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EDITORIALE Amici lettori, buona pasqua. CRISTO E’ RISORTO! L’alleuja pasquale ci invita a guardare a Colui che ha vinto la morte: Gesù di Nazareth, il vivente. E’ Lui la nostra speranza e la nostra pri-mavera. Anche con questa prima edizione 2009 di Gerosa in…forma vogliamo testimoniare la vittoria della Vita sulla morte. Sfogliando e leggendo queste pagine troverete molte cose interessanti, soprattutto potrete conoscere chi è il nuovo vescovo di Bergamo. Dopo il ritiro di Mons. Roberto Amadei per raggiunti limiti di età, a lui il nostro grazie per i 17 anni passati tra noi; nelle scorse settimane ha iniziato la sua attività pastorale Mons. Francesco Beschi. Nuovo pastore della Chiesa che è in Bergamo. Il giornalino parrocchiale vi offre poi tante altre notizie. Per esempio il resoconto dell’anno pastorale 2008 con le entrate – uscire e attività della nostra parrocchia. Troverete molto altro ancora. Vogliamo ringraziarvi per l’accoglienza che Gerosa in…forma ha nelle vostre case. Lo vediamo sia dall’interesse con cui ci leggete come anche dalle offerte raccolte dagli incaricati durante la distribuzione porta a porta. Lo scorso anno , grazie alle vostre offerte siamo riusciti a pagare le spese di stampa. Non ci resta che augurarvi una santa pasqua, primavere dello spirito e, ovviamente una buona lettura!

La Redazione

CALENDARIO

Quaresima 2009 Domenica 29 marzo: Ritiro spirituale.

Con i fanciulli di 1^ e 2^ elementare

Invito alla S. messa domenica mattina ore 10.30;

domeniche di marzo e aprile (quaresima) ore 9.30—10.30.

Con gli adolescenti

Presso il Centro parrocchiale Di domenica mattina ore 9.30;

In momenti speciali

- S. Messa di prima comunione Venerdì 01 maggio ’09 ore 10.30

- Anniversari di matrimonio

Domenica 03 maggio ore 10.30

- S. Cresime—Veglia di Pentecoste Sabato 30 maggio ore 17.00

- Giornate Eucaristiche - Quarantore

Giovedì –domenica 11 – 14 giugno

- Festa della Madonna della Foppa – 2 Luglio

Domenica 5 luglio ore 16.00

INFORMAZIONI Parrocchia S. Croce via Roma, 50 – Gerosa (Bg)

S. Messe:

Sabato prefestiva (quando indicata sul foglio degli avvisi): orario estivo ore 20.00

Domenica ore 10.30 della comunità;

ore 16.00 – da maggio a settembre nel santuario della Foppa; Confessioni: prima e dopo le celebrazioni.

Numeri telefonici:

Casa parrocchiale 0345/90090 don Francesco Poli, parroco ufficio 035/4598551 cell. 3485858592

Sacrista Rebucini Giovanni 0345/90032 Don Angeolo Domenghini, Vicario locale – Brembilla 0345/98065

Circolino di Gerosa

Luogo di ristoro, ritrovo e gioco della parrocchia Apertura di domenica ore 9.00 – 12.00; 14.00 – 19.00

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Giornalino della comunità cristiana di S. Croce in Gerosa (Bg) Proprietario : parrocchia S. Croce, nella persona

del legale rappresentante Poli don Francesco, con sede in Gerosa (Bg) via Roma, 50.

Impaginazione e coordinamento: Valceschini Claudio. Stampa: Ciclostilato in proprio.

Redazione: Poli don Francesco, Valceschini Claudio, Gamba Gemma .

Collaboratori: Catechisti e gruppo adolescenti…..

ANNO VI – n° 1 APRILE 2009

INDICE

-Editoriale e Avvisi -Dialoghi -Evangelizzazione: * Nuovo vescovo Francesco Beschi; * S. Paolo (2^ par-te) -Vita di comunità: * Presepio; festa per la vita, *1^ confessione e comunio-ne; *Cresima; * Relazione economica . -Inserto: Impariamo dai Santi -Tempo libero * Carnevale -Riflessioni: -* Famiglia, modello per le nuove generazioni?; * Eluana vive. -Anagrafe

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Lo scorso 15 marzo Monsignor Francesco Beschi ha iniziato il suo servizio pastorale come vescovo di Bergamo. Abbiamo pensato di presentare in que-sta pagina la lettera di saluto che Egli ha scritto a tutti i cattolici bergama-schi. Mentre ci scambiamo gli auguri pasquali nella gioia del Cristo Risor-to, preghiamo perché il Signore Gesù accompagni il ministero episcopale del nuovo vescovo.Con gli auguri a tutti di una Santa pasqua. Don France-sco Care sorelle, cari fratelli, vi saluto con semplicità e affetto. Vi saluto con discrezione e rispet-to: inizio delicato e trepidante, come il sì affidato al Signore e al Santo

