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BENVENUTA AUTHORITY! ARRIVA A PARMA L'AGENZIA ALIMENTARE EUROPEA Settori Ceramica, più qualità per uscire dalla crisi Camere Reggio, un ponte per la Serbia Aziende Conserve Italia compra la Cirio EC O NERRE ECONOMIA EMILIA-ROMAGNA Anno XI n. 10 • Ottobre 2004 PRIMO PIANO EXPORT REGIONALE, BOOM A DUE CIFRE INNOVAZIONE UN SUPERCOMPUTER IN AFFITTO ALLE PMI PRIMO PIANO EXPORT REGIONALE, BOOM A DUE CIFRE INNOVAZIONE UN SUPERCOMPUTER IN AFFITTO ALLE PMI BENVENUTA AUTHORITY! ARRIVA A PARMA L'AGENZIA ALIMENTARE EUROPEA Spedizione in A.P Spedizione in A.P . -45% - Art.2 comma 20/b L. 662/96, filiale di Bologna . -45% - Art.2 comma 20/b L. 662/96, filiale di Bologna

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BENVENUTAAUTHORITY!

ARRIVA A PARMA L'AGENZIA ALIMENTARE EUROPEA

SettoriCeramica, più qualitàper uscire dalla crisi

CamereReggio, un ponte per la Serbia

AziendeConserve Italia compra la Cirio

ECONERREE C O N O M I A E M I L I A - R O M A G N A

Anno XI n . 10 • Ottobre 2004

PRIMO PIANO

EXPORT REGIONALE,BOOM A DUE CIFRE

INNOVAZIONE

UN SUPERCOMPUTER IN AFFITTO ALLE PMI

PRIMO PIANO

EXPORT REGIONALE,BOOM A DUE CIFRE

INNOVAZIONE

UN SUPERCOMPUTER IN AFFITTO ALLE PMI

BENVENUTAAUTHORITY!

ARRIVA A PARMA L'AGENZIA ALIMENTARE EUROPEA

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Adriatico: una risorsa

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di Pietro Baccarini

eE D I T O R I A L E

Per decenni, il Mare Adriatico è statoun luogo di separatezza fra l’EuropaOccidentale e quella Orientale,addirittura confine militare con non

pochi episodi di scontro negli ultimi 50anni.Da una parte vi era il mondo occidentale,con i suoi modelli istituzionali, la democra-zia e la libertà, un’economia di mercato chesi integrava sempre più e Paesi stretti inalleanze militari, seppur difensive, come laNato. Dall’altra parte, i paesi comunisticon le loro strutture stataliste, e le chiusureideologiche, anch’essi riuniti economica-mente nel Comecon, e militarmente nelPatto di Varsavia.La separatezza era quindi completa, inalcuni casi addirittura presidiata con moto-vedette e filo spinato.Per fortuna, quei tempi sono stati spazzativia definitivamente, i confini si sono aperti,le popolazioni hanno potuto riprendere gliantichi sentieri dei collegamenti che percor-revano l’Europa, i muri ed i reticolati sonostati abbattuti, i principi fondamentalidella democrazia, della libertà, dell’econo-mia di mercato, del solidarismo sono statiripristinati. In questi ultimi 15 anni, l’Europa è ritor-nata ad essere un grande continente concomuni radici culturali e storiche ed il pro-cesso di unificazione già in attonell’Occidente, si è progressivamente allar-gato ai paesi dell’Europa Centro Orientale,tant’è che nello scorso maggio, 10 nuovenazioni sono entrate nell’Unione Europea.Questa unificazione, per la quale sono inlista d’attesa anche la Croazia, la BosniaErzegovina, la Romania e la Bulgaria, hareso l’ Adriatico non più un luogo di confi-ne, ma un mare che potrà rappresentare un’opportunità per i collegamenti tra l’EuropaOccidentale e quella Orientale. Soprattuttotra l’Italia e l’Europa Centro Orientale. Sono migliaia le imprese italiane che hannodecentrato le loro produzioni nei paesioltre Adriatico, peraltro diventati impor-tanti consumatori delle nostre produzioni,il turismo va e viene fra l’una e l’altra spon-da, non solo con la nautica da diporto, macon l’accresciuto interesse che larghe fascedi turisti hanno mostrato per le coste diquesto mare.

Quello che abbiamo notato, è che il sistematrasportistico tra i paesi dell’EuropaOccidentale e quelli dell’Europa CentroOrientale, frequentemente trascura l’im-portanza dei collegamenti marittimi attra-verso l’Adriatico. L’integrazione tra le duesponde non sono stati mai oggetto dellepolitiche prioritarie dei paesi rivieraschi. Oggi, sotto tutti i profili, economici, turi-stici, trasportistici, è strategica la creazionedi collegamenti marittimi che, partendo daiprincipali porti italiani, colleghino laSlovenia, la Croazia, la Bosnia Erzegovina,il Montenegro, l’Albania, la Grecia, conse-guentemente, tutti i paesi ad Est di questi.Da qualche tempo la Comunità Europeasembra aver compreso l’importanza strate-gica di questa politica così da prevederefinanziamenti per creare linee di collega-mento. Anche gli Enti Locali, Comuni, Province,Regioni, Autorità Portuali Italiane, hannodi recente messo in campo risorse finanzia-rie per sostenere nuove linee di navigazio-ne, almeno nei periodi estivi, quando ilflusso turistico è più intenso. Da Trieste, Venezia, Monfalcone, Ravenna,Pescara, Brindisi, occorre creare linee dicollegamento, mentre da Ancona e Bariintensificarne la frequenza. I collegamentiinvestono, da un lato, il trasporto delle per-sone, ma anche e soprattutto quello degliautomezzi, leggeri e pesanti, che, se carica-ti su nave, alleggerirebbero l’insostenibilequantità di traffico su gomma. Se poi ad esso affianchiamo il cabotaggiolungo la costa italiana ed da questa allecoste dalmate o croate, greche o albanesi, sicomprenderà quanto sia strategicamenteimportante fare dell’Adriatico un mare“trafficato” di persone e merci.Alle spalle poi dei porti adriatici, vi sono igrandi corridoi transeuropei, corridoio 5,8, e quindi la prosecuzione dei collegamen-ti può avvenire addirittura senza rotture dicarico. Queste politiche trasportistichedovranno trovare linee privilegiate nei pro-grammi comunitari, e in quelli degli statirivieraschi. Solo così potrà procedere un’in-tegrazione europea, tanto necessaria quan-to urgente, ed il mare non sarebbe piùluogo di separatezza ma strumento per unamaggior vicinanza.

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sS O M M A R I O

EDITORIALE

Adriatico: una risorsaDI PIETRO BACCARINI

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FLASH EUROPAA CURA DI STEFANO LENZI

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Anno XI - n. 10Ottobre 2004

Fuori commercio

DIRETTORE RESPONSABILE

Pietro Baccarini

VICE DIRETTORE

Roberto Franchini

COORDINAMENTO REDAZIONALE

Contesto srlGiuseppe Sangiorgi

SEGRETERIA DI REDAZIONE

Piera Falconec/o Unioncamere

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Tel. 051-637.70.26Fax 051-637.70.50

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e.mail [email protected]

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tel. 051-386560 - fax 051-382582; e - mail: [email protected];

Autorizzazione del Tribunale di Bologna

n° 6285 del 27 aprile 1994Spedizione A.P. - 45%

art. 2 comma 20/b P. 662/96Filiale di Bologna

In copertina Parma, Palazzo ducale futura sede dell’Authority

Mensile dell’Unione regionale delle Camere di commercio

dell’Emilia-Romagnae della Regione Emilia-Romagna

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RAPPORTO

Bologna, le Pmi puntano sulle retiDI SIMONA STORCHI

QUADERNI

Sistema agroalimentare e normazioneA CURA DI TETA

SCENARI

Turismo, pochi al marepiene le città d’arteDI NATASCIA RONCHETTI

Rimini, la promozione sbarca in ScandinaviaDI NATASCIA RONCHETTI

REPORTAGE

Parma accoglie l’Efsa con 45 grandi opereDI ALBERTO NICO

“Intense partnership nel contesto regionale”DI ALBERTO NICO

CAMERE

Ravenna in vetrina sul Mare del NordDI GIUSEPPE SANGIORGI

Reggio un ponteper la SerbiaDI GIUSEPPE SANGIORGI

SPECIALE FIERE

Fiere regionali sempre più leaderDI MICHELA SUGLIA

AZIENDE

Conserve Italia compra il gruppo Cirio De Rica DI ROSSELLA PRESSI

PRIMO PIANO

Il boom dell’export premia la qualitàDI PAOLA MINOLITI

“Più business italiano ai confini d’Europa”DI GIUSEPPE SANGIORGI

INCHIESTA

Supercalcolatore affitasi per PmiDI ROBERTO FABEN

Al Mercatone lo stock è “gestito” dal CinecaDI ROBERTO FABEN

Quando la Tv digitale corre su InternetDI ROBERTO FABEN

SETTORI

Qualità, la ricetta per uscire dalla crisiDI SIMONA POLI

E il distretto prende il trenoDI ROSSELLA PRESSI

REPORTAGE

Ravenna, l’industria anticipa la ripresaDI LORENZO TAZZARI

Porto, avanti tutta sugli investimentiDI LORENZO TAZZARI

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pP R I M O P I A N O

di Paola Minoliti

Il boom dell’exportpremia la qualità

A giugno le esportazioni regionali sono cresciute del 14,1 per cento.L’incremento più alto dal ’95. Metalmeccanica, piastelle, alimentari

“made in Emilia-Romagna” volano sui mercati esteri.E’ arrivata la ripresa? Sì, per chi ha saputo specializzarsi

Brinda la metalmeccanica, l’area diSassuolo tira un sospiro di sollievo, rico-minciano a sorridere i protagonisti del-l’alimentare “made in Emilia-

Romagna”. L’export è tornato in Emilia-Romagna, e né l’aumento dei costi delle materieprime, né il caro-euro sembrano arrestarlo. Agiugno, dicono le rilevazioni dell’Istat diffusedall’Ufficio studi dell’Unioncamere, le esporta-zioni della regione hanno registrato l’aumentopiù alto dal 1995: +14,1 per cento tendenziale.Dopo aver registrato calma piatta fino a marzo,lo sprint si è concentrato tutto fra aprile e giugno:al foto finish del primo semestre, il valore delleesportazioni regionali è stato di oltre 16,3 miliar-di di euro, contro i 15,2 del giugno 2003, con unaumento percentuale del 7,3 per cento. L’Emilia-Romagna, dunque, ha fatto meglio del restodella Penisola (+5,7%) ed anche del Nord-Est(+7,1%). Se continua così, quest’anno potrebbechiudersi con un incremento reale dell’export del3,9%, quanto basta a superare la flessione del3,1 dell’anno scorso e far tornare in nero il risul-tato del biennio. La ripresa internazionale dellaprima metà del 2004” dichiara Guido Caselli,direttore Ufficio studi di Unioncamere “ ha trai-nato il nostro commercio con l’estero. Si confer-mano i mercati tradizionali, tra le nuove aree cre-scono soprattutto Polonia ed Ucraina. L’exportverso la Cina è diminuito del 23%, a fronte di unaumento delle importazioni del 19%”.

Una ripresa per grandi e piccoliLa bella sorpresa non ha riguardato solo le azien-de più grandi, e prosegue, confermano i dati del-l’indagine congiunturale sul trimestre luglio-set-tembre 2004 tirati fuori a ottobre dalla CnaEmilia-Romagna. Secondo il forum congiuntu-rale sul web dall’associazione - che registra le opi-nioni di 138 artigiani e Pmi del manifatturiero,costruzioni e servizi, export e metalmeccanica –è l’export, in testa nella meccanica, a trainare la

ripresa: crescono le esportazioni, e le aziendeposizionate sui mercati stranieri se ne avvantag-giano vistosamente, salgono la produzione e lecommesse, riprende il trend positivo dell’occu-pazione (+0,6%), si conta di continuare a inve-stire nei prossimi mesi. Più in Emilia, meno inRomagna, ma anche per le aziende più piccolesembra arrivata l’ora della ripresa. Ma è davvero arrivata? “Quello del primo seme-stre – commenta Luca Rossi, responsabile Areaeconomia di Confindustria Emilia-Romagna – èuna indicazione chiara e forte che ci arriva daimercati esteri: un segnale di inversione di ten-denza. E le aspettative delle imprese sono quelledi una ulteriore crescita, anche se non a due cifre.Le performances migliori sono state quelle dialcuni settori e mercati, a partire da alcune nostrespecializzazioni produttive che sono state pre-miate: la domanda di beni di investimento statrainando la nostra meccanica strumentale”. Sispiega così, in parte, anche lo sprint registratodagli industriali emiliano-romagnoli rispetto aicolleghi del Nord Est. “Non è una sorpresa – sot-tolinea Ruben Sacerdoti, responsabile delloSportello per l’internazionalizzazione della

IL TREND PER SETTOREPRODUTTIVOVariazioni % tendenzialidelle vendite estere nel 1º semestre 2004

Settore Variazione

Metalmeccanica 10,5 %Minerali non metalliferi 7,5%Ceramica 8,5%Comparto Moda -8,7%

di cui tessile a –10,9% e abbigliamento a –9,5%

Agricoltura e silvicoltura -5,1%Alimentari 7,6%Prodotti chimici 8,6%Carta, stampa, editoria 9,5%Plastica e gomma 4,9%Media regionale: 7,3%

Fonte: Unioncamere Emilia-Romagna su dati Istat

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È lo Sportello Regionale per l'Interna-zionalizzazione delle Imprese

dell’Emilia-Romagna (Sprinter) il fulcrodelle attività della Regione per promuo-vere l’export delle Pmi regionali. Promosso da via Aldo Moro insieme aministero delle Attività produttive, ICE,SIMEST e SACE, Sprinter fornisce allePmi servizi promozional, assicurativi,finanziari e doganali. Nelle prossime set-timane, dopo quasi un anno di iniziativesu tutti i principali mercati esteri, l’agen-da dello sportello prevede una missioneistituzionale in Bulgaria nel corso dinovembre, e una missione economica inArgentina, a Buenos Aires, a fine mese.L’anno si chiuderà invece con la SprintFest, una sette giorni di iniziative econo-miche internazionali, dal 6 al 13 dicem-bre.Intanto, sono già operativi i cinque deskesteri aperti dalla Regione Emilia-

Romagna sui maggiori mercati delmondo, come supporto “in loco” all’in-ternazionalizzazione delle imprese regio-nali. L’iniziativa dell’assessorato regionalealle Attività produttive ha previsto l’aper-tura del Centro servizi di Shanghai, delCentro per la collaborazione industrialedi Buenos Aires, del Desk Sofia, del Deskdi Sarajevo, del Desk Belgrado. Ogni Desk ha il compito di promuovereil sistema produttivo regionale nel Paesein cui ha sede, produrre informazionisistematizzate, stimolare le relazioni eco-nomiche con i referenti istituzionali loca-li, fornire una prima assistenza diretta allapenetrazione economica delle impreseemiliano-romagnole. Tra le iniziativefuture, vi è anche la promozione all’este-ro di insediamenti industriali di filiera("distretti industriali"). Per maggioriinformazioni sullo Sprotello e sui Desk:http://www.sprint-er.it

Una minaccia, una opportunità. Sonole due parole che tutti associano alla

Cina, e che qualche settore della metal-meccanica emiliano-romagnola ha iniziatoa sperimentare direttamente. E’ il caso delcomparto delle macchine per ceramica,che concentra in Emilia-Romagna la quasitotalità degli impiantisti di settore: fornito-ri di tecnologie per realizzare piastrelle,sanitari, stoviglierie. Dopo un picco, nel ’93, di 372,3 milioni dieuro di importazioni di tecnologie made inItaly, che ne avevano fatto il secondomercato di sbocco internazionale per letecnologie italiane, la Cina si è via via sta-bilizzata fino a rappresentare appenal’8,7% dell’export di questi impianti, cioè80,3 milioni di euro in valore a fine 2003.Quanto basta a coprire il modesto ade-guamento tecnologico delle aziende cine-si che producono piastrelle di fascia alta,

visto che il mercato interno di fascia mediae bassa è stato nel frattempo occupatodagli impiantisti locali, che hanno insegui-to (e in qualche caso riprodotto) veloce-mente a costi super-ridotti le tecnologieemiliane. “La Cina va monitorata come un concor-rente potenzialmente rischioso – spiegaPierluigi Ponzoni, presidente di Acimac(l’associazione di Confindustria, con sedea Modena, che rappresenta i costruttori dimacchine per ceramica) - ma la difesa delmade in Italy si fa con la qualità, l’innova-zione, la capacità di assicurare assistenzatecnica, ricambi, servizi, con un manage-ment capace di gestire i mercati interna-zionali. E in questo i nostri concorrenticinesi sono ancora indietro. Certo che loro,al contrario di noi, possono contare su unsistema Paese che li agevola in ognimodo”. (Pa.Mi.)

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Regione Emilia-Romagna – La specializzazionepremia grandi e piccole imprese quando si rie-scono a dare risposte di sistema, e di filiera, comepuntano a fare da anni le politiche regionali suinternazionalizzazione, innovazione, trasferi-mento tecnologico, qualità. Dunque, si stannoraccogliendo i frutti anche di queste scelte; laqualità e la specializzazione stanno sostenendol’export delle imprese della regione nonostante ilcaro-euro, tanto che l’Emilia-Romagna è laprima regione per numero di operazioni conSace e Simest”.

La specializzazione che pagaA guardarci dentro, infatti, il nuovo boom nonha riguardato allo stesso modo tutti i settori.Buona parte del merito, infatti, va alla metal-meccanica, che da sola ha totalizzato quasi il 59per cento delle vendite all’estero: l’industria intuta blu ha visto una crescita del 10,5 per centodelle esportazioni in valore rispetto al giugno2003. I comparti più vivaci, in particolare, sono stati iprodotti della metallurgia, gli autoveicoli, irimorchi e semirimorchi, le macchine e gli appa-recchi elettrici: tutti con crescita a due cifre.Mentre solo gli apparecchi radiotelevisivi e leapparecchiature per le comunicazioni sono scesidell’8,3 per cento. Nel novero dei settori più fortunati all’estero cisono poi le industrie della trasformazione deiminerali non metalliferi (+7,5 per cento), che inregione includono soprattutto la “piastrella val-ley” di Sassuolo, comparto che da solo ha regi-strato un incremento dell’export dell’8,5 percento. Ancora, registrano un buon andamentoanche i prodotti chimici (+8,6 per cento, controil 2,6 per cento della media italiana), i settoricarta, stampa ed editoria (+9,5 per cento), gliarticoli in plastica e gomma (+4,9 per cento), imobili e gli altri prodotti dell’industria manifat-turiera (+3,2 per cento). Ma c’è anche chi non risale la china.Nell’agroalimentare, ad esempio, la situazionepresenta luci ed ombre: è positivo l’andamentodegli alimentari (+7,6 per cento), mentre unanota stonata è quella dei prodotti dell’agricoltu-ra, silvicoltura e pesca (-5,1 per cento). E resta inrosso l’export dei prodotti della moda: tessile,abbigliamento, calzature, pelli e cuoio hannototalizzato sui mercati mondiali un calo dell’8,7per cento. “Ma i veri dati su come si sta muo-vendo il settore sui mercati internazionali li avre-mo più avanti – spiega Antonio Franceschini,segretario regionale Abbigliamento, tessile e cal-zaturiero della Cna - giacché il primo semestreregistra solo le consegne delle collezioni estive. Cisono segnali di buona tenuta ed anche di ripresasu alcuni mercati: migliorano Giappone e Usa,l’Europa è stabile. La fascia più alta del mercato,quella delle aziende che hanno puntato sulla

Uno Sprinter per le PmiL’attività dello Sportello regionale per l’internazionalizzazione

Cina, la sfida delle macchine per ceramica

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Una manna o una minaccia?Per l’economia italiana e quel-

la regionale, la delocalizzazioneproduttiva va vista come l’occasio-ne per tagliare i costi e aprirsi anuovi mercati o come uno schiaffoall’occupazione interna? Delle circa 6mila aziende nazionaliche hanno partecipazioni all’estero,più di 2mila hanno trasferito oltrefrontiera tutta o una parte dellaproduzione. In Emilia-Romagna,secondo l’Ice, sono 673 le impresecon partecipazioni industriali all’e-stero: la regione è la terza in Italiadopo Lombardia e Veneto. I postidi lavoro creati fuori dai confininazonali, secondo il ministero delleAttività produttive, sono oltre 1,1milioni, di cui il 35% nell’Unioneeuropea. Secondo Giorgio Prodi,economista e ricercatore, membrodel comitato scientifico diOsservatorio Asia, la delocalizza-zione produttiva non significa, ingran parte dei casi, cercare extra-profitti, ma tentare di sopravviverein una situazione congiunturalenegativa come quella attuale. “E’l’occasione per le aziende che nonhanno un solido brand e nonhanno profitti e margini superiori

alla media, di non venir schiacciatidalla concorrenza dei Paesi dell’Esto dell’Estremo Oriente”. La realtà è quindi più complessa. Lapiccola impresa che delocalizza -sul modello emiliano - cerca chiara-mente una manodopera a bassoprezzo (In Italia il costo del lavoro èin media di 17,8 dollari contro i 6,7della Slovenia e 1 dollaro dellaCina). Per le aziende medio-grandi,invece, la delocalizzazione è un’op-portunità per entrare in nuovi mer-cati. Produrre mobili, abbigliamen-to e automobili all’estero, magari inPaesi in via di sviluppo, è un’occa-sione per guadagnare una nuovafetta di mercato. “Non bisogne-rebbe forse chiedersi se le impreseche hanno delocalizzato sarebberosopravvissute in Italia con una con-giuntura economica negativa euna concorrenza internazionalecosì agguerrita?”, si chiede Prodi.Un caso a parte è la Cina. “Per igrandi gruppi è facile contrattarevantaggi fiscali e non direttamentecon il governo centrale e con igoverni locali – continua il ricerca-tore–. Per le piccole imprese que-sto non è possibile. Le situazionicomunque mutano velocemente.

Ad esempio in Romania, altropaese dove alcuni vantaggi com-petitivi derivano dalle “non rego-le”, le cose sono destinate a cam-biare nei prossimi anni in vista del-l’adesione, entro il 2007, all’Unioneeuropea”. Nell’economia rumena sono giàstate abbattute le tariffe doganali,è stata stabilizzata l’inflazione e sista avviando una politica di priva-tizzazione delle imprese. E’ perciònecessaria un’assistenza specializ-zata che accompagni i processi didelocalizzazione delle imprese:delocalizzare, soprattutto in Cina,vuol dire per esempio essere piùvulnerabili dal punto di vista dellaconcorrenza sleale, ovvero sulfronte della contraffazione. “Chi delocalizza in Cina deve avereuna base produttiva e di controllo inloco – prosegue Prodi -: la mediaimpresa ce la può fare, la piccoladeve appoggiarsi a strutture specia-lizzate che tengano monitorate tuttele fasi della produzione, ad esempioattraverso il controllo “militare” dellostampo utilizzato. Per le piccoleimprese è molto complesso, richiedeun investimento produttivo elevatoe uno sforzo notevole”.

A questo scopo, nel mese di mag-gio le Camere di Commercio, conil coordinamento di Unioncameree in accordo con la Regione,hanno costituito una “UnitàOperativa” composta da unesperto del mercato cinese e da unfunzionario delle Camere diCommercio.L’Unità Operativa è a disposizionedelle aziende emiliano romagnoledue giorni la settimana per un ser-vizio di consulenza personalizzataa favore delle stesse aziende.Il servizio prevede, oltre ad infor-mazioni di base sul mercato, unavalutazione del prodotto in relazio-ne al mercato di riferimento e agliobiettivi aziendali.L’Unità Operativa lavora in strettocollegamento con il Centro ServiziShanghai.Oltre a questo servizio di consu-lenza, il Sistema Camerale ha pro-mosso seminari su tutti i territoriprovinciali, finalizzati ad accrescerela conoscenza delle nostre aziendesu questo difficile, quanto impor-tante mercato.Per approfondire questi temi,intanto, l’Osservatorio Asia, in col-laborazione con le Università di

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E la Cina? Il mercato cinese va a ondate: a giu-gno 2003 le nostre esportazioni nel Paese asia-tico crescevano al ritmo del 30,4 per cento, unanno dopo si è registrato un calo del 23,3 percento. Per di più, alla diminuzione dell’exportfa da contraltare una crescita del 19,4 percento delle nostre importazioni. Oggi, il 77 percento delle esportazioni regionali in Cina èfatto da macchine ed apparecchi meccanici, incalo del 18,7 per cento. Segnali negativi?Niente affatto, un trimestre è un’unità ditempo insignificante nei grandi numeri degliinvestimenti di questo immenso Paese. “LaCina – come ha ricordato l’economistaPatrizio Bianchi rettore dell’Università diFerrara – è la seconda economia mondiale, conun prodotto interno lordo in crescita impres-sionante. Esserci, oggi, significa trovarsi al cen-tro di una nuova Silicon Valley: un posto utileper sapere dove va il mondo. Ma per saperegestire un’impresa nell’economia globale, edessere dappertutto, occorre avere una prospet-tiva molto ampia. E a lungo termine”.

Delocalizzazione, manna o minaccia?Il parere di Giorgio Prodi, ricercatore dell’Osservatorio Asia

qualità, non risente del calo che dell’export, cheperò segnala una difficoltà: non si vede la ripresadei consumi”.

Dove va l’Emilia-RomagnaCosì, mentre il mercato interno langue, a traina-re le esportazioni emiliano-romagnole è innanzi-tutto la ripresina in corso in alcuni dei principalimercati di sbocco: Europa e America, dovesecondo l’Unioncamere le vendite delle impreseregionali sono aumentate rispettivamentedell’8,6 e del 7,3 per cento. Le cose sono andatebene in Eurolandia – in Germania, Spagna,Francia, Regno Unito e soprattutto Spagna siregistrano le performances migliori – e benissimoanche in Europa centro-orientale, dove l’exportha fatto un salto del 10,5 per cento. Nel conti-nente americano, l’exploit più vistoso si è regi-strato nei paesi del Centro e del Sud (+13,3 percento), anche se gli Stati Uniti restano il mercatopiù ricco e appetibile: nonostante il caro-euro, gliUsa hanno assorbito quasi il 74 per cento deiprodotti destinati all’area (+6,1 per cento).

L ’ A N A L I S I

Giorgio Prodiricercatore dell’Osservatorio Asia.

Nella pagina accantoPietro Baccarini presidente

sezione nazionale delle CamereItalo-Estere in italia

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“L’Italia può giocare un ruolo determi-nante nello sviluppo dell’Est europeoche rappresenta una vera opportunità,dove i nostri imprenditori possono tro-

vare economie in crescita, buona accoglienzae condizioni operative sempre migliori.”Pietro Baccarini, presidente della sezione diUnioncamere delle Camere di Commercioitalo-estere ed estere in Italia, sta conoscendoa fondo la realtà dei Paesi emergenti dell’Esteuropeo ed è convinto delle possibilità dibusiness che si stanno aprendo.Dopo essere stato in Bielorussia ed Ucrainafacendo parte di missioni economiche guida-te da Adolfo Urso, viceministro alle attivitàproduttive con delega al commercio estero,Baccarini ha di recente portato una delega-zione istituzionale di Unioncamere Italiana edell’Accoa (Camere di commercio oltreadriatico) in Romania, Moldavia e Bulgaria. Sono Paesi ai confini dell’Unione Europea,da poco salita a 25 membri. Per Bulgaria eRomania l’adesione è prevista già nel 2007.Il viaggio che prevedeva incontri con leCamere di commercio e rappresentantigovernativi, si è rivelato proficuo per mette-re a punto programmi di collaborazione utilia sostenere l’attività imprenditoriale in questipaesi. A Chisinau (con il presidente dellaCamera di commercio Moldava, GeorgheCucu) e a Sofia (con il numero uno dell’entecamerale bulgaro Bojidar Bojinov), sonostati firmati protocolli di intesa tra il sistemadelle Camere di commercio italiane e dei duePaesi. Gli accordi siglati puntano a sosteneregli scambi mercantili, incentivare l’organiz-zazione di missioni d’affari, sviluppare l’atti-vità e creare servizi alle imprese, favorire l’in-tervento di imprenditori italiani nei piani diprivatizzazione in atto, creare joint ventures,con la possibilità di aprire desk informativi. La presenza emiliano-romagnola in queste

aree è consistente: in Romania ci sono oltre1.000 imprese (concentrate soprattutto nel-l’area di Timisoara ed ora in espansioneanche in altre zone), qualche decina inMoldavia e un centinaio in Bulgaria. Più ingenerale, l’Est europeo rappresenta un mer-cato in forte evoluzione. "Questi Paesi, purcon modalità più o meno rapide, hannoavviato un processo di adeguamento aglistandard economici europei - sostieneBaccarini -. Hanno un buon tasso di svilup-po, manodopera a basso costo, anche spe-cializzata, imprese da acquisire e ristruttura-re, con un regime fiscale e doganale favore-vole. Sono realtà vicine, vogliono collabora-re con noi, e rappresentano quindi un’op-portunità eccezionale. Si possono fare part-nership convenienti con le imprese, deloca-lizzazione, investimenti in una fase moltoattiva di privatizzazioni, acquisti di aree agri-cole, e vendita dei propri prodotti in mercatidove i consumatori acquisiscono sempre piùreddito e dove il “Made in Italy” incontraparticolare interesse.”

di Giuseppe Sangiorgi

“Più business italianoai confini d’Europa”

Missione istituzionale in Romania, Moldavia e Bulgaria guidata da Pietro Baccarini, presidente della sezione nazionale

delle Camere di commercio italo-estere in Italia.Siglati due protocolli di intesa per lo sviluppo della collaborazione

inter-camerale a supporto delle imprese italiane all’estero

Bologna e Ferrara e ConfindustriaEmilia-Romagna, ha organizzato ilconvegno “La questione cinese2004. Alcuni ce l’hanno fatta”, inprogramma l’11 novembre a VillaGuastavillani (Bologna).Fino ad oggi il “trasloco” all’esterodelle aziende italiane non ha segui-to quella tendenza delle grandiindustrie europee in crisi, che haprevisto la rinuncia ad andarseneda parte dell’azienda a patto che idipendenti aumentino le ore dilavoro mantenendo fermo il sala-rio. E’ già successo alla Daimler, allaSiemens, alla Bosch e alla Cook.“E’ molto difficile che questerichieste attecchiscano in Italia –conclude Prodi - dove le imprese dicosì grandi dimensioni o le multi-nazionali sono poche. Ha sensoinfatti solo per società di questotipo con una forza di contrattazio-ne sindacale di quel livello. Ecomunque è una soluzione dibreve periodo. Per mantenere iposti di lavoro infatti bisogna lavo-rare sulla qualità dei prodotti e sul-l’innovazione tecnologica, sulcosto dell’energia e sulla produtti-vità del lavoro dove la posizionedell’Italia, secondo le ultime stati-stiche, è precipitata negli anni”.

In basso: Chisinau,Moldavia, Pietro Baccarini

firma un protocollo di intesa con Georghe

Cucu, presidente della Camera di

Commercio Moldava

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“Le Camere di commercio miste sonorealtà importanti, dotate di una forte

capacità di inserimento nel tessuto socia-le, economico e politico italiano in quantorappresentanti dirette di larghe comunitàd’affari. Questo le rende estremamenteefficaci come volano per far crescere laquota di investimenti esteri in Italia e,quindi, favorire lo sviluppo della nostraeconomia”. Così Pietro Baccarini, presidente dellaSezione delle Camere italo-estere in Italia,istituita dal Consiglio di Unioncamerenazionale nel 1998, definisce il ruolo diqueste strutture. Negli ultimi anni, ilnumero delle Camere miste è aumentatoa seguito della forte apertura dei mercatialle esportazioni ed agli investimenti diret-ti italiani, per favorire l’interscambio nell’a-rea di riferimento, ma anche su iniziativadel Paese di origine, con cui mantengonouno stretto legame operativo. L’Albo delle Camere di commercio italoestere (o estere) in Italia riunisce attual-

mente 29 istituzioni camerali operanti sulterritorio nazionale, che associano oltre5.500 soggetti, in particolare imprese, eche possono contare su un bilancio com-plessivo pari a circa otto milioni di euro.“Le Camere miste, che offrono ai propriassociati servizi di assistenza e consulenza,informazione, promozione e formazione -aggiunge Baccarini - rappresentano ilpunto d’incontro di due mercati e in que-sto sta la loro specificità rispetto alle altreistituzioni di promozione dell’export“. “Il sistema delle Camere di commercioitaliane e la rete delle Camere miste hannol’occasione di lavorare congiuntamente –prosegue il presidente nazionale dellaSezione camerale mista -. Una priorità è migliorare il coordinamentodi tipo organizzativo e funzionale con leCamere italiane all’estero. A questo pro-posito, si stanno individuando conAssocamerestero, le modalità più idoneein ciascun Paese dove esse operano”.(Gi.Sa.)

