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1 Fedeltà all’unico sacerdote, Gesù: è necessario essere Gesù e guardare a Gesù crocifisso per sapere come Dio vuole i suoi sacerdoti oggi (p. Amedeo)

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Fedeltà all’unico sacerdote, Gesù:

è necessario essere Gesù e guardare a Gesù crocifisso per sapere come Dio vuole

i suoi sacerdoti oggi (p. Amedeo)

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S V E G L I A T E I L M O N D O

I RELIGIOSI NELLA MISSIONE DELLA CHIESA, OGGI

“ Puntare in alto, alzare il livello delle scelte, della vita, delle decisioni; dare maggiore

importanza e approfondire il concetto di “tenerezza eucaristica”; integrarsi pienamente

nella pastorale della diocesi; concentrarsi sull’impegno dell’invio in missione; discernere

costantemente su come continuare a vivere oggi la chiamata/testimonianza profetica, alla

luce del proprio carisma e in armonia con la Chiesa universale”. Così l’Osservatore Romano

del 29 maggio 2014 presentava alcune tematiche dell’Assemblea dell’ U S G (Unione dei

superiori generali) riunitasi a fine maggio. Sono riflessioni originate dall’oramai famoso

dialogo a braccio dell’ U S G con Papa Francesco del 29 novembre 2013, come ha

sottolineato il Presidente dell’ U S G dando inizio ai lavori assembleari del maggio scorso.

Una mattinata dell’assemblea è stata dedicata alla condivisione del nostro sentire di

superiori generali circa l’incontro con Papa Francesco che abbiamo voluto sintetizzare in

tre parole: ascoltati, confermati e inviati.

ASCOLTATI. È stato un incontro ‘di famiglia’, nel quale abbiamo potuto porre domande,

esprimere le nostre inquietudini, preoccupazioni e speranze, in un clima di paternità e

accoglienza. Un ascolto che ci sfida nella coerenza della vita, nell’autenticità tra il dire e il

fare, chiamandoci a vivere radicalmente il Vangelo. Un ascolto gradito per tutto ciò che la

vita consacrata offre per la società e per il mondo. Abbiamo visto con gioia come Papa

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Francesco sia attento a questioni aperte e che devono essere pensate nella Chiesa, alla

necessità di una nuova riflessione sulla relazione tra le diverse vocazioni nella Chiesa,

sempre nella linea della comunione.

CONFERMATI. Papa Francesco ci ha confermati nella nostra vocazione e ci ha incoraggiati

nel nostro servizio di superiori generali. Ci ha indicato orientamenti chiari per realizzare

la nostra missione: potenziare la capacità di ascolto; essere portatori di speranza tra i

fratelli; lavorare per una formazione iniziale ‘artigianale’ (a piccoli passi, da persona a

persona) capace di suscitare nuove vocazioni religiose di cui abbiamo bisogno; non aver

paura di sbagliare; dare impulso alla capacità di missione nelle nostre istituzioni;

imparare ad ‘accarezzare i conflitti’ sapendo viverli come una opportunità di vita e di

rinnovamento (il conflitto non è distruttivo se si è capaci di affrontarlo o risolverlo).

Insomma il Papa ci ha confermati nelle grandi linee su cui lavora la vita consacrata attuale.

INVIATI. La vita consacrata si sente inviata in missione da Papa Francesco. Ci sentiamo

chiamati ad uscire da noi stessi, a costruire la nostra vita e missione nelle diverse periferie

in cui il Vangelo lotta per creare nuova vita. Il Papa ci propone i poveri come nostro ambito

e la povertà come nostro stile; ci pone davanti alla sfida dell’inculturazione dei carismi e

dell’abbandono dei centralismi culturali; ci invita all’incontro e al dialogo come metodo di

esercitare il servizio dell’autorità, sempre con tenerezza ed insieme fermezza; ci chiede di

lavorare per la corresponsabilità di tutti i fratelli e l’apertura e collaborazione con i laici.

Il Papa ci ha lanciato una proposta chiara:

“svegliare il mondo”. Ci ha chiesto di essere

capaci di decisioni evangeliche aperte al

rinnovamento e feconde di gioia. La accogliamo

con riconoscenza e rinnoviamo il nostro impegno

di animare la vita e la missione delle nostre

Congregazioni al servizio del Regno di Dio.

E dulcis in fundo, l’annuncio del “2015 : Anno

della Vita Consacrata”.

Anno di riconoscenza e di gioia, di impegno e di

chiamata a rendere sempre più autentica la

nostra vita.

Grazie Papa Francesco, vogliamo accompagnare il tuo ministero petrino con la nostra

preghiera, come sempre ci chiedi.

p. Riccardo Belleri,

sup. gen. Cric

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ANNO DELLA VITA CONSACRATA (30 novembre 2014 – 2 febbraio 2016)

PRESENTAZIONE DELLA LETTERA SULLA VITA CONSACRATA Presentata mercoledì 26 febbraio 2014, nell’Auditorium della Pontificia Università Urbaniana di Roma, gremito di religiosi e religiose, la lettera “Rallegratevi” che la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha indirizzato a tutti i consacrati e le consacrate in preparazione all’anno della Vita consacrata. Ha moderato la presentazione Vittoria Terenzi e sono intervenuti, in ordine di parola:Card. João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione; Sr. Nicla Spezzati e P. Sebastiano Paciolla, sottosegretari della Congregazione; P. Bruno Secondin, teologo; Mons. José Rodríguez Carballo, arcivescovo segretario della Congregazione. Il Cardinale João Braz de Aviz ha detto: “Il senso di questo titolo è meraviglioso, perché la nostra vita deve essere espressione di una grandissima gioia, un consacrato o consacrata triste è meglio che non esista proprio. Il nostro volto deve cambiare, dobbiamo ritrovare questa gioia, non solo fuori, ma nell’intimo. Nella lettera abbiamo preso brani della Scrittura ma soprattutto dalle parole del Santo Padre.” La lettera circolare "Rallegratevi" consta di due parti, arricchite da due icone bibliche: Rallegratevi, esultate, sfavillate di gioia e Consolate, consolate il mio popolo. La parte finale, con alcune domande di Papa Francesco, servirà a stimolare la riflessione.

Ave, Madre della gioia è la preghiera finale.

PROGRAMMA DELLE INIZIATIVE

ll dicastero ha predisposto un calendario delle iniziative per il 2015. Ad illustrarlo è lo stesso Prefetto della Congregazione:

- 30 Novembre 2014, prima domenica d’Avvento, apertura ufficiale dell'anno dedicato alla Vita Consacrata.

