Effetti immediati e ritardati di una guerra...

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numero 133 settembre 1979 anno xit volume XXIII LE SCIENZE SCIENTIFIC AMERICAN Per gli strateghi americani della guerra nucleare, l'area letale è la zona circolare all'interno della quale il numero dei sopravvissuti a un'esplo- sione nucleare è pari a quello delle vittime che si hanno al di fuori di tale zona. In base a questa premessa semplificante, si può calcolare il numero delle vittime di un'esplosione nucleare moltiplicando l'area letale per la densità della popolazione (ammesso che nell'intera zona la densità sia uniforme). Come regola generale, si fa conto che l'area letale si estenda grosso modo fino al limite della sovrapressione di 0,35 kg/cm2 che per l'esplosione in aria da un megaton raffigurata a pagina 10 corrisponde a una superficie circolare di 6,8 chilometri di raggio (area all'inierno del cerchio in nero). Il concetto di area letale non include parecchi effetti ritardati importanti (anche se meno pre- vedibili) delle esplosioni nucleari, come gli incendi e la ricaduta ra- dioattiva. In un giorno sereno, per esempio, un'esplosione in aria da un megaton potrebbe provocare incendi fino a 10 chilometri di distan- za. Se questi incendi dovessero consolidarsi in un incendio generale su vasta scala, tutta la zona entro quel raggio (area in colore) verrebbe devastata. col risultato di allargare di ben cinque volte l'area letale. -(j)1 STATE N, I S LAN D TRADE CENTER h STATUA w DELLA LIBERTÀ alla difesa Robert S. McNamara. Fino a quel momento gli strateghi americani non disponevano di parametri quantitativi formali per determinare i livelli più op- portuni delle forze di rappresaglia degli Stati Uniti. McNamara creò allora il con- cetto di distruzione sicura, sostenendo che la distruzione del 20-25 per cento della popolazione dell'URSS e del 50 per cento almeno della sua capacità industria- le avrebbe costituito un danno inaccetta- bile agli occhi dei capi di quel paese. Sta- bilendo queste misure. McNamara poté coordinare meglio i programmi della ma- rina e dell'aviazione, per adeguare le esi- genze strategiche militari alla struttura esistente delle forze e per eliminare pro- grammi superflui. Sebbene la definizione di un certo livello di danni avesse un in- tento politico, quello cioè di far pesare sul governo dell'URSS la minaccia di distru- zioni intollerabili, la scelta di quelle per- centuali specifiche rispecchiava le capaci- tà delle forze strategiche americane pro- grammate a quel tempo. I necessari livelli di distruzione si basavano anche in una certa misura sulle particolari caratteristi- che degli obiettivi da colpire nell'Unione Sovietica. La popolazione e le risorse economiche Effetti immediati e ritardati di una guerra nucleare In caso di una guerra nucleare totale il livello di devastazione dei paesi contendenti sarebbe così catastrofico da rendere priva di senso ogni idea di «vittoria» e da sconvolgere gravemente l'intero pianeta / oscopo principale delle forze strate- giche nucleari di una grande po- i tenza è quello di dissuadere un'al- tra potenza dallo sferrare un attacco con- tro di essa o contro i suoi alleati. Per esse- re all'altezza di questo compito, gli Stati Uniti intendono conservare costantemen- te la capacità di infliggere all'URSS danni intollerabili. Le forze americane di missili e di bombardieri a lungo raggio sono state ideate pertanto in modo da poter soprav- vivere a un attacco generale di sorpresa dell'URSS in numero sufficiente a sferra- re un contrattacco distruttivo di rappre- saglia. Poiché anche l'URSS dispone di forze analoghe, si ritiene improbabile che una delle due parti trovi vantaggioso at- taccare l'altra. È a questo potenziale di ritorsione reciproca, o capacità di distru- zione sicura, che si affida in larga misura l'equilibrio militare strategicamente sta- bile fra le due superpotenze. Dal momento che, in questa prospetti- va, la possibilità di evitare una guerra di- pende in parte dal fatto che gli Stati Uniti riescano a mantenere intatta la loro capa- cità di distruzione sicura, qualsiasi ridu- zione di tale capacità sarebbe una faccen- da seria. Grande preoccupazione hanno suscitato pertanto le recenti dichiarazioni di alcuni analisti militari americani, se- condo cui l'URSS sta perseguendo atti- vamente misure tali da ridurre l'efficacia di un attacco di rappresaglia americano. Si afferma specificamente che ambiziose iniziative russe nel campo della difesa ci- vile creerebbero una pericolosa asimme- tria strategica in mancanza di azioni ame- 8 di Kevin N. Lewis ricane che facciano da contrappeso. Per esempio, in concomitanza con un attacco counterforce di sorpresa contro i missili americani con base di lancio a terra, l'URSS potrebbe cercare di evacuare le proprie città, col risultato che, in uno scontro nucleare totale, le perdite sovieti- che sarebbero notevolmente inferiori a quelle americane. In una situazione del genere, gli Stati Uniti potrebbero trovarsi con le mani legate, non potendo intensifi- care ulteriormente le ostilità, e l'URSS sarebbe quindi in grado in vari modi di imporre la propria volontà. Anche se dovesse seguirne una guerra totale, l'U- nione Sovietica, si dice, sarebbe in grado di riprendersi molto più in fretta degli USA. Queste argomentazioni hanno avu- to fra l'altro il risultato di ridestare l'inte- resse per il moribondo programma ame- ricano di difesa civile e di far prendere in considerazione nuove opzioni in merito agli obiettivi dei missili strategici, nell'in- tento di sconfiggere il programma russo di difesa civile. Queste sceneggiature ipotetiche si ba- sano in parte su una sottovalutazione dei danni che le forze americane sopravvissu- te potrebbero infliggere all'URSS. Molte di queste stime tengono conto soltanto degli effetti dirompenti, facilmente calco- labili, delle armi nucleari, senza conside- rare gli effetti altrettanto distruttivi delle radiazioni termiche e delle radiazioni io- nizzanti. Quando nei calcoli si introduco- no anche questi effetti aggiuntivi, è chiaro che la guerra nucleare rimane un disastro reciproco bell'e buono e che non c'è neanche da pensare a possibili tentativi di difesa civile capaci di modificare sostan- zialmente la prospettiva. Pertanto, dal punto di vista militare operativo, le af- fermazioni secondo le quali la capacità di rappresaglia degli USA si sta «erodendo» sono prive di qualsiasi valore. Inoltre è molto improbabile che la situazione possa cambiare in un futuro prevedibile. C ome vengono stimati i danni di una guerra nucleare, e quali conseguen- ze di una guerra del genere vengono nor- malmente escluse da tali stime? L'analisi più completa dimostra che né gli USA né l'URSS hanno motivo di preoccuparsi dell'integrità della propria capacità di rappresaglia. Anche se gran parte dell'at- tuale dibattito sulla gravità della minaccia sovietica tende a ignorare questo fatto, non può esserci il minimo dubbio che una guerra totale rimanga un progetto per- dente per entrambe le parti. Va da sé che un potere di dissuasione credibile si basa su molti fattori oltre alla capacità di sfer- rare un massiccio attacco di rappresaglia. È per altro nell'interesse di entrambe le parti che dal dibattito strategico venga eliminata l'idea di «vincere» una guerra nucleare totale, nel senso di poter miglio- rare a un prezzo accettabile la propria posizione relativa, e che tutte le conse- guenze di un tale evento rovinoso siano presentate all'attenzione di tutti. I criteri specifici per valutare l'efficacia di un eventuale attacco di rappresaglia furono stabiliti agli inizi degli anni sessan- ta sotto la direzione dell'allora segretario 9

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numero 133settembre 1979anno xitvolume XXIII

LE SCIENZESCIENTIFICAMERICAN

Per gli strateghi americani della guerra nucleare, l'area letale è la zonacircolare all'interno della quale il numero dei sopravvissuti a un'esplo-sione nucleare è pari a quello delle vittime che si hanno al di fuori ditale zona. In base a questa premessa semplificante, si può calcolare ilnumero delle vittime di un'esplosione nucleare moltiplicando l'arealetale per la densità della popolazione (ammesso che nell'intera zonala densità sia uniforme). Come regola generale, si fa conto che l'arealetale si estenda grosso modo fino al limite della sovrapressione di0,35 kg/cm 2 che per l'esplosione in aria da un megaton raffigurata a

pagina 10 corrisponde a una superficie circolare di 6,8 chilometri diraggio (area all'inierno del cerchio in nero). Il concetto di area letalenon include parecchi effetti ritardati importanti (anche se meno pre-vedibili) delle esplosioni nucleari, come gli incendi e la ricaduta ra-dioattiva. In un giorno sereno, per esempio, un'esplosione in aria daun megaton potrebbe provocare incendi fino a 10 chilometri di distan-za. Se questi incendi dovessero consolidarsi in un incendio generale suvasta scala, tutta la zona entro quel raggio (area in colore) verrebbedevastata. col risultato di allargare di ben cinque volte l'area letale.

-(j)1STATE N,I S LAN D

TRADE CENTER

h STATUAw DELLA LIBERTÀ

alla difesa Robert S. McNamara. Fino aquel momento gli strateghi americani nondisponevano di parametri quantitativiformali per determinare i livelli più op-portuni delle forze di rappresaglia degliStati Uniti. McNamara creò allora il con-cetto di distruzione sicura, sostenendoche la distruzione del 20-25 per centodella popolazione dell'URSS e del 50 percento almeno della sua capacità industria-

le avrebbe costituito un danno inaccetta-bile agli occhi dei capi di quel paese. Sta-bilendo queste misure. McNamara potécoordinare meglio i programmi della ma-rina e dell'aviazione, per adeguare le esi-genze strategiche militari alla strutturaesistente delle forze e per eliminare pro-grammi superflui. Sebbene la definizionedi un certo livello di danni avesse un in-tento politico, quello cioè di far pesare sul

governo dell'URSS la minaccia di distru-zioni intollerabili, la scelta di quelle per-centuali specifiche rispecchiava le capaci-tà delle forze strategiche americane pro-grammate a quel tempo. I necessari livellidi distruzione si basavano anche in unacerta misura sulle particolari caratteristi-che degli obiettivi da colpire nell'UnioneSovietica.

