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ENERGIA, AM BIENTE E INNOVAZIONE Direttore responsabile Mauro Basili Comitato tecnico Osvaldo Aronica, Paola Batistoni, Vincenzo Di Majo, Stefano Giammartini, Rino Romani, Emilio Santoro Coordinamento Comitato tecnico Alida La Croce Collaboratori Fausto Borrelli, Giuliano Ghisu, Paola Molinas, Paolo Monaci Responsabile editoriale Diana Savelli Responsabile Comitato tecnico Flavio Conti Ufficio editoriale ENEA Lungotevere Thaon di Revel 76, 00196 Roma, Tel. 06-36272401, Fax 06-36272720 E-mail/[email protected], Sito web/www.enea.it Progetto grafico Bruno Giovannetti In copertina C.R. ENEA di Frascati, macchina sperimentale Tokamak FTU Stampa Tipografia Primaprint, Via dell’Industria n. 71, 01100 Viterbo Registrazione Tribunale Civile di Roma Numero 6047 del 2 dicembre 1957 del Registro Stampa. Modifiche in corso Pubblicità Primaprint srl Abbonamento annuale Italia r 21,00, Estero r 21,00; una copia r 4,20 C.C.P. n. 59829580 intestato a Primaprint srl Via dell’Industria, 71 - 01100 Viterbo - Tel. 0761-353676 - Fax 0761-270097 e-mail: [email protected] Il contenuto degli articoli pubblicati è di esclusiva responsabilità degli autori. La riproduzione di articoli o parte di essi deve essere autorizzata dall’ENEA. Finito di stampare nel mese di agosto 2006 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE ANNO 52 LUGLIO-AGOSTO 2006 www.enea.it www.enea.it

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ENERGIA,AM BIENTEEINNOVAZIONE

Direttore responsabile Mauro Basili

Comitato tecnico Osvaldo Aronica, Paola Batistoni, Vincenzo Di Majo, Stefano Giammartini, Rino Romani, Emilio Santoro

Coordinamento Comitato tecnico Alida La Croce

Collaboratori Fausto Borrelli, Giuliano Ghisu, Paola Molinas, Paolo Monaci

Responsabile editoriale Diana Savelli

Responsabile Comitato tecnico Flavio Conti

Ufficio editoriale ENEALungotevere Thaon di Revel 76, 00196 Roma, Tel. 06-36272401, Fax 06-36272720E-mail/[email protected], Sito web/www.enea.it

Progetto grafico Bruno Giovannetti

In copertina C.R. ENEA di Frascati, macchina sperimentale Tokamak FTU

Stampa Tipografia Primaprint, Via dell’Industria n. 71, 01100 Viterbo

Registrazione Tribunale Civile di RomaNumero 6047 del 2 dicembre 1957 del Registro Stampa. Modifiche in corso

Pubblicità Primaprint srl

Abbonamento annuale Italia r 21,00, Estero r 21,00; una copia r 4,20C.C.P. n. 59829580 intestato a Primaprint srlVia dell’Industria, 71 - 01100 Viterbo - Tel. 0761-353676 - Fax 0761-270097e-mail: [email protected]

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Finito di stampare nel mese di agosto 2006

ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE

ANNO 52 LUGLIO-AGOSTO 2006

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2 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

INDICE 2006

L’ENEA PER IL RISPARMIO ENERGETICOENEA FOR ENERGY CONSERVATIONEmilio D’Errico

LA METROLOGIA NELLO SVILUPPO DELLE ATTIVITÀ UMANEMETROLOGY AND ITS IMPACTS ON HUMAN ACTIVITIES CERTIFICATIONRaffaele Fedele Laitano

Comprendere e gestire le tendenze in atto nel mondo energetico tenendo in conto gliaccordi internazionali e le condizioni del mercato, ma perseguendo responsabilmen-te l’esigenza di tecnologie energetiche efficienti e pulite: questi gli obiettivi dell’ap-proccio sistemico ENEA per migliorare l’efficienza energetica italiana. Una propostaper contribuire a creare uno strumento legislativo/normativo di governo della trasfor-mazione ed una piattaforma tecnologica per attuarla in collaborazione con il net-work industriale

Understanding and managing current trends in the energy work, taking account ofinternational accords and market conditions but responsibly pursuing the need forefficient and clean energy technologies: these are the goals of ENEA's systemicapproach to improving energy efficiency in Italy. A proposal to help create a legisla-tive/regulatory tool to govern the transformation and a technological platform toimplement it in collaboration with the industrial network

A vent’anni dall’incidente nella centrale nucleare bielorussa è stato pubblicato il rap-porto "The Legacy of Chernobyl: Health, Environmental and Socioeconomic Impacts".Basato sui lavori di un centinaio di scienziati, economisti e specialisti in campo sani-tario, il rapporto, pubblicato dal Chernobyl Forum e del quale proponiamo ampi stral-ci, valuta fino ad oggi le conseguenze su radioattività ambientale, salute umana edaspetti socio-economici, del più grave incidente nucleare della storia

Twenty years after the accident at the nuclear power plant in Belarus, the ChernobylForum has published a report titled "The Legacy of Chernobyl: Health, Environmentaland Socioeconomic Impacts". Based on the work of around a hundred scientists, eco-nomists and health specialists, the report – of which we publish lengthy excerpts –describes the effects produced so far on environmental radioactivity, human health,society and the economy by the worst nuclear accident in history

La domanda di accuratezza e di affidabilità nei diversi settori di misura è crescentenel tempo. Questa domanda, a sua volta, richiede con continuità lo sviluppo di nuovicampioni sempre più accurati e di nuove procedure di taratura. In questo articoloviene presentato il ruolo che l’ENEA svolge come Istituto Metrologico Primario nelsettore delle radiazioni ionizzanti. Altri articoli, relativi all’attività dei Centri ENEAcome centri secondari di taratura (SIT) nei diversi settori di interesse, saranno presen-tati nel prossimo numero della rivista

The growing needs of accuracy required for measurements in most sectors ofhuman activitities makes metrology a prerequisite for improving industrial produc-tion as well as human health and environmental protection. This article outlines themetrology organisation at the international level and describes role and activities ofthe National Institute of Ionising Radiation Metrology (INMRI), the italian nationalmetrological institute. The INMRI is an institute belonging to ENEA that has the taskto develop and maintain the national primary standards for ionising radiation mea-surement. In its forthcoming issue this journal will present the activities carried outby some laboratories operating at ENEA as secondary calibration centres in variousfields of measurements

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OSSERVATORIO SU

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EDITORIALEEDITORIALMauro Basili

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IL RAPPORTO DEL CHERNOBYL FORUMTHE CHERNOBYL FORUM REPORTPaola Batistoni

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PRIMO PIANO

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3ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

INDICE 2006

dal Mondo • La sicurezza energetica globale 87• Slitta l’avvio della centrale nucleare finlandese 87• Efficienza nell’illuminazione 87• La politica energetica danese 87

dall’Unione Europea • Robot europeo su Marte 89• Riscaldamento e raffrescamento innovativi 89• Iniziative per la Carta europea dei ricercatori 89

dall’Italia • La programmazione economico-finanziaria 2007-2011 90

dall’ENEA • Un italiano alla guida del JET 94• La costruzione del reattore a fusione ITER 94

Incontri • Un premio per le energie alternative 95• Informazione e sindrome NIMBY 95• Emissioni di gas serra 95

Letture • Gender and Desertification 96• Innovazione e cultura 96

LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA DEGLI EDIFICI RESIDENZIALIENERGY CERTIFICATION OF RESIDENTIAL BUILDINGS 192/2005Vincenzo Lattanzi

La certificazione energetica degli edifici è una tappa fondamentale per qualsiasi poli-tica di miglioramento della prestazione energetica degli edifici in fase di progettazio-ne/ristrutturazione. Tuttavia per rappresentare un efficace strumento di mercatodevono essere presi in considerazione alcuni elementi di cruciale importanza esami-nati per l’emanazione della direttiva sul rendimento energetico in edilizia e l’emana-zione del DLgs 19 agosto 2005 n. 192

Energy certification is a fundamental step for any policy aimed at improving the ener-gy performance of new or remodelled buildings. It is also a tool that can transform thereal estate market by giving potential buyers or tenants objective information on theenergy performance of housing they may be interested in. However, to define a na-tion-wide building energy certification system for Italy that will prove an effectivemarket tool, certain crucial matters, identified during the debate that preceded and fol-lowed the issuance of the relevant EU directive and of Legislative Decree 192/2005, willhave to be weighed and, where necessary, clarified. The considerations and proposalssummarised in this article can provide support for the Ministry for Economic Deve-lopment’s formulation of national guidelines on the energy certification of buildings

Riprende il viaggio con Mc Luhan dalla “sposa meccanica” alla “galassia Gu-tenberg”, dal “villaggio globale” a “il mezzo è il messaggio”

Journeying with McLuhan from the "mechanical bride" to the "Gutenberggalaxy," from the "global village" to "the medium is the message"

KAPP E MC LUHAN: “HOMO TECHNICUS” E “SPOSA MECCANICA”(II) KAPP AND MC LUHAN: “HOMO TECHNICUS” AND “THE MECHANICAL BRIDE” (II)A cura di Fausto Borrelli

RADIOPROTEZIONE RADIOPROTECTIONA cura di Emilio Santoro

SCIENZA, TECNICA, STORIA & SOCIETÀ so

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STUDI & RICERCHE66

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CRONACHE

APPUNTI DI

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4 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

La rivista “Energia, Ambiente e Innovazione” ha cambiato il Direttore responsabi-le e istituito un Comitato tecnico. Si tratta di avvicendamenti fisiologici, ma capi-tano in un particolare momento della vita dell’ENEA: si profila infatti, all’orizzon-te di questo importante ente pubblico di ricerca, la fine di un non breve periododi instabilità e di crisi programmatica. I segnali provengono dalla determinazionecon cui gli attuali vertici dell’Ente stanno ridefinendo i rapporti con il sistema pro-duttivo, sociale e culturale del Paese e ristabilendo le condizioni per una “ordina-ria” gestione delle attività dei laboratori e dei centri.I ricercatori dell’ENEA, peraltro, non hanno mai smesso, in questi anni difficili, diprodurre importanti risultati scientifici che la rivista, da parte sua, ha cercatodi registrare e diffondere con puntualità; così come oggi essa non può non re-gistrare la tenace volontà dell’Ente di affermare il proprio ruolo nel Paese, inun momento in cui si chiede al mondo della ricerca di essere più vicino alle at-tuali esigenze del sistema produttivo per il rilancio della competitività della so-cietà italiana. In questo contesto, il Comitato tecnico, pur consapevole del buon lavoro finoraprodotto nella conduzione di questo bimestrale, ha deciso di apportare alcunicambiamenti nella veste editoriale della rivista. Essi saranno introdotti gradual-mente e risulteranno più evidenti con i prossimi numeri. Anche la mailing list è incorso di revisione al fine di raggiungere una diffusione più capillare presso i si-stemi di rappresentanza del mondo economico-produttivo, della Pubblica Ammi-nistrazione e della ricerca e, in alcuni ambiti, della scuola. Le finalità della rivista rimangono ovviamente le stesse: fornire approfondimen-ti su temi di attualità scientifica e tecnologica nei settori istituzionali dell’Ente,sottolineandone le competenze specifiche, e informare sulle attività dell’ENEA,riportando i risultati più significativi ottenuti nei settori di competenza (ener-gia, ambiente, innovazione ma anche servizi alla Pubblica Amministrazione, for-mazione, incubazione d’impresa).Ciò che cambia è lo sfondo su cui simili finalità si proiettano: quello determi-nato dalla legge di riordino dell’ENEA che richiede all’Ente il supporto alla com-petitività e allo sviluppo sostenibile del sistema paese.

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energia, ambiente e innovazione

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5ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

La rivista deve divenire anch’essa uno strumento per simili azioni di supporto.L’Ente ha il compito di saper rintracciare la domanda di ricerca e innovazione cheproviene, non sempre lucidamente e organicamente, dai protagonisti dello svi-luppo del Paese; la rivista ha il compito di saper cogliere nelle attività dell’Ente gliaspetti che hanno maggiore e diretto interesse e restituirli a tali operatori con lapiù ampia valenza. E’ con questa ottica che troveranno spazio nel periodico anchei contributi scientifici provenienti dalle società partecipate dell’ENEA in modo da of-frire al lettore il più ampio spettro di iniziative dell’Ente, che vanno dalle ricerchefondamentali agli interventi applicativi a ridosso delle esigenze delle imprese. La ri-vista presenterà, attraverso alcune rubriche, facilities proprie dell’Ente (laboratori,impianti, strumentazioni, esperimenti) con lo scopo di informare i lettori di quan-to è a disposizione del sistema territoriale su cui insistono i centri dell’ENEA. Obiettivo della rivista è anche quello di ampliare gli argomenti, che verranno via viatrattati, anche attraverso importanti contributi di autorevoli esperti nazionali edinternazionali sulle tematiche istituzionali dell’Ente. Tali contributi, proprio graziealla loro provenienza esterna garantiranno al lettore una più ampia informazio-ne e testimonianza di interessi.La rivista ha, comunque, una più grande ambizione: dimostrare che l’impegno ela creatività dei ricercatori non sono indirizzati esclusivamente alla risoluzione deipur importanti problemi che i soggetti attivi nello sviluppo del territorio pongo-no oggi all’Ente, ma anche allo studio dei problemi scientifici che, non molti annifa, si sarebbero detti di medio-lungo termine. Anch’essi sono, e devono sempreessere, il risultato della domanda di ricerca del Paese, ma in una prospettiva tem-porale che sia in grado di anticipare le future condizioni di vincolo e di opportuni-tà di sviluppo. Oggi questi appuntamenti della scienza sono per lo più inquadra-ti in una griglia di programmi strategici che vengono definiti a livello nazionale ecomunitario. E’ in questo ambito che si pone la sfida più ardita: si tratta di per-correre uno stretto passaggio editoriale tra due territori presidiatissimi, quello del-le riviste scientifiche e quello dei notiziari aziendali. “Energia, Ambiente e Inno-vazione” non vuole invadere né l’uno né l’altro dei territori ma rappresentare in-sieme a poche altre a livello europeo, un approccio alla comunicazione scientificatutt’affatto originale. Senza indulgere ad una facile divulgazione, essa intende il-lustrare, con rispetto dell’intelligenza del lettore e della sua condizione culturale,non necessariamente specialistica, gli aspetti più importanti delle problematichescientifiche su cui l’Ente è maggiormente impegnato.

Il Direttore ResponsabileMauro Basili

energia, ambiente e innovazione

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PRIMO PIANO

6 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

Comprendere e gestire le tendenze in atto nel mondo energetico

tenendo in conto gli accordi internazionali e le condizioni

del mercato, ma perseguendo responsabilmente l’esigenza

di tecnologie energetiche efficienti e pulite:

questi gli obiettivi dell’approccio sistemico ENEA

per migliorare l’efficienza energetica italiana.

Una proposta per contribuire a creare

uno strumento legislativo/normativo di governo

della trasformazione ed una piattaforma tecnologica

per attuarla in collaborazione con il network industriale

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L’ENEA per il risparmio energetico

EMILIO D’ERRICO

ENEA Assistente del Direttore Generale

ENEA for energy conservation

Understanding and managing current trends

in the energy work, taking account of international accords

and market conditions but responsibly pursuing the need

for efficient and clean energy technologies:

these are the goals of ENEA's systemic approach

to improving energy efficiency in Italy.

A proposal to help create a legislative/regulatory

tool to govern the transformation and a technological

platform to implement it in collaboration

with the industrial network

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7ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

PRIMO PIANO

In un momento di forti problematiche energetiche, l’’efficienza energetica de-ve rappresentare uno dei mezzi più efficaci per ridurre le emissioni di gas a effet-to serra e, inoltre, per il nostro Paese può risultare una risorsa fondamentale perridurre la dipendenza dall’estero e per migliorare la competitività delle imprese.Nella giornata di studio “L’ENEA per il risparmio energetico”, organizzata l’11maggio a Roma, diversi specialisti hanno illustrato le loro esperienze come spun-to per intraprendere nuove iniziative e per proporre modelli territoriali di integra-zione tra produzione e consumo energetico; iniziative sostenibili da un punto di vi-sta sia tecnologico sia economico e che, allo tesso tempo, valorizzino il ruolo deidistretti tecnologici e delle Pubbliche Amministrazioni locali.Il Prof. Luigi Paganetto, in apertura del Workshop, ha sottolineato che il rispar-mio energetico deve essere visto in tutti i suoi aspetti, a cominciare dalle eco-nomie che possono realizzarsi nei settori più energivori dell’industria, dei servi-zi e delle attività legate alla logistica. Non dimenticando, però, che il settore incui il consumo di energia cresce di più è quello dei trasporti. La scelta strategi-ca consiste, allora, nell’intervenire nelle singole aree con un sistema di regola-mentazioni e di incentivi/disincentivi: solo con un tale approccio complessivo sipotranno realizzare gli obiettivi di risparmio energetico indicati dall’UE. Taliobiettivi richiedono investimenti in nuove tecnologie e azioni per spingere ilmercato ad adottarle, con particolare riguardo alle piccole e medie imprese (PMI),nei confronti delle quali è necessario favorire una maggiore conoscenza delleopportunità tecnologiche disponibili.L’UE identifica nel sistema energetico il punto di snodo di diversi fattori connes-si alla crescita dei mercati nazionali ed internazionali, il cui ruolo trainante saràdeterminato dalla capacità di rispondere alla crescente domanda di energia sem-pre più decentrata sul territorio. Per realizzare il nuovo modello energetico-socia-le promosso dall’UE è necessario affrontare una molteplicità di problematichedi tipo tecnologico, socio-economico e territoriale, normativo e legislativo. El’ENEA, che ha competenze multidisciplinari nei settori dell’energia, dell’ambien-te e delle nuove tecnologie, intende integrare queste problematiche con un approc-cio sistemico, con l’obiettivo di realizzare un “nuovo modello di energia soste-nibile”, da attuare in collaborazione con il sistema produttivo nazionale, laPubblica Amministrazione e il mercato (produttori/consumatori).Pubblichiamo una sintesi dell’intervento di apertura del Workshop.

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PRIMO PIANO

8 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

La situazione dei diversi settori e le opportunità di efficienza energetica

Nonostante una crescita modesta dei livelli di attività e valori relativamente ele-vati del costo dell’energia, il sistema energetico italiano mostra una tendenza dimedio periodo ad un aumento costante dei consumi energetici (con una cresci-ta media annuale di circa l’1% fino al 2020) e delle emissioni (figura 1). A livel-lo aggregato, infatti, alla pur modesta crescita dei livelli di attività non si accom-pagna un miglioramento delle caratteristiche “strutturali” del sistema (energiautile per livello di attività).

Il settore industriale

I consumi del settore industriale sono passati da 40,9 Mtep nel 2003 a 41,4 nel2004, rappresentando il 28,9 % dei consumi nazionali. Il settore industriale daglianni 70 ad oggi ha ridotto la propria intensità energetica del 45% (con segni evi-denti di asintoticità) grazie all’abbandono delle produzioni più energivore, all’au-tomazione dei processi, a recuperi e razionalizzazioni. Tuttavia negli ultimi annisi sta verificando una inversione di tendenza, caratterizzata dalla tenuta delle pro-duzioni a più elevata intensità energetica e dal ridimensionamento delle produ-zioni a più bassi consumi specifici.Per quanto riguarda le intensità energetiche settoriali, gli indicatori presenta-no una variabilità molto più grande rispetto alla media europea riflettendo lavariabilità delle strutture produttive fra Paesi sia in termini di peso dei vari set-tori sul valore aggiunto totale, sia l’enfasi su produzioni differenti all’interno deglistessi settori.Anche per l’insieme dell’industria l’Italia presenta un’intensità energetica un pocoinferiore alla media UE ma pur sempre superiore a quella di Francia e Germania. IPaesi con l’industria più energy-intensive risultano essere la Finlandia, la Svezia, ilPortogallo e il Belgio. Uno sguardo ai sottosettori dell’industria mostra che:• nel settore cartario l’Italia presenta intensità energetiche inferiori alla media a cau-

sa della sua specializzazione sui prodotti cartotecnici più che per la sua efficien-za nella produzione di carta, i cui principali produttori sono la Finlandia, la Sveziae la Norvegia. È interessante notare che in questo settore l’intensità energetica mediaeuropea è andata leggermente aumentando (come anche quella italiana);

Figura 1Impegni finali dienergia in ItaliaFonte: MAP

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Contributo dei vari settori ai consumi finali: datistorici e previsioni (fonte: MAP)

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PRIMO PIANO

9ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

necessità di interventi diinnovazionee di prodotto

• nel settore chimico l’Italia presenta intensità energetiche superiori alla media euro-pea. Tuttavia nel periodo considerato, ed ancor più negli ultimi trenta anni, l’intensi-tà energetica del settore è fortemente diminuita a seguito di un progressivo sposta-mento da una relativa specializzazione nella chimica primaria verso la chimica fine;

• nel settore metallurgico l’intensità energetica dell’Italia è superiore alla media UE,ma sostanzialmente in linea con quella di Paesi come la Francia e la Germania edecisamente inferiore a quella di Norvegia, Grecia, Belgio, Olanda e Svezia. La ragio-ne di ciò è essenzialmente tecnologica: mentre questi ultimi Paesi producono pre-valentemente acciaio da ciclo integrale con altoforno (AFO), l’Italia produce soprat-tutto acciaio da rottame con ciclo a forno elettrico (FEA);

• nei minerali non metallici l’Italia ha un’intensità energetica superiore alla media UEed in particolare di quella di Germania e Francia, ma pari a circa la metà di quel-la della Grecia e largamente inferiore a quella del Portogallo e della Spagna;

• nel settore meccanico (che presenta un’intensità energetica caratteristicamente più bas-sa di quella delle lavorazioni di base) l’industria italiana ha un’intensità energetica supe-riore alla media europea ed inferiore solo a quella del Portogallo e del Regno Unito;

• nel settore tessile l’intensità energetica è leggermente superiore alla media UE edè andata aumentando negli ultimi anni.

Per alcune produzioni caratteristiche come la carta, l’acciaio ed il cemento, il data-base ODYSSEE (cfr. riquadro) mostra che i consumi energetici unitari dei prodottiitaliani sono un po’ più efficienti della media dei prodotti europei ma questo non riflet-te, necessariamente, una maggiore efficienza energetica di produzioni identiche quan-to, piuttosto, il fatto di partire da semilavorati (pasta di cellulosa, o rottami) inveceche da materie prime vergini.Vi sono settori, quindi, in cui è necessario apportare razionalizzazioni energeti-che (produzione di materiali per l’edilizia, metallurgia) attraverso interventi diinnovazione di processo e di prodotto collegati anche ad interventi di migliora-mento delle prestazioni energetico-ambientali dell’intero ciclo produttivo (appli-cazione delle Best Available Technics – BAT e di metodologie di Life CycleAssessment - LCA).

Il settore civile

I consumi del settore civile (residenziale e terziario) sono pari a 43,3 Mtep (il dato2003 era 43,5 Mtep e la riduzione è dovuta essenzialmente a fattori climatici) e rap-presentano il 30,1% dei consumi finali di energia primaria.L’edificio assorbe una notevole quantità di energia sia durante la sua realizzazione, siadurante la sua vita per il funzionamento confortevole degli interni ed, in particolare,per la climatizzazione degli ambienti (riscaldamento e raffrescamento), la produzionedi acqua calda sanitaria, la ventilazione, l’illuminazione, gli elettrodomestici (lavaggio,conservazione degli alimenti, divertimento, comunicazione), la cottura dei cibi ecc.Complessivamente, il settore civile assorbe il 22% dei consumi totali di energia elet-trica nel nostro Paese, con un trend in costante crescita.Occorre, tuttavia, distinguere, all’interno del settore civile, la differente caratterizzazione deiconsumi nei due sottosettori, residenziale e terziario, in particolare per quanto riguardal’incidenza dei consumi di energia elettrica sul totale dei consumi energetici e sugli indi-catori di prestazione (intensità energetica ecc.): si possono così individuare e valutare spe-cifici interventi in grado di fornire risultati significativi per la riduzione dei consumi.

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PRIMO PIANO

10 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

Per quanto concerne l’intensità energetica del settore residenziale il data base ODYS-SEE fornisce degli indicatori di performance ma, per ovvie ragioni, non rapportatialla variabile PIL o al valore aggiunto. Da questi indicatori emergono alcune interes-santi considerazioni. I consumi elettrici unitari per abitazione mostrano, innanzitut-to, che questo indicatore a livello europeo è andato crescendo col tempo e col cre-scere dei redditi medi pro-capite. Rispetto a questo indicatore, l’Italia si posizionanon solo con un valore al di sotto della media ma con il valore più basso in assolu-to. Tale fenomeno non sembra essere legato a variabili climatiche o di reddito quan-to al fattore prezzi elettrici ed alla politica di tariffe particolarmente alte per le uten-

Indicatori di intensità energetica*

Gli indici ODEX (da ODyssee IndEX, calcolati nell’ambito del progetto europeo Odyssee-MURE a

cui partecipa l’ENEA in rappresentanza dell’Italia), sono indici sintetici di efficienza energetica costrui-

ti a partire da indicatori di consumo unitario dettagliati per uso finale, tipo di sistemi o apparecchia-

ture, modalità di trasporto ecc., e ponderati per il loro peso sui consumi finali del settore. Gli indi-

ci hanno il 1990 come anno base, dunque un valore dell’indice inferiore a 100 per l’anno 2000 rap-

presenta un miglioramento dell’efficienza energetica nel settore considerato. La figura mostra l’an-

damento di tali indici per cinque settori in Italia.

* Se gli indicatori di intensità energetica vengono spesso letti e utilizzati come indicatori sintetici dell’effi-

cienza energetica globale di un Paese o di un settore, occorre ricordare che un uso di questo tipo dovreb-

be essere fatto con molta cautela.Gli indicatori di intensità energetica, infatti, rappresentano uno strumen-

to relativamente grezzo che riflette l’effetto combinato di diversi fattori i quali possono anche avere anda-

mento divergente, e di cui l’efficienza energetica delle tecnologie utilizzate è solo una componente. L’uso

di energia in un dato settore può essere scomposto in vari fattori. Di questi i fattori più spesso analizzati

sono: il livello di attività in un settore, il mix di attività ed i consumi di energia per unità di attività. Mentre

i consumi energetici unitari costituiscono forse fra i fattori considerati il concetto più prossimo a quello di

efficienza energetica, trattandosi di valori medi per un intero settore essi rappresentano l’efficienza delle

tecnologie utilizzate ponderata con il mix di tecnologie prevalenti nel settore.

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C o n s u m i f in a l i R e s id e n z ia le T ra s p o r ti I n d u s tr ia (m a n ifa ttu r ie r a ) T e r z ia r io

IInnddiiccii OODDEEXX ddii eeffffiicciieennzzaa eenneerrggeettiiccaa iinn IIttaalliiaa.. AAnnnnii 11999900--22000022 ((11999900==110000))Fonte: Dati Odyssee

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PRIMO PIANO

11ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

difficoltà ad accettare le innovazioniin edilizia

ze domestiche con potenza impegnata superiore ai 3 kW. Quest’ultima politica, por-tata avanti negli ultimi 40 anni in Italia, di fatto ha prefigurato un approccio di demandside management ante litteram.Nel settore terziario l’intensità energetica finale rispetto al PIL risulta più bassa del-la media europea di circa il 25% e la più bassa dei Paesi dell’UE. La media UE, tut-tavia, mostra un trend in diminuzione, mentre il valore dell’indicatore per l’Italia èrimasto stabile nell’ultimo decennio. Inoltre, quando l’intensità energetica viene cor-retta per i fattori climatici, la prestazione italiana appare meno eccezionale assestan-dosi poco al di sotto della media europea ma con un trend in crescita. Per l’Italia iconsumi elettrici per addetto nel settore terziario risultano in crescita come per ilresto dell’UE, ma si situano quasi il 30% sotto la media, fra i valori più bassi.Raffrontando i consumi elettrici ai consumi energetici negli usi finali del settore ter-ziario, si ottiene che essi rappresentano circa il 45%, con un trend di crescita benpiù elevato rispetto al settore residenziale. I consumi energetici per addetto, corret-ti per i fattori climatici, mostrano andamenti analoghi e un posizionamento di que-sto settore in Italia fra i valori più bassi nella UE.L’attività edilizia ha per l’Italia una notevole rilevanza economica ed occupazionale.La ristrutturazione edilizia, la riqualificazione delle periferie, insieme alla nuova edi-lizia, costituiscono una grande opportunità da cogliere per l’introduzione di meto-dologie e tecnologie più avanzate per migliorare l’efficienza energetica, il migliora-mento del comfort interno e la riduzione dell’impatto ambientale.Gli edifici esistenti (circa 13 milioni, suddivisi in 26,5 milioni di unità abitative occupa-te da 21 milioni di famiglie) sono stati costruiti spesso con criteri di bassa qualità ener-getico-ambientale (circa 11 milioni di edifici sono anteriori alla Legge 373/73). Il mer-cato delle abitazioni nuove è nell’ordine delle 100-150.000 unità annue, in circa 70.000edifici, pari a circa lo 0,6% dell’esistente (fonte: Libro Bianco “Energia, Edificio,Ambiente”).Il settore delle costruzioni in Italia è caratterizzato da un’inerzia e da una politica di con-servazione che determina delle barriere che rendono la penetrazione dell’innovazio-ne molto più difficile rispetto a quanto avviene negli altri settori industriali. Nell’industriadelle costruzioni, infatti, le varie fasi del processo sono molto più segmentate. La pri-ma è una fase di ingegnerizzazione del sistema, legata al mondo dei progettisti; seguepoi la fase svolta da chi realizza l’edificio, il costruttore o l’impresa che attua la parte diprogettazione; infine vi è il committente esterno che svolge il ruolo di governo dei fab-bisogni e delle caratteristiche della costruzione da realizzare. A questo si aggiunge cheil settore in esame costituisce un sistema fortemente normato per cui per innovare ènecessario intervenire già in fase di concepimento delle normative.Questa situazione genera, di fatto, forti ostilità ad accettare le innovazioni in tale setto-re, ed è per questo che occorre realizzare alcuni esempi reali per far comprendere atutti i soggetti coinvolti nel processo che l’innovazione che si vuole introdurre funzio-na veramente. Ciò può avvenire attraverso degli interventi dimostrativi mediante i qua-li illustrare concretamente le metodologie e le tecnologie innovative che si intende intro-durre ed i benefici associati (in termini di prestazioni, economici, sociali, ambientali).

Il settore dei trasporti e la logistica

Il settore dei trasporti è tra i maggiori responsabili di una crescita fuori controllo del-le emissioni di anidride carbonica; inoltre, la vulnerabilità nazionale degli approvvi-gionamenti energetici, derivante dalla prevalente utilizzazione di petrolio, rende la

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criticità energetiche

e ambientalinel trasporto

urbano

razionalizzazione dei consumi energetici un elemento essenziale per l’economia ela sicurezza del Paese.Fermando l’analisi all’ultimo decennio (1990-2003), si può constatare che i consumi finalidi energia nel settore trasporti sono passati da circa 31 Mtep a circa 44 Mtep con un incre-mento medio annuo superiore al 3%. La quota preponderante dei consumi riguarda il tra-sporto su strada (circa il 95%, di cui 68% per il trasporto passeggeri e 32% per il traspor-to delle merci) che rappresenta circa il 31% del totale nazionale degli usi finali di energia.Alla continua crescita dei consumi energetici del settore trasporti si accompagna unaumento degli impatti negativi sull’ambiente sia a livello locale che a livello globa-le; basti pensare che le emissioni di gas serra sono passate da 103 a 129 Mt CO2eqrendendo, all’interno del settore trasporti, praticamente impossibile al 2010 non solouna riduzione (prevista dal Protocollo di Kyoto), ma anche una stabilizzazione rispet-to alle emissioni del 1990.Particolare criticità ha assunto, sia per motivi energetici che ambientali, il trasportourbano, caratterizzato dai seguenti aspetti:• l’incremento del traffico passeggeri si è concentrato sull’autovettura privata, men-

tre quello sul trasporto pubblico è rimasto pressoché stazionario;• i consumi finali di energia (passeggeri + merci) sono passati da 12 Mtep ad oltre 15 Mtep;• i consumi unitari per il trasporto passeggeri si sono leggermente ridotti grazie ad

un miglioramento del parco veicolare, mentre per il trasporto merci i consumi uni-tari sono cresciuti per l’inefficienza della catena logistica.

Va aggiunto che negli ultimi anni il traffico urbano privato passeggeri dimostra segnidi saturazione mentre il traffico merci continua a crescere.L’altra emergenza è rappresentata dal trasporto merci di lunga percorrenza che havisto un consistente incremento dei traffici e l’utilizzazione preponderante dellamodalità stradale con scarso spostamento verso il trasporto via ferro o marittimo. Leprevisioni sono di ulteriore incremento nel futuro con l’ampliamento dell’UE ai Paesidell’est e con un ruolo crescente del Mediterraneo rispetto ai trasporti relativi ai Paesiextraeuropei. Il problema oltre che energetico e di collasso ambientale è di inade-guatezza del sistema dei trasporti alla crescita economica.Emerge quindi la necessità di coraggiose politiche di interventi infrastrutturali e soprat-tutto di governo del processo sia a livello nazionale che locale che dovranno esse-re accompagnate da una intensa attività di innovazione.L’impatto sull’efficienza del sistema economico sull’ambiente e sulla qualità della vitagenerato dalle attività di trasporto può essere visto come effetto combinato di duevariabili di processo apparentemente indipendenti:•l’efficienza energetica e le emissioni specifiche dei mezzi di trasporto;•l’entità e le caratteristiche della mobilità di passeggeri e merci.È opinione ormai comune su scala europea e mondiale che le politiche capaci dicondurre ad una Mobilità Sostenibile sono quelle che combinano elementi di miglio-ramento di entrambi tali fattori, ovvero:interventi di razionalizzazione della mobilità per la limitazione delle percorrenze, il rilan-cio delle modalità di trasporto alternative alla strada, l’uso ottimale delle infrastrutture;ulteriore riduzione dei consumi unitari e la diversificazione dei combustibili per la trazione.Per i prossimi anni, comunque, lo scenario previsto è che la domanda di mobilitàcontinui a crescere, a meno di mutamenti strutturali (riorganizzazione territoriale)ed organizzativi (telelavoro, e-commerce ecc.) con effetti nel lungo periodo e chel’efficienza energetica ed ambientale dei veicoli continui a migliorare.

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necessità di interventi complessi conprovvedimentieterogenei

D’altra parte l’Unione Europea, con il Libro Bianco sui Trasporti del 2001, chiede aiGoverni degli Stati membri uno sforzo di reindirizzamento delle proprie politichedi settore in particolare per:•favorire l’utilizzo di modalità di trasporto ambientalmente ed energeticamente piùsostenibili rispetto al trasporto stradale (ferrovia e cabotaggio marittimo);•rilanciare il trasporto pubblico e le modalità alternative all’autovettura privata in ambi-to urbano.Gli interventi individuati, illustrati nel seguito, sono molteplici e complessi:Politiche di utilizzo del territorio e gestione della domanda di mobilità -- Provvedimentitesi a sensibilizzare l’utenza, le azioni normative e fiscali e tariffarie, le applicazio-ni tecnologiche tese a ridurre o modificare le esigenze di mobilità (road pricing,sistemi telematici informativi, tele-shopping e tele-working, car sharing ecc.), leazioni di pianificazione del territorio che limitino le necessità di spostamenti conil mezzo privato.Interventi infrastrutturali - In ambito urbano (trasporto pubblico, parcheggi, piattaformelogistiche, percorsi pedonali e ciclabili, rotatorie ecc.) ed in ambito extraurbano (poten-ziamento del trasporto ferroviario, intermodalità, portualità per autostrade del mare ecc.).Applicazioni di tecnologie telematiche per la gestione del traffico - Gestione del traf-fico urbano (controllo centralizzato semafori, controllo flotte e trasporto pubblico),gestione delle reti logistiche urbane (distribuzione delle merci) ed extraurbane(sistemi logistici intermodali).Miglioramento delle tecnologie di trazione e promozione di veicoli ecologici (elettri-ci, ibridi, a GPL o metano, a idrogeno ecc.) e promozione dell’uso di veicoli a bas-sissimo consumo (specialmente in ambito urbano).Le Amministrazioni centrali e locali sono i principali attori in causa con un compito mol-to difficile sia perché devono, generalmente, attivare provvedimenti non graditi alla popo-lazione sia perché, molto spesso, non è disponibile un quadro conoscitivo che con-sente di progettare gli interventi sulla base di una adeguata analisi costi-benefici.Gestire in modo ottimizzato le scelte sul sistema dei trasporti significa, infatti, ten-tare di governare un sistema intrinsecamente complesso dove le opzioni tecno-logiche competono con opzioni di tipo regolatorio e socio-economico in un con-testo in cui l’entità di risorse impegnate ha un effetto assolutamente non linearesui risultati ottenibili.Il decisore politico deve disporre, sia a livello centrale che locale, di strumenti dianalisi che consentano di effettuare preventivamente una valutazione integrata degliimpatti conseguenti a scenari di intervento sul sistema dei trasporti, interventi chesaranno, generalmente, complessi e potranno prevedere, al loro interno, un insiemedi provvedimenti eterogenei (regolamenti, adeguamenti infrastrutturali, potenzia-mento del trasporto collettivo, rinnovamento del parco veicolare privato ecc.).Una corretta pianificazione, infatti, si basa su una conoscenza delle relazioni interne alsistema di trasporto e si svolge in diverse fasi successive: analisi delle condizioni del-la rete di trasporto, identificazione di eventuali criticità, definizione e simulazione diipotesi di intervento, valutazioni quantitative delle ricadute anche in termini energeti-ci ed ambientali ed infine scelta delle alternative migliori confrontando i loro impatti.Questo approccio oltre ad essere condiviso dalla comunità scientifica che si inte-ressa di problematiche dei trasporti è ormai accettato anche dai decisori poli-tici. Il nuovo PGTL (Piano Nazionale dei Trasporti e della Logistica) pone l’ac-cento sulla necessità della valutazione ex ante degli interventi con criteri quan-

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risultati migliori

attraverso unapproccio

integrato esistemico

titativi e per la pianificazione urbana ha previsto un nuovo strumento il PUM (PianoUrbano Mobilità) per mezzo del quale va effettuata una quantificazione dei risul-tati degli scenari di intervento programmati valutando anche gli impatti energe-tici ed ambientali. Il nuovo strumento ha una sua concretezza in quanto alla valu-tazione dei PUM sono legati i finanziamenti centrali (statali e regionali) per nuo-vi adeguamenti infrastrutturali.Una raccomandazione analoga è stata fatta anche per la pianificazione strategica a livel-lo nazionale e regionale del sistema logistico di trasporto e distribuzione delle merci.Va, a tal proposito, sottolineato quanto sia importante per numerose imprese riusci-re ad offrire un alto livello di servizio per il trasferimento efficiente dei prodotti fini-ti a partire dall’uscita delle linee di produzione fino al consumatore finale.Un ruolo rilevante, negli ultimi anni, è stato assunto dalle tecnologie telematiche peri trasporti con l’introduzione di prodotti e servizi tecnologici per gli utenti ed i gesto-ri del trasporto che offrono prospettive di ottimizzazione dello stato attuale senza richie-dere grandi investimenti infrastrutturali e rilevanti modifiche del sistema di trasporto.Le soluzioni tecnologiche offerte per la gestione della mobilità e del traffico urba-no coprono un’ampia gamma di misure inerenti la gestione della domanda, l’ottimiz-zazione operativa dei flussi di traffico, il miglioramento del servizio ai viaggiatori median-te informazioni, ed infine il monitoraggio dello stato di utilizzo della rete e delle con-dizioni ambientali.Le diverse applicazioni telematiche, anche se realizzabili in modo indipendente,consentono di ottenere risultati migliori attraverso un approccio integrato e siste-mico; l’integrazione dei vari sistemi può essere garantita da un sistema di super-visione che ha il ruolo di gestire la rete di collegamento dati tra i diversi sotto-sistemi di controllo e monitoraggio, di supportare la scelta degli interventi più ido-nei per gestire e regolare la domanda di mobilità e di attuare in modo coerenteed integrato le strategie di rete.

