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mo SOLO f E' IL VOSTRO MAESTRO

ME MTRE VOI TUTTI SIKTE FRATEILI

Mt 23i

RE 1072 Anfio >

EVANGELIZARE pauperibus misit me

EutM/iqjeli zu'u* BOLLETTINO MENSILE DELL'OPERA NAZIONALE PER IL MEZZOGIORNO DTTALIA DIRETTA DALLA CONGREGAZIONE RELIGIOSA DE "1 DISCEPOLI" Dirazione - Redaziono- Amminislrozione : Via dei Pianellari, 7 — Telefono 651409 — C. c. p. 1-9019

_ _ _ R O M A

Sommario

L'eco del Divino Maestro . . . .

Pensiero Mariano . . . . .

Alia sorgente

Parliamo tanto di . . . . .

Religione, arte, culture e vita

Itinerari . . . . . • •

Dalle Case nostre . . . . .

Echi dai nostri Seminari . . . .

Diligenza vagabonda . . . . .

L a " S v e g l i a "

paq.

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A.',.A i KlCt ' t JKhA'\JI Kof-1L

C o n I ' a p p r o v a z i o n e de i S u p e r i o r i ,

Direllore Responsabile : Padre TITO PASQUALl

Redattore C a p o : Don MARIO CHOUQUER Segretario di Amm.ne : ANGELO MASCIOTTA

Aulorizz. Trib. Roma Numero 8504 del 20 febbraio 1962 Sped, in Abb. postale Gruppo III

Riappi ferma I'umile pupi

I se uuoi

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EVANGELIZARE abbonamenti: ordinarlo L. 1000 sostenitore L. 3000

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Abbonamenti e rinnovi Lire looo Zoffoli Giampiero, Cinisello B. Binaldi Altavilla, Poggio Bustone Saporiti Rosa, Monterogio al Mare Martella Maria, Morrodoro Giunta Orazio, Mo-dica Migliore Emanuele, Modica Pavan Paolo, Gela Madarelli Giulio, Boviano Montano Nicola, Torino D'Amelio Nicola, Torino Massari Ro­berto, Valmontone De Gese Lauria Maddalena, Senise Bellusci Palermo Ma­ria, Palermo Marcone Carlo, Senise Contardi Angiolino, Monterosso Di Marzio Loreto, Civitaretenga Cecchini Ugo, Ofena Giunta Antonietta, Bagusa Giunta Giuseppe, Modica Giunta Concettina, Modica Blaai Giuditta, Roma Cassese Lucia, Napoli Veronica Gaetano, Palermo Fratoni Mario, Fabro Scalo Sini Paolo, Sarteano Di Lillo Mario, Senise Mileo Chiarozzo Isabella, Seniae Petruzzelli Michele, Senise Telesca Antonio, Molano.

Lire 3ooo Fazzuoli Antonio, Genova Cominetti Sac. Vittorio, Cremona Verna Diamante, Firenze Istituto " R. Darmon ", Napoli Perrone Francesco, Monreale.

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Moretti Domenico, Orvieto Istituto " Stella Maris ", Siponto

Gaucci Giuseppe, Roma Minozzi Giuseppe, Roma.

Vellutini Sac. Antonio, Vada.

NN. Scuola Materna di Gela.

Minozzi Geremia, Boma Minozzi Mario, Roma.

Giunta Margherita, Modica Oppici Irma, Molano Angella Paolo, Boma Mancuio Angelo, Calatafimi D'Andrea Olga, Boma Di Domenico Vincenzo, Castelfeltrano Rossi Carmelo, Verona Bertamino Pierino, La Spezia Asilo " Puricelli", Palermo Lancione Carta, Ofena Silvestrone Filomena, Ofena Sagna Chiara, Castel di Sangro Di Odoardo Odoardo, Roma Vespe Rocco, Matera D'Amico Giuseppe, Pescara.

Di Gregorio Don Giuseppe, Cantalupo S. Di Loreto Fernando Cremona Catenacci Maria, Rionero in Vulture Finollo Ri-naldo, Monterosso Di Pasqua Concettina, Rieti Suore di Cassano Murge De Iulio Luigina, Ofena Pisciella Margherita, Atri Nancy Fella, USA Isernia SaWatore, Roma.

Di Gianni Lucia, Montemilone Vargas Daniele Luisa, Pozzuoli Banca DTtalia, Boma Di Giallonardo Nicola, Canzano.

C o n l l n u a

iyjtcesto vi comando: ct)e vi amtate gli cwi

gli acltri.

L'ECO DEL DIVINO MAESTRO

UN UOMO che tiene il posto di Dio

Carissimi.

Permettete che vi trascriva una pagina. Vi sembrera strana. E stranez-za non e. Eccola.

Chi e il Prete ?

«E'un uomoche tiene il posto di Dio. Un uomo investito di tutti i po-teri di Dio. Quando un Pre­te rimette i peccati, non dice: Dio ti perdoni. Dice: lo ti assolvo. Quando consacra, non dice: questo e il corpo di Oesu. No. Dice: questo e il mio corpo. Se non aves-simo il Sacerdote, non a-vremmo l'Eucaristia. Chi I'ha messa nel Tabernacolo? II Sacerdote. Chi ci ha rigene-rati alia vita nascendo? II Sacerdote! Chi ci prepara a comparire davanti a Dio, la-vandoci per Pultima volta? II Sacerdote! Sempre il ... Prete!

E se la nostra a-nima perde la Grazia del Si-gnore, chi la risuscitera? ... ancora il Sacerdote.

Oh quanto grande il Prete! In cielo

vedremo! II Sacerdote e Sacerdote per gli altri non per se. II vero Sacerdote!

Lasciate una parrocchia senza Sa­cerdote. Ci saranno le bestie ad adorare Dio. Dopo Iddio il Prete e tutto».

Quanta sapienza in queste paro­le ! Non sono mie. Le ho rubate a un Santo del secolo s cor so. Un Sacerdote che trovb la parrocchia, assegnatagli, deserta. In chiesa una sola vecchietta... Ma in breve quella par­rocchia deserta oscura, riebbe il sole. Luce. Colore. Vita. Divenne piccola. Non contene-va piii gli ascoltatori. Tutto trasformato. Non vi era solo il popolo di Ars a riempire la Chiesa. Era tutta la Erancia che vi accor-reva: ignoranti, dotti, scienziati, ministri, a migliaia giorno per giorno.

E il Curato d'Ars, Giambattista Vianney, non era un dotto. Un teologo. Era un Sacerdote di Dio, mite e semplice, umile e pio. Era un Santo ! Un facente veci di Cristo Gesii, Sacerdote eterno. Santo!

E' di lui la pagina, niente strana. E ve I'ho fedelmente trascritta. E' una cam-pana che fedelmente richiama.

Rileggete! Meditate! Mentre il Prete e disprezzato.

Accanto al malvagio, vicino al-iiniquo, vive, agisce, predica la parola di-vina con Vesempio: il Prete. Soccorre il po-vero e benedice tutti: il prete ancora, il

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missionario, la suora, 11 religioso, la reli-giosa che lavorano in Europa, in Africa, in Asia, in tutto il mondo, tutti consacrati al buon Dio. Seminatori di bene, di amore, di caritd eroicamente sublime. Non al coman-do, no, tanto meno iniquitd e tirannia! Eroi delta caritd come il Cristo del quale e scritto che passb operando il bene.

Figli e Figlie che tutto hanno la-sciato, seguendo il Cristo, Maestro Divino, per seminare come Lui il bene, per assiste-re il povero, per soccorrere anche i nemici. Tutti e tutto in nome di quel Dio die e Pa­dre di tutti: tutti Figli di Dio. Spesso si parla dei preti che non sono fedeli alia pro­pria vocazione. La stampa diffonde scanda-listicamente le notizie del cattivo esempio dato da alcuni preti. Perche non si parla invece di questi eroi che contano milioni di Martiri in nome del Cristo che aveva detto : hanno me maledetto e ucciso: in nome mio perseguiteranno vol e vi uccideranno!

La Chiesa dei sacerdoti apostoli, fedeli! La Chiesa dei religiosi santi e san-tificatori, in tutti i secoli, ha sofferto la per-secuzione, ha sofferto anche, come oggi, le fughe, i tradimenti dei poveri acciecati, come i Fozi, i Luteri, gli Ardigo! Ma essa rest a li, posta su la roccia che non crolla per soffiar di venti, anche i venti dei tradimen­ti, dei rinunziatari. Quante volte di essa si e preparato il De profundis! E la Chiesa e crocifissa; ma e Id sicura a continuare la la semenza del bene, delta santita che anche gli increduli ammirano, loromalgrado. Stat!

Quand'ero soldato, nella prima guerra mondiale, un mangiapreti, midiceva: io vi odio. Di vol farei due divisioni schie-rate in prima linca, alia fucilazione!... Ma non saprei immaginare un ospedale senza prete e senza suore ! Che cosa e un ospeda­le senza snore e senza prete ? Ditemelo. Ne L'Aquila, provincia mia, un tale al potere voile "liberare" gli ospedali dalle suore! Non passarono tre mesi! Egli dovette af-frettarsi, col cappello in mono, a richiamare le suore. Ai primi di questo secolo burra-scoso ! Come oggi, oggi pin burrascoso, piii

minaccioso, Fede!

oscuro, senza

Miei carl, se non siamo ciechi, vol avete da-vanti ai vostri occhi che cosa vuol dire la Chiesa afflitta da mali interni e da feroci per-secuzioni esterne! Ce lo dice Iddio, se non avete il corag-gio di dirmelo vol: Allon-tanamento da Dio e avvici-namento invece alle bestie. Solo il sangue dei martiri pub esse re semenza di cri-stiani, di bene, di pace! E i martiri ci sono anche oggi. E i santi ci sono anche oggi. Si. II Presidente del/'Equa-dor, a Quito, sotto i colpi dell'assassino gridb: Iddio non muore! Non muore!

Quando la socie-td di oggi dilaniata, come vol vedete, da ideologic fu-riose e pazze, sconvolgenti e turpi, si risveglierd, chi sopravviverd, potrd dire che cosa significa avere un sa-cerdote che ci parla di Dio, in nome di Dio, della caritd, delta veritd, invece di un ti-ranno feroce, ammazzatore di innocenti, nemico della libertd, come oggi vediamo costretti a vivere tra le belve della selva scura, senza luce, che solo Dio e luce e amore!

Carissimi, Ie pa­role del Santo Curato d'Ars devono richiamare la vostra attenzione per non essere at-tanagliati dagli errori che molti liberamente vivono e vogliono far vivere!

Ricordate il ri-chiamo coraggioso di San Paolo: il Prete, Vapostolo

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di tutti, omnibus omnia fa-ctus, e ancora animalis homo qui non percipit ea quae spi-ritus sunt. Apostolo fatto per tutti. Animate e Vuomo che non e in grado di percepi-re cib che appartiene alto spirito, facile esca di quel leone che e Vuomo malvagio, il quale leone gira, attorno attorno, cercando la preda.

E' un linguag-gio divino questo che da 20 secoli grida, a tutti i venti, per amore alia verita che delVamore e madre e figlia insieme.

