eglieditori italo-balcanici DivinitàepotereaRoma ...

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LA STAMPA VENERDÌ 18 OTTOBRE 2013 . 33 Divinità e potere a Roma Augusto messo a nudo Duecento capolavori alle Scuderie del Quirinale nel bimillenario della nascita dell’imperatore SILVIA RONCHEY ROMA I l pudico principe, il dominus tutto decoro, il severo - tristis per Ovidio - pater patriae, il pontifex massimo, in pubblico e nelle ipostasi marmoree della sua autorappresentazione - che fu ta- le in senso stretto se sul letto di mor- te, come narra Svetonio, chiese agli astanti di applaudire la sua «comme- dia» - amava mostrarsi meticolosa- mente abbigliato, quando non togato e capite velato come nelle statue di Palazzo Massimo o di Ancona. Fa una certa impressione vederlo completamente nudo. Ma è così che audacemente e teatralmente si pre- senta, un Augusto messo a nudo nel- l’illusionistico striptease della storia dell’arte, al pubblico della grande mostra aperta fino al 9 febbraio alle Scuderie del Quirinale, dove l’Augu- sto di Prima Porta - il braccio alzato a chiedere silenzio, i bei piedi eroica- mente scalzi, le ginocchia scoperte dalla gonna mili- tare, la lorica istoriata di imma- gini di propagan- da e appena sfio- rata dal paluda- mentum che rica- de molle sul polso che regge le lancia - è per la prima volta affiancato al suo diretto modello marmoreo: il Doriforo di Policleto. La somiglianza con il candido nu- do che è epitome del Canone classico greco - perfino nei tratti del viso - è straniante, l’intenzionalità della ci- tazione certa. E ha ragioni altrettan- to radicate nella costruzione d’im- magine del principato augusteo, la cui esegesi al pubblico è al cuore del concept della mostra, esplicitato dal suo ideatore Eugenio La Rocca nel secondo dei saggi che firma nel cata- logo Electa: La costruzione di una nuova classicità. Che il linguaggio artistico del sae- culum Augustum non sia classicisti- co, ma «neo-classico» in senso pro- prio è suggerito fin dalla disposizione dei materiali, molti dei quali mai espo- sti e ora riuniti per la prima volta, co- me i rilievi di Medinaceli-Budapest. L’itinerario segue l’evolversi del pen- siero politico del «divo» fino alla mor- te (14 d.C.) e all’apoteosi intesa, con un occhio all’ideologia e l’altro all’antro- pologia del mondo antico, come crea- zione di un nuovo dio, cui è dedicata una delle più emozionanti sezioni, con l’epifania dell’immenso Augusto di Arles e con il saggio Morte e apoteosi di Annalisa Lo Monaco. «Io non vivo del passato. Per me il passato non è che una pedana», di- chiarava Mussolini nella Sala dell’Im- pero della mostra che nel 1937 celebrò il bimillenario della nascita del prince- ps con deliberata attualizzazione del riordino statale augusteo in quello del- l’«ordine nuovo» fascista, come illustra Andrea Giardina, Augusto tra due bimil- lenari. Il primo imperatore, il maker stesso di quella durevole entità che i bi- zantini chiameranno «l’animale impe- riale», nel ricreare il suo novus ordo si servì del passato ma non certo in fun- zione restauratrice; un recupero «proattivo» che i suoi intellettuali in- terpretarono in «un canone», secondo Alessandro Schie- saro, «dalla straor- dinaria capacità di resistenza»: Virgilio e Orazio, Proper- zio e Tibullo, Ovidio e Livio, ma anche i perduti Cornelio Gallo e Vario. Così, anche il linguaggio figurativo attinse alla classicità per riattualizzar- la e non per imitarla freddamente, no- nostante il giudizio tombale di Bianchi Bandinelli, ispiratore dei luoghi comuni novecenteschi sul classicismo augusteo che la mostra di Eugenio La Rocca mira a dissipare per sempre. La legittimazione di ogni princeps, dal Medioevo all’età contemporanea, passerà sempre dal rinvio a Roma e al suo principe: per i duci e cesari nove- centeschi come per altri meno cupi ascesi al ruolo imperiale dopo un per- corso di cesarismo: Federico II, Loren- zo il Magnifico, più di tutti Napoleone. Se nell’età napoleonica la creazione del Neoclassico segue la scoperta della scrittura e degli arredi pompeiani, il cortocircuito si enfatizza se si conside- ra che i più belli sono augustei. La mo- stra ne presenta di straordinari, dal lussuoso braciere bronzeo con satiri itifallici, scoperto nei praedia di Iulia Felix durante gli sterri borbonici di Pompei e noto già dal Settecento, agli sgabelli della domus del Graticcio