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Escursioniin Val di Zoldo

idea Montagnaeditoria e alpinismo

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Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo

Questo libro io me lo immagino come una linea ondulata, un filo invisibile che contorna l’oriz-zonte che collega Conselve, il luogo in cui abito, ai profili del Pelmo e della Civetta, sagome che da qui si lasciano lontanamente contemplare nelle rare giornate in cui il freddo rende l’aria parti-colarmente cristallina. Lontananza o vicinanza? Senza alcun dubbio vicinanza, quella che unisce i due luoghi in cui sono nato, da una parte in senso fisico, dall’altra in senso escursionistico.I primi impacciati passi in montagna li ho mossi proprio in quel di Zoldo e guarda caso sempre grazie al mio paese natale, o meglio ai campi estivi organizzati dalla parrocchia e dai Padri Ca-nossiani, quasi come quel filo fosse stato inconsciamente tirato quando avevo solo 13 anni… beata gioventù! Impossibile dimenticare certi momenti, quegli scorci che da Palafavera si proiet-tavano verso il Pelmetto che si presentava talvolta infuocato, al crepuscolo, talvolta quasi vitreo, illuminato dalla pallida e fredda luce delle stelle e della Luna. La Civetta sembrava invece già più lontana, enorme e quasi inaccessibile, ma terribilmente attraente. E poi un sacco di altre cime minori di cui ignoravo il nome.La vita poi mi ha portato in giro per le montagne, fra i crinali, le valli e le cime delle mie amate Dolomiti, ma il cuore è sempre rimasto lì, in quell’angolo dei Monti Pallidi dove ho cominciato a consumare le suole degli scarponi, a sbucciarmi le ginocchia (e non solo!), ad apprendere i rudimenti dell’escursionismo e del sapersela cavare su ogni tipo di terreno. A Zoldo ho imparato a ringraziare il Creatore e/o la Natura, ognuno la vede un po’ come vuole, per avermi dato gam-be discretamente buone e una crapa notevolmente dura, un po’ quello che basta per “perdersi consapevolmente” fra i monti e per innamorarsene in maniera sconsiderata. Zoldo è stata la mia fortuna! Almeno secondo il mio punto di vista…Poi le vicende ti portano a fare e disfare cose diverse, finché il destino (o l’inconscio!) ti offre delle opportunità e ti porta delle idee “strane” e abbastanza vivaci. Eccomi quindi qui a tentare di restituire a Zoldo (e ai tanti compaesani con cui ho condiviso momenti unici) almeno una parte dell’immenso bagaglio emotivo che mi ha gratuitamente elargito allora e negli anni a divenire. Il primo libro non si scorda mai, è vero, ma un’opera dedicata alla “mia valle” è il coronamento di un grande sogno, forse davvero troppo grande per le limitate capacità che mi ritrovo. Mi sento onorato e al contempo impaurito, vorrei tanto che le mie relazioni e le mie foto aiutassero gli escursionisti a scoprire o “ri”scoprire queste montagne, ma tremo all’idea di aver dimenticato qualcosa, di essere stato involontariamente impreciso, di ritrovarmi a fare qualche torto a quelle che io sento “le mie montagne”. Una responsabilità.Non mi resta che augurare ai lettori di ritrovare fra queste righe l’anima del “mio Zoldo”, voglio illudermi che le pagine trasudino tutta l’emozione che questa valle mi sa sempre regalare. Buone escursioni, vedrete che la Val di Zoldo vi sorprenderà e vi ruberà il cuore…

Denis Perilli

INTRODUZIONE

Antelao

PelmoPelmetto

PASSO STAULANZA

Croda da Lago

Cima della Busazza

Moiazza Sud

Lastia di Framònt

Moiazza Nord

San SebastianoPASSO DURÀN

Tàmer

Spiz de Mezzodì

Cima de la Serra

Sassolungo di Cibiana

Monte Rite

Spiz de Pònta

Cima di Prampèr

Rif. Pramperét

Talvèna

Cime de Zità

Castello di Moschesìn

Cima delle SasseSpiz de Zuèl

Civetta

Cima Coldài

Cròt

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AGORDO

ALLEGHE

SELVA DI CADORE

ZOPPÈ DI CADORE

FORNO DI ZOLDO

FUSINE

ZOLDO ALTO

PECÒL

LONGARONE

SAN VITO DI CADORE

BORCA DI CADORE

VODO DI CADORESforniòi

Malga Prampèr

Rif. Pian de Fontana

Rif. Sora ‘l Sass

Rif. Bosconero

C.ra de la Grava

Rif. Città di Fiume

Rif. Croda da Lago

Rif. Coldai

Rif. Tissi

Rif. Palafavera

Rif. Vazzoler

Rif. Venezia

Rif. Talamini

Rif. Dolomites

Rif. Remauro

Rif. Passo Staulanza

Rif. Tomè

Rif. San SebastianoRif. Carestiato

FORC. CIBIANA

LA VALLE AGORDINA

Baita Angelini

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l Carta generale

Le escursioni qui proposte coprono tutto il territorio della Val di Zoldo e i suoi gruppi montuosi, sconfinando spesso anche sui versanti rivolti verso l’Ampezzano, il Cadore e l’Agordino. Ai percorsi più noti e turistici affacciati su Pelmo e Civetta, si aggiungono itinerari più selvaggi e a volte quasi sconosciuti che si inerpicano sui pendii dei cosiddetti “monti minori” di Zoldo.La Val di Zoldo è una vera miniera per gli escursionisti che qui possono trovare percorsi di tutte le lunghezze e difficoltà, nonché spunti per osservazioni geologiche, paleontologiche, naturali-stiche e storiche.La sua posizione inoltre la rende facilmente accessibile per chi proviene dalla pianura veneta e può così compiere escursioni giornaliere, anche se si consiglia vivamente di pernottare in zona per poter così godere appieno delle possibilità offerte da questo angolo straordinario dei “Monti Pallidi”.

