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ECOMUSEO DELLA PIETRA DA CANTONI MONFERRATO: TERRA DI VIGNETI E INFERNOT

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ECOMUSEO DELLA PIETRA DA CANTONIMONFERRATO: TERRA DI VIGNETI E INFERNOT

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In copertina:Terruggia, infernot di Angelo Musso

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INFERNOTVolumi e suggestioni scavati nella Pietra da Cantoni

a cura di

Ilenio Celoria e Paolo Ceresa

Ecomuseo della Pietra da Cantoni

ISTITUTO SUPERIORE STATALE LEARDI

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PROGETTO E DIREZIONE EDITORIALEAmilcare Barbero e Chiara Natta

COORDINAMENTOChiara Natta

GRAFICA DEL VOLUMEIlenio Celoria

RINGRAZIAMENTIper gli aiuti e i consigli ricevuti:Francesco Alemanno, Carlo Aletto, AdrianoBrusa, Stefania Carpegna, Fabrizio Frigeri,Giovanni Ganora, Anna Garimanno,Mario Gaudio, Lalla Groppo, Luigi Mantovani,Pier Luigi Muggiati, Luigi Pessina,Loredana Pozzobonelli e tutti i Sindaci dei Comuni interessati

Le fotografie di infernot e paesaggi sono di:Ilenio Celoria

IMPAGINAZIONEEnea MorottiTipografia la Nuova Operaia s.n.c.

DIREZIONE AMMINISTRATIVASante Palmieri

SEGRETERIALoretta Ardito

STAMPATipografia la Nuova Operaia s.n.c.Casale Monferrato marzo 2008

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Il volume raccoglie il lavoro di ricerca e di documentazione sugli Infernot. La parola ricorda gli “infe-ri”, infatti sono cantine scavate nel particolare terreno delle nostre colline e utilizzate per la conserva-zione di bottiglie di vino pregiato.

Questa pubblicazione - che recupera un importante patrimonio della nostra cultura contadina - èfrutto della collaborazione, come ormai consuetudine per il nostro territorio, di diversi soggetti:l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, il Parco naturale del Sacro Monte di Crea, l’Istituto SuperioreStatale Leardi di Casale Monferrato. Si deve, infatti, agli studenti dell’Istituto la realizzazione del proget-to di recupero di tali strutture e più in generale degli studi sulla particolare Pietra da Cantoni che alungo è stata utilizzata anche nell’edilizia.

Il testo fa parte di una collana che intende documentare l’uso delle materie prime naturali e la pecu-liarità delle costruzioni che ne caratterizzano il territorio geografico.

La Regione Piemonte ha sostenuto il progetto con il duplice obiettivo di conservare e valorizzare ilpatrimonio architettonico e naturalistico specifico delle diverse realtà territoriali e di favorire la cono-scenza delle risorse naturali e della loro potenzialità per riavvicinare alle zone montane anche con laprospettiva di un auspicabile ripopolamento.

Gianni OlivaAssessorato alla Cultura, Patrimonio linguistico e minoranze linguistiche,

Politiche giovanili, Museo Regionale di Scienze naturaliRegione Piemonte

Gli infernot di Altavilla, Cella Monte, Cerrina, Frassinello, Gabiano, Grazzano Badoglio, Mombello,Moncestino, Odalengo Piccolo, Olivola, Ottiglio, Rosignano, Terruggia, Treville, Villamiroglio sono iprotagonisti di questa seconda pubblicazione legata alle cantine scavate nella pietra. Gran parte deiComuni della collina Casalese nascondono questi piccoli tesori, che rappresentano vere e proprieappendici delle cantine in grado di conservare il vino, in particolare la Barbera che è stata riconosciutaDOCG. Gli infernot sono dei veri e propri scrigni, dei piccoli capolavori dell’architettura rurale, pensa-ti e nati dall’inconsapevole genialità e maestria contadina e popolare. Costituiscono, insieme alle colli-ne del Monferrato candidate a diventare patrimonio dell’UNESCO, una ricchezza da valorizzare, nel-l’ottica di un’attenta azione di riscoperta e salvaguardia del territorio monferrino. Un plausoall’Ecomuseo della Pietra da Cantoni che negli ultimi anni ha saputo con grande sensibilità individua-re e costruire un percorso preciso per la promozione di questa importante area della nostra Provincia,attraverso le sue peculiarità. Questa seconda pubblicazione si inserisce proprio in quest’ottica, racco-gliendo il fine lavoro di catalogazione e analisi realizzata in collaborazione con gli studenti e gli inse-gnanti dell’Istituto Superiore Statale “Leardi” di Casale Monferrato, che risale al 2001, che va a qualifi-care ulteriormente l’intervento realizzato.

Paolo FilippiPresidente Provincia di Alessandria

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Gruppo di lavoro collaudato, desiderio di conoscenza, professionalità, impegno e passione sono statiil carburante giusto per proseguire il “Progetto Infernot”. Nel 2005 ci eravamo lasciati con un lavoro cheera solo all’inizio di un impegnativo percorso di scoperta e che ora si conclude con questa pubblicazio-ne presentando altri 25 “nuovi” infernot.Un progetto importante perché affianca ad uno studio scientifico, tecnico e didattico, la ricerca di uncanale attraverso il quale divulgare una politica di valorizzazione e conservazione del territorio.

Sono però ancora molti gli infernot e tante sono le segnalazioni che sono state fatte, segno di gran-de interesse da parte della popolazione. Questo rappresenta un importante risultato per l’Ecomuseodella Pietra da Cantoni, è un passo concreto verso il riconoscimento in una identità comune, che legatutte le realtà del Monferrato Casalese.

Un grazie quindi a tutti coloro che si sono prestati per rendere possibile la condivisione di questaparte del nostro patrimonio culturale, espressione di identità in cui ci riconosciamo e che ci lega indis-solubilmente al nostro territorio.

Giuseppe ArditiPresidente Ecomuseo della Pietra da Cantoni

Se ho provato una grande soddisfazione per il primo libro sugli infernot ancor di più mi sento orgo-gliosa per questo secondo testo che testimonia non solo la validità del progetto, ma anche la serietà diintenti, la voglia di fare e l’entusiasmo dimostrato dai professori e dagli alunni dell’Istituto Leardi, fat-tori tutti che hanno permesso il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Quando nella scuola si realiz-zano lavori come questo sugli infernot si può giustamente affermare che si è capito il metodo da utiliz-zare per educare e quindi far crescere i giovani che alla scuola sono stati affidati.

È un progetto questo degli infernot fatto in gran parte sul territorio per il territorio coinvolgendo deicittadini che proprio questo territorio dovranno abitare, rispettare ed amare. Ma non solo. Il lavoro èstato un “toccar con mano”, cosa che la scuola dovrebbe rendere possibile ogniqualvolta lo si possa fare.È mia ferma convinzione che sempre di più i luoghi dell’istruzione dovranno trovarsi al di fuori della“quattro mura” dell’istituto scolastico, per mettere in atto un confronto continuo con la realtà nei diver-si suoi aspetti. Posso affermare che l’Istituto Leardi, che con orgoglio dirigo, è su questa strada e che conquesto sentire sarà disponibile in futuro per altri lavori che costituiranno una ricchezza ulteriore per ilterritorio.Desidero ricordare e sottolineare che al termine del 2008 l’Istituto Leardi celebrerà, con diverse manife-stazioni e la pubblicazione di un volume, l’importante traguardo dei 150 anni dalla sua fondazione.

Paola RobottiDirigente Scolastico - Istituto Superiore Statale Leardi

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Il valore aggiunto

Amilcare Barbero e Chiara Natta

Un secondo volume sugli infernot. Nelfrattempo dal 2005 le cose sono cambiatee, per fortuna, in meglio.

Non è mutata però la funzione di questespecole vinarie: oggi, come ieri, esse conti-nuano a conservare il vino, in prevalenzarosso e in misura minore bianco. E con ilvino le bottiglie contenenti le passate dipomodoro ed i vasi con gli antipasti, lemarmellate e, più in generale, le “conser-ve”. Tutto secondo la tradizione: il vino fre-sco, “giusto” di temperatura, si scende aprenderlo d’estate nell’infernot.

Pur con ciò e grazie a quel primo libro,qualcosa è cambiato; innanzitutto la consi-derazione che noi abbiamo di questo vanofunzionale alla casa, sino a poco tempo faconsiderato soltanto, secondo l’uso corren-te, un servizio accessorio all’abitazione.

Una sorta di sgabuzzino o, meglio, diandito – come la scala che conduce alsolaio – in cui riporre la scopa, lo strofinac-cio, il secchiello per le pulizie.

Oggi non è più così: da luogo marginale,seppur funzionale alla vita domestica, l’in-fernot è diventato un segno distintivo della

vita sociale e di relazione del proprietariodella casa. Un bene aggiuntivo all’edificio,che pochi fortunati possiedono, da mostra-re agli amici così come si ammira il paesag-gio dal giardino. Un valore in più che,anche in termini economici, influisce inMonferrato sul costo di una struttura edili-zia, alla pari dello stato di conservazione edelle qualità della tipologia abitativa.

Lo sanno bene le agenzie immobiliaripresso le quali il valore delle case “in canto-ne”, quando non manomesse da interventiarbitrari, hanno ormai ampiamente supe-rato il costo delle così dette “villette”costruite nel dopoguerra. E’ un dato, quelloeconomico, da non sottovalutare, da tenerebene in mente. Anche se noi preferiamoguardare gli infernot con l’immutato stupo-re della prima volta in cui li abbiamo sco-perti, lasciarci suggestionare dalle fantasiee dalle immagini che suscitano la penom-bra, il buio delle cavità, il riflesso della luce,l’ordinata partitura delle architetture.

Il modo migliore per conservarli è conti-nuare a viverli, come si è sempre fatto, macon grande rispetto.

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Riporre in essi passate, marmellate esalami, oltre le onnipresenti bottiglie:saranno loro ad indicarci se tutto funzionabene, se non ci sono alterazioni. Altrimentice ne accorgeremmo subito; occorrerà allo-ra individuarne le cause - la modifica di unpavimento dentro o fuori la casa, la posa diun tubo, di un cavo, uno scasso, ecc. -

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Tramonto sulle colline monferrine

e tentare di porre rimedio. A volte, purtroppo, senza riuscirci per-

ché l’infernot è un “bioindicatore”, come sisuol dire, molto esigente e sensibile.