di Ercolano, testimonianze di una vita quotidiana raffinatissima. Napoleone si ispirò a Augusto, e la costruzione an- che qui di una nuova classicità confer- Attraverso un itinerario fra 200 opere, la mostra ricostruisce il mito di Augusto e il tempo di pace e prosperità dell’era augustea, magnificato dalla propaganda imperiale e cantato nell’arte, nella pittura e nella poesia. Cinque i curatori: Eugenio La Rocca, Annalisa Lo Monaco, Claudio Parisi Presicce, Cécile Giroire e Danierl Roger. L’esposizione sarà aperta fino al 9 febbraio a Roma, poi si sposterà al Grand Palais di Parigi. distruggendo la carriera politica di Paul Gianis. Non mi piacciono i ro- manzi a tema e non credo che debba- no avere necessariamente una mo- rale, ma in questo caso riconosco che avevo un obiettivo preciso: criti- care il sistema di finanziamento del- la politica americana. Ormai un mi- liardario può rovesciare i propri sol- di su una campagna elettorale, e cambiarla, sostenendo qualunque cosa voglia. Tutto ciò, secondo la Corte Suprema, è protetto dal Pri- mo emendamento della Costituzio- ne, che garantisce la libertà di espressione, ma io non sono d’accor- do. Avere la libertà di spendere i propri soldi per influenzare il voto, magari distruggendo un politico onesto e decente, non ha nulla a che vedere con la possibilità di esprime- re le proprie opinioni. Spero che questa storia faccia riflettere i letto- ri, convincendoli di quanto sia sba- gliato il sistema attuale di finanzia- mento delle nostre campagne». Non è la prima volta che lei si impe- gna sui temi politici. Per esempio, aveva fatto campagna contro la pena di morte. Sta pensando di scrivere un romanzo su George Ryan, il governa- tore che l’ha abolita in Illinois? «E’ un politico che stimo molto, nono- stante poi sia finito in prigione, per aver cercato di vendere la propria ca- rica al suo successore. Si tratta di un reato imperdonabile, che lo ha imba- razzato e rovinato, ma io lo apprezzo comunque per aver avuto il coraggio di fermare le esecuzioni». Eppure Chicago è devastata dalla vio- lenza: perché tanti omicidi, nella città dove lei ha fatto il procuratore? «C’è una spiegazione. A Chicago l’ap- partenenza alle gang è come un me- stiere, che si passa nelle famiglie di generazione in generazione. E’ molto più radicata che in città come New York o Los Angeles. Ciò comporta un livello di violenza assai più alto e diffu- so, dove ogni membro delle varie gang si sente in dovere di attaccare gli av- versari». Questo mondo della legge l’attira an- cora, oppure con Identical sta spo- stando la sua attenzione verso la poli- tica? «La legge mi interessa ancora, ma la pratico dal 1978. Non dico che sono pronto ad abbandonarla, però penso che come avvocato ho fatto tutto quel- lo che mi prefiggevo di realizzare, quando ero studente. I romanzi, inve- ce, sono sempre un’avventura com- pletamente nuova». DRAMMA PRIVATO Ho vissuto tutta la vita con l’ossessione di avere perso un fratellino Cartesio MARIO BAUDINO La carezza dei Writers Dalla giungla del self-publishing alle at- mosfere intelligenti di Writers, l’incon- tro di letteratura che si apre domani ai «Frigoriferi milanesi». E’ accaduto a Elisa S. Amore, giovane mamma sici- liana di cui le Edizioni Nord pubblicano «La carezza del destino». Un fantasy che, appena on line, ha scalato le classi- fiche degli e-book e ricevuto una propo- sta dalla Spagna. Si sono fatti sotto - pa- re in massa - gli italiani, è arrivato l’agente letterario importante (Luigi Bernabò) e infine l’editore «giusto». Ora da Milano, Writers - cui partecipa- no un po’ tutti, da Nove a Biondillo, da Bartezzaghi a Belpoliti - le spalanca le porte, anzi uno spazio: «L’angolo del- l’esordiente». Suona così così, ma quando c’è di mezzo il destino... Mamma li turchi Sempre a proposito di Writers, gli or- ganizzatori sottolineano sul sito (www.writersfestival.it) che si tratta di «una nuova forma di incontro con la let- teratura», e non «di un triste convegno sulla crisi dell’editoria». Ma proprio di questo, in settimana, si è assai parlato. Tutta colpa - o merito - di un articolo di Gian Arturo Ferrari, ex timoniere Mondadori, ora presidente del Centro per il libro, colpito dallo squallore della halle italiana alla Fiera di Francoforte: «Esondazione dei vicini. Turchi prolife- ranti....Islamici e slavi assortiti tutt’at- torno, in un assedio sempre più