Le Camere miste, volano del made in ItalyIl ruolo degli enti camerali italo-esteri

Come ritiene si debbano muovere i nostriimprenditori?“Per le nostre imprese è fondamentale potercontare su servizi adeguati e iniziative chefavoriscano l’apertura ai mercati esteri attra-verso accordi mirati e progetti comuni. Si staandando in questa direzione anche attraver-so l’apporto del sistema camerale. Sonofinalmente presenti anche le banche italiane:ad esempio, Unicredit controlla la Bulbankin Bulgaria. Il Governo italiano poi, sta attivando alcunelinee di finanziamento per chi decide di inve-stire in quei Paesi, come il fondo di venturecapital, gestito dalla Simest, del valore di 70milioni di euro per favorire la nascita di jointventure a capitale misto in Ucraina e Russia.I nostri imprenditori – prosegue Baccarini -devono poter utilizzare i servizi che sonoallestiti (uffici commerciali delle ambasciate edell’Ice e delle Camere italiane all’estero), peravere tutte le informazioni, trovare partnercon cui incontrarsi che abbiano gli stessi inte-ressi. Il compito che ci attende nell’assistere inostri imprenditori è favorire l’incontro trale competenze e le abilità specifiche di cia-scun partner, per consolidare aree di businesse scoprirne di nuove. ”L’Italia è pronta a vincere questa sfida?“E’ fondamentale per le imprese continuarea proiettarsi sui mercati internazionali, dovenon solo si possono commerciare i propriprodotti, ma ci si può rendere conto delleproduzioni presenti, della qualità necessariaper poter vendere, dei collegamenti con part-ner utili anche alla propria impresa.”Tappa obbligata in Emilia-Romagna

per la Task-force italo-russa sudistretti industriali e piccole e medieimprese.L’organismo, nato nel 2002 dalla colla-borazione tra il Governo italiano equello della Federazione Russa con ilcoinvolgimento delle Regioni dei duePaesi e dei rispettivi sistemi produttivi,ha come obiettivo favorire la creazionedi distretti industriali in Russia sulmodello di quelli italiani. A ottobre, laRegione Emilia-Romagna ha ospitato ilavori della sesta sessione della Task-force, cui ha partecipato anche il vice-ministro alle attività produttive, AdolfoUrso.Per l'assessore alle Attività produttivedella Regione Emilia-Romagna DuccioCampagnoli "questo sesto meeting hacostituito un riconoscimento e un'im-portante opportunità per il nostro siste-ma produttivo”. “La Russia infatti è uno dei mercati -ha proseguito l’assessore - che rappre-senta il futuro del nostro export comedimostra la crescita superiore all'11%

messa a segno nel primo trimestre diquest'anno". "Come Regione - ha aggiunto l'asses-sore - stiamo lavorando in particolareper sostenere le iniziative del sistemafieristico emiliano-romagnolo. Tra quel-le in programma nel 2005 di particola-re rilievo saranno quelle relative al polodelle costruzioni bolognese, al settoredel fitness e del wellness di Rimini e aCibus di Parma". Alla sesta edizionedella Task-force hanno partecipato leregione russe di Lipezk, Vladimir,Sverdlovsk, Belgorod, Rostov sul Don,Tula, Voronezh, Mordovia, leRepubbliche del Tatarstan e dellaChuvashia e la Municipalità S.Pietroburgo. L’iniziativa si è chiusa conuna visita ai distretti industriali emilia-no-romagnoli, in particolare a quelli delpackaging, dell'agroindustria e dellaceramica. Più in generale, per l’arearussa la Regione ha già promosso unpacchetto di progetti nel triennio 2003-2005 per promozione economica eall'incremento dell'export dell'Emilia-Romagna.

Russi “a scuola” di distretti industrialiIn Regione la sesta edizione della Task-force italo-russa

In alto: Pietro Baccarini nel corso di un incontro in Bielorussia. Sotto: Duccio Campagnoliassessore Regionale alle Attività produttive

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licità

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Dopo aver incentrato la propria attivitàsulla fornitura di sistemi di supercal-colo ad università e enti pubblici, ilCineca punta con decisione ai servizi

rivolti alle imprese. Le potenzialità di calcolo dei supercomputeral servizio di aziende grandi e medie, insiemealla disponibilità di piattaforme informatichead alta tecnologia per realizzare sistemi avan-zati per l’immagazzinamento di dati (stora-ge), sono alcuni delle attivitá hi-tech per ilbusiness del centro emiliano. Nato nel 1969come “Consorzio interuniversitario dell’Italianord-orientale per il calcolo automatico”, ilCineca è oggi una realtà ad alta tecnologiache riunisce 23 atenei italiani, oltre al Cnr.Con sede a Casalecchio di Reno (Bologna),dispone di due fra i più potenti supercalcola-

tori al mondo. Si tratta di un Ibm LinuxCluster 1350, che con i suoi 512 processori èin grado di effettuare 3.000 miliardi di ope-razioni al secondo (è al 63° posto nella classi-fica mondiale dei 500 elaboratori più veloci),e di un Ibm Sp Power 4, capace di effettuare2.700 miliardi di operazioni al secondo (159ªposizione nella “top 500”). Rendere fruibili queste potentissime macchi-ne di calcolo anche alle realtá industriali, oltreche alla comunitá scientifico-accademicanazionale, é stata una delle sfide vinte dalConsorzio bolognese. L’idea si é concretizzata in realtá operativa daqualche anno con la costituzione del Crit(Consorzio regionale per l’innovazione tecno-logica, di cui fa parte anche il Cineca). E con-siste nell’”affittare” i potentissimi sistemi dicalcolo, insieme alle piattaforme informati-che, alle imprese che ne fanno richiesta afronte del pagamento di un corrispettivo sta-bilito in base ai tempi di consumo.In questo modo, servizi ad alta tecnologia untempo dai costi proibitivi sono ora diventatialla portata anche della media impresa emi-liano-romagnola. Stiamo parlando di sistemiin grado di rendere più sicure le procedure ditrasmissione ed archiviazione delle informa-zioni, oppure di utilizzare di metodi compu-terizzati di progettazione simulata. In trenta-cinque anni, l’evoluzione dell’elettronica èstata a dir poco esplosiva. E il Consorziobolognese ha continuamente investito nell’ag-giornamento tecnologico dei propri sistemi dicalcolo nel corso dei decenni. Basti pensareche il secondo supercalcolatore di cui si dotòil Cineca, nel 1975, un “Cd modello Cyber70-76”, era in grado di elaborare “soltanto”15 milioni di istruzioni al secondo. Ma la rivoluzione del Cineca, che può mette-re a disposizione questa smisurata energia dicalcolo per ricerche universitarie nel settore

di Roberto Faben

Cervelloneaffittasi per Pmi

Alle porte di Bologna, il più potente centro di calcolo italiano punta con decisione ai servizi per le imprese. Dopo università e comunità

scientifica nazionale, anche Ferrari, Ducati,Tetrapak e Berco (tra le altre)sono utenti del “supercomputing on demand”del Cineca.

Nuova tappa del viaggio nel mondo dell’alta tecnologia regionale

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Le fabbriche della conoscenza

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Il Cineca riunisce 23 atenei italiani,

oltre al CnrSotto, la sede

a Casalecchio di Reno

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delle scienze fisico-matematiche (come la bio-logia, la chimica, la fisica, la matematica e lameteorologia), è la creazione di un sistemastrutturato di servizi per gli attori del mondoeconomico, imprese in primis. Una vera e propria base per il “computing ondemand”, ossia il sistema delle locazioni dellemacchine per il supercalcolo e delle infra-strutture telematiche complesse, in linea conla tendenza che sta riscuotendo molto inte-resse tra le imprese in tutto il mondo occi-dentale. Ibm, ad esempio, ha recentementeinaugurato nella Francia meridionale unnuovo centro di calcolo europeo “ondemand”, che si affianca a quello già esisten-te nello Stato di New York. “Questa è lanaturale prosecuzione della mission delCineca – spiega Sanzio Bassini, responsabiledei servizi ad alte prestazioni del centro bolo-gnese – che ha sempre avuto l’obiettivo didare servizi di calcolo ad atenei che non pote-vano dotarsi di proprie strutture, e che ora sirivolge a tutto il mondo delle aziende”. E l’interesse del mondo imprenditoriale si ègià concentrato sul Cineca, anche con nominoti, tradizionalmente attentissimi alle possi-bilità di trasferimento tecnologico e di inno-vazione che nascono negli organismi univer-sitari. Da Ferrari a Ducati, da Berco aTetrapak, solo per citarne alcune. Ricorrere alsupercalcolo on demand per vari servizi(dalla progettazione alla comunicazione, dal-l’elaborazione delle variabili di business alreperimento veloce di dati) è diventata un’op-portunità allettante. “Ma l’interesse anche da parte di altri gruppi,ad esempio nel settore manifatturiero e delretail, sta aumentando”, sottolinea GabrieleNeri, responsabile del business developmentdel consorzio bolognese. Genericamente, il Cineca che controlla anchedue società private (Kion, una software fac-tory, e Scs Computing, che si occupa delleapplicazioni del supercalcolo in ambito indu-striale) è specializzato nella fornitura di servi-zi in outsourcing parziale o totale della strut-tura interna di Information and communica-tion technology. Altre attivitá riguardano lagestione di operazioni di back-up di sicurezzadi archivi elettronici e di risorse hardware, ilnoleggio occasionale o temporaneo di servizidi Ict, lo sviluppo di piattaforme e di sistemidi integrazione di applicativi gestionali inter-

ni fra aziende diverse attraverso la Rete. Oancora, l’utilizzo e sviluppo di reti, portali,metodologie di videoconferenza, sistemi di e-learning.Fondamentale, inoltre, per le aziende, è lo svi-luppo di sistemi avanzati di “project manage-ment”, per l’analisi delle variabili strategichedi mercato e per l’ottimizzazione della gestio-ne dell’impresa. Come afferma FrancoBoccia, consigliere di Federmanager Bologna,il Cineca, “grazie alla sua posizione baricen-trica rispetto al territorio nazionale, nell’im-mediata periferia bolognese, con un’accessi-bilità immediata dalla rete autostradale e fer-roviaria, e vicinissimo all’aeroporto Marconi,si trova in una posizione ideale per fornituree supporti geograficamente diffusi”. L’organizzazione delle attività del centro disupercalcolo è strutturata su sei settori princi-pali: comunicazione e sistemi distribuiti,gestione e analisi dell’informazione, ammini-strazione universitaria, sistemi informativi eservizi per la sanità, supercalcolo. Entrando nel dettaglio, il Cineca offre alleimprese servizi di gestione di sistemi in rete,completi di network management (fra cuianalisi del traffico, accessi agli host computer,ai supercomputer e ai data center, sistemi disicurezza). Questi pacchetti sono gestiti,anche in outsourcing, da un apposito data-center a Bologna, sottoforma di “applicationon demand”, ossia in affitto. Grandi, medie etalvolta anche piccole imprese, inoltre, trova-no fra i servizi del Cineca realizzazioni avan-zate che consentono progetti simulati di pro-cessi produttivi. Il “palco hi-tech” su cui studiare questa ulti-ma tipologia di processi aziendali complessi èil “teatro virtuale”, un ambiente ad alta tec-nologia considerato una delle punte di dia-mante del centro bolognese. Nel “teatro vir-tuale” vengono visualizzati su una specie dimaxi-schermo le applicazioni di computergraphics sviluppate dallo staff del laboratorioVisit (Visual information technology). In que-sto luogo - unico nel panorama regionale etra i pochi costruiti in Italia - con potentisupercalcolatori grafici e varie stazioni dilavoro, si permette ad enti di ricerca e proget-tisti delle aziende di costruire elettronicamen-te modelli virtuali, analizzandone il comples-so delle reazioni fisico-chimiche in varie con-dizioni ambientali.

inpillole

Multiutility, entrano in Hera le ferraresi Agea e Acosea

Gli azionisti di Hera hannoapprovato il progetto di fusio-

ne-scissione delle societa’ di serviziferraresi Agea e Acosea nella mul-tiutility bolognese. Il progetto diintegrazione prevede la fusione perincorporazione di Agea in Hera e lacontestuale incorporazione in Heradel ramo aziendale di Acosea.L’operazione comporterá la costitu-zione, dal 1º gennaio 2005, di unaSocietà Operativa Territoriale, consede a Ferrara, che garantirà l’ope-ratività sul territorio di riferimentosecondo il modello già adottato daHera per Rimini, Ravenna, Forlì-Cesena, Imola-Faenza e Bologna.

La bolognese Nch compraDs Data Systems

La bolognese Network computerhouse (Nch), specializzata nel

software per sistemi di pagamentoelettronici, ha rilevato Ds DataSystems, società parmense con 500dipendenti di cui Banca Intesa con-trolla il 16% circa del capitale. Inforti difficoltá finanziarie, ancheper gli investimenti sostenuti all’e-stero, la societá di Parma da agostonon pagava gli stipendi. Ora ilconto verrà saldato da Nch, checontinua a crescere nonostante ilrinvio dell’esordio in Borsa. Il girod’affari dell’impresa bolognese haraggiunto i 60 milioni di euro,occupando 350 dipendenti fissi eoltre 150 collaboratori.

Nasce Micro.Bo, associazioneper progetti di microfinanza

Si chiama Micro.Bo e nasce aBologna la prima associazione

in Italia mirata alla diffusione eallo sviluppo della microfinanza.come pensata ed elaborata daMuhammad Yunus, il “banchieredei poveri”. L’iniziativa édell’Universita’ di Bologna che il15 ottobre ha conferito la laureahonoris causa in Scienza della for-mazione allo stesso MuhammadYunus.

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di Roberto Faben

Un supercalcolatoreal supermercato

Dal mondo dell’università a quello dell’impresa soluzioni hi-tech per la gestione dei processi informativi complessi. Ovvero, non solo

supercomputer ma anche un laboratorio avanzato per il data warehouseaziendale. Ecco come il Consorzio bolognese ha risolto i problemigestionali di magazzino di Mercatone Uno, il big del retail italiano

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Le fabbriche della conoscenza

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Quanti televisori sono stati vendutidurante le festività natalizie e quan-ti, invece, ad agosto? Quante lampa-dine da 25 watt sono rimaste in

magazzino alla fine dell’anno? Ai responsabili della gestione di un grandemagazzino piacerebbe premere un bottone eavere una risposta istantanea a questo tipodi domande. Il laboratorio Dlab del Cinecaha trovato la soluzione: un programmabasato su un prodotto applicativo iper-tec-nologico. Ovvero, un motore informaticoche consente la comunicazione fra databaserelazionali.La commessa è arrivata da Mercatone Uno,colosso del retail italiano, con 83 punti-ven-dita, 4.500 collaboratori, 775 milioni dieuro di fatturato e 50mila tipologie differen-ti di merci commercializzate.Alla porta del Cineca, il gruppo Mercatonesi è presentato con la necessità di ottimizza-re l’organizzazione e la gestione della suacomplessa attività commerciale. In partico-lare, l’impresa retail intendeva individuareuna soluzione ad hoc che consentisse di

avere maggior controllo sull’assortimentodelle merci e sulla gestione dello stock, dimigliorare l’analisi dei dati di vendita e direndere disponibili i dati storici. In breve, dicreare una base unica e attendibile di datiaziendali. “Fino a due anni fa – spiega Fabio Pazzaglia,responsabile area sistemi informativi diMercatone Uno – il gruppo utilizzava duesoftware gestionali, uno per l’amministra-zione e uno per il commerciale, residenti suAs400 e collocati in ciascun punto vendita, icui dati erano poi replicati in sede. La rigi-dità di questi sistemi, non progettati per faregestione e analisi dei dati, non consentiva didisporre di report utili per analizzare i datidi vendita. Quindi una persona dovevaoccuparsi di estrarre questi dati dall’As400,su richiesta dei diversi utenti, di elaborarli equindi di produrre stampe ad hoc”. “È evidente che questa procedura – continuaPazzaglia – oltre ad essere piuttosto lunga elaboriosa, non creava una conoscenza diffu-sa, e comportava l’interruzione del servizionel momento in cui questa persona eraassente. Oggi, dopo una prima fase di verifi-ca del prototipo realizzato dal Cineca,durante la quale il sistema era accessibile auna decina di utenti, il numero delle personeche lo utilizza cresce quotidianamente. Lasoluzione, infatti, rappresenta una granderisorsa, soprattutto per alcune figure com-merciali e per la direzione”. “Naturalmente non tutti possono accedere atutto – conclude il manager di Mercatone -,per cui sono state definite delle regole diaccesso, ma sicuramente oggi sono disponi-bili informazioni che prima non erano acces-sibili, o che lo erano solo passando attraver-so il collo di bottiglia della richiesta all’uni-ca persona in grado di estrarle”. Microstrategy 7i, nella sostanza, è un data

Grazie al laboratorio del Cineca,

Mercatone Uno ha risolto i problemi

gestionali di magazzino

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Si chiama Bopis, ed è un sistema di visualizzazione on line delle informazioni tecniche ecommerciali per rivenditori e partner.

E’ stato realizzato dal Cineca per Berco, l’impresa ferrarese del gruppo Krupp che produ-ce componentistica per le macchine per il movimento terra. “Attraverso Bopis – assicura-no gli esperti del Cineca – l’Internet supply chain è diventata realtà”. Si tratta del sogno,inseguito da molte realtà produttive complesse, di informatizzare via Web la catena dellafornitura. Il core business dell’azienda estense è la produzione di cingoli e le linee princi-pali di prodotto sono due: i produttori di macchine movimento terra (come Fiat oKomatsu), e la vendita diretta alla clientela. La prima necessità che il gruppo ha fatto pre-sente al Cineca era l’ottimizzazione della gestione delle informazioni legate al montaggio,ossia alle esigenze di rifornimento delle linee di produzione. La seconda si riferiva al miglio-ramento nella gestione degli stock disponibili per il cliente finale. Attraverso Bopis ogni rivenditore ha ora a disposizione indicazioni on line aggiornate chelegano il componente Berco alla gestione della macchina per il movimento terra e puòvisualizzare dati per tutti i modelli delle marche sui cui è adattabile o montato come equi-paggiamento. Il sistema è inoltre in grado di valutare le informazioni relative all’intero ciclodi vita del prodotto, associando i codici di riferimento di prodotto ai dati presenti nell’a-zienda, contenuti in altri data base. “L’aggregazione dei dati – precisano al Cineca – per-mette inoltre un’analisi puntuale delle possibilità di sviluppo commerciale. Il risultato èun’immediata e corretta visione dei vincoli e delle opportunità sottesi alle fasi di proget-tazione del prodotto, produzione, vendita, distribuzione e reclami”. (R. Fab.)

Bopis, il “cingolo” on line della Berco“Con la nostra soluzione la supply chain via Internet è diventata realtà”

warehouse realizzato dal Cineca che haavuto come fine la soddisfazione di alcuneesigenze avanzate dal grande gruppo. Ossiaquella di avere a disposizione in tempi bre-vissimi informazioni sui tempi delle vendite(per misurare, ad esempio, il contributo diogni categoria merceologica nel generarereddito e marginalità), sulle performance diun singolo punto-vendita rispetto agli altri orispetto alla media, per conoscere il pesodelle vendite per ogni singola categoria diprodotto sul bilancio di un punto-venditarispetto agli altri, per programmare in anti-cipo la stagionalità delle vendite. Ma attraverso la soluzione informatica rea-lizzata dal Cineca, Mercatone Uno può con-trollare anche lo stato di rotazione dei pro-dotti, individuare i prodotti obsoleti presen-ti nello stock, definire la giacenza ottimaleper le varie categorie di merci in ogni punto-vendita. Il progetto è stato elaborato dal Cineca allafine del 2000, il prototipo del programma èstato realizzato dal Consorzio bolognese nel2001 e la definitiva operatività è iniziata nelgennaio 2002.

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Entro la fine del 2004 sarà più facile perle aziende affamate d’innovazione

accedere alle tecnologie del Cineca grazieal nuovo portale www.cineca.it.“L’offerta proposta alle aziende - spiegaGabriele Neri, responsabile Business deve-lopment – riguarda tutti gli strumenti perl’ottimizzazione delle gestione di un’a-zienda e per il perfezionamento delle stra-tegie di business”. In sostanza, le applica-zioni richieste e proposte dal Cinecariguardano una variabile economica fon-damentale nell’economia attuale: reperirein maniera rapida informazioni strategicheper rispondere in tempo reale alle richiestedel mercato. “Il cliente - osserva Neri - è accompagna-to dal Cineca fin dalla fase di analisi delleproprie esigenze, supportandolo nella

scelta degli strumenti migliori. Si arrivacosì alla definizione di un prototipo adhoc, ospitato nelle macchine del Cineca.Poi possiamo completare il progetto edanche ospitare e gestire stabilmente il ser-vizio nel nostro data center”. Il Cinecapuò fornire alle aziende sia la sempliceospitalità ai server del cliente, il quale vipuò accedere dalla sua rete privata o daInternet, sia il noleggio di server ad usoesclusivo del cliente. Molto praticata è lasoluzione dell’outsourcing. Il supercentrodi Casalecchio gestisce infatti in remoto isistemi informatici di numerose aziendedella regione. Per richiedere al Cineca ser-vizi ad hoc, le aziende possono, dopo avervisitato il sito del centro, rivolgersi all’areadel business development (051-6171671oppure [email protected]). (r.fab.)

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Business intelligence, istruzioni per l’usoEcco come accedere alle tecnologie del Cineca

Cineca e coordinatore di progetti sulla tv digi-tale, “fino ad ora le possibilità che derivanodalla tecnologia digitale Mpeg2 sono statescarsamente utilizzate. Oltre alla tv interatti-va, la tecnologia televisiva digitale può essereintegrata con quella telematica, per ottenereun ‘effetto banda larga’, con la possibilità diricevere dati in modo veloce sfruttando ilcanale digitale Mpeg 2, anziché quello telefo-nico”. “La tv digitale satellitare – continuaVenturi – ha, fino ad ora, sfruttato male que-ste possibilità. Per la parte interattiva sononate infatti troppe realizzazioni incompatibilie in competizione fra loro (Open Tv, MediaHighway, eccetera), che hanno ulteriormentefrazionato l’utenza a causa dei decoder noncompatibili, e molti sono stati gli insuccessianche per quel che riguarda le integrazionicon il Web”. Dal punto di vista operativo ilprogetto del Cineca sul digitale terrestre è con-sistito in varie fasi. L’ente di ricerca bolognesesi pone come “service provider”, ossia comeparte che elabora i contenuti nel formatoadatto alla trasmissione del media digitale. E’questa una posizione intermedia fra il “con-tent provider”, che crea i contenuti, e il“network provider”, la rete di diffusione dellostreaming digitale. In primo luogo si sono stu-diate metodologie per il trattamento di streambasati sul canale Mpeg, con la costruzione diun prototipo comunicativo. Poi il progetto si è orientato sull’interazionefra Internet e tv digitale verso l’e-learning,creando un server collocabile presso le sediscolastiche, per rendere possibile la visualizza-zione da parte degli studenti sul pc del labora-torio multimediale di contenuti trasmessidalla tv via satellite (ad esempio l’offertadidattica di Rai Educational). Per quel cheriguarda la tv interattiva locale, è stata avvia-ta una partnership con “Sestarete”, con la rea-lizzazione di infrastrutture e ponti radio.

di Roberto Faben

Quando la tv digitalecorre su Internet

La convergenza e l’interazione di digitale terrestre con il Web è la nuova frontiera hi-tech del Cineca, che si propone ad imprese

e istituzioni come “service provider”di queste tecnologie.Telemedicina, e-learning e televisione interattiva

per le emittenti locali sono alcuni dei servizi giá realizzati

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Le fabbriche della conoscenza

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Un progetto ad alta tecnologia per l’av-vio di sistemi di integrazione fra tv eweb per la didattica, l’e-learning e latelemedicina.

Il Cineca è attivo anche sul versante del digi-tale terrestre, un’area che, prevedendo la con-vergenza fra telefono, Internet e televisionepresenta molte potenzialità in larga parte ine-splorate. Il settore della tv digitale poggia lesue basi su una tecnologia (Mpeg2) già ampia-mente consolidata per la trasmissione dei pro-grammi via satellite. Queste tecnologie consentono lo sviluppo disistemi di formazione a distanza, che interagi-scono con i contenuti televisivi attraversoInternet, e l’utilizzo dell’apparecchio televisivoper ottenere servizi innovativi. Secondo Andrea Venturi, tecnologo del

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sS E T T O R I

Torna il segno positivo nel settoredelle piastrelle che, dopo tre anni dif-ficili, nel primo semestre del 2004registra un 1,5% in più nelle espor-

tazioni con un aumento del valore del 4,5per cento. “Questo significa – spiega SergioSassi, il presidente di Assopiastrelle – che cisiamo applicati su tipologie di prodotto apiù alto valore aggiunto, come i grandi for-mati, le miscelazioni particolari. Abbiamoinvestito su materiali difficili da realizzare,che ci consentono di prendere fiato rispettoai concorrenti. Penso alla Spagna, il paesepiù simile a noi, ma anche alla Cina, primoproduttore mondiale e al Brasile che è subi-to dietro l’Italia e vanta una produzione dilivello medio”. La ricetta per uscire dalla crisi è ancora unavolta quella di alzare la qualità dei prodot-ti puntando su creatività, raffinatezza edesign. Tutte capacità che il settore dellepiastrelle, concentrato nelle province diModena e Reggio Emilia per l’81% dellaproduzione nazionale e per il 90% nell’in-tera Regione Emilia-Romagna, mostra di

di Simona Poli

Qualità, la ricettaper uscire dalla crisi

Dopo un 2003 da dimenticare, riprendono vigore le vendite estere(+1,5%) del distretto ceramico regionale. E con le esportazioni positive

torna anche l’ottimismo per il futuro, come prevede Sergio Sassi,presidente di Assopiastrelle. Nuovi mercati, nuove strategie di business,

l’innovazione: ecco come le imprese sostengono la ripresa

possedere da molti anni. Il distretto dal 1988 al 2003 ha visto cre-scere la sua produzione da 284 a 484milioni di metri quadrati di prodotto, haaumentato il numero di occupati da15.565 a 20.747, investendo in innovazio-ne e sviluppo importi di circa 200 milionidi euro l’anno. Una capacità produttiva didistretto che resta leader a livello europeonella produzione di ceramica e rappresentail punto di eccellenza mondiale del settore.Una tendenza sempre di segno positivo chesi è arrestata a partire dal 2000 toccando ilpicco negativo nel 2003, quando “l’indu-stria italiana delle piastrelle nel suo com-plesso – spiega il presidente Sassi – ha fat-turato 5.200 milioni di euro, registrandouna flessione del 2,4% dovuta principal-mente alla combinazione tra il lieve calodelle quantità esportate e la svalutazione

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Il presidente diAssopiastrelle Sergio Sassi,

nella pagina accanto unostand del Cersaie

di Bologna

Distretto ceramico, l’andamento degli ultimi anni

Anno Produzione (mq) Vendite (mq) Investimenti Occupati(in mil. di Euro)

1994 404.176.896 384.186.593 227,307 21.0411995 442.433.580 426.185.227 324,004 22.2791996 443.675.613 423.925.499 214,625 21.9441997 461.088.604 449.425.188 201,807 21.9541998 473.267.753 462.555.738 217,568 21.6871999 486.675.418 477.686.998 223,705 21.6392000 505.924.772 498.984.277 250,771 21.6152001 514.179.578 498.299.449 212,649 21.6832002 485.295.363 490.523.595 186,430 21.1762003 484.271.514 470.086.455 173,129 20.747

Fonte: Assopiastrelle

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Non solo rivestimenti, ma veri e pro-pri elementi architettonici funzionali

e creativi. Per la piastrella il futuro èpieno di sviluppi che vanno dalla speri-mentazione architettonica a impieghicompletamente nuovi come l’uso nelcampo aerospaziale o nelle protesi ossee.Un assaggio del futuro della ceramica incampo architettonico è stato dato dallamostra “Ceramic Tiles of Italy. Exercise inArchitecture” presente alla ventiduesimaedizione del Cersaie. Sessantotto giovaniprogettisti del Master in Design dellaDomus Academy, provenienti da 24Paesi diversi, sotto la guida di sette desi-gner di fama internazionale hanno pro-posto 22 progetti di sperimentazione, incui la piastrella di ceramica diventa leg-gera, reattiva ed entra in dialogo conl’ambiente. Si tratta di sperimentazionima per la prima volta diverse aziende delsettore ceramico hanno realizzato deiprototipi che potenzialmente sarebberopronti per entrare in produzione.L’uso innovativo della ceramica si esten-de anche oltre gli elementi architettonici:nei luoghi della ricerca tecnologica avan-zata si sperimentano materiali innovativiper applicazioni meccaniche, elettriche ebiomedicali. Dei cento centri del CNRdistribuiti in tutta Italia l’unico che sioccupa di materiali ceramici è l’Istec(Istituto di Scienza e Tecnologia deiMateriali Ceramici) con sede a Faenzadove lavorano una trentina di personefra ricercatori, laureati e tecnici. Hannoun finanziamento annuale di oltre duemilioni di euro di cui il 30% viene daRoma e il resto da contratti europei onazionali con l’industria. Ospitano da treanni il Corso di Laurea in Chimica deimateriali e tecnologie ceramichedell’Università di Bologna e svolgonocollaborazioni in tutto il mondo. Da due anni gestiscono in Giappone unlaboratorio per la diagnostica sui cerami-ci nanostrutturati a metà con il Kyoto

Institute of Tecnology. Il 70% dell’attivitàdell’Istituto si concentra sullo studio dinuovi materiali ceramici e nuove applica-zioni di ceramici avanzati. Si tratta dimateriali di sintesi che hanno diverseapplicazioni: da quelli più resistenti all’u-sura e alle alte temperature che vengonousati come componenti nell’industriaaeronautica e spaziale (per esempio nellepunte dei missili) a quelli utilizzati neidispositivi intelligenti in grado di tradurreun segnale elettrico in meccanico e vice-versa. Ma l’impiego più interessante è nelcampo biomedicale dove “tutto quelloche è nel corpo umano – spiega la dot-toressa Alida Bellosi- in termini di ossa ecartilagini può essere di materiale cera-mico grazie all’estrema biocompatibilità,bioattività e bioriassorbibilità dell’ele-mento che ha una composizione simile aquella dell’osso”.Quindi ad esempio può essere impiega-to per la costruzione delle protesi ossee,per l’anca, per la chirurgia maxillofaccia-le e per la cranioplastica. Un altro uso delceramico avanzato è quello del drugdelivery system o dispensatore di farma-ci: una pallina di ceramica contenente unfarmaco viene inserita in una parte mala-ta del corpo umano, nel tempo la sostan-za viene rilasciata e la pallina riassorbita.Il direttore dell’Istec, Gian Nicola Babini,spera in “un programma nazionale diricerca e industriale per definire le lineeguida di un piano di sistema, e su quellofinalizzare il contributo pubblico per darerisorse, intese come idee, a chi deve sop-portare la competizione”.Un contributo pubblico che dovrebbeessere, secondo Babini, almeno il doppiodi quello attuale per soddisfare le esigen-ze del settore. “Ci sono grandi capacitàtecnologiche ed estetiche – concludeBabini - ma per essere sempre i primi lanostra unica possibilità è una forte inno-vazione”. (s.p.)

