grazia divina esaudito (…)» G. Moroni 1861 Giorgio.

Questa descrizione definisce in modo chiaro le caratteristiche delle tavole votive presenti anche nella parrocchia di San Zenone a Passirano, tutti ex voto donati dai fedeli nell’arco dei secoli.

Scriveva don Luigi Falsina nelle Note Storiche di Passirano “Fin a qualche anno fa (1929) gli ex voto coprivano disordinatamente le pareti dell’Oratorio della Maternità. Eliminata una quarantina di quelli insignificanti a base di P.R.G. furono inquadrati e decorosamente collocati gli altri”. Falsina aveva usato la parola giusta “inquadrati” infatti il falegname che eseguì il lavoro, li aveva tagliati per poterli collocare uno accanto all’altro in due grandi cornici.

Sicuramente questo fu un modo decoroso per trovare loro una colloca-zione, ma nel contempo persero la loro rilevanza. Non è chiaro il criterio con cui l’artigiano abbia deciso quale degli ex voto tagliare più degli altri, probabilmente è stato fatto senza un’idea precisa, visto che per esempio l’ex voto con cartiglio “P.G.R. Zamboni” e quello con “P.G.R. 30 marzo”, facenti parte di un’unica tavola votiva sono mancanti della terza scena dove è stato collocato al suo posto un ex voto più antico, quello con descrizione “Una donna a letto invoca l’intercessione di Maria - G.R.”. Purtroppo le più antiche sono state rovinate, di loro rimane solo ciò che il tarlo ha lasciato ed alcune presentano figure tagliate.

Le tavole sono presentate in ordine cronologico. Il più antico ex voto è datato 1741 e il più recente 1863. Tuttavia ci sono tavolette che si presume siano più antiche probabilmente risalenti a fine diciassettesimo secolo, ed altre più recenti si ipotizza intorno ai primi anni del novecento. Tutte le tavole sono dipinte con colori ad olio e su legni di tipologia diversa.

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Per ogni tavola presentata di seguito sono specificati: - la descrizione dell’avvenimento; - la datazione quando è presente o l’epoca presunta; - la tipologia di legno usato; - le dimensioni e eventuali dediche scritte sul retro.

L’origine della maggior parte degli ex voto di Passirano è legata alla devo-zione della Madonna dell’Abito. Probabilmente questa devozione è dovuta alla presenza nel paese dei padri Serviti, che si stabilirono nell’antico conven-to intorno al XV secolo. L’immagine della Madonna raffigurata nelle tavole si ipotizza sia ripresa dalla statua che i Serviti probabilmente avevano portato a Passirano dalla Toscana, anche se la questione non è del tutto chiara.

Don Falsina, nella ricostruzione dell’origine del simulacro dice “È vero che per inequivocabili documenti la V. dell’Abito fu dal 1700 almeno, la Madonna che oggi onoriamo col titolo della maternità, ma il simulacro non risale oltre il 1600, mentre la venuta dei Serviti, e probabilmente della loro Confraternita risale a due secoli prima. Anticamente dunque l’Associazione non si appoggiò ad alcuna statua, o forse a quella che i frati fecero probabilmente venire da Firenze, culla del loro ordine, e che noi veneriamo col nome di Madonna del rosario”. Il prof. Luciano Anelli ipotizza che all’origine ci sia un dipinto di Antonio Paglia (Brescia 1680-1747) da cui deriverebbe l’incisione di Francesco Zucchi (Venezia 1692-1764). Questa incisione su rame, da un appunto del Falsina, è “donata il 6-1-1978” alla comunità. L’epoca dell’incisione è da presumere successiva all’ex voto datato 1741, dove l’immagine è ancora tipicamente seicentesca, mentre nelle tavolette successive si rifà all’impostazione dell’incisione.