La Pubblica Amministrazione

Riveste un ruolo di rilievo in relazione ad una politica di indirizzo e di realizzazionedi interventi di efficienza energetica, soprattutto per le funzioni di pianificazione econtrollo che istituzionalmente essa assolve nei confronti del Sistema Produttivo edel Sistema Paese ai vari livelli amministrativi previsti nello Stato.Il margine di miglioramento dell’efficienza è, tuttavia, di difficile quantificazione,dipendendo fondamentalmente dalla capacità e dalla volontà politica delle ammini-strazioni di voler incidere, ed in che modo, sui vari settori produttivi, eventualmen-te privilegiando alcune specifiche tecnologie e/o tipologie di intervento.La PA può, quindi, svolgere un ruolo importante nell’implementazione dell’efficien-za energetica agendo, sostanzialmente, in due differenti modi: attraverso la citata fun-zione di pianificazione e controllo del territorio e dei settori produttivi, oppure imple-mentando l’efficienza energetica “in casa”, con interventi diretti sul patrimonio immo-biliare di proprietà delle Amministrazioni stesse, le cui potenzialità di efficienzaenergetica sono riconducibili ai valori indicati per il settore civile.Nel primo caso il ruolo più importante nel governo del sistema energetico territo-riale è assunto dalle Regioni che, attraverso le leggi regionali, emanate dalle stesse,promuovono l’efficienza energetica e lo sviluppo sostenibile tenendo conto degli indi-rizzi della politica energetica nazionale e comunitaria.

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carenza dicompetenzetecniche a livello territoriale

Tra le funzioni principali che le Regioni esercitano vi è quella di definizione, appro-vazione e attuazione del Piano Energetico Regionale (PER) e del suo aggiornamen-to alla luce dei risultati ottenuti.Il Piano Energetico Regionale costituisce il quadro di riferimento per i soggetti pub-blici e privati che assumono iniziative in campo energetico nel territorio di compe-tenza. Esso contiene gli indirizzi, gli obiettivi strategici a lungo, medio e breve ter-mine, le indicazioni concrete, gli strumenti disponibili, i riferimenti legislativi e nor-mativi, le opportunità finanziarie, i vincoli, gli obblighi e i diritti per i soggetti eco-nomici operatori di settore, per i grandi consumatori e per l’utenza diffusa.Nelle leggi regionali sono definite anche le funzioni delle Province e dei Comuni.Le prime hanno il compito di approvare e attuare il Piano-Programma per il rispar-mio energetico e l’uso delle fonti rinnovabili, nonché di autorizzare l’installazione el’esercizio degli impianti non riservati alle competenze dello Stato e delle Regioni.I Comuni devono, dal canto loro, approvare programmi e attuare i progetti atti a qua-lificare energeticamente il sistema urbano.Nel secondo caso, relativamente agli interventi sul patrimonio immobiliare, oltre aquelli sulle proprietà della PA si possono aggiungere le proprietà immobiliari di Entied associazioni, di diritto pubblico, privato ed a partecipazione mista che, per affi-nità tipologica, consistenza e diffusione geografica rappresentano un’utenza sufficien-temente omogenea ed accorpata da consentire interventi, anche complessi, di note-vole impatto economico e sociale.La domanda di efficienza energetica che spontaneamente il territorio genera e che laPubblica Amministrazione veicola dai vari livelli amministrativi agli organi di Stato ed agliEnti competenti è imputabile quasi completamente ad esigenze relative all’attuazionedella legislazione energetica e ambientale nei settori civile, industriale e dei trasporti.Si riscontra, inoltre, una carenza di competenze tecniche a livello territoriale impu-tabile, in parte, alla modifica del Titolo V della Costituzione che delega alle Regionipoteri ed autonomie anche in campo energetico ed ambientale.Questa situazione ha comunque consentito ad alcune Regioni di promuovere inte-ressanti iniziative e progetti in questi specifici campi.Il consolidarsi di alcune situazioni e l’attuazione di progetti mirati hanno, tuttavia, mes-so in luce alcuni aspetti critici: non sempre, infatti, si riscontrano armonizzazione ecoordinamento a livello territoriale tali da rendere il nostro Sistema Paese uniforme-mente “dotato” e adeguatamente attrezzato nell’applicazione di metodologie, pro-cedure e standard nei campi dell’efficienza energetica, dell’uso razionale delle fon-ti energetiche tradizionali, rinnovabili ed assimilate, e dell’ambiente.Nei confronti della Pubblica Amministrazione si rende quindi necessario modifica-re l’approccio strategico introducendo, in modo rilevante, i nuovi interlocutori terri-toriali (Regioni e degli Enti Locali), operando un’attenta azione di sollecitazione del-la domanda finalizzata alla sua selezione ed aggregazione in richieste di interventiefficaci, ripetibili su larga scala e con il consenso della pubblica opinione.L’ approccio strategico deve mirare a diversificare l’offerta, adeguandola alla doman-da che i vari livelli amministrativi della PA presentano.In particolare dalla PA provengono richieste classificabili come segue:• collaborazione tecnico-scientifica al Governo centrale (sostanzialmente Ministeri) sui

temi dell’adeguamento della legislazione energetica nazionale alle direttive euro-pee e dello sviluppo e promozione di iniziative di raccordo e cooperazione perl’attuazione della legislazione energetica nazionale;

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16 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

i fondi strutturali

realizzano lacoesione

economica esociale dell’UE

• affiancamento tecnico-scientifico ai Governi regionali per la definizione di Linee Guidadelle politiche energetiche regionali e per l’attuazione della legislazione energe-tica nazionale e regionale;

• assistenza tecnico-scientifica-gestionale agli Enti Locali (Province e grandi Comuni)nell’attuazione della legislazione energetica nazionale e regionale per la parte diloro competenza, e nella predisposizione e gestione di bandi di incentivazione.

Da un punto di vista di tematiche legate all’efficienza energetica, la domanda pro-veniente dalle PA centrale e decentrata si può aggregare nelle seguenti voci:• integrazione dell’efficienza energetica nelle politiche territoriali anche attraverso

un’attenta pianificazione energetica e ambientale (Piani Regionali, Provinciali,Comunali);

• sviluppo di metodologie per l’attuazione, a livello territoriale, di specifici provvedi-menti legislativi (es. metodologie di valutazione e di certificazione energetica degliedifici del settore civile, come previsto dal DLgs 192/05);

• introduzione nella Pubblica Amministrazione di componenti, processi tecnologici (BATs)e criteri di gestione (Best Practices) finalizzati all’efficienza energetica ed alla ridu-zione dell’impatto ambientale;

• sviluppo di metodologie di implementazione del Demand Side Management (DSM) in areecomplesse (es. distretti industriali, porzioni di territorio, aree residenziali e del terziario);

• promozione e incentivazione, a livello territoriale, dei meccanismi legati all’efficienza ener-getica (certificati bianchi) e alla valorizzazione delle fonti rinnovabili (certificati verdi);

• creazione del consenso, da parte della pubblica opinione, in merito ad interventi incampo energetico-ambientale finalizzati ad una maggiore sostenibilità sistemica otte-nibile attraverso l’efficienza energetica nell’uso delle fonti tradizionali, la valorizzazio-ne delle fonti rinnovabili e assimilate (co-tri-generazione), il recupero energetico;

• adozione di appositi strumenti finanziari di supporto agli interventi in campo ener-getico-ambientale (fondi di Garanzia, fondi di Rotazione, Third Party Financing, ProjectFinancing) e diffusione delle conoscenze in merito alle analisi degli investimentied alla valutazione delle modalità, delle tecniche e delle fonti di finanziamento;

• formazione, aggiornamento e certificazione di figure professionali operanti nel settoredell’uso razionale dell’energia e nel campo dell’impiantistica energetica in generale,in particolare in applicazione dei recenti provvedimenti legislativi di recepimento del-la legislazione comunitaria (DLgs 192/05 sull’efficienza energetica negli edifici, Decreto387/03 sulla promozione di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili);

• creazione delle condizioni normativo/legislative favorevoli allo sviluppo di EnergyServices Companies (ESCO), società che forniscono ad utenti con significativi con-sumi di energia servizi integrati per la realizzazione e l’eventuale successivagestione di interventi di risparmio energetico, garantendone i risultati; le ESCO pos-sono, eventualmente, finanziare direttamente l’intervento e remunerare il capitaleinvestito con i risparmi energetici conseguiti.

In ultimo vanno menzionati gli strumenti finanziari e normativi dei Fondi Strutturali chedestinano al settore energia una quota consistente di finanziamenti per la PA, in par-ticolare a livello regionale.I Fondi Strutturali contribuiscono a realizzare l’obiettivo della coesione economica e socia-le dell’Unione Europea. Le loro risorse sono utilizzate per ridurre il divario tra le Regionidell’Unione e promuovere le pari opportunità professionali dei diversi gruppi sociali. L’azionedei Fondi Strutturali si concentra principalmente su una serie di obiettivi prioritari.Per il periodo di programmazione 2000-2006, la normativa dei Fondi Strutturali, approva-

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17ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

Un confronto fra lo scenario “efficienza energetica” e lo scenario tendenziale

I ricercatori ENEA ed APAT hanno costruito ed analizzato alcuni possibili scenari di sviluppo del siste-

ma energetico italiano, relativi ai prossimi 30 anni, dal punto di vista economico, energetico ed ambien-

tale. Tra questi è stato elaborato uno scenario “efficienza energetica” con l’obiettivo di valutare gli effet-

ti di un incremento di efficienza del sistema energetico mediante la simulazione di un aumento della

velocità di penetrazione delle tecnologie energetiche più efficienti. Lo scenario analizza le conseguen-

ze delle azioni previste nei decreti ministeriali del 20 luglio 2004, nei quali si ipotizza la diffusione di

apparecchiature di uso finale più efficienti promossa dai distributori di energia elettrica e gas naturale.

Si ricorda che questi operatori sono tenuti ad effettuare azioni di diffusione di tecnologie fino a raggiun-

gere un risparmio annuo, in energia primaria, di 1,6 Mtep di energia elettrica e di 1,3 Mtep di energia

termica (gas naturale). È interessante un confronto tra lo “scenario efficienza energetica” e “lo scenario

tendenziale” (relativo all’evoluzione tendenziale del sistema). Il grafico della differenza tra i due scenari

mostra innanzitutto come la promozione dell’efficienza energetica produca una riduzione delle emissio-

ni di CO2 (rispetto all’evoluzione tendenziale) compresa tra l’1,5% e il 2,5%. Effetti rilevanti, ma più ridot-

ti, si hanno anche sulle altre componenti energetiche del sistema, cioè la quota di fonti fossili e l’intensi-

tà carbonica dell’energia fossile. Riguardo alla quota di fonti fossili, la riduzione del consumo di energia

che caratterizza lo scenario efficienza provoca una diminuzione significativa anche del consumo di ener-

gia fossile, sia in termini assoluti che percentuali (ciò perché il consumo di energia rinnovabile si ridu-

ce in modo solo marginale). La riduzione dei consumi energetici non è, infatti, equamente distribuita tra

le fonti primarie, perché viene in prevalenza ottenuta riducendo i consumi diretti di gas naturale per usi

termici e i consumi di energia elettrica. Riguardo all’intensità carbonica dell’energia fossile, la riduzione

dei consumi di gas naturale (sia diretti che per la generazione elettrica) ne determina d’altra parte un

aumento rispetto all’evoluzione tendenziale. Un dato di gran rilievo dello scenario efficienza è che l’ac-

celerazione nella diffusione delle apparecchiature più efficienti ha un impatto positivo e non marginale

sulla crescita economica: l’incremento del PIL rispetto all’evoluzione tendenziale è, infatti, pari allo 0,1%,

in leggerissimo ma costante aumento nel corso del tempo, un valore corrispondente in termini assolu-

ti a cifre comprese tra un miliardo (nel 2010) e due miliardi di euro (nel 2030).

ta dal Consiglio il 21 giugno 1999, concentra le azioni strutturali su tre obiettivi prioritari:• l’Obiettivo 1 è teso a promuovere, rilanciare e adeguare lo sviluppo strutturale del-

le Regioni in ritardo, in cui il Prodotto Interno Lordo è inferiore al 75% della mediadell’Unione Europea;

• l’Obiettivo 2 è finalizzato a favorire la riconversione economica e sociale del-le zone con difficoltà strutturali diverse da quelle ammissibili dall’Obiettivo 1.

CO2

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18 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

forte impulsodell’UE alla

promozionedell’efficienza

energetica

Esso riguarda le zone in fase di mutazione economica, le zone rurali in decli-no, le zone dipendenti dalla pesca che si trovano in una situazione di crisi equartieri urbani in difficoltà;

• l’Obiettivo 3 è finalizzato a favorire l’adeguamento e l’ammodernamento delle poli-tiche e dei sistemi nazionali di istruzione, formazione e occupazione. Esso si inqua-dra nella strategia europea per l’occupazione e funge da quadro di riferimentoper tutte le azioni a favore delle risorse umane.

In relazione a tali Fondi, alle Regioni è stato assegnato un ruolo centrale nell’in-dividuazione dei programmi operativi attuativi della strategia di sviluppo e nel-la conseguente attribuzione di compiti e di funzioni tra i diversi livelli dell’am-ministrazione.

Gli indirizzi dell’Unione Europea sull’efficienza energetica

L’indirizzo della Commissione dell’Unione Europea è quello di un forte impulso alla pro-mozione dell’efficienza energetica, a prescindere dalla situazione attuale di forti aumen-ti e di instabilità del prezzo del petrolio. Secondo diversi studi l’UE potrebbe risparmia-re almeno il 20% rispetto all’attuale consumo di energia. Naturalmente, per realizzarequesti potenziali risparmi sono necessari importanti investimenti in nuove tecnologie enuovi dispositivi nonché servizi ad elevata efficienza energetica. L’Europa è all’avan-guardia in questo settore e questi servizi hanno carattere prevalentemente locale, percui investimenti con obiettivi di risparmio energetico porterebbero certamente alla crea-zione di posti di lavoro di alta qualità (il potenziale incremento di occupazione direttoe indiretto è stimato in un milione di nuovi posti di lavoro). Inoltre, un programma di effi-cienza energetica provocherebbe un risparmio netto di una parte del denaro non spe-so in energia e, conseguentemente, un miglioramento della competitività delle impre-se e delle condizioni di vita delle famiglie (una famiglia media dell’UE potrebbe rispar-miare da 200 a 1000 euro l’anno in funzione del proprio consumo energetico).La recente Direttiva Europea 2006/32/CE “concernente l’efficienza degli usi finali del-l’energia e i servizi energetici” pone quale obiettivo generale per gli Stati membril’adozione di misure idonee a conseguire un risparmio energetico pari al 9% per ilnono anno di applicazione, a partire dal gennaio 2008. In particolare:• il settore pubblico è sollecitato a svolgere un ruolo esemplare nel contesto della

Direttiva;• gli Stati membri possono creare fondi che sovvenzionino l’attuazione di program-

mi e altre misure di miglioramento dell’efficienza energetica e promuovano un mer-cato dei servizi energetici;

• gli Stati membri trasmettono un primo piano di azione sull’efficienza energeticaentro il 30 giugno 2007.

Per quanto concerne gli obblighi derivanti da Kyoto, il risparmio energetico rappre-senta il mezzo più rapido, efficace ed efficiente in termini di costi per ridurre le emis-sioni di gas a effetto serra e per migliorare la qualità dell’aria.Inoltre, l’efficienza energetica è uno degli strumenti fondamentali per far fronte alproblema degli approvvigionamenti energetici. Sulla base delle tendenze attuali, entroil 2030 l’UE dipenderà al 90% dalle importazioni per coprire il suo fabbisogno dipetrolio e all’80% per il gas, per cui una spinta all’efficienza energetica per ridurredetto fabbisogno contribuirebbe significativamente ad una politica atta a garantirela sicurezza dell’approvvigionamento energetico.

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19ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

si impone unmaggioresforzo informativo/formativo

Nell’UE, a partire dalla metà degli anni 70, si è spezzata la correlazione fino ad allo-ra inseparabile tra crescita del PIL e aumento del fabbisogno energetico. L’intensitàenergetica è calata del 40% in Germania e in Danimarca, mentre in Francia è del30% inferiore rispetto agli anni 70.Il mercato, in generale, non adotta spontaneamente misure specifiche per migliora-re l’efficienza energetica, risulta necessario, pertanto, svolgere un’efficace azione dipromozione, ipotizzando che, nello stesso tempo, il mercato continuerà a svolgereun ruolo fondamentale nel processo di adeguamento tra la domanda e l’offerta.L’ostacolo principale all’aumento di efficienza energetica resta, tuttavia, la mancan-za di informazioni sia sulla disponibilità di nuove tecnologie, sia sui costi dei propriconsumi, come risulta altresì carente la formazione dei tecnici per una correttamanutenzione. Inoltre, i diversi operatori del mercato non prendono assolutamentein considerazione gli aspetti di efficienza energetica.La mancanza di informazione sulle tecnologie più avanzate e sulla relativa ripercussio-ne economica e finanziaria sui tassi di rendimento degli investimenti, unitamente, in talu-ni casi, ad una avversione del rischio legato all’adozione di tecnologie di avanguardia,può indurre gli investitori, in particolare le banche, a continuare a sostenere tecnologiesuperate che non rappresentano i migliori rendimenti di investimento. Ciò impone unmaggiore sforzo informativo/formativo da parte di coloro che promuovono tecnologieinnovative a basso consumo energetico, incluse le società di servizi energetici (ESCO).Informazione e formazione rappresentano, dunque, importanti strumenti per la diffu-sione dell’efficienza energetica non sempre pienamente utilizzati.A tal proposito è certamente opportuno intensificare gli sforzi per:•un’azione di informazione nei confronti dei cittadini su temi quali la riduzione dei

consumi nelle abitazioni grazie, ad esempio, a sistemi di riscaldamento e di illu-minazione efficienti; ciò può risultare efficace per modificare la percezione del pro-blema e incoraggiare comportamenti virtuosi e può anche indurre decisioni di acqui-sto più consapevoli;

• un’azione informativa verso i clienti industriali;• un’azione informativa/formativa nei confronti degli esperti pubblici e privati del set-

tore dell’efficienza energetica, nonché dei prestatori di servizi; tale azione contribui-sce alla creazione di una rete di esperti di settore qualificati;

• un’azione informativa/formativa nei confronti dei professionisti: nel settore civileinformare il pubblico costituisce un obiettivo primario, ma non è trascurabilel’obiettivo di informare e formare i professionisti: coloro che progettano gli edificidevono disporre delle conoscenze sufficienti sulle tecnologie più recenti ed effi-cienti che consentono il risparmio energetico. Analogamente, gli installatori disistemi di riscaldamento possono, ad esempio, consigliare meglio i propri clienti.

Non va peraltro trascurata un’azione tesa a rafforzare la cultura dell’efficienza energe-tica nei corsi scolastici.Permane, inoltre, il problema dell’accesso ad adeguati strumenti di finanziamento1

nel caso di progetti di efficienza energetica di modesta entità. In proposito andreb-bero individuate e sperimentate nuove modalità quali, ad esempio, quella di presti-ti globali concessi dalla Banca Europea degli Investimenti a banche intermediarie,dotate di competenze tecnico-economiche in tema di efficienza energetica che, aloro volta, finanziano piccoli progetti.

1 È importante la sensibilizzazione degli operatori economici/bancari sugli aspetti legati agli investimenti in efficienza energetica(basso rischio finanziario, aspetto etico degli investimenti ecc.)

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mercato pococonsistenteper ridurre

i costi

L’attuale sistema dei prezzi praticati sui prodotti energetici non orienta il consuma-tore verso un uso più razionale dell’energia. Detto sistema, inoltre, non tiene contodel valore energetico relativo dei prodotti, né dell’impatto ambientale del loro con-sumo. Il sistema attuale di tariffazione non garantisce che i costi esterni siano presiin considerazione. Ne consegue che il consumatore non è indotto a consumare menoo a cercare l’energia prodotta con fonti più rispettose dell’ambiente (ciò è partico-larmente evidente nel settore trasporti).Molte tecnologie promettenti per l’utente finale hanno ancora bisogno di interventidi ricerca e sviluppo. In particolare, tematiche quali la generazione distribuita, le retiintelligenti d’energia, i migliori rendimenti delle centrali a combustibile fossile ecc.possono essere affrontate solo attraverso una deciso impegno in attività di ricerca edimostrazione, unitamente a misure di carattere normativo ed economico.Particolare importanza riveste la proroga del programma comunitario “Energia intel-ligente per l’Europa” dal 2007 al 2013 che, attraverso una dotazione di 780 milioni diEuro, intende offrire un sostegno finanziario ad una vasta gamma di azioni promozio-nali volte a rimuovere le barriere non tecnologiche (legali, finanziarie, istituzionali, cul-turali, sociali) nel settore dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili (va comun-que considerato che buona parte delle risorse finanziarie disponibili a livello euro-peo, per la politica di coesione, sarà destinata alle regioni dei 10 nuovi Stati membri,Stati in cui il potenziale di miglioramento dell’efficienza energetica è elevato).Per migliorare l’efficienza energetica esistono numerose tecnologie: uno dei proble-mi è che per alcune di esse il mercato non è sufficientemente consistente per con-sentire un ulteriore sviluppo e una riduzione dei costi di produzione grazie all’au-mento delle vendite. A tal proposito potrebbero rivelarsi molto utili gli appalti pub-blici, quale incentivo per contribuire ad una maggiore penetrazione delle tecnolo-gie di cui sopra. Risulta quindi importante affiancare la PA per integrare i criteri ener-getico ambientali nelle procedure di aggiudicazione degli appalti pubblici. Va con-siderato che, a livello europeo, gli appalti pubblici rappresentano il 16% del PIL eche un semplice esempio di approccio efficiente dal punto di vista energetico-ambientale può riguardare l’adozione di veicoli meno inquinanti. In effetti, un siffat-to comportamento da parte della PA, oltre a costituire un esempio per la moltepli-cità degli utenti, aprirebbe la strada alla creazione di nuovi mercati per i prodotticon maggiori prestazioni energetiche.Nel settore civile è rilevante la Direttiva sul rendimento energetico nell’edilizia(2002/91/CE). In proposito la Commissione Europea stima un risparmio, entro il 2020,pari a 40 Mtep. La stessa Direttiva dispone l’emissione di un attestato di certificazio-ne energetica nella fase di costruzione, compravendita e locazione di un edificio consuperficie maggiore di 50 mq, attestato corredato da raccomandazioni per il miglio-ramento del rendimento energetico in termini costi-benefici. Evidentemente vannoindividuate forme di agevolazioni per il finanziamento relativo. La stessa direttiva sta-bilisce un rendimento energetico per edifici superiori ai 1000 mq in occasione diristrutturazioni. È evidente che la ristrutturazione offre una opportunità anche eco-nomica per migliorare l’efficienza energetica. D’altra parte uno studio a livello euro-peo (Ecofys) afferma che l’effetto dell’applicazione della Direttiva - eventualmenteestesa a tutte le ristrutturazioni - porta ad una stima “prudente” di 70 Mtep in ter-mini di incremento di efficienza energetica e alla creazione di 250.000 posti di lavo-ro a tempo pieno per personale qualificato operante nell’edilizia, soprattutto a livel-lo locale (dove si ristruttura).

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promozionedella generazionedistribuita dienergia elettrica

L’illuminazione assorbe circa un terzo del consumo degli edifici: il suo potenzialemiglioramento è spesso superiore al 50%.Per gli elettrodomestici si è fatto molto attraverso l’etichettatura, ora però è necessa-rio applicare i principi dell’efficienza energetica evitando ripercussioni negative sualtri aspetti ambientali o su altre fasi della vita del prodotto. È quindi al momentonecessario stabilire criteri di efficienza energetica per un’ampia gamma di prodot-ti e applicazioni, ad es. la funzione di stand-by per le diverse apparecchiature. Inrealtà sono disponibili modalità di stand-by degli apparecchi più efficienti, ma è neces-sario promuoverne la rapida immissione in commercio.Per quanto concerne la produzione di energia elettrica, in un piano di efficienza ener-getica, particolare attenzione va posta nella promozione della generazione distribui-ta. Si constata che la maggior perdita della catena della fornitura di elettricità (pro-duzione, trasporto e distribuzione, fornitura) è quella del calore non utilizzato che silibera sotto forma di vapore generalmente durante il riscaldamento dell’acqua uti-lizzata nel processo di raffreddamento. La catena è caratterizzata soprattutto da unaproduzione di energia elettrica centralizzata a partire da grandi centrali, produzio-ne che presenta i vantaggi di un’economia di scala, ma comporta anche uno spre-co di energia nella trasmissione, soprattutto a livello della distribuzione. Le esigen-ze di investimento nella produzione di energia elettrica potrebbero essere utilizza-te cogliendo, quando e dove possibile dal punto di vista tecnico-economico, l’op-portunità di una produzione distribuita e locale, più pulita ed efficiente. La genera-zione distribuita è generalmente molto più vicina ai punti di utilizzo anche per il calo-re perso nella produzione convenzionale, e aumenta le possibilità di recupero delcalore stesso e quindi migliora anche l’efficienza energetica.Non va, inoltre, trascurato il potenziale incremento, in termini di efficienza energeti-ca, che può derivare da una maggiore diffusione della cogenerazione.Un importante strumento di mercato è rappresentato dai certificati bianchi, un siste-ma che obbliga fornitori/distributori di energia a realizzare misure di efficienza perconto degli utenti finali. Il sistema, introdotto in Italia dai DM del luglio 2004, preve-de che i distributori di energia elettrica e gas raggiungano annualmente determi-nati obiettivi quantificati di risparmio di energia primaria, consentendo, nello stessotempo, l’ottenimento di vantaggi a tutti gli attori coinvolti nel processo. L’obiettivo chei decreti si propongono è quello di conseguire, alla fine del quinquennio, un rispar-mio di energia pari a 2,9 Mtep l’anno.L’industria, in particolare quella di grandi e medie dimensioni e quella energy intensive, hafatto progressi nel campo dell’efficienza energetica.Va tuttavia svolta un’azione decisa ver-so l’innovazione tecnologica, migliorando l’offerta e rendendola capillarmente disponibilee aumentando le conoscenze dell’utente industriale di piccola e media dimensione.Una spinta in tal senso può anche venire dalla normativa e quindi dalle misure neces-sarie a rispettare i valori di emissione: l’efficienza energetica, infatti, costituisce unostrumento necessario al riguardo. In proposito, un riferimento importante è costitui-to dalla direttiva 96/61/CE sulla prevenzione e la riduzione integrate dell’inquinamen-to (IPPC) e dall’elaborazione/applicazione in atto delle migliori pratiche applicabiliai sistemi energetici utilizzati in numerose tecniche industriali.Vi sono poi due programmi ambientali intrapresi su base volontaria che possono con-tribuire a rafforzare l’efficienza energetica:• il sistema comunitario di assegnazione del marchio di qualità ecologica che può

essere assegnato a prodotti di consumo a condizione che soddisfino, nell’intero

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22 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

nuovi strumentinormativi/

legislativi emetodologie

applicative

ciclo di vita del prodotto, una serie di criteri di prestazione ambientali, tra cui anchequelli di efficienza energetica;

• il sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS) secondo il quale le diverseorganizzazioni (può essere un’industria, ma anche un’organizzazione pubblicacome una provincia, e Viterbo ne è un esempio) devono impegnarsi a migliorarele loro prestazioni ambientali, con l’efficienza energetica che è parte di tale miglio-ramento ed è oggetto di esame nell’analisi ambientale e nelle dichiarazioni ambien-tali imposte dal sistema.

Il quadro di riferimento legislativo-normativo

L’incremento dell’efficienza energetica negli usi finali dell’energia, inteso comerisorsa “virtuale” da valorizzare strategicamente per migliorare la capacità diapprovvigionamento energetico di un sistema, non può prescindere da un ade-guato quadro normativo/legislativo di supporto. Questo rappresenta il princi-pale strumento di policy con cui si pongono le basi per l’innovazione di un siste-ma energetico adeguandolo alle nuove esigenze e con cui si affrontano even-tuali carenze strutturali che lo sviluppo socio-economico del sistema stesso ren-de evidenti.Nell’ultimo decennio si è assistito ad una crescente attenzione, da parte dell’UnioneEuropea, nell’individuazione di nuovi strumenti normativi/legislativi e di nuove meto-dologie applicative finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica della filie-ra dell’energia (dalla produzione fino all’uso finale), allo sviluppo e diffusione dellefonti rinnovabili e alla tutela ambientale. Lo stesso è stato fatto in ambito nazionalecon strumenti spesso innovativi ed inediti, che hanno posto l’Italia all’avanguardianella produzione legislativa, ma che non sempre hanno ottenuto, in fase di attuazio-ne, i risultati previsti.Il settore dell’efficienza energetica è definito, a livello comunitario, dal seguente qua-dro di Direttive e programmi a cui i Paesi membri devono dare attuazione:• la Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energetico nell’edilizia;• la Direttiva 2004/8/CE sulla promozione della cogenerazione;• la Direttiva 2005/32/CE sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti che con-

sumano energia;• i programmi europei: VI e VII PQ, IIE (“Intelligent Energy for Europe”); in partico-

lare, nell’area tematica “energia” del VII PQ (2007-2013), si focalizza l’attenzionesui nuovi concetti e le tecnologie per potenziare l’efficienza e il risparmio energe-tico per gli edifici, i servizi e il comparto industriale;

• il Libro verde sull’efficienza energetica (“More with less”);• la Direttiva 2006/32/CE sull’efficienza energetica sugli usi finali dell’energia e sui

servizi energetici.Inoltre, i seguenti riferimenti rappresentano imprescindibili condizioni al contorno,con le quali armonizzare le misure e gli strumenti di policy energetico-ambientalenazionali e locali:• la Direttiva 2001/77/CE sulla promozione delle fonti rinnovabili;• la Direttiva 2003/87/CE sull’Emission Trading;• gli strumenti per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto quali: i mec-

canismi flessibili Emission Trading (ET), Clean Development Mechanism (CDM),Joint Implementation (JI).

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23ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

promozionedi nuove politiche territoriali

A livello nazionale l’applicazione dei Piani Energetici su scala Regionale,Provinciale e Comunale, l’entrata in vigore del Testo Unico per l’edilizia, la libe-ralizzazione dei mercati nei settori elettrico e del gas naturale, rappresentanoimportanti innovazioni che stanno contribuendo alla promozione di nuove poli-tiche territoriali e di nuove competenze specifiche da parte degli operatori deisettori pubblico e privato, nell’ambito del quadro legislativo di riferimento; inparticolare:• la Legge 239/04 (legge “Marzano”) per il riordino del settore energetico nazio-

nale: essa definisce gli obiettivi generali di politica energetica del Paese ed indi-vidua gli strumenti operativi tra cui figura, tra l’altro, la promozione della micro-generazione (anche in assetto cogenerativo) attraverso l’individuazione di pro-cedure autorizzative semplificate;

• il DLgs 79/99 (decreto “Bersani”) di attuazione della Direttiva 96/92/CE recante nor-me comuni per il mercato interno dell’energia;

• il DPR 192/05 di recepimento della Direttiva 2002/91/CE sul rendimento energeti-co nell’edilizia: esso stabilisce i criteri, le condizioni e le modalità per migliorarele prestazioni energetiche degli edifici introducendo la certificazione energeticaper gli edifici di nuova costruzione o ristrutturati integralmente (questi ultimi se disuperficie utile superiore a 1000 metri quadrati);

• i Decreti ministeriali 20 luglio 2004 per l’efficienza energetica negli usi finali:emanati dal Ministero delle Attività Produttive di concerto con il Ministerodell’Ambiente e della Tutela del Territorio, promuovono l’efficienza energeti-ca negli usi finali dell’energia attraverso l’incentivazione delle tecnologie ener-geticamente efficienti e la creazione di un mercato dei titoli (Certificati Bianchio Titoli di Efficienza Energetica) rilasciati a seguito degli interventi. L’obiettivoè il conseguimento, alla fine del quinquennio 2005-2009, di un risparmioannuo di energia primaria di 2,9 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio(Mtep), valore che rappresenta l’incremento annuo dei consumi di energia regi-strato nel periodo 1999-2001 e che corrisponde a circa 7 Mt di CO2 nonemessa in atmosfera. Sono i grandi distributori di energia elettrica e di gasnaturale (con più di 100 mila clienti al 31.12.2001) ad avere l’obbligo: essi con-corrono al raggiungimento degli obiettivi annui indicati dai decreti con quo-te stabilite dall’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) in funzione del-le rispettive quote di mercato;

• il Decreto 28 febbraio 2003 (Decreto “CERSE”) sulle modalità di gestione delFondo per il finanziamento delle attività di ricerca e sviluppo di interesse gene-rale per il sistema elettrico nazionale; il piano triennale prevede studi e ricer-che sugli usi finali dell’energia, sull’analisi dei fabbisogni energetici degli edi-fici, sullo sviluppo componenti di sistemi innovativi, sulla gestione dei cari-chi e sulle tecnologie di generazione distribuita;

• la Legge 10/91 e suoi Decreti attuativi (DPR 412/93 e 551/99), per quanto ancorain vigore.

Il suddetto quadro di leggi e decreti si integra con le delibere dell’Autoritàper l’Energia Elettrica e il Gas (AEEG) che rappresentano lo strumento ope-rativo di regolamentazione e controllo dei settori dell’energia elettrica e delgas naturale.Anche a livello nazionale i provvedimenti in materia di efficienza energetica vanno visti inuna logica integrata con i seguenti provvedimenti di natura prevalentemente ambientale:

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24 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

l’approcciosistemico

dell’ENEA

• il Decreto 387/03 sulla promozione di energia elettrica prodotta da fonti rinnova-bili (recepimento Direttiva 2001/77/CE);

• il Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas responsabili dell’effetto ser-ra: 2003-2010;

• il DLgs 22/97 (decreto “Ronchi”) di attuazione delle Direttive 91/156/CEE suirifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CEE sugli imballaggi e sui rifiu-ti di imballaggio.

La proposta dell’ENEA

Il modo generale di procedere per la ricerca e la diffusione dell’efficienza energe-tica deve prendere necessariamente in considerazione l’interrelazione di moltepli-ci fattori, tutti determinanti per la comprensione e la gestione delle tendenze in attonel mondo energetico. In particolare, l’esigenza di tecnologie energetiche efficien-ti e pulite si intreccia con le condizioni di mercato nazionale ed internazionale in fasedi trasformazione e di liberalizzazione, con normative ed accordi internazionali,europei ed italiani, con una offerta tecnologica in grande crescita, con una strutturapolitica e di finanziamento dei programmi di ricerca in fase di decentralizzazioneed, infine, con un territorio che sta trasformando il suo assetto abitativo e produtti-vo. Tutto ciò richiede alcune importanti trasformazioni del sistema energetico, tra-sformazioni che l’Unione Europea ha chiaramente identificato nella progressiva dif-fusione delle fonti rinnovabili e nello spostamento di importanti porzioni di genera-zione di energia verso l’autoproduzione realizzata direttamente nei luoghi in cui l’ener-gia stessa viene utilizzata proprio in quanto l’efficienza energetica potrà giocare ilruolo di forza trainante del mercato. Secondo la visione dell’Unione Europea il valo-re dell’energia dipenderà sempre più dalla capacità di far fronte alle nuove proble-matiche indotte dal libero mercato e dalla relazione virtuosa che si svilupperà tra ilgestore di distretti energetici locali e territoriali (“power parks”, “reti intelligenti”)ed i fornitori di energia su scala nazionale. Tale relazione poggerà su una forte infor-matizzazione sia a livello locale (gestione dei distretti energetici e degli edifici), siaa livello di relazione tra la realtà locale ed il mercato. Il modello di trasformazioneprevisto è quello di una sorta di “internet dell’energia”. In questo contesto l’infor-matica rappresenterà il punto di convergenza tra utenza e mercato e tra produttoree strumenti di governance.Da questa premessa risulta evidente che il problema della efficienza energeticanei prossimi anni includerà, al suo interno, la problematica tecnologica, normati-va, legislativa nonché gli aspetti socio-economici e logistici del territorio, tuttiimportanti per lo sviluppo. Tali aspetti non possono essere affrontati in mododisgiunto per cui l’approccio dell’ENEA deve essere sistemico ed in linea col pro-cesso di trasformazione “energetico-sociale” evidenziato dall’Unione Europea. Inquesto processo l’ENEA intende trovare ruolo e capacità propositiva a tutti i livel-li, tecnologico, normativo, legislativo.Inoltre, l’efficienza energetica negli usi finali è parte di una problematica più ampia,quella dell’uso sostenibile delle risorse; tale problematica richiede l’utilizzo e l’inte-grazione di una molteplicità di tecnologie provenienti da vari settori, nonché la par-tecipazione, ai diversi programmi, di una numerosità di operatori. Queste caratteri-stiche esaltano i punti di forza dell’ENEA, punti di forza che corrispondono alla capa-cità di approccio sistemico, al possesso di conoscenze consolidate che vanno dai

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25ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

decentra-mento del livello decisionale

materiali, alla diagnostica, dai sistemi di generazione energetica, alle tecnologie del-l’informazione, nonché all’esperienza nella gestione di programmi e progetti comUn’altra caratteristica rilevante dell’efficienza energetica negli usi finali è il proble-ma della normativa; anche a tale proposito, sia nella fase propositiva che di control-lo, l’ENEA, nel panorama nazionale, rappresenta l’unica organizzazione pubblica diricerca e sviluppo con competenze ed esperienza orizzontali nel campo dell’ener-gia, dell’ambiente e delle tecnologie associate.L’ENEA può, quindi, contribuire al miglioramento dell’efficienza energetica del Paesesia attraverso progetti di ricerca e sviluppo di tecnologie, sistemi e componenti inno-vativi, sia favorendo l’integrazione tra domanda e offerta con l’utilizzo mirato dei diver-si strumenti di diffusione (informazione, formazione, diagnostica, analisi e studi, con-sulenza, dimostrazione ecc.), sia attraverso “l’anticipazione” della normativa. Il ruo-lo più ambizioso cui aspirare è quello di contribuire, in maniera determinante a crea-re una proposta sinergica per una “architettura di sviluppo dell’energia sostenibi-le”, uno strumento legislativo/normativo per governare la trasformazione ed infineuna piattaforma tecnologica per attuare la trasformazione sviluppata in collabora-zione con il network industriale.A tal fine è necessario individuare e sviluppare un’offerta adeguata, anche in fun-zione della previsione dell’evoluzione della normativa, e stimolare e qualificare ladomanda integrandola con l’offerta.Un fattore che ha acquisito sempre maggiore importanza è il decentramento del livel-lo decisionale. In effetti la specificità dei problemi locali e le opportunità offerte dal-le nuove tecnologie consentono una maggiore efficacia qualora le decisioni venga-no prese localmente. Tale decentramento si sposa perfettamente con il carattere loca-le e di stretto adattamento al territorio che le fonti rinnovabili e la generazione distri-buita stanno sempre più sviluppando.Vanno perciò ricercate tutte le sinergie tra il livello centrale e il livello locale, ovve-ro tra il centro di competenze (ENEA) e i suoi collegamenti con il territorio.I macro-obiettivi devono coinvolgere tutti i differenti attori in campo e possono esse-re così schematizzati:• Architettura e visione energetica: proporre modelli territoriali di integrazione tra

produzione e consumo energetico che si sostengano dal punto di vista tecnologi-co, economico e valorizzino il ruolo dei distretti territoriali e delle PA locali. Lo svi-luppo di tale visione d’insieme è fondamentale per la definizione dei contenuti deidiversi programmi/progetti.

• Ricerca: avere un ruolo costante e di eccellenza nei network di ricerca europeaed internazionali sia in termini di tecnologia che di nuovi strumenti per l’orienta-mento della trasformazione energetica.

Per mirare a tali obiettivi è indispensabile rafforzare la collaborazione con i diversiinterlocutori, in particolare:• Pubblica Amministrazione: definire un rapporto stabile con la Pubblica

Amministrazione- centrale e periferica affinché, nei piani di sviluppo, un uso soste-nibile dell’energia e delle risorse contribuisca a preparare il terreno e ad antici-pare la trasformazione energetico-sociale indicata dall’Unione Europea.

• Sistema produttivo: definire un rapporto stabile e propositivo all’interno dei net-work industriali che sviluppano l’idea ed il prodotto per il mercato energetico.

• Mercato: promuovere dei tavoli permanenti di confronto con le associazioni impren-ditoriali e le associazioni dei consumatori al fine di avviare, con la Pubblica

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programmaarticolato

e azioni coordinate

Amministrazione, la discussione, l’individuazione e la negoziazione di strumenti ido-nei a favorire iniziative e progetti per l’efficienza energetica.