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del dollaro: nonostante tutto, a fine 2003,il nostro fatturato export ha raggiunto i3,75 miliardi di euro, con un saldo attivodella bilancia commerciale italiana tra i piùbrillanti in assoluto”.Ma se la capacità imprenditoriale, l’inno-vazione e la qualità sono i punti di forzadegli imprenditori del distretto per usciredalla crisi, rimane il problema degli alticosti produttivi, che penalizzano il nostroPaese rispetto all’estero almeno del 25% senon di più. Per un settore che consuma 1miliardo e mezzo di metri cubi di metanol’anno e rappresenta il 7% dei consumi digas metano in Italia per uso industriale “èfondamentale sedersi ad un tavolo e trova-re delle soluzioni a breve altrimenti conquesti costi è impossibile reggere la concor-renza sul prodotto medio” afferma il presi-dente Sassi.La richiesta è quella di una reale liberaliz-zazione dell’energia per poter recuperare ilgap che divide l’Italia dai Paesi stranieri,avendo accesso per l’acquisto del gas adaltri mercati e pagando alla Snam l’uso deicondotti. Dal 2001 le associazioni dei set-tori “energivori” Assopiastrelle, Assovetro,Andil (laterizi), Assocarta, Assofond (fon-derie), Assomet (metallo), Cagema (calce egesso), Federacciai, Federceramica hannofondato il consorzio Gas Intensive percogliere le opportunità della liberalizzazio-ne dei mercati prospettata dal decretoLetta. Ma solo ora il consorzio è riuscito adiventare realmente operativo contando suuna prima fornitura di settantasette milio-ni di metri cubi di gas metano acquistatasul libero mercato, che andranno ad ali-mentare una parte della produzione di

Dall’edilizia hi-tech alle bioprotesi L’innovazione dei prodotti ceramici sbarca in nuovi settori

(biomedicale) e rivoluziona gli impieghi tradizionali. Le esperienzepresentate al Cersaie e i progetti dell’Istec-CNR di Faenza

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Macchine ceramiche, una boccata d’ossigenoLe esportazioni in lieve crescita nel 2003 stabilizzano il fatturato in calo da tre anni. Ponzoni (Acimac): “Finita l’euforia cinese, sono Medio Oriente, Sud-est asiatico ed Est Europa le aree piú promettenti”

Dopo tre anni di bilanci in negativo sembra arrivare una boccatad’ossigeno per il settore delle macchine per ceramica.

La previsione per il 2004 é infatti quella di mantenere lo stesso fat-turato del 2003, vale a dire 1.405 milioni di euro, dopo il calo del3,4% registrato ancora l’anno scorso sulla stagione precedente.Responsabile della frenata degli anni scorsi sul comparto - 173imprese concentrate per l’85% in Emilia-Romagna, Toscana, Umbriae Marche - il mercato italiano, che da solo rappresenta circa il 30%del giro d’affari, e dove le vendite di macchine per ceramica sonoscese da 484 a 428,5 milioni di euro (-11,5% sul 2002). Al contra-rio, le esportazioni hanno registrato una sostanziale tenuta dei livel-li 2002, passando da 968,5 a 974 milioni di euro (+0,6%). I dati sul comparto sono stati diffusi da Acimac, l’Associazione deicostruttori delle macchine per ceramica, durante Tecnoargilla 2004,la maggiore fiera internazionale del settore chiusa a Rimini il 5 otto-bre scorso. Secondo Pierluigi Ponzoni, presidente di Acimac, “lemaggiori preoccupazioni non derivano tanto dai valori assoluti difatturato, quanto piuttosto dai livelli generali di redditività che sistanno contraendo per la maggior parte delle aziende del settore”.“In questo senso - prosegue Ponzoni-, occorre che il settore prose-

gua nel processo di concentrazione industriale per acquisire quelledimensioni necessarie ad assorbire i costi crescenti della ricerca e delpresidio dei mercati”. Ricerca ed export sono i due ingredienti per reagire alla contrazionedelle vendite sia in Italia che in Spagna, i principali mercati per il com-parto. L’obiettivo del settore è quello di continuare a sollecitare ilmercato con proposte tecnologiche sempre più innovative, oltre chedi aumentare l’export, che oggi copre circa il 70% del fatturato. “Il Medio Oriente, il Sud Est Asiatico, l’Est Europa e il Messico –spiega il presidente di Acimac – sono i mercati in crescita rapida,dove l’industria ceramica si sta sviluppando a ritmi intensi”. Un discorso a parte merita invece la Cina, dove è terminata la gran-de fase espansiva che ne aveva fatto il secondo mercato di sboccoper i macchinari italiani: ora il mercato cinese costituisce solo l’8,3%delle esportazioni italiane. “La Cina è da considerare come un com-petitor – aggiunge Ponzoni – e come tale va monitorata attenta-mente”. La presenza cinese si è fatta sentire anche a Tecnoargilla,con 23 imprese su un totale di 292 aziende estere. E l’aumento divisitatori stranieri é stato uno dei successi della XIX edizione dellafiera, che ha chiuso con un aumento dell’1,8% di visitatori. (s.p.)

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alcune aziende del consorzio. Si tratta diuna quota minima ma segna un primopasso nella direzione di un mercato liberodell’energia. Un altro passo avanti nell’ab-battimento dei costi per l’energia era statofatto con la Legge 10/91 (Piano EnergeticoNazionale) che assicurava incentivi alleaziende che facevano coogenerazione. Loscopo del provvedimento è quello di creareenergia elettrica attraverso una turbina congli stessi metri cubi di gas metano consu-mati per cuocere il prodotto. In questomodo con gli stessi consumi si otteneva un

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doppio effetto e le aziende erano sovven-zionate per costruire l’impianto di cogene-razione. Oggi più di trenta aziende su 239hanno impianti di questo tipo, costruitinegli anni ’90, ma la legge non è stata piùrifinanziata.“Oggi in Confindustria – afferma il presi-dente di Assopiastrelle – c’è una nuova sen-sibilità ai problemi dell’energia e spero sipossa veramente arrivare ad una soluzio-ne”. E infatti il tema degli alti costi di produzio-ne è stato al centro del convegno “FareIndustria in Italia – territorio IstituzioniMercati” che si è tenuto al Cersaie 2004 eal quale hanno partecipato il presidente diConfindustria, Luca Cordero diMontezemolo, il sindaco di Bologna SergioCofferati, Adolfo Urso, vice-ministro delleAttività produttive e il presidente diAssopiastrelle, Sergio Sassi. Il settore dellepiastrelle è stato indicato come un esempioperfetto per la tipologia media del mondoimprenditoriale italiano: basato sul mani-fatturiero, con una forte esportazione all’e-stero, intorno al 70% ma con forti carenzestrutturali. Per queste realtà ha sottolinea-to Montezemolo è necessaria una politicaindustriale dell’energia. Ed è anche impor-tante intervenire sulle infrastrutture, unaltro tasto dolente per il distretto emiliano-romagnolo, che da anni chiede la bretella

Il presidente di Acimac (al centro) Ponzoni

inaugura Tacnargilla 2004,insieme al sottosegretario

Mammola (sinistra) e al presidente di Rimini

Fiera Cagnoni (destra)

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Ceramica del Conca, aziendadi San Marino, fa parte del

9% di imprese ceramiche regio-nali che operano fuori dai confi-ni tradizionali del distretto emi-liano-romagnolo.E con risultati che la pongono trale prime dieci dell’industria italia-na del settore. Il Gruppo delConca (composto da due societàproduttive, Ceramiche Faetanoe Ceramiche del Conca, trecommerciali, una finanziaria euna fondazione), é in continuacrescita: per il 2004 si prevedeun fatturato di 120 milioni dieuro dopo i 114 realizzati l’annoscorso. Il gruppo é stato fondato 25anni fa da Enzo SecondoMularoni, che di ritorno dagliUsa decise di rilevare l’aziendaSan Clemente. Grazie a continui investimentinell’innovazione il gruppo oggivanta 500 dipendenti e tre stabi-limenti. “La nostra è una storia –spiega Enzo Donald Mularoni,presidente di CeramicheFaetano – di fiducia nell’innova-zione tecnologica. Tra gli ultimiarrivati in ordine di tempo,abbiamo introdotto nuove tecni-che che hanno poi avuto succes-

so, come la monocottura e ilgres porcellanato”. Secondo Mularoni infatti, opera-re fuori dal distretto ha presenta-to dei lati positivi, primo fra tutti“quello di essere fuori da uncomprensorio dove è presenteuna forte emulazione”. Tuttavia,dopo la recente acquisizionedella Pastorelli di Modena (mar-chio storico del settore) il grupporomagnolo si è avvicinato aldistretto modenese. Con una quota export al 57%del fatturato, Ceramiche delConca punta soprattutto al mer-cato Usa, dove è stato introdot-to un nuovo modellodi distribuzionelegato al settoredel floor covering.(s.p.)

autostradale Campogalliano-Sassuolo percollegare finalmente il distretto al sistemaautostradale. Con diecimila camion che tutti i giornientrano nel distretto infatti oltre ai proble-mi di logistica si crea un impatto ambien-tale che rischia di vanificare tutti gli sforzidi tutela ecologica condotti dalle aziende inquesti anni. “Il futuro prossimo é quello di un distretto– spiega il presidente Sassi- che può viveresull’alto valore aggiunto delle produzioni,che rimane ancorato alle proprie radici ter-ritoriali ma che per coprire la fascia di pro-dotto medio può anche andare all’estero aprodurre senza demonizzare la delocalizza-zione ma rimanendo ancorati ai punti diforza del distretto emiliano-romagnolo”.E il bilancio finale del Cersaie, che si ètenuto a Bologna dal 28 settembre al 2

“Entro l’anno ci quoteremo inBorsa, un passo importante e

necessario se si vuole crescere intempi veloci”. Giuliano Mussini,presidente del Gruppo Panaria(attivo da 30 anni nella produzio-ne e commercializzazione dimateriale ceramico per pavimen-ti e rivestimenti) vuole accelerarela crescita dell’azienda.. PanariaGroup è il tipico esempiodi un’azienda del distretto che hasempre creduto nella ricerca percreare prodotti di alto livello tec-nico ed estetico, e collocarsi nellafascia alta del mercato. “Questascelta ha sempre pagato – spiegaMussini – perché sono dieci anniche cresciamo costantemente,grazie ai continui aumenti delladomanda per prodotti di altolivello”. I numeri danno ragionea Mussini: un fatturato consoli-dato a fine 2003 - l’anno più dif-ficile per il settore - di 211,9milioni di euro (+14,6% sul2002), un Ebitda a quota 37,8milioni (+7,3%) e un utile nettodi 14,4 milioni (+14,1%). IlGruppo possiede oggi cinquemarchi (Panaria, Lea, Cottod’Este, Fiordo e Margres), impie-ga 1.014 addetti e dispone diquattro stabilimenti tra Modena

e Reggio. “Uno dei nostri puntidi forza è proprio quello deldistretto – spiega Mussini – per-ché ci consente di stare uniti econdividere gli obiettivi peraffrontare al meglio la concor-renza straniera”. Sui mercatiesteri, il gruppo emiliano esportail 55% del fatturato, in particola-re nei Paesi dell’EuropaOccidentale e Usa. Nel 2002 ilGruppo Panaria ha acquisito laportoghese Maronagrês, unanota società attiva nella produ-zione di materiale ceramico. Apartire dalla metà degli anni ‘90,l’attività del PanariaGroup si èsempre più orientata verso laproduzione di materiale cerami-co per pavimenti e rivestimenti ingrès porcellanato, il core businessdel gruppo pari al 92% del fattu-rato. Ricerca, innovazione e qua-lità sono le opzioni strategichedel gruppo, per sostenere unacrescita costante. “Puntiamo adaumentare rapidamente lenostre quote, anche grazie all’ex-port che ha una previsione di cre-scita del 58%. La quotazionesará uno stimolo in piú perpotenziare la ricerca, e offrireprodotti di qualità sempre supe-riore”. (s.p.)

Ceramiche Del Conca L’innovazione compie 25 anni

ottobre, lascia intravedere buoni segnaliper il futuro. Con il nuovo padiglione svi-luppato su due piani, inaugurato per l’oc-casione, ha offerto 20 mila metri quadratiin più di superficie fieristica con 1.057espositori, una ventina in più del 2003,provenienti da 35 Paesi. L’incrementogenerale dei visitatori è stato di circa il 2%soprattutto per quanto riguarda la presen-za estera. E da oltre frontiera sono arrivateanche le soddisfazioni maggiori per gliimprenditori che hanno riscontrato uncerto sviluppo nei mercati dell’Europa cen-tro orientale, in particolare in Russia eUcraina, con una buona tenuta del NordAmerica dove, malgrado i prezzi più altidei nostri prodotti c’è comunque un gradi-mento del prodotto italiano e del Made inItaly in generale, inteso come stile di vitaabitativo.

PanariaGroupObiettivo Piazza Affari entro il 2004

In basso,Enzo Donald Mularoni,presidente di CeramicheFaetano

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di Rossella Pressi

E il distretto prende il treno

piano Anas 2002-2004) dagli industrialimodenesi, è da molti mesi all'esame del Cipe.Inoltre, tre anni sono passati da quando ilministro delle Infrastrutture Lunardi ha inse-rito la bretella fra le opere della LeggeObiettivo. Intanto, il terzo stralcio dellaModena-Sassuolo (Casinalbo-Fiorano) staprocedendo: per metà 2004 dovrebbe essereterminato. Mentre il quarto, che avrebbedovuto marciare di pari passo col terzo, deveancora essere avviato. I cantieri sul tratto fraFiorano e la provinciale 15 di Magreta nonpossono partire perché invischiati in pastoieburocratico-giuridiche. L'altro nodo da sciogliere è stretto intorno aDinazzano (Re), dove la Regione Emilia-Romagna ha finanziato l'ampliamento delloscalo merci, che sarà il cuore del sistema fer-roviario per il distretto. L'azienda consorzia-le dei trasporti di Reggio Emilia, che gestiscelo scalo, ha già bandito la gara che si chiuderàin novembre e i lavori partiranno in primave-ra se si supererá il contenzioso con Comunedi Casalgrande per le strade di accesso.Lo scalo è il punto di arrivo del percorso fer-roviario che collega il distretto della ceramicaal Porto di Ravenna, su cui viaggiano i con-vogli targati Cargo Clay. Il 70% di questasocietà è stato acquisito nell'aprile scorso daFerrovie Nord Milano, che l'ha rilevato daAssocargo (controllata da Assopiastrelle). Cargo Clay è attiva nel trasporto di argille efeldspati, e punta a rifornire tutte le 248aziende della ceramica nazionale oltre quelledel distretto modenese. In quattro mesi i treniCargo Clay hanno trasportato 43mila ton-nellate di materie prime da Ravenna aDinazzano. Per il futuro, l’impresa ferroviariaprevede di trasportare circa 3.600 tonnellatedi materiali due volte la settimana, abbassan-do i costi di trasporto e togliendo dalla stradaben 5.500 autotreni l'anno.

sS E T T O R I

Ritardi nella realizzazione di nuove infrastrutture e rete viaria al collassospingono le imprese del distretto al cambiamento di strategia:

addio graduale alla gomma e sempre piú merci sui binari.Buoni i primi risultati della linea Ravenna-Dinazzano dei treni Cargo Clay

che riforniscono di materie prime le aziende modenesi

Marco Morfino, amministratore delegato

di Cargo Clay

La ceramica modenese punta forte sulrilancio del trasporto ferroviario.Numerose carenze infrastrutturali,infatti, da tempo creano notevoli pro-

blemi di tempi e costi a tutto il distretto cera-mico: la rete viaria è perennemente sovracca-rica, manca il collegamento con l'autostradae le strade urbane non sono più in grado disopportare il traffico pesante. Per questo gliindustriali della ceramica vedono nella ferro-via un'alternativa praticabile. Il messaggio èstato lanciato all’ultimo Cersaie dal presiden-te della Commissione trasporti e materieprime di Assopiastrelle, Stefano Margaria:“Dobbiamo pensare al trasporto su rotaia,che sta già dando risultati incoraggianti”. Peril momento la ferrovia non regge la concor-renza con la gomma, ma per gli industraliceramici “la situazione è destinata a cambia-re, e anche il mercato si convincerà”. Le imprese del distretto sono insoddisfatteper i ritardi dei piani di ristrutturazione dellarete viaria provinciale. In primo luogo per labretella autostradale Campogalliano-Sassuolodi 15 km, il cui progetto esecutivo, finanziatoin project financing nel 2003 con 670 mila

euro (su 285 milioni di costo totale del

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Pubb

licità

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di Lorenzo Tazzari

Ravenna, l’industriaanticipa la ripresa

striali ravennati - che devono essere interpre-tati con una giusta dose di ottimismo fermorestando che la vera crescita, la vera creazio-ne di valore per la nostra economia avvienesolo quando il Pil aumenta con valori percen-tuali assai superiori a quelli attuali. Oltre allacrescita del valore della produzione dell’indu-stria manifatturiera si conferma anche labuona performance raggiunta dalla provinciadi Ravenna nella sua globalità, in linea con letendenze espresse dall’economia nazionale,ma superiore rispetto ai dati regionali». «Siamo indubbiamente soddisfatti — dice asua volta Bessi — dei risultati conseguiti nelsemestre. In particolare la ripresa della metal-meccanica è fondamentale. Contemporaneamente stiamo lavorando suchimica, agricoltura e turismo perchè grazie ainnovazione e qualità la ripresa si consolidi». Dall’analisi dei settori emerge l’andamentodella metalmeccanica, dove nel semestre laproduzione segna un +7,5% e il fatturato un+8,6%. Interessante anche l’andamento degliordini: in aumento del 5,1% quelli nazionalie del 9,8% quelli esteri. Per quanto riguarda,comunque, gli ordini, il dato estero è miglio-re di quello nazionale (+5,8% contro+2,2%). Significativo il trend del settore ali-mentare dove gli ordini interni sono cresciutidello 0,6%, quelli esteri del 13,2%. Bene il settore plastica e gomma, con unsemestre in aumento del 4,9%. In negativo lachimica con -1,5% e ancora una volta il tes-sile-abbigliamento (-5,2%). L’occupazionechiude il secondo trimestre con il segno nega-tivo (-0,47%). Positiva anche l’analisi dell’Api. Il 35% delleimprese - rileva un’indagine condottadall’Associazione della piccola e media indu-stria - segnala un aumento dei propri livelliproduttivi ed il 41% dichiara un andamentopositivo del fatturato. “E’ comunque necessa-

rR E P O R T A G E

Nuova tappa del viaggio tra le economie provinciali della regione.Nel ravennate, la congiuntura del primo semestre comincia a dare

segnali positivi: +2,2% la produzione e +3,9% il fatturato nel compartoindustriale. Incoraggianti anche le performance delle Pmi locali,

meno bene il commercio dove ristagna la domanda

Viaggio sulla via Emilia

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Segnali positivi per l’economia ravenna-te. La metalmeccanica traina l’indu-stria manifatturiera, l’occupazione cre-sce soprattutto nelle Pmi e il commer-

cio è alla ricerca di un trampolino di rilancio. A confortare il manifatturiero ci sono anchele previsioni tendenziali della produzione chenel terzo trimestre dell’anno dovrebbe chiu-dersi con un + 2,5% per poi salire al 2,6% afine anno. Andrea Trombini e GianfrancoBessi, rispettivamente presidenti di Assindu-stria e Camera di commercio, sono soddisfat-ti dell’andamento congiunturale del primosemestre anche se non mancano le opportunecautele. Secondo i centri studi dei due organi-smi la produzione industriale cresce nel seme-stre del 2,2% rispetto allo stesso periododello scorso anno, il fatturato sale del 3,9% el’occupazione si mantiene pressochè stabilecon un meno 0,02 %. «Segnali di ripresaanche timidi - spiega il presidente degli indu-

Una veduta del porto di Ravenna Nella pagina accanto il presidente di Itway

Andrea Farina

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“Il progetto Itway è nato con obiettiviambiziosi: prevedeva un piano trien-

nale con crescita di fatturato e profitti.Ma la realtà ha superato il sogno e gliobiettivi centrati sono stati molto superio-ri: in appena cinque anni ci siamo trasfor-mati in public-company e ci siamo quota-ti in Borsa. Inoltre, abbiamo raggiuntocirca 80 milioni di euro di fatturato concirca 300 persone che lavorano nel grup-po”. Sono trascorsi otto anni dalla nascita diItway, il gruppo ravennate di Informationtechnology attivo nella progettazione,produzione e distribuzione di soluzioni die-business. Nei suoi uffici di FornaceZarattini, Andrea Farina, presidente dellasocietà, scorre i dati di bilancio previsio-nali al 30 settembre, data di chiusura del-l’esercizio 2004. Presidente Farina, un suo commentoai dati di bilancio...“Itway prevede livelli di redditività com-plessivi in linea con quelli registrati nel2003, che consentiranno di proseguirenella distribuzione di dividendi agli azioni-sti. I ricavi netti consolidati sono pari acirca 60 milioni di euro, contro il valore di40,8 milioni del 2003, con un margineoperativo lordo (Ebitda) di circa 1,9 milio-ni rispetto ai 1,3 milioni del bilancio pre-cedente. Sulla base di tali risultati, Itwaystima di poter conseguire per l’esercizio2004/05 un incremento del fatturato delgruppo nell’ordine del 20-30%, di man-tenere nel medio e lungo termine l’eleva-to tasso di crescita raggiunto a oggi”E per quanto riguarda la redditività?“Sul piano della redditività, grazie a inter-venti rivolti alla razionalizzazione e all’in-tegrazione delle varie strutture del grup-po e a un aumento dell’offerta di prodot-ti e servizi a valore aggiunto, Itway punta

a registrare miglioramenti progressivi nelmedio e lungo termine, per arrivare aconseguire, nell’esercizio 2007, livelli diEbitda Margin (percentuale sul fatturatoconsolidato) superiori al 10 per cento”.A tre anni dal debutto in Borsa chegiudizio dà della quotazione? “Sicuramente poteva andare meglio. Nelpanorama totale del mercato mobiliareabbiamo superato assieme a pochi altriuna dura prova. Il valore di tante aziendeoggi non è correttamente espresso dalvalore del titolo; si è passati dall’esagera-zione delle supervalutazioni all’esagera-zione contraria. Il tempo è però galan-tuomo…”Recentemente il gruppo ha fattodiverse acquisizioni all’estero: conti-nuerà su questa strada? “La Francia è il paese dove vogliamo cre-scere rapidamente; lo scorso anno abbia-mo aperto la nostra sede parigina con lanostra società Itway France. Ulterioriinteressi sono per mercati confinanti:Svizzera, Grecia, Paesi Balcanici comeSlovenia, Serbia, Croazia… vedremo”.Come giudica il progetto per un polodell’Information technology a Ravenna? “E’ una idea che l’Associazione industria-li di Ravenna sta portando avanti assiemealla Camera di commercio, il Comune e laProvincia, e credo sia una grande oppor-tunità di sviluppo per il nostro territorio.Storicamente Ravenna e la sua provinciahanno generato molte aziende che sonoandate spesso oltre i confini regionalioccupando posizioni di rilievo in Italia. Lacreazione di un polo dell’IT creerebbe unsistema in grado di stimolare ulteriormen-te la nascita di aziende e competenzespecifiche locali. La città diventerebbeanche interessante per gli investimenti disocietà straniere”. (l.t.)

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rio precisare - premettono all’Api - che questatendenza non coinvolge tutti i settori: sonobuoni segnali di metalmeccanico e alimenta-re, ma sono pesanti le contrazioni subite inaltri comparti, come tessile-calzaturiero”. Relativamente agli ordini, le Pmi ravennatisembrano seguire la tendenza riscontrata alivello nazionale: un maggiore aumento degliordinativi provenienti dall’estero rispetto aquelli del mercato interno. Questi segnalipositivi non vengono però accompagnati daindicazioni altrettanto confortanti sul frontedegli investimenti: dall’indagine emerge chenella prima parte dell’anno ha investito soloil 36% delle aziende. Positivo il trend dell’oc-cupazione: nel 72,5% delle aziende vi é statoun aumento degli occupati (+2,1%)”. Ma come si può consolidare questa ripresa?“Enti locali, Camera di commercio, associa-zioni di impresa, centri di ricerca e consorzifidi presenti sul territorio provinciale sonoattori indispensabili per compiere il salto diqualità – dice Natalino Gigante, direttoredella Cna provinciale e vicepresidente dellalocale Camera di commercio –. Il tessutoimprenditoriale artigiano e delle Pmi, si starinnovando e sta cambiando il proprio mododi produrre ed agire. E in questa direzione, ilcredito e l’internazionalizzazione per leimprese assumono rilevanza strategica: suquesto terreno la stessa Camera di commer-cio ha destinato, insieme agli enti localiravennati, risorse significative”.Problematica, invece, la situazione del com-mercio. I consumi di beni effettuati dallefamiglie presso le imprese della distribuzionestanno registrando quest’anno, infatti, sia invalore (-3,2% rispetto allo scorso anno), chein quantità (-4,6% in termini tendenziali) undeciso ridimensionamento. A preoccupare in modo particolare le catego-rie del commercio, turismo e servizi è il calodella domanda che interessa ormai tutto ilmercato, alimentari e non, e le diverse tipolo-gie di impresa. “Secondo gli ultimi dati -afferma Graziano Parenti, presidentedell’Ascom - il calo della domanda non hacoinvolto solo le aziende di minori dimensio-ni, interessate da tempo da uno stato di crisi,ma anche le imprese di più grandi dimensio-ni per le quali il calo in termini quantitativirisulta del 4,4%, il dato peggiore degli ultimi10 anni. Ed è troppo facile scaricare sul set-tore della distribuzione problemi come quellodel carovita che hanno, invece, ben altripadri, padrini e responsabili”. “Se il potere d’acquisto delle famiglie - pro-segue Parenti - è davvero per tutti diminuito,allora non si capisce perché l’iniziativa‘Scuola Kit’, ideata da Federcartolai-AscomConfcommercio, che per 25 euro proponeva

Itway, vola il fatturato del gioiello hi-techIl gruppo ravennate di Information technology

guarda ai Balcani per nuove acquisizioni

un corredo completo di materiale scolastico,dallo zaino alle matite, non abbia incontratoil favore dei consumatori”. “Si trattava diun’iniziativa che andava incontro alle esigen-ze di migliaia di famiglie – conclude il presi-dente dell’Ascom ravennate -. Eppure non ha funzionato: per questo motivola Confcommercio ha deciso di non aderire al‘paniere’ per non prender in giro i consuma-tori ed indebolire ulteriormente i commer-cianti”.

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rR E P O R T A G E

di Lorenzo Tazzari

Porto, avanti tuttasugli investimenti

Intervista al presidente dell’Autorità portuale di Ravenna dopo la performance registrata dallo scalo: 17 milioni le tonnellate

di merci movimentate fino a settembre, ovvero un +4,1% di traffico.“E’ necessario proseguire negli investimenti e nei collegamenti

con la logistica terrestre per restare tra i leader italiani”

Con 17 milioni di tonnellate mercimovimentate fino a settembre, e unaumento del 4,1% rispetto allo stessoperiodo dello scorso anno, il porto di

Ravenna segna una ulteriore crescita nei traf-fici. Sui risultati e le strategie di sviluppo delsistema portuale parla Giuseppe Parrello,presidente dell’Autorità portuale di Ravenna. E’ un segnale solo statistico o la conferma diuna posizione leader in Italia?“Se si escludono i porti specializzati,Ravenna detiene la leadership italiana sianella movimentazione di cereali, mangimi efertilizzanti che nei traffici di prodotti metal-lurgici e di materie prime per il compartoceramico. In termini di foreland il portodispone di servizi di collegamento con tutto ilmondo ed è il primo scalo italiano per gliscambi di short sea shipping con i Paesi delMediterraneo Orientale e Mar Nero (12%

del traffico portuale italiano e 28% se siescludono i prodotti petroliferi, N.d.R.).”L’avvio dell’ulteriore approfondimento deifondali a 11,5 metri qualificherà ulterior-mente lo scalo?“Si tratta di un’opera fondamentale perrilanciare la competitività del porto diRavenna oltre a garantire più ampi marginidi sicurezza della navigazione. Consente l’in-cremento delle dimensioni dei mezzi mariniche accedono al porto e quindi la possibilitàdi incrementare i traffici sia in termini quan-titativi che qualitativi”.Terminal per le Autostrade del Mare e termi-nal crociere: a che punto siamo? “Per le Autostrade del Mare la trattaRavenna-Catania e’ di gran lunga la princi-pale relazione di cabotaggio adriatica in rap-porto ai volumi trasportati. L’AutoritàPortuale si è mossa in coerenza con gli obiet-

“Dobbiamo puntare alsuperamento del modello

organizzativo “productionoriented”, a favore del model-lo “marketing oriented”, chepermette di produrre sullabase della rilevazione sistema-tica della domanda e del tar-get commerciale da raggiun-gere”.E’ questa la “ricetta” delle trecentrali cooperative ravennatiper costruire un nuovo model-lo di produzione agroalimen-

tare. Stiamo parlando di colos-si cooperativi con una posizio-ne di primo piano nell’agroin-dustria provinciale e romagno-la, quali Intesa, Apofruit Italia,Terremerse. Dopo un’estatetrascorsa a discutere di scarsaremunerazione dei prezzi per iproduttori e di crisi generaliz-zata dei consumi, si è oraaperta una fase di analisi dellastagione agricola. Secondo i dati Istat sono circa47mila gli ettari investiti in

ortofrutticoltura nelle provincedi Ravenna e Forlì, oltre 30ettari per 100 ettari di superfi-cie agricola utile, superiore dioltre il 50% al dato nazionale.La produzione romagnolaortofrutticola sfiora le 840mila tonnellate mentre quellacommercializzata complessi-vamente da parte degli opera-tori locali, compresi i prodottiprovenienti da altre zone diproduzione, supera 1,1 milionidi tonnellate.