La popolazione e le risorse economiche

Effetti immediati e ritardatidi una guerra nucleare

In caso di una guerra nucleare totale il livello di devastazione deipaesi contendenti sarebbe così catastrofico da rendere priva di sensoogni idea di «vittoria» e da sconvolgere gravemente l'intero pianeta

/ oscopo principale delle forze strate-giche nucleari di una grande po-

i tenza è quello di dissuadere un'al-tra potenza dallo sferrare un attacco con-tro di essa o contro i suoi alleati. Per esse-re all'altezza di questo compito, gli StatiUniti intendono conservare costantemen-te la capacità di infliggere all'URSS danniintollerabili. Le forze americane di missilie di bombardieri a lungo raggio sono stateideate pertanto in modo da poter soprav-vivere a un attacco generale di sorpresadell'URSS in numero sufficiente a sferra-re un contrattacco distruttivo di rappre-saglia. Poiché anche l'URSS dispone diforze analoghe, si ritiene improbabile cheuna delle due parti trovi vantaggioso at-taccare l'altra. È a questo potenziale diritorsione reciproca, o capacità di distru-zione sicura, che si affida in larga misural'equilibrio militare strategicamente sta-bile fra le due superpotenze.

Dal momento che, in questa prospetti-va, la possibilità di evitare una guerra di-pende in parte dal fatto che gli Stati Unitiriescano a mantenere intatta la loro capa-cità di distruzione sicura, qualsiasi ridu-zione di tale capacità sarebbe una faccen-da seria. Grande preoccupazione hannosuscitato pertanto le recenti dichiarazionidi alcuni analisti militari americani, se-condo cui l'URSS sta perseguendo atti-vamente misure tali da ridurre l'efficaciadi un attacco di rappresaglia americano.Si afferma specificamente che ambizioseiniziative russe nel campo della difesa ci-vile creerebbero una pericolosa asimme-tria strategica in mancanza di azioni ame-

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di Kevin N. Lewis

ricane che facciano da contrappeso. Peresempio, in concomitanza con un attaccocounterforce di sorpresa contro i missiliamericani con base di lancio a terra,l'URSS potrebbe cercare di evacuare leproprie città, col risultato che, in unoscontro nucleare totale, le perdite sovieti-che sarebbero notevolmente inferiori aquelle americane. In una situazione delgenere, gli Stati Uniti potrebbero trovarsicon le mani legate, non potendo intensifi-care ulteriormente le ostilità, e l'URSSsarebbe quindi in grado in vari modi diimporre la propria volontà. Anche sedovesse seguirne una guerra totale, l'U-nione Sovietica, si dice, sarebbe in gradodi riprendersi molto più in fretta degliUSA. Queste argomentazioni hanno avu-to fra l'altro il risultato di ridestare l'inte-resse per il moribondo programma ame-ricano di difesa civile e di far prendere inconsiderazione nuove opzioni in meritoagli obiettivi dei missili strategici, nell'in-tento di sconfiggere il programma russo didifesa civile.

Queste sceneggiature ipotetiche si ba-sano in parte su una sottovalutazione deidanni che le forze americane sopravvissu-te potrebbero infliggere all'URSS. Moltedi queste stime tengono conto soltantodegli effetti dirompenti, facilmente calco-labili, delle armi nucleari, senza conside-rare gli effetti altrettanto distruttivi delleradiazioni termiche e delle radiazioni io-nizzanti. Quando nei calcoli si introduco-no anche questi effetti aggiuntivi, è chiaroche la guerra nucleare rimane un disastroreciproco bell'e buono e che non c'è

neanche da pensare a possibili tentativi didifesa civile capaci di modificare sostan-zialmente la prospettiva. Pertanto, dalpunto di vista militare operativo, le af-fermazioni secondo le quali la capacità dirappresaglia degli USA si sta «erodendo»sono prive di qualsiasi valore. Inoltre èmolto improbabile che la situazione possacambiare in un futuro prevedibile.

Come vengono stimati i danni di una

guerra nucleare, e quali conseguen-ze di una guerra del genere vengono nor-malmente escluse da tali stime? L'analisipiù completa dimostra che né gli USA nél'URSS hanno motivo di preoccuparsidell'integrità della propria capacità dirappresaglia. Anche se gran parte dell'at-tuale dibattito sulla gravità della minacciasovietica tende a ignorare questo fatto,non può esserci il minimo dubbio che unaguerra totale rimanga un progetto per-dente per entrambe le parti. Va da sé cheun potere di dissuasione credibile si basasu molti fattori oltre alla capacità di sfer-rare un massiccio attacco di rappresaglia.È per altro nell'interesse di entrambe leparti che dal dibattito strategico vengaeliminata l'idea di «vincere» una guerranucleare totale, nel senso di poter miglio-rare a un prezzo accettabile la propriaposizione relativa, e che tutte le conse-guenze di un tale evento rovinoso sianopresentate all'attenzione di tutti.

I criteri specifici per valutare l'efficaciadi un eventuale attacco di rappresagliafurono stabiliti agli inizi degli anni sessan-ta sotto la direzione dell'allora segretario

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1,8 SECONDI DOPO L'ESPLOSIONEFRONTE DELL'ONDAD'URTO PRIMARIA

BRONX GEORGEWASHINGTONBRIDGE

RIVERSIDECHURCH

EMPIRESTATEBUILDING

WORLDTRADECENTER

STATUADELLALIBERTÀ

PALLA DI FUOCO

Mimo*STATENISLAND

4.6 SECONDI DOPO L'ESPLOSIONE

SOVRAPRESSIONE= 1,12 kgicm , NA

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FRONTE DELL'ONDAD'URTO RIFLESSA

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11 SECONDI DOPO L'ESPLOSIONE

SOVRAPRESSIONE= 0,42 kg/cm ,

IiiVELOCITÀ DEL VENTO= 288 km/h

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37 SECONDI DOPO L'ESPLOSIONE

SOVRAPRESSIONE,07 kg/c,= 0 m

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RESIDUO CALDO/ DELLA BOMBA

GASSOSO

VELOCITÀ DEL VENTO= 64 km/h

110 SECONDI DOPO L'ESPLOSIONE

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;"s'''7,3

NUBE

IiI41ENT.4:ECONDARI

RADIOATTIVA

VELOCITÀ DEL VENTO= 440 km/h

16 14 12 10 8 6 4 2 0 2 4 6DISTANZA DAL PUNTO ZERO A TERRA (CHILOMETRI)

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dell'URSS sono concentrate in un nume-ro straordinariamente ridotto di centriurbani di un certo rilievo. Infatti circa unterzo della popolazione e quasi due terzidella capacità industriale del paese sonoconcentrati nelle 200 città più grandi.Attacchi nucleari contro altre città nonaccrescerebbero in misura notevole idanni della rappresaglia (eccezion fattaper gli effetti ritardati del fa/ioni radioat-tivo). Il concetto di distruzione sicura in-trodotta da McNamara potrebbe quindiessere tradotto nella capacità di distrug-gere le 200 città più grandi dell'URSS.

Data questa premessa, si potrebberostabilire le esigenze delle forze americanedeterminando il numero delle testate nu-cleari necessarie per distruggere gli obiet-tivi sociali ed economici più importanti inquelle 200 città. La programmazione de-gli obiettivi da colpire è sensibile a moltifattori operativi, quali la composizione elo schema planimetrico delle città, marichiede soprattutto una previsione preci-sa del modo in cui la popolazione localesarà colpita dagli effetti letali delle esplo-sioni nucleari. In pratica, per prevedere idanni di un attacco di rappresaglia si fa unraffronto, città per città, fra le proprietàfisiche delle esplosioni nucleari e le carat-teristiche rilevanti dell'obiettivo. I risulta-ti di questi calcoli particolareggiati posso-no essere per altro approssimativamenteabbastanza buoni con l'ausilio di alcunesemplici procedure.

a forza esplosiva di un'arma nucleare, viene definita in genere in termini di

quantità di esplosivo chimico necessaria

per liberare un'equivalente quantità dienergia; si dice per esempio che unabomba nucleare ha una potenza di un cer-to numero di chiloton (migliaia di tonnel-late) o di megaton (milioni di tonnellate)di tritolo. Come in un'esplosione chimica,l'energia di un'esplosione nucleare vienegenerata molto rapidamente in una massaridotta. Quando una bomba nucleare vie-ne fatta esplodere in aria, l'energia libera-ta istantaneamente vaporizza i compo-nenti della testata, creando una palla difuoco assai calda che si espande rapida-mente. L'esplosione ha due effetti imme-diati che in un attacco contro una cittàpossono essere distruttivi. Primo, a manoa mano che si espande. la palla di fuocoemette un'onda d'urto attraverso il mezzocircostante. Quest'onda d'urto, che si al-lontana dal punto dell'esplosione a velo-cità supersonica. provoca danni agli edifi-ci e alle persone dovuti allo spostamentod'aria. Inoltre la caldissima palla di fuocoirradia energia termica, soprattutto foto-ni, nella regione visibile e in quella dell'in-frarosso dello spettro elettromagnetico, equesta energia può produrre ustioni eincendiare materiali che non sono protettida qualche schermatura opaca. Grossomodo metà dell'energia della bomba siconverte alla fine in spostamenti d'aria dinatura meccanica, e circa un terzo vieneliberato sotto forma di radiazione termi-ca. Il resto dell'energia è rappresentato daradiazione nucleare immediata e da ra-diazione nucleare e termica ritardata,nessuna delle quali viene considerataimportante in un programma di distru-zione sicura, ma che, tutte insieme, con,

tribuiscono ad aumentare la distruttivitàdi un attacco nucleare.

