Evasioni letterarie. Pagine nate nella notte, dentro un carcere

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COLLECTIVE

Smettila, hai capito? di immaginarci

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Edizioni O.M.P.(www.edizioniomp.com)Pavia, marzo 2009ISBN 978-88-95762-08-1

Officina Multimediale Pavese(www.mupa.it)Associazione di promozione culturaleViale Campari 83/d, Pavia

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Tecnoprint – Tortona (AL)

Progetto grafico

Andrea Franzosi (www.franzroom.net)

DISCLAIMERI diritti dell'opera contenuta in questo libro appartengono all'Istituto Superiore“A. Volta”. L'opera è rilasciata sotto la disciplina della licenza Creative Commons Attribu-zione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia. Il riassunto e il ri-ferimento alla licenza sono disponibili a pagina 117. La versione digitale delpresente libro è disponibile su internet all'indirizzo www.edizioniomp.com.

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Istituto Superiore “A. Volta”Sede Casa Circondariale di Pavia

EVASIONI LETTERARIEPagine nate nella notte, dentro un carcere

Prefazione di Mino Milani

Edizioni O.M.P.

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PREFAZIONE

Y come Yes. Sì, credo di avere capito. Questo è un libro nuovo.Ci sono in giro, e lo sappiamo, moltissimi libri. Entri in unalibreria e, ogni settimana per no dire ogni giorno, ne trovi dinuovi: di autori importanti, di sconosciuti, di esordienti, digente che non sa come passare il tempo, che spera di diventarefamosa, e via dicendo. Ti pare insomma che su di noi si river-sino di continuo idee, proposte (messaggi, si usa dire) nuovi.Apri un nuovo libro, poi, e di nuovo non trovi nulla; ne apri unaltro, ti pare di averlo già letto. Che delusione.

E io dico: apri questo, apri Evasioni letterarie e trovi qual-cosa di nuovo. Date un’occhiata all’indice: affetti, amore, aria,carcere, dono, famiglia, fede, libertà, moglie, nostalgia, solitu-dine, tempo, vuoto… Ma dov’è il nuovo? dirà qualcuno, nonsono questi comuni argomenti?

Comuni, certo, lo sono. Quello che comune non è, quelloche li rende nuovi, è il modo di parlarne. Chi, in questo libro, è“evaso” dalla sua realtà quotidiana, infatti, lo ha fatto non perpassare il tempo, per diventare famoso, ma per se stesso. Pertornare a trovarsi e a riconoscersi; lo ha fatto per se stesso,quindi non ha mentito. Se non impossibile, è difficile mentire ase stessi; non vi si riesce quasi mai, e gli altri non faticano adaccorgersene.

Ma non è solo questa la novità del libro; un’altra sta nelfatto che esso, ancora una volta, ricorda l’importanza, anzi direila forza della poesia. A quanti deplorano che nella Scuola sifacciano imparare poesie a memoria, rispondo che quei versi,per la maggior parte di noi, costituiscono l’unico e solo nostrobagaglio poetico. E a chi mi dirà: ”A che cosa serve la poesia?”,

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invece di spendere parole a convincerlo, io mostrerò questolibro. Anzi, questo caro libro.

Caro perché fatto di verità, di buoni pensieri, di parolesemplici; perché da altro non viene che dal sentimento; perchéha commosso chi lo ha scritto e commuove chi lo legge. Ecco.Date un’occhiata a questo alfabeto e capirete a che cosa serva lapoesia; e se proprio non riuscite a capirlo, bene, non dico:“peggio per voi”, ma “peccato”. Peccato che non riusciate anegarvi alle voci di fuori e ad ascoltare le voci di dentro. Atrovare in voi stessi, nel silenzio della notte o nella solitudinedel giorno, momenti e parole di speranza. E d’amore.

L’amore muove il mondo. Ma a chi lo dice, qualcuno ride infaccia, o risponde con disprezzo: parole, luoghi comuni, chiac-chiere.

Ah sì? E a che cosa t’aggrappi, per restare a galla? Lo saiche parole, luoghi comuni, chiacchiere non hanno mai fattoevadere nessuno?

Mino Milani

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INTRODUZIONE

Possiamo ordinare la realtà che ci circonda secondo diversicriteri, il più semplice e neutro è l’ordine alfabetico. Adesempio, accomunate dalla lettera iniziale A, nella linguaitaliana, troviamo “Agente”, “Amore”, “Aria”, “Avvocato”: duedi esse qualificano un ruolo professionale, la seconda riguardauna delle sfere più importanti della nostra vita, la terza indicaun elemento naturale di vitale importanza. Sono quattro paroleconosciute, di cui, quasi sicuramente, nessuno di noi cerche-rebbe il significato sul vocabolario.

Tuttavia, a seconda dell’esperienza personale e delle situa-zioni che viviamo, esse si caricano di valenze differenti esuscitano nell’animo umano sentimenti diversi che, difficil-mente, ritroviamo tra le righe di un vocabolario. Che cosa è unvocabolario se non lo strumento che prendiamo in mano percercare il significato di parole sconosciute o di termini di cuivogliamo scoprire tutte le sfumature?

Anche Evasioni letterarie è concepito secondo l’ordine alfa-betico, l’unico possibile quando si cerca di ricomporre unarealtà multiforme e complessa quale quella del carcere. Non èsempre facile parlare di se stessi, tantomeno in circostanzecomplesse e dolorose come quelle che si vivono in stato direclusione. Come un sasso in uno stagno, che produce una serieinfinita di onde, così la parola è l’origine di Evasioni letterarie:parole alla rinfusa e apparentemente estranee suscitano e risve-gliano pensieri, ricordi ed emozioni che le persone hanno sceltodi comunicare per mezzo di scritti, sia in prosa sia in poesia, edisegni.

Ecco come nasce questa antologia, redatta durante le ore diitaliano nelle classi prima e seconda ragioneria della sede stac-cata dell’Istituto “A. Volta”, all’interno della Casa Circondarialedi Pavia, nell’anno scolastico 2007/2008. Il lavoro prende l’avvio

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all’insegna della massima autonomia personale: ciascuno cercale parole più evocative, si lascia trasportare da loro e dà aipropri pensieri la forma più congeniale. Le insegnanti restanovolutamente un passo indietro, al punto tale che i testi sono inogni aspetto originali e riportati integralmente.

Questo criterio operativo vuole valorizzare e salvaguardarele caratteristiche individuali in merito al contenuto, allo stileespressivo e perfino alla scelta dei caratteri tipografici. Coeren-temente con questa linea, si lascia alla volontà personale difirmare o meno i propri testi: ecco che alcuni si presentanoanonimi, altri contrassegnati da iniziali, altri solo dal prenome,altri firmati.

Anna ZucchiElena Roveda

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Scrivere perché, scrivere per chi...

Perché nella nostra epoca dominata dall’immagine la scrittura ciimpone di fermarci e dipanare i pensieri per fissarli sulla carta col

profumo dell’inchiostro.

Perché la scrittura ci permette di esprimere emozioni, ricordi, e sogni.

Perché attraverso la scrittura possiamo evadere dalla realtà presente ecomunicare con persone vicine e lontane.

Scrivere per noi stessi e per chi desidera trascorrere un’ora in nostracompagnia, cercando una comunicazione libera da ogni filtro.

Nasce con questi intenti Evasioni letterarie, una collezione di poesie,testi in prosa, immagini e giochi di parole.

Anna ZucchiElena Roveda

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1. ALFABETO

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A di AFFETTI

Gli affetti sono il fulcro della vita dentro e fuori dal carcere. Hosempre amato i valori affettivi e dato loro la priorità; nellareclusione ne sento una mancanza atroce.

Purtroppo, la distanza e la lontananza non fanno che acuirela privazione degli affetti e per chi, come me, è attaccato moltoalla famiglia e agli amici, risulta difficile sopportare questacondizione.

Fortunatamente c’è la possibilità di poterli coltivare neimomenti in cui ti è concesso, tramite colloqui e telefonate.

È fattibile anche attraverso la scrittura ed io lo faccio gior-nalmente da almeno ventuno mesi e non ne sono né stanco nésazio, anche se lo trovo il mezzo meno adatto a tale scopo, madevo adattarmi perché non ho scelta e non posso fare altrimenti.

Marco Baldi

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A di AMICIZIA

I

L’amicizia è un sentimento raro, anzi, oserei dire, rarissimo. Èun legame ed un impegno fra persone sensibili, per il quale,però, non si prevedono contratto o atti notarili, nessuna clau-sola scritta, ma solo vincoli affettivi e morali. L’amicizia èautentica e, quando si è amico di una persona, si è amici “nellabuona e nella cattiva sorte”, come nel matrimonio…

L’amico è sempre pronto a soccorrerti senza chiedere osperare nulla in cambio: capita anche di difenderlo nel torto e,qui, mi rendo conto che si diventa complici di ingiustizie. Ma seciò accade è perché l’amicizia non scende mai a compromessi edogni volta che viene messa alla prova, anche nelle difficoltà,supera ogni ostacolo e soprattutto è senza alcun prezzo.

Roberto Deligia

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II

Cara Jessica,

come stai? Chissà, forse non leggerai neppure questa lettera e la strap-

perai ancor prima di aprirla, ma non importa, ti scrivo lo stesso.È da tempo che volevo farlo, ma, immaginandomi una tuapossibile reazione negativa, ho sempre trattenuto la mano,sbagliando.

Chissà, magari per qualche strano disegno del destino ticapiteranno tra le mani questi scritti e tra essi il mio! Èpensando a ciò che oggi il cuore ha preso il sopravvento sullamente ed eccomi qui a dirti che ti voglio bene, che mi manchitantissimo e che, anche se solo con il cuore, sono vicino a te.Siamo cresciuti insieme e un grande affetto non può svanire nelvuoto: vedo gli occhi lucidi di papà e mamma quando parliamoinsieme di te; anche loro ti vogliono un gran bene e, anche seora in te c’è tanta rabbia, penso e spero che in cuor tuo tu l’abbiasempre saputo. Di vicende ne sono accadute tante e gli ultimianni sono stati negativi in tutti i sensi e per tutti. Certo, tu sei lìe, a differenza mia, non puoi vedere la tua famiglia, ma,credimi, ci si può sentire soli anche tra milioni di persone, e tumi puoi capire: da quando sono rinchiuso qui infatti ci si sentesolo in occasioni speciali, ma non si prova più il calore di unavolta, il piacere di stare insieme.

Mi piacerebbe tanto vederti, ma capisci bene che è impossi-bile, sappi, però, che ti penso spesso e che sarei davvero felicedi ricevere una tua lettera: sarebbe un modo per sentirti piùvicina e per comunicarti il calore del mio affetto. Cosa possoraccontarti? Qua è tutto troppo “normale”, e lo sai bene: le gior-nate sono tutte uguali, si fanno sempre le stesse cose e cerco diriempire ogni spazio vuoto e tenere impegnata la mente. Ah,dimenticavo! Quest’anno mi sono iscritto al primo anno del

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corso di ragioneria, ottenendo discreti voti; spero mi possaservire in futuro, anche se il mio obiettivo principale è quello diuscire da qui quanto prima.

Cara Jessica, ora ti lascio e vado a dormire. Scrivimi prestoe ricordati che sei sempre nei miei pensieri e che ti voglio bene.

Un forte abbraccio da me e della mia famiglia. Ciao! ti vogliamo tutti bene!

Vincenzo Dalia

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A di AMORE

I

Sull’amore le definizioni non si contano, forse perché non èpossibile ingabbiarlo in una definizione che ne esprima ogniaspetto.

L’amore è tutto, il tutto che avvolge e ti coinvolge, quandomeno te lo aspetti e nei luoghi più impensati.

Scocca una scintilla, si accende un fuoco che crescendodiventa un incendio, ma senza bruciarti ti illumina e ti rigenera.Una felicità troppo intensa che sconfigge e aggira ogni ostacoloperché non conosce vincoli né limiti.

Non parla, sussurra; non dice, suggerisce: ti stringe e ti dàcoraggio rendendo l’uomo più uomo.

Roberto Deligia

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II

Così ti immagino…Amore come un fuoco,una scintillavagante che brucia senza mai spegnersi,una fiammanon più grande di un atomo:risvegli e ardi i corpi.

Tu Amore, effluvio unico, calore quasi insopportabile,musica carezzevole, sapore delicato,presenza cangiante.

Nel sognoil fuoco si alimenta, erutta all’improvvisoin una grande esplosione di luce.L’immenso scoppio dell’animamanifesta la tua presenza,rivelando la forza palpitante della vita.Tu Amore, tu vita.

G. S.

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Ciao Amore mio,ciao splendida luceche m’illumini nelle tenebre,la notte è buia e io sono lontano da te.Ti amo e ti chiedo di guidarmi:non di mostrarmi l’immensità,ma solo l’orma da calcare.

Prima di incontrarti non era così:io sceglievo i miei passi e i miei percorsi,a te ora chiedo di starmi vicino.Prima amavo solo me stesso e il mio orgoglioche mi rendeva schiavoe mi costringeva alla sua sequela.Ora so di amare,so che solo tu mi potrai guidare attraversoi terreni più impervi e le lande più sperdute.

Sino a quando il giorno riapparirà,la luce tornerà e tra le acquerispecchieranno i nostri volti uniti in un bacio d’amore.

G. S.

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IV. CHI SA AMARE

Sono passate tante notti e io sto morendo cento volte al minuto.Sono passate tante e tante notti e, con questa lontananza, la vitaè ancora più difficile. Sono passate tante notti ed il fuoco diqueste notti è un fuoco tanto amaro.

Eccomi, sopravvivo e ogni giorno che passa, senza tedavanti ai miei occhi, è triste: da quando ci siamo separati nonc’è più stata gioia, non ho mai accettato la tua mancanza. Unmilione di posti abbiamo visitato insieme ed essi sono tutti dise-gnati sulle porte delle nostre anime e mi consentono diricordarti.

Come vuoi che viva domani? Come? Io sono pazzo di te, èvero che voglio dimenticarti, ma non ci riesco, mi manchi e lalontananza è forte: il mio cuore è diventato debole, lui che eraforte. Oggi desidero gli anni che abbiamo passato, gli anni che,per noi, hanno un significato, quegli anni che non ci voglionoascoltare. È vero, vita mia, i giorni che scorrono non li possodividere con te, ma li devo passare; eccomi, sono vivo, nonposso starti vicino, ma posso accettare la lontananza da te.Ancora ti adoro, vita mia, nelle albe e nei tramonti.