Dal punto di vista economico ildistretto ortofrutticolo vale 1,5miliardi di euro l’anno, di cui241 milioni rappresentati dallaPlv (Produzione lorda vendibi-le, N.d.R.) ortofrutticola, 796dalla commercializzazione delprodotto, 405 dall’indottodella commercializzazione eoltre 40 milioni dai servizi. Il distretto ortofrutticolo incidecosì per oltre il 6,7% sul Pilprovinciale mentre, impiegan-do mediamente oltre 15.800

Viaggio sulla via Emilia

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Agroindustria in cerca di rilancioSul distretto pesano la crisi dei consumi e i diktat della Grande distribuzione. Il comparto agroalimentare

contribuisce al 6,7% del Pil ravennate. Le strategie delle centrali coop per la ripresa del settore

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tivi delle Autostrade del Mare concludendol’acquisizione del terminal traghetti. E’ unacquisto strategico, per completare in tempibrevi le necessarie opere infrastrutturali epoi acquisire linee internazionali. Nel frat-tempo la nuova società (T&C-Traghetti eCrociere, N.d.R.), interamente controllatadall’Autorità Portuale, sta cercando di con-tenere al minimo la durata di tale periodotransitorio. Ma il terminal in questione nonpotrá in futuro continuare a ricevere navisia ro-ro che da crociera. Il terminal saràdunque dedicato al traffico di solo navi ro-ro, e per le crociere é in via di progettazioneun terminal a Porto Corsini. Il terminal saràpoi operativo e in grado di accogliere le navida crociera nell’arco di qualche anno”. Il porto di Ravenna e il bacino regionale:come rendere più stretto il legame?“Da un’indagine condotta qualche anno fasi evince che il 62% della merce secca chetransita per il porto di Ravenna ha comeorigine o destinazione terrestre la regione,con la Romagna che da sola contribuisceper metà. Le aree dell’Italia settentrionalerappresentano circa il 22% del totale, men-tre le regioni del Centro raggiungono l’11per cento. Occorre pertanto promuovere esviluppare l’intermodalità e la logistica, ese-guire gli interventi infrastrutturali marittimie quelli necessari a connettere l’area portua-le con il sistema di trasporto terrestre stra-dale e ferroviario”.Che ruolo può giocare lo scalo ravennate nelsistema Alto Adriatico?“Occorre considerare sempre di piùl’Adriatico come un unico grande sistema,lavorando perché questo ambito geografico egeoeconomico si affermi sempre di più nei

flussi di traffico. Un’altra questione di enor-me rilievo riguarda i rapporti tra le due spon-de dell'Adriatico, non solo mirate al rafforza-mento dei traffici e delle linee tra Italia-Croazia, Italia-Grecia, Italia-Albania, maanche a individuare possibilità e potenzialitàinnovative, per esempio nel settore crocieri-stico, un ambito dove l’Adriatico avrebbeinvece enormi potenzialità. Occorre quindirafforzare i rapporti, le relazioni, le collabo-razioni, i progetti comuni tra i porti italianidell’Adriatico e tra quelli sloveni, croati,albanesi e greci. All’interno di queste politi-che, il porto di Ravenna può svolgere poten-zialmente un ruolo di grande rilievo”.I fondali ancora più bassi, nuove banchine:come prefigura il porto dei prossimi anni?“Stiamo lavorando su progetti infrastruttura-li e non solo, attraverso un dialogo fattivocon gli operatori per costruire nuovi scenariper uno sviluppo strategico del porto cheguardi avanti con lungimiranza. Da quelloche è ora il porto di Ravenna, a radicamentolocale e regionale, verso una dimensione incui esso si possa trasformare con tutte lenecessarie gradualità, in un grande portointernazionale. Con l’idea del Progetto diSviluppo Pluriennale, abbiamo incontratooperatori e istituzioni, per misurare la capa-cità complessiva della comunità portuale, diaffrontare questi temi con forza e granderespiro. Uno sforzo rispetto al quale inten-diamo fornire tutti i supporti necessari nonsolo in termini infrastrutturali ma in terminidi una strumentazione assai più complessa(costi portuali, canoni, marketing, logistica).E’ una riqualificazione degli spazi urbani vici-ni al porto, perché anche la città lo viva comecosa propria”.

addetti, vale il 5,6% dell’occu-pazione ravennate.“Le nostre aziende - spiegaGilberto Minguzzi, componen-te della Giunta della Camera dicommercio di Ravenna – sono

reduci da un’annata segnatada una pesantissima crisi dimercato. Dopo alcune stagionidi forte contrazione dei volumidi offerta dovuta ad avversitànaturali ed in particolare algelo, nel 2004 si sono recupe-rati normali livelli di produzio-ne in tutti gli impianti e le areeproduttive presenti in Europa.E’ dunque esploso bruscamen-te il problema dell’abbondanzadell’offerta che si è determina-ta a seguito degli investimentirealizzati negli ultimi 10 anni”.Nell’ultimo decennio si sonosviluppate molto le aree di piùrecente vocazione (Spagna,Portogallo, Italia del Sud) ascapito delle aree più tradizio-

nali, come quella romagnola,che ha subito una contrazionedelle superfici investite, scon-tando una perdita di competi-tività nella quale pesano laframmentazione aziendale,l’invecchiamento degli addetti,la propensione calante all’in-novazione, gli alti costi e leinefficienze di filiera e di distri-buzione. “Il problema di un’offerta fat-tasi troppo abbondante si ésovrapposto al calo dei consu-mi, per la perdita di potered’acquisto dei consumatori –riprende Minguzzi -. C’è statopoi il comportamento di unaparte della Gdo (Grande distri-buzione organizzata, N.d.R.)

che, soprattutto nella primafase della campagna, haimposto prezzi al consumofino a 3 euro, rispetto agli0,15-0,20 pagati ai produttori,contribuendo così ad aggrava-re la crisi delle vendite”. “Aiproblemi strutturali della crisioccorre rispondere con inter-venti di regolazione del mer-cato”, sollecita Minguzzi. “Per il sistema agro industrialedella provincia – sostengono ivertici delle tre centrali coope-rative - riteniamo prioritarioagire in due direzioni: la qualitàdel territorio, l’internazionaliz-zazione e la messa in rete deisistemi d’impresa territoriali”.(l.t.)

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Ravenna,veduta aerea del Porto canalenella pagina accanto il Porto

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di Simona Storchi

Bologna, le Pmipuntano sulle reti

In condizioni di mercato sempre più com-plesse, contraddistinte da una concorren-za crescente, le piccole e medie impresedella provincia di Bologna stanno met-

tendo a punto nuove strategie per resisterealle sollecitazioni e rispondere alle esigenzedei clienti.Aumentare l’attenzione all’esportazione e ilvolume di investimenti in ricerca e sviluppo,sfruttare appieno il potenziale delle tecnolo-gie informatiche sono solo alcuni degli stru-menti. Tra le necessità più sentite dal mondoproduttivo bolognese vi é il miglioramentodelle sinergie con il territorio per ottenere datutti gli interlocutori la massima collabora-zione. Sono queste alcune delle conclusionidell’indagine sul potenziale competitivo delle

Pmi della provincia emi-liana, realizzata su uncampione di 236 impre-se, e curata per l’Api diBologna da AndreaLipparini, docente dieconomia e gestionedelle impresedell’Università Cattolicadel Sacro Cuore, e daGian Luca Marzocchi,ordinario di marketingall’Università diBologna. “Gli imprendi-tori si trovano di frontead un bivio – scrivono irelatori -: da un lato per-cepiscono che una svoltanell’approccio ai mercatiè necessaria. Dall’altro,si trovano a gestire le“scarse” risorse sui fat-tori che ritengono criticiper la sopravvivenza.Comportamenti che

denotano una difficoltà oggettiva nell’acces-so a risorse finanziarie o umane ma, in alcu-ni casi, sono l’espressione di una scarsa defi-nizione delle aree di intervento e di riorga-nizzazione”. La piccola impresa è perciòchiamata sempre di più ad operare in unalogica di squadra: esistono già esperienzepositive (basti pensare ai distretti) di sistemidi reti di imprese che, superando i limiti delladimensione e dell’eccessiva specializzazione,riescono ad essere competitive puntando sucompetenze uniche ed assetti organizzativiimprontati alla flessibilità. Applicando anchela conseguente capacità di risposta alle esi-genze del mercato. In provincia di Bologna, il settore ricerca esviluppo, in particolare nelle imprese diridotta dimensione, si caratterizza per gliscarsi investimenti, il ridotto numero diaddetti impiegati (in media 2,8 per azienda,pari al 15,8% del totale) ed il limitato nume-ro di brevetti. “Gli investimenti in ricerca esviluppo incidono in media per il 4,7% delfatturato – spiegano i due docenti universita-ri - ed il numero medio di brevetti per azien-da è pari a 1,7. Questo è un dato inferiore aquello di altre indagini svolte sui sistemi dipiccole imprese e imprese artigiane in altreprovince italiane, come ad esempio in quelladi Milano, dove si registrano in media 3,3brevetti per azienda”. Salta all’occhio inoltrecome le imprese della classe dimensionale da1 a 5 addetti abbiano un’incidenza degliinvestimenti in ricerca e sviluppo del 5,4%sul fatturato, simile a quella delle impresemaggiori (5,5%). Gli imprenditori intervi-stati puntano quindi a implementare gli inve-stimenti in questo senso, per uniformarsi alleeccellenze in ambito nazionale e per aumen-tare la propria competitività in ambito inter-nazionale. Per farlo le imprese bolognesi didimensioni ridotte seguono generalmente

La complessità delle nuove sfide di mercato impone anche alla piccola e media azienda maggiori investimenti in ricerca e sviluppo. Ovvero, più

tecnologie informatiche oltre a una strategia per le esportazioni.Lo dicono i risultati di un’indagine su 236 piccole imprese realizzata

per Api-Bologna da due docenti di Universitá Cattolica e Ateneo bolognese

rR A P P O R T O

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Presenza del sistema informativo nelle Pmi per classi dimensionali

Paolo Mascagni, presidente

dell’Associazione piccole imprese della provincia

di Bologna

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Ridisegnare il distretto produttivo dellameccanica per renderlo più competi-

tivo. Creare una rete di imprese che con-senta ai diversi partner di collegarsi atti-vando informazioni sulla clientela, suimercati, sulle commesse e la logistica. Per Assomeccanica-Cna sta in questariorganizzazione dei processi produttivi èil fulcro di quel cambiamento che stainteressando le Pmi del comparto emilia-no-romagnolo. I risultati positivi della rile-vazione congiunturale sul terzo trimestrene proverebbero l’efficacia: fatturato,commesse, occupazione ed export sonoin lieve crescita dopo due anni di stagna-zione. Le esportazioni tra luglio e settem-bre hanno fatto segnare un +1,9% sultotale dell’intero comparto manifatturie-ro, cresciuto complessivamente del 2,2per cento. Un dato che sembrerebbe suf-fragare le previsioni di Unioncamere, chestima per l’economia regionale un +3,9%nell’export a fine 2004, per oltre il 50%determinato dalla meccanica. Affrontarela concorrenza globale è l’obiettivo delcomparto che, in Emilia-Romagna, giocaun ruolo di primo piano con punte dieccellenza produttiva attorno al 60% inmolti settori (macchine automatiche,operatrici, agricole, comparto motoristicoe delle trasmissioni). Non va dimenticatoche per le imprese emiliano-romagnole,in particolare quelle della subfornitura (il70% del comparto), la concorrenza nonviene solo dai Paesi emergenti, ma anchedalle regioni limitrofe a causa di un piùalto costo del lavoro. “La ristrutturazione dei processi organiz-zativi – spiega Paolo Preti, segretarioregionale di Assomeccanica-Cna – sta

comportando una selezione e una diver-sa valutazione dei partner produttivi. Leimprese stanno sperimentando aggrega-zioni in reti per rispondere alle esigenzedei committenti più lungimiranti, quelliche cercano collaborazione e qualifica-zione dei rapporti, non la speculazionedel minor costo su processi ormai obsole-ti”. In questa direzione vanno l’esperien-za di Mec-net – la società costituita aRavenna tra imprese della subfornituraper affrontare in rete il mercato dellecommesse – e Tecnologie Associate diImola, un gruppo di aziende costituitosicome network produttivo di supporto alcomparto delle macchine automatiche. Da un monitoraggio effettuato daAssomeccanica (che in regione vantaoltre 7.000 imprese associate, di cui1.600 Pmi, per un totale di 56mila addet-ti) in collaborazione con Cna su un cam-pione di imprese di dimensione medio-grande con fatturato tra 1,5 e 10 milioni,emerge un’ottima organizzazione delsistema qualità, un buon livello tecnologi-co e un’elevata propensione all’innova-zione. Minore attenzione è rivolta invecedagli imprenditori alla politica di partner-ship anche se la maggior parte del cam-pione ha manifestato interesse per un“appropriato posizionamento nella filieradel business”. “Ridisegnare il distrettoproduttivo emiliano-romagnolo dellameccanica che già opera su basi di filierama non è ancora sistematicamente orga-nizzato in reti produttive – conclude Preti– presuppone l’utilizzo di tecnologie diinformazione comuni, di pianificazioniproduttive e di una redistribuzione piùequa della redditività”. (s.s.)

modalità tradizionali: la messa a punto dellecompetenze avviene cioè prevalentementeper esperienza diretta (nell’83,7% dei casi),imparando e sperimentando sul campo e conun limitato ricorso ad una formazione strut-turata e organizzata (la formazione esternaed interna sono indicate rispettivamente dal24,6 e dal 15,6% delle imprese), il ricorso aconsulenti (41,8%), la partecipazione a fieree mostre (38,7%), l’affiancamento a perso-nale esperto (35,9%), i corsi di formazioneinterni ed esterni, il supporto del cliente(28,6%), l’osservazione dei concorrenti(15,1%) e i gruppi di lavoro con fornitori(9,6%). “Il ricorso alla formazione è troppolimitato, mentre prevalgono i percorsi diapprendimento esperienziali e poco relazio-nali (con clienti ma soprattutto con i fornito-ri) – commentano i docenti -. Sarebbe auspi-cabile una maggiore dimensione esogena neiprocessi di apprendimento dal momento chele pratiche collaborative rappresentano uncatalizzatore dello sviluppo, consentendol'accesso rapido ad informazioni e compe-tenze complementari che una singola impre-sa troverebbe difficile ed oneroso svilupparein proprio”. “Dall’indagine emerge comunque una buonacapacità delle imprese di rispondere alle esi-genze del cliente, di sviluppare nuovi prodot-ti e servizi, di gestire positivamente le interdi-pendenze strategiche con clienti e fornitori –commenta Paolo Mascagni, presidentedell’Api Bologna - . I risultati della ricerca,mettono in evidenza anche la necessità diintervenire su elementi del contesto esternoche influiscono sulla competitività, in parti-colare il fatto di non abbassare la guardiasull’export, e sull’innovazione. L’indaginemostra anche come sia necessario interveniresu elementi del contesto esterno che con lacompetitività hanno parecchio a che fare:costo del lavoro, pressione fiscale, politichedi sostegno, qualità dei servizi, difficoltà areperire risorse professionali adeguate, infra-strutture, viabilità”. Anche un utilizzo più efficiente del sistemainformativo aziendale appare agli imprendi-tori bolognesi come un fattore da migliorare.“La gestione dei magazzini, la programma-zione ed il controllo della qualità, per esem-pio, sono ad appannaggio solo di una partedel campione (il 53,6% nella classe dimen-sionale “50 addetti e oltre”) – spieganoLipparini e Marzocchi -. E anche se la quasitotalità delle imprese del campione è dotatadi un collegamento Internet, questo è limita-to solo all’erogazione di informazioni su pro-dotti e servizi e non alla vendita e acquisto dicomponenti e alla gestione dei clienti”. Acquisire più competitività significa anche

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La meccanica riparte dai networkReti di imprese crescono per affrontare la concorrenza globale:

è la riorganizzazione produttiva delle Pmi nei distretti meccanici.L’analisi in un campione di aziende di Assomeccanica-Cna.

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allargare la clientela e imercati di riferimentodal momento che leimprese hanno unalocalizzazione deiclienti-chiave preva-lentemente in ambitolocale e regionale: laclientela dell’88%circa delle Pmi intervi-state si trova in ambi-to nazionale.“Occorrerebbe allar-gare la committenza

verso altri contesti – avvertono i due relatori–. Il 9% delle imprese ha clienti nellaComunità europea e sono generalmenteimprese medio-grandi. In generale esiste unadipendenza da pochi clienti in termini di fat-turato: in media il 39% è realizzato con iprimi tre clienti, una percentuale che per lepiccolissime aziende supera il 44%”. Tra i fattori esterni ritenuti correlati allacompetitività e considerati da potenziare cisono senz’altro l’accessibilità ferroviaria e

autostradale, la qualità della vita e dell’am-biente, la possibilità di acquisire tecnologie eservizi, la presenza di reti di subfornitura.Considerati dagli imprenditori bolognesi“meno pressanti” ai fini della competitivitàsono invece il costo del lavoro, la pressionefiscale locale, le procedure burocratiche edamministrative, le politiche pubbliche disostegno locali, regionali e nazionali e la qua-lità dei servizi pubblici alle imprese. “Ritengoparticolarmente importante il richiamo dellaricerca ad una logica di squadra – concludeMascagni -. Deve fare riflettere innanzitutto noi impren-ditori, stimolandoci a sviluppare di più ognipossibile opportunità di rete, ma anche inostri interlocutori: le istituzioni ai diversilivelli centrali e locali, gli apparati ammini-strativi e burocratici, il mondo della scuola edell’università, un sistema bancario così osti-co a capire i progetti dell’impresa e più affe-zionato alle garanzie. Non a caso la ricercaafferma esplicitamente che “cultura impren-ditoriale e sostegno allo sviluppo devono co-evolvere”.

rR A P P O R T O

Ricerca e sviluppo nelle Pmi in provincia di BolognaClasse Addetti Addetti Addetti Investim. Nr. dimensionale 2002 in R&S in R&S R&S (% brevetti

(%) su fatt.) attivi1-5 3,6 0,9 30,0 5,4 1,56-9 7,4 1,6 22,5 3,1 1,510-19 14,1 1,8 12,9 5,5 0,820-49 30,5 3,0 9,7 4,2 1,250 e oltre 117,0 8,3 8,2 5,5 5,5Totale 27,8 2,8 15,8 4,7 1,7Fonte: Indagine sul pontenziale competitivo delle Pmi bolognesi

(Lipparini-Marzocchi)

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uaderni & documentiQ

I

1) Sovranità, sicurezza e immagine dei prodotti alimentariLa questione della sovranità alimentare ha inciso e inciderà sullacapacità di competere di ogni sistema economico.Non a caso le grandi contrapposizioni in seno al WTO si manife-stano nel campo della produzione e commercializzazione dei pro-dotti alimentari. Nel recente passato il crollo del sistema sovieticoha avuto origine dalla debolezza agroalimentare, invece le poten-ze economiche emergenti, come la Cina e l’India, hanno presoslancio con il superamento del fabbisogno alimentare e ora i loroprodotti premono sul nostro mercato. La partita in gioco aumentadi importanza per l’aumento dell’attenzione del consumatore allacomparsa di nuovi rischi e l’insediamento in Italia dell’AutoritàEuropea per la Sicurezza Alimentare (European Food SafetyAuthority) porta un grande riflettore al nostro sistema agroalimen-tare.L’EFSA non ha compiti diretti d’intervento, tuttavia la presenza inItalia di questo organismo di confronto scientifico internazionaleavrà l’effetto di mettere maggiormente in evidenza i pregi e i difet-ti della nostra realtà.L’azione dell’UE per la sicurezza alimentare procede a ritmi elevaticon l’emanazione di nuove disposizioni: si rafforzano i controllipubblici, si fa leva sulle capacità di autocontrollo da parte delleimprese e si stimolano i Paesi membri a sperimentare degli ordina-menti innovativi per riuscire a seguire il filo che si intreccia attra-verso l’allargamento degli scambi e la diffusione delle innovazionitecnico/organizzative.A fronte di questo quadro internazionale assumono una particola-re importanza gli strumenti utili a contribuire al rafforzamento dellaproduzione e dell’immagine di una tradizione alimentare presentein ogni zona del Paese.

2)Tendenze e tensioni nel sistema agroalimentare italianoIl Secondo Rapporto annuale ISMEA – Monitor Doxa evidenzia ilpeso dell’industria alimentare ponendola al secondo posto dopol’industria meccanica con 103 miliardi di Euro e 270.000 addetti nel2002.Sommando l’agricoltura all’industria, il momento produttivoagroindustriale si colloca al primo posto in Italia come nell’UE.Tuttavia nella catena del valore il suo peso scende sotto al 33% delvalore finale al consumo (7% l’agricoltura e 26% l’industria) per-chè due terzi del valore del cibo vanno ai servizi commerciali (45%commercio e trasporti, 15% ristorazione, 7% altri servizi) e la loroquota tende a crescere.

SISTEMA AGROALIMENTAREE NORMAZIONEALFONSO ROSSI, VALENTINA MORETTI, ENRICO BUSSITETA - CENTRO ITALIANO SERVIZI DALLA TERRA ALLA TAVOLA - PARMA

TeTa: il miglioramento della qualità lungo l’ìntera filiera alimentare

Una struttura che studia la filiera della produzione agroalimentarefino al consumatore finale valorizzando la qualità degli alimenti. E’il Centro Italiano Servizi dalla Terra alla Tavola, “Te.Ta”, costituitonell’ottobre 1998 a Parma come s.r.l. tra associazioni dell'agricol-tura, dell'industria di trasformazione alimentare, organismi per l'in-novazione, enti locali e Camere di Commercio, per operare indiversi campi del sistema agroalimentare.L’attività di Te.Ta. si concentra su sviluppo e diffusione di soluzioniper la sicurezza, rispetto degli equilibri ambientali e dei principietici, ed ancora ricerca di soluzioni innovative per la qualità e lasicurezza idonee alle filiere agroalimentari italiane.L’origine di TeTa deriva da sollecitazioni di varia natura: dalla pro-liferazione di norme inerenti l'agroalimentare dedicate alla qualitàe alla sicurezza dei cibi; dalla criticità del problema "sicurezza ali-mentare", oggetto di una specifica azione dell'Unione Europea;alla lunghezza e complessità delle filiere agroalimentari italiane;dall’ introduzione di sistemi di produzione e di prodotti innovativi;alla contrapposizione tra i diversi anelli delle filiere; dall’ attenzionedella società per la sicurezza, la qualità, l'equilibrio con l'ambientee gli aspetti etici delle attività economiche; alla presenza di diversemodalità di valorizzazione dei prodotti alimentari.TeTa ha fornito la segreteria tecnica al comitato di sostegno per lacandidatura di Parma alla sede dell'Autorità Europea per laSicurezza Alimentare.Il consiglio di amministrazione, presieduto da Michele Pagani ècomposto da Alberto Chiappari (Vicepresidente) e dai consiglieriAngelo Barilli, Achille Coelli, Andrea Gennari, CostantinoMonteverdi, Sebastiano Resta, Claudio Ronchey, Mauro Vicini,Sara Paraluppi. Il Collegio Sindacale è composto da GiovanniMutti, Daniele Alfieri e Cesare Azzali (effettivi), Guido UmbertoChiari e Giovanni Melandri (supplenti). Giuseppe Rodolfi è il pre-sidente onorario. TeTa ha affrontato finora diversi progetti e ne sta conducendo unaltro usufruendo del contributo previsto dall'art. 8 della L.R.33/97.Tra le attività svolte, si segnala un progetto per lo "Sviluppo deisistemi di qualità nel settore agroalimentare" che, tra gli altri risul-tati, ha permesso di introdurre un sistema qualità idoneo alle carat-teristiche delle aziende agricole della Regione (1999/2000). Nel2001, Te.Ta. osserva e indaga sulla situazione della rintracciabilitànelle principali filiere agroalimentari della Regione, nel sistema deicontrolli pubblici, nelle attese del consumatore, nella ristorazionescolastica.Nel 2002 Te.Ta ha realizzato "Progetto O.R.A. ObiettivoRintracciabilità Agroalimentare", con iniziative per sensibilizzare leimprese attraverso la definizione di standard informativi per loscambio di dati, impostare programmi di formazione e informazio-ne a sostegno della qualità e della rintracciabilità di filiera. Infine,nel 2003, TeTa ha sviluppato delle soluzioni per favorire gli accor-di di filiera e facilitare la realizzazione di sistemi di rintracciabilitàall'interno dei vari processi produttiviIn questo modo sono stati diffusi Standard Informativi per laRintracciabilità nelle Filiere Agroalimentari che hanno l'obiettivo difornire una impostazione organica per le aziende che intendonoattuare un sistema di rintracciabilità conforme alla norma UNI10939:2001. Infine, ha fornito una soluzione per la semplificazio-ne e valorizzazione del lavoro nelle aziende agricole e di prima tra-sformazione per supportare e documentare la gestione della qua-lità, dell'ambiente, della rintracciabilità e altri requisiti.

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II

uaderni & documenti

4) Le norme volontarie e le imprese agricole italianeLe statistiche dimostrano che l’agricoltura non entra nel sistemadella certificazione per i requisiti di qualità e gestione ambientale. Isiti agricoli certificati ISO 9001-2000 sono poche centinaia (334 al30/6/04) e quelli in possesso di certificazioni ISO 14001 sonopoche decine (32 al 30/6/04), ancora meno quelli EMAS.Nonostante la pressione del consumatore per ottenere maggiorigaranzie sulle caratteristiche qualitative del cibo e dell’ambiente,non si è raggiunta l’attesa diffusione dell’accreditamento in basealle norme volontarie.Se si tiene conto dei due milioni di aziende agricole, il grado dicopertura raggiunto nell’arco di più di vent’anni è veramente nonsignificativoLa causa di questo freno è di tipo strutturale: le imprese agricolesono troppo leggere per sostenere norme troppo pesanti e conce-pite per un altro genere di imprese. Sono in prevalenza piccole,basate su un solo addetto a tempo pieno e in molti casi hanno dif-ficoltà anche solo ad adempiere alle registrazioni previste per i pro-dotti regolamentati (DOP, IGP, biologico).A questa condizione insuperabile si aggiunge la ripartizione delvalore nella catena alimentare sempre più ridotta per l’aziendaagricola.L’insieme degli ostacoli spiega la diffusione limitata di uno stru-mento prezioso e l’esigenza di concepire delle soluzioni appositeper una realtà imperniata sulle piccole imprese, condizione presen-te anche a valle delle catene di approvvigionamento del cibo. TeTaha cercato a lungo la strada possibile e si è orientato verso una scel-ta innovativa che sottopone alla più ampia valutazione.

5) Le norme cogenti per le imprese agricoleLe preoccupazioni del consumatore per la sicurezza alimentarehanno indotto l’UE a presentare il Libro Bianco, quindi a varare unanuova politica intersettoriale applicandola con una serie imponen-te di regolamenti che estendono nuovi adempimenti per tutte leimprese del sistema agroalimentare, in particolare per quelle agri-cole e come esempio si indicano i seguenti provvedimenti:- il DPR 23/4/01 n° 290 introduce l’obbligo del “quaderno di

campagna” per registrare le modalità di impiego di ogni tratta-mento fitosanitari, diserbanti, ecc

- il D.lgs 123/99 che fissa le condizioni e le modalita' per il rico-noscimento e la registrazione di taluni stabilimenti ed interme-diari operanti nel settore dell'alimentazione degli animali

- il Reg CE 178/2002, per la sicurezza alimentare introduce dal1/1/05 l’obbligo per tutte le imprese della filiera di implementa-re la rintracciabilità

- il Reg CE 852/2004 per l’igiene dei prodotti alimentari sospingele aziende agricole ad applicare il sistema HACCP pur non ren-dendolo obbligatorio.

6) Soluzioni proposte per le imprese agricoleLe registrazioni richieste alle imprese agricole dai regolamentidell’UE sono simili e nello stesso tempo si sovrappongono in buonaparte a quanto richiesto per le produzioni regolamentate e per assi-curare altri requisiti in base a norme volontarie.È dunque necessario individuare delle soluzioni tecniche per con-

sentire:- la memorizzazione rapida dei fatti aziendali da parte di operatori

super impegnati- la gestione delle informazioni da parte di organismi di servizio per

accompagnare ogni merce che entra ed esce da una base pro-duttiva agricola composta da un elevato numero di aziende

Le relazioni presentate nei convegni di Cibus 2004 hanno messo inevidenza la contraddizione tra il successo del mangiare italiano nelmondo e il declino della nostra produzione agroalimentare. Mentresi rileva negli altri mercati un abuso sistematico delle denominazio-ni e dell’immagine dei cibi italiani (Scheda 1), aumenta la dipen-denza dei consumi italiani dalle importazioni e il nostro export ali-mentare è inferiore alla media dell’UE. Nello stesso tempo all’inter-no non si riduce l’incidenza delle contraffazioni e si manifestanonuovi rischi per la sicurezza, confermati dai recenti casi di scarico dirifiuti tossici su ambienti agricoli.

3) La tela di PenelopeIl futuro del sistema agroalimentare italiano dipende dalla capacitàdi superare bene due nuovi cambiamenti in corso.A monte, la riforma della Politica Agricola Comune separa l’eroga-zione degli incentivi dalle produzioni agricole ottenute (disaccop-piamento) perciò occorre prevenire l’abbandono di una parte dellesuperfici ancora coltivate con la conseguente spinta a trasferire l’in-dustria di trasformazione verso le aree dove si coltiva il prodotto datrasformare (delocalizzazione). Attualmente la trasformazione uti-lizza in media per il 70% il prodotto agricolo italiano, ma l’industriaavverte il pericolo che incombe per le filiere grano duro-pasta,pomodoro-trasformati,barbabietola-zucchero, foraggio-alleva-menti, ecc. Non a caso lo Stato (Ministero, Regioni) cerca di inter-venire con provvedimenti a favore della rintracciabilità e dell’origi-ne indicata in etichetta (D.L. n 157/2004).A valle, la preparazione del cibo è sempre più affidata a piccoleimprese, essendo in crescita il consumo di piatti pronti nella risto-razione domestica e pubblica. Cosicché, lo sforzo compiuto perrendere possibile la rintracciabilità ai fini della sicurezza e di altrirequisiti nei prodotti principali può essere vanificato nella fase fina-le della preparazione di prodotti composti e del cibo elaborato.Diventa sempre più importante riuscire a fornire delle risposte con-sistenti alle attese dei consumatori per la qualità, l’origine, la sicu-rezza alimentare dei cibi italiani riducendo la complessità e il costoper assicurare ogni requisito. Dunque, i cambiamenti vecchi enuovi inducono a cercare delle soluzioni per facilitare la disponibi-lità e l’utilizzazione delle informazioni tenendo conto del tipo diimprese presenti nelle filiere agroalimentari, in particolare all’inizioe alla fine.

Q

SCHEDA 1 Made in Italy alimentare (Assemblea pubblica di Federalimentare, Cibus – 6/5/04)

· Fatturato dell’industria alimentare: 103 miliardi euro· Marchi di alimenti registrati come DOP e IGP: n° 137 di cui 38

ortofrutticoli, 31 formaggi, 30 olii di oliva e 27 salumi (su un totale di649 nell’UE al 31/7/2004)

· Marchi di vino registrati con DOC eDOCG: n° 338· Marchi di vino registrati come IGT: n° 114· Valore delle contraffazioni: pari o superiore al fatturato dell’indu-

stria alimentare· Modalità di contraffazione:

- Falsificazione delle indicazioni geografiche- Falsificazione delle denominazioni protette- Falsificazione dei marchi aziendali- Riferimenti ingannevoli ad aree geografiche- Utilizzo di nomi e simboli che richiamino l’Italia (Italian sounding)

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uaderni & documentiQA questo fine TeTa ha predisposto uno strumento, suscettibile diulteriori adattamenti alle diverse realtà : “Imprese agricole, sistemadi gestione per la qualità e l’ambiente. Requisiti – progetto dinorma”. Il progetto ha avuto la supervisione di un comitato com-posto da tecnici delle organizzazioni professionali agricole, GuidoZama, Enrico Bergami, Maurizio Mangelli ed è stato seguito da dueesperti, Patrizia Ruscelli, Alfonso Rossi, che operano nei settoridelle produzioni vegetali e delle produzioni animali.TeTa si rivolge ora ai seguenti obiettivi:a) l’applicazione sperimentale del progetto di norma unificata-sem-

plificata per integrarla rispetto alle nuove disposizioni e adattar-la alle diverse tipologie aziendali

b) la presentazione del progetto di norma unificata-semplificata ela sua diffusione in ambito nazionale

c) l’introduzione di tecniche per facilitare la rilevazione aziendale ela trasmissione delle registrazioni

d) il collegamento della norma unificata-semplificata con centri diservizio che supportano le aziende per altri adempimenti (fiscali,previdenziali, aiuti comunitari, ecc...)

7) Soluzioni proposte per la filiera agroalimentareIl mondo della normazione per il settore alimentare è in ebollizio-ne: oltre agli enti istituzionalmente preposti, altri soggetti commer-ciali direttamente interessati emanano proprie norme, le modifica-no frequentemente, impongono modalità di valutazione.Si propongono le certificazioni “ordinarie” (es: ISO 9001, UNI10939, UNI 11020, UNI 10854, a breve ISO 22000 ecc.), si intro-ducono riconoscimenti vari (BRC, IFS, ecc.), ma nell’insieme si fati-ca a vedere ritorni e utilità dirette.Le imprese alimentari, soprattutto le piccole, si stanno muovendoin un panorama di grande incertezza e stentano ad avere chiari-menti che non siano interessati ad orientare verso scelte onerose,mentre servono soluzioni con il miglior rapporto costi/benefici. Inquesto quadro TeTa propone due soluzioni.a) Sperimentare per le piccole imprese di trasformazione alimenta-

re e di preparazione del cibo una norma unificata-semplificata(soluzione analoga a quella prima indicata per le imprese agrico-le), sottoposta al controllo pubblico per ridurre i costi e renderepiù sicuro e competitivo il nostro sistema agroalimentare. Lostesso Reg. (CE) 854/2004 relativo ai controlli ufficiali incoraggiala realizzazione di progetti pilota per sperimentare nuovi approc-ci nei controlli pubblici sulle carni in materia di igiene. In questoambito potrebbero essere sviluppate delle nuove esperienze diintegrazione fra controllo pubblico, autocontrollo e forme diaccreditamento.

b) Diffondere gli standard informativi per lo scambio dei dati nellefasi a monte della filiera agroalimentare. In queste fasi il prodot-to viene movimentato sfuso e occorre impostare il lavoro inmodo da riuscire a veicolare assieme ai prodotti le informazionirichieste dal mercato per i prodotti confezionati.

