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Che cos’è la gestione della rabbia? Immaginate la scena seguente: Beatrice sta preparandosi a uscire con il glio di tre anni, Giorgio, e la glia di sette, Giulia, per portare quest’ultima a scuola. Di solito ci vanno in macchina, ma oggi sono costretti a prendere l’au- tobus. Sono in ritardo sulla tabella di marcia perché Giorgio non riesce a trovare le scarpe. Mentre veste il bimbo, Beatrice impartisce istruzioni a sua sorella. Finalmente, si incamminano verso la fermata. Giulia cerca di parlare di scuola con la mamma, ma l’attenzione di Beatrice è interamente assorbita da Giorgio, che non vuole darle la mano e continua ad allontanarsi da lei. A un certo punto, quando hanno appena oltrepassato il parco, il piccolo vede le altalene e strilla «No! Basta camminare!» sedendosi sul marciapiede e cominciando a menare calci furiosi tutto intorno. La mamma prova a tirarlo su, ma lui riesce a colpirla. Beatrice gli urla qualcosa contro. Giulia inizia a piangere e scaglia a terra la sua sacca con una tale violenza che il suo libro di lettura scivola fuori, nendo in una pozzanghera. Per Giulia, dunque, l’inizio del giorno di scuola potrebbe essere piuttosto infelice! Può darsi che Giorgio, se distratto e rassicurato a dovere, dimentichi in fretta la sua frustrazione, ma sua sorella è già abbastanza grande da poter rimuginare sui vari eventi del mattino. Le sue riessioni potrebbero alimentare preoccupazio- ni («Avrò dei problemi a causa del libro di lettura?», «Arriverò tardi a scuola?») e sentimenti di rabbia («È colpa di Giorgio, ottiene per sé tutte le attenzioni»). Queste emozioni contrastanti potrebbero a loro volta incidere negativamente sulla sua concentrazione e le sue prestazioni in classe, e persino condurre a un’insolita esibizione di collera nei riguardi di un altro bambino. In questo caso, tuttavia, «super mamma» Beatrice risolve la situazione facendo appello a un pizzico di esperienza nelle cure materne. Abbraccia Giorgio, riconosce la sua frustrazione e distoglie la sua attenzione dalle altalene. Allo stesso tempo, stringe a sé Giulia, le chiede scusa per averla trascurata (dopo tutto, è una «super mamma»!), salva il libro, riconosce le inquietudini della glia, la rassicura, e riesce anche a portare tutti per tempo alla fermata del pullman! La rabbia e la frustrazione sperimentate da Giulia, Giorgio e Beatrice sono reazioni normali a un accumulo di eventi. Le strategie di gestione della rabbia sono state attuate rapidamente, e i due bambini, grazie al sostegno e all’esempio della Introduzione

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Che cos’è la gestione della rabbia?

Immaginate la scena seguente: Beatrice sta preparandosi a uscire con il fi glio di tre anni, Giorgio, e la fi glia di sette, Giulia, per portare quest’ultima a scuola. Di solito ci vanno in macchina, ma oggi sono costretti a prendere l’au-tobus. Sono in ritardo sulla tabella di marcia perché Giorgio non riesce a trovare le scarpe. Mentre veste il bimbo, Beatrice impartisce istruzioni a sua sorella. Finalmente, si incamminano verso la fermata. Giulia cerca di parlare di scuola con la mamma, ma l’attenzione di Beatrice è interamente assorbita da Giorgio, che non vuole darle la mano e continua ad allontanarsi da lei. A un certo punto, quando hanno appena oltrepassato il parco, il piccolo vede le altalene e strilla «No! Basta camminare!» sedendosi sul marciapiede e cominciando a menare calci furiosi tutto intorno. La mamma prova a tirarlo su, ma lui riesce a colpirla. Beatrice gli urla qualcosa contro. Giulia inizia a piangere e scaglia a terra la sua sacca con una tale violenza che il suo libro di lettura scivola fuori, fi nendo in una pozzanghera.

