Esanatoglia mostra donne al voto
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DONNE AL VOTO IL 2 GIUGNO 1946
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Primi cenni di rivendicazione dei diritti delle donne durante la Rivoluzione Francese
negli scritti di Antoine Condorcet e Olympe de Gouges
Mary Wollstonecraft Godwin (Londra 1759 – 1797)
filosofa e scrittrice fondatrice del femminismo liberale
Pubblica “Rivendicazione dei Diritti della Donna”
“Le donne non sono inferiori per natura agli uomini, anche se la
diversa educazione a loro riservata nella società le pone in una condi-
zione di inferiorità e di subordinazione”
“Tutte le donne hanno diritto a ricevere un'educazione”
“Tutte le donne sono essenziali per la nazione nella quale vivono, dal
momento che educano i loro figli e sono le «compagne» dei loro mariti
e non semplicemente delle spose”
“Le donne sono, in quanto esseri umani, titolari degli
stessi diritti fondamentali riconosciuti agli uomini”
“Le donne non sono una sorta di ornamento della società e un
oggetto di mercato in occasione del matrimonio”
“Le donne non devono essere educate in modo da piacere all'uomo,
come era sostenuto anche da grandi pensatori dl tempo, quali
Jean-Jacques Rousseau”
“A scuola le classi dovrebbero essere miste, in modo che
l'educazione segua un modello comune ai due sessi”
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Mary Wollstonecraft Godwin (Londra 1759 – 1797)
filosofa e scrittrice fondatrice del femminismo liberale
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ANNI ‘ 30 del 1800
INGHILTERRA
Le donne si affidano al
Movimento Cartista
per ottenere
il Diritto al voto
Verrà rifiutato perché
ritenuto prematuro
Nascono i primi gruppi di
donne suffragiste
che chiedono
il diritto al voto
STATI UNITI
Nello stesso tempo si
sviluppano movimenti
per i diritti politici
delle donne.
Non incontrano successo
John Stuart Mill scrive
“Sulla soggezione delle donne”
e reclama per loro
parità di diritti con gli uomini
1869
Nasce il
movimento delle Suffragiste:
chiedono il diritto al voto
per via parlamentare
Il Wyoming,
stato americano praticamente
spopolato
ammette le donne al voto
Le suffragiste più radicali attuano
metodi di lotta violenta e
spettacolare
Queste saranno definite in modo
spregiativo Suffragette
ma con questo termine saranno
indicate tutte le donne che
chiedono maggiori diritti
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La legge del 6 febbraio 1918
concede il diritto al voto alle
donne che abbiano compiuto
30 anni
Nel novembre 1918 una legge ap-
prova anche l’eleggibilità delle
donne alla
Camera dei Comuni.
1918
INGHILTERRA STATI UNITI
Il 4 giugno 1920
il Senato degli Stati Uniti
concede il diritto di voto alle
donne, completando l’iter
già iniziato in diversi
singoli stati
Nel 1928 le donne inglesi
ottengono il diritto di voto alle
stesse condizioni degli uomini
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Il diritto di voto
alle donne nel mondo
1868-70 Wyoming (stato USA)
1893 Nuova Zelanda
1902 Australia
1906 Finlandia
1911 California (stato USA)
1913 Norvegia
1915 Danimarca, Islanda
1917 Russia
1918 Inghilterra a 30 anni
1919 Austria,Germania,Olanda,Polonia,Belgio
1920 Tutti gli stati USA
1921 Svezia
1928 Gran Bretagna
1930 Sud Africa (donne bianche),Turchia
1931 Spagna,Portogallo
1932 Brasile
1944 Francia,Bulgaria
1945 Italia,Slovenia,Giappone
1947 Malta,Argentina,India,Messico,Pakistan
1948 Israele
1949 Cina
1952 Grecia
1955 Eritrea,Etiopia
1956 Egitto
1959 Tunisia
1963 Iran,Marocco
1967 Yemen
1971 Svizzera
1974 Giordania
1980 Iraq
1994 Sud Africa (donne nere)
1997 Qatar
2005 Kuwait
2006 Emirati Arabi
2015 Arabia Saudita
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Suffragio femminile in Italia 1861 Unità d’Italia: le donne lombarde “cittadine italiane” rivendicano il diritto di voto
Anni ‘60-70 dell’Ottocento: varie proposte alla camera sono respinte. Il “deputato delle donne” Salvatore
Morelli presenta il primo disegno di legge che prevede la concessione del voto politico alle donne con la
parificazione tra maschi e femmine: non viene preso in considerazione.