In previsione pertanto di lavori ricordia-moci di mettere in conto, sin da subito, que-sto suo “caratterino”. Per la sua e nostrasalubrità. Ne vale la pena.

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Il ricordo di una paura

Paolo Ceresa

È la mattina di un giorno di festa e sonotrascorse già alcune ore da quando la cuci-na ha incominciato a funzionare. Il pranzoche nostra madre sta preparando è piùimportante del solito e questo lo si capiscedalla frenesia dei preparativi, dal numerodelle pentole sui fornelli e dalla quantità divapore sui vetri. Noi figli ci stiamo prepa-rando per andare a messa e siamo conti-nuamente sollecitati a sbrigarci per nonfare tardi. La raccomandazione più impor-tante di nostra madre, è però per il dopomessa, cioè per l’ora di pranzo. È assoluta-mente sconsigliato presentarsi tardi a tavolaperché bisogna onorare il pranzo fin dal suoinizio. È sempre stata considerata una que-stione importante, una regola indiscutibile.

Ad un tratto nella casa, con voce sicura eimperante, tuona un ordine diretto ad unodi noi figli: “Paolo!... vami pià na butta adtumatica ant l’infernot. Ad cursa.” 1

Paolo è il più piccolo della famiglia ed è,rispetto agli altri fratelli, ancora un bambi-no ma ha già capito che dovrà agire in fret-ta perché sa che non è il momento nè di di-scutere, nè di cercare di farsi sostituire da

uno dei suoi fratelli. Con una torcia inmano, per salvaguardarsi da probabiliinterruzioni di corrente elettrica, Paoloavanza lentamente nell’infernot fino a rag-giungere la nicchia delle conserve, scruta esi guarda un po’ intorno, individua e affer-ra con sicurezza una bottiglia e in tutta fret-ta se ne va, quasi scappando senza guarda-re indietro, attraversando di corsa la canti-na e tutte le sue scale.

È evidente che a Paolo non piace andareda solo nell’infernot di casa. Ha paura diquelle pareti umide e dei suoi bui anfratti enascondigli. Sicuramente la paura è ali-mentata dal ricordo di uno scherzo che gliera stato fatto anni addietro ingigantitadalle fantasie che solo i bambini sannocreare nelle loro menti. Ma questa pauraera un suo piccolo segreto e non potevacerto dichiararla, meno che mai ai suoi fra-telli, pena l’essere deriso per chissà quantotempo.

Sono ormai passati parecchi anni e oggiPaolo è cresciuto. Quel bambino è diventa-to un uomo che non ha più paura del buio

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degli infernot. Con il passare degli anni lesue infantili paure sono scomparse perlasciare posto alle inevitabili e più sofferte“paure” dei grandi. Ma questo è tutto unaltro discorso.

Quello che mi preme sottolineare è che ilricordo di una paura ha rievocato altriricordi. Ricordi semplici legati a momenti estili di vita familiare di anni fa che mettono

in evidenza le inevitabili differenze con inostri giorni. Direi che non bisogna esseretroppo severi nel giudicare il comporta-mento del passato perché tutto è relativo alluogo e al tempo che si sta vivendo.

Anche i ricordi più banali o le avventuredi un quadretto familiare possono essere distimolo ed invito a guardare verso il futuro.

Un futuro migliore.

1 “Paolo vai di corsa a prendermi una bottiglia di passata di pomodoro nell’infernot!”Era buona abitudine usare l’infernot anche come dispensa per prodotti alimentari precotti e conservati sotto vetro. Essi veni-vano preparati nella bella stagione per essere consumati prevalentemente in inverno. Nelle bottiglie venivano conservati ipiselli o la passata di pomodoro (la conserva), mentre nei barattoli venivano messi i peperoni, il misto verdure (la giardinie-ra) e la frutta: pesche, albicocche, ciliegie ed amarene. Un altro alimento conservato erano le uova deposte in un grosso vasoin terracotta interamente ricoperte di acqua e calce.

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Lavori unici, originali, nati da un’idea diqualche geniale contadino o dalle riflessio-ni di un gruppo riunitosi forse in una stallao in un’osteria.

Chissà. Possiamo ipotizzare che gliinfernot, così come oggi noi li possiamovedere, siano il frutto della progettualità diqualcuno vissuto nelle nostre campagne inun’epoca non ben definita, progettualitàche è stata comunicata e che ha fatto si chei piccoli cantinotti sotterranei in formediverse diventassero ambienti presenti inmolte case rurali.

In realtà gli infernot sono un regalodella Pietra da Cantoni, impossibile imma-ginarli in altre realtà. La friabilità di quelloche impropriamente viene definito tufo hapermesso che, volonterosi contadini duran-te la pausa dei lavori campestri concessadalla stagione invernale, potessero scavarenelle loro case creando a volte con fantasiae buon gusto i piccoli ambienti funzionaliche ancora oggi vengono utilizzati. È unarealtà, anzi una dimensione sotterranea del

nostro territorio che gli fornisce un pregioin più. In superficie le colline monferrinecon le loro forme fatte di dolci curve che sistagliano su cieli azzurri o che emergonodalle lattiginose atmosfere autunnali, con ipaesi che costellano qua e là le cime e lecostruzioni che interrompono le tranquilledistese delle campagne ricoperte da colturesempre ordinate in rettangoli o quadratidalle mille sfumature dei verdi o dei gialli edai ben allineati filari delle viti, ma ancheda spettinate boscaglie che occupano larghispazi da quando è venuta meno la necessi-tà di rendere fertile ogni spazio del terreno,proprio queste colline costituiscono ciò cheappare e che si può godere del lavoro dellanatura, ma soprattutto dell’uomo che permodificarle e renderle quello che sono halavorato sotto il sole, sotto la pioggia sem-pre all’aperto. Gli infernot, che suscitano lostesso interesse delle grotte perché violanola compatta superficie della terra e si pon-gono quasi come rifugi, sono testimonianzecuriose ed insolite di una realtà non visibi-

Una diversa dimensione

Paola Robotti

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le e forse poco conosciuta ma che rivelal’ingegnosità e la laboriosità della gentedella terra, le cui fatiche non conoscevanoriposo. Da quando per un intelligente intui-zione gli infernot sono stati resi accessibilial pubblico è stato possibile riscontrarel’interesse dei visitatori stimolati non solo

dalla curiosità di vedere queste piccolecostruzioni dal nome inquietante, ma atti-rati dal sentimento difficilmente definibiledi attrazione per tutto ciò che è celato, sot-terraneo, in qualche modo protetto.

E gli infernot appartengono a questaaffascinante dimensione.

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Vista di Gabiano e delle Alpi da Cerrina

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Una cantina e il suo vino nel Monferrato del 700

Gabriele Angelini e Antonino Angelino

Accanto agli inventari redatti in occasio-ne di successioni, i registri dei fattori o,come venivano qualificati, “agenti” dellefamiglie aristocratiche, rappresentano lostrumento più utile per entrare nelle canti-ne del passato.

Presso l’Archivio Storico del Comune diCasale Monferrato, il fondo Dalla Valle con-tiene ad esempio i “libri di maneggio” diFrancesco e Giovan Battista Sesia e diGiacomo Francesco Moro, i quali tra la metàdegli anni Trenta e gli anni Ottanta delSettecento amministrano gli averi che, all’in-terno di un più vasto patrimonio, i marchesidi Lu possiedono sul territorio di quel paesemonferrino e nella zona limitrofa.

Nei vari mastri compilati dai Sesia, rela-tivi ora a un singolo ora a più anni, com-paiono non soltanto i dati sul vino prodottoe sul suo utilizzo, ma, fino al 1742, gli elen-chi dei recipienti, con indicazione della lorotenuta, e degli arnesi in dotazione alla can-tina, ubicata nel palazzo nobiliare sito nelconcentrico luese, in contrada Monte Alto.

L’ambiente, articolato in tre locali: canti-na grande o cantina lunga, cantina bianca,cantina oscura, ospita ventidue o ventitrébotti tra grandi (vascelle) e piccole (vascel-lotti). La vascella maggiore ha una capien-za di sei bottalli monferrini (circa 2636litri); seguono, con capienza compresa tra iquattro bottalli e i tre bottalli e mezzo (litri1757-1537 circa), altre dieci vascelle; dellerestanti, tre superano ancora la decina diettolitri, potendo contenere due bottalli emezzo di vino (1098 litri circa); si scende,con tre o quattro altri recipienti designatiancora come vascelle, al bottallo e mezzo eal bottallo (litri 659 e litri 439 circa), perarrivare ai quattro vascellotti con capienzadi mezzo bottallo, vale a dire tre brente (litri220 circa) e al vascellotto per l’aceto, di unabrenta e mezza (110 litri circa). Tre deiquattro vascellotti da tre brente, chiarisceun’annotazione, vengono riservati al vinobianco. Tutte le botti sono mantenute isola-te dal pavimento da appoggi in legno (caste)e la loro ricettività complessiva oscilla gros-

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so modo tra i 247 e i 252 ettolitri e mezzo.Posteriormente agli anni Quaranta il

numero di vascelle e vascellotti subisceindubbiamente un incremento: dalle carterisbuca, in proposito, per il 1763, una listacompiuta di tali recipienti, che sono oratrentotto con una tenuta corrispondente a354 ettolitri e mezzo.

Assieme alle botti, gli inventari dettaglia-ti dei fattori Sesia elencano una serie di altricontenitori e di arnesi destinati alle opera-zioni di vinificazione e alla manutenzionespicciola dei vasi vinari stessi. Incontriamotre tini con una tenuta di sette bottalli(approssimativamente 3075 litri) l’uno; seiarbi, le grosse vasche di legno utilizzate peril trasporto delle uve, ma talvolta anche, alpari dei tini, per la loro pigiatura e la bolli-tura del mosto: di due di essi si fornisce,espressa in brente (cinque e dieci, paririspettivamente a 366 e a 732 litri), lacapienza, un terzo viene semplicementedefinito “grande”, i restanti tre sono “da uvebianche”. Gli altri recipienti lignei, didimensioni assai inferiori, consistono indue cebari, ossia mastelli; tre cebrini o,come si legge in un’occasione, cebrine,verosimilmente di forma ovale e con bec-cuccio secondo il modello chiamato in dia-letto sabrin-a, sabren-a rimasto nellamemoria e adoperato per la rabboccaturadelle botti; un barile; una conca e tre con-chetti, vasi, sempre di legno, bassi, a larga

bocca, propri per il lavaggio del “vascella-me”; due brente per trasportare a spalla ilvino. Ai recipienti si aggiungono gli imbot-tatoi: una pidria e troazza; una mazza e unapresella: mazza e perseglio di ferro; unoscalotto, scala a pioli per salire sulle bottipiù grandi; una zappa e due cavalletti.