- 2 Febbraio 2016, chiusura ufficiale. - Dal 22 al 24 Gennaio 2015, durante la settimana di

preghiera per l’unità dei cristiani, Convegno ecumenico con consacrati e consacrate di altre Chiese.

- Dall’8 all’11 Aprile, Convegno rivolto a formatori, per approfondire i criteri provenienti da una spiritualità di comunione.

- Dal 23 al 26 settembre, Convegno per le giovani e i giovani consacrati.

- Dal 18 al 21 novembre, Convegno per la Vita monastica. Saranno invitati le presidenti delle Federazioni di tutti gli Ordini.

- Nella stessa data, Convegno per le Società di Vita apostolica e per l'Ordo Virginum.

- Dal 28 gennaio al 1 febbraio 2016, Simposio Teologico sulla Vita consacrata.

- 2 febbraio 2016, chiusura ufficiale.

PREGHIERA A MARIA Ave, Madre della gioia

Stella della nuova evangelizzazione,

aiutaci a risplendere nella testimonianza

della comunione, del servizio,

della fede ardente e generosa, della giustizia

e dell’amore verso i poveri, perche la gioia del Vangelo

giunga sino ai confini della terra e nessuna periferia

sia priva della sua luce.

Madre del Vangelo vivente, sorgente di gioia per i piccoli,

prega per noi. Amen. Alleluia.

Papa Francesco

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UNA DIVINA AVVENTURA

Esperienza personale e comunitaria di Dio e la risposta: vivere il Vangelo

(Sintesi a cura di padre Rinaldo)

Durante quest’anno pastorale 2014 la nostra

comunità Cric ha seguito un percorso formativo, di

confronto e condivisione, guidata da padre

Amedeo Ferrari, su alcune tematiche che

fondamentalmente riguardavano la formazione

del sacerdote religioso. La metodologia adottata è

stata quella seguita in questi ultimi anni, che

prevede prima l’esposizione del tema intorno al

quale offrire degli spunti con domande di

approfondimento e confronto da meditare

personalmente e poi condividendoli

comunitariamente nell’arco del mese, sia nelle

piccole comunità locali, sia in assemblea riunita

nelle Case di riferimento. Il percorso è stato offerto

a tutte le comunità Cric anche dell’estero.

In sintesi presento alcuni passaggi tratti dalle

relazioni fatte da padre Amedeo sperando che

possano essere utili come promemoria dei temi

trattati.

* * *

Il cammino è iniziato con un tema antropologico, partendo dalla considerazione che

l’uomo è un soggetto autocosciente, un io nel quale si concentrano tre universi, quello

fisico, quello psico-affettivo, quello spirituale… L’“io” non può esistere da solo, ma solo in

relazione con un tu, di fronte al quale può dire io. Per questo la realtà fondamentale della

persona umana è l’amore, l’amare ed essere amato. Per cui il nuovo principio antropologico

non è più “penso, dunque, sono”, ma “amo dunque sono”.

L’umanità è stata creata ad immagine di Dio Amore, perciò con la capacità di un rapporto

diretto con Dio: un rapporto di conoscenza, di amore, di amicizia e di comunione.

1 - L’esperienza di Dio: Dio è Amore

Per poter fare la volontà di qualcuno si richiede che io conosca colui che mi chiede e

ancora di più che io abbia un rapporto profondo di amicizia di amore con lui. Per

conoscere l’Amore è necessario entrare nella dimensione dell’Amore e farne l’esperienza.

La chiesa è una comunità che fa insieme l’esperienza di Dio e la dona al mondo.

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2 - La seconda scelta di Dio

Ciascuno di noi certamente ha fatto la prima scelta, perciò ha risposto alla prima

chiamata e ha detto il suo sì a seguire Gesù nella vocazione particolare. Può essere

successo che pur con l’intenzione di lavorare per il regno di Dio, nella pratica, ci siamo

attaccati all’apostolato, alla parrocchia, all’attività, alla pastorale, al sacerdozio stesso,

alla propria consacrazione, al proprio fondatore; è successo che tutte queste cose belle

abbiano preso il posto di Dio. Tutte queste cose sono doni di Dio, ma non sono Dio.

Ciascuno di noi deve avere il coraggio di rifare una seconda volta la scelta di Dio

come unico ideale della propria vita di cristiano, e di fare questa scelta oggi.

3 - La divina avventura

L’esperienza di Dio Amore, il credere al suo amore e risceglierlo porta a due effetti che

possono cambiare la vita di una persona.

L’esperienza di essere amati da Dio e dell’aver messo l’Amore al primo posto ha come

prima conseguenza, la morte del nostro io. Il passare dall’io a Dio, dal me all’amore.

Ma c’è un altro effetto importante. Quando uno entra nella logica dell’amore fiorisce

nel cuore un'esigenza forte di rispondere all’amore ricevuto col proprio amore.

Ecco perché abbiamo messo come titolo “una divina avventura”. Se si entra nella

dimensione dell’Amore tutto cambia nella nostra vita, tutto si illumina, tutto prende

senso anche quello che a noi sembra negativo. E si apre la strada alla nostra piena

realizzazione umano divina: diventare Gesù.

LA FORMAZIONE PERMANENTE NELLA VITA CONSACRATA

Un altro tema trattato è stato quello della formazione, partendo da una analisi sociale

della vita consacrata oggi e dalla consapevolezza dell’urgenza della formazione continua e

permanente.

Per uscire dalla mediocrità di vita è necessario rispondere alle sfide che richiedono a

tutti impegno costante e discernimento e apertura alle novità dello Spirito e agli sviluppi

della società.

La formazione permanente è un'opera che sotto l'azione dello Spirito, ciascun

religioso di qualunque Istituto deve compiere per "conservare freschezza, slancio e forza"

(Cfr. EN, n.15), per crescere nella perfezione della carità e vivere in modo da costituire

una "lettera di Dio" leggibile all'uomo di oggi (Cfr. 2 Cor 3,1-3).

- Le tappe essenziali di un possibile cammino formativo possono essere le seguenti:

+ Imparare a tradurre in vita la Parola di Dio e a comunicare ai fratelli le esperienze.

+ Riscoprire la vocazione primaria all’amore della persona per potersi realizzare in relazione

con gli altri come proposto dalle scienze umane (psicologia e antropologia).

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+ Riscoprire il contenuto della vocazione cristiana. Non abbiamo ricevuto la vocazione ad

essere buoni cristiani, ma ad essere Gesù. Se siamo Gesù siamo cristiani, altrimenti, no.

+ E’ necessario passare dalla fede in Dio all’esperienza di Dio-Amore (Cf 1Gv)

+ Scoprire quale rapporto avere con Dio-Amore-Padre e come rispondere col nostro amore.

