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RISCHIO e ASSICURAZIONI Maurizio Pompella

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RISCHIO e ASSICURAZIONI

Maurizio Pompella

Copyright © MMIXARACNE editrice S.r.l.

[email protected]

via Raffaele Garofalo, 133 a/b00173 Roma

(06) 93781065

ISBN 978–88–548–2942–8

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con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: dicembre 2009

The things one feels absolutely certain about are never true.

( Oscar Wilde )

RISCHIO E ASSICURAZIONI

Maurizio POMPELLA

Sommario

Presentazione

Introduzione

1. I caratteri di originalità della funzione di intermediazio-

ne delle assicurazioni

2. Il ruolo degli intermediari bancari e assicurativi nella

teoria degli intermediari

3. I modelli di comportamento

4. I modi dell’intermediazione finanziaria assicurativa

5. L’evoluzione del mercato e i nuovi canali distributivi: le

ragioni della bancassicurazione

1. Le assicurazioni

1.1. Introduzione

1.1.1. Incidente stocastico e “massimo stress“

1.1.2. La ricerca di una soluzione

1.1.3. L’individuazione dei valori a rischio

1.1.3.1. La prospettiva individuale

1.1.3.2. La gestione in portafoglio e l’assorbimento di

capitale

1.1.3.3. Il mercato e la securitisation dei rischi puri

1.2. Equità e natura del servizio offerto dalla compagnia

1.2.1. Il principio di equità

Appendice

A1. Primo approccio alle distribuzioni di probabilità utili per fine

assicurativo: bernoulliana, danno atteso e legge dei grandi numeri

Sommario

1.2.2. Prezzo e natura del servizio prestato dalla compagnia

1.2.3. Originalità del servizio

1.2.4. L’intermediario assicurativo

1.2.5. La “solvibilità attesa“ ed il ruolo del capitale:

la prospettiva contabile e quella attuariale

1.2.6. Produzione assicurativa e inversione del ciclo; ancora

sulla natura del servizio

1.3. Coperture assicurative e non

1.3.1. Le coperture assicurative

1.3.2. Le soluzioni di mercato

Appendice

A2. Introduzione alla matematica delle assicurazioni sulla durata

della vita: 1. gli impegni a fronte delle coperture; 2. la formazione delle

riserve e dell’utile; 3. il rendimento delle polizze.

2. Il “rischio assicurativo”

2.1. Il rischio

2.1.1. Rischio e incertezza

2.1.2. La percezione del rischio ed il nesso causale

2.2. Il rischio in campo assicurativo

2.2.1. Definizione

2.2.2. Pericolo e azzardo

2.2.3. Categorie di rischio

2.3. Rischio sottoscritto e di sottoscrizione

2.3.1. Il rischio trasferito, o sottoscritto

2.3.2. Il rischio di sottoscrizione: sottotariffazione,

sovrasinistralità e insufficienza delle riserve

Sommario

2.4. Il rischio finanziario e gli altri rischi

2.4.1. I rischi finanziari

2.4.2. Il Financial Risk Management

2.4.3. Le prospettive di analisi: “actuarial” e “financial”

view

3. La gestione individuale del rischio

3.1. La reazione al rischio

3.1.1. Propensione e avversione

3.1.2. L’essenza del Risk Management Process

3.1.3. Assicurazione, self-insurance e self-protection: i

benefici ritraibili dal pooling

Appendice

A3. Un semplice esempio degli effetti del pooling

A4. Condizioni di ottimo per la massimizzazione dell’utilità attesa

nell’ipotesi di assicurazione / auto-assicurazione

3.1.4. Risk handling, risk management e costo del rischio

3.2. Le categorie di soggetti esposti al rischio e la natura

delle esposizioni

3.2.1. I soggetti

3.2.2. Le esposizioni

Appendice

A5. Un esempio di “copertura mista” del rischio puro cui è esposta l’impresa

Sommario

4. La gestione del rischio da parte della

compagnia

4.1. Il rischio assicurabile

4.1.1. Il rischio ideale

4.1.2. Le condizioni di preferibilità

4.1.3. Difetto informativo e selezione avversa

4.2. Il rischio caratteristico e gli elementi tecnici di

valutazione

4.2.1. Gli indicatori fondamentali : medie, misure di

dispersione e massimi

4.2.2. Importi aleatori e speranza matematica

4.2.3. Probabilità e situazioni aleatorie

Appendice

A6. La legge dei grandi numeri A7. Probabilità totali, condizionali, composte; il teorema di Bayes