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Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo l Indice

INDICE

• Prefazione 5• Introduzione 6• Carta generale 7• La Val di Zoldo 10• Guida alla consultazione 22• In caso di emergenza: come effettuare una chiamata di soccorso 24• Come arrivare 25• Informazioni e numeri utili 25• Cartografia 26• Bibliografia 26• Ringraziamenti 26• Avvertenze 27

UNO • CIVETTA-MOIAZZA 231 • Lago Coldài 381 • Il drago del Lago 432 • Rifugio Tissi e Col Reàn 441 • Alpinismo sulla Nord Ovest 49 3 • Monte Cròt 501 • Pino mugo e ontano verde 534 • Malghe Vescovà e Fontanafredda 541 • L’uomo e i pascoli 58

5 • Spiz de Zuèl 591 • Il Torrente Maè 636 • Bivacco Grisetti 661 • I Vant e le morfologie glaciali 717 • Rifugio Carestiato 741 • L’innalzamento delle Dolomiti 818 • Dalla Moiazza al Rif. Vazzoler 821 • Le due leggendarie torri 88

DUE • PELMO 899 • Rifugio Città di Fiume 971 • Erbe velenose 10110 • Dal Pelmo alla Croda da Lago 102 Un innovativo sistema di protezione

capillare e globale: Rete Natura 2000 10511 • Sconfinando verso Mondeval 1071 • L’uomo di Mondeval 11312 • Le impronte di dinosauro 1141 • Sognando fra vuoti paurosi, antichi

dinosauri e un pizzico di magia 11813 • Giro del Pelmo 1201 • John Ball e Paul Grohmann 124

14 • Rifugio Venezia 1261 • Dolomiti UNESCO 13215 • Spiz de Pònta da Costa 1331 • Il rifabbrico di Costa 13816 • Monte Rite 1391 • Le opere militari del Rite 146

TRE • BOSCONERO 14717 • Giro degli Spiz de San Piero 153 Distribuzione altimetrica della flora dolomitica 15818 • Rifugio Casera Bosconero 1621 • Il Lago di Pontesèi 167

QUATTRO • MEZZODì-PRAMPèR 16919 • Rifugio Sora ‘l Sass 1731 • Giovanni Angelini 17620 • Belvedere di Mezzodì 1771 • Il Giaròn de la Fòpa 183 21 • Bivacco Carnielli-De Marchi 1841 • Il Bivacco Carnielli-De Marchi 18922 • Val Prampèr 1901 • Il Casel del Pian dei Aunìz 196

CINQUE • SAN SEBASTIANO-TàMER 19723 • Van de Càleda 2011 • Origine della flora dolomitica 20824 • Giro del San Sebastiano 2101 • La Dolomia Principale 215 25 • Dal Duràn al Pramperét 2161 • Il Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi: la gestione di un Parco “che funziona” 220

SEI • CANàL 22326 • Val del Grìsol e Valle dei Róss 2271 • La foresta della Valle del Grìsol 23427 • Val Costa dei Nass 2351 • Tempi passati 240

SETTE • ANELLO ZOLDANO 24128a • Prima tappa 24428b • Seconda tappa 24628c • Terza tappa 24828d • Quarta tappa 25028e • Quinta tappa 25228f • Sesta tappa 254

La maestosa Civetta dal Monte Rite

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Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo

PARTENZA: Palafavera (1550 m)

QUOTA MINIMA: 1550 m

QUOTA MASSIMA: 2191 m

LUNGHEZZA: 12 km

DISLIVELLO: 910 m

TEMPO: 4,20 h

DIFFICOLTà: E

PUNTI DI APPOGGIO: Rif. Palafavera, Malga Pioda, Rif. Coldai

ACQUA: sì (Malga Pioda)

PERIODO CONSIGLIATO: giugno-ottobre

FREQUENTAZIONE: alta

FAMIGLIA: >6

Il Lago Coldài

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Civetta-Moiazza l Lago Coldài

Lago CoLdàiMagici riflessi nel “lago del drago”

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Rif. Tomè (1601 m)It. 07, 08 - Posizionato al Passo Duràn, ai piedi della Moiazza e del San Seba-stiano. Servizio di ristoro e pernottamento. Tel. 346 4165461. www.rifugiopassoduran.it, [email protected]

Rif. San Sebastiano (1605 m)It. 07, 08 - Ubicato al Passo Duràn, valico fra Zoldo e l’Agordino. Servizio di ristoro e pernottamento. Tel. 0437 62360. www.passoduran.it, [email protected]

Ristoro Pian del Crep (1765 m)It. 05 - Si trova sul dosso del Pian del Crep. Servizio di ristoro. Tel. 0437 788605.www.ristorobepi.com

Malga Pioda (1816 m)It. 01, 02 - Situata sopra Palafavera, ai piedi della Civetta, sul sentiero che sale verso il Rif. Coldai. Servizio di ristoro.

Malga Fontanafredda (1768 m)It. 04 - Fra la Val di Zoldo e la Val Fiorentina, in Comune di Selva di Cadore, facilmente raggiungibile su strada dal Passo Staulanza. Servizio di ristoro. Tel. 338 3805043.

Malga Boi-Vescovà (1740 m)It. 04 - Detta anche Monteboi Vescovà è ubicata fra la Val di Zoldo e la Val Fiorentina, in Comune di Selva di Cadore. Facilmente raggiungibile su strada dal Passo Staulanza. Servizio di ristoro. Tel. 329 0935739.

Bivacco Grisetti (2100 m)It. 06 - Ubicato sulla soglia del Vant de la Moiazza. Proprietà del CAI Sezione di Trecenta, 9 posti, acqua presente nelle vicinanze a seconda delle condizioni stagionali.