+ Per essere Gesù puntare sempre al di più… (s. Giovanni della croce).

+ Riscoprire con l’esperienza il fratello come strada diretta per arrivare all’unione con Dio e

con quale amore si ama il prossimo.

+ Amarci nella verità: non aver paura di scendere negli anfratti del nostro passato per

accettarsi così come si è, fare il ciak tra l’umano e il divino e così arrivare all’unità interiore.

+ Imparare a ordinare gli aspetti della propria vita personale e di fraternità nell’armonia

della carità.

+ Come passare da una

impostazione che prevede di

accumulare sempre di più per

essere, a quella del dare per

essere.

+ Imparare a vivere

“l’apostolato” non come

impegno o funzione legate al

sacerdozio, ma all’essere

cristiano, al traboccare la

pienezza di Dio.

- Vivere tra due fuochi

L’esperienza cristiana

deve essere vissuta tra due

fuochi: la presenza di Dio dentro di sé, la presenza di Dio nella comunità. Per cui si inizia

a parlare di spiritualità di comunione vissuta da tutta la Chiesa.

Per arrivare alla santità è necessario vivere “l’arte della preghiera”. Ripartire da Cristo

significa ripartire dalla contemplazione orante del suo volto dagli stessi sentimenti filiali

contenuti nel rapporto col Padre.

L’altro centro focale della spiritualità cristiana è di essere per sua natura comunitaria.

Dice il Papa: “Se abbiamo veramente contemplato il volto di Cristo, carissimi fratelli e

sorelle, la nostra programmazione pastorale dovrà ispirarsi al “comandamento Nuovo”

che Egli ci ha dato: “Amatevi come io vi ho amato”.

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SETTIMANA DI FRATERNITA’ CRIC Montichiari 25 – 28 agosto 2014

Alcuni temi trattati da padre Amedeo negli ultimi incontri di maggio, sono stati poi ripresi e approfonditi nella settimana di fraternità vissuta a Montichiari con diversi confratelli in preparazione alla festa di s. Agostino. Sono stati giorni sereni e belli nell’amicizia, nella preghiera e nel confronto anche su alcune problematiche della nostra vita e comunità religiosa.

* * *

Nella mattina di martedì 26 agosto ci siamo confrontati sul tema della “Fedeltà al

carisma” esposto da padre Amedeo. Ci ha ricordato che il carisma “non è frutto di un

ragionamento umano, di maggioranza, di riflessioni teoriche di chiunque, ma deve essere frutto

dell’ascolto dello Spirito”.

Ha sottolineato, inoltre, che la vita religiosa ha come carisma essenziale la vocazione alla

santità. E la strada che conduce alla santità, secondo il pensiero di Teresa d'Avila, è

l'amore. Dice infatti: “Se sempre non si può pregare, sempre si può amare…”.

- Fedeltà all’unico sacerdote, Gesù: è necessario essere Gesù e guardare a Gesù crocifisso per sapere come Dio vuole i suoi sacerdoti oggi.

Gesù crocifisso è il modello del sacerdote ordinato perché è il modello della persona e del cristiano, dunque del sacerdote.

- S. Chiara d’Assisi scrive ad Agnese di Praga per invitarla ad essere fedele al carisma di Francesco. Per s. Chiara l’immagine che aiuta a capire la fedeltà è quella dello" specchio, e degli specchi”. "Colloca i tuoi occhi - dice ad Agnese - colloca i tuoi occhi davanti allo specchio dell'eternità, (Gesù)… e trasformali interamente nella immagine della divinità di Lui." (FF 2888)… "E poiché questa visione di Lui è specchio senza macchia, ogni giorno porta l'anima tua in questo specchio e scruta in esso continuamente il tuo volto, perchè tu possa cosi adornarti di tutte le virtù, come conviene a te, figlia e sposa carissima del sommo Re." (FF 2902) Si crea cosi - come lei stessa dice - una catena ininterrotta di specchi da Gesù al mondo.

* * * La mattina seguente, mercoledì 27, padre Amedeo ha affrontato il tema della “Crisi del sacerdote oggi”, richiamando la riflessione innanzitutto sulla crisi di identità che tanti sacerdoti anche molto giovani dopo gli anni del seminario e appena immersi nella pastorale vivono fino al punto da chiedersi: ma io chi sono? La crisi di identità ha due risvolti:

- uno soggettivo: chi pensava di realizzarsi "nel fare il prete" e ha fatto tutto per afferrare quell'immagine, si ritrova a mani vuote, senza identità perché quell'immagine è sparita .

- uno esterno dato dal fatto che il sacerdote non viene più riconosciuto come mediatore, come leader, come maestro, come guida, come Padre, ma uno come tanti altri amministratori di cose sacre.

Tanti altri fattori contribuisco a mettere il sacerdote/religioso in condizioni precarie che minano la propria “fedeltà al carisma”:

- Crisi di spiritualità: dicotomia tra fede teorica studiata sui libri e agire concreto e

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quotidiano guidato dall’umano. - Crisi di solitudine: chiamati per vocazione a servire tutti e a dialogare con tutti, ci si

scopre incapaci a costruire rapporti veri e soprattutto soprannaturali. Educati in una spiritualità individualista non si sa comunicare la propria vita di unione con Dio.

- Crisi di maturità affettiva: un giovane sacerdote che si butta nell'attività pastorale si porta dentro tante frustrazioni in campo affettivo, tanti rapporti di amicizia tra ragazzi e ragazze non vissuti o vissuti in modo sbagliato… Quando la gratificazione pastorale si affievolisce, rispunta forte l'esigenza di essere amato.

- Crisi di ruolo o funzione: non sono più chiare le funzioni specifiche del sacerdote: il culto, la catechesi, la predicazione, la sollecitazione delle devozioni, l'evangelizzazione, l'animazione socioculturale.... Il sacerdote è diventato un funzionario di Dio…

- Crisi da stress: sappiamo che lo stress e la depressione sono sempre più diffusi nella società specie nelle grandi città e in certi ruoli assunti. Il "burn-out", termine inglese per dire una persona "bruciata" o "scoppiata", "a cortocircuito", è causato dalla professione troppo logorante. Ciò costringe i sacerdoti a chiudersi, a diventare individualisti con una spiritualità miope e intimistica oppure rischiano (ecco il "burn-out") di ridursi a una specie di burocrati dell'istituzione, ripetitivi, senza grandi ideali né prospettive, insoddisfatti a livello affettivo, demotivati,... tutte cause di abbandoni, di depressioni e di qualche suicidio.