(un'applicazione assicurativa)

4.2.4. La classificazione

4.2.4.1. Discriminazione ed experience rating

4.2.4.2. L’approccio metodologico: cluster analysis e insiemi

sfocati

Appendice

A8. L’analisi della varianza nel multivariato: definizione

A9. Tecniche evolute di discriminazione qualitativa fra i clienti:

la distance analysis A10. Un’applicazione dell’analisi multivariata a fini di tariffazione

A11. Un esempio di tariffazione per il ramo danni: la personalizzazione

a priori del premio

4.2.5. Il processo stocastico assicurativo e la distribuzione

del danno atteso

4.2.6. Le applicazioni assicurative di alcune distribuzioni

discrete: la binomiale e la Poisson (legge degli

eventi rari)

4.2.7. Condizioni di equilibrio, funzioni di utilità e utilità

attesa: verso la determinazione del premio puro

Sommario

5. Produzione assicurativa, gestione finanziaria

e valore

5.1. Dualità della gestione: processi assicurativi e processi

di investimento

5.1.1. La produzione assicurativa: gestione tecnico-

assicurativa e gestione patrimoniale-finanziaria

5.1.2. Il profilo contabile: bilancio “attuariale” e bilancio

“finanziario”

5.2. La gestione del rischio finanziario e il valore

dell’impresa

5.2.1. Rischio finanziario e valore: la determinazione

dell’Embedded Value

5.2.2. Indicatori di performance classici ed Economic Value

Added (EVA®)

5.2.3. Una riformulazione del modello dell’EVA®

Bibliografia

Indice analitico

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Presentazione Questo libro nasce dall'esperienza di oltre quindici anni di ricerca e di docenza in

corsi di grado e post-grado, undici dei quali nello specifico settore delle assicurazioni;

esso costituisce infatti, in parte, una rielaborazione degli appunti costruiti negli anni ad uso degli studenti, e attinge – in diversa misura – dai corsi di Economia delle aziende di

assicurazioni, Prodotti assicurativi, Gestione finanziaria degli intermediari assicurati-

vi, nonché Derivati assicurativi. Agli studenti – non è solo una formula di rito – va anzi-tutto il mio ringraziamento; senza il confronto costante, senza gli stimoli da essi propo-

sti, dunque senza gli adeguamenti suggeriti dalla necessità di essere sempre più chiari,

questo lavoro non sarebbe stato possibile nella forma che ha oggi.

Trattandosi anche, ma non solo, di un manuale concepito ad uso del sopraccitato

corso di Economia delle aziende di assicurazioni, il taglio risente della necessità di esse-

re sistematici e il più possibile “concreti”. Nelle fasi di ampliamento che tuttavia si sono succedute, a mano a mano che il lavoro prendeva corpo, non si è mai trascurata la ne-

cessità di un approfondimento teorico quando, molto spesso, ciò fosse consigliato dalla

natura delle questioni trattate. Allo stesso modo, il volume risulta – probabilmente – condizionato dalla formazione remota del sottoscritto, con qualche incursione in ambiti

disciplinari adiacenti (come è per esempio nel caso della causal analysis); e certamente

comprende i risultati delle ricerche condotte nel periodo ricordato, che in esso rivivono talora in coincidenza. L'ambizione è quella di colmare un vuoto che risulta evidente da

un confronto diretto con la letteratura anglosassone, là dove grande è la scelta fra un

certo numero di manuali, di taglio aziendale, il cui titolo – e i cui contenuti – ruotano,

invariabilmente, intorno alle due parole “rischio” e “assicurazioni”. Con uno spazio per

la teoria del rischio che è perlomeno pari a quello dedicato alle questioni di natura a-ziendale.

Il lavoro è preceduto da un'introduzione che ha il compito di illustrare le peculiarità

della funzione di intermediazione finanziaria svolta dalle assicurazioni, in un certo sen-so per sgombrare il campo dagli equivoci.

Esso contempla cinque capitoli.

Il primo, sui fondamenti del processo assicurativo, illustra la natura del problema dal quale trae origine la necessità di coprirsi, il principio di equità e le principali forme

di copertura cui è possibile ricorrere per sottrarsi agli esiti del rischio puro.