I movimenti meccanici di un'esplosionenucleare sono analoghi a quelli di un'on-da di maremoto. Il fronte d'urto è lette-ralmente un muro di aria compressa. Alsuo passaggio, gli edifici sono esposti a unaumento quasi istantaneo della pressioneatmosferica locale e possono sgretolarsi.Dietro il fronte d'urto si muovono ventiviolenti, analoghi alle correnti d'acquache seguono il moto di un'onda dell'ocea-no. Le forze prodotte da questi venti pos-sono condurre anche al crollo di edificinella zona in cui si trovano gli obiettivi dacolpire. A seconda della loro forma e del-la loro costruzione, gli edifici possonoessere vulnerabili o all'onda d'urto o aiventi che la seguono o all'una e agli altri.La «durezza» di un obiettivo (vale a direla sua capacità di resistere all'effetto di-struttivo dell'onda d'urto) viene definitain genere dalla «sovrapressione» indotta(espressa in chilogrammi per centimetroquadrato al di sopra della pressione atmo-sferica) a cui l'obiettivo viene distrutto.

La radiazione termica può fare vittimedirettamente per ustioni dovute al caloreo, indirettamente (dando fuoco ai mate-riali vicini), vittime per ustioni dovute allefiamme, e queste vittime si aggiungono aquelle colpite dall'effetto dirompente.L'entità di questi danni dipende sia dallapotenza dell'energia radiante liberata(misurata in genere in calorie per centi-metro quadrato), sia dalla durata di emis-sione dell'energia stessa. Gli effetti di-struttivi dello spostamento d'aria dimi-nuiscono con la distanza più rapidamentedegli effetti termici. In condizioni ideali,quindi, un'esplosione nucleare può pro-vocare notevoli danni incendiari ben oltrela zona devastata dagli effetti dirompenti.I danni termici per altro sono molto sog-getti all'influsso di fattori esterni, fra cuila presenza di nubi o di un manto di neve,la trasparenza relativa dell'atmosfera e lecaratteristiche del bersaglio. Perciò glieffetti termici sono molto meno prevedi-bili degli effetti dirompenti diretti.

Poiché le forze di rappresaglia sonoprogettate in modo da poter infliggeredanni sicuri, le conseguenze di un attaccosono calcolate tipicamente solo sulla basedei più prevedibili effetti dirompenti. Siconsideri il problema di distribuire un«pacchetto» opportuno di bombe o testa-te nucleari su un'area urbana dopo unattento esame degli obiettivi da colpirenella città. I punti di mira di ogni bomba otestata vengono scelti in modo tale daassicurare che gli effetti desiderati dellospostamento d'aria raggiungano tutti gliobiettivi. Se questi sono abbastanza vicinifra loro, potrebbe bastare una sola testa-ta. Se invece sono dispersi o «duri», piùche aumentare la carica esplosiva di unasingola bomba, potrebbe forse essere pre-feribile usare più di una bomba o testataper colpire tutta la zona. Questo metodosi premunisce dal possibile fallimento diun'unica grande testata, che lascerebbe«scoperto» un bersaglio, e rispecchiaanche il fatto che pochi complessi indu-striali e militari sono sufficientemente

La sequenza della pagina a fronte illustra in ordine cronologico gli effetti immediati dell'esplosio-ne di una testata nucleare da un megaton a circa 2000 metri di altezza sul cuore di New York.Subito dopo l'esplosione, si formerebbe una palla di fuoco estremamente calda e luminosa, laquale creerebbe un'intensa radiazione (in colore), capace di produrre ustioni e di provocareincendi a notevole distanza. L'esplosione darebbe luogo anche a un'onda d'urto distruttiva, che sipropagherebbe dalla palla di fuoco a velocità supersonica; 1,8 secondi dopo la detonazione, peresempio, il fronte dell'onda (cerchio nero) i troverebbe più o meno a 800 metri dalla palla difuoco. Inoltre i processi nucleari responsabili dell'esplosione sarebbero accompagnati da un'emis-sione radioattiva molto intensa, costituita soprattutto da raggi gamma e neutroni (linee biancheondulate), che nell'aria avrebbe un raggio d'azione sufficiente a farla giungere al suolo nella zonadel centro. Quando l'onda d'urto primaria dell'esplosione colpisse il terreno, si formerebbe perriflessione un'altra onda d'urto. A una certa distanza dal punto zero a terra (distanza che sana aseconda dell'altezza dell'esplosione e della potenza della bomba), il fronte dell'onda primaria equello dell'onda riflessa si fonderebbero, formando un'unica onda di Mach rinforzata; nel caso diuna testata da un megaton fatta esplodere a 2000 metri di altezza, l'effetto Mach incomincerebbecirca 4,6 secondi dopo la detonazione a una distanza di 2 chilometri dal punto zero a terra. A quelpunto la sovrapressione (vale a dire la pressione dell'aria al di sopra della pressione ambienteatmosferica) sarebbe di 1,12 chilogrammi per centimetro quadrato. 11 secondi dopo la detonazio-ne, l'onda di Mach si sarebbe allontanata dal punto zero a terra di 5,1 chilometri, la sovrapressioneall'altezza di tale onda sarebbe di 0,42 kg/cm 2 e la velocità del vento subito dietro l'onda stessasarebbe di circa 288 chilometri all'ora; quantità cospicue di radiazioni termiche e nuclea-ri continuerebbero ad arrivare al suolo. 37 secondi dopo la detonazione, l'onda di Mach sarebbequasi a 15,2 chilometri dal punto zero a terra, la sovrapressione all'altezza dell'onda sarebbe di0,07 kg/cm 2 e la velocità del vento dietro l'onda sarebbe di 64 chilometri all'ora. (I vetriincomincerebbero a rompersi a partire da una sovrapressione dell'ordine di 0,035 kg/cm 1 ). Anchese la radiazione termica non avesse più valori rilevanti, i raggi gamma continuerebbero a giungereal suolo in quantità potenzialmente letali. La palla di fuoco non sarebbe più luminosa, ma sarebbesempre molto calda, e quindi prenderebbe rapidamente quota, attirando l'aria verso il propriointerno e verso l'alto e producendo forti correnti d'aria, dette senti secondari, che solleverebbero idetriti e le macerie della città, formando il gambo di quella che alla fine diventerebbe la caratteri-stica nube a fungo. 110 secondi dopo la detonazione, il residuo caldo della palla di fuoco, purcontinuando a salire, incomincerebbe ormai a espandersi e a raffreddarsi. Come risultato, i prodot-ti v aporizzati provenienti dalla fissione e altri residui della bomba si condenserebbero. formandouna nube di particelle radioattive. In questo momento la nube sarebbe arrivata già a 11.2 chilome-tri di quota. L'altezza massima presumibilmente raggiunta dalla nube (dopo 10 minuti) sarebbedi circa 22,4 chilometri. Alla fine le particelle della nube sarebbero disperse dal vento e, a menodi precipitazioni atmosferiche, non vi sarebbe nessuna ricaduta radioattiva precoce (o locale).

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concentrati o hanno la forma giusta peressereittaccati con una sola arma del tipoche attualmente costituisce il grosso del-l'arsenale strategico americano.

Ogni città ha una serie unica nel suogenere di obiettivi con determinate carat-terisache, ma alcune semplici norme ren-dono 'possibile prevedere l'ammontaredei danni e delle vittime. In linea genera-leatialsiasi fabbricato che non fosse co-struito specificamente per resistere all'ef-fetto dirompente verrebbe distrutto sefokse soggetto a una sovrapressione di0,5 o più chilogrammi per centimetroquadrato oltre la pressione atmosfericaambientale, che è di circa un chilogram-mo per centimetro quadrato, e quelle co-S!rúzioni che non crollassero subirebberocoiiunqueaanni tali da impedire qualsia-si làPto di riparazione:Alcuni edifici construttura 'partante in cemento armato (emateriali Osanti all'interno) potrebberoresistere a una sovrapressione di 2,8 chi-logrammi ii più per centimetro quadrato,ma se questi obiettivi fossero ritenutiimportanti, l'attaccante potrebbe abbas-sare la qtiota a cui far esplodere la suabomba o , indirizzare le sue armi d'offesa(o aumentare il numero delle testate) inmodo aa raggiungere gli effetti desiderati.A occhio e croce tuttavia una sovrapres-sione di 0,35 chilogrammi per centimetroquadrato è considerata sufficiente a di-

struggere la maggior parte degli edifici.Il corpo umano può sopportare spo-

stamenti d'aria molto più intensi di quasitutti i fabbricati, per cui in un attacconucleare la maggior parte delle vittimedell'effetto dirompente sarebbero causa-te in maniera indiretta. Il grosso dellapopolazione correrebbe il pericolo di tro-varsi all'interno o nelle vicinanze di edificiche crollano, di essere colpita dai detritilanciati dall'onda d'urto o di essere sca-gliata contro una superficie immobile.Anche gli effetti termici causerebberomolte vittime entro un certo raggio, indi-pendentemente dalle condizioni esterne.Nel calcolare in anticipo il numero dellevittime, si fa uso spesso del concetto sem-plificante di «area letale». Basata su datiteorici ed empirici elaborati dall'AtomicEnergy Commission agli inizi degli annicinquanta, l'area letale è la zona circolareentro la quale il numero dei sopravvissutisarebbe pari a quello delle vittime fuoridel cerchio, ammesso che la densità dellapopolazione nell'intera area sia uniforme.

per semplificare i calcoli, le perdite sti-mate vengono ridistribuite, per cui

gli strateghi calcolano fra le vittime tutticoloro che si trovano all'interno del cer-chio, escludendo quanti ne sono fuori.Una stima delle vittime immediate si haquindi moltiplicando l'area letale per la

densità della popolazione. L'esperienzadi Hiroshima e di Nagasaki e i dati degliesperimenti nucleari indicano che per unabomba dell'ordine di 20 chiloton l'arealetale si estende grosso modo alla zona incui vi è una sovrapressione di un chilo-grammo per centimetro quadrato. Per-tanto la copertura offerta da tale sovra-pressione è considerata un parametrosoddisfacente per calcolare sia il numerodelle vittime, sia la distruttività economi-ca delle esplosioni nucleari.

