Efficienza energetica e retail

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Efficienza energetica nel retail I FORUM DI LARGO CONSUMO Estratto da Largo Consumo n. 1/2015 Il punto non è solo consumare meno, ma correlare i consumi energetici con il sell out. Solo così si può parlare di power management applicato al business. Gli strumenti di controllo sono un fattore abilitante. © Editoriale Largo Consumo srl COMPETITIVITÀ

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Efficienza energeticanel retail

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Il punto non è solo consumare meno,ma correlare i consumi energetici con il sell out.

Solo così si può parlare di power management applicato al business.Gli strumenti di controllo sono un fattore abilitante.

© Editoriale Largo Consumo srl

COMPETITIVITÀ

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partimento di Ingegneria gestionale che si propone di censi-re gli operatori e le iniziative imprenditoriali nel settore del-le energie rinnovabili e dell’efficienza in Italia, analizzandoe interpretando strategie di business, scelte tecnologiche edinamiche competitive. Dopo i saluti introduttivi del diretto-re Vittorio Chiesa, il vice direttore Davide Chiaroni haesordito affermando che «quando parliamo di efficienzaenergetica stiamo facendo riferimento a tecnologie mature oprossime alla maturità, che dunque sono già sul mercato ehanno un grado di affidabilità abbastanza elevato. Nelle no-stre analisi ci poniamo sempre dal punto di vista dell’utiliz-zatore finale, chiedendoci quale sia il tempo di payback, os-sia quando si rientra dall’investimento in una data tecnologiadi efficientamento, in presenza o meno di un sistema di in-centivazione. Dunque, quando risparmiare un kWh costameno all’azienda che comprarlo dalla rete elettrica, vuol di-re che l’investimento funziona».È indubbio che la maggioranza delle tecnologie abbia die-

tro un razionale economico: per esempio, i Led utilizzati inambito retail sono sempre e comunque convenienti, mentreper altre tecnologie (come cogenerazione, solare termico,ecc) la presenza o meno degli incentivi influisce sulla redditi-vità dell’investimento. «Ma il vero problema delle tecnologiedell’efficienza non è tanto il payback sull’intera vita utile del-l’impianto, quanto piuttosto il tempo di rientro nel breve pe-

ENERGIA

Efficienza energetica nel retailCOMPETITIVITÀ

Il punto non è solo consumare meno, ma correlare i consumi energetici con il sell out. Solo così si può parlaredi power management applicato al business. Gli strumenti di controllo sono un fattore abilitante.

di Gianluigi Torchiani e Armando Garosci

I FORUM

DI LARGO CONSU

MO

��Approfondimenti: http://tinyurl.com/PLEfficienzaGestionale

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Guarda la sintesi video degli interventi dei partecipanti allatavola rotonda su: www.youtube.com/largoconsumo

a stagnazione dei consumi pone alle imprese retail lasfida del recupero di efficienza in diversi ambiti, tra cuinaturalmente anche quello energetico. Sul fronte degliapprovvigionamenti si è assistito al progressivo calo del

costo del petrolio, parzialmente neutralizzato tuttavia dall'au-mento degli oneri in bolletta. Anche la costituzione di gruppi diacquisto tra retailer ha visto benefici negoziali calanti nel tem-po. Spesso il concetto di efficienza energetica è associato aquello di riduzione dei consumi. Si tratta tuttavia di una pro-spettiva limitata, dal momento che il tema di fondo non è tantoguardare alla bolletta in sé, quanto studiarne l'andamento in re-lazione alle vendite del punto di vendita. Solo così di può par-lare di efficienza in termini di produttività del chilowattora. Na-turalmente, questa prospettiva chiama in causa il ruolo abilitan-te degli strumenti di misurazione delle performance e dell'auto-mazione. Su questi temi Largo Consumo, in collaborazionecon l’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano,ha riunito un panel di importanti rappresentanti delle insegne edei centri commerciali in un gruppo di discussione sul tema:“Efficienza energetica e retail”, moderata dal nostro giornalistaArmando Garosci, di cui in queste pagine vi diamo conto. La sintesi video di tutti gli interventi è disponibile sul nostro

canale www.youtube.com/largoconsumo.

POLITECNICO: L’EFFICIENZA È GIÀ MATURAL’introduzione dell’evento è stata a cura dell’Energy &

Strategy Group del Politecnico di Milano, struttura del Di-

L

• L’energia è una voce di costo importante per il retail, tanto piùin un momento di crisi • Esiste una correlazione diretta tra vendi-te e consumi energetici? Da qui il tema della produttività energe-tica • Quali sono le tecnologie di efficientamento ideali per glioperatori del settore? • Esistono le necessarie competenze tecni-che e culturali per fare avanzare l’efficienza? • Chi deve portareavanti gli investimenti nell’efficienza energetica? • Come si devesviluppare il rapporto con i provider?