Gli ex voto a olio donati da privati sono 56, dal punto di vista artistico sono di scarsa qualità, solo alcuni, i più antichi sono stati realizzati sicura-mente da pittori con buone capacità tecniche. Oltre alle tavole donate da privati a Passirano sono presenti anche due ex voto collettivi, sono dipinti su tela e realizzati da ottime mani offerti dalla comunità alla Madonna come ringraziamento per le grazie ricevute. Concludendo un gran numero di abitanti di Passirano ha voluto, nel corso dei secoli scorsi, lasciare un ex-voto che ricordasse la grazia ricevuta e insieme costituisse un ringrazia-mento per la Beata Vergine Maria, sono testimonianze di fede viva.

L’opera qui presentata è stata realizzata in funzione di un progetto di valorizzazione e conservazione di questo patrimonio artistico.

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La statua della Madonna dell’Abito di Passirano

(ceduta da don Luigi Falsina nel 1938 ad “una graziata”)

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Contadina prega in ginocchio la Madonnaper il bimbo nella culla travolto dalle mucche.

Ultimo quarto XVII secolo - pioppo - 23,2x23

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17e la devozione alla madonna dell’abito

Un uomo, ferito al braccio, in ginocchio chiede la grazia alla Madonna.

1° quarto XVIII secolo - pioppo - 20,5x15,3

“quello che prega con brevi…Bartolomeo Quaresmino Travagliato”

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L’intervento della Madonna evita una tragedia tra due uomini duellanti con fucile (signorotto e brigante).

1° quarto XVIII secolo - pioppo - 20,5x23,5

(scritta a matita indecifrabile)

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Una donna, al capezzale del marito, invoca l’intervento della Madonna.

1° quarto XVIII secolo - pioppo - 24x26

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Devoti invocano la Madonna.

1741 - pioppo - 24x18

“Faustino Giordano fatta grazia a sua sorella Domenica Nulla Iseo P.G.R. 1741 maggio”

(Faustino nato il 9 agosto 1709 figlio di Lucca e di Giulia)

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Padre, madre e figlia in ginocchio presso il letto di due figli ammalati, invocano l’intervento di Maria.

2° quarto XVIII secolo - abete - 27x21,5

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Una famiglia in ginocchio invoca la Madonna.

2° quarto XVIII secolo - abete - 18x15,5

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Madre, coricata a letto con la figlia malata, invoca la Madonna.

2° quarto XVIII secolo - ABETE - 26,2x20,5

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Vera effige della Madonna Miracolosa di Passiranola cui festa si solenizza la seconda domenica di ottobre

2° quarto XVIII secolo - rame - 32x25

Stampa da incisione a bulino su rame. Disegno di Antonio Paglia (Brescia 1680-1747) - Incisore Francesco Zucchi (Venezia 1692-1764)

(donata alla comunità da don Luigi Falsina il 6/1/1978)

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25e la devozione alla madonna dell’abito

Nobiluomo inginocchiato all’altare, invoca la MadonnaPGR - BM

2° quarto XVIII secolo - pioppo - 25,5x23

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“Corendo una longa arida stagione che minacciava una totale rovina della campagna fu dalla spettabile comunità di

Passirano li 8 maggio 1755 es.ta l.a presente B.V dell’Abito che al primo scoprirla fece il miracolo di una abbondantissima

pioggia in memoria della grazia riportata li sig.ri sindaci di d.ta comunità hanno fatto fare il presente quadro”

1755 - olio su tela in cornice - 94x81

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27e la devozione alla madonna dell’abito

L’intervento della Madonna salva un uomo caduto dalla barca nel lago.

1767 - pioppo - 29,5x23

“Giuseppe Biasini di Bornato fa fare questo quadro per la grazia che ricevette dalla B.V. d’esser prevenuto dal

naufragio sul lago d’Iseo nel 1767”

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28 ex voto suscepto

I famigliari ringraziano la Madonna e un Santo per aversalvato un congiunto da una rovinosa caduta dal tetto.

3° quarto XVIII secolo - larice - 24x20

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29e la devozione alla madonna dell’abito

Un uomo, al capezzale della moglie ammalata, chiedel’intercessione della Madonna.