Per Giulia, dunque, l’inizio del giorno di scuola potrebbe essere piuttosto infelice! Può darsi che Giorgio, se distratto e rassicurato a dovere, dimentichi in fretta la sua frustrazione, ma sua sorella è già abbastanza grande da poter rimuginare sui vari eventi del mattino. Le sue rifl essioni potrebbero alimentare preoccupazio-ni («Avrò dei problemi a causa del libro di lettura?», «Arriverò tardi a scuola?») e sentimenti di rabbia («È colpa di Giorgio, ottiene per sé tutte le attenzioni»). Queste emozioni contrastanti potrebbero a loro volta incidere negativamente sulla sua concentrazione e le sue prestazioni in classe, e persino condurre a un’insolita esibizione di collera nei riguardi di un altro bambino. In questo caso, tuttavia, «super mamma» Beatrice risolve la situazione facendo appello a un pizzico di esperienza nelle cure materne. Abbraccia Giorgio, riconosce la sua frustrazione e distoglie la sua attenzione dalle altalene. Allo stesso tempo, stringe a sé Giulia, le chiede scusa per averla trascurata (dopo tutto, è una «super mamma»!), salva il libro, riconosce le inquietudini della fi glia, la rassicura, e riesce anche a portare tutti per tempo alla fermata del pullman!

La rabbia e la frustrazione sperimentate da Giulia, Giorgio e Beatrice sono reazioni normali a un accumulo di eventi. Le strategie di gestione della rabbia sono state attuate rapidamente, e i due bambini, grazie al sostegno e all’esempio della

Introduzione

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8 ◆ Esprimere la rabbia

madre, hanno imparato quanto sia importante riuscire a calmarsi da soli. Natural-mente, la gestione della rabbia non è sempre così facile come Beatrice potrebbe farci pensare! In ogni caso, scene comuni come questa illustrano bene tre punti importanti su cui è opportuno rifl ettere:

• la rabbia è una normale e salutare emozione umana;• i bambini piccoli hanno bisogno di aiuto per poter imparare a gestire con successo

i propri sentimenti di rabbia;• la rabbia infantile non va temuta, negata o repressa.

Esamineremo più da vicino i punti succitati nel capitolo 1, Comprendere la rabbia. Personalmente, ritengo che dovrebbero ispirare le nostre interazioni con tutti i bambini — sia quelli che si trovano ad affrontare livelli di rabbia normali, sia quelli che la sperimentano di frequente, in modo inappropriato, con intensità eccessiva o troppo a lungo.

Per poter aiutare i bambini a comprendere e controllare la rabbia, dobbiamo anche essere consapevoli di quali siano le nostre forze ed esigenze in rapporto a tale emozione, ed essere disposti a verifi care le nostre convinzioni personali circa la maniera più adeguata di gestirla. Con questi obiettivi in mente, nel pre-sente volume ci proponiamo pertanto di analizzare alcune delle conoscenze oggi disponibili sulla rabbia, le sue origini e le sue conseguenze; fornire agli adulti indicazioni che consentano loro di affrontare serenamente la collera infantile e li aiutino a rifl ettere sulle loro interazioni con i bambini; infi ne, mostrare come i più piccoli possano imparare a gestire la rabbia per mezzo di una naturale attività infantile: il gioco.

Chi può trarre benefi cio dai giochi per la gestione della rabbia?

I giochi proposti sono adatti a tutti i bambini di età compresa tra i 5 e i 12 anni. In un contesto scolastico, possono essere utilizzati nell’ambito dell’edu-cazione personale, sociale e sanitaria e per altri obiettivi di apprendimento. A livello di scuola primaria possono essere adoperati per insegnare e migliorare varie capacità, e nel diffi cile periodo di transizione da questa alla scuola secon-daria per rafforzare le strategie di gestione della rabbia. Possono anche essere integrati in piani comportamentali individuali e utilizzati a fi ni specifi ci in piani educativi individuali.

Anche i bambini che, dopo la scuola, frequentano circoli e gruppi giovanili e prendono parte ad attività ricreative programmate trarranno piacere e giovamento dalle occupazioni proposte. Quel che più conta, tutti i giochi possono essere svolti in famiglia.

Il materiale offerto potrà inoltre fungere da complemento ai metodi di inter-vento utilizzati in una nutrita serie di approcci terapeutici individuali e di gruppo, comprese le strategie di gestione della rabbia già esistenti. Tuttavia, non bisogna pensare che, da soli, i giochi possano sostituire programmi di gestione della rabbia condotti da operatori qualifi cati, qualora si sia accertato che i bambini cui sono rivolti hanno esigenze emotive gravi o complesse.

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Introduzione ◆ 9

Perché usare giochi non competitivi?