Carissimi, atten-ti! Guar date con gli occhi vostri, ascoltate con le vo-stre orecchie, agite con la vostra ragione e la vostra liberta, la liberta elargitaci da Dio che vuole Vuomo one-sto, Vuomo saggio, Vuomo di carattere, Vuomo dante-sco, Vuomo impavido di O-razio, Vuomo che non piega anche se addosso gli cade il mondo. E' /'Uomo da Dio creato. Non e Vuomo zim-

bello maleaccorto e tradito. Dio lo fece a sua immagine e somiglianza.

Fede ! Fede! Fede e preghiera. la preghiera che ha la forza di piegare Iddio perche non pieghiamo noi sotto il martello delta iniquita.

Credete. Pregate. E ringraziate Iddio delle vacanze godute e che Dio ha voluto, per il vostro meritato ristoro dopo la fatica.

Rifatti dal riposo, rientrate al lavoro con coraggio, il coraggio del Santi, i veri forti, della fortezza che viene, la fi-sica come la spirituale, dalla grazia di Dio, che ci crea non per il tempo ma per la e-ternitd.

Questa e la Fede.

Conosciamola. Viviamola. Inne-stiamola agli altri con carita.

Solo cosl avremo la pace nel trionfo delVamore.

Augur i.

PADRE TITO PASQUALI

0 L'umilta e la carita vanno di pari passo. L'una glo-rifica e l'altra santifica.

0 Soltanto la Onnipotenza divina rimuovera il mondo e lo rendera migliore.

Padre Pio da Pietralcina

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PENSIERO MARIANO

Smarrimento e ritrovamento di Gesu al Tempio

C APPIAMO dalla logica che Maria e Giuseppe furono cer-^ tamente perfetti osservatori di ogni minimo particolare

della Legge di Dio. San Luca ci narra della loro visita a Gerusalemme, la citta

del Tempio, nel periodo pasquale, visita che non erano tenuti a fare, data l'eccessiva distanza. Durante la visita, Gesu, appena dodicenne, si sara trattenuto abitualmente nel tempio. Ma quando Giuseppe e Maria decisero di tornare a Nazaret, Gesu non parti con loro. Se ne accorsero solo la sera, quando i due gruppi (quello degli uomi-ni e quello delle donne) si scomponevano per favorire la riunione delle famiglie.

Maria e Giuseppe, fatte le debite ricerche in mezzo alia co-mitiva viaggiante, tornarono a Gerusalemme. Dopo aver cercato per lungo tempo nei posti che avevano frequentato, finalmente si reca-rono nel Tempio e li trovarono Gesu: stava a discutere con i mae­stri ebrei e con gli studiosi della Legge: rispondeva e faceva do-mande.

Maria, trovatoLo, Lo rimprovero dolcemente per quello che aveva fatto. E Gesu, a sua volta, fece notare che era suo dovere cu­rare I'onore del Padre suo celeste. Poi, comunque, torno con loro a Nazaret, dove fu sottomesso a Maria e Giuseppe.

II mistero meditato ci da due insegnamenti: cercare Gesii e volere stare sempre con lui, proprio imitando l'esempio della Ma­donna; considerare nostro dovere dare I'onore, la gloria al Padre celeste, facendo sempre la divina volonta.

Don Giorgio Giunta d. I).

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ALLA SOROENTE

rrv Una realta che diviene

Sono tre le component di quella realta che sta nella mente, nel cuore, nella volonta di tutti noi, i quali, quotidianamente, ne soffriamo e ne godia-mo, promuovendola. Cronologicamente sono: I'Opera, la Famiglia dei Disce-poli, la Congregazione delle Ancelle del Signore.

L'Opera e alia confluenza delle due congregazioni e si potenzia dal fluire delle loro energie, quali che siano. Tutte e tre le istituzioni hanno avu-to vita per il carisma dei propri Fondatori, cercatori e interpreti della volon­ta di Dio in ordine alia esigenza dei tempi.

Piu immediatamente sollecitano la nostra riflessione i Discepoli. La Famiglia dei Discepoli infatti si avvia ormai a contare mezzo secolo di vita, essendosi costituita ufficialmente il 15 agosto 1931. 11 Fondatore Padre Mi-nozzi da tredici anni se n'e volato al cielo.

Per una istituzione cinquant'anni sono tanti e sono niente. Nata, deve imparare a vivere, disponendo strutture e organizzazione a operare fedelmente ed efficacemente secondo il proprio spirito e il proprio fine. Lo sviluppo deH'organismo si fa negli anni, sul ritmo delle reali possibility col concorso dei Religiosi che la compongono.

Noi amiamo questa nostra nutrice che e la Famiglia religiosa, la quale ci compagina col vincolo della carita: ramiamo nella sua storia, nella sua sofferta esperienza, negli uomini che le hanno dato il contributo di pensiero e di opsre, di preghiera e di sacrificio. Padre Tito, ancora sulla breccia, rap-presenta per noi il fiotto della vitalita che si fa e si tramanda entro la tra-dizione.

L'amiamo in concreto oggi, producendone la vita e lo sviluppo. Non puo essere soltanto memoria la Famiglia. La nobilta dei natali esige oggi chiara consapevolezza e piu generoso prodigarsi. Spendendoci di persona. Oggi. Insieme ai confratelli che la compongono. Oggi. Nelle istituzioni che la incarnano. Oggi.

AI passato siamo ancorati. Nel passato stanno la nostra origine, la de-finizione, la finalita. 11 passato ci ispira.

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II futuro ci attira. II futuro ci tende verso schemi operativi e situa-zioni piu perfetti e rispondenti.

Ma ci deve prendere il presente, per concorrere a porre in atto la no­stra significazione di Discepoli, esigendo e facendo quanto e da noi attua-bile nel momento presente. II presente deve prenderci e deve spenderci. II nostro dono alia Famiglia oggi si fa: un dono che risponda alia realta ef-fettuale.

Riprende l'anno scolastico, dopo il riposo estivo. A questa Famiglia, presente e operante in situazioni ineffabilmente sofferte godute sperate, desi-dero rivolgere il pensiero grato e affettuoso: ai Confratelli, tutti e singoli, qualunque sia il grado di responsabilita che essi esercitano nel campo del-I'apostolato, specialmente a quelli che, debilitati per la salute, offrono il con-tributo prezioso e determinante della loro preghiera e della loro sofferenza; ai Confratelli del Consiglio generale, che ne condividono la sollecitudine di governo; ai Confratelli preposti alia formazione dei Discepolini nelle Case di Ofena e di Orvieto; al Deiegato per la ricerca delle vocazioni, impegnato in una fatica vitale per l'incremento; infine, con senso di attesa fidente e Se­rena, agli Studenti nostri che salgono gli anni della formazione.

Don Romeo Panzone d. D.

U~(inticiirLCf.u.<is.lm.cr

ft to agosto il confratello Don Mario Choiiquer. Segrefario Generale della Famiglia dei Discepoli e Membro del Consiglio di Ammini.strazio>te deU'0)>era, lot festeggiato il \ \ Y annirersario della sua Ordinazione sacerdotate.

II sottimento di fraternitd che a ltd ci lego, la responsabi­lita che esercila nel promuorere lo sviluppo della Famiglia e del-VOpera, I'amabilitd e la franca apertnra della sua persona ci associano nella voce della preghiera per riugraziare il Did no Maestro <lei doni a lid elargili, per implorare I'abbondanza delle grazie siil suo minislcro. per raccomandare alia onnipotenza di-cina l'incremento e la corrispondenza ideate delle opere a eni egli deilica la ricchezza della sua umanitd e del suo Sacerdozio. Aitgnri.

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LkL PARLIAMO TANTO DI

Minorenni tutti gli altri Attenzione. Fa segno. Rallenta. La curva. Un'altra macchina. Frena.

Puoi accelerare. Aspetta. Frena. Sta in sorpasso. La freccia. Frena. Suona. Frena, frena. E frena, benedetto.

Chi sta dando consigli non e il conducente della vettura. E' il solito tipo che gli sta seduto accanto e si crede di far l'autista. Che decidere allo-ra? L'unica: bloccare la macchina, scendere e dirgli: toh, guida tu.

Magari non ha la patente. Sherzi a parte. Ma capita in modo analogo lungo la strada della vita;

dove, pero, una volta che abbiamo raggiunto la maggiore eta, con la capa­city di intendere e di volere, la persona mia la posso guidare esclusivamente io e la persona tua la puoi guidare esclusivamente t .

Invece no. La tua persona m'intestardisco a volerla condizionare io; e sto attento piu a te che a me. Maggiorenne mi sento soltanto io: un io gonfio cosi. Gli altri considero tutti minorenni. Consigliare, guidare, proteg-gere, vigilare, custodire, salvare gli aitri: ecco la mia preoccupazione. Mi sento bambinaio per vocazione; e bambini sono tutti gli altri; tocca a me ammaestrarli e condurli, perbacco, con la mia coscienza adulta. Come dire: mi prendo gatti a pelare, trascurando quel gattone che sono io, del quale mi dovrei invece curare. Siamo alia solita sostituzione di persona, al trasfe-rimento della responsabilita, alia presunzione dell'orgoglio che mi figura di volta in volta custode o pedagogo. Degli altri. Di altri che hanno la mag­giore eta, e sanno intendere, e sanno volere. Consegue che mi occupo sem-pre delle azioni degli altri, le scruto, le peso, le interpreto, le induco con i miei occhi strabici. Una violazione di persona.

II guaio e che quando mi arrogo di entrare nel tuo sentimento, di-vento come un cinghiale che fa irruzione in un roseto: rovisto tutto, capo-volgo tutto, sotterro tutto, rovino tutto, capisco niente. Uno sconcerto. A que-sta stregua mi rendo un miserabile. La verita e che io conosco soltanto 1'ac-cidente che mi piglia, non quello che coglie te.

Che voglio dire? C'e una esigenza elementare nel rapporto col pros-simo: bisogna rispettare la persona degli altri, nel suo determinarsi, nel suo atteggiarsi, nel suo svilupparsi. La persona e I'entita piu perfetta che esista. II mio essere, il tuo essere e un pizzico di natura razionale che acquista la esistenza particolare proprio nella persona; e questa natura razionale si at-teggia nello stampo mio in modo diverso che nello stampo tuo. Altra e la

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potenza della macchina, altro il rendimento e il rumore del motore, altra la tenuta di strada, altre le esigenze del percorso, altra la potenzialita dei fari e dei freni, la sensibilita dell'acceleratore e dello sterzo. Hai capito? Non dico migliore. Dico diverso. E questa diversita bisogna accettare e rispettare, anzi benvolere.

Allineiamo alcune ragioni di questa dignita come una minuscola for-mazione di soldatini di piombo.