Tale approccio è ambizioso e può essere perseguito attraverso un programma arti-colato ed una serie coordinata di azioni finalizzate a:• sviluppare soluzioni d’avanguardia, congiuntamente al network industriale, su

alcune piattaforme tecnologiche strategiche che saranno alla base della tra-sformazione energetico-sociale. Tra le piattaforme tecnologiche più significa-tive, ci sono:

- i distretti energetici ad alto grado di integrazione (power parks, reti intelligenti)tra generazione distribuita (micro/poligenerazione), fonti rinnovabili ed utenze;- gli edifici a basso consumo ed alimentati con fonti rinnovabili (ecobuildings);- l’ICT (Information and Comunication Technology) applicata alla progettazionee gestione ottimale dei distretti energetici ad alta integrazione;- lo sviluppo di modelli di simulazione e calcolo dei sistemi edificio-impian-to per la progettazione e gestione ottimale degli ecobuildings e dei relativiservizi energetici;- le tecnologie per l’ottimizzazione energetica dei processi industriali;- sviluppare grandi realizzazioni di centri pilota esemplari per distretti energeti-ci ad alta integrazione al fine di dimostrare la maturità e la replicabilità di solu-zioni tecnologiche e creare, intorno ai dimostratori, nuove imprese ad alta tecno-logia di componenti e/o servizi energetici;

• sviluppare metodologie e strumenti avanzati di supporto alle decisioni per la pia-nificazione e la gestione della mobilità passeggeri e merci e realizzare applica-zioni pilota in collaborazione con aree metropolitane nazionali;

• sviluppare, in collaborazione con l’industria nazionale, sistemi innovativi per l’otti-mizzazione della gestione on line del traffico della mobilità urbana, utilizzando lenuove opzioni telematiche sia per l’acquisizione dei dati che per l’infomobilità;

• sviluppare sistemi integrati per la razionalizzazione della distribuzione dellemerci in ambito urbano, con particolare riferimento alla citylogistics, e per lapromozione e gestione del trasporto intermodale delle merci sulle lunghe per-correnze;

• promuovere e collaborare con l’industria allo sviluppo di veicoli a bassissimo con-sumo in ambito urbano (microcar e microvan) con particolare riferimento a tec-nologie di trazione elettrica ed ibrida;

• cogliere le opportunità di efficienza energetica nei diversi settori promovendo equalificando la domanda e, quindi, offrendo soluzioni tecnologiche adeguate edinnovative;

• rendere disponibili le proprie conoscenze al sistema produttivo aiutandolo ad indi-viduare e a decidere interventi per il miglioramento dell’ efficienza energetica;

• favorire la diffusione di specifiche tecnologie dimostrandone la convenienza tec-nico-economica (in effetti molte tecnologie promettenti per l’utente finale hannoancora bisogno di interventi di ricerca e sviluppo). In particolare, tematiche qua-li la generazione distribuita e le reti intelligenti d’energia possono essere affronta-te solo attraverso un deciso impegno in attività di ricerca e dimostrazione, unita-mente a misure di carattere normativo ed economico;

• affiancare la Pubblica Amministrazione – centrale e locale – affinché, nei piani disviluppo, un uso sostenibile dell’energia e delle risorse contribuisca ad una cre-scita della competitività del territorio e del sistema produttivo;

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27ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

la normativaha acquisitosempre maggiorreimportanza

• definire percorsi applicativi di procedure finanziarie innovative (Project Financinge Third Party Financing) per la realizzazione di impianti a basso impatto ambien-tale, ma ad elevato rischio economico, realizzando anche interventi dimostrativi attra-verso la costituzione di una ESCO pubblico-privata;

• mettere a punto strumenti di diffusione standardizzati (ma dinamici dal punto divista della loro evoluzione nel tempo) per i diversi utenti oggetto di intervento (ades. corsi di formazione, metodologie diagnostiche ecc.);

• utilizzare i risultati degli interventi a livello territoriale come dati di ingresso peradeguare l’offerta ENEA in termini sia di contenuti che di modalità;

• favorire lo scambio di esperienze e conoscenze;• adattare, quando necessario, gli strumenti di cui sopra a specifiche esigenze ter-

ritoriali.Naturalmente, nell’operare in tal senso, l’approccio non può essere incentratosolo sul concetto di risparmio energetico ma, secondo quanto riconosciuto edattuato a livello europeo e dei maggiori Paesi industrializzati, è opportuno econveniente mirare ad un uso sostenibile dell’energia e delle risorse non esclu-sivamente energetiche, bensì anche di quelle ambientali, delle materie prime,del territorio.È stata già sottolineata la rilevanza dell’aspetto normativo ai fini di una politica di effi-cienza energetica, in particolare rispetto alla domanda. La normativa ha acquisitosempre maggiore importanza per diverse ragioni:• la necessità di poter disporre di uno strumento attraverso cui attuare misure che,

pur andando verso l’interesse collettivo, non vengono assunte spontaneamente dalmercato;

• la necessità di omogeneizzare i mercati, evitando una possibile disaggregazionedovuta a normative locali disomogenee;

• la difficoltà di superare gli ostacoli alla diffusione dell’efficienza energetica con glistrumenti tradizionali, in particolare quando il fattore energia costituisce un elemen-to modesto rispetto al costo globale di produzione nell’industria;

• la considerazione che il consumo di energia implica un importante impatto ambien-tale e che il controllo degli effetti ambientali, essendo fattori esterni, richiede unarisposta di tipo amministrativo-normativo;

• la domanda generale di qualità include ormai, in particolare da parte dei cittadi-ni, una crescente “qualità ambientale”.

In sostanza, l’esistenza e l’osservanza del dettato normativo determinano l’evoluzio-ne verso un consumo intelligente se il consumatore ha i mezzi informativi-informa-tici e gli standard per confrontare agevolmente prodotti e servizi.D’altra parte, va anche messo in evidenza che è in atto una tendenza generale a pro-porre standard sempre più restrittivi (migliorativi) per quanto riguarda l’efficienzaenergetica e l’impatto ambientale.L’attività in campo normativo, come stimolo per l’offerta e per l’orientamentodella domanda, risulta strettamente legata ai programmi di ricerca e sviluppodell’offerta. In effetti, a monte della definizione delle norme vere e proprie, ènecessaria una fase di studio previsionale dello sviluppo tecnologico diprodotti/servizi dell’industria nazionale e del terziario, nonché di indagini socio-economiche sui potenziali utenti della normativa stessa. Da queste fasi di inda-gine possono derivare azioni di sviluppo di prodotti-servizi condotte congiun-tamente dall’ENEA con i diversi operatori. D’altra parte gli studi per sviluppa-

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28 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

re la normativa tecnica avanzata vengono scelti in base ai programmi di svilup-po delle tecnologie dell’ENEA e/o dell’industria; viceversa l’opportunità di svi-luppare certe tecnologie in collaborazione con l’industria può essere basata sul-la previsione dell’evoluzione di certe norme.La normativa rappresenta quindi uno strumento fondamentale per l’integrazionedomanda-offerta.È evidente il grande potenziale sinergico tra normativa e sviluppo tecnologico: i Paesidotati di rigorose normative nazionali sono spesso leader nell’esportazione dei pro-dotti cui tali norme si riferiscono.Altra importante caratteristica dello strumento normativo è quella di facilitare illegame tra efficienza energetica e qualità. Con uno standard normativo si può defi-nire la qualità unendo in un determinato prodotto/servizio l’alta qualità energeti-ca con altre prestazioni. Ciò è estremamente importante per il marketing dell’ef-ficienza energetica: infatti questa da sola, essendo una delle tante caratteristicheprestazionali di un prodotto, spesso non è sufficiente per convincere l’utente ascegliere lo stesso prodotto. Se invece l’alta qualità energetica viene combinatacon l’alta qualità ambientale e l’alta qualità d’uso (ad esempio basso livello di rumo-rosità, livello minimo di manutenzione ecc.) essa entra a far parte del concettogenerale di qualità totale. L’utente finale avrà un’attesa di alta qualità generaliz-zata e non sarà più necessario realizzare una difficile campagna di marketing basa-ta solo sull’efficienza energetica.

Per la diffusione questo equivale a cercare di inserire l’aspetto di efficienza ener-getica nei servizi più generali come quelli di miglioramento della produttività e/odella qualità o quelli di sviluppo e miglioramento della competitività territoriale.Ad esempio è opportuno cercare di inserire la diagnostica energetica per le pic-cole e medie industrie nelle diagnosi di qualità o nelle diagnosi dei processi pro-duttivi. Allo stesso modo, se consideriamo il livello “città”, risulta di estremaimportanza considerare ed inserire la sostenibilità energetica nei diversi strumen-ti di pianificazione territoriale la cui successiva applicazione darà degli effetti dure-voli nel tempo.

Per informazioni:[email protected]

Normativa, stru-mento per facilita-re il legame tra ef-ficienza energeticae qualità

normativa

efficienzaenergetica

qualità

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29ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

PRIMO PIANOPRIMO PIANO

A vent’anni dall’incidente nella centrale nucleare bielorussa

è stato pubblicato il rapporto "The Legacy of Chernobyl: Health,

Environmental and Socioeconomic Impacts”. Basato sui lavori

di un centinaio di scienziati, economisti e specialisti

in campo sanitario, il rapporto, pubblicato dal Chernobyl Forum

e del quale proponiamo ampi stralci, valuta fino ad oggi

le conseguenze su radioattività ambientale,

salute umana ed aspetti socio-economici,

del più grave incidente nucleare della storia

pri

mo

pia

no

Il rapporto del Chernobyl Forum

A cura di PAOLA BATISTONI

ENEADipartimento Fusione,

Tecnologie e Presidio Nucleare

The ChernobylForum's report

Twenty years after the accident at the nuclear power plant

in Belarus, the Chernobyl Forum

has published a report titled "The Legacy of Chernobyl:

Health, Environmental and Socioeconomic Impacts”.

Based on the work of around a hundred scientists,

economists and health specialists, the report – of which we

publish lengthy excerpts – describes the effects produced

so far on environmental radioactivity, human health, society

and the economy by the worst nuclear accident in history

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30 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

Sono trascorsi vent’ anni dal 26 aprile 1986, il giorno in cui un’esplosione al reattore n.4dell’impianto nucleare di Chernobyl in Ucraina provocava l’incidente più grave nella sto-ria dell’industria nucleare. L’incendio che ne risultò, durato circa 10 giorni, provocò il rila-scio di una quantità senza precedenti di materiale radioattivo da un reattore nucleare suvaste aree della Bielorussia, dell’Ucraina, della Federazione Russa e, in minore misura, dialtri Paesi europei, con gravi conseguenze per la popolazione e l’ambiente.Allo scopo di valutare l’impatto sulla salute, ambientale e socio economico dell’incidentedi Chernobyl, l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha lanciato nel 2003 ilChernobyl Forum, un’iniziativa che coinvolge direttamente le agenzie dell’ONU,International Atomic Energy Agency (IAEA), Food and Agriculture Organization (FAO),United Nations Development Program (UNDP), United Nations Environment Program(UNEP), United Nations Office for the Coordination of Human Affairs (UNOCHA), UnitedNation Scientific Committee on the Effects of Atomic Radiation (UNSCEAR), World HealthOrganization (WHO) e World Bank, e le autorità competenti di Ucraina, Bielorussia eFederazione Russa. L’obiettivo del Forum era quello di analizzare, attraverso gruppi diesperti, i dati scientifici a disposizione e di produrre affermazioni autorevoli e consensua-li sulle conseguenze dell’incidente. Un ulteriore obiettivo era quello di fornire raccoman-dazioni ai Paesi maggiormente colpiti per i programmi sanitari speciali e per i rimediambientali, e per indirizzare la ricerca futura. Il Forum è parte del programma decenna-le per Chernobyl lanciato dall’ONU nel 2002 con la pubblicazione del documento TheHuman Consequences of the Chernobyl Nuclear Accident - A Strategy for Recovery 1.Nell’ ambito del Forum, sono stati formati due gruppi di esperti provenienti da dodiciPaesi, incluse Ucraina, Bielorussia e Federazione Russa, e rappresentanti degli organismiinternazionali sopra citati, tra cui scienziati di fama internazionale che hanno condottoricerche sulle conseguenze di Chernobyl.I due gruppi, l’Expert Group ‘Environment’ coordinato dalla IAEA e l’Expert Group ‘Health’coordinato dalla WHO, a conclusione delle loro attività hanno prodotto due rapporti finalirispettivamente sulle conseguenze ambientali e sulla salute, Environmental Consequencesof the Chernobyl Accident and their Remediation: Twenty Years of Experience 2 e HealthEffects of the Chernobyl Accident and Special Health Care Programmes 3, che sono statidiscussi ed approvati dal Forum nel 2005 e successivamente pubblicati nel 2006. L’ IAEAha pubblicato inoltre un documento informativo diretto ad un pubblico più vasto,Chernobyl’s Legacy: Health, Environmental and Socio-Economic Impacts andRecommendations to the Governments of Belarus, the Russian Federation and Ukraine4, checontiene una sintesi dei due rapporti tecnici sopra citati insieme ad un’analisi di impattosocio-economico condotta dalla agenzia UNDP.Questi rapporti hanno avuto una vasta eco nella comunità scientifica e civile internaziona-le, provocando anche reazioni critiche e controiniziative. Riteniamo dunque di fare cosautile per i lettori di “Energia, Ambiente e Innovazione” pubblicando qui di seguito alcunistralci del documento informativo della IAEA4 che rappresenta la sintesi del lavoro di moltianni di un gran numero di esperti autorevoli a livello internazionale. I testi completi (ininglese) dei rapporti citati sono reperibili nel sito web della IAEA5.

Sommario

L’incidente avvenuto nel 1986 al reattore nucleare di Chernobyl è stato il più gravenella storia dell’industria nucleare ed ha causato il rilascio di un’enorme quantità diradioattività su vaste aree della Bielorussia, dell’Ucraina e della Federazione Russa.

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A vent’ anni di distanza, le Agenzie delle Nazioni Unite e i rappresentanti dei tre Paesipiù colpiti hanno esaminato le conseguenze di tale incidente dal punto di vista dellasalute, ambientale e socio - economico. Il personale presente nel sito e coloro cheintervennero nelle operazioni di emergenza nei primi giorni, in totale circa 1000persone, ricevettero le dosi più elevate, in alcuni casi fatali. Nel tempo, più di 600.000persone sono state impiegate nelle operazioni di emergenza o di recupero (liquida-tori). Benché alcune di esse abbiano ricevuto alte dosi di radioattività, molte di lorocosì come la maggioranza dei residenti nelle aree ‘contaminate’ della Bielorussia,Russia ed Ucraina (più di 5 milioni) ricevettero dosi relativamente basse di radiazio-ne al corpo intero, ovvero comparabili con le dosi dovute alla radioattività naturale.Le misure di mitigazione adottate dalle autorità, inclusa l’evacuazione delle areemaggiormente contaminate, hanno ridotto in modo significativo l’esposizione alleradiazioni e il conseguente impatto sulla salute. Tuttavia, l’incidente ha causato unatragedia umana con conseguenze significative di ordine sanitario, ambientale esocio-economico.Il tumore alla tiroide causato dal fallout di iodio radioattivo è stato una delle conse-guenze più importanti dell’incidente. Le dosi alla tiroide assorbite nei primi mesidopo l’incidente furono particolarmente alte nei bambini e in coloro che bevevanolatte contenente alti livelli di iodio radioattivo. Fino al 2002 più di 4000 casi di tumo-re alla tiroide erano stati diagnosticati in questo gruppo di persone, ed è molto pro-babile che una gran parte di tali casi sia attribuibile all’assunzione di iodio radioat-tivo. A prescindere dal drammatico aumento di incidenza del tumore alla tiroide tracoloro che furono esposti in giovane età, non c’è stato un aumento chiaramentedimostrato di tumori solidi o di leucemia a causa delle radiazioni nelle popolazionimaggiormente esposte. Si è verificato, tuttavia, un aumento di problemi psicologicinella popolazione coinvolta, problemi aggravati da una insufficiente informazioneriguardo agli effetti delle radiazioni e dalla crisi sociale ed economica causate dalcrollo della Unione Sovietica.È impossibile determinare in modo attendibile e preciso il numero di tumori letalicausati dall’esposizione a radiazioni dovuta all’incidente di Chernobyl, o l’impattodello stress e dell’ansia. Piccole differenze nelle assunzioni relative al rischio daradiazioni possono portare a grandi differenze nelle conseguenze previste sullasalute, che sono quindi molto incerte.Un gruppo di esperti internazionali ha elaborato delle proiezioni per fornire unastima approssimata dell’impatto dell’incidente sulla salute e per dare supporto allaprogrammazione dell’allocazione delle risorse sanitarie in futuro. Le proiezioni indi-cano che tra le popolazioni maggiormente esposte (liquidatori, evacuati e residentinelle zone cosiddette di ‘rigido controllo’), la mortalità per tumore in totale potreb-be aumentare fino a qualche per cento a causa dell’esposizione a radiazioni dovutaall’incidente di Chernobyl. Tale aumento corrisponderebbe fino ad alcune migliaiadi tumori letali in più rispetto a circa centomila morti per tumori attesi in questepopolazioni per tutte le altre cause. Un aumento di questa entità (qualche punto per-centuale) sarebbe difficile da evidenziare perfino con studi epidemiologici moltoaccurati e a lungo termine.Dal 1986 i livelli di radiazione negli ambienti colpiti si sono ridotti di diverse centina-ia di volte grazie al decadimento naturale e alle contromisure adottate. Di conse-guenza, la maggioranza dei territori contaminati sono adesso sicuri per l’insedia-mento e le attività economiche. Tuttavia, nella Zona di Esclusione di Chernobyl e in

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32 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

alcune aree limitrofe sarà necessario mantenere delle restrizioni sull’uso della terraancora per decine di anni.I Governi adottarono molte contromisure efficaci per limitare le conseguenze dell’in-cidente. Tuttavia, una ricerca recente mostra che occorre cambiare la direzionedello sforzo attuale. La riorganizzazione sociale ed economica delle regioni colpitedi Bielorussia, Russia ed Ucraina deve essere considerata una priorità, così comel’eliminazione del peso psicologico sui lavoratori coinvolti nelle operazioni di emer-genza e sulla popolazione in generale. Inoltre, il decommissioning della distruttaunità n. 4 del reattore di Chernobyl e la bonifica graduale della Zona di Esclusionedi Chernobyl, inclusa la gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi, costituiscono unapriorità per l’Ucraina. È indispensabile il mantenimento di tutte le conoscenze svi-luppate per la mitigazione delle conseguenze, e dovrà essere proseguita la ricercaa lungo termine centrata su alcuni aspetti sanitari, ambientali e sociali.Il presente rapporto, relativo alla radioattività ambientale, alla salute umana e agliaspetti socio-economici, rappresenta la valutazione più completa delle conseguen-ze dell’incidente fino ad oggi.Vi hanno contribuito circa 100 esperti riconosciuti a livello mondiale provenienti damolti Paesi, incluse la Bielorussia, la Russia e l’Ucraina. Esso rappresenta l’opinionecondivisa delle otto Agenzie dell’ONU, secondo le rispettive competenze, e dei trePaesi colpiti.

L’incidente di Chernobyl

Il 26 aprile 2006 l’incidente più grave della storia dell’industria nucleare si verificòall’unità 4 del’impianto nucleare di Chernobyl nella Repubblica Ucraina della ex UnioneSovietica. L’esplosione che distrusse il vessel del reattore e il conseguente incendio chedurò almeno dieci giorni causarono il rilascio nell’ambiente di un’enorme quantità dimateriale radioattivo. Il fumo alzatosi dal reattore in fiamme diffuse numerosi materialiradioattivi, soprattutto iodio (I) e cesio (Cs), su gran parte dell’Europa.Lo I-131, il radioisotopo che maggiormente contribuisce alla dose assorbita dallatiroide, ha emivita breve (8 giorni) e decade quindi quasi totalmente entro pochesettimane dall’incidente. Il Cs-137 radioattivo, che contribuisce sia alla dose esternasia a quella interna, ha un’emivita molto più lunga (30 anni) ed è ancora misurabilesul suolo e in alcuni cibi in gran parte d’Europa. I depositi più consistenti di radionu-clidi si verificarono su vaste aree della Unione Sovietica intorno al reattore, aree chesi trovano attualmente in Bielorussia, Federazione Russa e Ucraina.Si stima che nel 1986–1987 siano stati inizialmente impiegati circa 350.000 lavorato-ri coinvolti nelle operazioni di emergenza e di recupero, inclusi militari, operatoridell’impianto, poliziotti locali e vigili del fuoco. Tra di essi, circa 240.000 lavoratoriimpiegati nelle operazioni di recupero parteciparono in importanti attività di mitiga-zione presso il reattore e nella zona circostante entro un raggio di 30 km. In seguito,il numero di liquidatori registrati salì a 600.000, anche se solo una piccola frazione diessi fu esposta ad alti livelli di radiazione.Nelle aree di Bielorussia, Federazione Russa e Ucraina classificate come ‘contami-nate’ da radionuclidi a causa dell’incidente di Chernobyl (attività per unità disuperficie superiore a 37 kBq m-2 di Cs-137)* vivevano più di cinque milioni di

*Il Bequerel (Bq) è l’unità di misura internazionale di radioattività ed è pari ad una disintegrazione per secondo.

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33ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

persone. Di queste, circa 400.000 vivevano in aree maggiormente contaminate,classificate dalle autorità sovietiche come Aree di rigido controllo radiologico (atti-vità per unità di superficie superiore a 555 kBq m-2 di Cs-137). Tra queste ultime,116.000 persone furono evacuate tra la primavera e l’estate del 1986 dall’area cir-condante il reattore (denominata Zona di Esclusione) e trasportate in zone non con-taminate. Altre 220.000 persone furono spostate negli anni successivi.Sfortunatamente, inizialmente la popolazione colpita di quella che era al tempol’Unione Sovietica non ricevette informazioni attendibili sull’incidente e sulla diffu-sione di materiale radioattivo, e le informazioni rimasero inadeguate anche neglianni successivi all’incidente. Tale mancanza e il ritardo causarono una diffusa sfi-ducia nei canali ufficiali di informazione, nonché l’erronea attribuzione di moltemalattie all’esposizione a radiazioni.

Dal rapporto del Gruppo di Esperti sulle conseguenze sulla salute

Il rapporto fornisce un riassunto delle conseguenze sulla salute nelle popolazioni diBielorussia, Federazione Russa e Ucraina, e risponde a cinque delle domande piùimportanti sull’argomento.

• Quali sono stati i livelli di esposizione a radiazione per la popolazione aseguito dell’incidente di Chernobyl?Tre categorie di persone risultarono esposte a radiazioni a seguito dell’incidente diChernobyl:- i lavoratori impiegati nelle operazioni di emergenza e di recupero nell’impianto enella Zona di Esclusione dopo l’incidente,- gli abitanti evacuati dalle aree contaminate,- gli abitanti nelle aree contaminate che non furono evacuati.Con l’eccezione del personale del reattore che si trovava sul sito e i lavoratoricoinvolti nelle operazioni di emergenza vicino al reattore distrutto durante l’in-cidente e subito dopo, la gran parte dei lavoratori coinvolti nelle operazioni direcupero e delle persone che vivevano nelle zone contaminate ricevettero dosidi radiazione al corpo intero relativamente basse, confrontabili con la dosedovuta al fondo di radiazione ambientale accumulata nei 20 anni successiviall’incidente. Il personale del reattore che si trovava sul sito e i lavoratori coin-volti nelle operazioni di emergenza, in totale circa 1000 persone, ricevetterodurante i primi giorni dopo l’incidente le dosi più elevate, in un intervallo tra i2 e i 20 Gy, che risultarono fatali per alcuni di loro. Le dosi ricevute dai lavora-tori coinvolti nelle operazioni di recupero per periodi brevi nei quattro anniseguenti all’incidente, arrivarono fino ad oltre 500 mSv, con una media di 100mSv secondo i Registri di Stato di Bielorussia, Federazione Russa e Ucraina. Siè stimato che la dose effettiva alle persone evacuate dalla zona di Chernobylnella primavera – estate del 1986 fosse dell’ordine di 33 mSv in media, conpunte dell’ordine di alcune centinaia di mSv.L’ingestione di cibo contaminato con iodio radioattivo causò l’assorbimento di dosisignificative alla tiroide negli abitanti delle aree contaminate di Bielorussia, Russia eUcraina. Le dosi alla tiroide variarono in un ampio intervallo, a seconda dell’età, dellivello di contaminazione del terreno con I-131, e del consumo di latte. Sono statiriportati livelli di dose alla tiroide fino a 50 Gy, con medie nelle aree contaminate da

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0,03 fino a qualche Gy, a seconda della zona di residenza e dell’età. Nei residentinella città di Pripyat nelle vicinanze del reattore di Chernobyl, le dosi alla tiroidefurono sostanzialmente ridotte grazie ad una tempestiva distribuzione di pastiglie diiodio non radioattivo. L’assunzione di latte prodotto da mucche che mangiavano erbacontaminata subito dopo l’incidente costituì la causa maggiore delle dosi elevate allatiroide nei bambini e dei molti casi di tumore alla tiroide che si svilupparono inseguito.In generale, durante i venti anni successivi all’incidente, la popolazione è stataesposta sia a sorgenti esterne (Cs-137 al suolo, ecc.) sia attraverso l’assunzio-ne di radionuclidi (soprattutto Cs-137) nei cibi, acqua e aria. È stato stimatoche la dose effettiva media per la popolazione delle aree contaminate accumu-lata nel periodo 1986–2005 varia dai 10 ai 30 mSv in varie province dellaBielorussia, Russia e Ucraina. Nelle aree di rigido controllo radiologico, la dosemedia è risultata di circa 50 mSv e più. Alcuni residenti hanno ricevuto fino adalcune centinaia di mSv. Si noti che le dosi medie ricevute dai residenti nellezone contaminate dal fall-out di Chernobyl sono generalmente inferiori diquelle ricevute da popolazioni che vivono in alcune aree caratterizzate da unelevato fondo naturale di radiazione in India, Iran, Brasile e Cina (100–200 mSvin 20 anni).La gran maggioranza dei circa cinque milioni di persone residenti nelle aree conta-minate di Bielorussia, Russia e Ucraina ricevono attualmente dosi effettive annuedovute al fallout di Chernobyl pari a meno di 1 mSv da sommarsi alla dose dovutaal fondo naturale di radiazione. Tuttavia, circa 100.000 residenti nelle aree più conta-minate ricevono ancora più di 1 mSv all’anno a causa del fallout di Chernobyl.Sebbene ci si attenda in futuro una riduzione piuttosto lenta dei livelli di esposizio-ne, pari a circa il 3-5% per anno, la gran parte della dose dovuta all’incidente si è giàaccumulata negli anni passati.La valutazione del Chernobyl Forum concorda con le conclusioni riportate nelRapporto UNSCEAR 20006 riguardo alle dosi individuali e collettive ricevute dallepopolazioni dei paesi maggiormente colpiti, Bielorussia, Russia e Ucraina.

• Quante persone sono morte a causa dell’incidente e quante ancora è pro-babile che muoiano in futuro?C’è stato un enorme interesse da parte dell’opinione pubblica, gli scienziati, i massmedia e i politici riguardo il numero di decessi attribuibili all’incidente di Chernobyl.Si è sostenuto che vi siano state decine o perfino centinaia di migliaia di morti acausa dell’incidente. Tali affermazioni sono molto esagerate. La confusione sull’im-patto dell’incidente di Chernobyl è stata generata dal fatto che in questi anni, a par-tire dal 1986, migliaia di lavoratori impiegati nelle operazioni di emergenza e direcupero e di abitanti dei territori “contaminati” sono morti per cause diverse nonattribuibili alle radiazioni. Tuttavia, le previsioni largamente diffuse di malattie e unacerta tendenza ad attribuire problemi di salute all’esposizione a radiazioni hannoindotto i residenti locali ad assumere che le morti dovute a Chernobyl fossero moltopiù numerose.Mortalità per Sindrome Acuta da RadiazioniIl numero di decessi causati da Sindrome Acuta da Radiazioni (ARS) durante ilprimo anno dopo l’incidente è ben documentato. Secondo il rapporto UNSCE-AR (2000), tale sindrome è stata diagnosticata a 134 lavoratori impiegati nelle

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operazioni di emergenza. In molti casi, si sono verificate anche complicazioniper ustioni alla pelle e sepsi dovute a forte esposizione a radiazione beta. Diquesti lavoratori, 28 morirono nel 1986 per ARS. Altre due persone erano mortepresso l’unità 4 del reattore per ferite non causate dalla radiazione, ed una terzamorte si ritenne che fosse dovuta a trombosi coronarica. Altre 19 persone mori-rono nel periodo 1987–2004 per cause varie; tuttavia la loro morte non è neces-sariamente (in certi casi non lo è certamente) direttamente attribuibile all’espo-sizione a radiazioni. Tra la popolazione in generale esposta al fallout radioattivodi Chernobyl, le dosi di radiazione furono relativamente basse e non si verifi-carono decessi per ARS.Mortalità per tumoriNon è possibile accertare in modo attendibile e preciso il numero di tumori leta-li causati dall’esposizione a radiazioni a seguito dell’incidente di Chernobyl.Inoltre, al momento i tumori causati dalle radiazioni non sono distinguibili daquelli dovuti ad altre cause. Un gruppo di esperti internazionali ha elaboratodelle proiezioni per fornire una stima approssimata dei possibili effetti dell’inci-dente sulla salute, e per contribuire a pianificare l’allocazione futura delle risor-se sanitarie pubbliche. Tali proiezioni sono basate sull’esperienza di altre popo-lazioni esposte a radiazioni e studiate per molti decenni, come i sopravvissutialle bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Tuttavia, non è chiara l’applicabi-lità delle stime di rischio derivate da altre popolazioni con diverse caratteristi-che genetiche e ambientali e diversi stili di vita, che inoltre sono state esposte alivelli di dose di radiazione molto più alti. In aggiunta a ciò, piccole differenzenelle assunzioni sui rischi da esposizione a bassi livelli di dose possono deter-minare grandi differenze nelle previsioni dell’aumento dell’incidenza di tumori,motivo per cui tali proiezioni dovrebbero essere trattate con molta cautelasoprattutto nei casi in cui le dosi aggiuntive rispetto al fondo naturale sono pic-cole. Secondo le previsioni del gruppo di esperti internazionali, tra le 600.000persone che hanno avuto i livelli di esposizione più significativi (liquidatoriimpiegati nel 1986-87, evacuati e residenti nelle aree più contaminate) il possi-bile aumento di mortalità per tumori dovuto all’esposizione a radiazioni potreb-be ammontare fino a qualche punto percentuale. Ciò potrebbe tradursi in ultimaanalisi fino a 4000 tumori letali in aggiunta ai circa 100.000 tumori letali attesi inquesta popolazione per tutte le altre cause. Tra i 5 milioni di persone residenti inaltre aree contaminate le dosi ricevute sono state molto più basse e quindi ogniproiezione sull’aumento di tumori è più speculativa, ma ci si attende che taleaumento determini una differenza inferiore all’1% nella mortalità per tumore.Data la normale variazione nei tassi di mortalità per tumore, tale differenzasarebbe molto difficile da rivelare con gli strumenti epidemiologici disponibili.Fino ad ora, gli studi epidemiologici sui residenti nelle aree contaminate in

Tabella 1 - Dosi medie ricevute dalle popolazioni colpite dall’incidente di Chernobyl

Categoria di popolazione Numero Dose media (mSv)

Liquidatori (1986–1989) 600.000 ~ 100

Evacuati dalla zona altamente contaminata (1986) 116.000 33

Residenti nella zona a rigido controllo (1986–2005) 270.000 > 50

Residenti in altre aree contaminate (1986–2005) 5.000.000 10 –20

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Bilorussia, Russia ed Ucraina non hanno fornito una chiara e convincente eviden-za di un aumento di mortalità nella popolazione in generale dovuto all’esposizio-ne a radiazioni, e in particolare per morti causate da leucemia, tumori solidi(diversi dal tumore alla tiroide) e da malattie diverse da tumori. Tuttavia, sonostati diagnosticati più di 4000 tumori alla tiroide nel periodo 1992–2002 in per-sone che erano bambini o adolescenti all’epoca dell’incidente, e fino al 2002sono stati documentati 15 decessi correlati con l’avanzamento della malattia. E’stato riportato un certo aumento di leucemia fatale, tumori solidi e malattie delsistema circolatorio dovuti alle radiazioni tra i lavoratori russi impiegati nelleoperazioni di emergenza e di recupero. Secondo i dati del Registro Russo, nelperiodo 1991-98 nel gruppo di 61.000 lavoratori russi esposti ad una dosemedia di 107 mSv, circa il 5% di tutti i decessi verificatisi possono essere staticausati dall’esposizione a radiazioni. Questi risultati, tuttavia, dovrebbero essereconsiderati come preliminari, e richiedono conferma attraverso studi ben pro-gettati e che ricostruiscano accuratamente le dosi individuali.

•Quali malattie sono già comparse o possono verificarsi in futuro a causa del-l’esposizione a radiazioni dovute a Chernobyl?Tumori alla tiroide nei bambiniUno dei radionuclidi principali rilasciati nell’incidente di Chernobyl fu lo I-131, icui livelli furono significativi nei primi mesi dopo l’incidente. La ghiandola tiroi-de accumula lo iodio dal sangue nel suo normale metabolismo. Il fallout di iodioradioattivo causò un’esposizione considerevole della tiroide nei residenti localiper inalazione e ingestione di alimenti, specialmente latte, contenenti livelli altidi radioiodio. La tiroide è uno degli organi più suscettibili all’induzione di tumo-re per radiazioni. I bambini costituirono la parte più vulnerabile della popolazio-ne e in seguito all’incidente si registrò un sostanziale aumento di tumore allatiroide tra i bambini esposti.Dal 1992 al 2002 in Bielorussia, Russia and Ucraina furono diagnosticati più di4000**casi di cancro alla tiroide tra coloro che erano bambini o adolescenti (0–18anni) all’epoca dell’incidente, con la maggiore incidenza nel gruppo di età com-preso tra 0 e 14 anni. La maggior parte di queste persone furono trattate, conprognosi favorevole per la loro vita. Data la rarità del tumore alla tiroide nella

** Statistiche più recenti dai Registri Nazionali di Bielorussia ed Ucraina indicano che il numero totale di tumori alla tiroide tra colo-ro che sono stati esposti in età inferiore ai 18 anni è attualmente vicino a 5000. I numeri differiscono leggermente a seconda deimetodi di documentazione, ma il numero totale osservato nei tre Paesi è certamente ben superiore a 4000.

Figura 1Numero di casi ditumore alla tiroide(per 100.000 abi-tanti) in bambini eadolescenti espostia I-131 in conse-guenza all’inciden-te di Chernobyl

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popolazione giovane, la quantità di popolazione che ricevette alte dosi allatiroide, e considerato il valore stimato del rischio per radiazione derivato daglistudi epidemiologici, è molto probabile che una gran parte dei tumori alla tiroideosservati fino ad oggi tra coloro che sono stati esposti da bambini sia attribuibileall’esposizione a radiazione in seguito all’incidente. Ci si aspetta che l’aumento diincidenza del tumore alla tiroide dovuto a Chernobyl continuerà per molti anniancora, anche se l’entità del rischio a lungo termine è difficile da quantificare. Sinoti che le misure immediate di mitigazione prese dalle autorità nazionali con-tribuirono sostanzialmente a contenere le conseguenze dell’incidente sullasalute. L’assunzione di pastiglie di iodio stabile durante le prime 6-30 ore dopol’incidente ridusse di un fattore 6 in media la dose ricevuta dai residenti diPripyat. Pripyat era la città più grande nelle vicinanze dell’impianto nucleare diChernobyl e circa 50.000 persone ivi residenti furono evacuate entro 40 ore dopol’incidente. Più di 100.000 persone furono evacuate entro poche settimane dallearee più contaminate in Ucraina e Bielorussia. Queste misure ridussero l’espo-sizione a radiazione e le relative conseguenze sulla salute.Leucemia, tumori solidi e malattie del sistema circolatorio Un certo numero di studi epidemiologici, inclusi quelli relativi ai sopravvissutiai bombardamenti atomici, ai pazienti trattati con radioterapia e ai lavoratoriprofessionalmente esposti in medicina e nell’industria nucleare, hanno mostra-to che la radiazione ionizzante può causare tumori solidi e leucemia (con l’ec-cezione della leucemia linfoide cronica, CLL, che non si ritiene sia dovutaall’esposizione a radiazioni). Risultati più recenti indicano anche un aumento dirischio di malattie cardiovascolari nelle popolazioni esposte a dosi più elevate(e.g. sopravvissuti ai bombardamenti atomici, pazienti trattati con radioterapia).Un aumento del rischio di leucemia da esposizione a radiazioni era quindi atte-so nella popolazione esposta. Tuttavia, dato il livello della dose ricevuta è pro-babile che gli studi sulla popolazione in generale non avranno valore statisticosufficiente per identificare tale aumento, e che un aumento possa essere rivela-bile solo per i lavoratori impiegati nelle operazioni di emergenza e di recupe-ro che furono più esposti. Gli studi più recenti suggeriscono un raddoppio del-l’incidenza di leucemia (non-CLL) tra il 1986 e il 1996 nei i lavoratori russiimpiegati nelle operazioni di emergenza e di recupero che ricevettero più di150 mGy (dose esterna). Gli studi ancora in corso sui lavoratori potranno forni-re ulteriori informazioni sul possibile aumento di rischio di leucemia. Tuttavia,poiché il rischio di leucemia indotta da radiazioni diminuisce diversi decennidopo l’esposizione, il relativo contributo alla morbosità e alla mortalità è proba-bile che decresca con il passare del tempo.Si sono avuti molti studi dopo Chernobyl sull’incidenza della leucemia e tumo-ri nelle popolazioni delle aree contaminate nei tre Paesi. La maggior parte deglistudi, tuttavia, presentava limitazioni metodologiche e poco significato statisti-co. Di conseguenza, non c’è al momento una chiara evidenza di aumento diincidenza di leucemia e tumori (diversi dal tumore alla tiroide) nei bambini, neisoggetti esposti in utero, o negli adulti residenti nelle aree contaminate. Sipensa però che per la maggior parte dei tumori solidi il minimo periodo dilatenza sia molto più lungo di quello per la leucemia e il cancro alla tiroide —dell’ordine di 10-15 anni o più — e che quindi possa essere ancora troppo pre-sto per valutare a pieno l’impatto radiologico dell’incidente. L’assistenza medi-

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ca e gli esami annuali devono quindi continuare per i lavoratori di Chernobylmaggiormente esposti. L’assenza di un aumento dimostrato del rischio di can-cro – ad eccezione del cancro alla tiroide – non costituisce prova che non vi siastato alcun aumento. Si ritiene che tale aumento sia molto difficile da identifica-re in assenza di accurati studi epidemiologici su larga scala che dispongano distime della dose individuale. Dato il gran numero di individui esposti, piccole

Figura 2Numero di malfor-mazioni congenitealla nascita su 1000nati in quattro re-gioni (oblasts) dellaBielorussia con altie con bassi livelli dicontaminazione

12

11

10

9

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7

6

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1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999

oblasts with high radionuclide contamination oblasts with low radionuclide contamination

pre

vale

nce

p. 1

000

birt

hs

differenze nei modelli usati per valutare i rischi a basse dosi possono averegrandi effetti sulle stime di casi di cancro addizionali. Recentemente, sembraverificarsi un aumento nella morbosità e mortalità di malattie del sistema car-diocircolatorio tra i lavoratori russi impiegati nelle operazioni di emergenza edi recupero. L’incidenza di tali malattie dovrebbe essere valutata con particola-re attenzione poiché vi può essere una possibile influenza indiretta di altri fat-tori confondenti, come lo stress e lo stile di vita. Anche questi risultati richiedo-no conferme con studi ben progettati.CataratteL’esame degli occhi dei bambini e dei lavoratori impiegati nelle operazioni diemergenza e di recupero mostra chiaramente che possono svilupparsi le catarat-te in conseguenza dell’esposizione a radiazione a seguito dell’incidente diChernobyl. I dati ricavati dagli studi sui lavoratori impiegati nelle operazioni diemergenza e di recupero suggeriscono si può avere sviluppo delle cataratte alivelli di esposizioni più basse di quanto rilevato in precedenza, fino a circa 250mGy. Ulteriori studi sugli occhi delle popolazioni di Chernobyl forniranno la con-ferma ed una maggiore capacità predittiva del rischio di comparsa di cataratta perradiazioni, e soprattutto forniranno i dati necessari per valutare la probabilità resi-dua di patologie agli occhi.

