eiaae Foao i iere 969 Nuova serie - Anno XXXVIII - N. 24 ... · 35 mandati di arresto per tangenti...

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXVIII - N. 24 - 19 giugno 2014 Il capitale tende a occupare meno operai possibile Esiste una tendenza del capitale alla mas- sima riduzione possibile del numero degli operai da esso occupati, ossia della propria componente variabile investita in forza-la- voro; tendenza che è in contrasto con l’altra sua tendenza a produrre la maggior massa possibile di plusvalore. (K. Marx “Il Capitale”, vol. 1 (Libro I), 1865, Edizioni Rinascita, p. 334) PAG. 2 Al Sud il 60,9% senza lavoro UN GIOVANE SU DUE E’ DISOCCUPATO In totale 3 milioni e 487 mila stanno a casa FARE IL BILANCIO DELLA STORIA DEL MOVIMENTO OPERAIO PER SAPERE CHE COSA BISOGNA FARE OGGI di Giovanni Scuderi PAGG. 7-10 Al ballottaggio per i sindaci la maggioranza degli elettori diserta le urne a Biella, Modena e Bari Ai seggi solo 1 su 2 Il PD, nel 1921 PCI revisionista, dopo 68 anni perde il potere a Livorno, punito dall’elettorato di sinistra per il malgoverno. Ne prende il posto il M5S con i voti dei fascisti, Forza Italia, Lega e con quelli determinanti dei falsi comunisti. Il “centro-sinistra” batte il “centro-destra” ma la musica è sempre quella del capitalismo ORA OCCORRE USARE L’ASTENSIONISMO COME UN VOTO DATO AL PMLI E AL SOCIALISMO L’ESPERIENZA E LE VALUTAZIONI DELLA SQUADRA DI PROPAGANDA DELL’ASTENSIONISMO DELLA PROVINCIA DI MODENA Alle amministrative e alle europee ANALISI DEL VOTO A LIVORNO, EMPOLI E VALDISIEVE RENZI SI SCARICA DA OGNI RESPONSABILITÀ Forza Italia e PD si spartivano le mazzette del Mose di Venezia 35 mandati di arresto per tangenti milionarie. Nell’inchiesta coinvolti imprenditori, politicanti, magistrati, finanzieri. Ai domiciliari il sindaco di Venezia Orsoni (PD). Chiesto l’arresto per Galan, senatore di FI, accusato di essere a libro paga per un milione l’anno SONO MARCE LE FONDAMENTA DEL CAPITALISMO, DEI SUOI GOVERNI, ISTITUZIONI E PARTITI RENZI CONTESTATO A NAPOLI E A FIRENZE I media del regime, compreso “il manifesto” trotzkista, non ne parlano VENTESIMO ROMA PRIDE Grande manifestazione per i diritti di LGBTQI In 200mila colorano il centro storico di Roma con un combattivo corteo. Fischiato il neopodestà Marino “RENZI LE TUE PROMESSE NON CI BASTANO” PAGG. 4-5 PAG. 3 PAG. 6 PAG. 6 PAG. 12 PAG. 11 RISOLUZIONE DELL’ORGANIZZAZIONE DI RUFINA SUL RAPPORTO DI SCUDERI AL CC DEL PMLI Bisogna fare e ottenere di più sul radicamento ed essere i migliori militanti in tutto PAG. 14

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXVIII - N. 24 - 19 giugno 2014

Il capitale tende a

occupare meno operai possibile

Esiste una tendenza del capitale alla mas-sima riduzione possibile del numero degli operai da esso occupati, ossia della propria componente variabile investita in forza-la-voro; tendenza che è in contrasto con l’altra sua tendenza a produrre la maggior massa possibile di plusvalore.(K. Marx “Il Capitale”, vol. 1 (Libro I), 1865, Edizioni Rinascita, p. 334)

PAG. 2

Al Sud il 60,9% senza lavoro

Un giovane sU dUe e’

disoccUpatoIn totale 3 milioni e 487 mila stanno a casa

fare il bilancio della storia del movimento operaio per sapere

che cosa bisogna fare oggidi Giovanni Scuderi PAGG. 7-10

Al ballottaggio per i sindaci la maggioranza degli elettori diserta le urne a Biella, Modena e Bari

Ai seggi solo 1 su 2Il PD, nel 1921 PCI revisionista, dopo 68 anni perde il potere a Livorno, punito dall’elettorato di sinistra per il malgoverno. Ne prende il posto il M5S con i voti dei fascisti, Forza Italia, Lega e con quelli determinanti

dei falsi comunisti. Il “centro-sinistra” batte il “centro-destra” ma la musica è sempre quella del capitalismoora oCCorre uSare L’aSteNSIoNISMo CoMe uN voto Dato aL PMLI e aL SoCIaLISMo

L’eSPerienzA e Le vALutAzioni deLLA SquAdrA di ProPAGAndA deLL’AStenSioniSMo deLLA ProvinciA di ModenA

Alle amministrative e alle europee

AnALiSi deL voto A Livorno,

eMPoLi e vALdiSieve

renzi Si ScAricA dA oGni reSPonSABiLità

Forza italia e Pd si spartivano le

mazzette del Mose di venezia

35 mandati di arresto per tangenti milionarie. Nell’inchiesta coinvolti imprenditori, politicanti, magistrati, finanzieri. Ai domiciliari il

sindaco di venezia orsoni (PD). Chiesto l’arresto per Galan, senatore di FI, accusato di essere a libro paga per un milione l’anno

SoNo MarCe Le FoNDaMeNta DeL CaPItaLISMo, DeI SuoI GoverNI, IStItuzIoNI e PartItI

renzi contestato a napoli e a firenze

I media del regime, compreso “il manifesto” trotzkista, non ne parlano

venteSiMo roMA Pride

Grande manifestazione per i diritti di LGBtqi

In 200mila colorano il centro storico di roma con un combattivo corteo. Fischiato il neopodestà Marino

“reNzI Le tue ProMeSSe NoN CI baStaNo”

PAGG. 4-5

PAG. 3

PAG. 6

PAG. 6

PAG. 12PAG. 11

riSoLuzione deLL’orGAnizzAzione di ruFinA SuL rAPPorto

di Scuderi AL cc deL PMLi

Bisogna fare e ottenere di più sul radicamento

ed essere i migliori militanti

in tuttoPAG. 14

2 il bolscevico / disoccupazione N. 24 - 19 giugno 2014

Al Sud il 60,9% SenzA lAvoro

un giovane su due è disoccupatoIn totale 3 milioni e 487 mila stanno a casa

Sull’Italia che il Berlusconi de-mocristiano Renzi si vanta di sta-re cambiando sono piovuti come una doccia gelata i dati sull’occu-pazione nel 1° trimestre 2014 rile-vati ad aprile e pubblicati a giugno dall’Istat, che non solo conferma-no che il lavoro continua inesora-bilmente a calare, ma che la disoc-cupazione, e in particolare quella giovanile, ha raggiunto proprio adesso il livello più alto da 37 anni a questa parte, da quando cioè l’i-stituto nazionale di statistica ha iniziato a pubblicare la serie stori-ca dei rilevamenti annuali.

I disoccupati tra i 15 e i 64 anni hanno raggiunto infatti la cifra to-tale di 3 milioni e 487 mila, pari al

13,6% delle forze di lavoro, ma tra queste, nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni, i disoccupati alla ricer-ca disperata di un lavoro qualsia-si rappresentano ben il 46%, cioè quasi la metà, e al Sud sono ad-dirittura la maggioranza, il 60,9%. Cifre mostruose, specie se compa-rate con quelle già non esaltanti, ma comunque molto meno gravi, della media europea, che secondo i dati diffusi contemporaneamen-te da Eurostat è in leggero calo e si attesta all’11,7% per i disoccu-pati in generale e al 23,5% per i giovani, esattamente la metà dei nostri. Peggio di noi, ma ormai di poco, fanno solo la Grecia, col 56,9% di giovani disoccupati, Spagna (53,5%) e Croazia (49%). Anche perché l’aumento di disoc-cupati (totali) che c’è stato nell’ul-timo anno (vedi tabella 1) è stato imponente: il 6,5%, pari a +212 mila unità tra il primo trimestre del 2013 e il primo trimestre 2014, con una punta del +23,5% nel Centro Italia, e se questa tenden-za non cambia non ci vorrà mol-to tempo a raggiungere il gruppo di testa.

Flagellato ancor di più il Sud

Sempre dalla tabella 1 diffusa dall’Istat si rileva altresì che quasi la metà dei disoccupati (1 milione e 603 mila) è concentrata nel Mez-zogiorno, e che questa forbice si sta continuamente allargando, vi-sto che anche l’incremento di 212 mila disoccupati che c’è stato ne-gli ultimi 12 mesi è ripartito in mi-sura più che doppia al Sud rispetto al Nord: il 7,3%, pari a 109 mila unità al Sud, contro il 3,5%, pari a 40 mila unità al Nord. L’Istat rile-va anche che oltre la metà dei nuo-

vi disoccupati registrati nell’ul-timo anno sono persone in cerca di primo impiego: 127 mila per-sone, quasi tutte giovani tra i 15 e i 34 anni, un balzo del +15,2% in un anno. E che praticamente tut-ti i nuovi disoccupati sono perso-ne in cerca di lavoro da almeno 12 mesi. Tant’è che la disoccupazio-ne di lunga durata ha avuto un bal-zo dal 54,8% del 1° trimestre 2013 al 58,6% di oggi. Ma quel che è peggio è che nel numero dei di-soccupati sono conteggiate solo le persone che cercano attivamente un lavoro (almeno una volta nel-le quattro settimane prima della ri-levazione). Non sono invece con-teggiate altre 2 milioni e 442 mila

persone che il lavoro hanno smes-so di cercarlo perché scoraggia-te, tra cui 2 milioni di cosiddetti “neet”, giovani che non lavorano, non studiano e non fanno forma-zione, semplicemente languono in casa e per le strade.

dilaga la disoccupazione

giovanile Oltre che dai suddetti livel-

li assoluti questa allarmante si-tuazione è confermata in pieno anche in termini relativi dai dati sul tasso di disoccupazione, che è il rapporto tra le persone in cer-ca di occupazione e le forze di la-voro (occupati+disoccupati dai 14 ai 64 anni, pari a circa 25 milio-ni e 660 mila unità), Il tasso di di-soccupazione nazionale, in cresci-ta ininterrotta da ben 11 trimestri, ha raggiunto oggi il 13,6%, con un incremento dello 0,8% in un anno, e al Sud è salito al 21,7%, con un incremento doppio, l’1,6%. Ma se si considerano solo le donne, al Sud l’incremento è addirittura tri-plo (2,3%), mentre al Nord il tasso di disoccupazione è rimasto stabi-le e al Centro la disoccupazione femminile è leggermente diminu-ita. Calabria, Campania e Sicilia detengono il triste record di disoc-cupati tra le regioni del Meridio-ne, con tassi rispettivamente del 25,4%, 23,5% e 23,2%.

Se poi invece dell’intera massa dei disoccupati si considera solo la fascia dei giovani dai 15 ai 24 anni (tabella 3), la situazione assu-me aspetti veramente drammatici, con il 46% di senza lavoro (+4,1% in un anno), cioè la metà dell’inte-ra forza lavoro giovanile, 347 mila persone, cercano oggi inutilmente una qualsiasi occupazione in Ita-

lia. Nel Mezzogiorno, poi, i giova-ni disoccupati sono il 60,9%, con un incremento del 9% in un anno, il doppio di quello nazionale e il quadruplo di quello del Nord!

La piaga della disoccupazione giovanile appare anche più grave se vista in rapporto all’intera mas-sa dei giovani, come per esempio guardandola dal lato del tasso di inattività, che è il rapporto tra le persone non appartenenti alle for-ze di lavoro e la popolazione (ta-bella 4). Mentre infatti gli inatti-vi totali (popolazione meno forze di lavoro tra i 15 e i 64 anni) sono meno di 4 su 10 e risultano legger-mente diminuiti, nella fascia 15-24 anni gli inattivi sono invece 7

su 10 (73,2%, con un incremento dello 0,8 in un anno), e quasi 8 su 10 (77,1%) tra le donne.

Aggravata anche la piaga del precariato

Il quadro non cambia sostan-zialmente neanche con i dati de-stagionalizzati, ossia epurati dai fattori stagionali, che presentano cifre leggermente inferiori a quel-le non destagionalizzate finora esposte, ma comunque sempre da record negativo (vedi tabella 5).

E gli effetti sociali si vedo-no: tra il 2008 e il 2013 la crisi ha espulso dal lavoro 1 milione e 830 mila giovani tra i 15 e i 34 anni, mentre in 94 mila hanno lasciato l’Italia e oggi l’Istat stima che un giovane su tre è “sovraistruito per il lavoro che svolge”, compresi molti laureati in ingegneria. È ri-cominciata l’emigrazione, e non solo di giovani e laureati e non soltanto verso l’estero, ma anche all’interno, da Sud a Nord come negli anni ’50 e ’60: un’emorragia pari a 87 mila persone ogni anno dal 2003 al 2013.

Anche la piaga del precariato si è aggravata nell’ultimo anno. Sono infatti diminuiti gli occu-pati a tempo pieno (-1,4%, pari a -255 mila unità), e tra questi oltre il 60% dei casi riguarda contratti a tempo indeterminato. Sono invece aumentati (ma non altrettanto) gli occupati a tempo parziale (+1,1%, pari a +44 mila unità), ma la cre-scita riguarda esclusivamente il part time involontario, che coin-volge il 62,8% dei lavoratori a tempo parziale.

unica ricetta il liberismo

E c’è da considerare che que-sti dati non risentivano ancora de-gli effetti del decreto Renzi-Polet-ti che ha liberalizzato i contratti a termine e l’apprendistato! Senza contare poi il Jobs Act in prepa-razione, che abolirà l’articolo 18 per i neo assunti, e la controrifor-

ma degli “ammortizzatori sociali” che quando sarà approvata getterà sulla strada altre migliaia di lavo-ratori che oggi hanno ancora quel minimo di protezione che offre la cassa integrazione in deroga.

L’aria che tira l’ha annunciata chiaramente il ministro del Lavo-ro Poletti, parlando il 7 giugno al

convegno dei giovani industria-li di Santa Margherita Ligure, più applaudito dello stesso Squin-zi a suo fianco sul palco, quando ha detto che “dobbiamo cambia-re testa. Liberarci del retropensie-ro sbagliato secondo cui l’impresa è il luogo dove si sfrutta il lavo-ro. L’idea storica del conflitto non ce la fa più a interpretare il mon-do di oggi”. E mandando i giova-ni padroni letteralmente in delirio quando ha attaccato la concerta-zione e la CGIL, tanto che il mo-deratore di turno ha osservato di non capire chi dei due fosse il pre-sidente di Confindustria.

Un grottesco show che il rinne-gato ex presidente delle coop “ros-se” ha ripetuto il giorno dopo sul palco compiacente della “Repub-blica delle idee” a Napoli, riba-dendo che “serve un cambiamento radicale della cultura del lavoro”, e avendo la faccia tosta di defini-re “di sinistrissima” il suo decre-to filopadronale che liberalizza il lavoro a termine e l’apprendistato.

“Lavoro” è la rivendicazione più rilanciata nei cortei sindacali

Torino 1 maggio 2014. Lo spezzone del corteo con in testa lo striscione contro il “jobs act” del governo Renzi e la precarietà parafrasando le parole conclusive de “Il Manifesto” di Marx ed Engels.

N. 24 - 19 giugno 2014 ballottaggi dell’8 giugno / il bolscevico 3Al ballottaggio per i sindaci la maggioranza degli elettori diserta le urne a Biella, Modena e Bari

Ai seggi solo 1 su 2Il PD, nel 1921 PCI revisionista, dopo 68 anni perde il potere a Livorno, punito dall’elettorato di sinistra per il malgoverno. Ne prende il posto il M5S con i voti dei fascisti, Forza Italia, Lega e con quelli determinanti

dei falsi comunisti. Il “centro-sinistra” batte il “centro-destra” ma la musica è sempre quella del capitalismoora oCCorre uSare L’aSteNSIoNISMo CoMe uN voto Dato aL PMLI e aL SoCIaLISMo

Domenica 8 giugno gli eletto-ri erano chiamati al turno di bal-lottaggio per l’elezione dei sin-daci di 148 comuni, dei quali 17 comuni capoluogo. Nei comuni delle regioni a statuto ordinario e della Sardegna (gli unici dati diffusi dal Viminale, a esclusio-ne quindi dei comuni del Friu-li Venezia Giulia e della Sicilia), ai seggi sono andati solo 1 elet-tore su 2. Infatti, il 50,5% dei 4.249.450 elettori che ne avevano diritto, hanno disertato le urne.

Anche nei comuni capoluo-go la maggioranza degli eletto-ri ha prevalentemente disertato le urne. La diserzione dalle urne supera il 50% a Biella (52,5%) e a Modena (54,7%). A Bari e Ter-ni supera addirittura il tetto, quasi impensabile fino a qualche anno fa, del 60%. E ci riferiamo solo alla componente dell’astensio-nismo costituita dalla diserzione dalle urne alla quale andrebbero aggiunte le altre due componenti delle schede annullate e lasciate in bianco.

L’incremento rispetto al primo turno, quando negli stessi comuni aveva disertato le urne il 29,4%, è del 21,1%. Non è un dato sem-plicemente fisiologico perché in passato lo scarto non era stato così netto. E lo dimostra anche il fatto che tale incremento non è omoge-neo ma, stando solo ai comuni ca-poluogo, oscilla dal 10,1% di Pa-dova al 31,5% di Bari.

E’ l’ennesima prova che sem-pre più gli elettori usano consape-volmente l’astensionismo come un voto vero e proprio. Un voto con cui dichiarano la loro estra-neità e il loro rifiuto dei parti-ti della destra e della “sinistra” borghese, dei loro candidati e amministratori, delle istituzio-ni borghesi sempre più corrotte e oppressive.

L’elettorato è sempre più mo-bile. Non esistono più “zoccoli duri”, cieca fiducia, cambiali in bianco. L’elettorato sempre più rifiuta la logica del “meno peg-gio” e di “turarsi il naso” e sce-glie consapevolmente di astenersi per punire questo o quel candida-to, questo o quel partito parla-mentare. In genere, la peggio toc-ca al governo uscente.

La diserzione è più massiccia nei grossi centri, per esempio nei comuni capoluogo, rispetto ai co-muni più piccoli dove evidente-mente il controllo esercitato dalle istituzioni e dai partiti parlamen-tari sull’elettorato è maggiore e più capillare.

il voto reale ai sindaci

Tutti i sindaci eletti risultano delegittimati dal fortissimo asten-sionismo. Se si prendono in con-siderazione tutti gli elettori che avevano diritto di voto, e non già solo i voti validi, i neosindaci in genere sono stati eletti da meno di un terzo dell’elettorato.

Il minimo dei consensi spetta

al sindaco di Foggia Franco Lan-della (“centro-destra”), eletto con appena il 22,3% degli elettori. A Biella Marco Cavicchioli (“cen-tro-sinistra”) ha ottenuto il 27,6% degli aventi diritto. A Modena, Gian Carlo Muzzarelli (“centro-sinistra”) è eletto solo dal 27,8% degli elettori, e a Bari l’erede di Emiliano, Antonio Decaro (“cen-tro-sinistra”), ha potuto conta-re sul sostegno risicato del 23% dell’elettorato barese. Anche a Livorno il neosindaco 5 stelle Fi-lippo Nogarin deve fare i conti con un risicato 26,2% di consensi degli elettori labronici.

Chi vince e chi perdeDieci comuni capoluogo van-

no al “centro-sinistra”, cinque al “centro-destra”, 1 al Movimento 5 stelle: è questo il risultato del ballottaggio.

Fra primo e secondo turno, sui 27 comuni capoluogo, 19 van-no al “centro-sinistra” (ne aveva 15), 5 al “centro-destra” (ne ave-va 12), 2 a liste civiche e 1, Li-vorno, al Movimento 5 stelle. E questo è l’andamento in tutte le altre città al ballottaggio che ve-dono in genere una vera e propria disfatta del “centro-destra” e del-la Lega Nord.

Il “centro-sinistra” ne risulta fortemente avvantaggiato ma non può per questo “cantar vittoria”.