Le bombe o le testate nucleari genera-no una sovrapressione di 0,35 kg/cm 2 auna distanza proporzionale alla radicecubica della loro forza esplosiva. Per que-sta ragione si dice che le bombe più grandidistribuiscono la loro potenza distruttivain maniera molto meno efficace di quellepiù piccole. Una bomba da 100 chiloton,per esempio, genera una sovrapressionedi 0,35 kg/cm 2 entro un raggio di circa3200 metri. Ebbene, una testata con unaforza esplosiva dieci volte superiore (unmegaton) genera la stessa sovrapressionesoltanto al doppio di tale distanza. In ri-conoscimento dell'efficacia intrinseca-mente maggiore delle bombe più piccole,una misura graduata nota col nome di«megaton equivalenti», definita come laforza esplosiva di una bomba in megatonelevata alla potenza di due terzi, è consi-derata un indice di capacità distruttiva

contro una città migliore della sempliceforza esplosiva espressa in megaton. Ne-gli anni sessanta gli specialisti di analisidei sistemi di McNamara hanno calcolatoche 400 megaton equivalenti uccidereb-bero il 30 per cento della popolazione edistruggerebbero il 75 per cento dellacapacità industriale dell'URSS; di recen-te è stato calcolato che i danni alla popo-lazione e alle industrie siano più vicinirispettivamente al 35 e al 70 per cento.

Gli effetti immediati e ritardati delle

bombe o testate nucleari si possonomettere meglio in rilievo sullo sfondo diun ipotetico attacco a un tipico obiettivourbano, l'area metropolitana della grandeBoston. L'esplosione di 10 testate da unmegaton, destinate a obiettivi economicie militari del luogo, genererebbe una so-vrapressione di 0,35 kg/cin z su una super-ficie di oltre 1300 chilometri quadrati. Piùdi 1,3 milioni di persone verrebbero ucci-se dall'effetto dirompente e dagli effettitermici immediati delle esplosioni, e piùdell'80 per cento della capacità industria-le della zona andrebbe distrutta. È pro-babile che gli effetti secondari delle esplo-sioni, con particolare riferimento agli in-cendi e alla ricaduta radioattiva, aumen-terebbero questi totali.

Se le condizioni fossero favorevoli al-l'attacco, l'effetto più distruttivo potreb-

be essere quello di natura incendiaria. Incerte condizioni di tempo, ogni esplosio-ne da un megaton provocherebbe incendifino a 16 chilometri di distanza. In unattacco del genere la minaccia di incendiincomberebbe presumibilmente su buonaparte del Massachusetts orientale. Agliincendi provocati dalla violenta emissio-ne di calore si unirebbero quelli dovuti astufe, caldaie e forni rovesciati dallo spo-stamento d'aria. La dispersione dei detritie la rottura di condutture e di serbatoiaggiungerebbero combustibile al fuoco.Gli incendi si propagherebbero a causadel materiale scagliato a distanza dallospostamento d'aria. Dopo l'attacco, l'e-stinzione di centinaia di piccoli incendisarebbe un compito immane. Le condut-ture dell'acqua salterebbero, le attrezza-ture ami-incendio andrebbero distrutte ei vigili del fuoco sarebbero messi nell'im-possibilità di agire. A Hiroshima il 70 percento circa delle attrezzature anti-incen-dio andò distrutto nel crollo delle casermedei pompieri e l'80 per cento dei vigili delfuoco non si presentò all'appello.

A seconda delle condizioni del tempo edelle caratteristiche della zona in cui sitrovano i bersagli da colpire (con partico-lare riferimento alla densità delle struttu-re infiammabili), i molti incendi singolipotrebbero consolidarsi fino a formareuno di questi due tipi di incendi a grande

scala: la tempesta di fuoco o la conflagra-zione. Una tempesta di fuoco è attivata dauna forte corrente ascensionale di ariacalda, che viene sostituita da aria freddaaspirata dalla periferia dell'incendio. Unaconflagrazione è attivata anche da un for-te vento di terra già presente prima del-l'attacco. Mentre una tempesta di fuococontinua soltanto finché continuano i suoiventi centripeti, una conflagrazione puòcontinuare finché c'è combustibile.

La conseguenza di un incendio a gran-de scala è la totale devastazione dell'areacolpita. In un incendio di questo genere latemperatura può superare i 1000 gradicentigradi, una temperatura più alta diquella necessaria per fondere il vetro e ilmetallo e per bruciare materiali normal-mente indistruttibili. A Hiroshima unabomba atomica con una forza esplosivadell'ordine di 15 chiloton provocò unatempesta di fuoco che durò sei ore, di-struggendo completamente la città per 12chilometri quadrati. Le città americanesono costruite con materiali che resistonoal fuoco più di quelli di Hiroshima, ma percontro hanno un maggior numero di edi-fici e una maggiore quantità di combusti-bili, soprattutto benzina e gasolio per ri-scaldamento, pronti ad alimentare gli in-cendi. Ancora più importante è il fattoche la forza esplosiva di molte armi nu-cleari strategiche moderne supera di due

Hiroshima vista dall'alto in queste , fotografie prese da un aereo daricognizione americano prima (a sinistra) e dopo (a destra) il bombar-

damento atomico della città, avvenuto il 6 agosto 1945. La croce indi-ca il punto zero a terra, il punto sul terreno proprio sotto l'esplosione.

I cerchi concentrici segnano intervalli di 304 metri. La tempesta difuoco che seguì gli effetti immediati dell'esplosione durò circa 6 ore e

distrusse 11,17 chilometri quadrati della città. La forza esplosiva dellabomba che provocò questa devastazione era dell'ordine di 15 chiloton.

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o più ordini di grandezza quella dellebombe esplose a Hiroshima e Nagasaki.Inoltre una buona parte della zona sotto-posta all'attacco sarebbe esposta alle ra-diazioni termiche di più palle di fuoco.

I rifugi intesi a proteggere dagli effettidirompenti non servirebbero molto con-tro i grandi incendi. La sopravvivenza dichi vi si ripara dipenderebbe in manieracritica dalla temperatura e dall'umiditàall'interno del rifugio e, nel caso in cuidovessero scoppiare incendi su larga sca-

la, il problema di mantenere nel rifugiostesso un ambiente in cui la gente possasopravvivere si aggraverebbe fino al pun-to di non presentare nessuna soluzione.Inoltre, a meno che non vi fosse una prov-vista indipendente di ossigeno per ognisingolo rifugio, l'anidride carbonica e altrigas tossici generati dall'incendio potreb-bero rivelarsi mortali per coloro che sitrovano dentro. Il riscaldamento dei rifu-gi, sia a opera delle fiamme sia a operadelle macerie riscaldate (che potrebbero

rimanere intollerabilmente calde pergiorni e giorni dopo la fine dell'incendio),metterebbe in pericolo la vita di chi sitrova in un rifugio con un'atmosfera isola-ta. A Dresda, dove una tempesta di fuocoprovocata da bombe di tipo tradizionaleuccise nel 1945 più di 100 000 persone,soltanto gli abitanti che avevano lasciato iloro rifugi prima che incominciasse latempesta di fuoco riuscirono a sopravvi-vere alla duplice minaccia dei gas nocivi edel riscaldamento dei rifugi.

Dopo un attacco nucleare molta gente

rimarrebbe mutilata, intrappolatafra le macerie o impossibilitata a fuggiredalla città per via delle strade bloccate daidetriti e dal fuoco. Se si formassero in-cendi su grande scala, eventualità proba-bile nel caso di molte esplosioni da unmegaton, pochi potrebbero essere i so-pravvissuti fra coloro che riuscissero asfuggire a una mutilazione immediata. Se,per esempio, si dovessero verificare in-cendi su larga scala nell'area di Boston, il

numero delle vittime potrebbe aumenta-re di 500 000 unità.

