EcCoLo thesis

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Politecnico di Milano Facoltà del Design Corso di laurea magistrale Product Service System Design Le Alpi Giulie tra decrescita e resilienza: un catalizzatore territoriale per il comprensorio della Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale relatore: prof. Anna Meroni laureanda: Anna Seravalli (706779) A.A. 2007-2008

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Politecnico di MilanoFacoltà del Design

Corso di laurea magistrale Product Service System Design

Le Alpi Giulie tra decrescita e resilienza: un catalizzatore territoriale

per il comprensorio della Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale

relatore: prof. Anna Meronilaureanda: Anna Seravalli (706779)

A.A. 2007-2008

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Indice

Indice generaleIndice fi gureIndice tabelleIndice grafi ciAbstract1. Un paradigma economico diverso: la bioeconomia 1.1 I limiti del modello neoclassico 1.2 La bioeconomia 1.2.1 Le basi teoriche 1.2.2 I principi fondamentali 1.2.3 L’analisi della teoria standard 1.2.3.1 Ipotesi antropologiche della teoria standard 1.2.3.2 Il comportamento dell’Homo Oeconomicus 1.2.4 Elementi di bioeconomia 1.2.4.1 Il comportamento dell’Homo Bioeconomicus 1.2.4.2 La teoria della fondi e dei fl ussi 1.2.4.2.1 La teoria della produzione 1.2.4.2.2 La teoria del consumo 1.3 Verso un’economia sostenibile 1.3.1 Le critiche ai principali approcci 1.3.2 Verso un nuovo approccio 1.3.3 Una defi nizione operativa2. Strategie bioeconomiche 2.1 La decrescita, caratteri generali 2.2 Autosostenibilità territoriale 2.3 Una proposta operativa, economie distribuite e simbiosi industriale 2.4 Un nuovo benessere? 2.4.1 Il benessere secondo Amartya Sen 2.4.2 Dal PIL ai nuovi indicatori 2.5 Una nuova strategia economica3. Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità 3.1 Il disegno industriale uno strumento per l’economia 3.2 Il disegno territoriale, alcuni approcci 3.2.1 Marketing territoriale 3.2.2 Design locale 3.3 Design territoriale per l’autosostenibilità 3.3.1 Modelli a confronto 3.3.2 Casi studio 3.3.2.1 Il parco delle cinque terre, Liguria, Italia 3.3.2.2 Design of the times 2007, Gran Bretagna 3.3.2.3 Symbiosis, Danimarca 3.3.2.4 Fondazione Campagna amica, Italia 3.3.2.5 Transition town Totnes, Inghilterra4. Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità 4.1 PSS, Product-Service System 4.1.1 Defi nizioni 4.1.2 Caratteristiche 4.1.3 Le tipologie 4.1.4 Vantaggi e svantaggi 4.1.5 PSSD, Product service system design

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4.1.6 PSSD come strumento d’innovazione per il settore pubblico 4.2 PSS come strumento di design territoriale per l’ autosostenibilità 4.2.1 Il centro multiservizi, una piattaforma abilitante 4.2.1.1 Defi nizione 4.2.1.2 Casi studio 4.2.2 Un centro multiservizi per l’autosostenibilità territoriale 4.2.2.1 Defi nizione 4.2.2.2 Casi studio 4.3 Un caso studio locale, le latterie in Friuli 4.3.1 Inquadramento generale 4.3.2 La latteria centro multiservizi per la decrescita5. Il territorio 5.1 Inquadramento generale 5.1.1 Le Alpi 5.1.1.1 Memorandum per il futuro nelle Alpi 5.1.1.2 Casi studio 5.1.1.2.1 Centro Caseario Agrituristico del Cansiglio: dalla natura con amore e consapevolezza 5.1.1.2.2 Polo Poschiavo 5.1.1.2.3 Consorzio qualità costruzioni in legno del Voralberg 5.1.2 La Montagna Friulana 5.2 La comunità montana del Gemonese Canal del Ferro e Val Canale 5.2.1 Elementi generali 5.2.2 Elementi geografi ci 5.2.3 Elementi culturali 5.2.4 Cenni storici ragionati 5.2.5 Ambiente 5.2.5.1 La biodiversità faunistica 5.2.5.2 La biodiversità vegetale 5.2.6 Comunità 5.2.6.1 La demografi a 5.2.6.2 L’istruzione ed il sociale 5.2.6.3 La salute 5.2.6.4 Struttura insediativa 5.2.6.5 Gli enti locali 5.2.7 Economia 5.2.7.1 I dati occupazionali 5.2.7.2 Agricoltura 5.2.7.3 Industria ed artigianato 5.2.7.4 Turismo 5.2.7.5 Commercio e servizi alla popolazione 5.3 Le interviste 5.3.1 Interviste ai rappresentanti di enti 5.3.1.1 Il sindaco di Forgaria nel Friuli 5.3.1.2 Il sindaco di Trasaghis 5.3.1.3 Il sindaco di Malborghetto-Valbruna 5.3.1.4 Assessore alla cultura comune di Dogna 5.3.1.5 Presidente Comunità Montana 5.3.1.6 Consigliere regionale del PD, ex sindaco di Chiusaforte 5.3.1.7 Responsabile servizi sociali sul territorio 5.3.1.8 Servizio ambiente e sviluppo Coldiretti 5.3.1.9 Direttore del Parco delle Prealpi Giulie

