Esposizione arte.

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DALLA VENERE DI URBINO ALLA DONNA DEI GIORNI NOSTRI Martina Ferrari Alisia Casari Siria Lusuardi

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DALLA VENERE DI URBINO ALLA DONNA DEI GIORNI NOSTRI

Martina Ferrari

Alisia Casari

Siria Lusuardi

Partendo dall’opera di Tiziano «La Venere di Urbino» abbiamo deciso di rappresentare la donna vista come Dea nel rinascimento e la sua evoluzione nei secoli.

Nel corso del tempo la donna ha acquisito caratteristiche carnali occupando una posizione sempre più significativa nella società.

TIZIANO VECELLIO Tiziano nacque a Pieve di Cadore, cittadina dolomitica ai confini dei domini della Serenissima, dal casato Vecellio, famiglia nota e agiata, dedita per generazioni all'amministrazione locale, ma anche all'arte, avendo espresso solo tra la fine del XV e la prima metà del XVII secolo nove pittori.

Nonostante la relativa ricchezza di fonti su Tiziano a disposizione, è sconosciuta la data di nascita: non è una questione astratta, ma conoscere almeno l'anno di nascita significa anche, evidentemente, stabilire quando Tiziano ha potuto cominciare a dipingere, e quando, verosimilmente, ha iniziato a staccarsi dallo stile dei maestri, e così via. Una ormai solida tradizione poneva la data di nascita tra il 1473 e il 1490; l'atto di morte, redatto nel 1576, registra un'età di 103 anni, e dunque l'anno di nascita sarebbe il 1473, ma la preferenza dei più si coagulava intorno al 1477: questa ipotesi era basata in particolare sulla lettera scritta da Tiziano a Filippo II il 1º agosto 1571, nella quale l'artista afferma di avere novantacinque anni. Ma oggi si è inclini a pensare che lo stesso Tiziano possa aver falsificato apposta la propria età, poiché, reclamando un proprio credito nei confronti del re per alcuni dipinti, potrebbe essersi aumentato gli anni per impietosire l'illustre committente.

Secondo la tradizione, a dieci anni Tiziano iniziò a manifestare il proprio talento, primo nella sua famiglia a dimostrare un'inclinazione artistica.

Ancora bambino, quindi, lasciò il Cadore con il fratello maggiore Francesco e si stabilì a Venezia, dove lo zio Antonio ricopriva una carica pubblica. Il mosaicista Sebastiano Zuccato insegnò ai ragazzi i primi rudimenti tecnici, in seguito Tiziano venne messo a bottega da Gentile Bellini, pittore ufficiale della Serenissima. Probabilmente alla morte del maestro, il giovanotto passò a collaborare con Giovanni Bellini.

LA VENERE DI URBINO

• Ambientata a Urbino, gli interni appartengono al Palazzo Ducale

• Commissionata per un matrimonio• La donna rappresentata è una Dea che guarda

l’osservatore consapevole della propria nudità• Chiara allusione alla fedeltà coniugale (cane) • La bellezza è rappresentata dai fiori che

tendono a sfiorire, non è un carattere eterno mentre la fedeltà coniugale si può paragonare al cane.

PROCEDIMENTO DI REALIZZAZIONE

Partendo dall’opera originale e per ogni periodo da rappresentare abbiamo mantenuto le caratteristiche di base

cambiando il contesto.

Per la modifica delle immagini abbiamo utilizzato Photoshop applicando diversi filtri

e effetti sovrapponendo le parti da modificare a quelle già esistenti e poi

adattandole.

DEA RINASCIMENTALE

La donna nel Rinascimento, quando è rappresentata la sua nudità, è raffigurata attraverso la Dea Venere che è personificazione eterna dell'amore.

La “Venere di Urbino” di Tiziano infatti sembra essere stata commissionata in occasione del matrimonio di un esponente della casata dei Montefeltro.

Della sposa è raffigurato solo il volto mentre il corpo è raffigurato secondo gli ideali del tempo che si rifacevano alla figura mitologica di Venere come perfezione.

Nel Rinascimento, quindi si rappresentano spesso temi profani passando attraverso la mitologia e la raffigurazione di Venere.

Uno dei temi più in voga nella pittura di questo periodo è il matrimonio;

in particolare in quest'opera di Tiziano grazie all'uso sapiente del colore e dei suoi contrasti, come anche del sottile gioco di significati e allusioni, si arriva alla perfetta rappresentazione della donna rinascimentale che, come Venere, diviene simbolo di amore, bellezza e fertilità.