Il secondo capitolo è dedicato al rischio assicurativo; vi si trovano perciò alcune di-stinzioni chiave, come quella tra rischio e incertezza (da Knight fino alle formulazioni

più recenti), una rassegna dei principali significati che la parola rischio assume a secon-

da del contesto, una definizione di rischio assicurativo, e ancora la trattazione delle tre principali categorie di rischio in carico alla compagnia di assicurazioni, e dunque: il

rischio sottoscritto, il rischio di sottoscrizione, il rischio finanziario. È questa

l’occasione per introdurre la distinzione fra le due principali prospettive di analisi, in tema di gestione finanziaria, quelle rispettivamente conosciute come actuarial e finan-

cial view.

Seguono i capitoli terzo e quarto, che sono dedicati l’uno alla gestione individuale del rischio, cioè al panorama delle contromisure che possono essere poste a propria tute-

la dai singoli, e l’altro alla gestione del rischio da parte della compagnia, cioè ai modi

nei quali si realizza la gestione industriale dei rischi puri e del rischio finanziario da parte delle compagnie di assicurazione. È in questa ultima sede che trovano spazio pri-

ma le condizioni di assicurabilità e poi quelli che abbiamo chiamato elementi tecnici di

valutazione; cioè: i- una rassegna degli indicatori fondamentali su cui sono costruite le stime dell’assicuratore (medie, misure di dispersione, equivalenti e speranze matemati-

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che, altri), ii- quella parte dell'analisi multivariata che serve alle discriminazioni e

all’experience rating; iii- lo studio delle applicazioni assicurative delle principali distri-

buzioni di probabilità discrete. Infine un capitolo in cui ancora si rinvengono spunti innovativi, il quinto, sulla re-

lazione tra il rischio finanziario e il valore della compagnia, con una riformulazione del

modello dell’EVA® (Economic Value Added). La ragione di questa scelta, in chiusura,

si deve al taglio aziendale, e risiede nel desiderio di affrontare uno dei grandi temi della

teoria intermediari finanziari, oggi forse quello di più grande attualità, alla ricerca dei modi più idonei per misurare la capacità dell’intermediario assicurativo di creare valore.

Nonostante l’impostazione, “tradizionale” nella struttura, ogni sforzo è stato com-

piuto nel prestare attenzione alle numerose innovazioni che hanno caratterizzato il mer-

cato assicurativo negli ultimi due decenni, e in particolare al processo di finanziarizza-

zione che ha interessato il vita sin dai primi anni novanta, ed interessa oggi il non vita.

Testimoniano questo interesse lo spazio dedicato già in apertura ai temi della bancassi-curazione, alle forme innovative di copertura dei rischi di importo rilevante, e il costante

riferimento alla letteratura più recente intorno ai temi del legame fra rischio finanziario

e valore d’impresa, come anche al tema delle tecniche di finanziamento del rischio puro e dei canali o gli strumenti per il trasferimento alternativo. Elementi di forte originalità,

diffusi nel testo, si rinvengono in alcune delle appendici, quando queste non siano dedi-cate a temi puramente istituzionali; come è nel caso della “distance analysis”.

Desidero aggiungere, per finire, che il risultato inevitabilmente tradisce, a dire il ve-

ro anche nelle speranze, l’enorme debito contratto con le prime fonti che mi hanno in-trodotto allo studio delle assicurazioni e con quelle che in questi anni mi hanno accom-

pagnato; come pure la eterogeneità degli ambiti dai quali, per la eminente interdiscipli-

narietà del tema assicurativo, occorre attingere per un’operazione del genere. Fra gli altri ho piacere di ricordare, in modo consapevolmente disordinato, gli scritti ormai re-

moti di Gobbi e De Finetti, e ancora quelli di De Ferra, Selleri, Paci, Daboni, Pitacco,

come quelli di una interminabile lista di autori, la più parte da oltreoceano, che ideal-mente collocherei fra il primo Borch e l’ultimo Cummins, per citare solo alcuni dei più

noti. Lo stesso sentimento di riconoscenza va a chi mi ha indirizzato nei primi anni di

studio e di insegnamento di queste discipline; naturalmente. Se vi è bisogno di sottolinearlo, ogni responsabilità per errori, omissioni o impreci-

sioni rimane a carico del sottoscritto.

Questo libro è dedicato a mio padre Giuseppe, uomo di lettere e infaticabile studio-so della lingua greca, scomparso all’alba del quindici ottobre.

Montaperti, novembre 2009

Introduzione

1. I caratteri di originalità della funzione di intermediazio-

ne delle assicurazioni

2. Il ruolo degli intermediari bancari e assicurativi nella

teoria degli intermediari

3. I modelli di comportamento

4. I modi dell’intermediazione finanziaria assicurativa

5. L’evoluzione del mercato e i nuovi canali distributivi: le

ragioni della bancassicurazione

Introduzione

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Introduzione

Se pure in un clima di crescente integrazione fra intermediari

di specie diverse, le assicurazioni rappresentano una categoria

che ha caratteristiche affatto peculiari.