Padre, che mi hanno chiamato e mandato a servire la vostra fede, la vostra speranza, la vostra vita. Vi saluto nel nome del Signore. La contiguità della terra bresciana a quella bergamasca non è stata motivo di scontate frequentazio-ni e di ovvie conoscenze: fino ad oggi ho sempre ricevuto più che dato, anche da Bergamo. Se la mia fanciullezza è stata segnata dalla meraviglia di Papa Giovanni e la giovinezza dalla passione di Papa Paolo VI, sono cresciuto, diventato prete e posto al servizio del Popolo di Dio dall’indimenticato mons.Luigi Morstabilini e dal caro mons.Bruno Foresti, padri del mio sacerdozio. Il loro ricordo, colmo di riconoscenza, mi introduce al saluto più intenso e commosso: quello al Ve-scovo Roberto e al suo ausiliare Lino. La cordiale amicizia dei Vescovi lombardi, della quale ho potuto godere da quando sono stato ordinato Vescovo, mi ha introdotto alla stima, alla confiden-za, alla condivisione con mons.Roberto e mons. Lino. La loro benedizione mi accompagni e il mio affetto li raggiunga. Con loro desidero salutare, con fraternità sentita, tutti i vescovi bergamaschi e immediatamente tutti e ciascuno dei sacerdoti e diaconi di questa Chiesa, con i quali in un modo tutto particolare condividerò la missione evangelica. Il saluto raggiunga tutte le comunità religiose, le persone consacrate, e tutti voi laici, donne e uomini della Chiesa di Dio che è in Bergamo, a cui oggi è affidata una particolare missione nel mondo e per il mondo. Sono figlio di una grande Chiesa e il Signore mi manda a servirne una altrettanto grande: sarei inco-sciente se non fossi trepidante, ma sarei fuorviato se ritenessi che la grandezza consista nei numeri e nelle opere, pur provocanti a forti responsabilità, e non piuttosto nella fedeltà al Vangelo, che ammiriamo riconoscenti nella storia di chi ci ha preceduti e vogliamo con tutto noi stessi perseguire nell’oggi che il Signore ci dona di vivere. E’ una fedeltà che apre il cuore alla speranza, che illumina gli occhi per cogliere i segni dei tempi, che, pur consapevoli delle debolezze, delle contraddizioni, delle crisi e delle paure, delle sofferenze e delle prove che ci attraversano, è alimentata dalla certezza dell’amore di Dio, manifestato in Cristo Gesù, del quale siamo chiamati ad essere testimoni coraggiosi e credibili. Ancora una volta vi saluto ed abbraccio, in attesa di poterlo fare personalmente. A tutte le autori-tà, alle istituzioni che rappresentano, all’intera comunità bergamasca, giunga il mio pensiero di sti-ma e vicinanza. Questi sono i giorni della preghiera: la mia per voi, la vostra per me. E mentre ringrazio il Santo Padre per la fiducia che mi ha manifestato, su tutti invoco la benedizione del Signore, con particolare ricordo per i più piccoli e i più deboli.

† Francesco Beschi, vescovo

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Intervista al nuovo vescovo di Bergamo Francesco Beschi

A Bossico si è svolta recentemente la missione parrocchiale e la solenne Messa di apertura è stata presieduta dal vescovo ausi-liare di Brescia, monsignor Francesco Beschi. Prima dell'incon-tro conviviale con un discreto numero di persone, il vescovo ha raccontato ad "Alto Sebino" un po' della sua vita privata e del

suo impegno come vicario generale della grande diocesi di Bre-scia (473 parrocchie).

Eccellenza, mi parli un po' di Lei. Sono nato a Brescia nel 1951, sono diventato sacerdote nel

1975, ho fatto il vicario nella parrocchia del Villaggio Sereno e poi in quella della cattedrale fino al 1989, sono stato Direttore

dell'Ufficio famiglia dal 1987 e direttore del centro Paolo VI, nel 1999 nominato vicario episcopale per la pastolare dei laici e nel 2001 pro-vicario generale della diocesi. Eletto vescovo ausiliare

il 25 marzo 2003. Con chi vive?

Abito a Brescia con il papà ottantenne e con la sorella; purtroppo la mamma è morta sei mesi fa. Quando è nata la sua vocazione sacerdotale?

E' nata molto presto, anche se non sono entrato subito in seminario, ma già da piccolo, bambino, ragazzo, ho avverti-to questo desiderio e ho trovato conforto in tanti sacerdoti, che ricordo con grande affetto, che non mi hanno assoluta-mente forzato, però nel mio immaginario di bambino sono stati loro ad aprire una strada, a scoprire e a coltivare que-

sta mia vocazione; sono entrato poi in seminario dopo la scuola media e la scelta è maturata verso i 18-20 anni. Come è diventato vescovo?

A diventare prete ho impiegato 10 anni, a diventare vescovo ho impiegato 10 minuti, nel senso che uno senza pensar-ci per nulla viene raggiunto da una chiamata e quando chiama il Papa è proprio difficile dire di no, è un po' la voce del

Signore che ti interpella per svolgere, con tutti i limiti che uno possiede, un servizio alla Chiesa. Essere vescovo è un privilegio o un servizio?

Ma, io credo che oggi come oggi sia un po' difficile immaginare la figura del vescovo come quella di un privilegiato e comunque non sarebbe assolutamente evangelico immaginarlo così; il vescovo è per servire tutto il popolo insieme

con i sacerdoti, ma direi anche al servizio dei suoi sacerdoti, quindi è proprio essenzialmente una missione di servizio. Pregi e difetti di un vescovo.

I pregi di un vescovo devono essere certamente una grande disponibilità ad ascoltare, dall'altra parte però non deve solo ascoltare, ma anche rispondere e poi alla fine prendere decisioni. I difetti di un vescovo... beh, i miei sono molti, la difficoltà più grossa è che Brescia è una diocesi tanto grande che è difficile coprire tutta questa vastità non solo di

territorio ma di numero di iniziative che sono veramente tante. Come è la giornata di un vescovo?