Le motivazioni della tavola rotonda

Scaricato da

www.largoconsumo.info

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riodo. Poiché le imprese, a maggior ragione in un momento dicrisi come quello attuale, raramente prendono in considera-zione investimenti che non garantiscano flussi di cassa positi-vi entro due-tre anni. Prendiamo il fotovoltaico: in alcuni ca-si neppure la presenza di un sistema di incentivazione riesce agarantire tempi di payback accettabili», osserva Chiaroni. Se-condo cui normalmente non esiste una strategia complessivadi efficienza energetica in azienda, ma si valuta di volta involta che cosa efficientare, spesso solo quando una determi-nata tecnologia è giunta al suo fine vita. Eppure si potrebbeosare di più: «Pensiamo a una classica struttura old style delretail (2500 metri quadri di superficie espositiva, 1500 MWhelettrici): questa struttura si potrebbe trasformare in una verae propria energy community con impianti fotovoltaici, coge-nerazione e sistemi di accumulo, sistemi e software di gestio-ne. Con un investimento di circa 2,7 milioni di euro, si po-trebbe avere un buon ritorno in tempi rapidi».

AUTOGRILL: COME MISURARE LA PRODUTTIVITÀ Autogrill ha da tempo intrapreso una politica energetica,

che tuttavia è inevitabilmente condizionata dalle caratteristi-che in cui si trova a operare sul territorio nazionale. Comespiega Gianluca Metti, responsabile del servizio tecnico, ilbusiness di Autogrill è largamente in concessione, poiché so-no di proprietà appena 8 strutture delle circa 450 sparse sututto il territorio nazionale. «Per noi che svolgiamo un’attivi-tà fondamentalmente in concessione, con una durata media10 anni, è difficile stare nei normali tempi di payback chehanno le tecnologie per l’efficienza. Ecco perché il nostro in-teresse per il fotovoltaico è stato praticamente nullo, a parte indue situazioni di proprietà in cui abbiamo realizzato degli im-pianti da 1 MW l’uno. In questo caso si è però agito in una lo-gica di real estate». Ciò non toglie che anche una società come Autogrill debba

in qualche modo agire per contenere i propri consumi energe-tici che, come si può immaginare, rappresentano un costo si-

gnificativo: acqua, energia e combustibili costano alla società38 milioni di euro annui, la sola elettricità comporta ben 166GWh di consumi. C’è da sottolineare che, in realtà, i 450 lo-cali diffusi nella Penisola hanno consumi molto differenti: al-cuni hanno un fabbisogno di appena 250.000 kWh annui, inaltri invece si parla di ben 2 GWh. In buona sostanza, circa il45% dei consumi di Autogrill Italia dipende dal 25% dellestrutture. Ed è proprio su queste tipologie più energivore chesi concentra il massimo dello sforzo della struttura di energymanagement del gruppo. «La nostra attività si basa fonda-mentalmente sulla diffusione della manualistica e delle buonepratiche, sempre avendo in mente che le nostre sono realizza-zioni destinate a non rimanere in piedi per moltissimi anni. Ilnostre fine vita, insomma, è determinato dalla durata dellaconcessione», spiega Metti. Che evidenzia come, peraltro,l’azienda si stia impegnando molto in una certificazione vo-lontaria assai impegnativa: la Leed (Leadership in Energy andEnvironmental Design). «Sulle certificazioni volontarie inpassato eravamo stati un po’ tiepidi - spiega Metti - però biso-gna anche cambiare la cultura, sforzarsi di capire quello chefanno gli altri. In questo senso Leed ha un grosso valore, per-ché permette di abbracciare il progetto da un punto di vistaolistico. Inoltre, ci siamo avvicinati a Leed perché ha un valo-re internazionale e noi siamo, allo stesso modo, un’aziendaattiva in molto mercati». Un tema importante lanciato dal manager di Autogrill è

quello della qualità dei consumi o, meglio, della produttivitàenergetica: «La domanda che ci siamo posti è: quanti kwhservono per generare un milione di vendite? Abbiamo cosìindividuato un elemento che entra nell’ambito della valoriz-zazione di controllo, andando a cercare l’esistenza di unacorrelazione tra consumi e vendita e individuando dove cisono le vere sacche di inefficienza. Si tratta di un modo nuo-vo di rappresentare i consumi che, così, diventano un benedell’azienda».