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5.3.1.10 Dirigente dell’area territorio ed ambiente della Comunità Montana 5.3.1.11 Responsabile Informagiovani di Moggio Udinese 5.3.1.12 Presidente del GAL OpenLeader 5.3.1.13 Presidente Agemont 5.3.1.14 Ex presidente Comunità Montana, presidente Pro Loco Moggio Udinese 5.3.2 Interviste agli abitanti 5.3.2.1 Cristina Chersi e Marco Odorizzi, architetti, Fusine in Val Romana- Ferrara 5.3.2.2 Monica Plesin e Marco, agricoltori, Oltreacqua, Tarvisio 5.3.2.3 Marisa Piussi, gestrice agriturismo, Valbruna 5.3.2.4 Luigi Faleschini, azienda biologica di trasformazione, Pontebba 5.3.2.5 Cooperativa Agricoltori, Val Canale (Paola segretaria, Dino Baron, socio) 5.3.2.6 Diego Zamolo, agricoltore, Venzone 5.3.2.7 Gigino Di Biasio, avvocato e ristoratore, Resia 5.3.2.8 Sandro Della Mea, presidente Agriforest, Chiusaforte 5.3.2.9 Fabio Paolini, cooperativa La Chiusa, Chiusaforte 5.3.2.10 Luigia Negro, presidente circolo culturale Roseanzki Dom, Resia 5.3.2.11 Paolo Cedaro, medico di base, Moggio Udinese 5.3.2.12 Rodolfo Bartaloth, associazione Planika, Ugovizza, Malborghetto 5.3.2.13 Giacomo Negroni, architetto, Camporosso, Tarvisio 5.3.2.14 Verdiana Morandi, collaboratrice del Parco Prealpi Giulie, Resia 5.3.2.15 Giuliano Fiorini, associazione Vivistolvizza, Stolvizza, Resia 5.3.2.16 Sergio Chinese, associazione Identità e tutela,Resia 5.3.2.17 Igor Jelen, professore di geografi a economica, università di Trieste, Fusine, Tarvisio 5.4 Le conclusioni6 Il progetto 6.1 Premesse 6.1.1 I brief iniziali 6.1.1.1 Comunità Montana del Gemonese Canal del Ferro e Val Canale, Proposta di Piano di Azione Locale, Asse 4 Intervento 1 6.1.1.2 Piano di Sviluppo Locale, GAL Open leader (bozza) 6.1.2 Il territorio 6.1.3 Un centro multiservizi per l’autosostenibilità territoriale 6.1.3.1 Caratteri generali 6.1.3.2 Casi studio 6.2 Il nuovo brief di progetto 6.2.1 Defi nizione del quadro di riferimento 6.2.2 Concept 6.2.3 Confronto con i brief di partenza 6.3 Lo sviluppo del progetto 6.3.1 Il metodo 6.3.2 Dagli obiettivi ai nuclei d’azione 6.3.3 Riferimenti 6.3.3.1 SUAP Canal del Ferro e Val Canale 6.3.3.2 Legge regionale 1/2006: associazioni tra comuni 6.3.3.3 Progetto Gabriele, provincia di Trento 6.3.3.4 ANSP, Francia e Titres Service, Belgio 6.3.3.5 Sportello “Informaimpresa” 6.4 I nuclei d’azione 6.4.1 La progettazione 6.4.1.1 Caratteri generali

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6.4.1.2 I compiti 6.4.1.3 La struttura 6.4.2 Il sostegno 6.4.2.1 Caratteri generali 6.4.2.2 I compiti 6.4.2.3 La struttura 6.4.3 La sperimentazione 6.4.3.1 Caratteri generali 6.4.3.2 I compiti 6.4.3.3 Struttura 6.4.4 La formazione 6.4.4.1 Caratteri generali 6.4.4.2 I compiti 6.4.4.3 La struttura 6.5 La dimensione operativa 6.5.1 Sportelli 6.5.2 I laboratori della decrescita 6.5.3 I centri multiservizi 6.5.4 Strumenti 6.5.5 Mappe del sistema 6.5.6 Gruppi di lavoro e attori 6.6 La dimensione percettiva 6.6.1 I colori 6.6.2 Il logo 6.6.3 Il sito 6.6.4 Il centro multiservizi 6.6.4.1 La bacheca e il punto consulenza 6.7 Il prototipo 6.7.1 L’area 6.7.2 Il centro multiservizi e gli sportelli 6.7.2.1 Le interviste con i gestori 6.7.2.2 Blueprint 6.7.2.3 Gli storyboard 6.7.3 Il laboratorio della decrescita 6.7.3.1 Considerazioni generali 6.7.3.2 La proposta 6.7.3.3 Casi studio 6.7.3.4 Le azioni 6.7.3.5 Aspetti tecnico gestionali 6.8 La dimensione tecnico gestionale 6.8.1 Work Break Down Structure, gruppi di lavoro e GANNT generale 6.8.2 La dimensione fi nanziaria 6.8.2.1 Sportelli e centro multiservizi 6.8.2.2 I voucher 6.8.2.3 Costi ripartiti per funzioni e coperture 6.9 Rifl essioni e prospettive 6.9.1 Gli sportelli 6.9.2 I voucher come moneta locale complementare 6.9.3 I laboratori della decrescita 6.10 Conclusioni 6.10.1 La presentazione al territorioFonti