In genere, dove prevalgono, il PD e i suoi alleati lo fanno per esclusivo demerito degli avver-sari e non perché abbiano incre-mentato i propri voti rispetto alle precedenti elezioni. E’ significa-tivo che su 27 comuni capoluo-go, solo in 9 sia stata confermata la coalizione uscente. Nella stra-grande maggioranza dei casi, gli elettori hanno fortemente puni-to gli ex sindaci e amministratori fossero questi della destra come della “sinistra” borghese. Così si spiega l’affermazione del “cen-tro-sinistra” nei centri del Nord fino ad ieri governato dal “cen-tro-destra” e dalla Lega. Analo-gamente si spiega la perdita di roccaforti storiche del “centro-si-nistra” come Livorno e Perugia, e, seppur più recenti, come Po-tenza e Padova, dove l’elettorato di sinistra ha punito sonoramen-

te il malgoverno del PD. E il PD se l’è vista brutta anche a Mode-na dove per la prima volta è stato costretto al ballottaggio col M5S.

Il “centro-sinistra” esce quindi alquanto scornato da questo bal-lottaggio. Specie il PD che pensa-va di andare con il vento in pop-pa, dopo il risultato delle elezioni europee e il cosiddetto “effetto Renzi”, che a quanto pare si va già un po’ sgonfiando. Il segre-tario regionale del PD umbro ha definito addirittura una “sconfitta epocale e terrificante”, la perdita di Perugia.

la sconfitta PD a livorno

La sconfitta di Livorno, dove il PD, nel 1921 PCI revisionista, era al potere da ben 68 anni, non è cer-to da meno. Qui non solo il PD per la prima volta è stato costretto al ballottaggio, ma l’ha persino per-so nel confronto col candidato del Movimento 5 stelle, Filippo Noga-rin. Non c’è da stupirsene visto il malgoverno della città: la disoccu-pazione dilagante, il degrado, l’in-quinamento, le scelte politiche ed economiche devastanti per il tessu-to sociale e ambientale.

Al ballottaggio il PD non è riuscito nemmeno a mantenere i voti che aveva ottenuto al pri-mo turno e tanto meno a incre-mentarli. Ne sarebbero bastati una manciata per confermarsi al potere della città. Mentre il can-didato del Movimento 5 stelle è riuscito addirittura a raddoppiare i propri consensi, grazie alla nota trasversalità del M5S che riesce a raccattare a destra e a manca. In-fatti Nogarin è riuscito ad assicu-rarsi al secondo turno i voti del club azzurro “Liburni Fides” e dell’UDC, nonché quelli dei falsi comunisti raccolti sotto il cartello di “Buongiorno Livorno” (quasi 14 mila voti al 1° turno) che pure avevano posto inizialmente la pregiudiziale del rifiuto dell’ap-parentamento con la destra. No-garin ha tirato dritto e i dirigenti falsi comunisti lo hanno seguito. Del resto Nogarin può addirittu-ra vantare un’origine trotzkista. All’indomani dell’elezione ha infatti ricordato che, prima dei Verdi e dei Radicali, e prima ov-

viamente di approdare al M5S, il primo partito che ha votato in gioventù è stata Democrazia pro-letaria.

Il PD tira un sospiro di sollie-vo a Modena ma se l’è vista brut-ta. Anche perché il candidato del M5S, Marco Bortolotti, al secon-do turno ha potuto contare sui voti di Lega Nord, Fratelli d’Ita-lia e del Nuovo centro destra del modenese Carlo Giovanardi.

Il M5S riesce a conquistare la poltrona di sindaco anche in altre due grandi città come Civitavec-chia e Bagheria (Palermo).

A Civitavecchia, dove la di-serzione dalle urne passa dal 28,7% del primo turno al 52,6% del ballottaggio (+23,9%), il “centro-sinistra” perde clamoro-samente il confronto con il can-didato del M5S che fa il primo e il secondo turno fa man bassa di voti del “centro-destra” e triplica i suoi consensi passando da 5.653 a 16.357 voti. Il “centro-sinistra” invece ne guadagna solo 9 e re-sta al palo con 8.215 voti. Ma la sconfitta stava già nel fatto che dalle elezioni comunali del 2012 dove fu eletto sindaco Pietro Ti-dei, il “centro-sinistra” ha perso ben 6.510 voti.

il vero cambiamento“Centro-sinistra”, “centro-de-

stra”, Movimento 5 stelle, chiun-que abbia prevalso sull’altro, alla fine la musica è e rimarrà sempre quella del capitalismo.

Già in passato sono state crea-te delle grandi aspettative politi-che ed elettorali che poi alla luce dei fatti si sono dimostrate solo una grande illusione e un grande inganno.

Il vero cambiamento non pas-sa certo né dal trasversale Movi-mento 5 Stelle, né da volti più o meno nuovi del “centro-sinistra”,

per lo più repliche a misura e so-miglianza del Berlusconi demo-cristiano Renzi.

Milioni di elettori lo han-no già oggettivamente compre-so scegliendo l’astensionismo. Ora deve maturare la coscienza fra le elettrici e gli elettori di si-nistra di usare l’astensionismo come un voto dato al PMLI e al socialismo. Ci si può astene-re per motivi diversi e i più di-sparati, tutti legittimi e efficaci, per esprimere il proprio dissen-so verso i partiti parlamentari, le istituzioni rappresentative bor-

ghesi e i governi centrale, regio-nali e locali. Ma l’astensionismo che fa più male e lascia il segno più profondo è quello espresso consapevolmente e apertamen-te come voto dato al PMLI e al socialismo. Perché è con questo voto che l’elettorato di sinistra si impegna a spendere le proprie preziose energie per l’avvento del socialismo e per la conqui-sta del potere politico da parte del proletariato, che è la madre di tutte le questioni, e senza la quale non è possibile alcun cam-biamento sostanziale.

www.pmli.itSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

Perché le regioni e i comuni siano governati dal popolo

e al servizio del popolo ci vuole il socialismo

ASTIENITICREIAMO LE ISTITUZIONI

RAPPRESENTATIVE DELLE MASSEFAUTRICI DEL SOCIALISMO

NON VOTAREI PARTITI

BORGHESI AL SERVIZIO DEL CAPITALISMO

Delegittimiamole istituzionirappresentativeborghesi

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Elezioni comunali di ballottaggio dell’8 giugno 2014DISERZIONE NEI COMUNI CAPOLUOGO

Provincia DISERTORI BAL-LOTTAGGIO 2014

DISERTORI PRIMO TURNO

DIFFERENZA BALLOT./1° TURNO

Vercelli 54,7 33,4 21,3Biella 52,5 34,2 18,3Verb-Cus.Ossola 59,5 34,9 24,6Bergamo 45,5 28,9 16,6Cremona 44,5 29,6 14,9Pavia 44,3 30,5 13,8Padova 40,0 29,9 10,1Modena 54,7 27,8 26,9Livorno 49,5 35,5 14,0Perugia 50,7 30,2 20,5Terni 60,9 32,5 28,4Pescara 55,8 29,7 26,1Teramo 42,9 25,8 17,1Bari 63,9 32,4 31,5Foggia 54,4 29,6 24,8Potenza 51,6 24,9 26,7Caltanissetta 59,7 35,1 24,6

Modena 11 maggio 2014. Due momenti del banchino di propaganda elettorale astensionista del PMLI. Sulla destra il compagno Federico Picerni, responsabi-le della Commissione giovani del CC del PMLI (foto Il Bolscevico)

4 il bolscevico / ballottaggi dell’8 giugno N. 24 - 19 giugno 2014

Al bAllottAggio per il nuovo sindAco

il vero “partito” che ha vinto a livorno è l’astensionismoIl PD, nel 1921 PCI revisionista, perde il potere dopo 68 anni, punito dall’elettorato di sinistra

per il malgoverno. Eletto sindaco il leader del M5S, Nogarin, con i voti dei fascisti, di Forza Italia, della Lega e con quelli determinanti dei falsi comunisti

Ma SENza IL SoCIaLISMo LIvorNo NoN Potrà MaI ESSErE govErNata DaL PoPoLo E aL SErvIzIo DEL PoPoLo

di una compagna del pMli residente attualmente a livorno

“L’elettorato che si è astenu-to ha espresso oggettivamente un voto indipendentemente dal fat-to che abbia voluto esprimere o no un voto al PMLI seguendo la sua indicazione. È un voto con cui ha scelto di non premiare i gover-ni borghesi centrale e locali sia di ‘centro-destra’ che di ‘centro-sini-stra’. È un voto di delegittimazio-ne, di rifiuto e di abbandono a se stesse delle istituzioni rappresen-tative borghesi ad ogni livello e dei partiti che le rappresentano”. Questa citazione dall’editoriale sui risultati delle amministrative apparso sul numero scorso de “Il Bolscevico” rende bene l’idea di ciò che è emerso dalla urne a Li-vorno.

Il vero vincitore è l’astensioni-smo che si conferma già al primo turno del 25 maggio il 1° “parti-to” con il 37,7% sul corpo eletto-rale crescendo del 16,1% rispetto alle politiche del 2013 e del 2,6% rispetto alle precedenti comuna-li del 2009, arrivando al 50,57% complessivo di chi ha disertato le urne, ha votato scheda bianca o l’ha annullata al ballottaggio di domenica 8 giugno cioè 69.243 elettrici e elettori su 136.901.

Le elettrici e gli elettori livor-nesi che si sono astenuti hanno votato espressamente per delegit-timare e punire i 68 anni di mal governo locale in mano prima al PCI revisionista poi PDS, DS oggi PD, superando quei sentimenti di attaccamento a questo partito nato proprio nel capoluogo labroni-co nel 1921. Un malgoverno fatto di sprezzante noncuranza verso la dilagante disoccupazione che at-tanaglia soprattutto i giovani e le donne. Le varie giunte di “centro-sinistra” che si sono susseguite in tutti questi anni non hanno mosso un dito per salvaguardare il por-to che era il più grande bacino di occupazione per la città, non han-no mai stanziato fondi per dragag-gi adeguati per accogliere le gran-di navi e l’hanno lasciato in mano ai pescecani capitalisti che si sono aggiudicati la maggior parte degli imbarchi e degli sbarchi commer-ciali internazionali mandando in seria crisi la cooperativa dei por-tuali.

Il voto espresso con l’astensio-ne è contro la decisione, imposta senza ascoltare la volontà contra-ria di migliaia di abitanti, di instal-lare il rigassificatore “Offshore” con la sua piattaforma a poche mi-glia dalla costa cittadina che met-te in estremo pericolo la vita e la salute dei livornesi. Questo voto astensionista è contro il degrado sociale, la quasi totale mancanza di servizi sociali, il mal funziona-mento di quei pochi esistenti. Con-tro lo sperpero di denaro pubblico

conseguente al progetto del nuovo ospedale che più che fare gli inte-ressi della popolazione fa gli inte-ressi degli speculatori privati: sor-gerà in una zona decentrata e più difficoltosa da raggiungere rispet-to al vecchio, quest’ultimo depo-tenziato e decadente, tanto che per i livornesi ormai è routine servir-si del Santa Chiara di Pisa. Que-sto voto astensionista è un grido di protesta in faccia a chi ha la-sciato nel più totale degrado cul-turale Livorno, città di grandi ra-dici storiche per la classe operaia italiana. Questi sono i motivi ap-pena accennati che hanno indotto le livornesi e i livornesi a votare in maniera massiccia l’astensio-nismo. Non certo per andare “ar mare” come hanno sentenziato al-cuni mass-media di regime.

Il PD insieme alla sua coalizio-ne composta da SEL, Lista civica Livorno decide, PSI-altri, IDV il 25 maggio (1° turno) non raggiun-geva il 51% sui voti validi neces-sario per far eleggere il suo candi-dato, renziano di ferro, Ruggeri, e lo costringeva, per la prima volta, al ballottaggio contro il candida-to del M5S Filippo Nogarin, con 34.096 voti (il 24,9% sul corpo elettorale). L’8 giugno il PD non è riuscito a mantenere i voti che aveva ottenuto al 1° turno e tan-to meno a incrementarli, 31.759 (23,2% sul corpo elettorale) per-dendone ulteriori 2.337, e dando al M5S il potere cittadino che de-teneva da 68 anni.

Il neoeletto a sindaco di Livor-no, Filippo Nogarin del Movimen-to 5 Stelle ha poco da cantar vitto-ria poiché la sua ascesa al governo cittadino è tutt’altro che plebisci-taria e popolare, se si pensa che i suoi 35.899 voti al ballottaggio e quindi il suo 53,06% sui voti va-lidi si riduce a un 26,2% sul cor-po elettorale. È vero anche che al primo turno aveva preso appena l’11,8% di consensi sul corpo elet-torale cioè 16.212 voti. Di sicuro non sarebbe riuscito a ottenere i voti sufficienti per vincere su Rug-

geri se come il suo padre-padrone Grillo, non avesse cercato l’appog-gio dei fascisti di FdI-AN e degli xenofobi di Lega Nord, e in ultimo di Forza Italia, che nell’occasione del ballottaggio, non ha dichiara-tamente espresso di appoggiare Nogarin, ma era già sottointeso vi-sto che lo stesso a tre giorni dall’8 giugno ha strizzato l’occhio a FI dichiarando che se avesse vinto portava: “subito a Livorno l’Esse-lunga” che è una vita che la catena di supermercati dell’anticomuni-sta e sfegatato berlusconiano Ca-protti tenta di approdare nella città

labronica ostacolata dalle coop del “centro-sinistra”.

Determinante all’elezione di Nogarin è stato l’appoggio di An-drea Raspanti candidato della lista “Buongiorno Livorno” che insie-me a “Sinistra unita per il lavoro”, “Un’altra Livorno” e “Amiamo Livorno”, liste della “sinistra” bor-ghese e dei falsi comunisti, gli han-no portato oltre 13.000 voti. Non a caso il M5S ha scelto Filippo No-garin, ingegnere aerospaziale, li-bero professionista di Rosignano, 44 anni, elettore in giovane età di Democrazia proletaria poi dei Ver-

di e Radicali, come lui stesso asse-risce, che fino a ieri non aveva mai fatto politica, che si presenta agli appuntamenti ufficiali in jeans e scarpe da ginnastica e si profes-sa di “sinistra”. Nogarin nella sua campagna elettorale ha cavalcato furbescamente la tigre della rabbia dei livornesi verso un gruppo diri-gente del PD ormai lontano anni luce dal suo elettorato, da una par-te, e ha stretto alleanze coi fascisti, Forza Italia e Lega dall’altra. Ne vedremo delle belle.

Quindi in ultima analisi la vit-toria è dell’astensionismo! Grazie alle elettrici e agli elettori di sini-stra di Livorno che l’hanno prati-

cato come arma, con coraggio e in netto dissenso, contro le sire-ne illusorie dei partiti della destra e della “sinistra” borghesi e di chi promette il “cambiamento” come il M5S.

Occorre ora che vadano oltre, che abbandonino definitivamen-te ogni illusione parlamentarista e governista, perché il cambiamen-to vero arriva solo prendendo co-scienza che la causa di tutti i mali di Livorno, e non solo di esso ma dell’intero Paese, è il capitalismo e che bisogna abbatterlo. Perché solo col socialismo Livorno può essere governata dal popolo e al servizio del popolo.

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errata corrige

Astensionismo elettorale a prato

Sullo scorso numero nell’articolo di analisi del voto a Prato (pa-gina 5) sia nel titolo che nel testo sono saltate le virgolette al “par-tito” dell’astensionismo, “partito” che è al primo posto nelle scelte degli elettori della città toscana.

Ce ne scusiamo con i lettori.

Accade nulla attorno a te?RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’

Chissà quante cose accadono attorno a te, che riguardano la lotta di classe e le con-dizioni di vita e di lavoro delle masse. Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o università dove studi, nel quartiere e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie, soprusi, malefatte, problemi politici e sociali ti fanno ribollire il sangue e vorresti fossero conosciuti da tutti.

Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua disposizione le seguenti rubriche: Lettere, Dialogo con i lettori, Contributi, Corrispondenza delle masse e Sbatti i signori del palazzo in 1ª pagina. Invia i tuoi ``pezzi’’ a:

Via A. del Pollaiolo 172/a - 50142 FirenzeFax: 055 5123164 - e-mail: [email protected]

N. 24 - 19 giugno 2014 elezioni del 25 maggio / il bolscevico 5L’astensionismo avanza anche a empoLi, feudo deL pdRedazione di Fucecchio �Empoli è uno dei comuni più

popolosi della provincia di Fi-renze con oltre 40 mila abitan-ti, da sempre feudo elettorale del vecchio PCI revisionista, poi del PDS, DS e ora del PD. Qui si rag-giungono le più alte percentua-li di affluenza anche se negli ulti-mi anni le cose stanno cambiando e anche stavolta, per le europee e le amministrative, l’astensionismo ha fatto un ulteriore passo in avan-ti aumentando del 4,5 rispetto alla consultazione del 2009. Ben più consistente l’aumento se guardia-mo alle politiche del 2013 rispetto al quale l’astensionismo cresce di ben 3.800 unità pari al 10,6%.

Nonostante la tradizione quin-di, anche ad Empoli il voto asten-sionista è oramai scelto da una fet-ta consistente dell’elettorato, circa il 30%, nonostante il gran daffa-re dei vari partiti borghesi in lotta anche per la poltrona di sindaco. Dall’altra solo il PMLI ha propo-sto il rifiuto delle istituzioni bor-ghesi con l’astensionismo. Una piccola voce isolata, quest’anno in

parte soffocata anche dal divieto governativo fascista di affiggere i manifesti sui tabelloni a chi non presentava liste elettorali. Ma tut-to ciò non ha impedito ai marxi-sti-leninisti di propagandare tra le masse l’astensionismo anticapita-lista e per il socialismo,

Prendendo i risultati delle euro-pee il partito che aumenta di più è il PD, che però viene da numerose consultazioni che lo hanno sempre visto in perdita. Stavolta invece ha guadagnato dal 7 al 10% a secon-da dei raffronti con le politiche, co-munali o europee. Di segno inver-so invece Forza Italia con perdite in doppia cifra, ben il 12,2% rispetto al 2009. In questo modo il partito di Berlusconi si posiziona, nettamen-te staccato, anche dietro al Movi-mento 5 stelle che comunque non raggiunge un gran risultato perché rispetto alle politiche dello scorso anno perde più di 2.000 voti (-6,2% sul totale degli elettori).

Questo ha pesato sul risultato del loro candidato sindaco che sperava-no potesse andare al ballottaggio vi-sto che alle scorse amministrative il

sindaco eletto, la PD Luciana Cap-pelli, lo evitò solo per un centinaio di voti. Gabriele Sani invece prende solo il 13,7 dei voti validi (9,1 sul totale) dietro anche a Damasco Mo-relli, candidato trasversale, ex PD appoggiato anche dall’ex assesso-re al comune di Firenze, l’empolese Graziano Cioni, sostenuto da tre li-

ste che comprendevano tutto il cen-trodestra e una parte di “sinistra”, che ha totalizzato il 14,5 (10%). A seguire Dusca Bartoli, candidata sostenuta da PRC-PdCI-SeL che ha preso l’11,8% (8,2% sul corpo elet-torale). Mille voti in meno, sia del-la candidata che delle liste a soste-gno, rispetto a quelle che nel 2009

sostennero Massimo Marconcini il quale stavolta ha sostenuto pubbli-camente Damasco Morelli, appog-giato anche dalla destra empolese.

Ha vinto al primo turno Brenda Barnini del PD che al di là dei trion-falismi non ha preso nemmeno i voti della Cappelli di 5 anni fa e non è an-data al ballottagio non per l’aumento

dei propri consensi ma per le perdi-te degli altri candidati. Se prendia-mo correttamente in considerazione l’astensionimo, la percentuale ef-fettiva dei suoi voti non è del 53,8 (%sui voti validi) bensi del 37,2%, ovvero non è stata scelta dalla mag-gioranza degli empolesi come inve-ce dicono la Barnini e il suo partito.