• Ci sono stati o ci saranno effetti ereditati o nella riproduzione?Dati i livelli di dose relativamenti bassi a cui sono state esposte le popolazionidelle regioni colpite dall’incidente di Chernobyl, non c’ è alcuna evidenza oprobabilità di osservare una diminuizione di fertilità tra i maschi e le femminedella popolazione in generale come risultato diretto dell’esposizione a radia-zioni. È anche improbabile che tali livelli di dose abbiano effetti importanti sulnumero di nati morti, sulle gravidanze con esiti negativi, sui parti con compli-cazioni e sulla salute dei bambini. I tassi di natalità possono essere più bassinelle aree contaminate per la preoccupazione di avere bambini (questo dato è

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oscurato dal tasso molto alto di aborti medici) e per il fatto che i più giovanipossono essersi trasferiti. Non si prevede alcun aumento rilevabile di effettiereditari causati dalla radiazione sulla base dei bassi coefficienti di rischio sti-mati dal rapporto UNSCEAR (2001)7 o in rapporti precedenti sugli effetti sullasalute di Chernobyl. Dal 2000 non sono state fornite nuove evidenze in gradodi cambiare questa conclusione. C’è stato un modesto ma costante aumentodelle malformazioni congenite riportate sia nelle aree contaminate sia in quel-le non contaminate di Bielorussia dal 1986. Tale aumento non sembra sia dovu-to alle radiazioni e può essere il risultato di una maggiore tendenza alla regi-strazione.

• L’incidente di Chernobyl ha provocato un trauma in molte persone a causa delrepentino trasferimento, l’interruzione dei rapporti sociali, la paura e l’ansia peri possibili effetti sulla salute. Vi sono problemi psicologici o mentali persistenti?Qualunque incidente o evento traumatico può causare l’insorgenza di sintomidi stress, depressione, ansia (inclusi sintomi di stress post-traumatico) e di altrisintomi fisici non spiegati. Tali sintomi sono stati riportati anche nelle popola-zioni colpite dall’incidente di Chernobyl. Tre diversi studi hanno trovato che lepopolazioni esposte presentavano livelli di ansia doppi rispetto ai gruppi dicontrollo, e che presentavano una probabilità 3-4 volte maggiore di riportaresintomi fisici multipli non spiegati ed uno stato cagionevole di salute soggetti-vo rispetto ai gruppi di controllo non colpiti. In generale, sebbene le conse-guenze psicologiche riscontrate nelle popolazioni esposte di Chernobyl sianosimili a quelle dei sopravvissuti alle bombe atomiche, dei residenti vicinoall’impianto nucleare di Three Mile Island, o di coloro che hanno subito espo-sizioni a sostanze tossiche nel luogo di lavoro o nell’ambiente, il contesto incui è accaduto l’incidente di Chernobyl rende i risultati degli studi difficili dainterpretare a causa della complicata serie di eventi scatenati dall’incidente, letensioni multiple ed estreme, e i modi culturali specifici di esprimere la soffe-renza. Inoltre, gli individui nelle popolazioni colpite furono ufficialmente clas-sificati come “sofferenti” e divennero colloquialmente conosciuti come “vitti-me di Chernobyl”, un termine che fu presto adottato dai mass media. Questaetichetta, insieme con l’ampia assistenza da parte dei governi a favore deglievacuati e dei residenti nelle zone contaminate, ha avuto l’effetto di incorag-giare gli individui a ritenersi in modo fatalistico come degli invalidi. È bensaputo che le percezioni delle persone – ancorché false – possono influenzareil modo in cui sentono e agiscono. Così, piuttosto che sentirsi dei “sopravvis-suti”, molte di queste persone hanno finito col pensare a sé stessi come indi-fesi, deboli e senza controllo sul loro futuro. Occorre intraprendere nuovi sfor-zi nella comunicazione del rischio, fornendo al pubblico e ai professionisti chesvolgono un ruolo chiave in questo campo un’informazione accurata sulle con-seguenze sulla salute fisica e mentale del disastro.

Dal rapporto del Gruppo di Esperti sulle conseguenze ambientali

Il rapporto del Gruppo di Esperti sulle conseguenze ambientali copre gliaspetti relativi al rilascio radioattivo, il deposito, il trasferimento e l’accumula-zione dei radionuclidi, l’applicazione di contromisure, gli effetti indotti dalle

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radiazioni sulle piante e gli animali, ed infine lo smantellamento del sarcofago(Shelter) e la gestione dei rifiuti radioattivi nella Zona di Esclusione diChernobyl.

• Rilascio e deposito di materiali radioattivi Le forti emissioni di radionuclidi dall’unità 4 del reattore di Chernobyl continua-rono per 10 giorni dopo l’esplosione del 26 aprile. Esse contenevano gas radio-attivi, aerosol condensati ed enormi quantità di particelle di combustibile. Il rila-scio totale di sostanze radioattive fu di circa 14 EBq (1 EBq = 1018 Bq), di cui 1.8EBq di I-131, 0,085 EBq di Cs-137, 0,01 EBq di Sr-90 e 0,003 EBq di radioisotopidel plutonio. I gas nobili contribuirono per circa il 50% del rilascio totale. Più di200.000 chilometri quadrati d’Europa ricevettero livelli di Cs-137 superiori a 37kBq m-2. Più del 70% di quest’area si trovava nei Paesi maggiormente colpiti,Bielorussia, Russia e Ucraina. Il deposito fu estremamente disuguale e più inten-so nelle aree in cui pioveva mentre transitavano le nubi radioattive. La gran partedei radioisotopi di stronzio e di plutonio furono depositati entro 100 km di distan-za dal reattore distrutto a causa della maggiore dimensione delle particelle.Molti dei radionuclidi più importanti avevano vite medie brevi. Di conseguenza,la gran parte dei radionuclidi rilasciati nell’incidente è decaduta. I rilasci di iodioradioattivo causò una grande preoccupazione immediatamente dopo l’inciden-te. Per alcuni decenni a venire il Cs-137 rimarrà il radionuclide più importante,seguito dallo Sr-90. A più lungo termine (centinaia o migliaia di anni) rimarran-no gli isotopi del plutonio e l’Am-241, sebbene a livelli non significativi dal puntodi vista radiologico.

• Qual’è la portata della contaminazione urbana? I radionuclidi si depositarono più pesantemente sulle superfici aperte nellearee urbane, come i prati, parchi, le strade, le piazze, i tetti e le pareti. In con-dizioni atmosferiche asciutte, gli alberi, i cespugli, i prati e i tetti ricevettero ini-zialmente i livelli più alti, mentre in condizioni di umidità le superfici orizzonta-li come i terreni e i prati ricevettero i livelli più alti. Concentrazioni più alte diCs-137 furono rilevate intorno alle case dove la pioggia aveva trasportato ilmateriale radioattivo dai tetti fino a terra. Il deposito nelle aree urbane nella piùvicina città di Pripyat e negli insediamenti circostanti avrebbe potuto dare luogoinizialmente a una significativa dose esterna. Tuttavia, ciò fu evitato in largamisura dalla tempestiva evacuazione dei residenti. Il deposito di materialeradioattivo in altre aree urbane ha causato diversi livelli di esposizione a radia-zioni per le persone negli anni successivi e continua ancora oggi a livelli piùbassi. A causa del vento, della pioggia e delle attività umane, incluso il traffico,il lavaggio e la pulizia delle strade, la contaminazione superficiale da materialiradioattivi si è ridotta significativamente nelle aree abitate e adibite ad attivitàricreative nel 1986 e in seguito. Una delle conseguenze di questi processi è rap-presentata dalla contaminazione secondaria delle fognature e dei serbatoi. Almomento, nella gran parte degli insediamenti soggetti a contaminazione radio-attiva a causa dell’incidente di Chernobyl, il rateo di dose in aria sopra lesuperfici solide è tornato ai livelli del fondo precedenti all’incidente. Ma il rateodi dose in aria rimane elevato sopra i suoli indisturbati nei giardini e nei parchiin alcuni insediamenti in Bielorussia, Russia e Ucraina.

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• Quanto sono contaminate le aree agricole?Nei primi mesi dopo l’incidente, i livelli di radioattività nelle piante agricole enegli animali che mangiavano le piante erano dominati dai depositi superficia-li di radionuclidi. Il deposito di radioiodio fu causa della preoccupazione mag-giore nell’immediato, ma il problema fu limitato ai primi due mesi dall’inciden-te grazie al rapido decadimento dell’isotopo più importante, lo I-131. Il radio-iodio fu rapidamente assorbito nel latte a tassi elevati causando una dose allatiroide significativa nelle persone che consumavano latte, specialmente i bam-bini in Bielorussia, Russia e Ucraina. Nel resto d’Europa si osservarono aumen-ti dei livelli di radioiodio nel latte nelle aree meridionali dove gli animali dalatte erano ancora al pascolo. Dopo la fase iniziale di deposito diretto, divennesempre più importante l’assunzione di radionuclidi dal suolo attraverso le radi-ci delle piante. I radioisotopi del cesio (Cs-137 e Cs-134) causarono i proble-mi maggiori ed anche dopo il decadimento del Cs-134 (emività di 2,1 anni)nella metà degli anni 90, i livelli di Cs-137 (di più lunga vita) nei prodotti agri-coli dalle aree più colpite possono ancora richiedere rimedi ambientali.Inoltre, lo Sr-90 poteva causare problemi nelle aree vicine al reattore, ma adistanze maggiori i livelli di deposito erano bassi. Altri radionuclidi, come gliisotopi del plutonio e l’Am-241, non causarono reali problemi in agricoltura, siaperché erano presenti a bassi livelli, sia perché erano poco assimilabili daparte delle radici dal terreno. In generale ci fu una sostanziale riduzione neltrasferimento di radionuclidi dai vegetali agli animali nei sistemi agricoli inten-sivi nei primi anni dopo il deposito come conseguenza delle condizioni atmo-sferiche, del decadimento fisico, della migrazione dei radionuclidi in profondi-tà nel suolo, delle riduzioni di bio-disponibilità nel suolo ed infine grazie allecontromisure. Tuttavia, nell’ultimo decennio si è verificata una piccola ulterio-re diminuzione pari al 3-7% all’anno. Il contenuto di radiocesio negli alimentifu influenzato non solo dai livelli di deposito ma anche dal tipo di ecosistemae dal suolo, così come dalle pratiche di coltura. I problemi ancora esistentinelle aree colpite si verificano nei sistemi agricoli estensivi caratterizzati daterreni con alto contenuto organico e con animali al pascolo in pasture nonarate e non fertilizzate. Ciò colpisce particolarmente i residenti rurali nell’exUnione Sovietica che sono comunemente agricoltori di sussistenza e che pos-siedono mucche al pascolo in proprio. A lungo termine il Cs-137 nel latte enella carne e, in misura minore, negli alimenti vegetali e nei raccolti fornisce ilcontributo più importante alla dose interna alle persone. Poiché la concentra-zione di radioattività del Cs-137 negli alimenti vegetali e animali è diminuitamolto lentamente nell’ultimo decennio, il contributo relativo del Cs-137 alladose interna continuerà a dominare nei decenni a venire. L’importanza deiradionuclidi a lunga vita, Sr-90, gli istopi del plutonio e Am-241, rimarrà insi-gnificante per la dose alle persone. Attualmente le concentrazioni di attività delCs-137 nei prodotti alimentari agricoli dalle aree colpite dal fallout diChernobyl sono generalmente al di sotto dei livelli di intervento nazionali einternazionali. Tuttavia, in alcune aree limitate con elevate contaminazioni daradionuclidi (parti delle regioni di Gomel e di Mogilev in Bielorussia e laregione di Bryansk in Russia) o con terreni con poco contenuto organico (leregioni di Zhytomir di Rovno in Ucraina), si può ancora produrre latte con con-centrazioni di attività del Cs-137 che superano i livelli di intervento nazionali

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pari a 100 Bq/kg. In queste aree, possono ancora essere giustificate contromi-sure e rimedi ambientali.

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• Quali sono gli aspetti ambientali dello smantellamento del sarcofago(Shelter) e della gestione dei rifiuti radioattivi?La distruzione incidentale dell’unità 4 del reattore di Chernobyl causò la diffu-sione di un’enorme quantità di materiale radioattivo e di rifiuti radioattivi all’in-terno dell’unità, nel sito dell’impianto e nell’area circostante. La costruzione delsarcofago tra maggio e novembre 1986 per il contenimento ambientale del reat-tore distrutto, ridusse i livelli di radiazione ed evitò ulteriori rilasci di radionucli-di all’esterno. Il sarcofago fu eretto in breve tempo in condizioni di elevate espo-sizioni a radiazioni per il personale coinvolto. Le misure prese per accorciare itempi di costruzione causarono dei difetti nel sarcofago e la mancanza di daticompleti sulla stabilità delle strutture dell’unità 4 danneggiata. Inoltre, durante iquasi due decenni trascorsi dalla costruzione, gli elementi strutturali del sarco-fago hanno subito un degrado a causa della corrosione dovuta all’umidità. Ilprincipale rischio potenziale per il sarcofago è il collasso delle strutture supe-riori e il rilascio di polvere radioattiva nell’ambiente. Per evitare il collasso delsarcofago, sono pianificate delle azioni per rafforzare le strutture instabili.Inoltre, è in programma un Nuovo Contenimento Sicuro (New SafeContainment, NSC) che dovrebbe funzionare per più di 100 anni come coper-chio del sarcofago esistente. La costruzione del NSC potrebbe permettere losmantellamento del sarcofago esistente, la rimozione della massa di combusti-bile altamente radioattivo (Fuel Containing Mass, FCM) dall’unità 4, ed infine ildecommissioning del reattore danneggiato. Nel corso delle attività di ripara-zione sia nel sito del reattore nucleare di Chernobyl sia nelle sue vicinanze,furono generati grandi volumi di materiale radioattivo che furono collocati indepositi superficiali temporanei e in strutture di smaltimento. Tra il 1986 e il1987 nella Zona di Esclusione furono create trincee e interramenti a distanzedi 0,5-15 km dal reattore per evitare la diffusione di polveri, per ridurre i livel-li di radiazione e permettere condizioni migliori di lavoro intorno all’unità 4 enei dintorni. Queste strutture furono realizzate senza un’appropriata documen-tazione di progetto e senza barriere con adeguati progetti ingegneristici equindi non soddisfano gli attuali requisiti di sicurezza per il deposito dei rifiu-ti. Durante gli anni successivi all’incidente furono impiegate grandi risorse perottenere un’analisi sistematica ed una strategia accettabile per la gestione deirifiuti radioattivi esistenti. Tuttavia, ad oggi non è stata ancora sviluppata unastrategia largamente accettata per la gestione dei rifiuti radioattivi nell’impian-to di Chernobyl e nella Zona di Esclusione, specialmente per i rifiuti ad altolivello di attività e per quelli a lunga vita. Si prevede che altri rifiuti radioattivisiano potenzialmente generati in Ucraina negli anni a venire durante la costru-zione del NSC, il possibile smantellamento del sarcofago, la rimozione dellaFCM e il decommissioning dell’unità 4. Questi rifiuti dovranno essere smaltiti inmodo appropriato.

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LL’’iimmppaattttoo ssoocciioo--eeccoonnoommiiccoo ddeellll’’iinncciiddeennttee nnuucclleeaarree ddii CChheerrnnoobbyyll

• Quale è stato il costo economico del disastro nucleare di Chernobyl?L’incidente nucleare di Chernobyl e le politiche adottate dai governi per gestirne leconseguenze hanno comportato costi enormi prima per l’Unione Sovietica e inseguito per Bielorussia, Federazione Russa e Ucraina. Sebbene questi Paesi abbia-no sostenuto il peso maggiore, poiché la radiazione si diffuse fuori dai confinidell’Unione Sovietica anche altri Paesi (per es. la Scandinavia) hanno dovuto soste-nere dei costi economici. I costi dell’incidente nucleare di Chernobyl possono esse-re valutati solo con un alto grado di approssimazione per via delle condizioni non dimercato al momento del disastro, l’alta inflazione e i tassi di scambio variabili nelperiodo di transizione che seguì al crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. Ciò nono-stante, l’ordine di grandezza dell’impatto risulta chiaramente da un certo numero distime da parte dei governi a partire dagli anni 1990, che valutano il costo dell’inci-dente in centinaia di miliardi di dollari in due decenni***.L’entità del carico risulta chiaramente dalla vasta gamma di costi verificatisi, siadiretti sia indiretti:

- i danni diretti causati dall’incidente;

- le spese dovute ad azioni mirate a sigillare il reattore e a mitigare le conseguenzenella Zona di Esclusione, il re-insediamento della popolazione e la costruzione dinuove case e infrastrutture, la previdenza e l’assistenza sanitaria fornita alla popola-zione colpita, l’attività di ricerca sull’ambiente, la salute e la produzione di cibo puli-to, il monitoraggio radiologico dell’ambiente, ed infine il recupero radio-ecologicodegli insediamenti e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi;

- le perdite indirette relative al costo-opportunità di abbandonare i terreni agricoli ele foreste e di chiudere le strutture agricole e industriali;

- i costi-opportunità, compresi i costi aggiuntivi dell’energia per il venir meno delreattore nucleare di Chernobyl e la chiusura del programma nucleare in Bielorussia.

*** La Bielorussia, ad esempio, ha stimato perdite per 235 miliardi di dollari in 30 anni.

Figura 3Il progetto di NuovoC o n t e n i m e n t oSicuro (New SafeContainment, NSC)sul reattore distrut-to di Chernobyl

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La gestione dell’impatto del disastro ha imposto un carico enorme sui bilanci nazio-nali. Ancora oggi in Ucraina il 5–7% della spesa statale va ogni anno in programmi obenefici collegati a Chernobyl. In Bielorussia, la spesa statale per Chernobylammontava al 22,3% del budget nazionale nel 1991, ed è diminuita gradualmente al6,1% nel 2002. Si stima che la spesa totale in Bielorussia per Chernobyl tra il 1991 eil 2003 sia stata più di 13 miliardi di dollari. Questi costi enormi hanno causato uncarico fiscale insostenibile, specialmente in Bielorussia e in Ucraina. Sebbene lespese ad alto investimento di capitale per i programmi di re-insediamento sianoormai concluse o limitate, si continua a pagare somme elevate per benefici sociali a7 milioni di persone nei tre Paesi. Con risorse limitate, i governi affrontano così ilcompito di ottimizzare i programmi per Chernobyl per fornire un’assistenza piùmirata, con un particolare riguardo ai gruppi che sono più a rischio dal punto di vistadella salute o della condizione socio-economica.

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Bibliografia

1. Report Commissioned by UNDP and UNICEFwith the support of UN-OCHA and WHO, 25January 2002.

2. Environmental Consequences of the ChernobylAccident and their Remediation: Twenty Years ofExperience, Report of the Chernobyl Forum ExpertGroup ‘Environment’, Vienna , International AtomicEnergy Agency, 2006, (Radiological AssessmentReport Series, ISSN1020-6566) STI/PUB/1239, ISBN92–0–114705–8.

3. Health Effects of the Chernobyl Accident andSpecial Health Care Programmes, Report of theChernobyl Forum Expert Group ‘Health’, Geneva,World Health Organization, 2006, ISBN 92 4159417 9, (NLM classification: WN 620) ISBN 97892 4 159417 2.

4. Chernobyl’s Legacy: Health, Environmental andSocio-Economic Impacts and Recommendations to theGovernments of Belarus,the Russian Federation andUkraine, IAEA Division of Public Information, Vienna,Austria, April 2006, AEA/PI/A.87 Rev.2 / 06-09181.

5.http://www.iaea.org/NewsCenter/Focus/Chernobyl/

6. United Nations Scientific Committee on the Effects ofAtomic Radiation UNSCEAR 2000 Report: “SOURCES ANDEFFECTS OF IONIZING RADIATION”, http://www.unscear.org/un-scear/en/publications.html

7. United Nations Scientific Committee on the Effectsof Atomic Radiation UNSCEAR 2001: “HEREDITARYEFFECTS OF RADIATION”, http://www.unscear.org/un-scear/en/publications.html

Per informazioni:[email protected]

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45ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

RIFLETTORE SU

La domanda di accuratezza e di affidabilità nei diversi set-tori di misura è crescente nel tempo. Questa domanda, a

sua volta, richiede con continuità lo sviluppo di nuovicampioni sempre più accurati e di nuove procedure di

taratura. In questo articolo viene presentato il ruolo chel’ENEA svolge come Istituto Metrologico Primario nel set-tore delle radiazioni ionizzanti. Altri articoli, relativi all’atti-

vità dei Centri ENEA come centri secondari di taratura(SIT) nei diversi settori di interesse, saranno presentati nel

prossimo numero della rivista

Os

se

rva

tori

o s

uLa metrologia nello sviluppo delle attività umaneRAFFAELE FEDELE LAITANO

ENEAIstituto Nazionale di Metrologia delle

Radiazioni Ionizzanti

Metrology and its impacts onhuman activities certification

The growing needs of accuracy required for measurements inmost sectors of human activitities makes metrology a prere-quisite for improving industrial production as well as human

health and environmental protection. This article outlines themetrology organisation at the international level and describes

role and activities of the National Institute of IonisingRadiation Metrology (INMRI), the italian national metrological

institute. The INMRI is an institute belonging to ENEA that hasthe task to develop and maintain the national primary stan-dards for ionising radiation measurement. In its forthcoming

issue this journal will present the activities carried out by somelaboratories operating at ENEA as secondary calibration cen-

tres in various fields of measurement

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46 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

Mria uniformità dei vari sistemi campione èoggi possibile grazie al fatto che gli isti-tuti metrologici nazionali, aventi il compi-to di fare ricerca sui metodi di misura e disviluppare i relativi campioni di riferimen-to, hanno costituito negli anni recenti unastruttura interconnessa a livello internazio-nale. Grazie a tale struttura la confrontabi-lità e l’accettabilità internazionale dei ri-sultati delle misure sono quindi oggi resepossibili.Evidenziare i principali nessi fra sviluppoe metrologia unitamente alla descrizionedella struttura metrologica nazionale e in-ternazionale costituisce lo scopo di que-sta rassegna. In questo quadro, sarà illu-strato in particolare il ruolo istituzionaleche l’ENEA svolge a tal riguardo. L’ENEAha infatti per l’Italia un’importante funzionein campo metrologico poiché svolge, tra-mite il suo Istituto Nazionale di Metrologiadelle Radiazioni Ionizzanti, il ruolo di Isti-tuto Metrologico Primario, cioè di organi-smo cui è demandato per legge il compi-to di sviluppare e mantenere sempre ope-rativi i campioni nazionali di misura, nelsettore delle radiazioni ionizzanti.

2. Origini ed evoluzione dellametrologia

La capacità di effettuare misure affidabiliè stata sempre una delle condizioni per losviluppo delle attività umane sin dalle piùantiche società strutturate.Vi è inoltre sta-ta sempre consapevolezza che una con-dizione di base per l’affidabilità del risul-tato di una misura è che il mezzo di misu-ra usato sia riferibile a un sistema campio-ne ben definito. La riferibilità di una misu-ra esige che lo strumento usato per quel-la misura debba essere “tarato” rispetto aun campione di riferimento. Il campionedi misura di una qualsiasi grandezza mi-surabile è necessario per realizzare l’uni-tà di misura con cui si intende esprimerequella data grandezza. Affinché i risultatidelle misure siano immediatamente com-

1. Introduzione

olti aspetti delle attività umane sonolegati ai risultati di misurazioni. Tali risul-tati sono infatti usati per attuare decisioniin relazione a: processi produttivi, attivitàcommerciali, attività scientifiche e tecno-logiche, problemi sanitari e ambientaliecc.. In concomitanza con lo sviluppo del-le diverse attività, la tipologia delle misu-re è stata nel corso del tempo in continuaevoluzione: dalle misure riguardanti le di-mensioni e la massa degli oggetti, diffusesin dalle epoche più remote, alle misuredel tempo e man mano di tutte le altregrandezze relative ai fenomeni dinamici,termici, elettrici ecc.. Nei periodi più re-centi sono poi diventate sempre più im-portanti le misure di ulteriori grandezzecome quelle legate ai parametri fisiologi-ci umani, agli agenti nocivi nell’ambienteecc.. Con l’evoluzione delle attività uma-ne non è però solo aumentato il numerodi grandezze da misurare ma si è costan-temente evoluta soprattutto la qualità del-le misurazioni. Il continuo progredire del-la tecnologia e dello sviluppo ha infatti ri-chiesto, e continua tuttora a richiedere, siauna sempre maggiore accuratezza nei va-ri metodi di misura sia il continuo svilup-po di metodi innovativi per nuove tipolo-gie di misura. Come sarà illustrato nel se-guito, questo processo è reso possibiledallo sviluppo della metrologia: la scien-za delle misure, la quale si occupa in par-ticolare della definizione (e della evoluzio-ne) delle unità di misura, dello studio edella realizzazione dei loro campioni, del-lo sviluppo dei metodi di misura e dei me-todi di taratura degli strumenti usati pereffettuare le diverse possibili misurazioni.Nel passato i campioni delle unità di mi-sura erano diversi fra paesi (e anche fraregioni dello stesso paese) differenti perconnotati socio-economici e amministra-tivi: una situazione questa, sempre menocompatibile con il progredire degli scam-bi industriali e commerciali. La necessa-

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aver effettuato, nelle misure di lunghezza,la taratura periodica dei propri mezzi dimisura rispetto al campione di riferimen-to di allora1, il “cubito reale”, costituito daun blocco di granito di circa 50 cm (figura1). Fino agli albori dell’età industriale, l’in-teresse delle misure si concentra preva-lentemente nelle misure delle masse, del-le capacità volumetriche e delle lunghez-ze. Con il progredire dello sviluppo scien-tifico e tecnologico, industriale e commer-ciale, l’interesse pratico si estende manmano a misure di sempre più nuove e apiù numerose grandezze (nei settori mec-canico, elettrico, termodinamico ecc.) equindi alla realizzazione dei rispettivi cam-pioni per la taratura degli strumenti di mi-sura di tali grandezze. L’intensificarsi de-gli scambi ha nel tempo attivato l’esigenzadi uniformare entro regioni con confinisempre più ampi i campioni di misura de-finiti in ciascun Paese. Alla fine del secoloXIX, in una fase di grande crescita dellosviluppo industriale, i paesi più industria-lizzati ritennero ormai indifferibile l’attua-zione di un accordo internazionale nel set-tore. E’da questa esigenza che venne si-glato a Parigi nel 1875 un accordo diplo-matico, “La Convention du Mètre”, grazieal quale si concordò fra gli iniziali 17 pae-si firmatari (fra cui l’Italia) di adottare co-me comune sistema di misura il “SistemaMetrico Decimale”. Il nuovo sistema era

prensibili e confrontabili nell’ambito di unacomunità di utenti, è poi necessario chequesti campioni siano concordati e accet-tati come riferimento univoco entro quelladata comunità. In assenza di un tale cam-pione di riferimento le misure dovrebbe-ro essere di volta in volta espresse in uni-tà stabilite arbitrariamente, con l’impossi-bilità di valutare in modo diretto e oggetti-vo l’entità della grandezza misurata e conconseguenze di contenziosi facilmente im-maginabili. Per questo motivo, sin dalle piùantiche società strutturate è vivo l’interes-se nel definire e sviluppare mezzi e pro-cedure di misura unitamente ai primi ru-dimentali campioni di riferimento. La mo-derna scienza delle misure e dei campio-ni di riferimento - la metrologia – vede in-fatti le sue origini già nelle antiche civiltàmesopotamica, egiziana, cinese, greca(per citare quelle più largamente note). Inqueste civiltà ritroviamo infatti autorità pre-poste alla definizione dei campioni e del-le unità di misura cui riferire in modo uni-voco le misurazioni effettuate nell’ambitodei propri territori. L’importanza della cor-rettezza dei risultati di misura è stata sem-pre ritenuta elevata sin dalle più antichesocietà organizzate. Nell’antico Egitto il fa-raone puniva con una pena (che, nel casodi misure attinenti alla costruzione dellepiramidi, poteva anche essere quella ca-pitale) chi forniva risultati sbagliati per non

Figura 1Papiro egiziano incui è raffigurato, inbasso al centro, il“Cubito Reale Egi-ziano”, il campionecui venivano riferi-te le misure di lun-ghezza nell’Egittodei faraoni a parti-re da circa il 3000 aC.1

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sistema metrico venivano abolite in Franciaoltre settecento unità di misura (con no-mi spesso mutuati da parti del corpo uma-no: piede, passo, cubito, pollice, spanna,braccio, ecc) differenti, pur a parità di de-nominazione, nelle diverse località. Nel-l’ambito della “Convenzione del Metro”viene istituito a Sèvres (Francia) il BureauInternational des Poids et Mésures (BIPM)un organismo internazionale2 avente ilcompito di realizzare campioni di misurainternazionalmente riconosciuti – fra i piùimportanti all’epoca, il metro (figura 3) - edi promuovere lo sviluppo della modernascienza delle misure: la metrologia.Una successione di eventi conseguenti aquesto accordo è la creazione, in ciascunPaese, di istituti metrologici con il compitodi sviluppare i campioni nazionali di mi-sura e di confrontarli periodicamente a li-vello internazionale per assicurare l’uni-formità e la comparabilità delle misure. Gliistituti metrologici nazionali nei singoli pae-si nascono in tempi diversi, in funzione delproprio livello di sviluppo, a partire dallaGermania, l’Inghilterra e gli USA con i pri-mi istituti metrologici nel mondo: PTB nel1887, NPL nel 1900 e NBS (oggi NIST) nel1901, rispettivamente. Agli inizi del secoloXXI i Paesi aderenti alla “Convenzione delMetro” sono 51 (dagli originari 17) e inciascuno di questi opera un’istituzione me-trologica per lo sviluppo dei campioni di

basato in larga parte sui rivoluzionari cam-biamenti delle unità di misura già introdot-ti in Francia nel 1795 e dai quali, in partico-lare, era scaturito il metro (figura 2). Il me-tro fu definito come la decimilionesimaparte di un quarto del meridiano terrestrepassante per Parigi. Con l’introduzione del

misura. La tipologia dei campioni che rea-lizzano le unità di misura, è andata anch’es-sa allargandosi nel tempo per soddisfare lecrescenti esigenze di accuratezza nellamisura di grandezze sempre più numero-se. Queste esigenze sono espresse nei piùsvariati settori dell’industria, del commer-cio, della tecnologia, della medicina, del-l’ambiente ecc.. E’ sempre più vasta laquantità di decisioni prese sulla base deirisultati di misurazioni nei più svariati set-tori. Queste decisioni influenzano in mo-do diretto settori dell’economia e della sa-lute umana e da esse può dipendere l’esi-stenza o l’eliminazione di barriere negliscambi internazionali. La riferibilità dellemisure a sistemi campione internazional-mente riconosciuti è un requisito essen-ziale affinché i risultati delle misure sianoaccettati a livello internazionale. Questorequisito può essere soddisfatto solo a con-dizione di disporre di una consolidatastruttura metrologica operante a livello na-zionale e inserita in un contesto interna-zionale di verifiche e controlli. Dal 1875 -anno in cui si attua il primo accordo inter-nazionale sulla metrologia (v. sopra) - l’or-ganizzazione internazionale della metro-logia si è continuamente evoluta fino adassumere la struttura descritta nello sche-ma in figura 4.Anche il sistema delle unità di misura e deicampioni si evolve nel tempo. Oggi le uni-tà di misura uffucialmente adottate da tut-ti i paesi aderenti alla “Convenzione delMetro” sono quelle definite nel “SistemaInternazionale” (SI)3.Negli anni recenti, con il perfezionamen-to dei metodi e delle tecnologie di misu-ra, si è consolidata la tendenza ad abban-donare il concetto di campione inteso co-me oggetto fisico da custodire con gran-de cura in appositi ambienti controllati. Og-gi quasi tutti (e in prospettiva tutti) i cam-pioni delle grandezze fisiche sono invecerealizzati mediante rigorose sequenze dimisurazioni. Ciò è reso possibile dall’in-troduzione di nuove definizioni delle uni-

Figura 2Esemplare di uno deiprimi campioni delmetro a seguito del-l’introduzione del Si-stema Metrico Deci-male in Francia il“18 germinale del-l’anno III” (7 aprile1795)

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Un ruolo di particolare criticità rivestonopoi le misure inerenti alle verifiche sullasalute umana, (le analisi cliniche, le misu-re della temperatura corporea, della pres-sione arteriosa ecc.) e alla salvaguardiaambientale (misure dei contaminanti nel-l’aria e negli alimenti).In tutti questi casi il risultato della misura-zione ha un peso nella fase decisionalesuccessiva alla misura. In un’analisi clini-ca, ad esempio, a seconda dei valori otte-nuti si può decidere (debitamente o inde-bitamente) di iniziare o arrestare una cu-ra medica, oppure in una misura dimen-sionale di un componente industriale sipuò decidere (debitamente o indebita-mente) di utilizzare o scartare quel com-ponente. La correttezza della decisione ei costi delle eventuali azioni di rimedio con-seguenti a misure errate dipendono dal-l’affidabilità della misura.E’ utile ricordare che l’incidenza dei costiconnessi a misurazioni (controlli qualitati-vi) nella produzione di manufatti non è tra-scurabilee e può arrivare fino a circa unquarto del loro valore per prodotti a tec-nologia avanzata, quali si hanno nell’indu-stria aeronautica e automobilistica. Gli in-terventi di rimedio in campo sanitario (ades. le prescrizioni terapeutiche a seguitodi analisi del sangue) o in campo ambien-tale (ad es. le restrizioni nel traffico a se-guito di elevate concentrazioni di inqui-nanti nell’aria) sono strettamente legati airisultati (talvolta corretti, talvolta errati) di

tà di misura delle grandezze fisiche di ba-se, basate essenzialmente su costanti fon-damentali della fisica (la velocità della lu-ce nel vuoto, la carica elementare, la co-stante di Planck, ecc.). Il metro, ad esem-pio, è stato ridefinito nel 1960 come unmultiplo della lunghezza d’onda di unaspecificata radiazione emessa dal Kripton86 e nel 1983 (a tutt’oggi) come la distan-za percorsa dalla luce nel vuoto in un tem-po uguale a 1/299 792 458 di secondo

3. Importanza della metrologianei diversi settori di attività

Come si è già sopra ricordato, misurare èsempre stato un atto connesso con l’attivi-tà umana organizzata. Con il progrediredel livello tecnologico, produttivo, com-merciale e dei servizi, cresce in ciascunpaese anche la necessità di accuratezzanelle misurazioni in settori di attività sem-pre più vasti.Ciò è richiesto dall’esigenza di verificare leproprietà tecnologiche e i connotati fun-zionali che sono sempre più numerosi neiprodotti e nei servizi quando essi evolvo-no qualitativamente. In una società tecno-logicamente sviluppata l’incidenza delleoperazioni di misurazione sul costo finaledi un prodotto o di un servizio è quindisempre crescente. L’incidenza delle mi-surazioni è crescente anche nella vita quo-tidiana di ciascuna persona in una socie-tà sviluppata.Ciascuno di noi impegna una parte nontrascurabile del proprio tempo nell’effet-tuare direttamente delle misure: l’orariodurante il lavoro, gli spostamenti e il tempolibero; i parametri climatici quali la tem-peratura la pressione e l’umidità; il pesodel proprio corpo, ecc.. Ciascuno di noi èinoltre regolarmente interessato al risulta-to di misurazioni che altri effettuano a no-stro carico: i consumi di elettricità, di ac-qua, di gas, l’ora e la durata delle conver-sazioni telefoniche, le pesate del nego-ziante, la velocità della propria auto, ecc..

Figura 3Esemplare di uncampione del metrodel secolo scorso (ba-sato sempre sulla ori-ginaria definizionedel 1795, rimasta inuso fino al 1960) rea-lizzato con una bar-ra di platino-iridio

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necessario disporre di specifici campio-ni di riferimento e di idonei laboratori. Losviluppo dei campioni di riferimento e ladefinizione delle procedure di taratura neipiù svariati settori di misura costituisconoil compito principale della metrologia.La metrologia è una disciplina in continuaevoluzione poiché la domanda di accura-tezza e di affidabilità nei diversi settori dimisura è crescente nel tempo.Questa domanda a sua volta richiede concontinuità lo sviluppo di nuovi campioni(caratterizzati da accuratezze crescenti) edi nuove procedure di taratura.Ogni 10-20 anni, negli ultimi 50 anni, i re-quisiti di accuratezza sono aumentati dicirca un fattore 10 nei diversi campi di mi-sura attinenti principalmente al settore in-dustriale e a quello della salute e dell’am-biente. Una breve rassegna dei settori diattività dai quali la scienza della misura, lametrologia, riceve continuamente una do-manda di crescente accuratezza, sarà uti-le a quantificare l’impegno che oggi gliistituti metrologici sono chiamati a soddi-sfare in ciascun settore di misura.

misurazioni. I costi di questi interventi dirimedio possono essere molto elevati esono indebiti se tali interventi sono conse-guenti a misurazioni errate. Analoghe valu-tazioni valgono nel caso dei costi connes-si a misure non affidabili attinenti a settorid’attività industriali o commerciali.L’affidabilità di una misura è legata a di-versi fattori, ma in primo luogo dipendedall’affidabilità degli strumenti di misura.A sua volta l’affidabilità di uno strumentodi misura dipende dal fatto che esso siaopportunamente tarato.La taratura di uno strumento di misura èla prima indispensabile operazione chepermette di ottenere il valore della gran-dezza che si vuole misurare (ad es. la tem-peratura, il tempo, la velocità ecc.) a parti-re dall’indicazione (ad es. le variazioni diun indicatore numerale o analogico) diret-tamente fornita dallo strumento di misura.Uno strumento di misura non correttamen-te tarato fornisce risultati sbagliati e quin-di non è affidabile.La taratura degli strumenti di misura èun’operazione essenziale per la quale è

Figura 4Organizzazione in-ternazionale dellametrologia(www.bipm.org). La General Conferen-ce on Weights andMeasures (CIPM), co-stituita da esperti inscienza della misuraa livello internaziona-le elabora i temiscientifici su cui sonobasate le decisionidella CGPM. Gli isti-tuti metrologici na-zionali (NMI) concor-rono alle elaborazio-ni del CIPM tramite iComitati Consultivi. IlBIPM è la sede scien-tifica internazionaledove gli NMI con-frontano i rispettivicampioni

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4. L’esigenza di affidabilità nellemisure nei diversi settori di atti-vità

Una domanda di maggiore accuratezza eaffidabilità nelle misure si evidenzia da an-ni sia nel tradizionale settore delle misureelettriche, meccaniche, del tempo, ecc.,sia in nuovi settori d’attività: dalla chimica,alle scienze della salute, dell’ambienteecc.. Le più recenti aree della metrologiasono legate alle necessità di misura nelcampo delle nanotecnologie, delle appli-cazioni laser, delle tecniche optoelettroni-che, della caratterizzazione delle proprie-tà dei nuovi materiali, delle applicazionimediche delle radiazioni ionizzanti, dellaspecificazione e quantificazione dei conta-minanti ambientali (gas e particolato at-mosferico) ecc.. Nel seguito sono esem-plificati alcuni dei settori dove oggi le esi-genze di accuratezza di misura si manife-stano maggiormente e per i quali è richie-sto o un miglioramento della metrologiatradizionale (in termini di maggiore accu-ratezza dei campioni esistenti) o lo svilup-po di sistemi metrologici del tutto nuovi(nuovi campioni). Per una rassegna detta-gliata sul nesso oggi esistente fra la me-trologia e i diversi settori dell’industria edei servizi si veda il rapporto pubblicatosull’argomento dal BIPM4.