3° quarto XVIII secolo - pioppo - 24x18

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30 ex voto suscepto

“Per G.R. de voti fatti alla B.V. del abito nelli anni 1772-75-76 e specialm.te L. 1780 a S Lug.o fu

ottenuta una copiosa pioggia”

1780 - olio su tela in cornice - 110x136

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31e la devozione alla madonna dell’abito

L’intervento di Maria evita gravi conseguenze ad un uomo ferito da fuochi d’artificio.

3° quarto XVIII secolo - pioppo - 19,5x25,5

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32 ex voto suscepto

Madonna invocata per il risanamento di un moribondo

3° quarto XVIII secolo - olio su tela in cornice – 10x136

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33e la devozione alla madonna dell’abito

Una donna in ginocchio e un uomo in piedi, invocano la Madonna P.G.R. 1778

1778 - pioppo - 26,5x33

“Bono Paolo da Ome” - “Domenico Piotti di Monticello avussi qui alli 23 di luglio 1816” - “Gr. ricevuta di Gaetano D. Cocchi”

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34 ex voto suscepto

Il marito invoca la Madonna per la guarigione della moglie a letto in preghiera. - P.G.R. 1784

1784 - pioppo - 22,5x23,5

“beata Vergine in piedi - sua bona in lucro et Homo”

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35e la devozione alla madonna dell’abito

Una donna, in ginocchio, chiede la grazia a San Saverio per il figlio ammalato.

ultimo quarto XVIII secolo - pioppo - 27x18

“…una … S. Saverio…”

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36 ex voto suscepto

Madonna concede la grazia a una famigliola - P.G.R

ultimo quarto XVIII secolo - abete - 35x32

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37e la devozione alla madonna dell’abito

Madonna invocata da un fanciullo

ultimo quarto XVIII secolo - castagno - 24x20

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38 ex voto suscepto

Un uomo in ginocchio e la moglie accanto al letto con figlio ammalato invocano l’intervento

della Madonna e delle anime del purgatorio.

ultimo quarto XVIII secolo - pioppo - 28,5x24,5

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39e la devozione alla madonna dell’abito

Un uomo in ginocchio chiede l’intercessione della Madonna per una donna tra le fiamme - P.G.R.

ultimo quarto XVIII secolo - pioppo - 36,5x22,7

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40 ex voto suscepto

Un uomo in ginocchio e uno a letto, con la gamba malata, invocano l’aiuto della Madonna.

ultimo quarto XVIII secolo - pioppo - 25,6x22

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41e la devozione alla madonna dell’abito

Donna, al capezzale del figlio malato, invoca l’intervento della Madonna.

ultimo quarto XVIII secolo XVIII secolo - larice - 23x20

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42 ex voto suscepto

Due donne, inginocchiate presso la culla di un bimbomalato, chiedono l’intercessione di

Maria e di S. Antonio.

ultimo quarto XVIII - pioppo - 27,5x19,5

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43e la devozione alla madonna dell’abito

Una famiglia in ginocchio, orante, invoca la Vergine Maria. -P.G.R.

ultimo quarto XVIII - abete - 27,7x22,5

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44 ex voto suscepto

Una donna invoca la Madonna per la guarigione del marito.

1° quarto XIX secolo - abete - 21x15,5

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45e la devozione alla madonna dell’abito

Una donna a letto chiede la grazia alla Madonna.

1° quarto XIX secolo - pioppo - 31x20

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46 ex voto suscepto

L’intervento della Madonna evita gravi conseguenze ad unuomo travolto dal carro trainato da un cavallo imbizzarrito.

1846 - abete - 28x20

Buffoli Benedetto la quale (?) dalla V. Madre di Dio fu preservato da una caduta il giorno 20 aprile 1846

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47e la devozione alla madonna dell’abito

Un padre e una madre in ginocchio chiedono l’intercessione della Madonna per la figlia a letto orante

P.G.R. 1848

1848 - abete - 29x20

“E… Angela”

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48 ex voto suscepto

L’intervento di Maria salva un uomo caduto in una grotta. P.G.R. 1848 V.G.