1883: Francesco Crispi alla Camera afferma che “non è conveniente né opportuno estendere il diritto di
voto alle donne perché le tradizioni la vedono legata alla sfera privata”
1890: la legge del 7 luglio concede alle donne la possibilità di votare ed essere votate
nei consigli di amministrazione delle istituzioni di beneficenza
Anni ‘60-70 dell’Ottocento: è’ Anna Maria Mozzoni, la più coerente sostenitrice del suffragio femminile
nell'Italia dell'Ottocento, invoca una riforma e chiede ” …. tra l'altro che fosse concesso alla donna almeno
il diritto elettorale se non anche la possibilità di essere eletta”
In una petizione (la prima nel suo genere) per il voto politico alle donne afferma: “ noi donne, al giorno d'oggi, ci troviamo alla eguale portata intellettuale di una quantità di elettori uomini che il legislatore di-
chiara capaci, e stimiamo che nulla costi acché venga a noi pure accordato il voto politico”.
La petizione della Mozzoni apre nel 1877 un dibattito alla Camera, ripreso nel 1883,
si conclude in un nulla di fatto.
L'impegno della Mozzoni non è sufficiente a modificare la condizione del diritto di voto alle donne sul piano
legislativo, ma da un importante contributo a sostegno dei movimenti in materia di suffragio femminile che
caratterizzeranno il Novecento
Nel Novecento i disegni di legge riguardanti l'estensione del suffragio iniziano a essere considerati
maggiormente rispetto a quanto era stato fatto nel secolo precedente perché sono entrati in
Parlamento gruppi di cattolici e di socialisti i quali da sempre trattano con riguardo le questioni
più strettamente legate al popolo.
Negli anni ‘10 petizioni promosse da Anna MariaMozzoni e firmate da donne celebri,
tra le quali Maria Montessori, cadono nel silenzio.
La socialista Anna Kuliscioff si schiera a favore dell'estensione del suffragio alle donne ma Filippo Turati,
suo marito e anche capo del partito di entrambi, si oppone:
egli scrive di essere favorevole all'estensione del diritto di voto alle donne,
ma il momento di concederlo non è ancora giunto (!)
Nel 1912 si ottiene il suffragio universale maschile dei cittadini maggiorenni (21 anni),
che sono in grado di leggere e scrivere o che hanno preso parte al servizio militare.
Il voto viene esteso anche agli analfabeti, a partire dai 30 anni.,
Delle donne non si fa neanche menzione.
Nel 1919 Don Luigi Sturzo inserisce nel programma del partito Partito Popolare
l'estensione del diritto di voto alle donne, tracciando un confine netto
con la tradizione clericale e schierandosi quindi anche contro Papa Pio X
Anche nel manifesto dei Fasci di combattimento e nella Carta del Carnaro (con la quale Gabriele
D'Annunzio governa Fiume) figura l’estensione del voto alle donne.
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Le donne, durante la guerra, hanno dato prova di riuscire a sostituire bene gli uomini e il Governo,
sentendosi obbligato a dimostrare loro un po' di gratitudine, nel marzo 1919 promulga la legge Sacchi
che elimina la predominanza dell'uomo nella famiglia.
Viene approvato l'ordine del giorno Sichel che prevede l'ammissione delle donne al voto
sia amministrativo sia politico su presentazione di un disegno di legge.
Il disegno di legge viene letto in aula nell'estate del 1919, viene approvato e
diventa legge nel settembre dello stesso anno.
Le donne hanno vinto la loro battaglia!
La legge però non arriva mai in Senato a causa della chiusura anticipata della legislatura
dovuta alla questione fiumana e tutte le leggi “in attesa di approvazione” decadono.
Seconda Guerra Mondiale: come già successo durante la Grande Guerra,
le donne rimpiazzano gli uomini.
Gli avvenimenti degli ultimi due anni di guerra implicano
il loro coinvolgimento nella Resistenza.
Novembre 1943: vengono fondati a Milano dal Partito Comunista i
Gruppi di Difesa della Donna e per l'Assistenza ai Volontari della Libertà
Agosto 1943: i partiti capeggiati da Alcide De Gasperi (Democrazia Cristiana) e Palmiro Togliatti(Partito
Comunista) si dimostrano favorevoli alla questione dell'estensione del suffragio anche alle donne: prende
forma il decreto De Gasperi-Togliatti, meglio conosciuto come decreto Bonomi.