CARREFOUR: COMPETENZE NON SOLO TECNOLOGICHELa concretezza è alla base dell’azione quotidiana di Car-

refour Italia, come racconta Alfio Fontana, energy mana-ger del gruppo Carrefour Italia: «Abbiamo in Italia circa1.000 punti di vendita ad insegna Carrefour con 450 milionidi Kwh consumati all’anno per il perimetro dei soli puntivendita diretti. Questo comporta un esborso di circa 70 mi-lioni di euro di energia elettrica, 5 milioni di gas e un paio diacqua. Circa il 40% dei consumi è legato alla refrigerazionealimentare, che per noi rappresenta il comparto da monito-rare con maggiore attenzione, un altro 22% va riferito all’il-luminazione. Dal 2008 abbiamo avviato un piano di investi-menti per fare efficienza energetica nei nostri centri com-merciali e negozi. Mediamente per Carrefour Italia ognihanno viene approvato un budget di circa 7 milioni di europer interventi di efficientamento energetico. Il risparmioconseguente viene poi monitorato dalla domotica e certifi-cato da degli audit di gruppo. L’obiettivo per il 2014 è unadiminuzione del fabbisogno del –3,5%». In questi 6 anni irisultati conseguiti in termini di kWh risparmiati sono statiimportantissimi, tanto che a parità di superficie dei negozi, iconsumi si sono ridotti del 25%. Secondo l’energy managersi tratta di un risultato «che ci ha permesso di acquisire cre-dibilità all’interno dell’azienda: siamo quindi meno in diffi-coltà rispetto al passato nel chiedere al board di effettuare in-vestimenti anche importanti nel campo dell’efficienza ener-getica”. Ma quale ruolo ha la figura dell’energy manager

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I partecipanti della tavola rotondaazienda funzione nome

Aspiag Service Direttore Area Tecnica Franco Bolzonello Affiliazione/Progetti Speciali

Autogrill Responsabile Servizio Tecnico Gianluca MettiBricocenter Direttore Servizi Immobiliari Pietro Di Lucca Carrefour Italia Energy Manager Alfio Fontana Cbre Shopping Centre Manager Nicola LodiEurac Coordinator of Research Group Roberto LolliniGabetti Property Responsabile Area Retail Rachele Vigilante SolutionsIgd Safety e Facility Manager Massimo GuermandiInres Coop Direttore Impianti Innovazione Fortunato Della GuerraLarry Smith Technical Department Manager Paolo PacelliPolitecnico Direttore Energy Vittorio Chiesadi Milano & Strategy GroupPolitecnico Vice Direttore Energy Davide Chiaronidi Milano & Strategy GroupSchneider Electric Business Support Manager Ivan MangialentiSchneider Electric Retail & Hotels Segments Danilo Gizzi

ManagerTodis Direttore Sviluppo & Tecnico Massimo Lucentini Unicoop Firenze Specialista Tecnico Energia Gianluca Vichi

Impianti AmbienteServizio fotografico: Diana Lapin. Servizio video: Paolo Vecchi (Phid srl)

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in un colosso del retail come Carrefour? «Fortunatamente inazienda il ruolo è riconosciuto. Ci viene chiesto quotidia-namente di fare delle analisi, degli studi di fattibilità ed es-sere propositivi nella ricerca di nuove tecnologie. Per farequesto mestiere non servono però soltanto competenze tec-niche: l’energy manager oltre che un buon tecnico, deve es-sere anche un innovatore e comunicatore, deve avere unavisione open minded», spiega l’energy manager di Carre-four. L’azienda sta anche puntando sul processo di certifi-cazione ISO50001: l’obiettivo è quello di entrare nei singo-li negozi e sensibilizzare e formare store manager sull’usorazionale dell’energia. «La realizzazione di un sistema digestione dell’energia ci permetterà di istituzionalizzare lebest practices e sottolineare gli aspetti negativi da correg-gere. Da qui a fine anno ci saranno 50 negozi certificati»,spiega Fontana. Un altro passo molto importante, è già sta-to compiuto: in molti negozi i banchi frigo sono stati chiu-si, compresi quelli dei negozi più piccoli e, sinora, la rispo-sta della clientela è stata positiva. Un caso di successo, cheperò ha lasciato anche un retrogusto amaro all’energy ma-nager di Carrefour Italia: «In effetti noi abbiamo chiuso ibanchi frigo in moltissimi store: indiscutibilmente si trattadi un progetto di efficienza energetica. Eppure l’ottenimen-to dei Tee (titoli di efficienza energetica, ossia il sistema diincentivazione vigente) si scontra con le richieste ‘impossi-bili’ della burocrazia, ostacolando non poco l’introduzionedelle tecnologie e delle soluzioni più efficienti. Tanto che inCarrefour Italia il payback time di un investimento in effi-cienza viene calcolati al netto dei Tee che, al massimo, pos-sono essere la ciliegina sulla torta da investire in ricerca esviluppo.

