Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

32
Il ruolo attivo individuale nella prevenzione del dolore dorso-lombare Apprendimento di 3 automatismi che consentono di avere un costante controllo della postura e della stabilità segmentaria lombare e del sistema lombo-pelvico Riguarda l’apprendimento del controllo costante della stabilità segmentaria e dell’assetto posturale attraverso la funzione e l’equilibrio dei muscoli stabilizzatori profondi della colonna lombare e del bacino. Si deve imparare a sfruttare alcuni automatismi da inserire nella vita quotidiana: seguire i criteri esposti nelle schede 1 - 2 - 3. Sono gli automatismi necessari perché si possano conservare integri nel corso di tutta la vita (giovanile, adulta, senile) i requisiti essenziali per la verticalità bipede e per evitare la facile insorgenza di dolori vertebrali. Sono tre meccanismi funzionali: 1) Utilizzare un costante controllo sul muscolo trasverso dell’addome e sul muscolo multifido lombare, sfruttando la facilitazione del pavimento pelvico e del diaframma (scheda 1). 2) Sfruttare a più riprese nel corso della quotidianità l’effetto stabilizzatore della retroversione del bacino (scheda 2). 3) Impadronirsi realmente del criterio del movimento “scimmia” di Alexander modificato (scheda 3). Questi tre criteri devono ovviamente essere perfettamente capiti e praticati dal paziente, in modo da diventare nuovi modi di vivere e provvedimenti indispensabili per il programma riabilitativo

description

fisiologia

Transcript of Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

Page 1: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

Il ruolo attivo individuale nella prevenzione del dolore dorso-lombare

Apprendimento di 3 automatismi che consentono di avere un

costante controllo della postura e della stabilità segmentaria lombare e del sistema lombo-pelvico

Riguarda l’apprendimento del controllo costante della stabilità segmentaria e dell’assetto posturale attraverso la funzione e l’equilibrio dei muscoli stabilizzatori profondi della colonna lombare e del bacino. Si deve imparare a sfruttare alcuni automatismi da inserire nella vita quotidiana: seguire i criteri esposti nelle schede 1 - 2 - 3.Sono gli automatismi necessari perché si possano conservare integri nel corso di tutta la vita (giovanile, adulta, senile) i requisiti essenziali per la verticalità bipede e per evitare la facile insorgenza di dolori vertebrali. Sono tre meccanismi funzionali: 1)  Utilizzare un costante controllo sul muscolo trasverso dell’addome e sul muscolo multifido lombare, sfruttando la facilitazione del pavimento pelvico e del diaframma (scheda 1). 2)  Sfruttare a più riprese nel corso della quotidianità l’effetto  stabilizzatore  della retroversione  del bacino (scheda 2). 3)  Impadronirsi realmente del criterio del movimento “scimmia” di Alexander modificato (scheda 3). Questi tre criteri devono ovviamente essere perfettamente capiti e praticati dal paziente, in modo da diventare nuovi modi di vivere e provvedimenti indispensabili per il programma riabilitativo anche nella fase acuta del dolore o nella riabilitazione dopo intervento chirurgico. Verranno esposti nelle tre schede sviluppate qui di seguito.

Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

Page 2: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

La contrazione contemporanea dei muscoli addominali e dei glutei provoca

la rotazione in dietro del bacino (retroversione) e la riduzione della lordosi lombare: questo è un assetto stabile sia per il bacino che per i vari segmenti lombari (figg. n. 8a, 8b).

 

 Fig. 8a Fig. 8b Fig. 8c

Poiché il movimento a livello delle sacro-iliache (fig. n. 8c) è assai modesto, quando si contraggono addominali e glutei contemporaneamente si ottengono due modificazioni importanti e solidali dell’assetto lombo-pelvico:1) C’è una rotazione indietro del bacino, da qui il termine retroversione.2) La colonna lombare riduce la sua lordosi consensualmente alla retroversione del bacino e innesca una serie di eventi: i sistemi legamentosi posteriori e la fascia toraco-lombare si tendono e provocano un effetto stabilizzante; si scaricano le articolazioni inter-apofisarie; tutte le strutture di ogni segmento di movimento vengono messe al riparo dalle sollecitazioni torsionali; si verifica un allungamento della colonna dorso-lombare nel suo complesso; viene favorito il rilasciamento dei muscoli del cingolo scapolare e del collo.

Page 3: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

Retroversione del bacino e stabilità del sistema lombo-pelvico  

L’assetto in retroversione attiva del bacino, la colonna lombare

delordosizzata e allungata, rappresentano di per sé una condizione di aumentata stabilità dorso-lombo-pelvica (figg. 8a, 8b).Ciò è dovuto all’intervento di diversi elementi stabilizzanti (fasce, muscoli, legamenti) propri della colonna lombare, ma anche al coinvolgimento di muscoli e legamenti lontani dalla colonna lombare mediante i particolari collegamenti della fascia toraco-lombare verso l’alto (torace, spalle, collo) e verso il basso (sacro-iliache, arti inferiori).Sviluppare il controllo sugli addominali e sui glutei significa acquisire il controllo della stabilità lombare e del bacino (sacro-iliache) e chiamare in gioco un complesso sistema stabilizzante che diversamente non interverrebbe o darebbe un apporto insufficiente.Affinare questo controllo vuol dire creare, come per il pavimento pelvico della scheda 1, un vero automatismo da utilizzare nella vita quotidiana e usufruire così di un costante controllo della stabilità e della postura lombare.

• Retroversione del bacino in posizione orizzontale:Soggetto in posizione orizzontale. Le anche e le ginocchia sono mantenute in flessione con la pianta dei piedi appoggiata. Le braccia possono essere mantenute lungo il corpo o sollevate con le mani intrecciate dietro la nuca (fig. n. 9a, 9b)

    Fig. 9a Fig. 9b

Far rientrare la parete addominale contraendo i muscoli addominali nel loro complesso, nello stesso tempo contrarre i glutei: il risultato sarà la rotazione indietro del bacino e la colonna lombare tenderà ad allungarsi fino a trovare una significativa aderenza con il piano su cui il corpo sta appoggiato. Questa percezione sarà la prova che la retroversione è avvenuta con successo.Quando si esegue la retroversione come esercizio bisognerà armonizzare la funzione respiratoria alla fase della contrazione di addominali e glutei e al

Page 4: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

successivo loro rilasciamento. In pratica bisogna comportarsi così:• La contrazione di addominali e glutei deve avvenire espirando profondamente e in maniera protratta; la contrazione degli addominali e dei glutei dura per tutto il tempo della fase espiratoria. Il diaframma sale e i visceri salgono consensualmente.• Quando l’aria è uscita tutta dai polmoni, si rilasciano gli addominali e i glutei , inspirando profondamente: nella inspirazione il diaframma si contrae e scende in basso; consensualmente i visceri scendono e l’addome si lascia gonfiare.Questa sequenza si ripete 10 volte al mattino prima di scendere dal letto e 10 volte la sera prima di addormentarsi.