stret- to». Ferrari critica gli ex colleghi per una crisi cui non sembrano saper reagi- re. Segue dibattito. Turchi, islamici e slavi per ora tacciono. Il fantasy sdoganato e gli editori italo-balcanici ma che nessuno «stile impero» è mai restauratore, né è mai ideologicamen- te solo reazionario, ma in un qualche, non necessariamente gradevole modo anche rivoluzionario. Lo è per esempio nell’esaltata cele- brazione augustea della «pace», nella visionaria celebrazione della vita rura- le, nella delirante nostalgia per la ferti- lità dei campi e degli animali, pacificati come gli istinti umani, per un’età del- l’oro che torna contrapposta alla tetra stagione delle guerre civili. Un momen- to ipnotico che si riflette nelle Georgi- che di Virgilio come nei capolavori delle Scuderie: nel gruppo dei Niobidi, i cui frammenti sono per la prima volta riu- niti, e secondo la loro disposizione nel- l’obliquo del frontone, o nei tre grandi rilievi Grimani di Palestrina, giusta- mente comparati, nell’economia com- positiva oltre che nel soggetto, ai versi virgiliani: «Il rilievo della cinghialessa, uno dei momenti più emozionanti del- l’arte antica, non è classicismo ma in- venzione suprema» (La Rocca). Un illusionistico striptease nell’accostamento al modello del Doriforo di Policleto IL CANONE CLASSICO Men, i Pembroke’s Men. In Inghilter- ra, a partire dal secondo Cinquecen- to, gli attori erano considerati niente di diverso dai vagabondi e perciò ve- nivano incarcerati e magari impic- cati. Come potevi pensare all’arte se prima non salvavi la pelle? Ed ecco, dopo questa succosa nar- razione teatrale, i cento famosi titoli. Sarebbe fatuo replicare qui il famige- rato gioco della torre. Quel che Berti- netti propone è un «digest» di ciò che, a partire dagli Elisabettiani, ha susci- tato passione e divismo. Sintetizza trame e richiama prime rappresen- tazioni, fermandosi agli autori del Duemila. Non supera questa soglia per eccesso di contemporaneità e, anche in queste schedature, la sua stella polare è il botteghino: un crite- rio che potrà anche essere discutibi- le, ma che è in linea con il resto. Al lettore prendere o lasciare. Elzeviro PIERO BIANUCCI «N utrire il pianeta, ener- gia per la vita» è il tema dell’esposizione univer- sale che Milano ospiterà nel 2015. Dal punto di vista energetico l’uo- mo è una macchina che consuma 80 watt, poco più di una lampadina. Un quinto di questa energia l’assor- be il cervello, il nostro organo più vorace. Oggi sul pianeta Terra sia- mo 7,2 miliardi. Equità vorrebbe che ci fosse cibo per tutti. Sappia- mo che non è così: nei Paesi poveri 900 milioni di persone soffrono la fame, nei Paesi ricchi quelle in so- vrappeso sono almeno altrettante. In un modo o nell’altro, il futuro del mondo si gioca a tavola. La sicurezza alimentare sarà una delle questioni centrali dell’Expò di Milano. Maria Caramelli, direttrice dell’Istituto Zooprofilattico Speri- mentale del Nord-Ovest e responsa- bile del Centro di referenza nazio- nale per la Bse (mucca pazza), gioca d’anticipo pubblicando Per non sco- prirlo mangiando (Instar Libri, 98 pagine, 10 euro). Il 70% delle malattie emergenti è di origine animale, negli Stati Uniti 9000 persone l’anno muoiono per malattie a trasmissione alimentare. In Italia gli ultimi allarmi sono arri- vati mentre eravamo in vacanza: mirtilli di importazione tossici, cen- tinaia di migliaia di polli abbattuti per un’epidemia di aviaria. Non sempre i guai sono per la salute: una tutela insufficiente della sicurezza alimentare può avere costi enormi e portare alla carestia intere popola- zioni. In Europa è fresco il ricordo di «mucca pazza», terribile malattia neurologica partita dal Regno Uni- to che ha decimato gli allevamenti bovini e causato centinaia di vittime umane (una sola in Italia). E’ difficile informare sulla sicu- rezza alimentare. Occorre evitare allarmi eccessivi, ma se si è troppo rassicuranti esplodono sospetti verso le istituzioni sanitarie e la stessa ricerca scientifica. Il com- plottismo è sempre in agguato. Eppure, ricorda Maria Caramelli, almeno noi dovremmo stare tran- quilli: si fanno più controlli ali- mentari in Italia che in tutta Euro- pa. Piuttosto, attenti a certe mode naturistiche. Il sushi non è esente da rischi, e il latte appena munto è meglio farlo bollire. Crudo non è sinonimo di sano. Seduti a tavola ci giochiamo il futuro del pianeta