Ogni giorno sto lottando, perché il mio cuore ti dimentichi,amore, tu che non ci sei e sei lontana da me, vita mia, che ti hoperso, il mio unico sogno è quello di sapere che tu sei in ottimasalute. E anche se tu hai dimenticato i miei occhi io non tidimenticherò mai, amore, se tu non chiedi di me, io chiederò lostesso e sempre di te.

M. S.

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A di ARIA

Aria, ma che cos’è quest’aria?L’aria dell’isolamento, l’aria del tormento.Un quadrato stretto e angustoè l’aria dell’isolamentomentre solo il riflesso del solegiunge su quello specchio di cemento.

Solo, isolato, annientato, sconfitto e umiliatogiocato e abbandonato, deriso e dimenticato.

In quest’aria (sì, così l’hanno chiamata, aria)vado avanti e indietrocome le mie volontà, su e giù come le mie emozioni.E nel vortice del tormentola rabbia a l’amore formanouna spirale:

nascono assieme, ma attimo dopo attimosi allontanano sempre più.Aria, ma qualcuno sa che Aria è sinonimo di Libertà?

G. S.

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A di ATTESA

BEEN WAITING FOR YOU

to Nina Clare Guarnieri

All my life been waiting for you.All my life been waiting for someone like you.All my life been waiting for the right personto come along!To give love, affection, care and for it to bereturned.When in life that person get taken away,there is no one to blame.The sparkle and flame in our heartshave gone by.But if you can in your heart be strong for as both.The sparkle. Love, affection care:reward will return.

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TI ASPETTO

to Nina Clare Guarnieri

Ti aspetto da sempre.

Da sempre aspetto una persona come te

Da sempre aspetto che la persona giusta

entri nella mia vita!

Per offrire amore, attenzione, affetto e perché

possa essere ricambiato.

Quando nella vita quella persona viene portata via

non c’è nessuno da biasimare.

La scintilla e la fiamma nei nostri cuori

se ne sono andate.

Ma, se puoi, nel tuo cuore sii forte per entrambi.

La scintilla. Amore, affetto, attenzione:

arriverà la ricompensa.

a Nina Clare Guarnieri

Alberto Vincenzo Guarnieri

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A di AVVOCATO

Un altro momento di fibrillazione è quando devi incontrarel’avvocato, la persona che ti segue e nelle cui mani ti sei affidatosperanzoso, dal quale ti aspetti il miracolo che non avviene mai,sul quale ricadono le tue ire quando gli eventi non sono favore-voli, unico responsabile di colpe a te attribuite quando non è ingrado di farsi valere e di difendere la tua causa. Ogni volta chelo devi incontrare, t’aspetti che venga a confortarti e a dirti chetutto procede bene e presto sarai libero, in verità sai già che nonè così, ma vuoi illuderti e crederci perché fa bene e vuoi colti-vare quella speranza che non t’abbandona mai, anche quandosai che non c’è più nulla da fare.

L’avvocato è la persona da cui si pretende sempre, equando non ci riesce scatta in te quella frustrazione e quell’iracontro il sistema e contro tutti coloro che ti hanno rovinato lavita e ti costringono a vivere una vita d’inferno, fatta di soprusi,di dolore e di tutti i più brutti sentimenti che ti vengono inmente. Non ci ricordiamo mai di dare la colpa a noi stessi, veriresponsabili ed artefici del nostro destino.

L’avvocato è lo squalo che ti divora i tuoi pochi risparmi e tiassicura sempre il buon esito finale, ti dice di stare tranquillo eintanto si fa profumatamente pagare, è l’unico che non cirimette mai, comunque vadano le cose, se ha fatto bene il suolavoro guadagna e tu sei contento di pagarlo, se ha fallito lo haipagato e c’è la sensazione che più di così non poteva fare.

Chi perde sempre siamo noi che ci rodiamo il fegato ed ilcervello, snervati dalle attese e delusi dai risultati che spessonon sono all’altezza delle nostre aspettative.

Marco Baldi

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B di BLINDATO

Buonanotte,si chiudono i blindatisi odono le ultime vocie il silenzio scende in questo limbo.Qui dove vivi,ma dove la tua vita è depredata di ogni libertà.

Un’ultima Buonanotte,si chiudono i blindatie poi il silenzio cala sovrano.

Ognuno sarà lì nel suo lettochi penserà alla sua donna,chi a suo figlio,chi alla sua vita,chi a quel che è stato,chi a quel che sarà.

Si chiudono i blindati,Buonanotte.

G. S.

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C di CARCERE

Ho vissuto parte della mia vita come una biglia impazzita delflipper. Ho vissuto sommerso dall’amore, ho attraversatooceani, ho percorso sentieri pericolosi, nell’illusione di sfuggireal calcolo delle probabilità, di essere individuato; non ho tenutoconto che, prima o poi, per paura, per convenienza o per denaroqualcuno disposto a tradirti finisci sempre per incontrarlo eallora, come nei flippers, tilt! game over!

Finisce il gioco.È iniziata così una nuova ed indesiderata esperienza. È un mondo strano il carcere. Ti entrano subito in testa i

ritmi, i rumori, le voci, i passi, le chiavi che girano, i blindi chesbattono; ma, incredibilmente, sono i violenti silenzi che tifanno male, che ti perforano il cervello, lacerandoti l’anima. Inquesto minuscolo universo che è la cella, dietro assurde sbarreche ci nascondono persino il sole, scrivo, leggo, penso, amo,soffro, sogno.

Sono cambiati gli scenari e gli ambienti, l’amore e i sognimi tengono vivo trasportandomi lontano, attraverso dimensionie spazi inesplorati che mi ricongiungono a mia madre, alla miacompagna, ai figli naturali e adottati che vivono laggiù inBrasile e che per me rappresentano quell’universo di miti esentimenti che, più si invecchia, più diventano indispensabili.

Apro gli occhi e la cruda realtà mi fa sentire come unamoneta in fondo ad un secchio pieno di pietre. Il carcere è undolore insonorizzato. Chi ha vissuto intensamente la vita èconsapevole che molti episodi sono stati segnati dalla soffe-renza, ma essi si sono rivelati pregni di significati e di valoriche, diversamente, forse non sarebbero stati scoperti.

La privazione della libertà è sofferenza e la sofferenzaaffina la sensibilità e ci fa capire che il male che abbiamo provo-

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cato potrà essere sempre redento dal potenziale amore che è innoi.

Sblam! Le guardie chiudono i blindi e Morfeo è pronto adaccoglierci tra le sue braccia.

Il sogno è un altro giorno che muore. Uno in meno.

Mario Tonini

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C di CELLA

SASÁ

È questa la storia di un detenutoche mai si piegò all’altrui volontà,nato tra stenti e tra stenti cresciutoin una cella ora vive Sasà.

Di grande coraggio e lesto di mano,in ogni banca faceva un prelievo, con sé portava l’amico Giulianoch’era per lui solo un giovane allievo;

ma come vuole leggenda, del resto,non puoi sperar di morir primeggiando, perché l’allievo talvolta il maestrosupera come se stesse giocando;

ma per mostrare che ancora comanda,Sasà si getta in un colpo rischioso.Urla, spavento, terrore, tregendasemina per diventare famoso.

Così guardingo, l’avreste mai dettoche nella rete sarebbe finitoquesto ragazzo sì scaltro e furbettoche per orgoglio divenne bandito?

Preso un ostaggio dal lungo capello,per garantirsi improbabile fuga,

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non esitò a puntare il coltellosulla fanciulla tremante e sperduta.

Viene accerchiato a sirene spiegate,«Lascia la donna!» gli grida l’agente,«No, non la mollo, perché mi sparate!»«Se non la lasci ti sparo ugualmente!»

Impietosito dall’altrui pauraSasà si arrende all’uomo in divisa,ammanettato e con la faccia scuragià si prepara alla svolta improvvisa.

Eccolo qua il detenuto eccellente,in breve spazio ora passa la vita,dopo tanti anni gli sfiora la mentefolle il pensiero di una fuga ardita.

Vivere in gabbia l’ha reso più forte,ma nel suo cuore qualcosa è cambiato,ora lo sa, si avvicina la mortee in fondo Sasà adesso ha imparato:

questo dolore sofferto e taciutopoteva evitarsi con molta umiltà,nato tra stenti e tra stenti cresciutoin una cella ora vive Sasà…

Paolo De Meo

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C di CITTÀ

La vita a volte riserva delle strane sorprese, una fra tutte, l'al-lontanamento dalla propria terra. Per carità, all'inizio è tuttobello, ti confronti con altre realtà, altre culture, altre mentalità, earrivi al punto di imporre a te stesso l'inserimento e il radica-mento nel nuovo mondo.

Arriva il momento in cui ti rendi conto che oramai è troppotardi, e che tu con quella nuova società, centri proprio poco, ètutto diverso, ti manca tutto.

Ti mancano i colori resi più vivi da un sole diverso, timancano gli odori: ZAGARA, MANDORLO, PISTACCHIO, masoprattutto MARE, ti mancano i momenti in cui riesci a rilas-sarti, in soli dieci minuti, davanti alla maestosità di una talemeraviglia, ti mancano i fine settimana in cui riesci a vivere inmontagna nonostante la città sorga dal mare, ti mancano imomenti di calore familiare dettati dalle feste comandate, ogniricorrenza è buona per riunirsi, ti mancano gli Amici, con iquali hai condiviso tutto sin dalla tenera età, ti mancano iconcittadini, anche se alle volte li hai criticati per il loro lievesenso di inciviltà, ti manca tutto, ti manca CATANIA.

Un solo desiderio resta vivo nel mio cuore, anche se perrealizzarlo, dovrò attendere il momento in cui dormirò persempre:

RESTITUITEMI ALLA MIA CITTÀ.

A. M.

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C di COLLOQUIO

I

Purtroppo ogni volta che hai l’occasione di vedere un familiareo un amico è un tuffo al cuore e gli stati d’animo si sovrappon-gono e si mischiano. Si parte dall’ansia dell’incontro, alla felicitànel rivedere visi di persone appartenenti alla tua vita, alla rilas-satezza di un colloquio a volte sereno con persone con le qualit’intendi e puoi parlare liberamente sfogarti, e non con icompagni di ventura incontrati in carcere, con i quali non c’è,nonostante la convivenza forzata, quel feeling o l’amicizia chedovrebbe instaurarsi come con persone conosciute all’esterno.

Gli stati d’animo si susseguono e nell’approssimarsi dellafine del colloquio ti coglie già la nostalgia dei ricordi ormaisbiaditi dei bei tempi trascorsi, poi i saluti, le solite raccoman-dazioni e la tristezza che d’improvviso ti coglie e ti lasciaattonito e stordito. La tua mente incomincia già a vagare allaricerca del prossimo contatto che non sarà mai così vicinoquanto vorresti; ti coglie da subito una profonda malinconiache non sai come guarire e che necessita di alcuni giorni peressere smaltita.

Marco Baldi

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II

Domani è martedì, continuo a ripetermelo nella mente, domaniè il giorno del colloquio, è il giorno in cui riabbraccerò l’amoremio, terrò sulle mie ginocchia il mio meraviglioso bimbo. Nonvedo l’ora che questo lunedì passi veloce, che questa giornatafinisca, e spero tanto questa notte di riuscire a dormire, perchéessa sia la più breve possibile.

Sono le 21.30 di lunedì, scelgo gli abiti più belli, controlloche non siano sporchi o gualciti, li spruzzo con del profumo epoi li avvolgo nel cellofan in modo che si impregnino di tuttoquell’odore.

Sono irrequieto, mi agito, vado avanti e indietro per lacella, pensando a tutto ciò che vorrei comunicare ai miei,cercando di memorizzare tutto quello che desidero raccontareloro. È come se il mio cervello fosse un immenso block-notes sucui appuntare ogni argomento.

Ora prendo una busta e la riempio di tutte le leccorniepossibili, gli ovetti con le sorprese, le brioches preferite di miofiglio, le barrette di cioccolato, le nutelline; manca solo la pizza:ho appena finito di preparare l’impasto e domattina all’alba lostenderò e lo cuocerò.

Perfetto! Tutto è a posto, tutto curato in ogni particolare. No, non ho fatto la barba! Ma sì, la farò domani così avrò la

pelle ancora più liscia. Adesso posso andare a letto, ma nonprima di aver preso l’ennesimo caffè e fumato tre o quattrosigarette.

È incredibile, mi sembra di poter tagliare l’ansia a fette! Madevo dormire, devo dormire, continuo a ripetermelo (sì, èstrano ho persino dimenticato di essere in carcere, lo so, non hasenso, ma ora quello che importa è solo il colloquio). Ora, sperosolamente di addormentarmi.

Sono le 5.00, la mia sveglia interiore ha già suonato, ma gliocchi sono ancora chiusi.

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Poi primo caffè e sigaretta, mi sciacquo la faccia e, via,spiano la pasta preparata ieri sera: non sto facendo una pizza,ma la mia più grande opera d’arte! È per loro! È per mia mogliee mio figlio!

Bene, la pizza è pronta, adesso devo solo cuocerla.Secondo caffè, seconda sigaretta, le 8.30 sembrano non

voler arrivare.Sono le 8.15, ho già l’accappatoio indosso, bagnoschiuma in

mano, via, verso le docce: acqua bollente, un sospiro e unattimo di relax. Non so se per la caffeina o per l’agitazione, mami sento elettrico. Nel frattempo il mio compagno ha già messola pizza sul fuoco e ha riempito il thermos di caffè.

Torno in cella, indosso gli abiti, dopobarba, gel e profumo.Passo davanti allo specchio innumerevoli volte.

Finalmente l’agente ti chiama per il colloquio.Sacchetto in mano, esci dalla cella, è un continuo sentirti

dire “buon colloquio”, ma a te non importa nulla, stai solopensando agli occhi di tua moglie e al sorriso di tuo figlio.

L’ultima perquisa, l’ultima attesa, che pare infinita, nellacelletta d’aspetto e poi verso la stanza del colloquio. In lonta-nanza senti già la risata del tuo bimbo e la sua voce che giàchiama papà.

La chiave gira, primo, secondo, terzo trac-trac, si apre ilblindo e li vedi lì seduti: tua moglie ti sorride e i suoi occhi bril-lano della luce della prima volta che l’hai incontrata: il tuobambino, che sta sulla sedia in ginocchio, porta le mani al viso,nascondendo un sorriso di gioia che solo gli angeli possonoavere.