Dio ha dato a ciascuna persona la facolta di scegliersi l'ultimo fine e di porre le azioni adatte a conseguirlo, con piena liberta e con piena re­sponsabilita. Noi, oggi specialmente, rivendichiamo giustamente la liberta per tutti, la quale e attuazione di responsabilita. E' una sensibilizzazione operata dal cristianesimo. E ringraziamone Iddio. Inoltre la persona stabilisce ed e-sprime in modo tutto proprio la relazione sua con Dio e con la societa. Ri-sulta percio che, come la mia persona e diversa dalla tua, anche la mia re­lazione verso Dio e verso la societa si atteggera in modo diverso dalla tua.

Insomma la persona e la radice di ogni atto e di ogni responsabilita, la sorgente di ogni perfezione. Nella persona risiede la nostra suprema di­gnita.

A questo punto devo dedurre che e proibito intromettermi nell'ambito della persona altrui; diversamente divengo dissacratore. Ne ci sono fini o nobilta o perfezioni che abilitino a voler determinare il comportamento degli altri. Alia persona altrui, se mai, va presentata la proposta di vita con umile discrezione, facendo appello alia conseguente, libera, individuale e responsa-bile decisione di coscienza. La risposta a tale proposta, la misura dell'accet-tazione o della ripulsa, lo stile di comportamento che ne derivera, tutto e inviolabilmente personale.

Stringiamo. La verita, e la condotta che ne consegue, si impongono a un altro in virtu della stessa verita, la quale si diffonde nelle menti con soavita e con vigore.

II Concilio specifica cosi: " La verita, pero, va cercata in modo ri-spondente alia dignita della persona umana e alia sua natura sociale; e cioe con una ricerca condotta liberamente con l'aiuto del magistero istituzionaliz-zato, per mezzo della comunicazione e del dialogo con cui, alio scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca, gli uni rivelano agli altri la verita che hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta, e alia verita conosciuta si deve aderire fermamente con assenso personale ".

Dunque, il titolo di maestro nei confronti di un altro non si pno as-sumere, tanto meno presumere; esso viene conferito per la mitezza e l'u-milta del cuore, cioe per quelle virtu in forza delle quali Oesu, maestro per eccellenza, ci esorta a imparare da lui. Allora io divento maestro tuo e guida quando tu accogli con adesione personale 1'insegnamento e l'esempio.

Basta ora con il parlar sottile. Immagina un po' se nelle famiglie, nelle associazioni, nei gruppi, nelle citta, nelle nazioni, ognuno attendesse final-mente a rispettare la persona degli altri. Sarebbe un segno molto espressivo di cristianesimo e di civilta; non per niente il Concilio ha trattato in appo-sito decreto la dignita della persona umana e le sue esigenze di liberta re-sponsabile perfino nei campo religioso.

Florello

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kkk RELIQ1QNE, ARTE, CULTURA e VITA

Le istituzioni educative cattoliche a servizio della comuniia

Diciamo la nostra umile opinio-ne in una questione assai dibattuta e che puo avere delle enormi con-seguenze per l'avvenire di tanta gio-ventu ; tanto vero che l'anno scorso ha turbato l'opinione pubblica me-ravigliata dalle ripetute ispezioni a tutti gli enti religiosi che da sempre, in Italia ed all'estero, si sono dedi-cati, per vocazione, all'assistenza ed alia educazione.

E' naturale chiederci quale e stato lo scopo di queste ispezioni fatte al-l'improvviso e con spiegamento di forza pubblica e senza quel minimo di rispetto dovuto a venerande e se-colari istituzioni. Evidentemente non e stato quello di aiutarle, pur cono-scendone le reali difficolta econo-miche: la retta statale infatti e rima-sta invariata nonostante il costante lievitamento dei prezzi; ne quello di proporre metodi piu idonei ed effi­cient! a congregazioni religiose che della educazione, in tutta la sua am-piezza, hanno fatto lo scopo preci-puo della loro missione. Non e ma-lignita pansare che si voglia trovare l'appiglio per togliere alle istituzioni cattoliche ed a: suoi membri il diritto

di educare la gioventu. Non lo si dice ancora apertamente, ma e in-tuibile da infiniti indizi, che una buona parte dei nostri dirigenti so-stiene che solo lo Stato e in grado di sostituirsi alle famiglie nel dovere di educare i propri figli.

E' facile che si possa trovare su oltre 43.000 religiosi, di cui 6.000 uomini e 37.000 donne, qualcuno che sia indegno, che non abbia la tendenza, la preparazione, la voca­zione dell'educatore e che qualche volta possa anche dimostrarsi di scan-dalo o di danno agli assistiti. Vi pos-sono essere degli istituti che non hanno tutte le garanzie igieniche, ubicati in vecchi conventi e che a-dottino metodi antiquati. Cio puo risultare vero, ma da questo a sol-levare l'opinione pubblica contro tutti gli istituti tenuti da religiosi, sottoponendoli ad improvvise ed i-nurbane ispezioni, come se fossero case di vizio, luoghi di sevizie e a denigrare l'opera educativa dei reli­giosi attraverso la stampa e la tele-visione e tutto un altro discorso. Questo, purtroppo, e avvenuto nella nostra dolce Italia democratica, che

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continua a considerare i religiosi, chissa perche, cittadini di seconda categoria, forse perche non si spo-sano, non scioperano, non fanno cortei di protesta e, nonostante tutto, continuano a votare per la Democra-zia cristiana.

Non tutti sanno che in Italia gli istituti educativi tenuti dai religiosi incidono per oltre il 30 per cento e che il personale e oltre il 47 per cento di quello adibito in Italia a questo compito. Nessuno vorra du-bitare, si spera, che la maggior parte di queste istituzioni si interessano ai minori piu poveri o comunque privi di regolare famiglia, per i quali lo Stato si sente disimpegnato solo che versi una retta che non basta certo a coprire tutte le spese. Questa realta non sempre e stata tenuta presente nella dovuta misura nel complesso organizzativo ed assistenziale dell'as-sistenza pubblica. Ne si e tenuto presente che la missione educativa in queste istituzioni non e conside-rata un lavoro come gli altri nel quale si possa stabilire un orario e se ne possano programmare i risul-tati; e un servizio sociale che ha un'altra dimensione, a cui solo il vero educatore sa dedicarsi comple-tamente e, in modo precipuo, il re-ligioso educatore che, per essere sempre disponibile, rinunzia ad una sua famiglia.

Si e detto a chiare parole che tutti i ragazzi educati negli istituti sono dei disadatti, dei complessati, mentre a ragion veduta si tace delle ottime riuscite avute da tanti orfani o da tanti ragazzi privi di regolare famiglia, che sono stati educati ne­gli istituti tenuti da religiosi. Tutti danno atto alia rettitudine ed alia ri-cerca affannosa della verita di Igna-

zio Silone, ma sarebbe anche dove-roso chiedersi che sarebbe stato di lui se, dopo il terremoto di Avezza-no, non avesse incontrato Don Orio-ne, che, anche contro la sua dispo-sizione, cerco di aiutarlo pur nel ri-spetto massimo della sua personality e per il quale Silone ebbe sempre la massima venerazione anche quando militava nel partito comunista e dal quale tutta la sua vita e stata illu-minata. Ma questo non fa notizia mentre la fa scrivere che una ex suora dirige indegnamente una casa di cura per menomati senza i dovuti accorgimenti igienici e pedagogici, che un chierico e stato scoperto qua­le corruttore della gioventu, che un istituto tenuto da religiose non ha tutti i documenti delle alunne in re-gola, che un altro ha usufruito di qualche sussidio non dovuto. Tutte queste notizie, gonfiate ad arte, rag-giungono il loro scopo.

Sarebbe doveroso tener presente che queste istituzioni, tenute da re­ligiosi con notevole difficolta eco-nomiche, svolgono un'opera altamen-te sociale a vantaggio di una note-vole parte della gioventu piu biso-gnosa.

Dal 1 aprile di quest'anno l'or-ganizzazione e la vigilanza dell'assi-stenza pubblica sono passati percom-petenza alle Regioni; ci auguriamo che i presidenti regionali prendano in seria considerazione, nella loro programmazione, l'esistenza di istitu­ti di beneficenza e di educazione te­nuti da religiosi, per aiutarli in una migliore organizzazione, sempre a beneficio esclusivo della gioventu bisognosa della regione. Essi svol­gono un'opera "di aiuto ai ragazzi, volta a fame uomini coraggiosi, atti alia vita della collettivita, di molti che

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rischiano di precipitare attraverso la sacrano la loro vita all'educazione miseria nelle vie del vizio". della gioventu povera, tanta certezza

Con questo equanime giudizio nell'attualita e nell'utilita della loro dello storico Arturo Jemolo, che cer- missione. tamente e al disopra di ogni interes-se di parte, ci piace chiudere queste Don Mario Chouquer nostre osservazioni, cercando di in- dec Discepoli fondere in tutti i religiosi, che con-

Ci tocca la scomparsa di tre Prelati

Segnamo anche noi la grave perdita del grande Cardinale

S. E. il Card. ANGELO DELLACQUA VICARIO DI SUA SANTITA

La morte Io ha preso nel suo apostolato magnifico di Sacerdote inte-merato, nei suoi vari e grandi impegni al servizio della Chiesa di Dio che ha amato fino all'olocausto, che si e compiuto a Lourdes ove aveva accompagnato tanti sacerdoti e tanti fedeli nonostante che il suo medico Io avesse sconsigliato.

II Cardinale Dell'Acqiia si e imposto alia riconoscenza della Chiesa, specialmente a Roma ove il suo zelo ha avuto manifestazioni di universale compiacenza e stima.

Anche lui era buono e umile. Ne posso attestare anch'io che ebbi la fortuna di conoscerlo personalmente quando era alia Segreteria di Stato, ove egli mi aveva convocato per notizie. Fu gentilissimo, tanto che fui commosso per le parole che mi disse di incoraggiamento amorevole. A vederlo non sem-brava: ma aveva tin cuore d'oro di vero autentico uomo di Dio per la umilta sincera. Io mi vergognavo, mi sentivo piu piccolo di quel che sono, ma egli fece aspettare due Vescovi, per parlarmi da padre e poi accompagnarmi fino alia porta.

E non c'era finzione. Non c'era in lui il tratto di ufficio, I'amabilita convenzionale. No era il cuore buono che nell'umile, ultimo sacerdote e inu­tile quale io sono, porto la sua impronta di fratello in Cristo. Proprio come afferma il Pontefice Regnante Paolo VI: ogni uomo e mio fratello.

Questo e I'attestato universale che tutto il popolo, oltre i suoi amici e collaborator!, hanno voluto dimostrare al grande Sacerdote che ci ha lasciato nella sua missione di apostolo che risponde benissimo all'adagio : il Sacerdote non e di se, ma e degli altri.

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II Cardinale Dell'Acqua lascia questo ricordo ai popolo che ha servi-to, alia Chiesa alia quale si era giovanetto consacrato, fedele e generoso fino alia immolazione.

Noi vediamo l'abbraccio del Signore e del Signore sentiamo la voce paterna: vieni servo buono e fedele entra nella gloria di quel Signore che hai alle genti predicate e mostrato nel tuo santo esercizio. Amen.

T.

Beati i morti che si addormentano nel nome del Signore!

Quanti ! Quanfi nelPagosto ribelle con andamento quasi invernale, certo autunnale! Sono, le ricorrenze delle stagioni, come gli avvenimenti della Storia.