CROCEROSSINA PRIMA GUERRA MONDIALE

La donna durante la Grande Guerra assume un ruolo sociale molto significativo.

Un aspetto che coinvolse in modo particolare la sfera femminile è quello dell'assistenzialismo sia di matrice laica che cattolica.

Ad impegnarsi in questo tipo di assistenza furono specialmente donne di estrazione borghese ed aristocratica dotate di una buona disponibilità economica.

Parallelamente a questo tipo di assistenza si sviluppò anche quello in campo medico con la mobilitazione di donne e ragazze volontarie della Croce Rossa (crocerossine).

Gli ospedali si riempirono di infermiere impegnate nel prestare soccorso ai soldati feriti e reduci dai terribili periodi passati in trincea. Secondo alcuni calcoli, nel 1917 le volontarie della Croce Rossa furono circa 10mila a cui vanno sommate altrettante facenti parte di altre associazioni.

DONNA DEGLI ANNI ‘60/’70

Negli anni '60-'70 l'Italia attraversò una fase di intenso sviluppo denominato “boom economico”.

Lo sviluppo toccò prima di tutto l'industria che venne potenziata e modernizzata e l'applicazione delle scienze portò nuove scoperte.

La televisione, un potentissimo mezzo di comunicazione contribuì a condizionare la vita e i modelli comportamentali dei cittadini e a far sorgere nuovi bisogni “superflui” nelle società industrializzate.

Negli anni '60-'70 la donna si trova in un periodo di transizione infatti è ancora a metà tra il forte conservatorismo e la rivoluzione e l'innovazione della sua figura.

Le donne vengono prese in considerazione, si chiede un loro parere e si riconosce loro il ruolo di lavoratrici.

La maggior parte delle donne sogna di diventare moglie e madre ma esse devono sottostare al volere del marito che è il capofamiglia indiscusso.

Anche dal punto di vista legislativo, negli anni '60, si ha un'evidente disparità tra uomo e donna.

Alcuni cambiamenti generazionali e sociali avvengono negli anni '70, quando si ottengono importanti traguardi per l'emancipazione femminile. Nel 1970 viene indetto un referendum sul divorzio, nel 1975 viene riformato il diritto di famiglia e viene eliminata la concezione della famiglia patriarcale negatrice dell'autonomia e dell'autorità femminile, nel 1978 viene indetta la legge sull'aborto.

DONNA NELLA SOCIETA’CONTEMPORANEA

Per secoli la donna è stata emarginata da una società maschilista ad un ruolo secondario. A lei spettavano il governo della casa e l’educazione dei figli e non le era permesso di frequentare locali pubblici da sola e tanto meno di andare a lavorare. L’unico modo di realizzarsi, per milioni di fanciulle, era assumere il ruolo di madre e di moglie, infatti già dall’infanzia venivano abituate ad occuparsi delle faccende domestiche e ad essere femminili ed attraenti per trovare un marito.

Oggi i tempi sono cambiati, ma il ruolo della donna appare contraddittorio nel suo profilo sociale e denso di inquietudine; infatti se da un lato l’emancipazione femminile ha permesso di stabilire un rapporto di parità con l’uomo sia in campo sociale sia lavorativo, dall’altro ha creato una nuova situazione di svantaggio per le donne che, oltre al lavoro fuori casa, devono fare anche quello domestico. Le donne hanno conquistato il loro posto nel mondo del lavoro ed hanno avuto accesso a tutte le professioni, sia in quelle più femminili sia in quelli che un tempo erano esclusivamente riservati agli uomini. La legge del 1975 istituisce il diritto di famiglia sia per l’uomo sia per la donna e elimina l’inferiorità economica, giuridica e morale della donna.

Nonostante queste “conquiste” positive che le donne hanno ottenuto dopo anni di proteste e vere e proprie lotte nella società moderna la donna è sfruttata, diversamente da come avveniva un tempo, oggi si usano le donne come veri e propri oggetti nella pubblicità, vengono utilizzate per qualsiasi tipo di manifesto con l’intento di attirare l’attenzione soprattutto di un pubblico maschile, l’aspetto quindi è il solo che conta.

Gli stereotipi di donne che si possono vedere nelle pubblicità sono donne perfette, ritoccate o rifatte e questi stereotipi fanno si che il pubblico femminile che guarda queste pubblicità si senta inferiore in quanto l’autostima cala davanti a corpi perfetti, cosi si cerca di assomigliare il più possibile alle donne delle pubblicità e questo negli ultimi anni ha fatto aumentare i casi di anoressia e bulimia, per non contare tutte coloro che ricorrono alla chirurgia estetica.