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oLtre un quarto degLi eLettori diserta Le urne, annuLLa La scheda o La Lascia in bianco

valdisieve, astensionismo record al 26,54% rispetto alle scorse politiche un altro elettore su

dieci nega il proprio voto ai partiti borghesiIl PD raccoglie l’emorragia da destra e beneficia della scomparsa dell’IDV e di Scelta civica. Crollo del Movimento 5 stelle

Dal corrispondente �dell’Organizzazione di Rufina del PMLIPrima di esaminare nel detta-

glio il risultato del voto dei due principali comuni della Valdisieve (Pontassieve e Rufina) pensiamo sia il caso di fare una panorami-ca più generale sull’intera area che comprende, oltre ai comuni sopracitati, anche Pelago, Lon-da e San Godenzo. Tutti i media hanno sbandierato ai 4 venti l’af-fermazione plebiscitaria del PD nelle zone di origine di Renzi, at-tribuendogli percentuali intorno

al 70%; invece il PD ha raccolto 15.158 voti su 30.842 aventi dirit-to che gli conferma il primato fra i partiti parlamentari e borghesi ma con un ben più ristretto 49,15% che rappresenta meno della metà dell’elettorato. Voti raccolti anche da destra, le cui forze raccolgono appena un 10,3% con poco più di 3.000 consensi, dalla contrazione del Movimento 5 Stelle (2.712 voti pari all’8,81%) e dal crollo dell’IDV che in pratica scompare assieme a Scelta Civica. L’asten-sionismo, nonostante il martel-lante invito al voto, si conferma

di gran lunga il secondo “partito”: 8.184 elettori, pari ad oltre il 26% circa, hanno disertato le urne, annullato la scheda o l’hanno la-sciata in bianco.

il voto a pontassieve e rufina

Confrontando i risultati del-le europee con quelli del 2009, emerge che nei principali comu-ni della Valdisieve il PD raccoglie 8.367 preferenze contro le 6.612 di cinque anni fa e si attesta al

51,3% sul corpo elettorale a Pon-tassieve mentre a Rufina i suoi voti sono 2.767 (1.960 nel 2009) pari al 46,6%. Questo aumento rispettivamente di oltre 11 e 12 punti è dovuto in particolare allo slittamento di voti da Forza Italia che globalmente ne perde oltre 1.500 pari a circa il 12% del cor-po elettorale a Pontassieve e 749 a Rufina pari al 12,4%. Dobbiamo considerare anche la scomparsa dell’IDV che perde quasi 900 voti a Pontassieve e 261 a Rufina, con tutta probabilità a beneficio del PD stesso. A Pontassieve ten-gono nella pratica la cosiddetta “sinistra radicale” nel suo insie-me e la Lega che perdono meno dell’uno per cento sul corpo elet-torale mentre a Rufina le flessioni sono rispettivamente del 2,6% e dell’1,3%. L’astensionismo a Pontassieve passa da 3.736 unità a 4.328 che gli valgono un incre-mento di 4 punti percentuali; più modesto a Rufina, dove aumenta del 2,7%.

Raffrontando i dati con le po-litiche del 2013, dato più fresco e comunque indicativo, notiamo che il “centro-destra” nel suo in-sieme perde circa 600 voti a Pon-tassieve, in parte raccolti dal PD, che beneficia anche dalla scom-parsa di Scelta Civica di Monti, perdendone però qualcuno a favore della lista del socialdemo-cratico Tsipras che a Pontassieve alza sensibilmente il numero di preferenze ricevute un anno fa da Ingroia, allora sostenuto anche dall’IDV. A Rufina guadagna qual-cosa Tsipras (+1,2%) così come il PD incrementa del 4,8% acco-gliendo anche in questo caso gli ex-Scelta Civica e parte degli ex elettori di destra che hanno visto in Renzi un ottimo continuatore di Berlusconi. Pesante crollo del Movimento 5 Stelle che riduce le preferenze di quasi mille voti a Pontassieve (-5,6%) e di 530 a Rufina (-6,6%).

È l’astensionismo che però fa il balzo maggiore aumentando in entrambi i comuni di oltre il 9% e portandosi al 26,5% sul cor-po elettorale a Pontassieve e al

28,9% a Rufina, confermandosi il secondo “partito” subito dietro al PD. Riassumendo, a Pontassie-ve il PD raccoglie 8.367 voti su 16.315 aventi diritto (51,3%), lo segue il “partito” degli astensio-nisti al 26,5%, poi il Movimento 5 Stelle all’8,1%, Forza Italia al 4,9% e Tsipras al 4,4% degli elet-tori. Dati simili a Rufina dove il PD ottiene 2.767 voti su 5.940 aventi diritto (46,6%) fermandosi sotto il 50% del corpo elettorale, seguito dal “partito” degli astensionisti al 28,9%, poi il Movimento 5 Stelle all’8,9%, Forza Italia al 7,5% e Tsipras col 3,2%.

i risultati delle elezioni

amministrativeLe amministrative a Pontas-

sieve confermano i candidati del PD appoggiati anche da IDV, SEL e PSI, Monica Marini a Pontas-sieve che mantiene le preferenze raccolte dall’ultimo Mairaghi, ex sindaco piddino, con una percen-tuale intorno al 52,5% del corpo elettorale sommando il 44% del-la lista PD e l’8,5% della “civica” SEL–PSI–ex IDV. Mauro Pinzani a Rufina che rinnova il suo manda-to col 52,3% degli aventi diritto. Anche in questo caso è evidente che il PD beneficia di gran parte dei 2.000 circa voti in meno rac-colti da Forza Italia a Pontassieve (-659 a Rufina) e cede a sua volta una significativa quantità di voti al Movimento 5 Stelle che alla sua prima apparizione alle ammini-strative si attesta al 9,3% sugli aventi diritto con 1.526 voti a Pontassieve. Rifondazione, pre-sente con una lista civica, dimez-za i propri voti dal 4% all’ 1,9% pari a 350 preferenze in meno, cedendoli in parte al Movimento 5 Stelle ed in misura maggiore all’astensionismo.

Diverso il ragionamento per Rufina dove rispetto alle scorse amministrative non si è presen-tata alcuna lista a sinistra del PD (nel 2009 il PRC raccolse il 9,8%)

e dove il Movimento 5 Stelle esor-disce accogliendo 589 voti pari al 9,9%; è ipotizzabile tuttavia uno slittamento di voti al PD da destra ed al Movimento 5 Stelle dal PD e dagli ex PRC. L’astensionismo incrementa del 6,9% portandosi al 27,7% degli elettori a Pontas-sieve e del 3,8% a Rufina pari al 30,7% degli aventi diritto, segno evidente che la scelta di disertare le urne, di annullare o lasciare in bianco la scheda assume sempre di più un valore politico di rifiuto del sistema capitalista. Il crollo del Movimento 5 Stelle rispetto alle scorse politiche, dalla sua fondazione deterrente dell’asten-sionismo e della lotta di classe, conferma che l’interclassismo e il populismo non sono ritenute una valida alternativa al sistema proprio perché esse nella pratica lavorano per mantenerlo in piedi nelle sue fondamenta.

Quale democrazia potrà es-serci in un Consiglio comunale, prendendo ad esempio quello di Pontassieve, nel quale 13 dei suoi 17 seggi saranno del PD e dei suoi stretti alleati? Il neo sin-daco di Pontassieve, attraverso le due liste in suo sostegno, ha raccolto il 52% dei voti ma la de-mocrazia borghese gli attribuisce il 76% dei seggi. Per questo il PMLI si rivolge ancora una volta a tutti gli astensionisti di sinistra, che sono la parte indiscutibil-mente più numerosa, e a coloro che sono ancora legati all’eletto-ralismo borghese, a tuffarsi nella lotta di classe e combattere le istituzioni dall’esterno attraverso le istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo che vanno create e le Assemblee e i Comitati popolari.

Le masse devono prendere coscienza che dall’interno delle istituzioni non potranno aspettar-si nessun autentico cambiamen-to ma neppure il soddisfacimento delle loro rivendicazioni che po-tranno essere conquistate solo con la lotta di classe anche attra-verso la costituzione di Comitati di lotta su questioni specifiche.

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PONTASSIEVE - europee 2014CORPO ELETTORALE 16.315 CORPO ELETTORALE 16.601 CORPO ELETTORALE 16.306VOTI VALIDI 11.987 VOTI VALIDI 12.865 VOTI VALIDI 13.485

EUROPEE 2014 EUROPEE 2009 DIFFERENZA POLITICHE 2013 DIFFERENZA

PARTITI Voti Voti VotiASTENUTI 4.328 26,5 36,1 3.736 22,5 29,0 592 4,0 7,1 2.821 17,3 20,9 1.507 9,2 15,2 FED.VERDI - GREEN ITALIA 93 0,6 0,8 429 2,6 3,3 -336 -2,0 -2,5 - - - 93 0,6 0,8 FORZA ITALIA 796 4,9 6,6 2.773 16,7 21,6 -1.977 -11,8 -15,0 1.412 8,7 10,5 -616 -3,8 -3,9 L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS 712 4,4 5,9 664 4,0 5,2 48 0,4 0,7 295 1,8 2,2 417 2,6 3,7 FRATELLI D'ITALIA - AN 234 1,4 2,0 - - - 234 1,4 2,0 226 1,4 1,7 8 - 0,3 IO CAMBIO - MAIE 12 0,1 0,1 - - - 12 0,1 0,1 - - - 12 0,1 0,1 SCELTA EUROPEA 27 0,2 0,2 549 3,3 4,3 -522 -3,1 -4,1 - - - 27 0,2 0,2 NUOVO CENTRO DESTRA - UDC 232 1,4 1,9 - - - 232 1,4 1,9 175 1,1 1,3 57 0,3 0,6 MOVIMENTO 5 STELLE 1.314 8,1 11,0 - - - 1.314 8,1 11,0 2.242 13,7 16,6 -928 -5,6 -5,6 PD 8.367 51,3 69,8 6.612 39,8 51,4 1.755 11,5 18,4 7.824 48,0 58,0 543 3,3 11,8 LEGA NORD 155 1,0 1,3 264 1,6 2,1 -109 -0,6 -0,8 66 0,4 0,5 89 0,6 0,8 IDV - DI PIETRO 45 0,3 0,4 933 5,6 7,3 -888 -5,3 -6,9 - - - 45 0,3 0,4 ALTRI - - - 641 3,9 5,0 -641 -3,9 -5,0 1.245 7,6 9,2 -1.245 -7,6 -9,2

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RUFINA - comunali 2014CORPO ELETTORALE 5.979 CORPO ELETTORALE 6.050 CORPO ELETTORALE 5.876VOTI VALIDI 4.142 VOTI VALIDI 4.425 VOTI VALIDI 4.711VOTI SOLO SINDACO 0 VOTI SOLO SINDACO 0

COMUNALI 2014 COMUNALI 2009 DIFFERENZA POLITICHE 2013 DIFFERENZA

PARTITI Voti Voti VotiASTENUTI 1.837 30,7 44,4 1.625 26,9 36,7 212 3,8 7,7 1.165 19,8 24,7 672 10,9 19,7 LISTA CIVICA - DEMOCRAZIA E SOLIDARIETA' 3.127 52,3 75,5 2.749 45,4 62,1 378 6,9 13,4 - - - - - - MOVIMENTO 5 STELLE BEPPEGRILLO.IT 589 9,9 14,2 - - - - - - 908 15,5 19,3 -319 -5,6 -5,1 LISTA CIVICA - INSIEME PER RUFINA 426 7,1 10,3 1.085 17,9 24,5 -659 -10,8 -14,2 - - - - - - ALTRI - - - 591 9,8 13,4 -591 -9,8 -13,4 3.803 64,7 80,7 -3.803 -64,7 -80,7

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6 il bolscevico N. 24 - 19 giugno 2014

Renzi contestato duramente dalle masse a Napoli La polizia di Alfano blinda la piazza e fa fuggire il Berlusconi democristiano da un ingresso laterale del teatro San Carlo

VergognoSo SiLenzio dei mediA deL regime, CompreSo “iL mAnifeSto” trotzkiStA

L’esperienza e le valutazioni della Squadra di propaganda dell’astensionismo della provincia di Modena

La Squadra di propaganda dell’astensionismo marxista-le-ninista della provincia di Modena si è insediata il 25 Aprile e si è sciolta il 7 giugno. La Squadra ha operato nei comuni di Modena e di Castelvetro.

Calendario delle attività: banchini a Modena il 2, 11 e 18 maggio; volantinaggio all’assem-blea di confronto fra i candidati a Castelvetro il 19 maggio; volan-tinaggio a Modena il 22 maggio.

Bilancio autocritico del lavoro svoltoAncora una volta il principale

pregio della Squadra di propa-ganda è rappresentato, senza ombra di dubbio, dal grande en-tusiasmo proletario rivoluziona-rio, dallo spirito di sacrificio, dalla consapevolezza di rendere un servizio preziosissimo al trionfo dell’astensionismo marxista-le-ninista e quindi, strategicamente, alla causa del socialismo in Italia.

Tutti i compagni, nessuno escluso, hanno dato il massimo, compatibilmente con le proprie inderogabili disponibilità, sob-barcandosi ben tre fine settimana consecutivi di banchini. Tanta è stata l’intensità con cui questa campagna elettorale astensio-nista è stata vissuta, che tutti i membri della Squadra di pro-paganda possono registrare notevoli miglioramenti, nel giro

di poco tempo, sul piano ide-ologico, politico, organizzativo e giornalistico. Esemplare in tal senso la nota del compagno Ste-fano del 27 maggio nella quale egli, di sua iniziativa, commenta il dato astensionista. Addirittura, da parte del compagno Antonio, è maturata l’intenzione di fare un passo avanti e richiedere l’am-missione al PMLI.

I compagni hanno inoltre re-agito correttamente, con ottima coscienza politica e di classe, al risultato elettorale, che è peraltro assai positivo e incoraggiante. Bisogna fare attenzione a non ca-dere in una forma inconsapevole e apparentemente di “sinistra” dell’elettoralismo, che consiste nel sopravvalutare il dato eletto-rale, qualunque esso sia, e cre-dere che la battaglia strategica per il socialismo dipenda soltanto dal voto astensionista.

Vista la fase economica che il Partito sta attraversando, è un grande successo che la Squadra si sia totalmente autofinanziata e abbia potuto comunque realizza-re tante cose, fra cui il “depliant” autoprodotto.

Un’autocritica doverosa va fatta per il ritardo con il quale ab-biamo richiesto l’assegnazione dei banchini, che ci ha impedito di averli nei giorni in cui avremmo preferito.

Al contempo, i compagni sono invitati a migliorare la propria dia-lettica e capacità di argomentare

le nostre posizioni, che non è an-cora del tutto soddisfacente, ma è proprio usando dialettica e ar-gomentando che possiamo con-vincere i nostri interlocutori della giustezza delle nostre proposte, che noi sappiamo essere vincenti e rivoluzionarie, ma che dob-biamo fare accettare alle masse popolari, oppresse propagandi-sticamente dalla borghesia, dai riformisti e dai revisionisti. Utilis-sima in tal senso è la splendida palestra politica dei banchini.

Inoltre, la Squadra esprime solidarietà militante al PMLI per il vergognoso rigetto del ricorso presentato per la soppressione dei tabelloni della propaganda indiretta.

Nel complesso possiamo rite-nerci soddisfatti del lavoro svolto e della grande esperienza acqui-sita, che ci sarà preziosissima per le battaglie che ci attendono.

Ribadiamo con forza che per-ché Modena sia governata dal popolo e al servizio del popolo ci vuole il socialismo.

I risultatiL’astensionismo segna una

grande vittoria anche in provincia di Modena, registrando nella me-dia un aumento del 5% e posizio-nandosi in certi casi come primo “partito” (nel 2009 era il secon-do). Un dato che assume ancora più importanza se si pensa che la nostra provincia, tradizionalmen-

te un feudo del PD, ha visto nello scorso mese presenze importanti come Poletti, Kyenge, Bersani e lo stesso Renzi giunti in soccor-so dei loro candidati. In generale, poi, dallo squallido spettacolo delle primarie erano usciti can-didati considerati “esterni”, con-venienti foglie di fico dietro cui il PD ha potuto nascondersi per mantenere qualche consenso e rifarsi la faccia dinanzi alle masse popolari.

La diserzione alle europee passa dal 22,2% del 2009 al 27,4%.

Nel capoluogo Modena, dopo dieci anni di governo antipopola-re di Giorgio Pighi, il candidato ci-vatiano Giancarlo Muzzarelli non è riuscito a sfondare e, per la pri-ma volta, si andrà al ballottaggio con Marco Bortolotti del M5S. Si-curamente ciò è dovuto in parte all’11,3% (sui voti totali) ottenuto dal M5S e dall’ingente consen-so raccolto dalle liste civiche, ma anche dall’astensionismo: in 41.478 (il 30,5% dell’elettorato) hanno disertato le urne, annulla-to la scheda o l’hanno lasciata in bianco. La destra neofascista è stata sonoramente respinta, con Forza Italia che cala del 12,2% (sui voti totali) e l’ex ministro Carlo Giovanardi, candidatosi sindaco con il NCD, ha ricevuto meno di 4.000 voti, pari al 2,7% dell’elettorato, a riprova dell’astio che le masse modenesi nutrono nei confronti di questo infimo

esemplare di oscurantismo cat-tolico e neofascista. Fallite le liste del PRC, “L’Altra Modena” (sulla scia della lista Tsipras “L’Altra Europa”) che raggruppava anche i “movimenti” (1.186 voti, 0,8% dell’elettorato). Tracollo anche per il PdCI (806 voti, 0,5%), che sosteneva Muzzarelli.

Al ballottaggio andrà anche Sassuolo, importante centro in-dustriale del modenese, dove l’astensionismo con 9.007 “voti” diventa il primo “partito”, distan-ziando abbondantemente il PD (6.719 voti). Rispetto al 2009, quando pesò la tendenza degli elettori di sinistra a turarsi il naso e votare PD a fronte del rischio, poi concretizzatosi, della vittoria di Luca Caselli (PDL-Lega Nord), che ora lascia la poltrona di sin-daco con la città a rischio banca-rotta, a questa tornata l’astensio-nismo recupera e aumenta.

L’8 giugno si torna a votare anche a Vignola, per il ballot-taggio fra il renziano Gasparini e la lista civica Vignola Cambia, composta perlopiù da delusi e fuoriusciti del PD. Anche qui l’a-stensione è il primo “partito”, au-mentando del 5,2%.

Se prendiamo infine in esame anche gli altri due Comuni nei quali fu fatta campagna eletto-rale astensionista per le politiche 2013, Castelvetro e Spilamberto, vediamo in entrambi i casi un considerevole aumento dell’a-stensionismo. Castelvetro regi-

stra poco meno del +5% e un PD in costante calo, segno evidente che il M5S non è riuscito a dre-nare tutto il voto di protesta che pure si annunciava elevato vista la presenza di candidati poco raccomandabili e invisi alle mas-se (fra cui il sindaco Giorgio Mon-tanari che, non ricandidato dal PD, è clamorosamente passato armi e bagagli alla lista civica sponsorizzata dal NCD). A Spi-lamberto il successo del giovane renziano Umberto Costantini, a ben vedere, non è che un fuoco di paglia dato che il PD continua a calare e l’astensionismo au-menta a più del 5%.

Va considerato che i notevoli consensi raccolti dalle liste civi-che e, in parte, dal M5S, sono comunque indice del rifiuto delle masse verso i partiti bor-ghesi. Ora tale rifiuto andrebbe approfondito capendo che le stesse istituzioni borghesi locali, indipendentemente dal partito o dalla lista che le governa, sono antipopolari perché asservite al capitalismo e ai potentati econo-mici locali e nazionali, ed è per-ciò necessario opporre a loro lo stesso rifiuto giustamente rivolto ai partiti borghesi.

Con i Maestri e il PMLI vince-remo!

La Squadra di propaganda dell’astensionismo marxista-

leninista della provincia di Modena

7 giugno 2014

�Redazione di Napoli

Sabato 7 giugno, nella centrale piazza Trieste e Trento a Napoli, centinaia di manifestanti hanno “accolto” il presidente del Consi-glio, il Berlusconi democristiano Renzi, con una clamorosa e dura contestazione.

Ospite della terza edizione del-la kermesse “La Repubblica delle Idee” organizzata dall’omonimo quotidiano, è stato letteralmente subissato dai fischi e dalle urla dei manifestanti, nonostante la solita militarizzazione attuata dalle “forze dell’ordine” del suo fedele gerar-ca dell’Interno, Alfano, con Digos, celere e carabinieri in assetto an-tisommossa. La “recinzione” co-struita per contenere i manifestanti inviperiti non ha fatto demordere i coraggiosi contestatori antigover-nativi e anticapitalisti, provocati da alcuni spintoni da parte degli agenti.

Tre giovanissimi dei centri so-ciali napoletani - cui va la nostra solidarietà militante - sono stati fermati e trattenuti in questura per diverse ore perché stavano svol-gendo un semplice volantinaggio in piazza.

Alla protesta hanno partecipato i precari Bros, i disoccupati, i mo-vimenti studenteschi, i “sindacati di base”, i comitati di lotta per la difesa della salute - ambiente della Campania e i dipendenti del con-sorzio fallito per il recupero dell’a-rea Bagnoli; c’erano alcuni militan-ti della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI. “Renzi vattene!”, “Stop Jobs act!” e “Stop biocidio”, chi ha inquinato deve pagare”, alcune delle parole d’ordine degli striscioni esposti dai combattivi contestatori.