Ho scelto di concentrarmi sui giochi non competitivi, ossia quelli in cui il divertimento e il senso di sfi da derivano dal processo stesso di gioco piuttosto che dalla prospettiva della vittoria, non perché abbia una qualche avversione per i giochi competitivi. Infatti, ritengo che vi sia posto per questo tipo di giochi una volta che il bambino sia pronto a parteciparvi e lo faccia per sua libera scelta. Il mondo dei bambini, dopo tutto, è competitivo, e, anche senza l’incoraggiamento degli adulti, la maggior parte di loro si dedica spontaneamente a giochi d’abilità che prevedono la possibilità di vincere o perdere, di restare in gioco o di essere eliminati. Tuttavia, spesso i più piccoli e i più vulnerabili a un basso livello di autostima trovano i giochi in cui si può vincere o perdere estremamente diffi cili da affrontare. In bambini come questi, l’aspettativa per le «ricompense» della vittoria può essere così grande che la delusione per una sconfi tta può avere un effetto altrettanto drammatico sul loro umore. Per poter trarre piacere e benefi ci dai giochi competitivi, perciò, dovranno prima maturare una buona fl essibilità emotiva e un certo grado di competenza e fi ducia nei propri mezzi, conquiste che possono essere inizialmente agevolate dallo svolgimento di attività non competitive.

Come usare questo libro

I giochi e le attività sono stati suddivisi in nove sezioni, che comprendono anche i giochi di riscaldamento iniziali e quelli di rilassamento conclusivi. In al-cuni casi, la distribuzione può risultare leggermente arbitraria, dal momento che molti giochi potrebbero essere inseriti in più sezioni e che, come avrete modo di constatare, spesso in una sola attività si sfi orano diversi aspetti della gestione della rabbia. Tuttavia, se tenete a mente il fi ne principale, potrete valutare più facilmente e adattare nel modo più adeguato ogni singolo gioco.

Per aiutarvi a scegliere le attività più appropriate per gruppi differenti di bambini, ciascun gioco è contrassegnato da una serie di simboli:

5 Indica l’età minima consigliata per i singoli giochi. Non esiste un limite superiore d’età.

10 min.10 min

Segnala la durata approssimativa del gioco (escluso il tempo dedicato alla discussione), che è ovviamente soggetta a varia-zioni a seconda delle dimensioni del gruppo e delle capacità dei giocatori.

Indica che il gioco è adatto a gruppi numerosi (di otto bambini o più).

Indica che il gioco è adatto a piccoli gruppi.

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10 ◆ Esprimere la rabbia

Gioco eminentemente verbale, a meno che non venga adattato.

Gioco che non richiede un uso eccessivo di parole.

Gioco essenzialmente non verbale o che richiede poche parole.

√ consapevolezza di sé√ gestione dello stress√ ascolto√ immaginazione√ fi ducia in se stessi

Indica le abilità usate o sviluppate dal gioco.

Nell’elencare le capacità adoperate o perfezionate da ciascun gioco ci siamo limitati a segnalare alcune aree fondamentali, ma voi siete liberi di aggiungerne altre, se vi sembrano più rilevanti per gli obiettivi specifi ci del vostro lavoro. Senza dubbio, più giocherete, più abilità vi verrà voglia di aggiungere.

Varianti

Per ogni gioco, suggeriremo varie possibilità di ampliamento e adattamento, che potrete prendere come punto di partenza per la vostra sperimentazione. La maggior parte dei giochi può infatti essere modifi cata per permettere a bambini con capacità ed esigenze differenti di prendervi parte. È anche opportuno concedere ai più grandi numerose opportunità di inventare nuove versioni o di cambiare le regole discutendone con gli altri membri del gruppo. Così, infatti, li si aiuta a capire il valore delle regole e a distinguere più facilmente quali funzionano e quali no. Inoltre, la discussione con gli altri bambini offre loro una preziosa esperienza di negoziazione e ne sviluppa la fl essibilità nel processo decisionale. Ovviamente, è importante chiarire in anticipo che, nell’inventare nuovi giochi o nel modifi care i vecchi, ci si deve attenere a de-terminate norme di sicurezza e di non discriminazione.