4.1 - Stato attuale ed evoluzione del-la metrologia nel settore industriale

In campo industriale è richiesta una ele-vata accuratezza delle misure conseguen-te alle sempre più strette tolleranze impo-ste (nella fase di costruzione e di utilizza-zione) ai componenti e ai sistemi di tipomeccanico ed elettrico/elettronico. Que-sta richiesta riguarda tutti i tradizionali set-tori di misura (misure elettriche, dimen-sionali, di massa, pressione, flusso, umidi-tà ecc.) e quindi i corrispondenti campio-ni di riferimento. Una crescente evoluzione

qualitativa è richiesta in particolare ai cam-pioni di tempo e frequenza che sono allabase dei sistemi di navigazione spazialee dei sistemi di posizionamento. Le imma-gini di oggetti sulla terra fornite dai satelli-ti hanno risoluzioni sempre più elevate (or-mai ben al di sotto del metro), ciò richie-de oggi ai campioni di frequenza (neces-sari per la taratura dei sistemi di posiziona-mento del tipo GPS ecc.) accuratezze mol-to elevate. Gli attuali campioni basati su-gli orologi atomici al cesio consentono in-fatti accuratezze dell’ordine di una partesu 1015. Una grande accuratezza è ancherichiesta nelle misure di fluidi e in parti-colare quelle svolte dall’industria petroli-fera (petrolio e gas). Date le quantità in gio-co, errori di alcune parti su mille possonoin questi casi determinare perdite econo-miche quantificabili in centinaia di milionidi dollari.La necessità di disporre di adeguati siste-mi campione per misure di grandezzequali la forza, la viscosità, l’elasticità, il tra-sferimento di calore, ecc., o per la carat-terizzazione di proprietà quali la granulo-metria di polveri, il colore, gli odori ecc.,costituiscono attualmente un rilevante im-pegno di ricerca e sviluppo per la metro-logia in questi settori.Un particolare impegno si profila per quel-la che viene indicata come la “nanome-trologia”. Da tempo la produzione di ma-nufatti è impegnata con tecnologie che sisono evolute dalle dimensioni microme-triche a quelle nanometriche. Non si trattatuttavia solo di affrontare un problema discala ma di tener conto anche di una fe-nomenologia diversa. Ad esempio la ca-ratterizzazione di una superficie liscia og-gi può richiedere analisi dei materiali do-ve entrano in gioco le strutture caotichedelle superfici quando l’analisi delle strut-ture viene spinta a livello nanometrico. Imetodi di misura sono perciò concettual-mente diversi da quelli usati tradizional-mente per un’analisi più “grossolana” del-la regolarità di una superficie. Nuovi cam-

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le temperature) di parametri quali gasserra, ozono ecc.;

- le biotecnologie (biologia cellulare, bio-chimica, chimica delle proteine, biolo-gia molecolare) nelle diverse aree ap-plicative (medicina, analisi qualitative equantitative, industria, controlli fiscali eforensi ecc.).

Molte di queste misure (in particolarequelle basate su metodi chimici e chimi-co-biologici) non hanno ancora la medesi-ma qualità metrologica di quella raggiun-gibile nella misure di grandezze fisiche(ad es. massa, lunghezza, tempo, ecc.) perle quali si dispone sia di accurati campio-ni di riferimento sia di consolidate proce-dure di taratura per gli strumenti usati nel-le misure correnti. Per molte misure di tipochimico non sono sempre disponibili cam-pioni di riferimento, non sempre i possi-bili sistemi campione sono confrontati a li-vello internazionale e quindi universalmen-te accettati come sistemi di riferimento; inaltri casi essi non sono ancora univoca-mente definibili in quanto a tale scopo po-trebbero essere seguiti approcci concet-tuali fra loro diversi. Stante questa situazio-ne, autorità a livello nazionale e interna-zionale6, 7, 8 da tempo sono impegnate astimolare l’attuazione dei processi di rife-ribilità per le determinazioni di tipo chi-mico, con la messa a punto di campioni edi procedure di misura adeguati alle prin-cipali nuove esigenze di determinazioniquantitative.D’altra parte anche per le misure in cam-po medico e ambientale è necessario ave-re un’adeguata accuratezza, in termini diriproducibilità, confrontabilità e credibili-tà dei risultati ottenuti in tempi e in luoghidiversi. Un risultato non affidabile in questosettore di misure può avere infatti non so-lo conseguenze di ordine sanitario ma an-che di natura economica: basti pensare al-le implicazioni conseguenti ai blocchi deltraffico o alle cure mediche quando questiprovvedimenti sono basati su risultati dimisure non corretti. Pertanto molta parte

pioni di riferimento sono perciò necessa-ri a questo scopo se si vuole comprovare(per esigenze industriali, commerciali,scientifiche ecc) con metodi riproducibilie accettati internazionalmente, che un pro-dotto possiede effettivamente le caratteri-stiche strutturali ad esso attribuite nomi-nalmente. Le esigenze di misurare -e cer-tificare- piccolissime dimensioni riguar-dano un numero crescente di applicazionicome la litografia con UV, l’impiego dei na-notubi e dei fullereni, la deposizione di filmsottili su vetri o metalli, l’uso di fibre otti-che per telecomunicazioni,” l’electron tun-neling”, tecniche associate alla micromec-canica e alla farmacologia, ecc.5.

4.2 - I problemi della riferibilità metrologica nel settore ambientale esanitario

Le misure fatte per scopi medici e per lasalvaguardia ambientale (ad es. le misu-re di colesterolo nel sangue o di polveri egas nell’aria, di radiazioni ionizzanti incampo medico e ambientale) sono an-ch’esse sempre più numerose e di vastatipologia. Queste misure riguardano in par-ticolare:-la diagnostica e la terapia medica (ad es.

le analisi cliniche in diagnostica e la do-simetria in radioterapia);

- il controllo della presenza di agenti chimi-ci o biologici nocivi negli alimenti o disostanze estranee nell’organismo uma-no (antidoping);

- il controllo della presenza di contaminan-ti chimici o fisici nell’aria o nelle acque(ad es. misura delle concentrazioni digas nocivi, di particolato, ecc.);

- la verifica della presenza di organismigeneticamente modificati (OGM) neglialimenti;

- la verifica dei livelli di rumore, fumo, vi-brazioni, ecc. in ambienti di lavoro o pub-blici;

- il monitoraggio del cambio climatico glo-bale mediante la misura (oltre che del-

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La metrologia riguardante le biotecnologie è sempre più importante per la crescente quantità di misure nel settore (9). Il suo obiettivo èdi rendere riproducibili, affidabili e confrontabili metodi di misura basati su tecniche molto diversificate (NMR, spettroscopia a fluorescen-za, spettrometria di massa, cromatografia su liquidi ecc.), per i quali non esistono campioni di riferimento in senso tradizionale e per moltidei quali non si ha ancora un adeguato livello di standardizzazione.

Diagnostica medica Alimenti Ambiente Biotecnologie(*)

Colesterolo nel sangue Pb nel vino Cd e Pb nell’acqua Estrazione del DNApotabile

Glucosio nel sangue As nei frutti di mare Gas serra CO2, CH4 Quantificazione del DNAnell’ambiente

Creatina nel sangue Elementi (e,g, Cu, Cd,Zn) Emissioni di SF6 e CFC Quantificazione del nel vino rapporto peptidi/proteine

Elementi in traccia (Pb,Se) As, Se, Hg, Pb, metil-Hg Ozono nell’arianel sangue nel tonno

Ca nel siero Cd, Zn nel riso Pb/Cd nei sedimenti

Droga nell’urina Gamma HCH/p,p - DDT Metalli negli scarti dinel pesce miniere rocciose

Steroidi anabolizzanti Contaminanti organici Umidità nei combustibilinell’urina nelle cozze fossili

Ormoni nel sangue Metil-mercurio nel salmone PAH nei terreni e neisedimenti

Elementi in traccia nella Emissioni di SO2 in farina di soia impianti industriali

Antibiotici nella carne

Ormoni della crescita Zolfo nei combustibilinella carne

Vitamine e minerali Etanolo in matriciacquose

Tabella 1 - Alcuni esempi di analisi di tipo chimico-fisico (per analisi cliniche, o per misure di Contaminanti/sostanzenocive in matrici ambientali e alimentari) per le quali sono iniziati studi di riferibilità metrologica a livello internazio-nale da parte del BIPM e di Istituti metrologici nazionali9

dell’attività di ricerca metrologica è oggidedicata alla soluzione di questo problemadi riferibilità, strettamente connesso all’af-fidabilità delle misure nei settori dell’am-biente, e della salute e alla loro reciprocaaccettabilità sul piano internazionale. Nel-la tabella 1 sono riportate alcune tipolo-gie di misura per le quali il CIPM e il BIPM(figura 4) ha da tempo iniziato un’attivitàdi studio e di standardizzazione affinchéper tali misure si possano realizzare deiriferimenti campione9. Questo studio ècondotto prevalentemente dagli istituti me-trologici nazionali di diversi paesi e ha co-me obiettivo la possibilità di certificare inmodo univoco, e uniforme a livello inter-nazionale, l’affidabilità delle misure anchenel settore chimico-fisico d’interesse incampo medico e ambientale. La misuradelle radiazioni ionizzanti è invece quelsettore, fra le misure in campo medico eambientale, in cui negli anni recenti si ègià raggiunta una ragguardevole affidabi-

lità. Ciò è principalmente dovuto alla ri-cerca e allo sviluppo che negli ultimi an-ni si sono avuti sui metodi sperimentali pereffettuare misure assolute e per realizza-re quindi idonei campioni primari di rife-rimento. Della metrologia delle radiazioniionizzanti si descriveranno più oltre i prin-cipali sviluppi, in relazione a quanto è sta-to realizzato a tutt’oggi presso l’Istituto Na-zionale di Metrologia delle Radiazioni Io-nizzanti dell’ENEA.

5. Costi-benefici derivanti dallo sviluppo dei programmi metrologici

I costi legati alle operazioni di misura nel-le attività industriali, commerciali, sanita-rie, ambientali, ecc., di un paese sviluppa-to ammontano a valori stimati fra il 3% e il6% del suo PIL10. Una parte ridotta, ma es-senziale, di questi costi riguarda lo svilup-po e il mantenimento delle attività metrolo-giche nel paese, quale prerequisito per

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dio sul rapporto costi-benefici per le attivi-tà di misura e prova nei paesi sviluppati16.Lo studio esamina in particolare i settoridelle nanotecnologie, dell’industria auto-mobilistica e farmaceutica, dei controllisull’inquinamento ambientale, della dia-gnostica medica. Da questo rapporto siapprende che nella UE si spendono circa83 miliardi di euro per misure e prove neidiversi settori di attività. Ad esempio, cir-ca 13 miliardi di euro annui sono spesi perattività legate a misure e prove in camposanitario e circa 5 miliardi di euro annuiper misure legate ai controlli delle emis-sioni nocive nel settore automobilistico. Lametrologia, quale prerequisito per l’affi-dabilità delle misure in tutti i settori di at-tività, emerge da quest’analisi come fatto-re essenziale affinché questa non trascu-rabile spesa non sia affetta da sprechi esia ottimizzata con positivi ritorni di na-tura economica e sanitaria. In definitiva, gliistituti metrologici nazionali, soprattuttoquelli nei paesi più sviluppati, hanno unimpatto sempre più marcato sulla compe-titività nazionale e internazionale e sullaqualità della vita nel proprio paese.

6. La metrologia negli scambi internazionali e i recenti accordi multilaterali nel settore

Fra le cause che tradizionalmente hannodato luogo a barriere commerciali negliscambi internazionali vi è sempre stata lamancanza di un reciproco riconoscimen-to dei risultati di misure e di prove tese acertificare la reale rispondenza di un pro-dotto (o servizio) alle caratteristiche de-nunciate. Alla base di questo problema viè stata la non immediata accettazione deicertificati di taratura (degli strumenti di mi-sura) emessi dagli istituti metrologici na-zionali dei diversi paesi. Analogo proble-ma si è posto tradizionalmente per i cer-tificati di prova (di strumenti, materiali eprodotti vari) a causa della non compara-bilità dei metodi di prova seguiti nei rispet-

l’affidabilità di tutti i processi di misura. Ilritorno economico degli investimenti sulleattività metrologiche è stato quantificatoed è di sensibile entità. I paesi che inve-stono una percentuale dello 0.006% delloro PIL in metrologia sono in grado diraggiungere un più avanzato sviluppo diquelli il cui corrispondente investimentoè solo di un quarto inferiore (4). Esempiin questa direzione sono quelli degli StatiUniti d’America, Singapore e la Repubbli-ca di Corea in relazione ai processi di mi-sura richiesti per lo sviluppo nei settoridelle nuove tecnologie, della produzionealimentare, dei farmaceutici, della salute(misure cliniche e strumentazione asso-ciata). In quest’ultimo settore, ad esempio,il beneficio derivanti dai costi metrologici(richiesti per realizzare campioni di rife-rimento per le diverse tipologie di misu-ra) è stato analizzato da diversi studi delNIST11, 12, 13. Si è valutato al riguardo cheuna sovrastima (dovuta a errore) del 3%nelle misure di colesterolo può dar luogoa un incremento del 5% di risultati falsi po-sitivi che a loro volta determinano control-li ripetuti (con costi aggiuntivi) o interven-ti medici (di cui non vi è in realtà necessi-tà). In generale anche piccoli errori in que-sto campo possono dar luogo a costi in-debiti sia in termini economici che di tiposanitario. In USA in particolare, la spesa le-gata alla cura della salute umana (circa1300 miliardi di dollari annui) è circa il 14%del PIL (con riferimento al 2001). I citatistudi del NIST evidenziano inoltre che il10% di questa spesa è dovuta a costi permisurazioni (per diagnostica clinica e te-rapia) e che circa il 30% di questi ultimicosti potrebbe essere risparmiato se sievitasse di ripetere misurazioni a seguitodi errori o del mancato uso di procedurestandardizzate e basate su campioni di ri-ferimento. La conclusione è che gli inve-stimenti nelle infrastrutture metrologichenazionali siano fra quelli a più elevato ri-torno in termini di benefici14, 15. Anche laCommissione Europea ha avviato uno stu-

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tivi paesi. Ciò ha sempre avuto come con-seguenza la ripetizione di misure e provenei paesi importatori/esportatori con unevidente aggravio di costi, di ritardi e dicontenziosi sui risultati.Un importante evento finalizzato a elimi-nare le barriere tecniche al libero scam-bio di beni e servizi, ha avuto luogo a Pa-rigi il 14 ottobre 1999: la firma di un Ac-cordo di Mutuo Riconoscimento (MRA) re-lativo ai campioni, alle misure e alle tara-ture17. Tale accordo è stato firmato dai re-sponsabili degli istituti metrologici naziona-li (per l’Italia erano rappresentati l’IstitutoElettrotecnico Nazionale Galileo Ferraris,l’Istituto di Metrologia Gustavo Colonnettidel CNR e l’Istituto Nazionale di Metrolo-gia delle Radiazioni Ionizzanti dell’ENEA)con incarico ad essi conferito dalle auto-rità nazionali (per l’Italia i Ministeri delleattività produttive e degli esteri). La siglaMRA denota l’Accordo di mutuo riconosci-mento dei campioni nazionali di misura edei certificati di taratura e misura emessidagli Istituti Metrologici Nazionali. L’accor-do specifica, in un ampio e dettagliato te-sto i vincoli da rispettare per il mutuo ri-conoscimento della validità dei campioninazionali e dei certificati di taratura ad es-

si riferiti e impegna quindi ciascun paesefirmatario a mantenere l’operatività degliistituti metrologici nazionali ai livelli pre-scritti. L’accordo ha dunque lo scopo difornire ai governi un fondamento tecnicoper ridurre le barriere negli scambi inter-nazionali riguardanti: attività produttive ecommerciali, dati ambientali, sanitari, sta-tistici e tutto ciò che sia dedotto da un pro-cesso di misurazione e che attenga all’at-tuazione dei Sistemi Qualità nella produ-zione, nei servizi, nella pubblica ammini-strazione. L’MRA fissa le condizioni allequali si possono accettare i certificati ditaratura, di misurazione e di prova emessidagli Istituti Metrologici Nazionali e dai la-boratori ed organismi accreditati in altripaesi. La validità di questo accordi è quin-di legata all’accuratezza dei campioni dimisura nazionali e dei certificati di taratu-ra e di misura emessi dagli Istituti Metrolo-gici Nazionali. A questo scopo gli IstitutiMetrologici Nazionali devono: a) effettuareperiodicamente, sotto il controllo di orga-nismi internazionali nel settore (BIPM, EU-ROMET ecc.), misure e confronti interna-zionali tesi a stabilire il grado di equiva-lenza dei campioni nazionali di misura svi-luppati in ciascun paese, b) comprovare a

Figura 5La pubblicazione ri-portata in figura(consultabile al sitoin rif. 2) descrive itermini dell’ “Accor-do di mutuo ricono-scimento dei campio-ni nazionali di misu-ra e dei certificati ditaratura e misuraemessi dagli istitutimetrologici naziona-li” (MRA)

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cesso di accreditamento è svolto in ogniPaese dal proprio organismo di accredi-tamento competente con il coinvolgimen-to del rispettivo Istituto Metrologico Nazio-nale. L’organismo italiano per l’accredita-mento dei Centri di Taratura è il SIT (Servi-zio di Taratura in Italia)19. Esistono analo-ghi organismi negli altri paesi. Tali organi-smi si coordinano a livello europeo trami-te l’EA (European cooperation for Accre-ditation, e a livello extraeuropeo tramitel’ILAC (International Laboratory Accredi-tation Cooperation). Anche questi organi-smi di accreditamento internazionali20, 21

hanno siglato specifici accordi multilate-rali che, per i Centri di Taratura, hanno fina-lità analoghe (uniformità di regole, verifi-che delle capacità tecniche, affidabilitàecc.) a quelle che ha l’MRA per gli IstitutiMetrologici Primari. Grazie a questi ac-cordi, l’operazione di accreditamento for-nisce una condizione di garanzia della esi-stenza, verificata a livello internazionale,di mezzi tecnici e procedure che compro-vano l’equivalenza dei certificati emessi.L’obiettivo di questa operazione è di otte-nere misure credibili e accettabili ovun-que,, diminuendo l’importanza di continue,costose e spesso non necessarie azioni dimisura e di certificazione condotte ripeti-tivamente nei vari paesi.Tutto ciò in definitiva fornisce agli utilizza-tori una garanzia aggiuntiva dei prodotti edei servizi che, acquisendo una accetta-zione valida internazionalmente, possonocircolare liberamente nel mercato mon-diale, attenuando gli effetti di eventuali bar-riere commerciali.

7. La struttura della metrologiain Italia e il ruolo dell’ENEA inquesto settore

In ogni paese sviluppato esiste un IstitutoMetrologico Nazionale (NMI) avente il com-pito ufficiale di sviluppare il sistema di rife-rimento primario per la misura di tutte legrandezze d’interesse. Un tale sistema è

livello internazionale le proprie capacitàdi taratura e misura (CMC)), c) attuare unidoneo Sistema Qualità a dimostrazione esupporto dei propri metodi sia sul pianotecnico che organizzativo. Al fine di con-sentire una armonizzazione dei diversi si-stemi di qualità in attuazione della normaISO/IEC 17025, gli istituti metrologici eu-ropei partecipano alle iniziative del Quali-ty System Forum dell’EUROMET e al pro-getto INITIATION della Comunità Euro-pea.Il testo dell’MRA, i firmatari dell’accordo,i risultati dei periodici confronti interna-zionali fra gli istituti metrologici, le capaci-tà di taratura e misura validate dalla comu-nità metrologica internazionale per cia-scun istituto nazionale, sono consultabili alsito web del BIPM: www.bipm.org. Una sin-tesi in italiano del testo dell’MRA è ripor-tata in18.L’accordo internazionale sulla metrologiaora descritto, avrebbe rischiato di vederecompromesse le sue finalità se il sistema divalidazione e controllo che l’MRA esercitasugli Istituti Metrologici Nazionali non sifosse esteso anche ai Centri di Taratura.Questi sono laboratori idoneamente at-trezzati e con competenti risorse umane,i quali sono accreditati per effettuare la ta-ratura degli strumenti di misura. In ciascunpaese, gli Istituti Metrologici Primari sonoimpegnati prevalentemente nell’attività diricerca e sviluppo sui campioni primari dimisura e nel mantenimento della loro ef-ficienza tramite continue intercomparazio-ni internazionali. Si tratta di un impegnoche non consentirebbe di soddisfare con-temporaneamente anche le quotidiane ri-chieste di taratura provenienti da tutto ilterritorio nazionale. L’attività di taratura de-gli Istituti Metrologici Nazionali è per forzadi cose limitata solo ad alcune tipologie ditaratura, laddove la gran parte delle esi-genze in questo campo viene soddisfattaper l’appunto dai Centri di Taratura. Que-sti laboratori devono poter essere accre-ditati per svolgere questa funzione. Il pro-

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costituito, come si è sopra descritto, daicampioni nazionali delle unità di misura del-le diverse grandezze. L’Italia pur essendouno dei paesi firmatari del primo accordometrologico internazionale (la “Conventiondu Mètre” del 1875, v. sopra) solo negli an-ni recenti ha formalmente istituito il propriosistema metrologico nazionale. In prece-denza i campioni di riferimento per le di-verse tipologie di misura erano stati svilup-pati e resi disponibili per la taratura deglistrumenti di misura nel Paese solo in un am-bito scientifico e volontaristico. Entro que-sto ambito operavano infatti tradizionalmen-te l’Istituto di Metrologia G. Colonnetti(IMGC) del CNR, l’Istituto Elettrotecnico Na-zionale G. Ferraris (IEN) e successivamen-te il Laboratorio di Metrologia delle Radia-zioni Ionizzanti (LMRI) dell’ENEA. Ciascu-no di questi tre organismi era di fatto ricono-sciuto a livello nazionale e internazionalecome l’istituzione detentrice dei campioniprimari di misura nei rispettivi settori dicompetenza: l’IMGC del CNR per le misu-re termiche, meccaniche ecc., l’IEN nel set-tore elettrotecnico, del tempo, ecc., il LMRIdell’ENEA per le misure delle radiazioni io-nizzanti. Nessuno di questi tre organismi

aveva tuttavia il riconoscimento formale diistituto metrologico nazionale da parte del-la legislazione italiana. Questa carenza le-gislativa, che rendeva l’Italia unica eccezio-ne nell’ambito dei paesi sviluppati (tutti do-tati di un proprio istituto metrologico nazio-nale riconosciuto per legge), venne colma-ta con l’approvazione della Legge n. 273,11 agosto 1991, che istituisce il sistema me-trologico nazionale. L’importanza pratica diquesto atto legislativo può essere misuratadal fatto che, in sua assenza, ciascuno in Ita-lia avrebbe potuto in linea di principio ri-vendicare il ruolo di detentore dei campio-ni primari di misura facendo quindi venirmeno il fondamentale requisito in base alquale i campioni nazionali di ciascuna uni-tà di misura devono essere, per definizio-ne, unici per ciascun Paese. La legge n.273/1991 riconosce il ruolo di fatto svoltodai tre organismi citati designando ciascu-no di essi quale istituto metrologico prima-rio nel proprio settore di competenza.Nel 2006 gli istituti IMGC-CNR ed IEN sonostati accorpati in un unico organismo, l’Isti-tuto Nazionale di Ricerca Metrologica (IN-RIM), e quindi gli istituti metrologici prima-ri in Italia sono attualmente: INRIM ed IN-

BIPM EUROMET“campioni”

EA, ILAC“accreditamento”

INRIM

UTENTI(industria, sanità, ricerca)

IENGF

IMP IMP

INMRI - ENEA

IMGC-CNR ENEA - INMRI

Servizio di TaraturaSIT

(centri accreditati)

Il Sistema nazionale di Taratura in Italia e nel contesto interno azionale. Per lo sviluppo e la validazione dei campioni nazionali gli istituti Metrologici Primari (IMP) dei diversi Paesi operano unitamente al BIPM e (a livello europeo) all’EUROMET. L’accreditamento dei Centri SIT è controllato dall’EA e dall’ ILAC

Figura 6Il sistema nazionale

di taratura in Italia ècostitutito dagli isti-tuti metrologici na-zionali, INRIM (nelquale sono di recen-te confluiti i due isti-tuti metrologiciIENGF e IMGC-CNR)ed INMRI-ENEA, e daicentri di taratura SIT

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ternazionale grazie al fatto che esso soddi-sfa i requisiti scientifici e organizzativi pre-visti dall’accordo internazionale di mutuoriconoscimento (MRA) sopra citato. Que-sto tipo di certificazione di taratura è l’unicoad essere riconosciuto per l’attuazione deiSistemi di Qualità che oggi tutti i laboratoriche forniscono prestazioni scientifiche al-l’esterno (in campo industriale, sanitario,ecc.) sono ormai chiamati ad adottare.Nell’ambito del Sistema Nazionale di Tara-tura, l’ENEA ha dunque il ruolo di IstitutoMetrologico Primario nel settore delle ra-diazioni ionizzanti e questo ruolo è svoltodall’Istituto Nazionale di Metrologia delleRadiazioni Ionizzanti (INMRI). L’INMRI è unistituto costituito dall’ENEA nel 1991 pres-so il Centro Ricerche della Casaccia comeevoluzione del Laboratorio di Metrologiadelle Radiazioni Ionizzanti. Questo laborato-

MRI-ENEA operanti nei rispettivi settori dicompetenza. A questi due istituti fa capo larete dei centri secondari di taratura ope-rante nell’ambito del Servizio di Taratura inItalia (SIT). Questi centri sono laboratori au-torizzati, in quanto tecnicamente e organiz-zativamente idonei, ad effettuare la taratu-ra di strumenti di misura nei diversi settorid’interesse, in quanto accreditati dal SIT ericonosciuti perciò a livello internazionale. Icentri SIT hanno, fra gli altri obblighi, quel-lo di tarare periodicamente i loro campionisecondari rispetto ai corrispondenti cam-pioni primari sviluppati presso ciascunodei due istituti metrologici nazionali di com-petenza. Il sistema nazionale di taratura, co-stituito dagli istituti metrologici primari edai centri SIT ad essi riferibili (si veda loschema in figura 6), può emettere certifi-cazione di taratura riconosciuta a livello in-

Tabella 2 - Grandezze e unità SI per la misura delle radiazioni ionizzanti

Grandezza Nome Nome speciale(simbolo) (simbolo)

Esposizione (per raggi X e g) coulomb al kilogrammo(C/kg)

Energia specifica joule al kilogrammo gray(J/kg) (Gy)

Dose assorbita, kerma joule al kilogrammo gray(J/kg) (Gy)

Equivalente di dose, joule al kilogrammo sievertequivalente di dose am biente, (J/kg) (Sv)equivalente di dose direzionale, equivalente di dose personale

Rateo di dose assorbita, rateo di kerma joule al kilogrammo gray al secondo al secondo

(J/kg s) (Gy/s)

Rateo di equivalente di dose, joule al kilogrammo sievert rateo di equivalente di dose ambiente, al secondo al secondorateo di equivalente di dose direzionale, (J/kg s) (Sv/s)rateo di equivalente di dose personale

Attività (di un radionuclide) secondo alla meno uno becquerel(s-1) (Bq)

Concentrazione di attività (di un radionuclide) secondo alla meno uno becquerel al kilogrammo al kilogrammo

(s-1kg-1) (Bq/kg)

Fluenza di particelle metro alla meno due(m-2)

Rateo di fluenza di particelle metro alla meno due al secondo(m-2/s)

Rateo di emissione di particelle secondo alla meno uno(s-1)

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59ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

Grandezza fisica Campione Radiazione Intervallo Intervallodi riferimento di accuratezza di misura

(§)

Esposizione (#) •Camera a ionizzazione Raggi x 10-50 kV 0,5 - 1 (3 10-8 - 2 10-4) C kg-1 s-1

ad aria libera per basse energie•Camera a ionizzazione Raggi x 60-300 kV 0,5 - 1 (2 10-8 - 9 10-6) C kg-1 s-1

ad aria libera per medie energie•Camera a ionizzazione Radiazione 0,8 – 1.3 (2 10-8 - 9 10-6) C kg-1 s-1

di trasferimento ** gamma del137 Cs•Camera a ionizzazione a cavità con pareti di grafite

Kerma in aria (#) •2 Camere a ionizzazione Raggi x 10-50 kV 0,5 – 1 (1 10-7 -7 10-3) Gy s-1

ad aria libera per basse e 60-300 kVe medie energie con procedure di conversione esposizione/kerma•Camera a ionizzazione Radiazione 0,8 – 1.3 (7 10-7 - 3 10-4) Gy s-1

di trasferimento con procedura gamma del137 Csdi conversione esposizione/kerma **•Camera a ionizzazione a cavità Radiazione 0,5 (2 10-4 - 7 10-3) Gy s-1

con pareti di grafite con procedura gamma del60 Csdi conversione esposizione/kerma

Equivalente •2 Camere a ionizzazione Raggi x 10-50 kV 0,5 - 1 (8 10-7 - 8 10-3) Sv s-1

di dose ambiente, ad aria libera per basse e 60-300 kVdirezionale e medie energie con fantocci e personale (#) per l’irraggiamento

e procedura di conversione kerma/equivalente di dose•Camera a ionizzazione Radiazione gamma del60Co 0,5 (2 10-4 - 8 10-3) Sv s-1

a cavità con fantocci per l’irraggiamento e procedura di conversione kerma/equivalente di dose

Dose assorbita: •Calorimetro in grafite Radiazione gamma del60Co 0,5 - 0,7 (2 10-3 - 2 10-2) Gy s-1

in grafite •Calorimetro ad acqua “ “ “in acqua (#) (in fase sperimentale)

•Calorimetro in grafite “ “ “e camera a ionizzazione a cavità in fantoccio d’acqua

Dose assorbita: •Camera a ionizzazione sorgenti beta di 204Tl, 147Pm, 3 (3 10-7 - 5 10-4) Gy s-1

in materiali tessuto ad estrapolazione 90Sr/90Y e 85Krequivalenti (#)

Kerma in aria •Camera a ionizzazione Radiazione gamma del192Ir 1,1 (1 10-4 - 7 10-3) Gy s-1

di riferimento (#) di trasferimento con procedura di coneversione esposizione/kerma rif. **

Emissione •Bagno al solfato Sorgenti di neutroni 0,4 (105 - 107) s-1

di neutroni di manganese di Am-Be e 252Cf•Contatore Lungo “ “ “ 0,7 (103 - 107) s-1

(Long Counter) *

Neutron •Campione di densita di flusso Neutroni termici 0,8 1.2 104 cm-2 s-1

Flux Density di neutroni termici **

Attività •Sistema di conteggio Emettitori b e b-g 0,1 - 3 (1 - 20) kBqa coincidenza 4pb-g•Rivelatori a NaI a pozzetto Emettitori g-g e 222Rn 0,5 - 3 (1 - 20) kBq•Camera a ionizzazione Emettitori g 0,2 - 3 (10 - 2 104) kBqad alta pressione*•Spettrometro gamma HPGe * Emettitori g 1 - 5 (1 - 105) Bq•Cella elettrostatica Radiazione del 222Rn 1 (1 - 15) kBq

Concentrazione •Camere radon Radiazione del222Rn (e figli) 2 - 10 (102 - 104) Bq/m3

di attività di diverso volume

* Campione secondario di alta precisione.** Sei sorgenti di neutroni Am-Be con moderatori di grafite e polietilene, con metodo di misura per attivazione neutronica dell’oro.(§) Valori corrispondenti alla incertezza tipo composta (1σ) in %.(#) L’intervallo di misura è riferito al rateo della grandezza, poiché tale riferimento può essere più significativo.

Tabella 3 - I campioni nazionali per la misura delle radiazioni ionizzanti operanti presso l’INMRI-ENEA e lerispettive grandezze SI di cui questi campioni realizzano l’unità di misura. Le caratteristiche dei sistemi campio-ne sono descritte nel D. M. n. 591/19916. Nella tabella sono riportati anche gli intervalli di misura, i livelli di accu-ratezza e i tipi di radiazione per la cui misura i campioni sono stati progettati

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60 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

8. La domanda nazionale nel campo della metrologia delle radiazioni ionizzanti

L’attività metrologica svolta dall’INMRI–ENEAè essenziale per l’affidabilità delle misuredelle radiazioni ionizzanti nel Paese, e in par-ticolare per l’attuazione dei Sistemi Qualità,nei settori della medicina, della radioprote-zione e della ricerca scientifica. Un presup-posto essenziale per quest’affidabilità è infat-ti la taratura degli strumenti di misura che,nel settore delle radiazioni ionizzanti, è peral-tro richiesta dalla normativa nazionale e inter-nazionale. I soggetti che a livello nazionalenecessitano regolarmente dell’attività del-l’INMRI-ENEA (metodi di misura e certifica-zioni di taratura degli strumenti nel settoredelle radiazioni ionizzanti) comprendono:- i centri ospedalieri di radioterapia;- le agenzie per la protezione ambientale

(ARPA) di tutte le Regioni italiane;- gli organismi centrali di vigilanza e con-

trollo, in particolare l’APAT;- gli organismi della protezione civile e

della difesa;- le industrie che impiegano o producono

radioisotopi o strumenti di misura delleradiazioni ionizzanti;

- le università e i centri di Ricerca;- i centri SIT (presso industrie ed enti pub-

blici) accreditati per la taratura di stru-mentazione radiologica.

I complessi sperimentali campione svilup-pati - con le associate procedure di tara-tura - dall’INMRI-ENEA riguardano tutte letipologie di misura delle radiazioni ioniz-zanti d’interesse nei settori sopra specifica-ti. Le classi di strumenti di misura per iquali l’INMRI-ENEA ha realizzato i sistemidi taratura includono in particolare la stru-mentazione per:- dosimetria per la radioterapia con foto-

ni, elettroni, protoni;- dosimetria personale e ambientale per

radiazione x, beta, gamma e neutronica.- misura della radioattività in varie matri-

ci ambientali (aria, acqua, terreni, ali-

rio, nato nel 1980, scaturiva a sua volta daun’attività nel settore metrologico svolta nel-l’ente sin dai primi degli anni settanta.Prima del 1991 l’attività metrologica svoltadall’ENEA, pur non dettata da alcun com-pito di legge, si poneva comunque l’obiet-tivo di sviluppare sistemi di misura campio-ne nel campo delle radiazioni ionizzanti. Siintendeva in tal modo realizzare le condi-zioni tecnico-scientifiche per svincolare ilpaese da una sudditanza economica e tec-nologica, essendo necessario, prima di al-lora, rivolgersi a istituti metrologici all’este-ro per la taratura di strumenti di misura del-le radiazioni ionizzanti.Sulla base del livello qualitativo comprova-to a livello internazionale e sulla base del-l’unicità delle attività di questo laboratorioin ambito nazionale, I’ENEA veniva poi de-signato, nel corso della iniziativa legislativasull’organizzazione della metrologia in Ita-lia, come uno dei tre istituti metrologici pri-mari nazionali.Per assolvere il compito di istituto metrolo-gico nazionale l’ENEA, tramite l’INMRI, svol-ge attività di ricerca e sviluppo per realizza-re i campioni nazionali per la misura delleradiazioni ionizzanti.L’esistenza di questi sistemi campione è ilpresupposto per garantire a livello nazio-nale l’affidabilità delle misure delle radia-zioni ionizzanti e la loro comparabilità a livel-lo internazionale. Infatti i complessi di mi-sura usati correntemente nel paese per lediverse esigenze forniscono risultati signi-ficativi solo se essi hanno la possibilità diessere tarati rispetto ai campioni nazionali diriferimento riconosciuti a loro volta a livellointernazionale. L’insieme delle attività svol-te dall’INMRI costituiscono il presuppostoper l’affidabilità delle misure delle radia-zioni ionizzanti e per l’attuazione dei Siste-mi di Qualità nei seguenti settori:- radioterapia e radiodiagnostica medica;- radioprotezione in campo ambientale,ospedaliero e industriale;- trattamento, sterilizzazione e diagnosi dimateriali mediante radiazioni ionizzanti.

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menti ecc.).- misura della contaminazione radioattiva

superficiale.Nel paragrafo seguente è descritta breve-mente la funzione e la tipologia degli ap-parati sperimentali studiati e messi a pun-to presso l’INMRI- ENEA per realizzare icampioni nazionali di misura delle radia-zioni ionizzanti.

9. I sistemi di misura campione sviluppati dall’INMRI-ENEA per la misura delle radiazioni ionizzanti

I sistemi campione dell’INMRI-ENEA com-prendono circa 20 linee sperimentali cuisono associati i relativi impianti d’irraggia-mento (irradiatori per radiazione alfa, be-ta e gamma, macchine a raggi x, sorgentineutroniche, sorgenti dei più importanti ra-dionuclidi incluso il radon, un acceleratore“Microtrone” da 20 MeV. Con questi appa-rati sperimentali è possibile effettuare la mi-sura assoluta delle grandezze del SistemaInternazionale (SI) relative alle radiazioniionizzanti ed elencate nella tabella 2. I si-stemi campione consentono quindi di rea-lizzare l’unità di misura di riferimento perciascuna di queste grandezze. Le unità dimisura SI realizzate presso l’INMRI-ENEAsono poi trasferite, tramite i processi di ta-ratura, dai campioni nazionali agli strumen-ti di misura normalmente usati per scopipratici. La misura delle grandezze fisicheper gli scopi pratici correnti è sempre basa-ta, in tutti i settori di misura, sull’uso di stru-menti tarati (rispetto ai propri campioni diriferimento). Una misura assoluta è inveceuna misura che utilizza strumenti non tara-ti preventivamente rispetto a campioni del-la grandezza oggetto della misura. Una ta-le misura richiede che siano soddisfattesperimentalmente le condizioni che sonoalla base della definizione della grandez-za d’interesse. I sistemi campione, una vol-ta riconosciuti come campioni nazionali, so-no unici in un dato paese poiché deve esse-re garantita l’unicità dell’unità di misura che

quel paese adotta. Questa unità di misuradeve essere poi coerente con le analogheunità realizzate e adottate negli altri paesi.L’unicità di questo riferimento non implicaperò che esso rimanga statico nel tempo:ciascun campione (relativo a ciascuna del-le grandezze SI) è infatti oggetto di miglio-ramento continuo consentendo misure asso-lute e quindi unità di misura sempre più ac-curate.Tutto ciò si riflette sulla possibilità dieffettuare misure sempre più accurate an-che al livello dell’utente finale nelle diver-se attività produttive, commerciali, scienti-fiche, sanitarie ecc..Per far fronte ai diversi tipi di misure richie-ste nei diversi settori d’interesse (si vedapar. 7) è necessario disporre di un ampionumero di campioni primari.Questi apparati sperimentali sono elencatinella tabella 3 unitamente alle grandezzedi cui realizzano l’unità di misura SI 3, all’in-tervallo di misura e all’accuratezza corri-spondente. Il sistema dei campioni nazio-nali consente la misura assoluta di grandez-ze quali: la dose assorbita, l’esposizione,l’equivalente di dose (nelle sue diverse ac-cezioni), la concentrazione di attività di ra-dionuclidi (incluso il radon e la sua proge-nie), la fluenza di neutroni, ecc. I diversi ti-pi di campioni primari e di metodi di taratu-ra sviluppati presso l’INMRI-ENEA sono ingrado di far fronte a tutte le principali esi-genze nei vari settori di misura quali la ra-dioterapia, radiodiagnostica, radioprotezio-ne, trattamento di materiali con alte dosiecc.. L’INMRI-ENEA ha il compito di man-tenere e sviluppare le caratteristiche di que-sti apparati di misura ai livelli qualitativi chegli accordi internazionali sulla metrologiaprimaria impongono.Le caratteristiche e le funzioni di ciascunodi questi apparati di misura campione, ne-cessari per poter effettuare la taratura de-gli strumenti di misura correntemente usa-ti per la misura di radiazioni ionizzanti, sonoriportate nel Decreto Ministeriale 591/1993che elenca e descrive tutti i campioni pri-

segue a pag 64

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Fra le diverse grandezze fisiche introdotte nel Sistema Internazionale (SI) per la misura delleradiazioni ionizzanti, la grandezza “esposizione” è di particolare importanza. L’esposizionemisura la capacità di ionizzare l’aria da parte della radiazione x e gamma. Una volta nota laquantità di ionizzazione (ovvero la carica elettrica) prodotta in una data massa di aria da par-te di questo tipo di radiazione, è possibile determinare il valore di un’ulteriore grandezza, la “do-se assorbita”, legata all’energia che quella medesima radiazione può cedere a una massa diqualsiasi altro mezzo diverso dall’aria (ad esempio un organismo biologico). L’importanza del-la dose assorbita deriva dal fatto che essa è direttamente correlabile agli effetti biologici del-le radiazioni ionizzanti, sia per le applicazioni in radioterapia sia per esigenze di radioprotezio-ne. Per misurare l’esposizione è necessario usare strumenti opportunamente tarati. La taratu-ra richiede il riferimento a uno specifico campione primario il quale effettua una misura as-soluta della grandezza, cioè una misura che non necessita di alcuna taratura preventiva. Il cam-pione in questione misura quindi la grandezza esposizione (il cui simbolo è X) sulla base del-la sua definizione:

XX((PP,,EE))==ddQQddmm

dove dQ è la carica di un solo segno generata, in una massa dm di aria centrata nel punto P,da fotoni di energia E. E’ richiesto inoltre che dQ sia la carica che si produce in aria quandotutti gli elettroni generati dai fotoni nella massa dm sono arrestati completamente in aria. In dQnon va incluso il contributo di carica prodotto dalla radiazione di frenamento (bremsstrahlung)degli elettroni secondari generati dai fotoni primari. L’unità di misura dell’esposizione nel Siste-ma Internazionale (SI) è il coulomb al chilogrammo (C/kg). In Italia il campione primario nazio-nale di esposizione realizzato presso l’Istituto Nazionale di Metrologia delle Radiazioni Ionizzan-ti dell’ENEA, è costituito da un gruppo di tre apparati sperimentali progettati per misure as-solute alle diverse energie della radiazione. Questi sistemi di misura, basati tutti su particolaricamere a ionizzazione, sono fra loro molto diversi essendo differenti le condizioni di misuradell’esposizione alle diverse energie della radiazione x e gamma.La misura assoluta dell’esposizione è molto impegnativa a causa dei numerosi fattori corret-tivi da determinare (sia teorici che sperimentali) e dei piccoli valori di corrente (fino a 10-16

A) che si devono poter misurare con la necessaria accuratezza (0,01%). I fattori correttivi sononecessari per tener conto delle differenti condizioni sperimentali rispetto a quelle richiestedalla definizione dell’esposizione.Con partricolari sistemi dosimetrici (le cosiddette camere a ionizazione “a cavità”) tarati permisurare l’esposizione, si può poi determinare la dose assorbita in acqua che è la grandezzad’interesse per la radioterapia. Per la conversione da esposizione a dose assorbita in acquasi fa ricorso alla cosiddetta “teoria della cavità” che attiene a uno specifico settore della fisicadelle radiazioni ionizzanti.