Nel frattempo si univa alla protesta la comunità senegalese napoletana scesa in piazza in se-guito alla violenta aggressione di cui è stata vittima per mano della

guardia di finanza il giorno prima, un ambulante senegalese. Iniziano gli slogan, i cori, si grida davanti alla città che non sono gradite le passerelle di questo odiato gover-no antipopolare egemonizzato dal PD.

Il premier è riuscito a evitare i manifestanti usando un ingresso laterale del teatro per andare a cin-guettare col direttore di Repubbli-ca, Ezio Mauro, cui è seguito un in-contro con il neopodestà di Napoli Luigi De Magistris.

Nella dura e bella giornata di lotta le masse hanno espresso tut-ta la loro rabbia e dissenso contro il governo Renzi e motivando poli-ticamente le ragioni della loro pro-testa. Perché questo è un governo che ripetendo all’infinito lo slogan della “rottamazione” del passato e usando il volto “nuovo” e “gio-vane” del premier, sta portando avanti un attacco a tutto campo e senza precedenti alle condizioni di vita di milioni di donne, giovani e meno giovani, lavoratori, studenti, disoccupati e immigrati.

A conferma di ciò basti guarda-re al contenuto delle misure previ-ste dai provvedimenti governativi più discussi degli ultimi mesi: il famigerato Jobs Act che col mi-

raggio della “ripresa” dell’occu-pazione e dell’economia italiana comprime ulteriormente i salari, aumenta lo sfruttamento e il ricatto padronale a cui si è sottoposti in nome della “flessibilità” in entrata (come dimostrano le modifiche previste per contratti a termine e apprendistato) e in uscita (si par-la infatti di una “riforma epocale”

degli “ammortizzatori sociali”. E ancora: il Piano Casa firmato dal ministro ex berlusconiano Lupi che si limita a rispondere all’e-mergenza abitativa agevolando i grandi proprietari e attaccando chi è costretto a occupare una dimo-ra, impedendogli il riconoscimento della residenza e l’allacciamento ai servizi pubblici. Questo è un go-

verno che non si è fatto scrupoli nel rispondere alle sacrosante ri-chieste di chi ha osato contestare il suo operato negli ultimi mesi so-lamente con arresti, fermi preven-tivi, denunce e manganelli di stile mussoliniani.

Risulta a dir poco vergognoso il comportamento dei media del re-gime, compreso il manifesto, che hanno tenuto nascosta la notizia, o in qualche caso minimizzato i fatti e la verità della giusta contesta-zione a Renzi da parte delle mas-se popolari di Napoli e provincia. Un comportamento che dimostra in maniera chiara come i media asserviti al regime capitalista e al suo governo, usano le loro pagine come megafono solo per esaltare il nuovo Berlusconi e difendere gli interessi del capitalismo, censu-rando in modo vigliacco le riven-dicazioni e i diritti di chi protesta e lotta nelle piazze. Esattamente come avveniva sotto la dittatura fascista di Mussolini.

Firenze

CONTESTATO RENZI AL COMIZIO DI CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DEL PD

massiccio intervento della polizia �Redazione di Firenze

Venerdì 23 maggio Renzi è sta-to accolto da fischi e slogan appe-na si è affacciato sul palco del co-mizio di chiusura della campagna elettorale del PD in Piazza della Signoria.

Ad animare la contestazione principalmente i senza casa, vitti-

me del piano casa di Renzi e Lupi che impone all’articolo 5 il taglio delle utenze negli edifici occupa-ti e il divieto di avervi il domici-lio. Gli slogan urlati nella protesta: “Case subito!”, “No Jobs act, No piano casa”; è stato tentato di sro-tolare lo striscione “Renzi nemico di tutti i lavoratori” utilizzato an-che dai lavoratori Ataf. Dopo po-

chi secondi i cordoni di Digos (più di cento) supportati dal servizio d’ordine del PD (circa 200) han-no attaccato i manifestanti spin-gendoli fuori della piazza, mentre l’ipocrita Renzi dal palco faceva il buonista commentando la prote-sta: “accogliamoli con un sorriso”.

I manifestanti, sospinti in via della Ninna, hanno dato vita a un

corteo in pieno centro.Questo è stato il clou di una

mobilitazione contro il piano casa e l’articolo 5, aperto da un cor-teo sabato 17 maggio, sfociato in un presidio di due giorni in piaz-za San Lorenzo, dietro il palazzo della prefettura e nell’occupazio-ne dell’anagrafe di Palazzo Vec-chio lunedì 19 maggio.

napoli, 7 giugno 2014. due momenti della contestazione al Berlusconi democri-stiano renzi (foto del Comitato contro la discarica di Chiaiano)

Compagni e amici, buonasera e benvenuti a questo dibattito organizzato dai compagni, bravissimi, generosissimi ed estremamente coraggiosi, della Cellula “Vesuvio Rosso” del nostro Partito. Questi compagni rappresentano il prototipo del militante marxista-leninista, cioè delle ragazze, dei ragazzi, degli operai, dei lavoratori, insomma di tutte quelle persone che danno la propria vita e le proprie sostanze alla causa del socialismo, del proletariato e della rivoluzione. Tutto il Partito ha da imparare dall’esempio e dal coraggio dei compagni napoletani.Noi siamo qui per illustrarvi la proposta del PMLI che è diretta specificamente alle ragazze e ai ragazzi, ma che interessa tutto il proletariato e tutto il popolo di Napoli, della Campania, del Sud e di tutto il nostro Paese. Vogliamo discuterla con voi, che siate d’accordo o che non siate d’accordo, che siate d’accordo totalmente o che siate d’accordo parzialmente.Il compagno alla presidenza ha fatto una proposta per il dibattito. Gli interventi però si possono moltiplicare e i tempi si possono allungare, a seconda l’esigenza di conoscerci reciprocamente. lo, una volta che ho fatto l’introduzione, potrei poi stare zitto per ascoltarvi, per imparare da voi. Idealmente il dialogo lo potremmo continuare attraverso i compagni di Napoli, che rimangono qui vita natural durante, e attraverso II Bolscevico. Ha poca importanza da parte mia stare ore e ore a parlare e monopolizzare tutto il tempo. Se è vero che da parte nostra c’è l’esigenza di avanzare una proposta politica limpida, dati questi “chiari di luna” che ci sono a Napoli, al Sud, a livello nazionale e internazionale, nello stesso tempo da parte nostra abbiamo l’altra esigenza di conoscere la realtà locale, di conoscere il pensiero delle masse, di discutere con le masse, di portare tutte le questioni alle masse.

In quella mangiatoia che è il parlamento, mangiatoia o porcile, come preferite, si fanno tante proposte, e tutti dicono che parlano a nome e a favore delle masse, ma in realtà essi barano perché queste loro proposte non vengono fuori dal basso, non vengono fuori dal proletariato, non vengono fuori dai disoccupati, non vengono fuori dai poveri, dalle persone che soffrono. Mi riferisco a tutte le questioni d’ordine economico, d’ordine istituzionale, d’ordine politico e d’ordine sindacale. Occorre invece discutere con le masse prima di fare delle proposte a livello istituzionale di qualsiasi tipo. Bisogna prima recepire la volontà e le idee delle masse e a quel punto, solo a quel punto, uno è veramente delegato a rappresentarle.Vorrei esprimere personalmente e a nome dell’intero Partito marxista-leninista italiano il nostro saluto militante, la nostra attiva solidarietà a tutti i disoccupati, ai cassintegrati, agli operai e ai lavoratori in mobilità, ai poveri, ai diseredati di Napoli e della Campania. Noi ci sentiamo una cosa sola con questi lavoratori, con questi disoccupati, come con i terremotati dell’Irpinia. Una cosa sola, perché? Perché siamo carne della stessa carne e sangue dello stesso sangue, perché i loro problemi

Fare il bilancio della storia del movimento operaio per sapere che cosa bisogna fare oggidi Giovanni Scuderi

N. 24 - 19 giugno 2014 fare il bilancio della storia del movimento operaio / il bolscevico 7

sono i nostri stessi problemi, in quanto anche i militanti del nostro Partito sono lavoratori, sono operai, sono disoccupati, sono terremotati. Per cui non c’è distinzione tra i nostri militanti e le masse del Sud, come del Centro e del Nord.Se il proletariato a livello mondiale non ha confine, non ha patria, figuratevi voi, compagne e compagni, se a livello nazionale ci possono e ci debbano essere delle barriere tra Sud, Centro e Nord. Siamo tutti componenti delle masse. Le masse sostanzialmente non hanno delle contraddizioni interne antagonistiche, non hanno dei problemi interni laceranti. È la borghesia e le sue cosche parlamentari che introducono all’interno delle masse delle divisioni, delle contraddizioni di ordine economico, di ordine sociale, di ordine sindacale, di ordine territoriale. Ma questo non lo fa il proletariato, e noi, in quanto Partito del proletariato, ricerchiamo, attraverso la chiarezza, la discussione e la verità, l’unità del proletariato e delle masse popolari di tutte le regioni del nostro Paese, come del mondo intero perché in prospettiva il proletariato italiano e di tutti gli altri paesi mirano alla grande unità mondiale di tutti gli sfruttati e gli oppressi.lo sono particolarmente contento, felice e emozionato di essere a Napoli. Perché nella storia del nostro Paese, e in particolare nella storia del proletariato italiano, le masse napoletane hanno svolto un ruolo di primo piano. Se ci riflettiamo bene, in ultima analisi, la Resistenza è partita da qui, è partita da Napoli nel settembre del 1943 con l’eroica insurrezione antinazista che ha visto una grande unità di popolo senza distinzione di età, con gli scugnizzi in prima fila. Rimarranno scritte a lettere d’oro nella storia di Napoli, della Campania, del nostro Paese e del proletariato mondiale, le quattro giornate di Napoli del settembre del ‘43. La popolazione di Napoli ha avuto il coraggio e l’ardore di battersi a dorso nudo, a sassate e con tutto quello che poteva avere nelle mani, per scacciare via il mostro del nazismo. Tutto il proletariato italiano e internazionale deve imparare, non può che imparare, dalle masse napoletane. Ecco spiegati la mia emozione e il mio riconoscimento alla popolazione di Napoli.Se andiamo poi più indietro nel tempo, se ricordiamo la fondazione della I Internazionale di Marx e di Engels nel 1864 e ci domandiamo qual è stata quella città, quella popolazione di una regione d’Italia, che ha per prima appoggiato Marx ed Engels, la risposta è Napoli. Infatti proprio qui a Napoli si è creata la prima sezione italiana dell’Internazionale di Marx e di Engels. Se poi ci interroghiamo, sempre guardando la nostra storia, su ciò che avvenne nel ’21, quando ci fu la grande scissione dei rivoluzionari dai socialdemocratici alla Craxi, alla Benvenuto e alla Martelli, vediamo che Napoli è stata uno dei centri fondamentali di questa grande divisione tra comunisti e socialdemocratici.Nel Sessantotto, quando esplode la Grande Rivolta storica della gioventù del nostro Paese che si tira dietro la classe operaia e i contadini poveri, a Napoli si crea una base grossissima di questo movimento.Quando nel 1964 e negli anni successivi i rivoluzionari hanno tentato di formare un Partito marxista-leninista noi vediamo che a Napoli e nella Campania nascono dei gruppi che si definiscono marxisti-leninisti. Recentemente, quando c’è stata la liquidazione del PCI, noi abbiamo visto che la parte dei napoletani più a sinistra di quel partito, quella che idealmente aspira al socialismo, ha lasciato quel transfuga, quel voltagabbana di Occhetto ed è andata con Rifondazione comunista.Andando poi avanti, e finalmente si arriva al nostro Partito, vediamo ancora una volta i rivoluzionari di Napoli in prima linea. Riassumendo sottolineo due cose. Il proletariato e le masse di Napoli e della Campania hanno sempre avuto un ruolo di prima linea e chiave nella storia e nello sviluppo sociale del nostro Paese. Questo è un concetto preciso. C’è però un altro concetto che non deve sfuggire e che io sottopongo fin da subito alla vostra riflessione.Purtroppo fin dal 1867 e 1869 e negli anni successivi le masse napoletane e campane, come del resto in tutto il nostro Paese, hanno avuto un grosso problema. Qual è? Quello di essere state fagocitate, strumentalizzate e ingannate o dagli “ultrasinistri” e dagli anarchici o dai riformisti e dai revisionisti mascherati. Questo è un fenomeno che riguarda non solo Napoli e la Campania ma tutto il Paese, e io credo che riguardi tutto il movimento operaio mondiale.Che significa, qual è il problema? Il problema è, e qui si innesta subito la riflessione per esempio sul ruolo di Rifondazione comunista, che quando le masse italiane con alla testa il proletariato si liberano dell’influenza degli oppressori e degli sfruttatori e si rivoltano contro di essi, immediatamente gli agenti della borghesia travestiti da rivoluzionari cercano di prenderne l’egemonia in modo che, gradualmente e nel tempo, ciò che è uscito dalla porta rientri dalla finestra, salvaguardando così il potere della classe dominante borghese.Questo è il punto. Il punto da capire e che ci segue, dall’Unità d’Italia ad oggi. Il nostro è un proletariato, entro il quale si inseriscono i proletari di Napoli, complessivamente tra i più avanzati e maturi su scala planetaria, che si è sempre posto in avanti ma che finora ha avuto alla sua testa qualcuno che gli ha messo le catene. Questo è importante per capire quello che è accaduto nel nostro Paese e quello che è accaduto nel mondo intero, perché è stata ammainata la bandiera rossa a Mosca,

perché è stata ammainata la bandiera con la falce e martello e la stella del PCI, perché adesso un Garavini, un Cossutta, un Libertini, un Russo Spena o chicchessia ancora una volta non dicono quello che dovrebbero dire, ovvero sia: sfruttati, oppressi, progressisti, democratici, antifascisti volete liberami dalla dittatura della classe dominante borghese? Se volete fare questo, ecco cosa dovete fare, ecco come dovete muovervi. E qui si introduce il nostro discorso riguardo al revisionismo, alla conquista del potere da parte del proletariato e al socialismo. Un’esperienza storica enorme che va studiata e che non si può esporre in mezz’ora, ma nemmeno in due ore.Scusate, voi sapete o no che nel 1956 c’era un certo omone, non Craxi s’intende, un certo gigante che si chiamava Mao? Lo sapete o no? Certo che lo sapete, non siete mica ignoranti. Ma questo gigante del pensiero e dell’azione rivoluzionari cosa ha detto nel 1956, subito dopo la presa del potere da parte di Krusciov a Mosca? Mao ha detto: attenzione compagni, il XX congresso del Pcus ha spezzato la spada di Stalin, prima o poi i revisionisti sovietici spezzeranno la spada di Lenin. In altri termini egli voleva dire che Krusciov aveva restaurato il capitalismo in Unione Sovietica e che aveva dato il via libera ai vari Togliatti d’Italia e del mondo per portare su un vassoio d’argento la testa della classe operaia alla classe dominante borghese. Pochi ascoltarono Mao in Urss, nel mondo e anche in Cina, dove 10 anni dopo Mao lanciò una grande rivoluzione per impedire ai revisionisti di conquistare il potere nel Partito e nello Stato. Per quanto ormai fosse molto in là con l’età, vi ricordate, fece quella famosa nuotata, tanto derisa dalla borghesia e dai fascisti internazionali, per dare una prova lampante che, nonostante fosse anziano, il suo fisico, e non solo il suo cervello, era pronto per la battaglia, pronto per fare un’ulteriore rivoluzione, per guidare le grandi masse cinesi, un quarto dell’umanità, a difendere il socialismo e il potere

politico del proletariato. Lancia così nel 1966 la Grande Rivoluzione Culturale Proletaria che dura 10 anni fino al 1976 affinché il proletariato cinese mantenesse il potere politico. Dopo la sua morte però la borghesia l’ha ripreso tramite Deng Xiaoping.Il discorso di Mao contro il revisionismo, così vero, così reale, così lungimirante, fu quasi ignorato, fu messo in un angolino dai sedicenti comunisti. Perché? Perché nessun dirigente revisionista mascherato, da Togliatti a Cossutta, che allora si schierarono contro la Cina socialista e il suo massimo artefice, aveva alcun interesse a dire che Mao era nel giusto, era nel vero e che bisognava continuare sulla via della Rivoluzione d’Ottobre. Ecco il punto: continuare sulla via della Rivoluzione d’Ottobre. Ma essi, come hanno dimostrato i fatti, non volevano il socialismo

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Napoli,13 febbraio 1993. Il compagno Scuderi, dopo l’introduzione, risponde alle domande degli intervenuti. Le risposte sono riportate sull’opuscolo n. 5 di Giovanni Scuderi

e quindi hanno ingannato il proletariato inculcandogli il veleno del revisionismo, del riformismo, del parlamentarismo e del riformismo. Cosicché una moltitudine di iscritti ai loro partiti culturalmente e ideologicamente sono diventati dei borghesi non coscienti. Perché alla direzione di questi partiti che erano nati per fare la rivoluzione, per buttare giù dal potere politico la classe dominante borghese, c’erano dei revisionisti che hanno rinunciato alla via dell’Ottobre e quindi hanno bruciato intere generazioni di rivoluzionari.Ma noi non possiamo mica stare qui a piangere sul latte versato. Attenzione bene. Noi ne parliamo solo per riflettere sul passato, come un punto al quale dobbiamo agganciare la nostra attuale riflessione personale e collettiva. Perché se non si parte da lì, non si può capire quello che è accaduto nel mondo intero da allora ad oggi, e non si può capire l’attuale situazione italiana. Oggi c’è un gran caos, un gran caos e una grande confusione, e ci sono tante proposte in parlamento e fuori dal parlamento per uscire da questa situazione. Ma un momento. il punto primo da capire è che al potere c’è la classe dominante borghese. Punto secondo: questo Stato, queste istituzioni, questa morale, questo costume, questa scuola, questa università, questa ideologia, questi partiti parlamentari, nessuno escluso, sono tutti quanti al servizio e in funzione della classe dominante borghese. Questi sono i due punti centrali da capire. E la confusione da dove nasce? Nasce dal fatto che si presuppone che all’interno di questo Stato, all’interno di queste istituzioni, all’interno di questo parlamento ci possa essere una forza politica che sia pure in una certa misura faccia gli interessi delle masse popolari e della classe operaia. È lì l’inganno, è lì che casca l’asino.Eh no! Come è possibile, compagni e amici, una cosa del genere quando nessuno, dico nessuno, fatemi nome e cognome se ne conoscete qualcuno, mette in discussione il sistema economico, che è il punto dei punti, il punto che sta a monte. È questo il problema su cui bisogna porre l’attenzione, su cui bisogna riflettere e discutere. Vogliamo eliminare dal potere la classe dominante borghese? Allora bisogna sostituirla con un’altra classe. E qual è questa classe? La classe operaia. Vogliamo eliminare la disoccupazione, la miseria, il razzismo, il fascismo? Sì, allora bisogna eliminare il capitalismo. Questo è il punto. Al mondo c’è o socialismo o capitalismo. Da qui non si scappa. Nessun cervellone o cervellino è riuscito, al momento in cui sto parlando, ad elaborare una terza via, un qualcosa che sia né capitalismo e né socialismo. State bene attenti. La chiesa cattolica, Hitler, Mussolini, Fini, Togliatti, Berlinguer, parlano di terza via. Lo stesso fanno Cossutta e Garavini e gli altri lustra-scarpe della borghesia. Questi imbroglioni hanno commesso dei crimini talmente grossi che li attende piazzale Loreto. Quando la classe operaia, i lavoratori, le masse prenderanno coscienza dei loro inganni ci sarà un grande piazzale Loreto e ci saranno tanti impiccati, fra cui questi signori.Hitler ha proposto la terza via, Mussolini ha proposto la terza via, il papa ha proposto la terza via. Se voi andate a leggere gli atti del papa, vedrete che il papa non dice che è per il capitalismo, dice però chiaramente che è contro il socialismo. Critica certi aspetti del capitalismo e il liberalismo come filosofia ma poi è d’accordo con la libera iniziativa capitalista e con il mercato.In realtà due sono i sistemi economici: o la proprietà è della classe operaia e delle masse lavoratrici, o è degli Agnelli e degli altri sfruttatori e oppressori. Da qui non si scappa. Non si può dire: mettiamo un po’ di operai nell’ufficio di Agnelli che insieme a lui stabiliscono se la Fiat deve produrre a Napoli o altrove, e con ciò eliminiamo lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, che è poi il punto che ci interessa.Sistema economico capitalistico e società divisa per classi. Questa è la realtà in cui viviamo. Quel crumiro di Benvenuto, che ha preso il posto di quel bandito che si chiama Craxi, nel discorso di investitura ha detto ieri, lo leggevo in treno mentre venivo qui,: uno, non ci dobbiamo irrigidire nelle ideologie fossilizzate. Due: non dobbiamo fare una battaglia di classe contro classe. Beh, un crumiro come può fare un altro tipo di discorso, ma un proletario autentico, un progressista autentico, un antifascista autentico, non parliamo di un comunista autentico, come fa ad accettare il sistema capitalistico e la società divisa in classi? È un controsenso.