All’esterno della cantina, “sotto il porticodel cortile picciolo” ossia sotto il porticorustico agganciato alla scuderia che fronteg-gia a sud il palazzo, c’è, “compìto con li suoiaccessorii”, il torchio, di cui non si accenna-no purtroppo le caratteristiche strutturali (aleva o a vite?).

Senza voler stabilire destinazioni d’usorigide, si può notare che la presenza in essadei tini, dei mastelli, degli imbottatoi e lamaggior ampiezza stessa del locale indicanonella cantina grande, oltre che un deposito,anche lo spazio in cui si compiono le opera-zioni relative alla preparazione dei vini; lacantina bianca si caratterizza invece percontenere, assieme ai vini comuni, come lealtre due, anche quelli, più rari, pregiati e dispecifica denominazione.

Alla ricognizione delle cantine segue,concludendo ogni singolo inventario, quelladel materiale depositato nella fiascara esopra tre assi di legno che fungono da men-sole nella cantina grande: ampolle (àmole eamolini) con capienza differente compresatra le tre pinte monferrine (litri 4,9 circa) eil quartino (litri 0,4) e fiaschi di cui al con-

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trario non si specifica la tenuta: il numero diquesti contenitori varia da elenco a elenco,non scendendo sotto l’ottantina di pezzi enon superando i centoquaranta; le fortioscillazioni sono dovute ai viaggi che leàmole compiono: “infiascate” con vini diqualità, come chiariscono alcune note, rag-giungono il palazzo cittadino dei Dalla Vallea Casale, per essere restituite nel tempovuote a Lu. Un’àmola “grande” e un fiascougualmente “grande” servono per la conser-vazione dell’olio d’oliva.

Il declino dell’àmola, insidiata dal dif-fondersi della bottiglia, si annuncia nel 1770nei registri di Giacomo Francesco Moro enel 1778 l’espressione infiascare ha ormaiceduto completamente il posto all’altra:imbotigliare; sopravvivono gli amoloni,vale a dire quei contenitori che equivalgonoin pratica a piccole damigiane; isolato, siosserva ancora l’acquisto di un’àmola dadue pinte monferrine e mezza (4 litri).

Alla cantina di Lu giungono, al tempodella vendemmia, le uve che provengonodalle vigne condotte in economia e quelleversate come quota dominicale dalle masse-rie e come canone parziario da singole vigneallogate. Dalla loro lavorazione si ricavaquanto serve per il commercio, per la com-ponente in natura dei compensi dovuti alfattore e al camparo, ai lavoranti agricoli, amuratori e falegnami che prestano la loroattività nella riparazione degli edifici rustici,

a segantini e spaccalegna; non va dimenti-cata infine la fornitura per il consumo delnobiluomo padrone. La produzione risultaassai diversificata: vino puro, ricavato dalsolo mosto di pigiatura, torchiadura (oanche torchiere, torciatura), ossia vinoderivato dal mosto ottenuto spremendo levinacce col torchio, vino adac[q]uato, dettopure di mettà (intendi di metà), cioè allun-gato con pari quantità di acqua già in fase divinificazione, e posca, il vinello dato daigraspi fatti rifermentare mediante l’aggiun-ta di acqua. Al di là di questo schema, cherispecchia il canone consueto e plurisecola-re, si possono poi trovare, sempre nellecarte dei nostri fattori, o agenti che dir sivoglia, di Lu, accenni a pratiche varie: l’ag-giunta alle uve da pigiare di vino vecchio(che probabilmente ha perso corpo) o dive-nuto acetoso; l’abbinamento di uve allevinacce per arricchirle procedendo quindiad una seconda torchiatura; l’infusione divini delle annate precedenti nei vini nuovi;la ribollitura del vecchio vino di torchiaturao adacquato ottenuta versandolo sui graspi;la correzione del vino adacquato con altrodi torchiatura o con un poco di vino vecchio.

Le tecniche di preparazione e gli espe-dienti appena visti concernono il vino gene-ricamente definito nero, ottenuto senz’altrodalla mescolanza di uve che non vengonomenzionate: un qualche indizio della loroqualità ci viene offerto da una notizia ante-

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riore ai nostri “libri di maneggio” che ciinforma sul piantamento, nel 1701, di “tre-cento piedi di viti tutte la più parte bonardeet barbere” sul terreno di una masseria, diproprietà dei Dalla Valle, in territorio diCuccaro, paese limitrofo a Lu.

Spazio veramente modesto occupa ilvino bianco generico, riportato saltuaria-mente nelle liste del vino venduto dall’agen-te, nelle quali figura con quantità di pochebrente nel totale di varie decine di bottallicomprendenti non soltanto il vino neropuro ma anche, benché in percentuali assaimeno rilevanti, i sottoprodotti, vale a dire ilvino di torchiatura, l’adacquato, la posca, lamiscela di vino puro e di torchiatura.

Se puro è in massima parte il vino com-merciato, diverso è il caso di quello utilizza-to per le esigenze interne e destinato preva-lentemente ad entrare nella quota in naturadelle retribuzioni, come si è detto. Lungol’intero arco di tempo coperto dalla docu-mentazione, si osserva come ai lavorantireclutati, agricoli e non, pagati a giornata,venga distribuito tutto vino adacquato oposca tranne che per un breve periodo del-l’anno, coincidente - pur con variazioninella durata che non possono essere quiriassunte - con la stagione calda. E’ allorache fa la sua comparsa, da solo o talvoltaalternato anche al vinello solito, il vinopuro. Fermando l’attenzione sul triennio1758-60, vediamo che esso rappresenta

appena il 10% del totale di vino sommini-strato ai giornalieri in questione; la razioneindividuale quotidiana è, per gli uomini, ditre boccali monferrini (2,44 litri), dellametà per le donne; quando si dà posca ladose raddoppia.

A giungere per gradi ad ottenere che lasua parte di compenso in vino gli venga cor-risposta tutta in prodotto puro è il fattore: idue bottalli (878 litri e mezzo) di vino adac-quato più un bottallo (439,26 litri) di puroda lui ricevuti ogni anno diventano nel 1763un bottallo di adacquato e due di vino puroe nel 1769, compresi in un tutt’uno con laquota per il suo aiutante, quattro bottalli divino esclusivamente puro.

Anche per il camparo il 1763 segna unmiglioramento: il bottallo di vino che gli siaccordava, anziché essere composto di soloadacquato o posca come in precedenza,consiste ora per la metà (tre brente) in vinopuro; dal 1773, poi, le brente diventanoquattro tanto per il vino puro che per l’a-dacquato, salendo a sei per qualità, ma inpresenza, anche qui, di un aiutante, nel1779.

Mai utilizzati per compensi e solo ecce-zionalmente oggetto di vendita in quantoriservati di norma al marchese proprietario,sono i vini a denominazione specifica e diproduzione decisamente limitata rispetto aquella generale, che si incontrano nellanostra cantina di Lu: il Balestre (da identi-

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ficare probabilmente col Balestrà, varietàfine del Grignolino), il Grignolato oGragnolato bianco, la Malvasia, ilMoscatello sia bianco che nero; a partiredagli anni Quaranta non troviamo più men-zionato il Gragnolato ma agli altri vini fini

si affiancano il Chiaretto e il Nebbiolo e piùtardi (anni Sessanta-Ottanta) la Freisa, ilTokàj (verosimilmente bianco, giacché vitigni di tale genere risultano ancora presenti a Lu nel tardo Ottocento) e ilMontepulciano.

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FONTI DOCUMENTARIEArchivio Storico del Comune di Casale Monferrato,Archivio Dalla Valle.

SUSSIDI BIBLIOGRAFICIPIETRO PAOLO DEMARIA, CARLO LEARDI, Ampelografiadella provincia di Alessandria, Torino 1875.IRMA NASO, Cantine signorili: vini, botti e recipientivinari in Piemonte tra Medioevo ed Età moderna, inVigne e vini nel Piemonte moderno, I, a cura diRINALDO COMBA, Cuneo 1992.

ANTONINO ANGELINO, L’ “agenzia” di Lu e le sue vignenel Monferrato casalese del Settecento: da una primalettura delle carte dell’archivio Dalla Valle, in Vigne evini nel Piemonte moderno, II, a cura di RINALDO

COMBA, Cuneo 1992.MAURIZIO PIPINO, Vocabolario piemontese, Torino 1783.ATTILIO LEVI, Dizionario etimologico del dialetto pie-montese, Torino 1927.SALVATORE BATTAGLIA, Grande dizionario della linguaitaliana, XIII, Torino 1986.

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Con i venticinque nuovi infernot rilevatie catalogati vengono confermate, con mag-gior precisione e dettaglio, le diversità tipo-logiche già riscontrate nel precedente volu-me e vengono ulteriormente sviluppati edampliati i caratteri già visti.

I dati, i giudizi e le argomentazioni chefaranno seguito sono relativi ai 47 infernotcomplessivamente catalogati e mappati.

Le citazioni sugli infernot, che vengonofatte ricorrendo ad una numerazione pro-gressiva, sono riferite ai primi 22 esempla-ri già pubblicati più i 25 presenti e scheda-ti in questo volume.

TIPOLOGIE E APPARTENENZE TERRITORIALI

Le tipologie rilevate sono in relazione asei aspetti fondamentali.

a) LA DISTRIBUZIONE PLANIMETRICA

È attinente alla disposizione, ripartizio-ne e forma planimetrica degli spazi di cui ècostituito un ambiente o un manufatto. Pergli infernot esaminati si possono riscontra-

re le seguenti tipologie:a1) monocamera

L’infernot è costituito da un unicoambiente. La forma più ricorrente dellapianta è quella rettangolare, seguita dallarotonda, dalla ovalizzata e dalla quadrata.