• Retroversione del bacino durante la giornata, in stazione eretta, seduta, nel corsodell’attività lavorativa (figg. n. 10a, 10b):Quando si mantiene la stazione eretta senza un effettivo controllo posturale da parte degli addominali e dei glutei, il bacino tende ad andare in antiversione e la colonna lombare in iperlordosi (fig. n. 8a): questa è una condizione di instabilità dei vari segmenti lombari e del sistema lombo-pelvico.

 

 Fig. 10a Fig. 10b

Se si contraggono gli addominali e i glutei si ottiene un assetto stabile con il bacino in retroversione e la colonna lombare delordosizzata (fig. n. 10a): questo è l’assetto che deve diventare un automatismo ricorrente della vita quotidiana. A differenza di quanto si è detto nella descrizione della retroversione come esercizio del mattino e della sera (figg. n. 9a, 9b), nella vita quotidiana si devono contrarre addominali e glutei per il tempo in cui è richiesta una stabilità maggiore; ciò avviene respirando regolarmente: il posizionamento in retroversione del bacino non deve interferire con la funzione respiratoria.Nella fase di apprendimento, per facilitare la rotazione in dietro del bacino si possono flettere lievemente le anche e le ginocchia (10b).Il bacino può rimanere in retroversione per un periodo di tempo variabile, da pochi secondi adalcuni minuti primi.La retroversione del bacino deve dare senso di maggiore stabilità e di benessere.L’assetto in retroversione del bacino deve essere utilizzato costantemente e in maniera spontanea quando si solleva un peso o quando si compie qualsiasi movimento di flessione, estensione, rotazione.Anche nella gestualità abituale, come alzarsi dalla sedia o sedersi, deve

Page 5: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

scattare preventivamente il meccanismo della retroversione. Certi movimenti del vestirsi, per esempio, provocano sollecitazioni particolari della colonna lombare: infilarsi i calzoni implica un momento di appoggio unipodalico a destra e a sinistra, che può provocare effetti distorsivi a livello segmentario lombare, specie quando è presente una condizione di instabilità degenerativa di uno o più segmenti; per tale motivo deve essere accompagnato dalla contrazione simultanea di addominali e glutei, almeno per tutta la breve fase dell’appoggio unipodalico. Durante l’appoggio unipodalico, per avere maggior equilibrio e per non creare sollecitazioni di tipo distorsivo a livello lombare è consigliabile, oltre alla decisa retroversione del bacino, mantenere l’arto di appoggio in lieve flessione (anca, ginocchio, caviglia). Nella stazione eretta ferma, o quando si cammina lentamente, bisogna essere pronti a compensare le condizioni di instabilità dei vari segmenti lombari e del sistema lombo-pelvico, ponendo il bacino in retroversione mediante una contrazione modulata degli addominali e dei glutei, per un tempo anche prolungato, mantenendo un respiro regolare. La sensibilità propriocettiva deve guidarci sulla durata e sulla intensità della contrazione: ciò significa che questo assetto posturale attivo (bacino in retroversione e colonna lombare delordosizzata) deve dare senso di benessere e abolire il fastidio o il dolore che si percepiva prima.

Scheda 1: Primo Criterio  

Ruolo stabilizzatore dei seguenti sistemi muscolari (stabilizzatori

profondi):Pavimento pelvico, diaframma, trasverso dell’addome, multifido lombare.Come recuperare o migliorare la funzione stabilizzatrice del trasverso dell’addome e del multifido lombare mediante la contrazione del pavimento pelvico e una funzione regolare del diaframma.Descriverò brevemente e separatamente questi quattro sistemi muscolari, mettendo in risalto la loro correlazione funzionale e il loro effetto stabilizzante, con la seguente successione:pavimento pelvico, diaframma, trasverso dell’addome, multifido lombare.

 

Il pavimento pelvico

Il diaframma

Page 6: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

Muscolo traverso dell'addome

Muscolo multifido lombare

Considerazioni sul cilindro muscolare

Esercizio pratico: contrazione del pavimento pelvico e respiro regolare

Progressione nell'apprendimento del controllo sugli stabilizzatori lombari

Bisogna saper porre il paziente in una condizione di non dolore quanto prima

Il recupero di un efficace controllo del pavimento pelvico dà vantaggi sotto

altri aspetti

Il pavimento pelvicoEsiste un ruolo del pavimento pelvico molto importante nei riguardi della stabilità della colonna lombare e del bacino, del quale si è avuta indicazione sufficientemente precisa e oggettiva abbastanza recentemente (Richardson et al. 1999). Questo ruolo si perde nel corso della vita in maniera variabile da soggetto a soggetto.

In sostanza si è dimostrato che la presenza di un adeguato tono muscolare del pavimento pelvico (figg. n. 1a, 1b, 1c, 2a, 2b, 2c) è il presupposto per avere una costante partecipazione di quelli chesono definiti muscoli stabilizzatori profondi della colonna lombare e del bacino: muscolo trasverso dell’addome (figg. n. 3a, 3b, 3c, 6a, 6b), muscolo multifido lombare (figg. n. 4a, 4b, 4c, 4d, 4e, 4f, 4g, 4h).

Inoltre, è stata riscontrata una correlazione funzionale ancora più ampia e complessa tra i tre sistemi muscolari espressi sopra e il diaframma, che ha un ruolo da coordinatore. In sostanza c'è un sinergismo funzionale fra il seguente quartetto:1) pavimento pelvico (figg. n. 1a, 1b, 1c, 2a, 2b, 2c).2) diaframma (fig. n. 5).3) muscolo trasverso dell’addome (figg. n. 3a, 3b, 3c).4) muscolo multifido lombare (figg. n. 4a, 4b, 4c, 4d, 4e, 4f, 4g, 4h).