E' abbastanza semplice, devo distinguere però la giornata del vescovo ausiliare da quella dl vescovo ordinario, per-ché la prima parte della mia giornata dopo la preghiera, è quella di mettermi al servizio soprattutto dei preti, è un lavo-ro di ufficio, di incontro con i sacerdoti; nel pomeriggio sono impegnato nei vari incontri, non più personali, ma di grup-po, quelli parrocchiali, di sacerdoti o commissioni varie, e di sera io pensavo che diventando vescovo non dovessi u-

scire più così tanto come facevo prima e invece sono fuori tutte le sere nelle parrocchie. Sono più le soddisfazioni o i dispiaceri?

No, le soddisfazioni e le gioie sono di gran "lunghissima" molte di più di quelle che possono essere alle volte le soffe-renze, che è giusto che vi siano: un po' di croce, non troppa, ci vuole fa molto bene.

Ha qualche hobby? Ho una grande passione per la musica: sono diplomato in violino, ma per i molti impegni ora posso suonarlo solo rara-

mente. E' venuto volentieri a Bossico?

Sono venuto molto volentieri. E' una comunità che già conosco, qui è stato parroco un mio compagno di classe, don Francesco Baiguini, e poi sono affezionato a Bossico, anche perché qui è nato e cresciuto monsignor Fortunato Sper-

tini con cui ho lavorato tanti anni e che per me è come un padre. Bossico è provincia di Bergamo ma diocesi di Brescia. Cosa si dice a Brescia di questo paese?

Ecco, che sia periferia è innegabile, però monsignor Fortunato Spertini almeno con noi che abbiamo lavorato assieme ha sempre messo nel cuore Bossico come fosse la capitale del mondo.

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Relazioni sociali: la Chiesa è dentro la realtà della gente o è un po' distaccata? In Italia noi abbiamo ancora la percezione di essere vicini alla realtà della gente, secondo me però nei prossimi anni vi

saranno più difficoltà; una volta si diceva che la parrocchia è radicata nella realtà del territorio e questa è una cosa importantissima, ma dobbiamo dire che oggi non tutte le parrocchie riescono ad avere il sacerdote e in futuro purtrop-po vi saranno sempre più difficoltà a garantire tale presenza. Questa è la realtà, io credo che la chiesa italiana debba essere capace di radicarsi sempre di più nella vita della gente, nel vissuto: nascere, morire, soffrire, lavorare, amare... il rischio di essere un po' lontana dalla realtà la Chiesa ce l'ha, ma secondo me c'è ancora tanta disponibilità nei nostri

sacerdoti. Cosa dice dei giovani d'oggi e cosa dice ai giovani?

I giovani d'oggi non sono un problema ma una speranza, quindi assolutamente bisogna riuscire a entrare nel cuore dei giovani che è un cuore tutt'altro che materialista, è un cuore che desidera tantissima verità e autenticità. Ai giovani

io dico di avere il coraggio di affrontare questa avventura bellissima che è rappresentata dal Vangelo. Eccellenza dov'è il suo segretario?

Per sfatare l'opinione pubblica, io non ho ne segretario personale ne autista particolare; devo viaggiare moltissimo e devo prestare molta attenzione perché non mi succeda niente, specie di notte.

Ha un episodio singolare della sua vita episcopale da raccontare? Ve ne sono tantissimi, l'ultimo è questo: Lourdes, il mese di settembre, ero lì con 500 persone: dopo la Messa viene

una persona anziana e mi racconta il suo desiderio di incontrare il vescovo, io rispondo che il vescovo ero io. Allora mi ha posto un problema, ma veramente molto molto importante, sul battesimo di un bambino figlio di un mussulmano sposato con una cristiana. La persona che mi faceva queste domanda era una donna di oltre ottant'anni, ma di una

lucidità che mi ha impressionato, solo che era l'ora di pranzo, ma questa non mi mollava. Così siamo rimasti assieme per lunghissimo tempo sulla spianata, mano nella mano, e abbiamo parlato di tantissime cose molto importanti, molto

più importanti del pranzo. Lei ha detto che quando l'avrebbe raccontata nessuno le avrebbe creduto. Ma è proprio andata così.

Eccellenza, entusiasta della sua missione? Molto, sempre molto entusiasta, e sono molto ottimista. Ho una grande gioia perché sento che questa è la mia strada.�

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Monsignor Francesco Beschi, nato il 6 agosto 1951, ha cinque fratelli, tutti impegnati nel mondo della musica: Paolo, Vincenzo, Emanuele, Chiara. Tutt'ora sono musicisti professionisti e docenti di musica. Il papà di mons. Beschi è stato Capostazione superiore della stazione di Brescia, come il nonno, impiegato alle Ferrovie Italiane. La zia materna invece, Madre Maria Bar, ha ricoperto diverse cariche all'interno del-la sua congregazione come l'incarico di economa generale. E' stato ordinato nel Seminario di Brescia da mons. Luigi Morstabilini il 7 giugno 1975. Ha celebrato la prima messa nella sua parrocchia cittadina di S. Anna nella periferia di Brescia. Una parrocchia periferica, S. Giulio Prete al Villaggio Sereno, è stata la sua prima destinazione. Nel 1981 mons. Morstabilini lo ha destinato alla parrocchia della Cattedrale come vicario cooperatore e mansionario. Nel 1987 mons. Bruno Foresti lo nomina direttore dell’Ufficio famiglia. Nel 1989 succede a mons. Gennaro Franceschetti nella direzione del Centro pastorale Paolo VI. In quegli anni segue anche il giovane clero nel-le attività del biennio formativo. Nel 1999 mons. Giulio Sanguineti lo nomina Vicario episcopale per la pa-storale dei laici e per i loro organismi di comunione e nel 2001 Provicario generale della diocesi. Eletto Ve-scovo titolare di Vinda e Ausiliare del Vescovo di Brescia il 25 marzo 2003. Consacrato nella Cattedrale di Brescia il 18 maggio 2003. Oltre agli studi teologici mons. Beschi ha frequentato il Conservatorio per i cor-si di violino. Stemma in mantello. D’azzurro al 1°, d’argento al 2°, con cucite una croce a doppia traversa d’oro ed una stella a cinque punte pure d’oro, d’azzurro al 3°. Scudo sannitico alla moderna accollato alla croce vescovi-le d’oro e coronato dal cappello vescovile di verde con dodici nappe. L’azzurro, come colore del cielo, simboleggia ogni aspirazione all’alto, compresa la tensione alla gloria in-corruttibile. Ed anche le virtù soprannaturali, come pure i doni che vengono dall’alto. L’argento simboleg-gia varie realtà: l’amicizia, l’equità, la giustizia, l’innocenza e la purezza. Nello scudo azzurro il triangolo argenteo richiama il mistero della SS. Trinità. La croce a doppia traversa d’oro, nel triangolo, è un chiaro riferimento alla Cattedrale di Brescia e al tesoro delle Sante Croci, che vi è conservato. La stella a cinque punte d’oro è simbolo tipicamente mariano. Il cartiglio porta il motto: “Secundum verbum tuum” con evidente richiamo al mistero dell’Annunciazione, nella cui solennità cadde la nomina a Vescovo Ausiliare di monsignor Francesco Be-schi.