1848 - abete - 28x23

“voto fatto da Valotti Gaetano li 20 febbraio 1848” (n. 28/10/1823 di Giovanni di Gaetano,

e Cominotti Angela - morto il 16 agosto 1900)

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49e la devozione alla madonna dell’abito

Un uomo travolto dal carro con cavallo è salvato dalla Madonna. - P.G.R.

1850 - abete - 25x23,5

“il 20 novembre 1850 Garosio Giovanni per aver a(vuto) (gra)zia di Maria SS. Fece.. “

(N. 11/02/1795 figlio di Giò Batta di Ottavio, e Lusignoli Annunziata)

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50 ex voto suscepto

Uomo in ginocchio su sasso e moglie seduta sul prato volgono grazia per la figlia caduta (dirupo)

“Prega Grazia Riceve 1856”

1856 - abete - 50x50

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51e la devozione alla madonna dell’abito

La Madonna salva i contadini dall’incendio della casa P.G.R.

2° quarto XIX secolo - abete - 34,6x24

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52 ex voto suscepto

Un uomo e una donna invocano l’intervento di Maria per la guarigione delle mucche. - P.G.R.

1859 - larice - 39x22,5“…Il 18 agosto 1859 … La presente”

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53e la devozione alla madonna dell’abito

La Madonna è invocata da un uomo.

1863 - abete - 20,5x15,5

“Gares Angielo da Passirano 1863 testone” (n. Il 2 gennaio 1805 di Giuseppe di Bortolo e di

Patuzzi Giulia - morto il 16/04/1876)

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54 ex voto suscepto

Padre e madre in ginocchio assistono la figlia ammalata nella culla invocando la Vergine.

3° quarto XIX secolo - ABETE - 26,2X20

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55e la devozione alla madonna dell’abito

Padre e madre in ginocchio assistono la figlia ammalata nella culla invocando la Vergine.

1868 - PIOPPO - 24,5X19,7

“Per Grazia Ricevuta d’una malattia di Delbono Paola i suoigenitori ricorre a Maria et ebbe la guarigione anno 1868”

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56 ex voto suscepto

La Madonna protegge una donna aggredita da un toro. - P.G.R. B.C.

3° quarto XIX secolo - abete - 23x215,5

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57e la devozione alla madonna dell’abito

Un uomo, al capezzale della moglie ammalata, chiede la grazia a Maria.

3° quarto XIX secolo - noce - 40x32

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58 ex voto suscepto

Una madre implora l’intervento di Maria per la guarigione del figlio.

3° quarto XIX secolo - noce - 27,4x19,7

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59e la devozione alla madonna dell’abito

Donna, al capezzale del figlio malato, invoca l’intervento della Madonna. - P.G.R. - P.G.

3° quarto XIX secolo - abete - 26,5x21,5

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60 ex voto suscepto

Madonna invocata per la guarigione di un piede.

3° quarto XIX secolo - abete - 20x21

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61e la devozione alla madonna dell’abito

Una donna a letto invoca l’intercessione di Maria - G.R.

XIX secolo - abete - 19x16,5

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62 ex voto suscepto

Una donna ammalata a letto invoca l’intervento della Madonna.

3° quarto XIX secolo - pioppo - 27x20

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63e la devozione alla madonna dell’abito

Una donna a letto ammalata chiede l’intercessione della Madonna e delle anime del purgatorio.

3° quarto XIX secolo - abete - 20,5x20

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64 ex voto suscepto

Una donna a letto ammalata chiede la grazia alla Madonna - P.G.R.

3° quarto XIX secolo - abete - 21x19,5

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65e la devozione alla madonna dell’abito

Un uomo, al capezzale della moglie ammalata, chiede l’intercessione della Madonna. - P.G.R.

3° quarto XIX secolo - pioppo - 35,5x23,5

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66 ex voto suscepto

Una donna, al capezzale del figlio malato, invoca l’intervento della Madonna. - P.G.R.