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LA STAMPAVENERDÌ 18 OTTOBRE 2013 .33

Divinità e potere a RomaAugusto messo a nudo

Duecento capolavori alle Scuderie del Quirinalenel bimillenario della nascita dell’imperatore

SILVIA RONCHEYROMA

I l pudico principe, il dominustutto decoro, il severo - tristisper Ovidio - pater patriae, ilpontifex massimo, in pubblico enelle ipostasi marmoree della

sua autorappresentazione - che fu ta-le in senso stretto se sul letto di mor-te, come narra Svetonio, chiese agliastanti di applaudire la sua «comme-dia» - amava mostrarsi meticolosa-mente abbigliato, quando non togatoe capite velato come nelle statue diPalazzo Massimo o di Ancona.

Fa una certa impressione vederlocompletamente nudo. Ma è così cheaudacemente e teatralmente si pre-senta, un Augusto messo a nudo nel-l’illusionistico striptease della storiadell’arte, al pubblico della grandemostra aperta fino al 9 febbraio alleScuderie del Quirinale, dove l’Augu-sto di Prima Porta - il braccio alzatoa chiedere silenzio, i bei piedi eroica-mente scalzi, le ginocchia scopertedalla gonna mili-tare, la loricaistoriata di imma-gini di propagan-da e appena sfio-rata dal paluda-mentum che rica-de molle sul polso che regge le lancia- è per la prima volta affiancato alsuo diretto modello marmoreo: ilDoriforo di Policleto.

La somiglianza con il candido nu-do che è epitome del Canone classicogreco - perfino nei tratti del viso - èstraniante, l’intenzionalità della ci-tazione certa. E ha ragioni altrettan-to radicate nella costruzione d’im-magine del principato augusteo, lacui esegesi al pubblico è al cuore delconcept della mostra, esplicitato dalsuo ideatore Eugenio La Rocca nelsecondo dei saggi che firma nel cata-logo Electa: La costruzione di unanuova classicità.