Tu sei con loro e di colpo hai dimenticato di essere un dete-nuto.

Prendi il bimbo in braccio, lui si aggrappa a te, ti stringefortissimo con le sue piccole mani, poggia la sua guancia sultuo viso e sembra volerti respirare, assaporando tutta la tuaanima; tua moglie ti stringe la mano e di dà un dolce e ineffa-

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bile bacio quasi non volesse disturbare quel momento magicotra padre e figlio.

A poco a poco tutto torna ad essere più normale, il bimbo tichiede cosa hai portato, tu esponi sul tavolo ciò che hai nelsacchetto. Tuo figlio gioca, mangia, apre ogni cosa, ti chiede dimontargli le sorprese, mentre tu e tua moglie continuate aversarvi caffè, guardandovi negli occhi come due ragazzini alprimo appuntamento. Vorreste dirvi tantissime cose, ma dentrodi voi sono troppi i sentimenti che si alternano: amore, tantoamore, rabbia, tanta rabbia, e così gioia e disperazione, tene-rezza e aggressività. Allora meglio evitare e allora meglioparlare d’altro, di tutto, di tutto, tranne forse di quello chevorreste dirvi.

Ma è lui il protagonista assoluto del colloquio, lui a cui faimille domande, lui che ti fa mille domande, che continui atenere in braccio, col quale inventi mille giochi, mentre tuamoglie vi guarda timida, come fosse quasi un’intrusa, ma sabene di avere tutti i giorni per stare con suo figlio, mentre tusolo quattro ore al mese.

Poi lei ti guarda e ti dice che anche se sei in carcere e anchese… non si è mai pentita di averti sposato, anzi che è fiera di tee della tua forza. Ti ama.

Tu allora torni a vivere, hai ricaricato le pile per affrontareun altro po’ di quella vita, ma, quando tutto sembra esseremeravigliosamente bello, si riapre il blindo. Capisci che iltempo a tua disposizione è terminato.

Cala il silenzio, gli occhi splendenti della donna che ami dicolpo si gonfiano di lacrime e il viso di tuo figlio ad un trattocambia espressione, mare volerti dire: “mi stai abbandonandodi nuovo, per l’ennesima volta”. Intanto tu ti senti moriredentro, ma sai di essere proprio quello che non può cedereperché sei tu la loro forza.

Vi perdete così in un grande abbraccio a tre, scambiandoviil vostro amore, i vostri odori, gli ultimi sorrisi. Poi ti stacchi,

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l’agente al tuo fianco, loro ti guardano mentre ti allontani, unsorriso forzato sui vostri volti, un ultimo cenno con le mani.

Buum! Si chiude il blindo, ti giri, dai le spalle all’agente ed ecco

dinnanzi a te quel lungo, lunghissimo corridoio. Passo dopo passo ritorni a percorrerlo.

G. S.

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D di DIFESA

Nel nostro paese il processo penale e quello di procedurapenale vengono svolti secondo le norme Costituzionali, ma nonsempre la difesa viene attuata e considerata secondo i princìpifondamentali stabiliti dalla Corte Costituzionale.

Ad esempio, la difesa è un diritto inviolabile, ma alcuniprocessi vengono celebrati in contumacia, così da far ritrovarel'imputato con una condanna passata giudicato senza conoscerele accuse che sono state rivolte contro di lui.

Su questa norma è intervenuta molte volte la Corte di Stra-sburgo, ma anche la Corte Costituzionale, approvando l’articolo111, così da far intervenire le Sezioni Unite della Suprema Cortedi Cassazione, ogniqualvolta vengano violati i cosiddetti prin-cipi fondamentali di codesto articolo.

Queste hanno fatto sì di stabilire la difesa dell’imputatononché di garantire la sicurezza del cittadino dandogli la sere-nità e la libertà, in quanto non tutti i Giudici sono imparziali digiudicare, poiché non giudicano con la testa, bensì con il cuore,per questo gli avvocati non hanno molte chances nel mettere inatto la loro difesa, e quasi sempre finiscono per essere ignorati.

Pasquale Pesce

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D di DONO

IL DONO CANCELLATO DALLA GUERRA

Fratello contro fratello,senza sapere il perché;fucile contro fucile,senza capire il perché;sangue contro sangue,senza chiederti il perché.

Guerra.Questo è il suo nome.Guerra voluta dai Grandi,combattuta dai Piccoli.Guerra desiderata dai Potenti,segnata dalle urla degli Inermi.

C’ero, ero lì.Ho sentito il sibilo dei proiettili,ho ascoltato il fragore delle bombe,ho visto il sangue dei fratelli.Oggi non ti dico se ho sparato, ucciso o mi hanno ferito.Oggi ti dico solo un perché, sì, il perché.Perché l’uomo non apprezzaciò che Dio di Grande gli ha dato,la vita.

G. S.

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E di ESTATE

ESTATE

Tendo le braccia… lunghi fuscelli di palme,l’acqua mi bagna:rumore di onde, schiuma di mare.

Dolce la brezza le agita tra l’azzurro che si smarrisce nell’infinita linea bludell’orizzonte.

Ricerca d’amore, di speranza.

Tendo le braccia… lunghi rami d’alberi,verso quei fiori che schiudonoquando i raggi del sole prendono il posto alla luna.

Volano alti i gabbiani nel cielo,odore di salsedine soave musica delle onde.

Ricerca d’amore, di vita.

G. S.

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F di FAMIGLIA

I

Circa venti anni fa ho conosciuto una ragazza molto carina.All’inizio abbiamo avuto delle difficoltà nel frequentarci poichélei apparteneva ad una famiglia benestante, mentre io ero figliodi un operaio. Poi, col passare del tempo, tra furtive scappatellee uscite con le sue sorelle, ci siamo fidanzati, nella consapevo-lezza di cosa saremmo andati incontro per la contrarietà deisuoi genitori. Ma l’amore che cresceva giorno dopo giorno ci hadato la forza per proseguire il nostro cammino, fino ad arrivareal matrimonio, il nostro più grande sogno.

Dopo anni di fidanzamento arrivò infatti il fatidico giorno:eravamo entrambi felici e molto emozionati, ma, nonostantetutto, i festeggiamenti andarono alla grande e la mattina succes-siva partimmo per una crociera indimenticabile, di cui ancoraoggi ricordo con amore e precisione ogni momento.

Dopo alcuni mesi la mia dolce metà rimase incinta enacque uno stupendo bambino che ci rese felicissimi, riem-piendo di gioia i nostri cuori.

Col passare del tempo, però, incominciarono a nascere leprime incomprensioni dovute, dal mio punto di vista, ad intru-sioni esterne; i rapporti divennero sempre più tesi e, in comuneaccordo, decidemmo di separarci.

La mia ex moglie non si è più rifatta una vita con altrepersone, mentre io ho avuto alcune brevi storie, ma in esse nonc’è mai stato l’amore che ho donato a mia moglie: mi accorgevoinfatti nei confronti di nessuna donna incontrata dopo il matri-monio ho mai provato i sentimenti e l’amore che mi legarono emi legano alla mia ex moglie.

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Qui, nella solitudine di questa cella, ripenso ai bei momentitrascorsi insieme e mi rendo conto che il mio più grande desi-derio sarebbe quello di rappacificare la mia famiglia e tornare avivere tutti insieme la serenità che regnava, una volta, nellanostra casa.

Vincenzo Dalia

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II

Fisso il soffitto piccolissimo di una cella altrettanto piccola, ilmicrocosmo che ospita me e il mio compagno ormai da qualcheanno e intanto permetto al fumo di una Marlboro rossa diaggredire irrimediabilmente i miei polmoni. È un vizio che miaccompagna da vent’anni, l’unico che abbia mai avuto e che,oggi più che mai, serve a ricordarmi che sono un uomo.

Ho imparato a prolungare il piacere una sigaretta tratte-nendo il fumo il più possibile, cosicché le mie spugneassorbono tutto il veleno che altrimenti andrebbe perso: insulsasoddisfazione!

Nel mio cervello semiassopito una mano invisibileimpugna il telecomando delle idee cambiando canale copiosa-mente: ragazze, libertà, Grande Fratello, libertà, leggere,guardare Grande Fratello, libertà, fare la domandina, cucinare,ragazze, libertà, famiglia… famiglia… famiglia…

Il dito si è fermato… famiglia… il telecomando per un po’riposerà…

Intanto prende forma un nuovo stato emotivo. Dolore?Solitudine?

Forse entrambi concorrono a rendermi così ansioso, o,probabilmente, è l’aver preso coscienza, ancora una volta, dioccupare fisicamente un luogo distante da coloro che maggior-mente vorrei avere accanto.

Il desiderio di abbracciarli è troppo forte, mi strazia, èsoffocante, un problema senza soluzione è un urlo inascoltato…Così quell’amore negato lascia il posto alla rabbia… ma è colpamia, non serve lamentarsi, dovrei essere io a pagare, ma hocostruito la mia croce condannando la mia famiglia a soppor-tarne con me il peso opprimente.

La sofferenza, a volte, è un male necessario, utile a distrarsidalla ripetitività asfissiante e monotona del carcere, serve a

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ricordarti che esisti e ancora sei capace di emozionarti comeprima di entrarci.

Lotto contro una lacrima che pretende di conquistare ipochi centimetri di una guancia che ne ha raccolte molte, nontante in verità, erano molte di più quella versate in libertà, doveun uomo è libero persino di essere debole a volte…

Ho acceso un’altra sigaretta, spero che il fumo fuoriu-scendo porti con sé i pensieri cattivi disperdendoli nell’aria, manon è così, insistono nella loro volontà di condurmi nel baratrodella solitudine. Aspiro avidamente la mia dose di droga legale,resa tale solo perché ad ucciderti impiega molto tempo, micapita di pensare che l’unica utilità del tabacco sia permettere airagazzi di sentirsi uomini e agli uomini di ricordarsi che non losaranno più.

I sensi di colpa si fanno strada con prepotenza, adesso nonriesco più a controllare il pianto, vorrei non essere qui, vorreinon aver mai commesso tanti errori, come spesso accade l’ambi-zione comporta un prezzo da pagare ed io, in termini affettivi,sto pagando quello più alto; ho inseguito un sogno, illuso dipoterlo realizzare, ho anteposto la ricchezza ai valori veri, hocostruito torri di acciaio sulle sabbie mobili per vederle lenta-mente sprofondare assieme ai traguardi inseguiti e mairaggiunti, ma non è questo a rendermi triste, non soffro per lamia condizione di carcerato, sopporto con dignità l’aver persola donna che amavo, mi mancano gli amici, ma non è per loroche sto male, il mio vero fallimento è stato ingannare la miafamiglia, le aspettative di persone oneste che riponevano in mele speranze di un futuro migliore per tutti.

Gente umile, con sogni umili, senza pretese, senza laassurda convinzione che il denaro rappresentasse la felicità. Inun momento ho bruciato gli insegnamenti di una vita, propriocome brucia la sigaretta che sto fumando.

Non ho saputo ripagare debitamente l’amore che la miafamiglia non ha mai smesso di concedermi, il compenso alleloro immense fatiche è stato rendermi indegno della loro stima:

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spessissimo penso di non meritare la splendida famiglia che miè stato concesso di avere. Certo, se fossi solo, tutto sarebbe piùfacile, se fossi solo non ci sarebbe una madre che si dispera nelsilenzio del suo dolore con discreta dignità, piangendo la nottee sporgendo il petto di giorno, così che nessuno si avvedadell’afflizione che porta dentro, non ci sarebbe un padre con ilcuore ferito, fiero di quel bambino che teneva sulle ginocchia,che ancora, nonostante tutto, conserva lo stesso amore immu-tato e gentile di allora.

Ma per fortuna quelle persone esistono, e il loro affetto, chenon merito più, anche lui c’è, forte e avvolgente, capace dirinnovare la mia speranza e di soffocare le mie paure, un amoretangibile e manifesto, un amore che odora di casa, così potenteda abbattere le barriere che mi imprigionano, permettendomi diaffrontare la salita che mi aspetta con lo stesso coraggio dimo-strato dalla mia famiglia ogni giorno di un’intera vita…

So di essere sbagliato, ma, fino a quando avrò una famiglia,per qualcuno sarò ancora un bambino bisognoso di affetto.

Nonostante la mia situazione, mi sento molto fortunato,ringrazio Dio per quello che mi dà e non mi lamento per quelloche si dimentica di darmi, mi ha concesso una famiglia speciale,è più di quanto meritassi.

Paolo De Meo

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F di FEDE

Quante volte ho cercato quell’Essere superiore di cui non sonulla, ma del quale non dubito l’esistenza! Di Lui so solamentequello che mi hanno insegnato e, quando mi rendo conto di nonvederLo, mi domando se quelle nozioni siano sufficienti.

La fede è un sentimento che faccio e sento mio. Essa nonmi libera dall’ansia o dalla paura, ma mi dà la forza per prose-guire il cammino, soprattutto nei momenti di disperazione ed èin questo caso che mi sento un vigliacco: è troppo comodocercarLo nel bisogno, Lui c’ è sempre.

Non so da dove provengo e cosa sarà di me dopo la morte,non so perché si soffra, si speri, si gioisca o dove andrà la miaanima, ma non so nemmeno perché tanti bambini soffrano epatiscano la fame. Lui, certo, avrà una risposta ad ogni umanoperché ed in particolare spero possa mettere fine a tutto questomale.

Personalmente con Lui ho un conto aperto, mi auguro chenon sia come la giustizia terrena...

Roberto Deligia

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F di FIGLI

I - I TUOI PASSI

Una risata, sì la sento...È la tua, piccolo, stai ridendomentre vai insicuro sui tuoi primi passi: tendi una mano e cerchi me.Non sono lì con te, ma ti sento e ti sto osservando:vedo i tuoi grandi occhiscrutare intornoe cercare, cercarepapà.Non piangere, ma ridie allunga quella mano,la tua piccola manoche afferra quella delle mia Anima che è sempre lìaccanto a te.

G. S.

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II

A mia figlia

Vorrei essere un fantasma per oltrepassare queste mura, arri-vare da te e portarti un bellissimo dono: l’amore che in questianni ti ho negato.

Vorrei essere un uccello per volare da te e accompagnartigiorno per giorno nel tuo cammino: ti guiderei dall’alto senzafarti sentire mai sola, ma lasciandoti compiere le tue scelte.