Chi è il nuovo vescovo di Bergamo?

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S. Paolo. I viaggi missionari. Continua il nostro viaggio insieme all’apostolo Paolo. Ora ci chiediamo: Cosa avvenne davvero sulla strada per Damasco? Abbiamo due tipi di fonti: il primo, più popolare da-vanti agli scritti di Luca autore degli Atti degli Apostoli che narra per ben tre volte l’avvenimento (At 9,1-9; 22,3-21; 26,4-23) indugiando su dettagli pittoreschi, è possibile che Luca abbia utilizzato un racconto nato probabilmente nella comunità di Damasco. Il secondo tipo di fonti è quello testimoniato nelle lettere di Paolo stesso, egli fa riferimento con accenni brevi a “quella straordinaria esperienza” che puntano al senso di ciò che allo-ra avvenne (Rm 1,5; 1Cor 9,1.15-19; 2Cor 4,6; Fil 3,7; Gal 1,15-16) e che è incentrata sulla figura di Gesù Cristo, al punto di confessare di essere stato “ghermito” da Cristo Ge-sù. Egli ha fatto esperienza di un incontro che ha ribaltato la sua esistenza, sia resettando l’intero suo patrimonio ideale sia riorientando le sue energie verso un nuovo scopo. Questi avvenimenti accad-dero verso il 34/36. in seguito Paolo trascorse4 tre anni in Arabia vivendo con il suo lavoro di fabbricatore di tende, successivamente compì un viaggio a Gerusalemme per confrontarsi con le “colonne della Chiesa”: Pie-tro, Giacomo il minore e Giovanni, quindi ritornò a Tarso per qualche anno. I viaggi missionari. Dopo aver soggiornato qualche tempo ad Antiochia a partire dal 40/42 con Barnaba e Marco, Paolo realizzò un viaggio missionario a Cipro (patria di Barnaba) proseguito poi nelle regioni di Pisidia, Panfilia, Licaonia, situate nell’attuale Turchia meridionale il viaggio durò dal 45 al 49. Essi si rivolgevano prima agli ebrei locali, se questi si opponevano si rivolgevano ai gentili. Il viaggio ebbe termine con il ritorno ad Antiochia di Siria. Tra il 50 e il 52 si lega il II° viaggio missionario al gruppo apostolico precedente si aggiunse Sila. In seguito a contrasti Barnaba e Marco rientrarono a Cipro, mentre Paolo e Sila proseguirono fino in Galazia (nella Tur-chia centrale). Qui avvenne la conversione della madre e della nonna di Timoteo, divenuto in seguito il più valido collaboratore di Paolo. Proseguirono per la Troade dove Paolo ebbe la visione di un Macedone che lo supplicava di passare in Europa. Perciò raggiunsero Neapoli e Filippi (qui si ebbe la reazione più violenta alla predicazione cristiana. Dapprima Paolo e Sila vennero incarcerati, in seguito ad un terremoto, vennero rila-sciati ma con l’invito ad andarsene. Paolo da solo si recò ad Atene dove conobbe un insuccesso quando accen-nò alla Risurrezione di Cristo, i presenti se ne andarono definendolo un ciarlatano. Dionigi membro dell’Areòpago, una donna di nome Dàmaris e altri divennero credenti. Quindi prosegui per Corinto dove rima-se un anno e mezzo, con una predicazione giudicata “scandalo per gli ebrei, stoltezza per i pagani” ma corona-ta da numerose conversioni. Da Corinto si diresse ad Efeso dove conobbe Aquila e Priscilla anch’essi tessitori di tende, quindi ritornò a Gerusalemme e Antiochia. Tra il 52 e il 58 Paolo andò a visitare le Chiese dell’Asia in Galazia e poi ad Efeso e vi rimase per tre anni, qui avvenne l’episodio di ostilità degli argentieri che videro crollare i guadagni per la mancata vendita degli ex voto della dea Artemide, (a motivo delle numerose conver-sioni al cristianesimo). In seguito Paolo raggiunse la Macedonia e Corinto dove si imbarcò per Tiro e Gerusa-lemme conducendo con se Timoteo per portare una colletta destinata ai poverini quella comunità. gli ebrei ac-cusarono Paolo di aver introdotto nel tempo una persona non circoncisa, atto punito con la pena di morte. Quando Paolo stava per essere lapidato, fu arrestato da un Tribuno, che saputo della cittadinanza romana deci-de il suo trasferimento a Cesarea Marittima dove il procuratore Antonio Felice lo tiene in carcere per due anni circa. Al cambio di incarico tra Felice e il suo successore Festo, Paolo si appella al tribunale imperiale e perciò fu inviato a Roma, scortato da un centurione. Il viaggio iniziato a stagione inoltrata e la nave incappò in una tempesta e naufragò nell’isola di Malta. Nella primavera successiva (forse nel 56) Paolo arrivò a Roma dove rimase agli arresti domiciliari fino alla conclusione del processo, terminato con l’assoluzione. Sembra che Pa-olo abbia raggiunto la Spagna nel 59/62 poi raggiunse Efeso dove le difficoltà per i cristiani divennero più gravi al punto che l’Apostolo fu di nuovo arrestato e inviato a Roma per un nuovo processo che si concluse con la condanna a morte per Paolo, eseguita lungo la via Ostiense nel 64.