SCHNEIDER ELECTRIC: L’IMPORTANZA DEL DATOSchneider Electric, invece, si pone dall’altro lato della fi-

liera dell’efficienza energetica. Come racconta Ivan Man-gialenti, business support manager del gruppo: «In questocontesto di mercato abbiamo una fortuna: noi non producia-mo macchine per produrre energia, né macchine che la uti-lizzano. Piuttosto siamo concentrati su quello che sta inmezzo, ossia sulle tecnologie di gestione automatica e mi-sura dell’energia. In buona sostanza, facendo un parallelocon l’informatica, noi siamo concentrati sul dato energetico,che riteniamo essere il basamento per poter costruire il si-stema energetico del futuro. Infatti, senza informazioni nonsi può fare nulla, èimpossibile anchesoltanto parlare dienergy communi-ty. Le comunitàenergetiche nonpossono esisteresenza sapere quan-do e quanto si con-suma, quantol’energia costerà auna data ora. Lostorage non puòessere efficientesenza avere nume-ri previsionali…Insomma, il dato èindispensabile».Dati che, secondo

Schneider Electric, ormai possono essere recuperati daqualsiasi apparecchiatura, poiché sono disponibili le tecno-logie abilitanti. Piuttosto, manca solo una forte spinta inazienda verso la conoscenza del funzionamento dei propriimpianti. Conoscenza che può portare efficienza anche alprocesso di manutenzione. «La frontiera del futuro è passa-re dalla manutenzione programmata a quella just in time,quella cioè che si fa prima che la macchina raggiunga livel-li di inefficienza». Sulla stessa lunghezza d’onda anche Danilo Gizzi, retail

& hotels segments manager di Schneider Electric. «Tenden-zialmente c’è poca percezione dell’importanza di avere unabase solida a disposizione, ossia i dati, per poter effettuaredei buoni investimenti. Si tratta di una realtà che ancora nonè patrimonio comune, di cui manca una coscienza sufficien-temente diffusa. Eppure la misura serve sempre: il ciclo diefficientamento energetico non ha un punto di inizio e unofine, ma è proprio un ciclo nel senso pieno del termine. In-fatti, anche quando sono stati effettuati interventi di effi-cientamento, occorre poi ritornare alla misura per capire sesi sono raggiunti i risultati attesi e se ci sono ulteriori possi-bilità di efficientamento e miglioramento».

ASPIAG SERVICE: I VANTAGGI DEI LEDFranco Bolzonello, direttore area tecnica affiliazione/pro-

getti speciali di Aspiag Service, racconta invece il caso con-creto della sua azienda: «Abbiamo 205 negozi diretti e circa300 affiliati che abbiamo provato ad assistere sul fronte del-l’efficienza, per ora senza grandi risultati. Nei punti venditadi proprietà siamo invece partiti nel 2005 con alcune speri-mentazioni, forti anche dell’esperienza maturata dalla nostracasa madre. Per esempio, siamo intervenuti per ottenere il re-cupero di calore degli impianti frigo. Abbiamo inoltre messoin piedi un’altra iniziativa relativa all’illuminazione a partiredal 2012, optando per una soluzione full led per tutti i nuovipunti vendita o per quelli interessati a ristrutturazione. Inquesto caso il risparmio economico è stato immediato». La stima di Bolzonello è che nel confronto tra una vecchia

tipologia di iper e quella nuova “efficiente”, ci sia un rispar-mio energetico a parità di metratura compreso tra il 40 al25%. A Vipiteno è stato addirittura inaugurato un negoziocon certificazione Casa Clima e l’esperienza è consideratadall’azienda come riproducibile anche in altri contesti. Mol-to interesse c’è, in generale, per gli interventi sugli involucri

degli edifici, chepure richiedono unperiodo di ammor-tamento più lungo.Molto più tiepido,invece, è l’entusia-smo di Despar ver-so l’energia solare:«Stiamo facendofotovoltaico solodove costretti, perrispondere a quelloche la normativa cirichiede, ossia unacerta quota di auto-produzione da fontirinnovabili. Abbia-mo riscontrato chespesso il solare su-

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Da sinistra, Vittorio Chiesa e Davide Chiaroni (Politecnico di Milano), Gianluca Metti (Auto-grill), Alfio Fontana (Carrefour), Danilo Gizzi e Ivan Mangialenti (Schneider Electric).

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pera i dieci anni di ammortamento, mentre per noi sarebbemeglio che non superasse i sei anni».