Ma con noi il tempo estivo e stato ladro implacabile. Ci ha portato vie l'indimenticabile

Mons. AUGUSTO BERTAZZONI

che dal 1Q30 reggeva da missionario la Diocesi di Potenza. Diocesi senza Se-minario, che era locato ad un istituto femminile, invece di accogliere i semi-naristi, speranza e continuity di ogni Diocesi. Avrebbe voluto il santo Arcive-scovo rialzare il tono della Diocesi affidatagli.

Durante la mancanza di tutto nei primi tempi e la necessita di far fronte alle urgenze, anche minute, fronteggiandole umilmente e fortemente di perso­na, lo sentii esclamare in lacrime: Ero vescovo quando ero parroco a San Be­nedetto Po non qui che faccio il parroco.

Quanto ha sofferlo! S. Ecc. Bertazzoni lascia un nome in benedizione al suo zelante suc-

cessore, S. Ecc. Mons. Aurelio Sorrentino, nobile figura di Vescovo per prepa-razione, per dottrina, per esperienza, per saggezza e prudenza. I 40 anni di ministero pastorale a Potenza hanno lasciato il solco aperto di bonta e di santita.

Umile ! Quando entro a Potenza, nel 1930, trovo un tugurio di episco-pio, in tale stato che quando mori il suo predecessore e portai i ragazzi del nostro Istituto per la visita ai nobile defunto, non potemmo entrare nella ca­mera ardente, perche vacillante e in pericolo di crollare.

A noi delPOpera Nazionale voile un gran bene. Andava spesso e sem-pre portava ai Discepoli e agli alunni il suo affetto, il suo insegnamento, il suo paterno consiglio. Era di casa. Vi era come un Papa premuroso e affet-tuoso. Semplice, senza prelese. E continuo anche quando fu eretto un decente episcopio nel quale I'Arcivescovo Bertazzoni si trovava come a disagio : il sa-cerdote non esigente, figlio della poverta come il Cristo.

E, capitato a Potenza voile assolutamente che andassi a vedere il nuovo e decente episcopio. Quando dappertutto lieto mi fece entrare esclamo: Non I'ho chiesto. Me lo hanno voluto regalare, lo abito in riconoscenza al caro Ministro che, oltre tutto, ha voluto dare a Potenza un degno Episcopio.

Non lo dimenticheremo mai. Sara sempre fra noi nel ricordo affettuo-samente filiale e riconoscente.

II Signore lo ha gia abbracciato. Preghiamolo perche ci voglia bene anche dal cielo, donde a noi scen-

dera il suo amore e la sua paterna benedizione.

T.

Ricordo

La cattiveria ladra dell'Agosto terribile ci ha portato via altra nobile figura di Sacerdote, il

Mons. Prof. D. GIUSEPPE MONTICONE

Un Sacerdote dotto e gonfio, non di facile orgoglio, ma di amore, di carita. Fu lui a governare il nostro Istituto di Monterosso al Mare (La Spezia), affidatogli dal Padre Semeria che lo aveva subito conosciuto e subito di lui aveva approfittato per aprire, dopo Amatrice, I'lstituto che portera sempre il nome del Padre che lo voile, come con Don Minozzi aveva voluto primo Cour-mayeur e poi Amatrice.

II caro Mons. Monticone accolse lieto I'invito. Mantenne l'impegno con amore e zelo ; e, quando ne vide il funzionamento, anche se in baracche, pre-senti gia le Suore Immacolatine di Ivrea che vi hanno lasciato il nome incan-cellabile, Mons. Monticone, conservando l'affetto, entro nel Vaticano, funzio-nario puntuale e dotto, che oggi giustamente si esalta.

Ne ricordiamo la figura nobile e preziosa, per le sue qualita sacerdo-tali, che lo lasciano alia nostra mente e al nostro cuore perche non comme-moriamo solo la sua vita di apostolo, ma cerchiamo di seguirlo nell'esempio pratico per avvicinarci a lui e come lui possiamo presentarci al buon Dio non a mani vuote.

Signore premia il Sacerdote sanfo e innestalo nella corona de' Santi tuoi in cielo.

T.

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Lkk WW

A ZONZO PER L'ALTA

Concentrare in poche note un'espe-rienza, breve, si, ma tanto vasta da ab-bracciare mare, laghi ed alpi, tre regioni, Liguria, Piemonte e Lombardia, due na-zioni, Italia e Svizzera, tutto in sole tre giornate, con regolare ritorno a casa ogni sera tra il lusco e il brusco, non e cosa facile. Tentero.

Come e stato possibile un simile raid?

Con i seguenti incredienti: la quat-tro ruote di un amico, 1'amico, il terzo uomo, io e tanta vogiia di vedere cose nuove.

29 luglio - Prima giornata, dedi-cata al mare, alia collina e alia campagna.

Viaggiare in autostrada e un po' come viaggiare col paraocchi. Si vede poco o niente del tutto. Specialmente quan-do le gallerie sono molto numerose e lun-ghe, come nell'autostrada dei Fiori. In compenso si arriva presto.

Da Milano a Coldirodi di San Remo ora si impiega poco piu di tre ore. Quan-do 1'autostrada arrivava solo fino a Oano-va, se ne impiegavano sette o otto.

ITINERAR1

ITALIA

Esiste, come alternativa la via Aurelia, panoramica e varia. Ma ogni pregio va rapidamente scomparendo dietro le quinte di paiazzoni di cemento, cosi brutti che sembra di essere nella peri-feria di una grande citta.

Restano i tratti in cui la strada si arrampica sui numerosi promontori. Ma e proprio qui che ti trovi davanti un'autocisterna o un autotreno pesante che va a pas-so d'uomo; dopo un poco hai il motore e la testa surriscaldati.

E allora vada per 1'auto­strada.

11 casello di uscita e proprio a Coldirodi. Non c'e quindi bi-sogno di attraversare quella ma-cedonia di mondanita, banalitaed esibizionismo che e San Remo.

II nostro nuovo Istituto e in una posizione splendida.

Sul suo terrazzo, la luce del sole, riflessa dal mare, e tal-mente abbagliante da farti soc-chiudere gli occhi. Di lassu si ab-braccia tanto mare, che si ha l'il-

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lusione di esserne circondati com-pletamente. L'organismo si ossi-gena, e pare di essere immersi in un bagno di purificazione, dopo aver respirato quel miscuglio di polvere, fumo e ossido di carbo-nio che in citta chiamano aria.

Si ritorna per vie interne, lasciando l'autostrada al casellodi Albenga. Per il Colle di S. Ber­nardo scendiamo nelle Langhe, dopo esserci deliziati alia vista dei paesini arroccati sji fianchi dei colli e dei borghetti medievali qua­si intatti.

Luoghi cosi, contro il lo-gorio della vita moderna, sareb-bero piii efficaci di tutti i cynar del mondo.

Le Langhe sembrano un falsopiano, ricco di vegetazione e di coltivazioni. Sono invece tante colline, separate da strette e fre-sche vallette. La strada corre, per lo piu, sulle creste, tanto che cam-minare sulle creste si dice qui: andar per Langhe, ma ogni tanto sprofonda tortuosamente nelle val-li, fra le braccia dell'ombra acco-gliente.

Nei pressi di Mondovi ci imbattiamo nel Santuario di Vico-forte.

Dedicato a Nostra Signora del Monte Regale, fu fondato da Carlo Emanuele I. E uno dei san-tuari piii notevoli d'ltalia (E chi lo sapeva?). La sua cupola ovale, decorata riccamente nel settecento, e la quarta del mondo per gran-dezza.

Passiamo nel Monferrato. Qui ogni paese ha il suo castello, o almeno, la sua torre, che sfioriamo appena con lo sguar-do. Pero non tralasciamo di fare una do-verosa precisazione storico-geografica. Chi ha orecchie da intendere, intenda.

Sfioriamo con il naso il profumo dei tartufi di Alba e con il palato e molta fantasia i superbi spumanti di Asti.

Dopo aver seguito a lungo il Ta-naro, mandiamo un saluto ai cappelli di Alessandria, all'oro di ValenzaPo, al padre dei fiumi che scavalchiamo irrispettosa-mente come se fosse un qualsiasi ruscel-lo, e alle scarpe di Vigevano.

Qui, proprio in omaggio alle scarpe, posiamo le nostre a terra (senza levarle) ed entriamo nella magnifica piazza Ducale.

Le guide scrivono: Una delle piii armoniose piazze del Rinascimento, dise-gnata forse da Leonardo (1494); vasto ret-tangolo cinto da uniformi palazzetti a por-tici, dalla facciata ravvivata da una elegante decorazione pittorica. Le fa da sfondo la scenografica facciata del Duomo e la do-mina su un Iato la caratteristica Torre del Castello.

Tutto vero e tutto bene. Peccato che in questa piazza, che dovrebbe essere il salotto buono della Lombardia, la gente sia relegata sotto i portici da un immenso parcheggio di auto.

Da Vigevano a Milano il passo e breve. E dopo tanto verde e tanto azzurro e tanto profumo di fieno reciso, finalmen-te un po' di smog e di aria graveolente.

Ma domani ...

30 luglio - Seconda giornata, de-dicata ai laghi.

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II Lago di Como e formato da tre rami: quello di Colico, a nord, che riceve I'Adda; quello di Lecco, a sud-est, di manzoniana memoria, dal quale fuoriesce I'Adda; quello di Como, a sud-ovest, do­ve non succede niente. La zona dove i tre rami confluiscono viene chiamata Centro-lago. La regina del Centro-lago e Bellagio, sulla punta di quella specie di penisola che separa il ramo di Como dal ramo di Lecco.

Siccome, fra i tanti laghi che oc-chieggiano fra i monti della Lombardia settentrionale, il piu vicino e quello di Como, Como e la nostra meta.

Per raggiungere Como si deve at-traversare la Brianza.

Per chi si e assuefatto a vivere in questa giungla di cemento e di asfalto, scoprire la Brianza, a pochi chilometri di strada, e una piacevole sorpresa.

Qui il cielo si assomiglia veramen-te al cielo, le piante sembrano piante e l'aria si puo respirare impunemente.

Ci si accosta alle Prealpi e quando il paesaggio si fa piu montuoso e piu bo-scoso, ecco, in basso, Como e il suo lago.

Como ha indubbiamente le sue bel-lezze (il Duomo, il Broletto), ma e troppo caotica e affollata per chi, come noi, vuo-le per un poco evadere da queste male-dizioni del progresso, e godersi, anche fugacemente, un po' di natura genuina, finche ce ne resta.

Una strada stretta e tortuosa, taglia-ta a mezza costa sulla riva orientale, fra boschi e deliziosi paesini, mena a Beliagio.

11 lago e sempre in vista, in basso, a sinistra, ed e cosi bello e cosi azzurro da fare innamorare.

Ce ne innamoriamo tanto che a Bel­lagio decidiamo di tuffarci, tutti tre e I'au-

to. Senonche un traghetto di pas-saggio ci carica e ci trasporta, per modica spesa, all'altra riva del Cen­tro-lago.