L’originalità della funzione intermediazione finanziaria svol-

ta dalle assicurazioni può essere apprezzata guardando a una se-

rie di differenti profili. Un primo passaggio consiste nel fare un

paragone fra assicurazioni e banche, e cioè un confronto fra le

modalità con cui le une e le altre svolgono la funzione suddetta;

posto che, in qualche modo, l'ente creditizio rappresenti il pro-

totipo dell'intermediario finanziario. Ci si può poi chiedere qua-

le sia l'intima ragione della esistenza di questo tipo di interme-

diari finanziari, ancora una volta partendo dalla letteratura esi-

stente in questo specifico ambito per le banche. Ancora, un con-

fronto può essere fatto fra i modelli di comportamento che i-

struiscono la gestione bancaria e quelli che invece fanno da li-

nee guida nel caso delle assicurazioni. L'intermediazione finan-

ziaria assicurativa, tuttavia, ha caratteristiche sue proprie che

possono essere descritte a prescindere dal confronto con il para-

digma bancario, e che risiedono nella dualità della gestione, nel-

le ipotesi sulle quali la stessa si fonda, nella supposta inversione

del ciclo produttivo, come in una serie di ulteriori differenze,

talvolta molto marcate.

A fronte della originalità descritta, della quale più sotto si di-

scute il dettaglio, sta una evoluzione del mercato che ha prodot-

to una sostanziale integrazione fra intermediari di tipo diverso,

con conseguenze in termini di innovazione di prodotto e di con-

correnza sulle quali varrà la pena di soffermarsi già subito; in

particolare con l’intento di porre la questione del se gli sviluppi

indotti dalla “bancassicurazione” rispondano ad esigenze di di-

versificazione funzionale e completezza, oppure no.

Introduzione

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1. I caratteri di originalità della funzione di intermediazione

delle assicurazioni

Le peculiarità della funzione intermediazione svolta dagli

assicuratori, rispetto a quella svolta da intermediari di altro ge-

nere, possono essere apprezzate con riferimento anzitutto alle

due trasformazioni operate dalle banche: la trasformazione del

rischio e la trasformazione delle scadenze. Partiamo dalla pri-

ma.

L’intermediario bancario vede in primo luogo una concen-

trazione dei rischi all'attivo, ciò nel senso che il principale ri-

schio cui è esposta la banca, o se si preferisce il rischio caratte-

ristico (di credito), si ha nel confronto con il cliente attivo. Ed

infatti la banca ha esperienza, e soprattutto tecnologie e compe-

tenze per la gestione professionale degli attivi; essa opera quello

che è conosciuto come “packaging”, è cioè in grado di mutare le

caratteristiche qualitative e quantitative degli attivi che sotto-

scrive, e che trasforma in titoli secondari a basso rischio, sem-

mai con funzione monetaria, verso l'incontro con le preferenze

della raccolta (dei depositanti).

L'intermediario creditizio riesce poi, forte degli ampi margi-

ni di intermediazione sui quali può contare (diversamente dai

singoli), in un duplice tipo di diversificazione: la diversificazio-

ne by subdividing e quella by adding. Nel primo caso concor-

rendo a sottoscrivere un rischio che risulta di fatto condiviso

con altri intermediari, nel secondo assortendo un portafoglio co-

stituito da un grande numero di rischi omogenei e incorrelati.

Una abilità che naturalmente è direttamente collegata alla capa-

cità di investimento dell'intermediario stesso. Il fatto di assortire

portafogli diversificati e numerosi, d'altro canto, è anche la ra-

gione per la quale la banca può contare su una bassa incidenza

dei costi di informazione che occorre sostenere per una efficace

gestione in portafoglio dei rischi assunti; tanto più efficace

quanto più accurata è la gestione delle asimmetrie informative,

nella quale, pure, alle banche è riconosciuta particolare abilità.