A cura di don Francesco Poli (2^ parte – Continua)

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A tutti i nostri lettori…

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Don Francesco riparte dopo pasqua per la visita alle famiglie di Gerosa e per la benedizione delle case. Se tutto procederà bene, il parroco impiegherà circa due mesi per girare tutta Gerosa, dalla forcella di Bura a Unizzi Ghignolo fino a Musita. Casa per casa, porta a porta… Si comincerà nella settimana in Albis (di pa-squa) e sarà una bellissima occasione per don Francesco di incontrare i parrocchiani, parlare con loro, pre-gare insieme e benedire le loro case. L’orario delle visite inizia alle ore 17.00 circa e si protrarrà fin verso le ore 20.00. Questo perché di solito verso sera si rientra in casa. Comunque le persone che sono anziane e che, solitamente, sono in casa probabilmente saranno incontrate anche di mattina o primo pomeriggio. Sul fo-glio degli avvisi saranno indicati i giorni e le località. Se qualcuno venisse “scavalcato” per qualche motivo può concordare con il don un’altra occasione. Una benedizione non si nega a nessuno! �

S. MESSE TRA LE CONTRADE DI GEROSA A MAGGIO Anche quest’anno durante il Mese di maggio saranno celebrate alcune S: Messe passando tra le diverse contrade, pregando la B. Vergine Maria. Cominceremo il 30 aprile la sera con la S. Messa nel Santuario della Foppa e poi si gira. Sarà l’occasione per affidarci alla Madre di Gesù, ripen-sando alle parole di Giovanni Polo II con cui affidava tutta l’umanità all’Immacolata. “ Madre di tutti gli uomini e di tutti i popolo, tu conosci le sofferenze e speranze di ciascuno. Come Madre, tu conosci la lotta tra la luce e le tenebre, tra il bene e il male, che si combatte nel mondo e dentro i nostri cuori…. O Madre di misericordia, noi ora affidiamo al tuo cuore amoroso l’intero popolo e la Chiesa di questa terra. Tienici lontani da ogni ingiustizia, divisione, violenza e guerra… Amen”.

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Questa è la frase che ha accompagnato i bambini di terza elementare: Fe-derica – Filippo - Francesca – Marianna - Oscar- Serena- Simone,per la preparazione al sacramento della riconciliazione, il 30 Novembre. Dobbiamo annunciare ai bambini la verità che Dio ci perdona. Dimentichiamo che il perdono rende felice Dio. Ci pare di poter vivere bene anche senza di lui. Ma è lui che non può fare a meno di noi. Tutte le parabole evangeliche sul perdono concludono descri-vendo la gioia incontenibile del Padre che può riabbracciare il suo ragazzo. Non si legge “ Fate festa voi,perché l’avete scampata bella e vi è stato con-cesso il condono” Si legge invece “ E’ il cielo a far festa,il peccatore con-vertito è la gioia di Dio” Bisogna eliminare dal sacramento della riconciliazione l’immagine di una spiritualità deprimente e umiliante. L’anno catechistico è iniziato con l’approfondimento del Battesimo primo passo alla vita cristiana e sacramento voluto dai genitori. Si è poi passati alla conoscenza dei dieci comandamenti ,visti come regole che aiutano a sviluppare, senza costrizione,una coscienza personale e una via all’essere un buon adulto cristiano. La partecipazione dei bambini è stata buona ma il coinvolgimento e l’entusiasmo ottimo. Il sacramento dell’eucarestia è il più grande e i bambini affronteranno questa bellissima esperienza sempre per desiderio della famiglia quindi ci affidiamo anche a loro per la continuità nella preparazione e nell’impegno. I catechisti. Livio e Paola

PRESENTAZIONE DEI CRESIMANDI Domenica 25 Gennaio, durante la messa del mattino, il gruppo di ragazzi che si sta preparando per il Sacramento della Cresima,si è presentato alla comunità parrocchiale. Non è che prima ci fossero sconosciuti … sono quelli che “vivacemente” giocano incontri di calcio in piazzetta, molto più vo-lentieri di quanto partecipino agli incontri di catechesi!(salvo le due brave ragazze). Durante la celebrazione i ragazzi hanno chiesto di poter ricevere il Sacramento, impegnandosi a vivere seriamente il cammino di prepa-razione cominciando ad essere testimoni di Gesù vivendo nel quoti-diano i suoi insegnamenti. Anche i genitori hanno rinnovato l’ impegno preso nel giorno del Battesimo dei propri figli, come primi edu-catori alla vita e alla fede cristiana accompagneranno i ragazzi in questo periodo della loro crescita spirituale . Ragazzi e genitori hanno chiesto alla comunità di sostenerli con la preghiera, l’incoraggiamento e la testimo-nianza della Parola di Dio. Durante l’ offertorio sono stati portati all’altare alcuni simboli del loro cammino:scarponi, bastone e zaino co-me aiuti per una buona riuscita; olio, segno di fortezza che dà coraggio; fedi nuziali per sigillare il loro impe-gno; pane per nutrimento fisico ma anche mentale come nell’Eucarestia; Vangelo, come guida; un sasso, se-gno del peso delle nostre mancanze. In attesa del dono dello Spirito Santo che riceveranno sabato 30 maggio, Alessan-dra,Chiara,Denis,Gonzalo,Levi, Mattia,Michele,Nicola imparino a parlare la “lingua” di Gesù, quella dell’amore, della solidarietà e della carità.