Vorrei essere un raggio di sole per scaldarti nelle giornatepiù fredde: ti riscalderei ogni istante col mio affetto, soprattuttoquando la vita ti presenterà momenti nuvolosi e bui.

Vorrei essere un angelo per donarti tanta serenità: titrasmetterei la tranquillità per continuare il tuo percorso scola-stico.

Vorrei essere una fatina con la bacchetta magica pertornare da te: forse non ti stupirei con grandi incantesimi, ma tifarei sapere il mio immenso amore per te e la mia profondavolontà di non lasciarti più sola.

Guardo le stelle e penso ai tuoi occhi,guardo le nuvole e vedo disegnato il tuo volto,guardo il sole e parlo con te,guardo le tua foto e ti immagino qui con me, guardo la porta e ti vedo entrare, leggo un libro e ne diventi la protagonista,leggo le tue lettere e sento la tua voce accanto a me,parlo al telefono e parlo di te,parlo con gli amici e sei tu l’unico argomento:ovunque io vada, tu sei in me.

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Questo mio amore mancato sarà un futuro, un futuro soloper te. Tu sei l’unica ragione perché io viva, fa’ che io viva soloper te.

Vincenzo Dalia

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III - TI DONO LA MIA VITA

Un dì, forse riuscirò...

Certo, riuscirò a non pensare solo al mio cuore,ma ad ascoltare anche quello degli altri.Ti vorrò insegnare a riconoscerequella luce che me non ha illuminato.Ti vorrò dare la forza che da solo non trovie, quando tu starai per perderla,la speranza che mi ha guidato.Ti vorrò trasmettere la fiduciache ho conquistatoe che tu ancora devi conoscere.Ti vorrò regalare un sorrisoquando i tuoi occhi saranno smarritie le lacrime bagneranno il tuo viso.Ti vorrò quietare con la mia saggezzail furore dei tuoi giovani anni.

Sì, amore mio,tutto quello che io ho imparato nella mia vitate lo doneròcome il più grande e prezioso dei regali.

Io sarò imbiancato dagli anni,tu nel pieno vigore di essi.E se ti accorgerai che tutto ciò si impadronirà di teè perché tu non faccia maii miei errori.

Che siano il tuo tesoro, portali con te e donali ai tuoi figlicome io ho fatto con te, figlio mio.

G. S.

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F di FINESTRA

I

Il buio e l’angoscia hanno lo stesso colore.Seduto sulla poltrona dell’oscuritàil mio cuore è troppo provatoper avere paura.So bene che vedere non è tutto:bisogna saper guardare nel fondo,osservare per ritrovare quel filo di luce.

La cortina dell’oscuritàè densa e fitta:oltre quei vetri, oltre quei murimille luci, mille neonsottolineano la follia della città,l’incomprensibile diversità di vivere.

In quel ritaglio di luce ritrovo la libertà,in quel ritaglio di luce cerco di trovare il mio vero fine,sfuggire al terrore di quanto pocosiamo riamati.Il buio e l’angoscia hanno lo stesso colore.

G. S.

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II

Ogni mattina al mio risveglio, dopo aver fatto colazione, miavvicino alla finestra ad ascoltare il cinguettìo degli uccelli erespirare quel profumo di libertà che tutti noi qui desideriamo;in particolare, mi sforzo perché i miei occhi guardino oltre, finoall’orizzonte, lasciandomi trasportare dall’immaginazione e dairicordi che tanto mi scaldano il cuore e mi fanno compagnia.Stamattina quei suoni mi fanno tornare alla mente me, ragazzodi quindici anni che aiutava suo papà per la vendemmia. Erofelice e mi divertivo, mentre per mio padre era un modo pertenermi a bada, per far sì che non andassi a zonzo, a fare ilburlo con altri miei amici.

Mentre mio padre faticava pigiando l’uva, io mi aggiravotra i filari in cerca di funghi, incuriosito dai diversi cinguettiidegli uccelli e avvolto dal profumo del mosto.

Poi, improvvisamente è come se i miei occhi, rimasti fissinel vuoto, si riaprissero: sono qui e lascio che questi dolciricordi svaniscano, mentre nuova giornata sta cominciando.Uscendo dalla cella per recarmi a scuola attraverso il corridoioe sento un altro odore, l’aroma del caffè che tutti i detenuti sistanno preparando.

Ora sono a scuola, incontro i miei compagni e tra undiscorso e l’altro apriamo una finestra: immaginiamo e confi-diamo che al di fuori possa esserci un futuro, una vita serena,ma soprattutto la speranza che tutti coloro che credono in noi cioffrano un’altra possibilità e ci permettano di dimostrare real-mente chi siamo.

Vincenzo Dalia

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III – DALLA FINESTRA

...I was sleeping

and the vision that was planted in my brain

still remains, within the sounds of silence...

Mentre ti canti un ritornello che spezzi quei silenziguardi il cielo, quell’unico pezzo di cieloche ti è concesso vedere, quel pezzo di cielo che vedi ogni dì,ma oggi guardi e vi passa una nuvola.

La nuvola:la tua compagnia.

I suoi contorni non sono mai ugualie ad ogni suo movimento ti regala

una nuova immagine:ci trovi un viso,

o un personaggio fantastico,ora la faccia del tuo migliore amico,

ma no, il corpo della donna desiderata.Poi, un attimo, chiudi gli occhi, li riapri,

è solo una nuvola:la tua compagnia.

G. S.

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G di GIUSTIZIA

LA GIUSTIZIA È UN CUBO A SEI FACCE

Ad un tratto pensi che le ingiustizie capitino a tutti, che situa-zioni che non meriti ti colpiscano proprio nel momento in cuinon puoi difenderti, trascinandoti nell’abisso.

Rifletti allora sul fatto che sia meglio raccogliere tutte le tueforze per resistere, pazientare nella consapevolezza che Qual-cuno ti sta osservando. Forse proprio Qualcuno che l’ingiustiziae il dolore le ha patite prima di te, Qualcuno che non si è mairassegnato, che sembra aver già sopportato tutto, in modo cheun dì tutto possa tornare a tuo favore.

Devi, per questo, credere in te stesso ed essere più fidu-cioso; la tua forza non è più determinata dalle tue vane glorie(che alla fin fine ti hanno condotto qui), bensì da te stesso, dallameditazione e dalla cura della tua saggezza, saggezza cheognuno di noi ha dentro di sé in potenza ma che non ha maicoltivato e né svelato.

Dunque non adagiarti, come sai qui gli eventi futuri sonoimprevedibili: non saprai mai, quando al mattino ti svegli, cosati riserverà la vita del carcere. Ricordati, stai vivendo una realtàparallela a quella esterna, ma del tutto diversa poiché, se da unlato essa è pervasa dall’immensa monotonia e piattezza,dall’altro, in tale grigiore, all’improvviso s’innescano scintilleche possono devastarti l’animo in un solo secondo.

Pertanto, tieni sempre in esercizio ed addestra cuore,mente e muscoli ad ogni nuova esperienza, senza farti trovareimpreparato.

Se è vero che la solitudine ti insegna a convivere con testesso, è anche vero che la rabbia ti insegna a stimare quanto

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meraviglioso significhi essere in pace, prima di tutto con séstessi, per esserlo poi con gli altri.

La noia che oggi vivi, che qui incombe sovrana su di tescandendo le tue giornate in questo terribile luogo, di cuinessuno può aver idea se non lo vive, ti faccia ricordare quantoera bella l’avventura e il desiderio di conoscere che, allora, nonnotavi né apprezzavi.

Il silenzio ti rivela quanto pesanti e quanto determinantipossano essere le parole, quanto grande sia il loro valore equanto infinita la loro potenza.

Forse allora, come la natura si serve dell’acqua per domareil fuoco, Dio della morte per farci apprezzare la vita, le tuescelte, uomo, si servono della prigione perché tu, uomo, riescaad apprezzare il grande dono della libertà.

G. S.

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I di IMPRESSIONI

IMPRESSIONI LONTANE

Seduto sullo scoglio che non c’è,vedo l’albero maestro dissolversinella foschia dell’orizzontementre il lento ondeggiare dei fluttirievoca parole lontane e ricordi trascorsi.

Adesso la nave è scomparsa…Lì, dove cielo e mare in solenne unione s’incontrano,lì svaniscono i miei sogni e le mie certezze.

Solo, il vento con le sue dolci carezze mi parla di te,un canto d’amore e parole di speranza.

G. S.

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I di INSIEME

NO OTHER FOR EACH OTHER

to Nina Clare Guarnieri

As time goes by, no other will do,the heart heals deep inside bot in you as me.With love which we have for each other within us bothour love grows from within as no I see you as you do me. Being [togetherforever.Yet the stars above are brightwith our love which. No one can destroy.Being what we had and have togetherbetween us let us joy.When our hearts are one togetherlet no other take our place.As we are one for life,Till death us does part. Your eternity ismy eternity. Forever and ever. In thisLife! Always you and me in our hearts forever.

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NIENT’ALTRO L’UN PER L’ALTRO

a Nina Clare Guarnieri

Con il passare del tempo nessun altro lo farà,

il cuore guarisce sia dentro di te che dentro di me.

Con l’amore che abbiamo dentro l’uno per l’altro

il nostro amore continua a crescere come nessun altro.

Ti vedo come tu vedi me. Staremo insieme per sempre.

Già le stelle in cielo sono luminose

con il nostro che nessuno potrà distruggere.

Alla luce di quanto avemmo ed abbiamo insieme

lascia che tra di noi ci sia gioia.

Quando i nostri cuori sono insieme

che nessuno prenda il nostro posto.

Perché saremo una cosa sola per tutta la vita,

finché morte non ci separerà, la tua eternità è

la mia eternità. Per sempre. In questa vita! Sempre tu ed io,

insieme, nei nostri cuori per sempre.

Alberto Vincenzo Guarnieri

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L di LACRIMA

I

Lent’una lacrima s’affaccia al mondonata già vecchia sulle labbra muoresegnando il corso del gote rotondopiù già non c’è ma rest’il suo dolore.

Nobile ardor del core mio ridondovuoto ancor soffre del colei caloreche priva, ordunque, con fare immondocolui ch’al mondo non si può migliore.

Ingrato amor che gelosia fe' vano,perduto amor che rapido s’avvampa,perverso amor che null’è più insano.

E piàcemi pensar che anch’essa inciampalungo il cammino dell’amor solanofino al dì di colei ch’alcuno scampa.

Paolo De Meo

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II - LACRIMA DI FELICITÀ

La verità è solo una:tanto dolore, troppo dolore.La verità è solo una:tanta corsa, troppa fretta.La verità è solo una:una continua ricerca affannata.

Ma oggi ho imparatoa fermarmi, a osservare,a specchiarmi in un’alba,a sorridere alla vita.

Ma quel che è più importante,ho imparato a piangere.Perché una lacrimanon è solo una attimo di disperazione:oggi per me quella lacrima,che tanto stentavaa solcare il mio viso,è un attimo di Felicità.

Lacrima di Felicitàper tutto ciòche voglio riconquistare,per tutto ciò che ho scopertodi non avere.Io che credevo di avere tutto...

G. S.

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L di LIBERTÀ

Ciao Amore di papà,

come sempre, ma non meno sinceramente, spero tanto chetu stia bene. Io sto bene e in questo periodo rifletto molto sullamia libertà. Ma che cosa è la libertà? Beh, ti dirò che quandopenso alla parola libertà penso al nostro incontro, ma da libero:non vedo l’ora che tutto ciò accada, desidero avvenga al piùpresto.

Amore mio, una volta uscito da qui, tu verrai a Pavia conme, come ai vecchi tempi: staremo insieme, ci potremo divertireinsieme e affronteremo ogni nuovo giorno insieme. Questa è lalibertà.

Come sempre, gioia mia, mi manchi tantissimo e, sappi, tiamo infinitamente, né smetterò mai di farlo.

Spero di vederti al più presto, di abbracciarti forte a me e dipoterti dire con la mia bocca quanto ti voglio bene.

Ti porto nel mio cuore e nei miei pensieri in ogni istante delgiorno.

Ciao dal tuo papà, ti mando un mondo di baci.

Antonino Paparo

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L di LUCE

Un sorriso come un faroe il buio si dirada.Una frase sussurratae la musica in me echeggia.

È meraviglia,l’aleggiare delle emozioniche pervade l’esistenza.

Resta ancora un attimo.

G. S.

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M di MADRE

I

Cinque lettere con un suono semplice, ma allo stesso tempoforte ed eterno.

Questa parola porta ad ogni essere umano l’immaginedella propria madre, ma il suo significato è più vasto, per mepiù grande. Associo questa parola all’inizio, l’origine, perché iltutto parte dalla Madre e, non a caso, si dice Madre Natura!L’inizio di tutto l’Universo sino ad arrivare ad una piccolissimaparte di esso chiamata terra, in cui noi esseri viventi siamo legoccioline di un enorme oceano. Tutto ha un inizio, ma per noiè difficile comprendere e percorrere fino in fondo, con la mente,il percorso dell’Universo, della Terra, della Vita: noi ci fermiamoalla nostra esistenza e alla nostra madre. Se provassimo acomporre anche un albero genealogico, arriveremmo allanonna, i più fortunati, alla bisnonna; ma difficilmente ci si inter-roga sugli antenati e sul lungo percorso che precede ed anticipala nostra nascita.

Sarebbe una ricerca lunga, articolata e molto complessa…Nel mio piccolo mondo, nel mio piccolo, io cerco di

comprendere sempre il legame fra la mia forma, la mia energia,la mia esistenza e quella Madre.

A volte ho qualche dubbio di esistere e la mano calda dimia madre, che mi sfiora il viso, mi dà un non so che quiete epace inspiegabili. È per me più facile riconoscere in lei un esserereale e speciale che me stesso; tuttavia, non posso nascondere diritrovare in me parte di lei: se io appartengo a lei, forse alloraanch’io esisto. In questa dimensione, dove ci sentiamo così soli

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e sconnessi da tutto e da tutti, è tanto strano sentirsi parte di unaltro Essere.