Rifl essioni

Dopo la descrizione di ciascun gioco, abbiamo sempre fornito alcuni spunti per la rifl essione e la discussione con i bambini più grandi. A volte, ai bambini è suffi ciente una brevissima rifl essione sui comportamenti e le sensazioni, o sulle azioni e le loro conseguenze, per compiere un enorme balzo di comprensione. Allo stesso tempo, giocando con una certa regolarità, i bambini spesso cominceranno a capire meglio comportamenti ed emozioni propri e altrui semplicemente attraverso l’esperienza, e non avranno perciò bisogno di dedicare necessariamente un tempo specifi co alla rifl essione alla fi ne di ogni gioco.

Come principio generale, consiglierei di non concedere più tempo alla di-scussione di un gioco di quanto non se ne dedichi al gioco stesso. Tuttavia, i temi proposti offrono anche l’opportunità di istituire collegamenti fra argomenti diversi in momenti successivi. Per esempio, potreste ricordare ai bambini giochi già spe-

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Introduzione ◆ 11

rimentati, qualora ciò sia attinente all’esperienza presente: «Rammentate quando abbiamo giocato a…», «Che cosa avete provato quando…?».

Gli spunti di discussione, inoltre, possono esservi utili per la pianifi cazione e la rifl essione. Per agevolarvi in tal senso, al termine della descrizione di cia-scun gioco abbiamo lasciato uno spazio vuoto, dove potrete aggiungere le vostre osservazioni-intuizioni personali, esperienze con i giochi proposti, preferenze, avversioni, problemi e successi, e così via.

Note aggiuntive

Infi ne, poiché senza dubbio avrete in repertorio molti più giochi di quelli segnalati qui e raccoglierete altre idee dai vostri colleghi e dai bambini stessi, ogni sezione si chiude con una pagina bianca riservata a eventuali «note aggiuntive» riassuntive, dove potrete aggiungere la vostra lista e ulteriori commenti generali sulle vostre esperienze con i giochi utilizzati.

La mia speranza è che tale struttura vi incoraggi a una pratica rifl essiva del gioco, senza però scoraggiarvi dal godere semplicemente del divertimento che se ne può trarre. Dopo tutto, il valore fondamentale dei giochi risiede proprio nel fatto che consentono di divertirsi imparando al contempo qualcosa su se stessi e gli altri.

Integrare i giochi in contesti differenti

È non solo possibile, ma anche opportuno, che le modalità di adattamento e integrazione dei giochi nella vita familiare e negli approcci educativi e terapeutici varino a seconda dell’ambiente e delle esigenze, forze ed esperienze dei bambini. Gli adulti che coordinano i giochi, naturalmente, vi contribuiscono con la propria personalità, immaginazione, perizia e conoscenza, creando così qualcosa di nuovo a partire dal formato base. In questo modo, giocare con i processi del gioco diventa parte integrante del loro stesso processo di apprendimento.

Tuttavia, le attività illustrate nel libro seguono una progressione logica. Se intendete programmare una serie di sessioni di gioco specifi camente incentrate sulla gestione della rabbia, vi consiglio pertanto di partire sempre con un gioco di riscaldamento, seguito da due o tre attività tratte da una delle sezioni del libro (o da due sezioni consecutive), e di fi nire con un gioco di rilassamento.

I giochi di «riscaldamento e rompighiaccio» agevolano la coesione del gruppo e lo aiutano a sviluppare una propria identità. Incoraggiano i bambini a interagire gli uni con gli altri e li aiutano a sentirsi accettati dagli altri. Sono come un rituale che contrassegna l’inizio di una sessione e assicura che ogni persona sia pienamente «arrivata» nel gruppo.

I giochi di rilassamento attirano l’attenzione sulle capacità richieste per la gestione delle emozioni e insegnano agli adulti alcuni semplici strategie per «far sfogare» le emozioni che possono essersi manifestate nei bambini durante i giochi e le discussioni precedenti, o possono sorgere in futuro. Questa combinazione è importante, perché i bambini hanno bisogno di sentirsi al sicuro e sotto controllo quando esplorano le emozioni, e una sessione di gioco strutturata, con la sua pre-vedibilità e le sue certezze, può agevolarli in tal senso.

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12 ◆ Esprimere la rabbia

Per ulteriori indicazioni sul coordinamento dei giochi si veda il capitolo 4, Strutturare il contesto emozionale.