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Indice fi gure1.1 Covoni e Babe, Marco di Lenardo, archivio Parco Preal Giulie1.2 Sassi acqua e muschio, Marco di Lenardo, archivio Parco Prealpi Giulie1.3 Pust carnevale resiano, Marco di Lenardo, archivio Parco Prealpi Giulie1.4 Resilienza vegetale, www.fl ickr.com

2.1 Papaver Julicum, Elena Mattiussi, archivio Parco Prealpi Giulie2.2 Convivialità, archivio Parco Prealpi Giulie2.3 Mungitura in malga, Marco di Lenardo, archivio Parco Prealpi Giulie2.4 La catena del Musi, archivio personale2.5 L’ex stazione di Camporosso, archivio personale

3.1 Orti a Chioutzuquin, archivio personale3.2 Manarola, Cinque Terre , www.fl ickr.com

4.1 Latteria in malga, Enrico Chiussi, Luigi Stefanutti, archivio fotografi co Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale4.2 Pesatura del latte, Enrico Chiussi, Luigi Stefanutti, archivio fotografi co Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale4.3 Fine estrazione cagliata, Enrico Chiussi, Luigi Stefanutti, archivio fotografi co Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale4.4 Pressatura formaggio, Enrico Chiussi, Luigi Stefanutti, archivio fotografi co Comunità Montana del Gemonese,Canal del Ferro e Val Canale

5.1 Anziana con gerla, archivio Parco Prealpi Giulie5.2 Costruzione del consorzio, http://www.holzbau-kunst.at/pages/2005/bild3.html5.3 Veduta sul Gemonese, Luigi Stefanutti, Panorama dal Chiampon, archivio fotografi co Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale5.4 Veduta sulla Val Canale, Luigi Stefanutti, Val Canale. archivio fotografi co Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale5.5 Usanze pasquali in Val Canale ,“Praiti” ramo benaugurante per la domenica della palme in Val Canale, archivio fotografi co Palazzo Veneziano Museo Etnografi co Malborghetto, Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale5.6 Costume resiano, Luigi Stefanutti, Bambina con costume resiano. archivio fotografi co Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale5.7 Asciugatura del fi eno in Val Canale, a rchivio fotografi co Palazzo Veneziano Museo Etnografi co Malborghetto, Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale5.8 A23 e SS13 nei pressi di Pietratagliata, archivio personale5.9 I resti del duomo di Venzone, archivio Parco Prealpi Giulie5.10 Caserma abbandonata, archivio personale5.11 Balli tradizionali. Parco Prealpi Giulie5.12 Generazioni, archivio Parco Prealpi Giulie5.13 Festa Pramollo, Festa amicizia dei popoli Passo Pramollo 1950, archivio fotografi co Palazzo Veneziano Museo Etnografi co Malborghetto, Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale5.14 Terrazza in Grauzaria, archivio personale5.15 Grauzaria, Luigi Stefanutti, archivio fotografi co Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale5.16 Anziana al centro diurno, Luigi Stefanutti, archivio fotografi co Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale5.17 Norcini all’opera, Luigi Stefanutti, Purcit su la brea, archivio fotografi co Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale5.18 Castello di Artegna Luigi Stefanutti, archivio fotografi co Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro

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e Val Canale5.19 Cristina, Marco e la loro bambina archivio personale5.20 Monica e Marco fanno rientrare le vacche in stalla archivio personale5.21 Luigi Faleschini nel suo laboratorio archivio personale5.22 Boscaiolo all’opera, archivio Parco Prealpi Giulie5.23 Bambini, archivio Parco Prealpi Giulie5.24 Raccolta stoppie, archivio Parco Prealpi Giulie 5.25 Tetto con scandole in legno, archivio personale5.26 Gruppo Jôf Fuart, archivio personale