L’infernot a monocamera può essere:a1.1) senza tavoloa1.2) con tavolo o blocco d’appoggio

a2) multicamera

L’infernot è costituito da due o più vanidiretti oppure collegati tra di loro da brevicorridoi o scale. Le camere hanno piantedalle forme diverse e quasi sempre sonodisposte su differenti livelli. a3) a corridoio e camera

L’infernot è articolato da una o piùcamere preceduto da un corridoio che non èun ambiente di passaggio o di collegamento

Infernot a confronto

Paolo Ceresa

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ma un vero e proprio vano di contenimento.a4) a corridoio

L’infernot è costituito normalmente daun vano di contenimento stretto ed allunga-to, dall’andamento rettilineo paragonabilead un vero e proprio corridoio.a5) mista o diversa dalle precedenti

L’infernot ha una forma distributivanon riscontrabile fra le precedenti oppure èil frutto della combinazione di due o piùforme fra quelle descritte.

Gli infernot a monocamera senza tavolosono la maggioranza (36,2%) e si trovanoin diversi Comuni, mentre quelli a monoca-mera con tavolo o blocco d’appoggio(25,5% corrispondente anche ai due quintidi tutti gli infernot a monocamera) sonoquasi una esclusività di Cella Monte. Moltoparticolare e di pregevole fattura è il tavolodell’infernot n°11 (I vol.).

Gli infernot a più camere (10,6%) sonoconcentrati specialmente a Camagna,Rosignano e Treville. Quelli con corridoioavente anche funzione di contenimentosono rari mentre quelli solo a corridoio,anch’essi non molto diffusi, si trovano adAltavilla, Grazzano Badoglio e Terruggiasenza costituire una esclusività territoriale(un esempio di infernot a corridoio è iln°44). Gli infernot dalle forme miste odiverse (19,2%), il più delle volte riconduci-

bili a quelle di un corridoio misto monoca-mera oppure misto ad un multicamera, sitrovano prevalentemente a Mombello,Moncestino e Ottiglio (due infernot chehanno la pianta dalla forma inusuale sono in°34 e 39). Alquanto insolito è l’infernot“in nicchia” (n°41) che si trova a RosignanoMonferrato.

b) LA STRUTTURA

Riguarda il modo e il sistema costruttivousato per giungere al risultato finale nelsuo complesso ma è essenzialmente riferitoalla strutturazione dei contenimenti, cioèalla costruzione delle nicchie e/o dei pianid’appoggio per le bottiglie (vedi più avantiil punto e). Si hanno le seguenti tipologie:b1) integrata nello scavo

É il sistema costruttivo più complesso edelicato perché l’infernot ed i suoi conteni-menti sono completamente scavati nell’a-renaria. Esso è ottenuto solo ed esclusiva-mente dall’asportazione del materiale, senzal’aggiunta successiva di parti o elementi.

b2) costruita dopo lo scavo

La costruzione dell’infernot avviene in

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due fasi distinte: la prima di scavo o sban-camento totale serve per creare la camera ole camere spoglie, la seconda di apporto dimateriale o aggiunta di volume serve percostruire il sistema di contenimento. Laparte aggiunta viene costruita con la stessaarenaria (mensole e cantoni) oppure inlaterizio (mattone pieno o forato). b3) mista integrata e costruita

É relativo all’uso combinato dei due precedenti sistemi.

Rientrano in questa categoria anche gliinfernot che hanno fatto uso del lateriziopieno per tamponare grosse falle, rinforza-re stipiti, archi e volte.

Gli infernot integrati e completamentescavati, che sono la maggioranza assoluta(63,8%), si trovano dovunque, con l’esclu-sione di Frassinello e Olivola che adottanola tecnica del costruito dopo lo scavo. Fratutti gli infernot scavati suscita una certaemozione e meraviglia il n°19 (I vol.).

Gli infernot costruiti (14,9%) diFrassinello e Olivola, con singoli casi aRosignano e Terruggia, dipendono quasisempre dalla natura mineralogica e fisico-meccanica dell’arenaria locale, meno com-patta che altrove.

Le soluzioni miste sono abbastanza fre-quenti (21,3%) e si trovano in vari Comunima principalmente a Mombello.

c) IL COLLEGAMENTO

É riferito alle possibili soluzioni del per-corso e tipo di collegamento esistente tral’ingresso dell’infernot e gli altri ambientidella casa. Questo carattere è stato suddivi-so in due tipologie: i casi di collegamentotra infernot e cantina (o seminterrati) e icasi di collegamento tra infernot ed altriambienti della casa diversi dalla cantina.

I collegamenti tra infernot e cantinapossono essere:c1) diretto

É tale quando l’infernot comunica diret-tamente con la propria cantina ad essoaffincata allo stesso livello o con valori pocodiversi. c2) con corridoio o cunicolo

Quando l’infernot non è vicino alla can-tina ma si trova al suo stesso livello, o avalori di poco diversi, è collegato da un cor-ridoio, retto o curvo, più o meno lungo dal-l’andamento pianeggiante. Il cunicolo èparagonabile ad una stretta galleria dalpercorso in marcata pendenza.c3) con scala

L’infernot è collegato alla cantina da unascala, sempre scavata, più o meno lunga oripida. La scala può essere:

c3.1) dritta a una o più rampe (sempre fra di loro ortogonali)

c3.2) curva o elicoidale

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c4) misto scala e corridoio

É la soluzione mista o combinata tra ledue precedenti. Facendo il percorso versol’infernot, quasi sempre, prima c’è la scalae a seguire il corridoio.

I collegamenti tra infernot ed altriambienti della casa diversi dalla cantinapossono essere:c5) diretto o con corridoio dal piano terra

L’infernot ha un collegamento diretto, otramite corridoio, ad un qualsiasi locale delpiano terreno. Normalmente l’ambiente inquestione è un locale di sgombero o undeposito.c6) diretto su scala

L’infernot si apre direttamente su unascala che non è esclusiva ad esso ma servequasi tutti i piani della casa. c7) con scala condivisa dal piano terra

L’infernot è collegato tramite una scalaad un qualsiasi locale del piano terreno. Lascala termina con l’infernot però è condivi-sa da altri ambienti che si trovano sullostesso livello. c8) con scala dal piano terra

É similare al precedente punto solo che

in questo caso la scala serve esclusivamen-te per raggiungere l’infernot.c9) con scala dal portico o cortile

É uguale al precedente punto però lascala che serve l’infernot parte da un porti-cato o da un’area scoperta (cortile).

Fra gli infernot rilevati il collegamentopiù diffuso con la cantina è quello diretto(34,0%) seguito da quello con le scale,(21,3%) per finire con i corridoi (12,7%).Gli infernot diretti alla cantina sono diffusisul territorio con l’esclusione di Frassinelloe Treville, mentre quelli con le scale sonoconcentrati a Camagna, Cella Monte eFrassinello. Le scale elicoidali si trovano inmaggioranza a Camagna e quella dell’infer-not n°3 (I vol.) è bella e rigorosa.

Tutti gli altri collegamenti non comu-nicanti con la cantina sono circa un terzodel totale (27,7%) e fra questi il più diffu-so è la scala comunicante con un localedel piano terra. Merita di essere menzio-nato l’infernot n°40 che è l’unico esempiodi camera raggiungibile con una scalaaccessibile direttamente da una botola inmezzo al cortile.

d) LA COLLOCAZIONE

É attinente alla posizione spaziale alti-metrica del manufatto rispetto ad un pianoo livello geometrico di riferimento.

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Le ubicazioni degli infernot si diversifi-cano in relazione al piano della strada, delcortile o della cantina di casa e se il manu-fatto cade all’interno o all’esterno del peri-metro della stessa casa. Si distinguono le seguenti tipologie:d1) sotto la cantina nel perimetro della casa

L’infernot si trova sotto il livello dellacantina che a sua volta si trova sotto allapropria casa di appartenenza.d2) sotto la cantina fuori perimetro della casa

L’ubicazione dell’infernot è a un livelloinferiore rispetto a quello della cantina maè anche al di fuori dell’area coperta dell’edi-ficio di appartenenza (cioè non si trovasotto la casa ma sotto al cortile, alla stradapubblica o ad un’area non di proprietà).d3) al livello della cantina

L’infernot si trova più o meno al livellodegli scantinati. Si distingue:

d3.1) nel perimetro della casad3.2) fuori perimetro della casaSpesso in tutti e due i casi, l’infernot

comunica direttamente con la cantina o èraggiungibile tramite una scala collegata adun vano del piano terra.d4) al livello della strada o del cortile

L’infernot è ubicato al piano terrenofuori dalla superficie coperta dell’abitazio-ne. Questo avviene quando un fronte dellacasa è addossato ad un terrapieno.d5) al livello intermedio tra strada e cortile

L’infernot è rialzato rispetto il pianocortile e si trova al di fuori dell’area coper-ta della propria casa. Questo avviene quan-do un fronte della casa è contro ad un ter-rapieno con a monte la strada e a valle ilcortile o viceversa.

La maggioranza assoluta degli infernot(59,6%) si trova allo stesso livello della can-tina mentre un quarto di essi (25,5%) è col-locato al di sotto del piano cantina ed irestanti (14,9%) si trovano al livello del cor-tile o in altre collocazioni. A Frassinello sitrovano gran parte degli infernot sotto illivello cantina e poi a seguire c’è Camagnae Cella Monte. Gli infernot a livello cantinasi trovano ovunque fatta eccezione perOttiglio e Frassinello. Sempre Ottigliodetiene, però, il primato degli infernot ubi-cati al piano terreno normalmente scavatinel terrapieno dietro casa. Una spiegazionepuò essere data dall’impianto urbano forte-mente in pendenza.

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e) IL CONTENIMENTO

É riferito al tipo e alle forme delle nic-chie o dei piani di appoggio per il conteni-mento delle bottiglie. Si distinguono leseguenti tipologie:e1) a piani continui

Sono piani di appoggio che si sviluppanoparzialmente o totalmente lungo l’interoperimetro dell’infernot. Sono contenimentiad un unico ordine realizzati con lo scavo. Possono essere di coronamento sovrappo-sti alle nicchie.e2) a gradinate continue

Sono l’evoluzione migliorativa della tipo-logia precedente. Il piano d’appoggio a gra-dini consente alle bottiglie di fondo di nonessere nascoste dalle bottiglie di facciata.e3) a nicchie

Le nicchie sono dimensionate in funzio-ne del multiplo di una bottiglia. Possonoessere lunghe, strette, affiancate, sovrappo-ste ma ricoprono quasi sempre tutte lepareti dell’infernot.