Diversamente, nel caso delle assicurazioni, ed è una prima

grande differenza, il rischio caratteristico, cosiddetto rischio di

Introduzione

17

sottoscrizione, che diremmo in una prima approssimazione “at-

tuariale”, è concentrato dal lato del passivo; viene cioè dal con-

fronto con la clientela passiva, e porta alla necessità di assortire

dei portafogli discriminati e omogenei per classe. In questa ge-

stione tecnica dei portafogli rischi sottoscritti, così come le ban-

che, le assicurazioni sono aiutate dal fatto di avere l’esperienza,

le tecnologie e le competenze necessarie, tuttavia ponendosi

l'enfasi questa volta sulla esperienza. Uno dei cardini della ge-

stione assicurativa consiste infatti nella tariffazione in base ad

esperienza, o experience rating, che consiste nell'attribuire il

giusto prezzo a ciascuno dei rischi assunti, in base all'esperienza

maturata per quel tipo di rischio.

Anche nel caso delle assicurazioni la diversificazione rap-

presenta un principio istruttore di importanza capitale; si tratta

tuttavia questa volta, in prevalenza, di una diversificazione by

adding, che cioè si risolve nella concentrazione, entro ciascun

cluster, di assicurati che – pur presentando le stesse caratteristi-

che (gli stessi fattori di rischio) – hanno probabilmente sorti dif-

ferenti e comunque non correlate. Ancora, proseguendo nel con-

fronto, la capacità delle assicurazioni non è, come nel caso delle

banche, una capacità di impiego, ma una capacità di copertura,

peraltro riferita a un budget probabile; e cioè la capacità di as-

solvere ai propri impegni con una ragionevole probabilità di

successo. Posto che il beneficio della bassa incidenza dei costi

valga anche per le assicurazioni, il solo profilo che manca per

completare il confronto è quello che attiene alla gestione delle

asimmetrie. A quest'ultimo proposito, non vi è dubbio che alle

assicurazioni sia riconosciuta una particolare abilità nel compi-

to, addirittura, come vedremo, una delle ragioni stesse dell'esi-

stenza degli intermediari di questo tipo.

Circostanze e abilità descritte per le banche (concentrazione

dei rischi all'attivo, tecnologie e competenze, il packaging, la

diversificazione, ecc.) si risolvono, in ultima analisi, in una tra-

sformazione del rischio, e più precisamente in una riduzione

dello stesso. Le banche sono in grado di demoltiplicare il ri-

schio assunto all'attivo, di fatto consentendo ai singoli deposi-

Introduzione

18

tanti un accesso indiretto a categorie di rischio altrimenti per

essi precluse.

Nel caso delle assicurazioni accade qualcosa di diverso; seb-

bene, al livello di portafoglio, diversificato, il rischio non viene

assorbito, né demoltiplicato, ma semplicemente ne vengono re-

distribuiti gli esiti. Fondando su di uno schema eminentemente

cooperativo, con le risorse prestate dai molti che aderiscono allo

schema stesso, si copre il danno accusato dai pochi soggetti per

i quali il rischio sarà giunto al peggior esito.

Venendo al secondo punto, la trasformazione delle scadenze,

che pure è una caratteristica irrinunciabile che è possibile ri-

scontrare nella maggior parte degli intermediari finanziari, non

vi sono particolari differenze fra banche e assicurazioni, tolto il

fatto che la restituzione delle risorse investite (o prestate) risulta

nel caso di queste ultime condizionata ad un evento e non alla

volontà della controparte. Mentre è possibile rilevare altre spe-

cificità.

Un ulteriore tratto caratteristico per le assicurazioni si ha in-

fatti nell'assunzione sistematica da parte di queste di rischio a-

simmetrico (rischio puro), e in particolare nel principio di co-

pertura di questi rischi, che è basato sull'equità. Il principio di

equità rappresenta uno dei fondamenti della gestione assicurati-

va, sul quale necessariamente torneremo più e più volte; vale

tuttavia la pena di anticipare che esso si presenta in due diverse

configurazioni. Da una parte l'equità tecnica, che si realizza at-

traverso la ponderazione delle prestazioni previste per assicura-

tore e assicurato; in sostanza ci si riferisce al fatto che la presta-

zione certa dell'assicurato corrisponde all'equivalente certo della

prestazione (normalmente incerta) dell'assicuratore. Dall'altra

l'equità finanziaria, che si realizza invece attraverso la retroces-

sione degli utili. Questa volta ci si riferisce al fatto che essendo,

in particolare nel caso del vita, l'impegno dell'assicuratore pro-

tratto negli anni, questi non può garantire ex ante, sulle passività

finanziarie che emette, un rendimento adeguato e proporzionato

a quello di mercato; deve invece adottare un criterio prudenzia-

le, peraltro suggerito per via istituzionale, che consiste nel fissa-

re un tasso di interesse tecnico (in un certo senso il rendimento

Introduzione

19

base della polizza) sufficientemente basso da non doversi corre-

re il rischio, negli anni, di avere in portafoglio attivi investiti a

tassi inferiori rispetto a quelli garantiti dal lato del passivo. A

questo difetto di equità, che per la verità è tale solo se non si

considera l'intima natura del servizio prestato dalla compagnia,

certo non semplicemente di natura finanziaria, è possibile tutta-

via rimediare riconoscendo all'assicurato in tutto o in parte la

differenza fra il rendimento di mercato è quello riconosciuto

sulla polizza, una volta che tale differenza sia stata constatata

(retrocessione).