6.1 Catena del Canin con simbolo di EcCoLo, archivio personale6.2 Il sito internet, rielaborazione personale6.3 Il sito internet, rielaborazione personale6.4 Moodboard bar, rielaborazione foto da www.fl ickr.com6.5 Moodboard P.A., rielaborazione foto da www.fl ickr.com6.6 Moodboard centro multiservizi, rielaborazione foto da www.fl ickr.com6.7 La bacheca, rielaborazione personale6.8 I moduli per la bacheca, rielaborazione personale6.9 Ingombri bacheca, rielaborazione personale6.10 Ingombri bacheca, rielaborazione personale6.11 Moodboard alimentari “Seve e Franci”, rielaborazione personale6.12 Moodboard osteria “Alla Speranza”, rielaborazione personale6.13 Moodboard bar “Da Tato”, rielaborazione personale6.14 Moodboard bar albergo “ Alle Alpi”, rielaborazione personale6.15 Moodboard bar “Seve e Franci”, rielaborazione personale6.16 La presentazione, interventi, archivio personale6.17 La presentazione, interventi, archivio personale6.18 La presentazione, i presenti, archivio personale6.19 La presentazione, interventi, archivio personale

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Indice tabelle2.1 PIL, HDI, IEWB, da Jean Gadrey - Jany-Catrice Florence, NO PIL!, Castelvecchi, 20052.2 Elementi macroeconomici, rielaborazione 2.3 Elementi microeconomici, rielaborazione

3.1 Disegno territoriale per la decrescita, rielaborazione

4.1 Tipologie di PSS, traduzione da Ezio Manzini, Carlo Vezzoli, Product-Service Systems and Sustainability, Opportunities for sustainable solutions, UNEP 20004.2 Casi studio, rielaborazione4.3 Casi studio e autosostenibilità, rielaborazione4.4 Produzione latterie, Mario Robiony, La Cooperazione in Friuli Venezia Giulia nel Secondo Novecento, Forum 2006 4.5 Produzione latterie, Mario Robiony, La Cooperazione in Friuli Venezia Giulia nel Secondo Novecento, Forum 2006

5.1 Dati demografi ci, Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale, Proposta di Piano di Azione Locale, 27/05/20085.2 Previsioni demografi che, simulazione sviluppata dal dottor Alessio Fornasin del dipartimento di demografi a dell’università di Udine, presentata durante il convegno “L’animazione per gli anziani nella montagna friulana: le ragioni di un servizio” il 24/01/20095.3 Livello di scolarizzazione, Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale, Proposta di Piano di Azione Locale, 27/05/20085.4 Livello di scolarizzazione, Piano di sviluppo rurale 2007-2013 della regione autonoma Friuli Venezia Giulia5.5 Aziende attive per comune 31/12/2008 , Elaborazione Camera di Commercio di Udine su dati Info Camere, 31 dicembre 20085.6 Tassi occupazionali, Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale, Proposta di Piano di Azione Locale, 27/05/2008 e Piano di sviluppo rurale 2007-2013 della regione autonoma Friuli Venezia Giulia5.7 Dati assunzioni, http://www.provincia.udine.it/italiano/Ente/Uffi ci/PolSocLavColl/LavColl/1/ Statistiche20002004/index.aspx5.8 Dati cessazioni , ibidem 5.9 Dati assunzioni, ibidem5.10 Dati cessazioni, ibidem5.11 Dati assunzioni, ibidem5.12 Dati cessazioni, ibidem5.13 Dati assunzioni, ibidem5.14 Dati cessazioni, ibidem5.15 SWOT, rielaborazione5.16 SWOT, rielaborazione

6.1 SWOT, rielaborazione6.2 Casi studio, rielaborazione6.3 Dati SUAP 2008, www.impresafuturo.it6.4 Dati SUAP 2009, www.impresafuturo.it6.5 Dati sistema Onem. Be, Onem.be, Sodexo, Titres Service in 1eres rencontres europénnes des service à la personne, 12-13/12/2008, Centre International de Conventions Tapis Rouge, Paris6.6 Azioni delle funzioni, rielaborazione6.7 Ruolo strumenti, rielaborazione6.8 Interviste ai gestori, rielaborazione interviste effettuate febbraio 20096.9 Blueprint collegamento, rielaborazione6.10 Blueprint collegamento, rielaborazione

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6.11 Criticità collegamento, rielaborazione6.12 Blueprint servizi, rielaborazione6.13 Blueprint servizi,rielaborazione6.14 Criticità servizi, rielaborazione6.15 Blueprint corso CPIA o agenzia, rielaborazione6.16 Criticità formazione, rielaborazione6.17 Elenco azioni laboratorio, rielaborazione6.18 Azioni e costi di start-up, rielaborazione6.19 WBS, rielaborazione6.20 Gruppi di lavoro e profi li, rielaborazione6.21 Gruppi di lavoro e azioni, rielaborazione6.22 Costi sportelli e centri multiservizi, rielaborazione6.23 Le due tipologie di voucher, rielaborazione6.24 Blueprint sistema voucher, rielaborazione6.25 Valore dei voucher, rielaborazione6.26 Costi divisi per funzioni, rielaborazione6.27 Copertura costi collegamento, osservazione e valutazione, rielaborazione6.28 Copertura costi servizi, rielaborazione6.29 Copertura costi formazione, rielaborazione6.30 Riassunto copertura costi, rielaborazione