- Le crisi che nascono anche nei rapporti comunitari: passare da rapporti familiari carichi di amore a rapporti strutturali e cosificati che si stabiliscono solo per fare qualcosa. Per cui c'é la nostalgia per la famiglia, gli amici lasciati, e si sperimenta la solitudine dentro, non si sa più con chi parlare, con chi confidarsi e ci si convince che seguire Gesù voglia dire essere soli.

- Le crisi nascono anche per le incomprensioni con i Superiori, per il carattere, per lo stile di vita, per gli orari, per i giudizi, per la non fiducia o stima che non si sente, soprattutto quello che fa più soffrire: la perdita della propria immagine...

Al fondo di tutto ci sta il rifiuto del dolore, in particolare la non accettazione del negativo

del proprio passato, e questo crea un atteggiamento di incapacità e di frustrazione di

fronte alle difficoltà, all’incapacità di costruire rapporti veri.

Ci si è poi interrogati su quale senso e valore hanno le crisi.

La nuova antropologia porta a prendere coscienza che l’essere umano non nasce come

essere completo e già realizzato, ma come un embrione che deve crescere, nascere,

svilupparsi nella gradualità e con leggi stampate nel suo DNA fino alla sua maturità.

E’ questa la legge paradossale stampata nel fondo di ogni essere e dell’universo:

+ L’amore per crescere deve perdersi, annullarsi, morire, solo così cresce e risorge.

+ E’ vissuta nell’immensità del cielo, ove le stelle esplodono di luce quando muoiono.

+ E’ vissuta negli abissi dell’oceano, ove le perle brillano sulla morte delle conchiglie.

+ E’ vissuta nel cuore della terra, dove il chicco di grano muore per dare la vita alla spiga.

+ E’ vissuta nel corpo della persona ove le cellule muoiono per mantenere l’organismo in

vita, è la morte altruista, che sta alla base dell’organismo.

E’ vissuta nell’umanità, quando una madre soffre le doglie del parto per generare una vita

nuova. Gesù come seme divino gettato dal cielo sulla terra dopo essere morto, risorge

come nuova umanità per vivere in cieli nuovi e terre nuove e con lui tutta l’umanità.

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PROPOSTE EMERSE DAI DUE INCONTRI POMERIDIANI

Nei due pomeriggi di martedì 26 e mercoledì 27 ci siamo riuniti da soli per riflettere su alcune

problematiche specifiche della nostra vita di comunità ed avanzare alcune proposte di cui poi il

Consiglio Generale e ogni comunità, soprattutto quella italiana, potrà farne tesoro.

Riportiamo la sintesi di questi incontri:

1) ANIMAZIONE VOCAZIONALE a) La pastorale vocazionale sia una passione per tutti i confratelli, alla quale ci dedichiamo

prima di tutto con la nostra preghiera. b) Le nostre case religiose devono essere il più possibile aperte e accoglienti alle persone

che si avvicinano ad esse, per condividere con noi un’esperienza di vita. Per far ciò, occorre qualificare la vita religiosa e liturgica all’interno delle comunità locali, anche iniziando dalla riscoperta e osservanza delle piccole regole di vita quotidiana proposteci dalle Costituzioni.

c) Quando qualcuno in ricerca vocazionale si avvicina ai CRIC in Italia, il primo contatto e la prima accoglienza – con il consenso del Padre Generale – sia all’interno di una singola comunità locale e, in seguito, eventualmente, si contatti il Superiore della Casa Generalizia, per un’ulteriore periodo di discernimento.

2) AMICI CRIC: a. A partire dall’articolo Se il carisma è condiviso (in Testimoni 7 (2014), pp. 6-8), il Padre Generale propone per il prossimo Consiglio Generale allargato del 2016 di riflettere sul tema degli oblati collegati alle famiglie religiose.

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b. Nord Italia: ci sono 4 incontri nel corso dell’anno (23 febbraio, 28 agosto, 8 novembre, 8 dicembre), consistenti in una celebrazione e un momento conviviale, a rotazione nelle diverse comunità locali; i partecipanti sono adulti-anziani; per il futuro si proverà a ripristinare anche la celebrazione del 24 aprile.

c. Roma:

i. Per gli adulti: 2 incontri nel corso dell’anno (8 dicembre e 23 febbraio), consistenti anche in questo caso in una celebrazione e un momento conviviale, a rotazione nelle diverse comunità locali. Per il nuovo anno pastorale si lavora per organizzare una giornata di ritiro e spiritualità canonicale durante l’Avvento (ed eventualmente un’altra giornata nella seconda parte dell’anno pastorale).

ii. Per i giovani: è previsto un cammino mensile nelle tre parrocchie romane dai 18 anni in su; 2 giovani per ogni parrocchia costituiscono l’équipe, in grado di aiutare i confratelli nell’organizzazione della pastorale giovanile e condivide in modo più specifico la vita e la spiritualità CRIC (mediante incontri di formazione su S. Agostino, la Regola, ecc.).

3) CAMMINO ANNUALE 2014-2015, da ottobre 2014

a) 4 incontri con Don Giancarlo Biguzzi sul sacerdozio di Cristo nella lettera agli Ebrei

b) 2 incontri con Mons. Luca Brandolini sulla Sacrosanctum Concilium c) 3 incontri con P. Lorenzo e P. Angelo sulla liturgia per Dom Gréa. d) Metodo: conferenza mensile nella casa di riferimento, da attualizzare e vivere

settimanalmente nella comunità locale attraverso le schede che verranno distribuite in ciascun incontro.

4) ULTERIORI APPUNTAMENTI NELLA COMUNITÀ TERRITORIALE ITALIANA, NELLA CONGREGAZIONE E NELLA CONFEDERAZIONE:

a) Estate 2015: Incontro comunitario dei CRIC italiani a Montichiari, in occasione della Festa di Sant’Agostino (si pensa a due giornate piene di lavoro); come tema dovrebbe esserci la liturgia, per approfondire il discorso dell’anno; questa riunione estiva si abbina con l’ormai tradizionale incontro che si svolge a Roma prima dell’inizio della Quaresima.

b) Consiglio Generale Allargato del 2016: a causa dei lavori in Casa Generalizia, ci si orienta per convocarlo nei primi mesi del 2016, forse in occasione della Settimana mondiale della Vita Consacrata (24 gennaio – 2 febbraio 2016), partecipando all’incontro con il Papa.

c) Per l’anno della Vita Consacrata (novembre 2014-febbraio 2016): in ogni comunità

locale si valorizzi la dimensione della vita consacrata, anche attraverso lo svolgimento di settimane vocazionali.

d) Congresso della Confederazione dei CRSA: dal 10 al 14 ottobre 2016 ad Assisi-

Gubbio, organizzato dai CRIC e dai CRL, probabilmente sul tema “Agostino pastore, che raduna attorno a sé il popolo”.

d) Nel 2017, in occasione del centenario della morte di Dom Gréa, la Congregazione

organizzerà un pellegrinaggio in Francia rivolto ai confratelli, per visitare alcuni luoghi di vita del fondatore.