TODIS: L’EFFICIENZA SI FA SUL CAMPOMassimo Lucentini, direttore sviluppo & tecnico di Todis

(Gruppo PAC 2000A - Conad) ha dovuto affrontare l’efficien-za sul campo: il caso è quello di Todis, una realtà della grandedistribuzione (circa 200 pdv di cui circa il 75% in affiliazionee 50 di proprietà) nata come discount ma che ha progressiva-mente aumentato il suo livello di servizio nei confronti deiclienti finali. Dopo diversi anni in cui si era guardato all’ener-gia come a una commodity, con scarsi o nulli interventi, il lie-vitare della bolletta (arrivata a 2,5 milioni annui per gli store diproprietà) ha spinto il gruppo a intervenire concretamente.«Un paio di anni fa abbiamo iniziato con i primi interventi em-pirici, che però sono stati fatti praticamente senza il supportodi dati. Siamo intervenuti sul rinnovo delle centrali frigorifereo sul posizionamento di controsoffittature in edifici con ecces-siva dispersione di calore. E così via. Abbiamo riscontrato deivantaggi, però ci siamo chiesti: in che misura esattamente? Equali interventi hanno il pay off più veloce? Insomma, ci man-cava qualcosa per capire se queste esperienze potevano esseresistematizzate e trasferite su tutta la rete». Todis ha così imboccato la strada dell’energy management

e, soprattutto, ha dato il via all’implementazione di un sistemadi monitoraggio dei consumi tramite analizzatori di rete mon-tati nei supermercati, così da avere chiara la situazione del fab-bisogno energetico e dell’andamento delle curve di consumo:«Siamo partiti con questo progetto alla fine del 2013 e in que-sta fase abbiamo iniziato a ricevere i primi dati. Da questi pri-mi risultati ci siamo resi conto che molte delle variazioni del-le nostre curve di consumo derivano da comportamenti nonvirtuosi su cui si può intervenire con effetti immediati e costimodesti o nulli: mi riferisco, ad esempio, alle luci dei piazzaliche rimangono accese per tutta la notte o agli scarichi dellemerci che avvengono con le celle lasciate completamenteaperte. Avvieremo perciò presto delle apposite sessioni di for-mazione». L’azienda ha anche avviato un programma di effi-cientamento attraverso pdv con illuminazione full led. Altrointervento allo studio è la chiusura dei murali frigo.

BRICOCENTER: BASTA SPRECHI IN NEGOZIOUn’ impos t a z i one

molto simile è quella se-guita in Bricocenter,nota realtà del fai da te.La racconta Pietro DiLucca, direttore dei ser-vizi immobiliari delgruppo: «Nella penisolapossiamo contare su 52punti vendita diretti e 25in franchising che perònon seguiamo come uf-ficio tecnico. Solo da treanni il tema dell’energiaè diventato interessanteper la nostra azienda,mentre in origine eraconsiderato essenzial-mente un generatore dicosti. La prima cosa che

abbiamo deciso di fare è uscire dalla situazione di terziarizza-zione di questo settore e occuparcene direttamente, nominan-do un energy manager. Non senza fatica, siamo riusciti a otte-nere i primi risultati che ci hanno assicurato 300-400.000 eu-ro di risparmi in circa un anno. Abbiamo innanzitutto puntatocon decisione sul mercato libero dell’energia, cercando noistessi i fornitori con il sistema delle aste on line, che ha fun-zionato e ci ha garantito un risparmio del 3-5%. Per il 2014porteremo a casa altri 350.000 euro di risparmio a parità disuperficie. Anche se, in realtà, in una fase di razionalizzazio-ne della rete come quella attuale, i punti vendita meno perfor-manti vengono tagliati e, di solito, sono quelli con gli impian-ti elettrici più vecchi». La svolta di Bricocenter è stata facilitata dall’approccio del-

la nuova casa madre (Adeo, di cui fanno parte anche LeroyMerlin, Bricoman e Zodio), che da tempo ha messo al centrodella propria azione i temi della responsabilità ambientale esociale. In Bricocenter, inoltre, si è lavorato molto sul coin-volgimento personale dei dipendenti, per esempio sensibiliz-zando sull’opportunità di limitare l’accensione delle lampadeoppure il riscaldamento in assenza di clienti. «È chiaro che sitratta di intervenire su pratiche frutto di abitudini pluridecen-nali. Non è immediato invertire la tendenza, ma ci stiamo im-pegnando molto su questo fronte», commenta Di Lucca. Intema di illuminazione, in un paio di negozi si è proceduto al-la sostituzione delle lampade tradizionali con i Led: un inve-stimento che è stato ripagato in appena un anno. Per il mo-mento, invece, sono stati rimandati gli investimenti nel riscal-damento e nel condizionamento, poiché caratterizzati da tem-pi di ritorno più lunghi.