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ge la Malga Pioda (1816 m secondo la cartellonistica locale, 1892 m secondo la cartografia). La struttura offre, oltre ai prodotti locali, servizio di ristoro. Presente una fontanella d’acqua.Proseguire sulla mulattie-ra che, fra i pascoli, punta inizialmente verso la Cima Coldai per poi dirigersi, con alcune svolte, verso sud (sent. 556). Qui numerose tracce consentono di ta-gliare il tracciato principale e di evitare le numerose curve dello stesso. Ci si porta quindi su un tratto estremamente panoramico, con ampia veduta su tutte le vette zoldane, nonché verso i Monfalconi-Spalti di Toro (Dolomiti Friulane), Sorapìs e Dolomiti Ampezzane. Il sentiero piega ora verso destra e costeggia un’ampia muraglia verticale, propag-gine orientale delle Crepe sòra Pioda. Osservando con attenzione fra queste rocce, con un po’ di fortu-na si possono scorgere le rare e meravigliose fioritu-re del raponzolo di roccia. Nel dirupo sottostante non

Civetta-Moiazza l Lago Coldài

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Lago Coldài

Malga Pioda Malga Pioda

Forc. ColdàiRif. Coldai Rif. Coldai

Forc. Coldài

Sopra: i Torrioni delle Ziolère dal Rif. Coldai (foto Andrea Greci)

Sotto: il Lago Coldài dall’omonima forcella

Il Coldài rappresenta da sempre una delle mete escursionistiche classiche dello Zoldano. Basta giungere alla forcella sopra il rifugio e lanciare lo sguardo appena al di là per capire il motivo di tale successo, con il meraviglioso specchio d’acqua che fa da morbido poggio alla verticalità della grande Civetta. Luogo leg-gendario, in cui il contrasto fra le verdi pendici di Cima Coldài e la gigantesca e ruvida “parete delle pareti” fanno sentire veramente piccoli e rispettosi nei confronti della montagna.

aCCESSoIl punto di partenza classico per la salita al Col-dài è Palafavera, località posta fra Pècol di Zoldo Alto e il Passo Staulanza. Ampio parcheggio e punto ristoro all’omonimo rifugio-hotel.

itinErarioDal parcheggio di Palafavera incamminarsi ver-so valle e, alla fine del largo spiazzo, seguire la

strada bianca verso destra con le chiare indi-cazioni per il Coldài (sent. 564, Alta Via delle Dolomiti n. 1). La sterrata, chiusa al traffico, sale senza troppi strappi e con pendenza costante nel bosco misto, con suggestiva vista verso il vi-cino Pelmetto, che si mostra via via sempre più imponente man mano che si guadagna quota. Il percorso risulta “obbligato”, tranne in un breve tratto dove una scorciatoia su erba (pista da sci), permette di evitare un ampio tornante. Il pano-rama comincia ad allargarsi verso Pècol, l’alta Val di Zoldo, le vette del Bosconero e i profili appuntiti degli Spiz de Mezzodì. La strada sale quindi con un rettilineo sotto il Col de la Traver-sa, con ampio panorama verso il Pian del Crep e soprattutto il maestoso versante orientale del-la Civetta, proteso verso sud a incontrare i con-trafforti della Moiazza. Un ultimo curvone verso sinistra, seguito da uno verso destra dove arriva una teleferica e un ulteriore breve rettilineo ed ecco che, dopo 1 h dalla partenza, si raggiun-

Lago Coldài

Torrente Maè

Rio Canedo

Pècol NuovoPècol Vecchio

Val Posedera

Rif. Palafavera Rif. M. PelmoCima Ovest di Coldài

Torrioni delle Ziolère

Malga Pioda

Rif. ColdaiForc. Coldài

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Chalet Col dei Baldi

Col Marino

Pian di Pezzè

Malga Boi-Vescovà

Malga Fontanafredda

Rif. Passo Staulanza

Torre Coldài

Monte Cròt

Col Negro di Coldài

Torre d’Alleghe

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della Torre Coldài. Assolutamente consigliato compiere il giro del lago, percorso con modesti dislivelli che richiede circa 20 min.Il ritorno avviene per il percorso seguito all’an-data in circa 2 h, oppure, per chi avesse voglia di allungare il tragitto, per la “variante b” di seguito descritta.

variantia) Per chi sa muoversi su terreno ripido e facili roccette è imperdibile la salita alla Cima Coldài Est (2403 m), pulpito panoramico strepitoso che regala una vista verso la Civetta davvero unica. Dal rifugio seguire verso il lago e dopo pochi minuti seguire le indicazioni a destra. La traccia su erba è inizialmente flebile e a tratti ripida, divenendo ben presto chiara, su bellissi-ma prateria alpina a est della vetta. Ci si avvicina infine a una paretina, si risale un breve sentie-ro a brevi e stretti tornanti e si conquistano le ultime roccette in facile arrampicata (fare co-munque attenzione). La vetta, raggiungibile in 40 min, è occupata da una grande croce, non molto lontana svetta anche la “gemella” cima ovest (2396 m). La discesa può avvenire per la stessa via oppure in 30 min direttamente verso il lago, scendendo per l’evidente ripida traccia (attenzione). Alla fine del canalino seguire una delle varie e non sempre chiare tracce che scen-dono. Presenti preziose fioriture di stella alpina e cinquefoglia delle Dolomiti.

b) Ritorno per Malga Boi-Vescovà. Proposta, con tratto su asfalto, per chi vuole allungare il percorso di ritorno. Dal rifugio scendere fino a Malga Pioda e seguire quindi le indicazioni e la sterrata per il Col dei Baldi (sent. 561, Alta Via delle Dolomiti n. 1). In vista della stazione degli impianti di risalita tenere a destra, seguen-do sempre il sentiero e scendendo alla Malga Boi-Vescovà (1740 m, anche Casera Vescovà o Bela Mont in cartografia). Da qui per comoda stradina (vedi it. 04) scendere fino al tornante posto sotto Forc. Staulanza e seguire la SP251 (brevi scorciatoie) fino a Palafavera (2,40 h).

Civetta-Moiazza l Lago Coldài

iL drago dEL LagoUna leggenda locale narra che le sponde del Lago Coldai fossero la tana di un mostruoso drago dagli occhi rossi come il fuoco, dotato di una lingua nera e potenti ali. Il suo volo, raro e sovente diretto verso la Marmolada, non era di buon auspicio, premonitore di catastrofi, calamità e tempi tristi. Si narra di un suo spostamento anche prima della notte dell’undici gennaio 1771, data in cui la frana del Monte Piz sbarrò il corso del Cordevole generando il Lago d’Alleghe.