Eravamo, parafrasando il titolo di un noto romanzo umo-ristico, " tre uomini in barca, per non parlar dell'auto". L'auto so-stituisce il cane.

La traversata e breve, ma molto piacevole. E poiche siamo nel punto dove convergono i tre rami del lago, ci sembra di attra-versare il mare.

II traghetto scarica tutti a Cadenabbia.

Due passi a nord, quattro a ovest, e siamo in riva a un altro lago, quello di Lugano.

E piccolo ma suggestivo. La sua bellezza deriva soprattutto dal fatto che, come tutti i laghi subalpini, e profondamente incas-sato fra alte montagne ammantate di verde.

In parte e italiano e in par­te svizzero. Se ti guardi intorno, non sai se guardi I'ltalia o la Sviz-zera.

Curiosi, questi confini sviz-zeri! Sembrano un pettine con i denti conficcati nella chioma alpi-na d'ltalia. E, naturalmente, i po-sti di dogana si sprecano.

A uno di questi posti, a Oria, sulla riva del lago, dopo brevi formalita, si passa nel Can­ton Ticino.

Lugano e una cittadina non molto diversa da Como. Stesso lago, stessa folia eterogenea di tu-risti, stesso perenne intasamento

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nella circolazione delle macchine, uguale confusione.

Quindi veloce spedizione delle cartoline di rito e autostrada di ritorno.

A Chiasso si rientra in Ita­lia. A Como si paga il pedaggio. Prima avevamo viaggiato gratis, e il fatto suscita dei pensierini poco benevoli a carico dei nostri connazionali.

Quando i viaggi si faceva-no sui carretti della potenza di un

cavallo o di due al massimo, per prima cosa vedevi la Madonnina, splendente agli ultimi raggi del sole, come una stella ca-duta in cima al Duomo.

Oggi una foresta di ciminiere im-pennacchiate di nubi nere, giallastre, ros-sastre e puzzolenti, ti avvertono, senza dubbio di sorta, che stai per arrivare a Milano.

Questo e il progresso. Ma domani niente ciminiere.

PAT. Continua

Suor TERESA MAGGIORA della SACRA FAMIGUA di BERGAMO

Se n'e volata in cielo il 24 luglio. Fu una figura di Suora tutta di Dio. La sua pietd fu sentita e vissuta, con sorridente impegno generoso. Nella Sacra Famiglia, presso la quale aveva giurato i voti, lascia, certo, un esempio di chi veramente abbandona il mondo, rimanendovi per servire i poveri, ma non si la­scia lusingare dal mondo in nessun modo. Suora ! Tenacemente consacrata, an-che quando una lagrima le velava Vocchio. Era tranquillo il cuore! Con noi, nell'Opera dal 1922, per molti anni a Sparanise, si dette tutta in forza della obbedienza che la distingueva. Quando noi dalVOpera dei Contadini prendemmo le baracche di guerra e il terreno, Vaspetto era desolante, stepposo, ricco di spine, di rovi aggrovigliati; aspetto di abbandono e di sterile terra.

Suor Teresa ridusse il deserto in un orto ricco, un giardino che faceva gola a chiunque lo vedesse. Trasformo subito tutto, specie quando le baracche furono distrutte con la costruzione, in pietra, che oggi e un istituto di rispetto, tutto moderno. Fu lei che assisti zelante, premurosa, devota il venerato Padre Semeria che a Sparanise chiuse Vocchio e la vita del lungo suo nobile e carita-tivo apostolato di eroico comportamento di santo rcligioso. La santitd della umil-ta, oltre la vasta cultura e la ricercata parola.

Suor Teresa resta con noi, nella storia dell'Opera in benedizione per sempre. E non pregheremo per lei, gid da Dio premiata, ma preghiamo lei per-che dal cielo per noi implori non i frutti dei campi, ma i frutti della Santitd, lei che fu santa in terra e santa ora eternamente in cielo.

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GASPARE LO VOI (1913-1972 23 AGOSTO)

La mia penna fragile e senza pensiero e destinata solo, — e altro non sa fare — a segnalare sul nostro " Evangelizare" quelli die ci lasciano chiamati da Dio, lasciando il vuoto incolmabile nel nostro cnore, nella nostra mente.

Un vuoto die pub essere solo riempito dalla preghiera che mantienetenacc eaffettuoso ilcol-legamento tra i viventi ancora e i richiamati dal buon Dio, forse a premio, per sottrarli alia ini-quitd del tempo per preservarli e insediarli al posto die ha du-rata eterna.

In data 23 agosto 1972 il richiamo e toccata al carissimo Confratello GASPARE LO VOI buon sic Hi a no, buon cristiano, religioso pio e severo, di una se-verita che ha sapore di santitd.

Egli venue con noi perch'e gli piacque la vita dei Discepoli creati dalVamore del veneruto I'adre Minozzi, aniante dei gio-vani come il buon Oesii.

Non era ancora piii giavi-netto ne giovane. Aveva una eta, alia ipiale mancava una coltura, ma era ricca di saggezza, di buon sen so, di chiara logica, die era in grado di farlo decidere per una scelia, che una volta giura-ta, e statu eseniplarmcnte onora-ta con una condotla die noi tutti abbiamo sempre ammirata.

Era buono. Era pio. Era devoto. Amava il sua impegno che gli affidava, con sicurezza, la stima dei Superior!', senza mai rifiutarsi. Assistenza: assistenza plena e amabilmente scrcna. Uf-ficio di infermiere : infermiere curitatevole, aminirevole.

Amatore delta inusica die aveva particolarmente coltivata e insegnata con gusto da artista.

Qualunque fosse il suo im­pegno non si e mai lamentato, mai mai rifiuiato.

Sempre lieto. Sempre contento. Sempre scherzoso, senza venir mai mena a i/uello che e Vandamento dello scherzo che non conosce inalignitd, non conosce disprezzo. Dignitoso. Rispcttoso con tutti. Italiano sincero, aveva servito la I'a-tria soldato valoroso.

11 Discepolo GASPARE LO VOI

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E i Confratelli lo stimavano affettuosamente, apprezzandone le doti, che imponevano il rispetto che si deve in tutte le comunitd, nelle quali mai mancano, purtroppo, le manchevolezze anche se passeggere e momentanee.

Lo Voi era Lo Voi, uomo di carattere, buono con tutti, sorridente sempre, anche quando la fatica e i malanni lo facevano soffrire. Una fatica santificata. Malanni sopportati con quella devota rassegnazione che gli dava Vimpronta di tin laico santo, come tanti altri, che ce ne sono tanti altri, come nel passato, anche oggi, nelle case religiose.

Ora e in cielo. Lui non ci dimentica. Noi non lo dimentichiamo. La pre-ghiera ci terra uniti a lui e manterrd con lui il fraterno dialogo come quando, vivo, era con noi.

L'ingresso in cielo, ben meritato, e accompagnato dal nostro affetto, dalla nostra fraterna caritd che, se vera, non conosce dlmenticanze. E' sempre viva e sempre cordiale.

Preghiamo .' T.

RICORDO DOVEROSO Ecco I'annuncio funebre di un vuoto apertosi a Rionero in Vulture nel-

l'lstituto " Oiustino Fortunato " uno dei primissimi, dove le Apostole del Sacro Cuore, a piene mani hanno seminato, nel solco che esse hanno aperto da de-cenni, la educazione

Qui, purtroppo, il 30 giugno scorso, il cancro terribile ha rapito una santa Suora che prima di Rionero avevo conosciuta ad Amatrice. Si chiamava

Suor Celeste Trotta nata a Sant'Eramo in Colle e morta a Rionero in Vulture

Ne aveva parlato il Bollettino delle Apostole del Sacro Cuore, che io ho letto in questi giorni, spiacente di non essere stato avvertito. Ora ho il ricor-dino e riconosco la Suora, che era una vera Suora, di stampo antico, non at-tuale. Suora veramente consacrata, distaccata dal mondo per amore del mondo che ha sempre piu bisogno di santi e sante consacrate, come le descrive e le vuole il Vaticano II, cosi stoltamente capovolto dalla secolarizzazione, che e la immissione nel mondo, non per riformarlo in Cristo, ma per dare una mano al diavolo e per rubare al bene le anime che hanno la potenza di vivere Cristo, come dice San Paolo, e portare e riportare a Cristo le anime smarginanti e tra-dite dalla propaganda infame deila falsita contro Dio per incappare ed essere travolti dalla iniquita chj dilaga oggi distruggendo la verita e la carita che Oesu Redentore ci ha insegnaio con il suo sacrificio su la Croce e la sua Risurrezione.

Ora Suor Celeste e in Cielo. Celeste di nome, celeste di dimora. E' sfug-gita al male, ha raggiunto il Bene che nessuna tignuola e nessuna ruggine le po-tra strappare. E dal Cielo, apostola piu potente, continua ad assister i bimbi che a sciami da lei impararono e impareranno a conoscere, a pregare, a possedere Iddio, schiacciando il maligno.

L'ammirammo, qui in tsrra, nella sua bonta, nel suo zelo, la preghiamo oggi nella sua vicinanza al buon Dio che I'ascoltera, tra tante altre voci, che vivono in cielo Papostolato che in terra illustrarono insegnando la Fede che sara sempre la salvezza dell'uomo. Sola.

T.

DALLE CASE NOSTRE

rrr ROCCACINQUEMIGLIA - Colonia cllmatlca "P. G.Minozzi".

Un nuovo traguardo e stato raggiunto dall'Istituto " Figli d'ltalia" di Cassino: la colonia montana a Roccacinquemiglia.

Dal 9 luglio al 19 agosto un gruppo di circa trenta ragazzi, scelti tra le classi elementari e medie, ha potuto usufruire di un periodo di villeggia-tura nei locali gia da anni destinati ad accogliere come Asilo Infantile i bam­bini del piccolo centro abruzzese. Dare il via a questa iniziativa benefica, accolta con viva simpatia dalla gente del luogo, e stato alquanto difficoltoso e impegnativo, specialmente per il Superiore Don Antonio, che si e dovuto sobbarcare a continui viaggi e ad un estenuante lavoro, per attrezzare e ren-dere pienamente funzionale ed accogliente il non grande edificio che sorge nelle immediate vicinanze del paese, le cui case addossate le une alle altre domina e quasi custodisce dall'alto.

ROCCACINQUEMIOLIA :

La colonia climatica " Padre Giovanni Minozzi " inscrita net vasto panorama di Roccacinquemiglia.

Nel mese di luglio alle difficolta iniziali s'e aggiunta l'inclemenza del tempo, che spesso ci ha costretti a starcene dentro e a ricacciare di nuovo dal guardaroba i maglioni di lana. Tuttavia a dispetto dei frequenti tempo-rali, non sono mancate brevi escursioni nei dintorni, tra cui la piii caratte-

Wk.u,

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ristica e stata la visita alia Madonna dell'Eremo, un piccolo Santuario situato al di la del Sangro, in una zona ricca di boschi e di acque freschissime.