Si è documentato mediante registrazione elettromiografica che nel soggetto normale si verifica una coattivazione spontanea del quartetto costituito dai muscoli citati sopra, prima che si compia un qualsiasi movimento con un arto inferiore o con un arto superiore. Ciò non avviene nel soggetto lombalgico; si tratta dunque di un meccanismo stabilizzatore che scatta al di fuori della nostra volontà; la sua perdita può essere un fattore importante nella insorgenza delle patologie degenerative della colonna lombare, o nel rendere sintomatico uno o più segmenti di movimento sede di degenerazione, ma asintomatici fino ad un dato momento. Il ripristino reale del tono muscolare e dell’automatismo nella correlazione funzionale fra i 4 protagonisti del meccanismo stabilizzatore rappresenta un momento importantissimo nel recupero funzionale della colonna lombare e nel garantire una adeguata protezione contro le sollecitazioni abnormi, ma anche quelle fisiologiche della vita quotidiana.In questo gioco di sinergia muscolare al di fuori della volontà vedremo adesso l'importanza del diaframma.

Page 7: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

Il diaframma  

E’ un muscolo largo, a cupola, che separa la cavità toracica dalla cavità

addominale. Si inserisce sulle coste, sullo sterno e sulla colonna lombare.- Inserzione costale: avviene sulla faccia interna delle sei cartilagini costali più basse e sulle rispettive coste di ciascun lato; queste inserzioni si interdigitano con quelle del muscolo trasverso dell’addome.- Inserzione sternale: avviene sul versante interno del processo xifoideo dello sterno.- Inserzione lombare: avviene mediante due “pilastri” muscolo-tendinei, pilastro destro e pilastro sinistro. I pilastri sono formazioni essenzialmente tendinee, le cui inserzioni si fondono con il legamento longitudinale anteriore dei corpi vertebrali lombari: quello di destra è più robusto e più lungo, raggiunge il corpo della terza vertebra lombare; quello di sinistra è più corto e raggiunge solo la seconda vertebra lombare.La funzione del diaframma è duplice: 1) funzione respiratoria, 2) funzione stabilizzatrice lombare.La prima è universalmente conosciuta; la seconda è stata dimostrata recentemente e necessita di ulteriori approfondimenti, sia per capire meglio il meccanismo di insorgenza del dolore lombare, sia per organizzare meglio i programmi riabilitativi attivi.

 Fig. 5

Sul ruolo stabilizzatore del diaframma (fig. n. 5) per effetto della correlazione funzionale con il trasverso dell’addome (figg. n. 3a, 3b, 3c, 6a, 6b) alcuni dati sono già acquisiti:- Si è constatato che nella respirazione normale, in condizioni di riposo, rimane attivato il muscolo trasverso dell’addome, ma non i muscoli addominali nel loro complesso .- Si sa da molti decenni che l’aumento della pressione intra-addominale garantisce una maggiore stabilità lombare e diventa essenziale nell’estensione del tronco, specie se si deve sollevare un peso.- Si è appurato più recentemente che l’intervento del trasverso dell’addome, non avendo l’effetto di flessione in avanti del tronco, tipico dei muscoli obliqui esterni, obliqui interni,retti dell’addome, è più efficace nel favorire

Page 8: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

l’estensione del tronco senza provocare un eccessivo aumento della pressione intra-addominale con le conseguenze che ne possono derivare.- La contrazione del trasverso dell’addome è strettamente correlata alla funzione del diaframma.- Si sa con certezza che è costante e necessaria l’assistenza che il trasverso dà in due funzioni molto importanti: la regolazione della pressione intra-addominale; la regolazione della giusta tensione dei tre foglietti della fascia toraco-lombare; da ciò deriva la stabilità della colonna lombare e del bacino. Tuttavia la correlazione neuro-funzionale tra diaframma e meccanismo del respiro da una parte e i muscoli profondi (trasverso dell’addome, multifido, pavimento pelvico) dall’altra non è ancora completamente conosciuta e richiede ulteriori studi. A questo proposito sono di notevole interesse gli studi di C. Richardson et al.(’99) sugli stabilizzatori lombari profondi: diaframma, pavimento pelvico, muscolo trasverso dell’addome, muscolo multifido lombare.Ci sono due considerazioni preliminari da fare sul muscolo trasverso dell’addome e sul muscolo multifido lombare (parte profonda): 1) Il loro ruolo principale non è il movimento, ma sono organizzati prevalentemente a mantenere un tono costante per consentire una adeguata stabilità alla colonna lombare e al bacino durante ogni tipo di movimento e di assetto posturale. 2) Di entrambi non abbiamo un controllo volontario vero, per la loro funzione ottimale c’è bisogno della partecipazione del pavimento pelvico e del diaframma. Un deterioramento funzionale di questi due ultimi comporta la riduzione progressiva fino alla perdita del ruolo del trasverso e del multifido.

Muscolo traverso dell'addome  

Furono eseguite registrazioni elettromiografiche sui muscoli addominali

profondi (C. Richardson et al.). Il deficit più comune riscontrato nei soggetti con mal di schiena fu il significativo ritardo (tra 50 e 450 ms) nell’avvio della contrazione del trasverso dell’addome. Nel soggetto normale, per esempio, il muscolo trasverso dell’addome si contrae mediamente 110 ms prima del movimento di un arto inferiore; questo intervento preliminare avviene al di fuori della volontà, non è presente nel soggetto lombalgico. Il ritardato intervento del m. trasverso dell’addome fa venir meno la preparazione-protezione della colonna lombare verso la perturbazione dei rapporti

Page 9: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

intervertebrali provocata dal semplice movimento di un arto o da un impegno funzionale maggiore.

 

 Fig. 3a  Fig. 3b  Fig. 3c

In sostanza nel paziente lombalgico esiste un’alterazione nella strategia di controllo del sistema nervoso centrale, nel senso che viene meno la sua capacità di attivare precocemente e preliminarmente il muscolo trasverso dell’addome; inoltre, risulta ridotto o pressoché assente il controllo sulla funzione tonica o isometrica di questo muscolo.In questa condizione di difetto funzionale, il muscolo trasverso dell’addome perde il suo ruolo fondamentale di sostegno e stabilizzazione segmentaria lombare per cui è anatomicamente, biomeccanicamente e fisiologicamente organizzato; la sua funzione viene ridimensionata al ruolo di movimento del tronco che non gli compete e per il quale non è preparato. Si comporta in maniera simile agli altri muscoli addominali, che sono flessori anteriori del tronco, e perde la sua attività modulata, continua, indipendente dagli altri muscoli, in sostanza perde il suo ruolo principale di stabilizzatore.