L’altezza media di un infernot consentelo sviluppo in verticale di due o tre ordini dinicchie. Sono realizzate in scavo oppurecostruite e possono essere:

e3.1) senza gradinata internae3.2) con gradinata interna

e4) misto nicchia e piano continuo

Il contenimento delle bottiglie è risoltocon l’uso sia dei ripiani che delle nicchie.

e5) mensole

Sono paragonabili ai piani continui soloche sono completamente a sbalzo realizza-te normalmente in scavo e sovrapposte inpiù ordini o file.

Il contenimento delle bottiglie in nicchiamisto piano continuo è il più diffuso(34,0%) ed è adottato su tutto il territorioanalizzato ad esclusione di Cella Monte chedetiene l’esclusiva sia delle gradinate conti-nue che delle gradinate nelle nicchie. Unterzo degli infernot (34,0%) è attrezzatosolo con le nicchie e circa un altro terzo(27,7%) possiede solo piani continui.

Gli infernot di sole nicchie si trovano principalmente a Cella Monte, Mombello,Terruggia e Treville. Invece Camagna,Ottiglio, Frassinello e Rosignano adottanocon maggior frequenza i piani continui.

Due esempi di infernot con gradinatecontinue molto belle sono i n°5 (I vol.) e iln°26 mentre l’unico infernot con dellemensole scavate è il n°25.

f) LA FINITURA

Riguarda il tipo di lavorazione superfi-

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ciale delle pareti dell’infernot ovvero delgrado di finitura del medesimo. Le paretipossono essere:f1) a spacco naturale

É una finitura dovuta al tipo di arenariache risente parecchio della non omogeneitàmineralogica e sedimentativa. L’infernotspaccato ha le pareti mosse e irregolari e acausa della scarsa lavorabilità della sua are-naria difficilmente consente la realizzazio-ne di nicchie in scavo. f2) con picconatura a vista

É la finitura lasciata dal piccone che hascavato (o sgrossato) e successivamente rifi-nito e modellato le superfici dell’infernotlasciando ben evidenti i segni inconfondibi-li della lama o della punta del piccone con-ficcato nella roccia.f3) rasato

É la finitura più fine che non ammettedistrazioni nella fase costruttiva ma, al con-trario, esalta la precisione geometrica eperfezione esecutiva.

f4) mista

É la finitura di un infernot in cui separata-mente compaiono due delle precedenti ver-sioni. Sono state riscontrate le accoppiate:

f4.1) misto spacco e picconaturaf4.2) misto picconatura e rasatoLa finitura più comune e rappresentati-

va è quella con la picconatura a vista(61,7%) e si trova con molta facilità in quasi tutti i Comuni con l’esclusione diFrassinello. Lo spacco naturale dell’arena-ria, da solo o mescolato con la picconatura,(27,7%) lo si trova in tutti gli infernot diFrassinello e in parte in quelli di Camagna,Mombello, Rosignano e Treville.

Gli infernot picconati e rasati sonopochi: uno a Camagna, a Cella Monte, aMoncestino e a Ozzano. L’unico infernotinteramente rasato è il n°9 (I vol.) che sitrova a Cella Monte.

NOVITÁ E CONFERMERispetto alla precedente pubblicazione il

numero degli infernot rilevati è più cheraddoppiato come il numero dei Comuniinteressati che non sono solo quelli dellaValle Ghenza, ma anche della Val Cerrina.

Emergono sostanzialmente le seguentinovità tipologiche:a) Si scoprono i lunghi infernot “a corri-doio” ed aumenta il numero di quelli con lapianta dalla forma irregolare o non bendefinita ed ortogonalizzata;b) Si diceva che gli infernot comunicavano conla cantina invece per quasi un terzo dei casivisti non esiste la cantina oppure la ignorano;

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c) L’infernot può anche trovarsi ad unaquota non solo superiore a quella della can-tina ma anche a quella del cortile;d) Si scoprono alcuni rari casi di infernotattrezzati con delle mensole in alternativaai piani d’appoggio o alle nicchie.

Tutte queste novità si trovano distribui-te, con una certa omogeneità, su tutto il ter-ritorio analizzato ad esclusione degli infer-not con le piante dalle forme irregolari che,si trovano più facilmente nei Comuni dellaVal Cerrina e ad Ottiglio.

Negli altri Comuni, in particolare inquelli della Valle Ghenza, spetta il primatodegli infernot più compatti, regolari o conla pianta dalla forma geometrica riconosci-bile e ben definita.

Le conferme principali rimangono:a) Cella Monte ha il primato degli infernot“monocamera con tavolo” e del conteni-mento con le “gradinate” continue o nic-chiate. b) I Comuni di Frassinello ed Olivola acausa di una minore compattezza e resi-stenza dell’arenaria, nella quasi totalità deicasi, non hanno potuto realizzare infernot“integrati nello scavo” e rifiniti con “picco-natura a vista”.

VALUTAZIONIDal confronto e dall’analisi dei caratteri

dei vari infernot ritengo di avere sufficienti

elementi per citare quelli che, in base adeterminati criteri di valutazione, siano i piùrappresentativi dei tre “caratteri primari”.

I CARATTERI PRIMARI

I caratteri che meglio di altri mettono inrisalto la tipicità di un infernot vanno ricer-cati nella sua forma distributiva, nel siste-ma costruttivo e nel tipo di contenimento.

Quel che più conta di un infernot è il“come è fatto” e non del dove sia collocato odel come sia raggiungibile, anche se questecomponenti, insieme ad altre, non devonoessere trascurate. Tale criterio è alla basedell’individuazione di tre caratteristichedefinite “caratteri primari”: 1. Forma e distribuzione;2. Capacità e soluzione contenitiva; 3. Regolarità geometrica e grado di finitura.

Ad ognuno sono stati associati, in ordinenumerico, i tre diversi infernot che meglioli rappresentano.

CRITERI DI VALUTAZIONE E CLASSIFICAZIONE

1. Forma e distribuzioneInfernot n° 05 - 08 – 26

Le piante centrali e compatte sono menodispersive e più funzionali rispetto a quelleallungate o articolate.

La presenza di un piano di appoggio cen-trale (solo se proporzionato all’area ed equi-distante da tutte le pareti) è sinonimo di

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praticità e maggiore comodità della camera.Un giusto rapporto tra superficie e altez-

za rende la camera dell’infernot più fruibilee razionale.

Un numero adeguato di gradini perrampa di una scala e la giusta larghezza diun corridoio sono sinonimo di maggioresicurezza.2. Capacità e soluzione contenitivaInfernot n° 09 - 11 – 19

Una struttura contenitiva integrata nelloscavo è più preziosa oltre che più difficileda realizzare.

Lo sfruttamento spaziale senza lasciarepareti spoglie di nicchie o piani d’appoggioè primario.

La soluzione contenitiva a gradinate èmigliore perché permette alle bottigliealloggiate di essere meglio monitorate.

Il disegno articolato e originale di nic-chie e piani d’appoggio impreziosisce lospazio.

3. Regolarità geometrica e grado di finituraInfernot n° 08 - 09 – 19

La regolarità geometrica e l’ortogonalitàdei volumi sia planimetrica che altimetrica èun valore altissimo perché richiede tempo,attenzione ed abilità nell’esecuzione.

La simmetria e la modularità ripetuta dinicchie e piani d’appoggio tutti uguali costi-tuiscono un notevole valore aggiunto.

La realizzazione di pareti o scale curve,

mantenendo sempre lo stesso raggio dicurvatura, comporta precisione e capacitàmaggiori.

Realizzare finiture omogenee su tutte lesuperfici oltre ad essere gradevole all’osser-vazione favorisce la lettura volumetrica dellospazio e non permette di nascondere irrego-larità geometriche.

UNICITÁ COSTRUTTIVASenza essere grandi esperti costruttori o

architetti sappiamo, più o meno, comenasce un nuovo edifico. Esso, piccolo ogrande che sia, è sempre un qualcosa che vaad occupare un volume o uno spazio cheprima era libero. Nel caso degli infernotquesto è vero al contrario: l’infernot creauno spazio che prima non c’era.

Il muratore costruisce aggiungendomateriale, innalzando e allargando volumi,operando con libertà di movimento all’in-terno o all’esterno di quello che stacostruendo e se sbaglia demolisce e poiricostruisce. Costruire un infernot significaoperare al negativo dall’interno di un volu-me che non esiste, ma che hai solo in testa,e senza poter sbagliare perché la picconatadi troppo rischia di essere l’ultima.

Un modo di costruire veramente diversodal solito. Gli infernot sono opere uniche eoriginali non solo perché sono l’espressionedi chi fortemente li ha pensati e voluti maanche perché materialmente unico è il loro

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modo di costruirli. Solo volontà, capacità,tanto tempo e pochi ed umili attrezzi sonogli ingredienti necessari per creare uninfernot; se poi l’infernot rientra, anchesolo in parte, in quegli standard o caratteriprimari di cui si parlava prima, allora bisogna aggiungere anche tanta fatica, passione e amore per la propria terra.

Sembrano cose d’altri tempi oggi impro-

ponibili. Il nostro recente passato è statoun esempio di vita semplice scandita dairitmi della natura e dal lavoro nei campiche ha lasciato sul territorio delle tracceindelebili.

Tracce, in armonioso equilibrio, prive dicontrasti, possibili solo per la presenzadella pietra da cantoni e a volte invisibilima uniche come gli infernot.

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Altavilla

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23 Provincia:Alessandria

Comune:Altavilla

Indirizzo:Viale Unità d’Italia, 1

Proprietà:Casa Parrocchiale

Anno rilievo:2004/2005

Descrizione:infernot a corridoio dritto indiscesa preceduto da un pas-saggio in asse ingabbiato darinforzi e volta in muraturapiena. Ai lati sono presentidelle nicchie scavate più ungradone portabottiglie nellaparte terminale. Sulla paretesopra una nicchia è inciso:1865. L’accesso avviene dailocali del piano terra nelretro casa a ridosso del ter-rapieno.Superficie: mq. 9,80 ca piùmq. 6,30 ca di passaggioAltezza media: m. 2,10 caFinitura: picconatura a vistaQuota: m. -5,00 ca rispetto laretrostante via pubblicaCollocazione: sotto la re-trostante via pubblica edaltra proprietà.

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o Curiosità e/o particolarità:forse l’intenzione iniziale eraquella di creare un collegamentosotterraneo mai ultimato.