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FESTA CON FAMIGLIARI E AM ICI CRIC

La sera di Santa Monica, mercoledì 27 agosto, abbiamo invitato i nostri famigliari a unirsi a

noi sacerdoti e confratelli nella preghiera e in un momento di fraternità.

PAVIA: PELLEGRINAGGIO ALLA TOMBA DI S. AGOSTINO

Il giorno di Sant’Agostino, giovedì 28 agosto, lo abbiamo dedicato a un pellegrinaggio a

Pavia sulla tomba di Sant’Agostino nella chiesa di San Pietro in ciel d’oro, dove abbiamo

pregato e cantato, trascorrendo una giornata in amicizia e fraternità.

Alla sera ci siamo incontrati con gli Amici Cric per la

celebrazione della Santa Messa.

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NELLA PANCIA DELLA BALENA... Settimana giovani CRIC Temù

dal 18 al 24 agosto 2014

Silvia e Iolanda

Ad Agosto, come altre volte durante l'anno, i giovani delle nostre parrocchie CRIC sono stati

invitati ad incontrarsi nella "nostra" casa di Temù per la tradizionale settimana di spiritualità

estiva. Nonostante qualche assente all'appello (vero, Volta Mantovana e Forte Bravetta), è

stata un'altra buona occasione per ritrovarci tra vecchi amici e incontrarne di nuovi, sotto lo

stesso tetto. Come sempre, abbiamo vissuto intense giornate a ritmo di preghiere, passeggiate,

attività, tornei, canti, lunghe tavolate, sveglie "originali".

P. Giuseppe Beffa e i nostri sacerdoti ci hanno guidato nella scoperta del libro di Giona, un

racconto breve ma bello e prezioso dell'Antico Testamento. Ne abbiamo apprezzato i

personaggi e la storia che, calata nella vita di ciascuno, può insegnare molto. Al cuore di tutto

la conferma di avere accanto un Dio che perdona, paziente e disposto a seguirci anche sui

passi dei nostri errori, a tirar fuori da quelli, qualcosa di bello.

Il libro ha mille sfaccettature, ma racconta in breve di un uomo e del suo viaggio che, come la

vita (se potesse essere riassunta in quattro pagine), si svolge tra discese e salite, momenti di

solitudine e di incontri, con Dio, con i Suoi segni, con inaspettati compagni di viaggio.

Giona è religioso ma ozioso e riluttante a seguire la Chiamata del Signore, non abbastanza

vendicativo o giusto per il suo metro di giudizio, un Dio che appare un po' "scomodo".

Affronterà una lunga e tortuosa fuga, prima di accettare di portare la Parola alla pagana città

di Ninive. Arriverà infine a far pentire i Niniviti dei mali commessi, per scoprirsi però ancora

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insoddisfatto ed incontrare la voce di Dio un'ultima volta. Il racconto si conclude con un punto

di domanda che interroga ciascuno di noi: ciò che Dio vuole per noi è ben più personale e

profondo dell'essere semplici messaggeri. Per passare da portatori della Parola a cristiani

veri, che La vivono, la trasformazione deve prima toccarci dentro.

Allora riusciremo ad essere Testimoni,

accogliendo l'invito di Papa Francesco ad

essere una Chiesa "in uscita", disposta a

superare i confini delle parrocchie per

incontrare davvero l'altro e vivere nelle

nostre periferie la Parola di Dio e la Sua

bellezza, senza limitarsi ad un voler "far

numero tra i banchi della chiesa". Allora

ascolteremo con cuori aperti e riusciremo

a parlare la stessa lingua, non uno sopra

l'altro o in modo sterile. Capiremo che

dietro frasi o salmi ripetuti a registratore,

esistono in realtà dei significati, che è

importante continuare a cercare e porci

domande e non rimanere fermi e statici

sottocoperta, mentre fuori infuria la

tempesta.

Forse, ecco che scopriremo come le

nostre "Ninive", cioè le situazioni e le

persone che siamo chiamati ad

incontrare, e che per paura, limiti,

pregiudizi, orgoglio o senso di

superiorità, vorremmo solo evitare, sono

messi sulla nostra strada anche per

questo.

Non sappiamo come Giona abbia reagito alla fine, ma possiamo scegliere nella completa

libertà la nostra risposta.

E' impressionante quanto la Parola di Dio sia Viva, cioè ci guidi oggi come millenni fa, se

impariamo a leggerla e farci leggere, spingendoci oltre il linguaggio arcaico. Bello ritrovarla in

ogni momento della giornata, con attività e gesti anche semplici.

E si torna in qualche modo alla citazione di tale Simone Weil con la quale p. Beffa ha

introdotto il tema del campo: "La Bibbia non è un libro di teologia scritto dagli uomini, ma un

libro di antropologia scritto da Dio".

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VIAGGIO A CHARROUX

Charroux! Ma quanti villaggi in Francia portano

questo nome? Noi in un solo pomeriggio ne abbiamo

scoperto due… peccato che il primo non fosse quello

buono!

Il nostro tom tom ci ha preso per mano appena

superata la frontiera a Bardonecchia e ci ha

accompagnato per 800 chilometri fino a Charroux.

Entrando in paese telefoniamo a P. Bernardo del

nostro arrivo, sapendo che lui è in fervente attesa. Il

campanile della sua chiesa parrocchiale si agita in un

solenne concerto di benvenuto. Ma noi non sentiamo

alcun giubilo! Come è possibile? … siamo a Charroux!

Bastano pochi secondi per renderci conto che questa

non è ancora la nostra meta, ma essa ci aspetta più

avanti, forse 250 chilometri o poco più. Giusto il

tempo di somatizzare l’inconveniente che le campane smorzano il loro entusiasmo e nella

cucina di P. Bernardo si spengono i fornelli che scaldano il brodo. Per metterci tutti a tavola ci

sarà ancora tempo!

Ma ripartiamo dall’inizio: siamo partiti da Roma con una buona dose di entusiasmo. Sul

pulmino della Parrocchia ci sono P. Giorgio Giovannini, il novizio Erasmo Fierro, alla guida P.

Livio e, come co-piloti, una coppia di amici di Ferentino. Una sosta a Montichiari per salutare i

confratelli e per dimezzare il viaggio, che sappiamo molto lungo. La meta è Charroux,

nell’ovest della Francia, per trovare il confratello P. Loy Bernardo, parroco nella chiesa del

paese e in una dozzina di altre piccole comunità cristiane. Avevamo saputo di qualche

problema di salute negli ultimi tempi e volevamo accertarci di persona della sua ottima forma.

