Enrico Manera - Internet tra revisionismo e negazionismo

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Contemporanea / a. V, n. 2, aprile 2002

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Contemporanea / a. V, n. 2, aprile 2002

N A V I G A R E N E L L A S T O R I A

Internet tra revisionismoe negazionismoEnrico Manera

La rete Internet si presenta come luogo idea-

le per la diffusione dei messaggi espliciti o

impliciti del cosiddetto revisionismo, in

quanto è caratterizzata dalla produzione

automatica di un senso di autorevolezza,

dalla mancanza di controllo critico da parte

della comunità scientifica e da una legisla-

zione totalmente assente rispetto a quella

sulle tradizionali forme di editoria. Il fruito-

re non attento o non educato non è in grado

di cogliere l’attendibilità o meno di un’affer-

mazione che si presenta come vera e si sot-

trae a ogni riscontro. La rete appare come

fonte senza aver bisogno di citare fonti;

inoltre la semplicità dell’implementazione

di un sito permette a qualsiasi privato o as-

sociazione di fare circolare senza controllo

qualsiasi informazione a costi relativamen-

te bassi e con tecnologia di uso comune. In-

ternet è il posto in cui si può praticare un

uso pubblico e strumentale della storia nel

modo più capillare e meno eclatante.

■ Sotto le spoglie delrevisionismoIl navigatore curioso si sarà già accorto di

come nel web, specchio fedele ma defor-

mante della società contemporanea, si pos-

sa trovare di tutto. Conducendo una ricerca

minima a partire dal termine «revisioni-

smo» si riscontrerà una sovrapposizione di

risultati con quelli ottenuti a partire dai ter-

mini «nazionalsocialismo» e «fascismo» e si

verrà introdotti in un universo di siti di pro-

paganda dell’estrema destra neonazista o

neofascista (ma anche di tradizionalismo

cattolico), che pur facendo ampio uso di

materiale revisionista sono di poco interes-

se ai nostri fini: scientificamente inattendi-

bili rispetto alle stesse fonti impiegate, pre-

sentano paccottiglia kitsch da nostalgici, in-

citazione all’odio razziale, cattivo gusto

estetico, grafica poverissima ed editing ai li-

miti dell’alfabetismo. Si tratta di materiali

per «stomaci forti» che interessano lo stu-

dioso delle derive antropologiche della

post-modernità piuttosto che lo storico,

contenuti in cui la matrice ideologica di de-

stra appare mischiata con l’esoterismo, il

celtismo, sottoculture giovanili e si presenta

come espressione dello zelo di un singolo

webmaster o di gruppi politici estremisti in

cerca di visibilità1.

Esistono poi in Internet realtà che presenta-

1 Ci limitiamo a segnalare alcuni indirizzi quali www.italiafascista.cjb.net, www.popoloditalia.com,www.mussolinibenito.com, www.repubblicadisalo.it, www.fascismoeliberta.it, ma la lista sarebbe moltolunga.

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no un profilo di più alto livello documenta-

rio, all’interno dei quali si possono reperire

bibliografie, estratti di testi, fotografie, ras-

segne stampa e tutto quanto afferisce al-

l’universo esploso del revisionismo, la cui

diffusione, come ormai si sarà capito, è tut-

t’altro che irrisoria.