Affrontare la rabbia

Il controllo cosciente della rabbia è un’operazione complessa, e non possiamo aspettarci che i bambini vi riescano senza un sostegno e una guida. Aristotele ha così riassunto, in maniera molto succinta, la diffi coltà di questo compito:

Tutti possono arrabbiarsi, è facile. Ma farlo con la persona, al livello, al momen-to, per il fi ne e nel modo giusti non lo è per niente. (Aristotele, Etica Nicomachea, citato in Goleman, 1996)

Gli adulti, perciò, devono riconoscere che tutti i bambini hanno bisogno di elaborare un approccio salutare alla gestione della rabbia e accettare la sfi da.

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SECONDA PARTE

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52 ◆ Esprimere la rabbia

Come tutti i giochi che comportano l’uso di attrezzature, le attività illustrate in questo libro devono essere sempre supervisionate da un adulto.

Per le note esplicative circa le possibili variazioni e rifl essioni sui vari giochi si veda l’Introduzione. Ci limitiamo qui a ribadire i simboli usati per i giochi di modo da agevolarne la consultazione:

5 Indica l’età minima consigliata per questo gioco. Non vi sono limiti di età massima.

10 min.10 min.

Viene consigliata una durata approssimativa del gioco (escluso il tempo dedicato alla discussione). Il tempo può variare in funzione delle dimensioni del gruppo e delle capacità dei giocatori.

Indica che il gioco è adatto anche a gruppi più grandi (otto o più persone).

Il gioco è adatto ai piccoli gruppi.

Il gioco prevede notevoli interazioni verbali, a meno che non venga modifi cato.

Ai giocatori è richiesta una quantità limitata di interazioni verbali.

Il gioco è prevalentemente non verbale o prevede una quantità trascurabile di interazioni verbali.

√ consapevolezza di sé√ gestione dello stress√ ascolto√ immaginazione√ fi ducia in se stessi

Indica un’ulteriore capacità fondamentale utilizzata o sviluppata nell’esecuzione di questo gioco.

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Metodi non competitivi per la composizione dei gruppi e la scelta dei leader

È utile escogitare pa-recchi metodi diversi per suddividere i bambini in gruppi o coppie o per affi dare a uno di loro la conduzione di un gioco. Visto l’obiettivo di questi giochi, è opportuno evitare di mettere i bambini in una situazione di attesa ansiosa di essere «scelti» o in cui gli stessi gruppi o cop-pie decidano costantemente di lavorare insieme. I metodi seguenti sono solo alcuni dei molti che è possibile adottare per favorire una selezione casuale.

Per scegliere un leader

• Scrivete i nomi dei bambini su pezzetti di carta separati e metteteli in un cappello o in una serie di palloncini. Quindi, invitate i bambini a estrarre un foglietto o a far scoppiare un palloncino per vedere chi sarà il leader di quella sessione. In questo modo, ciascuno di loro, a turno, potrà essere scelto come leader.

• Stabilite dei turni in base alla data di nascita dei bambini (per esempio, affi dando il ruolo di leader a chi è nato nel mese in cui si svolge la sessione di gioco).

Per costituire le coppie

• Assegnate ai bambini un numero progressivo fi no a metà del gruppo e quindi ricominciate da capo. I numeri «uno» lavoreranno insieme, i numeri «due» altrettanto e così via.

• Inserite una serie di oggetti accoppiati a due a due in un contenitore per la pesca della fortuna. A turno, fate estrarre ai bambini un oggetto e assegnategli il partner che avrà estratto l’oggetto corrispondente.

Premessa

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54 ◆ Esprimere la rabbia

• Disponete i bambini in cerchio con gli occhi chiusi e le braccia aperte e fateli avanzare fi no a che non incontrano qualcun altro.

Per costituire i gruppi

• Fate sedere i bambini in cerchio e contateli in serie di due o quattro o in ogni caso per il numero corrispondente ai gruppi richiesti. I numeri «uno» lavoreranno insieme, i «due» idem, ecc.

• Facendo il giro del cerchio, assegnate a ciascun bambino un colore diverso, usando tanti colori quanti sono i gruppi richiesti.

• Distribuite ai bambini delle carte da gioco e mettete, per esempio, tutti quelli che hanno estratto una carta di fi ori in un gruppo, una di quadri in un altro, ecc.

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GIOCHI DI “RISCALDAMENTO” E “ROMPIGHIACCIO”

NOTA BENE

Prima di iniziare a giocare con un nuovo gruppo, non dimenticatevi di fi ssare le regole di base, o giocate a La regola del reame (scheda 8) per presentarle ai bambini il più presto possibile.