Pagina precedente: salendo verso Cima Coldài EstSopra: le ultime roccette sommitali

Pagina successiva: spettacolare visione di Coldài e Civetta dalla Cima Coldài Est

è raro scorgere (e sentire) esemplari di mar-motta che popolano le magre e ripide praterie che calano verso i boschi di Pècol. Non resta ora che risalire i tornanti di un ripido, ma breve, valloncello sassoso che adduce all’arrivo della teleferica del rifugio. Aggirare un costone che domina la Val delle Ziolère e raggiungere il Rif. Sonino al Coldài (2132 m, 2 h dalla partenza). Da qui la vista verso il corpo principale della Civetta è in parte preclusa, dal lato nord della Torre Coldài e dai sottostanti e modesti Torrio-ni delle Ziolère. Risalire ora l’evidente e unico sentiero che punta verso ovest, attraversando verdi praterie particolarmente ricche di fioriture nel periodo estivo. Tralasciare le indicazioni per Cima Coldài (a destra) e Sent. Tivan-Ferrata de-gli Alleghesi (a sinistra) e proseguire, risalendo il breve impluvio sassoso (traccia sia a destra che a sinistra) che, in 15 min, porta ai 2191 m

di Forc. Coldài. La vista è semplicemente sen-sazionale, in basso scintilla la perla azzurra del Lago Coldài (2143 m), oltre si materializzano ben riconoscibili le forme della Marmolada e del Sella. A destra troneggia vicinissima la spalla erbosa della bipartita vetta della Cima Coldài, mentre a sinistra lo scorcio verso la grande mu-raglia della Nord Ovest della Civetta lascia senza fiato. La vista della “parete delle pareti” (così è universalmente nota in ambito alpinistico) è ancora più “mostruosa” se si scende al lago o ancor più se si risalgono i modesti contrafforti che contengono il bacino stesso nel versante opposto. Non resta ora che scendere (5 min, numerose tracce) e fermarsi a contemplare questo piccolo angolo di paradiso dolomitico. Lo specchio d’acqua, largo circa 120 e lungo 250 m, è stato “scavato” dall’azione di un’an-tica lingua di ghiaccio che scendeva dalla base

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Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo

PARTENZA: Pian de Levìna (1200 m)

QUOTA MINIMA: 1200 m

QUOTA MASSIMA: 1895 m

LUNGHEZZA: 12 km

DISLIVELLO: 869 m

TEMPO: 4,45 h

DIFFICOLTà: E

PUNTI DI APPOGGIO: Agriturismo Pian del Levina, Baita darè Copàda, Baita Deona, Rif. Remauro

ACQUA: no

PERIODO CONSIGLIATO: giugno-ottobre

FREQUENTAZIONE: bassa

FAMIGLIA: no

Spiz de San Piero e Pala Anziàna dal Rif. Bosconero

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Bosconero l Giro degli Spiz de San Piero

Giro deGli SPiz de San PieroSolitari pendii sopra Forcella Cibiana

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Punti d’appoggioRif. Casera Bosconero (1457 m)

It. 17 - Situato su una splendida radura alla testata della Val de Bosconero, ai piedi della Rocchetta Alta. Proprietà del CAI Sezione di Val di Zoldo. 24 posti letto, 10 posti di emergenza su tavolato, 4 posti ricovero di fortuna. Tel. 0437 787346 - 338 3713870. [email protected]

Agriturismo Pian del Levìna (1212 m)It. 18 - Sorge in loc. Pian de Levìna, 16 Cornigian, lungo la strada che da Forno di Zoldo sale alla Forc. Cibiana. Servizio di ristoro. Tel. 340 1589118.

Baita darè Copàda (1856 m)It. 18 - Posizionata sul versante meridionale degli Spiz de San Piero. Ricovero ben tenuto ma spartano, senza posti letto.

Baita Deona (1857 m)It. 10 - Si trova presso Forcella Cibiana. Offre servizio di ristorante e pernotta-mento. Tel. 0435 540169, 347 1678538. www.baitadeona.it, [email protected]

Rif. Remauro (1536 m)It. 18 - Vedi cap. 2.

Sasso di Toanella e Rocchetta Alta dal Monte Rite

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Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo

che oramai da molti anni è un rifugio gestito). In 3 min si raggiungono i cartelli di legno della loc. Val del Mulàt (1493 m) che segnalano la direzione da seguire per il sent. 485, nonché altre indicazioni da tralasciare. Qui, come in altri punti del percorso, si rinvengono le segnalazio-ni del CAI Sezione Val di Zoldo che sconsiglia-no la discesa per la non più sicura Forc. de le Ciavažole (anno 2016). Poco più avanti, sulla sinistra, si trova una piccola pozza d’acqua, utile “strumento” per conoscere la fauna della zona, luogo in cui gli animali che vanno ad abbeve-rarsi lasciano le proprie impronte impresse nel fango delle rive.La vegetazione ben presto cambia, con domi-nanza di abeti rossi di considerevoli dimensioni e numerosi tronchi completamente sradicati. Pure la pendenza varia, con una serie di ser-pentine che, fra larici, sorbi degli uccellatori e pini mughi portano verso un tratto che offre estesi panorami su tutta la Val di Zoldo, con

Bosconero l Giro degli Spiz de San Piero

Sopra: le turrite punte degli Spiz de San Piero emergono da una coltre di mughi

Sotto: Baita darè Copàda

Le modeste alture degli Spiz de San Piero, de-filate a occidente rispetto il corpo centrale del Gruppo del Bosconero, rappresentano un soli-tario ballatoio panoramico sul cui lato meridio-nale si delinea un sentiero sospeso pressoché orizzontale nonché spettacolare. Per raggiun-gerlo vi sono varie possibilità, l’ipotesi anulare qui descritta è quella che permette di godere di tutte le bellezze dei luoghi, ma contempla, come dazio da pagare, un tratto di discesa su strada asfaltata.

aCCeSSoDa Forno di Zoldo seguire le indicazioni per For-cella Cibiana e superare l’abitato di Fornesighe. Subito prima di Cornigiàn, su un ampio curvo-ne, si trova a destra l’Agriturismo Pian del Levi-na, parcheggiare sul lato opposto della strada.