II 28 luglio, mentre ci siamo stretti attorno al Superiore per festeg-giare il suo 40* compleanno, abbiamo avuto anche l'onore di ospitare, sia pure per qualche ora soltanto, i nostri egregi dottori D'Agostino e Di Giorgio, i quali, dopo aver visitato uno per uno i nostri ragazzi, hanno accettato di sfidarli a palla a volo nonche in una scalata lampo sulla collina sovrastante la nostra Casa.

Con l'inizio di agosto il tempo s'e rimesso al bello e noi I'abbiamo preso in parola realizzando frequenti gite a Castel di Sangro, a Roccaraso e nei boschi rigogliosi di vegetazione che da ogni parte ci circondano. Una delle mete piu frequenti e suggestive per i ragazzi e stata il Sangro, dove hanno avuto modo di divertirsi a loro agio e di dar prova della loro abilita e bravura nella pesca delle trote.

Quanto mai gradita e stata la gita a Pescasseroli, dove abbiamo visi­tato lo Zoo e il Museo, al laghetto di Scanno, che ci ha offerto la possibi-lita di effettuare un giro in barca e di gustare le bellezze della natura cir-costante, e a Sulmona, dove abbiamo dato I'assalto ai famosi e variopinti confetti che costituiscono una speciality della cittadina aquilana.

il 10 agosto, di prima mattina, con un gruppetto dei piu ardimentosi abbiamo intrapreso la scalata dell'Arazzecca, la montagna colossale, amman-tata di verde, che s'innalza per oltre duemila metri sul mare, donde la vista puo spaziare verso un orizzonte sconfinato e appagarsi di uno spettacolo grandioso e commovente.

11 giorno seguente abbiamo raggiunto Gamberale, un piccolo centro del chietino situato a oltre 1300 metri sul mare. II gentilissimo Signor Pao-lini, Ex di Amatrice, che ci aveva invitato cola per la festa di San Lorenzo, ci ha offerto uno squisitissimo pranzo al ristorante dei "Tre monti". Lo rin-graziamo di cuore per la grande benevolenza che piu volte abbiamo avuto modo di sperimentare in concrete

Durante gli ultimi due giorni di permanenza in montagna abbiamo avuto la gioia di avere tra noi il Padre Generale e il Segretario Generale, che ci hanno voluto cortesemente onorare con la loro presenza e il loro tratto paterno e cordiale. Prima che terminasse la colonia abbiamo avuto anche il piacere di conoscere e salutare il Superiore di Gioia del Colle, Don Barto-lomeo D'Achille, i cui parenti si sono mostrati sempre di una premura e di una gentilezza straordinaria verso di noi.

Ed ora che Testate volge al termine, anche noi lasciamo i monti con un po' di nostalgia e ritorniamo a Cassino, per disporre la Casa all'apertura del nuovo anno scolastico che s'avvicina con passi frettolosi.

// Cronista

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FRANCAVILLA — Casa di riposo "Madonna della pace".

E un nome apparso soltanto poche volte su queste colonne e quasi racchiude come un senso di umile pudore, nell'esibirsi in caratteri di stampa, poiche di solito le altre Case, gia alia ribalta della notorieta, si presentano onuste di vicende, di fatti, di cifre, di cronache, di ben altra importanza.

Pur presentandosi nella modestia dei suoi fatti e delle sue cifre, Fran-cavilla confida nella benevola simpatia della cronaca.

Per chi arriva alia ridente cittadina abruzzese, che per chilometri si protende lungo il colorito Iitoraie adriatico a sud di Pescara, parailelamente alia strada ferrata e alia strada nazionale che congiungono in perpetuo e af-fannoso via vai il sud ed il nord, non viene neppure in mente che possa in-contrarsi questo suggestivo angolo di estasiante bellezza.

Ebbene, proprio qui, da finissimi buongustai, D'Annunzio, Michetti e Paolo Tosti, su queste pendici, che dal paese antico digradano verso la ma­rina, sulla parte piu alta di Francavilla, essi scoprirono e variamente decan-tarono, nel nitore delle loro opere, I'incantevole sito, ombreggiato da folti e annosi olmi ed olivi, platani e tigli, a balcone sull'adrio mare.

Padre Minozzi, anche Lui tutt'altro che insensibile alle attrattive del bello, col suo raffinato gusto di gentile poeta e geniale realizzatore, poso gli occhi nel dopoguerra su questo amenissimo luogo, sognandolo con intelletto d'amore, come luogo di sosta riposante per artisti anziani.

Successive vicende hanno ridimensionato 1'originale grandioso proget-to, senza pero impedire che ne uscisse uno splendido Asilo, immerso in un trionfo di verde e di fiori, ove il convulso strepito della vita moderna arriva soltanto come un'eco lontana.

Di fronte a un'opera d'arte si resta stupiti; di fronte a un edificio di pubblico sollievo si resta stupiti ed avvinti.

A chi arriva si presenta, distinguendosi da tutti i circostanti complessi, con la caratteristica cupola rossa, per prima la Cappella esagonale. La Casa, in mattoni rosso sbiadito, arieggia nei suoi tre piani a costruzione rornana, senza indulgere a ornamentazioni ed elaborazioni superflue. La composta se­verity dell'insieme e pienamente intonata alia veneranda gravita delle perso-ne che l'abitano, qui confluite in cerca di ristorante pace, al tramonto di una esistenza trascorsa nelle piii svariate attivita.

Ecco il cancello spalancato sul parco, che in questi mesi estivi e vi-vamente sfolgorante dei colori dell'oleandro, tra lo svettare argenteo degli olivi, nello sfondo verde cupo delle siepi di cipresso, di alloro e di aranci. Ammirando il fantasioso andirivieni dei viali, delle siepi e della rinomata "camera verde", frutto dell'arte del Cav. Filippo, giardiniere veterano, si in-contrano qua e la grtippi di vecchietti distesi e sereni, dall'accogliente e gen­tile sorriso, non spento dalle inevitabili impronte del tempo.

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La targa della Casa, notata all'ingresso: "Madonna della Pace" non smentisce il suo beneaugurante annunzio, prendendo sempre piu concreto significato via via che si osservano gli ampi e tersi corridoi, le linde e con-fortevoli stanzette, il pittoresco ingresso della Cappella interna, in mattoni rossi ricoperti di edera rampicante. II tutto giustifica la consueta esclamazio-ne dei visitatori: « Che tranquillita, come si sta bene in quest'oasi di pace! Come si prega bene! ».

Un anno fa questi corridoi e queste stanze erano malinconicamente solitari. E stato veramente laborioso l'inizio e l'approntamento dei vari arre-damenti e servizi, delle piu svariate, piccole e grandi, cose necessarie alia vita di tutti i giorni: dalla cucina al refettorio, alia lavanderia, alle 40 e piu stanze individuali.

Assillanti sono state in questo primo anno di rodaggio le preoccupa-zioni finanziarie, con i costi certamente superiori alle entrate, ma la paziente tenacia dei dirigenti (Discepoli e Suore di N. S. dell'Orto), ha saputo far fronte a tutto, si che la Casa ormai non manca di nulla, fuorche del completamento del numero degli ospiti, dei quali sono in attesa ancora meta delle camerette pronte a riceverli.

Dopo i primissimi, i coniugi Sigg. Giancola Nicolino e Maria Pia, sempre di buon umore e di fresca vivacita, le prime ad arrivare sono state Isolina, Antonietta e Liberata, le tre donnette notissime e stimate che, per la loro popolarita in tutta la cittadina di Francavilla, hanno contribuito a creare nella cittadinanza un clima di soddisfazione e di simpatia verso la Casa di Riposo. Poi dalla popolosa Pescara e da altre localita sono venuti gli altri, e il buon nome si e diffuso nei dintorni.

I diletti ospiti sono ora oggetto di ogni possibile caritatevole atten-zione da parte delle Suore e di Don Giacomo, che con solerzia aumentano e completano ogni giorno le attrezzature della Casa, unanimi nel ricercare Cristo sofferente da soccorrere e consolare, nel credere alia sua Parola, nel-I'accettare la sua Volonta, nel servire il suo Amore con diuturno lavoro. Ed e essenziale questa fede visibile e radiosa di fare il bene di continuo nel nome di Cristo, fondamento anzi del ruolo di chi vuole essere guida e sostegno nelle opere caritative. L'opera assistenziale e parte integrante del patrimonio spirituale della Chiesa. Non si puo essere dei gallonati, impassibili guarda-portoni. L'amore a Cristo si dimostra nella generosita del sacrificio quotidia-no, sopra tutto perche le moiteplici esigenze di una istituzione, che non chiu-de mai i battenti, tengono sempre occupato il personale preposto.

Don Giacomo, il vecchio Discepolo, di sorprendente vigoria giovanile, espertissimo di Istituti e tenace di propositi, e per questo un generoso distribu-tore di conforto e di gioia ai prediletti nonnini, che a lui sono vivamente grati, con riconoscenza che sa di stima e di amicizia.

f. d'a.

247

ECHI DAI SEMINARl DEI DISCEP0L1NI

ORVIETO

Sembrava che non arrivassero mai, durante gli ultimi giorni di scuola e la fatica degli esami, ed invece sono gia passate le tanto sospirate vacanze. Sembra di essere saltati da ieri a domani, senza passare per I'oggi delle va­canze, tanto in fretta sono trascorse.

Molti ricordi si affollano: dalla partenza verso i paesi d'origine, felici delta promozione conseguita, alle gite durante la permanenza in rnontagna ad Amatrice, ove eravamo ospiti dell'Istituto Maschile "P . Minozzi", assieme al gruppo dei nuovi Discepolini, che hanno fatto, con noi, aH'ombra del mon-te Pizzo e al calore della tomba del Padre Fondatore, come attorno al nuovo focolare, la prima conoscenza con la nostra Famiglia religiosa.

Un cordiale ringraziamento rinnoviamo ai Confratelli della Casa, che ci hanno riservato una ospitalita piu che fraterna.

Durante la nostra assenza, la Casa di formazione di Orvieto non e re-stata deserta: e stata quasi un porto, a cui hanno approdato vari gruppi pro-venienti da diversi lidi. Ricordiamo solo un gruppo di universitari americani, ospiti nella prima meta di agosto, che hanno frequentato un corso di " Etru-scologia".

Siamo rientrati in sede il 20 agosto, in tempo per preparar^ la Casa e noi all'incontro con i Confratelli, ospiti dall'8 al 15 settembre, per I'annuale corso di esercizi spirituali. Presenze particolarmente gradite sono state quelle del Padre Superiore e di Padre Tito, della cui parola severamente ed affet-tuosamente paterna abbiamo approfittato per otto giorni.

II corso del ritiro spirituale si e chiuso con la professione religiosa perpetua di due giovani Confratelli: Don Carmine Mosca e Don Antonio Ora-vina, i quali, cosi, hanno consacrato davanti ai Superiori e ai Confratelli, la loro testimonianza a Cristo per tutta la vita. Hanno detto il loro "si" eterno a Cristo Crocifisso; hanno legato per semnre la loro vita alia Croce, che diventa unico motivo dei loro giorni.