Ma che cosa significa sentirsi parte di un altro Essere?Forse, che vedere i suoi occhi tristi ti porta tristezza o, allostesso tempo, vederli felici ti porta gioia. E poi, chi è questoEssere? Un Essere che sussurra grandi melodie tali da renderticosì sereno e libero che quasi ti pare di volare; un Essere che tiaccarezza e ti fa vibrare come una foglia in preda ad un tempo-rale; un Essere che ti avvolge di un'indescrivibile Energia, che ticolpisce forte, tanto forte da scuoterti e ghiacciare il tuo corpoanche in una calda giornata estiva; un Essere capace di fartigustare pietanze dal sapore unico e meraviglioso; un Essere,però, che ti somministra anche medicinali disgustosi; un Essereche ti mostra la vastità di praterie fiorite e ti invita a danzare inarmonia con l’Universo; ma un Essere che ti fa annusare l’odoresgradevole della sporcizia, per condurti a ripulirla e a farlasparire; un Essere che è pronto ad allontanarti, a cacciati via,ma, poi, anche a mettersi davanti ad un plotone d’esecuzioneper proteggerti col suo corpo, offrendo la sua vita per un solotuo respiro in più e, crollando a terra, dirti: «Ti amo, Figliuolo,sorridi e sii felice!».

Ecco, io non so spiegare il legame che unisce me a quest’Es-sere, non so dare spiegazioni esaurienti, ma solamente trovarein me profonde ed indescrivibili sensazioni: una voce risuonadagli abissi della mia mente e, come un vulcano in eruzione,sento percorrere nelle mie vene non più sangue, ma lava incan-descente, e il mio corpo diventa un fuoco; non brucia, matrasmette un piacevole calore.

Ora non capisco cosa accada, ma quella voce è giunta e stogridando al mondo: TI AMO, MIA CARA MADRE!

Luca Calajò

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II. DEDICATA A TE, MAMMA

Ciao mia dolce madre, come stai?

Forse sarai tristema non posso asciugare le tue lacrime,così lontane sono le mie mani.

Vola il pensiero di quel figlioche non c’èe lunghe le ore sulla tua sedia, scandite da un tic-tac eterno.

Se avrai setenon sarò lì a riempire il tuo bicchiere,se avrai famenon sarò lìa cucinare il tuo piatto preferito.

Oggi questa cella è prigione per mema ancor più segrega la tua anima,nega la tua volontà e soffoca il tuo respiro.

Ciao mia dolce madre, come stai?

Vorrei alleviare la tua penae carezzare i tuoi ricci capelli.

Sappi allorache il tuo pensiero è ora qui,caldo e tenero abbraccio.Ogni tua lacrima è perlae rotola sul mio cuore

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La tua immagine si disegna su questo cementoper diventare prato di primavera:e così ad ogni tuo sorriso rose profumate fioriscono intrecciandosi alle sterili sbarre.

Rara come la libertà,unica come il tuo amore.Ciao dolce madre, come stai?

G. S.

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III

Sarajevo.Una donna attraversava la strada.Due occhi grandi, i capelli sciolti.Sulle guance impresse quelle rugheche fiumi di lacrime hanno solcato.Uno sguardo gelido come quell’aria.I suoi passi accompagnavano il calar della neve.Tra le macerie gli acquitrini schizzanoi suoi piedi.

Di lì a poco io.Io e il mio fucile che lento scivolae lento si nasconde dietro me.Vorrei sparisse.

Adesso è chiaro e tutto appare così nuovo.Cos’è quella desolazione, se non lo specchio delle anime?

Ma lei mi passa vicino,con una mano sfiora il suo ventree lì un sorriso le si apre sul volto.Due cuori battono in leiuna nuova vita porta con sé.È un raggio di lucenel buio dell’umana crudeltà.

G. S.

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M di MALINCONIA

Mi abbandono spesso a questo stato d’animo e in esso nonriesco a quantificare la sofferenza e il piacere: tutto diventa cosìstrano.

Non posso fare a meno dei ricordi, non posso rinunciare adessi: una passeggiata con mia madre, il primo bacio sullaspiaggia, i primi passi di mio figlio, mia moglie e le sue atten-zioni, il suo amore, le sue lacrime e quanto altro ancora.

Guardo una fotografia: è silenzioGuardo una fotografia: è mille ricordiGuardo una fotografia: è un passo della vita in un istanteGuardo una fotografia: è un incontroGuardo una fotografia: è un viaggioGuardo una fotografia: è una lacrimaGuardo una fotografia: è la gioiaGuardo una fotografia: è il tempoGuardo una fotografia: è la sofferenzaGuardo una fotografia: è la speranzaGuardo una fotografia: è la verità

Guardo una fotografia: è tutto questo in un solo istante, maè soprattutto un pezzo di carta che mi infonde calore ogni voltache lo stringo tra le mani e lo osservo.

Così pensi e intanto ricordi e se questi ricordi mi rendonomalinconico è perché il passato fa parte di me ed è ciò che piùmi tiene compagnia in queste quattro mura.

G. S.

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M di MARE

Breve ma intensa:così è stata questa mia esistenza.

Attraversando terre, deserti e continentiora mi sono fermatodinnanzi al muro issato dalla vita:certo che ne ho attraversato di mare.

Mare di voci, mare di vite, mare di gente.

Mari di ordini al comando di aprire il fuocosi mischiavano a mari di urladei feriti e dei caduti.

Mari di grida hanno udito queste orecchie,mari di madri straziate dal dolore hanno visto questi occhi:certo che ne ho attraversato di mare.

Mari di fuoco che bruciavano villaggi di povera gente,mari di profughi che fuggivano un conflitto che non apparteneva loro.

Mare di colori:uomini neri e bianchi sotto l’azzurro del cielo e il giallo del solemacchiavano i loro corpi di sangue scarlatto.

Certo che ne ho attraversato di mare:mari di pianto di quei bimbi coi loro occhi sgranati verso il cieloinvocanti una mano mai tesa.

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Certo che ne ho attraversato di mare:mari di città, dalle mille luci e dalle mille facce,mare di ipocrisia che tra l’indifferenzami ha lasciato tanta solitudine.

E ora continuo a navigarecercando di tenere alto il pennone e non mollare la derivaoggi qui,in questo mare di disperazione,mare di pianto, mare di risate,voci e brusii,tra questi muri che tutto amplificano in un mare di confusionee che tutto occultano nel mare del silenzio.

Ora non posso naufragare,un unico desiderio:mai più solcare mari di guerre,ma solo un mare d’acqua e solee, dolcemente cullato dalle onde,guardare un gabbiano quando si alza in volo.

G. S.

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M di MATRIMONIO

Offrile il braccio per non inciamparenelle incertezze di questo frangentelungo il cammino che porta all’altareoffrile il braccio… così… dolcemente.

Tu sei già lì che la osservi tremantesenza avvederti di quanto il tormento,nell’andatura dal passo esitante,renda più afoso quel dolce momento.

Splendida nella sua candida vestecon la dolcezza ha rapito i tuoi sensi, poi si avvicina e la gioia t’investeaspetti il suo sì… e nient’altro pensi.

Un sì discreto che allieti il tuo cuore,coronamento di un giorno perfetto, una parola conferma d’amore,sillaba breve, ma colma d’affetto.

Offrile il braccio, non cerca che quello,da cui attingere forza e sperare,della sua vita è il momento più bello,offrile il braccio… non farla aspettare.

Paolo De Meo

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M di MOGLIE

A mia moglie

Lunghi sono gli anni tra queste mura e durante il loro scorrereho sempre pensato che fra me e te qualcosa potesse cambiare;ovviamente, speravo in meglio, invece, da quando mi è statoriferito dalla voce di nostra figlia che ti sei risposata mi è crol-lato il mondo addosso e, solo ora, capisco che mi ero illuso.

Ciò non toglie che ti ho sempre amata e ho cercato con tuttele mie forze di rendervi felici, ma non ne sono stato capace enon ho avuto fortuna: forse è stato per incompatibilità di carat-tere o, semplicemente, per colpa mia.

Oggi vorrei che tu sapessi che, nonostante il dolore che nonmi dà pace, sono felice per te e ti faccio una promessa: mi impe-gnerò fino in fondo ad essere un buon padre, recuperando edonando tanto amore ed affetto a nostra figlia.

Vincenzo Dalia

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M di MURI

OLTRE QUELLE MURA, OLTRE QUEI MURI

Mura.E poi muri, sbarre, cancelli.Rumori sordi si alternano allo strepito dei chiavistellie il loro rintrono riecheggia nei corridoi.Quei corridoi di cui vedi un inizioma di cui non trovi mai una fine.Il gelo pervade le membrae lo squallore pare schiacciarti.Ma questa è solo una fatua apparenza,poiché se ascolti,quei muri ti racconteranno mille storie.

Poggia il tuo orecchio, udirai mille pianti,tante malinconiche risate ti confonderanno.

Osserva bene, vedrai mille occhi,occhi tristi, feriti dal doloreocchi grandi, aperti alla speranza.

Gli sguardi s’alternanoe ognuno chiede a se stesso un perché.

Ma qualcosa non scorgerai mai,la rassegnazione.

Mille pianti, mille occhi, mille sguardi, mille speranze:

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l’Anima non può essere segregata.È e sarà sempre libera.

G. S.

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N di NOSTALGIA

Nostalgia: desiderio ardente e doloroso di persone, cose e luoghi a

cui si vorrebbe tornare, di situazioni già trascorse che si vorrebbero

rivivere.

La parola nostalgia fa pensare come ad una malattia. Lanostalgia è davvero una malattia dell’anima degli umani. Incarcere quasi tutti ne soffrono, chi più chi meno. Gli italianinaturalmente la sentono meno degli stranieri, ai quali mancanola terra d’origine in cui sono nati, il cibo che mangiavano fin dapiccoli e soprattutto la cultura in cui sono cresciuti e sonodiventati adulti. gli italiani soffrono cose diverse dagli stranieri.Per esempio, la maggior parte di loro sono allontanati dallafamiglia e dalla città o dal paese. mancano loro pure i cibinostrani. insomma, la nostalgia è una malattia inguaribile, comeil sentimento d’amore.

Credo che la nostalgia sia una malattia anche per gli inna-morati che non sono riusciti ad arrivare alla destinazione perconcludere una vera storia d’amore. a volte le canzoni li fannopure pensare ai sentimenti passati, li portano a pensare ailuoghi dove hanno provato emozioni e alle gioie del fidanza-mento che avevano avuto in passato. In fondo, la nostalgia ècome un ricordo d’amore, anche per quelli che sono feriti dall’a-more e vorrebbero assolutamente scordarsene.

Nella vita se non ci fosse il passato, non avresti mai assag-giato la sensazione della parola nostalgia. È bella e brutta,buona e cattiva. senza la nostalgia, non avremmo memoria delpassato come non abbiamo conoscenza del nostro futuro.

O-m-O

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N di NUOVA REALTÀ

Sono uno straniero come tanti altri che hanno difficoltà nelparlare. Vivo in Italia da tanti anni, ma ho sempre frequentatomiei connazionali e mi sono confrontato poco con la linguaitaliana.

Dal momento in cui sono stato arrestato, questo mi hacausato grossi problemi di comunicazione e inserimento nellanuova realtà. Qui mi sono ritrovato totalmente solo, non c'eranoconnazionali e per riuscire a socializzare con gli altri detenutifaticavo e non poco. Spesso rinunciavo a chiedere ciò che mispettava, perché vedevo nelle guardie poca disponibilità acomprendermi.

Per questi motivi ho deciso di sfruttare i corsi scolastici chel'istituto offriva, ho trovato degli insegnanti pazienti edisponibili che mi hanno messo in condizione di poterapprendere ciò che mi serviva per capire e farmi capire.

Oggi mi sento in dovere di ringraziare tutti coloro i quali inquesto mio percorso mi sono stati vicino ed hanno creduto inme.

GRAZIE DI CUORE.

O-m-O

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P di PASSATEMPI

In prigione non vi sono molti momenti felici, si può dire che sivive nella infelicità perenne.

Questo è dovuto alla totale privazione della libertà.Si possono però ritagliare dei piccoli spazi in cui sia il corpo

sia la mente possono sentirsi liberi anche se imprigionati,sicuramente tra questi vi è la lettura per la mente e lo sport peril corpo.

La lettura ti permette di estraniarti completamente dalcontesto in cui ti trovi, permette di vivere emozioni sia gioioseche tristi, di sorridere e di piangere.

Questo fatto è estremamente importante in un luogo dove leemozioni sono quasi totalmente azzerate e quelle che vi sonorappresentano la rabbia e l’impotenza.

Leggere è un buon metodo per vincere l’apatia che regna inquesti luoghi, soprattutto dopo un po’ di anni passati dietro lesbarre.

Lo sport invece permette di liberare il corpo almenotemporaneamente, e di conseguenza la mente, e concedealmeno in parte di sopperire alla mancanza di una vita sessuale.

Inoltre, quando si pratica qualche attività sportiva come lacorsa (una delle poche consentite in carcere), ci si sente liberi esi ha una sensazione bellissima di LIBERTÀ.

Fabio Favale

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P di PENSIERI

PENSIERI INUTILI

È mattino; aspettando l'ora d'aria, resto appoggiatoal cancello e guardando il vuoto, penso.

Penso a tutto, la mente comincia a viaggiare,a un certo punto si perde, e di cosa mi rendo conto?Che ho pensato tanto, ma non ho concluso niente,e sai perché?"Qui tutto ti è impossibile".

Sei chiuso, recluso, segregato in 4 mq,corrispondi a un semplice numero di matricola,privo di prendere qualsiasi iniziativa, perchépuntualmente si infrange contro quelle maledette sbarre,sei un AUTOMA.

Arriva l'ora dell'aria, l'uomo in blu comincia ad aprire,il tintinnio delle chiavi mi risveglia, e in me restala consapevolezza che solo due cose non ti possono toccare,la DIGNITÀ e la FEDE in DIO, che mi sostiene e mi dàsperanza, la speranza di continuare a VIVERE.

A. M.

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P di POESIA

UNA POESIA

Una poesia nel momento più difficile,ma una poesia pervade la mia esistenza.Ti esprimo uno stato d’animo,ti descrivo i miei sentimenti: quello che magari tu vedi, senti, ma di cui non hai il coraggio di parlare.Una poesiache ti permetta di cogliere tutta l’essenza, l’essenza della realtà che vivi e che percepisci dentro l’anima...Allora ti regalo una poesiaperché ognuno di noi è sensibile, ognuno di noi vive intense emozioni, ognuno di noi è amante del bello,e perché tu hai un dono, che è la tua forza, la forza di percepire la vita,la più meravigliosa delle poesie.

G. S.

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P di POSTA

I

Rappresenta un rito giornaliero, l’aspetto con ansia e per me èun modo significativo per avere rapporti umani con l’esterno.