Ma come si fa, e siamo così pochi. Qualcuno potrebbe dire. Marx ed Engels quanti erano, scusate, 200 milioni? Erano due. Però avevano capito una cosa fondamentale, avevano capito che all’origine di tutto c’era il dominio

del capitale, il dominio della borghesia e che bisognava distruggerli, sennò non si potevano abolire le classi.Marx ed Engels non arrivarono al punto di Lenin. Lenin aggiunse altri insegnamenti ma partendo da Marx ed Engels. Lenin disse a Stalin e agli altri suoi compagni: Marx ed Engels ci hanno insegnato che bisogna far piazza pulita del capitalismo, ma come? seguendo quale via? con quali mezzi? con quali strumenti? Tutto non potevano insegnarci, bisogna applicare il loro pensiero alla nostra realtà.Lo sforzo di Marx ed Engels è stato enorme. Nella storia della filosofia, nella storia del pensiero umano, nella storia del progresso umano Marx ed Engels rimangono incancellabili, dei giganti straordinari che hanno segnato un’epoca non solo sul piano culturale ma anche sul piano politico. Essi hanno smascherato per sempre il capitalismo.Marx ed Engels non sono venuti dal cielo, sono usciti dal grembo fertile della classe operaia e dei lavoratori. Non sono degli angeli, dei santi e dei puri spiriti. Sono esseri umani in carne ed ossa, che hanno sacrificato per la causa la propria vita e la propria famiglia. Marx non aveva nemmeno i soldi per comprare il carbone per riscaldare i propri figli. Essi sono stati di una generosità esemplare, enorme.Il loro grande sforzo era quello di smascherare il capitalismo e vi son riusciti in pieno. Nessuno più è riuscito a ribaltare le conclusioni a cui sono arrivati Marx ed Engels. Lenin su questa base comincia a pensare, a discutere con gli altri suoi compagni: che dobbiamo fare? quale linea seguire? Ma mica in astratto, mica si rinchiuse in una biblioteca e nel suo ufficio. Lui si mise ad analizzare la situazione concreta del suo paese.

In quel momento in Russia erano forti i populisti, come voi sapete, ma agivano anche gli “ultrasinistri”. Un fratello di Lenin era un bombarolo, un terrorista. Lenin era in contraddizione con il fratello terrorista, all’inizio però aveva una certa simpatia verso di lui. Ma c’era questo grande insegnamento di Marx ed Engels da realizzare nella pratica: spazzare via il capitalismo e dare il potere alla classe operaia. Non si trattava di uccidere questo o quello oppressore, quanto il problema fondamentale era quello di rovesciare una classe per dare il potere a un’altra classe. E questo problema è stato risolto magnificamente da Lenin nel 1917. Dopo di lui altri l’hanno risolto in diversi paesi. A un certo punto un quarto del mondo intero era dominato dal proletariato guidato dai seguaci di Lenin.Purtroppo, ecco il discorso che si è fatto prima, all’interno dei partiti comunisti e dei paesi socialisti c’erano i vari Krusciov, coloro i quali all’esterno, come dei cocomeri alla rovescia, erano rossi, e all’interno erano bianchi se non neri, cioè dei borghesi mascherati, falsi comunisti comprati dalla borghesia.Cosa è cambiato mai nel mondo dal 1917 ad oggi? Mi domando: le classi sono sparite? Il capitalismo è sparito? In Italia e negli altri paesi chi c’è al potere? Possibile che non si capisca che al potere c’è la borghesia e che è necessario rovesciarla? Dobbiamo avere una grande fiducia verso il nostro proletariato e il nostro popolo. Ci si arriverà a capirlo, non possiamo non arrivarci. Gli sfruttati e gli oppressi non possono non arrivarci. Passeranno dei decenni, dei secoli, dei millenni, che importanza ha, prima che trionfi il socialismo in Italia e nel mondo. Ciascuno però deve fare la propria parte nel momento in cui vive.

Che si sia soli come Marx ed Engels, o che si sia in tanti come quando un quarto dell’umanità aveva alla testa la classe operaia e la bandiera rossa. Oggi bisogna avere un cuore di pioniere del tipo di Marx ed Engels, del tipo Lenin e

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Napoli, 13 febbraio 1993. Il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, pronuncia il discorso introduttivo al dibattito organizzato dalla Cellula “Vesuvio Rosso” nella sede della Redazione locale del Bolscevico. Il dibattito su “La proposta dei marxisti-leninisti ai giovani” fu franco, serrato, approfondito spaziando dalla linea del Partito alla storia del movimento operaio italiano ed internazionale. Era presente il compagno Franco Di Matteo

Stalin, del tipo Mao. Occorrono delle ragazze e dei ragazzi, degli operai, dei lavoratori, chiunque voglia abolire le classi, che abbiano il coraggio di alzare la bandiera rossa.Qui bisogna essere precisi perché si tratta di alzare un certo tipo di bandiera rossa, non una bandiera rossa qualsiasi. Avrete visto che i traditori e gli imbroglioni revisionisti in tutto il mondo si stanno riciclando, stanno ricreando dei partiti che si chiamano socialisti o comunisti, ma se andiamo a scandagliare ci accorgiamo che sotto il rosso c’è il bianco, se non il nero. Bisogna quindi alzare una ben precisa bandiera rossa, la bandiera rossa con grande falce e martello e con l’effige di Mao. Perché non bastano più i simboli dell’unità del proletariato e dei contadini, occorre anche il simbolo della teoria rivoluzionaria. Noi abbiamo imparato dalla storia, abbiamo imparato dai fatti, che bisogna essere delle persone coscienti, delle persone colte sia da un punto di vista politico, che da un punto di vista ideologico. Mao diceva che un esercito, quindi un partito, il proletariato, senza cultura è un esercito ottuso, cioè non può capire che chi guida la politica, e non solo il fucile, è l’ideologia, il disegno politico.Il nostro Partito propone alle ragazze e ai ragazzi di essere gli alfieri della lotta contro la seconda repubblica e per il socialismo. Che significa essere alfieri? Essere alfieri significa stare in prima linea nella lotta di classe, significa tenere alta la bandiera rossa con falce, martello e l’effige di Mao, significa stare alla testa dei movimenti di massa dando la direzione politica alla classe operaia, che nonostante tutto rimane sempre la classe generale, la classe portatrice oggettivamente della nuova società socialista e della società senza classi.Il nostro Partito ha una grande fiducia verso le ragazze e i ragazzi perché se la meritano, guardando la storia del nostro Paese, guardando la storia del mondo intero e guardando anche i fatti recentissimi che dimostrano che i giovani hanno il coraggio di essere fra i primi ad affrontare il nemico e la lotta di classe. Ma che significa essere alfieri della lotta contro la seconda repubblica? Nonostante la mia pochezza espositiva, immagino che voi abbiate già capito che attualmente in Italia il potere ce l’ha la classe dominante borghese. Ma con quale camicia? Con la classica camicia bianca della Democrazia cristiana o con l’altrettanto classica camicia nera fascista? Il nostro Partito dice che noi attualmente siamo in un regime neofascista. Andate a prendere la Costituzione del ’48, andate a prendere la collezione di un qualsiasi quotidiano e andate a vedere che cosa è accaduto dal ’48 ad oggi, soprattutto in questi ultimi anni.Prima però va detto che questa Costituzione non è né una cima né tanto meno la Costituzione del proletariato. È una Costituzione democratico-borghese che riflette nient’altro che un compromesso tra il proletariato e la borghesia quando il proletariato era diretto dai revisionisti e dai riformisti, non dai marxisti-leninisti, per cui chi ci ha scapitato di più è il proletariato. Un compromesso accettabile fino ad un certo punto, ma quando la borghesia dal ’47 in poi ha cominciato a menare gli operai, ha cominciato a menare i contadini, ha cominciato a imporre tutto il suo potere impedendo con l’inganno e con la forza l’avvento del socialismo, è divenuto un compromesso non più tollerabile.

Non è vero, come dicono Garavini e Cossutta che questa Costituzione sia il non plus ultra della democrazia, perché essa legalizza il potere della classe dominante borghese, legalizza lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, legalizza la disoccupazione, la sottoccupazione, il sottosalario, il lavoro nero, la miseria, la povertà.Non solo nei fatti, ma anche da un punto di vista istituzionale, questa Costituzione è stata completamente stracciata ed è stata introdotta a pezzetti, un boccone per volta, in maniera surrettizia, una nuova costituzione, la costituzione della seconda repubblica. Il fenomeno, per esempio, dell’ultima stangata, il fenomeno delle privatizzazioni, compresa quella della sanità, rientrano nello smantellamento della Costituzione, così come l’accentramento di tutti i poteri nell’esecutivo (sindaco, presidente della provincia, presidente della regione, presidente della Repubblica, presidente del consiglio). Tutte queste cose sono una violazione violenta e palese della Costituzione democratico-borghese, cioè del regime che ha organizzato il potere della borghesia dal dopoguerra fino a questi ultimi anni.Andate a leggervi Il Bolscevico che riporta il Documento del PMLI del 20 febbraio del 1988, già allora dicevamo, nemmeno avessimo avuto dei potenti cannocchiali, che la sovrastruttura del capitalismo era stata stracciata, era stata bruciata ed era stata introdotta una nuova sovrastruttura, una nuova organizzazione per mantenere ancora una volta il potere alla classe dominante borghese non più vestita in camicia

bianca alla Democrazia cristiana, ma vestita in camicia nera.Prima dell’ascesa di Mussolini nel ‘22 la questione era chiara: avanzava il fascismo con la camicia nera e la classe dominante borghese si metteva la camicia nera. Era chiarissimo e lampante, perché c’erano scontri costanti di piazza tra proletariato e borghesia sul piano politico, sul piano economico e sul piano sociale. C’era lo scontro fisico costante, c’erano le bande di Mussolini che andavano verso Roma e il re che le accoglieva con il tappeto rosso per dargli il potere, e così abbiamo avuto vent’anni di fascismo. Le masse avevano coscienza di ciò perché alle spalle avevamo la Rivoluzione d’Ottobre, alle spalle avevamo la spinta delle rivoluzioni in tutto il mondo, alle spalle avevamo il proletariato cosciente, nonostante la direzione revisionista e riformista, che il suo avvenire, il suo potere passava dalla lotta contro il fascismo, passava dalla lotta contro il capitalismo per prendere il potere politico.

La situazione di oggi è completamente cambiata e le masse non si sono accorte che è ritornato il fascismo sotto nuove forme. Oggi tutti i giornali dicono che siamo nella seconda repubblica, ma noi l’abbiamo detto il 20 febbraio del 1988 documentandolo con pagine e pagine de II Bolscevico.Tutte queste proposte che vengono fatte, istituzionali, referendarie, elettorali, che carattere hanno? Neofasciste, tutte quante neofasciste. Nel momento in cui la classe dominante borghese è entrata in crisi, data anche la congiuntura mondiale, in una crisi verticale sul piano economico, sul piano istituzionale, sul piano morale, sul piano culturale, tutto si è sfasciato, e quindi anche i partiti della classe dominante borghese si sono sfasciati e ora sono in fase di riorganizzazione. Siamo in questa situazione: si sta riorganizzando il potere della classe dominante borghese e i vari partiti, le cosche parlamentari, portano l’acqua alla classe dominante borghese in camicia nera. Una cosa enorme, di portata storica.Non dobbiamo piangere per questa situazione, né cascare nella depressione e nella demoralizzazione. Non è vero che non ci sia nulla da fare e che l’avvenire è buio. No, l’avvenire è sempre rosso, perché la ruota della storia nessuno la può fermare. La lotta di classe, come ora, può segnare il passo, ma prima o poi riprenderà il suo corso naturale e fisiologico e tutto si rimetterà a posto.Il problema è capire quale ideologia, quale cultura, quale disegno deve stare al fondo del risveglio, del rilancio della lotta di classe, della lotta della classe operaia per la conquista del potere politico. Solo se c’è questa stella della conquista del potere, ogni nostro atto tattico rientra nella strategia del rovesciamento del vecchio mondo in camicia nera e del grande rilancio del socialismo.Compagni e amici, io sono convintissimo che il socialismo ritornerà di moda. Se vogliamo che il socialismo ritorni presto di moda, di gran moda, dobbiamo darci da fare, dobbiamo fare il punto della situazione, il bilancio di quanto è accaduto fin qui e riprendere il cammino con l’esperienza degli oltre 150 anni di storia del movimento operaio.

Noi siamo un punto di riferimento piccolissimo, una luce tenue, potremmo però diventare un grande faro, ma questo spetta al proletariato, spetta alle ragazze e ai ragazzi darci la forza necessaria e mettersi a lavorare per dare le gambe all’ideologia proletaria e al socialismo.

lo ho fatto la mia parte, spero che mi abbiate capito, ora fate la vostra parte. Grazie.

(Giovanni Scuderi, Introduzione al dibattito organizzato dalla Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI, presso

la Redazione locale de “Il Bolscevico” il 13 febbraio 1993. Allora la Sede di Napoli era in via Diodato Lioy 9f,

attualmente è in via Santa Maria dell’Aiuto, 5)

(I neretti in rosso sono redazionali)

10 il bolscevico / fare il bilancio della storia del movimento operaio N. 24 - 19 giugno 2014

N. 24 - 19 giugno 2014 corruzione / il bolscevico 11Renzi si scaRica da ogni Responsabilità

Forza italia e pd si spartivano le mazzette del Mose di Venezia

35 mandati di arresto per tangenti milionarie. Nell’inchiesta coinvolti imprenditori, politicanti, magistrati, finanzieri. Ai domiciliari il sindaco di Venezia Orsoni (PD). Chiesto l’arresto per Galan, senatore di FI, accusato di essere a libro paga per un milione l’annoSONO mArCe le FONDAmeNtA Del CAPItAlISmO, DeI SuOI GOVerNI, IStItuzIONI e PArtItI

A poche settimane dalla sco-perta della nuova tangentopoli milanese targata EXPO, il 4 giu-gno la cloaca fetida delle tangenti in cui sguazza il sistema capitali-stico italiano, le sue istituzioni e tutti i partiti politici che ne reggo-no le sorti in parlamento ha sca-valcato anche le paratìe mobili del Mose e ha sommerso Vene-zia, presunto fiore all’occhiello del modello di governo locale del “centro-sinistra” dal oltre un ven-tennio.

ondata di arrestiL’inchiesta avviata tre anni fa

dai magistrati lagunari riguarda il vorticoso giro di mazzette ruotato intorno agli appalti per la costru-zione del Mose che ha portato a 35 ordini di arresto, oltre 100 av-visi di garanzia e un sequestro di beni per circa 40 milioni ai danni di boss politici, funzionari pubbli-ci, magistrati, imprenditori, ma-nager, professionisti, consulenti, finanzieri, vecchi mariuoli e nuovi faccendieri tutti affiliati a una sor-ta cupola delle tangenti spartite attraverso un collaudato sistema di fondi neri, conti esteri e false fatturazioni che ruotava intorno alla colossale quanto dannosa e inutile opera pubblica, impo-sta contro la volontà popolare dai governi Berlusconi e Prodi, costata ben 5 miliardi di euro e che entro il 2017 avrebbe dovuto proteggere la città lagunare dalle acque alte al costo di 25 milioni all’anno per la manutenzione.

Dopo l’arresto del 28 febbraio 2013 dell’ex manager della Man-tovani, Piergiorgio Baita (capofila del Consorzio Venezia Nuova e impresa di primo piano anche nelle opere dell’Expo 2015) e le manette a luglio dell’anno scorso all’ex presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Maz-zacurati, in carcere questa volta sono finiti fra gli altri il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni (PD), l’attuale assessore regionale alle infrastrutture, Renato Chisso (FI), il consigliere regionale del PD Giampiero Marchese, (accusato “quale candidato dal Consiglio regionale del veneto per il PD alle elezioni 2010 riceveva i contri-buti illeciti per 58 mila euro”); il generale in pensione della Gdf Emilio Spaziante, gli ex presidenti del Magistrato alle Acque (ema-nazione del Ministero dei lavori pubblici) Patrizio Cuccioletta (in carica dal 2008 al 2011) e il suo successore Maria Giovanna Piva, gli imprenditori Franco Morbiolo e Roberto Meneguzzo (fondatore, vicepresidente e amministratore delegato di Palladio Finanzia-ria a Vicenza, chiave di volta dei project financing ospedalieri, che nel 2011 aveva tentato di scalare Fonsai.

Tra le persone colpite dalla mi-sura cautelare c’è anche (domici-liari) Alessandro Cicero, direttore editoriale de “Il Punto” la cui sede fu perquisita nel marzo del 2013 dalle Fiamme Gialle nell’ambito delle indagini inerenti la prima tranche dell’inchiesta. Nei guai anche Vincenzo Manganaro cui Cicero aveva ceduto il 50% delle quote dell’editoriale del settima-nale.

Manette anche per Giovanni Artico (ex commissario straordi-nario per il recupero territoriale

e ambientale di Porto Marghera e collaboratore di Renato Chis-so), Stefano Boscolo “Bacheto” (titolare di una cooperativa di Chioggia specializzata in lavori subacquei), Maria Teresa Brot-to (ex amministratrice della so-cietà ingegneristica Thetis, ora nel consorzio Venezia Nuova), Enzo Casarin (capo della segre-teria di Chisso), Giuseppe Fasiol (funzionario regionale in Veneto Strade), Alessandro Mazzi (pre-sidente della Mazzi Scarl, con incarichi anche nel consorzio Venezia Nuova), Federico Sutto (dipendente del ‘Venezia Nuova’), Stefano Tomarelli (componente consiglio direttivo ‘Venezia Nuo-va’). Ai domiciliari Nicola Falconi (direttore generale della Sitmar sub sc), Andrea Rismondo (rap-presentante legale della Selc sc).

In mezzo alla cloaca rispun-tano anche Lino Brentan: uomo del PDS-PD, ex amministratore delegato dell’Autostrada Pa-dova-Venezia, già condannato per tangenti nell’estate 2012; Giuseppe Fasiol (braccio destro dell’ad di Veneto Strade, Silvano Vernizzi), Stefano Tomarelli del di-rettivo del Consorzio; Gianfranco Contadin detto Flavio, direttore tecnico della Nuova Coedmar; l’ex sindaco di Martellago Enzo Casarin, capo della segreteria di Chisso (già condannato per con-cussione); il direttore generale di Sitmarsub Sc e Bos.ca.srl Nicola Falconi; il legale rappresentante di Selc Sc Andrea Rismondo.

Molto clamore hanno susci-

tato anche i nomi dell’ex gover-natore berlusconiano del Veneto ed ex ministro Giancarlo Galan, deputato di Forza Italia, e quel-lo dell’eurodeputata uscente Lia Sartori (FI) le cui richieste di au-torizzazione all’arresto sono state inviate alle competenti commis-sioni parlamentari.

la spartizione delle tangenti fra pd e FiGalan e Orsoni in particolare

sono accusati di essere a libro paga del “cerchio magico” del-la laguna per un milione di euro all’anno. Orsoni è accusato di finanziamento illecito perché se-condo i magistrati “con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, quale candidato sin-daco del PD alle elezioni comu-nali di Venezia del 2010, riceveva i contributi illeciti... consapevole del loro illegittimo stanziamento da parte del Consorzio Venezia Nuova”: si parla 110 mila euro al Comitato elettorale del candidato

sindaco e 450 mila ricevuti in con-tanti “di cui 50 mila procurati dal Baita quale amministratore dele-gato della Mantovani che il Sutto (dipendente del Consorzio Vene-zia Nuova, società coinvolta nel-la realizzazione del Mose, ndr) e Mazzacurati (allora presidente di Cvn, ndr) consegnavano perso-nalmente in contanti a Orsoni, in assenza di deliberazione dell’or-gano sociale competente e della regolare iscrizione in bilancio”. Mentre al “doge” berlusconiano Galan, accusato di corruzione,

veniva garantito “uno stipendio di un milione di euro l’anno più altri due milioni una tantum per le au-torizzazioni... 900 mila euro tra il 2007 e il 2008 per il rilascio nell’a-dunanza della commissione di salvaguardia del 20 gennaio 2004 del parere favorevole e vincolante sul progetto definitivo del sistema Mose, 900 mila euro tra 2006 e 2007 per il rilascio (...) del parere favorevole della commissione Via della regione Veneto sui progetti delle scogliere alle bocche di por-to di Malamocco e Chioggia”.