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Indice grafi ci1.1 R(t)=f (S(t)), da Mauro Bonaiuti, La teoria biooecomica, Carocci, 2001

2.1 Autosostenibilità, rielaborazione

3.1 Symbiosis, http://www.symbiosis.dk/industrial-symbiosis.aspx

5.1 Varietà ambientale Piano di sviluppo rurale 2007-2013 della regione autonoma Friuli Venezia Giulia5.2. Piramide 2003, A.S.S. n.3 “alto friuli”, Piano di zona 2006-2008 , gennaio 20065.3 Divisioni per classi d’età (1997-2003), A.S.S. n.3 “alto friuli”, Piano di zona 2006-2008 , gennaio 20065.4 Dati cause di morte, Rapporto sul contesto demo-sanitario 2002-2007, Servizio Pianifi cazione e Controllo Direzionale A.S.S.n.3 Alto Friuli , incontro del comitato ospedale territorio 21/05/20085.5 Circolo vizioso socio-economico, rielaborazione

6.1 Circolo vizioso socio-economico, rielaborazione6.2 Dalle funzionalità ai risultati, rielaborazione6.3 Gerarchia azioni, rielaborazione6.4 Catalizzatore territoriale, rielaborazione6.5 Il funzionamento del sistema, rielaborazione6.6 Caratteristiche, rielaborazione6.7 I nuclei d’azione, rielaborazione6.8 Relazioni tra i nuclei d’azione, rielaborazione6.9 Nuclei d’azione e territorio, rielaborazione6.10 Classifi cazione dei servizi, rielaborazione6.11 Specifi che progettazione e sperimentazione, rielaborazione6.12 Specifi che sostegno e formazione, rielaborazione6.13 Schema sito, rielaborazione6.14 Mappa progettazione sperimentazione, rielaborazione6.15 Mappa sostegno e formazione, rielaborazione6.16 Attori e caratteristiche, rielaborazione6.17 Schema colori, rielaborazione6.18 Il logo, rielaborazione6.19 Classifi cazione richieste, rielaborazione6.20 Classifi cazione servizi, rielaborazione6.21 Classifi cazione formazione, rielaborazione6.22 Persona centromultiservizi, rielaborazione6.23 Centromultiservizi coinvolgimento base, rielaborazione6.24 Centromultiservizi coinvolgimento alto, rielaborazione6.25 Persona utente abitante, rielaborazione6.26 Utente abitante, rielaborazione6.27 Persona utente azienda, rielaborazione6.28 Utente azienda, rielaborazione6.29 Persona erogatore, rielaborazione6.30 Erogatore, rielaborazione6.31 Azioni, attori, fondi, rielaborazione6.32 GANNT laboratori, rielaborazione6.33 Diagramma coinvolgimento, rielaborazione6.34 GANNT generale, rielaborazione6.35 GANNT e attori, rielaborazione

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AbstractIl progetto si pone l’obiettivo di testare la possibilità per il design di operare sulla base di un paradigma economico alternativo al vigente basato sulle teorie della bioeconomia e defi nito sulla base delle strategie della decrescita e auto sostenibilità territoriale. Nello specifi co, si è cercato di comprendere se il Product Service System Design potesse essere uno strumento capace di promuovere il processo di transizione verso uno scenario in cui ambiente, economia e società siano i componenti di un sistema unico fi nalizzato alla resilienza, ovvero, all’equilibrio interno. Con queste premesse i parametri del design si modifi cano passando da una scala globale ad una locale, dalla centralità dei consumatori all’attivazione degli abitanti di un territorio che, nella fase di progetto, è stato quello del comprensorio delle Alpi Giulie, una regione con un tessuto socioeconomico gravemente compromesso.La proposta, sviluppata con processi partecipativi e il coinvolgimento degli enti locali, consiste in un catalizzatore territoriale, EcCoLo, il cui obiettivo è favorire la rinascita del tessuto eco socio economico a partire dalle risorse locali, integrate, quando necessario, da apporti esterni al territorio.EcCoLo agisce su diversi livelli:- progettazione territoriale, ripensando il processo la pianifi cazione locale degli enti facilitando la cooperazione tra istituzioni e tra istituzioni e abitanti;- sostegno, fornendo un supporto agli abitanti sia in termini di informazione sia fornendo servizi a privati, aziende ed enti pubblici grazie all’istituzione di una rete di erogatori locali; - sperimentazione, creando un sistema di poli sperimentali per lo sviluppo di fi liere eco socio economiche che possano poi essere diffuse sul territorio;- formazione, implementando un sistema di natura sia formale che informale fi nalizzato alla crescita delle risorse personali degli abitanti.EcCoLo interagisce con il territorio attraverso le nuove tecnologie, ma soprattutto, valorizzando la rete di piccoli esercizi commerciali presente sul territorio e il ruolo di riferimento che già esercitano nelle comunità locali.