Un altro fattore che non è incluso neicalcoli relativi alla distruzione sicura è ilfallout radioattivo. Questa ricaduta ra-dioattiva è dovuta alla condensazione deisottoprodotti radioattivi di un'esplosionenucleare sui materiali fusi dal calore in-tenso della palla di fuoco e (in misuramolto minore) dalla conversione di mate-riali non radioattivi in materiali radioatti-vi a causa dell'assorbimento di neutroni

provenienti dalle reazioni nucleari dell'e-splosione. Se una bomba nucleare venissefatta esplodere a livello del suolo o quasi,il fallout costituirebbe una grossa minac-cia. Grandi quantità di detriti verrebberosollevate nella nube ascendente, per rica-dere più tardi (o più probabilmente essereeliminate dalla pioggia) dalla nube stessain quantità letali per centinaia di chilome-tri sottovento. Una dose di radiazioneionizzante dell'ordine di 400-500 rem (ilrem è un'unità di misura degli effetti bio-

In questo attacco ipotetico contro l'area metropolitana della grandeBoston sono contrapposti gli effetti immediati e gli effetti ritardati dimolteplici esplosioni nucleari. In entrambi i casi l'attacco è costituitodalla detonazione di 10 testate nucleari da un megaton dirette controobiettivi economici e militari. Nella figura a sinistra si è partiti dalpresupposto che tutte le bombe vengano fatte esplodere a una quotascelta in modo da massimizzare gli effetti termici e quelli prodottidall'effetto dirompente. I contorni circolari in nero corrispondono alle

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zone esposte a una sovrapressione di almeno 0,35 kg/cm 2 ; ognuna diqueste zone ha un raggio di 6,8 chilometri. Le zone in colore sonoquelle esposte a gravi rischi di incendi e di ustioni in una giornataserena; ogni area in questo caso ha un raggio di 16 chilometri. Qui ilprincipale effetto ritardato è il rischio di una tempesta di fuoco o di unaconflagrazione, che interesserebbero tutta la zona e che potrebberoaccrescere di 500 000 unità il numero delle vittime degli effetti termicie di quelli prodotti dall'effetto dirompente delle esplosioni nucleari,

stimato in 1,3 milioni sulla base del concetto di distruzione sicura. Nellafigura a destra il presupposto è che tutte le 10 testate vengano fatteesplodere a livello del suolo in modo da massimizzare gli effetti dellaricaduta radioattiva. (I contorni cono stati tracciati sulla base delloschema dei venti tipici predominanti di gennaio.) Le aree in coloreintenso sono quelle coperte da una quantità di radiazione che sarebbefatale almeno all'80 per cento della popolazione esposta. Le aree incolore medio sono quelle in cui almeno il 50 per cento della popolazio-

ne esposta morirebbe di qualche malattia da radioattività. Le aree incolore chiaro sono la probabile estensione della zona in cui una buonaparte della popolazione esposta presenterebbe sintomi clinici da ra-dioattività, con circa il 20 per cento di casi letali. (I sopravvissuti potreb-bero subire gli effetti del fallout degli attacchi in zone limitrofe.) Ilnumero delle vittime di un attacco condotto con un'opportuna com-binazione di bombe nucleari fatte esplodere in aria e al suolo potreb-be essere di oltre due milioni di morti e altrettanti feriti e ammalati.

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POTENZA DELL'ESPLOSIONE (CHILOTON DI TRITOLO)

Il raggio tipico a cui si estendono tre effetti nocivi delle armi nucleari è raffigurato qui per unatipica esplosione in aria in funzione della sua forza esplosiva. La curva in colore rappresenta ladistanza alla quale la radiazione termica può causare ustioni di secondo grado alla pelle eprovocare incendi, creando il rischio di un incendio generale su vasta scala. La curva in neromisura il raggio del cerchio della sovrapressione di 0,35 kg/cm 2 , all'interno del quale il passaggiodel fronte dell'onda d'urto, seguita da venti che soffiano alla velocità di circa 260 chilometriall'ora, provocherebbe una massiccia distruzione della città e un'alta percentuale di vittime. Lacurva in grigio indica il raggio entro il quale la radiazione nucleare improvvisa dell'esplosioneprovocherebbe il 100 per cento di vittime. È evidente che, in condizioni di tempo favorevoli, glieffetti termici distruttivi di un'esplosione di questo genere potrebbero andare molto al di là dell'areadi massima distruzione dell'effetto dirompente. La radiazione nucleare immediata, d'altro canto,non è chiaramente un importante meccanismo di distruzione per quel che riguarda le armistrategiche nucleari (che hanno una forza esplosiva variabile da qualche decina di chiloton a moltimegaton), in quanto l'area coperta dalla radiazione letale sarebbe esposta anche a gravi effettitermici e spostamenti d'aria. Soltanto quando la forza esplosiva è molto più ridotta (dell'ordine di unchiloton o meno) la radiazione nucleare immediata diventa un importante meccanismo letale;questo rapporto è il principio di fondo della bomba a radiazione intensificata, o bomba al neutrone.

200 400 600 800 1000 1200 1400ENTITÀ DELL'ATTACCO (MEGATON EQUIVALENTI SULL'OBIETTIVO)

Il concetto di distruzione sicura, su cui gli strateghi americani si basano per determinare ilpotenziale di rappresaglia necessario alle forze nucleari degli Stati Uniti per evitare un attacco disorpresa dell'URSS, è calibrato qui in termini del numero di megaton equivalenti che ci vorrebbeper distruggere i più importanti centri abitati e gli obiettivi industriali dell'Unione Sovietica. (Imegaton equivalenti sono la forza esplosiva di una bomba nucleare elevata alla potenza di 2/3.)Dato il valore decrescente dell'aggiunta di altri megaton equivalenti a un attacco di rappresaglia diquesto tipo, è evidente da queste curve che l'invio sull'obiettivo di circa 400 megaton equivalentisarebbe più che sufficiente per ottenere la distruzione sicura. I danni alla popolazione (curva incolore) sono stati stimati soltanto in termini di morti; i danni industriali (curva in nero) sono statideterminati calcolando il «valore aggiunto di fabbricazione» distrutto. (Il valore aggiunto difabbricazione è il valore incrementale conferito alle materie prime in ogni processo industriale.)

logici delle radiazioni sull'uomo) emessaper un periodo di parecchi giorni uccide-rebbe metà delle persone che l'avesseroricevuta. Una dose compresa fra 200 e300 rem ne ucciderebbe poco meno del20 per cento (ammessa una cura medicaimmediata), ma gravi alterazioni del san-gue connesse alle radiazioni, fra cui unadiminuita risposta immunologica, po-trebbero accrescere il numero delle vitti-me aumentando le infezioni letali. Se die-ci bombe da un megaton dovesseroesplodere a livello del suolo (per massi-mizzare gli effetti della ricaduta radioatti-va più degli effetti termici o di quelli di-rompenti), fino a un milione di abitantidel New England che non fossero soggettiagli effetti termici e dirompenti immediatidelle esplosioni nucleari sarebbero espo-sti a pericolosi livelli di radiazioni. Anchecon valutazioni ottimistiche sulla dispo-nibilità di rifugi e di viveri, le vittime dellaricaduta radioattiva che bisognerebbeaggiungere al totale relativo all'area diBoston potrebbero arrivare a 500 000.Un attacco di questo tipo potrebbe benis-simo mescolare le esplosioni in aria e alsuolo in modo da creare livelli massimi dientrambi i tipi di danni.

Dopo un attacco di questo genere, ilnumero delle vittime degli incendi e delleradiazioni continuerebbe ad aumentare,in parte anche perché il personale e i ser-vizi medici andrebbero distrutti. Le vitti-me di ustioni presenterebbero un pro-blema medico eccezionale, in quanto icasi di ustioni gravi esigono una curaimmediata e intensiva, se si vuole che chine è colpito sopravviva. La capacità diqualsiasi servizio medico di trattare unnumero elevato di vittime di questo gene-re è limitata anche in tempo di pace. L'af-flusso di una cinquantina di persone so-pravvissute all 'o scontro di due reattori dilinea nel cielo di Tenerife (isole Canarie)tese al massimo alcuni anni or sono i cen-tri per ustionati degli USA, che hannouna capacità massima di circa 130 pazien-ti. È ovvio che dopo un attacco nucleare ilnumero dei casi di ustioni sarebbe infini-tamente superiore e l'accesso alle curemediche sarebbe quindi più difficile.

Sui servizi medici esistenti verrebbe agravare anche l'incidenza delle ferite edelle lesioni riportate molto al di là dellezone di diffusa mortalità. Il pericolo diferite provocate da oggetti scagliati vio-lentemente (soprattutto frammenti difinestre in frantumi) esisterebbe a più di12 chilometri dal centro di uno scoppio daun megaton, e potrebbero aversi ustionigravi fino a oltre 14 chilometri di distan-za, a seconda delle condizioni del tempo.Molte vittime di ustioni, di malattie daradioattività e di altre ferite mortali chenon morissero immediatamente avrebbe-ro bisogno di cure mediche intensive (manon disponibili nella circostanza). Il trat-tamento dei feriti meno gravi e dei giova-nissimi, delle persone molto anziane e diquelle che richiedono cure mediche parti-colari verrebbe complicato dalla scarsitàdi cibo, di ricoveri e di medicinali.

Fra i sopravvissuti a un attacco nuclea-re totale ve ne sarebbero molti resi per-

manentemente invalidi da mutilazioni.cecità e altre cause. Qualunque sforzomedico verrebbe ostacolato dalla distru-zione del personale e dei servizi sanitaripubblici, dalla proliferazione degli orga-nismi patogeni (che tendono a sopravvi-vere a elevati livelli di radiazione) e daaltre difficoltà, come il problema appa-rentemente insolubile dell'eliminazionedei morti. Il totale delle vittime di un at-tacco contro la zona di Boston con bombenucleari fatte esplodere in aria e al suolopotrebbe benissimo superare i due milio-ni di morti e un numero grosso modoanalogo di feriti e di ammalati.