Figure 7 e 8I sistemi campione“camera ad aria libe-ra” (al centro dellafoto a destra) e “ca-mera a cavità”(indi-cata dalla freccia nel-la foto a sinistra) rea-lizzati presso l’Istitu-to Nazionale di Me-trologia delle Radia-zioni Ionizzanti del-l’ENEA per la misuraassoluta dell’esposi-zione dovuta, rispet-tivamente, a radia-zione x con energiada 50 a 300 keV e aradiazione gammada 1,25 MeV

Scheda 1 - I campioni primari realizzati presso l’ENEA per lamisura della “esposizione”, una grandezza di largo uso nellamisura delle radiazioni ionizzanti

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63ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

Figure 9 e 10Nella foto a sinistraè mostrato un parti-colare di uno dei si-stemi campione - ilsistema di conteggioin coincidenza 4πβ-γ - realizzati pressol’Istituto Nazionale diMetrologia delle Ra-diazioni Ionizzantidell’ENEA per la mi-sura assoluta dell’at-tività dei radionucli-di. La foto a destramostra il sistemacampione camera ra-don (da circa 1000 li-tri) per la taraturadei sistemi di misuradel radon

Le misure riguardanti i radionuclidi sono d’interesse in campo ambientale per poter monito-rare la presenza di sorgenti radioattive nonchè la loro variazione nel tempo e nelle diversematrici ambientali (aria, terreni, alimenti ecc.). Le misure relative ai radionuclidi sono inoltresempre più importanti in campo medico, sia per la radiodiagnostica (analisi PET e SPECT)sia per la radioterapia oncologica (brachiterapia). In quest’ultimo caso l’accuratezza di mi-sura deve essere la più elevata possibile. La grandezza d’interesse per tutti questi tipi di misu-re è “l’attività” di un radionuclide, definita come: dove dN è il numero di trasformazioni nu-cleari spontanee che hanno luogo nel tempo dt in una determinata massa di un dato radio-nuclide (la sorgente radioattiva). Nota l’attività si può determinare l’energia emessa da unasorgente radioattiva nel suo processo di decadimento, una volta che siano conosciute le mo-dalità con cui essa emette radiazione (lo schema di decadimento). Questa energia è poi im-portante per determinare la dose assorbita cioè la grandezza fisica correlata agli effetti bio-logici negli organismi che possono aver interagito con le radiazioni emesse dalla sorgente.L’unità di misura dell’attività nel Sistema Internazionale (SI) è il secondo alla meno uno (s-1). Aquesta unità è assegnato il nome speciale becquerel (Bq). Quindi 1 Bq è l’attività di una sor-gente radioattiva che decade con una trasformazione nucleare al secondo.Le misure di attività dei radionuclidi richiedono una grande varietà di strumenti (spettrome-tri, contaminametri, contatori con scintillatori solidi o liquidi, ecc.) ciascuno dei quali necessi-ta di una specifica taratura. La taratura richiede a sua volta un campione primario in grado dieffettuare una misura “assoluta” di attività, cioè una misura che non ha bisogno di alcuna ta-ratura preventiva.Anche i campioni primari per le misure di attività sono costituiti da apparati sperimentali didiverso tipo. Essi sono infatti progettati in funzione dello schema di decadimento che caratteriz-za un dato radionuclide (tipo di particelle emesse, energia e correlazioni temporali fra di esse,tempo di dimezzamento, ecc.). Per la categoria dei radionuclidi che decadono con emissio-ne di radiazione beta e gamma in rapida successione temporale (praticamente in coincidenzarispetto alla risoluzione temporale del circuito di misura) uno dei principali campioni primaridi attività è il “sistema di conteggio in coincidenza 4πβ-γ. Con questo apparato sperimentale sidetermina l’attività di una sorgente da una misura della radiazione beta e gamma emessa dalradionuclide. Questa misura è particolarmente complessa a causa dei numerosi effetti fisici estrumentali che alterano il risultato della misura se non tenuti debitamente in conto.Nota l’attività della sorgente ottenuta con il sistema campione, si possono realizzare ulteriorisorgenti - diverse per massa, forma e attività - da utilizzare per la taratura dei vari tipi di stru-menti di misura di uso corrente.Numerosi altri campioni sviluppati presso dell’Istituto per misure di attività sono basati su me-todi di misura diversi. Fra questi, particolare importanza rivestono le camere radon dove ven-gono prodotte atmosfere con radon a diverse concentrazioni per la taratura dei sistemi di mi-sura del radon ambientale.

Scheda 2 - I campioni primari realizzati presso l’ENEA per lamisura dell’ attività dei radionuclidi

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64 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

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mari su cui è basato il Sistema Nazionaledi Taratura. Nelle due schede seguenti so-no delineati a titolo esemplificativo i metodidi misura su cui sono basati alcuni dei si-stemi campione sviluppati presso l’INMRI-ENEA. I metodi sperimentali descritti ri-guardano due tipologie di misure assolu-te, fra loro molto diverse e sviluppate persoddisfare le esigenze di taratura in tre di-stinti settori applicativi: la radioprotezione, laradiodiagnostica medica e la radioterapiaoncologica.

Questi sistemi di misura, come del resto tut-ti gli altri sistemi campione, sono oggettodi continua evoluzione in funzione della cre-scente richiesta di affidabilità delle misuree dello sviluppo delle conoscenze scientifi-che nei rispettivi settori.Una dettagliata descrizione dei compiti isti-tuzionali, delle attività e delle attrezzaturesperimentali dell’Istituto Nazionale di Me-trologia delle Radiazioni Ionizzanti è ripor-tata nel sito web dell’Istituto22.

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Per informazioni:

[email protected]

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66 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

La certificazione energetica degli edifici è una tappa fondamentaleper qualsiasi politica di miglioramento della prestazione energetica

degli edifici in fase di progettazione/ristrutturazione. Tuttavia per rappresentare un efficace strumento di mercato

devono essere presi in considerazione alcuni elementi di crucialeimportanza esaminati per l’emanazione della direttiva sul

rendimento energetico in edilizia e l’emanazione del DLgs 19 agosto 2005 n. 192

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VINCENZO LATTANZI

ENEA

Dipartimento Tecnologie per l’energia fonti rinnovabilie risparmio energetico - Bari

La certificazione energeticadegli edifici residenziali

Abstract Energy certification is a fundamental step for any policy aimed

at improving the energy performance of new or remodelledbuildings. It is also a tool that can transform the real estate

market by giving potential buyers or tenants objective informationon the energy performance of housing they may be interested in.However, to define a nation-wide building energy certificationsystem for Italy that will prove an effective market tool, certaincrucial matters, identified during the debate that preceded andfollowed the issuance of the relevant EU directive and of Legi-slative Decree 192/2005, will have to be weighed and, where

necessary, clarified. The considerations and proposals summari-sed in this article can provide support for the Ministry for Econo-

mic Development’s formulation of national guidelines on theenergy certification of buildings

Energy certificationof residential buildings192/2005

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STUDI & RICERCHE

67ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

I tificazione energetica degli edifici. Que-sta azione ha purtroppo subito un lungoritardo per una serie di problemi di na-tura amministrativa e tecnica. Nel frat-tempo il DLgs 31 marzo 1998 n. 112 ave-va trasferito alle Regioni le competenzeamministrative sulla materia.La direttiva comunitaria 2002/91/CE, del4 gennaio 2003, sul rendimento ener-getico nell’edilizia, prevedendo preci-si obblighi nazionali per il miglioramen-to dell’efficienza energetica nell’edili-zia, ha riproposto all’art. 7 l’istituzionedi un sistema di certificazione energe-tica degli edifici.

Il problema del controllo della qualitàenergetica degli edifici è emerso in Eu-ropa all’inizio degli anni 90 con l’ema-nazione nel settembre 1993 della diretti-va 93/76/CEE, che rappresenta il primoatto formale dell’impegno dei Ministridell’Ambiente e dell’Energia dell’alloraComunità Europea per la riduzione del-le emissioni globali di CO2 nel settoreedilizio. I contenuti della direttiva euro-pea erano già stati introdotti in Italia condue anni di anticipo dall’art. 30 della leg-ge 10/91, che prevedeva l’emanazionedi un decreto attuativo per la definizio-ne delle modalità con cui operare la cer-

Direttiva 2002/91/CE

Art. 7 - Attestato di certificazione energetica

1. Gli Stati membri provvedono a che, in fase di costruzione, compravendita olocazione di un edificio, l’attestato di certificazione energetica sia messo a dispo-sizione del proprietario o che questi lo metta a disposizione del futuro acquiren-te o locatario, a seconda dei casi. La validità dell’attestato è di 10 anni al massimo.La certificazione degli appartamenti di un condominio può fondarsi:

- su una certificazione comune dell’intero edificio per i condomini dotati di unimpianto termico comune ovvero - sulla valutazione di un altro appartamento rappresentativo dello stesso condominio.Gli Stati membri possono escludere le categorie di cui all’art.4, par.3, dall’appli-cazione del presente paragrafo.

2. L’attestato di certificazione energetica degli edifici comprende dati di riferi-mento, quali i valori vigenti a norma di legge e i valori di riferimento, che consen-tano ai consumatori di valutare e raffrontare l’efficienza energetica dell’edificio.L’attestato è corredato di raccomandazioni per il miglioramento dell’efficienzaenergetica in termini di costi-benefici.L’obiettivo degli attestati di certificazione è limitato alla fornitura di informazioni equalsiasi effetto di tali attestati in termini di procedimenti giudiziari o di altra natu-ra sono decisi conformemente alle norme nazionali.

3. Gli Stati membri adottano le misure necessarie a garantire che negli edifici la cui

metratura utile totale supera i 1000 m2 occupati da autorità pubbliche e da enti cheforniscono servizi pubblici a un ampio numero di persone e sono pertanto fre-

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68 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

attuativo successivo (entro 180 giorni)l’emanazione di linee guida nazionaliper la certificazione energetica degliedifici, valide fino a quando ciascunaRegione non avrà emanato un proprioprovvedimento legislativo di recepi-mento della stessa Direttiva, trattandosidi legislazione concorrente tra Stato eRegioni.

Il DLgs 19 agosto 2005 N. 192, che harecepito la Direttiva 2002/91/CE , intro-ducendo una certificazione energeticaobbligatoria per gli edifici di nuovacostruzione e per quelli soggetti aristrutturazione di superficie utile supe-riore a 1000 m2, e volontaria per gli edi-fici esistenti non ricadenti nei casi pre-cedenti, ha rimandato ad un decreto

quentati spesso da tali persone sia affisso in luogo chiaramente visibile per il pub-blico un attestato di certificazione energetica risalente a non più di dieci anni prima.

Per i suddetti edifici può essere chiaramente esposta la gamma delle temperatu-re raccomandate e reali per gli ambienti interni ed eventualmente le altre gran-dezze meteorologiche pertinenti.

NNOOTTEE::1. Il processo di certificazione può essere accompagnato da programmi per age-volare un accesso equo al miglioramento dell’efficienza energetica, basato suaccordi tra associazioni di soggetti interessati e un organismo designato dagli Statimembri e attuato da società di servizi energetici che accettano di impegnarsi arealizzare gli investimenti prestabiliti. I progetti adottati dovrebbero essere ogget-to di sorveglianza e controllo da parte degli Stati membri che dovrebbero inoltrefacilitare il ricorso a sistemi incentivanti. Per quanto possibile, l’attestato dovrebbedescrivere la reale situazione dell’edificio in termini di efficienza energetica e puòessere riveduto di conseguenza. Gli edifici occupati dalle pubbliche autorità oaperti al pubblico dovrebbero assumere un approccio esemplare nei confrontidell’ambiente e dell’energia assoggettandosi alla certificazione energetica adintervalli regolari. I relativi dati sulle prestazioni energetiche andrebbero resi pub-blici affiggendo gli attestati in luogo visibile. Potrebbero inoltre essere affisse letemperature ufficialmente raccomandate per gli ambienti interni, raffrontate alletemperature effettivamente riscontrate, onde scoraggiare l’uso scorretto degliimpianti di riscaldamento, condizionamento e ventilazione. Ciò dovrebbe contri-buire ad evitare gli sprechi di energia e a mantenere condizioni climatiche inter-ne confortevoli (comfort tecnico) in funzione della temperatura esterna.2. Gli Stati membri possono altresì avvalersi di altri mezzi/misure, non previstidalla presente Direttiva, per promuovere un’efficienza energetica maggiore. GliStati membri dovrebbero incoraggiare una buona gestione energetica, tenendoconto dell’intensità di impiego degli edifici.3. Le misure per l’ulteriore miglioramento dell’efficienza energetica degli edificidovrebbero tenere conto delle condizioni climatiche e locali, nonché dell’am-biente termico interno e dell’efficacia sotto il profilo dei costi. Esse non dovreb-bero contravvenire ad altre prescrizioni essenziali sull’edilizia quali l’accessibilità,la prudenza e l’uso cui è destinato l’edificio.

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69ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

Il Decreto legislativo N. 192

Art. 6 - Certificazione energetica degli edifici di nuova costruzione

1. Entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente decreto, gli edifici di nuovacostruzione e quelli di cui all’articolo 3, comma 2, lettera a, sono dotati, al termine dellacostruzione medesima ed a cura del costruttore, di un attestato di certificazione ener-getica, redatto secondo i criteri e le metodologie di cui all’articolo 4, comma 1.

2. La certificazione per gli appartamenti di un condominio può fondarsi, oltre sullavalutazione dell’appartamento interessato:a) su una certificazione comune dell’intero edificio, per i condomini dotati di unimpianto termico comune;b) sulla valutazione di un altro appartamento rappresentativo dello stesso condo-minio e della stessa tipologia.

3. Nel caso di compravendita dell’intero immobile o della singola unità immobilia-re, l’attestato di certificazione energetica è allegato all’atto di compravendita, in ori-ginale o copia autenticata.

4. Nel caso di locazione, l’attestato di certificazione energetica è messo a disposi-zione del conduttore o ad esso consegnato in copia dichiarata dal proprietario con-forme all’originale in suo possesso.

5. L’attestato relativo alla certificazione energetica, rilasciato ai sensi del comma 1,ha una validità temporale massima di dieci anni a partire dal suo rilascio, ed è ag-giornato ad ogni intervento di ristrutturazione che modifica la prestazione energe-tica dell’edificio o dell’impianto.

6. L’attestato di certificazione energetica comprende i dati relativi all’efficienza ener-getica propri dell’edificio, i valori vigenti a norma di legge e valori di riferimento,che consentono ai cittadini di valutare e confrontare la prestazione energetica dell’edi-ficio. L’attestato è corredato da suggerimenti in merito agli interventi più significa-tivi ed economicamente convenienti per il miglioramento della predetta prestazione.

7. Negli edifici di proprietà pubblica o adibiti ad uso pubblico, la cui metratura utiletotale supera i 1000 metri quadrati, l’attestato di certificazione energetica è affissonello stesso edificio a cui si riferisce in luogo facilmente visibile per il pubblico.

8. Gli edifici di proprietà pubblica che sono oggetto dei programmi di cui all’arti-colo 13 comma 2 dei decreti emanati dal Ministero delle Attività Produttive il 20 luglio2004, sono tenuti al rispetto dei commi 5 e 6 del presente articolo e all’affissionedell’attestato di certificazione energetica in luogo facilmente visibile al pubblico.

9. Entro centottanta giorni dall’entrata in vigore del presente decreto, il Ministrodelle Attività Produttive di concerto con i Ministri dell’Ambiente e della Tutela del Ter-ritorio, delle infrastrutture e dei trasporti, d’intesa con la Conferenza Unificata, avva-lendosi delle metodologie di calcolo definite con i decreti di cui all’articolo 4, com-ma 1 e tenuto conto di quanto previsto nei commi precedenti, predispone Lineeguida nazionali per la certificazione energetica degli edifici, sentito il CNCU, preve-dendo anche metodi semplificati che minimizzino gli oneri.

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70 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

In tal senso hanno già operato o stannooperando alcune Regioni (Provincia au-tonoma di Bolzano, Regione Piemonte,Regione Toscana, Regione Emilia Roma-gna) Province (Provincia di Milano e diVicenza) ed alcuni Comuni (Carugate,Reggio Emilia, Bagnolo in Piano) propo-nendo ciascuno un proprio sistema dicertificazione.Il trasferimento delle competenze al-le Regioni rende, oggi ancora di più,urgente l’emanazione da par te delMinistero per lo Sviluppo Economico(ex Ministero delle Attività Produtti-ve) di un decreto di indirizzo (lineeguida nazionali sulla cer tif icazioneenergetica), che oltre a indicare le li-nee guida da seguire, assicuri unifor-mità di intenti.Il motivo è duplice: da un lato la pub-blicazione del DLgs 19 agosto 2005 n.192, che prevede con il sistema di cer-tificazione energetica, precisi obblighinazionali per il miglioramento dell’ef-ficienza energetica nell’edilizia, dall’al-tro la necessità di un riferimento nazio-nale standard per le Regioni e Provincenel momento in cui questi soggetti so-no autorizzati ad operare in piena au-tonomia, che sia il minimo comune de-nominatore delle singole iniziative chea livello locale si stanno realizzando an-che in seguito alla pubblicazione delladirettiva comunitaria e del DLgs n. 192stesso.Secondo il legislatore europeo, la certifi-cazione energetica degli edifici è unostrumento di trasformazione del merca-to immobiliare, che ne migliora la traspa-renza e l’efficienza fornendo ai potenzia-li acquirenti e locatari una informazioneoggettiva delle prestazioni energetiche(e delle relative spese) dell’immobile daacquistare o affittare.Essa è propedeutica tanto alla proget-

tazione di nuovi edifici ad elevate pre-stazioni che alla ristrutturazione com-plessiva degli edifici. La certificazione

dovrebbe quindi portare positivi effettisul valore di mercato degli immobili edincentivare nel medio termine la riquali-ficazione degli edifici a bassa prestazio-ne energetica.L’eventuale ritardo nella emanazione deldecreto sulla certificazione energeticadegli edifici rappresenterebbe un puntodi debolezza del DLgs n. 192 .Il rischio maggiore derivante dalla man-canza di linee guida sulla certificazioneenergetica degli edifici risiede nella pos-sibilità che ogni Regione (o addiritturaogni Amministrazione locale, nel caso leRegioni attuino a loro volta un trasferimen-to di competenze al loro interno) defini-sca la “certificazione energetica“ in mo-do diverso.Sono infatti già emerse diverse interpre-tazioni su cosa potrebbe essere tale cer-tificazione:

• un pubblico riconoscimento della pre-stazione energetica di un edificio;

• un atto pubblico che documenti il fabbi-sogno energetico convenzionale di unedificio nella situazione attuale;

• la misura dell’effettivo consumo di ener-gia di un edificio durante un periodo diesercizio specifico;

• la conseguenza della diagnosi energe-tica di un edificio;

• l’informazione, non limitata al fabbisognoenergetico, che evidenzi la possibilità dimiglioramento complessivo della qualitàenergetico-ambientale di un edificio.

Problematiche di attuazione in Italia e da risolvere per il successo della certificazione

Per poter mettere a punto uno schemanazionale di certificazione energeticache sia un efficace strumento di mercatodevono essere presi in considerazione,e ove necessario chiariti, alcuni elemen-ti di cruciale importanza che sono statiindividuati durante il lungo dibattito che

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STUDI & RICERCHE

71ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

ha preceduto e seguito l’emanazione del-la citata direttiva comunitaria ed il DLgs n.192, quali:

• il completamento del quadro normati-vo di riferimento per la certificazione,che deve essere semplice, attuabile eda costo contenuto;

• l’uniformità metodologica, che lascia al-le Amministrazioni regionali/locali, ladefinizione degli obiettivi e/o dei limi-ti di rendimento previsti;

• il coinvolgimento di tutti gli attori dellafiliera;

• la maggiore conoscenza e qualificazio-ne degli operatori della filiera;

• l’introduzione di incentivi e premiali-tà, ma anche di un maggiore control-lo e della garanzia dell’ottenimento deirisultati;

• l’esplicitazione di tutti i costi dell’ope-razione;

• la creazione di protocolli standardiz-zati che descrivano gli interventi piùcomuni e meglio conosciuti per mi-gliorare le prestazioni energetiche de-gli edifici;

• l’esecuzione di una diagnosi energe-tica per valutare il potenziale di ri-sparmio di ciascun intervento e la suaremuneratività in termini di costo/be-neficio;

• la valutazione ex-post del risparmio ef-fettivamente ottenuto.

La certificazione energetica degli edificiquindi non è solo opportuna per il rispet-to della legge nazionale e degli impegniinternazionali, ma è anche uno strumen-to per la diffusione di nuove tecnologiead elevata efficienza, per l’avvio di pro-getti di efficienza energetica, per il rilan-cio del settore edilizio in termini di mer-cato economico ed occupazionale e unincentivo per riqualificare l’intero patri-monio immobiliare nazionale.Esaminiamo in dettaglio le singole pro-blematiche.

Definizione e completamento del qua-dro normativoÈ fondamentale il completamento delquadro normativo relativo alla certifi-cazione energetica, attraverso l’identi-ficazione:

• delle leggi e delle normative tecnicheesistenti,

• della necessità di una loro eventualemodifica ed implementazione, in armo-nia con il quadro europeo CEN, attra-verso il mandato M/343;

• delle norme mancanti (ad esempio: lanormativa sui consumi estivi).

Ricordiamo che sia per la Direttiva2002/91/CE che per il DLgs n. 192 laprestazione energetica dell’edificio de-ve esprimere il fabbisogno energeti-co prendendo in considerazione tuttigli utilizzi energetici (riscaldamento,produzione di ACS (acqua calda sani-taria) condizionamento estivo, illumi-nazione e altri consumi ausiliari) e chelo stesso DLgs n. 192 ha demandato adecreti attuativi da emanare entro 120giorni la regolamentazione e definizio-ne delle prestazioni degli edifici rela-tivamente a questi utilizzi.Il raffrescamento estivo, vista la previ-sione di aumento dei relativi consumienergetici nei prossimi 20 anni, sembraessere il problema più rilevante nel me-dio periodo.

Definizione di metodi di calcolo e nor-me armonizzate È necessario definire la metodologiadi calcolo e la procedura di certifica-zione, considerando metodologie estandard armonizzati già applicati consuccesso. La direttiva comunitaria im-pone la definizione di una metodolo-gia per il calcolo della prestazioneenergetica degli edifici espressa dauno o più descrittori (indicatori di pre-stazione).

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72 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

Il DLgs n. 192 al comma 16 dell’Allega-to I così recita: “I calcoli e le verifiche dicui al presente allegato sono eseguiti uti-lizzando metodi che garantiscano risulta-ti conformi alle migliori regole tecniche.Si considerano rispondenti a tale requi-sito le norme tecniche vigenti in mate-ria, emanate dagli organismi deputati alivello nazionale e comunitario, qualil’UNI (Ente Nazione di unificazione) ilCEN (Comitato Europeo di Normazio-ne), nonché procedure e metodi di cal-colo emanate da organismi istituzionalinazionali, quali le università, il CNR el’ENEA. L’utilizzo di altri metodi è pos-sibile, motivandone l’uso nella relazionetecnica di progetto di cui al comma 15,purché si dimostri che i risultati conse-guiti risultino pari o migliori a quelli ot-tenibili con le norme tecniche emessedagli organismi precedentemente detti.Il Ministero delle Attività Produttive e ilMinistero delle Infrastrutture e dei Tra-sporti hanno la facoltà di emanare, se-condo le rispettive competenze, proprieistruzioni tecniche in materia”.Il mantenere questa posizione anchenella emanazione delle linee guida sul-la certificazione, porrebbe grosse per-plessità di applicazione proprio per l’at-tuazione del comma 6 dell’art.6 delDLgs n. 192 che così recita:” L’attestatodi certificazione energetica comprendei dati relativi all’efficienza energetica pro-pri dell’edificio, i valori vigenti a normadi legge e valori di riferimento, che con-sentono ai cittadini di valutare e confron-tare la prestazione energetica dell’edifi-cio. L’attestato è corredato da suggeri-menti in merito agli interventi più signifi-cativi ed economicamente convenientiper il miglioramento della predetta pre-stazione”.Come può essere possibile tutto ciò sen-za uniformità metodologica su tutto il ter-ritorio nazionale?È pertanto auspicabile che la metodolo-gia ed i descrittori siano unici a livello na-

zionale, lasciando alle Amministrazioniregionali/locali la definizione degli obiet-tivi e/o dei requisiti di rendimento, in mo-do da ottenere certificati energetici con-frontabili. Sarebbe infine importante pre-vedere schemi normalizzati, per permet-tere al cittadino di fare confronti su datiomogenei.Al fine di disporre di una metodologia co-mune di calcolo e valutazione della pre-stazione energetica, si potrà fare riferi-mento in tempi brevi al pacchetto EPBD(Energy Performance Building Directive)del CEN ed alle conseguenti norme UNIdi recepimento.

Contenuto dell’attestato di certificazioneIn accordo con la direttiva comunita-ria, il “certificato” attestante la presta-zione energetica dell’edificio dovreb-be includere sia i valori di riferimen-to che quelli cogenti e dovrebbe es-sere corredato da una serie di racco-mandazioni (espresse in termini di co-sti/benefici) per il miglioramento del-le stesse prestazioni. È quindi neces-sario definire il dettaglio di queste rac-comandazioni e le informazioni acces-sorie necessarie.

Format dell’attestato di certificazione L’attestato di certificazione dovrebbeessere improntato alla massima chia-rezza e semplicità (ad esempio un’eti-chetta di facile comprensione). Ogni cit-tadino dovrebbe essere in grado dicomprendere le informazioni contenu-te nel certificato e di confrontare certi-ficati relativi a edifici diversi, come giàaccade nel settore degli elettrodome-stici dove è stata introdotta l’etichettaenergetica comunitaria. Un attestatoleggibile è fondamentale affinché il cit-tadino possa partecipare attivamenteal processo di certificazione e sia quin-di in grado di decidere interventi di mi-

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73ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

getica senza distinguere fra edifici nuo-vi ed esistenti.Sarebbe opportuno che le linee guidada emanare fissino le tappe, le regole,le condizioni e gli incentivi per la suaattuazione ordinata, economica ed effi-cace, tale da rendere conveniente per ilcittadino il ricorso a questa procedura.Ci auguriamo che l’applicazione volon-taria agli edifici esistenti sia attuata conla dovuta gradualità, ma che tenga neldebito conto le tendenze e l’evoluzionedel mercato, e che l’obbligo della certi-ficazione energetica per gli edifici esi-stenti possa scattare per quegli edifici ilcui consumo sia superiore ad una sogliastabilita nelle linee guida.È evidente che in assenza di tutto ciò po-trà verificarsi che:

• con grande probabilità, trattandosi dimateria concorrente, potranno esserele Regioni stesse attraverso le proprieleggi regionali di recepimento (vedi, adesempio la Regione Piemonte) a col-mare la lacuna del DLgs n. 192;

• potrà essere lo stesso mercato immo-biliare ad influenzare la certificazioneenergetica sia per gli edifici nuovi cheper quelli esistenti.

Diagnosi energetica Tale strumento è fondamentale per gliedifici esistenti, ai fini come già detto inprecedenza della loro riqualificazioneenergetica.E’ evidente che qualora si introducano re-gole e norme per l’esistente il ricorso al-la diagnosi energetica diventi inevitabile.La prima stesura del certificato energe-tico di un edificio dovrebbe includerenon solo la prestazione dell’edificio maanche raccomandazioni su come miglio-rarle. Tuttavia, non si ritiene opportunoin questa fase che la procedura di cer-tificazione comprenda una diagnosienergetica completa. La diagnosi ener-getica potrebbe però essere un neces-

glioramento della prestazione energeti-ca del proprio edificio.

Certificazione obbligatoria o volontariaIl DLgs n. 192 all’art. 6 comma 1 prescri-ve che gli edifici nuovi e quelli esisten-ti al di sopra dei 1000 m2, sottoposti aristrutturazione, e nella situazione dicompravendita e locazione degli stessi,siano soggetti a certificazione obbliga-toria, mentre per tutti gli edifici esisten-ti, non ricadenti nei casi precedenti, lacertificazione energetica è di tipo vo-lontario. La stessa certificazione ener-getica deve essere portata a conoscen-za dell’acquirente o del locatario del-l’immobile.Il limitare la certificazione energetica ditipo obbligatorio ai soli casi descritti, po-ne seri dubbi, sul raggiungimento degliobiettivi di Kyoto, se non si intervienemassicciamente sul patrimonio edilizioesistente, escluso dall’obbligo della cer-tificazione.Le motivazioni derivano da alcune con-siderazioni.

• Le Associazioni di categoria del settore edi-lizio prevedono che nei prossimi dieci an-ni il mercato delle costruzioni riguarderà lenuove costruzioni per non più del 20%,mentre le ristrutturazioni per oltre l’80%;

• Il parco edilizio esistente, di scarsa qua-lità energetica e con un consumo inkWh/m2 tra i 140 e 160 per il solo riscal-damento è tra i più elevati in Europa ,nonostante la mitezza del clima.

L’esclusione degli edifici esistenti dal-l’ambito di applicazione del decreto, incontrasto con i contenuti della diretti-va, costituisce una grave lacuna in gra-do di comprometterne recepimento edobiettivi. Occorre anche ricordare cheil DLgs n. 192 fa un passo indietro ri-spetto alla legge 10/91, che prevede-va l’obbligo della certificazione ener-

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74 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

sario prerequisito per la ristrutturazio-ne globale dell’edificio e per l’accessoa finanziamenti ed incentivi pubblici. Aquesto fine occorrerebbe però:

• definire i prerequisiti per realizzare lediagnosi energetiche;

• stabilire i criteri e mettere a punto unametodologia comune (linee guida perl’auditing, protocolli di analisi, report,algoritmi di calcolo);

• evitare diagnosi a basso costo, realiz-zate da personale scarsamente qualifi-cato e con risultati di dubbia qualità;

• stabilire come, e se, collegare la dia-gnosi energetica ai meccanismi di fi-nanziamento nelle ristrutturazioni;

• prevedere uno schema di audit che in-cluda una fase di monitoraggio e valuta-zione dei risultati.

Costo della certificazione e della diagnosi energeticaIl costo della diagnosi energetica e del-la relativa certificazione, potrebbe co-stituire un vero ostacolo ed essere unadelle barriere da superare, per convin-cere spontaneamente il cittadino ad in-tervenire sul proprio immobile. Il pro-blema di fondo è se - e come - finan-ziare la certificazione energetica. Alcu-ni esempi potrebbero essere: finanzia-mento pubblico, auto-finanziamento, in-clusione nei Decreti Ministeriali 24 apri-le 2001 per l’efficienza e il risparmioenergetico.Sono possibili due approcci:

• il primo prevede la possibilità di cer-tificare rapidamente gli edifici a costicontenuti, per poi realizzare in un se-condo momento il vero e proprio au-dit dal costo sensibilmente maggio-re. In una prima fase quindi la diagno-si energetica non dovrebbe essereobbligatoria per non deprimere ilmercato. Inoltre gli interventi di riqua-lificazione più comuni e di provata ef-

ficacia potrebbero essere realizzatianche in assenza di diagnosi energe-tica preventiva;

• un secondo approccio prevede inveceda subito una accurata diagnosi cheevidenzi gli interventi migliorativi ne-cessari. L’audit in questo modo ver-rebbe considerato come il prerequisi-to affinché la certificazione possa ave-re un valore (sia tecnico che commer-ciale).

Una proposta in tal senso potrebbe es-sere rappresentata, nelle linee guida,da un adempimento a carico delle Am-ministrazioni comunali, nell’ottica dellarealizzazione di un catasto del patrimo-nio edilizio, alla stessa stregua del ca-tasto degli impianti termici, per l’effet-tuazione di una certificazione energeti-ca degli edifici esistenti, con metodolo-gia semplificata ed a costi contenuti, ciòconsentirebbe di avere una stima deiconsumi, anche se approssimata, ma va-lida per il suo ordine di grandezza, cheequivarrebbe a dare un primo attesta-to di certificazione energetica al citta-dino.

Di conseguenza i Comuni potrebbero:

• individuare nel proprio territorio, areeo zone a pressione energetica più ele-vata, cui indirizzare maggiori attenzio-ni e stabilire priorità di interventi edazioni a sostegno;

• rendere obbligatoria la diagnosi ener-getica con conseguente certificazione acarico dei cittadini nel caso in cui il va-lore stimato, ma approssimato, superiun valore di soglia stabilito dalle leggiregionali e/o locali.

Naturalmente l’obbligo precedente do-vrebbe essere accompagnato da misu-re concrete di incentivi e premialità, te-nendo conto che gli interventi di riquali-ficazione, così come recita la Direttiva,

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75ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

devono essere efficaci sotto il profilo deicosti. Le regioni potrebbero istituire deifondi rotativi con modalità appropriateed opportune.Qualunque sia la soluzione adottata dallegislatore è importante che l’utente fi-nale non percepisca la certificazionecome l’imposizione di una spesa ag-giuntiva senza alcun beneficio energe-tico ed economico (cioè minori bolletteenergetiche e maggior valore commer-ciale dell’immobile). Se l’utente saràportato a considerare la certificazioneenergetica come l’ennesima “tassa” im-posta dal legislatore sul bene-casa, equindi da realizzarsi al costo minorepossibile solo per essere in regola conla legge, la riduzione del consumoenergetico auspicato della legislazionenazionale e dalla direttiva comunitarianon potrà essere ottenuta.

Incentivazioni e premialitàIl successo dello strumento certificazionedipenderà anche dal suo effetto sul valo-re commerciale degli immobili e dal-l’eventuale introduzione di elementi di in-centivazione e premialità. Il finanziamen-to degli interventi di riqualificazione ener-getica permetterebbe infatti una più ra-pida diffusione delle tecnologie ad ele-vata efficienza. A questo fine occorrereb-be però:

• definire i requisiti per la concessione diincentivazioni/premialità;

• garantire una reale valutazione dei ri-sultati per verificare l’uso efficiente del-le risorse pubbliche;

• stabilire un livello ottimale di finanzia-mento pubblico;

• individuare gli indicatori per misurarel’effetto moltiplicatore degli incentivipubblici: per esempio €/tCO oppure€pubblico/€tot;

• prevedere incentivi (e definire i relativicriteri) per l’eventuale utilizzo di fontirinnovabili.

Qualificazione ed accreditamento deicertificatori La competenza di tutti gli operatori del-la filiera deve essere garantita. Gli ordiniprofessionali dovrebbero essere coinvol-ti nelle azioni di formazione di tecnici edoperatori, che dovranno essere qualifi-cati ed accreditati.L’indipendenza dei certificatori dagli inte-ressi economici delle parti più direttamen-te in causa nel processo di certificazioneenergetica, già prevista dalla direttiva2002/91/CE, è di grande importanza. Que-sti soggetti potrebbero essere esperti qua-lificati e/o accreditati, qualora operino co-me imprenditori individuali, o impiegati dienti pubblici o di organismi privati.A questo proposito sarebbe opportunodefinire:

• il soggetto responsabile della qualifica-zione ed accreditamento dei certificatori;

• i criteri per tale accreditamento;• i requisiti minimi per un processo di

qualificazione ed accreditamento deicertificatori;

• la possibilità per alcune categorie diprofessionisti di essere accreditati au-tomaticamente.

Controllo di qualità del processo di certificazioneil controllo di qualità è un altro elementofondamentale per il successo dello stru-mento di certificazione. Gli effetti sul mer-cato immobiliare auspicati dal legislato-re comunitario dipenderanno infatti anchedall’affidabilità e dalla qualità dell’infor-mazione contenuta nei certificati. A questoproposito sarebbe opportuno definire:

• il soggetto responsabile del controllo diqualità del processo di certificazione;

• cosa e chi deve essere sottoposto acontrollo di qualità;

• quali conseguenze dovranno essere acarico di soggetti che denotino unascarsa qualità.

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76 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

La messa a punto di una procedura stan-dardizzata per il controllo della qualitàdel processo di certificazione potrebbeessere la soluzione.

Lo strumento dei regolamenti edilizi Sarebbe necessario combinare la mag-giore sensibilizzazione della domanda(consumatore) con nuove normative edi-lizie a livello locale per migliorare la pre-stazione energetica degli edifici nuovied esistenti e promuovere l’utilizzo del-le fonti rinnovabili. Un “regolamento edi-lizio tipo” potrebbe quindi contenere siarequisiti minimi cogenti (in quanto riferi-ti a norme nazionali, regionali o locali)sia requisiti raccomandati o volontari,cui legare per esempio l’accesso agliincentivi pubblici.

Ruolo del consumatore e dell’informazioneIl ruolo del consumatore è centrale.

Oltre alla possibilità di accedere adeventuali incentivi economici sarebbenecessario creare una rete di informa-zione e un efficace piano di comuni-cazione che permetta il coinvolgimen-to del cittadino nel processo di certi-ficazione e di miglioramento dell’effi-cienza energetica degli edifici, nonchéla condivisione degli obiettivi. Un con-sumatore correttamente informato èinfatti più propenso ad effettuare gliopportuni investimenti sia in caso diriqualificazione energetica che in quel-lo di acquisto di un nuovo immobilepiù efficiente. Una adeguata campa-gna informativa nei confronti del gran-de pubblico potrebbe rendere più co-sciente il consumatore e modificare al-meno parzialmente il criterio che pri-vilegia la scelta della casa in funzionedell’estetica anziché della prestazio-ne energetica. Sarebbe inoltre oppor-tuno rendere visibili tutti i costi delleazioni di ristrutturazione, comprese le

esternalità (ad esempio lo smaltimen-to delgli inerti).La dimensione del successo dello stru-mento certificazione dipenderà anchedal coinvolgimento dei diversi attori delsettore, ciascuno dei quali deve potercontare su un ritorno di tipo economico,ambientale, di immagine, ecc. e sentirsiparte attiva del processo.

Ruolo dello sviluppo tecnologicoLa ricerca tecnologica dovrebbe fornirele nuove tecnologie, i materiali e le co-noscenze per la loro applicazione non-ché il supporto alla definizione dellanormativa sulla certificazione e la dia-gnosi energetica. Potrebbe inoltre es-sere utile la realizzazione di una raccol-ta di esempi di tecnologie, materiali ecomponenti ai fini del miglioramentodella prestazione energetica degli edi-fici e dei più comuni errori tecnici chepotrebbero verificarsi durante le ope-razioni di ristrutturazione. Questo siaper scopi educativi che per facilitare leazioni di controllo da parte delle Ammi-nistrazioni Pubbliche.

Il ruolo dell’ENEA

L’ENEA può svolgere un ruolo fondamen-tale per il miglioramento della efficien-za energetica degli edifici, proprio conl’azione di raccordo tra i diversi livelli tec-nici e tecnici amministrativi del SistemaPaese, sia per il settore pubblico che pri-vato nell’ambito della governance e del-la terzietà.La promozione e lo sviluppo di inter-venti finalizzati allo sviluppo dell’ innova-zione e della competitività presso le im-prese, il supporto tecnico-scientifico ele prestazioni di servizi alle Amministra-zioni Pubbliche centrali, regionali e lo-cali, sono gli obiettivi primari.Tutto questo è reso operativo grazie algrado di potenzialità di interventi a so-stegno di politiche di riduzione dei

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77ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

• progettazione sistemi ventilazione natura-le; raffrescamento passivo; solar cooling;

• attività di supporto per l’Autorità perl’Energia Elettrica e per il Gas per lavalutazione degli interventi di EE;

• supporto allo sviluppo della normativa.