Molte volte la scrittura è il modo migliore per esprimere, percomunicare e per trasmettere quei messaggi che durante le tele-fonate non riesci a fare, perché troppo corte, e che durante icolloqui non riesci a dire perché a volte ti senti impacciato o cisono persone a cui non vuoi fare sapere ciò che hai da dire.

Le lettere sono sempre personali e sono un anello dicongiunzione con amici, parenti, genitori, figli e tua moglie, lapersona che non manca mai di restarti vicino, che non t’abban-dona e ti sostiene in ogni momento.

Ecco perché la posta è importante, e devo ammettere nel nonriceverla di provare un pizzico di delusione, mentre quando mirecapitano più lettere non so da che parte cominciare e nonriesco nemmeno a leggerle, le brucio avidamente e poi me ledevo ripassare per capire tutti i passaggi, e anche quandorecano notizie non buone sono sempre bene accette.

Alla fine di ogni lettera la commozione sale e sempre,sempre gli occhi si gonfiano e il magone sale, e la lacrima bagnail foglio che stai leggendo.

Marco Baldi

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II

Uno dei metodi più usati per mantenere un contatto umano conla propria famiglia è la posta. Consiste in un pezzo di carta che,spesso, contiene bugie dovute, pur di tranquillizzare i propricari. Ovviamente la posta è bilaterale, e sono anche le famiglie autilizzare la scrittura per comunicare al carcerato stati d’animo enotizie varie dalla libertà.

Di seguito, riporto una lettera ricevuta dal mio compagno dicella tanto tempo fa:

Caro Roccuzzo,

noi qui stiamo tutti bene, anzi, abbastanza, così ci augurassimo

che questa lettera ti venisse a trovare.

Ieri abbiamo stati dall’avvocato che ti saluta tanto, ci ha spiegato

tutta l’aringa e quando ci vediamo mamma tua la spiega a te.

Qui a casa sentiamo tutti la tua mancanza, tuo papà continua a

ripetere “se ci sarebbe Roccuzzo ci stringebbimo tutti attorno al

tavolo”, lo so che si dice “attornierebbimo”, ma papà, poverino,

non ci ha gli studi.

Comunque ti abbiamo comprato una giacca nuova e io gliela

portassi al sarto per fargli ricucere gli angoli, che tu, con quelle

spalle grosse, sennò la scianchi. Zia Concetta ha partorito, accattò

masculeddu, devi vedere quanto è bello: se ci autorizzerebbero a

portarlo te lo porterebbimo per fartelo vedere.

Caro Roccuzzo, ti salutano tutti, forse ci vedessimo sabato

prossimo al colloquio.

Un abbraccio.

Mamma

P.S.: ti avessimo voluto mettere 100 €, ma avebbimo già chiuso la

busta.

Paolo De Meo

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R di RABBIA

A volte, mentre mi muovo tra i muri di questa prigione,partendo dal cuore, poi su dallo stomaco, fino in gola mi fremela voglia di urlare: non di urlare solo per sfogare la mia rabbia,

per scaricare tutta la mia tensione, bensì per comunicare, perlasciare un messaggio a tutti coloro che, come me, stanno

vivendo questa realtà, quelli che incontro tra i corridoi e quelliche, ristretti, si trovano in altre parti del mondo.

Perché? Perché ne sento il bisogno, perché mi accorgo che avolte, per molti di noi, questo triste periodo della vita è aggra-vato da sentimenti che ci incupiscono ulteriormente, rendendo

quest’obbligato soggiorno ancor più arido e difficile.Non pretendo che le mie affermazioni vengano prese allalettera, ma mi piacerebbe soltanto che chi leggesse queste

parole si soffermi per un attimo a riflettere e, forse, qualcosa inlui potrà cambiare.

-DIMENTICA IL TUO PASSATO E VIVI IL TUO PRESENTE COSTRUENDO IL TUO

FUTURO. -

Se mi rivolgessi a te con queste parole tu penseresti che sono unmatto che si è elevato a predicatore di folle con frasi fatte e giàdette. Ma se ti rispondessi che conosco la rabbia che in corposembra esploderti e conosco la vendetta che dentro di te nutriper i torti subiti, forse così cominceresti a capire che ho giàvissuto ciò che stai vivendo, che sono un uomo come te e che hoscelto solo di affrontare la realtà da un’ottica differente.

Vedi, la rabbia e la vendetta non sono mai state le medicinemigliori per l’anima, anzi, ti provocano più dolore e accresconoil tuo malessere.

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Sei qui e sei incazzato col mondo intero, questo lo so; vabene, hai ragione, so pure che non lo hai scelto tu, tuttaviacredo che non sia solo colpa del destino: certo tu gli avrai datouna mano! Ti comprendo se mi dici di sentirti impotente didecidere e di agire, ma ti rispondo che non è del tutto vero. Saiperché? Perché ognuno è sempre il padrone della propria vita,l’importante è rimanerne il Protagonista e non fare mai solo lacomparsa.

Ieri ho provato a chiudere gli occhi e a rimanere in silenzio,sai, mi sono accorto che riuscivo ancora ad udire i bambini chegiocavano, il canto dei gabbiani vicini al mare, immaginando suquella spiaggia due ragazzi innamorati che si perdevano intenere carezze.

Poi mi sono affacciato alla mia piccola finestra che èproprio come la tua. E ora tu interverrai dicendomi che ci vedisolo sbarre e retine! Sì, è così, ma dalla mia grata vi ho scorto unangolo di cielo azzurro e, mentre guardavo quell’azzurro, chetanto ricorda il mare che osservo e assaporo dal balcone di casamia, ho potuto percepire il gusto dei piatti di quella casa e gliodori della mia città: meraviglia di quel Golfo!

Tu potresti vederci la tua Madonnina, o tu le tue bellissimeAlpi, o tu il grande Vesuvio…

È sufficiente dare spazio alla tua vita, perché essa èfantasia, poesia, musica.

Basta allora non guardare tutto come la fine di tutto, masolo come un inizio, l’inizio di una nuova stagione che alternaalla rabbia e alla vendetta Amore e Speranza.

Ama, ridi, spera: è questo il primo passo per essere liberi.

G. S.

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R di RICORDO

I

E se fossi solo un ricordo?Se fossi solo un ricordotra i pensieri di chi ti ha voluto bene.Solo un ricordonei sogni di un bambino.Solo un ricordonel sorriso di qualcuno che ti amava.Solo un ricordonei pensieri di chi ti stimava.Oggi tutto ciò ti atterriscepoiché niente fa più pauradel rimanere da solo.Oggi ti aggrappi ad ogni attimo,ad una parola, ad un sorrisoe cerchi qualcuno che ti tenda per un momento la mano.Perché temi o, forse già sai, di essere diventato solo un ricordo.Solo una certezza ti rimane, essere Padre.Così, mentre una lacrima scende dal tuo viso,solo una speranza anima il tuo cuore,non essere solo un ricordonegli occhi di tuo figlio.

G. S.

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II

Dolce ricordo che sfiora la mente,di quando nella tua mano tenestila mia, senza paura, dolcemente,offrendo per amarti quei pretesti.

Lieto ricordo che rende opprimentel’attesa di rivivere quei gesti,l’attesa di riaverti, finalmente,solo per me, così come dicesti.

Amore e odio resi manifestinon possono turbare chi non sentequello che sente chi è nelle mie vesti.

Come una bambolina la mia menteed il mio cuore solo tuoi facesti,in cui poter restare eternamente.

Paolo De Meo

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R di ROBIN HOOD

LADRO GENTILUOMO

Non tacciatemi, vi prego, come essere mostruoso.Ho rubato, non lo nego,ma in un modo rispettoso.Quel mattino, come sempre, mi diressi al lavorare, non credevo veramentemi potesse capitarequell’incontro col mio amicoche mi fece la proposta.“Lascia stare,” io gli dico,“questa cosa non è giusta”.Ma lui insiste e io mi alletto.Qualche soldo in più non guasta,lo stipendio è assai pochetto, non ne viene che la pasta.E così senza rimorsiimbracciammo quei fuciliaspettando il signor Rossicon intenti molto ostili.Lui passava per il vialecon addosso quel borsone,voi credete sia normaleche lì dentro abbia un milione?Signor giudice, mi creda,io non voglio far le farse,era proprio lui la preda,

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l’esattore delle tasse.E perciò Lei tenga conto, quando emette la sentenza,

se si sente proprio pronto,di espletare con clemenza, perché come sanno tutti (e già esposi nel mio quadro)qui ci voglion le attenuanti:ho rubato sì, ma a un ladro.E pertanto che ne dicedi una bella assoluzione?Io di Robin non son vice,ma superba imitazione.

Paolo De Meo

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S di SENSAZIONI

Io vedo?Guardo il tutto sapendo che ciò che vedo sarà per l’eternità.

Il tramonto: ferma il tempo e non finisce mai.Due anziani: ballano avvolti in un corpo solo, ritrovando

un’energia infinita nella dolcezza e nella tenerezza degli anni.Gli occhi della tua amata: ti chiedi se stai osservando qualcosadi finito o se ti trovi di fronte al più profondo degli abissi.

Tuo figlio: lo riconosci, osservi attentamente la sua forma,lo senti parte di te; in quegli istanti non riesci più a trovarti e ariconoscerti, ti sembra di essere davanti ad uno specchio.

I frammenti di luce: nel buio apri gli occhi e nell’aria sidisegnano figure ignote e straordinarie.

Un corpo di un bambino mutilato: non riesci a percepire ilsenso, cerchi, cerchi e cerchi, ma non trovi una risposta.

Un’anziana in un letto d’ospedale: stanca, fatica al solorespirare; ti senti mancare l’ossigeno e vorresti darle i tuoipolmoni per farla respirare, almeno ancora una volta, in pace.

Io sento?Le onde: trasformano il rumore del mare in una dolce melodia.

Il canto di un uccellino: a prima mattina ti carezza e tisveglia.

Il ridolìo di un bambino: delicato e forte, ti dona il respiroquando in te non c’è più ossigeno.

La musica di un’orchestra: non il rumore di molteplici stru-menti che suonano per loro conto, ma quell’impeccabilearmonia d’insieme.

Il sibilo del vento: ti sfiora delicatamente e ti pervade comeper portarti messaggi lontani.

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Il pianto di una madre al funerale del figlio: ti penetra dentrocome un’iniezione di ghiaccio liquido e rapidamente tipietrifica.Gli ordini di un generale ai suoi soldati, urla per incitarli allafucilazione dei prigionieri: ti preparano allo scoppio dei fucili,ma ti fanno sbriciolare il cuore ancor prima di sentirli.Il pianto di un animale: così estraneo a te, ti colpisce la mentecome un suono acuto.

Io annuso?Il profumo della primavera: riaccende in te quella fiamma affie-volita durante l’inverno.

Il tuffo del naso nei capelli della tua amata: ti sconvolge e tirilassa nello stesso istante.

L’odore del mare: delicato ma intenso, evoca in te ricordiunici di cui vorresti riassaporare ogni attimo.

Un bambino nella culla: emana il profumo della pace; turimani lì vicino e, con gli occhi chiusi, respiri piano, fondendoticon lui.

Il corpo della tua donna: al solo ricordo un fremito invadeil tuo cuore.

Gli aromi della pentola: avvolgono la cucina, quasi a fartiassaporare la cura e la dedizione di chi sta pensando a te.

L’odore impercettibile di un cimitero: pur pieno di piante efiori esala l’odore più sgradevole che tu abbia mai sentito.

Una corsia d’ospedale: è pervasa da un odore sterile e nulloche non ritroverai mai in nessun altro edificio, sembra fondersicon l’odore dei malati.

Il carcere: una scatola chiusa che non ha uno scambio conl’esterno; in essa rimane, come fosse una maledizione, sempre lostesso odore.

Io assaporo?L’acqua fresca dopo un lungo viaggio nel deserto: dalla bocca tiassale e ti invade vertiginosamente tutto il corpo.

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Un frutto fresco e maturo: mentre lo addenti entra in tecreando un miscuglio di sapori che ti fa oscillare come in unballo sconosciuto.

Un bacio a tuo figlio: ti lascia sé stesso sulle tue labbra,lentamente scende fino al cuore, facendoti assaporare una dolcemagia che nessuna prelibatezza ti permetterà mai di gustare.

Il bacio della tua amata: fusione ed energia di una unica esublime ebbrezza.

Il retrogusto dolciastro di un medicinale: in un letto d’ospe-dale, il deterioramento del tuo corpo ogni attimo aumenta, equel gusto è l’unica sensazione di dolcezza che assapori; inrealtà si tratta di un mix di anestetici. Sì, anestetici per il tuocorpo, ma c’è qualcosa d’altro da curare: il mio pensiero e la miaanima si deteriorano e si aggrovigliano in una spirale senzafondo.

Io tocco?La tua mano sprofondata nella terra: cerchi e trovi in quellosfregamento l’unione tra te e la natura.

La pioggia: con i suoi molteplici aghi colpisce il tuo corpo,offrendoti un massaggio piacevole e gratuito.

La carezza a tuo figlio: in lui senti te stesso, carne della tuacarne, amore del tuo amore.

La sabbia calda: ti rotoli in riva al mare sentendo i granuliappiccicarsi al tuo corpo, sfregarsi con esso e provocarti unpiacevole solletico.

Un fiore rugiadoso: lo stringi e senti freddo, ma un’energiapenetrante ti colpisce.

L’abbraccio di un albero: senti in quell’amplesso il calore diun vecchio amico.

Un amico ferito: trema ed è freddo, al suo contatto tremi esi ghiaccia il tuo cuore.

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Le lacrime di chi ami: i polpastrelli assorbono quella gocciad’acqua che dentro il tuo corpo si trasforma, corre rapidamentenelle tue vene e, come una freccia, ferisce anche il tuo cuore.

Queste che ho tracciato sui fogli sono linee che compongonoparole e concetti. Guardandole tutte insieme mi sembranoSCARABOCCHI senza un senso e un PERCHÉ, ma, talvolta,possono trasmettere CONOSCENZA, SORRISI, DUBBI e millealtre SENSAZIONI ed EMOZIONI.

In queste pagine ho voluto contrapporre il BENE al MALE,il BELLO al BRUTTO, la GIOIA alla TRISTEZZA, l’AMORE allaSOFFERENZA, e potrei continuare all’infinito. Ho lasciato ilpunto interrogativo per rappresentare il DUBBIO, quel dubbioche possiedo dentro di me e che, a volte, mi turba e, a volte, mirende felice.