Muscolo multifido lombare  

Il muscolo multifido lombare si estende per tutta la lunghezza della colonna

vertebrale, dal sacro fino a C2. Rappresenta una parte (un terzo) del gruppo dei tre erettori spinali profondi che occupano le due logge paravertebrali (multifido, lunghissimo dei lombi e del torace, ileo-costale dei lombi e del torace), occupa la porzione più mediale della loggia (figg. n. 4g). Il muscolo multifido è più sviluppato a livello lombare e occupa anche la porzione superficiale della loggia paravertebrale. Le fibre muscolari hanno un decorso verso il basso e un po’ obliquo in senso laterale, dal processo spinoso di una vertebra al processo mammillare di una e fino a tre quattro vertebre limitrofe. I fasci muscolari più profondi hanno il decorso più corto (pressoché monosegmentario), mentre quelli più superficiali hanno il decorso più lungo (plurisegmentario). Svolge azione estensoria sulla colonna vertebrale, con la sua parte superficiale; la porzione profonda del multifido lombare, a distribuzione mono- bisegmentaria, ha un ruolo essenzialmente stabilizzatore dei rapporti fra una vertebra e l’altra ( S. Gracovetsky ) .

Page 10: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

 

 Fig. 4a  Fig. 4b  Fig. 4c

 

      Fig. 4d  Fig. 4e  Fig. 4f

 

In vari modi si è constatata la correlazione fra patologia segmentaria (discale e/o inter-apofisaria) e l’involuzione del multifido lombare. In effetti questo muscolo (fig. n. 4a, b, c, d, e, f, g, h)  a distribuzione segmentaria, collocato nella loggia paravertebrale destra e sinistra, proprio adiacente alle strutture dell’arco posteriore delle singole vertebre, si studia bene con l’elettromiografia, con gli ultrasuoni, con la TAC, con la RM. Se ne può dare un giudizio anche nelle indagini routinarie sulla colonna effettuate con TAC e RM (fig. n. 4h).

  Fig. 4g Fig. 4h

Si è potuto dimostrare che l’atrofia e l’involuzone adiposa del multifido (fig. n. 4h) nel dolore lombare acuto e cronico avvengono anche attraverso una inibizione riflessa a partenza dal segmento sede di un processo meccanico-degenerativo-flogistico (ernia discale, instabilità). La perdita funzionale del multifido entra in gioco anche come causa secondaria, nel senso che la patologia del segmento corrispondente induce l’atrofia riflessa di questo muscolo, che a sua volta genera ulteriore instabilità. Il suo recupero diventa dunque strategicamente sempre molto importante nel percorso terapeutico.Ruolo del multifido lombare nel meccanismo di insorgenza dell’instabilità funzionale di uno o più segmenti e avvio di una condizione di cronica

Page 11: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

instabilità e sovraesposizione alle sollecitazioni:1) Difetto nel controllo del multifido lombare|2) Instabilità funzionale di uno o più segmenti lombari|3) Ipersollecitazione cronica delle strutture segmentarie|4) Avvio del danno degenerativo discale e inter-apofisario|5) Inibizione riflessa del multifido lombare e ulteriore aggravamento della sequenza che inizia con il punto 1)Il difetto nel controllo del multifido lombare può rappresentare l’anomalia iniziale che determina una serie di condizioni patologiche a cascata (espresse nello schema), che a loro volta deteriorano la sua funzione stabilizzatrice. Si innesca un meccanismo che si automantiene, con conseguenze inevitabilmente evolutive sul danno degenerativo e sull’instabilità se non si interviene sul punto 1).

Considerazioni sul cilindro muscolare  

In base a quanto esposto sopra, un obbiettivo fondamentale e preliminare

ad ogni altro ulteriore programma riabilitativo è l’acquisizione della capacità di reclutare i due muscoli chiave nel meccanismo stabilizzatore attivo lombare (trasverso dell’addome e multifido lombare). Sia sperimentalmente che clinicamente è stato dimostrato che la contrazione del trasverso dell’addome è accompagnata dalla contrazione spontanea del muscolo multifido lombare. Questo fenomeno si verifica anche in senso inverso: una normale contrazione del multifido lombare è accompagnata da una spontanea contrazione del trasverso dell’addome.Più recentemente è stata dimostrata la correlazione fra l’attivazione del pavimento pelvico (contrazione degli sfinteri) e l’attivazione del muscolo trasverso dell’addome e del multifido lombare.Questa attivazione si compie in maniera ottimale solo se il diaframma esercita il suo normale movimento respiratorio .

Page 12: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

 Fig. 6a Fig. 6b

Abbiamo descritto sopra l’esistenza di una funzione complessa, sinergica del diaframma, del pavimento pelvico, del trasverso dell’addome e del multifido lombare : si crea così un cilindro muscolare (figg. n. 6a, 6b) deputato alla stabilità lombare e quindi alla prevenzione del dolore lombare e di tutte le patologie conseguenti all’instabilità segmentaria stessa (C. Richardson et al.) : Si può considerare il trasverso dell’addome (figg. n. 3a, 3b, 3c) come la parete di un cilindro(l’addome); la parete del cilindro addominale è completata posteriormente dalla colonna lombare stessa e dal muscolo multifido ( figg. n. 4a, 4b, 4c, 4d, 4e, 4f, 4g, 4h). Le strette correlazioni deltrasverso dell’addome e del multifido con la colonna lombare e con la fascia toraco-lombare conferiscono dinamicità anche alla porzione posteriore della parete del cilindro addominale.Il pavimento pelvico (figg. n. 1a, 1b, 1c, 2a, 2b, 2c) e il diaframma (fig. n. 5) sono rispettivamente il fondo e il coperchio del cilindro.Si è dimostrato che se si contrae il pavimento pelvico (contrazione degli sfinteri), mentre sirespira regolarmente (il diaframma deve mantenere la sua funzione regolare), si verifica la contrazione spontanea dei due muscoli con ruolo di stabilizzatori: il muscolo trasversodell’addome e la parte profonda del muscolo multifido lombare. In sostanza se la contrazione degli sfinteri avviene in concomitanza con la funzione respiratoria, si determina il reclutamento (contrazione) spontaneo del muscolo trasverso dell’addome e del muscolo multifido lombare.E’ estremamente interessante la rappresentazione che C. Richardson fa del sistema distabilizzazione profonda della colonna lombare, configurandolo come un quartetto muscolare a forma di cilindro (fig. n. 6a, 6b) :1) Pavimento pelvico, 2) Diaframma, 3) Trasverso dell’addome, 4) Multifido lombare.Nelle figure 6a, 6b non è rappresentato il muscolo multifido lombare, la sua presenza va immaginata nella parte posteriore del cilindro addominale, nelle logge muscolari paravertebrali.Nel corso della vita si perde progressivamente il controllo di tre su quattro; il diaframma ha un ruolo così vitale e irrinunciabile (la respirazione), con sistemi di controllo così efficienti, per cui la sua funzione è costantemente garantita, salvo il sopraggiungere di fenomeni patologici gravi destinati a porre fine alla vita stessa; del pavimento pelvico, trasverso dell’addome, multifido lombare, perdiamo il controllo senza prenderne coscienza. Tuttavia, anche la funzione respiratoria subisce delle modificazioni, senza che ne abbiamo coscienza: spesso è assente una corretta funzione respiratoria diaframmatica; questo è un fattore concausale importante nell'insorgenza dell'insufficienza lombare.Per mantenere o per riavere il controllo sul trasverso dell’addome e sul multifido lombare bisogna rendere costante e automatica la contrazione del pavimento pelvico (sfinteri), garantendo contemporaneamente una funzione diaframmatica (respiratoria) regolare e proporzionata alle esigenze di ossigenazione imposte dall’attività che si sta svolgendo. In molti casi sarebbe molto utile dedicare attenzione al ripristino di una normale respirazione diaframmatica.