Gli standard informativi sono stati predisposti da TeTa per leseguenti filiere: latte alimentare, cereali, mangimi, uova e ovopro-dotti, carni avicole, carni avicole trasformate, carni bovine, carnisuine trasformate, olio d’oliva, vite-vino, ortofrutta fresca. Alla loro definizione hanno collaborato i tecnici delle imprese con ilsupporto di esperti della Stazione Sperimentale per le Industriedelle Conserve Alimentari di Parma, del Centro Ricerche ProduzioniAnimali di Reggio Emilia, del Centro Ricerche Produzioni Vegetalidi Cesena, del Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara. Per poterle informatizzare sono state individuate con precisione leinformazioni obbligatorie, assieme a quelle facoltative sempre più

richieste per accompagnare una materia prima e un semilavoratolungo tutto il processo produttivo. Le componenti di ogni filierasono state descritte con l’indicazione delle informazioni in entratae in uscita, quelle da trasferire e da conservare da parte di ognioperatore. La Scheda 2 presenta come esempio lo standard informativo perla filiera del latte alimentare.La diffusione degli standard informativi a tutte le imprese e all’in-tera filiera permette di raggiungere un consolidamento del sistemaagroalimentare con una crescita di sicurezza per il consumatore edi efficienza per competere sul mercato.Questo strumento può essere efficace se deriva da una adesionespontanea, da un adattamento continuo e da una diffusione ampiafra gli operatori: TeTa esprime gratitudine a UNI per avere ospitatoquesta prima presentazione.

8) ConclusioniNella Scheda 3 si accostano norme cogenti, norme volontarie estandard informativi nell’intento di suscitare un confronto sulle duepossibilità proposte da TeTa:a) applicare norme unificate e semplificate per documentare irequisiti di qualità, sicurezza, equilibrio con l’ambiente, altri requi-siti nelle piccole imprese agricole e di preparazione del cibo;b) allestire un unico metodo per lo scambio dei dati tra tutte leimprese (standard informativo) per favorire l’estensione della rin-tracciabilità sui requisiti cogenti e volontari nelle fasi a monte dellefiliere agroalimentari.I due strumenti sono stati sviluppati con il contributo della L.R.33/97 della Regione Emilia-Romagna che si è mossa con grandeanticipo a sostenere la qualità e rintracciabiltàSe i due strumenti riescono a dare una risposta positiva, si aprononuove imponenti possibilità per valorizzare il cibo Made in Italysfruttando i servizi di controllo pubblici e l’autocontrollo anche informa associativa, infine rilanciando l’accreditamento dei marchiaziendali e collettivi.Sul sito www.terratavola.com sono disponibili i due documentisopra citati ed altre nostre pubblicazioni.

SCHEDA 2 – Esempio di standard informativo per laRintracciabilità nella filiera del latte alimentare

1. SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONELo scopo dello standard è quello di definire i requisiti informativiminimi per la rintracciabilità nella filiera del latte destinato all’ali-mentazione umana. Nello standard, inoltre, sono contenuti requi-siti addizionali volontari per la rintracciabilità; tutti i requisiti opzio-nali volontari sono evidenziati, nel testo, da uno sfondo grigio.Il presente standard si applica alla filiera del latte alimentare tratta-to termicamente. Il presente standard si applica alla filiera di pro-duzione del latte a partire dall’attività dell’imprenditore agricoloche alleva gli animali per la produzione di latte fino alla distribuzio-ne del latte alimentare; vengono pertanto considerati fornitori diprodotti critici in ingresso della filiera oggetto di studio i seguentisoggetti:a) fornitore di animali;b) mangimificio;c) altri fornitori di alimenti per gli animali;d) fornitore di medicinali veterinari;e) fornitore di acqua;f) fornitore di mezzi tecnici per l’allevamento;g) veterinario.

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IV

uaderni & documentiQDi tali forniture deve essere assicurata la rintracciabilità.I prodotti in uscita dalla filiera sono il latte alimentare e i prodotti abase di latte inviati alla distribuzione dallo stabilimento di tratta-mento o di trasformazione.Qualora l’azienda di produzione del latte desideri assicurare la rin-tracciabilità degli alimenti per animali di autoproduzione può rife-rirsi allo standard di rintracciabilità dei cereali richiamato al punto 3.

2. NORME COGENTIL. 3.05.89 n.169 “Disciplina del trattamento e della commercia-lizzazione del latte alimentare vaccino”.D.P.R. 14.1.97 n. 54 “Regolamento recante attuazione delle diret-tive 92/46/CEE e 92/47/CEE in materia di produzione ed immis-sione sul mercato di latte e di prodotti a base di latte”.D.M 9.5.91 n. 185 “Regolamento concernente le condizioni diproduzione zootecnica, i requisiti di composizione ed igienico-sanitari del latte crudo destinato alla utilizzazione per la produzio-ne di “latte fresco pastorizzato di alta qualità”.D.M 11.5.98. n. 241 “Regolamento recante norme di attuazionedelle direttive 92/88/CEE, 94/16/CE e 96/6/CE, relative allesostanze ed ai prodotti indesiderabili nell’alimentazione degli ani-mali”.Circ. Min. San. 600.9\21.66\1941 “Linee direttrici stabilite aisensi dell’articolo 11, comma3, del Decreto del Presidente dellaRepubblica 54/97, concernente il regolamento di attuazione delledirettive 92/46/CEE e 92/47/CEE, in materia di produzione edimmissione sul mercato di latte e di prodotti a base di latte”.D.P.R. 24.5.88 n. 236 e s.m.i. “Attuazione della direttiva CEEn.80/778 concernente la qualità delle acque destinate al consumoumano, ai sensi dell’articolo 15 della legge 16 aprile 1987 n. 183”.D. Lgs. 4.10.99 n. 336 “Attuazione delle direttive 96/22/CE e96/23/CE concernenti il divieto di utilizzazione di talune sostanzead azione ormonica, tireostatica e delle sostanze beta-agonistenelle produzioni di animali e le misure di controllo su talunesostanze e sui loro residui negli animali vivi e nei loro prodotti”.D. Lgs. 27.1.92 n. 119 “Attuazione delle direttive 81/851/CEE,81/852/CEE, 87/20/CEE e 90/676/CEE relative ai medicinaliveterinari”.Reg. (CE) n.178/2002 “Regolamento che stabilisce i principi erequisiti generali della legislazione alimentare, istituisce l’Autoritàeuropea per la sicurezza alimentare e fissa procedure nel campodella sicurezza alimentare”. D. Lgs. 27.1.92 n. 109 “Attuazione delle Dir. 89/395/CEE e89/396/CEE concernenti l’etichettatura, la presentazione e lapubblicità dei prodotti alimentari”.D. Lgs. 26.5.97 n. 155 “Attuazione delle direttive 93/43/CEE e96/3/CE concernenti l’igiene dei prodotti alimentari”.D.M. 7.7.97 n. 274 “Regolamento di attuazione degli articoli 1 e4 della L. 25.1.94 n. 82, per la disciplina delle attività di pulizia, didisinfezione, di disinfestazione, di derattizzazione e di sanificazio-ne”.Reg. (CE) N. 1760/2000 del Parlamento Europeo e del consigliodel 17 Luglio 2000 che istituisce un sistema di identificazione e diregistrazione dei bovini e relativo all’etichettature delle carni bovi-ne e dei prodotti a base di carni bovine, e che abroga il regola-mento (CE) n. 820/97 del consiglio.D.M. 17.06.02 “Trattamento di microfiltrazione nel processo diproduzione del latte alimentare”.D.M. 27.05.04 “Rintracciabilità e scadenza del latte fresco”.D.L. 24.06.04 n. 157 “Disposizioni urgenti per l’etichettatura di alcu-ni prodotti agroalimentari, nonché in materia di agricoltura e pesca”.

L. 30.05.03 n.119 “Conversione in legge, con modificazione, deldecreto legge 28 marzo 2003 n.49 recante riforma della normati-va in tema di applicazione del prelievo supplementare nel settoredel latte e dei prodotti lattiero caseari”.3. ALTRI DOCUMENTI DI RIFERIMENTODir. 98/95/CE “Modifica, per quanto riguarda il consolidamentodel mercato interno, le varietà geneticamente modificate e le risor-se genetiche delle piante, le direttive 66/400/CEE, 66/401/CEE,66/402/CEE, 66/403/CEE, 69/208/CEE, 70/457/CEE e70/458/CEE concernenti la commercializzazione delle sementi dibarbabietola, delle sementi di piante foraggere, delle sementi dicereali, dei tuberi-seme di patate, delle sementi di piante oleagino-se e da fibra e delle sementi di ortaggi e il catalogo comune dellespecie di piante agricole”.UNI EN ISO 9000 “Sistemi di gestione per la qualità - Fondamentie terminologia”.UNI 10939:2001 “Sistema di rintracciabilità nelle filiere agroali-mentari: principi generali per la progettazione e l’attuazione”.UNI 11020:2002 “Sistema di rintracciabilità nelle aziende agroali-mentari: principi e requisiti per l’attuazione”.Standard di rintracciabilità nella filiera di produzione dei cereali edei mangimi.

4. TERMINI E DEFINIZIONI4.1 OPERATORI DELLA FILIERAFornitore di animali: colui che fornisce animali all’azienda di pro-duzione. Impresa nel settore dei mangimi (Reg. (CE) 178/2002): ogni sog-getto pubblico o privato, con o senza fini di lucro, che svolge unaqualsiasi delle operazioni di produzione, lavorazione, trasformazio-ne, magazzinaggio, trasporto o distribuzione di mangimi ....Altri fornitori di alimenti per gli animali: si intendono le impreseagricole presso le quali l’azienda di produzione può rifornirsi diret-tamente di mangimi semplici da utilizzare per l’alimentazione deglianimali e che effettui esclusivamente l’attività di produzione pri-maria; ai fini della rintracciabilità è assimilato in questa categorial’allevatore che autoproduce gli alimenti per animali.Fornitore di acqua: la fonte di approvvigionamento di acqua; leacque destinate a venire a contatto con gli impianti di mungiturae/o refrigerazione sono (D.P.R. 236/88)... acque, qualunque ne sial’origine, allo stato in cui si trovano o dopo trattamento, che siano:a) fornite al consumo; b) ovvero utilizzate da imprese alimentarimediante incorporazione o contatto per la fabbricazione, il tratta-mento, la conservazione, l’immissione sul mercato di prodotti esostanze destinate al consumo umano e che possono avere conse-guenze per la salubrità del prodotto alimentare finale.Fornitore di medicinali veterinari: farmacia o commerciante all’in-grosso autorizzati alla commercializzazione di medicinali ad usoveterinario.Veterinario: Medico Veterinario abilitato all’esercizio della profes-sione.Fornitore di mezzi tecnici: l’impresa o l’operatore che fornisceall’imprenditore agricolo pesticidi, disinfettanti, detergenti e disin-festanti da utilizzare nell’allevamento. Fornitore di servizi di disinfestazione: colui che svolge (D.M.274/97)…il complesso di procedimenti e operazioni atti a distrug-gere piccoli animali, in particolare artropodi, sia perché parassiti,vettori o riserve di agenti infettivi sia perché molesti e specie vege-tali non desiderate, e dei procedimenti atti a determinare la distru-zione completa oppure la riduzione del numero della popolazionedei ratti o dei topi al disotto di una certa soglia.

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uaderni & documentiQMangimi semplici (D.M. 241/98): i diversi prodotti di origine vege-tale o animale, allo stato naturale, freschi o conservati, nonché iderivati della loro trasformazione industriale, come pure le sostan-ze organiche o inorganiche, comprendenti o no additivi, destinaticome tali all’alimentazione degli animali per via orale.Requisiti opzionali volontari: sono requisiti non richiesti dalla nor-mativa cogente, ma auspicabili ai fini di una corretta rintracciabilitàdel prodotto.

5. DESCRIZIONE DELLA FILIERALa filiera oggetto dello standard informativo è descritta nello schema.

5.1 AZIENDA DI PRODUZIONE

5.1.1 IdentificazioneFonte informativa

Codice CUAACodice SanitarioP.IVARagione sociale.

Azienda di produzione (D.P.R. 54/97): azienda in cui si trovano unao più vacche, pecore, capre o bufale destinate alla produzione dilatte.Primo acquirente (D.M. 27.05.04): l’impresa o l’associazione cheacquista latte direttamente dall’allevamento…senza procedere adalcuna operazione fisica sul latte.Centro di raccolta (D.P.R. 54/97): stabilimento in cui il latte crudopuò essere raccolto ed eventualmente raffreddato e filtrato.Centro di standardizzazione (D.P.R. 54/97): stabilimento non strut-turalmente collegato a un centro di raccolta né ad uno stabilimen-to di trattamento o di trasformazione, nel quale il latte crudo puòessere sottoposto a scrematura o a modifica del tenore di costi-tuenti naturali del latte.Stabilimento di trattamento (D.P.R. 54/97): stabilimento in cui sieffettua il trattamento termico del latte.Stabilimento di trasformazione (D.P.R. 54/97): stabilimento di fab-bricazione in cui il latte e i prodotti a base di latte sono trattati, tra-sformati e confezionati.Trasportatore (D.M. 27.05.04): gli operatori della logistica che siinterfacciano tra gli allevamenti, i centri di raccolta, i centri di stan-dardizzazione, gli stabilimenti di trattamento o trasformazione.

4.2 PRODOTTI OGGETTO DELLO STANDARDLatte crudo (D.P.R. 54/97): il latte prodotto mediante secrezionedella ghiandola mammaria di vacche, pecore, capre o bufale, nonsottoposto ad una temperatura superiore a 40 °C ne ad un tratta-mento avente effetto equivalente.Latte alimentare trattato termicamente (D.P.R. 54/97): il latte ali-mentare destinato alla vendita al consumatore, sottoposto ad untrattamento termico definito all’allegato C, capitolo I, lettera A,punti 4, 5, 6 e 7, o il latte pastorizzato per essere venduto sfuso surichiesta del singolo utilizzatore.Prodotto a base di latte (D.P.R. 54/97): i prodotti lattiero-caseari,nonché i prodotti composti di latte. Per prodotti lattiero-caseari siintendono i prodotti derivati esclusivamente dal latte, con l'ag-giunta eventuale delle sostanze necessarie alla loro fabbricazione,purché non utilizzate per sostituire totalmente o parzialmente unoqualsiasi dei costituenti del latte. Per prodotti composti di latte siintendono i prodotti in cui nessun elemento sostituisce o intendesostituire un costituente qualsiasi del latte e di cui il latte o un pro-dotto lattiero-caseario è parte essenziale, o per la sua quantità, oper il suo effetto, che caratterizza il prodotto. I gelati contenentilatte e suoi derivati sono considerati prodotti composti di latte.

4.3 ALTRE DEFINIZIONIRintracciabilità (Reg. (CE) 178/2002): la possibilità di ricostruire eseguire il percorso di un alimento, di un mangime, di un animaledestinato alla produzione alimentare o di una sostanza destinata oatta ad entrare a far parte di un alimento o di un mangime attra-verso tutte le fasi della produzione, della trasformazione e delladistribuzione.Rintracciabilità di filiera (UNI 10939:2001): capacità di ricostruire lastoria e di seguire l’utilizzo di un prodotto mediante identificazionidocumentate (relativamente ai flussi di materiali e agli operatori difiliera).Lotto ( D. Lgs. 109/92): per lotto si intende un insieme di unità divendita di una derrata alimentare, prodotte, fabbricate o confezio-nate in circostanze praticamente identiche.Mangime (Reg. (CE) 178/2002): qualsiasi sostanza o prodotto,compresi gli additivi, trasformato, parzialmente trasformato o nontrasformato, destinato alla nutrizione per via orale degli animali.

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uaderni & documentiQ5.1.3 Informazioni relative al processo produttivoL’attività dell’azienda di produzione, le fasi critiche ai fini della rintrac-ciabilità, le informazioni che devono essere conservate sono dettaglia-te nello schema seguente. Ove presenti, vengono richiamate le fontiinformative disponibili per le informazioni che devono essere conser-vate. Le fasi dell’attività che non sono considerate critiche ai fini dellarintracciabilità sono rappresentate in un riquadro verde; in un riquadrogrigio sono indicate le fasi la cui rintracciabilità viene considerataopzionale.

5.1.2 Informazioni in ingresso

5.1.3 allevamento e produzione del latte

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VII

uaderni & documentiQ

5.2.3 Informazioni relative al processo produttivoL’attività del primo acquirente, le fasi critiche ai fini della rintracciabi-lità, le informazioni che devono essere conservate sono dettagliatenello schema seguente. Ove presenti, vengono richiamate le fontiinformative disponibili per le informazioni che devono essere conser-vate. Le fasi dell’attività che non sono considerate critiche ai fini dellarintracciabilità sono rappresentate in un riquadro verde; in un riqua-dro grigio sono indicate le fasi la cui rintracciabilità viene considerataopzionale.

Raccolta –––––––––> Trasporto –––––––––––> Scarico

5.3.3 Informazioni relative al processo produttivoL’attività del centro di raccolta, le fasi critiche ai fini della rintracciabi-lità, le informazioni che devono essere conservate sono dettagliatenello schema seguente. Ove presenti, vengono richiamate le fontiinformative disponibili per le informazioni che devono essere conser-vate. Le fasi dell’attività che non sono considerate critiche ai fini dellarintracciabilità sono rappresentate in un riquadro verde.

Scarico –––––––––> Stoccaggio –––––––––––> Carico

5.4 STABILIMENTO DI TRATTAMENTO E TRASFORMAZIONE

5.4.1 IdentificazioneFonte informativa

Numero di riconoscimento CEE

5.4.3 Informazioni relative al processo produttivoL’attività dello stabilimento di trattamento e trasformazione, le fasi cri-tiche ai fini della rintracciabilità, le informazioni che devono essereconservate sono dettagliate nello schema seguente. I flussi produttiviproposti costituiscono un esempio e devono essere adattati alle sin-gole realtà aziendali. Ove presenti, vengono richiamate le fonti infor-mative disponibili per le informazioni che devono essere conservate.Le fasi dell’attività che non sono considerate critiche ai fini della rin-tracciabilità sono rappresentate in un riquadro verde.

5.2 PRIMO ACQUIRENTE

5.2.1 IdentificazioneModalità di identificazione

P.IVA, ragione sociale

5.3 CENTRO DI RACCOLTA

5.3.1 IdentificazioneModalità di identificazione

Numero di riconoscimento CEE

5.1.4 Informazioni in uscita

5.2.2 Informazioni in ingresso

5.3.2 Informazioni in ingresso

5.4.2 Informazioni in ingresso

5.2.4 Informazioni in uscita

5.3.4 Informazioni in uscita

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uaderni & documentiQ

6. PRODOTTO FINITOLatte alimentare destinato alla vendita alconsumatore, sottoposto ad un trattamentotermico (...). Tale prodotto, all’atto dell’im-missione in commercio deve essere accom-pagnato da idonea documentazione cheidentifichi: • stabilimento di trattamento e trasforma-

zione;• data di spedizione;• tipo di prodotto;• quantità;• numero pezzi o imballaggi;• lotto.Inoltre, all’atto della vendita al consumatore,devono essere riportate sul prodotto almenole seguenti informazioni:• denominazione di vendita;• quantità;• ragione sociale del produttore;• sede legale del produttore e dello stabili-

mento di produzione;• bollo CEE;• tipo di trattamento termico subito;• modalità di conservazione;• data di scadenza o termine minimo di

conservazione;• lotto di produzione;• data di produzione (se richiesto dalla

normativa);• riferimento territoriale.

7. REGISTRAZIONILe registrazioni relative alla rintracciabilitàdevono essere conservate per almeno dueanni se non specificatamente previsto diver-samente dalla normativa cogente. Le regi-strazioni possono essere archiviate in unluogo diverso dalla sede produttive madevono essere reperibili e consultabili surichiesta.

5.4.4.a Latte alimentare fresco pastorizzato

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Qualcosa di buono, infondo, la crisi econo-mica al turismo lo haportato. Lo ha sottrat-

to al ruolo di Cenerentoladimenticata dell’economia ita-liana, rimettendolo sullascena – anche politica - comeun primo attore. Se ne è avuto un assaggio allaconferenza nazionale diGenova, in settembre. Il presi-dente del Consiglio ha pro-messo di aumentare le risorse;il suo ministro alle Attivitàproduttive Antonio Marzanoha aperto spiragli sull’Agenzianazionale del Turismo, sullacarta la nuova veste di un Enitsemiparalizzato da risorseinsufficienti (25 milioni dieuro nel 2004). Cauto, l’asses-sore al Turismo dell’Emilia-Romagna, Guido Pasi oradice: “Per ora ci sono statefatte molte promesse, adessoaspettiamo i fatti. Di certobisogna tornare a investire persostenere il settore e fare pro-mozione all’estero. Fino al

2001 il governo metteva incampo per il turismo 40 milio-ni di euro, quest’anno ne sonostati stanziati appena 50”.Tornare almeno ai livelli distanziamento di tre anni fa,dice, sarebbe una buona boc-cata d’ossigeno; e “sarebbecomunque poca cosa rispetto aquanto investe un nostro fortecompetitor come la Francia,che le risorse per il settore le haraddoppiate”. A Genova, Pasi si era presenta-to con i dati sulla flessione dellepresenze in Emilia-Romagna,pari a circa il 5,2 per cento allafine di agosto, poi in parte ridi-mensionata dal buon anda-mento del mese di settembre,che ha consentito di ridurre leperdite. Sull’anno precedente,il 2004 potrebbe chiudersi allafine, secondo le previsioni, conuna diminuzione stimataintorno al 3 per cento. Unacontrazione tutto sommatocontenuta rispetto a quellaregistrata da altre destinazioniitaliane, come la Versilia.

di Natascia RonchettisS C E N A R I

Turismo, pochi al marepiene le cittá d’arte

La stagione 2004 chiuderá per il settore

regionale con una flessione del 3 per cento.

In frenata la Riviera inforte crescita le cittá d’arte.L’assessore regionale Pasi:“La Regione stanzierá 13

milioni di euro, ma anche il Governo deve

aumentare il suo budget e sbloccare la nascita

dell’Agenzia nazionale per il turismo

al posto dell’Enit”

29

La leadership turistica dellacosta emiliano romagnola nonè in discussione, afferma tutta-via l’assessore. “Il settore hasubito i contraccolpi della ridu-zione della capacità di spesadella famiglia di ceto medio emedio-basso e pagato l’assen-za di una politica nazionale delturismo, di un investimentonella promozione all’estero.Noi attendiamo un piano diristrutturazione dell’Enit, cheoggi dispone di un budgetminimo per la promozione,nemmeno paragonabile aquello per esempio su cui puòfare leva un Paese comel’Austria, che stanzia 43 milio-ni”. Ma il punto di partenza per unconfronto con il governo sullariforma dell’ente turistico, perl’Emilia-Romagna deve essereil documento approvato nelmarzo scorso da tutte leRegioni e sostenuto dalle cate-gorie economiche. “Cosa chie-diamo? Al turismo italiano ser-vono una nuova organizzazio-ne, con un’Agenzia di promo-zione della marca Italia, artico-lata dalle Regioni, e un bilan-cio nazionale che prevedaanche trasferimenti alleRegioni e ai sistemi locali, perricominciare a competere”. Ilfatto è che il turismo fa capoalle Regioni, che però lamenta-no: ci sono state trasferite ledeleghe ma non le risorse ade-guate ad esercitare le compe-tenze…Così, per dare gambealla nuova Agenzia, dice Pasi,“servirebbe un finanziamentoannuale di almeno 150/180milioni di euro”. Richiesta pie-namente condivisa daToscana, Campania, Marche.Così, Regioni, enti locali, ope-ratori economici aspettano ora

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di vedere se nelle pieghe dellaFinanziaria 2005 sarà datospazio anche a qualche buonanovella per il turismo. Intanto, tracciano bilanci cheriservano anche qualche gradi-ta sorpresa. Le città d’arte, peresempio, che sono in costantecrescita dal 1998, quest’annonon hanno pagato il prezzodella crisi, riconfermando lepresenze del 2003, quasi aquota 5 milioni, che poi rap-presentano il 10% del volumecomplessivo regionale, e le col-locano al secondo posto dopoil turismo balneare.“Faremo i conti alla fine – diceil presidente dell’Unione diprodotto Città d’arte, MarcoMacciantelli -, ma le primeimpressioni sono più che posi-tive. Penso a Parma, con unincremento del 7%; aModena, che ha registrato +2%; ai risultati più che lusin-ghieri di Bologna, Ravenna,Ferrara”. I piani di sviluppodelle città d’arte non puntano

solo sugli eventi (che richiama-no un turismo “mordi efuggi”: due o tre giorni e nondi più) ma sull’integrazione tracultura, arte, itinerari enoga-stronomici, naturalistici… “Ela calendarizzazione di questipacchetti dovrà tenere in consi-derazione il valore aggiuntocostituito dal patrimonio fieri-stico regionale”.Ravenna, con la sua storia

bizantina, ha incassato nel2004 il miglior risultato degliultimi 15 anni. Conferma l’as-sessore provinciale al TurismoAndrea Corsini. “Abbiamoavuto incrementi vicini al20%, un terzo dei nostri turistisono stranieri, investiamo il10% del nostro bilancio nellaproduzione culturale”. “Incantiere abbiamo già “Capitalid’arte” – prosegue Corsini -,insieme a Ferrara e a Mantova.Un unico calendario culturale,per il 2006, venduto in pac-chetto dai tour operator”.Questione di competitività deicosti alberghieri, ma non solo.“Il buon risultato degli ultimianni del turismo delle cittàd’arte dichiara StefanoBollettinari Segretario regiona-le Confesercenti Emilia-Romagna “conferma l’impor-tanza di diversificare l’offertaturistica regionale.Assoturismo-Confesercenti hascommesso da tempo sullo svi-luppo di questo segmento erealizza la Borsa delle 100 cittàd’arte italiane la cui 9° edizio-ne si svolgerà a Ferrara dal 26al 29 maggio 2005, proprioperché crede che le città d’artecostituiscono il prodotto turi-stico regionale che avrà, nelfuturo, buone potenzialità dicrescita e che permetterà unamaggiore internazionalizzazio-ne del nostro turismo. Su alcu-ni mercati le città d’arte costi-tuiscono infatti l’unica offertapossibile per la nostraRegione.”“La crisi dei consumi c’è, ma èaltrettanto vero che sono cam-biati gli stili di vacanza ed ècambiato il turismo – diceTerenzio Medri, presidente

degli albergatori di Cervia eMilano Marittima -. Le lun-ghe permanenze non esistonopiù, c’è domanda di pacchettichiusi e tutto compreso…”.Nel ravennate pensano adalleanze strategiche, daCesenatico ai lidi Ferraresi, conil coinvolgimento dell’aeropor-to di Forlì. La Fipe-Confcommercio con-ferma che le città d’arte sono lavera sorpresa: Parma, in luglio,ha aumentato l’indice di occu-pazione delle camere del 7% eRavenna del cinque.La Regione, intanto pianifica

la promozione del turismoregionale per il prossimo anno.“Stanzieremo 13 milioni dieuro”, promette l’assessorePasi. Senza dimenticare i mer-cati tradizionali, particolareattenzione sarà rivolta ai nuoviPaesi Ue. E la costa riminese?“Il capoluogo si gioca moltosul rinnovamento del litorale,con un progetto – spiega il sin-daco Alberto Ravaioli -, cherivoluzionerà l’area pregiata diMarina centro, e in particolare1.800 metri di lungomare, conaree verdi e parcheggi sotterra-nei. La partenza è prevista peril 2006”. “Anche nel Riminese– dice Massimo Gottifredi -,settembre ha risollevato un po’le sorti complessive della sta-gione”. Gottifredi è stato asses-sore al Turismo della Provinciadi Rimini fino al giugno scor-so, è tuttora il braccio destro,sul turismo, del presidentedella Provincia Nando Fabbri,che a metà agosto, insieme aisindaci di Rimini, Bellaria-IgeaMari-na, Riccione e Cattolica,aveva annunciato per l’autun-no gli Stati generali del settore.“In ottobre abbiamo fatto ilpunto della situazione, percapire quanto di ciò che ci èstato promesso a Genova saràeffettivamente realizzato.Intanto lavoriamo molto suimercati scandinavi. Dal prossi-mo anno, da quell’areadell’Europa, in particolaredalla Svezia, ci saranno nuovicollegamenti aerei con Riminie Forlì”.

sS C E N A R I

Guido Pasi, assessoreregionale al Turismo

sotto, il Duomo di Ferrara

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sS C E N A R I

Con una cinquantinadi disegni delMaestro, Rimini si èpresentata a Oslo

con il biglietto da visita delsuo figlio più illustre,Federico Fellini. “E’ un salto di qualità nellanostra promozione - dice ilvice sindaco di RiminiMaurizio Melucci -, conuna offerta turistica cheintegra la vacanza balneareall’entroterra e alla cultura,in questo caso attingendoalla memoria e all’eredità diFellini”. La mostra, organiz-zata in collaborazione conl’Istituto italiano di culturadi Oslo, ha ottenuto unnotevole successo, con una

Concorrenza schiacciata dalla difesa delle rendite di posizione,fiscalità pesante, scarsa innovazione. Ecco, secondo Attilio

Gardini, i tre fattori principali responsabili della debolezza strutturaledel sistema turistico italiano. La forte contrazione di consumi, dice, liha portati a galla. Attilio Gardini è il direttore del Master in gestionee sviluppo dei servizi turistici dell’università di Bologna. Colpa della recessione, se la stagione non ha affatto brillato. Ma nonsolo. Gardini punta il dito anche su una fiscalità pesante e su “unmercato chiuso nel quale gli operatori non si espongono alla con-correnza, con la conseguenza che manca trasparenza sui prezzi. La piena applicazione della legge Bersani, che ha aperto la porta allaliberalizzazione, è ancora lontana”. Quanto all’Enit, “ha risorse nem-meno paragonabili a quelle di cui dispongono altri Paesi concorren-ti. E questo è un fattore di grande debolezza del sistema Italia”, spie-ga il docente. Molto si può trarre, dice, dall’investimento in cultura.“Un fattore di successo turistico strepitoso, come dimostrano i casidi città come Bilbao, Barcelona – ricorda Gardini -. Non dobbiamodimenticare che il turismo, nel quale le relazioni sono fondamentali,è una grande valvola di sfogo anche per il mercato del lavoro, con-sente di utilizzare le forze che vengono messe in libertà da altri set-tori nei quali la tecnologizzazione riduce l’occupazione”.

(n.r.)

L’analisi dell’esperto“Turismo frenato da fisco pesante,poca innovazione e trasparenza”

Parte dai mercati del Nord Europa,

tradizionale zoccoloduro della domandaestera, la campagna

promozionale lanciatada Comune, Provincia

di Rimini, Apt servizi e Unione Costa.

L’invito é per una vacanza che integra

il mare ai tesori culturali dell’entroterra

selezione di 50 bozzetti delregista, esposti per 15 giornifino ai primi di ottobre.L’iniziativa in Norvegia èun'altra tappa della campa-gna di promozione nell’areascandinava, iniziata conStoccolma, avviata dalComune e dalla Provincia diRimini, in collaborazionecon Apt servizi e Unione diCosta. Nel calendario di ottobre –dal 22 al 28 - ci sonoHelsinki e Copenaghen, perun riavvicinamento con unmercato che per Rimini fu,per alcuni decenni, uno zoc-colo duro insieme allaGermania. “In quell’areaabbiamo perso quote consi-stenti. Vogliamo recuperar-le, con buone prospettive diriuscita”. Lo dicono le rilevazioni dimercato. Lo conferma l’in-teresse spontaneo raccoltodagli amministratori rimine-si tra work shop e ricevi-menti in ambasciate. I primirisultati ci sono già, un touroperator scandinavo haacquistato per il prossimoanno un pacchetto di 600

Rimini, la promozionesbarca in Scandinavia

camere, da maggio a settem-bre. “Per anni abbiamoabbandonato i mercati este-ri ed è stato un errore, lapromozione è fondamenta-le”. Per questo, diceMelucci, Rimini condividela posizione della Regionesulla necessità di riformarel’Enit dotandolo di maggio-ri risorse finanziarie. “Unpassaggio fondamentale –dice –, insieme ad un’armo-nizzazione dell’aliquota Ivasui servizi turistici che ciconsenta di aumentare lanostra capacità competitivanei confronti di Paesi comela Francia e la Spagna, chequesto nodo lo hanno giàaffrontato e risolto. Noi chiediamo che l’Iva siaportata al 10 per cento”.Sull’innovazione, no anuovo cemento; sì invece alrecupero di spazi peraumentare la qualità urbanadelle nostre città. “Il matto-ne? Abbiamo già dato”. Mamolto si dovrà lavorareanche sulle infrastruttureper la viabilità, “con unanuova dotazione stradale eautostradale”.

di Natascia Ronchetti

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Pubb

licità

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Parma, Efsa con 45grandi progetti

“Welcome Authority!”alla parmigiana, con un pacchetto di opere infrastrutturali e investimenti per oltre 500 milioni di euro.