Suffragio femminile in Italia—2
Settembre 1944: i Gruppi di Difesa della Donna evolvono nella l'Unione Donne Italiane, di ispirazione
comunista, che lancia una campagna per il raggiungimento dei diritti politici delle donne
Le donne cattoliche si staccano dall’UDI e danno vita a una nuova organizzazione di
ispirazione cristiana: il Centro Italiano Femminile.
Ottobre 1944: la Commissione per il voto alle donne dell'UDI e altre associazioni presentano al governo
Bonomi un documento sull'inevitabilità di concedere il suffragio universale.
Sorge il Comitato Pro Voto, volto a far conquistare il diritto di voto alle donne e
fare in modo che esse potessero ottenere cariche importanti nelle
amministrazioni pubbliche e negli enti morali.
20 gennaio 1945: Togliatti scrive a De Gasperi una lettera affermando che è necessario porre
la questione del voto alle donne nell'imminente consiglio dei ministri.
De Gasperi risponde: “ho fatto più rapidamente ancora di quanto mi chiedi. Ho telefonato a Bonomi, pre-
annunciandogli che lunedì sera o martedì mattina tu e io faremo un passo presso di lui per pregarlo di
presentare nella prossima seduta un progetto per l'inclusione del voto femminile nelle liste delle prossime
elezioni amministrative. Facesse intanto preparare il testo del decreto. Mi ha risposto affermativamente.”
Il 30 gennaio 1945 nella riunione del consiglio dei ministri, come ultimo argomento,
si discute del voto alle donne.
La questione viene esaminata con poca attenzione ma la maggioranza dei partiti (a esclusione di liberali,
azionisti e repubblicani) si dimostra favorevole all'estensione.
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Il 30 gennaio 1945 nella riunione del consiglio dei ministri, come ultimo argomento,
si discute del voto alle donne.
La questione viene esaminata con poca attenzione ma la maggioranza dei partiti (a esclusione di liberali,
azionisti e repubblicani) si dimostra favorevole all'estensione.
Il 31 gennaio 1945 viene emanato il decreto legislativo luogotenenziale n. 23
che conferisce il diritto di voto alle italiane che hanno almeno 21 anni.
Le uniche donne a essere escluse sono quelle citate nell'articolo 354 del regolamento per
l'esecuzione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza: le prostitute schedate che
lavorano al di fuori delle case dove è loro concesso di esercitare la professione.
Anche Papa Pio XII si dimostra favorevole al suffragio femminile:
“ogni donna, dunque, senza eccezione, ha, intendete bene, il dovere, lo stretto dovere di coscienza, di
non rimanere assente, di entrare in azione [..] per contenere le correnti che minacciano il focolare,
per combattere le dottrine che ne scalzano le fondamenta, per preparare, organizzare e
compiere la sua restaurazione”
Suffragio femminile in Italia—3
Il decreto Bonomi non menziona l'elettorato passivo: cioè della possibilità, per le donne, di essere votate.
L'UDI richiede di sancire anche l'eleggibilità delle donne.
10 marzo 1946: il decreto n. 74 conferisce alle italiane di almeno 25 anni l’eleggibilità.
Da questa data in poi le donne possono considerarsi cittadine con pieni diritti.
10 marzo 1946: prime elezioni amministrative alle quali le donne furono chiamate a votare
2 giugno 1946. prime elezioni politiche (Referendum istituzionale monarchia-repubblica)
Alle prime amministrative vi furono donne elette nelle amministrazioni locali, come Gigliola Valandro
(Democrazia Cristiana) e Vittoria Marzolo Scimeni (DC) a Padova o Jolanda Baldassari (Democrazia Cristia-
na) e Liliana Vasumini Flamigni (Partito Comunista Italiano) a Forlì
Il 2 giugno 1946 per l'elezione dei deputati dell'Assemblea Costituente, le donne elette risulteranno
21;cinque di esse (Maria Federici, Angela Gotelli, Nilde Jotti, Teresa Noce,Lina Merlin),
faranno parte della Commissione per la Costituzione incaricata di elaborare e proporre il
progetto di Costituzione repubblicana.
A conclusione di un travaglio durato oltre un secolo, la Costituzione italiana del 1948
garantirà alle donne pari diritti e pari dignità sociale in ogni campo (articolo tre).
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