Energia Felice, il libro. Presentazione accoppiata al testo

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Mario Agostinelli Pierattilio Tronconi L’energia felice Dalla geopolitica alla biosfera Presentazione di Gianni Mattioli

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Mario AgostinelliPierattilio Tronconi

L’energia feliceDalla geopolitica alla biosfera

Presentazione di

Gianni Mattioli

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“Conta non ciò che sai, ma ciò che sai essere sbagliato”

(detto indiano)

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L’ Energia felice rappresenta la continuità di un lavoro intrapreso nell’ambito sindacale più di venti anni fa con altri autori

Nerosubianco (1987),Pianeta in prestito (1991),

in cui la battaglia antinucleare in vista del referendum nazionale ed il tema dello sviluppo sostenibile rappresentavano i filoni lungo i quali ci eravamo mossi assumendo come paradigma l’energia.

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Le novità della attuale fase storica

L’attuale fase storica, contrariamente a quella del XX secolo, comincia ad anteporre le questioni della vita a quelle dell’economia.

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Le novità della attuale fase storica

La questione della sopravvivenza e del futuro non sembrano più dipendere esclusivamente dai rapporti tra umani o dai conflitti redistributivi tra i soggetti e le classi sociali, quanto piuttosto dalla relazione tra l’intera umanità e l’ambiente naturale.

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L’energia è vita o morte, non solo potenza, velocità, calore, trasformazione di materia, merce, capitale.

Essa è infatti relazione, pensiero, affetti, respiro, mobilità muscolare: oggetto squisitamente sociale.

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Cambiare il paradigma

Il passaggio dalla geopolitica alla biosfera permette infatti di rendersi conto dell’unicità del nostro pianeta e del fatto che il destino comune di chi vi abita non dipende dalla potenza e dal possesso, ma dai comportamenti e dalla relazione dei viventi con la natura.

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Il clima del pianeta è cambiato molte volte durante la sua storia geologica in conseguenza di fattori naturali.

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Gli equilibri naturali sono oggi infatti gravemente minacciati dal ricorso sempre più massiccio che viene fatto dell’uso di fonti energetiche non rinnovabili, quali le fonti fossili (petrolio, metano, carbone).

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Nel corso degli ultimi due secoli l’uomo è uscito da tale ciclo naturale in cui gli esseri viventi quali le piante e gli animali attingono dall’ambiente, dalla natura, l’energia e le sostanze di cui necessitano per il mantenimento del loro metabolismo.

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Con l’avvento della civiltà industriale, ha attivato, per soddisfare i propri bisogni (talvolta superflui) un ciclo artificiale che lascia dietro di sé scorie di vario genere e di tale entità che l’ambiente di per sé non riesce a degradare.

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Un ciclo che si aggiunge ed interagisce con quello naturale e lo altera, generando squilibri.

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E’ cambiata la variazione della composizione dell’atmosfera, dovuta all’immissione di “gas ad effetto serra” che causano il surriscaldamento del pianeta quali:

• l’anidride carbonica (CO2)

• l’anidride solforosa (SO2)• l’anidride solforosa (NOx)• l’anidride solforosa (CH4)

Oltre:

• i cambiamenti dell’utilizzo del suolo legati all’agricoltura e alla deforestazione

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L’effetto serra

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Gli studi rilevano che le concentrazioni attuali di anidride carbonica e metano in atmosfera sono le più alte mai registrate negli ultimi 820.000 anni e stanno crescendo con velocità eccezionali.

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Concentrazione di gas climalteranti nell’atmosfera comparati all’anno 1750

0

20

40

60

80

100

120

140

160

180

200

1900 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000

ppm

CO2 CH4 N2O CFC,HFC PFCs,HFCs, SF6

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I maggiori responsabili di questo accumulo nell’atmosfera dei gas serra sono i processi di combustione che si hanno:

• nell’industria;

• nelle centrali termoelettriche;

• nel settore dei trasporti su gomma;

• nel settore domestico;

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Contributo % dei settori alle emissioni totali di gas-serra nel mondo al 2004 in CO2

equivalenti

Altri usi3%

Industria19%

Agricoltura14%

Disboscamento17%

Settore energetico

26%

Trasporti13%

Edifici residenziali e commerciali

8%

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Il riscaldamento della terra

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Il modello energetico che sino ad oggi ha sorretto il ciclo artificiale delle merci è anche responsabile del grande saccheggio di fonti fossili che, dati i ritmi di prelievo, si stanno progressivamente esaurendo.