UNICOOP FIRENZE: FOTOVOLTAICO “SOCIALE”Tra le imprese retail che hanno potuto permettersi una stra-

tegia di efficienza a tutto campo, senza doversi preoccupare efarsi condizionare in senso stretto dai ritorni dall’investimen-to, vi è Unicoop Firenze. «Gestiamo circa 110 punti vendita,la nostra è una realtà molto radicata nel territorio toscano – haraccontato Gianluca Vichi, specialista tecnico energia im-pianti ambiente – con 7800 dipendenti e ben 1.225.000 soci.La nostra bolletta energetica si aggira intorno ai 23 milioni dieuro annui per l’elettricità, che salgono a 28 milioni di euro seconsideriamo anche le altre utenze». Un aspetto, in particolare, distingue Unicoop Firenze dalle

altre realtà della distribu-zione presenti alla tavolarotonda, ovvero la buonapredisposizione verso ilfotovoltaico. Spiega Vi-chi: «Essendo la nostrauna cooperativa con unamission anche a livellosociale sul nostro territo-rio, il mio lavoro da uncerto punto di vista è piùfacile. L’aspetto ambien-tale, infatti, è uno deimessaggi-chiave cheUnicoop Firenze vuoleportare ai propri clienti.Per ottenere questo risul-tato accettiamo anchedei tempi di payback lun-ghi; nel caso del foto- ��

Da sinistra, Massimo Lucentini (Todis), Davide Vommaro e Pietro Di Lucca(Bricocenter), Gianluca Vichi (Unicoop Firenze) e Fortunato Della Guerra (Inres).

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voltaico, il rientro minimo è ormai compreso tra gli 8 e i 10anni. Non solo, in questi anni abbiamo perso anche parte de-gli incentivi sugli impianti installati in passato, per via del-l’approvazione di alcune riforme normative che hanno allun-gato ulteriormente i tempi di ritorno dall’investimento. Oggiabbiamo 30 impianti solari, ma il nostro obiettivo è di arriva-re a 40-45. Questi investimenti, infatti, sono accolti molto po-sitivamente dai nostri clienti, perché rafforzano la percezionedi un’azienda attenta agli aspetti ambientali».Per aiutare la diffusione delle buone pratiche e la compren-

sione delle problematiche correlate presso tutti i gruppi diri-genti dei singoli negozi, l’ufficio tecnico produce «report sem-plici e intuitivi con periodicità mensile, con evidenziati anchei ritorni prettamente economici degli investimenti effettuati.L’attività è poi accompagnata da incontri in loco con condivi-sione degli obbiettivi e nuovi spunti di riflessione per ulterioripolicy da intraprendere. I riscontri sono immediati in terminisia di crescita della sensibilità sulla materia sia di consapevo-lezza in merito a pratiche che potrebbero essere interpretatecome controproducenti se visionate dalla sola ottica commeri-ciale (es. chiusura banchi espositivi del frigo alimentare)».

INRES COOP: TRASFERIRE LE COMPETENZE SUI PDVPer gli interventi di efficienza energetica, le Cooperative

dei Consumatori Coop e Unicoop Firenze si avvalgono delcontributo di Inres-Coop, il Consorzio Nazionale nato nel1969 per la progettazione architettonica impiantistica e per larealizzazione delle strutture commerciali. Nella distribuzio-ne, racconta Fortunato Della Guerra, direttore impianti in-novazione di Inres, «problematiche abbastanza simili in con-testi organizzativi diversi, possono condizionare le modalitàcon cui gli obiettivi si possono raggiungere. Trasferiamo leesperienze maturate dai nostri soci, facilitando lo scambio diinformazioni e competenze. Nell’ambito dell’efficienzaenergetica e della riduzione dei consumi, a partire da fine2012 sono stati effettuati audit energetici in oltre 200 pdv,con un programma che si completerà entro fine 2015. Confi-diamo che il costo complessivo dell’energia elettrica, graziealla riduzione dei costi della materia prima, sia finalmente indiminuzione dopo anni di aumento dovuto alla crescita in-controllata delle parti non negoziabili».Sul tema della pro-

duttività energetica, se-condo Della Guerra«una rete vendita moltodifferenziata per forma-ti e per dimensioni nonrende agevole un con-fronto diretto; stiamolavorando alla messa apunto di benchmarkche aiutino a valutare leperformance energeti-che, mettendo in rela-zione i consumi con idati caratteristici delpdv. L’efficienza, d’al-tronde, si ottiene se laconsideriamo parte del-la cultura aziendale. Lacultura energetica si ra-dica e si sviluppa graziea un’applicazione co-

stante e continua, fatta di obiettivi e di discussione e che ricer-ca e mette a punto, su ciascuna organizzazione, il modo concui viene fatta “propria”; percorso di crescita condizionato,talvolta, dalla necessità di ottenere risultati immediati».