Page 13: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

Esercizio pratico: contrazione del pavimento pelvico e respiro regolare  

Eseguire per 10-15 secondi la contrazione del pavimento pelvico

(simulando di trattenere la pipì a vescica vuota o di chiudere lo sfintere anale, o contrarre entrambi gli sfinteri contemporaneamente, e per la donna chiudere anche il muscolo bulbo-cavernoso che è lo sfintere vaginale), respirando regolarmente, poi rilasciare; ripetere la contrazione per periodi sempre più lunghi e frequenti nel corso della giornata, in qualsiasi posizione o attività, fino a diventare una contrazione continua.

  Fig. 7a  Fig. 7b

Nella fase di apprendimento può essere di aiuto concentrarsi anche sulla parte sotto-ombelicale dell’addome, cercando di farla rientrare: è questo l'effetto visibile e/o palpabile della contrazione del trasverso dell'addome, indotta dalla contrazione degli sfinteri e dalla normale funzione del diaframma (respiro regolare).Il primo inserimento nell’attività quotidiana sarà quello di camminare contraendo gli sfinteri e ovviamente mantenendo un respiro regolare. E’ conveniente mantenere la contrazione del pavimento pelvico anche per periodi abbastanza lunghi, imparando a modulare l’intensità della contrazione stessa, in modo da evitare il coinvolgimento degli altri muscoli addominali (obliquo interno, obliquo esterno, muscoli retti dell'addome) e disturbo del respiro diaframmatico.All’inizio è molto importante concentrarsi sul fatto che non deve esserci interferenza con la funzione respiratoria (il respiro deve essere regolare e la sua frequenza e intensità devono essere adeguate all’attività che si sta svolgendo) e nessun coinvolgimento di altri sistemi muscolari; per tale motivo

Page 14: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

sarà gradualmente possibile compiere ogni attività della vita quotidiana con la massima libertà e con una maggiore stabilità lombo-pelvica. Si percepirà abbastanza presto un senso di maggiore stabilità del proprio assetto verticale.E’ essenziale che la contrazione del trasverso dell’addome e del multifido lombare, innescata dal pavimento pelvico e dal diaframma, diventi un automatismo da inserire nella vita quotidiana. In questa maniera ci si può riappropriare di un meccanismo stabilizzante che la natura ci ha dato, ma che per vari motivi perdiamo nel corso della vita, in maniera più o meno conclamata.

Progressione nell'apprendimento del controllo sugli stabilizzatori lombari  

L’apprendimento del controllo sugli stabilizzatori profondi della colonna

lombare deve avvenire in tre distinte fasi:1) Esercitarsi a effettuare la contrazione del pavimento pelvico (sfinteri): il muscolo trasverso dell'addome e il muscolo multifido lombare verranno attivati spontaneamente e conseguentemente.Al diaframma viene chiesto di continuare la sua funzione respiratoria regolare: questa è la conditio sine qua non affinché si realizzi il sinergismo virtuoso: pavimento pelvico - diaframma -trasverso dell'addome - multifido lombare. 2) Inserimento di questa contrazione volontaria del pavimento pelvico (sfinteri) che si combina con un respiro diaframmatico regolare nell’attività quotidiana leggera. Ilcammino è un’attività ottimale per esercitarsi e per sviluppare la capacità di mantenere il controllo sugli stabilizzatori profondi.In effetti la deambulazione è un’attività fasica, ripetitiva, che comporta il passaggio ritmico del peso da un lato all’altro e richiede in maniera intermittente attivazione e rilasciamento dei grandi muscoli del tronco e della pelvi. Il pavimento pelvico, il trasverso dell’addome e il multifido lombare devono essere mantenuti costantemente in tono sia nella fase portante che in quella oscillante del passo; al contrario, sappiamo che in molti casi ciò non avviene più. E’ importante imparare a mantenere, come condizione costante, la contrazione degli sfinteri nello svolgimento del meccanismo fisiologico del passo, in modo che lo spostamento ritmico del peso del corpo da un arto all’altro avvenga in maniera armonica e senza effetti distorsivi sulle strutture segmentarie lombari. Si può considerare semplice abituarsi a camminare mantenendo una certa contrazione degli sfinteri (pavimento pelvico),

Page 15: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

respirando regolarmente (respiro diaframmatico). Può essere di aiuto mantenere l'attenzione sulla parte sotto-ombelicale dell’addome che rientra, per effetto della contrazione spontanea del trasverso dell’addome; il multifido lombare partecipa contraendosi, ogniqualvolta si riesce a far entrare in gioco il trasverso dell’addome.3) Progressivo inserimento di queste funzioni muscolari anche nell’attività lavorativa e/o sportiva pesante.