itinerarioDal parcheggio scendere per un centinaio di

metri lungo la strada in direzione Zoldo fino al cartello che sulla sinistra indica “sent. 485, Casera Castelìn, Baita darè Copàda e Rif. Bo-sconero”. Salire i primi metri su traccia incerta (zona di pascolo recintata, ricordarsi di chiudere i ganci delle recinzioni), fino a raggiungere una sterrata che sale ripida verso destra (sent. 485). La stradina ben presto si restringe e diviene un sentiero poco battuto che prosegue in costa in un bosco piuttosto umido, fino a raggiungere una strada bianca che sale dalla SS347, dal trat-to fra Cornigiàn e Forc. Cibiana. Delle indicazio-ni (sempre sent. 485) salgono dritte, conviene ripiegare sulla destra e incamminarsi sulla co-moda forestale che si inoltra in uno spettacolare bosco dominato dai faggi. In circa 1 h dalla par-tenza si raggiunge la Casera Castelìn (1504 m). Passare dietro la malga e i ruderi di una vecchia stalla e proseguire in lieve discesa sul sent. 485 (vecchio cartello giallo, indicazioni per Forc. de le Ciavažole e Biv. Casera Bosconero, struttura

Baita Deona

Quatre Tabià

Casera Copàda AltaCasera Copàda Bassa

Casera CastelìnPian d’Angiàs

Viza de San Lorenzo

Colde la Roa

Cornigiàn

Baita darè Copàda

Agriturismo Pian del Levina

Rif. Remauro

Forc. Cibiana

Viza de Tamarìl

Forc. de leCiavažole

)(

Sforniòi di Mezzo

Sforniòi Nord

Torre CanpestrinCime de la Pala Anziana

Spiz de San Piero

Castelìn

Spiz de Copàda

I Usèlóin

Torrente Cervegana

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Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo

più settentrionali del Gruppo del Bosconero. Riprendere il sentiero, fra faggi, abeti bianchi e aceri montani, e scendere fino a incrociare una forestale (30 min dalla casera, indicazioni per Cas de la Ronces). Proseguire in comoda disce-sa, a un bivio svoltare a destra e, in 10 min, rag-giungere l’accogliente Baita Deona (1528 m) e sbucare a Forc. Cibiana (1530 m, poco a destra, dall’altra parte della strada si trova anche il Rif. Remauro). Non resta ora che scendere, facen-do attenzione, per 4 km ai margini della strada asfaltata e tornare al punto di partenza (45 min).

variantiPer chi volesse evitare il tratto di strada asfalta-ta si può suggerire di percorrere, da Baita darè Copàda, il sentiero di salita a ritroso. Tale ipote-si fa però perdere la possibilità di camminare in un tratto di bosco davvero interessante e di mancare lo splendido panorama che si gode dalla Casera Copàda alta.

Bosconero l Giro degli Spiz de San Piero

Sopra: il Sassolungo di CibianaSotto: Casera Copàda alta

la singolare visione del Lago di Pontesèi che si materializza 800 m più in basso. Fare mol-ta attenzione, il sentiero è agevole, nonostante le radici dei mughi, ma il salto verso destra ri-chiede di evitare distrazioni. Sì è ormai giunti sotto le rocce sommitali e dirupate degli Spiz de San Piero (2084 m) e la traccia si dispiega pianeggiante sull’ampio ballatoio meridionale degli Spiz stessi. Il panorama è sbalorditivo, con una visuale incredibile verso le principali cime del Bosconero che si elevano, a protezione dell’apparentemente lontano Rif. Casera Bosco-nero. Solo all’ultimo istante appare la sagoma della Baita darè Copàda (1856 m, 2,10 h dalla partenza). La modesta struttura, che può fun-gere da spartano bivacco (non ci sono letti), è

opera di volontari della Val di Zoldo e una targhetta in-terna indica novembre 1990 come termine dei lavori.Proseguire sempre in fal-sopiano sul panoramico sentiero in direzione nord est, puntando verso la verde sommità delle Cime de la Pala Anziàna (2023 m), fino alla loc. Le Calades (1858 m, 20 min dalla baita). Qui si stacca un sentiero che scen-de al Rif. Casera Bosconero. Avanzare sempre sul sent. 485 e in 10 min giungere al Pian d’Angias (1870 m). Sa-lire leggermente e a un bivio tenere la destra (segnavia bianchi e rossi), a sinistra si

stacca una traccia ingannevole che porta a un punto panoramico. Da qui appare bellissimo il Piz de Copàda (1999 m), con la sua slanciata forma triangolare e le compatte rocce rossastre. Scendere ora su sentiero moderatamente ripido, superare dei resti in muratura e in 10 min giun-gere al bivio per Forc. de le Ciavažole e Forc. Bela. Proseguire su sent 483 (anche Alta Via n. 3), con ontani verdi che testimoniano l’umidità del versante e larici secolari che in autunno si tingono di inverosimili tinte dorate.In 20 min si giunge nei pressi della Casera Copàda alta (1692 m). Consigliata una breve deviazione per scendere alla struttura di recen-te ristrutturata e accompagnata da un’enorme stalla. Meravigliosa la vista verso il Sassolungo di Cibiana (2413 m), le Crode Sora Ru Storto (2199 m) e la Croda de Cuz (2202 m), ossia i rilievi

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1900 Baita darè Copàda

Casera Castelìn

Le CaladesPian d’Angias

Casera Copàda alta

Baita DeonaForc. Cibiana

Cornigiàn

Impronte di volpe nei pressi della pozza d’acqua nel bosco

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Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo Bosconero l Giro degli Spiz de San Piero