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17 GENNAIO—S.ANTONIO ABATE

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450° ANNIVERSARIO APPARIZIONE MADONNA DELLA FOPPA

RESOCONTO ECONOMICO ANNO 2008

CONTRATTI STIPULATI DALLA PARROCCHIA

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PROPOSTA ACQUISTO EREDITA’ DI PESENTI BUCELLA MARCO

PROGRAMMI FUTURI: ESIGENZE URGENTI

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LA FORZA DELLA VITA NELLA

SOFFERENZA

Domenica 1 febbraio alle ore 11.30 si alza al cielo una nuvola colora-ta…..Cosa sarà mai? Un UFO? Oh che paura, ci rapiranno!!! Ma no non ci sono pericoli: sono solo un centinaio di palloncini lanciati dai bambini di Gerosa in occasione di una giornata speciale….quella della vita, il dono più prezioso che abbiamo ricevuto. I bambini hanno scritto i loro pensieri su questo tema su piccoli carton-cini che poi sono stati attaccati ai palloncini che,lasciati andare, si sono alzati in cielo, tra le urla dei bambini per la felicità del momento. Il tema che quest’anno è stato scelto dal Consiglio Episcopale di Roma è: “LA FORZA DELLA VITA NELLA SOFFERENZA”. Infatti spesso accade che la vita sia segnata dalla sofferenza e dal dolore (malattie, lontananza dai cari, lutti, problemi….). Ma amici e parenti possono al-leviare tutti questi problemi attraverso la vicinanza, l’amicizia, l’amore e l’affetto. Oggi le persone che soffrono maggiormente sono gli anziani che spes-so sono lasciati in disparte o perfino rifiutati dai parenti perchè non so-no in grado o non hanno voglia di aiutarli e prendersi cura di loro. La via della sofferenza è un cammino impegnativo che diventa più faci-le da percorrere se è sorretto e illuminato dalla fede: dobbiamo quindi essere consapevoli che Cristo è vicino a noi e che nei momenti più difficili lui ci porta in braccio e ci sostiene. L’importante è non abbandonare mai la speranza, anche quando la croce della vita ci appare un macigno per le nostre forze. Infatti il trion-fo di Gesù sulla morte attraverso la resurrezione ci dimostra che nes-suna sofferenza può prevalere sulla forza dell’amore e della vita. Un detto islamico dice che venne chiesto a un uomo: “Che cosa faresti se sapessi che oggi è l’ultimo giorno della tua vita?” “Pianterei un albe-ro- rispose- perché credo nel futuro.” Ma perché proprio un albero? Un albero è vita, dona fiori, frutti, ombra e ossigeno e con la sua chioma colora l’ambiente. Quindi in conclusione vi diciamo di non chiedere una vita più facile, ma di essere uomini più forti e se vi accadono cose che sono come do-mande, lasciate passare un minuto o anni, e poi la vita saprà risponde Ilari e Cristina

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Nuovo orario apertura Biblioteca di Gerosa

gestita da studenti volontari. Martedì dalle ore 20,30 alle 21,30 Venerdì dalle 17,00 alle 18,00

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E VIA CON IL LISCIO… DOPO I 2 PERSONAGGI PIU’ONOREVOLI LA REDAZIONE HA DECISO DI PRENDERE IN CONSIDERAZIONE I DUE PROTAGONISTI DIRETTI DELLA VI-

TA SOCIALE DEL PAESE… SI TRATTA DEI PIU’CONOSCIUTI E PIU’AMMIRATI GEROSINI IN FATTO DI PUBBLICO SERVIZIO E DI INTRATTENI-MENTO… DUE PERSONE INDISPENSABILI PER LA COMUNITA’…

NOME ?

STEFANO (BOSS) RITA (GABRY)

COGNOME ?

PESENTI BOLO’ PESENTI ROSSI

ETA’ ?

42 64

SESSO ?

MASCHIO FEMMINA

PESO ? 100 Kg ???????? PROFESSIONE ?

COMMERCIANTE COMMERCIANTE

COSA PREFERISCI DEL TUO LAVORO ?

FARE LE PIZZE IL FATTO CHE CI SIANO TANTI CLIENTI E TANTO LAVORO PER AVERE MAGGIORE SOD-DISFAZIONE

CHE TIPO DI CLIENTI PREFE-RISCI ?

QUELLI TRANQUILLI QUELLI PIU’ AFFEZIONATI

POTENDO AMPLIARE IL TUO LOCALE CON NUOVI SERVIZI

COSA FARESTI ?

UN BEL “NIGHT”… � AMPLIEREI LA GAMMA DEI MIEI PRODOTTI PER POTER SODDISFARE ANCHE I CLIENTI PIU’ ESIGENTI

COSA FARESTI PER ATTIRARE TURISTI ?