Bisogna saper porre il paziente in una condizione di non dolore quanto prima  

Va ricordato che l’impegno riabilitativo attivo descritto sopra deve essere

impiegato anche nelle fasi di dolore lombare acuto; ovviamente è necessario che il medico si impegni a porre quanto prima il paziente in una condizione di non dolore, utilizzando, in base al quadro clinico, trattamenti da eseguirsi spesso contemporaneamente, o in breve successione: terapia farmacologia per via generale, terapia fisica, tutore ortopedico; fino alla peridurale, quando la terapia medica per via generale non è sufficiente. Il gesto terapeutico della peridurale consiste nella iniezione nello spazio peridurale di un cocktail antiflogistico e rappresenta il confine con i provvedimenti di tipo chirurgico nell’ernia discale, nella stenosi del canale, nell’instabilità segmentaria cronica.Nella mia esperienza, il binomio peridurale e tutore ortopedico assai spesso consente disuperare sintomatologie dolorose molto intense da ernia discale o più in generale da conflitto discoradicolare.D’altro canto, l’impiego corretto di questo binomio è da considerare una tappa terapeutica fondamentale, con un chiaro risvolto diagnostico: il fallimento di questa impostazione significa che la patologia in atto richiede la soluzione chirurgica.La terapia conservativa (farmacologica, fisica, il supporto temporaneo con tutore ortopedico, l'eventuale peridurale) utilizzata in maniera adeguata, deve sempre essere affiancata, supportata eseguita dai criteri riabilitativi attivi qui esposti. I questa maniera si abbasserà considerevolmente il numero di interventi chirurgici e si eviteranno le recidive.Il tutore ortopedico sarà necessario fino al perfetto apprendimento delle schede 1), 2), 3).

Page 16: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

Il superamento del processo infiammatorio delle strutture segmentarie comporterà anche la cessazione dell’inibizione riflessa segmentaria sul muscolo multifido lombare, accelererà il recupero di quest’ultimo e faciliterà l’acquisizione definitiva del gioco sinergico e automatico del“cilindro muscolare” (fig. n. 6a, 6b), da cui dipende la stabilità della colonna lombare, del bacino, della verticalità nel suo complesso.

Il recupero di un efficace controllo del pavimento pelvico dà vantaggi sotto altri aspetti  

Quanto descritto in questa scheda 1 mira al recupero della coordinazione

funzionale frapavimento pelvico – diaframma – trasverso dell’addome – multifido lombare al fine di avere unamaggiore stabilità della colonna lombare e del bacino, della verticalità in senso lato.Tuttavia, l’apprendimento di un vero automatismo nel controllo del pavimento pelvico (Figg. n. 1a, 1b, 1c, 2a, 2b, 2c) porterà con sé vantaggi sotto il profilo urologico, sessuale, ginecologico,proctologico.Le patologie come l’incontinenza vescicale, il prolasso della vescica, dell’utero, del retto, le emorroidi, la stipsi ostinata, l’incontinenza rettale, sono spesso provocate dalla debolezza del pavimento pelvico; interessano più frequentemente la donna nell’età post-menopausale e senile, strettamente legate alla gravidanza e al parto; la caduta estrogenica della donna in menopausa favorisce l’indebolimento e la perdita di controllo sul pavimento pelvico.Non c’è dunque solo una motivazione meccanica-posturale che deve stimolare l’apprendimento della coordinazione che si è descritta in questa scheda. E’ un automatismo che deve essere acquisito in età giovanile ed essere mantenuto per tutta la vita; alla giovane donna che partorisce bisognerebbe raccomandare, istruendola adeguatamente, di ripristinare quanto prima e consufficiente determinazione il controllo sul pavimento pelvico. Tale controllo dovrà essere coltivato emantenuto per tutta la vita: specie nell’età matura e nella senilità.Inoltre, il controllo adeguato del pavimento pelvico migliorerà la prestazione

Page 17: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

sessuale sia delmaschio che della femmina, per rendersene conto basta osservare la sede anatomica e la funzione del muscolo bulbo-cavernoso (nella donna) e ischio-cavernoso (nell’uomo).

Scheda 2: Secondo Criterio  

La retroversione del bacino: Come utilizzare il suo effetto stabilizzatore nei

riguardi della colonna lombare

 

Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

Retroversione del bacino e stabilità del sistema lombo-pelvico

Scheda 3: Terzo Criterio  

Movimento "Scimmia" di Alexander modificato: Questo criterio comporta

un effetto protettivo e stabilizzante nei riguardi della colonna vertebrale

 

I criteri di Frederick Matthias Alexander

Le variazioni importanti rispetto al criterio “scimmia” di Alexander e vantaggi

dell’accosciamento

Il lavoro della colonna vertebrale umana è regolato dal principio della leva di

primo genere svantaggiosa

Come passare dalla leva di primo genere svantaggiosa alla leva di primo

genere indifferente o vantaggiosa

Prevenzione dei processi artrosici dell’anca e del ginocchio

Come assumere la posizione seduta o passare dalla posizione seduta a quella

eretta senza danneggiare la colonna lombare

Page 18: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

I criteri di Frederick Matthias Alexander

 

Il movimento “scimmia” non è da considerare un esercizio, ma un

nuovo modo di vivere (fig. n. 11). Serve a coordinare e proteggere dal sovraccarico le strutture articolari, muscolari, fasciali e legamentose della colonna vertebrale nel loro impegno a contrastare la forza di gravità, impegno particolarmente gravoso nel bipedismo umano.Frederick Matthias Alexander nacque nel 1869 e morì nel 1955. Il suo insegnamento riguardò il ripristino di un assetto posturale più adeguato attraverso l’abolizione delle tensioni miofasciali che nel corso della vita si accumulano e sono frequentemente fattori importanti nella insorgenza di dolori al collo, al cingolo scapolare, al dorso e alla colonna lombare (fig. n. 11).

 Fig. 11

Egli propone tre “ordini primari”: 1) “Rilasciare il collo” 2) “Testa in avanti e in su”: immaginare la testa come un palloncino gonfio di gas che vola in alto e in avanti. L’assetto che impone la vita quotidiana con tutte le tensioni che comporta è esattamente l’opposto: la testa tende a essere posta in iperestensione a causa della contrattura degli erettori del capo e del collo. 3) “Allungare e allargare la schiena”: anche questo obbiettivo secondo Alexander si raggiunge attraverso il ripristino di un normale tono del sistema fasciale e muscolare del tronco e l’armonizzazione della simmetria funzionale degli arti inferiori.Il concetto di “scimmia” proposto in questo lavoro è un po’ modificato, e per certi versi semplificato, rispetto a quello proposto da Alexander: tenendo sempre come riferimento i tre “ordini primari” da lui proposti, quando ci si deve flettere in avanti nelle mansioni della vita quotidiana, il perno del movimento è rappresentato dalle anche. La flessione di queste ultime consente uno spostamento in dietro e in basso del bacino, con un consensuale spostamento in avanti del tronco e delle ginocchia (fig. n. 11).