Che il linguaggio artistico del sae-culum Augustum non sia classicisti-co, ma «neo-classico» in senso pro-prio è suggerito fin dalla disposizionedei materiali, molti dei quali mai espo-sti e ora riuniti per la prima volta, co-me i rilievi di Medinaceli-Budapest.L’itinerario segue l’evolversi del pen-siero politico del «divo» fino alla mor-te (14 d.C.) e all’apoteosi intesa, con unocchio all’ideologia e l’altro all’antro-pologia del mondo antico, come crea-zione di un nuovo dio, cui è dedicatauna delle più emozionanti sezioni, conl’epifania dell’immenso Augusto diArles e con il saggio Morte e apoteosi diAnnalisa Lo Monaco.

«Io non vivo del passato. Per me ilpassato non è che una pedana», di-chiarava Mussolini nella Sala dell’Im-pero della mostra che nel 1937 celebrò

il bimillenario della nascita del prince-ps con deliberata attualizzazione delriordino statale augusteo in quello del-l’«ordine nuovo» fascista, come illustraAndrea Giardina, Augusto tra due bimil-lenari. Il primo imperatore, il makerstesso di quella durevole entità che i bi-zantini chiameranno «l’animale impe-riale», nel ricreare il suo novus ordo siservì del passato ma non certo in fun-zione restauratrice; un recupero

«proattivo» che isuoi intellettuali in-terpretarono in «uncanone», secondoAlessandro Schie-saro, «dalla straor-dinaria capacità di

resistenza»: Virgilio e Orazio, Proper-zio e Tibullo, Ovidio e Livio, ma anche iperduti Cornelio Gallo e Vario.

Così, anche il linguaggio figurativoattinse alla classicità per riattualizzar-la e non per imitarla freddamente, no-nostante il giudizio tombale di BianchiBandinelli, ispiratore dei luoghi comuni

novecenteschi sul classicismo augusteoche la mostra di Eugenio La Rocca miraa dissipare per sempre.

La legittimazione di ogni princeps,dal Medioevo all’età contemporanea,passerà sempre dal rinvio a Roma e alsuo principe: per i duci e cesari nove-centeschi come per altri meno cupiascesi al ruolo imperiale dopo un per-corso di cesarismo: Federico II, Loren-zo il Magnifico, più di tutti Napoleone.

Se nell’età napoleonica la creazionedel Neoclassico segue la scoperta dellascrittura e degli arredi pompeiani, ilcortocircuito si enfatizza se si conside-ra che i più belli sono augustei. La mo-stra ne presenta di straordinari, dallussuoso braciere bronzeo con satiriitifallici, scoperto nei praedia di IuliaFelix durante gli sterri borbonici diPompei e noto già dal Settecento, aglisgabelli della domus del Graticcio diErcolano, testimonianze di una vitaquotidiana raffinatissima. Napoleonesi ispirò a Augusto, e la costruzione an-che qui di una nuova classicità confer-

Attraverso unitinerario fra 200

opere, la mostraricostruisce

il mito di Augustoe il tempo di pace

e prosperitàdell’era augustea,magnificato dalla

propagandaimperialee cantatonell’arte,

nella pitturae nella poesia.

Cinque i curatori:Eugenio La

Rocca, AnnalisaLo Monaco,

Claudio ParisiPresicce, Cécile

Giroire e DanierlRoger.

L’esposizione saràaperta fino al 9

febbraio a Roma,poi si sposterà

al Grand Palaisdi Parigi.

distruggendo la carriera politica diPaul Gianis. Non mi piacciono i ro-manzi a tema e non credo che debba-no avere necessariamente una mo-rale, ma in questo caso riconoscoche avevo un obiettivo preciso: criti-care il sistema di finanziamento del-la politica americana. Ormai un mi-liardario può rovesciare i propri sol-di su una campagna elettorale, ecambiarla, sostenendo qualunquecosa voglia. Tutto ciò, secondo laCorte Suprema, è protetto dal Pri-mo emendamento della Costituzio-ne, che garantisce la libertà diespressione, ma io non sono d’accor-do. Avere la libertà di spendere ipropri soldi per influenzare il voto,magari distruggendo un politicoonesto e decente, non ha nulla a chevedere con la possibilità di esprime-re le proprie opinioni. Spero chequesta storia faccia riflettere i letto-ri, convincendoli di quanto sia sba-gliato il sistema attuale di finanzia-mento delle nostre campagne».