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All’inizio del secolo XIX si stima che il consumo globale di energia primaria ammontasse a circa 0,7 TW (pari a circa 527 Mtep). Nel corso del XX secolo tale valore è aumentato in continuità di circa 20 volte, senza una correlazione diretta con la crescita della popolazione del mondo.

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Consumi individuali di energia

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• Una crescita dei consumi che non ha interessato in eguale misura tutti i popoli del pianeta.

• Una gran parte della popolazione che vive nell’indigenza e risiede in Paesi a basso livello di sviluppo sociale ed economico ha un accesso limitato all’uso di fonti energetiche.

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Un cittadino degli USA consuma mediamente 2,4 volte più energia di un italiano e 21 volte di più di un abitante del continente africano.

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Consumi di energia primaria pro capite nel mondo nel 2008 (Tep)

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Si tratta di un fatto epocale che ci interroga sul modello di sviluppo dominante.

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Consumi mondiali di energia primaria dal 1982 al 2008

0

1000

2000

3000

4000

5000

6000

7000

8000

9000

10000

11000

12000

1982 1984 1986 1988 1990 1992 1994 1996 1998 2000 2002 2004 2006 2008

Mtep

petrolio gas naturale nucleare idroelettrico carbone

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• l’88% circa dei consumi mondiali è rappresentato dal carbone (30%) e dagli idrocarburi (58%)

• Il 6,4% dall’idroelettrico

• Il 5,5% dall’energia nucleare

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Ripartizione % dei consumi mondiali di energia per fonte e per area nel 2008

34,8%39,6%

30,2%

29,2% 21,3% 36,9%

24,1%24,6%

23,7%

6,4%5,2%

7,4%9,4%1,8%5,5%

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Mondo Paesi OCSE Paesi non-OCSE

Petrolio Carbone Gas idoelettrico Nucleare

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• Più di un quarto dell’energia consumata va persa nel settore energetico, in particolare in quello della generazione.

• Una parte altrettanto consistente viene persa nel settore dei trasporti (motori a combustione).

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Ripartizione % dei consumi finali mondiali per settori nel 2005

Usi domestici10,49%

Usi commerciali

5,7%

Perdite del settore

energetico27,69%

Agricoltura e Industria

36,78%

Trasporti19,51%

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L’energia elettrica concorre a soddisfare i consumi complessivi mondiali per il 16,4%.

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Energia elettrica complessivamente prodotta nel mondo negli anni 1990-2006

10000

11000

12000

13000

14000

15000

16000

17000

18000

19000

20000

1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006

Twh

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Il 15 % circa della produzione mondiale di energia elettrica è ottenuta dai 439 reattori nucleari.

La maggior parte (68%) viene generata convertendo combustibili fossili.

L’insieme delle fonti rinnovabili copre il 17% circa della produzione mondiale.

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Ripartizione % della produzione lorda di energia elettrica nel mondo per fonte energetica - 2006

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Potenza cumulativa installata di turbine eoliche nel periodo 1998-2008

0100002000030000400005000060000700008000090000

100000110000120000130000

1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

North America Sud & Central America Europa & Eurasia Middle East Africa Asia Pacific

MW

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Potenza fotovoltaica installata cumulata nelle principali aree geografiche

MW

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Nel 2005 circa 1,6 miliardi di persone, ossia quasi un quarto della popolazione mondiale, non aveva ancora accesso all’energia elettrica.

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L’illuminazione della terra di notte

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Posti di fronte ad una domanda crescente di fonti fossili ed alla necessità di consentirne l’accesso alla gran parte della popolazione mondiale che ne è ancora esclusa, occorre interrogarsi sulla quantità di fonti energetiche fossili che si prevede siano economicamente sfruttabili.

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70,9

123.2

125.6 754.1

142.2

42

Nel 2008 le riserve accertate mondiali di petrolio erano di 1258 miliardi di barili, sufficienti a coprire per circa 42 anni i consumi rilevati nello stesso anno.

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8,87

7,71

14,65

75,91

62,89

15,39

Nel 2008 le riserve mondiali accertate di metano erano di circa 185 trilioni di mc, sufficienti a coprire per circa 60,4 anni i consumi rilevati nello stesso anno.

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246,1

15

32 1.4 259,3

272,2

Nel 2008 le riserve accertate nel mondo di carbone erano di circa 847.488 milioni di tonnellate, sufficienti a coprire per circa 122 anni i consumi rilevati nello stesso anno.