Page 19: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

Le variazioni importanti rispetto al criterio “scimmia” di Alexander e vantaggi dell’accosciamento

 

La flessione delle anche e delle ginocchia, quando il lavoro che

stiamo svolgendo lo consente o lo richiede, deve essere portata al massimo fino a raggiungere la posizione di accosciamento. Questa è una posizione confortevole poiché la colonna lombare è in trazione e stabile. E’ importante che i piedi rimangano ben appoggiati a terra, anzi l’appoggio deve avvenire prevalentemente sui talloni. Le figure 12,13, 14a, 14b, 14c, 14d stimolano a ripensare il nostro modo di affrontare le attività quotidiane: si dovranno utilizzare di più e diversamente gli arti inferiori, per dare una maggiore protezione al sistema cervico-dorso-lombo-pelvico.

 Fig. 12

La posizione delle figura n. 12 è naturale in tutto il mondo orientale che non abbia subito l’influenza occidentale, ma anche nel bambino occidentale dal momento in cui acquisisce il bipedismo verticale per tutta la prima infanzia. Il suggerimento che viene da questa constatazione è che la verticalità umana ha bisogno di compensi naturali che sono: 1) L’assunzione della posizione orizzontale, cioè l’inevitabilità del riposo notturno; questo è il criterio rispettato da tutti. 2)L’impiego dell’”accosciamento” in alternanza con l’assetto verticale e seduto. Questo compenso è istintivo nel mondo orientale e nel bambino occidentale; è stato abolito nel mondo adulto occidentale in ossequio ad un criterio “estetico” o di costume sociale, ma in aperta contraddizione con le necessità di riposo posturale (articolare e muscolo-fascio-legamentoso) del nostro corpo (colonna vertebrale, anche , ginocchia).In effetti, quando si assume la posizione accosciata, l’assetto bipede si

Page 20: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

semplifica dal punto di vista dell’impegno muscolare, fascio-legamentoso, articolare, ed è molto simile a quello degli uccelli. E’ più facile mantenere i tre “ordini primari” di Alexander: il collo è rilasciato, la colonna dorsolombare è allungata e si realizza una sorta di stretching di tutta la catena muscolo-legamentosa posteriore; le spalle rilasciate e “allargate”; la testa e il collo naturalmente si “disincastrano” dal tronco. Inoltre, c’è un effetto benefico sulle sacro-iliache e sul loro complesso sistema legamentoso e muscolare che fa da raccordo fra tronco e arti inferiori.

Il lavoro della colonna vertebrale umana è regolato dal principio della leva di primo genere svantaggiosa

 

In effetti il lavoro svolto dalla colonna vertebrale umana si realizza

secondo il principio della leva di 1° genere (fig. n. 13): nella leva di primo genere il fulcro è posto tra la linea di azione della potenza (muscoli erettori spinali) e la linea di azione della resistenza (peso del corpo e eventuale peso da sollevare).

 Fig. 13

 Questo tipo di leva può essere vantaggioso, indifferente, svantaggioso, a seconda che il braccio della potenza sia più lungo, uguale, più corto di quello della resistenza. La colonna vertebrale umana è soggetta alla legge della leva di 1° genere svantaggiosa, poiché il punto di applicazione della forza motrice o potenza P (muscoli erettori spinali, fascia toracolombare, muscoli larghi del tronco) dista 5-8 cm. dal fulcro F (corpo vertebrale), mentre la resistenza R (peso del corpo, più eventuale peso da sollevare) dista circa 40 cm. dal fulcro.Il bipedismo umano è dunque molto impegnativo poiché la distanza tra la colonna lombare (fulcro) e la parete anteriore dell’addome è molto superiore alla distanza che i corpi vertebrali lombari hanno rispetto ai muscoli posteriori (erettori spinali). Il braccio di leva a disposizione della Potenza (P) è più corto rispetto a quello a disposizione della resistenza. Si può calcolare anche l’entità della forza che va a sollecitare i vari

Page 21: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

segmenti lombari quando si solleva un determinato peso o quando si è in assetto verticale o seduto (Bersi G. 1995): senza alcuni compensi muscolari, fasciali e legamentosi gli erettori spinali da soli risulterebbero sempre sovraccaricati e i corpi vertebrali sottoposti a rischio di frattura. I compensi sono quelli ottenibili applicando i criteri già esposti delle schede 1), 2) e quelli che sono esposti in questa scheda 3).

Come passare dalla leva di primo genere svantaggiosa alla leva di primo genere indifferente o vantaggiosa

 

Quando si assume la posizione accosciata (figg.n. 12, 14b) il carico

della colonna vertebrale si riduce in maniera notevolissima; il tronco assume un assetto di bilanciamento intorno ad un fulcro, che si pone al centro e sul quale oscilla il tronco. Poiché le anche e le ginocchia si trovano in massima flessione e sono solidali con il tronco, il fulcro vero è rappresentato dai piedi. In effetti, in questa posizione, il tronco muove insieme agli arti inferiori, il suo movimento di oscillazione avviene essenzialmente a livello delle caviglie: in alto e anteriormente la testa, la colonna cervicodorsale e le spalle; in basso e posteriormente la colonna lombare, il bacino, le sacro-iliache, le anche. I sistemi di raccordo muscolare e legamentoso sono scaricati e in allungamento. I vari segmenti di movimento della colonna lombare non subiscono carichi, anzi sono in una condizione di trazione.

 

 Fig. 14a Fig. 14b Fig. 14c Fig. 14d

Nella posizione accosciata la colonna lombare è soggetta alle regole della leva di I genere vantaggiosa o indifferente (figg. n. 14a, 14b, 14c, 14d): il fulcro (piedi e caviglie) è centrale; c’è un bilanciamento armonico fra il cingolo scapolo-omerale in alto e in avanti, e il cingolo pelvico in basso e in dietro. La colonna dorso-lombare è solidale con le

Page 22: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

anche e le ginocchia: in questa posizione l’impegno muscolare è assai ridotto ed è da considerare un assetto biomeccanicamente privilegiato. L’analogia tra la posizione accosciata dell’uomo e il bipedismo biomeccanicamente meno impegnativo degli uccelli è realistica (fig. n. 14c), soprattutto per quanto riguarda la distribuzione dei carichi sulla colonna vertebrale (figg. n. 14a, 14b, 14c, 14d): non c’è più un carico crescente dall’alto verso il basso tipico del bipedismo umano.