Bernardo, in Comunità

Cric, lo conoscono tutti.

Ha accompagnato per

tanti anni il nostro

cammino in Seminario a

Roma, con la sua presenza

simpatica e disinibita. Le

poche parolacce che

conosciamo in francese le

dobbiamo a lui, che era da

poco reduce dal servizio

militare. Persona

semplice e disponibile, ha

dedicato i primi anni della

sua vita romana in un

servizio prezioso per la

Comunità. Me lo ricordo

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la mattina presto reduce dai mercati generali con una vecchia Volkswagen, stracolma di

broccoletti e pomodori. In giardino la cura delle aiuole era compito suo e lui il pollice verde

ce lo ha sempre avuto. Ma la sua opera era preziosa anche con un pennello in mano e una

cofana di calce. Più tardi ha prestato servizio nella riorganizzazione dell’archivio comunitario

e in tante altre cose. Io poi sono diventato prete, ho lasciato il seminario di Roma e non ho

capito bene come la situazione sia evoluta. Mi dicono che ad un certo punto ha cominciato a

frequentare studi universitari, ha preso impegni pastorali nella Parrocchia Natività di Maria e

nel 1997 me lo ritrovo Sacerdote. Da allora il suo impegno lo porterà in Francia in alcune

nostre realtà pastorali.

Oggi siamo andati a trovarlo a Charroux, un grazioso paese sprofondato nel verde di una

campagna ben coltivata.

P. Bernardo, lo si vede, è orgoglioso del suo paese e ci aiuta a scoprirlo nei dettagli più

suggestivi. Stupenda è la torre di Carlo Magno, una costruzione dell’XI secolo, facente parte

dell’antica Abbazia benedettina di San Salvatore. Tutto il paese era cresciuto attorno ad essa

per secoli, ma la rivoluzione francese ha lasciato anche qui profondi segni. L’Amministrazione

comunale, ad un certo punto, decide di vendere l’Abbazia ai privati, per farne una cava di

pietre da utilizzare in ulteriori costruzioni. Vengono cancellati così, in pochi decenni, interi

secoli di storia e, girando in mezzo alle abitazioni, ti capita di trovare capitelli e colonnine

incastonate nelle facciate delle case. Ora, della imponente costruzione benedettina,

rimangono solo poche testimonianze, il tracciato dell’antico chiostro, la stupenda sala

consigliare, gli imponenti archi d’ingresso alla chiesa, visibili solo se entri dentro abitazioni

private. Pochi segni che ti fanno capire quanto fosse grande e importante quella Abbazia, al

punto che nel 989 vi si tenne un Concilio che radunò i Vescovi della zona. Ma anche la bella

Chiesa Parrocchiale, intitolata a S. Sulpicio, parla di un passato religioso molto radicato in

queste popolazioni, che hanno saputo realizzare autentiche opere d’arte.

A collaborare nella liturgia e nell’azione pastorale, P. Bernardo ha la fortuna di avere accanto

la signora Annamaria. E’ lei che dirige il coro parrocchiale, che organizza la liturgia, che tiene i

contatti con i collaboratori. Ma anche nella cucina della canonica è una vera professionista:

grazie pure a lei il nostro soggiorno a Charroux ha assunto i toni della amicizia, della gioia,

della squisitezza.

Noi sappiamo di quanto sia grave in certe zone della Francia il problema vocazionale. Con P.

Bernardo abbiamo potuto fare esperienza, nei pochi giorni della nostra presenza, di come

siano povere le chiese, quando non c’è più un prete che le anima e una comunità che le

frequenta. Il riferimento alla fede è molto debole, l’appartenenza alla chiesa è poco sentita,

molti ormai non si fanno più battezzare e anche gli altri sacramenti sono trascurati. Cosa può

fare un povero prete di campagna in queste situazioni? Basta chiederlo a P. Bernardo e, nel

suo entusiasmo, capisci che oggi l’importante è tenera viva quella fiamma che ancora arde nel

cuore di brava gente.

Un momento speciale della nostra visita ci ha portato nella vicina città di Poitiers. Stupende le

sue chiese che ci costringono a lungo con il naso per aria a contemplare le solenni arcate. Ma

in città siamo venuti soprattutto per incontrare due anziani confratelli che vivono in una

comunità per sacerdoti in pensione. Salutiamo così P. Simon e fr. Louis. Li avevamo incontrati

tanti anni fa. Loro non si ricordano di noi, ma sono felici lo stesso per la nostra visita.

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Con i più sinceri sentimenti di gratitudine a P. Bernardo e alla signora Annamaria, ripartiamo

da Charroux ed iniziamo il lungo viaggio di ritorno, questa volta passando dalla Svizzera. La

strada ci porta sui luoghi segnati dalla presenza del nostro fondatore, d. Adriano Grea.

Nel cimitero di S. Agnese preghiamo sulla sua tomba ed affidiamo a lui tutti i confratelli della

nostra Comunità. Un momento speciale è la nostra celebrazione eucaristica nella piccola e

graziosa chiesa di Baudin. La signora Marchesa in persona ci accoglie e ci introduce alla

celebrazione. Noi sappiamo che tutto è iniziato qui. Qui il giovane d. Grea ha pensato un

modo nuovo di essere sacerdote e religioso, qui nella povertà degli inizi ha sperimentato la

gioia di vivere la Chiesa.

E intanto è giunto il momento di far ritorno a Montichiari e poi a Roma, felici per le belle

persone incontrate e ricchi dell’esperienza vissuta.

P. Livio

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OGNUNO È ALLA RICERCA DI: UN PO’ DI PANE, DI UN PO’ DI AFFETTO E DI SENTIRSI A CASA DA QUALCHE PARTE”

di padre Gigi

Quest’anno con un gruppo di volenterosi (alcune famiglie e adulti che hanno voluto approfondire l’esperienza domenicale della catechesi ritagliandosi un altro appuntamento per un sabato sera al mese) abbiamo svolto un cammino comunitario fatto di riflessione, preghiera e condivisione. Parole grosse per descrivere un’esperienza semplice che ha riunito

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alcune famiglie intorno ad un pasto condiviso, a delle tematiche educative sulle quali confrontarci e in uno spazio, quello dell’oratorio, che ha fatto da casa per adulti e bambini. Ecco il motivo per il quale ho scelto la frase del titolo per raccontare di questi incontri, perché ne riassume il senso e il valore. “Ognuno è alla ricerca”: perché se smettiamo di cercare, ci perdiamo. Guardatevi intorno e vi accorgerete che le situazioni più a rischio, quelle già segnate e svuotate le vivono coloro, che come singoli o famiglie, hanno messo da parte l’umiltà e la fatica del cercare sempre delle risposte vere alle questioni che ogni giorno la vita ci pone. La tentazione di sentirci arrivati, di poterci sedere a contemplare la vita ci lascia impreparati davanti alle provocazioni e alle botte che l’esistenza nostra e altrui ci sferrano. Il cristiano è per forza un “ricercatore” di Dio, della vita, dell’amore, della fede perché sa che come “viandanti” siamo stati posti su questa terra terribilmente meravigliosa. Come uomini e donne di fede siamo sempre in un esodo che ci libera da quanto conosciamo per andare in cerca di quanto sappiamo esserci perché insito come promessa nel nostro cuore.