A novembre arrivano i primi funzionari dell’Agenzia per la sicurezza alimentare e la città di prepara cosí a diventare la capitale europea

dell’alimentazione, ospitando la sede del prestigioso organismo

Un pacchetto di 45grandi progetti perun valore complessi-vo che supera il

miliardo di euro, di cui oltrele metà finanzierà diretta-mente gli interventi legatialla sede dell’Autorità euro-pea per la sicurezza alimen-tare (Efsa).E’ quanto ha messo incampo in questi mesi il“sistema Parma” - tra finan-ziamenti governativi, risorseproprie e fondi in projectfinancing – per adeguareinfrastrutture e servizi dellacittà, e prepararsi cosí all’in-sediamento dell’Agenzia. Ilpiano 2004-2007 per legrandi opere, alcune dellequali sono già in corso direalizzazione, prevede una

lunga lista di interventi, traponti nuovi, infrastruttureviarie sotterranee, recuperiarchitettonici, nuove struttu-re d’avanguardia e unametropolitana leggera. Il valore complessivo di tuttele 45 grandi opere supera ilmiliardo di euro: solo gliinterventi previsti da qui a treanni per l’insediamentodell’Efsa, pari a un terzo deltotale, comporteranno inve-stimenti che si stimano supe-riori ai 500 milioni totali, dicui almeno 350 già finanzia-ti, o in corso di finanziamen-to, da parte del Governo. Per realizzare gli interventi eseguire la complessità di pro-cedure d’appalto e normati-ve, il Comune di Parma hadeciso la creazione di unastruttura ad hoc (“Authoritybusiness unit”), e anche laProvincia ha predisposto unUfficio speciale, sotto il diret-to controllo del presidente,Vincenzo Bernazzoli.Tra le prime opere a partirequest’autunno, vi sono quel-le legate più da vicino alladotazione infrastrutturale diParma in quanto città sededell’Agenzia alimentareeuropea. In questo ambito, al primoposto vi è la costruzione diun nuovo ponte stradale anord sul torrente Parma,opera con un costo stimatoin 25 milioni di euro.

di Alberto Nico

rR E P O R T A G E

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L’attraversamento si colle-gherà direttamente con lasede dell’Agenzia europeatramite un sottopasso sottolo scalo merci ferroviario.Per quanto riguarda la sededell’Efsa, quella definitivadisporrà di una superficie di12mila metri quadrati diuffici, e sorgerà in un’areaancora da riqualificare aridosso del Palazzo Ducale,che sarà successivamenteadibito in parte a sede di rap-presentanza. Tra le altre priorità infra-strutturali figura anche lametropolitana leggera, per laquale sono già in via dicopertura da parte delloStato 200 milioni su un tota-le di 240, riferiti alla fase 1,quella della costruzione dellalinea A. Altri interventi, tra iprimi a partire in autunno,sono il quadruplicamento diuno dei ponti urbani (ilBottego); l’interramento didue ampi tratti della viaEmilia nei pressi del centrostorico e un grande sottopas-so nella zona Stazione, che siinserisce nel più ampio pro-getto di riqualificazione etrasformazione dell’area FSfirmato dal catalano OriolBohigas. In generale, la ripartizionedei costi delle opere prevedeche il 70% verranno copertidallo Stato, l’11% dalComune di Parma, il 9% da

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rR E P O R T A G E

Il nutrizionista, Giorgio Calabrese, è l’unico mem-bro italiano del Cda dell’Efsa. Vicepresidente del

Comitato scientifico dell’Istituto nazionale italianoper la nutrizione, tra i suoi numerosi incarichi èstato docente all’Università Cattolica di Piacenza,all’Università di Torino e alla Boston University ofMedicine (Usa). E’ autore di numerosi studi e pub-blicazioni sul cibo e sulla salute.Il know-how sviluppato in questa regione nelcorso degli anni in materia può essere un contri-buto alle attività dell’Authority?“La sede dell’Authority alimentare europea è unriconoscimento per Parma, per le produzioni delterritorio regionale e per il paese leader nella qua-lità dei prodotti. Ora la prospettiva è di affermare ilconcetto della sicurezza perseguito attraverso laqualità, che è emblema del made in Italy. Questosignifica una chiave di lettura nuova che, attraver-so il coinvolgimento dei centri di ricerca, dellerealtà scientifiche, delle università presenti sul terri-torio, degli enti di certificazione, e lo sforzo con-giunto di tutti gli attori istituzionali, porti la qualitàad essere considerata come la sicurezza. La pro-spettiva, anche di carattere culturale, su cui lavora-re è di imprimere una spinta ulteriore per far sì chela struttura arrivata qui possa in futuro ampliarsialla valutazione della qualità e quindi della tipicità,per ora rimasta a Bruxelles.” Sono in corso, o previsti in futuro, collaborazioniscientifiche tra l’Efsa e centri di ricerca regionali?“Il primo accordo è stato con l’Università Cattolicadi Piacenza, e in futuro, Parma, Reggio Emilia,Modena e Bologna. L’operatività dell’Efsa, da que-sto punto di vista, si estenderà progressivamente

oltre le distanza dei 200 km da Parma, nelle regio-ni vicine e non solo. Due esempi concreti di strut-ture con cui si avranno rapporti stabili sonol’Istituto Zooprofilattico che vede coinvoltal’Emilia-Romagna con altre regioni e ha sede aBrescia. E ancora l’Istituto che si occupa della Bse,l’unica struttura in Italia, che ha sede a Torino. Quali vantaggi potrà rappresentare l’Efsa perl’Emilia-Romagna ed il suo tessuto socio-econo-mico?“Potrà diventare un valore aggiunto, andandooltre il ruolo di un’importante agenzia, per l’indot-to economico, le sue strutture tecniche, il suo rilie-vo internazionale che darà a Parma ed allaRegione, con cui ci si dovrà interfacciare da ogniparte del mondo, dai grandi distributori alle ban-che. In pratica l’Efsa rappresenta la vera “portad’accesso” nell’Unione Europea di tutti i prodottialimentari attraverso la valutazione di otto panelcon 30 scienziati tutti con competenze specifiche aseconda dei casi esaminati. E’ un ruolo molto piùampio ed importante rispetto a quello che era attri-buito in precedenza al Ministero della salute euro-peo.”All’interno della struttura, dicosa si occupa personalmente?“Essendo l’unico nutrizionista cli-nico praticamente mi troverò avagliare l’80% dei casi. Sonomolto ottimista sulle prospetti-ve di crescita di quellache è un’opportunitàstraordinaria.”

(giu.san. -al.n.)

altri enti e il restante 10% daparte privata con variemodalità di partecipazione».Tra le difficoltà maggiori chegli amministratori parmensidi trovano davanti vi è senzadubbio quella del coordina-mento di tutti gli interventi ela trasformazione dei variprogetti dalla fase di fattibi-lità a quella esecutiva. Il tuttosenza penalizzare troppo laviabilità dei cittadini, chesubirà prevedibili condizio-namenti a causa dei numero-si cantieri aperti.Intanto, sia da parte delComune che della Provinciadi Parma sono state realizza-te nelle scorse settimanenumerose iniziative e presen-tati nuovi servizi per l’inse-diamento della prestigiosaistituzione europea. In parti-colare, la Provincia di Parmaé stata promotrice ad inizioottobre di un incontro aBruxelles per presentare aivertici dell’Efsa, e al suodirettore esecutivo GeoffreyPodger, le competenze e lefunzioni degli Enti localidirettamente interessati(Regione, Comune e la stessaistituzione provinciale) dallerelazioni con l’Agenzia.I collegamenti aerei conl’Europa, i corsi di formazio-ne ed i prezzi d’affitto deglialloggi sono stati i temi alcentro del mini-vertice, cuiha partecipato il presidentedella Provincia di Parma,Vincenzo Bernazzoli, e i fun-zionari dello speciale ufficioprovinciale per l’Authority.«Abbiamo fortemente volu-to questo incontro aBruxelles per testimoniarel’attenzione della Provinciaai bisogni del personaledell’Efsa - ha dichiaratoBernazzoli -. Cercheremo difacilitare in ogni modo il lorotrasferimento nella nostracittà».Per approfondire e risolveretutti i nodi legati ai tre temi,sarà istituita a breve unacommissione ristretta fraRegione, Provincia e

Comune di Parma. «La rea-lizzazione del piano di gran-di opere pubbliche è tra prio-rità dell’Amministrazionecomunale per trasformareParma in città europea – haspiegato il sindaco parmense,Elvio Ubaldi -. Ovvero, unacittà piú moderna, funziona-le ed efficiente». L’Agenzia per la sicurezzaalimentare nella sede emilia-na impiegherà 255 personeentro alcuni mesi dall’iniziodei trasferimenti, che diven-teranno 330 in un triennio.Per il suo funzionamento,l’Efsa, che ha una propriapersonalità giuridica, puo’contare su un budget annuodi 40 milioni di euro, finan-

ziati da fondi comunitari. A beneficio non solo dei fun-zionari europei ma anche deicittadini italiani, sia Provin-cia che Comune hannorecentemente inaugurato,come detto nuovi serviziamministrativi e telematici.In particolare, l’Ente provin-ciale ha realizzato un nuovosito Internet, già consultabileall’indirizzo www.efsapar-ma.it, con tutte le informa-zioni utili per chi deve visita-re, vivere, lavorare e studiarea Parma. Inoltre, la Provinciaha attivato uno sportelloinformativo per chi cercalavoro presso le strutturedell’Efsa.Il Comune, da parte sua, ha

aperto un servizio di help-desk, con consulenza anchepersonalizzata per i dipen-denti dell’Agenzia. L’attivitàdello sportello consisterànon solo nel fornire tutte leinformazioni necessarie edutili a chi si appresta a viverein un nuovo ambiente socio-culturale, ma si occuperàanche del disbrigo delle pra-tiche necessarie per accederead utenze e servizi comunali. Oltre alla versione “fisica”del servizio, da metà ottobreé attiva anche la versioneelettronica dell’help-desk,accessibile per i funzionariEfsa al sito Internetwww.authority.comune.parma.it.

“Perseguire la sicurezza tutelando la qualitá”Intervista al nutrizionista Calabrese, unico membro italiano del Cda Efsa.

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“Con il trasferimento aParma, auspichiamo disviluppare intensi rap-porti di collaborazione

con il contesto socio-econo-mico dell’Emilia-Romagna,in particolare con il mondoscientifico e universitarioregionale”. A poche settimane dall’arri-vo nella città emiliana deiprimi funzionari dell’Au-tho-rity, il direttore generale, l’in-glese Geoffrey Podgerrisponde da Bruxelles alledomande di Econerre. Mr Podger, quando termi-nerà il trasferimento definiti-vo da Bruxelles a Parma?Prevediamo circa 12 mesiper completare il trasferi-mento definitivo a Parma,dove dovremmo essere pie-namente operativi entro l’au-tunno del 2005. E’ impor-tante ricordare che si trattadi un trasloco progressivo, alfine di non arrestare lanostra attività scientifica.Di che cosa si occuperanno iprimi funzionari che lavore-ranno nella cittá emiliana?Da ottobre un piccolo nucleodi tre persone che fannoparte del nostro organico(personale amministrativo)comincerà a lavorare dainostri uffici di Parma soprat-tutto per facilitare l’inizio dei

successivi traslochi. Ad inizionovembre la città vedrà l’ar-rivo del coordinatore e delpersonale che lavora nelgruppo scientifico per la salu-te dei vegetali, i prodotti fito-sanitari e i loro residui. Sitratta di altre tre persone. Ilpersonale che si trasferità aParma lavorerà dagli ufficitemporanei situati nel com-plesso del Dus (Direzionaleuffici sanitari, N.d.R.). Quali sono i Paesi europeipiú attenti ai temi della sicu-rezza alimentare? Stando alla nostra esperienzala maggior parte dei Paesi cisembra sensibile ai temi dellasicurezza alimentare. La retedi scambio di informazionitra gli esponenti delle agenzienazionali europee responsa-bili per la sicurezza alimenta-re, realizzata dall’Efsa, e ilForum consultivo, riscuoto-no molto interesse. All’ultimariunione - la decima - tenuta-si a Roma a fine settembreerano ben 25 i Paesi presenti.Attualmente stiamo lavoran-do ad una conferenza digrande respiro che si terrà aBerlino l’8 e il 9 novembreprossimi. In tale occasione ilForum consultivo dell’Efsaspera di poter incontrare ediscutere con scienziati,esperti nella sicurezza alimen-

di Alberto Nico

“Intense partnershipnel contesto regionale”

Le universitá e i centri di ricerca scientifica

dell’Emilia-Romagna saranno tra i partner

dell’Authority europea per la sicurezza alimentare,

che in regione organizzerádecine di congressi

internazionali l’anno.Parola del direttore

generale, Geoffrey Podger,all’indomani dei primi

trasferimenti da Bruxellesalla sede definitiva

di Parma

rR E P O R T A G E

Geoffrey Podger, direttore generale

dell’European food securityagency (Efsa).

Sotto, una riunione del Management board

dell’Agenzia

tare e il pubblico in generaleal fine di migliorare il propriolavoro di valutazione delrischio alimentare. Che tipo di rapporti hal’Agenzia con l'industriaagroalimentare europea?Definirei i nostri rapportibuoni. Ci siamo già incontra-ti in occasione di riunioni ecolloqui da noi organizzaticon questi interlocutori, chechiamiamo le nostre partiinteressate, ossia organizza-zioni che rappresentano iconsumatori e l’industria, alfine di discutere su comemeglio collaborare, concreta-mente, per accrescere il livel-lo di sicurezza alimentare inEuropa.Ci sono servizi o attivitádell’Agenzia specificamentemirati alle imprese di questocomparto?I nostri rapporti con le impre-se alimentari sono volte aldialogo, pur sempre salva-guardando la nostra indipen-denza scientifica. A tal finenon siamo impegnati in atti-vità di sponsorizzazionediretta di campagne o simili.L’Efsa avrá relazioni con ilcontesto socio-economicoemiliano-romagnolo? Se sí,di che tipo? Il nostro arrivo in Italia saràanche l’inizio per intensifica-re le relazioni dell’Autoritàcon la città e il territorio diParma, con il mondo univer-sitario della città e dellaregione, e per stabilire intensirapporti di collaborazionecon il mondo scientifico ita-liano. Non bisogna dimenti-care che saremo sempre piùpresenti anche grazie ad unsempre maggior numero diconferenze ed eventi organiz-

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Èsoddisfatto di quanto il "sistema Parma" hafatto finora per l'insediamento dell'Agenzia?

“Sicuramente il sistema si è comportato bene,contemperando gli interessi per ottenere il risulta-to finale. Anche il Governo ha dato il suo contri-buto. Fino ad ora l’Agenzia non è ancora arrivataper problemi tecnici legati al trasferimento dei fun-zionari che risiedono a Bruxelles. La questione saràperò presto risolta dopo l’arrivo del direttorePodger, mentre il Cda è già operativo sul territorio.Tuttosommato, personalmente, mi ritengo soddi-sfatto per il cammino compiuto fin qui.”In che modo il contesto socio-economico regio-nale beneficierà della presenza sul proprio territo-rio di un organismo cosí prestigioso? “Il fatto che l’Authority abbia previsto oltre 105convegni per il 2005, diffusi sul territorio, quindianche nelle città vicine, costituirà senza dubbio unelemento di sviluppo. Oltre che Parma, ancheReggio, Piacenza, Modena e altre città potrannoessere coinvolte dalle attività dell’Autorithy ebeneficeranno di un’indubbia ricaduta positiva.Occorre capire che questa opportunità sarà unaconseguenza naturale del fatto che i funzionaridell’Authority sono abituati nel loro lavoro a muo-versi senza difficoltà”Che cosa manca ancora da realizzare per il fun-zionamento a pieno regime dell'Efsa? “C’è da premettere che ci sono due livelli di strut-

ture. A quelle indispensabili sista lavorando alacremente e

saranno pronte a gennaio.Per quanto riguarda inve-ce infrastrutture come lametropolitana leggera o ilrilancio dell’aereoporto, c’è

ancora molto lavoro da fare.D’altra parte anche il

momento eco-nomico non

facile certo non aiuta il Governo ad investimenti dicosì lungo periodo. Peraltro, per quanto riguardal’aereoporto, è chiara la volontà di intervenire: èpartito il progetto per arrivare ad una dimensionepiù grande, in base ai requisiti richiesti per l’inse-diamento dell’Authority. Un problema rimane lascuola europea, ma in questo caso il ritardo è deri-vato finora dalle difficoltà di trasferimento dellefamiglie dei funzionari.”Che ruolo sta avendo la Camera di commercio diParma, di cui lei è presidente, in questa fase? “Abbiamo svolto, credo in maniera efficace, ilcompito di promozione e di affiancamento che cicompeteva, coinvolgendo anche le Camere diCommercio all’estero. Questa spinta non si è certoesaurita, ma sta assumendo nuove forme. C’è unufficio camerale che sta collaborando con i dipen-denti dell’Autorità per avere contatti con le impre-se ed agevolare quindi il trasferimento qui anchedei loro familiari. Stiamo lavorando anche percreare, attraverso Eurochambers, un collegamen-to, di cui la Camera di Parma sia l’interfaccia sul-l’intero territorio europeo. Dal punto di vista prati-co, ci stiamo adoperando per attuare un monito-raggio costante dei prezzi degli immobili e degliaffitti per evitare episodi poco chiari e fenomenispeculativi che possano penalizzare chi verrà qui alavorare e i residenti stessi. Stiamo inoltre studian-do la possibilità di metter il nostro polo congressi adisposizione dell’Autorità, cosa che, grazie alla suaposizione strategica nel centro storico, fungerà davolano a numerose iniziative e soprattutto daràpossibilità di lavoro agli esercizi commerciali.L’Autorità ci ha chieso di mettere i servizi a dispo-sizione di funzionari ed amministratori che arrive-ranno da tutta Europa. Per questo, come Camera,stiamo anche studiando nuovi servizi per le impre-se di tutto il mondo che vogliono lavorare conParma”.

(giu.san.-al.n.)

“Occasioni di sviluppo anche per altre città”Soddisfazione del presidente di Unioncamere regionale

per quanto realizzato in vista dell’arrivo dell’Efsa. “Oltre che a Parma, si avranno ricadute positive lungo tutta la via Emilia”

zati nella città e nella regione.Inoltre, la nostra presenzagenererà richieste di serviziinerenti la nostra attività (peresempio forniture d’ufficio,supporto logistico e ammini-strativo, attività scientifiche edi pubbliche relazioni) e spe-riamo che le relazioni con iltessuto socio-economico emi-liano-romagnolo possanocrescere nel futuro. L’unicoitaliano presente nelConsiglio d’amministrazioneEfsa (il nutrizionista GiorgioCalabrese) é stato anchedocente presso un’universitád e l l ’ E m i l i a - R o m a g n a(Piacenza).Che cosa conosce della regio-ne che ospita la vostra nuovasede?In occasione delle mie passa-te visite di lavoro nella vostraregione ho avuto modo diapprezzare le bellezze locali ela squisita gentilezza dellapopolazione. Da gennaio,data prevista del mio traslocoa Parma, spero di poter cono-scere sempre più la vostraregione, di cui sono un gran-de amante.Come considera le infrastrut-ture giá realizzate e quellepreviste in futuro per il vostroinsediamento definitivo? Le nostre relazioni con leautorità di Regione, Provin-cia e Comune sono eccellentie siamo molto grati a tutti inostri interlocutori per gliinnumerevoli sforzi che stan-no compiendo. Le infrastrut-ture sono state realizzateinnanzitutto per il territorio ei cittadini, ma siamo contentiche cio’ potrà facilitare la vitadegli abitanti della regione.Per quanto ci riguarda rima-ne solamente da risolvere ilproblema di un collegamentodiretto tra Parma e un altrogrande aeroporto di una cittàeuropea, ed in particolareBruxelles. Siamo comunquea conoscenza del fatto che leautorità italiane stannofacendo del loro meglio pertrovare una soluzione a taleinconveniente.

rR E P O R T A G E

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Pubb

licità

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di Giuseppe Sangiorgi

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Ravenna in vetrina sul Mare del Nord

Nuove relazioni commerciali e opportunità di business per le imprese

ravennate di estrazione idrocarburi, grazie

al successo della doppia missione romagnola

alla 16ª edizione di ONS, la Conferenza

internazionale dell’offshorepetrol-metanifero,

e al Festival delle città del petrolio a Stavanger

in Norvegia

cC A M E R E

Ravenna “fa sistema” eporta in Norvegia lesue attività imprendi-toriali nel settore off-

shore petrolifero, ma anchela sua cultura e le produzionitipiche fornendo un’immagi-ne completa del territorio. L’Azienda Speciale S.I.D.I.-Eurosportello della Cameradi Commercio e l'Associa-zione ROCA (AssociazioneRavennate Contrattistinell'Offshore Petrolifero)hanno organizzato la parteci-pazione alla 16° Conferenzainternazionale dell’Offshorepetrol-metanifero a Stava-nger in Norvegia. A cadenzabiennale, l’ONS (OffshoreNorthern Seas) è un eventoche riveste un ruolo strategi-co per la definizione dell’ atti-vità estrattiva nel Mare delNord: in questa edizione haospitato, infatti, stand di 16Paesi e attrae 1.200 delega-zioni straniere di operatoriindustriali del settore.Proprio dalla Norvegia,infatti, arrivano nuoveopportunità di business per leaziende ravennati che, secon-do la Statoil (Compagniapetrolifera nazionale norve-gese), sono in prima fila perl’assegnazione dei lavori didismissione di piattaforme

offshore esaurite dellaPhilliphs Group, previsti nel2005. Le aziende bizantinegià da tempo hanno attivitàin corso in Norvegia, ottavoPaese produttore di idrocar-buri al mondo. “Le nostreimprese stanno lavorandocon intensità –sottolineaFranco Roca, presidente diROCA–. In Italia ci sonopochi progetti, ma all’esterol’attività prosegue ininterrot-ta. Sarebbe importante parteci-pare ai prossimi investimentiche saranno compiuti in trelocalità del Mare del Nord(progetti Ormen Lange,Kristin e Kvitebjorn, N.d.R.)e soprattutto nel Mare diBarient (progetto Snohvit)dove si realizzerà la produ-zione più consistente di gas eidrocarburi condensati”. Petrolio, ma non solo nellatrasferta in terra scandinava.In contemporanea all’ONS,si è svolto il 3° Oil CityFestival, a cui Ravenna hapartecipato con uno standorganizzato dall'Eurospor-tello e dal ROCA e con lacollaborazione del Comunee della Provincia di Ravenna,dell’Autorità Portuale, delGal l’Altra Romagna e diAgrisystem. Il Festival, cheaffianca i lavori dellaConferenza Ons, permette distabilire partenariati di colla-borazione tra le città chehanno l’opportunità di pro-muovere il proprio territorioattraverso espressioni artisti-che, enogastronomia, spetta-coli, presentazioni turistiche.Ravenna si è fatta così“ambasciatrice” del territo-rio romagnolo, in uno spa-zio ad hoc che è stato luogo

d’incontro per centinaia dipersone, non solo operatoripartecipanti alla fiera ONS,ma anche visitatori dallaNorvegia e dai Paesi vicini. “Nello stand, ricco di coloriperché allestito con immagi-ni rappresentative del terri-torio provinciale - raccontaGiovanni Casadei Monti,direttore dell’Eurosportello -sono state particolarmenteapprezzate la mostra-venditain cui venivano offerte degu-stazioni di prodotti tipicieno-gastronomici e la pre-sentazione di prodotti diartigianato artistico roma-gnolo, tra cui mosaici, cera-miche, tele stampate”. La missione si è così inseritain modo originale all’internodella strategia di valorizza-zione dei prodotti tipici e diturismo integrato dellaCamera di Commercio.“Il fatto che Ravenna siastata ancora una volta invi-tata come primo polo espo-sitivo dell’offshore petrolife-ro del mare Mediterraneo e,unica realtà italiana, alFestival delle cittàdell’Energia, è un riconosci-mento importante da partedelle autorità norvegesi - sot-tolinea il Presidente camera-le, Gianfranco Bessi -. E’ laconferma di come Ravennavenga considerata il quartopolo mondiale dell’offshoree del ruolo di perfetta com-plementarietà strategicaall’ONS che si attribuiscealla manifestazione di OMCche ogni due anni organiz-ziamo al Pala De Andrè.” Ilprossimo appuntamento conil mondo dell’offshore è aRavenna per l’OMC, in pro-gramma dal 16 al 18 marzo

Nella foto,Giovanni Casadei

Monti (Dir. S.I.D.I.EUROSPORTELLO)con Franco Nanni

(Pres. R.O.C.A.)e Sverre Bore

(rappresentanteENI in Norvegia)

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Quello delle macchine uten-sili usate e ricondizionate

per l’industria è un compartoeconomico in costante crescita,particolarmente a livello di fat-turato.In questo ambito, l’economiapiacentina sta vivendo una fasedi espansione tanto da vedernascere tre anni fa la rassegnaspecializzata Remach. Si trattadi una fiera giovane, ma giàcapace di proporre interessantisinergie. Come quella dell’annoscorso, con la sigla dell’accordotra Piacenza Expo e StaffService, la società organizzatricedi MU&AP Revamping diMontichiari (Brescia), che si pro-poneva obiettivi simili. Da quel-l’intesa è nata la presenza dellamanifestazione, con i due mar-chi affiancati, in terra piacentinaad anni alterni, secondo unastrategia che consente diaumentare numero e qualitàdegli espositori, e di conseguen-za anche dei visitatori professio-nali, oltre a rispondere maggior-mente alle esigenze degliimprenditori. In crescita significativa anche ilsupporto istituzionale alla quar-ta edizione di Remach, in cui hasvolto un ruolo attivo la Cameradi commercio di Piacenza met-tendo a disposizione uno standdi 48 metri quadrati adibito acatalogoteca. L’ente di piazzaCavalli ha puntato sul richiamointernazionale della rassegnaper avvicinare i mercati dei Paesidell'Est europeo, particolarmen-te attenti e dinamici nel settoredell'usato per l'industria, ed haprogrammato settanta incontritra le 15 imprese piacentine par-tecipanti e una delegazione di32 aziende bosniache, ospitatenello spazio espositivo del DeskEmilia-Romagna a Sarajevo.

La Regione Emilia-Romagna,infatti, già da un paio di anni haavviato un progetto che ha por-tato all’apertura dello sportellonella capitale bosniaca per offri-re assistenza alle nostre imprese.Il desk è gestito dalla Camera dicommercio italo-bosniaca ed hala sua sede italiana presso laCamera di commercio diRavenna. Gli incontri bilateralisvoltisi a Piacenza hanno evi-denziato interessanti possibilitàdi collaborazione. “Abbiamo fatto in modo che leimprese piacentine scegliessero,tra tutte le aziende bosniacheche desideravano venire inItalia, quelle di maggior interes-se con cui si potrebbe instaurareuna collaborazione - afferma ilpresidente della Camera dicommercio di Piacenza,Giuseppe Parenti -. Siamo parti-colarmente soddisfatti di questocontatto con i Balcani: l’areadella ex Jugoslavia si sta pro-gressivamente avvicinando almercato italiano: nel giro diqualche anno diverrà un’area dilibero scambio, e dobbiamoverificare da subito se esistono,come è probabile, delle oppor-tunità per le nostre imprese.”L’iniziativa che si è realizzatadurante il Remach, è stata resapossibile grazie al supporto delCEPI (Consorzio esportatori pia-centini) e del COVAP(Consorzio per la valorizzazionedelle attività produttive). “Questo vuole essere un indiriz-zo per l'attività della nostraCamera di commercio - aggiun-ge Parenti -. Siamo certi che,con il concorso attivo delle asso-ciazioni di categoria, potremodiventare artefici di una piùampia apertura della nostraeconomia verso l'esterno".(gi.sa.)

Piacenza incontra la BosniaAl “Remach”la fiera sui macchinari industriali

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di Giuseppe Sangiorgi

La Serbia chiama,Reggio risponde. Daquasi quattro anni, ilComune di Reggio

Emilia ha aderito al“Programma Città-Città”,promosso dal governo italia-no e dalle Nazioni Unite persostenere iniziative di coope-razione decentrata per laSerbia, un tempo paese lea-der dell’ex RepubblicaFederale di Yugoslavia. Aderendo al programmagestito da UNOPS (UnitedNations Office for ProjectServices), Reggio Emilia si èresa disponibile per una col-laborazione con la città diKragujevac (quasi 200.000abitanti), la cui economia èstata coinvolta dalla crisidella grande impresaZastava (autoveicoli, armida caccia) che ha prodottouna massiccia disoccupazio-ne.L’accordo tra le due città haindividuato due settori prio-ritari: il supporto allo svilup-po economico locale, conparticolare riferimento allapromozione di piccole emedie imprese ed alla forma-

zione professionale ed ilsostegno al rafforzamentodella protezione ambientale,della salute pubblica e l’equoaccesso da parte dell’interapopolazione ai servizi. Ilprogramma si è articolato invarie iniziative fino, que-st’anno, alla firma del pattodi gemellaggio, coinvolgen-do, accanto al soggetto coor-dinatore “Reggio nelMondo” - l’agenzia per lerelazioni internazionali delComune di Reggio Emilia -diversi attori della realtà eco-nomica ed istituzionale reg-giana: Associazione indu-striali, Api, Cna, Boorea,Ifoa, Università di Modena eReggio Emilia, Agac SpA,Associazione “Una Montagnadi Aiuti” e la locale Cameradi commercio.Le ultime due iniziative, inordine di tempo, sonodell’Ente camerale che haorganizzato una missioneeconomica, la terza dall’ini-zio del progetto, e un semi-nario “Reggio-Karagujevac,opportunità ed investimen-ti” per informare le aziendereggiane, in particolare deisettori legno, metalmeccani-co e agrolimentare sulle pos-sibilità di investimento inSerbia. Positivi i risultati della mis-sione, a cui hanno presoparte rappresentanti delConsorzio Export Api edell’Associazione industriali,e 13 imprese della provinciaoperanti in diversi settori.Oltre a incontri con le auto-rità istituzionali, si sonosvolti 243 business meetingtra le aziende italiane e serbe,di cui 81 a Kragujevac, 63 aJagodina e 99 a Belgrado.

Reggio, un ponte per la Serbia

Aderendo al programmaOnu “Città-Città”,

Reggio Emilia dal 2001sostiene la ripresa

della cittadina gemellataserba di Kragujevac,

con progetti su economia, formazione,public-utilities, welfare.

La Camera di commercio,ha organizzato

le ultime iniziative: una missione economica

ed un convegno

cC A M E R E

“Le nostre aziende hannotrovato potenzialità sia diexport che di cooperazionediretta con gli operatori delluogo - spiega il presidentedella Camera di commerciodi Reggio Emilia, AldoFerrari - L’azione quotidianadel desk che già da oltre unanno è stato aperto aKragujevac dall’ente came-rale e dall'Agenzia Suma-dija, darà un ulteriore sup-porto per l’approfondimen-to dei contatti. Il modelloreggiano delle Pmi e dellacooperazione è preso comepunto di riferimento dainostri interlocutori serbi perquesto progetto di sviluppoche punta a costruire unarelazione organica fra i dueterritori. Il ruolo dellaCamera è di supporto, neiconfronti della nostraimprenditoria, nelle scelte dicollaborazione commercialee produttiva con impresedella Serbia, Paese che stacercando certezze dal puntodi vista politico ed economi-co-finanziario.”Nel recente convegno si èinvece fatto il punto sulledue iniziative, attualmente incorso, per imprese serbefinanziate dalla RegioneEmilia-Romagna.L’assessorato regionale allePolitiche sociali sostiene,infatti, il progetto FORMATdi formazione per dirigenti emanager di impresa, mentrequello alle Attività produtti-ve supporta il BTA (Businesstechnical assistance Italy-Serbia), un piano di assisten-za tecnica ad un gruppo sele-zionato di industrie diKragujevac.