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1 4 Particolare nicchia

2 3 Rinforzi e volta in muratura piena

5 Panoramica del corridoio

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Cella Monte

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24 Provincia:Alessandria

Comune:Cella Monte

Indirizzo:Via D. Barbano, 38

Proprietario:Sig. Giorgio Accornero

Anno rilievo:2006/2007

Descrizione:infernot monocamera apianta trapezoidale con tri-plo ordine di nicchie rettan-golari disposte su tutto ilperimetro. Un piccolo tavoli-no rotondo costruito conmateriale arenario si trovadecentrato. L’infernot è adia-cente alla cantina separatada un solo gradino.Superficie: mq. 6,60 caAltezza media: m. 1,80 caFinitura: picconatura a vistaQuota: m. -4,30 ca rispetto lastrada pubblicaCollocazione: sotto la stradapubblica.

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o Curiosità e/o particolarità:è uno dei pochi infernot in cui èrimasta quasi del tutto integra laporta a grate di legno.

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13 Panoramica della monocamera

2 Il tavolino rotondo

4 Entrata della cantina

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25 Provincia:Alessandria

Comune:Cella Monte

Indirizzo:Piazza M. Vallino, 1

Proprietario:Sig. Paolo Antonelli

Anno rilievo:2006 - 2007

Descrizione:infernot monocamera apianta ellittica quasi circo-lare con quattro piani d’ap-poggio portabottiglie con-tinui a mensola. I piani men-sola sono rigorosamente sca-vati e fra di loro equidistanti.Due gradini separano l’infer-not dalla scala multipianoche porta agli scantinati.Superficie: mq. 5,30 ca nettapiù mq. 2,40 ca di pavimentosottomensolaAltezza: m. 2,25 caFinitura: picconatura a vistaQuota: m. -3,45 ca rispetto ilcortile e m. -5,80 ca rispettola strada pubblicaCollocazione: sotto la stradapubblica.

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o Curiosità e/o particolarità: è l’unico infernot di Cella Monte,fra quelli visti, privo di tavolo oblocco centrale.

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124 Uscita dell’infernot sulla scala

3 Bottiglie

5 Panoramica dei piani mensola

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26 Provincia:Alessandria

Comune:Cella Monte

Indirizzo:Viale C. Cei, 18

Proprietario:Sig. Marco Bellero

Anno rilievo:2005/2006

Descrizione:infernot monocamera apianta rotonda con bloccocentrale cilindrico d’appog-gio. É costituito da unagrossa e continua nicchiagradinata portabottiglie consotto un ordine di nicchiemonofila. La continuità dellenicchie è interrotta a tuttaaltezza da tre totem scalettatie con nicchie monobottiglie.L’infernot è tutto scavato eporta incisa la data: 1881.L’ingresso avviene dalla can-tina da un breve corridoionon rettilineo in pendenza.Superficie: mq. 8,10 caAltezza: m. 2,10 ca al centrocameraFinitura: picconatura a vistaQuota: m. -5,50 ca rispetto ilcortileCollocazione: sotto cortiledella casa.L

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o Curiosità e/o particolarità:originali e di insolita fattura itotem-divisori delle nicchie.

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1 2 Panoramica

3 Vista dal corridoio verso l’ingresso

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27 Provincia:Alessandria

Comune:Cella Monte

Indirizzo:Via D. Barbano, 10

Proprietario:Sig. Giovanni Rava

Anno rilievo:2004/2005

Descrizione:infernot monocamera apianta quasi quadrata conun triplo ordine continuo dinicchie portabottiglie di-sposte lungo il perimetro. Alcentro c’è un tavolo rotondoscolpito monogamba. È col-legato alla cantina da unabreve scala seguito da uncorridoio ad essa ortogo-nale.Superficie: mq. 8,70 ca Altezza media: m. 1,90 caFinitura: picconatura a vistaQuota: m. -4,20 ca rispettola strada pubblicaCollocazione: sotto stradapubblica a lato della casa.

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o Curiosità e/o particolarità: su tutto il primo ordine di nicchiesono chiari i segni causati da annidi continui allagamenti.

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1 Panoramica

2 Nicchia monobottiglia nel corridoio

3 Vista della scala verso il corridoio

4 Primo piano del tavolo

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Cerrina

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ot28 Provincia:

Alessandria

Comune:Cerrina

Indirizzo:Via alla Chiesa, 27 frazione Rosingo

Proprietario:Sig. Giuseppe Bonello

Anno rilievo:2006/2007

Descrizione:infernot monocamera apianta irregolare con al cen-tro un grosso pilastro di rin-forzo in pietra misto late-rizio. L’infernot è rimaneg-giato e presenta parzialerivestimento di lateriziopieno e una pavimentazionedi cotto a secco. Sulle pareti,disposte in modo irregolare,vi sono alcune nicchie didiversa capienza e dei pianiportabottiglie realizzati inlaterizio. L’infernot è collega-to al piano terra della casa dauna scala lineare e da un cor-ridoio in leggera pendenza.Superficie: mq. 8,70 ca Altezza media nella parte piùalta: m. 2,75 caFinitura: picconatura a vistae spacco naturaleQuota: m. -2,90 ca rispetto ilpiano terraCollocazione: sotto casa.L

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o Curiosità e/o particolarità: l’edificio di collocazione è stato direcente completamente rivisto eampliato in forme “neoclassiche”.

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1 Panoramica

2 Parete con nicchie scavate nell’arenaria

3 Vista della scala d’ingresso

4 Parete con piani porta bottiglie in laterizio

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Frassinello Monferrato

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29 Provincia:Alessandria

Comune:Frassinello Monferrato

Indirizzo:Via XX Settembre, 17

Proprietario:Sig. Evasio Ferraris

Anno rilievo:2006/2007

Descrizione:infernot monocamera apianta rettangolare con l’ap-pendice di una piccola cellasempre rettangolare. Sulle pareti delle mensole in lamiera, aventi funzio-ne di portabottiglie, sonosostenute da reggimensoletubolari direttamente fissatenell’arenaria. L’infernot ècollegato al piano cantina dauna scala monorampa.Superficie: mq. 7,30 ca diarea scavata e calpestabileAltezza media: m. 2,10 caFinitura: picconatura a vistae spacco naturaleQuota: m. -5,45 ca rispetto ilcortileCollocazione: sotto altra pro-prietà.

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o Curiosità e/o particolarità: è l’unico infernot senza nicchiead essere attrezzato con mensolein lamiera.

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1 Primo piano dell’arenaria con picconatura

2 Panoramica delle mensole in lamiera

3 Visuale della scala dall’infernot

4 Vecchie botti in cantina

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Gabiano

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30 Provincia:Alessandria

Comune:Gabiano

Indirizzo:Via S. Lucia, 36frazione Varengo

Proprietaria:Sig.ra Gianpaola Benedetti

Anno rilievo:2006/2007

Descrizione:infernot monocamera apianta quasi rotonda condecentratro un tavolo roton-do scolpito monogamba. Èattrezzato con un doppioordine di nicchie a forma dibifora interrotto da unportabottiglie, a tutta altezza,a gradinate convesse.L’infernot è collegato allacantina da una breve scala alarghezza variabile.Superficie: mq. 8,25 ca Altezza media: m. 2,00 caFinitura: picconatura a vistaQuota: m. -3,90 ca rispetto lastrada pubblicaCollocazione: sotto casa.

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o Curiosità e/o particolarità: l’originale forma delle nicchie èunica fra tutti gli infernot rilevati.

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1 3 Panoramica con vista della scala

2 Particolare nicchie a forma di bifora

4 Visuale della scala

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Grazzano Badoglio

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ot31 Provincia:

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Comune:Grazzano Badoglio

Indirizzo:Via G. Mameli, 16

Proprietario:Sig. Luigi Testa

Anno rilievo:2006/2007

Descrizione:infernot a corridoio curvatocon ai lati un’unica fila di nic-chie portabottiglie. Le nic-chie a voltino sono diverseper profondità e larghezza.L’infernot, adiacente ad un pozzo d’acqua sorgiva, è direttamente comuni-cante con la cantina del “rustico” ubicato di fronteall’abitazione. Superficie: mq. 9,50 ca Altezza media: m. 1,85 caFinitura: picconatura a vistaQuota: m. -4,00 ca minimarispetto il cortileCollocazione: sotto il cortile.

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o Curiosità e/o particolarità: dalla cantina dell’abitazione siaccede ad un altro infernot diver-so per forma e struttura.

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1 Particolare nicchia con voltino

2 Ingresso

3 5 Bottiglie

4 6 Il corridoio

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Mombello Monferrato

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32 Provincia:Alessandria

Comune:Mombello Monferrato

Indirizzo:Via Roma, 87

Proprietario:Sig. Francesco Godino

Anno rilievo:2004/2005

Descrizione:infernot monocamera apianta quasi rettangolareallungata con scavati dueordini di grandi nicchieportabottiglie di diverse mi-sure. Si trova a pochi gradinidalla cantina ad una quotainferiore. È presente la tipicaporta a grata di legno. Superficie: mq. 7,45 caAltezza media: m. 1,90 ca Finitura: picconatura a vistaQuota: m. -4,65 ca rispetto lastradaCollocazione: sotto il cortiledel retro casa.

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o Curiosità e/o particolarità: in alcune parti è evidente lo stato di lisciosità polverosa del-l’arenaria dovuto dalla sua com-posizione e dalle condizionimicroambientali.

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1 3 Il doppio ordine di nicchie

2 5 panoramica della monocamera

4 Particolare della finitura a picconatura

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33 Provincia:Alessandria

Comune:Mombello Monferrato

Indirizzo:Via Roma, 61

Proprietario:Sig. Giovanni Marchisotti

Anno rilievo:2004/2005

Descrizione:infernot a corridoio quasidritto in pendenza con cellasemicircolare nella parte ter-minale preceduta da altredue celle curve più piccolequasi simmetriche. Il portabottiglie è a gradoneunico più alcune nicchie.Lungo il percorso del cor-ridoio ci sono dei passaggicompletamente rivestiti inmuratura piena. É collegatoallo scantinato da una scala.Superficie: mq. 3,80 ca per lacella terminale più mq. 8,50ca del restoAltezza media: m. 1,85 canella cella teminaleFinitura: picconatura a vistae spaccoQuota: m. -9,00 ca nella cellaterminale rispetto la stradaCollocazione: nel terrapienosotto la strada pubblica anti-stante alla casa.L

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o Curiosità e/o particolarità: l’infernot a corridoio è adiacentee ortogonale al muro di sostegnodel terrapieno.