The aim of the project has been checking if the design could work in an alternative economic system based on the Bioeconomics theories and defi ned by the Degrowth and Auto sustainability strategies. More precisely, it has been verifi ed if the Product Service System Design could be a valid tool for promoting the transition to a different scenario in which, environment economics and society are the components of a single structure oriented to maintain its internal balance or resilience. Consequently, the design parameters change from a global to a local scale, from consumer oriented to inhabitant oriented and local based. The referential territory for the project has been the Giulie Alps area, which presents a social and economic situation seriously damaged.The proposal, carried out using participatory processes and involving local government agencies, is a territorial catalyst, named EcCoLo, which has the aim to facilitate revival of the eco-socio-economic structure starting from the local resources integrated, if necessary, with external help.EcCoLo works at different levels:- territorial design, by re-thinking the action of local agencies, promoting the cooperation among authorities and between authorities and inhabitants;- support, by giving aid to inhabitants: making available information and services to privates, companies and local agencies using local providers;- experimenting, by creating a system of experimental centres for the development of short eco-socio-economic supply and distribution chain which can be spread on the territory;- formation, by implementing a formal and informal system aimed to improve the inhabitants personal resources.EcCoLo interacts with the territory by means of new technologies and the net of small businesses on the area enhancing them as reference point for the local communities.

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RingraziamentiUn ringraziamento particolare va a tutti coloro che in vario modo e vario titolo hanno partecipato allo sviluppo del progetto: dagli abitanti agli enti locali, dai tecnici ai rappresentanti di associazioni, dai piccoli imprenditori ai pensionati, dai giovani agli anziani. Senza il loro prezioso contributo questa tesi non esisterebbe.Ringrazio chi tecnicamente mi ha aiutato a sostenere il peso del progetto: la professoressa Anna Meroni, Nathalie Toledano, il direttore del Parco delle Prealpi Giulie, il presidente del GAL Open Leader, il responsabile dei servizi sociali, il presidente della Comunità Montana, il dott. Matteo De Sabbata e Daniele Lavaroni.Ringrazio, per il continuo sostegno morale e la partecipazione attiva al progetto, Martino, la mia famiglia Enrica e Francesco, Luciana, Bruno e Pongo, ed i miei amici, Nathalie, Alessandra e Matteo.

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agli abitanti delle Alpi e Prealpi Giulie

“difendere quel qualcosa che nessuno difende”(P.P. Pasolini)

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fi g 1.1: covoni e Babe

Un paradigma economico diverso: la bieoconomia1

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1.1 I limiti del modello neoclassico

Alla luce della crisi che attualmente sta investendo l’intera economia globale e di cui non è, al momento in cui si scrive, ancora chiara l’evoluzione e la gravità, è diventato ormai un luogo comune invocare necessità di riforme del sistema economico. Nella maggioranza dei casi si chiedono, e promettono, legislazioni più stringenti ed un maggiore controllo statale sul mercato: “L’era del laissez-faire è fi nita” 1. Eppure si tratta di misure che di per sé non vanno a modifi care in maniera sostanziale l’attuale regime economico: quello che emerge solo fl ebilmente dai mass media e quasi per nulla dai piani politici, almeno in questo momento, è la necessità di una riforma sostanziale del sistema: “ai problemi complessi si risponde solitamente con risposte facili” 2, peccato che non funzionino. Anche in questo caso sembra che il pericolo sia proprio questo: ridurre la crisi ad un mero problema di gestione e controllo dei mercati fi nanziari. In realtà questa crisi ha solo esplicitato un malessere economico latente di cui si è coscienti almeno fi n dagli anni ’70, quando, l’occidente, terminato il boom della metà del secolo scorso, si è reso conto che il principio della ridistribuzione a cascata, secondo cui se una parte della società si arricchisce ne trarrà benefi cio l’intera società, si è rilevato infondato. Negli ultimi 40 anni si assistita ad una generale polarizzazione della ricchezza: i paesi sviluppati assorbono sempre maggiore ricchezza che viene ulteriormente pompata all’esterno dei paesi poveri, con buona pace delle politiche di sviluppo promosse dalla Banca Mondiale3. Neppure le società opulenti sono state esenti da meccanismi di polarizzazione interna che si sono esternati, e si esternano, con una progressiva scomparsa del ceto medio. Nonostante il PIL continui a crescere, nei paesi occidentali, è dagli anni ’70 che gli indici di qualità ambientale e sociale si sono fermati4

e le motivazioni sono sotto gli occhi di tutti. Il benessere inteso come puro consumo di beni, è un modello che poteva funzionare, sempre nei paesi cosidetti sviluppati, fi no ai primi decenni della seconda metà del Novecento, quando vi era davvero la necessità di garantire ad ampie

fasce di popolazione l’accesso ai beni in grado di soddisfare i bisogni primari. Al giorno d’oggi non solo questa necessità è venuta a mancare, ma il mantenimento del modello neoclassico, ha indotto alla creazione di un vero e proprio settore (quello della pubblicità) il cui obiettivo è la creazione di nuovi bisogni capaci di continuare ad alimentare la crescita economica. La progressiva mercifi cazione di ogni aspetto della vita dell’individuo, da un lato ha portato ad una generale alienazione e scadimento della dimensione sociale, dall’altro, grazie all’induzione di bisogni, promuove la creazione di nuovi beni e servizi che alimentano un consumo scellerato delle risorse materiali ed energetiche da parte di una piccola fetta dell’intera popolazione mondiale a fronte di una maggioranza che continua a vedersi privata dell’accesso ai beni di prima necessità.