A tal proposito l’ENEA è presente con duerappresentanti nel Comitato istituito dalMinistero per lo Sviluppo Economico perl’emanazione dei Decreti attuativi delDLgs n. 192 e delle linee guida sulla cer-tificazione energetica ed inoltr coordinail GdL 24 del GC2 del SC1 del CTI per laemanazione successiva delle norme UNIrelative alle “Prestazioni energetiche degliedifici-Specifiche di calcolo per la verifi-ca dei requisiti energetici” e “Prestazionienergetiche degli edifici-Metodi per lacertificazione energetica degli edifici”:

• formazione • supporto all’attuazione delle politiche

energetiche territoriali.

Per informazioni:[email protected]

consumi energetici nazionali e di con-trollo della domanda con azioni di R&S- studio di metodologie e tecnologieinnovative, integrazione di sistemi ener-getici e di supporto-offerta di servizienergetici integrati - che comportinouna maggiore efficienza nell’uso del-l’energia ma anche un risparmio ener-getico conseguente a cambiamenti nelcomportamento degli utenti finali.Tenendo conto che la domanda attualenel settore civile è rappresentata da:

• necessità di miglioramento dell’effi-cienza del parco edilizio nazionale (inparticolare degli edifici pubblici e dipregio);

• necessità di invertire la tendenza all’au-mento dei consumi di energia elettricanegli edifici specie per il condiziona-mento estivo;

• necessità di dare risposta con prodottinazionali alle richieste di efficienza ener-getica che emergono dal sistema paese;

• supporto alle politiche energetiche esviluppo normativa, a livello centrale elocale;

• richiesta di formazione da parte di associa-zioni di categoria,ordini professionali,PA,

la risposta ENEA è focalizzata nel rea-lizzare azioni che producano benefi-ci a breve e medio termine nell’ambi-to di applicazione della Direttiva2002/91/CE e del DLgs n. 192 e deiDecreti sull’efficienza energetica trale quali:

• supporto alla progettazione e alla pia-nificazione degli interventi;

• consulenza per la progettazione di si-stemi di controllo avanzato;

• integrazione fotovoltaico nell’involucroedilizio;

• caratterizzazione e sviluppo materialitrasparenti;

• caratterizzazione e sviluppo sistemi illu-minazione ed elettrodomestici efficienti

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APPUNTI

78 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

Radioprotezione

Con il termine radioprotezione si intende un insieme di azioni e di interventi che si verificano nelle fasi di pro-

getto, di installazione, di esercizio e di emergenza, atte a proteggere gli individui (in particolare i lavora-

tori) dall’esposizione alle radiazioni ionizzanti.

La radiazione si dice ionizzante quando ha la capacità di produrre ioni all’interno di un mezzo da questa

attraversato. La ionizzazione può avvenire quando l’energia trasportata dalla radiazione è superiore a

certi limiti che sono propri dell’energia di legame degli elettroni negli atomi.

L’emissione di radiazioni ionizzanti da un radioisotopo può avvenire in seguito a quattro processi princi-

pali: decadimento alfa, decadimento beta (+ o -) ed emissione gamma. Nel primo caso, il nucleo emette

una particella alfa formata da due protoni e da due neutroni (nucleo dell’elio); nel secondo si ha la trasfor-

mazione di un protone (neutrone) del nucleo in neutrone (protone) con l’emissione di un elettrone posi-

tivo (negativo) e di un neutrino (antineutrino); l’emissione gamma infine è successiva ad altri decadi-

menti e consiste nell’emissione di una radiazione non corpuscolata.

Ogni nucleo di un radioisotopo si trasforma, in seguito all’emissione di radiazione, nel nucleo di un al-

tro elemento o comunque si porta in un diverso stato dal quale non è più in grado di emettere la stessa

radiazione emessa in precedenza. Si dice pertanto che nel tempo si ha un decadimento radioattivo ed il

numero dei nuclei relativi al radioisotopo iniziale diminuisce gradualmente. Riducendosi il numero di

emissioni o decadimenti nell’unità di tempo, diminuisce corrispondentemente l’attività (A) della massa

radioattiva. Il tempo necessario affinché l’attività si dimezzi è detto tempo di dimezzamento (T1/2) ed è ca-

ratteristico dell’isotopo considerato. L’unità di misura dell’attività è il bequerel.

Ap

pu

nti

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Le particelle alfa sono normalmente fermate da sottili spessori di carta a causa dell’elevata ionizzazione

per unità di percorso. Per questa loro caratteristica, generalmente non superano lo strato morto della pel-

le e non costituiscono quindi un pericolo per l’irradiazione esterna del corpo.

Le particelle beta - gli elettroni - percorrono spazi maggiori a parità di energia e di mezzo attraversato rispetto alle

altre particelle cariche. Normalmente, i beta non percorrono che pochi millimetri in acqua e qualche metro in

aria, prima di fermarsi. La radiazione gamma è invece assorbita quasi per intero da spessori di materiali densi.

Un particolare tipo di radiazione è costituita da un fascio di neutroni. Questi ultimi possono essere emes-

si da particolari sorgenti radioisotopiche, da elementi che subiscono fissione (frammentazione del nu-

cleo con produzione di energia e di neutroni) o da miscele di materiali nelle quali si realizzano reazioni

tali da produrre l’emissione di neutroni.

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APPUNTI

79ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

L’esposizione nei luoghi di lavoro può avvenire per irradiazione dall’esterno o per irradiazione dall’interno del

corpo, successiva ad introduzione di sostanze radioattive. Per controllare l’esposizione interna è necessario

mantenere la pulizia riducendo al minimo la contaminazione in atmosfera, di liquidi e di superfici, in modo da

evitare introduzione accidentale di radioisotopi per ingestione, inalazione o per altra via. Occorre tenere presen-

te che, ad esempio, la radiazione alfa, innocua dall’esterno, diventa particolarmente pericolosa se emessa da una

sorgente interna in quanto entra subito in contatto con tessuti vitali e quindi sensibili all’effetto delle radiazioni.

Negli ultimi anni si è verificata una importante revisione delle unità di misura associate alle grandezze dosime-

triche. In particolare, si è passati dai curie (Ci) ai bequerel (Bq) come unità di misura della radioattività e dai rem

ai sievert (Sv) per misurare la dose equivalente. Contemporaneamente, sono cambiate tutte le altre unità e at-

tualmente le nuove dimensioni sono impiegate in quasi tutto il mondo.

Tra le grandezze dosimetriche le più significative sono sicuramente la dose assorbita e la dose equivalen-

te La prima si misura in gray (Gy) e la seconda in sievert (Sv). La dose assorbita rappresenta un para-

metro fisico (energia assorbita per unità di massa) mentre la dose equivalente esprime l’effetto biologi-

co della radiazione sul corpo.

Il passaggio dalla dose assorbita agli organi alle dosi equivalenti negli organi stessi si ottiene valutando i

fattori di peso specifici per la radiazione interagente. Applicando poi a questo dato così ottenuto i fatto-

ri di peso dei tessuti o organi interessati e quindi sommando, si ottiene la dose efficace al corpo intero.

Le regole canoniche della protezione dalle radiazioni ionizzanti sono sintetizzate in tre termini: tempo,

distanza, schermatura. Infatti, il rischio di esposizione aumenta all’aumentare dei tempi di permanenza

in prossimità della sorgente; lo stesso si verifica con il ridursi della distanza dalla sorgente e naturalmen-

te l’esposizione si può ancora ridurre interponendo una schermatura tra sorgente e individuo esposto.

La distanza è particolarmente efficace nell’attenuare l’esposizione: la dose infatti dipende dall’inverso

del quadrato della distanza. In pratica, allontanandosi di 2 metri, la dose si riduce ad un quarto del va-

lore precedente ed allontanandosi di 10 metri il valore si riduce ad un centesimo. Nell’affrontare un inter-

vento radioprotezionistico è però necessario tenere presenti dei principi ancora più generali. La pratica

che implica un’esposizione alle radiazioni deve avere una motivazione confrontabile con il rischio che es-

sa comporta: il rischio-beneficio dell’impresa deve essere cioè equilibrato.

La procedure di radioprotezione sono regolate da normative internazionali, europee e nazionali. In Italia

sono state recepite le più recenti direttive europee in materia e oggi il decreto legislativo 230 del 1995 con

le successive modifiche ed integrazioni è la legge nazionale sovrana nell’impiego pacifico delle radiazio-

ni ionizzanti. Il decreto indica innanzitutto le responsabilità dinanzi alla legge.

I lavoratori potenzialmente esposti a radiazioni ionizzanti vengono suddivisi fra tre tipi di classificazione: non

esposti; esposti di categoria B; esposti di categoria A. Sono non esposti coloro che non sono sottoposti ad una

esposizione che non sia suscettbile di superare uno qualsiasi dei limiti fissati per le persone del pubblico

(1 mSv/anno); sono esposti di cat. B coloro che possono superare 1 mSv/anno ma che non superano i 6

mSv/anno; infine sono esposti di cat. A i lavoratori che possono superare 6 mSv/anno ma che naturalmen-

te non superano il limite per i lavoratori di 20 mSv/anno.

I principi di classificazioni delle aree in base al rischio di esposizione alle radiazioni ionizzanti so-

no analoghi a quelli indicati per i lavoratori: la zona viene dichiarata sorvegliata se vi è la possibilità

che sia superato 1 mSv/anno mentre è controllata quando vi è la possibilità che siano superati i 6

mSv/anno. Naturalmente in tutti i casi non si devono superare i 20 mSv/anno che rappresentano il li-

mite estremo per i lavoratori esposti.

Emilio Santoro

[email protected]

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80 ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 4/06

A cura di FAUSTO BORRELLI

Kapp e Mc Luhan:“Homo Technicus”e “Sposa meccanica”(II)

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Riprende il viaggio con Mc Luhan dalla “sposa meccanica” alla “galassia Gutenberg”, dal “villaggio globale” a “il mezzo è il messaggio”

Kapp and Mc Luhan:“Homo Technicus”

and “The Mechanical Bride” (II)

Journeying with McLuhan from the "mechanical bride" to the "Gutenberg galaxy,"

from the "global village" to "the medium is the message"

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Avevamo lasciato Herbert Marshall McLuhan (1911-1980) e la sua “sposa mec-canica” sulle autostrade nordamericane.Li ritroviamo in due spot televisivi-man-dati in onda dalla RAI-TV nel maggio2006; nel primo, il gestore della pompadi benzina - fatto il pieno - li dichiara “ma-rito e macchina”. Nel secondo spot, lamacchina, dopo esser stata riempita dinuovo olio nel motore, rimgrazia il suo ca-valiere dicendogli languidamente: Ti“olio” bene! Ma Mc Luhan riparte subito verso la “ga-lassia Gutenberg”; con la velocità delpensiero lo inseguiamo, ripassando amente le sue idee sui “media”, la “storia”e il “progresso” mentre viaggiamo ver-so quella galassia lontana.

I “media” come estensioni tecniche dell’uomo

Nel precedente numero di questa ri-vista è stata esaminata la concezionedella tecnica di Ernst Kapp (1808-1896). Il filosofo tedesco definiva ogniutensile come una “proiezione ester-na” delle membra del corpo umano.Per Kapp, le singole membra del cor-po non soltanto operano verso l’ester-no, ma producono all’esterno copiepotenziate di loro stesse, copie che ri-specchiano forme e rapporti del cor-po umano in determinati costrutti ma-teriali.Mc Luhan si riallaccia alla concezionedi Kapp e definisce così l’essenza origi-naria dei “media”: ogni artefatto co-struito dall’uomo – sia materiale siaastratto – è una estensione esterna del-l’uomo: la ruota “estende” il piede, latenaglia “estende la mano, l’abito“estende” la pelle, la parola “estendeil pensiero, il computer “estende” il cer-vello e così via.Ogni medium, mentre estende una fun-zione dell’uomo, “narcotizza” le altre. Ilsistema nervoso centrale innesca una di-

fesa automatica: l’”autoamputazione”.Cioè, mentre un senso viene esaltato, glialtri sensi vengono come “narcotizzati”;ciò per permettere che l’azione iniziata-basata solo su un senso - possa compier-si con successo.L’esempio limite Mc Luhan lo vede nelmito di Narciso, il cui nome deriva dalgreco “narcòsis”. Il giovane Narciso, ve-dendo per la prima volta riflesso in unospecchio d’acqua il suo doppio, guardaquell’immagine con profonda intensità.Esaltando all’estremo un senso - la vista-“narcotizza” completamente tutti gli altrisensi, s’addormenta di colpo, cade in ac-qua e muore.Il mito di Narciso si ripete spesso la sera, inpoltrona davanti al televisore, senza però leconseguenze tragiche del mito greco.Passiamo alla storia e al progresso.

Storia e progresso prima di Mc Luhan

Ricordiamo in sintesi alcune concezionidella storia e del progresso che hannopreceduto Mc Luhan. Concezioni a luiben note, ma di cui indicava il limite difondo: non aver visto nell’irruzione dellatecnica nella storia la spinta dirompenteche sconvolge il tessuto storico dischiu-dendo nuovi scenari futuri, aperti ed im-prevedibili.Le concezioni del progresso criticate daMc Luhan sono “continuiste”, cioè nonaperte al nuovo, e concepiscono il pro-cesso storico e il progresso come unatransizione predeterminata di stadi suc-cessivi, in genere tre.

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L’attualità del pensiero di Mc Luhan èsorprendente. I suoi slogan-“galassiaGutenberg”, “sposa meccanica”, “vil-laggio globale”, “il mezzo e il messag-gio”- sono alla base delle odierne tec-niche di comunicazione mediatica.Pubblicazioni e convegni su Mc Luhansi moltiplicano in Europa e in America.

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-- GGiiaammbbaattttiissttaa VViiccoo (1668-1744). La sto-ria è un processo di “corsi e ricorsi” di“condizioni” o “età”: l’età divina, l’etàeroica, l’età umana.

-- GGeeoorrgg WWiillhheellmm FFrriieeddrriicchh HHeeggeell (1770-1831). La storia è un processo circolare(a spirale) di transizione da uno stadiodi giovinezza (mondo orientale e gre-co), a uno stadio di virilità (mondo ro-mano) a uno stadio di maturità compiu-ta o vecchiaia (mondo cristiano e ger-manico).

-- AAuugguussttee CCoommttee (1798-1857). La storiaè una successione di stadi che progres-sivamente portano dall’oscurantismoalla luce della positività: stadio teologi-co, stadio metafisico, stadio positivo ba-sato sulla luce delle scienze.

-- KKaarrll MMaarrxx ( 1818-1883). La storia è“storia di lotta di classe” per il con-trollo dei mezzi di produzione: sta-dio delle società primitive, stadiodelle società di classi (aristocraziae borghesia), stadio della societàsenza classi (socialismo poi comu-nismo). Lenin (1870-1924) definiràil comunismo come “i soviet piùl’elettricità”.

-- SSiieeggmmuunndd FFrreeuudd (1856-1939). Gli sta-di di sviluppo della storia riflettonogli stadi di sviluppo della psicheumana: stadio dell’animismo magi-co, stadio delle religioni illusorie, sta-dio del pensiero rif lesso e dellascienza.

Passiamo a Mc Luhan.

Il progresso è possibile ma non scontato

Anche Mc Luhan si inserisce nella tra-dizione dei filosofi della storia e delprogresso, ma pensa il progresso in

tutt’altra maniera. Mc Luhan non è un“continuista”; per lui “il progresso èposibile ma non è affatto scontato”.Perché? Perché sono i “media” -estensioni tecnologiche dell’uomo -che innescano gli sconvolgimenti delmondo.Comprendere i “media” è un compitoa cui oggi non ci si può sottrarre, per-ché i “media” stanno rapidamentecambiando tutto. Per Mc Luhan stiamoattraversando una “crisi culturale” inquanto continuiamo a vivere con usi ecostumi di un epoca passata, mentre inuovi “media” ci invitano perentoria-mente a plasmare al più presto unanuova cultura.L’inarrestabile “tecnologizzazione” delmondo impone che le potenzialità stra-ordinarie dei “media” si realizzino avantaggio dell’uomo e non soltanto asuo scapito. Per non soccombere è ne-cessario che le società prendano co-scienza dei nuovi percorsi imposti dai“media”.Restare ancorati la passato è un suicidio,ma è ancora peggio “lanciarsi verso il fu-turo guardando nello specchietto del re-trovisore”.La “dittatura dei media” minaccerà gli uo-mini soltanto se essi saranno incapaci diquesta “presa di coscienza”.Negli ultimi anni di vita, Mc Luhan si dedi-cherà con tutto se stesso a mettere a pun-to un complesso sistema di valutazione“culturale” delle tecniche incombenti,chiamata “Tetrade”. Ma questa è un’altrastoria che qui non racconteremo.Il ripasso è terminato e siamo anche arri-vati alla “galassia Gutenberg”.

La galassia Gutenberg

Determinismo tecnologico “non continuista”

Il titolo completo dell’opera di Mc Luhanè: “The Gutenberg galaxy. The Making of

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Typographical Man” 1962. “Galassia Gu-tenberg. La nascita dell’uomo tipografi-co” (trad. it di S.Rizzo, Armando 1976).La “galassia Gutenberg” è l’opera piùricca di idee di Mc Luhan. In essa,viene delineata una periodizzazionedi “età” basata su un radicale deter-minismo tecnologico “non continui-sta”. Cioè l’evoluzione dell’umanitàè segnata dal succedersi dei diversi“media”.Qui cercheremo di sintetizzare quest’ope-ra con tutti i rischi di semplificazione checiò comporta.

Oralità e tribalismo

La prima età dell’uomo fu quella dellacomunicazione orale e della vita triba-le, età analfabeta e felice, paragonataalla vita del “buon selvaggio” immagi-nata dai pensatori del diciottesimo se-colo: utilizzazione armoniosa di tutti isensi; pensiero vicino al concreto im-mediato, facile intesa fra gli esseri uma-ni (tribalismo).La parola, primo canale di comunicazio-ne, e la tribù, prima forma di comunità,rendono possibile ciò che, in seguito, di-verrà problematico.

Scrittura fonetica e invenzionedella stampa

La seconda età dell’uomo fu infattiquella di una rottura con la felicità ori-ginaria tribale. Questa seconda età èil tempo della scrittura fonetica e del-la sua diffusione di massa, provocatadalla invenzione della stampa: è la “ga-lassia Gutenberg”.Il modo di espressione predominante diquesta età della scrittura è accessibilesoltanto agli occhi. La vista prevale suglialtri sensi.Dall’alfabeto fonetico nasce la parola scrit-ta, assemblaggio di lettere separate cheseguono una all’altra secondo un ordine

lineare; poi assemblaggio di queste pa-tole in frasi in modo ordinato; e, infine, illibro suddiviso in capitoli e sottocapitolidistinti.Divisione, separazione e spezzettatura: sicomprende come il regno della scritturasia anche quello del pensiero logico eanalitico.Le conseguenze sono enormi. Scissio-ne dell’intelligenza dall’emotività, delsoggetto dall’oggetto, dell’individuo dal-la società e, soprattutto, dell’uomo dal-la natura.

Mc Luhan, Platone e Levi-Strauss

Nella descrizione critica della “galas-sia Gutenberg”, Mac Luhan fa rivive-re una tradizione antichissima di cuiaveva magistralmente parlato Platonenel Fedro. La scrittura favorisce la pi-grizia dello spirito perché il discorsoscritto non è vivo; induce l’oblio dellamente affievolendo l’esercizio dellamemoria. La scrittura è simile alla pit-tura, le cui figurazioni sembrano vive;ma se proviamo a rivolgere loro qual-che domanda, silenzio assoluto. Lostesso - è sempre Platone – vale perl’opera scritta che tace maestosamen-te, inutile chiederle chiarimenti; la pa-rola è preferibile per difendere la veri-tà, (forse anche per questo Platonesceglie il compromesso del dialogo).Continua Mc Luhan: la scrittura de-compone le parole in vocali e conso-nanti, facilita il pensiero razionale, mafavorisce i regimi di polizia, aiuta loStato e la centralizzazione del potere,la promulgazione e l’autorità delle leg-gi, gli scambi commerciali internazio-nali che obbligano però le piccole co-munità ad obbedire a regole “cosmo-polite”.In una intervista a Levi-Strauss degli an-ni sessanta, l’antropologo francese –che oggi ha novantotto anni – parlavadel rapporto fra scrittura e potere: se la

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scrittura rende possibile una totalizza-zione del sapere, la scrittura è associa-ta a società fondate sullo sfruttamentodell’uomo sull’uomo.“Il potere tenta sempre di confiscare ilsapere”.

La costellazione Marconi

L’età dell’elettricitàe dell’elettronica

La terza età, nella quale viviamo, è – perMc Luhan – quella audiovisiva. Non sia-mo più nell’età della stampa, ma in quel-la dell’elettricità e dell’elettronica.Nell’età della stampa il mondo era“esploso” provocando la frammenta-zione del pensiero, delle collettività,dei mestieri, delle specializzazioni ecosì via. Nella seconda parte del ven-tesimo secolo, il mondo invece “implo-de” proprio per effetto dell’elettricitàe dei suoi prodotti tecnologici (tele-grafo, telefono, radio, televisione, sa-telliti per telecomunicazioni).Nell’età dell’elettricità e dell’elettronica ilmondo si restringe, si contrae, ritrovan-do, in un certo senso, la vecchia coesionedelle tribù primitive.Ma questo processo di contrazione av-viene sull’immensa scala planetaria.Viviamo nella “costellazione Marconi”;viviamo-come dice il più celebre slogandi Mc Luhan- in un “villaggio globale”.Nel “villaggio globale” rinasce un nuovoe straordinario “sentimento di apparte-nenza”, una nuova “ retribalizzazione”, aldi là dell’appartenenza nazionale. Nel“villaggio globale” ci sentiamo tutti abi-tanti di un’unica e medesima comunitàplanetaria.

Villaggio globale o villaggio occidentale?

Per Mc Luhan l’irrompere dell’età del-l’elettricità e dell’elettronica è la rivinci-

ta di tutti quei sensi che erano stati asso-piti e “narcotizzati” a vantaggio dellavista e della “stampa”.Il “villaggio globale”, la tribù rico-struita, non è soltanto la piccola co-munità che gli “hippies” costituivanoalle porte di San Francisco sotto il se-gno della pace e dell’amore, ma èquella piccola comunità “estesa” a li-vello planetario.Il “villaggio globale”- per Mc Luhan – èun grande “happening” simultaneo dovesi agisce in modo immediato e sponta-neo, senza quel tempo di riflessione chel’età di Gutenberg permetteva.Forse – dice Mc Luhan – potremmo rim-piangerla.Superando questo dubbio insidioso,Mc Luhan conclude la sua riflessionenel segno dell’ottimismo: la retribaliz-zazione è foriera di speranza, di nasci-ta di una coscienza planetaria, di su-peramento delle segregazioni nazio-nali, del progresso delle comunicazio-ni e, infine, della pace.Oggi - luglio 2006 - l’ottimismo di McLuhan appare piuttosto utopistico: granparte del mondo non occidentale nonsi riconosce nei parametri del “villag-gio globale” di Mc Luhan, anzi lo re-spinge, considerandolo soltanto un“villaggio occidentale”, una camiciadi forza imposta da altre culture chehanno un “senso del sacro” oppostoal loro.

Il mezzo è il messaggio(o massaggio)

A conclusione di questo lavoro sul pensie-ro di Mc Luhan, resta da chiarire il signifi-cato di un altro celebre slogan dello stu-dioso canadese: il mezzo è il messaggio.Cosa vuol dire questa identificazione didue cose apparentemente diverse?Vuol dire che è il canale di trasmissione,il mezzo (medium), che rende possibile ilmodo di percepire, di pensare, di vivere

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insieme. Vuol dire che l’importante nonè il contenuto del messaggio trasmesso,ma il canale di trasmissione che trasmet-te quel messaggio.Mc Luhan conferma, con questo slogan, ilprimato della tecnologia nella dinamicadella storia e del progresso.La ferrovia non è importante per ciòche trasporta, ma soprattutto perchéaccelera e amplifica la scala delle re-lazioni umane esistenti fino al punto dimodificare radicalmente la forma e lastruttura delle città e delle nazioni (sipensi oggi alla “querelle” europea sul-la TAV in Val di Susa).Ogni cittadino romano era circondato daschiavi che lo servivano (media). Ognicittadino romano senza rendersene con-

to adottò la stessa psicologia dei “media”che lo servivano, divenendo egli stessouno schiavo.I media sono prigioni senza mura per co-loro che se ne servono. Il potere forma-tore dei “media” risiede nei “media” stes-si. Ogni tecnologia è matrice organizzati-va di nuovi modi di esistenza, individualie collettivi.Mc Luhan si divertì ad alterare il suo stes-so slogan, rendendolo ancora più espli-cito: “il mezzo è il massaggio”.Concludiamo così questo lavoro: il restonon è affatto silenzio e lo si può trovaretramite la biobibliografia che segue.

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Biobibliografia

EERRNNSSTT KKAAPPPP nasce a Ludwigstadt (Oberfranken, Ger-mania) il 15 ottobre 1808. Nel 1888 studia filosofia,greco e latino a Bonn. Nel 1830 prende il dottorato instoria, con una tesi sull’egemonia navale di Atene dal900 al 400 a.c.Fino al 1849 insegna nel ginnasio di Minden. Svolge lasua attività politica come democratico federalista e,dopo un periodo di prigione, viene fatto ritirare dall’in-segnamento. Con la moglie e i suoi cinque figli si tra-sferisce in Texas. Negli Stati Uniti si era già trasferito ilfratello, famoso avvocato.Dal 1849 al 1867 si costruisce una fattoria dove svi-luppa piantagioni di vario tipo e costruisce da sé tut-ti gli strumenti per coltivare, inventandone di nuovi.

Fonda con altri coloni tedeschi la “Lateinische Colo-nie” (Colonia Latina). Costruisce un impianto di idro-terapia e nel contempo studia letteratura, scienza, fi-losofia e medicina.Durante la guerra civile americana (1861-1865)si schiera a favore degli abolizionisti fondando,nel Sud degli Stati Uniti, la “Bund freier Manner”(Associazione per gli uomini liberi) e per questoè perseguitato dagli antiabolizionisti. Nel 1867rientra in Germania stabilendosi a Dusseldorf conil sogno di tornare in America. Le sue condizionidi salute non lo permettono e Kapp accetta una“Privatdozent”. In questo periodo pubblica duelibri fondamentali: “Erdkunde in Wissenschaftli-

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cher Darstellung” (Geografia generale compara-ta in una prospettiva scientifica) e “Grundlinieneiner Philosophie der Technik” (Lineamenti di Fi-losofia della tecnica) nel 1877.Muore a Dusseldorf il 30 gennaio del 1896.

HHEERRBBEERRTT MMAARRSSHHAALLLL MMCC LLUUHHAANN nasce a Edmonton(Alberta, Canada) nel 1911 in una famiglia prote-stante “liberal” e benestante. La madre Elsie, col-ta ed eccentrica, gli comunica un forte interesseper la letteratura inglese e americana e per l’artefigurativa. Studia letteratura inglese all’università diManitoba, poi a Cambridge in Gran Bretagna do-ve si laurea nel 1936. Nel 1937 si converte al cat-tolicesimo. Dal 1936 insegna letteratura inglesein diverse università americane.Nel 1939 sposa Corinne Lewis dalla quale avràcinque figli. Dagli anni ’40 si occupa di comunica-zione di massa e di tecnica pubblicitaria, dive-nendo il più famoso esperto mondiale di questenuove discipline. Collabora con le più prestigio-se industrie americane (Ford, General Electrics,Bell Atlantic). Molto apprezzato per la sua ecce-zionale genialità massmediatica, suscita ancheforti reazioni critiche da parte dell’establishmentculturale americano. Nel 1951 pubblica “La spo-sa meccanica”, nel 1962 “La galassia Gutenberg.Nascita dell’uomo tipografico”, nel 1964 “Gli stru-menti del comunicare”, nel 1967 “Il mezzo è ilmessaggio”, nel 1969 “Il punto di fuga.

Lo spazio in pittura e in poesia”, nel 1970 “La cul-tura come business”, nel 1977 “La città come au-la. Per capire il linguaggio e i media” e, postu-ma, nel 1989 “Il villaggio globale. XXI secolo, tra-sformazioni nella vita e nei media” (dove si par-la della “Tetrade”). Mc Luhan muore nel 1980 a To-ronto.

Per saperne di più

Nella collana “Testi e pretesti” dell’editore BrunoMondadori è stato pubblicato di recente il saggiodi Elena Lamberti “Marshall Mc Luhan”, compe-tente interpretazione del pensiero e dell’opera del-lo studioso canadese.Presso l’università di Toronto è stato istituito il “Pro-gramma Mc Luhan di Cultura e Tecnologia” di cuiè direttore Derrick De Kerckhove, allievo ed erededi Mc Luhan. De Kerckhove insegna anche proble-mi della comunicazione all’università di Napoli.“Dopo la democrazia? Il potere e la sfera pubblicanell’epoca delle reti” è una raccolta di saggi cu-rata da Derrick De Kerckhove e Antonio Tursi, pub-blicata in questi giorni dall’editore Apogeo.A Pisa, nel maggio 2006, per tre giorni si sono incon-trati gli uomini che stanno trasformando in realtà pre-visioni e teorie di Marshall Mc Luhan: da De Kerckho-ve a Levy, da Mark Pesce a Chiariglione; mentre Kur-zweil è stato presente con la sua immagine “virtualetridimensionale”.

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CRONACHE

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LA SICUREZZA ENERGETICAGLOBALE

Le sfide energetiche globali

1. L'energia è fondamentale per mi-gliorare la qualità della vita e delleopportunità nei paesi sviluppati edin via di sviluppo.Pertanto, riuscire ad assicurare un

approvvigionamento energeticosufficiente, affidabile e ambiental-mente responsabile a prezzi cheriflettano le reali condizioni delmercato costituisce una sfida per inostri paesi e per l'umanità intera.2. Per conseguire questo obiet-tivo basilare, dobbiamo affronta-re sfide gravi e connesse fra loro,quali:• gli elevati e mutevoli prezzi delgreggio;• la crescente domanda di energia(si stima che crescerà di oltre il50% entro il 2030, di cui l'80% sa-rà ancora soddisfatta dai combu-stibili fossili, cioè da risorse limitate);• la sempre maggiore dipenden-za dalle importazioni in moltipaesi;• l'enorme fabbisogno di investi-menti lungo tutta la catena del-l'energia;• la necessità di proteggere l'am-biente ed affrontare il problema delcambiamento climatico;• la vulnerabilità delle infrastruttu-re energetiche cruciali;• instabilità politica, catastrofi natu-rali ed altre minacce.La natura globale di queste sfidee la crescente interdipendenza frapaesi produttori, consumatori e ditransito esige che si rafforzi la par-tnership tra tutti gli aventi interesseal fine di migliorare la sicurezzaenergetica globale.Conveniamo che lo sviluppo dimercati energetici globali traspa-renti, efficienti e competitivi costi-tuisca il modo migliore per conse-guire i nostri obiettivi in materia.Riconosciamo che anche i gover-ni e le organizzazioni internazio-nali attinenti hanno un ruolo impor-tante nell'affrontare le sfide ener-getiche globali.3. Non si possono pienamente con-seguire né la sicurezza energeticaglobale, né gli Obiettivi di Svilup-po del Millennio (Millennium De-velopment Goals - MDG), senzaassicurare accesso sostenibile aicombustibili ai 2,4 miliardi di per-sone e all'elettricità ai 1,6 miliardidi persone che ne sono attualmen-te prive nei paesi in via di svilup-po. Queste persone non devonoessere né dimenticate né margi-nalizzate.

Risposta della comunità internazionale

4. Con la dovuta volontà politica, lacomunità internazionale è in gra-do di affrontare con efficacia treproblematiche interconnesse: lasicurezza energetica, la crescitaeconomica e la protezione dell'am-biente.Applicare risposte eque e compe-titive basate sul mercato alle sfideenergetiche globali aiuterà a pre-cludere azioni che possano porta-re scompiglio nel settore delle fon-ti, degli approvvigionamenti e deitrasporti energetici, ed a creareuna base sicura per lo sviluppo di-namico e sostenibile della nostraciviltà nel lungo periodo.5. Perseguiremo la sicurezza ener-getica mediante un approcciocomplessivo e concertato coeren-te con i nostri obiettivi ambientalicomuni. L'anno scorso, a Glenea-gles, convenimmo di migliorare ilnostro lavoro nell'ambito del Pianod'Azione per il Cambiamento Cli-matico, l'Energia Pulita e lo Svilup-po Sostenibile, e risolvemmo diportare avanti un dialogo su que-ste tematiche i cui risultati verrannoriferiti al Summit del G8 che si ter-rà nel 2008 in Giappone. Riaffer-miamo questo impegno.Riaffermiamo altresì il nostro impe-gno verso la Convenzione Quadrodelle Nazioni Unite sul Cambia-mento Climatico (UNFCCC) ed aconseguire i nostri molteplici obiet-tivi condivisi per la riduzione delleemissioni di gas serra, per il mi-glioramento dell'ambiente globale,per accrescere la sicurezza ener-getica e per ridurre l'inquinamen-to atmosferico, in concomitanzacon i nostri vigorosi sforzi per ri-durre la povertà energetica. Con-veniamo inoltre di adoperarci permigliorare l'accesso all'energia neipaesi in via di sviluppo.

Dichiarazione sui principi della si-curezza energetica globale

6. Riconoscendo l'interesse condi-viso dei paesi produttori e consu-matori di energia a promuovere lasicurezza energetica globale, noi, iCapi del G-8, ci impegniamo a:

dal MONDO

La sicurezza energetica globale

Slitta l’avvio della centrale nucleare

finlandese

Efficienza nell’illuminazione

La politica energetica danese

cro

na

ch

eNell’annuale riunione dei G8(Canada, Francia, GB, Germa-nia, Giappone, Italia, Russia eUSA), che si è tenuta a SanPietroburgo il 16 luglio , è sta-to affrontato il tema della sicu-rezza energetica globale.Il Summit ha concordato unaDichiarazione che di seguitopubblichiamo, e un Piano diAzione che pubblicheremonel prossimo numero.

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CRONACHE

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cro

na

ch

e• promuovere una forte crescitaeconomica globale, un efficace ac-cesso al mercato, ed investimentiin tutti gli stadi della catena dell'ap-provvigionamento energetico;• instaurare, come chiave per la si-curezza energetica globale: mer-cati aperti, trasparenti, efficienti ecompetitivi per la produzione, il ri-fornimento, l'utilizzo, la trasmissio-ne ed il trasporto di energia;• istituire quadri normativi e rego-latori trasparenti, equi, stabili ed ef-ficaci, incluso l'obbligo di rispetta-re contratti, che generino investi-menti internazionali sufficienti e so-stenibili a monte e a valle;• migliorare il dialogo sulle ideedegli aventi interesse circa le pro-blematiche riguardanti la crescen-te interdipendenza, la sicurezzadell'approvvigionamento e la do-manda di energia:• diversificare l'approvvigionamen-to, la domanda e le fonti energeti-che, i mercati geografici e di set-tore, le vie ed i mezzi di trasporto;• promuovere misure di risparmioed efficienza nel campo dell'ener-gia, mediante iniziative a livello na-zionale ed internazionale;• sviluppare e sfruttare l'energia inmaniera compatibile con l'ambien-te, ed utilizzare e trasferire tecno-logie energetiche pulite che aiutinoad affrontare il cambiamento cli-matico;• promuovere la trasparenza ed ilbuon governo nel settore energe-tico, al fine di scoraggiare la cor-ruzione;• rispondere alle emergenze ener-getiche in maniera cooperativa, in-clusa la pianificazione coordinatadelle riserve strategiche;• tutelare le infrastrutture energe-tiche critiche;• affrontare le sfide energetiche al-le quali sono soggette le popola-zioni più povere dei paesi in via disviluppo.7. Basandoci sui suddetti obiettivi,principi ed approcci, noi attuere-mo la nostra strategia comune perla sicurezza energetica globalemediante il seguente Piano d'Azio-ne. Invitiamo gli altri stati, le orga-nizzazioni internazionali attinentied gli altri aventi interessi ad unir-si a noi in questi sforzi.

SLITTA L’AVVIO DELLA CENTRALE NUCLEARE FINLANDESE

La Finlandia ha rinviato l’avvio deilavori per il quinto reattore nuclea-re del paese a causa del protrarsioltre il previsto delle procedure diautorizzazione. I 1600 MW del re-attore da installare a Olkiluoto, nel-l’Ovest della Finlandia, sono pro-grammati per la prima metà del2010. La compagnia elettrica Tvoesercisce già due reattori a Olki-luoto; un altro reattore entrerà infunzione nel medesimo sito nel2009. La Finlandia è il primo Pae-se europeo ad aver deciso di co-struire nuove centrali nucleari dopol’incidente di Chernobyl nel 1986.

EFFICIENZA NELL’ILLUMINAZIONE

L’efficienza nell’illuminazionepuò risultare uno strumentoper limitare le emissioni di gasserra. Il volume Light’s Labour’sLost - Policies for Energy-effi-cient Lighting esaminando lacrescita dei consumi elettriciderivanti dall’illuminazione, hatrovato che il consumo com-plessivo supera l’energia elet-trica prodotta globalmente conla fonte nucleare o con quellaidraulica. Le emissioni di CO2

dovute all’illuminazione sonopari ai 2/3 delle emissionigenerate dalle automobili.Una normale lampada a incan-descenza è molto meno efficien-te delle lampade al sodio ad al-ta pressione. Se queste rimpiaz-zassero quelle meno efficienti, ilconsumo energetico per l’illu-minazione potrebbe ridursi finoal 40% e i costi pagati dagliutenti sarebbero più bassi. Ri-sparmi maggiori sarebbero pos-sibili con l’uso intelligente dicontrolli, dei livelli di illumina-zione e della luce diurna.Tuttavia, un’illuminazione ener-geticamente più efficiente non èsolo una questione di tecnologiaquanto di politiche che trasfor-mino le attuali pratiche, ed il vo-

lume ne elenca un’estesa giàsperimentate in diversi paesi.

LA POLITICA ENERGETICADANESE

Un recente rapporto pubblicatodall’IEA (International EnergyAgency – organismo dell’OCSE),ha esaminato la politica energe-tica danese, paese notoriamen-te molto attivo nella promozionedell’efficienza energetica e dellefonti rinnovabili.Il giudizio è complessivamentepositivo: ad esempio, la quotadell’energia elettrica generatada fonti rinnovabili è passata dal3% del 1990 al 25% del 2004.Non manca peraltro qualche ri-lievo: fino ai primi anni del 2000le politiche di supporto alle fontirinnovabili hanno avuto un altocosto per i consumatori e i con-tribuenti danesi. Attualmente, se-condo l’IEA, i governi si mostranopiù attenti al rapporto costo-effi-cacia e sono più inclini a un ap-proccio basato sul mercato.Il rapporto si augura che l’anali-si costi-benefici venga estesa an-che al programma per la promo-zione dell’eolico off-shore (instal-lazioni sui bassi fondali del Ma-re del Nord), si cui la Danimarcaha da tempo puntato.Peraltro, i programmi per l’effi-cienza energetica si sono dimo-strati più efficaci nel ridurre leemissioni rispetto ai programmidi promozione delle fonti rinno-vabili. L’intensità energetica, siaper il peso ridotto di industrieenergivore, sia per gli sforzi deigoverni, è del 35% inferiore lamedia IEA. Un punto che inveceabbisogna di miglioramenti èl’efficienza nel settore trasporti.Il rapporto passa in rassegna tut-to il settore energetico del pae-se scandinavo e giudica positi-vamente l’apertura alla compe-tizione del mercato dell’elettrici-tà e di quello del gas.Nel complesso, il volume costi-tuisce una ricca analisi informa-tiva di notevole interesse per let-tori e policy-makers.

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ta: tipicamente la consistenza el’accidentalità del terreno perevitare insabbiamenti o ostacoliinsormontabili.Si eviterà l’intervento di control-lo da Terra che risulterebbe nonmolto efficace per l’elevato ritar-do che si verificherebbe a cau-sa dei tempi di precorrenza deisegnali nel tragitto Marte-Terra-Marte.A tale proposito su ExoMarsverranno impiegate celle foto-voltaiche convenzionali per for-nire l’energia necessaria a tra-sportare e utilizzare i 12 chilo-grammi di strumentazioni scien-tifiche oltre i sitemi di perfora-zione per prelevare campionied esaminarli.