Il sito più immediato per il navigatore italia-

no si trova all’indirizzo www.revisionis-

mo.com con il titolo Raccolta di materiale

storico revisionista aperto a tutti per lo stu-

dio critico della storia contemporanea. Una

brevissima didascalia alla voce Chi siamo

informa il navigatore che il sito è «certifica-

to» come «antinazista», «anticomunista»,

«antizionista» (sic) ma difficilmente si rie-

sce a trovare un elemento per identificare

gli autori e la redazione del sito. L’home

page presenta al centro della schermata la

rubrica Buco nero della memoria con la pre-

sentazione dei temi centrali corredati da

brani estratti da saggi o da articoli giornali-

stici: al momento dell’ultima consultazione

si trovano materiali sui «Lager di Tito», sui

crimini commessi dagli ebrei contro i tede-

schi alla fine della seconda guerra mondia-

le, sui crimini degli Alleati in Italia e sulle

Foibe istriane. In prossimità di un banner

dedicato al Giorno della memoria, che pre-

senta in continuazione le grandi tragedie

dell’umanità, un intervento dedicato a Pri-

mo Levi mette in luce le contraddizioni in

cui l’autore cadrebbe nei suoi racconti e che

smentirebbero la veridicità delle sue testi-

monianze. Trovano spazio casi singoli lega-

ti a personaggi famosi, come il reportage

sulla (presunta) collaborazione che Simon

Wiesenthal in gioventù ebbe con il regime

nazionalsocialista. Il breve saggio Contraf-

fazioni a fini politici dell’Olocausto si offre

come paradigmatico per la divulgazione

sintetica di tutti gli argomenti volti a negare

la reale entità della Shoah. Un brevissimo

spoglio delle fonti degli interventi toglie

ogni dubbio sulla natura del sito: autori

(Udo Walendy, Giorgio Pisanò, Carlo Matto-

gno) e case editrici sono notoriamente ideo-

logizzate e specializzate nel settore. Colpi-

sce che a fianco di interventi esplicitamente

negazionisti, compaiono anche articoli di

giornale, provenienti da stampa di area li-

berale, che affrontano tematiche blanda-

mente revisioniste e genericamente orien-

tate all’anticomunismo.

Una barra laterale sulla sinistra della scher-

mata del sito presenta la rubrica Dai giorna-

li, ovvero una aggiornata rassegna stampa

italiana e internazionale dedicata alle notizie

di cronaca; ampio spazio è ovviamente dedi-

cato alle questioni che riguardano il dibattito

sulla memoria, sull’identità repubblicana e

sul post-fascismo in Italia, visto in particolar

modo attraverso le manifestazioni pubbli-

che, la toponomastica e le iniziative culturali

locali; trovano spazio dibattiti giornalistici e

recensioni, come ad esempio quelli relativi

al caso del libro L’industria dell’Olocausto

del politologo ebreo newyorchese Norman

Finkelstein; compaiono le notizie riguardan-

ti il processo a cui è stato sottoposto il noto

storico negazionista David Irving, accusato

di aver violato le leggi inglesi in materia o

casi «esemplari» che illustrano lo smasche-

ramento di un finto ex deportato in un cam-

po di concentramento. La colonna di sinistra

in basso allo schermo si chiude con lo spazio

Libertà intellettuale, dedicato a interventi

volti a difendere la libertà di espressione

contro ogni forma di censura. Di un certo in-

teresse è la rubrica Galleria della disinfor-

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mazione dedicata all’uso delle fotografie e

alla loro falfisicazione come documento o te-

stimonianza per la trattazione storica: ven-

gono presentate immagini «ritoccate» e per

ognuna compare una tortuosa dimostrazio-

ne dell’intervento con una breve ricostruzio-

ne della mistificazione: veniamo così a sape-

re del fumo aggiunto ai camini in un imma-

gine di Auschwitz, di Trotzky eliminato dal

fianco di Stalin, di deportati presentati come

ebrei che invece sono russi di un gulag. Mol-

to ricca la sezione links, che permette di spe-

rimentare la vastità e la diffusione interna-

zionale della proposta revisionista nel cyber-

spazio: i collegamenti sono divisi in Siti revi-

sionisti, Case editrici italiane, Case editrici

estere, Siti informativi vari e sono tutti corre-

dati da brevi didascalie.

Se la forma espositiva di revisionismo.com

è meno brutale e aggressiva di quella tipica

delle realtà apologetiche, i contenuti e le

strategie argomentative presentano tutte gli

elementi tipici delle retoriche revisioniste2.

Il sito si presenta come alieno da qualsiasi

appartenenza politica, come «studio libero

e critico» dei fatti del Novecento. Il revisio-

nismo si propone come rettificazione di

una falsificazione storica che sarebbe stata

operata dai «vincitori di turno» ed eretta a

verità dall’establishment accademico, de-

tentore delle versioni ufficiali della storia; la

revisione avverrebbe invece in un contesto

obiettivo e per di più apolitico.