Mezzo milione di euro in tan-genti li ha incassati anche Marco Milanese, ex finanziere, consi-gliere politico di Giulio Tremonti, deputato del Pdl, già indagato dalla procura di Napoli, che nel 2011 ne chiese l’arresto per il suo coinvolgimento nell’inchie-sta P4. Milanese per ora risulta solo indagato in quanto il Gip non ha firmato la richiesta di ar-resto avanzata nei suoi confronti dai Pm, anche se, come si legge nell’ordinanza, Milanese ha rice-

vuto dal presidente del Consorzio Venezia Nuova la somma di 500 mila euro “al fine di influire sulla concessione di finanziamenti del Mose” dirottando buona parte dei lauti stanziamenti del Cipe per le grandi opere verso il Mose. Le dazioni risalirebbero tutte ne-gli anni tra il 2005 e il 2008 e poi ancora nel 2012. Tremonti non ne sapeva nulla?

E intanto è stato chiamato in causa anche Gianni Letta, l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio e consigliere stret-tissimo e fidatissimo di Berlusco-ni, che secondo Baita avrebbe svolto un ruolo di “contatto istitu-zionale” per il Consorzio.

le origini dell’inchiestaL’inchiesta parte circa 3 anni

fa da un filone dell’indagine per mazzette relative ad opere auto-stradali lungo la A4 riguardanti una società presieduta da Lino Brentan. Patteggiata la pena per quella vicenda, Brentan oggi risulta tra gli arrestati ai domici-liari. Da quel filone la Guardia di Finanza, coordinata dalla Procura di Venezia, è giunta ai fondi neri creati da Baita, all’epoca dei fatti ai vertici della Mantovani, la so-cietà leader nella realizzazione del Mose e all’interno del con-cessionario unico Consorzio Ve-nezia Nuova (Cav). Gli inquirenti sono riusciti poi a risalire agli al-lora vertici della Cav, con l’arre-sto (ai domiciliari) del presidente Mazzacurati e di altre persone.

Un esercito di indagatiTutti gli arrestati, devono ri-

spondere, a vario titolo, dei reati di corruzione, finanziamento ille-cito ai partiti, frode fiscale. A loro si aggiunge un “esercito” di circa 100 indagati: funzionari pubblici, addetti alle segreterie dei politi-ci, imprenditori grandi e piccoli, dipendenti di aziende e coop che accedevano alla spartizione degli appalti del Mose accettan-do il gioco dei fondi neri e delle fatture gonfiate, per pagare poli-tici di “centro-destra” e “centro-sinistra”.

Un sistema tangentizio ben collaudato che, secondo i Pm del pool della Dda di Venezia: Stefa-no Ancillotto, Stefano Buccini e Paola Tonini, era governato dal

“grande burattinaio” Mazzacurati coadiuvato da una banda di am-ministratori e funzionari dello Sta-to tutti corrotti a suon di tangenti, regali e favori come ad esempio i 400 mila euro versati in un conto estero ai dirigenti del magistrato delle acque Cuccioletta e Piva per ammorbidire i controlli; più, per quanto riguarda Cuccioletta, 500mila euro di “buonuscita” al momento di passare le consegne alla Piva; e poi ancora l’assunzio-ne della figlia e del fratello in due società controllate dal Consorzio e altre regalie varie quali: voli ae-rei per tutta la famiglia, alloggi di lusso a Venezia, Cortina e altre località per le vacanze.

l’interesse pubblico asservito al crimineUno scandalo nazionale de-

nunciato da anni dalla popola-zione e dalla coraggiosa lotta del movimento No Mose ma reso possibile grazie a una larga in-tesa politico-criminale con com-plicità e coperture ai più alti livelli della pubblica amministrazione e dei massimi organismi di control-lo dello Stato. Ciascuno dei 135 indagati: “per anni e anni - scri-ve il Gip nell’ordinanza di arre-sto - hanno asservito totalmente l’ufficio pubblico che avrebbero dovuto tutelare agli interessi del gruppo economico criminale, lu-crando una serie impressionante di benefici personali di svariato genere”.

A Spaziante, all’epoca a capo delle fiamme gialle dell’Italia cen-trale, per le sue soffiate inerenti il prosieguo delle indagini, sono stati promessi 2,5 milioni di euro da dividere con Milanese, e il fi-nanziere vicentino Roberto Me-neguzzo. Ad un altro indagato eccellente, il magistrato della Corte dei Conti Vittorio Giusep-pone, è stato garantito uno ‘sti-pendio’ annuo di 3-400mila euro, “per compiere atti contrari ai suoi doveri”.

Nelle 711 pagine di ordinanza si sottolinea che solo la “Manto-vani” ha creato fondi neri per 20 milioni di euro. In questa terza fase dell’inchiesta, i magistrati hanno scoperto altri 25 milioni di false fatture. I Pm hanno inviato una parte degli atti dell’inchiesta

anche al Tribunale dei ministri perché valutassero l’incrimina-zione dell’ex ministro Altero Mat-teoli, attuale senatore di FI. Sulla base della deposizione di Maz-zacurati, i magistrati ipotizzano l’“induzione indebita” da parte dell’allora ministro prima dell’Am-biente e poi delle Infrastrutture nei lavori di bonifica a Porto Mar-ghera.

invischiati anche i servizi segreti

Il sistema poteva contare an-che su informazioni riservate re-lative alle indagini in quanto la cupola di Orsoni e Galan aveva messo a libro paga “Un gruppo criminoso che ha abdicato alla propria funzione pubblica, com-pletamente asservito al privato” di cui facevano parte insieme a Spaziante anche un vicequestore della polizia di Stato ed ex ap-partenenti ai servizi segreti che passavano ai boss politici e del Consorzio informazioni inerenti gli sviluppi delle indagini.

Insomma una magiatoia di Stato senza fine: “peggio di una Tangentopoli”, come l’ha definita il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, a cui partecipano sia la destra che la “sinistra” del regime neofascista che confer-ma come da Milano-Expo fino al Mose e a altre decine di inchieste i fondi neri, le tangenti e il finan-ziamento illecito ai partiti: “sono stati utilizzati per campagne elettorali e, in parte, anche per uso personale da parte di alcuni esponenti politici. Hanno ricevuto elargizioni illegali persone di en-trambi gli schieramenti”. Non a caso l’ex comandante della Gdf del Veneto Bruno Buratti ha spie-gato che “il sistema che ha pro-dotto 25 milioni di euro di fondi neri” e di questi si è “accertata la destinazione” risalendo a respon-sabilità soggettive.

le responsabilità del governo

Tutto ciò dimostra che tan-gentopoli non è mai finita e di fronte al dilagare della corruzio-ne il Berlusconi democristiano Renzi si comporta esattamente come i suoi predecessori a Pa-lazzo Chigi cercando di scrollar-si di dosso ogni repsonsabilità sia come segretario del PD che come presidente del Consiglio. Nella primo caso Renzi ha ve-stito i panni del verginello e, facendo finta di cascare dalle nuvole, ha cercato di minimiz-zare il grave coinvolgimento del PD addossando tutte le colpe alla solite “poche mele mar-ce” dichiarando, con un elogio all’ovvietà, che “Se c’è nel PD chi ruba va a casa a calci nel se-dere. Non c’è PD o non PD, ci sono ladri e non ladri. Non esi-ste il giochino noi e loro”. Men-tre in veste di capo del governo ha assicurato i poteri al super commissario anti-corruzione Raffaele Cantone e ha annun-ciato il Daspo per i dirigenti che sbagliano. Ma si è “dimenticato” di sollevare dall’incarico di Capo della struttura tecnica di mis-sione del ministero delle Infra-

Venezia. una manifestazione contro il mose organizzata negli anni scorsi

l’allora segretario del PD Bersani che esalta l’elezione di Orsoni a sindaco di Venezia

SEGUE IN 12ª ➫

12 il bolscevico / gay pride N. 24 - 19 giugno 2014

Ventesimo Roma pride

gRande ManiFestazione peR i diRitti di lgbtQi

In 200mila colorano il centro storico di roma con un combattivo corteo. Fischiato il neopodestà marino“reNzI le tue PrOmeSSe NON CI BAStANO”Dal corrispondente della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di Roma

“Siamo inarrestabili” dichiara il movimento LGBTQI (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, queer e intersessuali) nel do-cumento politico del Gay Pride 2014 a Roma, una manifestazio-ne giunta al suo ventesimo anno, con un bagaglio di elaborazioni, istanze e rivendicazioni, alle quali i LGBTQI chiedono di dare ascol-to e risposte politiche, culturali, istituzionali e mediatiche adegua-te.

il documento politico

Il movimento esprime un si-gnificativo livello politico, matura-to negli ultimi anni come risposta all’attacco ai diritti globali, non solo di LGBTQI, ma di tutti, dai lavoratori, ai pensionati, agli stu-denti, alle donne. Un livello poli-tico ben espresso nella richiesta, avanzata dal documento politico, di interventi politici per garantire i diritti a quanti subiscono gli effetti più duri di emarginazione, discri-minazione e violenza, “come le donne, i migranti, diversamente abili, lavoratori precari e sfrutta-ti, Rom, non credenti, credenti di minoranze religiose, giovani e studenti”.

Contestualmente il movimen-to chiede parità di diritti, il matri-monio civile per le coppie forma-te da persone dello stesso sesso, su un piano di piena uguaglianza formale e sostanziale rispetto alle coppie eterosessuali, l’accesso alle adozioni e la tutela dell’omo-genitorialità, il riconoscimento dei poliamori e delle relazioni aperte, la laicità dello Stato; legittime tu-tele e politiche di intervento con-tro l’omo-lesbo-transfobia e a favore delle persone trans e inter-sessuali che subiscono discrimi-nazioni e abusi; interventi legisla-tivi per il contrasto di ogni forma di pregiudizio legato all’orienta-mento sessuale e all’identità di genere e, soprattutto, la rimozio-ne di tutte le discriminazioni le-gislative; seri programmi di edu-cazione e informazione sessuale e di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili; inve-stimenti e interventi di contrasto dell’emarginazione sociale che colpisce le persone in HIV.

Su queste precise rivendica-zioni il movimento avverte Renzi: “Le tue promesse non ci bastano. Adesso fuori i diritti” è la parola

d’ordine conclusiva dello spot di presentazione del Gay Pride 2014 e la stessa dello striscione di apertura della manifestazione. Il parolaio Renzi viene inchioda-to alla dichiarazioni da lui stesso fatte durante le primarie del PD: “Di questi temi – affermava po-chi mesi fa - si parla sempre in campagna elettorale, poi il gior-no dopo silenzio totale. Io invece mi prendo un impegno chiaro. Se noi vinciamo in cento giorni fac-ciamo le civil partnership (unioni civili)”.

Sono passati ormai più 100 giorni dalla imposizione alle mas-se popolari di questo governo e Renzi continua a tacere sui diritti dei LGBTQI. Figuriamoci se ha rispettato anche uno degli impe-gni presi con il movimento che pure erano parte della campagna elettorale delle primarie del PD: unioni civili, step child adoption (l’adozione del bambino che vive in una coppia dello stesso sesso, ma che è figlio biologico di uno solo dei due), legge contro omo-transfobia e ius soli (diritto di cittadinanza per chiunque nasca sul territorio italiano). Come affer-mato nel medesimo documento politico di indizione del Gay Pri-de 2014 Matteo Renzi, “ha fino-ra deluso le aspettative di una svolta e gli impegni presi, peraltro insufficienti, sono rimasti lettera morta. Infatti, oltre a non avere assegnato un dicastero alle Pari Opportunità, persino le politiche messe in campo nell’ambito della Strategia nazionale contro le di-scriminazioni basate su omofobia e transfobia hanno subito una brusca battuta d’arresto e sono state messe in forse da esponenti di Governo”.

La preoccupazione del mo-vimento è pressante, poiché, si rileva giustamente, il concreto ri-schio che l’inattività del governo acuisca le differenze socio-eco-nomiche che andranno a colpire con maggiore violenza proprio coloro che godono già di mino-ri tutele, diritti e riconoscimenti, col rischio che la crisi economi-ca e occupazionale finisca per penalizzare maggiormente quelle componenti sociali che si trovano già a subire pressioni e difficoltà, “pensiamo in particolare alle per-sone trans, intersessuali e queer, che a causa della loro visibilità e di tutte le difficoltà legate alla incongruenza tra i documenti d’i-dentità e l’aspetto esteriore, trop-po spesso sono messe ai margini della vita sociale e lavorativa”.

la manifestazioneSu questa base comune di

lotta in 200mila sono scesi in una grande manifestazione di piaz-za a Roma il 17 giugno. E’ stata la combattiva conclusione della lunga rassegna del Roma Pri-de, fatta di iniziative e di eventi, giunta quest’anno alla ventesima edizione. Quella romana è stata la prima delle tredici manifestazioni che si terranno in Italia al posto della manifestazione nazionale, in grandi città: Alghero, Bologna, Catania, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Torino e Ve-nezia, il 28 giugno, giornata che celebra il ricordo dei moti di Sto-newall (1969, quando a New York vi furono violenti scontri tra omo-sessuali e polizia) e scelta come data della “giornata mondiale dell’orgoglio LGBTQI” o “Gay pride”. A chiudere Siracusa il 5 luglio e Reggio Calabria il 19 lu-glio. Quest’anno la Sicilia stabilirà il record di tre parate nella stessa regione a mostrare l’apertura e la solida storia di accoglienza delle masse popolari siciliane, contra-riamente alle caricature che ne suole fare l’ideologia dominante borghese.

I 200mila hanno colorato e vi-vacizzato il centro della Capitale, partiti da Piazza della Repubblica intorno alle 17, per raggiungere il Colosseo con una lunga sfilata di 15 carri coloratissimi.

Presenti alla manifestazione anche l’Unione degli Universitari e la Rete degli studenti medi in piazza per sconfiggere il bullismo omofobo dilagante nelle scuole.

All’apertura del corteo ha preso parte anche Ignazio Ma-rino (PD) in qualità di sindaco di Roma, con tanto di fascia tricolo-re. Portandosi dietro uno sciame di fotografi si è messo al centro dello striscione principale con lo slogan della parata. La seconda volta, dopo 20 anni, che un sinda-co di Roma prende parte al Pride.

La messinscena pubblicitaria non ha comunque risparmiato Marino dalla contestazione mos-sa di una parte del corteo che ha rimarcato come da 7 mesi manchi ancora la delibera sulle unioni civili promessa al consiglio comunale, che riconosca a livello anagrafico i matrimoni già stipu-lati all’estero.

Quindi un Pride anche quest’anno largamente di attuali-tà e politicamente vivo, che dopo venti lunghe edizioni ancora spinge sulla rivendicazione degli

stessi diritti civili delle unioni gay in Italia.

Dall’altra parte del Tevere, da Piazza Mazzini a Castel Sant’An-gelo va invece riportato il flop mediatico e politico del “contro-corteo” organizzato dai fascisti di Forza Nuova, la cosiddetta “Mar-cia per la famiglia”, partecipata da appena un centinaio di perso-ne. Da registrare il fermo da parte della Digos di un gruppo di fasci-sti che era pronto a un lancio di volantini omofobi su via Cavour al passaggio del Pride, provocazio-ne comunque sventata.

la posizione del pMliIl PMLI da sempre attento so-

stenitore militante delle battaglie per i diritti civili di tutti sostiene la richiesta di LGBTQI di avere risposte politiche, culturali, istitu-zionali adeguate e maggiori spazi mediatici che trattino con laicità, onestà intellettuale, con obbietti-vi di inclusione le questioni poste dal movimento. Per quanto ri-guarda le iniziative del PMLI, pre-cisiamo che il nostro Partito non fa parte delle istituzioni rappre-sentative borghesi, e quindi può solo sostenere e pubblicizzare, attraverso il proprio Organo, “Il Bolscevico”, il movimento.

È comune la lotta per affos-sare tutte le norme giuridiche e amministrative del regime neo-fascista che discriminano i rap-porti consensuali omosessuali, negandone parità di trattamento in relazione alla sicurezza sociale, all’assicurazione delle malattie, alle prestazioni sociali, al sistema educativo, al diritto professionale, matrimoniale e di successione, al diritto di adozione, alla legisla-zione sui contratti d’affitto e per rivendicare il riconoscimento, da parte delle istituzioni dello Stato e amministrative, delle unioni ci-vili e di fatto, comprese quelle tra omosessuali di ambo i sessi. Alle coppie di fatto vanno garantiti gli stessi diritti ascrivibili alle coppie

“legali”. Tutti i nuclei familiari, co-munque costituiti, devono essere considerati alla pari, con gli stessi diritti e gli stessi trattamenti socia-li, economici e fiscali. Il PMLI chie-de che lo Stato favorisca il cam-biamento di sesso, nelle strutture pubbliche e gratuitamente, e il cambio di identità anagrafica. Alle coppie lesbiche, gay, bisessuali e transessuali va garantito pure il diritto di avvalersi gratuitamen-te in strutture sanitarie pubbliche delle tecniche per la fecondazione assistita e di accedere senza di-scriminazioni all’istituto delle ado-zioni e tutti gli altri diritti in materia sociale, assistenziale, lavorativa, previdenziale e ereditaria. Per questo motivo, occorre cancella-re dai codici penale e civile ogni norma repressiva e discriminato-ria basata espressamente sull’o-rientamento sessuale.

Occorre tenere presente che nonostante la riforma del 1975, il diritto di famiglia in Italia è an-cora un diritto borghese, retrivo e antifemminile, risente fortemente della sua origine nel diritto ca-nonico e della struttura fascista, sostanzialmente immutata, risa-lente al codice Rocco.

Il principio fondante è co-munque quello contenuto nella Costituzione del ’48, nel suo ar-ticolo 29, che sancisce che “La Repubblica riconosce i diritti del-

la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Sulla base di questo articolo lo Stato riconosce unicamente la famiglia tradizionale fondata sul matrimo-nio, esclusivamente eterosessua-le e preferibilmente indissolubile e prolifico. Esso esclude a priori e giuridicamente i diritti di tutti gli altri tipi di famiglia, da quelle di fatto a quelle gay, allargate, ecc. Con ciò vuole perpetuare un modello di famiglia fondata sulla proprietà privata, l’ereditarietà, la gerarchizzazione interna, la su-bordinazione della donna e dei figli al marito e al padre.

Occorre quindi lottare per can-cellare l’articolo 29 della Costitu-zione e rimuovere tutte le norme che di fatto lasciano inalterato il potere maritale, la potestà sui fi-gli, le disuguaglianze fra figli legit-timi e naturali, la discriminazione e la mancanza di diritti per le cop-pie di fatto, etero e omosessuali, il divieto di matrimonio, di ado-zione e di ricorrere alle tecniche di fecondazione artificiale per le coppie gay.

Intanto sosteniamo le pros-sime manifestazioni del 28 giu-gno, del 5 luglio, del 19 luglio e auguriamo in maniera militante il loro pieno successo e il rag-giungimento degli obbiettivi di parità all’inarrestabile movimento LGBTQI.

roma, 7 giugno 2014. un aspetto della manifestazione del roma Pride

Conto corrente postale 85842383 intestato a: PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze

strutture, Ercole Incalza, amico del ministro Lupi che a febbraio scorso lo ha riconfermato per il 12° anno alla guida della cabi-na di regia governativa dove si decidono le gare d’appalto per le grandi opere. Incalza risulta indagato a Firenze per la vicen-da del Tav, che coinvolge anche l’ex presidente dell’Umbria del PD, Rita Lorenzetti e inoltre è stato tirato in ballo nello scan-dalo della cricca degli appalti di Anemone per una vicenda ana-loga all’acquisto di una casa a Roma come quella di Scajola.