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1 2 Tratto del corridoio prima del passagio rivestito in muratura

3 Primo piano del gradone porta bottiglie nella cella terminale

4 Il passaggio rivestito in muratura

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34 Provincia:Alessandria

Comune:Mombello Monferrato

Indirizzo:Cascina Marole, 2/A

Proprietario:Sig. Sergio Ramoino

Anno rilievo:2004/2005

Descrizione:infernot a corridoio curvobiforcato con nicchia egradoni per l’appoggio dellebottiglie. Una cella èall’estremità di una bifor-cazione e il gradone princi-pale è costruito con dei can-toni in arenaria. Il corridoioinfernot ha la volta a botte edè collegato al piano terrenodi casa da una scala dal per-corso elicoidale irregolarecon i gradini ricostruiti inlaterizio pieno.Superficie: mq. 9,80 ca dicorridoiAltezza media: m. 1,95 ca Finitura: picconatura a vistaQuota: m. -4,60 ca rispetto ilcortile anterioreCollocazione: sotto casa eparzialmente sotto cortileposteriore.

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o Curiosità e/o particolarità: la biforcazione priva di cella non èmai stata completata.

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1 Particolare cella con gradone

2 5 Cromatismi dell’arenaria

3 Gradone costruito con cantoni

4 Scala con gradini ricostruiti in laterizio

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Moncestino

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ot35 Provincia:

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Comune:Moncestino

Indirizzo:Via Fucina, 15

Proprietaria:Sig.ra Marcella Feriolotti

Anno rilievo:2005/2006

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Descrizione:infernot monocamera apianta rettangolare collegatodirettamente alla cucina di casa da una scala a due rampe ortogonalizzate.Dodici nicchie a pianta semi-circolare sono disposte sullepareti più lunghe mentre suquella più corta c’è unagrossa mensola sostenuta daquattro reggimensole, sem-pre in scavo, che vanno fino aterra. Sulle nicchie una cor-nice, appena iniziata e maiultimata, segna l’imposta di una volta a botte molto ribassata.Superficie: mq. 6,25 caAltezza: m. 1,85 ca al centrovoltaFinitura: picconatura a vistamisto rasatoQuota: m. -2,80 ca rispetto lastrada pubblicaCollocazione: sotto casa.

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o Curiosità e/o particolarità: nella stessa casa c’è uno dei fornida panetteria più antichi di tuttoMoncestino.

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1 Panoramica della monocamera con mensola sulla parete corta

2 3 Dettaglio delle nicchie a piantasemicircolare

4 L’infernot verso la scala

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ot36 Provincia:

Alessandria

Comune:Moncestino

Indirizzo:Via Coggia, 23

Proprietario:Sig. Edward Mc Garrell

Anno rilievo:2005/2006

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Descrizione:infernot a corridoio, in pen-denza e non del tutto rettili-neo, con nicchie di varie mi-sure e grossi piani d’appog-gio nicchiati. Una cella apianta allungata è disposta inmodo trasversale nella parteterminale del corridoio.L’infernot, tutto scavato, ècollegato alla cantina da unabreve scala.Superficie: mq. 3,95 ca dellacella più mq. 7,10 ca del corrioioAltezza media: m. 2,00 cadella cella e del corridoioFinitura: picconatura e aspacco naturaleQuota: m. -3,55 ca dellacella rispetto il cortileCollocazione: sotto casa esotto il cortile.

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o Curiosità e/o particolarità: nella volta della cella terminalec’era un foro, ora tamponato, checollegava il cortile.

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1 3 Vista del corridoio

2 Cromatismi di una nicchia

4 Foro tamponato nella volta della cella terminale

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Odalengo Piccolo

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ot37 Provincia:

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Comune:Odalengo Piccolo

Indirizzo:Via Bricco, 4

Proprietario:Sig. Andrea Percivalle

Anno rilievo:2006/2007

Descrizione:infernot monocamera apianta circolare con grossopilastro centrale e nicchie, didiversa forma e misura, di-sposte in modo irregolarelungo il perimetro. Duerampe di scala lo colleganodirettamente ad un piccoloportico del cortile. La stabi-lità dell’infernot è minacciatada una infiltrazione di radicicausata dalla vicinanza divegetazione d’alto fusto.Superficie: mq. 6,50 ca Altezza: m. 1,90 ca nel puntopiù altoFinitura: picconatura a vistaQuota: m. -3,00 ca rispetto ilcortile.Collocazione: sotto il cortile.

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o Curiosità e/o particolarità:l’infernot è stato scavato in epocarecente (qualche decina di annifa) ma con grande abilità e preci-sione geometrica.

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1 Panoramica sulle nicchie dalla disposizione irregolare

2 3 panoramica con il pilastro centrale in primo piano

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Olivola

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ot38 Provincia:

Alessandria

Comune:Olivola

Indirizzo:Via Vittorio Veneto, 23

Proprietà:Ristorante “Ai Cedri”

Anno rilievo:2005/2006

Descrizione:infernot monocamera apianta rettangolare separatoda pochi gradini dagli ambi-enti scantinati del ristorante.La camera è scavata ma ilcontino triplice ordine di nic-chie con piano d’appoggiosuperiore è realizzato consetti e voltini in muraturapiena .Superficie: mq. 8,00 ca (mq.17,65 ca di area scavata dimonocamera)Altezza: m. 3,65 ca nel puntopiù altoFinitura: principalmente aspaccoQuota: m. -4,20 ca rispetto ilcortile anterioreCollocazione: sotto il fabbri-cato.

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o Curiosità e/o particolarità: c’è una piccola finestra che siapre direttamente sulla facciataprincipale del fabbricato.

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13 Dettaglio delle nicchie costruite

2 Panoramica della monocamera

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Ottiglio

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ot39 Provincia:

Alessandria

Comune:Ottiglio

Indirizzo:frazione Moleto, 14

Proprietari:Sig. Angelo FranciaCaire di Lauzet

Anno rilievo:2005/2006

Descrizione:infernot monocamera apianta semicircolare integra-to da cunicolo e piccola cellarotonda. L’infernot, tuttoscavato, ha un doppio pianocontinuo portabottiglie coninterposto ordine di nicchie.Sulla volta a catino ribassataè ben visibile la data: 1836. Siaccede dal portico, al pianoterra della casa, attraversoun corridoio curvilineo inleggera salita.Superficie: mq. 5,15 ca dellamonocamera e delle suepertinenzeAltezza: m. 2,05 ca nel puntopiù alto della monocameraFinitura: picconatura a vistaQuota: m. +0,85 ca rispetto il cortileCollocazione: nel terrapienosotto altra proprietà.

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o Curiosità e/o particolarità: il corridoio d’accesso prosegueoltre l’infernot lungo un percorsonon ispezionato.

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1 Il corridoio verso il portico

2 5 Particolare della volta con l’incisione di una data

3 Primo piano di una nicchia

4 Panoramica su nicchie e piano d’appoggio

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Provincia:Alessandria

Comune:Ottiglio

Indirizzo:Cascina Prosio, 4

Proprietario:Sig. Attilio Melotti

Anno rilievo:2006/2007

Descrizione:infernot monocamera apianta irregolare il cui acces-so avviene direttamente dauna botola posta nel cortile.Percorrendo la lunga scalamonorampa per raggiungerela camera il materiale discavo cambia totalmenteaspetto (sembra ghiaia pres-sata). L’infernot ha, inprevalenza, piani d’appoggioportabottiglie sia scavati checostruiti con cantoni d’are-naria.Superficie: mq. 8,55 ca Altezza media: m. 1,90 caFinitura: spacco naturale epicconatura a vistaQuota: m. -6,00 ca rispetto ilcortileCollocazione: sotto il cortile.

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o Curiosità e/o particolarità: è l’unico infernot con accessodiretto in mezzo al cortile.

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1 Contrasto cromatico tra arenacea e cantoni

2 La scala vista dalla monocamera

3 Panoramica della monocamera verso la scala

4 Ricostruzioni di pareti e piani d’appoggio con i cantoni

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Rosignano Monferrato

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Provincia:Alessandria

Comune:Rosignano Monferrato

Indirizzo:Via Roma, 32

Proprietario:Sig. Mario Pagliano

Anno rilievo:2004/2005

Descrizione:infernot “in nicchia” aperta su diuna camera scavata collegata aduna seconda camera. La nicchia-infernot delimitata da unacolonna scolpita a tutta altezza èattrezzata con piani e divisoriportabottiglie costruiti con il la-terizio pieno. L’infernot è acces-sibile attraverso gli scantinaticomunicanti e posti allo stesso livello della retrostante via pub-blica.Superficie: mq. 1,40 ca di nic-chia più mq. 34,15 ca delle duecamere (mq. 37,00 ca di areascavata) Altezza media: m. 2,60 ca dellaprima cameraFinitura: picconatura a vista espacco naturale con fenditureQuota: m. -4,10 ca rispetto lapiazza pubblicaCollocazione: sotto casa con cor-ridoio sotto la piazza pubblica.L

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o Curiosità e/o particolarità: originale e di gradevole effetto lascultura del capitello dal con-tenuto simbolico sconosciuto.

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1 Panoramica della seconda camera

2 4 Il pilastro visto di fronte e di lato

3 Panoramica della prima camera

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Terruggia

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Provincia:Alessandria

Comune:Terruggia

Indirizzo:Via E. Prato, 15

Proprietari:Sigg. Carlo e Ezio Bonzano

Anno rilievo:2005/2006

Descrizione:infernot monocamera apianta circolare collegato allacantina da una stretta scalamonorampa. È costituito daun doppio ordine di grandi eregolari nicchie portabot-tiglie tutto scavato nell’are-naria.Superficie: mq. 3,15 caAltezza media: m. 1,90 caFinitura: picconatura a vistaQuota: m. -6,30 ca rispettoil cortileCollocazione: sotto il cortile.

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o Curiosità e/o particolarità:dalla stessa cantina si puòaccedere ad un secondo infernotpiù piccolo e diverso per forma.