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Dati i ritmi di prelievo, di tempo davanti non ne rimane molto: entro la metà di questo secolo, i giacimenti di idrocarburi saranno esauriti e ciò che rimarrà è solo il carbone.

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• Ci si comincia a chiedere quanti anni mancano alla fine o quanti se ne possono recuperare cambiando, per tramandare anche alle prossime generazioni le conquiste di civiltà in cui ci si riconosce.

• Si cerca altresì di contare per quanto tempo ancora l’entropia del sistema potrà essere accresciuta prima di pervenire alla catastrofe climatica.

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Un modello di sviluppo in crisi

• E’ possibile estendere il modello energetico dei maggiori Paesi industrializzati a tutti popoli dell’Africa, dell’Asia e dell’America del sud?

• Il clima che sorregge la vita sulla terra sarebbe in grado di “metabolizzare” le enormi emissioni di gas serra che verrebbero scaricate dai processi produttivi, dai mezzi di trasporto, dalle abitazioni?

• Ci sarebbero fonti rinnovabili sufficienti per soddisfare la domanda di tutti i popoli del pianeta, quelli attuali e quelli futuri?

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Scenari di politica energetica a confronto

• Tutte le più importanti elaborazioni scientifiche convergono nel ritenere che l’attuale modello energetico dominante nei Paesi industrializzati non è sostenibile nel tempo sia per l’impatto sul clima sia perché non si disporrebbero le risorse sufficienti a sostenere la crescita della domanda.

• Si tratta di un modello esclusivo per pochi che invece è stato spacciato come un modello da generalizzare.

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Azioni sul versante della domanda

Contenere i consumi promuovendo azioni finalizzate a:

• combattere gli sprechi;

• ridurre il contenuto energetico delle produzioni e dei prodotti.

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Azioni sul versante dell’offerta

Soddisfare la domanda ricorrendo ad un mix di fonti:

• combustibili fossili;

• energia nucleare;

• fonti rinnovabili;

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Scenario di riferimento 2006-2030. Domanda mondiale di energia primaria

ripartita per fonte.

0

2000

4000

6000

8000

10000

12000

14000

16000

18000

1980 1990 2004 2010 2015 2030

Mtep

altre rinnovabili

biomassa e rifiuti

idroelettrico

nucleare

gas

petrolio

carbone

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Lo scenario che nel corso del G8 i maggiori Paesi industrializzati hanno indicato come ipotesi da perseguire per la stesura di un nuovo accordo sul clima è quello che prevede di contenere l’aumento della temperatura sulla terra entro i 2 gradi, puntando a limitare la concentrazione in atmosfera dei gas serra a 450 ppm.

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Comparazione degli effetti sulle emissioni di CO2 per i tre tipi di scenari

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La politica energetica dell’Unione Europea

• Ridurre le proprie emissioni del 20% rispetto a quelle del 1990

• Ridurre i consumi energetici del 20% rispetto ai consumi previsti

• Raggiungere una quota di fonti rinnovabili del 20% rispetto ai consumi complessivi;

• Raggiungere una quota del 10% di biocombustibili nel settore trasporti rispetto ai consumi di benzina e diesel.

Con il SET Plan l’UE si è impegnata, entro il 2020 a:

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Il piano dell’Unione Europea non esclude un ulteriore contributo dell’energia nucleare al soddisfacimento della domanda ma ad esso non si fa particolare assegnamento.

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Il piano dell’UE, se attuato, permetterebbe di ridurre le emissioni di CO2 di 780 milioni di tonnellate l’anno: due volte di più di quel che prevede il protocollo di Kyoto al 2012.

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La situazione dell’Italia

Nonostante gli impegni assunti in sedi internazionali, le nostre emissioni di gas climalteranti, imputabili ad un sistema energetico fortemente centrato sui combustibili fossili, sono risultate in continua crescita (solo recentemente le statistiche indicano una inversione di tendenza) e ben al di sopra dei livelli pattuiti.

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• L’ENEA descrive scenari di rientro e di contenimento delle emissioni dei gas climalteranti che prevedono il ricorso ad una molteplicità di interventi.

• i più efficaci ed incisivi sono quelli connessi al risparmio energetico ed al ricorso alle fonti rinnovabili.