Altro che questione morale!La verità è che il vertice del PD

e il suo “nuovo modo di governa-re” è in tutto e per tutto omologa-to al regime neofascista e si basa esclusivamente sul clientelismo, l’affarismo, la corruzione e le tan-genti tipico della vecchia DC e del vecchio PSI, poi trasmigrati nel sistema politico-mafioso ber-lusconiano dopo tangentopoli. Ricordiamo peraltro che il sinda-co Orsoni era stato voluto da tut-te le correnti del PD e sponsoriz-zato dall’allora segretario Bersani e che l’attuale capogruppo dei senatori PD e vice-presidente del PD Luigi Zanda è stato chiamato in causa nell’inchiesta per aver ricoperto ininterrottamente la ca-

rica di presidente del famigerato Consorzio Venezia Nuova dal 1986 al 1995. E poi Renzi non ci venga a raccontare che costoro sono le scorie del vecchio appa-rato ereditato dal PCI revisionista, visto che Luigi Zanda non ricopre solo i massimi vertici del PD di oggi ma è un ex democristiano come lui, ed è nato politicamente come segretario-portavoce del picconatore Cossiga al ministero dell’Interno nel 1976-78.

Nei pochissimi casi in cui il PD risulta che abbia rubato meno degli altri partiti è perché aveva meno potere e di conseguenza meno pretese sul fronte tangen-tizio. Mentre là dove ha le mani in pasta da molto più tempo, come

ad esempio Milano e Venezia, il PD sguazza nella mangiatoia delle tangenti esattamente come tutte le altre cosche parlamentari.

Dopo l’Expo si è ora aggiun-to lo scandalo del Mose, che lo supera per entità e durata delle tangenti e per ampiezza degli in-dagati, che vanno dagli alti papa-veri dei partiti di regime ai vertici delle istituzioni, dagli imprenditori e i più potenti gruppi economici ai magistrati e ai più alti gradi della Guardia di finanza. Non si tratta di isolare poche mele marce perché la corruzione è tutt’uno con le fon-damenta del capitalismo, dei suoi governi, istituzioni e partiti. Non è l’eccezione ma la regola di questo marcio regime naofascista.

➫ DALLA 11ª

N. 24 - 19 giugno 2014 lotta sindacale / il bolscevico 13“No DelocalizzazioNi”, “No gare massimo ribasso”

migliaia di lavoratori dei call center in piazza

Primo sciopero generale dei dipendenti comunali nella storia di roma

i DiPeNDeNti Pubblici iN scioPero ProtestaNo sotto il camPiDoglio

squiNzi: “NoN ci DeluDere”

confindustria sta con renzi La ministra Guidi: “Basta alla criminalizzazione del profitto”

Il “mandato popolare dato al principale partito di governo e al suo leader Matteo Renzi, testi-monia la voglia di cambiamento che c’è nel paese. Questa voglia attende fatti che diano sostanza alle riforme e alla crescita”. Con queste parole il presidente degli industriali, Giorgio Squinzi, ha dato il suo pieno appoggio al Ber-lusconi democristiano Renzi dal palco dell’assemblea annuale di Confindustria tenutasi alla fine di maggio. Sembra di essere torna-ti ai tempi del grande feeling tra Berlusconi e i rappresentanti dei padroni come Abete e D’Amato, dove l’identità di vedute e d’inte-ressi veniva espressa in maniera palese e senza freni.

Qualche osservatore e mass-media ha invece sottolineato l’assenza di Renzi all’assise di Confindustria, così come fu dal congresso Cgil, come un segnale

di equidistanza del capo del go-verno da sindacati e industriali, questo invece è il segno del deci-sionismo e del piglio ducesco di Renzi. Poi l’ex sindaco di Firen-ze, pur incassando il pieno appog-gio di Squinzi, è molto furbo e da buona lenza democristiana sta at-tento a non andare tra i padroni a raccogliere ovazioni e applau-si che potrebbero appiccicargli addosso il ruolo di servo dei pa-droni, come in effetti è. Lui vuo-le interpretare il ruolo di chi fa gli interessi del Paese e di tutti gli italiani, cosa peraltro impossibile nel capitalismo.

Chiunque non abbia una ben-da sugli occhi può vedere come la Confindustria stia con Renzi e lo abbia scelto come cavallo su cui puntare per rappresentare i propri interessi. Squinzi porta sul carro del vincitore l’organizzazione pa-dronale, applaude Renzi ma non

rinuncia a dettare le sue condizio-ni e la strada che secondo i padro-ni deve seguire il governo: “agire con determinazione, con il vento della legittimazione popolare alle spalle. Il voto dà forza politica alle riforme che si sono annuncia-te in questi primi mesi. La legge elettorale e la revisione della Co-stituzione e del titolo V devono diventare realtà, con un robusto ridimensionamento e ammoder-namento della macchina pubbli-ca”.

Per Squinzi, occorre “agire sul progressivo ridimensionamento della spesa corrente, tagliando gli incentivi improduttivi, riducendo il perimetro pubblico e avviando una radicale messa in efficien-za della pubblica amministrazio-ne, riportando la pressione fisca-le a livelli accettabili”. Insomma, Confindustria detta l’agenda di governo, nonostante lo neghi con

tutte le sue forze, parlando solo di “consigli”. Di fronte a una crisi che ha portato la disoccupazione a sfondare quota 13% e dove solo nel manufatturiero in poco più di 10 anni si sono persi oltre un mi-lione e 200 mila posti di lavoro si propone il presidenzialismo a li-vello politico mentre sul fronte economico si chiede minor inter-vento del pubblico, sgravi alle im-prese e ulteriore flessibilità al mer-cato del lavoro, e perfino che la magistratura (vedi Ilva) non inter-ferisca, altrimenti si nega la liber-tà (leggi impunità) dell’impresa. “Libertà d’impresa, di Fabbrica e di Profitto” e di licenziamento aggiungiamo noi, è lo slogan co-niato da Confindustria.

Infine l’ennesimo richiamo ai sindacati ad abbandonare le vec-chie liturgie e contrapposizioni. La solita solfa ribadita più volte anche da Renzi e dal riinnegato

Napolitano che tradotto in parole povere vuol dire pretendere che ci sia la totale subordinazione dei la-voratori ai padroni, con i sindaca-ti a svolgere solo il ruolo d’imbo-nitori, ruolo oltretutto già svolto dalla maggior parte di loro. Ver-so il capo del governo solo elogi, l’unico richiamo a Renzi è quello a fare presto, insomma i padroni sono tutti con lui ma, dice Squin-zi, “non ci deludere”.

Dalla parte del governo tro-va piena sintonia. L’intervento del ministro dello Sviluppo Eco-nomico, Fiorenza Guidi, è uno sperticato elogio verso i capitali-sti italiani. Del resto essa stessa è un’imprenditrice ed è stata presi-dente dei Giovani Industriali e vi-cepresidente di Confindustria ma per lei non vale il conflitto d’in-teressi. “Dobbiamo dire basta alla dilagante cultura anti-imprendito-riale. Basta alla criminalizzazione

del profitto. Solo un imprenditore che fa profitti può investire, cre-scere e dare occupazione”, que-sti sono solo alcuni ma eloquenti passi del suo discorso. Per la Gui-di la colpa della crisi è di quelli che criticano i “poveri” imprendi-tori nostrani (per lei invece i veri salvatori della patria), è colpa dei lavoratori che vogliono difendere i loro diritti e dei sindacati anzi-ché della crisi globale del sistema capiltalistico.

Noi marxisti-leninisti non ave-vamo bisogno di questa prova per inquadrare il governo del Berlu-sconi democristiano Renzi come nemico dei lavoratori. Purtroppo Cgil, Cisl e Uil hanno invece un atteggiamento più che conniven-te. Confidiamo che la maggioran-za dei lavoratori e delle masse po-polari si renda conto che questo governo deve essere spazzato via al più presto.

Dal corrispondente �della Cellula “Rivoluzione d’Ottobre” di RomaVenerdì 6 giugno è la data del

primo sciopero generale dei di-pendenti comunali nella storia di Roma, indetto da Cgil, Cisl e Uil. La partecipazione ha riguardato 80% dei 25 mila lavoratori di di-versi settori: vigili urbani, maestre d’asilo e impiegati a tutti i livelli.

Lo sciopero ha perciò provo-cato alcuni disagi sul traffico, per l’assenza di vigili sulle strade e in-croci principali della Capitale, di-sagi alle famiglie che non hanno potuto lasciare i figli negli asili pubblici rimasti chiusi e disagi per l’impossibilità di svolgere attivi-tà di natura burocratica e ammini-

strativa, perché praticamente sono rimasti chiusi tutti gli uffici di cir-coscrizione dei vari municipi.

Circa 10 mila lavoratori si sono incontrati in Piazza Bocca della Verità per raggiungere il Campi-doglio. Un corteo breve ma inten-so, caratterizzato dall’apparizione quasi macchiettistica di Marino che in bicicletta accoglieva i suoi dipendenti in corteo che hanno ri-sposto con slogan e insulti contro il sindaco, colpevole di aver tan-to sperato di scongiurare lo scio-pero con una lettera che cercava di alleggerire i toni e tranquillizzare tutti, attaccando persino l’utilità stessa della manifestazione.

Alla base della protesta c’è la difesa del salario accessorio dei

dipendenti comunali. Il salario accessorio è quella parte di sala-rio che concerne le attività straor-

dinarie e di merito che però, con il blocco dei contratti pubblici, è diventato quel quid che ha garan-

tito fino ad oggi un reddito quasi dignitoso ai lavoratori del comu-ne di Roma.

Marino, secondo quanto previ-sto dal patto di stabilità, ha aperto un tavolo con ultimatum 31 luglio per risolvere la questione del sa-lario accessorio per legarlo a voci strettamente produttive: mansio-ni supplementari, flessibilità degli orari di lavoro e reperibilità.

Il dramma del salario accesso-rio è che in una fase di tagli come questa in corso, dettata dal gover-no Renzi, si è rivelata un boome-rang perché non dà nessun diritto ai lavoratori. Infatti c’è una par-te di lavoratori, quasi dimenticati dalla stampa, che sono quelli della Multiservizi, 51% AMA, che po-trebbero ritrovarsi dall’autunno prossimo con un contratto di 450 euro mensili, superprecario, di 15

ore settimanali per 10 mesi. Con il salario accessorio avrebbero ga-rantito, con straordinari veri, uno stipendio di 800 euro mensili.

È un errore grave proteggere il solo salario accessorio. I sinda-cati e soprattutto la CGIL avreb-bero dovuto adoperare parole d’ordine per nuovi diritti dei la-voratori e non proteggere questo ricatto che non cambia nulla sul piano delle rivendicazioni sinda-cali; anzi, potrebbe solo portare a nuove forme di sfruttamento e a futuri tagli.

Il nostro auspicio è che la ver-tenza si tramuti in una richiesta di un contratto nuovo, più solido e che dia maggiori diritti ai lavora-tori, partendo dai contratti precari e meno retribuiti. Pronti a scende-re di nuovo in piazza se non si rag-giungerà l’accordo.

Contestato Marino

tra i più combattivi i siciliani e i calabresi

Il 4 giugno scorso si è svolto a Roma un importante e combattivo corteo che ha visto sfilare miglia-ia di lavoratori denominato ‘No delocalizzazioni day’, manifesta-zione nazionale dei dipendenti dei Call Center, un settore dove re-gnano supersfruttamento e preca-rietà, nonostante un giro di affari di 1,3 miliardi di euro per le im-prese e dove i lavoratori vengono messi con le spalle al muro, con il rischio concreto di delocalizzazio-ni e la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro in tutta Italia, e soprattutto nel meridione.

I lavoratori accusano soprat-tutto le delocalizzazioni verso Pa-

esi come l’Albania, la Romania e la Tunisia, e insieme le gare al ri-basso, perché in entrambi i casi le aziende ci guadagnano: con le de-localizzazioni effettive le azien-de trasferiscono i loro impian-ti all’estero lucrando su salari da fame in quei Paesi, e anche la sola minaccia di delocalizzare - anche se concretamente non viene attua-ta - porta a strappare ai lavorato-ri che operano in Italia condizio-ni salariali sempre più bestiali per i lavoratori, e lo stesso vantaggio le aziende conseguono con le gare al massimo ribasso, come quella bandita dal Comune di Milano lo scorso febbraio, che solo le azien-

de che dispongono di manodopera albanese, romena e tunisina pos-sono vincere.

Vi è poi un problema che ac-comuna questi lavoratori a tanti altri dipendenti di aziende di ser-vizi, ovvero quello della esterna-lizzazione, per cui enti pubblici e grandi società con il passare del tempo hanno deciso di non gesti-re in proprio le attività telefoniche di relazione con il pubblico, ma di affidarle a terzi, ad aziende ester-ne, con il risultato anche in questo caso di far diminuire drasticamen-te i costi e quindi i diritti e la paga dei lavoratori.

Il settore si è sin dagli inizi con-

traddistinto per una crescita sel-vaggia e priva di regole certe, tan-to che vi proliferano praticamente tutti i tipi di contratti che rendo-no questo lavoro tra i più precari e privi di tutele normative e sin-dacali, e spesso le aziende nasco-no e muoiono nell’arco di appena tre anni, giusto il tempo per bene-ficiare degli sgravi fiscali previsti della legge n. 407/1990, per poi chiudere e riaprire altrove con per-sonale nuovo che subirà la stessa sorte tre anni dopo.

Hanno già portato all’estero una notevole parte della loro atti-vità Sky, Fastweb, Vodafone, Al-maviva, il gruppo Abramo, soprat-

tutto in Albania dove ci sono ben 60 aziende presenti tra Durazzo, Valona e Tirana.

Tra i più combattivi alla mani-festazione si sono distinti i lavo-

ratori siciliani e calabresi, perché in quelle regioni la chiusura di un Call Center significa quasi sempre perdere l’unica possibilità di lavo-ro rimasta sul territorio.

roma, 6 giugno 2014. La manifestazione dei dipendenti comunali al Campido-glio

roma, 4 giugno 2014. Un aspetto della combattiva manifestazione dei lavoratori dei call center

14 il bolscevico / PMLI N. 24 - 19 giugno 2014

Risoluzione dell’Organizzazione di Rufina sul Rapporto di Scuderi al CC del PMLI

Bisogna fare e ottenere di più sul radicamenteo ed essere i migliori militanti in tutto

Innanzitutto esprimiamo dolore per le sorti della principale attività di finanziamento del Partito; la pe-sante situazione delle nostre casse ci è da tempo fin troppo chiara e la conferma definitiva è stata l’aver fatto a meno della stampa cartacea del giornale che per noi non rap-presentava solo una questione di studio ma un vero e proprio stru-mento che ci accompagnava fra le masse e nelle bacheche delle fab-briche.

Siamo però d’accordo col Se-gretario generale del Partito quan-do afferma che “la mancanza de Il Bolscevico cartaceo non è deter-minante per il successo del nostro lavoro politico e organizzativo. Il fattore determinante per la vita e lo sviluppo del Partito è l’applicazio-ne, con determinazione, perseve-ranza ed intelligenza tattica, della linea del Partito negli ambienti di lavoro, di studio e di vita”.

Le contraddizioni nel Partito

In tutta franchezza pensiamo che il Partito abbia svolto il pro-prio compito a pieno. Se la volon-tà delle parti in una contraddizione è risolverla e tornare ad una unità ancora più forte, i ravvedimenti di chi è in errore vi saranno; nei casi declamati invece pare che sia man-cata totalmente la volontà di risol-vere tali contraddizioni. Non accet-

tare la critica, collocarsi all’esterno del Partito ma nella pratica sparire completamente o tuffarsi immedia-tamente in altri partiti, sono atteg-giamenti che confermano quanto sopra detto. Una sintesi ottimale è da ricercarsi nella parola d’ordine “Unità-critica-unità” che, fra l’al-tro, vale anche per il lavoro negli organismi di massa, ovviamente su basi e con obiettivi differenti ri-spetto a quelli che ci riguardano in-ternamente al Partito, poiché que-sto metodo è inequivocabilmente giusto, leale, sincero e proficuo se l’intento di tutti è lavorare nell’in-teresse dell’intento comune.

Anche l’aver respinto i tentativi di infiltrazione è segno di forza del gruppo dirigente del Partito anche perché quando persone spingono per prendere contatti fino ad entra-re tra le nostre file, il “grande” bi-sogno di forze che abbiamo potreb-be avere la meglio sulla vigilanza ferrea del Partito. Per non cadere in questo errore, dobbiamo aver bene a mente che il nostro non è un Par-tito di massa, bensì d’avanguardia, e per questo occorre tenere sempre altissima la vigilanza rivoluziona-ria, pena la sua dissoluzione.

Le vittorie del PartitoCi troviamo perfettamente in

linea con il Segretario nel ringra-ziare la Commissione giovani cen-trale ed in particolare il compagno

Picerni per il lavoro svolto del qua-le adesso può beneficiare l’inte-ro Partito. Abbiamo analizzato la questione giovanile nel nostro ter-ritorio (Valdisieve) nella scorsa re-lazione specifica e non ci soffer-miamo di nuovo. La speranza è di poter al più presto avere a che fare direttamente con essa poiché sa-rebbe un segnale tangibile di svi-luppo del Partito nella nostra zona. Abbiamo avuto anche modo di se-guire da vicino lo scorso congres-so della CGIL poiché è stato uno dei fronti approfonditi col compa-gno M. che cogliamo l’occasio-ne per ringraziare per la sua atti-vità svolta all’interno della CGIL Scuola. A tal fine sono stati molto importanti i documenti e le anali-si che abbiamo letto e studiato sul giornale; ci auguriamo fortemente che la Commissione massa centra-le faccia chiarezza sui punti citati da Scuderi quali la rappresentanza, il reddito di cittadinanza, il reddi-to minimo garantito e via di segui-to poiché sono d’enorme attualità, nonché elementi chiave della no-stra proposta sindacale.

Ovviamente esprimiamo plauso per l’enorme sforzo organizzativo che il Partito ha dovuto compiere per la nuova Sede e tutto ciò che ha comportato.

I tre problemi apertiNon entriamo in ulteriore meri-

to per i primi due visto che sul pri-mo (finanziamento) la situazione è fin troppo chiara così com’è chia-ro a livello di base ciò che occorre fare per migliorare la situazione, e sul secondo non possiamo fare al-tro che esprimere i ringraziamenti per l’attività che il Centro sta fa-cendo. Siamo certi che a questo punto vi sarà trovata adeguata so-luzione.

Relativamente invece alla que-stione del radicamento locale, esprimiamo gioia per l’essere stati citati ad esempio come istanza dal Segretario generale. Siamo però convinti che potranno essere sì ap-prezzabili la nostra perseveranza e il nostro impegno, ma è altrettan-to vero che si deve fare e ottene-re di più, in particolare in un ter-ritorio come il nostro nel quale se da un lato l’elettoralismo la fa da padrone, dall’altro siamo presenti sempre ed ogni volta che vi sia una seppur piccola possibilità di fronte unito e d’azione.

Prendiamo spunto dagli invi-ti che il Segretario rivolge ai diri-genti nazionali del PMLI dicendo che essi devono essere i migliori

militanti in tutto, estendendo an-che a noi stessi, semplici e modesti militanti di base, questo invito con lo stimolo di lavorare e di studia-re fino a cambiare definitivamente la propria concezione del mondo in chiave marxista-leninista.

Ogni militante del PMLI deve essere il “miglior militante” del PMLI e ciò lo si fa innanzitutto provando a diventarlo con “anima” e con tutto il cuore.

Elezioni europee e amministrative

Come avete potuto vedere da-gli articoli e dall’analisi di voto, in Valdisieve in collaborazione con i compagni mugellani, si è fatto quanto abbiamo potuto. Tre banchini (Pontassieve, Borgo e Ru-fina) e numerose diffusioni “velo-ci” hanno rappresentato la nostra proposta alla popolazione.

Sicuramente il non poter affig-gere manifesti negli spazi dell’in-diretta è stata per noi, che eravamo sempre i primi, una grave perdita. Tantissimi si sono chiesti il perché e molti lo hanno anche chiesto di-rettamente a noi; abbiamo rispo-sto e abbiamo cercato invano di far pubblicare il comunicato stampa fatto dal Centro sull’argomento ai media locali.

Ci auguriamo alle prossime elezioni, con l’obiettivo di coin-volgere i numerosi contatti che ci provengono dai rapporti di massa (moltissimi dei quali ancora forte-mente legati al voto di lista e alla “rappresentanza”), di poter orga-nizzare un dibattito elettorale per parlare dell’astensionismo e della nostra proposta politica delle As-semblee popolari e dei Comitati popolari.