T l concetto di distruzione sicura trascuraanche alcuni problemi di natura stra-

tegica. Si dice per esempio che l'URSSstia perseguendo due programmi che lepermetterebbero di attenuare l'efficaciadi un attacco di rappresaglia degli USA. Ilprimo programma mira a ridurre il nume-ro delle testate americane dirette contro iloro obiettivi, mediante la distruzione del-le forze strategiche USA con un attacco disorpresa e l'intercettazione del maggiornumero possibile di testate prima chequeste giungano a bersaglio nell'UnioneSovietica. Il secondo programma tende aminimizzare i danni provocati dalle armiUSA in arrivo, mediante l'evacuazionedegli abitanti dalle città e la dispersione el'«indurimento» dei siti industriali. Poi-ché i sovietici potrebbero quindi «nega-re» a un attacco americano importantiobiettivi economici e urbani, vi è chi so-stiene che le forze americane non assicu-rerebbero i livelli di danneggiamentoprevisti dal concetto di distruzione sicurae che l'Unione Sovietica manterrebbeintatti la base industriale, il personale el'amministrazione necessari per una rapi-da ripresa postbellica.

Anche ammettendo il pieno successodi questi tentativi sovietici nessuna delledue strategie potrebbe ridurre efficace-mente la devastazione di una guerra nu-cleare totale o accrescere in misura note-vole il potenziale di ripresa dell'URSS.Al contrario, questi progetti sembranosoltanto ridurre le capacità di rappresa-glia degli Stati Uniti nella prospettivadell'angusta e arbitraria definizione didistruzione sicura di cui abbiamo discus-so in precedenza.

Le analisi di questo genere ignorano ilfatto che anche nelle peggiori circostanzegli USA sarebbero in grado di organizza-re un attacco di rappresaglia più che ade-guato. Qualsiasi piano sovietico tendentea ridurre la capacità americana di distru-zione sicura si troverebbe di fronte alcompito immane di far scendere le forzeamericane molto al di sotto dei 400 mega-ton equivalenti pronti a essere lanciati suun bersaglio. (In raltà, il compito po-trebbe essere ancora più difficile, perchéun attacco americano ben congegnato disoli 200 megaton equivalenti potrebbepur sempre uccidere immediatamente unquinto della popolazione e distruggerepiù di due terzi dell'industria dell'URSS,soddisfacendo con ciò i requisiti della di-struzione sicura.)

Eestremamente improbabile che unprimo colpo preventivo da parte del-

l'URSS possa raggiungere questa meta.Innanzi tutto, 400 megaton equivalentirappresentano soltanto una frazione del-l'attuale arsenale nucleare americano,costituito da oltre 6000 megaton equiva-lenti. Più di metà di questo arsenale èpronta in sommergibili lanciamissili al-l'ancora nelle loro basi, in bombardieri instato di preallarme nelle basi dello Strate-gic Air Command e in missili nelle lorobasi a terra, tutti in grado di entrare inazione nello spazio di pochi minuti a unordine del Presidente. Il resto delle forzestrategiche americane è costituito soprat-tutto da bombardieri non in stato di preal-larme e da sommergibili in porto permanutenzione. Se un attacco russo di sor-presa dovesse distruggere nei loro silosmolti missili americani con base di lancioa terra e tutti i bombardieri e i sommergi-bili non in stato di preallarme, rimarreb-bero sempre a disposizione per un'azionedi rappresaglia più di 2000 megaton equi-valenti. Anche se un numero inaspetta-tamente grande di armi USA dovessefunzionare male o essere distrutto in volo,potrebbero pur sempre essere lanciaticontro un obiettivo con la massima sicu-

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rezza più di 1500 megaton equivalenti.Queste cifre presuppongono «il peggioredei casi» dal punto di vista degli StatiUniti: se prima di un attacco sovietico diquesto genere vi fosse poi un minimo dipreavviso, sarebbe possibile dare l'allar-me ad altri bombardieri e sommergibili.per cui il numero dei megaton equivalentiin grado di raggiungere un bersaglio au-menterebbe di oltre il doppio.

Quanto alla disponibilità di quella che avolte è indicata come «sovracapacità di-struttiva», un'espressione che intendesottolineare il fatto che le sole bombe nu-cleari già costruite basterebbero a uccide-re più volte ogni essere umano, qualsiasitentativo di ridurre il numero o l'efficaciadelle testate americane in arrivo è desti-nato a fallire. Mosca, per esempio, è pro-tetta da un sistema di antimissili balistici(ABM) che è limitato per trattato a 100vettori. (Attualmente solo 64 missili sonoimpiegati in tale sistema.) Nel caso di unattacco missilistico, quei missili potrebbe-ro distruggere una certa frazione dei mis-sili in arrivo. Gli strateghi americani po-trebbero facilmente controbilanciarequesto potenziale logoramento con pa-recchie strategie, una delle quali sarebbequella di assegnare altre testate al «pac-

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Gli obiettivi industriali di vitale importanza risultano più concentrati nell'URSS che negli USA,come risulta da queste tre coppie di cun e. Di conseguenza basterebbe un minor numero di testateper paralizzare la produzione sovietica di materiali importantissimi, come acciaio, petrolio emetalli non ferrosi. Inoltre le due economie sono caratterizzate da strozzature cruciali. Peresempio, una sola fabbrica di Pas lodar, nell'URSS, svolge un lavoro essenziale al 65 per centodell'industria dell'alluminio. Analogamente, quasi l'80 per cento del minerale di ferro imbarcatonegli USA è convogliato attraverso le rapide di Sault Sainte Marie, superate con canali navigabili.

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Page 6: Effetti immediati e ritardati di una guerra nuclearedownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1979_133_1.pdf · portuni delle forze di rappresaglia degli Stati Uniti. McNamara

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bili lanciamissili, basi missilistiche a terra, siti per la sperimentazionedei missili (si veda la leggenda in basso a sinistra). Oltre alle installa-zioni presentate in questa figura, gli USA dispongono di una varietà di

forze strategiche di stanza in altri posti del mondo (soprattutto nell'iso-la di Guam e in Alaska). In generale gli obiettivi adatti a un attaccoood..re .tintt estremamente più concentrati nell'URSS che negli USA.

chetto Mosca», che si basa su generosepremesse teoriche sull'efficacia del siste-ma ABM moscovita.

Il principio di distruzione sicura assumeimplicitamente quello che potrebbe esse-re il quadro meno probabile di una guerranucleare generale. È estremamente im-probabile che una guerra totale incomincicon un massiccio attacco di sorpresa diuna delle due parti alle città nemiche. Èpiù probabile che una guerra del generesegua una crisi strisciante che potrebbeincominciare con attacchi nucleari controobiettivi militari. Queste sceneggiaturealternative implicano che la popolazionedelle città abbia un ampio preavviso di unpossibile o probabile attacco nucleare,per cui sarebbe possibile ricorrere all'e-vacuazione o ad altre tattiche per ridurre idanni. Se la situazione dovesse presentar-si in questi termini, è chiaro che al mo-mento dell'attacco il carattere della popo-lazione sarebbe manifestamente mutato.Poiché la distruzione sicura viene calcola-ta in base alla densità della popolazione intempo di pace e poiché i calcoli si basanosu certe premesse relative alla disposizio-ne degli abitanti e dei lavoratori di unacittà di giorno in giorno, può darsi che incircostanze realistiche non si riesca a rag-giungere il progettato numero di vittime.

Il principio di distruzione sicura pre-suppone anche che una guerra nuclearegenerale sia costituita da un unico massic-cio attacco «countervalue», un attaccocioè diretto contro obiettivi sia militari siaeconomici. Attacchi countervalue po-trebbero per altro mantenersi per un cer-to tempo a un livello di intensità relativa-mente basso. Un limitato scambio di colpicountervalue potrebbe consistere in at-tacchi a località industriali lontane dallegrandi città per scoraggiare l'escalationagli attacchi col maggior numero possibiledi vittime. (I sovietici in particolare hannocostruito degli impianti di primaria im-portanza in zone remote, dove sarebbepossibile attaccarli solo con un numerorelativamente basso di vittime.) Gli attac-chi alle città potrebbero essere precedutida un preavviso o da un ultimatum, cheincoraggerebbero l'evacuazione.

In effetti, ove si eccettuino le circostan-ze di certe specifiche sceneggiature, cisarà sempre l'opportunità per un paesedi evacuare in una certa misura i propricentri urbani, indipendentemente dalgrado di preparazione raggiunto per taleevacuazione. (Per esempio, l'1, il 2 e il 3settembre 1939 il governo inglese evacuòcirca 1 milione e mezzo di donne e dibambini dalle più importanti città dell'In-ghilterra e in quegli stessi tre giorni altridue milioni di persone si trasferirono diloro iniziativa.)

Ciò nonostante, alcune infondate di-chiarazioni di pretesi progetti di evacua-zione in atto nell'Unione Sovietica hannodestato molta preoccupazione negli StatiUniti. Secondo un recente rapporto dellaCentral Intelligence Agency (CIA), se isovietici potessero disporre di almenouna settimana per evacuare completa-mente le loro città e per mettere i profu-ghi al riparo dal fallout radioattivo, le vit-

time della guerra potrebbero ridursi a«poche decine di milioni e i morti sareb-bero una metà circa di questa cifra». Al-cuni analisti sono arrivati al punto di defi-nire «accettabili» queste perdite, tenutoconto del fatto che l'URSS lamentò 20milioni di morti nella seconda guerramondiale. Comunque sia, anche se l'eva-cuazione potesse ridurre il numero dellevittime immediate, i danni che gli USApotrebbero arrecare alle risorse economi-che non proteggibili dell'URSS sarebberocosì grandi che l'Unione Sovietica ver-rebbe cancellata come grande potenzaindustriale.