CBRE: L’ENERGIA NEI CENTRI COMMERCIALILe proprietà, però, non sono gli unici attori chiamati a dare

un contributo all’efficienza energetica nel retail. Racconta Ni-cola Lodi, shopping centre manager di Cbre, azienda specia-lizzata nella gestione e commercializzazione di centri com-merciali: «Siamo una società di consulenza che gestisce realtàretail per diverse proprietà: in Italia seguiamo circa 50 centricommerciali. Nella nostra attività c’è una forte pressione lega-ta alla crisi che il paese sta vivendo. In questi ultimi anni suogni voce di bilancio (manutenzione, vigilanza, pulizie, ecc)abbiamo puntato sull’ottimizzazione di processo. A partire dal2011 siamo intervenuti anche sull’energia creando un gruppodi acquisto per l’approvvigionamento di energia elettrica».All’origine il “Progetto Energia” contava 4 centri, oggi so-

no 21 le strutture interessate con 45 GW gestiti. I vantaggisono stati molteplici: «Oltre a ottenere le migliori condizionidi mercato sui profili di consumo delle nostre gallerie, il pro-getto ha consentito di sviluppare dei benchmark di riferimen-to con i quali valutare le performance energetiche di ogni sin-gola struttura e ha permesso di instaurare dei rapporti diretticon le aziende fornitrici. Sostanzialmente prima i nostri cen-tri si rifornivano di energia attraverso molteplici canali, oggiabbiamo due soli fornitori più un terzo in fase di sperimenta-zione». Un cambio di rotta, quello sull’energia, che è già di-ventato un vantaggio competitivo quando Cbre si propone anuove proprietà. In linea generale, tuttavia, secondo Lodi cisono molti passi da fare sulla strada dell’efficienza energeticanel retail: «L’approccio estero è più evoluto, ma forti del net-work internazionale di cui siamo parte, possiamo usufruiredel supporto dei nostri colleghi sul tema della sostenibilitàcon un approccio tecnico più allargato. Sicuramente questitemi diventeranno sempre più centrali nei prossimi 10 anni».

IGD: AUMENTARE CLASSE ENERGETICA CONVIENEProblemi molto simili incontra nella sua attività anche

Massimo Guermandi,safety e facility mana-ger di IGD: «Siamouna compagnia attivanel settore dello svilup-po immobiliare nellaGDO e nella gestionedei centri commerciali,con circa 33 galleriecommerciali tra gestio-ne e proprietà. Siamoanche una società quo-tata in borsa dal 2005nel segmento Star».Sul tema dell’ottimiz-zazione dei costi ener-getici il pensiero delmanager parte innanzi-tutto dal valore immo-biliare: «Oggi in Italiaaumentare classe direndimento energetico

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Da sinistra, Nicola Lodi (Cbre), Franco Bolzonello (Aspiag Service), Massimo Guermandi(Igd) e Paolo Pacelli (Larry Smith). In piedi, Armando Garosci (Largo Consumo).

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è un fattore importante anche per la quotazione del nostro ti-tolo. Noi siamo soggetti alle valutazioni immobiliari annuali,essendo quotati in borsa, tanto da essere valutati da due so-cietà indipendenti. Dunque, aumentare la classe di rendimen-to energetica da un livello C a B o A favorisce una migliorevalutazione dell’immobile». Il gruppo è attivo anche sul fronte dell’ottimizzazione dei

costi dell’energia: «In passato questi costi erano seguiti inmaniera autonoma da ogni centro commerciale, successiva-mente abbiamo raggruppato questi contratti in un grande con-sorzio che comprende più di 200 soci e opera come gruppod’acquisto direttamente sulla borsa elettrica. In tal modo ab-biamo abbattuto il costo dell’approvigionamento dell’energiaelettrica di circa 15 punti percentuali in circa 4-5 anni, nono-stante l’aumento degli oneri di sistema», spiega Guermandi.IGD è impegnata anche in un processo di certificazione vo-lontaria (Iso 14001) per la gestione ambientale che, tra i di-versi parametri, ricomprende anche il risparmio dell’energia.Inoltre, è stato avviato in 21 centri un processo di monitorag-gio dei consumi energetici.