Nelle scienze sperimentali quando un modello fallisce la descrizione di un fenomeno diventa necessario costruire una nuova interpretazione, un nuovo meccanismo esplicativo: il mito che la crescita economica sia in grado di portare benessere per tutti si è dimostrato ormai da molto tempo fallimentare dal punto di vista sociale ambientale ed ora anche economico, a quando un nuovo modello?La bioeconomia, che è alla base dell’intero lavoro di tesi, è stata scelta come descrizione economica di riferimento anche se, come si è potuto verifi care tramite letteratura, la sua validità teorica sia stata in diverse occasioni contestata. Tuttavia si tratta di un modello che, basandosi sulle leggi della fi sica e della biologia, per la prima volta collega il processo economico con il contesto in cui esso avviene, dimostrando in maniera inequivocabile i limiti del modello neoclassico ancora alla base della nostra economia.

1.2 La bioeconomia

1.2.1 Le basi teoricheLa teoria bioeconomica si basa su un’azione di estrema semplicità e buon senso: quella di radicare il processo economico all’ambiente che lo sostiene, passando, in questo modo,

1 Nicolas Sarkozy, in Alberto Alesina, Francesco Giavazzi, La crisi, il Saggiatore, 20082 Rudiger Dornbush in Alberto Alesina, Francesco Giavazzi, La crisi, il Saggiatore, 20083 cfr Stiglitz Joseph, La globalizzazione ed i suoi oppositori, Einaudi, 20024 Pierangelo Dacrema, La dittatura del PIL, Marsilio, 2007

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da una rappresentazione pendolare, in cui la domanda stimola la produzione che fornisce reddito ed aumenta la domanda, all’infi nito, ad una rappresentazione circolare ed evolutiva del processo economico ancorato all’ambiente biofi sico5. Questo signifi ca, principalmente, aggiornare lateoria economica liberista a partire dall’ evoluzione che la fi sica, la scienza che si occupa di fornire delle spiegazioni ai fenomeni naturali, ha subito successivamente alla stesura della “Ricchezza delle nazioni”6, in particolare si tratta di introdurre un concetto fondamentale sulle trasformazioni, alla base di ogni attività umana, quello dell’entropia. Il secondo principio della termodinamica, accennato da Carnot, ma formulato più compiutamente da Clausius (1850), stabilisce il verso delle interazioni termodinamiche, ovvero chiarisce il perché una trasformazione avvenga spontaneamente in una direzione piuttosto che un’altra, ad esempio, perchè il calore tenderà sempre a passare da un corpo più caldo ad uno più freddo e mai viceversa.Il senso di questa direzione è legato al fatto che ogni trasformazione energetica che avviene spontaneamente tenderà a passare da uno stato più ordinato (sorgente più calda) ad un più disordinato (sorgente più fredda), ovvero ad aumentare l’entropia generale del sistema. Ogni trasformazione implica infatti la degradazione di una parte dell’energia coinvolta che si trasformerà in calore non più utilizzabile, questa parte di energia non più disponibile viene misurata dall’entropia.Di conseguenza, “è impossibile realizzare una trasformazione il cui unico risultato preveda che tutto il calore assorbito da una sorgente omogenea sia interamente trasformato in lavoro, e di conseguenza, Non è possibile - nemmeno in linea di principio- realizzare una macchina termica il cui rendimento sia pari al 100%” 7

(Kelvin-Plank). A questo punto entra in gioco il primo principio della termodinamica: in un sistema isolato (che non scambia né energia né materia con l’esterno) come il nostro universo, la quantità di energia è costante, essa non può cioè essere né generata né distrutta ma solo trasformata. Come abbiamo