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1 Ingresso dell’infernot dalla cantina

2 La volta della monocamera verso la scala

3 5 La scala monorampa dell’infernot

4 Particolare di una nicchia

6 Panoramica del doppio ordine di nicchie

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Provincia:Alessandria

Comune:Terruggia

Indirizzo:Via Cacciolo, 8

Proprietario:Sig. Angelo Musso

Anno rilievo:2005/2006

Descrizione:infernot monocamera apianta rotonda collegato allacantina da una breve scala.L’infernot, interamente sca-vato, ha la forma di unagrossa damigiana; sulla suacirconferenza sono stateaggiunti un doppio ordine dinicchie e un piano superioreportabottiglie costruiti conlaterizio e cemento. Il pavi-mento è ricoperto da un altostrato di pietrischetto.Superficie: mq. 6,50 ca (mq.16,60 ca di area scavata dimonocamera)Altezza: m. 6,00 ca al centro Finitura: picconatura a vistaQuota: m. -6,65 ca rispetto ilcortileCollocazione: in asse con ilcorpo cantina ma soloparzialmente sotto casa.

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Curiosità e/o particolarità: in origine l’estremità superioredell’infernot-damigiana si aprivadirettamente nel cortile.

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1 La monocamera vista dalla breve scala

2 Foro tamponato nell’estremità superiore della monocamera

3 Panoramica sulle nicchie costruite con piano d’appoggio superiore

4 L’ingresso dell’infernot dalla cantina

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Provincia:Alessandria

Comune:Terruggia

Indirizzo:Via Roma, 17

Proprietario:Sig. Maurizio Ottone

Anno rilievo:2005/2006

Descrizione:infernot a corridoio dritto, indiscesa, direttamente colle-gato alla cantina da un can-cello in ferro. Ai lati sono di-sposte delle nicchie quasitutte regolari come quellasulla parete di fondo cheriporta inciso: M 1933 P (o“R”). Il corridoio è tutto sca-vato mentre gran parte deipiani d’appoggio delle nic-chie sono stati livellati conriempimento di malta e ciot-tolatura.Superficie: mq. 15,50 caAltezza media: m. 2,20 caFinitura: picconatura a vistaQuota: m. -5,00 ca rispetto ilcortileCollocazione: insieme allacantina sotto casa per tutta lasua lunghezza.

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o Curiosità e/o particolarità: è l’infernot-corridoio più regolaree lungo fra quelli censiti: misuracirca m. 15,50 ed ha una larghez-za media di un metro.

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1 L’ingresso dell’infernot dalla cantina

2 Dettaglio della nicchia terminale con incisione

3 Bottiglie in una nicchia

4 5 Panoramica del corridoio

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Treville

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Provincia:Alessandria

Comune:Treville

Indirizzo:Via Roma, 24

Proprietario:Sig. Clementino Fasano

Anno rilievo:2004/2005

Descrizione:infernot con anticamera apianta irregolare e grossacella a pianta rotonda. È col-legato al piano terra dellacasa da una scala monoram-pa che serve anche la canti-na. L’anticamera contienealcune grosse nicchie e ungrosso foro tamponato nelsoffitto. La cella è tutta sca-vata lungo il perimetro conun ordine di nicchie e unpiano d’appoggio continuo.Superficie: mq. 11,70 ca perl’anticamera più mq. 2,60 caper la cellaAltezza: m. 1,90 ca mediadell’anticameraFinitura: picconatura a vistaQuota: m. -2,80 ca rispetto ilcortileCollocazione: sotto casa eparzialmente sotto strada.

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o Curiosità e/o particolarità: in origine l’infernot era costituitodalla sola cella e l’anticameraaveva funzione di cantina.

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1 Contrasti di luci

2 4 Dall’anticamera verso la grossa cella

3 Panoramica dell’anticamera

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Provincia:Alessandria

Comune:Treville

Indirizzo:Via Roma, 11

Proprietario:Sig. Fabrizio Pagliano

Anno rilievo:2004/2005

Descrizione:infernot monocamera apianta ovalizzata tutto scava-to. È costituito da un tripliceordine di nicchie di diversalarghezza intervallate da treportabottiglie a gradinateconvesse con alla loro basealtre nicchie. L’infernot ècollegato da un corridoio aduno dei piani seminterratidella casa a ridosso dell’altoterrapieno.Superficie: mq. 8,20 ca Altezza: m. 2,25 ca al centrodella cameraFinitura: picconatura a vistae spaccoQuota: m. -4,60 ca rispettovia pubblica e m. +5,50 carispetto il cortile a valleCollocazione: nel terrapienosotto via pubblica.

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o Curiosità e/o particolarità: sono visibili alcuni distaccamentidi materiale d’arenaria dalle nicchie.

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1 3 Panoramica della camera ovalizzata

2 4 Porta bottiglie a gradinate convesse

5 Vista delle nicchie e della volta della monocamera

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Villamiroglio

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Provincia:Alessandria

Comune:Villamiroglio

Indirizzo:Via Re, 10

Proprietario:Sig. Giorgio Mosconi

Anno rilievo:2006/2007

Descrizione:infernot monocamera apianta rettangolare. É colle-gato ad un locale del pianoterra da una scala a duerampe fra di loro ortogonali.La camera ha due grossigradoni portabottiglie di-sposti su tre lati sovrastatada una volta a botte ribassa-ta. La cella è tutta scavatamentre la sua volta, il voltinodella scala e le spalletteall’ingresso sono in muraturapiena.Superficie: mq. 3,00 ca (mq.10,60 ca di area scavata dimonocamera)Altezza: m. 2,00 ca al centrodella cameraFinitura: picconatura a vistae spaccoQuota: m. -4,20 ca rispetto ilcortileCollocazione: sotto casa.L

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o Curiosità e/o particolarità: i gradini della scala, che sonoparecchio consumati e asportati,evidenziano una arenaria stratifi-cata e dalla debole consistenza.

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1 Un tratto del percorso della scala

2 Particolare della volta a botte ribassata in laterizio

3 Panoramica dei gradoni porta bottiglie

4 Dettaglio dell’imposta della voltasul gradone

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Alla stesura delle schede hanno concorso gli studenti delleclassi quinte geometri (corso B) che nei diversi anni scola-stici hanno partecipato ai rilievi degli infernot:

Gli insegnanti dell’Istituto Superiore Statale “Leardi”:

Ilenio Celoriaper il progetto e la realizzazione grafica;per le fotografie esterne e degli infernot.

Paolo Ceresaper il coordinamento dei rilievi architettonici;per i testi e le didascalie.

Note e avvertenze:

- in questo secondo blocco le schede e gli infernot sonostati numerati, partendo dal n°23, rigorosamente inordine alfabetico (prima per Comune e poi secondo ilnominativo del proprietario);

- le mappe localizzative (in scala 1:10.000) sono stateestrapolate dalla versione più aggiornata della CartaTecnica Regionale (CTR).(Autorizzazione n° 1-2008 del 25/02/2008);

- rispetto agli originali tutti i disegni riprodotti sonoridimensionati ma contengono sempre un riferimentometrico;

- alcune differenze nella rappresentazione grafica deidisegni sono da attribuire al cambiamento continuo,anno dopo anno, degli studenti;

- le informazioni ed i tracciati restitutivi dei disegni pos-sono difettare soprattutto in presenza di forme irrego-lari e non ortogonalizzate. Per questo motivo non ègarantito l’assoluta precisione e correttezza dei rilievi;

- le informazioni tecniche e metriche sono approssima-te e devono essere sempre considerate come indicative;

- tutte le fotografie degli interni sono state scattate inpresenza di una fonte luminosa artificiale;

- l’uso del grandangolare, inevitabile per scattare foto-grafie in ambienti ridotti, in alcuni casi, ha prodottoaberrazioni prospettiche mantenendo comunque inalterato il significato dell’immagine.

a.s. 2004/05Mauro AngeliniMattia BenciMarco BillitteriUmberto BozzoDiego BragatoEnrico CarelliJulia CatalliViviana ChiorlinLuisa DeambrosisMarco Della TorreGiacomo DestefanisAlberto FerraraElia FerrariAndrea GarroneGiuseppe GebbiaAndrea GentileBeatrice MiceliSimone PavanelloMarco Prete

a.s. 2005/06Matteo BadinoAlessia BolloSilvia ButtaSara ColombiGiuseppe DeandreisArion GerxhaniMatteo GhianiGiovanni GoriFabiano MaggioDavide MascarinoMartina MenghiSharon PozzoloAlice TemporinMarco TorchiaSimone TrevisanGiorgio Valentino

a.s. 2006/07Elena BaraleEmanuela BottoAlessandra BozzoEris CaushiAntonio CilibertoGianluca ContiAntonio Di MenzaGabriele FallariniOrgest FarrukuMirko FerrariGiancarlo FerreroMarco GenevroLaura RosadaSelena RossiMarco Tiberga

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Alessia RiccobonoEnrico Soleto

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Presentazioni . . . . . . . . . . . . . . . pag. 5GIANNI OLIVA, PAOLO FILIPPI

Presentazioni . . . . . . . . . . . . . . . pag. 6GIUSEPPE ARDITI, PAOLA ROBOTTI

Il valore aggiunto . . . . . . . . . . . . . pag. 7AMILCARE BARBERO e CHIARA NATTA

Il ricordo di una paura . . . . . . . . . . pag. 9PAOLO CERESA

Una diversa dimensione . . . . . . . . . pag. 11PAOLA ROBOTTI

Una cantina e il suo vino nel Monferrato del 700 . . . . . . . . . . . . . . pag. 13GABRIELE ANGELINI e ANTONINO ANGELINO

Infernot a confronto . . . . . . . . . . . pag. 18PAOLO CERESA

AltavillaInfernot 23 . . . . . . . . . . . . . pag. 29

Cella MonteInfernot 24, 25, 26, 27 . . . . . . . pag. 33

CerrinaInfernot 28 . . . . . . . . . . . . . pag. 46

FrassinelloInfernot 29 . . . . . . . . . . . . . pag. 50

GabianoInfernot 30 . . . . . . . . . . . . . pag. 54

Grazzano BadoglioInfernot 31 . . . . . . . . . . . . . pag. 58

MombelloInfernot 32, 33, 34 . . . . . . . . . pag. 62

MoncestinoInfernot 35, 36 . . . . . . . . . . . pag. 72

Odalengo PiccoloInfernot 37 . . . . . . . . . . . . . pag. 79

OlivolaInfernot 38 . . . . . . . . . . . . . pag. 83

OttiglioInfernot 39, 40 . . . . . . . . . . . pag. 87

Rosignano MonferratoInfernot 41 . . . . . . . . . . . . . pag. 94

TerruggiaInfernot 42, 43, 44 . . . . . . . . . pag. 98

TrevilleInfernot 45, 46 . . . . . . . . . . . pag.108

VillamiroglioInfernot 47 . . . . . . . . . . . . . pag.115

INDICE