L'assunzione sistematica del rischio sopra descritta è prova

altresì della imprenditorialità della funzione svolta dall'assicura-

tore, poi che siffatta attività professionale ha esiti “twofold”,

può cioè dar luogo a un esito sfavorevole, tuttavia scontato, op-

pure favorevole (meglio: a una perdita o a un profitto).

2. Il ruolo degli intermediari bancari e assicurativi nella

teoria degli intermediari

Quale sia la vera ragione dell'esistenza degli intermediari fi-

nanziari, indipendentemente dalla natura degli stessi, può risul-

tare difficile dire; tanto è vero che la questione risulta al centro

del dibattito teorico da sempre, ed è ancor oggi di grande attua-

lità. Per quello che riguarda le banche, i punti di vista sono co-

me è noto tre in tutto. Semplificando, secondo una prima pro-

spettiva, che è quella che corrisponde alla cosiddetta “old

view”, o “money view”, il valore aggiunto che viene dall'esi-

stenza delle banche va ricondotto principalmente alla funzione

monetaria che si associa alle passività finanziarie emesse da

queste; se si vuole, alla capacità di emettere passività spendibili.

Una seconda prospettiva, invece, che insieme alla terza costitui-

sce la “new view”, pone l'enfasi sulla funzione creditizia svolta

dagli enti creditizi, e sulla capacità di operare quel mutamento

nelle caratteristiche quali-quantitative sopra ricordato (packa-

ging) che rappresenta il presupposto per l’incontro delle prefe-

Introduzione

20

renze soggettive di clienti attivi e passivi. Ultima la “asymetric

information view”, secondo la quale, ancora una volta semplifi-

cando, l'utilità degli intermediari si apprezza nella capacità che

questi hanno di gestire in modo efficace le asimmetrie informa-

tive; nel caso delle banche quelle che è dato constatare nel rap-

porto con i prenditori.

L'applicazione di questo schema interpretativo alle assicura-

zioni è abbastanza facile e rende manifesto che per queste non

possa parlarsi di passività spendibili; sicché la prima ipotesi è

esclusa. Se la seconda risulta suggestiva, specie guardando

all'evoluzione del mercato negli ultimi anni (ad esempio

all’assurbanca e agli sviluppi previsti per essa), l'ipotesi che

meglio si adatta agli ambiti assicurativi è – con risvolti di gran-

de rilievo – quella di cui alla gestione delle asimmetrie informa-

tive, combinata con la precedente. Naturalmente il riferimento

non è semplicemente alla capacità della compagnia, in base ad

esperienza, di svelare i casi di azzardo, ma anche e soprattutto

alla capacità di offrire una soluzione al difetto di completezza

dei mercati, e dunque al rischio che fatalmente si associa alle

scelte che hanno valenza intertemporale (i due profili sono in-

timamente connessi).

La contrapposizione tra old e new view può essere ricondotta

in qualche modo al dibattito fra monetaristi e keynesiani,

nell'ambito del quale grande rilievo viene conferito dai secondi

al ruolo delle preferenze soggettive (in particolare la preferenza

per la liquidità), così come l’itinerario che porta alla necessità

del contratto di assicurazione – e dunque di una intermediazione

di natura assicurativa – può essere seguito a partire dal ruolo at-

tribuito alla moneta ed alle altre attività finanziarie prima e do-

po Keynes. L’inesistenza di mercati completi – in cui i contratti

contemplano ogni possibile stato di natura ed ogni combinazio-

ne spazio/tempo, e dunque la incertezza rispetto al futuro – im-

plica che il grado di liquidità degli strumenti finanziari abbia un

rilievo proporzionato all’incertezza, e produce una necessità di

riserva – e in genere di copertura – che implica delle differenze

fra gli strumenti finanziari che si candidano ad incontrare quella

necessità. In questa varietà strumenti si colloca il contratto di