3° quarto XIX secolo - abete - 25,5x22,5

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67e la devozione alla madonna dell’abito

Una donna in ginocchio invoca la Madonna.

3° quarto XIX secolo - abete - 25x19

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68 ex voto suscepto

Madonna invocata per la guarigione di un moribondo. - P.G.R. L.P.

3° quarto XIX secolo - abete - 28x24,5

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69e la devozione alla madonna dell’abito

Un uomo in ginocchio sulla sedia, invoca la Madonna per la guarigione del figlio - P.G.R.

3° quarto XIX secolo - abete - 34,3x24,2

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70 ex voto suscepto

La Madonna impedisce gravi conseguenze causate da un colpo di fucile accidentale. - P.G.R. - F.V.

ultimo quarto XIX secolo - larice - 35x24,3

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71e la devozione alla madonna dell’abito

Una donna a letto chiede la grazia a Maria. - P.G.R.

ultimo quarto XIX secolo - abete - 27,5x21

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72 ex voto suscepto

Un giovane, in ginocchio sulla sedia, chiede grazia per la moglie a letto ammalata. - P.G.R. 22 maggio 1862

copia da antico - compensato - 31,2x24

“maggio 1930 in sostituzione di quella antica andata distrutta”

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73e la devozione alla madonna dell’abito

Una donna con abito bianco prega in ginocchio nella chiesa della Maternità, mentre il parroco celebra

P.G.R. 30 marzo

fine XIX inizi XX secolo - abete - 19,3x32

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74 ex voto suscepto

Due gentiluomini a caccia con cane, uno viene ferito da colpo accidentale, la Madonna evita gravi conseguenze.

P.G.R. Zamboni

fine XIX inizi XX secolo - abete - 52x47

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75e la devozione alla madonna dell’abito

Madonna invocata da devoti.

copia da antico - compensato - 31x23,5

“maggio 1930 in sostituzione dell’altra distrutta”

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76 ex voto suscepto

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77e la devozione alla madonna dell’abito

LA STATUA DELLA MADONNA TROVATA SUL SOLAIO DEL MARCHESE

(leggenda trascritta da Osvaldo Galelli)

Nel Medioevo, a Passirano, in un ben munito castello che sorgeva nella parte più elevata del paese, abitava un marchese, di cui la leggenda ed anche la tradizione non ricordano il norne. Molte

guardie lo vigilavano giorno e notte e dalle torri che svettavano ai quattro angoli della costruzione si conduceva vita splendida. Un nuvolo di servi e di donzelle erano al servizio del nobile e della sua famiglia e almeno un paio di volte alla settimana, accorrevano dai dintorni i castellani ai banchetti che s’imbandivano sontuosamente con rari cibi che si succedevano in portate che non finivano mai. Pero il marchese era d’animo generoso anche verso i poveri che, all’ora dei pasti, affollavano la soglia del castello, tenendo in mano una ciotola di terracotta, ove il padrone stesso deponeva la minestra con un mestolo e consegnava un pane a ciascun povero. La nobile dimora era disseminata di immagini sacre che dicevano l’amore del marchese verso la religione cristiana. Alla sera, verso il crepuscolo, radunava servi e guardie libere dai servizi, nella cappella e con loro pregava fervidamente.

I due servi che avevano l’incarico di pulire il solaio ogni mattina, scor-sero in un angolo il busto di una Madonna. Lo ripulirono con cura e lo coprirono con un velo per evitare che la polvere Io deturpasse. Il giorno appresso, saliti lassù per la solita faccenda, con sorpresa trovarono il busto della Madonna nel centro del solaio. Chi aveva potuto spostarlo?

Nessuno fuorché essi che, soli, avevano le chiavi per poter accedere al solaio. I servi informarono il marchese dell’insolito avvenimento, di quella specie di miracolo, ma il nobile signore non volle prestar fede “Domani mattina, alla solita vostra ora, salirò sul solaio e verificherò se mi avete con-tato delle fandonie” aggiunse con parole ferme e decise. Bisogna ricordare che i servi avevano lasciato il busto sacro nel bel mezzo del solaio.