Il sito rispetta inoltre il «canone» di argo-

menti, veri e propri loci communes del revi-

sionismo: ridimensionamento o negazione

della Shoah, entità numerica e comparazio-

ne con il sistema dei gulag, violenze dei

partigiani antifascisti in Europa, crimini de-

gli Alleati in Italia e Germania. Le principali

modalità argomentative polemiche sono il

comparazionismo e il riduzionismo, volti a

cancellare specifiche differenze tra eventi

storici fino a renderne indistinguibili le

identità, come è palese nel caso della com-

parazione tra i campi di concentramento

nazisti e il sistema di internamento sovieti-

co. Altra caratteristica della narrazione re-

visionista, particolarmente evidente nel

caso preso in esame, è l’assoluta unilatera-

lità della visione dei fatti: ad esempio viene

presentata una rassegna di «crimini» com-

piuti da gruppi di ebrei ai danni dei tedeschi

dopo la fine del secondo conflitto mondiale

senza nessuna contestualizzazione delle vi-

cende dei protagonisti connessi alla resi-

stenza ebraica e alleata antitedesca. Allo

stesso modo nel caso particolarmente deli-

cato delle Foibe, usato come grimaldello

per accusare la storiografia di essere total-

mente e apologeticamente di sinistra, ac-

canto alla descrizione della furia contro ita-

liani e fascisti non compare alcuna conte-

stualizzazione della politica adottata dal re-

gime fascista per vent’anni contro la com-

ponente allogena slava.

Le pagine web appena prese in esame risul-

tano particolarmente visibili, ben curate gra-

ficamente, ricche di immagini, di facile navi-

gazione e attente alla divulgazione; meno at-

traente dal punto di vista grafico è il sito

dell’Associazione per il revisionismo storico di

2 Per le strategie interpretative e discorsive dei negazionisti si veda Valentina Pisanty, L’irritante questionedelle camere a gas, Milano, Bompiani, 1998.

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Genova (www.members.tripod.com/revi-

sionismo), presentato come il «primo [...] in-

teramente in Italiano», che dedica molta

cura alla bibliografia revisionista disponibi-

le. In apertura l’Associazione si propone di

«promuovere lo studio della storia in chiave

revisionista», richiamando l’insegnamento

di Renzo De Felice e sottolineando di caratte-

rizzarsi per l’«estrema indipendenza e apoli-

ticità» e per i propri fini «puramente cultura-

li». Si può supporre che sia quantomeno vici-

no alla editrice Graphos di Genova (di ispi-

razione bordighista), che ha in catalogo le

opere revisioniste e negazioniste più note.

La struttura del sito è molto semplice e ne fa

un centro di smistamento e collegamento tra

varie realtà affini, articolandosi a partire da

tre tronconi principali Revisionismo, Leggi e

documenti, Sommario. Analizzando la prima

voce, generica e introduttiva, si rimane incu-

riositi dallo spazio dedicato alla circolazione

delle idee che raccoglie le Domande frequen-

ti poste dai visitatori del sito; la prima è ov-

viamente: «Come mettere in dubbio l’olo-

causto?», a cui segue una breve e sintetica ri-

sposta incentrata sull’incapacità della storio-

grafia ufficiale di dimostrare «scientifica-

mente» la realtà della Shoah. Particolarmen-

te significativa ci sembra la domanda «Cosa

volete ottenere?», la cui risposta «nulla, se

non la verità storica» risulta indicativa della

tautologia ideologica in cui si muove lo sta-

tuto epistemologico del concetto di verità

storica sotteso dalle tesi revisioniste.

Deludente la sezione Leggi e documenti. La

prima voce risponde all’enfasi che i revisio-

nisti pongono nel dipingersi come vittime

continue di censura, rispetto alla quale in-

vocano la libertà di opinione più assoluta: il

titolo Leggi di oggi propone le leggi europee

sull’editoria per la difesa della democrazia

(vigenti in Spagna, Belgio Svizzera, e attual-

mente in Italia, legge Mancino 25 giugno

1993, n. 205) volte a colpire l’incitamento

all’odio e alla discriminazione razziale, che

qui vengono definite «antirevisioniste liber-

ticide» e per violazione delle quali i più noti

storici negazionisti hanno affrontato pro-

cessi e condanne penali. Il testo che accom-

pagna la sezione spiega che «il razzismo è

un mero pretesto politico e propagandisti-

co» per «impedire la nascita, la crescita e la

libera diffusione degli studi revisionisti». Il

titolo Leggi di ieri, senza alcun commento

ma evidentemente per proporre un’implici-

ta comparazione, presenta stralci docu-

mentari delle leggi razziali tedesche di No-

rimberga e di quelle italiane del 1938, divi-

sa in provvedimenti relativi alla razza e

quelli relativi alla scuola. La sezione che

più interessa uno storico, ovvero la parte

dei documenti si riduce in realtà alla propo-

sta di materiale negazionista più che noto e

molto datato (come la lettera del 1960 di

Martin Broszat dell’Istituto di storia con-

temporanea di Monaco) o a informazioni

su personaggi interni al mondo negazioni-

sta e sulle polemiche che hanno suscitato;

in questa sezione inoltre vengono presenta-

ti e contestati i dati sulla Shoah forniti dal

più autorevole (questa volta sul serio) stori-

co in materia Raul Hilberg in La distruzione

degli ebrei d’Europa. L’impianto polemico

non è comunque esplicitamente aggressivo

e risulta di comprensione non immediata a

chi già non conosca le argomentazioni. De-

gna di nota la sezione Bibliografia, ricca e

dettagliata, che presenta in ordine alfabeti-

co per autore le principali opere della sto-

riografia del settore: spiccano Robert Fau-

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risson, David Irving, Roger Garaudy, Paul