Non è la prima volta che lei si impe-gna sui temi politici. Per esempio,avevafattocampagnacontrolapenadi morte. Sta pensando di scrivere unromanzo su George Ryan, il governa-toreche l’haabolita in Illinois?

«E’ un politico che stimo molto, nono-stante poi sia finito in prigione, peraver cercato di vendere la propria ca-rica al suo successore. Si tratta di unreato imperdonabile, che lo ha imba-razzato e rovinato, ma io lo apprezzocomunque per aver avuto il coraggiodi fermare le esecuzioni».

EppureChicagoèdevastatadallavio-lenza:perchétantiomicidi,nellacittà

dove leiha fatto ilprocuratore?«C’è una spiegazione. A Chicago l’ap-partenenza alle gang è come un me-stiere, che si passa nelle famiglie digenerazione in generazione. E’ moltopiù radicata che in città come NewYork o Los Angeles. Ciò comporta unlivello di violenza assai più alto e diffu-so, dove ogni membro delle varie gangsi sente in dovere di attaccare gli av-versari».

Questomondodella leggel’attiraan-cora, oppure con Identical sta spo-standolasuaattenzioneversolapoli-tica?

«La legge mi interessa ancora, mala pratico dal 1978. Non dico che sonopronto ad abbandonarla, però pensoche come avvocato ho fatto tutto quel-lo che mi prefiggevo di realizzare,quando ero studente. I romanzi, inve-ce, sono sempre un’avventura com-pletamente nuova».

DRAMMA PRIVATOHo vissuto tutta la vita

con l’ossessionedi avere perso un fratellino

CartesioMARIO

BAUDINO

La carezza dei WritersDalla giungla del self-publishing alle at-mosfere intelligenti di Writers, l’incon-tro di letteratura che si apre domani ai«Frigoriferi milanesi». E’ accaduto aElisa S. Amore, giovane mamma sici-liana di cui le Edizioni Nord pubblicano«La carezza del destino». Un fantasyche, appena on line, ha scalato le classi-fiche degli e-book e ricevuto una propo-

sta dalla Spagna. Si sono fatti sotto - pa-re in massa - gli italiani, è arrivatol’agente letterario importante (LuigiBernabò) e infine l’editore «giusto».Ora da Milano, Writers - cui partecipa-no un po’ tutti, da Nove a Biondillo, daBartezzaghi a Belpoliti - le spalanca leporte, anzi uno spazio: «L’angolo del-l’esordiente». Suona così così, maquando c’è di mezzo il destino...

Mamma li turchiSempre a proposito di Writers, gli or-ganizzatori sottolineano sul sito(www.writersfestival.it) che si tratta di«una nuova forma di incontro con la let-teratura», e non «di un triste convegnosulla crisi dell’editoria». Ma proprio diquesto, in settimana, si è assai parlato.Tutta colpa - o merito - di un articolo diGian Arturo Ferrari, ex timoniere

Mondadori, ora presidente del Centroper il libro, colpito dallo squallore dellahalle italiana alla Fiera di Francoforte:«Esondazione dei vicini. Turchi prolife-ranti....Islamici e slavi assortiti tutt’at-torno, in un assedio sempre più stret-to». Ferrari critica gli ex colleghi peruna crisi cui non sembrano saper reagi-re. Segue dibattito. Turchi, islamici eslavi per ora tacciono.

Il fantasy sdoganatoe gli editori

italo-balcanici

ma che nessuno «stile impero» è mairestauratore, né è mai ideologicamen-te solo reazionario, ma in un qualche,non necessariamente gradevole modoanche rivoluzionario.