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“Un’importante occasione di confronto per affrontare il temadell’internazionalizzazione delle imprese e approfondire la

conoscenza dei mercati esteri. E’ la tredicesima edizione dellaConvention che le 71 Camere di Commercio Italiane all'Estero(Ccie) terranno a Bologna dal 6 al 10 novembre 2004. “Le Cciesono costituite da imprenditori che coprono posizioni di rilievoall'estero, operano in sintonia con il mondo camerale nazionale, leistituzioni locali, le associazioni di categoria, le aziende e sono soli-de teste di ponte dell' Italia nei cinque continenti - spiega LuigiLitardi, segretario generale della Cccia felsinea -. Questo ci ha con-vinto ad ospitare la manifestazione per cogliere al massimo leopportunità che il “sistema Bologna” possiede e che saranno pre-sentate al mondo.” Organizzata dalla Camera di Commercio di Bologna in collabora-zione con Assocamerestero, la Convention (www. cciebolo-gna2004.it) offre un programma articolato di incontri tra operato-ri e di pubblici dibattiti. Sono vari i momenti di rilievo previsti: lapresentazione (8 novembre) dei rapporti Ccie dalle varie aree delloscacchiere economico mondiale, il confronto sulla qualità (forma-zione-ricerca-impresa) e, nella giornata di chiusura, gli incontri“one to one”: colloqui bilaterali tra imprenditori e delegati Ccie chepotranno fornire informazioni utili per operare sui mercati interna-zionali. "L’ obiettivo - spiega il presidente della Cciaa di Bologna,Gian Carlo Sangalli - è dare alle imprese la possibilità di conoscerele Camere di Commercio Italiane all'Estero per poterne sfruttare iservizi, ma anche mostrare a queste “business community” il siste-ma Bologna: eccellenze produttive, rete infrastrutturale e finanzia-ria, disponibilità formative ". (giu.san.)

Campioni del lavoro e dello sportConsegnato il “Regium Lepidi” ad Ariello Bartoli

e al maratoneta Stefano Baldini

Camere italiane all’ estero,convention a Bologna

Il summit in programma dal 6 al 10 novembre

Due cittadini che hanno por-tato in alto il nome di

Reggio Emilia contribuendo adare vigore, impulso e lustro allapropria terra. Sono Ariello Bartoli, presidentedel Gruppo Yama ed a StefanoBaldini, campione di maratona, idue reggiani illustri insigniti delpremio del “Regium Lepidi”,giunto alla sesta edizione. I duericonoscimenti sono stati conse-gnati dalla Camera diCommercio di Reggio Emilia alteatro "Ludovico Ariosto", in

occasione della premiazione dioltre 130 lavoratori, divisi indiverse categorie, relativamenteagli anni 1999, 2000, 2001 peril concorso "Lavoro e ProgressoEconomico” bandito dall’entecamerale reggiano. La cerimo-nia di premiazione ha visto lapartecipazione del presidentedella Camera di Commercio diReggio Emilia, Aldo Ferrari, dellaGiunta camerale, del presidentedella Provincia, Sonia Masini edel Prefetto Maurizio DiPasquale.

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Pubb

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s S P E C I A L E F I E R E

Il sistema Fiereai vertici in Europa

È secondo in Italia dopola Lombardia per capacitàespositiva, e ai primi postiin Europa per importanza

delle rassegne.Positivi tutti gli indicatori

della stagione 2003 per le 10 Fiere regionali

di Michela Suglia

Secondo in Italia per capacità espositiva dopola Lombardia, ai primi posti per la scom-messa dell’internazionalizzazione, capace diproporre manifestazioni di livello internazio-

nale, nazionale e regionale sparse su 10 quartierifieristici.Il sistema fieristico dell’Emilia-Romagna può vanta-re un’attività all’avanguardia in Europa e in costan-te crescita per risultati economici. E la confermaarriva dai dati dell’ultima stagione fieristica. Nel2003 sul territorio regionale sono state organizzate113 manifestazioni, che hanno attirato quasi39mila espositori (con un aumento del 4,3% diquelli diretti e un calo del 4,4% degli stranieri),poco meno di 3,2 milioni di visitatori (quelli esterisono cresciuti del 23,1%) e 1.450.000 metri qua-drati di spazi espositivi venduti (più 3% rispetto al

2002). A fare la parte del leone nell’attività fieristi-ca regionale sono soprattutto le rassegne interna-zionali che rappresentano il 75% delle superficiaffittate e che collocano l’Emilia-Romagna alsecondo posto in Italia. Seconda posizione anche intermini di presenze straniere con tassi di internazio-nalizzazione del 25% per gli espositori e dell’8,7%per i visitatori e con una leadership nei settori diabbigliamento, agricoltura, zootecnia, comunica-zione. Nel biennio 2002-2003 i fatturati complessi-vi hanno superato i 193 milioni di euro, prodotti perl’83% dalle fiere di livello internazionale. Ma que-ste sono cifre parziali che non tengono conto del-l’insieme delle attività dell’indotto del sistema fieri-stico (trasporti, ristorazione, alberghi), stimate perl’economia emiliano-romagnola intorno ai 1.900milioni di euro.

Un caso esemplare comeCarrara per il marmo,

Cesena per la frutta, Udine perle sedie. E’ la Fiera di Piacenzache negli ultimi anni, graziesoprattutto alle manifestazionisui fluidi sotterranei e i bottoni, èriuscita a tener testa alla concor-renza raggiungendo le primeposizioni tra le fiere di nicchia. Leconferme vengono dai numeri:Piacenza Expo è passata da78.000 metri quadrati espositivilordi venduti nel 2002 agli oltre104mila del 2003. E se gli espo-sitori del 2002 erano 1.180, l’an-no seguente hanno raggiunto la

cablati, una sala congressi. Natanel 1954, la Fiera di Piacenza èfiglia dei giacimenti petroliferidel vicino comune di Cortemag-giore e di quell' “illusione mine-raria” ereditata da Enrico Matteinegli anni ‘50 che per un decen-nio fece della città la capitaledegli idrocarburi. Una tradizione

quota di 1.346. In crescita anchei visitatori che sono passati dai73.522 del 2002 agli oltre 92mila l’anno dopo. Stessa cosaper il volume di affari che loscorso anno è stato di 1.300.000euro e per il 2004 è previstointorno a 1.450.000 euro. Oggiil quartiere fieristico piacentino(costruito nel 1999 vicino alcasello autostradale di Piacenzasud e costato circa 30 miliardi divecchie lire) offre un’area com-plessiva di 80mila metri quadraticon quasi 12mila metri espositivial coperto e altrettanti all’aperto,due padiglioni climatizzati e

PIACENZAAi primi posti nei settori-nicchia

che continua con GeoFluid, fierainternazionale biennale rimastal’unica in Europa specializzatanel comparto della perforazionee dei lavori nel sottosuolo, siaper quanto riguarda la ricercadei fluidi sotterranei sia per lealtre applicazioni geologiche,geofisiche e geotecniche.

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L’esposizione rappresenta ilpunto di forza del calendario fie-ristico piacentino che nel 2003ha avuto 316 espositori e più di9mila visitatori provenienti da58 Paesi. Altro fiore all’occhiellodi Expo Piacenza è Siba, salonedel bottone, unico nel suo setto-re a livello internazionale chenegli anni ha allargato gli oriz-zonti verso accessori come fib-bie, cerniere, strass, foulard, pic-cola pelletteria. La società chegestisce le fiere è a maggioranzapubblica ma resta aperta l’ipote-si di un aumento del capitalesociale a soci privati. Novitàimminente è la messa all’asta diaree circostanti il quartiere fieri-stico (ora di proprietà delComune) ad acquirenti che poifaranno parte della società. In futuro Piacenza Expo puntaad acquisire altre 5 fiere specia-lizzate nei settori di logistica,ricerca, agro-alimentare in lineacon la vocazione tecnologica delterritorio e di cui Remach, fieradelle macchine usate per l’indu-stria, è l’esempio più lampante.

Expoqualità in programma nel2005 e incentrata sui servizi diqualità, prove e certificazioni. Appuntamenti che lo scorsoanno hanno richiamato com-plessivamente 296.000 visitatorie 7.000 espositori per un fattu-rato di 19, 5 milioni di euro, afronte del valore più alto del2002 (25 milioni di euro) dovu-to in gran parte all’allestimentodi Cibus. A gestire le esposizioniè Fiere di Parma, società perazioni a maggioranza pubblica(tra Comune e Provincia) che direcente ha visto l’entrata di Sep,Società economica parmenseche comprende Unione indu-striali parmensi, Confindustria,banche e associazioni di catego-rie locali e che detiene il 10%del capitale. Il quartiere fieristico è dotatoanche di una struttura polifun-zionale, grande quasi quantoquattro stadi di calcio. E’ ilPalacassa, che ha ricevuto unpremio europeo di architettura(nella Sala grande le travi acapriate in legno lamellare ricor-dano il seicentesco teatroFarnese di Parma), una strutturapolifunzionale in grado di diven-tare teatro, centro congressi,sede di mostre di arte contem-poranea ed eventi sportividisponendo di 3.500 posti asedere.

s S P E C I A L E F I E R E

nella foto,stand alimentari

al Cibus

PARMA Cibus in tournée dal Brasile alla Russia

Fedele alla sua tradizione chein tutto il mondo associa il

nome della città alla gastrono-mia di qualità e all’amore perl’arte, la Fiera di Parma guardaad orizzonti lontani puntando aesportare le sue manifestazionifuori dai confini europei. E’ il caso di Cibus, l’esposizionepiù importante organizzata dal-l’ente fieristico della città emilia-na. Unica grande vetrina specia-lizzata nel cibo europeo, Cibusha cadenza biennale e dopo l’e-dizione del 2002 realizzata per laprima volta a San Paolo delBrasile, a luglio è sbarcata aMosca mentre il prossimo annoci sarà la versione mediterranea,Cibus Med, arrivata alla quintaedizione e ospitata dalla fiera delLevante di Bari. Accanto a que-sta da qualche anno è nata

Cibus Tec, specializzata nelletecnologie alimentari e anch’es-sa biennale. Con un quartierefieristico di 300.000 metri qua-drati (di cui un terzo è la super-ficie espositiva coperta) e settepadiglioni, nel corso dell’annoFiere di Parma accoglie 19 espo-sizioni che spaziano dal settorealimentare all’antiquariato, dal-l’arredamento al fitness fino alletecnologie alimentari. In particolare sono da ricordareMercanteinfiera, mostra inter-nazionale del modernariato,antichità e collezionismo che haun appuntamento primaverile euno autunnale (oltre alla “tra-sferta” a Napoli); Subfornitura,salone delle lavorazioni indu-striali per conto terzi, T2000 cheespone complementi d’arredoper le tabaccherie ed

Dalla Festa dell’Unità alle manifestazionifieristiche pubbliche.

Questo il percorso seguito nel corso di noveanni da Reclame, società a responsabilitàlimitata con sede a Reggio Emilia che dal1995 è specializzata nell’organizzazione difiere e nella gestione di spazi pubblicitari.“Quando abbiamo cominciato l’attività,gestivamo l’area commerciale della Festadell’Unità di Reggio dalla parte fiscale aquella tecnica - racconta Giorgio Giacopini,responsabile commerciale dell'azienda -. Mapoi ci siamo resi conto che sul territorio pro-vinciale non c’era alcuna società privata cheseguisse l’organizzazione delle fiere. Così èpartita la scommessa”. Una scommessa risultata vincente se oggi

Reclame può considerarsi il principale refe-rente privato per l’organizzazione completadelle fiere nel Reggiano. Manifestazioni edesposizioni rigorosamente pubbliche - perscelta - e di cui la società, che ha due dipen-denti oltre a numerosi collaboratori esterni,cura la realizzazione “dalla A alla Z”. Ovvero dalla fase dell’allestimento di stande padiglioni alla parte commerciale, dai rap-porti con i fornitori alla gestione degli even-ti collaterali, dalla manifestazione fieristicafino alla pubblicazione di opuscoli e allagestione dei rapporti con la stampa.Attualmente sono cinque le fiere gestite daReclame in provincia di Reggio Emilia: quel-la di Guastalla, Casina, Rio Saliceto, Bagnoloin Piano, Sant’Ilario d’Enza. Tutte mini cam-

pionarie, non fiere specializzate. Un settore,quello fieristico, non sempre facile, ammet-te lo staff della società: “Oggi le capacità diinvestimento da parte di fiere, organizzateda realtà pubbliche che non sono veri e pro-pri enti sono più limitate”. Ciononostante lo scorso anno Reclame hachiuso l’attività con un fatturato di 700milaeuro e nei prossimi anni punta a consolida-re la posizione acquisita nel panorama pro-vinciale. Altra fetta dell’attività di Reclame è quellalegata alla pubblicità, settore in crescita e incui si prevedono investimenti futuri soprat-tutto nell'ambito del fund raising, la gestio-ne degli spazi pubblicitari finalizzata alla rac-colta di finanziamenti. (m.s.)

Fiere pubbliche a misura di cliente La reggiana Reclame punta ora a crescere anche nella pubblicità

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“Apparteniamo alla secondafascia di quartieri fieristici, e

puntiamo ad inserirci nella nic-chia delle piccole fiere specializ-zate crescendo sempre più”. Così Valter Franceschini, da cin-que mesi presidente della Fieradi Reggio Emilia descrive il polofieristico della città emiliana, chedal 1987 è gestito dalla Siper,società con forte partecipazionepubblica (i tre soci, Camera dicommercio, Comune eProvincia detengono i 2/3 delcapitale sociale mentre il restofa capo ad associazioni di cate-goria locali). Distribuite su unasuperficie complessiva di circa18mila metri quadri, ogni annoa Reggio vengono presentate18 manifestazioni fieristiche (traquelle prodotte e quelle orga-nizzate da terzi) ospitate in trepadiglioni coperti e senza pila-stri, con circa 3.000 espositori equasi 300mila visitatori. Fiore all’occhiello del polo reg-giano è la Rassegna Suinicola,fiera internazionale prodottainteramente dalla società reg-giana. Ricco e vario il calendariodegli appuntamenti in pro-gramma durante l’anno. Oltre aSuinicola, Reggio Emilia ospitaCasa e Tavola dedicata all’arre-do della casa e all’alimentazionetipica che nel 2003 ha richiama-to 80.000 visitatori. Un settore,quello della casa, che si è rivela-to vincente per il quartiere fieri-

stico che dal prossimo annointende partire con una nuovafiera specializzata sulla casa sucui Franceschini preferisce man-tenere il riserbo. Tra le altre fiereospitate nei padiglioni reggianic’è l’Esposizione ornitologicainternazionale che è una dellepiù importanti in Europa, ilSalone del cavallo americanoper cui Fiera di Reggio è leadernazionale e che richiama visita-tori da tutto il mondo eChildren’s tour, una fiera ospita-ta che raccoglie proposte divacanze riservate ai bambini da0 a 12 anni. A dimostrazione di come laSiper abbia a cuore la sperimen-tazione e l’innovazione, da seianni il quartiere fieristico ospitaImmagina, mostra mercato diarte moderna e contempora-nea. Complessivamente il fattu-rato dello scorso anno ha rag-giunto i 3,3 milioni di euro.Recentissimo l’accordo trienna-le di collaborazione e sponsoriz-zazione stipulato tra Siper eCariparma che dal 1° ottobre èla banca ufficiale della fiera diReggio. “Ci hanno fatto una propostainteressante e nel giro di pochesettimane abbiamo conclusol’accordo. E’ stata anche unapiccola provocazione nei con-fronti della società reggiana,non sempre vicina alla fiera”, haconcluso il presidente.

La seconda fiera in Italia dopoMilano per giro d’affari e la

prima completamente privatiz-zata. Con 60 manifestazioni realizzatein Italia e nel mondo, una fittarete di società e consorzi, un’or-ganizzazione dedicata ai con-gressi e una web company spe-cializzata, la Fiera di Bolognariveste un ruolo chiave nello sce-nario fieristico nazionale edinternazionale. Una lunga storiaalle spalle (la prima GrandeEsposizione Emiliana è del 1888,ospitata nei Giardini Margheritaalla presenza di re Umberto I edell’allora presidente delConsiglio, Francesco Crispi) eun’attenta strategia di costantecrescita negli anni, hanno fattosì che il quartiere bolognese siadiventato oggi il punto di riferi-mento sia per le rassegne diampio respiro internazionale siaper quelle di nicchia.Quest’anno sono 27 gli appun-tamenti previsti su un’area espo-sitiva di 340mila metri quadrati(di cui 175 mila coperti, 80 milaall’aperto e 35 mila per i servizi)articolata in 20 padiglioni aiquali di recente, in occasionedell’apertura del Cersaie, se nesono aggiunti due nuovi (20milametri espositivi su due piani). Del resto i dati del 2003 parlanochiaro: 26 manifestazioni fieristi-che, più di un milione di metriquadrati netti venduti, 21.500espositori di cui 6.100 stranieri,1.280 mila visitatori professio-nali di cui 154mila provenienti

dall’estero. A gestire le attivitàfieristiche è Bologna Fiere che,dopo la trasformazione insocietà per azioni nel 2003, haavviato la privatizzazione che siè completata a giugno.L’operazione ha comportato unaumento di capitale di 25,7milioni di euro e il 56,9% delleazioni ora è in mano a soci pri-vati. In crescita anche il valore dellaproduzione che nel 2003 è sali-to a 60,6 milioni di euro con unincremento del 5,5% rispettoall’anno precedente. Il gruppoBolognaFiere può contare anchesui quartieri fieristici di Modena(nel 2003 più di 105mila metriquadri impegnati, 2.096 esposi-tori e oltre 270mila visitatoriprofessionali) e Ferrara (nel2003 su 35.600mq di superficienetta, 1.490 espositori e 94.100presenze) formando così il pololeader all’interno nel sistema fie-ristico regionale. Numerosi i settori di attività dellafiera bolognese: edilizia conSaie, salone dell’industrializza-zione edilizia, Cersaie, specializ-zata in ceramica, e Saiedue, piùorientata all’architettura; bellez-za con Cosmoprof, salone dellacosmesi e profumeria esportatoin Usa, Russia, Cina e Americalatina; pelletteria e calzature conLineapelle e Fashion Shoe; servi-zi e beni di consumo dove spic-ca il Motorshow, appuntamentoimperdibile per appassionati diauto e moto; arte e cultura conla Fiera del libro per ragazzi.

REGGIO EMILIAIl segreto la specializzazione

BOLOGNAPolo leader con Modena e Ferrara

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La prima esposizione risale a54 anni fa quando nelle stan-

ze del Grand Hotel, in partedistrutte dalla guerra, fu ospitatauna manifestazione sulle attrez-zature alberghiere. Da allora la Fiera di Rimini hafatto molti passi avanti e oggi èmembro dell’Associazione deigrandi quartieri fieristici europei,con sede a Parigi. Merito anchedel nuovo e modernissimo quar-tiere fieristico inaugurato treanni fa con una superficie espo-sitiva di 150mila metri quadratidi cui 50mila riservati ai servizi(ristorazione, sale convegni, par-cheggi) e 14 padiglioni cablati eclimatizzati. Ma entro l’agosto2006 è previsto un secondoampliamento con due nuovipadiglioni sul lato est. Peculiarità

della fiera riminese è il fatto diessere proprietaria dei prodottiche realizza. “Siamo organizza-tori professionali delle fiere enon semplici gestori del quartie-re”, spiega Lorenzo Cagnoni,presidente della fiera dal 1995.Attualmente Rimini Fiera, dal2002 trasformata in spa, è unasocietà a maggioranza pubblica(l’83% del capitale è diviso inparti uguali tra Camera di com-mercio, Provincia e Comune).Entro il 2006 dovrebbe comple-tarsi la sfida più ardua ovvero laquotazione in Borsa, “mercatopermettendo” precisa Cagnoni.Quest’anno sono 28 le esposi-zioni in calendario, di cui 11internazionali, per l’80% gestitedirettamente (unica eccezione ilFestival del Fitness).

RIMINI Crescita accelerataper lo sbarco in Borsa

Diversi i settori di attività dellafiera: il food and beverage chevede in prima fila Sigep, saloneinternazionale di gelateria epasticceria artigianale e PianetaBirra, fiera leader in Europa. Eancora, il turismo (i due esempipiù importanti sono TTG, fierariservata agli operatori turistici,“strappata” a Riva del Garda nel2003 con un aumento deglispazi espositivi del 30%) e Sun,salone degli arredi per l’esterno. Altre manifestazioni importanti,sono dedicate al mondo deldivertimento (Sib, salone inter-nazionale delle tecnologie perdiscoteche e sale da ballo eDisma Musicshow, unica fiera inItalia dedicata agli strumentimusicali), all’ambiente, conEcomondo sul riciclaggio dimateriali, e Mondo Natura, salo-ne di camper e caravan. Un pacchetto di iniziative cheper il 2004 garantirà a Rimini

Fiera un fatturato di 64 milioni dieuro e che lo scorso anno havisto 7.713 espositori e oltre 927mila presenze. Accanto all’attività fieristica, pro-spera quella convegnistica versola quale sono concentrati i pros-simi investimenti in vista dellacostruzione di un nuovo Palazzodei congressi. “Ci aspettanoanni in cui non saranno consen-tite pigrizie”, conclude il presi-dente della fiera.

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che, ampliando le relazioni traimprese, istituzioni, fornitori,distributori, operatori economici– sostiene Carugati -. La recenteorganizzazione nel nostroCentro Congressi del convegnopeschicolo, affidataci dalleCamere di Commercio diRavenna e Forlì-Cesena, testi-monia anche la crescita dell’or-ganizzazione di Faenza Fiere asupporto di iniziative di respirosempre più ampio.”Faenza, al centro di un’area alta-mente votata alla produzione divino ma anche di un importantecomparto agricolo ed artigiana-le, è la sede ideale per ospitaremanifestazioni di carattere eno-gastronomico, anche comesinergia tra prodotti tipici ed ilturismo. Un esempio di questa tendenzaè l’appuntamento dal 20 al 22novembre, con l’edizione 2004di Enologica e Salone delProdotto Tipico della Romagna. “Questa edizione è ricca di con-tenuti e di significative sinergie,che arricchiscono un program-ma consolidato di appuntamen-ti come le degustazioni guidateed i Laboratori del Gusto - con-clude Carugati -. Mi riferiscoall’importante collaborazionecon l'AIS-Romagna per l'orga-nizzazione del prestigiosoMaster del Sangiovese, con laScuola Regionale di Ristorazioneper la presentazione dei due libricurati da Gianfranco Bolognesi eAndrea Spada, con la SocietàTurismo Area Imolese e laSocietà d’Area Terre di Faenzaper la promozione congiunta delterritorio”. (giu.san.)

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Da poco più di due annigestisce il centro fieristico,

27mila metri quadrati di spaziespositivi, l’unico della provinciadi Ravenna, in maniera dinamicaed innovativa per valorizzare letipicità del territorio.Faenza Fiere sta crescendo assie-me agli eventi che organizzadirettamente ed a quelli cheospita, una ventina in totale ognianno. Alcuni sono altamentespecializzati come Momevi,mostra della meccanizzazione invitivinicoltura e Fruttiflor rasse-gna di frutticoltura, florovivai-smo e giardinaggio. Proprio dalbilancio di quest’ultima edizioneappena conclusa, Faenza Fieresta valutando l’ipotesi di unaccorpamento delle rassegne delsettore in un unico grande even-to primaverile. L’obiettivo è pro-porre l’intera filiera di settore, apartire dal vivaismo, fino allameccanizzazione e ai servizi perla gestione dell’azienda agricola.“E’ un’idea per venire incontroalle esigenze organizzative e dipartecipazione degli espositori -spiega il presidente di FaenzaFiere, Francesco Carugati - che sicollega ad un processo di revisio-ne dell’assetto fieristico, già datempo costantemente monito-rato.” Faenza Fiere punta così acrescere con gli eventi da cui traegli spunti per proseguire il suocammino.“L’obiettivo generale è la valoriz-zazione del contesto economicolocale facendo sistema, con ini-ziative di promozione dei settoriproduttivi territoriali verso nuovimercati, utilizzando e consoli-dando le manifestazioni fieristi-

S P E C I A L E F I E R E

e FAENZA Crescono le rassegne sui prodotti tipici

FORLÌ Un polo strategico per lo sviluppo locale

Da una decina d’anni, daquando è divenuta società

a responsabilità limitata, per poitrasformarsi in Spa con l’amplia-mento della compagine sociale,la Fiera di Forlì ha avviato unagestione caratterizzata da mag-giore imprenditorialità.E il calendario si è arricchito dinuove iniziative, alcune promos-se anche da soggetti privati,facendo sì che Fiera di Forlì siadiventata oggi una realtà dina-mica e un polo strategico per losviluppo del territorio. Nel capi-tale versato e sottoscritto nell’or-dine di 7,1 milioni di euro, lequote più rappresentative sonodel Comune di Forlì (27%),Camera di Commercio di Forlì-Cesena (27%) e FondazioneCassa dei Risparmi di Forlì(21%). Anche questo assettosocietario testimonia la volontàdella comunità economica edistituzionale di fare della Fierauna delle leve per la valorizzazio-ne economico-produttiva delterritorio. Da circa due anni ha in gestioneanche il Palafiera, ma il principa-le impegno è l’organizzazione disei rassegne ampiamente collau-date, più una serie di appunta-menti nazionali per un totale dicirca 20 eventi all’anno, su un’a-

rea espositiva di circa 45.000metri quadrati, di cui 18.000coperti, caratterizzata da unamodularità funzionale alle esi-genze dei vari tipi di manifesta-zioni. Il quartiere fieristico édotato di una sala congressi di1.100 metri quadrati, concapienza fino a 1.000 posti, perincontri, dibattiti e convegni. In una veloce panoramica dellerassegne, si va da Vivi la Casa,dedicato all’universo dell’abitare,a Babilonia con la sua offertadall'antiquariato d'epoca almodernariato, a Old Time Show,sul mondo delle due e quattroruote, fino alla PrimaveraRomagnola, primogenita dellaFiera di Forlì, che dopo 54 edi-zioni rimane il più importanteappuntamento della Romagnaper varietà di offerte merceolo-giche.Di caratura internazionale éFieravicola, che ha concluso lasua 43esima edizione, la piùimportante rassegna europeadedicata alle carni bianche, checoinvolge tutti gli operatori dellafiliera, con presenza di oltre 300aziende, il 15% delle quali stra-niere, su un'area di 40 mila metriquadrati. Infine RomagnaAntiquariato, classico delle fieredel settore. (giu.san.)

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Con una base di 56 cooperative che rag-gruppano 17.500 produttori di frutta in

Emilia-Romagna, Toscana e Veneto e un fattu-rato 2003 di 900 milioni di euro, ConserveItalia è un gruppo cresciuto nel tempo grazie asuccessive acquisizioni.Presente con società e stabilimenti in quasitutta Europa, vanta fra i suoi marchi gli italianiValfrutta, Derby, Jolly Colombani e Yoga men-tre all'estero, SaintMamet, MonJardin,Duchesse de Bougogne, Disfruta, BioJuvital eJuver. Quest’ultima, spagnola del gruppo Heroacquisita circa un anno fa, ha permesso aConserve Italia di diventare leader in Spagnanei succhi di frutta. L’obiettivo é la diffusione

dei propri prodotti in tutta l’Europa, quellaallargata a 25 Paesi che, con un bacino di 450milioni di consumatori, rappresenta il 95% del-l’area di mercato (il restante 5% è extra-Ue).Fondata nel 1976, Conserve Italia ha tra i suoipunti di forza la ragione sociale: é una coope-rativa direttamente controllata e gestita daiproduttori agricoli, che conferiscono annual-mente circa l’85% dei prodotti ortofrutticolitrasformati. I 17 stabilimenti italiani lavorano670mila tonnellate di frutta, pomodoro eortaggi l’anno, coltivati su oltre 25mila ettari diterreno. Il gruppo conta oggi oltre 8.000 dipendenti,tra fissi e stagionali. (r.p.)

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di Rossella Pressi

Cirio De Ricain salsa cooperativa

aA Z I E N D E

Conserve Italia acquisisceper 168 milioni di euro

l’impresa che da un anno si trovava in

amministrazione controllata.Con questa operazione,la cooperativa guidata

da Gardini diventa leader non solo in Italia ma

anche a livello europeo

Un investimento com-plessivo di 168milio-ni di euro (di cui12,7 per la parteci-

pazione in Sopragol) haportato la Cirio De Ricanelle mani di ConserveItalia, la cooperativa dipunta del settore agroali-mentare italiano guidata daMaurizio Gardini, che fattu-ra oltre 900 milioni di euroall’anno. L’operazione si é conclusa altermine di una lunga tratta-tiva che ha visto il gruppoemiliano avere la megliosulla proposta presentatadal gruppo veneto Stif,unico competitor ad essererimasto in lizza per aggiudi-carsi la Cirio, da tempo inamministrazione straordi-naria. Determinante per la conclu-sione positiva dell’acquisi-zione, il piano industriale diConserve Italia, realizzatocon il supporto finanziariodi Mps Merchant.Sulla decisione dei commis-sari straordinari della Cirio

De Rica hanno inoltre pesa-to anche gli impegni presida Gardini: “Adottere-mouna politica della qualità agaranzia del consumatore enon intendiamo procederecon dismissioni o spezzatini.Piuttosto vogliamo dare unaprospettiva stabile agli agri-coltori, ai dipendenti eall'Italia''. Per l’acquisizione, ConserveItalia ha costituito unanuova società, ConserveMediterraneo, con sede aCaivano (Napoli). Il 51%delle quote di questa societàsono in mano al gruppo diGardini, mentre il restante49% se lo dividono trefondi chiusi (esperienza ine-dita per il mondo cooperati-vo): Srg Mps Venture Sud(Monte Paschi Siena),Fondo Mezzogiorno di ImiPrivate Equity (S.Paolo IMI)e Bcc Private Equity sgr(Credito Cooperativo). “Sitratta di veri e propri soci –spiega Gardini –: i fondiacquistano infatti quote dicapitale sociale e forniscono

alla società tutto il lorobagaglio di esperienza colla-borando attivamente all’in-terno dell’azienda nel rispet-to del piano industrialequinquennale di rilancio”. I marchi Cirio e De Rica,così come i due stabilimentidi Caivano (Napoli) eS.Polo (Mantova) con i lorocirca 2.000 dipendenti,andranno quindi sotto ilcontrollo di ConserveMediterraneo. “Per noi l’ac-quisizione è molto impor-tante perché significa potermantenere in Italia la filieradel pomodoro” afferma ilnumero uno di ConserveItalia. Oltre a salvare l’indu-stria e l’occupazione, diamoanche al consumatore lagaranzia di sicurezza diseguire il prodotto che vienedal campo alla tavola”.Sul piano industriale, ilnuovo proprietario di CirioDe Rica intende ''portare i

La schedaUn colosso da 900 milioni di euro di fatturato

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“Operazione che rafforza la fiduciaper i marchi italiani”Il commento del presidente di Confcooperative regionale

“L’acquisizione di Cirio De Rica da parte di Conserve Italia, otte-nuta grazie ad un’offerta solida e portata a conclusione con la

massima trasparenza, è un successo importante perché riporta unagrande fiducia nel marchio italiano”. Luigi Marino, presidente di Confcooperative Emilia-Romagna èmolto soddisfatto dell’operazione del gruppo cooperativo.“Conserve Italia, struttura di punta della nostra organizzazione –spiega Marino –, ha dimostrato di sapersi muovere con capacità stra-tegica in un mercato complesso e difficile, conseguendo negli ultimianni importanti risultati anche a livello internazionale”.L’operazione, al di là del grande valore economico, secondo il nume-ro uno di Confcooperative ha anche un profondo significato simbo-lico: “Questa acquisizione é un buon augurio per le cooperative per-ché è una rivincita dell’economia reale rispetto a quella della finanzafacile”. “Conserve Italia – continua Marino – saprà senz’altro rilan-ciare un marchio prestigioso che costituisce un importante patrimo-nio del nostro Paese. Ora l’azienda approda nelle mani di chi, in unasana economia, ha maggior titolo per gestirla: i produttori agricoliitaliani. Un esito di cui beneficerà certo l’economia nazionale ma –aggiunge – soprattutto i prodotti locali e dunque il prestigio delMade in Italy”. L’operazione Conserve Italia, tra l’altro, è solo l’ulti-ma in ordine di tempo che viene conclusa nel settore dei grandi mar-chi italiani. Prima di Cirio De Rica sono state infatti acquisite Eridaniadal gruppo Coprobi (Cooperativa dei Produttori Bieticoli) e Yomo daGranarolo. “Una conferma questa – commenta ancora Luigi Marino–, dell’onda lunga delle cooperative nel settore alimentare italiano”.Ma realtà di queste dimensioni possono creare squilibri all’interno delsistema cooperativo italiano? “Assolutamente no – risponde Marino–. Anzi, una grande realtà come quella di Gardini rafforza tutta lafiliera, soprattutto nel settore agroalimentare”. Quindi nessun peri-colo per le piccole. “Il modello Conserve Italia è esemplare e lo indi-chiamo a tutte le piccole cooperative come una via da seguire e, pos-sibilmente, da imitare”. “Per noi di Confcooperative – concludeGardini – Conserve Italia è come Telecom per Confindustria: rappre-senta il successo del modello cooperativo, rafforza l’Associazione e cirappresenta nell’economia che conta”.Confcooperative, la principale organizzazione a livello nazionale dirappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo edelle imprese sociali, è una realtà composta da 22 Unioni Regionali,80 Unioni Provinciali e 5 Unioni Interprovinciali. Con un fatturatocomplessivo di oltre 39milioni di euro nel 2003, Confcooperativeconta 18.592 associate e quasi 3milioni di soci. A far la parte delleone tra le associate è però il settore agroalimentare, quello di cuianche Conserve Italia fa parte. Solo secondo per numero di soci (neconta 508mila contro i quasi 700mila del settore del credito coope-rativo) e per numero di cooperative associate (3.858 contro le 4.745del settore Lavori e Servizi), il settore agroalimentare, è però primoindiscusso per fatturato: nel 2003 ha realizzato quasi 20milioni dieuro (al secondo posto il settore Lavoro e Servizi con poco più di7milioni di euro) grazie al lavoro di oltre 62mila addetti compresi ilavoratori a tempo determinato, i co.co.co e gli stagionali regolari(r.p.).