UN CASINO’ PUNTEREI SULLA VENDITA DI PRODOTTI TIPICI NOSTRANI

COME MAI DATO CHE CI SO-NO SOLTANTO DUE LOCATION PUBLICHE IN PAESE CHIUDE-TE ENTRAMBI IL LUNEDI PO-MERIGGIO ?

E’ UNA CONSUETUDINE DERIVATA DALLA VECCHIA DECISIONE COMUNALE DI IMPORRE IL LUNEDI POMERIGGIO COME GIOR-NO DI CHIUSURA

SEGNO ZODIACALE ? ACQUARIO SAGITARIO

BIONDE/I O MORE/I ? ROSSE ! MORI !

LA PIU’ BELLA DONNA SE-CONDO TE?

CRISTINA CHIABOTTO MARTINA STELLA

E L’UOMO PIU’ BELLO ? RICHARD GEERE ERICK DI BEAUTIFULL

IL TUO DESIDERIO PIU’ GRAN-DE ?

VINCERE UNA MODERATA CI-FRA AL LOTTO

LA SALUTE

POTENDO FARE IL TUO LA-VORO IN UN ALTRO POSTO

DOVE ANDRESTI ?

APRIREI UNA PIZZERIA IN VE-NEZUELA

DOVENDO SCEGLIERE AN-DREI IN AUSTRALIA PERO’ STO MOLTO BENE ANCHE QUI

DESTRA O SINISTRA ? DESTRA DESTRA

UN EPISODIO DIVERTENTE SUCCESSO DURANTE IL TUO

LAVORO ?

NE SONO SUCCESSI TROPPI PER POTERLI RICORDARE..

AL MOMENTO NON RICOR-DO…

PIACIUTE LE DOMANDE ?

SI EH…. SI DAI

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FAMIGLIA: MODELLO PER LE NUOVE GENERAZIONI ?

Il programma pastorale invita le comunità a mettere al centro della propria attenzione la famiglia: “ cellula della vita sociale “, a partire dalla formazione al matrimonio delle giovani coppie, ma per molte comunità la proposta del programma pastorale deve fare i conti con la presenza di numerose famiglie con figli già grandi e in buona parte con relativi nipoti. A partire da tale contesto sociale è bene porsi la domanda sul come il cammino di queste famiglie “mature” è stato segnato ed accompagnato dalla Parola di Dio - ovvero quale consapevolezza è presente in queste fami-glie che la radice del loro amore si ritrova nell’Amore che il Signore ha per la sua Chiesa ? Perché è bene por-si questa domanda ? Perché a queste famiglie vissute in un contesto storico che ora è profondamente mutato “oggi è affidato l’Annuncio del Vangelo alle nuove generazioni “. Riconoscendo pertanto che alle famiglie adulte è affidato questo compito, sono state raccolte numerose testimonianza sul come è stato vissuto il loro rapporto con la Parola di Dio, per poterle interpretare alla luce dei profondi cambiamenti in atto nel tessuto delle nostre comunità. In primo luogo, dalla maggioranza delle famiglie incontrate in una comunità di un quar-tiere cittadino, si è colto che il Signore ha illuminato il loro cammino nello scorrere della vita quotidiana, at-traverso la semplicità della preghiera. La preghiera per queste famiglie è stata compagna di viaggio nella buo-na e cattiva sorte, e la preghiera - più di tante belle preghiere - resta l’unica modalità di testimoniare la propria fede alle nuove generazioni. In questo modo molti si sono limitati a rispondere, ma poi entrando più nel merito del vissuto di queste famiglie sono emersi ulteriori contributi, in particolare si sottolineato il “valore della re-lazione con l’altro, perché nella buona relazione con l’altro passa la testimonianza del nostro stile di vita “. Lo stile di vita è considerato molto importante da queste famiglie perché: “ attraverso il nostro stile di vita coeren-te con i nostri principi possiamo essere testimoni dell’annuncio dl Vangelo “. Altri poi hanno sottolineato che occorre evitare il rischio di idealizzare il passato, non sempre nel passato ritroviamo modelli di autentica vita cristiana e nella storia di molte famiglie ci sono molte “zona d’ombra”. Significativa al riguardo è la testimonianza di chi ha operato per anni nell’area caritativa perché in questo im-pegno verso gli altri si “toccava con mano le situazioni di fragilità e povertà di molte famiglie “ e nel contem-po si riscopriva la presenza del Signore in ogni situazione. E’ interessante sottolineare che tali sensibilità e im-pegno verso il prossimo lo si è ritrovato non solo nell’ambito dell’area caritativa, ma anche in chi a operato nella vita sociale, in quanto la testimonianza nella vita sociale ha trovato forza e sostegno nel rapporto di cop-pia e nella propria famiglia. Sul rapporto di coppia si sono raccolte molte testimonianze ma quanto queste e-sperienze possono essere motivo per trasmettere la propria fede alle nuove generazioni è tutto da verificare. Infatti, qualcuno giustamente ha fatto rilevare: “ non sempre le nostre esperienze sono riproponibili perché nel passato si è fatto un cammino con certe cate-gorie sociale e culturali che ora non ci sono più “. In particolare è cambiato il mondo del lavoro e il modello di vita sociale che aveva plasmato molte famiglie. Ora si è passati: “ dal lavoro ai lavori e in molti casi anche precari che incidono profondamente non solo sul vissuto famigliare ma anche sui modelli di vita famigliare che si vanno costituendo dove la maggioranza delle giovani coppie lavorano entrambe “. La possibilità per le nuove generazioni di saper andare oltre certe difficoltà sta nel fatto che dal crogiolo della prova le precedenti generazioni sono passate attingendo a risorse e modelli organizzativi ora non più riproponibili, altri scenari si stanno prefigurando e compito delle comunità è quello di accompagnare queste nuove generazioni nel difficile compito di riscoprire nuove categorie culturali e sociali per poter affrontare le sfide dei cambiamenti in atto. Un’ulteriore contributo a questa riflessione ci è stata offerta a partire dalla nascita dei figli perché: “ i figli ci mettono di fronte ad una realtà che prima non conoscevi, un conto è vivere il rapporto di coppia senza figli ed un conto è quando ci sono di mezzo i figli perché tutto si trasforma radicalmente “. Quando poi i figli inco-minciano a crescere emerge nei genitori l’importanza della loro educazione, infatti in molte famiglie adulte il tema dell’educazione dei figli è stato considerato centrale perché: “ è allora che si sente forte il significato di essere famiglia, ma ancor più si coglie la consapevolezza di vivere la propria fede in una dimensione famiglia-re “. Infatti, un conto vivere la fede all’interno di un rapporto di coppia ed un conto è trasmettere la propria esperienza ai figli, unitamente a queste difficoltà di trasmettere la propria fede molte volte si sono presentate situazioni di crisi che sono andate oltre la dimensione ed in questi casi le solidarietà generazionali sono state di aiuto per tirare avanti.