Prevenzione dei processi artrosici dell’anca e del ginocchio  

Il movimento scimmia di Alexander quando viene utilizzato nel suo grado

estremo (non previsto da Alexander), che è l’accosciamento (figg.n. 12, 14b), ha un ruolo anche nella prevenzione della coxartrosi e gonartrosi. Questo è un dato che ho constatato nel corso degli anni, da quando propongo ai pazienti con problemi lombari di acquisire con una certa regolarità l’assetto accosciato come nuovo schema motorio sfruttando così il criterio della leva di I genere indifferente o vantaggiosa. In effetti quando si assume la posizione accosciata le anche e le ginocchia vengono caricate su un asse diverso da quello consueto dell’assetto verticale; il bipedismo accosciato crea condizioni ottimali dal punto di vista metabolico e del microcircolo nei riguardi della cartilagine articolare e dell’osso limitrofo proprio in quelle zone articolari costantemente sottoposte a maggior carico. E’ dunque un modo per ottenere un adeguato ripristino metabolico e funzionale di quelle porzioni di cartilagine articolare cronicamente sovraccaricate; ciò è dovuto al fatto che il carico è spostato nelle zone che non sono mai coinvolte. In effetti, le consuetudini di vita quotidiana, per lo meno dell’essere umano adulto occidentale o occidentalizzato, impongono sostanzialmente due posizioni: la posizione eretta o seduta. Questo determina una sovraesposizione di certi settori della superficie articolare delle coxo-femorali e delle ginocchia e il mancato coinvolgimento di certi altri.Accanto al danno focale osteo-cartilagineo da sovraccarico cronico, si realizza una inevitabile risposta riflessa di tipo muscolo-legamentoso-capsulare che rende irreversibile il danno da iperpressione intra-articolare, trasformando una sofferenza inizialmente funzionale (del microcircolo e del metabolismo delle zone articolari ipercompresse) in una lesione strutturale, evolutiva verso la degenerazione artrosica. Nello stesso tempo, nelle zone cronicamente prive di carico si può creare una riduzione della sintesi di glicosaminoglicani, disorganizzazione delle fibre collagene, ridotta attività metabolica dei condrociti; ne può derivare una precoce involuzione degenerativa del rivestimento cartilagineo, una minore deformabilità viscoelastica della

Page 23: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

cartilagine stessa e dell’osso limitrofo, dei tessuti periarticolari, ma anche del complesso sistema neuromuscolare.Purtroppo in quei casi in cui esistono già fenomeni artrosici rilevanti di queste articolazioni (anche, ginocchia e caviglie) si perde la possibilità di utilizzare il movimento “scimmia” nella sua completezza (accosciamento), ne deriva la perdita di significativi vantaggi nei riguardi della colonna vertebrale, delle anche e delle ginocchia. Bisogna che già nella seconda infanzia ci si preoccupi di far recuperare (o non far perdere) quell’assetto spontaneo, molto elegante, che ogni bambino ci propone nella sua prima infanzia, ma che viene assai presto cancellato da un erroneo senso estetico o più in generale dal prevalere di un fatto socio-culturale sedimentato e strutturato.

Come assumere la posizione seduta o passare dalla posizione seduta a quella eretta senza danneggiare la colonna lombare  

Il movimento “scimmia” di Alexander va applicato anche ad uno dei

movimenti più abituali come sedersi o alzarsi dalla sedia (figg. n. 15a, 15b, 15c, 15d):Nelle figure 15a, 15b, 15c, 15d vengono rappresentate le sequenze per sedersi o alzarsi dalla posizione seduta, senza caricare significativamente la colonna lombare.La fig. 15a rappresenta la posizione di partenza per sedersi o la posizione di arrivo quando ci si alza.

 Fig. 15a Fig. 15b Fig. 15c Fig. 15d

Page 24: Effetti biomeccanici e posturali della retroversione del bacino

 Il movimento che si compie per passare dalla posizione verticale a quella seduta, cioè per appoggiare la regione ischiatica sul sedile deve avvenire a carico delle coxo-femorali, ginocchia e caviglie (fig. 15b). I piedi devono essere mantenuti ad una distanza di almeno 30 cm.; le anche devono rappresentare il perno intorno a cui il tronco si flette e si estende; la colonna lombare è mantenuta in una condizione di stabilità e allungamento, applicando la contrazione del pavimento pelvico e la retroversione del bacino [criteri esposti nelle schede 1) e 2)]. La testa e il collo sono rilassati secondo gli “ordini primari” di Alexander. (Fig. n. 11).Quando il bacino entra in contatto con il sedile (fig. n. 15c) inizierà il movimento di estensione del tronco, che deve avvenire ancora a livello delle anche, le strutture articolari segmentarie lombari non partecipano al movimento; la colonna dorso-lombare va ad appoggiarsi armonicamente allo schienale (fig. n. 15d). Solo a questo punto ci sarà un certo rilasciamento degli addominali, dei glutei e del pavimento pelvico. E’ importante imparare a modulare l’automatismo di intervento di questi sistemi muscolari.Quando ci si deve alzare dalla posizione seduta (fig. n. 15d), occorre preliminarmente divaricare un po’ le ginocchia, i piedi distanti almeno 30 cm. l’uno dall’altro, flettere il tronco in avanti sfruttando il movimento delle anche, senza la partecipazione della colonna lombare; lo spostamento in avanti del tronco fa sì che la linea di gravità si sposti anteriormente e cada perpendicolarmente nel rettangolo di appoggio dei piedi (fig. n. 15c); a questo punto l’erezione del tronco avverrà attraverso un impegno muscolare e articolare degli arti inferiori (fig. n. 15b). Parteciperanno i muscoli erettorispinali, ma non le strutture articolari segmentarie, essendo la colonna lombare mantenuta stabile e priva di sollecitazioni dall’assetto in retroversione del bacino [scheda 2] e dal tono del pavimento pelvico [scheda 1]. Si arriva così alla posizione verticale (fig. n. 15a).