Uno degli scopi di qualsiasi campagnadi bombardamenti strategici è quello diridurre il potenziale di sostentamento del-le forze armate nemiche schierate. Nellaseconda guerra mondiale furono attacca-te fabbriche, reti di trasporto e centralielettriche. Uno degli obiettivi di questecampagne di bombardamenti era quellodi distruggere le industrie su cui poggia-vano altri settori economici, privando cosìtali settori di input essenziali e provocan-do una crescente paralisi industriale. Ibombardamenti sulla Germania non rag-giunsero questo obiettivo, anche a causadei limiti delle dimensioni delle bombe abase di esplosivi chimici. Gli attacchi auna data serie di obiettivi dovevano esse-re distribuiti in molte incursioni, per cuigli impianti indenni potevano accogliereattrezzature di fortuna per compensare idanni subiti da certe parti della rete indu-striale. I civili rimasti senza casa in seguitoagli attacchi aerei potevano essere ospita-ti in città vicine che non avevano subito

CITTÀ (ABITANTI)• DA 100 000 A 250 000

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• PIÙ DI UN MILIONE

danni. Anche dopo il bombardamentoatomico di Hiroshima e di Nagasaki siebbe una sufficiente disponibilità di assi-stenza da parte delle comunità limitrofe,in modo da poter soccorrere in manierarilevante i sopravvissuti.

Lo spiegamento di un gran numero diarmi nucleari ha modificato radicalmenteil contesto dei bombardamenti strategici.Le forze attualmente schierate dagli USAe dall'URSS sono in grado di distruggerel'intera struttura industriale di qualsiasinazione. Per di più questi danni possonoessere inflitti tutti in una volta, per cui nonci sarebbe molta disponibilità di assisten-za per gli obiettivi sottoposti all'attacco.

Tanto negli Stati Uniti quanto nell'U-nione Sovietica un numero limitato diimpianti comprende il grosso della capa-cità produttiva di molte industrie di primopiano. L'economia a pianificazione cen-tralizzata dell'URSS in particolare hamolte strozzature e punti deboli vulnera-bili. Basterebbe perciò la distruzione diun solo obiettivo o di pochissimi obiettiviper sconvolgere la produzione in moltealtre industrie. A causa di questa concen-trazione, 100 megaton equivalenti, corri-spondenti alla carica esplosiva dei missilitrasportati da cinque o sei sommergibiliPoseidon, sarebbero sufficienti a distrug-gere industrie di vitale importanza senzale quali l'economia sovietica non potreb-be reggersi.

Per esempio, un recente studio dell'Of-fice of Technology Assessment del Con-gresso degli Stati Uniti ha dimostrato cheun attacco americano contro raffinerie dipetrolio nell'URSS potrebbe, con solo 40

testate di bassa forza esplosiva, distrugge-re circa tre quarti di tútta la capacità diraffinazione dell'URSS. Un numero rela-tivamente ridotto di testate potrebbe di-struggere anche i trasporti, l'energia e lerisorse alimentari e organizzative neces-sarie per qualsiasi ripresa economicapostbellica. Il sistema energetico russo èparticolarmente vulnerabile a un attacco,ed è di importanza vitale per la ripresa.Nell'URSS, per esempio, il trasporto in-terurbano di merci si svolge quasi tutto suferrovia, mentre negli USA viene effet-tuato per buona parte su strada.

Bisogna stare bene attenti però a non

prendere queste cifre come una pro-va che l'economia americana sia in qual-che modo meno vulnerabile di quella so-vietica. I sovietici hanno un numero ditestate più che sufficiente a «coprire»analoghi obiettivi americani. In ogni caso,i piani di evacuazione, anche se avesserosuccesso, servirebbero soltanto a rinviare,non a impedire, l'impatto della guerra suicivili. In fin dei conti, la base medica,tecnica ed educativa di una nazione usci-rebbe distrutta da una guerra nucleare.Senza contare che potrebbero essere pre-si di mira anche le riserve di generi diprima necessità e gli altri servizi necessariper la ripresa. Anche se si riuscisse a sal-vare un po' di viveri, di prodotti farma-ceutici, di capi di vestiario, di macchinarie di parti di ricambio, non ci sarebbero néla struttura amministrativa per distribuirele merci, né i trasporti per portarle dovece ne fosse bisogno. La distruzione delleraffinerie e delle centrali elettriche po-

trebbe impedire gli approvvigionamenti epresto verrebbero a mancare certi beni.Le merci deperibili, fra cui molti prodottialimentari e molti medicinali, andrebberoperdute se si interrompesse la fornitura dienergia elettrica. La distruzione dellecase renderebbe la vita difficile in estate eintollerabile in inverno. In breve, la difesacivile potrà anche proteggere qualchepersona, ma non potrà certo impedire ladiffusa distruzione della proprietà, essen-ziale per sostenere la vita. L'interdipen-denza economica di una nazione indu-strializzata ha una vulnerabilità che non sipuò difendere. Anche la struttura socialee amministrativa di una nazione sarebbesconvolta da un attacco nucleare, al puntoche un sistema politico potrebbe andareall'aria senza possibilità di ricostituzione.

Gli effetti ritardati di una guerra nu-cleare fra USA e URSS si propaghereb-bero molto al di là dei confini dei dueantagonisti e dei loro alleati. Gli effetti suscala mondiale deriverebbero soprattuttodal fatto che il «fungo» della maggior par-te delle esplosioni nucleari penetrerebbenella stratosfera e vi depositerebbe mate-riali radioattivi di vario genere. A diffe-renza della parte inferiore dell'atmosfera,la stratosfera manca dell'umidità e deimovimenti di scorrimento necessari perseparare le sostanze gassose e quelle for-mate da particelle. Poiché tali materialirimarrebbero nella stratosfera per parec-chio tempo, i loro effetti verrebbero atte-nuati. Ma una delle conseguenze di que-sta lunga permanenza sarebbe un'ampiadispersione. Così, anche se meno intensidi quelli dell'atmosfera inferiore, gli effet-

ti stratosferici durerebbero di più e sareb-bero più diffusi.

Un rapporto pubblicato dalla NationalAcademy of Science (NAS) nel 1975elencava tre effetti della guerra nucleareche potrebbero avere un influsso sfavore-vole su scala mondiale. Primo. potrebbeesaurirsi l'ozono stratosferico, poiché gliossidi di azoto che il calore dell'esplosio-ne nucleare produrrebbe dall'azoto e dal-l'ossigeno atmosferici verrebbero intro-dotti nella stratosfera, dove contribuireb-bero alla conversione dell'ozono in ossi-geno molecolare. Secondo, il deposito digrandi quantità di polvere nell'atmosferasuperiore potrebbe alterare la quantità diradiazione solare che raggiunge la super-ficie della Terra. Terzo, pericolosi isotopiradioattivi potrebbero venire dispersi nel-la stratosfera e ricadere lentamente alsuolo in tutto il mondo.

L'ozono stratosferico ha una funzionemolto importante per la vita sulla Terra,facendo da schermo contro le dannoseradiazioni ultraviolette. Il rapporto dellaNAS stimava che una guerra nucleare da10 000 megaton potrebbe distruggeremetà dell'ozono dell'emisfero settentrio-nale e circa il 30 per cento di quello del-l'emisfero meridionale. Come hanno so-stenuto gli oppositori degli aerei da tra-sporto supersonici e dei nebulizzatori alfluorocarburo, l'esaurimento dello stratodi ozono potrebbe far sorgere svariatiproblemi di natura medica e ambientale.Potrebbero aumentare i casi di cancro epotrebbero risentirne anche le piante,comprese quelle da coltura. La distruzio-ne dell'ozono stratosferico su questa scala

— BASI DI SOMMERGIBILI LANCIAMISSILI

+ CAMPI D'AVIAZIONE IMPORTANTI

iSITI CON BASI DI LANCIO MISSILISTICHE

CENTRI DI SPERIMENTAZIONE DEI MISSILI

In queste due cartine si può vedere la concentrazione negli USA e nell'URSS degli obiettivimilitari e civili. I puntini neri indicano l'ubicazione delle città più grandi. I simboli in coloredesignano le installazioni delle armi strategiche: campi d'aviazione importanti, basi di sommergi-

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Page 7: Effetti immediati e ritardati di una guerra nuclearedownload.kataweb.it/mediaweb/pdf/espresso/scienze/1979_133_1.pdf · portuni delle forze di rappresaglia degli Stati Uniti. McNamara

STRATEGIAE ARMI NUCLEARIdi B. Carter (n. 72)

Il potenziamento della «capacità counter-force» proposto dal governo americano ènon solo non necessario e costoso ma puòanche provocare una nuova corsa agli

armamenti.

IL CONTROLLO INTERNAZIONALEDEL DISARMO

di A. Myrdal (n. 77)

La necessità di un ente autonomo delleNazioni Unite che garantisca il rispettodegli accordi sul disarmo è maggiormentesentita nella attuale situazione di stasi dei

colloqui bilaterali «al vertice».

LA PROLIFERAZIONEDELLE ARMI NUCLEARI

di W. Epstein (n. 84)

Se le potenze nucleari non ottemperanoagli obblighi contratti col Trattato di nonproliferazione, è probabile che molti paesiquasi nucleari emulino l'India ed entrino a

far parte del «club nucleare».

LA PRECISIONEDEI MISSILI STRATEGICI

La preparazione da parte degli Stati Uniti dimissili estremamente precisi, in grado didistruggere la forza missilistica dell'URSS,di base a terra, può provocare una nuova

corsa agli armamenti strategici.

LA GUERRA NUCLEARELIMITATA

di S. D. Drell e F. von Hippel (n. 102)

Gli Stati Uniti potrebbero impegnarsi nellapreparazione di una guerra limitata ad at-tacchi alle basi militari, con un numero re-lativamente basso di vittime tra i civili. Si

tratta di un programma realizzabile?