RISCALDAMENTO E RAFFRE-SCAMENTO INNOVATIVI

Nell’ambito del programmaSpecific Targeted Research Pro-jects - Strep - del Sesto Pro-gramma Quadro (2002-2006), laCommissione europea ha finan-ziato il progetto High-Combi,“Sistemi solari per riscaldamen-to e raffrescamento con combi-nazione di componenti e metodiinnovativi”.Il consorzio è composto da 12partner di 6 differenti paesimembri: Austria, Germania, Gre-cia, Italia, Romania e Spagna. Ilconsorzio comprende Istituti diricerca, piccole e medie impre-se e infine gli enti che ospiteran-no e realizzeranno quattro im-pianti dimostrativi. Tra questi laProvincia di Milano, che realiz-zerà un impianto di riscaldamen-to invernale e di raffrescamentoestivo alimentato da collettori so-lari con accumulo stagionale. Ta-le impianto sarà al servizio di al-cuni edifici dislocati nel parcodell’Idroscalo.La principale caratteristica delprogetto High-Combi è l’uso dienergia solare per il raffresca-mento estivo. L’accoppiamentotra collettore solare e pompa dicalore ad assorbimento rendequesto sistema ideale per il con-

ROBOT EUROPEO SU MARTE

Il progetto Aurora, della Agenziaspaziale europea ESA, si prefig-ge di portare una equipaggioumano su Marte fra trenta anni.Il robot rover ExoMars, che l’ESAprevede di lanciare nel 2011, faparte di questo progetto comepioniere che dovrà prepare ilterreno alla missione identifican-do con precisione le condizionebiologiche nelle quali si trove-ranno ad operare i primi astro-nauti che metteranno piede sulPianeta Rosso.Facendo tesoro della esperien-za dei precedenti robot lanciatidalla NASA su Marte, si stannoprogettando apparecchiature esistemi di elaborazione in gradodi far assumere al robot esplo-ratore decisioni autonome in ba-se alla situazione che si presen-

Robot europeo su Marte

Riscaldamentoe raffrescamento

innovativi

Iniziative per la Carta europea dei

ricercatori

dall’UNIONEEUROPEA

dizionamento estivo che, se ali-mentato nelle parti elettriche conelementi solari fotovoltaici, risul-ta completamente autonomo.Tutti gli impianti dimostrativi rea-lizzati avranno elevate frazionisolari e per alcuni di essi, inclu-so l’impianto italiano, si conta disuperare il 70% di copertura delfabbisogno di energia per riscal-damento invernale, raffresca-mento estivo e acqua sanitariacon criteri di economicità.

INIZIATIVE PER LA CARTAEUROPEA DEI RICERCATORI

Il 6 luglio scorso, Atenei ed Entidi ricerca hanno presentato aCamerino il progetto di un Os-servatorio Nazionale per il mo-nitoraggio dell’applicazione nelsistema Università/Enti di ricer-ca della “Carta europea dei ri-cercatori” e del “Codice di con-dotta per la loro assunzione” sot-toscritti in dicembre a Roma.L’Osservatorio/Portale (www.car-taeuropeadeiricercatori.it) è sta-to promosso da Università di Ca-merino, Conferenza dei Rettoried ENEA e rappresenta - comeha sottolineato il prof. Luigi Pa-ganetto - non solo il proseguiodell’impegno ENEA nel coordi-nare la promozione dell’adesio-ne da parte degli Enti di ricercaai principi espressi dalla Cartae dal Codice di condotta ma an-che l’impegno congiunto per larealizzazione di uno spazio di di-scussione e approfondimento suitemi che afferiscono alla profes-sione del ricercatore, quali il re-clutamento, la valutazione, la mo-bilità, le questioni di genere, oltreche, naturalmente, il monitorag-gio e la diffusione delle buoneprassi in ambito istituzionale.Con questa iniziativa, per la pri-ma volta, Università ed Enti di ri-cerca si riuniscono per affronta-re temi cruciali per lo sviluppodel nostro Paese, nello spirito econ la volontà di proseguire larealizzazione degli obiettivi di Li-sbona, proprio a partire dalla va-lorizzazione degli uomini e del-le donne che della ricerca han-no fatto il loro impegno sociale.

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edall’ITALIA

La Programmazione economico-finanziaria

2007-2011

LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICO-FINANZIARIA2007-2011

Introduzione

Nel delineare una strategia di ri-sanamento strutturale dei contipubblici, che porterà risultati si-gnificativi già a partire dall’annoprossimo - con l’inizio della disce-sa del debito pubblico e il ritornodel rapporto deficit-PIL sotto il tet-to del 3% indicato dall’Unione eu-ropea - il Documento di program-mazione economica e finanziaria(DPEF) propone un quadro di fi-ne legislatura che, nel 2011, pre-vede un sostanziale azzeramentodel deficit (0,1% del PIL), il ritor-no del debito sotto il livello del100% del PIL (99,7%), la ricostitu-zione di un avanzo primario con-sistente (4,9% del PIL) e un tassodi crescita del prodotto internolordo pari all’1,7%.L’attuale combinazione di deficitelevato, esaurimento dell’avanzoprimario e risalita del debito pub-blico configura una condizionenon sostenibile dei conti pubbli-ci, rendendoli più vulnerabili al-l’aumento in corso dei tassi di inte-resse, alla pressione dei mercatiinternazionali e al giudizio delleistituzioni e degli operatori finan-ziari. Essa ci pone, inoltre, in difet-to rispetto alle regole europee.Nello stesso tempo, bassa cresci-ta, inefficienze e distorsioni del si-stema tributario, scarsa efficaciadella politica di bilancio a finalitàredistributiva, diffuse inefficienzeorganizzative nell’apparato ammi-nistrativo pubblico contribuisco-no a peggiorare gli indicatori didisuguaglianza e di povertà.A frenare lo sviluppo economico eil tasso di crescita potenziale del-l’economia concorrono, infine, l’an-damento stagnante della produtti-vità totale dei fattori, l’insufficienzadei meccanismi premianti la quali-tà, un contesto generale poco fa-vorevole all’impresa e agli utenti-consumatori, l’ampiezza di settoriprotetti e privi di concorrenza.Da tutto questo si evince come lapolitica economica sia chiamataad agire sui tre fronti dello svilup-po, del risanamento e dell’equità.Deve affrontarli simultaneamenteperché essi sono inscindibili.La manovra finanziaria per il 2007

intende rispecchiare questa im-postazione. Sotto il profilo quanti-tativo, essa sarà di un importocomplessivo pari a circa 35 mi-liardi, di cui 20 destinati alla ridu-zione del deficit e ben 15 a misu-re di promozione della crescita,della competitività e dell’equitàsociale. La correzione avrà carat-tere strutturale, non solo perchéquesto ci chiedono gli impegnieuropei, ma ancor più perché iproblemi stessi del Paese hannonatura strutturale e richiedonoquindi soluzioni in grado di reca-re benefici che durino nel tempo.Il Governo mantiene invariati gliimpegni presi con l’Unione euro-pea per un rientro sotto il 3 percento del rapporto deficit-PIL giànel 2007 - anno in cui si prevedescenda al 2.8 per cento - e per ul-teriori correzioni strutturali dimezzo punto percentuale di PILnegli anni successivi. Il Governosi riserva tuttavia di valutare conprecisione il percorso di rientro inrelazione al profilo temporale de-gli effetti strutturali delle misureche verranno adottate.In un’ottica di risanamento deiconti pubblici, il Governo ha giàindicato di voler puntare su un re-gime di tassazione più equo, risa-nato dai mali dell’evasione e del-l’elusione, e su una riduzione del-le inefficienze dell’apparato delleamministrazioni pubbliche, cen-trali e locali. Sarebbe tuttavia sba-gliato pensare che questa dupli-ce azione riesca, da sola, a cor-reggere gli andamenti di fondodella finanza pubblica. La dimen-sione dello squilibrio rende indi-spensabile intervenire anche sutendenze strutturali della spesapubblica che sono sempre menofavorevoli, in particolare sui quat-tro grandi comparti - sistema pen-sionistico, servizio sanitario, am-ministrazioni pubbliche, finanzadegli enti decentrati - che ne rap-presentano circa l’80 per cento.Altrettanto sbagliato, inoltre, sareb-be ritenere - o far credere - cheun intervento strutturale sulle prin-cipali voci di spesa del sistemapubblico significhi impoverirne lafunzione di solidarietà, di promo-zione della crescita e di fornitura

Il Documento di Programma-zione economica e finanzia-ria per il prossimo quinquen-nio è stato inviato al Presi-dente della Camera l’8 luglioe approvato dal Parlamentocon le Risoluzioni della mag-gioranza in data 26 luglio. Nelpresentare analisi qualitativee indicazioni quantitative sul-l’andamento della finanzapubblica, il documento spe-cifica alcuni concreti obietti-vi da perseguire. Pur non en-trando nell’articolazione del-le misure che saranno poiadottate con la Finanziaria difine anno, il Governo indicadi puntare su tre campi: svi-luppo, risanamento ed equi-tà. Presentiamo alcuni stralcidel documento.

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di beni pubblici primari quali lagiustizia, la sicurezza o l’istruzio-ne. È vero il contrario: solo nelcontesto di una finanza pubblicasana, lo Stato e i poteri locali pos-sono assicurare - in maniera finan-ziariamente sostenibile nel tem-po - la loro funzione economica esociale. Va sottolineato, poi, cheognuno dei quattro grandi com-parti della spesa pubblica presen-ta al suo interno squilibri, ineffi-cienze, duplicazioni ed arretratez-ze che richiedono, di per sé, in-terventi correttivi. Sono quelleinefficienze e quegli stessi squili-bri a offrire i margini per operaree a indicare la necessità di inter-venire, anche a prescindere dallasituazione di bilancio. Se pure nonfosse costretta a ridurre il deficite ad alleggerire il peso del debi-to, l’Italia dovrebbe comunqueporre mano a una riqualificazio-ne della spesa pubblica per po-tere destinare più risorse a nuoveinfrastrutture, ricerca, politiche disolidarietà sociale, valorizzare lecultura.Il ricavato della manovra di repe-rimento di risorse attraverso ridu-zioni di spese e ricerca di nuoveentrate non verrà utilizzato soloper incidere sul disavanzo. In mi-sura non trascurabile verrà desti-nato al finanziamento di misureper stimolare la crescita e la com-petitività del paese, creare nuoveopportunità per i giovani, combat-tere la povertà e l’emarginazione,promuovere l’equità sociale.

Politiche per la crescita

L’Italia negli ultimi dieci anni haaccumulato un significativo ritar-do di crescita rispetto all’Europae agli altri paesi industrializzati.Il rilancio dell’economia italianapassa necessariamente attraver-so un nesso fondamentale: l’au-mento della produttività e dell’oc-cupazione.Un’azione congiunta e compiutadi riforma sia sul mercato dei be-ni sia su quello del lavoro può edeve contribuire a rilanciare la di-namica della produttività e dell’oc-cupazione. È questa la sfida del-la politica economica nel prossi-

mo quinquennio.L’azione del Governo a sostegnodella competitività e della produt-tività sarà articolata lungo tre lineedi intervento: contesto, innovazio-ne e ricerca, fiscalità, rafforzandocosì l’attuazione della Strategia diLisbona e con il Piano Nazionaledi Riforme che verrà presentatoalla Commissione Europea nelprossimo autunno.In questo quadro vengono di se-guito riportati alcune delle lineedi intervento presenti nel Docu-mento

IInnvveessttiimmeennttii iinn rriicceerrccaa,, ssvviilluuppppooee ccaappiittaallee uummaannoo..

Una ripresa duratura della cresci-ta e un graduale innalzamento deltasso di crescita potenziale del-l’economia postulano che la pro-duttività totale dei fattori esca dal-la lunga stasi degli ultimi anni. Ciòa sua volta implica più investimen-ti, più innovazione, più ricerca esviluppo, come previsto dalla Stra-tegia di Lisbona.L’investimento in ricerca e svilup-po si colloca in Italia su livelli signi-ficativamente inferiori a quelli de-gli altri paesi industrializzati. In lar-ga misura, il fenomeno riflette scel-te del settore privato. L’investimen-to in ricerca e sviluppo del setto-re pubblico – di cui peraltro oc-corre valutare con attenzione qua-lità, rendimento, utilità, interazionecon la ricerca privata – non si di-scosta significativamente dalla me-dia dei paesi OCSE. La bassa pro-pensione all’investimento del set-tore privato riflette in parte la scar-sità dell’offerta di capitale umano ela struttura, per dimensione e set-tori, delle imprese italiane. Ma di-pende anche dal fatto che, a pari-tà di settore e dimensione, le no-stre imprese investono in ricercae sviluppo relativamente meno deiconcorrenti esteri.La carenza di capitale umano e lascarsa propensione all’investimen-to in ricerca e sviluppo incidononegativamente sulla dinamica del-la produttività totale dei fattori esulla capacità di utilizzare piena-mente le opportunità offerte dal-le nuove tecnologie. Il capitale

umano, al di là del suo valore eco-nomico, è l’elemento cruciale deltessuto sociale e culturale euro-peo della costruzione di una “ra-gione sociale” europea. Il supe-ramento di questi vincoli non ri-chiede sempre e necessariamen-te maggiori risorse dal bilanciopubblico, che pure è auspicabilereperire. La spesa italiana per stu-dente universitario a tempo pie-no non appare inadeguata rispet-to agli standard internazionali. Es-sa potrebbe essere resa più pro-duttiva da un rafforzamento dellacompetizione fra sedi universita-rie e dall’introduzione di una ge-stione del sistema universitarioche premi maggiormente il me-rito dei docenti e la ricerca di qua-lità.La semplificazione e il riordino delsistema di incentivi può costituireuno strumento per favorire, ancheattraverso un sistema di crediti diimposta, l’investimento privato inricerca e sviluppo, senza costi ag-giuntivi per il bilancio.Lo sviluppo del capitale umanova assicurato fin dai primi livellidel processo educativo. L’azionedel governo sarà quindi volta alpotenziamento del diritto allo stu-dio, attraverso: l’estensione del-l’obbligo scolastico; il migliora-mento delle funzionalità e delleautonomie scolastiche; la messaa norma del patrimonio edilizio el’incentivazione all’utilizzo pome-ridiano degli edifici. In tale conte-sto dovrà essere affrontato il pro-blema dei precari.Il quadro di riferimento è quellodello “spazio comune europeo del-la ricerca e della formazione supe-riore”. In Italia, a fronte di una spe-sa per studente più elevata rispet-to alla media dei principali paesieuropei, l’esito di test standardiz-zati a livelli internazionale risultadeludente. Il processo di riformadegli ordinamenti scolastici devecolmare questo divario e soprat-tutto consentire anche a coloro chenon intraprendessero gli studi su-periori di acquisire una prepara-zione tecnica e generale tale dapotersi adattare in maniera ottima-le ai continui mutamenti del conte-sto economico e tecnologico.

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eLa diffusione a livello di massa del-le nuove tecnologie digitali é unfattore indispensabile per la mo-dernizzazione del paese, consen-tendo un incremento della produt-tività. A questo fine saranno adot-tate misure volte a promuovere losviluppo delle connessioni in ban-da larga e contrastare il digital di-vide. Nel Mezzogiorno, dove par-ticolarmente grave è il divario dicompetenza dei giovani studenticon gli altri paesi industriali, le in-genti risorse addizionali disponibi-li, anche attraverso i canali comu-nitari, potranno essere destinateal miglioramento della qualità del-lo studio e dell’insegnamento, peril tramite di progetti che coinvol-gano tutte le parti, gli studenti, gliinsegnanti, il sistema produttivolocale.

PPoolliittiiccaa ddeellll’’eenneerrggiiaa

Il processo di liberalizzazionedei mercati dell’energia elettricae del gas naturale è proseguitoin questi anni in un contesto di unaumento della domanda di ener-gia superiore a quello dell’offer-ta e di ritardo nell’adeguamentodelle infrastrutture e delle politi-che di contenimento della do-manda. L’apertura del mercatoha dato impulso ad un importan-te ciclo di investimenti nel settoreelettrico. Nonostante l’ingresso dinuovi produttori, si riscontra unancora insufficiente grado di con-correnza interna, correlato ad unelevato livello di concentrazionenell’offerta. Ciò nonostante, iprezzi dell’energia elettrica in Ita-lia hanno conosciuto una crescitamolto più contenuta rispetto al re-sto dei paesi della UE, sia per ef-fetto della regolazione di settoresia per il ritardo con cui si trasle-ranno sui prezzi dell’energia i co-sti connessi all’attuazione del Pro-tocollo di Kyoto. Nel settore delgas naturale – dove l’operatoreprincipale/dominante mantieneil controllo delle infrastrutture diimportazione e stoccaggio – sisono registrati minori progressinella diversificazione dell’offertae nell’adeguamento delle infra-strutture.

Il potenziamento delle reti e larealizzazione di nuove infrastrut-ture di produzione e di importa-zione e stoccaggio si pongonoquindi come elementi indispen-sabili non solo per favorire l’ef-fettivo ingresso di nuovi operato-ri di mercato ma anche per ga-rantire la sicurezza del sistema,adeguandolo ai nuovi fabbisogni.Al fine di garantire la sicurezzadelle forniture, l’Italia – come altripaesi europei– dovrà promuove-re la diversificazione delle fontiprimarie e la realizzazione dinuove infrastrutture di approvvi-gionamento di gas naturale, qua-li terminali di GNL, gasdotti, stoc-caggi in sotterraneo.Al fine di agevolare l’accettazionedelle infrastrutture presso le co-munità locali, sarà necessariopromuovere azioni di comunica-zione sulle caratteristiche degliinterventi e sul loro impatto nelterritorio e dare ai territori inte-ressati segnali economici direttiin particolare alla riduzione deicosti delle forniture.Il Governo intende proseguire laliberalizzazione dei servizi ener-getici. A tal fine sarà perseguitala neutralità dell’accesso alle retiattuando le forme di separazio-ne societaria, organizzativa e de-cisionale previste dalle direttivecomunitarie e, ove necessario,anche con forme di separazioneproprietaria e limiti alla parteci-pazione azionaria nelle societàproprietarie delle reti nazionalidi trasmissione di energia elettri-ca e di trasporto e stoccaggio digas naturale.Verrà inoltre defini-to un quadro regolatorio in gra-do di garantire condizioni di ac-cesso non discriminatorio, oltreche alle reti di trasporto e alle in-frastrutture di approvvigionamen-to, anche all’attività di misura del-l’energia elettrica, in vista dellacompleta apertura del mercatodal 1° luglio 2007.Nel settore del gas, inoltre, a tu-tela della sicurezza delle fornitu-re per i clienti civili potranno es-sere introdotti meccanismi tran-sitori volti ad ottimizzare in talsenso l’uso degli stoccaggi.Per quanto riguarda lo smantel-

lamento delle centrali elettronu-cleari dismesse, la chiusura delciclo del combustibile e le attivi-tà connesse e conseguenti, l’Au-torità per l’energia elettrica e ilgas intraprenderà un riassettodella regolazione economica,adottando metodologie di regola-mentazione in linea con quelle inuso per gli altri settori dell’ener-gia e prevedendo un’equa remu-nerazione del capitale investito.Nella distribuzione dell’energia,saranno promosse operazioni diaggregazione territoriale dellereti e delle utilities locali, a van-taggio della riduzione dei costidel servizio.Con la completa apertura delmercato, l’assetto degli operato-ri pubblici operanti nel settoreelettrico dell’energia verrà razio-nalizzato e semplificato.Particolare attenzione sarà postaalle garanzie di sicurezza delleforniture per i consumatori finalie alla tutela del potere d’acqui-sto delle famiglie, definendo gliobblighi di servizio pubblico neisettori liberalizzati e completan-do la revisione della tariffa socia-le, secondo criteri di effettivo bi-sogno economico e svantaggiosociale.Per la riduzione della dipenden-za estera, il Governo ritiene ne-cessario intervenire con decisio-ne sul mix energetico, valorizzan-do le risorse interne, promuoven-do le fonti rinnovabili in manieraefficiente e secondo logiche difiliera industriale, puntando sulletecnologie avanzate a basso co-sto e a basso impatto ambientalee sostenendo forme di produzio-ne distribuita. Particolarmente ri-levante sarà lo sviluppo delle“Agro-energie”, che sarà ottenu-to rafforzando la potenzialità del-la L. 81/2006. La riduzione deltasso di crescita della domandadi energia e delle emissioni saràperseguita innalzando l’efficien-za energetica e ambientale delciclo dell’energia, potenziandogli strumenti di mercato (titoli diefficienza energetica) e dandosegnali economici di orientamen-to della domanda, anche con unarevisione in tal senso della fisca-

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lità energetica sui trasporti, a pa-rità di gettito complessivo. Il Go-verno, in un confronto con le Re-gioni, dovrà adottare e proporreal Parlamento nuovi principi ge-nerali e strumenti per promuove-re la concorrenza nella distribu-zione dei carburanti. Per l’attua-zione del Protocollo di Kyoto, ilGoverno intende riprendere ilprocesso di aggiornamento e re-visione del “Piano nazionale perla riduzione delle emissioni digas responsabili dell’effetto ser-ra”, al fine di contribuire all’ado-zione di misure efficaci a fini ditutela ambientale e verificare aconsuntivo i risultati ottenuti edelaborare strategie di adempi-mento che consentano di conte-nere l’impatto sulla competitivitàdel sistema economico, oltre cheenergetico, massimizzando i be-nefici sull’economia nazionale evalorizzando appieno i meccani-smi di flessibilità.

AAmmbbiieennttee

La tutela dell’ambiente è unacomponente essenziale di unastrategia volta a rafforzare lacompetitività del nostro paese.La sostenibilità ambientale del-lo sviluppo garantisce che i be-nefici della crescita economicapossano essere fruiti anche dal-le generazioni future.La tutela dell’ambiente, comestabilito dall’Unione europea, de-ve essere integrata nelle politi-che di settore.Per monitorare con continuità iprogressi in questo campo, ver-ranno introdotti, a fianco dei tra-dizionali indicatori macroecono-mici, ulteriori indicatori ambien-tali. Si valuterà inoltre la possibi-lità di adottare anche un sistemadi contabilità ambientale, nel-l’ambito del bilancio dello Stato edegli Enti territoriali.L’azione del Governo si articole-rà lungo cinque direttrici.

• Affermare la Valutazione am-bientale Strategica. La VAS, Diret-tive 2001/42 CEE, si applica a pia-ni e programmi (elaborati e/oadottati a livello nazionale, regio-

nale o locale) che possono ave-re effetti significativi sull’ambien-te, compresi quelli cofinanziatidall’U.E.. Specificatamente la di-rettiva indica i settori agricolo, fo-restale, pesca, industriale, traspor-ti, rifiuti, acque, telecomunicazio-ni, turismo, pianificazione territo-riale e destinazione dei suoli. Varicordato che la VAS non si limi-ta alla valutazione degli aspettiambientali (comprendendo inquesti biodiversità, quindi florafauna, suolo, acqua, aria e fattoriclimatici), ma anche la saluteumana, la popolazione, il patri-monio culturale, architettonico, ar-cheologico, il paesaggio, nonchél’interrelazione tra questi fattori.Si supera in tal modo la logica delsingolo progetto o intervento.

• Gestione delle acque. Il proble-ma della difesa del suolo va af-frontato anche sul piano del co-ordinamento istituzionale e suquello della condivisione dellestrategie individuate. Data l’esi-guità dei fondi disponibili è indi-spensabile coinvolgere in termi-ni di partecipazione finanziariasu progetti comuni e condivisiRegioni, Enti locali e privati. In re-lazione alla gestione dell’acqua,va riaffermata la corretta e pienaapplicazione della Direttiva2000/60 che chiede una visioneintegrale dei bacini idrografici edella risorsa idrica e lega le pro-blematiche di difesa del suolocon obiettivi di tutela della qua-lità delle acque.Le azioni e gli interventi in dife-sa del suolo e per una correttagestione delle acque dovrannoessere funzionali a combattere ilprocesso di desertificazione inatto nelle regioni Puglia, Basilica-ta, Calabria, Sicilia e Campania;gli interventi dovranno esserecoerenti a quanto previsto nellaConvenzione Internazionale sul-la Desertificazione, sottoscrittadal nostro Paese, e pertanto in-seriti anche in una strategia inter-nazionale che rafforzi il ruolo del-l’Italia in questo ambito.

• Tutela della natura. L’Italia hasottoscritto la Convenzione Inter-

nazionale sulla Biodiversità e, an-che nel quadro comunitario, hacondiviso il 2010 come terminetemporale entro cui arrestare laperdita di specie animali e vege-tali. Le azioni di conservazionedevono andare oltre le aree pro-tette e devono avere una visioned’insieme del territorio.

• Bonifiche e rifiuti. In tema di bo-nifiche occorre garantire l’effet-tivo ripristino ambientale dei luo-ghi. I siti di interesse nazionaleche devono essere sottoposti abonifica sono oggi ben 54. Infi-ne, in tema di gestione dei rifiutioccorre rafforzare gli interventitesi ad incrementare la raccoltadifferenziata e a contenere la pro-duzione e la pericolosità dei ri-fiuti stessi. L’impegno del Gover-no è quello di superare l’attualefase di commissariamento nazio-nale che grava su ben cinque re-gioni con l’obiettivo di ricondur-re la gestione del ciclo dei rifiutinell’ambito ordinario della nor-malità. Il Governo è impegnato acontrastare con decisione le eco-mafie che rappresentano non so-lo una grave ipoteca criminalesull’ambiente ma anche un ag-gravio dei costi economici e fi-nanziari nell’intero settore.

• Mare. La posizione geograficadell’Italia richiede una forte azio-ne di tutela e gestione del ma-re. La piena applicazione dellaConvenzione internazionale diBarcellona, lo sviluppo di accor-di tesi a diminuire gli impatti am-bientali (dal traffico di sostanzepericolose ad alcune modalitàdi pesca), una maggiore atten-zione alla salvaguardia e alla ge-stione integrata della fascia co-stiera (cercando di contrastarele gravi forme di erosione a cui ilnostro Paese è oggi esposto), ladiminuzione dell’apporto inqui-nante a mare di origine terrestre,una più efficace gestione dellearee marittime protette, sonoaspetti integranti di una di unapolitica volta sia alla tutela am-bientale sia alla preservazionedi una risorsa cruciale per la no-stra economia.

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edall’ENEA

Un italiano alla guida del JET

La costruzione delreattore a fusione ITER

UN ITALIANO ALLA GUIDADEL JET

Dal 1 luglio Francesco Romanel-li, responsabile delle attività diFisica della Fusione a Confina-mento Magnetico dell’ENEA edella conduzione scientifica del-l’esperimento FTU (Frascati To-kamak Upgrade), e che ha an-che ricoperto l’incarico di Presi-dente del Comitato Tecnico-Scientifico del Programma Fu-sione europeo, è il nuovo Diret-tore del JET (Joint European To-rus), la macchina per l’energiada fusione termonucleare con-trollata più grande del mondo.Il JET, costruito dalla ComunitàEuropea a metà degli anni ’80 aCulham (GB), è una macchina aforma toroidale (ad anello) chia-mata “Tokamak”, che nel 1997ha ottenuto il record nella pro-duzione di potenza da reazioni

di fusione, con un plasma dideuterio-trizio e sperimentan-do alcune tecnologie necessa-rie per il funzionamento del re-attore a fusione. La fusione, lostesso meccanismo che alimen-ta il sole e tutte le stelle, è pra-ticamente una fonte di energiasicura e illimitata, rispettosa del-l’ambiente.La nuova sfida del JET è adessoquella di preparare i regimi dioperazione del reattore speri-mentale ITER (InternationalThermonuclear ExperimentalReactor), che costruito nei pros-simi anni a Cadarache in Fran-cia, dovrà dimostrare la fattibi-lità scientifica e tecnologica del-la fusione nucleare come fontedi energia.

LA COSTRUZIONE DEL REATTORE A FUSIONE ITER

Acquisire il 20% delle commes-se del reattore a fusione ITER èl’obiettivo delle aziende italianeimpegnate nell’hi-tech e l’op-portunità offerta dalle ricadutedell’impegno dell’ENEA nellericerche sula fusione nucleare.ITER, il reattore a fusione ter-monucleare che verrà realizza-to a partire dal 2007 in Francia,a Cadarache, è un progettotrentennale frutto di un accordodi collaborazione tra Europa,Stati Uniti, Giappone, Russia, Ci-na, India e Corea del Sud.Il programma, che prevede lacostruzione di ITER nei primidieci anni e il suo sfruttamentoscientifico nei successivi 20, èfinalizzato a dimostrare la pos-sibilità di utilizzare la fusione co-me fonte di energia rispettosadell’ambiente, praticamente ine-sauribile e sicura. Il valore com-plessivo del programma è dicirca 10 miliardi di euro, di cui4,5 per la costruzione.Il contributo europeo al costo diinvestimento è pari al 50%,mentre ciascuno degli altri seipartner contribuirà per il 10%(tenendo conto di un 10% di im-previsti).Il valore dei componenti chel’Europa dovrà fornire è di cir-ca 1750 milioni di euro.

Per l’industria italiana la costru-zione di ITER rappresenta l’op-portunità di operare in un setto-re ad alta tecnologia che puòaccrescerne la competitività so-prattutto nei campi dei magnetisuperconduttori, dei componen-ti per alti flussi termici, dellameccanica, della manutenzioneremota, delle alimentazioni elet-triche, dei controlli e degli iniet-tori di neutri.Inoltre vi sono anche opportu-nità in settori più convenzionalicome edifici e impiantistica rela-tiva. Si prevede, inoltre, che ilknow how acquisito per la mes-sa a punto delle forniture neces-sarie, avrà ricadute sull’indottodi altri settori high-tech, in cuic’è l’esigenza di operare conelevati standard di qualità siaproduttiva che organizzativa. Ènaturale che l’Italia dovrà pre-pararsi ad affrontare la concor-renza dell’industria europea,prevista già dalle prime gared’appalto in programma per ilprossimo anno.ITER è un reattore sperimentaleche costituisce un sistema com-plesso che richiede competen-ze multidisciplinari molto diversi-ficate essendo i campi tecnolo-gici di intervento molto vasti. Énecessario, perciò, mettere a si-stema il know how del mondodella ricerca, in particolare quel-lo dell’ENEA, che ha permessodi sviluppare ITER, instaurandoun coordinamento con il sistemaindustriale italiano. La costituzio-ne di apposite joint venture tradiverse imprese consentirà inol-tre di aggregare le competenzenecessarie per la realizzazionedei componenti.Specifiche azioni verranno mes-se a punto dall’ENEA, insiemeai suoi partner nelle attività sul-la fusione (Consorzio RFX di Pa-dova e l’IFP del CNR di Milano),per preparare l’industria italia-na interessata a partecipare allacostruzione di ITER.Di tutto ciò si è parlato a margi-ne della 33° Conferenza sulla Fi-sica del Plasma organizzata dal-l’ENEA per la Società Europeadi Fisica, tenutasi alla fine di giu-gno a Roma.

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INCONTRI

Un premio per le energie

alternative

Informazione esindrome NIMBY

Emissioni di gas serra

riutilizzo dei residui agroindustria-li una volta risolte le difficoltà tec-niche ed economiche ancora pre-senti per l’applicazione di questanuova tecnologia.(Mariella Bitonti)

INFORMAZIONE E SINDROMENIMBY

“Costruite impianti e infrastrut-ture ma...Not in my back yard”!L’acronimo NIMBY indica que-sto atteggiamento dell’opinionepubblica di fronte a piani di rea-lizzazione di impianti e nuove in-frastrutture, di cui si teme sem-pre l’impatto ambientale, guar-dando con sospetto l’applicazio-ne delle procedure valutative eautorizzative. Questa sorta di“sindrome” rende oggi partico-larmente insidioso gestire l’in-formazione e la comunicazionecon i cittadini e le istituzioni lo-cali sul tema delle infrastruttureenergetiche. Sul tema si sonoconfrontati il 18 luglio a Romarappresentanti della stampa eresponsabili di uffici comunica-zione dell’ENI, dell’ENEL e del-l’ACEA. Il Convegno è stato or-ganizzato da WEC Italia in pre-parazione del Congresso Mon-diale dell’Energia, che si terrà aRoma nel novembre 2007(www.rome2007.it).Come attesta l’aumento del 10%degli articoli pubblicati su que-sti temi, l’attenzione sul nesso traenergia e ambiente è ultima-mente cresciuta. Si tratta spessodi un’informazione dai toni “an-siogeni” che enfatizza le critici-tà e gli impatti sull’ambiente e lasalute. La comunicazione sui te-mi dell’energia comporta gran-de complessità per la molteplici-tà di implicazioni a livello eco-nomico, sociale e politico. Qualisoluzioni proporre come comu-nicatori delle aziende? Innanzi-tutto, accompagnare ogni realiz-zazione con un costante dialogocon la popolazione, anche attra-verso la costruzione di reti infor-mali. Come negli USA, è neces-sario assumere la filosofia dellaCorporate Social Responsabili-ty per acquisire una certa “ac-countability” di fronte ai cittadini.

Secondo i rappresentanti dellastampa (Napoletano, e Magna-schi), le ragioni che avrebberoscatenato la “sindrome NIMBY”,è una concomitanza di diversifattori spiegherebbe: il clima po-co sereno del momento; l’inade-guatezza dell’informazione; lestrumentalizzazioni e i pregiudi-zi e che hanno progressivamen-te avvelenato l’opinione pubbli-ca con il sospetto. Senza dimen-ticare altre tendenze culturali ita-liane che si vanno affermando:una “cultura pauperistica del“piccolo è bello”; una crisi del-l’autorità in senso lato; la cultu-ra dell’indecisione. Rimedio es-senziale resta l’uso corretto deilinguaggi e dei messaggi e ilpossesso di una più precisa con-sapevolezza dei meccanismipsicologici delle persone. C. Te-sta, chairman del Convegno, haconcluso che la “sindrome NIM-BY” è solo in parte responsabili-tà delle aziende, che hanno ra-ramente il coraggio di comuni-care ai cittadini con modi e stru-menti più informali. La causa piùprofonda sarebbe nell’assenzadi una vera “classe dirigente”del Paese che condivida alcuniprincipi di fondo a prescinderedagli schieramenti politici.(Alessandra Fornaci)

EMISSIONI DI GAS SERRA

Il Gruppo di Lavoro “Environmen-tal Management” dell’Internatio-nal Standards Organization (ISO),riunitosi a metà luglio presso lasede ENEA alla presenza di unrappresentante della Convenzio-ne Quadro sui Cambiamenti Cli-matici, ha concluso la definizionedella norma volontaria ISO 14065che stabilisce i criteri che devo-no rispettare gli organismi di ve-rifica e certificazione delle emis-sioni dei gas serra. Sulla base diquesta norma le imprese potran-no identificare e gestire i rischi ele responsabilità legate alle emis-sioni di gas serra. Le competen-ze dell’ENEA in materia hannopermesso di completare il qua-dro normativo di riferimento for-mato dalla precedente normaUNI ISO 14064 del marzo 2006.

UN PREMIO PER LE ENERGIE ALTERNATIVE

Una accurata analisi progettualeper l’utilizzo delle biomasse co-me combustibile di celle a carbo-nati fusi si è aggiudicata l’ottavaedizione del premio Pietrandrea,assegnato in giugno dal RotaryClub Castelli Romani e rivolto alavori scientifici originali svolti dagiovani ricercatori nel settore del-le energie alternative.Il sistema, proposto dall’ing. En-rico Bocci, permette di raggiun-gere ottimi rendimenti di conver-sione in energia elettrica del-l’energia dei combustibili impie-gati e di ottenere rendimentienergetici ancora superiori ope-rando in cogenerazione, pur conridotti impatti ambientali. Un pro-getto che può rappresentare undecisivo passo in avanti negli usitradizionali delle biomasse e nel

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eferenza che oltre a discutere sul ruo-lo e sui problemi della donna nelmondo, vuole sottolineare la priori-tà delle azioni di lotta per la deserti-ficazione, avendo le Nazioni Unitededicato il corrente anno 2006 alproblema della desertificazione.Nei paesi in via di sviluppo, dove ladifferenza di genere stabilisce ancheuna rigida divisione del lavoro, il ruo-lo delle donne è fondamentale nel-l'uso e nella gestione delle risorsenaturali, essendo le donne prevalen-temente impegnate nella gestionedel suolo e delle risorse agricole,nella gestione dell'acqua e delle ri-sorse idriche e nella gestione dellederrate alimentari, pur non essendoloro consentito nè l'accesso alla pro-prietà dei suoli e delle relative infra-strutture, nè l'accesso al credito edai finanziamenti delle loro attività.Il coinvolgimento delle donne nellepratiche di gestione territoriale perprevenire fenomeni di degrado e dirischio di desertificazione diventaprioritario, e proprio per questol'IFAD finanzia progetti di sviluppoagricolo e di gestione territoriale af-fidati alle donne, che possono cosisviluppare la loro managerialità e lo-ro indipendenza anche economica.Questa azione dell'IFAD trava inte-grazione con i programmi di azioniper recuperare la dignità della don-na e la sua libertà di autodetermina-zione nelle scelte di vita, program-mi avviati con la Dichiarazione delMillennio delle Nazioni Unite e sta-biliti nella Convenzione delle Nazio-ni Unite per la eliminazione di tuttele forme di discriminazione controle donne.

INNOVAZIONE E CULTURA

A cura di Andrea Granelli e Francesca TraclòIl Sole 24Ore, 2006, pagine 276,euro 27,00

Lo straordinario patrimonio stori-co-artistico italiano e la sua va-lorizzazione mediante l’utilizzodelle tecnologie digitali di nuo-va generazione sono i protago-nisti di questo Libro Bianco sucome le tecnologie digitali po-tenzieranno la rendita del nostro

patrimonio culturale”, secondovolume della collana “Innovazio-ne e Competitività” promossadalla Fondazione Cotec, Fonda-zione per l’Innovazione Tecnolo-gica.Nella prefazione, Marco Tron-chetti Provera, presidente di Tele-com Italia, sottolinea: “Se avre-mo il coraggio e la determina-zione di valorizzare il nostro pa-trimonio storico-artistico sfrut-tando le enormi potenzialità chele tecnologie dell’informazioneci mettono a disposizione potre-mo non solo tutelare meglio quelche abbiamo ereditato, ma far-ne un’occasione importante disviluppo”.In questa prospettiva l’innovazio-ne tecnologica costituisce ele-mento decisivo e strumento fon-damentale per orientare la tec-nologia al servizio dell’uomo,della qualità della vita e dellacrescente domanda di fruizioneculturale. Con questo obiettivo illibro documenta la domanda at-tuale di servizi culturali e la di-stanza fra le esigenze dell’utenzae il sistema di offerta.Si indaga, perciò, sull’impiegodelle nuove tecnologie nei pro-cessi di erogazione dei servizi,con particolare riferimento allagestione e promozione dei beniculturali e si evidenziano le ap-plicazioni più interessanti che so-no state realizzate nel settore.L’analisi dei casi che vengonodescritti in dettaglio consente allettore di avere una fotografia diciò che oggi rappresentano letecnologie per il settore cultura-le e offre, allo stesso tempo,spunti di riflessione sul futuro.Il libro traccia, infine, delle indi-cazioni per il futuro, perché il set-tore culturale, nell’accezione piùampia, possa usare le tecnologieper assolvere pienamente la suamissione, che è anche quella dicreare e trasferire conoscenza acosti più contenuti, con servizipersonalizzati e per una varietàdi soggetti più ampia. In uno slo-gan: “Come le tecnologie poten-zieranno la rendita del nostro pa-trimonio culturale”.

GENDER AND DESERTIFICATION

Expanding roles for women to re-store dryland IFAD, maggio 2006,pagine 22Il rapporto è disponibile sul sito:http:www.ifad.org/pub/gender/_desert.pdf

Nei paesi in via di sviluppo, dove ladifferenza di genere stabilisce ancheuna rigida divisione del lavoro, il ruo-lo delle donne è fondamentale nel-l'uso e nella gestione delle risorsenaturali.Il rapporto, che vuole mettere il ri-salto il ruolo delle donne nel recu-pero delle aree aride, preparato dalFondo Internazionale per lo svilup-po agricolo (IFAD) una agenzia spe-cializzata delle Nazioni Unite, è sta-to presentato nell'ambito della Con-ferenza delle Nazioni Unite, che si ètenuto recentemente a Pechino, sudonne e desertificazione: una con-

LETTURE

Gender and Desertification

Innovazione e cultura