Infatti, la mattina seguente, il marchese salì sul solaio insieme con i due servi e trovò il busto nell’angolo. Egli capi che un segno soprannaturale si era verificato nella sua casa. Ordinò quindi ai due servi di condurre a Bre-

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78 ex voto suscepto

scia il simulacro per farlo restaurare completamente da un valente artista. Quando l’opera fu compiuta, il busto fu esposto in una vetrina. Era davvero riuscito meraviglioso: il viso della Vergine, i suoi occhi, il portamento erano senza dubbio qualcosa di celestiale. Tutti i passanti si fermavano ad ammi-rare quell’immagine che tanta devozione e fiducia ispirava.

Una volta si fermò a pregarla uno sciancato, il quale immediatamente si raddrizzo; un sordo riacquistò l’udito; un cieco d’ambo gli occhi rivide la luce del sole; un malvagio si convertì; un ladro restituì il malloppo. I miracoli si succedevano di ora in ora, di minuto in minuto. Una folla di miseri nell’anima e nel corpo accorrevano continuamente a chiedere grazie al simulacro.

Saputo ciò il marchese, si recò frettolosamente a Brescia a ritirarlo, sborsando naturalmente il prezzo del restauro, ma la gente di Brescia non volle restituirlo. Molti energumeni si posero di guardia davanti alla vetrina per impedire il ritorno della sacra immagine a Passirano Ma gli abitanti di questo paese pensarono di far valere i propri diritti ed un giorno, armati di zappe, di forche, bastoni e di pezzi di ferro, irruppero numerosi in città, propriamente nel luogo in cui con dolce sorriso la Madonna spargeva grazie su tutti coloro che l’invocavano. Poiché i Passiranesi erano dalla parte della ragione, la Madonna non volle che avesse luogo una carneficina per causa sua. Gli energumeni si sentirono disarmati, gli altri abitanti che non vole-vano lasciar tornare il simulacro nel luogo da dove era partito, si sentirono paralizzati al punto che non poterono muovere un dito.

Cosi il santo busto tornò trionfalmente a Passirano, accolto con feste e luminarie serali e collocato nella cappella del castello che divenne meta di continui pellegrinaggi, accompagnati da guarigioni strepitose. Anche il figlio del marchese, ammalato quasi dall’infanzia, guarì improvvisamente, mentre il busto della Madonna faceva il suo ingresso nel castello. Alzatosi dal letto dove giaceva da tanti anni, si presentò ai genitori che stavano nella cucina conversando sull’avvenimento miracoloso del giorno. Nel vedere il giovinetto accorrere ad abbracciarli con il volto non più bianco come la neve, ma colorito come una pesca matura, balzarono in piedi dalla gioia che traboccava dal loro cuore e, unendo alle lacrime di felicita i più lieti sorrisi di soddisfazione, s’affrettarono alla cappella a ringraziare la Vergine Maria che aveva avuto pietà del marchesino tanto ammalato e risanato per sua intercessione.

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79e la devozione alla madonna dell’abito

II simulacro non fu conservato nella cappella del maniero, ma il mar-chese volle che fosse portato solennemente in una chiesetta situata in mezzo ai campi; anzi volle avere l’onore di portarlo lui in persona, seguito da sacerdoti e fedeli che inneggiavano a Maria, benedicendola riconoscenti delle grazie che continuava ad elargire al suo popolo fedele.

Dacché la sacra immagine fu collocata nella mistica chiesetta, la cam-pagna incominciò a dare frutti abbondanti; le collere della natura come gli uragani e la grandine furono rintuzzate quasi sempre dall’intervento della Vergine per tanto tempo e forse anche ora, sebbene siano passati tanti anni e la devozione al simulacro sia alquanto tramontata. Penso però che la chiesetta esista ancora con la sua Madonna e che quindi si possa visitare con fiducia di ottenere ancora tante grazie.

A. Campus, Ex voto come fine, ex voto come mezzo, “Rivista di Studi Fenici”, 1997.

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