Rassinier, Pierre Guillame, Maurice Bar-

dèche3, e per gli italiani Carlo Mattogno,

Cesare Saletta, Giorgio Pisanò ma non

mancano le opere di Adolf Hitler e di Alfred

Rosenberg. Alla voce Scuola revisionista

viene presentata un’antologia di testi orga-

nizzata per autori per la maggior parte non

caricata e che spesso si riduce a brevissimi

estratti o a links con altri siti. Pur mantenen-

do l’impianto tipico dell’argomentazione

revisionista e negazionista, caratterizzata

dalle polemiche feroci e i toni da persegui-

tati, il sito si contraddistingue per un certo

understatement, ovvero cerca di limitare la

virulenza e l’aggressività consueta. Non

mancano sorprese particolarmente sgrade-

voli: alla voce Immagini dei Lager una

mappa incompleta dei campi di concentra-

mento in Europa conduce a foto ad essi re-

lative che mostrano immagini di deportati

in abiti civili e in buone condizioni di salu-

te, senza alcuna contestualizzazione del pe-

riodo e del momento in cui le foto sono state

scattate. Accanto alla consueta sezione de-

dicata ai links con siti affini italiani e stra-

nieri, (in parte coincidenti con quelli segna-

lati dal sito precedente) si trova il rimando

ai Siti antirevisionisti, ovvero i siti più auto-

revoli e meglio organizzati dedicati alla

Shoah e alla storia del sistema concentra-

zionario4.

■ Il negazionismoScorrendo la disponibilità dei siti esplici-

tamente definiti «revisionisti» si entra nel

cuore del negazionismo internazionale

con una vastità di pagine web in lingua in-

glese di cui forniamo una breve rassegna:

il californiano Institute for Historical Re-

view (www.ihr.org), attivissimo centro di

irradiamento e di coordinamento fin dal

1978, mette a disposizione tutti gli articoli

online del Journal of Historical Review,

presentato come «una delle più autorevoli

riviste di ricerca storica moderna»;

(www.ety.com/HRP) Historical Review

Press è il sito della casa editrice revisioni-

sta inglese del National Front che ha pub-

blicato le opere più note nel mondo anglo-

sassone; Focal Point Publications

(www.fpp.co.uk/online/index.html), la

casa editrice fondata dallo storico inglese

David Irving, vende i suoi libri e mette in

consultazione online, sotto il nome di Inter-

national campaign for real history, miglia-

ia di pagine di materiale inedito; il Com-

mittee for Open Debate on the Holocaust

(www.codoh.com) di Bradley R. Smith of-

fre uno dei più grandi archivi di materiale

storico revisionista; l’Associations des An-

ciens Amateurs de Récits de Guerres et d’Ho-

locaustes (www.aaargh.vho.org), in lingua

francese, mette a disposizione contributi di

Robert Faurisson, Paul Rassinier, Serge

3 Rimandiamo per la specificità del negazionismo francese, in cui si assiste a una sinergia particolare diestrema destra e una sedicente e degradata «estrema sinistra», all’intervento di Ph. Videlier, Il negazionismoin Francia. Faurisson e non solo, in Fascismo e antifascismo. Rimozioni, revisioni, negazioni (a cura di EnzoCollotti), Roma-Bari, Laterza, 2000, pp. 109-137.4 Si rimanda per questo a Enrico Manera e Paolo Di Motoli, La Shoah in rete, «Contemporanea», n. 1 (2002).Di particolare interesse è la banca dati del progetto Nizkor («Noi ricorderemo») che fin dal 1992 svolge unlavoro di monitoraggio sui siti negazionisti.