vegetano dove si instaurano condizioni microstazionali favorevoli (es. suolo più profondo, scioglimento della neve anticipato). Nel piano subalpino quindi gli alberi crescono raggrup-pati, motivo per cui la foresta subalpina risulta costituita da piccoli boschetti autonomi, sia dal punto di vista strutturale che funzionale, separati da praterie. Mentre nel piano montano gli alberi sono in competizione fra loro, nel piano subalpino devono collaborare per superare le condizioni più difficili. Questo mutuo aiuto avviene sia a livello radicale che di chioma, con le radici che si intrecciano a formare collegamenti (anastomosi) e le parti alte che unite creano protezione ai forti venti. Le condizioni più difficili del piano subalpino si ripercuotono anche sulla velocità di crescita: un abete rosso ad esempio per raggiungere i 2 m di altezza impiega 5-10 anni a 1200 m, mentre oltre i 2000 m impiega anche 25-30 anni.• Piano alpino. Si sviluppa da 2200 a 2800 m. Caratterizzato da clima freddo, ospita arbusteti contorti in basso e praterie alpine sommitali. Nella parte inferiore (appena sopra o entro il limite superiore del bosco) le specie dominanti in ambiente calcareo sono il pino mugo (Pinus mugo), l’erica carnicina (Erica carnea) e il rododendro irsuto (Rhododendron hirsutum). Lungo i versanti umidi (anche su terreni silicei) prolifera l’ontano verde (Alnus viridis). La prateria alpina rappresenta l’unica associazione vegetazionale montana para-gonabile alla tundra artica. I periodi vegetazionali a queste altitudini superano raramente i tre mesi, per questa ragione le piante sono spesso sempreverdi per non sprecare tempo prezioso in primavera per la formazione di foglie. A causa dei forti venti molte piante cre-scono appiattite al terreno e non raggiungono un’altezza superiore ai 20 cm, formando dei cuscinetti (es. sassifraghe). A queste quote (solo su terreni calcarei e dolomitici) troviamo uno dei simboli delle Dolomiti, la stella alpina (Leontopodium alpinum). Questo piano, sia nella parte inferiore che in quella superiore ospita una gran varietà di fiori colorati.• Piano nivale. Si sviluppa oltre i 2800 m. Visto il clima estremamente rigido, ma soggetto nei mesi estivi a insolazione diretta che porta sbalzi termici enormi, gli unici vegetali in grado di sopravvivere sono alcuni muschi e licheni che incrostano le rocce.

Genziana di Koch (Gentiana acaulis)

Pigna di larice (Larix decidua)

I licheni riescono a sopravvivere anche alle quote più elevate

Giglio di San Giovanni(Lilium bulbiferum)

Acetosella (Oxalis acetosella), tipica del sottobosco submontano

Sorbo degli uccellatori(Sorbus aucuparia)

diStribuzione altimetriCa della flora dolomitiCaPer descrivere la flora delle zone montane usualmente si fa riferimento ai piani altitudinali cioè delle fasce di altitudine caratterizzate da vegetazione omogenea e a ecologia simi-le o reciprocamente compatibile. Le quote che delimitano un piano altitudinale vengono chiamate orizzonti.Le fasce di vegetazione possono variare anche notevolmente e trovarsi a quote differenti a seconda della collocazione geografica. Questa concisa interpretazione della distribuzione naturale della vegetazione non tiene conto dell’intervento umano che spesso ha introdotto nuove specie, piantato alberi a quote diverse da quelle ottimali ed eliminato altre per far spazio ai pascoli.Per quanto concerne Zoldo e le Dolomiti in generale, i piani altitudinali da considerare sono:• Piano collinare. Si sviluppa da 200 a 600 m. Dominano le latifoglie: carpino nero (Ostrya carpinifolia), roverella (Quercus pubescens), sorbo montano (Sorbus aria). È marginalmente rappresentato nella bassa Val di Zoldo, nel Canàl.• Piano submontano. Si estende dai 600 ai 900 m. L’albero dominante è il faggio (Fagus sylvatica), talvolta associato all’abete bianco (Abies alba) o al pino silvestre (Pinus sylve-stris). Il faggio è una splendida latifoglia che raggiunge i 40 m di altezza e ha la corteccia liscia con macchie grigie. Le prime foglie primaverili sono di un caratteristico colore verde acido. Ampie faggete si trovano nella media Val di Zoldo.L’abete bianco può raggiungere i 50 m di altezza e superare gli 80 anni d’età. Le sue foglie sono persistenti e costituite da aghi appiattiti inseriti singolarmente sui rametti come i denti di un doppio pettine. Gli stessi sono lunghi circa 1,5-3 cm con la punta arrotondata, non pungente e i margini lisci. La pagina superiore è di colore verde scuro, mentre quella inferiore presenta due caratteristiche linee parallele biancastre. Altre specie rappresentati-ve sono l’orniello (Fraxinus ornus), l’acero di monte (Acer pseudoplatanus) e l’ontano grigio (Alnus incana).• Piano montano. Si sviluppa da 900 a 1600 m, anche se le condizioni locali spesso lo traslano più in alto. La specie arborea dominante è l’abete rosso o peccio (Picea abies), un albero slanciato, dalla forma conica regolare e dalla corteccia liscia e marrone che si fessura con l’età. È facilmente riconoscibile per i suoi aghi verde chiaro e pungenti, inseriti a spirale attorno i rami. I coni (pigne) sono lunghi, pendenti, provvisti di squame arrotondate e matu-rano in autunno. I fiori maschili sono gialli, quelli femminili rossi ed eretti. I boschi di abete rosso puri sono meno luminosi di quelli misti, per questo il sottobosco è più povero di specie: il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus) è la più comune. Il piano montano è il settore altitudi-nale perfetto per la crescita della foresta, con stagione vegetativa sufficientemente lunga e condizioni di suolo e temperatura favorevoli. Le foreste montane hanno quindi una co-pertura della volta pressoché continua, assenza di radure naturali e un’elevata biodiversità. • Piano subalpino. Si estende dai 1600 ai 2200 m. È il regno del larice (Larix decidua) e nelle fasce inferiori è ancora presente il peccio. Il larice è un albero dalla crescita molto ra-pida e vita piuttosto breve, cresce anche su terreni poveri e ha bisogno di molta luce. I suoi aghi sono di colore verde chiaro e di consistenza tenera, si presentano in ciuffi sui germogli corti, solitari invece sui germogli lunghi. In autunno gli aghi si colorano d’arancione creando magiche atmosfere e poi cadono. A queste quote le condizioni divengono più difficili, con temperature più basse, suoli su-perficiali e corta stagione vegetativa. Come conseguenza il numero di specie diminuisce e la copertura degli alberi è discontinua, con aree boscate alternate a radure. Qui gli alberi

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Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo

PARTENZA: Castelàz (996 m)

QUOTA MINIMA: 990 m

QUOTA MASSIMA: 1964 m

LUNGHEZZA: 8 km

DISLIVELLO: 1213 m

TEMPO: 5 h

DIFFICOLTà: E

PUNTI DI APPOGGIO: EEA (EE per variante non attrezzata)

ACQUA: no

PERIODO CONSIGLIATO: giugno-ottobre

FREQUENTAZIONE: media

FAMIGLIA: no

Civetta, Spiz de Zuèl, Val di Zoldo, Spiz de Pònta e Pelmo dal Belvedere di Mezzodì (foto Andrea Greci)