• Viene presa in considerazione anche la dichiarata volontà del governo di costruire 4/5 centrali nucleari della III generazione

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Italia - Emissioni totali di GHC e valutazione della distanza dall’obiettivo

di Kyoto al 2010

MtCO2eq

Kyoto Target 483,25

Trend 587

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Il nucleare rappresenta veramente la risposta ai pressanti problemi climatici o ci troviamo di fronte ad una mistificazione?

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Perché il nucleare non è la risposta

“La tecnologia è la risposta, ma quale era la domanda?”

(Padre Balducci E.)

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Perché il nucleare non è la risposta

L’energia elettronucleare non fornisce risposte risolutive alla crisi climatica in corso poiché il suo ciclo non è carbon free.

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Il nucleare non è carbon free

0

20

40

60

80

100

120

140

costruzione ciclo antecentrale

ciclo postcentrale

smantellamento totale

range incertezza

g/KWh

Emissioni di CO2 nelle varie fasi del ciclo nucleare, dopo 31 anni di funzionamento di una centrale

che utilizza uranio contenente lo 0,15% di U3O8

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Il ciclo del nucleare è idrovoro poiché richiede per il raffreddamento degli impianti, grandi quantità di acqua.

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Il numero di centrali sufficienti per coprire una quota significativa della nuova domanda di energia elettrica e per sostituire gli impianti alimentati da fonti fossili, sarebbe così elevato da costituire una follia per ragioni economiche ed anche pratiche.

Per realizzare quanto previsto nello “scenario politico 450” occorrerebbe installare entro il 2030, ossia in 20 anni, una potenza pari a quella di 299 centrali da 1000 Mw.

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L’eventuale funzionamento di nuove filiere atomiche andrebbe a regime in tempi troppo lontani per ridurre l’emergenza planetaria dovuta all’aumento di temperatura già in corso.

Per mettere in esercizio le 299 centrali nucleari da 1000 MW previste nello “scenario politico 450” (WEO2008) entro quella data, si dovrebbero mettere in cantiere circa 30 centrali ogni anno dal 2010 al 2020, ossia più di una centrale ogni 15 giorni.

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La domanda di uranio per fabbricare il combustibile da impiegare nelle centrali a fissione crescerebbe al punto tale da mettere in crisi le risorse di uranio del mondo: la disponibilità del minerale non supererebbe i 25/30 anni ed il suo costo aumenterebbe vertiginosamente.

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Risorse accertate e residue di uranio per classi di prezzi di estrazione

1.766.400

740.300831.600

272.200

655.480

1.203.600

0

500.000

1.000.000

1.500.000

2.000.000

< 40 $/kg 40-80 $/kg 80-130 $/kg

risorse ragionevolmente accertate risorse residue stimate

t

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Le centrali elettronucleari della terza generazione, anche se riducono le probabilità del verificarsi di un incidente catastrofico, non impediscono tuttavia che esso possa comunque accadere ed avere effetti tragici sui lavoratori, sulla popolazione e l’ambiente.

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Evoluzione degli impianti nucleari

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La richiesta dell'UE di puntare prioritariamente e massicciamente sul risparmio e le energie rinnovabili è incompatibile con il lancio di filiere ex-novo di centrali nucleari.

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In particolare, per quanto riguarda il ritorno dell’Italia al nucleare si osserva che la messa in

esercizio della prima centrale nel 2020:

• darebbe un apporto assolutamente marginale al parco nazionale di centrali esistente sia in termini di potenza che di energia

• inciderebbe molto marginalmente sui costi di produzione

• non darebbe alcun apporto alla riduzione delle emissioni di CO2

• concorrerebbe in modo insignificante a ridurre le importazioni di energia elettrica

• non ridurrebbe la dipendenza da altri Paesi

• aumenterebbe i rischi per il territorio e la popolazione• richiede Piani di emergenza interni ed esterni alla centrale

• rimarrebbe irrisolto il problema del trattamento del combustibile esaurito, quello dello smantellamento della centrale al termine del ciclo di vita e quello del confinamento delle scorie radioattive a medio e lungo decadimento

• fa carta straccia del Referendum del 1987

• il piano porta con sé un carattere militarizzante del territorio

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Siti nucleari italiani da decommissionare

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Tutti i Paesi sono oggi chiamati in causa per attivare risposte efficaci alle minacce climatiche che investono il pianeta, conseguenti al modello energetico dei Paesi industrializzati ed ai massicci processi di deforestazione, ma anche per affrontare la grave recessione mondiale la cui soluzione richiede l’attivazione urgente di un processo di transizione verso modelli di produzione e consumo a bassa intensità di materie prime e di energia.