Lo è per esempio nell’esaltata cele-brazione augustea della «pace», nellavisionaria celebrazione della vita rura-le, nella delirante nostalgia per la ferti-lità dei campi e degli animali, pacificaticome gli istinti umani, per un’età del-l’oro che torna contrapposta alla tetrastagione delle guerre civili. Un momen-to ipnotico che si riflette nelle Georgi-che di Virgilio come nei capolavori delleScuderie: nel gruppo dei Niobidi, i cuiframmenti sono per la prima volta riu-niti, e secondo la loro disposizione nel-l’obliquo del frontone, o nei tre grandirilievi Grimani di Palestrina, giusta-mente comparati, nell’economia com-positiva oltre che nel soggetto, ai versivirgiliani: «Il rilievo della cinghialessa,uno dei momenti più emozionanti del-l’arte antica, non è classicismo ma in-venzione suprema» (La Rocca).

Un illusionistico stripteasenell’accostamento al modello

del Doriforo di Policleto

IL CANONE CLASSICO

Men, i Pembroke’s Men. In Inghilter-ra, a partire dal secondo Cinquecen-to, gli attori erano considerati nientedi diverso dai vagabondi e perciò ve-nivano incarcerati e magari impic-cati. Come potevi pensare all’arte seprima non salvavi la pelle?

Ed ecco, dopo questa succosa nar-razione teatrale, i cento famosi titoli.Sarebbe fatuo replicare qui il famige-rato gioco della torre. Quel che Berti-netti propone è un «digest» di ciò che,a partire dagli Elisabettiani, ha susci-tato passione e divismo. Sintetizzatrame e richiama prime rappresen-tazioni, fermandosi agli autori delDuemila. Non supera questa sogliaper eccesso di contemporaneità e,anche in queste schedature, la suastella polare è il botteghino: un crite-rio che potrà anche essere discutibi-le, ma che è in linea con il resto. Allettore prendere o lasciare.

ElzeviroPIERO BIANUCCI«Nutrire il pianeta, ener-

gia per la vita» è il temadell’esposizione univer-

sale che Milano ospiterà nel 2015.Dal punto di vista energetico l’uo-mo è una macchina che consuma80 watt, poco più di una lampadina.Un quinto di questa energia l’assor-be il cervello, il nostro organo piùvorace. Oggi sul pianeta Terra sia-mo 7,2 miliardi. Equità vorrebbeche ci fosse cibo per tutti. Sappia-mo che non è così: nei Paesi poveri900 milioni di persone soffrono lafame, nei Paesi ricchi quelle in so-vrappeso sono almeno altrettante.In un modo o nell’altro, il futuro delmondo si gioca a tavola.

La sicurezza alimentare sarà unadelle questioni centrali dell’Expò diMilano. Maria Caramelli, direttrice

dell’Istituto Zooprofilattico Speri-mentale del Nord-Ovest e responsa-bile del Centro di referenza nazio-nale per la Bse (mucca pazza), giocad’anticipo pubblicando Per non sco-prirlo mangiando (Instar Libri, 98pagine, 10 euro).

Il 70% delle malattie emergenti èdi origine animale, negli Stati Uniti9000 persone l’anno muoiono permalattie a trasmissione alimentare.In Italia gli ultimi allarmi sono arri-vati mentre eravamo in vacanza:mirtilli di importazione tossici, cen-tinaia di migliaia di polli abbattutiper un’epidemia di aviaria. Nonsempre i guai sono per la salute: unatutela insufficiente della sicurezzaalimentare può avere costi enormi eportare alla carestia intere popola-zioni. In Europa è fresco il ricordo di

«mucca pazza», terribile malattianeurologica partita dal Regno Uni-to che ha decimato gli allevamentibovini e causato centinaia di vittimeumane (una sola in Italia).

E’ difficile informare sulla sicu-rezza alimentare. Occorre evitareallarmi eccessivi, ma se si è tropporassicuranti esplodono sospettiverso le istituzioni sanitarie e lastessa ricerca scientifica. Il com-plottismo è sempre in agguato.Eppure, ricorda Maria Caramelli,almeno noi dovremmo stare tran-quilli: si fanno più controlli ali-mentari in Italia che in tutta Euro-pa. Piuttosto, attenti a certe modenaturistiche. Il sushi non è esenteda rischi, e il latte appena munto èmeglio farlo bollire. Crudo non èsinonimo di sano.

Seduti a tavolaci giochiamo

il futuro del pianeta

John Forrester
John Forrester
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