“Di un po’ di pane”: questa è la prima esigenza, la prima spinta alla nostra ricerca. Anche Gesù sperimentò questa realtà come la prima delle tre tentazioni che nel deserto il demonio gli propose quando lo invitò a trasformare le pietre in pane. La risposta che Gesù diede al tentatore: “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” ci ricorda come questa ricerca di pane sia solo l’inizio delle nostre ricerche e la tentazione è quella di fermarci lì, al pane. Il pane che voi genitori offrite ai vostri figli, ai vostri coniugi è molto più che lievito, acqua e un pugno di farina. Quel pane è amore, sacrificio, dedizione, paura, lavoro, umiltà, dialogo, gioia, novità, sorpresa, … Il ritrovarci agli incontri, figli e genitori, intorno ad un pasto condiviso è stato dare inizio alla nostra voglia di cercare insieme. “Un po’ di affetto” : inteso come amore ma anche come qualcosa che “commuova il cuore”. Negli incontri c’era lo spazio ed il tempo per potersi informare, confrontare e raccontare intorno a dei

temi comuni, come quello educativo e della trasmissione della fede. Sì, perché affetto non è da intendersi soltanto come “volersi bene” ma anche come “volere il bene”, per me, per te, per tutti e lottare e compromettersi perché questo desiderio divenga realtà. Volere il bene implica anche sapersi dire la verità con umiltà e saperla accettare con altrettanta umiltà. “Sentirsi a casa”: perché abbiamo tutti bisogno di una casa che ci accolga. Gli incontri si sono svolti in parrocchia proprio per questo, perché la chiesa è e deve essere la Casa di Dio e dell’uomo (e non il supermercato dei sacramenti o dei servizi). E’ bello sperimentare che posso essere di casa, insieme a tanti altri, in un luogo che a volte rischio di sentire lontano o freddo. Gli incontri hanno avuto la loro conclusione con una fugace esperienza estiva di tre giorni che ci ha visti pellegrini per i conventi del casentino dal 25 al 27 luglio. Nostro punto di partenza e ritorno era un rifugio montano a Badia Prataglia (AR) dove pernottavamo e mangiavamo; spostandoci con mezzi propri abbiamo visitato e pregato con i monaci di Camaldoli, La Verna, Vallombrosa e Pieve di Romena contemplando la bellezza di quelle strutture religiose immerse in una ancor più bella natura incontaminata. Una esperienza, questa, carica di emozioni e spiritualità.

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Il cammino delle famiglie riprenderà a settembre/ottobre per tutti coloro che si sentono cercatori e protagonisti della loro fede perché è richiesto “il coinvolgimento attivo degli adulti stessi che non sono solo recettori, ma depositari dello Spirito del Vangelo, nelle pieghe della loro vita” (CEI, Incontriamo Gesù – orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia n°24).

MISSIONE BRASILE: ricordi e nostalgia

Proprio in questi giorni estivi, un anno fa, eravamo in un luogo molto lontano geograficamente, ma vicino spiritualmente e caritativamente alla nostra parrocchia: il Brasile. Per tutti i partecipanti al viaggio è stata un’esperienza unica ( ma non irripetibile, per fortuna!): sia per coloro che ci andavano per la prima volta (p.Gigi, Stefania, Emanuele, Paolo, Francesca) come per quelli che vi erano già stati (p.Lorenzo, Patrizia). A distanza di un anno e a bocce ferme, volando sulle ali del ricordo e della nostalgia mi permetto di scrivere alcune suggestioni che la “missione Brasile” mi ha lasciato.

La GRANDEZZA, prima di tutto. Mentre sbarcavamo all’aeroporto J.F.Kennedy di New York per lo scalo di raccordo in attesa di imbarcarci per San Paolo (Brasile), pensavo fra me: “Eccoci in America: il grosso è fatto”. Ma non sapevo che il volo da New York a San Paolo è ancora più lungo e che sorvolare l’Atlantico è in realtà poca cosa rispetto all’immensità del continente americano. “Grande” è stato tutto ciò che i nostri occhi hanno contemplato: le foreste e le pianure, i fiumi e i deserti, le piante e gli animali, le città e i villaggi, le distanze soprattutto. Ma anche, anzi particolarmente, la grandezza dell’uomo che in ogni angolo della terra ed in ogni situazione in cui si trovi a vivere è sempre capace di sentirsi padrone e custode di quella terra che è infinitamente più forte ed enorme di lui. Là dove non arriva con tecnologia e scienza ci arriva con astuzia, tradizione e fantasia. Viene proprio da dire “la gloria di Dio è l’uomo vivente”. Le CONTRADDIZIONI poi.