Tutti noi siamo esseri complessi pieni di PERCHÉ e diMISTERI, anche qualora ci trovassimo NUDI in un DESERTO.

Tutti gli esseri viventi cercano, per natura, l’EQUILIBRIO ela PACE, l’AMORE e la SERENITÀ. A volte mi chiedo come, inquesto viaggio chiamato VITA, potrebbe esistere PACE eAMORE se non esistessero GUERRA e SOFFERENZA. IlDOLORE e l’AMORE sono legati l’uno all’altro, perché, se nonci fosse il primo, non esisterebbe neppure il secondo: credo chel’EQUILIBRIO nasca proprio da questo CONFLITTO e, forse, èproprio questo continuo scontro ciò rende magica e specialeciascuna esistenza.

Così, ogni ISTANTE deve essere vissuto nella sua INCER-TEZZA, d’AMORE e di SOFFERENZA.

Nell’universo e nel mondo esistono moltissime forme, maognuno deve RICONOSCERE e AMARE la sua FORMA, la suaENERGIA, ed è proprio quando nasce il dubbio che sorge qual-cosa di NUOVO, qualcosa di BELLO.

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Ognuno di noi possiede il suo MONDO, fatto di SOFFERENZEe di GIOIE: accettiamole entrambe cercando, nella conoscenza enella serenità, di viverle al meglio.

A volte sento dire: “mi sento fortunato /a!”. E se lo fossimoTUTTI FORTUNATI? Non importa chi più e chi meno. Siamoun’energia e dobbiamo rendercene conto!, farla crescere ecercare di apprezzare QUALSIASI ASPETTO della nostraFORMA.

Capita di soffrire nel vedere finire una vita, o nell’osservareforme che riteniamo brutte, e così, in quel momento, pensiamodi essere fortunati. Ma siamo tutti INFINITE FORME, di soffe-renza e d’amore.

La mia è stata una lunga riflessione, la cui conclusione nonè stata facile da delineare ed interiorizzare: è un viaggio checontinuo alla ricerca di me stesso. Tutti dobbiamo viaggiare:reinventiamoci, riscopriamoci in ogni istante. È importantevivere ogni ora nel bene e, così, ogni istante sarà un sognoperché, non dimentichiamolo mai, potrebbe essere anche l’ul-timo.

Ora, osservo questi miei scarabocchi, le mie non sonoverità, perché forse non esiste la VERITÀ, ma ciascuno devericercare la PROPRIA VERITÀ.

Andiamo alla ricerca e troviamo la nostra FORMA e lanostra VERITÀ e forse, allora, vivremo davvero fino in fondoogni istante, in eterna unione col TUTTO, con l’universo, di cuinon solo siamo parti distinte, ma alla cui energia siamo dasempre e per sempre collegati.

Luca Calajò

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S di SILENZIO

Anche il silenzio ha una sua voceanche il silenzio ha un suo grido,urlo cupo che giunge dal cuore.

Anche il silenzio ha i suoi versianche il silenzio ha le sue parole, echi che risuonano dentro di noi.

Le paure, le emozioni, le verità, l’amore:tutto celato nei nostri silenzi

Ti guardi dentro:pensi e ti accorgidi smarrirti nei tuoi silenzi.

G. S.

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S di SOLITUDINE

L’anima che piange:il sole s’innalza nel cieloe il dolore si rinnova in te.Pensi che di dolore vivie di esso ti nutri.Senti solo brusii intorno a te: voci vane nel vuoto.Poi la sua voce, i suoi sguardi,le sue parole, e nel cuore si riaccende la Speranza.Adesso tu hai sollevatola mia anima.

G. S.

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T di TEMPO

Un attimo, cos’è un attimo:la scelta, il bivio, la decisione,la svolta, il futuro,la vita.Sì, un attimo,un cenno, un sì o un no,un attimo, un pensierobreve, BREVISSIMO.La tua mente faticaa pensarloe già è cambiatala tua vita.

G. S.

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T di TERRA

RIGGIU

O Riggiu mia, di zagara1 tu abbunnitra mendulari, pestrichi e rosari,non viru l’acqua di mari profunnicomu faciva ‘nta li jorna cari.

O tu, che di li Bronzi sì la madrinon ti sperdìri i ‘stu figghiu esiliatu chi caminandu vai persu pi stradica non su cchiù li rui aund’è crisciutu.

Ora ‘ntra li to brazza cchiù non sentul’unda spruzzari cuntra li to riviné marinari all’alba cu so cantu,

ma lu ricordu toi paga u tormentue sì pi tanti jorna non mi viri,a Riggiu ogghiu muriri senza schiantu.

1 Fiori d’arancio.

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REGGIO

O Reggio mia, di zagara profumi

tra fior di peschi mandorli e roseti,

non vedo l’acqua tua di mari e fiumi

come facevo già nei giorni lieti.

Tu che dei Bronzi diventasti madre

non ti scordar del tuo figlio perduto

ramingo, errante,ormai perso per strade

diverse dalle amate in cui è cresciuto.

Or che tra le tue braccia più non sento

onde d’azzurro infrangersi a tuoi piedi,

tra gente che del mar fece talento,

dolce il ricordo tuo placa il tormento,

ma se per tanti giorni non mi vedi

da te vorrò morir quand’è il momento.

Paolo De Meo

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V di VALORI

IMPARA AD ESSERE UOMO

Impara ad osservare,impara ad ascoltare,impara a sedere tra gli ultimi,impara a cadere e saperti rialzare,impara a sentirti piccoloquando pensi di essere il più grande,impara a camminare tra i potentie non sentirti come loro,impara a stare in mezzo agli umilie ad essere come loro.

Impara a sentire addossol’acqua che ti bagna,il vento che ti accarezza,l’aria che ti pervade.

Impara a sognare,impara ad amare, allora sarai uomo.

G. S.

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V di VOLONTÀ

L’unica forza che ci fa restare in sella è la forza di volontà: nondeve mai mancare, senza di quella non si può resistere e non sipuò aspirare a nulla.

Personalmente io ce l’ho d’acciaio e nonostante mi trovinella condizione quasi peggiore di detenuto condannato ad unapena alta, non mi sono mai pianto addosso e non mi sono maiperso d’animo, ma ho sempre continuato a lottare strenuamenteper fare valere le mie ragioni ed i miei diritti.

La mia è una fede incrollabile che si basa sulla consapevo-lezza di ciò che ho fatto, che mi dà una serenità d’animospeciale: non guardo quello di cui sono accusato, sono consape-vole di essere stato ingiustamente giudicato e se veramenteesistono una giustizia e un Dio, alla distanza la verità verràfuori e con essa anche io.

Marco Baldi

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V di VUOTO

UN VUOTO CHE NON C’È

Vivi.Accogli le sfide della vita,ma non smettere di cercare.La passione non muore,raggiungi gli orizzonti più lontani e non ti fermare dinanzi le apparenze.

Apri quelle porte.Indaga dentro il buio:anche il vuoto nasconde sempre un fine,solo tu lo puoi svelare,solo tu lo puoi raggiungere.

Apri quelle scatole.Togli quei coperchi:ti fa paura, lo so.Ma non fermarti, scopri la tua profondità, scopri il senso.Vivi.

G. S.

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Z di ZANZARE

LE ZANZARE DELLA CASA CIRCONDARIALE DI PAVIA

Sono arrivato qui il 4 aprile del 2007 e guardando fuori dallafinestra sono rimasto impressionato e colpito dalla quantità dirisaie che dalla grata della mia cella si riuscivano ad intrave-dere. Non ne avevo mai viste e tutta quell’acqua mi incuriosivae, in qualche modo, mi affascinava. Ma il giorno successivo imiei compagni mi svelarono che quei campi ben presto sareb-bero divenuti la nostra tortura: con l’arrivo del caldo sarebberogiunte anche molte zanzare.

Intanto noto che, col passare del tempo, i miei compagni siorganizzano comprando zanzariere da appendere alle finestre ealle porte delle celle per non farsi cogliere impreparati allabattaglia con quei fastidiosi insetti. Bastano pochi giorni perché,dalla n.25 per arrivare fino alla n.1, tutte le celle siano provvistedi zanzariere: era un bello spettacolo da vedere, ma neppuretali misure di precauzione riuscì a fermare l’adunata dellezanzare.

Di sera, prima di metterci a letto, il mio compagno di cellaed io cominciavamo una spietata battuta di caccia, ma, nono-stante tutto, qualcuno di quegli odiosi insetti riusciva a farlafranca e in noi, dopo l’ennesimo fallito tentativo, subentrava lastanchezza: esasperazione, caldo asfissiante, testa sotto lelenzuola nel tentativo di riuscire a prendere sonno…

E, mentre scrivo, penso che ormai tra pochi mesi ci risiamo!

Vincenzo Dalia

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2. ESERCIZI DI STILE

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LA DOCCIA

TESTO ORIGINALE

Sono le 14.30, mi preparo per andare in doccia e chiamo l’ap-puntato che mi viene ad aprire. Uscendo dalla cella epercorrendo il corridoio che conduce alla stanza delle docce, mitrovo ad incontrare, attraverso i cancelli, gli sguardi deicompagni di sezione. Sono giunto, entro nella sala docce ecomincio a lavarmi.

LIPOGRAMMA IN –U

(G. S.)Sono le 14.30, mi preparo per andare in doccia e chiamo l’agenteche mi viene ad aprire. Avviandomi per il corridoio verso lastanza delle docce, mi trovo ad incontrare i compagni di sezioneche sono nelle loro celle. Entro nella sala docce e comincio alavarmi.

LIPOGRAMMA IN –O

(G. S.)Due e trenta a.m. La mia figura, la mia pelle sente la necessità dilavarsi, sciacquarsi in quella stanza atta alla mia igiene. Perrecarmici? Chiamare l’agente e farmi aprire la cella per attraver-

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sare quei lunghi camminamenti, per giungere a quei desideratipiatti su cui scende l’acqua. Vedi gli altri detenuti, chi pulire ipiatti, chi leggere, chi riflettere, chi pennicare. Finalmente inquella stanza, alcuni si stan già per lavare, altri già asciutti; trabreve la mia tregua: l’acqua inizia lenta e calda a lavarmi.

LIPOGRAMMA IN –I

(G. S.)Sono le 2.30 dopo pranzo. Devo andare a lavare le membra.Dove? Nell’opportuna stanza lontana dalla cella dove trascorroparte del tempo. L’appuntato apre le sbarre, esco e percorrendol’androne vedo parte del popolo detenuto, ognuno nella suacella. Entro ora nella stanza: qualcuno col suo telo da bagno,qualcun altro sta uscendo. Adesso tocca a me.

LIPOGRAMMA IN –A

(Luca Calajò)Sono le 2.29. Mi preparo e mi dirigo verso le docce. Grido, ilpoliziotto viene e mi permette di uscire. Esco, corro per il corri-doio mentre vedo i detenuti nelle loro celle, ne incontro uno,due, tre …

Sono lì, presso il rito delle docce, è giunto il mio momento:giro quel rubinetto e detergo il mio corpo.

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STILE GIORNALISTICO

(Luca Calajò)DOCCIA IN PRIGIONE - Momento sacro del detenuto: la curadella propria igiene personale, la doccia.

Vi siete mai chiesti come undetenuto abbia cura delproprio corpo? Una di questeoccasioni riguarda il tempoche i galeotti dedicano alladoccia. Bene, riportiamo qui ilracconto di un detenuto chechiameremo Luca, uncampione di tanti carceratiche riempiono le nostreprigioni italiane. Luca ci deli-neerà uno spaccato di quelmomento così di routine perla gente “libera”, ma cosìsolenne per la popolazionecarceraria.

Indossato l’accappatoio,con il secchio pieno di abiti dalavare nella destra e il bagno-schiuma nella sinistra, Luca dalsilenzio della sua cella urla:“Appuntato?!”; recatosiquest’ultimo ad aprire ilcancello, il ragazzo esce.

Lungo il corridoiopercorso lento, strisciando lesue ciabatte che rendono i passiancor più pesanti e il suodondolarsi ancor più ridicolo,avvolto in quell’accappatoio, si

ferma di cella in cella salu-tando, rivolgendo domande,facendo notare a tutti che anchelui oggi si sta lavando, anchelui sta per compiere quel gestoche tutti ogni dì ripetono. Qual-cuno gli risponde, qualcuno,perso nei suoi pensieri, gli fa uncenno con la testa, altri ancora,dentro di loro, lo mandano aldiavolo perché intenti a scrivereo sul punto di prendere sonno.

Finalmente Luca haraggiunto la sua meta: l’ago-gnata doccia. Apre il blindo,poggia l’accappatoio nell’appo-sito appendiabiti, mette ilsecchio con i vestiti puzzolentisotto l’acqua bollente, si buttasotto la pioggia d’acqua scon-nessa che scende da queltelefono che, incrostato dalcalcare, alterna spruzzi d’acquabollente a getti d’acqua fredda.

Ma a lui non importanulla, è sotto la doccia, l’acquascende sulla sua schiena, ilbagnoschiuma profuma tuttoin-torno: è il suo momento direlax.

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STILE FIABESCO

(Luca Calajò)

C’era una volta, nel 1784, nelle segrete del castello Visconteo diPavia un prigioniero che sognava un futuro migliore per sé eper i suoi compagni.

Chissà – pensava tra sé – se mai un giorno, in un momentodi questa lunga giornata mi verrà concessa l’opportunità dilavarmi con acqua calda e in un modo dignitoso. Mi preparereiper quel rito con il mio sapone e il mio telo addosso; poi chia-merei il mio carceriere il quale, invece di insultarmi, miaprirebbe il cancello che mi imprigiona fra queste quattro mura;camminerei lungo il corridoio udendo i miei passi sfiorare unpavimento liscio e pulito, anziché ricoperto di terra e sassi, contopi che corrono a sfamarsi di rifiuti ormai deteriorati. Lungo iltragitto forse potrei incontrare altri prigionieri i quali non pian-geranno né urleranno più di dolore, ma mi sorrideranno,augurandomi una buona doccia: queste lacrime e queste urla dioggi avranno per me quel giorno un viso e una forma piùumana. Finalmente entrerò in quella stanza magica dovebraccia di ferro sputeranno acqua, magari calda, mentre io saròlì a gustarmi la splendida sensazione che dona l’acqua bollentescivolando sul corpo, e sarà come lava su un ghiacciaio e, inquesta fusione, potrò finalmente lavarmi.