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56 ◆ Giochi di «riscaldamento» e «rompighiaccio» © 2010, D.M. Plummer, Esprimere la rabbia, Trento, Erickson

√ ascolto

√ capacità di fare

domande

√ memoria

√ rispetto dei turni

√ concentrazione

√ osservazione

COME SI GIOCA Tutti i giocatori scrivono il loro nome (o come vorrebbero farsi chiamare) su un’etichetta adesiva, che poi nascondono da qualche parte nei vestiti, per esempio in un calzino, in una tasca o sotto il colletto, o incollano sulla suola di una scarpa.

Quindi, entro un limite di tempo adeguato alle dimensioni del gruppo, i bambini cercano di scoprire quanti più nomi possibili senza toccarsi, ma solo ponendo domande come: «È sulla suola della tua scarpa?» o «Puoi mostrarmi che cos’hai sotto il piede destro?». Possono scrivere i nomi che trovano o cercare di ricordarseli.

Quando il tempo scade, i bambini formano un cerchio, restando in piedi o sedendosi. Il coordinatore del gioco gira loro intorno, fermandosi a turno dietro ciascun bambino e invitando tutti gli altri a sforzarsi di ricordare il suo nome.

VARIANTI √ Lanciate un cuscino morbido, a turno, a ogni membro del gruppo, invitandolo a dire il suo nome nel momento in cui lo afferra. Dopo avere completato il giro, ricominciate da capo. Questa volta, però, spetterà al gruppo dire il nome del bambino che afferra il cuscino.

√ Usate un oggetto soffi ce appesantito o di forma insolita, di modo che i bambini abbiano verosimilmente qualche diffi coltà ad afferrarlo. È un modo divertente per livellare le ca-pacità dei membri del gruppo.

√ Inserite le etichette con i nomi in una scodella. Poi, invitate ciascun bambino a estrarre il nome di un altro bambino e a cercarlo nel gruppo, mostrandogli l’etichetta.

√ Preparate due serie identiche di etichette con impressi disegni di animali: una da appic-cicare sugli abiti dei bambini e una da mettere nella scodella. Quindi, esortate i bimbi a tirare fuori un’etichetta dalla scodella e a trovare il membro del gruppo che ha addosso l’etichetta corrispondente.

RIFLESSIONI Che cosa vi aiuta a ricordare i nomi degli altri? Come vi sentite quando qualcun altro ricorda il vostro nome?

NOTE ______________________________________________________________________________________________________

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SCHEDA 1SCHEDA 1

5

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Giochi di «riscaldamento» e «rompighiaccio» ◆ 57 © 2010, D.M. Plummer, Esprimere la rabbia, Trento, Erickson

COME SI GIOCA I giocatori si siedono in cerchio. Il primo dice il proprio nome. Il secondo dice il nome del primo e a seguire il proprio, il terzo dice i nomi dei primi due e poi il proprio, e così via.

VARIANTI √ Accompagnare la pronuncia dei nomi con un battimano ritmico per non perdere lo slan-cio.

√ A turno, i bambini, seduti in cerchio, pronunciano il proprio nome e quello del compagno seduto alla loro destra. Questo secondo bambino deve battere due volte le mani senza dire nulla. Se qualcuno batte le mani quando dovrebbe parlare o viceversa, il giro cambia direzione.

RIFLESSIONI È più diffi cile o più facile ricordare dei nomi quando siete concentrati anche su qualcos’al-tro? Questo vale anche per altri compiti? Dipende dal compito?

In sessioni di gioco successive, si potrebbe collegare questo punto con il problema che comporta il ricordare strategie calmanti quando ci si sente arrabbiati o frustrati. Per esempio, se si sta cercando di aggiustare qualcosa e il compito già non è facile di per sé, diventerà ancora più diffi cile se ci si lascia prendere dalla frustrazione, ma diverrà più agevole se ci si ricorda di dover restare concentrati e calmi.

NOTE ______________________________________________________________________________________________________

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SCHEDA 2SCHEDA 2

√ ascolto√ memoria√ rispetto dei turni√ concentrazione

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58 ◆ Giochi di «riscaldamento» e «rompighiaccio» © 2010, D.M. Plummer, Esprimere la rabbia, Trento, Erickson

COME SI GIOCA I giocatori si dispongono in cerchio, in piedi o seduti. Ciascuno di loro inventa un richiamo vocale diverso da tutti gli altri, per esempio una combinazione di vocali intonate in modi diversi, un mormorio o un fi schio. Tutto il gruppo ascolta ciascun giocatore pronunciare a turno il suo nome, seguito dal suono da lui scelto.