LARRY SMITH: OTTIMIZZARE CON RIGOREPaolo Pacelli, technical department manager di Larry

Smith, ha illustrato la strategia della società di consulenza,anch’essa impegnata nella commercializzazione e gestionedei centri commerciali, con circa 27 commesse all’attivo. Inambito energetico e non solo il dipartimento tecnico di Lar-ry Smith fornisce supporto ai clienti, vale a dire le proprietàed i consorzi degli operatori dei centri commerciali. «La fles-sibilità di azione deve essere massima, però una base di par-tenza ci vuole. È importante prima recensire i componentiimpiantistici più energivori. Quindi procedere secondo unpiano per fasi prioritarie, compatibili con i budget di spesadisponibili e gli orizzonti temporali di rientro».Un aspetto significativo messo in luce da Pacelli è che le

iniziative di efficientamento in questo campo sono compli-cate da un vizio di fondo: non sempre le proprietà sono di-sposte ad investire in efficienza energetica non avendo que-ste il diretto vantaggio del minor costo in bolletta (recovera-blecost). I consorzi degli operatori, d’altra parte, hannospesso la necessità di tagliare verticalmente sui budget eduna limitata propensione ad investimenti con rientro di me-dio termine. «Riscontriamo che le proprietà con maggior propensione

ad investire in efficientamento sono quelle detentrici di cen-tri prime, spesso afferenti a fondi “Core” e molte attente almiglioramento conti-nuo della sostenibilità –puntualizza Pacelli –.Dal mio punto di vistaoccorre comunqueconcentrarsi sull’effi-cienza ed ottimizzazio-ne in campo. In altreparole, dopo aver sele-zionato le miglioricompetenze e tecnolo-gie che il mercato pro-pone, bisogna procede-re con rigore e metodoalla loro introduzionein campo, in manieramirata ed efficace».

GABETTI: I NUMERI NON BASTANORachele Vigilante, responsabile area retail di Gabetti pro-

perty solutions si trova a gestire una realtà trasversale fatta didiverse sedi corporate e di una rete di ben 1400 agenzie infranchising. Da questa esperienza e da quelle precedenti ha ri-cavato l’impressione che «quello dell’efficienza sia sicura-mente un tema importante ma dagli interessi non sempre con-vergenti. Proprietari, retailer, gestori, tutti soggetti che hannodovuto impegnarsi a perseguirla in un contesto non moltoaperto e informato e spesso per raggiungere obiettivi diversiin una logica individualista e non di sistema premiante in talsenso: siamo ancora un po’ arretrati da un punto di vista cul-turale su questo tema».In particolare, secondo la manager diGabetti esiste un interesse diretto dei grandi retailer versol’efficienza a causa delle loro spese energetiche, ma non si faaltrettanto coinvolgendo le loro reti. I retailer di piccole di-mensioni, la cui bolletta spesso ha un impatto che non è taleda giustificare investimenti importanti nella diminuzione delfabbisogno sono spesso fuori dai giochi. Vigilante pone poiun problema legato alla lettura dei risultati, spesso strombaz-zati, nella diminuzione dei consumi: «Ci sono strutture chemagari ottengono un -3% di efficienza rispetto al passato e losegnalano come un grande successo, ma in realtà potrebberoarrivare anche a -20%, perché partivano da una situazione diinefficienza totale. Dunque sbandierare percentuali non vuoldire necessariamente fare vera efficienza energetica, anzispesso denota gestioni precedenti non controllate o gestioniattuali a taglio d’accetta».

EURAC: IL PROGETTO “COMMONENERGY”L’esempio che arriva da Roberto Lollini, ricercatore di

Eurac, centro di ricerca applicata con sede a Bolzano, dimo-stra come dal mondo della ricerca possono arrivare indica-zioni preziose per fare efficienza energetica nel retail. L’Eu-rac coordina il progetto CommONEnergy (http://www.com-monenergyproject.eu/), dedicato allo sviluppo di soluzioni emetodologie per il retrofit energetico dei centri commerciali. Tre sono i casi di studio coinvolti, in Italia, Spagna e Nor-

vegia, per cui sono stati fissati ambiziosi target con riduzio-ne dei consumi fino al 75%. «In buona sostanza Eurac coor-dina l’attività scientifica di 23 partner, amministrando unbudget da quasi 14 milioni di euro. L’approccio sistemico èla chiave del progetto, dal punto di vista delle soluzioni tec-nologiche ma non solo: ad esempio progettare e gestire in-sieme gli impianti di climatizzazione, refrigerazione e illu-

minazione, inserendo si-stemi di stoccaggio perottimizzare l’utilizzo difonti rinnovabili. Altroaspetto importante èquello dell’involucro,che occorre progettaretenendo conto del climae dei carichi interni: nonesiste infatti solo l’isola-mento, ma in alcunicontesti, ci possono es-sere altri tipi di interven-to più efficaci per ridur-re i consumi, come laventilazione e l’illumi-nazione naturale». �

107LARGO CONSUMO n. 1/2015

ENERGIA

Da sinistra, Rachele Vigilante (Gabetti Retail), Roberto Lollini (Eurac) eGianluigi Torchiani (Largo Consumo).