I MISSILIDA CROCIERA

di K. Tsipis (n. 106)

Questa nuova categoria di armi molto pre-cise e poco costose rende più problematicii negoziati sul controllo degli armamenti;infatti è difficile distinguere la versione

strategica da quella tattica.

I NEGOZIATISALT

di H. Scoville, Jr (n. 112)

Possono porre un limite alla corsa agliarmamenti dal punto di vista quantitativo e

metterle un freno da quello qualitativo. Uninsuccesso in questo senso potrebbesconvolgere l'attuale equilibrio strategico.

ENERGIA NUCLEARE,ARMI NUCLEARI

E STABILITA INTERNAZIONALEdi D. J. Rose e R.K. Lester (n. 118)

6500

6000 —

1347

5500

5000 --

640

4500

Lu-J 320

3O 4000Lu

O

o 544Lu2 3500

D

o272

E 3000i-< 4400

Ew 2500-1oD 1280 640 3520

N

o - -LI.. 2000

1088 320 5442640

1500 272

1000 1320 1320

990 990

500400

o

694382 382

555472

323 325

FORZE FORZE FORZE FORZE FORZE FORZE FORZETOTALI IN PRE- SUL RIMANENTI SUL RIMANENTI SUL

ALLARME BERSAGLIO IN PRE- BERSAGLIO IN PRE- BERSAGLIOALLARME ALLARME

PRIMA DI

DOPO

DOPOUN ATTACCO

UN ATTACCO

UN ATTACCOCOUNTERFORCE

COUNTERFORCE

COUNTERFORCEDA PARTE DELL'URSS

DI SORPRESA

CON PREAVVISO

Un attacco di sorpresa, sferrato dall'URSS contro obiettivi militari strategici negli USA, lascereb-be l'arsenale americano con un numero di testate nucleari più che sufficiente a compiere unamissione di distruzione sicura. Con un minimo di preavviso, il numero delle armi nucleari america-ne da dirigere contro obiettivi sovietici aumenterebbe in misura notevole. Il tratto spesso in neroindica i 400 megaton equivalenti sufficienti per uccidere il 35 per cento della popolazione sovieti-ca. Le forze strategiche al di sopra di questo livello rappresentano la «sovracapacità distruttiva».

potrebbe sconvolgere la struttura termicadell'atmosfera superiore e portare a mu-tamenti di temperatura in tutto il mondo.E probabile che dopo una guerra di que-sto genere i livelli di ozono non ritorninopiù per molti anni a valori normali.

Una sola esplosione da un megaton a

livello del suolo proietterebbe inol-tre migliaia di tonnellate di polvere finenella stratosfera. La polvere potrebbeassorbire, riflettere e disperdere le radia-zioni che giungono dal Sole o che vengo-no riflesse dalla Terra, e si è avanzatal'ipotesi che questo effetto potrebbe pro-vocare un cambiamento del tempo sullasuperficie terrestre. Secondo lo studiodella NAS, tuttavia, una guerra da 10 000megaton non immetterebbe nella strato-sfera più polvere di quanta ne fu scagliatadall'esplosione del vulcano Krakatoa nel1883. Estrapolando da tali eventi vulca-nici, il rapporto della NAS sosteneva chela cosa potrebbe risolversi soltanto in unlieve cambiamento delle condizioni deltempo in superficie.

Gli isotopi radioattivi verrebbero di-stribuiti in tutto il mondo dai processi ditrasporto stratosferici. Dal momento chetali isotopi avrebbero un tempo di per-manenza nella stratosfera relativamentelungo, molti di quelli pericolosi a vita bre-ve decadrebbero prima di giungere al suo-lo. Ma alcuni isotopi pericolosi, come lostronzio 90, il cesio 137, lo iodio 131 e ilcarbonio 14, continuerebbero a esistere epotrebbero entrare nelle catene alimen-tari della biosfera. Il rapporto della NASnon lasciava intendere che questa ricadu-ta radioattiva avrebbe avuto sulla vitaumana tutte quelle conseguenze letali suscala mondiale che sono narrate in certiromanzi come On the Beach di Nevil Shu-te. Concentrazioni regionali di fallout nel-le nazioni belligeranti (e in quelle limitro-fe) potrebbero tuttavia costituire un gros-so rischio radioattivo per molti evacuati eper molti residenti rurali che forse nonerano stati messi in pericolo dall'attaccocontro le città. «Punti caldi» meno intensipotrebbero comparire a distanze mag-giori, con conseguenze biologiche sfavo-revoli. Poche parti del paese assalitosfuggirebbero alla minaccia del fallout,poiché un attacco generale coprirebbeobiettivi militari ed economici in tutta lanazione, lasciando contaminate quasitutte le zone.

I fenomeni atmosferici sono complessie non si sa nulla sui vari modi in cui unaguerra nucleare da 10 000 megaton po-trebbe influire sul clima. Lo studio dellaNAS calcolava che gli effetti dell'esauri-mento dell'ozono e dell'aggiunta di pol-vere non avrebbero probabilmente un in-flusso irreversibile sullo schema generaledel tempo, ma faceva notare che non era-no da escludere cambiamenti di naturamolto più grave. Fra questi vari effettinon si può ignorare la possibilità di azionisinergiche. E stato fatto notare, peresempio, che un raffreddamento generaledi un solo grado centigrado potrebbe eli-minare tutto il frumento che cresce nelCanada. Eventualità ancora più terribili

comprendono l'espansione o la fusionedel ghiaccio polare.

Il rapporto della NAS non prendeva inesame possibili cambiamenti del tempocontinentale dovuti a certi effetti quali gliincendi. Una sola esplosione in aria da 10megaton potrebbe incendiare una forestadi migliaia di chilometri quadrati. NegliStati Uniti e nell'Unione Sovietica l'in-cendio di grandi praterie e foreste po-trebbe privare di foglie la copertura natu-rale del terreno, modificando in tal modoil potere riflettente della superficie terre-stre e dando origine a mutamenti deltempo. Le particelle dei prodotti dellacombustione gettati nell'atmosfera dagliincendi delle foreste assorbirebbero e ri-fletterebbero la radiazione solare e fun-gerebbero anche da centri di nucleazioneper la formazione di goccioline d'acqua edi cristalli di ghiaccio, aumentando in talmodo la nuvolaglia e alterando la distri-buzione delle precipitazioni. Questi effet-ti locali potrebbero aggravare i fenomenisu scala mondiale citati precedentemente.

Infine, come i vari componenti di un'e-conomia nazionale sono collegati fra loro.così anche le nazioni sono interdipenden-ti. La distruzione delle economie dellemaggiori potenze a opera di una guerranucleare sarebbe un grosso colpo infertoalle economie delle nazioni che da talipotenze dipendono per lo scambio dimerci e di tecnologia. I primi a soffrirnesarebbero i paesi meno sviluppati, perchéin questa loro fase di sviluppo hanno unassoluto bisogno di importare tecnologiadai paesi più sviluppati.

In sintesi, gli effetti cumulativi di una guerra nucleare totale sarebbero così

catastrofici da rendere priva di sensoqualsiasi idea di «vittoria». Le metodolo-gie formali delle sceneggiature di distru-zione sicura non rivelano tutta l'entità diquesti effetti, alcuni dei quali fra i piùprofondi e duraturi sono esclusi anchedalle tesi che gettano dubbi sull'adegua-tezza del potere di dissuasione degli USA.Quando si considerano gli effetti ritardatidi una guerra totale, dovrebbe esserechiaro a tutti che nessuna contromisuraridurrebbe in misura notevole il grado didevastazione che si avrebbe sicuramente.Anche se un programma molto efficientedi evacuazione delle città potrebbe ridur-re in misura notevole le vittime immedia-te, esso non potrebbe impedire le conse-guenze sociali ritardate della devastazio-ne industriale ed economica. Il disastroimmediato o quello ritardato sarebbero diun ordine di grandezza così enorme daescludere che l'uno o l'altro possano maiessere considerati tollerabili.

Molte iniziative sono possibili da partedegli uni o degli altri per ridurre la proba-bilità di una guerra nucleare totale. Moltedi esse sono oggetto attualmente di unforte dissenso. Un passo nella direzionegiusta sarebbe quello di riformulare intermini più realistici il concetto attual-mente fuorviante di distruzione sicura, inmodo da riflettere tutta l'estensione dellacatastrofe che sarebbe rappresentata dauna guerra nucleare.

I ArInne e A rtan A ano-Re-r)mrtivimivicniIn questo settore tra i più discussi e controversi

in campo internazionale

LE SCIENZEedizione italiana di SCIENTIFIC XVIERICAN

ha pubblicato numerosi articoli tra cui:

ARMI CHIMICHEE BIOLOGICHE

di M. S. Meselson (n. 24)

Gli Stati Uniti hanno rinunciato a ogni tipodi armi biologiche e a far uso per primi dellamaggior parte delle armi chimiche. Restaaperta la questione se includere o menonella proibizione gas irritanti ed erbicidi.

RICOGNIZIONEE CONTROLLO DEGLI ARMAMENTI

di T. Greenwood (n. 57)

I satelliti da ricognizione sono il principalestrumento mediante il quale sia USA cheURSS intendono verificare il vicendevolerispetto degli accordi SALT I. L'importanzadi questo e di altri sistemi ai fini dei SALT II.

Gli attuali sforzi degli Stati Uniti per control-lare la proliferazione delle armi nuclearipossono essere vanificati da incertezzenella loro politica energetica e dal ruolo che

essi assegnano all'energia nucleare.

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