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ricavi in linea con i livelliprecedenti al default entro il2006, e poi conseguire unacrescita annua del 10-12%''. Risultato, questo, daraggiungere attraverso “unastrategia che utilizzerà inmaniera ottimale le leve delmarketing per promuovere imarchi, favorendo l’ulterio-re fidelizzazione da parte delconsumatore a livello euro-peo e lo sviluppo sui merca-ti esteri con prodotti tipiciitaliani”. L’investimentoprogrammato per i prossimiquattro anni è pari a 45milioni di euro, destinati inparte anche all’innovazione.“L’alimentare è un settorematuro, dove i ritmi diinnovazione non sono soste-nuti – afferma Gardini – perquesto l’innovazione si devegiocare sul packaging e sullericette”. Ed è così che nasco-no confezioni insolite ericette che permettono alconsumatore di avere oltreal prodotto anche un servi-zio. “Una volta – racconta ilcapo del Gruppo – si usavasolo il pomodoro pelato.Oggi questo prodotto èterzo nella lista delle prefe-renze. Prima di lui ci sono lapolpa e la passata, prodottiche hanno un contenuto di

servizio. E’ su questa consi-derazione, per esempio, cheoffriamo una linea di pro-dotti di catering pronti perl’uso per le pizzerie”. Ma trale priorità di Gardini non cisono solo l’immagine e ilservizio. La qualità rimanesempre fondamentale. “Ilnostro pomodoro entroun’ora dalla raccolta è giàimbottigliato e sterilizzato.Nelle lavorazioni di questotipo la qualità è una caratte-ristica che deve essere sem-pre al primo posto”.E di una certa qualità sonoanche i numeri che la nuovaacquisizione ha fatto segna-re in questo 2004.Raffrontati al 2003, l’annodel crac, i risultati delGruppo Cirio De Rica,appaiono infatti incorag-gianti: la società è tornata agenerare cassa. Nei primiotto mesi del 2004 l'Ebitdaè stato pari a 4,3 milioni dieuro, in linea con il 2003 eper tutto il 2004 è atteso acirca 8,5 milioni di euro,con un fatturato previsto increscita. Inoltre, la consegna di Cirionelle mani di ConserveItalia, che restituisce algruppo italiano una guidasicura di cui si sentiva ilbisogno per uscire dalle bur-rasche degli ultimi anni,potrebbe già far pensare aun ritorno in Borsa. “Laquotazione è certamente trale ipotesi – annuncia il presi-dente del colosso cooperati-vo - ma non si trova sullastrada che intendiamo per-correre adesso. Al momentoci sono altre priorità. Poichissà che in futuro, quandousciranno i fondi, nondiventi un’ipotesi concreta.Oggi di certo non lo è”.

A sinistraMaurizio Gardini, presidente di Conserve ItaliaIn alto Luigi Marino, presidente Confcooperative Rmilia-Romagnaa fianco fasi di lavorazione

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s S P E C I A L E F O R M A Z I O N E

di Barbara Beghelli

Non si finisce mai d’imparare

Il Consorzio Sinform è leader nazionale nelle attività

di formazione continua lungo tutta la vita professionale

(“lifelong learning”).Fondato nel 1990 da cinque centrali formative e sindacali

regionali, l’ente progetta e produce anche materiali

multimediali (eContent) per la formazione a distanza

ad alto contenuto tecnologico,con certificazioni

Uni En Iso 9001:2000

Sinform è il consorzio costituito nel1990 da alcuni enti di formazione cheoperano in Regione: Aeca, Ecap-Cgil,Enaip-Acli, Enfap-Uil e Ial-Cisl.

Rappresenta un'esperienza di cooperazioneunica in Italia con tre obiettivi: erogare servi-zi ai sistemi di formazione professionale(nazionale e regionali), progettare e realizza-re iniziative in nuove aree formative, svilup-pare metodologie di intervento e strumentiinnovativi per la docenza. Fin dagli esordi, il consorzio ha operato nellarealizzazione di progetti di sviluppo di appli-cazioni multimediali e telematiche per la for-mazione e la comunicazione. Oltre questiambiti, vi sono anche gli interventi di assi-stenza ai sistemi formativi, l’attuazione diprogetti integrati scuola/formazione/uni-versità, e la ricerca a sostegno della forma-zione dei formatori e degli operatori dei ser-vizi per l'impiego. Il quadro delle ‘azioni’copre dunque vaste aree: innovazione, for-mazione superiore, aziendale e della PA,infine azioni di supporto allo sviluppo delsistema formativo Alla base di ogni progetto Sinform c’è la con-sapevolezza che l’impresa opera in un conte-sto di mercato mutevole, con rapida obsole-scenza delle tecnologie, frammentazionedegli stakeholder e flessibilità del sistema pro-duttivo aziendale. “In questo contesto - spie-ga il direttore Sinform, Franco Iannelli - la life-long learning (formazione che accompagna

l’intero percorso lavorativo) è lo strumento diaggiornamento costante della professiona-lità, per sapere interagire nei processi produt-tivi e di servizio complessi, sia con competen-ze operative che abilità relazionali”. Per realizzare concretamente la lifelong lear-ning, Sinfom organizza iniziative per impren-ditori, dirigenti e tecnici: si tratta di progettiper aziende con modelli e prodotti di e-Learning. Parte importante dei progetti regionali,nazionali e comunitari (per i quali il consorzioè Ente accreditato dalla Regione per laFormazione continua) è data inoltre dall’ele-vato contenuto tecnologico degli stessi.Proprio in questa direzione, l’ente ha matura-to una vasta esperienza nell’area delle meto-dologie didattiche, delle Tecnologiedell’Informazione e della Comunicazione(TIC). Non è certo un caso se, ancora nel1998, e tra i primi in Italia, Sinform ha certifi-cato il proprio Sistema Gestione Qualitàsecondo la normativa UNI EN ISO 9001,oltre che per la progettazione ed erogazionedi servizi di formazione (anche in ambitoeLearning), anche per la progettazione e rea-lizzazione di materiali formativi multimediali,oggi meglio conosciuti come eContent.Anche la ridefinizione e integrazione delladocumentazione dell’intero processo produt-tivo è oggi definito secondo la norma UNI ENISO 9001:2000 in osservanza dello standardinternazionale per la produzione di eContent-Scorm.“Oggi – prosegue Iannelli - l’applicazionedegli standard internazionali alla produzionedi e-Content ha imposto l’individuazione dinuovi e specifici criteri tecnici, metodologici eprocedurali per la realizzazione dei materialididattici, oltre che l’adozione di nuovi sistemiprevisti dagli standard internazionali”.“L’adozione del modello - conclude il diretto-re - ha richiesto la strutturazione dei conte-nuti formativi in unità indipendenti (LearningObject), oggetti d’apprendimento minimi,connessi al raggiungimento di specifiche abi-lità. Ma poiché ogni unità formativa possaessere riutilizzata in contesti differenti ènecessario che sia in sé autoportante, sia alivello di ‘navigazione’ e di strutturazione delpercorso di fruizione”.

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Franco IannelliDirettore Sinform.

Sotto il logo e il sito della società

di formazione

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EUROPAAUTORIZZATI PER LA PRIMA VOLTA GLI AIUTI

PUBBLICI “DE MINIMIS” ALL’AGRICOLTURA E ALLA PESCA

La Commissione europea, in data 6 ottobre 2004 ha adotta-to un regolamento riguardante i cosiddetti aiuti “de mini-mis” per i settori dell’agricoltura e della pesca. Il regolamen-to esenta dall’obbligo di notifica preventiva gli aiuti pubblicidi importo non superiore a 3.000 euro per agricoltore epescatore erogati nell’arco di tre anni. Si tratta di un’iniziati-va che potrà rivelarsi utile per aiutare gli agricoltori in situa-zioni di crisi. Questi aiuti di piccola entità erogati da unoStato membro non dovranno complessivamente superare lo0,3% del valore della sua produzione agricola o alieutica. GliStati membri potranno concedere aiuti che soddisfino tuttele condizioni stabilite dal regolamento senza la preventivaautorizzazione della Commissione, ma dovranno documen-tare il rispetto di entrambi i massimali in appositi registri. Ilregolamento è stato adottato a seguito di una vasta consul-tazione tra gli Stati membri e i terzi interessati.Il regolamento sarà applicabile anche alle imprese che tra-sformano e commercializzano i prodotti agricoli e dellapesca. Se tutti gli Stati membri faranno pieno ricorso a que-sta possibilità, in un anno la media degli aiuti “de minimis”erogati si aggirerà intorno a 317 milioni di euro per l’agricol-tura e a 27 milioni di euro per la pesca in tutta l’UE. Perlasciare maggiore flessibilità agli Stati membri, il regolamen-to fissa gli importi da non superare nell’arco di tre anni. Gliimporti che ogni Stato membro può erogare in un trienniosono stabiliti dalla Commissione in un allegato. Per l’Italia, sitratta di 130.164.000 nel settore agricolo e 9.413.400per la pesca. Il periodo di tre anni non è fisso, per cui ad ogninuova erogazione di aiuti “de minimis” deve calcolarsi l’im-porto complessivamente erogato al beneficiario nei tre anniprecedenti.L’erogazione di questi aiuti non è soggetta al rispetto di par-ticolari modalità. Le uniche limitazioni dettate dal regola-mento mirano ad evitare distorsioni: per esempio, non pos-sono essere concessi aiuti alle esportazioni. Il regolamento per i settori dell’agricoltura e della pesca costi-tuisce un’integrazione del regolamento n. 69/2001 relativoagli aiuti "de minimis", il quale non contemplava gli aiuti aquesti due settori.(Rif.: Banca dati Rapid - IP/04/1188)

AUMENTO DELL'8% DELLA PRODUZIONE VINICOLA EUROPEA NEL 2004

Secondo le ultime valutazioni del Comitato delle organiz-zazioni professionali agricole dell'UE (Copa) e della

Confederazione generale delle cooperative agricoledell'UE (Cogeca), la produzione di vino nell'UE deiQuindici, dovrebbe essere in aumento dell'8% per lacampagna 2004-2005, con 177 ettolitri (Mhl), rispetto airisultati registrati nel periodo precedente (2003-2004). Leorganizzazioni agricole constatano, tuttavia, che le stimedella vendemmia 2004 sono state leggermente modifica-te verso il basso rispetto ai dati annunciati nel mese diagosto (180 Mhl).La produzione francese dovrebbe raggiungere, nel 2004,58,5 Mhl, ovvero un incremento del 23% rispetto al2003. L'Italia, che l'anno scorso aveva registrato scarsivolumi di produzione a causa delle intemperie, dovrebberegistrare un aumento del 6% nel 2004 (49 Mhl). In Spagna, la produzione dovrebbe diminuire del 7%, con44 Mhl, a causa della peronospora (malattia della vitecausata da un fungo) che ha colpito in una delle regionipiù produttive del paese, la Mancha; mentre dovrebbeaumentare del 27% in Germania (con 10,5 Mhl), del 9%in Grecia (4,2 Mhl) e del 4% in Portogallo (7,5 Mhl). Seidei nuovi Stati membri dell'UE producono vino:Ungheria, Slovenia, Slovacchia, Repubblica Ceca, Cipro eMalta. L'Ungheria, la cui produzione equivale alla metàdei nuovi paesi, prevede una produzione nazionale di 4,8Mhl, in aumento del 26% rispetto al 2003. Concludendo,il Copa e la Cogeca prevedono per la vendemmia 2004,una produzione vinicola di 7 Mhl per l'insieme dei 10nuovi Stati membri.(Rif.: banca dati Merlino http://www.mondimpresa.it/home.asp?pa=P9&chia-ma=Prodotti)

APPALTI PUBBLICI

In data 31 marzo 2004 è stata emanata la direttiva2004/17/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, checoordina le procedure di appalto degli enti erogatori diacqua e di energia, nonché di quelli che forniscono servi-zi di trasporto e servizi postali e abroga la direttiva93/38/CE.La nuova direttiva chiarisce la possibilità per gli entiaggiudicatori di soddisfare le esigenze del pubblico inte-ressato, purché i criteri in questione siano collegati all'og-getto dell'appalto, non conferiscano agli stessi enti unalibertà incondizionata di scelta, siano espressamentemenzionati e rispettino i principi di parità di trattamento,non discriminazione, mutuo riconoscimento, proporzio-nalità e trasparenza.Le autorità comunitarie ritengono che l'introduzione dinorme di coordinamento delle procedure di aggiudicazio-

Notizie dall’Unione europea

Unione regionale delle camere di commercio dell’Emilia-Romagnain collaborazione con la rete Eurosportelli delle Cciaa dell’Emilia-Romagna

a cura di Stefano Lenzi

Normativa comunitaria

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ne degli appalti nei settori oggetto della direttiva sia fon-damentale, vista l'influenza che le autorità nazionali pos-sono esercitare in svariati modi sul comportamento deglienti aggiudicatori e visto il carattere chiuso dei mercati incui operano gli enti in questione.Il dettato del provvedimento stabilisce a quali attività siapplica la direttiva 2004/17/CE e detta i principi generaliper l'aggiudicazione degli appalti, per poi passare alledisposizioni specifiche relative ad ogni aspetto dellamateria, senza tralasciare quelle in materia di subappalto.Vengono allegati gli elenchi degli enti aggiudicatori perogni settore e la classificazione delle attività oggetto diappalto. La direttiva tratta, infine, delle informazioni che devonocomparire negli avvisi di gara e in ogni altro genere di attoprevisto. La direttiva in esame è entrata in vigore il 30aprile 2004 e gli Stati membri sono tenuti a darne attua-zione entro il 31 gennaio 2006.(Rif.: G.U.U.E. L 134/04)

ADDITIVI NEI MANGIMI PER ANIMALI

La Commissione UE ha recentemente emanato tre rego-lamenti concernenti l'autorizzazione di additivi nei man-gimi per l'alimentazione degli animali. Il Regolamento n.1463/2004 sopprime l'additivo salinomicina sodica eautorizza per dieci anni l'additivo Sacox 120microGranulate, appartenente al gruppo "Coccidiostaticie altre sostanze medicamentose".Il Regolamento n. 1464/2004 sopprime l'additivo narasine autorizza per dieci anni l'additivo Monteban, apparte-nente al gruppo "Coccidiostatici e altre sostanze medica-mentose".Il Regolamento n. 1465/2004 autorizza a tempo indeter-minato il preparato enzimatico 6-fitasi prodotto daAspergillus oryzaen, appartenente al gruppo "Enzimi" .I regolamenti in oggetto sono entrati in vigore il 21 ago-sto 2004.(Rif.: G.U.U.E. L 270/04, G.U.U.E. L 270/04, G.U.U.E.L270/04)

SOSTANZE E PREPARATI PERICOLOSI

Attua la direttiva 2003/36/CE la quale ha aggiornato lenorme di commercializzazione delle sostanze e dei prepa-rati pericolosi in relazione ad alcune sostanze qualificatecome cancerogene, mutagene e tossiche per la riprodu-zione. Il d.m. si applicherà a decorrere dal 25 dicembre 2004 emodifica il D.P.R. n. 904/1982 con cui è stata recepita nelnostro ordinamento la direttiva 79/769 in materia diimmissione e uso di sostanze e preparati pericolosi. (rif.:GU n 198/04)

RICERCA E SVILUPPO

Sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea sono statepubblicate alcune modifiche a bandi relativi al SestoProgramma Quadro precedentemente approvati.La prima modifica riguarda l'invito relativo all'area"sostegno alla cooperazione e al coordinamento delleattività di ricerca svolte a livello nazionale o regionale(piano ERA-NET)", pubblicato sulla GUUE C 315 del 17dicembre 2002. Le modifiche riguardano le risorse stan-ziate e gli strumenti utilizzabili, dove si stabilisce che, leazioni di sostegno specifico potranno essere presentatesolo fino alla scadenza del 5 ottobre 2004, dopo sarannoammissibili solo azioni di coordinamento.La seconda modifica riguarda il bando relativo al pro-gramma "Strutturare lo Spazio Europeo della Ricerca"recentemente pubblicato sulla GUUE C 227 dell'11 set-tembre 2004. La rettifica è volta a correggere un meroerrore di trascrizione della data di pubblicazione (11 set-tembre 2004 e non 2 settembre 2004 come indicato nelbando). Inoltre sono pubblicati alcuni bandi relativi alprogramma "Strutturare lo Spazio europeo dellaRicerca", settore "mobilità e risorse umane".Gli inviti riguardano le reti Marie Curie di formazione allaricerca, le borse di ospitalità Marie Curie per la formazio-ne iniziale dei ricercatori iniziativa "ricercatori in Europa" Sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea C 230 del 15settembre 2004 è inoltre pubblicato un bando relativo a"istruzione e carriere scientifiche 2004", inserito nell'areatematica "scienza e società". L'invito prevede la presen-tazione di azioni di coordinamento e azioni di sostegnospecifico. Le proposte devono essere presentate entro il15 dicembre 2004.Il materiale necessario alla presentazione delle propostepuò essere richiesto ad uno dei seguenti recapiti:Commissione europeaThe FP6 Information DeskDirezione generale RTDB-1049 Bruxellese-mail: [email protected]: www.cordis.lu/fp6(Rif.: G.U.U.E. C 230/04, C 235/04)

INIZIATIVE DA REALIZZARE CON IL CONTRIBUTO DEL FONDO SOCIALE

EUROPEO PER IL PERIODO 2004-2005

E’ stato pubblicato nel Bollettino Ufficiale della regioneEmilia-Romagna l'invito a presentare progetti da realizza-re con il contributo del Fondo Sociale Europeo per ilperiodo 2004-2005.Il bando riguarda gli interventi che rientrano negli ambitidella programmazione regionale ed è correlato alle inizia-tive di cui alla legge regionale n. 12/03 "Norme per l'u-

EUROPA

Recepimento del dirittocomunitario

Bandi di gara e appuntamenti

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guaglianza di accesso al sapere, per ognuno e per tuttol'arco della vita, attraverso il rafforzamento dell'istruzionee della formazione professionale, anche in integrazionetra loro".Gli enti accreditati e gli organismi misti interessati posso-no presentare progetti semplici o integrati relativi alleseguenti misure:A.1 "Implementazione dei servizi per l'impiego e messa in

rete delle strutture" (azioni 1, 2 e 3); A.2 "Inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro"

(azioni 1 e 2); B.1 "Inserimento lavorativo e reinserimento di gruppi

svantaggiati" (azioni 1,2, 3, 4, 5 e 6); C.1 "Adeguamento del sistema della formazione profes-

sionale e del sistema dell'istruzione" (azioni 1,2, 3, 4, 5,6, 7 e 8);

C.4 "Formazione permanente" (azioni 1 e 2); D.1 "Sviluppo della formazione continua, della flessibilità

del mercato del lavoro e della competitività delle impre-se pubbliche e private, con priorità alle PMI" (azioni 1,2 e 3);

E.1 "Misure specifiche intese a migliorare l'accesso e lapartecipazione delle donne al mercato del lavoro"(azioni 1,2, 3, 4, 5 e 6).

Il bando riguarda anche alcune iniziative non cofinanzia-te dal Fondo Sociale Europeo quali:i progetti sperimentali di alta formazione nell'ambito delcontratto di apprendistato di cui al Decreto Legislativo 10settembre 2003, n. 276; le azioni utili alla ricollocazione lavorativa dei dirigentidisoccupati iscritti alla banca dati regionale dei dirigenti. I progetti, redatti sull'apposita modulistica, devono esse-re presentati, esclusivamente in formato elettronico,entro le ore 22,00 del 15 novembre 2004.Le modalità tecniche, operative e organizzative relativealla presentazione delle richieste saranno illustrate inun'apposita giornata informativa che si terrà il giorno 25ottobre 2004 presso la sala Auditorium di Viale AldoMoro, 18.Ulteriori informazioni, nonché la modulistica per la pre-sentazione dei progetti sono disponibili sul sito:http://sifp.regione.emilia-romagna.it.(Rif.: B.U.R.E.R. n. 134/04)

L. 488/92 TURISMO: EMANATE LE PRIORITÀ REGIONALI

Sul sito del Ministero delle Attività Produttive è statodivulgato il decreto 22 settembre 2004 contenente leproposte regionali riferite alle domande presentate per ilbando 2003 legge 488/92, per il settore turistico-alber-ghiero.Con il decreto in oggetto vengono approvate le proposteformulate dalle regioni e dalle province autonome diTrento e Bolzano. Sono inoltre indicate le ulteriori attività

ammissibili e la soglia minima degli investimenti ammissi-bili che per l’Emilia-Romagna sono: - Aree A e B (delle priorità regionali) ad eccezione dei

comuni di: Cervia, Ravenna e Comacchio 150.000 euro - comuni di: Cervia, Ravenna e Comacchio 500.000 euro.Il bando si chiuderà il 15 novembre 2004. Il decreto è incorso di pubblicazione in Gazzetta ufficiale ma può esse-re ugualmente consultato al seguente indirizzo Internet: http://www.minindustria.it/pdf_upload/documenti/phpNUO7rP.pdf

ATTIVITÀ DI SUPPORTO ALL'APPLICAZIONE DI SISTEMI DI GESTIONE DELLA QUALITÀ

NEL SETTORE AGRICOLO

Con Delibera della Giunta regionale dell’Emilia-Romagnan. 1750/04, sono stati approvati i nuovi criteri e modalitàper l'attuazione dell'intervento regionale nel settore dellaricerca e sperimentazione in campo agricolo, di cui alla l.r.n. 28/98 "Promozione dei servizi di sviluppo al sistemaagroalimentare". Possono accedere ai contributi i sogget-ti pubblici e privati che dimostrino provata competenzaed esperienza nel settore della qualità, purché gli stessinon svolgano attività di controllo e certificazione nel set-tore agroalimentare.I progetti devono riguardare una o entrambe le seguentitipologie di intervento:- sensibilizzazione, formazione ed informazione in mate-

ria di sistemi di gestione della qualità; - supporto all'innovazione tecnologica e alla ricerca fina-

lizzate al miglioramento della qualità aziendale. Il contributo copre fino al 90% della spesa ammissibile.Le domande devono essere presentate direttamente alServizio Valorizzazione delle Produzioni - Direzione gene-rale Agricoltura della Regione entro il 20 ottobre 2004.( R i f . :http://www.rer.camcom.it/guidafin/HomePageNews.htm; B.U.R.E.R. n. 135/04)

CONTRIBUTI A FAVORE DELLE AZIENDE AGRICOLEPER LA RIDUZIONE DELLE EMISSIONI DI METANO

Sul Bollettino Ufficiale della Regione Emilia-Romagna èstato pubblicato il programma operativo relativo agliinterventi di cui all'articolo 12 della Legge n. 308/82, cosìcome sostituito dall'articolo 13 della Legge n. 10/91.Si tratta di interventi volti alla riduzione delle emissioni dimetano nelle aziende agricole ed alla produzione di ener-gia da fonti rinnovabili. In particolare, i progetti devonoriguardare investimenti per la realizzazione di impianti diproduzione di biogas, alimentati da effluenti zootecnicie/o matrici organiche vegetali, derivanti dall'attività dicoltivazione ed allevamento svolta nelle aziende agricole,allo scopo di un utilizzo a fini energetici.Poiché interventi analoghi sono previsti nell'ambito dellemisure 1.a e 3.r del Piano di Sviluppo Rurale, anche lemodalità operative approvate ricalcano quanto previstoper tali misure.

EUROPA

Finanziamenti alle imprese

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EUROPA

Possono presentare domanda:- gli imprenditori agricoli di cui all'articolo 2135 del codi-

ce civile, in possesso dei necessari requisiti; - i consorzi tra privati costituiti per almeno il 51% da impren-

ditori agricoli e/o cooperative agricole e loro consorzi, chesvolgono attività di impresa e sostengono l'onere degliinvestimenti.

Il programma prevede l'erogazione di un contributo in contocapitale che copre fino al 40% della spesa ammissibile.I progetti devono avere una dimensione finanziaria compre-sa tra un minimo di 50.000 euro ed un massimo di 500.000euro (1.500.000 euro per le aziende agricole associate e iconsorzi).Le domande devono essere presentate entro il 10 novembre2004 a : Regione Emilia-RomagnaDirezione generale agricolturaServizio Aiuti alle impreseViale Silvani, 6 - 40122 Bologna(Rif.: http://www.rer.camcom.it/guidafin/HomePageNews.htm;B.U.E.R. n. 128/04)(Rif.: B.U. R.E.R. n. 132 del 24 settembre 2004)

LA RETE DEGLI EUROSPORTELLI DELLE CCIAA DELL’EMILIA-ROMAGNA

Eurosportello Ufficiale EIC IT 369 CCIAA RavennaViale L.C. Farini 14 - 48100 Ravenna - Tel. 0544 481443 - Fax 0544 218731 Posta elettronica: [email protected]

C.I.S.E. CCIAA Forlì-Cesena - EIC RELAISC.so della Repubblica 5 - 47100 Forlì - Tel. 0543 38213 - Fax 0543 38219Posta elettronica: : [email protected]

PROMEC CCIAA Modena - EIC RELAISVia Ganaceto 134 - 41100 MODENA - Tel. 059 208270 - Fax 059 218750 Posta elettronica: [email protected]

Eurosportello CCIAA Parma - EIC RELAISVia Verdi 2 - 43100 Parma - Tel. 0521 210241 - Fax 0521 282168 Posta elettronica: [email protected]

Eurosportello CCIAA Reggio Emilia - EIC RELAISPiazza Vittoria 1 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522 796337-796237 Fax 0522 796300 - Posta elettronica: [email protected]

Eurosportello CCIAA Rimini - EIC RELAISVia Sigismondo 28 - 47900 Rimini - Tel. 0541 397607 - Fax 0541 397624 Posta elettronica: [email protected]

Eurosportello CCIAA Bologna P.zza della Costituzione 8 - 40128 Bologna - Tel. 051 6093286 Fax 051 6093225 - Posta elettronica: [email protected]

Eurosportello Ferrara - EIC RELAISVia Darsena,79 - 44100 Ferrara - Tel. 0532 783813 – Fax 0532 783814 Posta elettronica: [email protected]

Un motore di ricercaper i finanziamenti

Negli scorsi numeri di Econerre abbiamo accennato alle proble-matiche relative alla incentivazione delle imprese operanti nelsettore hi-tech e/o su progetti a forte contenuto innovativo.

Molto spesso, l’unico elemento di programmazione finanziaria diqueste aziende risiede nell’ individuazione di leggi agevolate, megliose attraverso contributi in conto capitale, in grado di supportare l’av-vio dell’attività. Normalmente l’erogazione di tali risorse è motivo diulteriore sbilancio finanziario delle imprese che effettuano le primespese e compiono i primi investimenti, contando sull’arrivo dei con-tributi, ma si trovano a dover fronteggiare ritardi di erogazione.Diventa indispensabile riconoscere la necessità di fornire anche unafinanza tradizionale, facilmente accessibile, per l’avvio dell’ attività diimpresa. Sullo sfondo rimane l’assenza degli strumenti finanziari per ilvero sviluppo di settori ad alta tecnologia, riconducibili al capitale dirischio: pochi soggetti presenti sul mercato italiano, limitatezza delmercato dei capitali. Sul territorio regionale sono presenti diverseopportunità che, poiché offerte frammentariamente, non consento-no di evidenziare una “filiera finanziaria” per le imprese hi-tech. Tale “frammentarietà” dell’offerta finanziaria collegata all’interventoagevolativo di Enti, costituisce un problema per tutte le imprese che,all’avvio di un piano di investimento si pongono la domanda circa l’e-sistenza di strumenti per il loro sostegno finanziario. Le informazionisono spesso disseminate in tanti “luoghi” fisici (pubblicazioni di Enti,Associazioni, Banche, ecc..) o virtuali (siti internet di Enti, Associazioni,Banche ecc.). Fidindustria Emilia-Romagna ed il sistema dei confidiindustriali emiliano-romagnoli cercheranno di fornire una risposta piùimmediata a tale esigenza. Il nuovo sito internet che sarà disponibileentro l’anno, sarà un vero e proprio “motore di ricerca guidata” pertrovare il prodotto finanziario più adatto alle esigenze delle imprese.Questo sia che si tratti delle normali operazioni di finanza convenzio-nata, tanto di breve quanto di medio termine, sia di interventi con-nessi a piani di incentivazione previsti dalla Regione Emilia-Romagna,dal sistema camerale nelle articolazioni provinciali, e dagli Enti locali.L’obiettivo è consentire, mediante un’ interrogazione guidata, di rag-giungere in poco tempo l’informazione “rilevante” del meccanismoagevolativo e/o del prodotto finanziario più indicato ed attivabile perl’impresa. Nel caso di prodotti direttamente intermediati dal sistemadei confidi industriali saranno disponibili moduli di domanda scarica-bili dal sito, link con Enti, Associazioni ed Istituti Bancari per maggioriapprofondimenti ed eventuali richieste di assistenza. In una secondafase saranno disponibili anche informazioni relative agli strumentiagevolativi nazionali ed europei. L’azienda od il professionista che sipredispongono all’interrogazione, dovranno avere pochi dati da inse-rire: l’ubicazione territoriale dell’impresa e la sua categoria Istat. Laprima, serve ad individuare il confidi provinciale di riferimento, men-tre la seconda è fondamentale per determinare con precisione la pos-sibilità di accesso per la legislazione vigente in termini di aiuti di statoe regime de minimis. Altri due campi con menù guidato mirerannoad individuare “offerte speciali” (per interventi particolari) e tipologiadi investimento o prodotto finanziario utile all’impresa.Dal mese di dicembre, tutti gli interessati potranno provare questoservizio del sistema dei confidi industriali e inviare osservazioni, pro-poste e critiche per migliorarlo, all’ indirizzo di posta elettronica fidin-dustria@consorzifidi .it ora attivo per rivolgerci domande.

a cura di

Finanza d’Impresa

Page 67: ECONERRE - Osservatorio Asia - 00...di di euro, contro i 15,2 del giugno 2003, con un aumento percentuale del 7,3 per cento. L’Emilia-Romagna, dunque, ha fatto meglio del resto della

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Page 68: ECONERRE - Osservatorio Asia - 00...di di euro, contro i 15,2 del giugno 2003, con un aumento percentuale del 7,3 per cento. L’Emilia-Romagna, dunque, ha fatto meglio del resto della

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