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Mezzodì-Prampèr l Belvedere di Mezzodì

Belvedere di MezzodìUn incredibile pulpito da cui ammirare l’intera valle

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Giovanni anGeliniCamminando per Zoldo ci si può imbattere nel ricordo della figura di Giovanni Angelini, a cui sono stati dedicati il sentiero ai piedi della Moiazza, la cengia che scende dalla Cima Moiazza Est verso la Forcella delle Nevère, il ricovero sotto il San Sebastiano e il Rif. Sora ‘l Sass sugli Spiz de Mezzodì. Angelini nacque a Udine nel 1905, figlio di madre zoldana e padre friulano divenne medico di successo, ma il suo nome è ricordato per la passione esplorativa che trovò sfogo specie fra i monti di Zoldo. Egli fu alpinista ed escursionista, andava spesso in compagnia di altri “grandi” dell’epoca, fra cui Silvio Sperti e Antonio Berti, con il quale collaborò alla stesura del volume “Dolomiti Orientali”, edito nel 1928 per la collana “Guida dei Monti d’Italia”. Molto estesa risulta la sua produzione editoriale a promozione del territorio e della cultura zoldana. Fu inoltre Accademico del C.A.I., uno dei fondatori del sodalizio locale e socio storico della S.A.T.Il suo nome è ricordato anche grazie alla Fondazione Angelini, ente che oltre a raccogliere lo storico archivio di Angelini stesso, si prodiga per la promozione e la conoscenza dell’am-biente e della cultura del mondo alpino.

strepitoso da cui si può ammirare tutta la Val di Zoldo e lo sguardo può raggiungere le Dolomiti cadorine e ampezzane, nonché le lontane Odle. Il sentiero da seguire è il 532 e al bivio va tenuta la sinistra, seguendo il ripido sentiero che sale in vetta (1 h). Il Belvedere può essere raggiunto anche con un sentiero attrezzato (valutare bene in base alla propria preparazione e abitudine ai sentieri esposti). In questo caso al bivio tenere la destra (vedi it. successivo).b) Per escursionisti esperti c’è la possibilità di salire al rifugio per la via ferrata (vedi it. suc-cessivo) e scendere quindi per l’itinerario qui descritto, compiendo un’escursione davvero remunerativa.

Cima de la GardesànaTàmer Piccolo

PetorgnònVant de le Forzèle

Cresta Sud di San Sebastiano

La Sfinge

Sopra: mazza di tamburo (Macrolepiota procera), uno dei prelibati regali del boscoA sinistra: dal Piccolo Belvedere verso l’altro versante della Val Prampèr

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Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo

aCCeSSoDa Forno di Zoldo (vicino alla chiesa) seguire le numerose indicazioni per la Val Prampèr. Risalir-la per qualche km, dapprima su asfalto e poi su sterrato, fino allo slargo della località Castelàz, dove si notano ampi spazi per parcheggiare e le indicazioni per il Rif. Sora ‘l Sass.

itinerarioDal parcheggio di Castelàz, proseguire lungo la sterrata della Val Prampèr che diviene ben presto asfaltata e risale lasciandosi sulla destra uno squadrato invaso artificiale utilizzato per la produzione di energia idroelettrica. Dopo circa 2 km si raggiunge il Pian de la Fòpa (1210 m, 30 min), punto di partenza per le navette che

nel periodo estivo conducono a Malga Prampèr e parcheggio per chi giunge fin qui in auto.Attraversare il ponte sul Torrente Prampèr e seguire le indicazioni per il sent. 525 che risale con buona pendenza, ma ben tracciato la parte iniziale del Giaron de la Fòpa, che sale sulla destra. Man mano che si sale, la vista sulla sot-tostante Val Prampèr si amplia, con scorci de-liziosi verso il Castello di Moschesìn e la Cima de la Gardesana. Scostata si defila la gigantesca Civetta, mentre il Pelmo sparisce alla vista dopo i primi passi. Un ultimo faticoso strappo vicino alle pareti di destra porta al bivio verso il Biv. Carnielli-De Marchi (loc. Giaròn de la Pala dei Làres, 1400 m, 30 min).Tenere la sinistra (sent. 534), dapprima su trac-

Mezzodì-Prampèr l Belvedere di Mezzodì

Ultime roccette prima di entrare nel boscoL’attacco del tratto attrezzato

Il Rifugio Sora ‘l Sass può essere raggiunto anche per un percorso decisamente più ardi-to e selvaggio che risale lo zoccolo roccioso sottostante la struttura stessa. L’itinerario è attrezzato nei punti più esposti e rappresenta una divertente opportunità per chi è avvezzo a sentieri alpinistici e vie ferrate (kit da ferrata consigliato, ma non necessario per i più esper-ti). Assolutamente da evitare per chi non si sa muovere su terreno esposto e instabile. Logico completamento a questa straordinaria avven-tura è il percorso attrezzato che sale dal rifugio al Belvedere di Mezzodì, isolato cocuzzolo pa-noramico che merita sicuramente tale nome. Una comoda variante, che segue l’itinerario precedente fino al rifugio, permette anche ai meno esperti di godere ugualmente dello stra-ordinario panorama di vetta.

Rif. Sora ‘l Sass

Sora ‘l Sass

de Mezzodì

Casera di Mezzodì

Castelàz

Belvedere

Pian de la Fòpa Giaròn de la Pala dei Làres

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Valòn Grand

Spiz NE

Spiz NO

Spiz Nord

Spiz di Belvedere

Forc. Belvedere

La Porta

)(

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Torrente Prampèr

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534

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532

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Sentiero attrezzato

Sentiero attrezzato

Il ripido canale antecedente il primo tratto attrezzato

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Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo

le. Seguire una cengia orizzontale ed entrare nel piacevole bosco di faggi, sorbi e qualche abete rosso. Il sentiero prosegue in falsopiano fino a sbucare nei pressi del Rif. Sora ‘l Sass (1588 m, 2 h dalla partenza, fare attenzione a un ultimo canalino friabile da superare).Seguire ora le indicazioni per il Belvedere (sent. 532), proseguendo in lieve salita nel bosco fino al bivio fra il sentiero attrezzato e quello normale. Tenere la destra (sentiero attrezzato), rimanendo per poco nel bosco e iniziando suc-cessivamente a salire un canalone ripido ma ben segnato che si inerpica sotto le pareti dello Spiz di Belvedere. Proseguire quindi verso sini-stra (breve cengia, fare attenzione) e salire fino a sbucare al Giaròn dantre i Spiz (1800 m, 30 min dal rifugio), anfiteatro di ghiaie circondato da vette che tolgono letteralmente il fiato. Continuare a seguire le indicazioni per il Bel-vedere, evitando la deviazione per Forcella la