Pensiamo che riuscire a mette-re in piedi una iniziativa che possa avere un discreto successo, sareb-be molto importante per il nostro radicamento sul territorio. C’è an-che da considerare che non sappia-mo quando vi saranno le prossime politiche e che le contraddizioni di classe mosse dal Berlusconi demo-cristiano Renzi sono destinate ine-vitabilmente ad aumentare. È giusto pertanto individuare il socialismo come elemento centrale, come pas-saggio determinante “affinchè tutto cambi ideologicamente”.

Allo stesso modo il fallimento della lista a sinistra del PD a Pon-tassieve, la scomparsa del PRC sul resto del territorio (tranne a Pelago dove il segretario del circolo loca-le Fallani ha appoggiato il sindaco PD Zucchini “meritandosi” un po-sto da assessore) e le pesanti per-dite del Movimento 5 Stelle, fanno pensare ad opportunità che vanno colte e indirizzate sul terreno a noi congeniale della coscienza e della lotta di classe.

Relativamente alle europee è giusto indicare l’uscita dalla Ue imperialista e non semplicemente la moneta unica quale battaglia da perseguire.

È quello il vincolo associativo

che impedisce l’indipendenza na-zionale, almeno in riferimento alla Ue. Oggi la popolazione individua nella sovrastruttura europea ed in particolare nelle direttive di Bru-xelles, gran parte delle responsabi-lità dei tagli allo “Stato sociale” e di tutto ciò che ne consegue in ter-mini di costi, di disoccupazione e di tutti gli altri mali che affliggo-no la nostra popolazione. Alla fine si finisce per pensare che il nostro governo possa fare poco o nien-te e che non c’è più via di uscita in un percorso così stretto quanto già programmato; da lì il pessimi-smo e l’arrendevolezza che si stan-no diffondendo a macchia d’olio. L’uscire dalla Ue creerebbe effetti-vamente, come suggerisce il nostro Segretario, “migliori condizioni per lo sviluppo della lotta di classe

contro il capitalismo e per il socia-lismo” e farebbe tornare il nostro governo al centro della critica.

Con l’occasione ringraziamo il CC del PMLI ed in particolare il compagno Scuderi per il lavoro che svolgono quotidianamente.

Lunga vita al PMLI!L’Organizzazione di Rufina

(Firenze) del PMLI

Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXVIII - N. 15 - 17 aprile 2014

Rapporto di Giovanni Scuderi alla 4ª Sessione plenaria del 5° Comitato centrale del PMLI

Comunicato della 4ª Sessione plenaria allargata

del 5° Comitato centrale del PMLIFirenze, 5 aprile 2014. Il compagno Giovanni Scuderi, Segretario ge-nerale del PMLI, tiene il Rapporto alla 4ª Sessione plenaria allargata del 5° Comitato centrale del Partito

VOLANTINAGGI CONTROIL GOVERNO RENZI E CONTRO

IL PRECARIATO ALLA WHIRLPOOL (VA) E A BORGO S. LORENZO (FI)

CON LA BENEDIZIONE DI NAPOLITANO E ATTUANDO IL PATTO COL NEODUCE BERLUSCONI

Renzi abolisce il Senato. Golpe piduistaIl Berlusconi democristiano tira dritto sulle “riforme” infi schiandosene delle accuse di autoritarismo e delle minacce di farlo cadere in parlamento

Il Documento del PMLI sul precariatoè una spada rossa con cui

colpire la borghesia e il capitalismoPer abolire il precariato occorre abolire il capitalismo

IL PROLETARIATO DEVE CONQUISTARE IL POTERE POLITICO SENZA IL QUALE NON CONTA NULLAdi Marco - Biella

PAGG. 2-5

PAGG. 6-7

PAG. 7

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PAG. 7

LA SITUAZIONE DEL PARTITOE LE ELEZIONI EUROPEE EAMMINISTRATIVE

LA SITUAZIONE DEL PARTITOE LE ELEZIONI EUROPEE EAMMINISTRATIVE

Comunicato stampa del Comitato provinciale di Firenze del PMLI

COndannIaMO L’ORdIgnO COntRO

La SEdE Pd dI FIREnzEI marxisti-leninisti fiorentini

condannano ed esprimono forte preoccupazione per l’ordigno esploso fuori dalla sede cittadi-na del PD in via Forlanini lunedì notte. Esprimiamo la nostra soli-darietà al PD in quanto bersaglio di un atto di stampo terroristico.

Un attentato oscuro che è sta-to collegato dai quotidiani vici-ni a quel partito alle denunce del movimento NoTav, e sfruttato per alimentare la campagna mediati-ca volta a dipingere a fosche tinte e criminalizzare il giusto e cor-aggioso movimento nato in Val-

susa, un movimento di massa che vede protagonista l’intera popo-lazione.

Non si deve confondere le giuste e necessarie lotte di massa per la difesa dei diritti e dei terri-tori con il terrorismo che, come ci ha dimostrato anche la storia del nostro Paese, è funzionale agli interessi della classe dominante borghese.

Il Comitato provinciale di Firenze

del Partito marxista-leninista italiano

Firenze, 11 giugno 2014

aFFISSO “IL BOLSCEvICO” COL nECROOgIO Su zunICa

Le bacheche del PMLI a villa Rosa e alba adriatica (teramo)

Le bacheche de “Il Bolscevico” a Villarosa e Alba Adriatica (Te-ramo) con il giornale che riporta la notizia della scomparsa del compagno Salvatore Zunica, pioniere del PMLI Abruzzo

Villarosa

AlbaAdriatica

un accendino “marxista-leninista”Il compagno simpatizzante atti-

vo del PMLI Mario Corsetti di Cas-sino (Frosinone) ha preso l’iniziativa di attaccare sul suo accendino model-lo zippo da un lato la spilla realizzata dal nostro Partito per il 60° Anniversa-rio della scomparsa di Stalin (5 Marzo 2013), dall’altro la spilla col simbolo del PMLI.

Mi rispecchio in tutto e per tutto nelle

vostre paroleCiao compagniChi vi scrive è un giovanissimo

lettore de “Il Bolscevico” e sosteni-tore del PMLI. Complimenti vivis-simi per il lavoro che fate. C’è bi-sogno di un Partito come il vostro di questi tempi.

Ho appena finito di leggere l’ul-timo numero de “Il Bolscevico”. Come al solito mi rispecchio in tut-to e per tutto nelle vostre parole.

Vorrei cominciare a studiare il marxismo-leninismo. Da dove mi consigliate di partire?

Saluti a pugno chiuso.Giuseppe, dalla Sicilia

___________Comincia dal “Manifesto del Par-tito comunista” di Marx e Engels.

totalmente d’accordo con voi sull’analisi

dei risultati elettoraliCare compagne e cari compagni

del PMLI,grazie per avermi inviato l’ar-

ticolo sulle elezioni amministra-tive parziali, il cui testo mi trova totalmente d’accordo. E, secondo me, degna di ulteriore nota posi-tiva la parte riguardante la valen-za dell’astensionismo come vero e proprio voto.

Infatti, ma non è un caso, è la risposta che spesso ho dato a chi mi rimproverava per la mia posi-zione astensionista dicendomi che “c’è chi è morto per darci la libertà di votare!”. Bene, dico io, ma chi

è morto per liberarci dal fascismo (intendendo i Partigiani) sicura-mente avrebbe voluto darci anche una società diversa da questa!

Sperando di aver esternato in modo comprensibile il mio pensie-ro, colgo l’occasione per inviarvi sinceri saluti rossi.

Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

Andrea, operaio del Mugello (Firenze)

Conquistare gli astenuti per istruirli

alla lotta senza quartiere

Carissimi compagni,I risultati elettorali me li aspet-

tavo onestamente, l’astensione or-mai domina ovunque, la gente è stanca, i politici promettono ma non mantengono, la corruzione va al galoppo. Da qui si deve lavora-re a mio parere per conquistare gli astenuti o meglio per istruirli alla lotta senza quartiere a quello che ormai è un capitalismo morente di un sistema corrotto.

Un abbraccio.Saluti marxisti-leninisti

Conce-Firenze

Riflessioni sull’astensionismo

a CataniaIl sindaco di Catania, Enzo Bian-

co si è dichiarato più che soddisfat-to del voto, nonostante che più del 60% degli aventi diritto abbia dele-gittimato l’Europa imperialista.

In effetti a Catania la sconfitta è ancora più cocente perché 5.092 elettori, equivalenti al 4,95% dei votanti, ha annullato il proprio voto che, sommato alla diserzione delle urne, arriva al 65,14%; men-tre nei 52 comuni della provincia il 55,65% di diserzione si somma al 6,92% di voti nulli, pervenendo ad una percentuale del 62,57%.

Fraterni e militanti saluti marxi-sti-leninisti.

Giuseppe Sparatore, simpa-tizzante della Cellula “Stalin” della provincia di Catania del PMLI

N. 24 - 19 giugno 2014 esteri / il bolscevico 15Bellicoso e tronfio discorso ai cadetti di West Point

obama: “siamo i leader del mondo” “Interverremo militarmente se gli interessi Usa vengono colpiti direttamente”

Il discorso di Barack Oba-ma del 27 maggio all’Accademia militare degli Stati Uniti di West Point, nello Stato di New York, se-condo la Casa Bianca era il primo di una serie di interventi pubblici nei quali il presidente avrebbe il-lustrato la politica estera degli Usa negli ultimi due anni del suo se-condo mandato. Secondo il Wall Street Journal era il primo di “una campagna chiarificatrice” per contestare le posizioni della destra americana che descrive la sua po-litica estera come “timida” e ca-pace di “diluire l’influenza ameri-cana nel mondo”. Ma più che agli avversari interni Obama ha pensa-to di lanciare un messaggio chia-ro alle potenze imperialiste rivali, con un bellicoso e tronfio discor-so che ha al suo centro la riaffer-mazione del principio che l’im-perialismo americano è il “leader del mondo”, quantunque azzoppa-to sul piano economico e in via di cedere il primato di prima potenza economica mondiale alla Cina. E che è pronto a far valere la sua le-adership dall’alto della sua poten-za militare, ancora di gran lunga la prima nel mondo, con l’afferma-zione che “interverremo militar-mente se gli interessi Usa vengo-no colpiti direttamente”.

Il punto di partenza del di-scorso di Obama è che l’Ameri-ca è e rimane “indispensabile”, sarà sempre la “nazione leader del mondo”, perché “se non lo gui-diamo noi nessuno lo farà”. Anzi,

ha chiosato, “l’America raramen-te è stata così forte rispetto al re-sto del mondo. E quelli che par-lano di declino e di mancanza di leadership travisano la storia e fanno solamente un gioco di par-te”. Il concetto è che “noi siamo i più forti”. Accade sempre così alle potenze imperialiste egemo-ni ma in declino: quanto più si ve-dono minacciate e superate dalle nuove potenze imperialiste emer-genti, tanto più digrignano i denti e gridano forte la loro indiscussa ma vacillante superiorità militare. Ed è così che aumentano i perico-li di guerra imperialista, quando la nuova spartizione del mondo può essere regolata solo sul piano mi-litare

“Gli Stati Uniti devono con-tinuare a rimanere al vertice del palcoscenico globale”, ha indica-to ai giovani cadetti di West Point, a una platea che quando entrerà in azione non agirà certo sul palco-scenico mondiale con opere filan-tropiche, e quindi per camuffare l’anima bellicista ha sottolinea-to che “l’azione militare non può essere sempre l’unica – e in molti casi nemmeno la principale – tra le componenti della nostra leader-ship globale. Solo perché abbia-mo il martello più pesante, non si-gnifica che ogni problema sia un chiodo”. Una metafora, quella del martello, che esalta la forza milita-re degli Usa e comunque la man-tiene sempre come parte attiva della politica estera imperialista

americana, una componente per mantenere la leadership mondia-le. Un bel discorso da Nobel per la pace!.

Da buon imbonitore e imbro-glione politico Obama cita di-chiarazioni del tipo “la guerra è la follia più tragica e stupida dell’u-manità” ma solo quale premessa per affermare che l’uso della for-za sia limitato a affrontare minac-ce contro “interessi fondamenta-li”. Quindi, continueremo a usare la forza quando “i nostri cittadini sono minacciati, quando sono in gioco i mezzi di sussistenza, quan-

do è in pericolo la sicurezza dei nostri alleati”, ha spiegato. La ca-sistica che giustificherebbe l’uso della forza secondo Obama è tal-mente aleatoria che detta in altre parole diventa, quando lo decidia-mo noi.

D’altra parte in un altro passag-gio del suo discorso è ancora più chiaro: “gli Stati Uniti useranno la forza militare, anche unilateral-mente, se necessario. E non chie-deranno mai il permesso a nessu-no se i suoi interessi saranno in pericolo e i suoi cittadini minac-ciati”. Questo passaggio si trova

nella parte dedicata alla “lotta al terrorismo” ma ha una valenza ge-nerale.

Da quello stesso palco, nel giugno 2002, il suo predecesso-re guerrafondaio Bush sostenne la necessità di azioni militari pre-ventive nella “nostra guerra al ter-rorismo che è appena iniziata”. “Il terrorismo resta la più grande mi-naccia per l’America”, ha ripetu-to Obama, specificando che però non può essere combattuto con “una strategia che prevede l’in-vasione di ogni paese che dà asi-lo ai terroristi, sarebbe ingenuo e

insostenibile”, soprattutto insoste-nibile economicamente e quindi è meglio usare le risorse per “finan-ziare missioni antiterrorismo mi-rate, piuttosto che per intraprende-re nuove guerre”.

Nei programmi della Casa Bianca ci sarebbe l’investimento di 5 miliardi di dollari per “svol-gere diverse missioni”, dalla for-mazione delle forze di sicurezza che in Yemen combattono al Qai-da, al supporto a una forza multi-nazionale per mantenere la pace in Somalia, dal pattugliamento del-le acque della Libia, alla collabo-razione con le operazioni militari francesi in Mali, al finanziamento delle formazioni che combattono in Siria contro il regime di Assad.

Quanto le parole del “pacifi-sta” Obama siano lontane dalla re-altà lo conferma tra le altre la sua posizione sulla chiusura del lager di Guantanamo, la prigione per “terroristi” voluta da Bush fuori da ogni legalità nazionale e inter-nazionale. “Continuerò a spingere per la chiusura di Gitmo, perché credo profondamente nell’ecce-zionalità americana e i nostri va-lori non consentono la detenzione a tempo indeterminato di perso-ne fuori dalle nostre frontiere”, ha detto a West Point. La chiusura di Guantanamo l’aveva già promes-sa nella campagna elettorale che lo aveva portato al primo mandato presidenziale nel novembre 2008 e il lager è ancora aperto.

alla faccia della “democratizzazione della rete”

internet veloce solo Per i ricchi Sarà riservata alle multinazionali imperialiste

La Federal communications Commission (Fcc), l’agenzia fe-derale che regola le comunicazio-ni negli Stati Uniti, ha annunciato agli inizi di maggio l’apertura di un periodo di commenti della du-rata di 4 mesi sul progetto di legge che modifica l’utilizzo della rete Internet in un sistema a due velo-cità, permettendo ai grandi gruppi

che gestiscono le telecomunica-zioni di offrire ai loro clienti la possibilità di avere una banda più larga e la priorità sulla rete attra-verso il pagamento di un abbona-mento più costoso. Nel corso dei 4 masi l’Fcc valuterà le proposte e i suggerimenti prima del varo del-la legge. Il risultato sarà una Rete da cui transitano l’informazione,

la comunicazione e tanti servi-zi importanti con qualità diverse; una Rete a due velocità, con quel-la veloce solo per ricchi. Alla fac-cia della “democratizzazione del-la Rete”.

La questione sottoposta alla Fcc era nata dalle pretese dei gi-ganti delle telecomunicazioni, del tipo Comcast, Verizon, AT&T

e TimeWarner che quasi sem-pre sono anche i gestori della tv via cavo e degli accessi Internet, avanzate da anni alle authority Usa per avere il diritto a far pa-gare di più i cosiddetti maxiutenti, gli altrettanto giganti Google, con la sua filiale YouTube, il numero uno dei servizi di videostreaming Netflix, la Walt Disney, Microsoft

con Skype, Apple con iTunes che controllano e quindi determina-no la distribuzione dei contenuti dell’informazione, della comuni-cazione, spettacolo e musica.

Le multinazionali delle te-lecomunicazioni sosteneva-no che se gli utenti “occupano” una parte consistente della ban-da larga che deve smaltire ad alta velocità un grosso volume di traffico dovrebbero pagare di più. Una richiesta che è sta-ta ritenuta valida in due senten-ze di tribunali federali americani e recepita dal vertice della Fcc che ha deciso di definire nuove regole. Che saranno valide non solo per gli Usa ma per tutti gli utenti della Rete.

La posta in gioco non è soltan-to una redistribuzione di guadagni fra le multinazionali del settore. Diverse organizzazioni americane di difesa dei consumatori hanno contestato la decisione della Fcc e denunciato che si realizzerebbe una “discriminazione commer-ciale” a favore dei soggetti più forti. Le multinazionali imperia-liste avranno Internet veloce, pa-gata comunque dagli utenti della Rete sui quali scaricheranno il so-vrapprezzo.

Ne usciranno penalizzati an-che i piccoli operatori, singoli o aziende locali e nuove, che non potendosi permettere di viaggiare sulla più cara corsia veloce saran-no confinati su quella lenta.

nel mondo il 71% delle lavoratrici non hanno tutela di maternità

Nel mondo ci sono 830 milio-ni di donne, 71,6% delle lavoratri-ci, che non hanno una tutela della maternità o l’hanno in modo insuf-ficiente. La maggior parte di loro, l’80% delle donne non tutelate, si trova in Africa o in Asia dove “il lavoro nero è predominante e i tassi di mortalità materna e in-fantile sono ancora molto elevati”. Lo ha rivelato il recente rapporto dell’Organizzazione internaziona-le del lavoro (Ilo) intitolato Mater-nità e paternità nel lavoro: legisla-zioni e prassi nel mondo”.

Il rapporto documenta che sui 185 paesi e territori presi in esa-me, solo poco più di un terzo han-no assunto impegni, e non sempre rispettati, con almeno una delle

tre convenzioni in materia di pro-tezione della maternità adottate nel 1919, 1952 e 2000. Temi come la prevenzione dall’esposizione a rischi per la salute e la sicurezza durante la gravidanza e l’allatta-mento; il diritto al congedo di ma-ternità retribuito, alla tutela della salute della madre e del bambino e ai permessi per allattamento; il diritto al reintegro sul posto di la-voro dopo il periodo di congedo, sono stati riconosciuti da sessanta-sei paesi.

Questi dispositivi di protezio-ne della maternità darebbero una tutela legale a circa il 40% delle lavoratrici; il rapporto dell’Ilo ri-vela che invece le donne protette in maniera sufficiente sono solo il

28,4%. La differenza, spiega l’I-lo, “dipende da come le leggi ven-gono applicate e garantite”, senza contare la loro mancata divulga-zione che impedisce alle lavoratri-ci di conoscere i propri diritti. La mancata protezione della materni-tà dipende anche da “disparità nei sistemi di sicurezza sociale, con-trolli inadeguati, pratiche discri-minatorie, lavoro nero ed esclu-sione sociale”.

Circa l’80% di queste donne si trova in Africa e Asia, ci sono gruppi di lavoratori completamen-te esclusi da qualsiasi forma di protezione, a partire dai lavora-tori in proprio fino ai migranti, ai domestici, agli addetti del settore agricolo, occasionali o tempora-

nei, o lavoratori che appartengono a minoranze indigene e tribali. In queste zone dove la garanzia delle tutele è affidata alla “responsabili-tà” del datore di lavoro, si hanno i maggiori casi di schiavitù salaria-ta, di tassi di mortalità materna e infantile ancora molto elevati.

In merito a diritti affermati da leggi ma negati o limitati nella pra-tica il rapporto dell’Ilo denuncia situazioni come quella dell’Italia dove si fa “largo uso” di lettere di dimissioni in bianco, senza data, che le lavoratrici sono costrette a firmare quando vengono assunte e che permettono ai datori di lavo-ro di licenziarle se restano incin-te. Una pratica segnalata anche in Croazia, Grecia e Portogallo.

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886 Associato all’USPIUnione StampaPeriodica Italiana

chiuso il 11/6/2014ore 16,00

4 il bolscevico / studenti N. 45 - 19 dicembre 2013

xxx

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

FUORIi governanti dell’UE imperialista

e sfruttatrice da Torino

LAVORO STABILE AI GIOVANI

LAVORO STABILE AI GIOVANISpazziamo via il governo del Berlusconi democristiano Renziper l’Italia unita, rossa e socialista