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����������������������������vive. Qualcuno ha detto che sarebbe bello se il Signore facesse il miracolo di risvegliare Eluana.

Così tutti saprebbero che si sta per commettere un gesto orribile di offesa alla vita. Il desiderio del risveglio di questa donna silenziosa è molto umano e comprensibile. Le coscienze vive non possono assistere senza soffrire alla sua eliminazione. Proprio come Dostoijevskij soffriva e si lamentava con Dio per il dolore dei bambini innocenti, anche oggi gli uomini e le donne amanti della vita e della giu-stizia soffrono per quanto sta accadendo, per la fredda determinazione con cui un manipolo di medici e di magistrati si arrogano il diritto di declassare l’uomo a oggetto inutile. E Dio che fa di fronte alla nostra sofferenza impotente? Sta zitto come un certo giorno al Calvario? Sta zit-to come in mille altre occasioni, in cui la vita è stata calpestata? Dovrebbe oggi farci il miracolo che gli chiediamo? Anche al Calvario qualcuno ha detto a Gesù di scendere dalla croce. Solo a questa condizione gli avrebbe-ro creduto. Era una condizione vile e impietosa, che perfino il centurione pagano rifiutò, comprendendo che chi moriva sulla croce era il Giusto per eccellenza, il Figlio di Dio. Perciò anche noi non abbiamo bisogno del risveglio di Eluana. Non c’è bisogno di questo per capire e a-mare la vita. C’è l’ha insegnato ancora una volta una semplice suora. Si chiama Albina Corti. È lei che in questi anni ha accudito Eluana, ed è stata per lei madre, padre, sorella e fratello. Trattenendo a stento le lacrime ci ha ricordato, in una intervista televisiva tra le più toccanti, che al termine della sua vita e al termine della vita di tutti ci sono le braccia amorose e benevole di un Dio che soffre con noi e che, Lui si, è Padre di tutti. È una promessa contenuta nella Bibbia: “se anche tua madre ti abbandonasse, io non ti abbandonerò… dice il Signore”. Suor Albina ha detto semplicemente un arrivederci a Eluana. Anche noi, che stiamo lavorando con tutto il nostro impegno perché la nostra società non si disumanizzi più di quanto non abbia già fatto, dobbiamo mantenere viva la coscienza che c’è qualcuno più grande di noi, che è il vero Padre, il solo datore di vita. Egli non rimase in silenzio al Calvario e comunicò la vita risorta al suo Figlio beneamato e comunica la vita a ogni uomo che appare sulla faccia della Terra. Insieme a lui possiamo vivere quell’amore che ci fa uomini autentici e riparare per quanto sta a noi le ingiustizie di questo mondo. Siamo chiamati anche in questo caso all’umiltà e alla fiducia: E non abbiate paura di colo-ro che uccidono il corpo, ma non hanno il potere di uccidere l’anima. Per questo siamo certi che Eluana vive in Dio.

In altri casi è stato più difficile raccogliere l’esperienza di alcune persone perché, caricate da una serie di pro-blemi che si trascinavano da tempo non si sono rese disponibili ad entrare nel merito del proprio vissuto però, chiedendo come possibile tirare avanti di fronte alle molteplici difficoltà, è emersa una risposta molto impor-tante: è perché da giovani ti hanno messo dentro certe cose che per tutta la vita te le porti dentro, in altre pa-role è il senso del dovere che ti aiuta a tirare avanti in mezzo a tanti problemi “. Credo che queste risposte abbiano un profondo significato anche per le nuove generazioni che si trovano a dover fare i conti con un mondo segnato da profondi cambiamenti sociali e del lavoro la sfida è un po' quella di essere vicini al loro ca-mino, poi come qualcuno ha detto qualcuno: “ quello che conta è la Grazia del Sacramento del matrimonio, quella non cambia mai, ma ti aiuta ad interpretare i segni dei tempi perché ti mette dentro certe cose che nel-la vita non ti lasceranno mai “. P. C.�

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Rebucini Emilio anni 64

20/03/2009

Cassi Natalia Anni 87

14/01/2009

Pesenti Bolò Ornella

anni 54 17/02/2009

“Non piangete la mia assenza, sentitemi vicino e parlatemi ancora. Io vi amerò dal cielo come vi ho amato in terra” (S.Agostino)

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