Quindi, un bambino con gli occhi bendati si sistema al centro del cerchio. Il coordinatore fa un cenno con la mano a un altro membro del gruppo, invitandolo a pronunciare il suo richiamo. Il bambino in mezzo cerca di individuare il nome di chi ha emesso il suono. Se risponde correttamente, gli si può concedere un secondo turno.

Ciascun giocatore ha diritto a un massimo di due turni al centro del cerchio, prima che il coordinatore ne scelga un altro al suo posto.

VARIANTI √ I bambini non gridano un richiamo, ma recitano un verso di una canzone famosa o una frase preselezionata che tutti sono in grado di pronunciare/ricordare.

√ Due persone si collocano al centro del cerchio, con la possibilità di consultarsi circa l’identità del bambino che ha emesso il suo richiamo.

√ La scelta del bambino che dovrà gridare il richiamo successivo è affi data all’ultimo che è stato al centro del cerchio.

√ Tutti cambiano di posto prima che venga scelto il bambino che deve pronunciare il richia-mo.

I giocatori si dividono in coppie per esercitarsi nei loro richiami. Quindi, un bambino per coppia, a turno, si piazza in mezzo al cerchio con una benda sugli occhi. A un segnale, il suo partner pronuncia il richiamo concordato. A quel punto, il bambino bendato comincia a spostarsi con cautela all’interno del cerchio fi nché non trova il proprio compagno.

RIFLESSIONI Come riconosciamo le singole voci? Che cosa rende la nostra voce diversa dalle altre? Che cosa potrebbe succedere se le nostre voci suonassero tutte allo stesso modo? Quali parole possiamo usare per descrivere le varie voci (per esempio, profonda, rauca, alta, sommessa, vellutata ecc.)? In queste descrizioni, mantenersi su un piano molto generale, senza fare riferimenti a specifi ci bambini.

La vostra voce cambia a seconda di ciò che provate?

NOTE ______________________________________________________________________________________________________

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SCHEDA 3SCHEDA 3

√ ascolto

√ deduzione

√ memoria

√ rispetto dei turni

√ concentrazione

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Giochi di «riscaldamento» e «rompighiaccio» ◆ 59 © 2010, D.M. Plummer, Esprimere la rabbia, Trento, Erickson

COME SI GIOCA I giocatori si siedono in cerchio. Il primo dice il proprio nome accompagnandolo con un movimento/gesto (per esempio, un cenno con la testa, un applauso, un ampio gesto con ambo le mani, ecc.). Il bambino successivo presenta il precedente (usando il nome e il gesto corrispondenti) e pronuncia quindi il proprio nome accompagnato dal proprio movimento.

Questo è ___________________________e io sono __________________________

Si fi nisce con tutti i bambini che pronunciano contemporaneamente il proprio nome insieme col gesto associato.

VARIANTI √ I giocatori dicono il proprio nome e pensano a un gesto ma non devono presentare nessuno.

√ Fate alzare in piedi i bambini e invitateli a fare uso di movimenti ampi (come fare un balzo all’indietro, agitare una gamba, saltellare, ecc.).

√ Insegnate ai bambini segni specifi ci, per esempio a formare con le dita le proprie iniziali o segni indicanti animali diversi.

√ Se il gruppo non è molto grande, potete invitare i bambini a cercare di ricordare i nomi e i gesti di quanti più giocatori possibili (come in Ricordatemi, scheda 2).

RIFLESSIONI Se avessi un altro nome, sceglieresti un gesto diverso? Pensi che altri collegherebbero questo gesto al tuo nome?

Pensate a un familiare o a un amico. Quale gesto potrebbero scegliere per accompagnare il suo nome? Voi adottereste per loro lo stesso gesto o ne preferireste un altro?

Il gesto rifl ette in qualche modo la vostra personalità? Parlate delle differenze e delle somiglianze tra l’idea che avete di voi stessi e l’idea che ritenete gli altri abbiano di voi.

NOTE ______________________________________________________________________________________________________

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SCHEDA 4SCHEDA 4

√ ascolto√ memoria√ rispetto dei turni√ concentrazione√ osservazione√ comunicazione non verbale

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