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Sono tante infatti quelle che abitano lo stato brasiliano. Abbiamo visto distese infinite di terra, più o meno coltivata, ma ancora oggi si lotta e si deve legiferare per un’equa distribuzione di questa terra. Di fronte a case che farebbero nascere invidia in molti di noi, sorgono quartieri, periferie, tuguri che faremmo fatica a pensare abitabili anche solo da animali: eppure sono piene di bambini (perché la vita ha certo bisogno di “quattro mura” ma anche, e soprattutto, di “amore” unica realtà che le mura le abbatte). La flora offre ogni ben di Dio quanto a frutta, verdura, bevande eppure le tavole , anche quelle dei più poveri, si ostinano ad essere apparecchiate con le bottiglie di Coca Cola e si moltiplicano le grandi catene dei McDonald e dei BurgerKing: gli States tanto vituperati ed osteggiati dal popolo brasiliano sono gli invitati principali sui loro tavoli. La FEDE. Ma quale fede? Sicuramente quella genuina e semplice delle piccole comunità che abbiamo incontrato e con le quali abbiamo pregato. Una Fede ove si mescolano spesso superstizione, folklore, sapere antico e vangelo vissuto con semplicità. Ma anche fede che diventa strumento di guadagno, di separazione anche a causa del pullulare di movimenti e di sette che sorgono come funghi in città e villaggi (solo a Goianira, una parrocchia tenuta dai nostri padri, se ne contano più di 50 diverse). Una fede che viene vissuta e celebrata da tutti con entusiasmo e partecipazione: che brividi partecipare ad eucarestie dove la voce degli uomini risuona senza vergogna nel canto come nelle risposte. Se in Europa la chiesa è “donna”, qui in terra di missione è veramente “di tutti” e tutti si sentono responsabili e protagonisti dell’evangelizzazione; in modo particolare gli uomini, i padri. Infine i BAMBINI. Quanti bambini si incontrano e si sentono ridere, piangere, gridare, cantare, pregare. Non c’è posto dove non si incontrino i loro sguardi: a volte supplichevoli, a volte furbetti ma sempre solari. Mi fa riflettere che “povertà” vada sempre a braccetto con “vita”: certo a volte sofferta, a volte strappata e conquistata a fatica, a volte offesa; ma dove c’è povertà la vita si tocca con mano. A differenza del nostro occidente che la vita, oggi, spesso la ritiene uno scomodo incidente di percorso che viene ad infrangere i nostri progetti personali, a mettere a repentaglio le nostre “presunte” e “presuntuose” ricchezze, oppure un diritto così egoistico da non tenere più a mente che la vita è un dono e come tale va accolto e mai strappato di mano. E poi questi bambini che rincorrono i loro aquiloni fatti in casa: l’immagine più bella che mi porto del Brasile perché mi ricorda sempre il senso delle nostre esistenze. Siamo delle anime “ammalate di Dio”: Lo desideriamo e cerchiamo sempre anche quando non lo sappiamo. La fede è quel debole filo che ci guida verso di lui ma che basta poco perché si spezzi o si incagli nei fili dell’alta tensione. Allora i bambini brasiliani con pazienza costruiscono un altro aquilone e via, … di nuovo a sfidare il cielo quasi a voler toccare il sole. Così possa essere della nostra fede: un continuo ricominciare senza stancarsi.

P.G.F.

ROMA: PROFESSIONE SEMPLICE

DI FR. ERASMO FIERRO

Per i padri lunedì 8 settembre, festa della Natività di Maria,

non è stato solo il giorno del ricordo dei primi voti emessi dal

Fondatore Dom Adriano Gréa, ma anche il giorno in cui un

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nuovo confratello, Fr. Erasmo Fierro, è entrato a far parte della loro comunità.

Si è infatti tenuta presso la Parrocchia della Natività di Maria a Bravetta, quartiere di Roma, la

professione

semplice di

Fr. Erasmo,

officiata dal

vicario

Padre

Rinaldo,

visto che il

generale,

Padre

Riccardo,

era in visita

presso la

comunità

peruviana.

E’ stata una

cerimonia

molto

partecipata, con la presenza di molti compaesani di Erasmo, parenti e amici tra i quali il

vicesindaco di Mairano (il paese di Erasmo) con il gonfalone comunale.

Durante l’omelia P.Rinaldo ha ricordato i voti emessi da Fr.Erasmo, voto di castità, povertà ed

obbedienza, oltre che l’impegno della vita in comune, già provata durante l’anno di noviziato.

Come ha detto P.Rinaldo, “per tutto questo immenso progetto, non temere di vivere con un cuore

indiviso e consacrato a Dio, non temere di vivere la povertà a favore della carità e della

condivisione, non temere di compiere la volontà del Padre per essere libero dentro, ma al

contrario rallegrati per tutto questo. La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di

coloro che si incontrano con Gesù. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.”

Dopo la celebrazione tutti i partecipanti si sono uniti nella bella festa organizzata dalla

parrocchia della Natività per dare il benvenuto ad Erasmo nella comunità CRIC.

Adesso, dopo i voti temporanei, il cammino prevede l’attesa di poter emettere fra tre anni i

voti solenni…

Matteo

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PROFESSIONE SOLENNE E

DIACONATO DI TADDEO

Nell'anno del Signore 2014 il nostro fratello Taddeo ha

vissuto due tappe fondamentali nel suo cammino di sequela a

Cristo.

La prima tappa è stata la Professione Solenne, sabato 3

maggio, nelle mani di Padre Riccardo, Superiore Generale,

con la presenza di confratelli, amici e delle nostre comunità

parrocchiali romane. In quell'occasione fr. Taddeo ha risposto

definitivamente alla chiamata di Dio alla santità attraverso la

professione dei voti di castità, povertà e di obbedienza nella

comunità dei Canonici Regolari dell'Immacolata Concezione.

La seconda tappa avvenuta sabato 20 settembre è stata

l'ordinazione diaconale per l'imposizione delle mani e la

preghiera consacratoria di Mons. Paolo Selvadagi, vescovo

ausiliare della città di Roma. Per questo passo, primo grado

del Sacramento dell'Ordine, sono venuti dall'America i genitori, Ophelia e Robert Haynes e Padre

Thomas Dome, Superiore della Dom Gréa House a Santa

Paula in California.

La presenza di molti confratelli, di colleghi universitari e

amici delle nostre parrocchie ha accompagnato il nostro

fratello Taddeo con la loro preghiera e partecipazione durante

la solenne concelebrazione a san Giulio. Il vescovo, partendo

dai testi proposti per la XXV° domenica del tempo ordinario,

ha richiamato il significato profondo del ministero del

diaconato: servire nella vigna del Signore senza pretese ma

rimanendo docili alla sua Parola fedele.

Dopo l'omelia il vescovo ha interrogato l'eletto al diaconato

sugli impegni che dovrà assumere d'ora in poi nel servizio a

Dio e alla Chiesa. Proseguendo sono state cantate le Litanie

dei Santi per chiedere protezione e sostegno. Taddeo,

visibilmente emozionato, dopo la preghiera consacratoria, si

è vestito degli abiti diaconali, ha ricevuto il santo Vangelo e

ha scambiato il segno di pace con il vescovo e i due diaconi presenti.

La celebrazione, pur nella sua semplicità, è stata

arricchita: dal canto delle suore del Verbo Incarnato

che hanno aiutato tutti ad entrare in un clima di

preghiera e dal servizio all'altare dei giovani della

parrocchia.

A conclusione, i presenti sono stati invitati a

condividere un momento conviviale in oratorio

preparato dalla comunità di San Giulio.

Il diacono è il primo collaboratore del vescovo

nell'annunciare la parola e nel servizio concreto agli

ultimi. Il nostro augurio è che P. Taddeo possa nutrirsi

continuamente alla Fonte per essere testimone con la

sua vita di quel Dio che si è abbassato a lavare i piedi

dei discepoli e così da attrarre gli uomini sul sentiero di una vita piena e realizzata.

Erasmo

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