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Thion e molti altri tra i più noti e agguerriti

negazionisti; il sito Air Photo Evidence

(www.air-photo.com) di John Clive Ball in

lingua inglese, tedesca e svedese si caratte-

rizza per fornire una raccolta e descrizioni

dettagliate delle foto scattate dagli Alleati

su quelli definiti come «presunti» campi di

sterminio in Germania e in Polonia.

Molti siti si presentano come correlato tec-

nologico dell’esuberanza grafomane con

cui gli storici revisionisti producono inces-

santemente materiale, lamentandosi al

tempo stesso di essere continuamente igno-

rati dall’«Accademia» scientifica; compaio-

no così molte pagine web «personali» che

trovano nell’autore e nelle sue pubblicazio-

ni il motivo centrale: www.revisionists.com

si presenta come centro di revisionismo

storico ed è ricco di pagine dedicate ai prin-

cipali e più noti autori. La galassia revisio-

nista, pur molto diversificata, sembra esse-

re molto compatta, legata da rapporti spes-

so personali e da scambi di informazioni e

di materiali: in questo modo tende a dare

l’idea che esista una «scuola» revisionista

molto attiva, diffusa e consolidata, antago-

nista della scuola storiografica ufficiale. Al-

l’indirizzo www.russgranata.com si trova il

sito del «veterano della seconda guerra

mondiale» Russ Granata e di Carlo Matto-

gno, «storico Italiano di fama mondiale per

le sue recenti ricerche negli archivi Russi»

(sic); www.adelaideistitute.org è il sito au-

straliano di Fredrick Töben, condannato

per le sue tesi; www.aazz.com/walendy è la

pagina web del tedesco Udo Walendy, noto

per i suoi studi sui «falsi fotografici usati dai

Russi e dagli Alleati per incriminare i Tede-

schi»; www.zundelsite.org è il sito del cana-

dese Ernst Zündel, www.corax.org/revisio-

nism/index.html quello di Greg Raven, co-

editore del californiano Journal of Histori-

cal Review; pubweb.acns.nwu.edu/%7Ea-

butz è l’indirizzo dell’homepage del nega-

zionista statunitense Arthur R. Butz.

Questa pur breve e limitata rassegna delle

realtà «revisioniste» in rete permette di trar-

re qualche breve conclusione. Da un lato si

conferma l’ipotesi di partenza che Internet

non riesca a proporsi come strumento di ri-

cerca autonomo ma solo come amplificato-

re e volgarizzatore di letteratura già esisten-

te, con in più l’ausilio di qualche immagine

e con la «comodità» di una fruizione dome-

stica e digitalizzata: in particolar modo è

evidente l’assenza di documenti e fonti, già

carenti nelle versione tradizionali dell’edi-

toria revisionista. Dall’altro, venendo alla

questione specifica di ciò che si definisce

«revisionista», in Internet non si troverà

traccia di un qualsivoglia dibattito sulla re-

visione storica e sul senso della ricerca ma

soltanto la sua pedissequa e retorica ripeti-

zione volta a legittimare un uso strumenta-

le e politico della storia del Novecento. Col-

pisce la totale assenza di riferimenti alla let-

teratura scientifica più diffusa e in discus-

sione, come quella relativa al dibattito stori-

co sulla Shoah che vede a confronto la tesi

dell’intenzionalismo e del funzionalismo,

contestualmente all’esito sterminazionista

della politica del Terzo Reich. Allo stesso

modo, in rete non compare la differenza di

sfumature che pure esiste tra il «revisioni-

smo» e il «negazionismo», intendendo con il

primo termine quella serie di discutibili tesi

storiografiche (che trovano in Ernst Nolte il

loro caposcuola) che non mettendo mai in

dubbio la Shoah e i crimini nazisti danno

giudizi controversi sulla natura e sulla fun-

Page 7: Enrico Manera - Internet tra revisionismo e negazionismo

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zione che tali eventi hanno avuto nella sto-

ria europea. Un’indagine approssimativa ci

permette di dire che molti assunti tipici di

questo tipo di revisionismo si riscontrano in

rete in una moltitudine di siti generici dedi-

cati alla divulgazione storica e afferenti a

svariate realtà associative ed editoriali.

La diffusione storica che si definisce revi-

sionista in Internet volgarizza e spoglia di

qualsiasi problematizzazione i temi presi in

esame, servendosi del termine «revisioni-

smo» per farlo coincidere con un brutale

quanto odioso negazionismo. Evidente-

mente la vera problematizzazione è da ri-

cercarsi altrove.

L’ultimo controllo dei siti analizzati è stato

eseguito il 16 febbbraio 2002.