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Le soluzioni ai problemi descritti sono già oggi disponibili, tuttavia occorre tener presente che il cambiamento necessario è ostacolato dalla presenza di forti resistenze e di inerzie.

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Lo sviluppo globale sostenibile esige pertanto che i Paesi più ricchi attuino politiche finalizzate a realizzare modelli di produzione e consumo in sintonia con i mezzi ecologici del pianeta e, ciò, anche per lasciare alle popolazioni dei Paesi più poveri, in continua crescita, le condizioni materiali per il miglioramento delle proprie condizioni di vita.

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Ai fini del perseguimento di uno sviluppo globale sostenibile sono cruciali le scelte che si effettueranno nell’ambito dell’energia.

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Oggi siamo giunti ad un bivio: o le politiche verranno indirizzate a conservare sostanzialmente il modello di sviluppo attuale ed il suo carattere esclusivo, nel tentativo di prolungarne nel tempo la sua sopravvivenza e, quindi, anche il modello energetico che lo sostiene, sostituendo magari parzialmente gli idrocarburi con il nucleare, oppure a cambiarlo, perseguendo un modello di sviluppo inclusivo, sostenibile nel tempo alimentato dall’energia solare.

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• Alla base di queste opzioni sta il paradigma energetico “sole” o “atomo”.

• Non esistono terze vie

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• una società solare non si costruisce invocandola o sperando nelle capacità taumaturgiche del mercato

• ma per via politica

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Si tratta infatti di mettere in campo interventi diversi, combinati tra loro, ricorrendo ad una pluralità di soluzioni, come quelle offerte dalle tecnologie per il risparmio energetico e per aumentare l’efficienza della produzione e dei sistemi, mezzi, apparecchiature utilizzate negli usi finali (interventi sulla domanda), fino a quelle che consentono l’impiego delle fonti energetiche naturali distribuite, rinnovabili e sostenibili (interventi sull’offerta).

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Occorre avere chiaro che non è assolutamente sostenibile con le fonti rinnovabili un sistema energetico che lasci inalterata la attuale domanda di energia.

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• Il rapporto energia-territorio dovrebbe essere ripensato nella sua complessità e indissolubilità.

• Ogni realtà territoriale deve infatti strutturarsi tenendo conto delle proprie peculiarità energetiche ed insediative.

• Le infrastrutture richieste sono assai limitate e comunque a basso impatto ambientale.

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Con il ricorso a fonti distribuite e ripristinate in tempi biologici dai cicli naturali, la politica energetica verrebbe ricondotta a quel complesso di sistemi di autogoverno e di auto-organizzazione del territorio che sta alla base della crescita delle esperienze partecipative e di uno sviluppo locale con una impronta ecologica verificabile nella sua compatibilità.

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La gestione della produzione e della distribuzione locale potrebbe essere affidata a forme consortili che comprendono le Amministrazioni pubbliche ed i soggetti privati produttori di energia da fonti rinnovabili.

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In una città ecosostenibile:

• I consumi energetici vengono ridotti al minimo.

• Si utilizza oculatamente l’acqua potabile.

• Si fa la raccolta differenziata dei rifiuti.

• Si ricorre all’utilizzo di apparecchiature e sistemi a basso consumo.

• Viene posta particolare attenzione alla costruzione degli edifici.

• La mobilità dovrebbe a sua volta essere garantita trasferendo il più possibile lo spostamento a lunga percorrenza delle merci sulla ferrovia ed aumentando nelle grandi città l’offerta di mezzi pubblici per il trasporto di massa.

• Per il trasporto privato il ricorso all’idrogeno da fonti rinnovabili ed alle celle a combustibile rappresenterebbero un’alternativa ai combustibili fossili.

• Privilegiando il consumo di prodotti agricoli della filiera corta, si ridurrebbero i consumi energetici connessi al trasporto.

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Data la profondità dei cambiamenti da attuare, questa impresa, come sta già avvenendo nel caso dell’acqua, richiede il forte coinvolgimento di tutte le culture laiche e religiose in un contesto di interscambio garantito dalla indipendenza delle istituzioni che regolano e favoriscono la partecipazione democratica.

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Le vie per una mobilità sostenibile Le soluzioni per una mobilità sostenibile