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Milano, 5 Aprile 2017
“EMPLOYABILITY - Strategie di successo
per valorizzare le proprie competenze”
Amedeo Veglio
Assolombarda, Area Sistema Educativo e Capitale Umano
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Ciò che “si è” conta (almeno) quanto ciò che “si sa”
N.B. Possedere una buona combinazione di queste
caratteristiche “fa la differenza” nei processi di selezione
» SAPERE (ciò che si studia e si impara a scuola/università)
» SAPER FARE (la capacità di tradurre la teoria in azioni operative)
» SAPER ESSERE (l’insieme delle caratteristiche personali e caratteriali)
» SAPER DIVENIRE (la capacità di adattarsi al cambiamento, di essere
curiosi, di continuare a imparare e ad aggiornarsi)
Nei processi di selezione si tende a valutare il giusto mix tra:
Le imprese non cercano “laureati in ….”, ma “PERSONE”!
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Un problema emergente:
lo SCOLLAMENTO tra profili «in uscita»
dal sistema universitario e fabbisogni del mondo produttivo
Le indagini più recenti condotte sul mondo delle imprese
(manager e selezionatori) con riguardo al profilo di competenza
richiesto per i giovani neo-laureati (Assolombarda, IULM-
Centromarca, GIDP, Ambrosetti, Fondazione Agnelli, Mc Kinsey
etc.) giungono ad analoghi risultati:
Buon livello culturale (conoscenze di base e metodologiche)
Basso «saper fare» (capacità di tradurre le conoscenze
teoriche in prassi operative)
Deficit di alcune competenze
strategiche/trasversali/generali
(life-skills)
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Carenza di competenze adeguate ai bisogni del
sistema economico
Il 58% delle imprese italiane ritiene che i giovani che entrano
per la prima volta nel mondo del lavoro non abbiano una
preparazione adeguata.
Nel 47% dei casi (rispetto a una media europea del 33% e al
18% del Regno Unito), le aziende del nostro Paese ritengono
che tali carenze abbiano un impatto negativo sulla loro attività.
In particolare, i datori di lavoro lamentano un deficit di
competenze generali (padronanza delle lingue straniere,
capacità analitiche, intraprendenza e autonomia, etica e
deontologia professionale) e di esperienza pratica
Fonte: Mc Kinsey – Indagine «Studio ergo lavoro».
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I giovani hanno poca esperienza pratica …
ma la colpa di chi è?
L'esperienza pratica è ritenuta estremamente importante
dalla stragrande maggioranza delle imprese italiane (circa il
73%), ma meno della metà (solamente il 47%) ne riscontra un
livello adeguato nei neoassunti (Fonte: Mc Kinsey – Indagine «Studio ergo lavoro»).
Questo risultato dipende dalla scarsa diffusione di programmi
didattici che prevedano lo svolgimento di esperienze concrete
in azienda: in Italia coinvolgono solo la metà degli studenti (sia
scolastici che universitari) e si limitano a stage e tirocini,
spesso di breve durata.
E' ancora carente l'alleanza formativa tra università e
imprese: la metà dei neolaureati non ha mai avuto, durante il
corso di studio, contatti di tipo “curriculare” col mondo del
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Cosa sono le «life-skills»
Le LS servono a tutti e per ogni tipo di professione!
Le competenze che possono rientrare tra le LS sono innumerevoli.
La natura e la definizione delle LS si possono differenziare in base
alla cultura, al contesto o all’identità aziendale.
Le “life skills” (LS) sono abilità/capacità che ci permettono di acquisire
un comportamento versatile e positivo, grazie al quale affrontare
efficacemente le richieste della vita quotidiana, personale e
professionale.
Si tratta di competenze «soft» (dette anche «strategiche» o
«trasversali» o «generali») riconducibili a qualità personali e
atteggiamenti.
Le LS sono diverse da quelle «hard» che fanno, invece, riferimento,
alle conoscenze (culturali, tecniche etc.) acquisite nel tempo attraverso
i percorsi formativi e l’esperienza.
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Quali sono le «life-skills» (1)
Competenze cognitive
Sono quelle legate ai processi di conoscenza, di elaborazione
del pensiero, di concettualizzazione, di ragionamento etc.
• risolvere i problemi
• prendere decisioni
• avere senso critico
• essere creativi
Competenze sociali
Sono quelle legate alla capacità di vivere in consonanza la
relazione col prossimo, creare fiducia, esprimere e
comprendere diversi punti di vista, saper negoziare, cercare
mediazioni etc.
• saper esprimersi e comunicare in modo efficace
• saper costruire relazioni efficaci
• essere empatici (sapersi “mettere nei panni” dell’altro)
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Quali sono le «life-skills» (2)
Competenze emotive
Sono quelle legate alla sfera personale e alle proprie
caratteristiche caratteriali e della personalità• essere consapevoli di se stessi (limiti, potenzialità, ruolo etc.)
• saper gestire le proprie emozioni
• saper gestire lo stress
Competenze inter /multi-culturali
Sono quelle legate al vivere e lavorare in contesti sociali,
economici e di mercato sempre più globali• avere «visione» internazionale
• saper convivere con ogni tipo di diversità (di genere,
etnica, religiosa, culturale etc.)
• essere tolleranti, rispettare gli altri e superare i pregiudizi
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Riconoscere e accrescere le competenze per aumentare la propria “impiegabilità” nel
mercato del lavoro
Al concetto di “competenza” è legato a doppio filo il temadell’employability, cioè della capacità di essere competitivi inun mercato del lavoro in costante evoluzione, sempre piùglobale e agguerrito.
CONSIGLIO: Impara a “leggere” te stesso/a sotto la “lente” delle
competenze e a proporti al mondo del lavoro (curriculum, colloqui,
assessment di gruppo etc.) non soltanto in termini di “cosa ho studiato”,
ma anche in termini di “cosa sono bravo/a fare” e di quali capacità
“posso offrire”.
Occorre arricchire il curriculum formativo con esperienze aggiuntive
che consentano di acquisire
un «bagaglio minimo» di competenze strategiche
riconoscibili e apprezzabili da un potenziale datore di lavoro
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