248

Ed ora ci guardiamo in faccia: eravamo partiti in 26 lo scorso anno; abbiamo chiuso I'anno in 26, tutti con esito positivo negli studi. Ora ci ri-troviamo in 12. Scherziamo sul numero attribuendoci i nomi dei vari Apo-stoli, ingannando, cosi, appena la malinconia che nasce al vedere i posti la-sciati vuoti da chi ha diviso con noi tutta la vita, ma, forse non gli ideali e le speranze. Hanno fatto altra scelta dalla nostra, orientando la loro vita ad altri punti di riferimento e legando la loro liberta ad altri interessi. Auguria-mo loro che la permanenza tra noi e la loro scelta siano state motivate da onesta di intenti. Certo, viene spontanea qualche riflessione evangelica: «... II giovane si allontano triste perche era molto ricco...». Non c'era spazio per un tesoro di altra natura nel suo cuore.

A MAT RICE:

Gli aspiranti discepo-lini in escursione. Che siano i primi passi, im-pegnativi e lieti, per in-contrare il Maestro Di-vino.

Resta mistero la vocazione: mistero della bonta di Dio, che incontra I'uomo e si fa dono di misericordia; mistero della liberta umana, quasi sem-pre gelosa di se, spesso ignara della grandezza del dono di Dio e della no-bilitazione propria.

Ringraziamo, con il ricordo nella preghiera e con I'augurio buono, quanti ci volete e ci fate del bene nel nome del Signore e vi preghiamo di tenerci sempre presenti nella vostra generosa preghiera, affinche i nostri passi siano sempre orientati nella onesta, il nostro cuore div^nti grande, fino ad essere capace dell'amore di Cristo, che e smisurato, e la nostra volonta ido-nea a volere efficacemente.

Maurizio

OFENA

L'altipiano delle Rocche aspettava anche quest'anno che l'lstituto "Pa­dre Minozzi" aprisse i battenti e le balconate. Fino all'ultimo momento si era in una trepidante incertezza per il servizio di cucina (il piu importante), ma

249

poi, grazie a Dio ed anche alia Madre Generale delle nostre Ancelle, la situa-zione si e risolta nel migliore dei modi.

1 Discepolini, dalle diverse parti dell'ltalia centro-meridionale, sono giun-ti "alia chetichella", la maggior parte di notte, sicche e stata una sorpresa per tutti il vociare festoso, i gruppetti dei primi incontri, la vita nella localita "Riri".

ROCCADIMEZZO

Tiro alia June: chi la dura, la vince.

11 Vicerettore, Don Vincenzo con il Direttore e l'Assistente, gia aveva prestabilito il piano organizzativo, sicche in poco tempo si preparano le squa-dre: Gransasso, Maiella, Velino, Sirente con i rispettivi capitani, Cretone, Ga-raguso, Vizzuso, Zariello. Si prevede un antagonismo senza pari nelle gare che comprendono: calcio, pallavolo, rocmatch (incontri culturali a quiz, il braccio e la mente, musichiere, pulsante ecc), cronoscalata, olimpiadi, IV mo-stra " Riri".

Ai primi giorni ecco una gradita novita per tutti. II Circo " Athos", si e insediato, con il nostro consenso e quello del Sindaco, proprio nel nostro pra-to. 1 Discepolini hanno familiarizzato fin dal primo momento con I'Elefantessa Matematica, con i pony, con la scimmietta che, essendo ancora in allenamento, se la spassava a sgranocchiare nocelle e banane.

Abbiamo ospitato per una sera, nel nostro salone, una Compagnia pa-dovana di "Recital", in costumi del 600 che ha rappresentato "// Ruzante" per uno scelto pubblico di villeggianti, il tutto organizzato dal Centro Cultura-le del posto.

Queste sono state le "note nuove" del soggiorno. II resto e andato se-condo i piani prestabiliti, a dispetto anche del tempo che, dopo il ferragosto ha fatto un po' di capricci, tanto da impedire un soggiorno piu prolungato al Pa­dre Superiore e al Segretario Generale i quali si sono accontentati di scalare (magari sotto la pioggia) appena la Maiella, il Velino e il Gran Sasso, ferman-dosi da noi pochino. Con tutto cio non e mancata l'occasione al Vice di pre-parare una bella Messa solenne ed una Accademia per ricordare il XXV di Sa-cerdozio di Don Mario Segretario Generale della nostra Famiglia Religiosa.

// Cronista 250

DILIGENZA VAQABONDA

rrr Viaggi a raggio I viaggi a raggio li comporta l'estate, la nostra estate, in cerca di una

pausa di distensione, di moto fisico, d'aria pulita, andando e tornando. Ricarica di umanita apporta Testate, disimpegnando, reintegrando, ar-

ricchendo. Nelle Case nostre il lavoro e variato, non disatteso. E quando non sono gli altri che immediatamente ci premono, siamo noi a pretendere la sol-lecitudine per noi stessi, rimescolando le carte dell'anima.

Sosta di riflessione e di predicazione a Copreno. Quindi salto velocis-simo a Coldirodi, dove si avvia a finitura Tedificio nuovo, cosi travagliato nella realizzazione, cosi felice nella prospettiva di piii adeguata funzione. Espe-rienza rapida, subito dopo, di itinerario alpino e lacustre, con scantonamento all'estero, cosi ospitalmente accompagnato dalla fraternita, squisita e nobile, del nostro Pat, e dalla compitissima cordialita dell'Ex-alunno Ferrante Tom-maso, che ha una bella famiglia come frutto e corona del suo impegno umano e cristiano.

Un turbinio di esaltante attesa mi investe a Roma. Le vie del Signore non sono come le vie nostre. E' la misericordia di Dio che riempie la terra. Smobilitato l'ufficio per le ferie estive, piu quieto e intimo si svolge il lavoro, accanto a Padre Tito presente e partecipe, con Don Mario fraterno e alacre, con Don Pietro Luigi attento producente e vario. E ci sono le Suore, puntuali per le opere di Maria, preziose per I'aiuto della preghiera.

A Roccacinquemiglia un bel gruppo d'alunni dell'lstituto "Figli d'l-talia " di Cassino si gode I'aria di montagna nella bella colonia climatica, che per essi ha disposto il talento del Ioro direttore Don Antonio De Lauretis. 1 monti della Camosciara e di Roccaraso sono un incanto di boschi, di acque sorgive, di neve.

Nel paesello vive la madre del nostro Don Bartolomeo, che ha esteso il suo sentimento materno ai figliuoli cassinesi, i quali si sono giovati simpati-camente della fresca permanenza rocchigiana.

Le Suore della comunita hanno dovuto raddoppiare I'impegno; ma son rimaste liete e serene anche nell'aumentato lavoro: brava Sr. Edwige, brava Sr. Valeria, brava Sr. Claudia, Superiora di retto spirito.

La Casa di riposo " Mons. Leone" a Ofena ha trovato nel confratello Don Antonio Di Mascio la persona che ne ha sposato la causa dello sviluppo entusiasticamente, sostenuto dalla sospirante attesa delle Suore dedite all'apo-stolato di carita tra i vecchietti.

251

kkk

II 13 agosto ho la gioia di presenziare al ventiduesimo anniversario della ordinazione sacerdotale di Don Berardino, Superiore della CasaMadre in Ama-trice ed Economo generate. Con lui si ordinarono anche Don Callegari e Don Paradiso, proprio ad Amatrice, in giorno tredici che era Domenica, per poter celebrare la Prima Messa nella festa della Madonna Assunta, come voile Padre Minozzi. Don Berardino e un confratello concreto, immediato, piantato sul la-voro e sul sacrificio, generoso nella fatica fino alio stremo delle forze, che pero non gli finiscono mai. E non ne vogliamo qui parlare, per non scorticare la ruvida corteccia e metterne a nudo il sentimento, che e forte ed e gentile.

Nella Casa Madre trovo i Discepolini di Orvieto, i superstiti della espe-rienza estiva, i perseveranti. Sono curati con dedizione dal loro direttore Don Jacobellis. E vi sono gli aspiranti catturati dalla rete di Don Bracciani, ricerca-tore di vocazioni per i Discepoli, anzi messaggero, in nome di Cristo, della proposta di vita da svolgere secondo le esigenze del Vangelo. Una fatica meri-tevole la sua in questi tempi ingrati.

L'Assunta. Per FOpera, per le Ancelle, per i Discepoli e ricorrenza cen-trale, che si colloca, come propiziazione materna ed esemplare, alia culla delle tre istituzioni: " Noi che non riusciamo a piacerti per le nostre azioni, tu salva per la intercessione della Madre del tuo Figlio".

A Roccadimezzo la nuova istituzione, progettata con tanto amore, dorme per 1'ostilita preconcetta e interessata d'alcuni. Giova sperare ostinata-mente che venga l'alba della comprensione o la folgore della risoluzione. In-tanto i Discepolini si ritemprano tra i monti dell'Altipiano delle Rocche, per ri-farsi la grinta e prima ancora la forza. Se l'uomo tornasse spesso a contatto immediato con la natura, cosi semplice, cosi varia, cosi sana scoprirebbe Iddio e si farebbe piu buono.

A Roccadimezzo arriviamo, Don Mario e io, dopo essere scampati pia-cevolmente al tempo da lupi della Maiella, grazie alia discesa da cardiopalmo dell'espertissimo nostro Don Antonio Di Mascio, conoscitore dei canaloni e delle macchie come nessuno.

I Discepolini offrono al Segretario Generale una festicciuola e un'acca-demia, ricordandone il venticinquesimo di ordinazione sacerdotale: un omag-gio, gentile e vario, come un mazzetto di montanini fiori, colti all'alba, ancor bagnati di rugiada, poi legati insieme dal talento del Vicerettore, ingegnoso e dedito, un fior di giovane confratello anche lui, impegnato, con la mente e col braccio, a tempo pieno e con passione, nel lavoro di formazione dei Discepo­lini. Sono adolescenti sereni questi nostri Discepolini, erba verde di speranza, i quali vanno aprendosi all'invito divino.

Una parola qui voglio spenderla per Sr. Franceschina, sorella nostra delle Ancelle del Signore, la quale con trasporto di fraternita, ha accettato e retto egregiamente il lavoro raddoppiato per la colonia, come una madre atten-ta e provvida, ricca di donazione e di sacrificio. Brava. Siamo grati a lei e a Sr. Rita per il benessere dei nostri Discepolini.

R. P.

252

NOTIZIARIO DELLA ASSOC/AZIONE EX-ALUNNl

C U R A I) R E M O D I Q I A N N A N T O N I O

A W I SO

11 Consiglio direttivo della Associazione organizzera, per la secon-da meta di settembre, un conve tutti e Chie

gli Ex delle provincie di ti, da tenersi presso la

riposo dell'Opera, a Francavilla

ranno zioni

Tutti gli interessati tempestivamente precise sulla data del Convegno e

lativo programma.

zione Si confida in una par

plebiscitaria.

gno per Pescara Casa di a Mare. riceve-indica-sul re-

tecipa-

Ringrazlamo i Delegati di Pescara, UAquila, Chieti e Mila-no, che hanno gid inviato Velenco completo degli Ex della loro circoscrizione e preghiamo gli incaricati delle altre delegazioni di provvedere appena pos-sibile (compatibilmente — s'intende — con i loro impegni privati).