Porta. Salire (scorcio verso gli Spiz sempre più sorprendente) e seguire a sinistra una nuova cengia attrezzata che aggira un pulpito roccioso, portando al tratto attrezzato più impegnativo, con una salita di circa 6-7 m, un canale da at-traversare e una nuova cengia solo inizialmente attrezzata. In breve si conquista così la cuspide arrotondata del Belvedere di Mezzodì (1 h dal rifugio), luogo semplicemente magico da cui si può ammirare la Val di Zoldo in ogni suo det-taglio, contornata dalle più lontane Dolomiti Cadorine e Ampezzane, con lo sguardo che si può spingere addirittura fino al Sella e alle Odle. Per la discesa seguire le indicazioni “variante”, con traccia che cala ripidissima verso est, in vista della frana che dal Col Pelòs scarica verso la Val de Dóa. In questo tratto fare attenzione, il terre-no può essere scivoloso in alcuni punti, specie con terreno bagnato. La traccia rientra nel bosco e raggiunge rapida-

Mezzodì-Prampèr l Belvedere di Mezzodì

Crépa Nord

Crépa di Mezzo

Giaròn dantre i Spiz

Spiz MarySpiz de La Porta

Piccolo Corno del Doge

Il magnifico ambiente del Giaròn dantre i Spiz

cia che si avvicina alle pareti (cartellino azzurro che indica “Sora ‘l Sass) e poi salendo legger-mente fino alla base del ripido canalone che rimane nascosto fino all’ultimo. Rimontare il ca-nalone per una cinquantina di metri, seguendo le tracce e gli ometti fra grossi massi, finché si giunge alle indicazioni a sinistra e ai primi cavi metallici. L’ambiente è angusto, racchiuso da alte pareti, ricco del fascino che solo i luoghi più appartati delle Dolomiti sanno elargire a chi

apprezza e cerca ancora lo spirito d’avventura. Risalire il primo tratto at-trezzato, piuttosto ripido ma ricco di appoggi e appigli, e uscire su una stretta traccia piuttosto esposta (fare at-tenzione al ghiaino mobile di alcuni tratti). Superare un cordino di un paio di metri,

avanzare su cengetta e risalire l’ultimo tratto at-trezzato nuovamente esposto ma ben fornito di appigli. In totale ci sono circa 100 m di corde fis-se da risalire, quasi sempre tese e in ottime con-dizioni (anno 2016). Una panchina posta sotto un tetto consente una sosta per contemplare l’impressionante ambiente roccioso, con la co-lorata parete che delimita il canalone dalla parte opposta e le ardite punte degli Spiz che sbalor-discono per il loro notevole slancio ascensiona-

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Pian de la Fòpa

Rif. Sora ‘l SassRif. Sora ‘l SassGiaròn de la Pala dei Làres

Giaròn dantre i Spiz

Belvedere

Casera di Mezzodì

Il primo strappo per salire verso il Belvedere

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Sentieri d’autore l Escursioni in Val di Zoldo Mezzodì-Prampèr l Belvedere di Mezzodì

il Giaròn de la FòpaSugli Spiz de Mezzodì-Prampèr è ubicato il ghiaione “più lungo” delle Dolomiti, un profondo solco riempito di ghiaie che si sviluppa per oltre 1000 m di dislivello, scendendo dalla Forc. Sagrona o del Coro (2118 m), incisa fra la Cima del Venier (2237 m) e la Cima del Coro (2324 m). Come le altre colate detritiche, anche il Giaròn de la Fòpa, è il risultato della naturale disgregazione delle rocce e dell’accumulo gravitazionale alla base delle pareti. Queste strutture sono piuttosto instabili e nel caso di forti temporali può succedere che le ghiaie scivolino a valle, talvolta con risultati anche disastrosi. Proprio questi sassi, nel 1966, hanno alimentato il trasporto solido del Torrente Prampèr, devastando l’abitato di Forno di Zoldo.I ghiaioni sembrano ambienti ostili, eppure ospitano molte forme di vita, piante e animali

in grado di adattarsi a un ambiente così mutevole ed estremo. Fra gli anima-li non è difficile osservare il fringuello alpino (Montifringilla nivalis), il sordone (Prunella collaris), il codirosso spazza-camino (Phoenicurus ochruros) e il cul-bianco (Oenanthe oenanthe). Ben più rara è l’osservazione della pernice bian-ca (Lagopus muta) e della salamandra nera (Salamandra atra). Anche a livello botanico non mancano le sorprese, ma un fiore piuttosto comune da osservare in questi ambienti è il papavero retico (Papaver rhaeticum).

Sopra: papavero retico (Papaver alpinum)Sotto: pernice bianca (Lagopus muta, foto Dario Bacchin)

mente il bivio e quindi il rifugio (40 min). Per la discesa seguire il sent. 354 (via diretta più sem-plice al Rif. Sora ‘l Sass, vedi it. precedente) e in 1,20 h fare ritorno a Castelàz.

variantiIl Belvedere di Mezzodì può essere raggiunto anche in maniera più semplice, evitando com-pletamente i tratti attrezzati. Raggiungere il Rif. Sora ‘l Sass per sent. 354 (vedi it. precedente, 1,30 h). Da qui risalire al Belvedere per la ri-pida “variante” (descritta sopra per la discesa, 50 min) che al bivio sopra il rifugio porta verso sinistra. Discesa fino al rifugio 40 min, fino a Castelàz 2 h. In questo caso tempo totale circa 3,30 h.

Sopra a sinistra: passaggio su cengetta dopo il Giaròn dantre i SpizSopra a destra: in vetta al BelvedereSotto: il canalino da salire prima del Belvedere