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DUE PIZZE

TESTO ORIGINALE

Nel suo ufficio il brigadiere Esposito, furibondo, sventolandouna domandina, urla all’agente: «Chiamatemi subito il detenutoGelmini!».

Quando questi gli si presenta, il brigadiere, con tono infu-riato, gli comunica che non ammette simili prese in giro e gliricorda che si trova in prigione e non in un Grand hotel.

Il detenuto, sconsolato, ritorna in cella con la domandina,che recita così: «Si richiedono due capricciose e due margheriteben calde, non oltre le ore diciotto. Si ringrazia».

LIPOGRAMMA IN –O

I

(Pasquale Pesce)

Nella stanza sua, il Brigadiere E., fremente, agitante unarichiesta ufficiale, urla all’agente: «Chiamatemi immediata-mente l’appellante Gelmini!».

Nell’istante in cui questi gli si presenta, il brigadiere inatteggiamenti infuriati, gli fa capire che respinge tali raggiri egli rammenta che deve attenersi alle previgenti leggi delcarcere, diversamente da quei pensieri da lui fatti sulla vitacarceraria.

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Il richiedente, calata la testa, rientra nella sua cella tenendo lacartaccia nelle mani, nella quale c’era la scritta, che spiegava: «Siprega la S.V. Ill.ma. di inviare due pizze in stanza : una funghi,salsa, e salame, e una margherita, per cena. Si ringrazia».

II

(Paolo De Meo)

Nella stanza sua, il brigadiere E., fremente, agitante unarichiesta ufficiale, urla all’agente: «Chiamatemi immantinentel’appellante Gelmini!»

Nell’istante in cui questi gli si presenta, il brigadiere, inatteggiamenti infuriati, gli fa capire che respinge siffatti raggirie gli rammenta che abita in carcere, diversamente da un resi-dence a cinque stelle. L’appellante, triste, si reca in cella assiemealla richiesta scritta che recita tali verbi: “Gradirei due pizze chefan capricci e due margherite ben calde, per le sei di sera. Siringrazia.”

LIPOGRAMMA IN –A

(Paolo De Meo)

Nel suo ufficio, il sovrintendente Esposito, furibondo, inpossesso di un documento scritto di pugno di un detenuto, urlòin tono scortese in direzione del sottoposto: «Conducete quisubito il detenuto Gelmini!». Nel momento in cui questi gli sipresentò, il sovrintendente, imprecante, gli disse di non esseredisposto verso certe sottomissioni del tutto superflue, tenuto

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conto del luogo in cui il detenuto risiede, cioè in prigione e nonin un Hilton superlusso.

Il detenuto, depresso, si diresse nel suo cubicolo con inpugno il documento su cui c’era scritto: «Si richiedono duepizze stizzose e due tipo “fiori di bosco” non più che tiepide,non oltre le ore diciotto. Si rivolgono doverosi ossequi.»

LIPOGRAMMA IN –E

(Paolo De Meo)

In sua stanza, l’appuntato di grado alto di diffuso appellativocampano, furibondo, agitando una domandina, urla all’appun-tato di grado minimo: «Sia subito qui il condannato omonimo alPio!» Quando costui gli sta innanzi, l’appuntato con tono infu-riato gli comunica: «Non sopporto simili giochi, ti ricordo illuogo in cui ti trovi, non si tratta di un Hilton.»

Il condannato, sconsolato, ritorna in stanza con la doman-dina così formulata: “Si gradiscono un paio di dischi di pizzacapricciosa accompagnati da un paio di dischi di pizza prato-lina, riscaldata al punto giusto, al massimo H. 18:00. Siringrazia.

***

STILE FIABESCO

(Paolo De Meo)

C’era una volta, in un tempo lontano, in un castello fortificato,turrito e colmo di trabocchetti, un generale del sovrano che si

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aggirava, sbuffando ed imprecando, per le segrete dellafortezza, gravato dall’armatura e madido di sudore sotto l’elmo.

Il generale, infuriato, comandò alle guardie di portargli ilprigioniero che, col suo fare goliardico, aveva recato scompigliotra le forze armate del Re.

Quella mattina accadde il dramma. Il generale fissava ilprigioniero con aria accusatoria, c’era silenzio e persino leguardie tremavano nell’attesa che il carnefice proferisse parola.Questi dopo qualche minuto, che sembrò un’eternità, si rivolseal malfattore urlando insulti irripetibili e dicendo che mainessuno, prima di allora, aveva avuto l’ardire e l’impudenza diprendersi gioco delle guardie e che questo scherzo gli sarebbecostato cento frustate.

Il prigioniero, affranto dal dolore, fu ricondotto nei sotter-ranei del castello con in mano la pergamena che aveva affidatoalla guardia di turno del giorno precedente, nella quale c’erascritto:

“Gradirei cenare consumando due deliziose focacce difarro appena sfornate, quindi, se la mia richiesta non recadisturbo, vi sarei grato se vi recaste presso messere Sancio,entro il vespro, per procurarmi quanto mi occorre. Grazie.”

***

VOLGARE

I. REGINA COELI

(Paolo De Meo)

Nun se po’ crede quello che capita certe volte nella vita, quannopensi d’aver visto tutto te ne succede una ch’arriccontarla ’agente te pija pe’ matto.

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Stamattina me trovavo a fà er turno mio co’ l’artri agenti desezione quanno a ’ncerto punto me chiama er brigadiere Espo-sito detto “er cipolla”, per via der naso, arquanto ’nfuriato chepareva ’n ’toro ch’ha visto er drappo rosso; appena me vede medice: «Vamme a pijà quer fracicone der detenuto Gelmini, jefaccio passà ’a voglia de fa er fregnaccione a ’sto pezzo de’mbecille!».

Agitato così nun l’avevo visto mai, ’sta vorta Gelmini sedev’esse superato.

Quanno, alla fine, s’arritrovano uno de fronte all’artro ercipolla je s’avvicina e, co’ ’no sguardo che te mette paura, nunpoi capì quante jen’ ha dette a quer povero Cristo; er detenuto,poraccio, per tutto er tempo è rimasto a testa bassa a prennesel’insurti senza manco capì ch’era successo.

Er cipolla, dopo aveje lavato ’a faccia de sputo per via derproblema che ci ha co’a ESSE e co’a EFFE (je mancheno uncanino e du' premolari), je rende ’a domandina dicennoje: «Aho,’a prossima vorta che ’nce provi te distruggo!».

Poretto Gelmini, tutto sconsolato, astrigneva ’sto pezzo decarta in mano e, mentre se dirigeva in cella, siccome ’a curiositàme rodeva er fegato, ma so’ fatta dà pe legge che c’era scritto.

Più o mmeno diceva così: “Siccome pe’ sabato nun ci ho voglia de cucinà nun ve

dispiacerebbe de compramme du' pizze capricciose e du'margherite co’ doppia mozzarella, pe’ mme e pe’ li compagnimia?

M’arraccomanno de falle arivà ben calde e prima checominci ’a partita d’a magica a’e sei.

V’arringrazio!”

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II. SAN PIETRO

(Paolo De Meo)

Ma viri tu certi jorna chiddu chi ‘mbatti, si ‘ndi sentinu di tutti icoluri, veniti ‘cca cumpari assettativi chi vu cuntu.

Stamatina, ‘o carciru di Riggiu, ‘ncera ‘stu brigadieri Espo-situ, sì, propriu iddu, ‘u napulitanu, chiddu chi veni chiamatu“el niño” pirchì è curtu quantu un tappu di buttigghìa,comunqui, vi riciva, ‘ncera ‘stu brigaderi chi sa fici gridandututta ‘a matina, aiuvu a viriri com’era lattariatu, pariva chi ‘nci’‘aivunu cacciatu ‘u pani ra bucca.

Grirava comu n’ ossessu, l’aiva cu unu novu ri camerotti,un poviru sbenturatu, un certu Gelmini chi, a quantu pari,scriviu ‘na domandina un pocu curiusa.

Caru cumpari e cchi v'aju a cuntari? Non putiti mai ‘o mundu mi vi ‘mmaginati chiddu chi

‘nc'era scrittu… iapriti i ricchi chi vu cuntu: “Signor appuntatu,pi buntà vostra, si, pir casu, sabitu vi truvati a passari rapizzeria i me cuginu Roccu, non v’aviti a suddiari, pigghiati napara di pizzi margheriti, oppuru a piaciri vostru, e dicitinci mimenti supra ‘o me cuntu.

A propositu, mangiativi n’arancinu chi vu offru jeu”.

III. CATANIA

(A. M.)

Stamatina, mentri ieva all'aria, visti u brigaderi napulitanu cuna catta 'nde manu, ca venaddiri.

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I vuci si sinteunu da sezioni, e ci riceva all'appuntatu:"Chiamatimi subutu stu pulintuni, chi si misi 'nda testa, casemu ca pi farini pigghiari pi fissa di iddu?”.

Quannu `stu mischineddu si prisintau intra l'ufficiu, puvu-reddu non potti riri mancu na parola, picchi u brigaderi utrattau ausu 'mpagghiazzu, a parola chiu pulita ca ci seppi ririfu: "Bestia e cadduni, su pensi di iucari cu mia 'na caputu nenti,iu sugnu bonu e caru ma su m'incazzu ti fazzu veniri i capiddiianchi e a notti l'incubi, 'u capisti scemu ca non si autru?".

A du puntu, Massimeddu si ni tunnau mutu mutu e primadi trasiri 'nda stanza mi liggiu sta catta, 'n tutta sustanza, ciappateunu du belli pizzi cauri cauri intra e 6 di pomeriggiu.

Ma ricu iu, si pò essiri accussì stupidi? A stu puntu pensupropriu di sì!

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POSTFAZIONE

Un po’ per “riempire spazi vuoti e tenere impegnata la mente”,un po’ per dar voce all’anima con il suo dolore, e un po’ pertener viva la speranza di una vita nuova è certamente stato ilriuscito tentativo di riunire in questo pregevole volume ciò checorpi ristretti e anime libere hanno espresso in questi terribilimesi e anni.

Leggendo queste pagine è possibile apprezzare quel chedal di fuori tante volte meno si apprezza perché scontato, èsoprattutto possibile ritrovare quel bene che tutti abbiamo inqualche modo perso: il silenzio. Le anime di questo libroparlano quasi per fuggirlo a volte, e a volte per dire quello chein esso si scopre: “se stessi”. Ogni pagina di questo libretto diceche tutti noi quando ci ritroviamo nel silenzio scopriamo chesiamo fatti per l’eternità e per la vita. Questa vita ricevuta permezzo dei genitori è concretamente piena di ricordi, di profumi,d affetti, di sensazioni e di emozioni.

Questo bel libro in ordine alfabetico parla di tempi, di modie di esperienze di purificazione dello spirito che diventaesempio universale.

Ecco, l’”evasione” qui vissuta è poesia, è un bene chediventa tesoro per l’umanità.

Prima di sentire proclamare qualche brano, forse anchenella lingua della mia terra natale, voglio ringraziare gli autori equanti hanno fatto da supporto nella composizione e nel lavorodi redazione e in particolare coloro che hanno saputo scoprire,in questo luogo arido e rude, fiori e profumi.

Iolanda VitaleDirettrice della Casa Circondariale

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Si ringraziano:

IOLANDA VITALE

Direttrice della Casa Circondariale di Pavia

GIAMBATTISTA LAZAZZERA

Educatore della Casa Circondariale di Pavia

SALVATORE GIACONIA

Ispettore Capo della Casa Circondariale di Pavia

ROSANNA LUSIGNANI

Dirigente scolastico dell’Istituto Superiore “A. Volta”

CAMILLO RICCI

Coordinatore dei Corsi Sirio dell’Istituto Superiore “A. Volta”

IRENE PODGORNIK

Docente di Legatoria e Restauro dell’Istituto Superiore “A.Volta”, sede di Casteggio

MICHELE LA CERRA

Tecnico Informatico dell’Istituto Superiore “A. Volta”

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INDICE

PREFAZIONE..............................................................................................III

INTRODUZIONE.........................................................................................V

1. ALFABETO..........................................................................................3

A di AFFETTI....................................................................................7

A di AMICIZIA.................................................................................8

A di AMORE....................................................................................11

A di ARIA........................................................................................15

A di ATTESA...................................................................................16

A di AVVOCATO............................................................................18

B di BLINDATO..............................................................................19

C di CARCERE................................................................................20

C di CELLA.....................................................................................22

C di CITTÀ......................................................................................24

C di COLLOQUIO..........................................................................25

D di DIFESA....................................................................................30

D di DONO......................................................................................31

E di ESTATE.....................................................................................32

F di FAMIGLIA...............................................................................33

F di FEDE.........................................................................................38

F di FIGLI.........................................................................................39

F di FINESTRA................................................................................43

G di GIUSTIZIA..............................................................................46

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I di IMPRESSIONI..........................................................................48

I di INSIEME...................................................................................50

L di LACRIMA................................................................................52

L di LIBERTÀ..................................................................................54

L di LUCE........................................................................................55

M di MADRE...................................................................................56

M di MALINCONIA......................................................................61

M di MARE......................................................................................62

M di MATRIMONIO......................................................................64

M di MOGLIE..................................................................................65

M di MURI.......................................................................................66

N di NOSTALGIA..........................................................................68

N di NUOVA REALTÀ..................................................................69

P di PASSATEMPI...........................................................................70

P di PENSIERI.................................................................................71

P di POESIA.....................................................................................72

P di POSTA......................................................................................73

R di RABBIA....................................................................................75

R di RICORDO................................................................................77

R di ROBIN HOOD........................................................................79

S di SENSAZIONI...........................................................................81

S di SILENZIO.................................................................................86

S di SOLITUDINE...........................................................................87

T di TEMPO.....................................................................................88

T di TERRA......................................................................................90

V di VALORI...................................................................................92

116

Page 127: Evasioni letterarie. Pagine nate nella notte, dentro un carcere

V di VOLONTÀ..............................................................................93

V di VUOTO....................................................................................94

Z di ZANZARE...............................................................................95

2. ESERCIZI DI STILE..........................................................................97

LA DOCCIA....................................................................................99

DUE PIZZE....................................................................................103

POSTFAZIONE.........................................................................................111

RINGRAZIAMENTI.................................................................................113

INDICE.......................................................................................................115

117

Page 128: Evasioni letterarie. Pagine nate nella notte, dentro un carcere

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Finito di stampare nel mese di marzo 2009 presso la tipografia Tecnoprint - Tortona (AL)

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