Trancanelli

Una letters di Pantaleone Di Vincenzo Trancanelli, il " pastor bonus ", ha ritrovato un'altra pecorella smarrita la quale,

per manifestargli la sua gioia, non trova di meglio che ricordare un suo viaggio com-piuto molti anni addietro con " uno strano prete" di nome Don Tito.

253

Abbiamo un presidente che, con un tocco di bacchefta magica riesce ad evoca-re fatti e persone di un tempo, facendoci riassaporare piaceri che gia godemmo e che avevamo del tutto dimenticato.

Bene. In attesa che Pantaleone Di Vincenzo ci dica se al principio di quel viaggio anche lui voile imporre a Don Tito la tortura di comprargli un giornale reazionario (come fece Silone), noi offriamo agli amici lettori la lettera che egli scrive a Trancanelli.

Caro Trancanelli, e con piacere che ho ricevuto il tuo invito

a riallacciare rapporti con l'Associazione. Non ho il piacere di conoscerti, ma sei un ex dell'Opera e

questo mi esenta dai convenevoli. Quanti ricordi hai in me suscitati! Ricordi, ma mai sopiti in

verita. E come se fosse di ieri il notturno viaggio da Pescara a Gioia del Colle nell'autunno del '36. Lungo e noioso viaggio sarebbe stato, anche perche il treno era un "misto", se non ci fosse stato quel piccolo grande Don Tito.

Leggendo uno scritto di Silone su un viaggio in treno con Don Orione non ho potuto fare a meno di accostare quel viaggio al mio (Don Tito con Don Orione, naturalmente, non io con Silone).

La lettera mi e stata recapitata anche se indirizzata a Pianella, paese dal quale ormai da tanti anni manco.

Accetto l'invito e ricambio cordialissimi saluti.

DI VINCENZO PANTALEONE Via Salara Vecchia, 32

65100 Pescara

9<? ttucccr c e e. ncrn $.c $.a.

In un numero di luglio di una diffusa rivista illustrata si riporta que-sta notizia.

In Italia operano 58.019 enti statali, che servono (a detta della rivista) "a far campare senza troppa fatica un piccolo esercito di raccomandati"'.

La eliminazione di una parte di questi enti (dice sempre la rivista) consentirebbe al Ministero del Tesoro di risparmiare qualcosa come 1000 (mille) miliardi l'anno.

254

E aggiunge testualmente: "Dice Emilio Colombo (per molti anni Mi-nistro del Tesoro e poi Presidente del Consigiio): tutti mi chiedono di dare un colpo agli enti parassitari; ma appena tenti di alzare la mannaia, c'e qual-che santo che scende apposta dal Paradiso (o sale dall'lnferno) e nes-suno si muove piu ".

Proprio in questa dichiarazio-ne (se autentica) io vedo il vero scan-dalo, piu che sulla sopravvivenza degli enti parassiti.

R. D. Q.

* * *

Ast elL$.C<7

Un avvocato racconta barzel-lette oscene in un gruppo di vec-chietti, che mostra di trarne un gran-de godimento.

Un mio amico (che e nel gruppo) mi presenta I'avvocato e mi invita a quel succolento banchetto.

— Non gradisco questo tipo di divertimento — dico.

L'avvocato si fa serio e pun-tualizza:

— Senta, io sono anche Av­vocato Rotate. Ebbene, visto che lei si scandalizza, le dico che le piu ar-dite barzellette le ho sentite proprio da preti di mia conoscenza.

— La loro provenienza — ri-batto a mia volta — non ha niente a che fare con i miei gusti.

Cio mi fa ancora piu convin-to su quanto gia dissi (ottobre 1971) sopra " le cose che non amo ".

R. D.Q.

I'Angolo ^/rassistente Abbiamo passato delle buone fe-

rie, anche se il tempo e stato pazze-rello alquanto. Riposandoci, ritem-prando le noslre forze, godendoci la bellezza della natura, abbiamo sen-tita piii vicina la bontd creatrice di Dio, che tante cose belle e buone ha donato alVuomo.

Le vacanze vi hanno avvicinato alia famiglia, nella quale avete pas­sato piu ore, godendovi ifigli. Par­lor e con i figli, vedere la loro intel-ligenza aprirsi ai primi ragionamen-ti, vedere i figli conquistati dalla bellezza e dalla bontd, sono gioie che ripagano ognipiu duro sacrificio.

II tempo delle vacanze e il tempo piii propizio per educare i figli al proprio idcale. Ma Veducazione, I'a-iutare il proprio figlio a personaliz-zarsi, non e certamente opera di sole parole, e Vesempio della nostra vita, sono le nostre azioni, anche le piii semplici, che incidono profondamen-te nel loro animo. L'aiuto sostan-zioso dato ad un estraneo in difficol-td, un soccorso stradale, che ci ha fatto perdere tempo e danaro, la ca-pacitd di saperci privare di una gioia legittima per allietare gli altri, tutto cib e molto piii efficace di cento pa­role.

Ritorniamo alia nostra attivitd piii riposati, dec is i ad ope rare bene, convinti che la nostra vita e bella se siamo coscientl di dare qualcosa di nostro agli altri. E' questo I'augurio che con gran cuore ci facciamo vi-cendevolmente.

Don Mario

Neo Dottore

Allegri! Evviva! La gioia degli ex e gioia nostra. Sentlamo vivo il sentimento di partecipazione alle gioie come al pianto di ogni famiglia dei nostri Ex, tanta parte dell'Opera che amtnira condivi-dendo. II giorno 2 agosto Don Romeo ci partecipa il Dottorato di

GIOVANNI PACE ex-alunno dell'Istituto "Principe di Piemonte" di Potenza

primogenito di un parto gemellare, perche Giovanni, di minuti, ha preceduto Carlo anche lui prossimo alia laurea che fin d'ora gli augu-riamo. La tesi e stata magistralmente discussa e riguardava un argo-mento attualissimo: Progetto di una strada a scorritnento veloce da Ascoli Piceno alia Valle del Sangro.

Cosi il nostro Emidio e la tanto buona consorte Angelina a-vranno il cuore non capace di gioia tanto grande, che loro arrecano i figliuoli, come i genitori buoni, Giovanni gid laureatosi in ingegne-ria, e Carlo, che tornera Oenerale dal servizio militare, camminando verso la stessa meta. Ingegnere anche lui.

Evviva! E lo eleviamo alle stelle Vevviva giubilante perche il nostro Emidio e la sua Angelina raccolgono i frutti della educazione, che buoni e saggi, hanno impartito ai figliuoli.

T.

* • »

iacca lcrs.6L

Non sempre e notte con Ie lagrime. C'e anche il momento del giorno di sole che porta sorriso. II sorriso e brillato sui visi tutti della Famiglia Di Giannantonio Remo nostro Ex d'ogni merito.

L'atteso fiore dei coniugi Antonio Acconcia e Piera Di Giannantonio, fi-glia di Remo, e sbocciato finalmente ed e un fiore di bimba. II suo nome

\Qykla la-Jf) i( ia l i) t a

Bel nome! Nome che promette, oltre la gioia, la bonta di questa bimba agli albori, in via di raggiungere il suo destino che noi feiice augiiriamo: vita di santita, qualunque sara la vocazione che per ora e nel cuore di Dio.

Rallegramenti e auguri di nuovi fiori e frutti nuovi che costituiscono e distinguono le famiglie sane e sagge. Ancora auguri e benedizioni sine fine.

I .

9

256

A n c h e la tua offerta ci aiuta ad espandere il bene. mr.

AMMINISTRAZIONE DELLE POSTE E DEI TELE6RAFI

Servizio dei Conti Corr. Posrali

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Certificate di Allibramento Versamento di L.

eseguito da

residente in --- -

via - —

sul clc N. 1 / 9 0 1 9 intestato a:

Opera Nazionale per il Mezz. d'ltalia

Via dei Pianellari, 7 - R O M A

Addi (1) 19 Bollo linear© dell'Ufficio accettante

Bollo a data

dell'ufficio

accettaal*

del bollettario cb. 9

AMMINISTRAZIONE DELLE POSTE E OEI TELEBRAFI

Servizio dei Conh' CorrenH Posrali

BOLLETTINO per un versamento di Lire

Lire (in cifrej

(in letterel

eseguito da

residente in

via -- - - _ sul clc N. 1 9 0 1 9 intestato a:

OPERA NAZIONALE PER IL MEZZ. D'lTALIA - Via dei Pianellari, 7 - ROMA nell'Ufficio dei conti correnti di ROMA.

Firma dil versante Addi (1) 19

Boilo lineara deil'Ufficio accetunte

Spasio riaarrato

aU'ufficio dei conti

Mod. eh. >

(Ediiione 1947)

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aeeettante

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di L. (in cifre

Lire (in lettere

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sul clc N. 1 / 9 0 1 9 intestato a:

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Addi(l) - 19..... Bollo lineare dell'Ufficio accettante

Ta»»a L,

Cartelliuo nntnerato del bollettario di accettaaione

L'Ufficiale di Poata L'Ufficiale di Foata

Bollo a data

dell'ufficio

accettante

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ordinario L.

sostenitore L.

Indfrizzo:

Parte riservata all'Ufficio dei conli correnti.

N. dell'operazione.

o Dopo la presente ope-

razione il credito del conto

e di L. ^r:::>:r}:yr;;};;>};;;;: II Contabilc

A V V E R T E N Z E

II versamento in conto corrente e il mezzo piu semplice e pin economico per effettuare rimesse di danaro a favore di chi abbia nn c/c postale.

Chiuuque, anche se non e correntista, pud effettuare versamenti a favore di i n correntista. Presso ogni ufficio postale esiste un elenco generate dei correntisti, che pud essere consultato dal pubblico.

Per eseguire un versamento il versante deve compilare in tutte le sue parti, a macchina o a mano purche con in-chiostro, il presente bollettino (indicando con chiarezza il numero e l'intestazione del conto ricevente qualora gia non vi siano impressi a stampa) e presentarlo all'umcio postale, insieme con l'importo del versamento stesso.

Sulle varie parti del bollettino dovra essere chiaramente indicata, a cura del versante, l'effettiva data in cui avviene l'operazione.

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/ bollettini di versamento sono di regola spediti, gia predisposti, dai correntisti stessi ai propri corrispondenti; ma possono anche essere forniti dagli uffici postali a chi li richieda per fare versamenti immediati.

A tergo dei certificati di allibramento i versanti possono scrivere brevi comnnieazioni all'indirizzo dei correntisti de-stinati, cui i certificati anzidetti sono spediti, a cura del-l'ufficio conti correnti rispettivo,

L'Ufficio postale deve restituire al versante, quale rice-vuta dell'effettaato versamento, l'ultima parte del presente modulo, debitamente eompletata e firmata.

C'e da impazzir di

gioia (o di dolore) a

p e n s a r e che con

q u a l c h e soldo si

puo salvare (o per-

dere) una creatura.

P. Semeria

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