visto ogni trasformazione energetica implica la degradazione di parte dell’energia che diventerà inutilizzabile (ovvero aumenterà l’entropia del sistema). Questo signifi ca che a lungo termine l’intera energia dell’universo si degraderà e non sarà più utilizzabile giungendo all’equilibrio termodinamico, uno stato in cui non è più possibile nessuna trasformazione energetica7.Secondo Georgescu-Roegen, il padre della bioeconomia: “…la legge di entropia si applica direttamente ai processi di produzione che utilizzano energia, ossia al motore stesso del processo industriale...” 8.Georgescu-Roegen, inoltre, pose le basi per una quarta legge della termodinamica che trasferisce il concetto di degradazione entropica alla materia: “…il riciclaggio completo della materia è impossibile...”9, dal punto di vista teorico questa legge è stata ampiamente smentita tuttavia è noto come “...il processo di riciclaggio completo appare oggi tecnologicamente impraticabile in moltissimi casi. In altre parole ciò che è oggi rilevante non è tanto sapere se il riciclaggio completo è teoricamente fattibile, quanto se esso è effettivamente praticabile ed in quali casi…” 10.Al di là delle considerazioni puramente teoriche, l’applicazione all’economia del secondo principio della termodinamica ne rivoluziona la concezione: “… la legge di entropia si presenta quale base fi sica del valore economico. L’intera vita economica si alimenta di bassa entropia sia da un punto di vista energetico (tutte le fonti energetiche come carbone, petrolio, uranio ecc, sono fonti di bassa entropia) che materiale ( tutte le materie prime adatte alla lavorazione come metalli, legno stoffe o minerali, in quanto strutture “ordinate” sono fonti di bassa entropia). In questo senso la termodinamica ci mostra quale sia la vera fonte del valore d’uso: la condizione necessaria (ma non suffi ciente) perché una cosa sia utile è che possieda bassa entropia. L’entropia, essendo alla base della scarsità, diviene per Georgescu-Roegen il substrato fi sico del valore economico. Per quanto necessaria l’entropia non è suffi ciente a determinare il valore economico (come dimostra il celebre esempio dell’acqua e dei diamanti). Il vero prodotto del processo economico è “il fl usso immateriale del godimento della vita” che, essendo alla base della domanda risulta

5 Nicholas Georgescu Roegen, Bioeconomia a cura di Mauro Bonaiuti, Bollati Boringhieri, 20036 Adam Smith, La richezza delle nazioni, 17767 Ugo Amaldi, La fi sica, Zanichelli, 19528 Mauro Bonaiuti, La teoria bioeconomica, Carrocci, 2001 9 ibidem 10 ibidem

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complementare all’entropia nella determinazione del valore economico” 11.Le conseguenze ecologiche si associano a considerazioni epistemologiche “…il processo economico viene concepito come un processo “orientato nel tempo”(freccia entropica), in cui, cioè, non è concepibile un ritorno alle condizioni iniziali. Questo carattere di irreversibilità è in stretta contraddizione con il modo in cui è tradizionalmente rappresentato il processo economico, ossia come un processo circolare in cui (al di là delle fl uttuazioni) tutto sembra sostanzialmente riproducibile all’infi nito. La teoria economica standard ha semplicemente ignorato le determinanti fi siche sottostanti al processo economico. Tutta imbevuta nell’epistemologia meccanicistica essa ha sostenuto e continua implicitamente a sostenere la visione di un sistema economico chiuso e di un processo economico circolare […] ed unidirezionale. Le circolarità della teoria neoclassica, come quella fra produzione e consumo, richiedono, secondo Georgescu-Roegen, di essere inserite all’interno di una rappresentazione di tipo evolutivo...”12.L’introduzione della seconda legge della termodinamica in ambito economico ha scatenato un ampio dibattito sull’interazione tra economia ed ecologia le cui principali conclusioni possono essere riassunte nei seguenti punti:“…1. La seconda legge della termodinamica si è dimostrata uno strumento indispensabile per delineare correttamente il contesto teorico nell’ambito del quale analizzare le interazioni tra sistema economico e ambiente.2. Sebbene il sistema economico sia soggetto alla legge di entropia, le conclusioni di Georgescu-Roegen relative all’irreversibile degradazione dell’energia (e dell’ordine) connesse all’attività economica sono ineccepibili solamente nell’ambito dei sistemi in cui il bilancio entropico è negativo ( S>0)13...” 14.A questo punto si rende necessaria una precisazione: i sistemi economici e la Terra stessa sono, dal punto di vista teorico, sistemi non isolati la cui entropia sarà quindi sempre minore od uguale a zero (come illustrato in nota 13). Tuttavia rimane da notare che, se in ambito naturale tutto questo trova conferma anche sul lato pratico (es. fotosintesi), nel caso del processo economico,

e della vita antropica in generale, tutto questo rimane ancora ampiamente irrealizzato sul piano pratico: se è pur vero che il sole fornisce energia utilizzabile alla Terra non bisogna dimenticare che l’uomo non è ancora in grado di sfruttarla, se non in minima parte.“…3. Poiché, sia la biosfera che gli ecosistemi locali con cui il sistema economico è in relazione, sono sistemi generalmente non isolati, occorrerà, al fi ne di far rientrare ciascun caso all’interno del contesto teorico più adeguato, verifi care quali sono le condizioni che lo caratterizzano, in particolare: la scala (micro o macro) la tipologia di sistema (isolato,chiuso,aperto) ed il bilancio entropico ( S>0, S=0, S<0)…” 15. Se dunque dal punto di vista puramente teorico esistono delle criticità nella proposta Roegiana, che nel frattempo è stata rivista e aggiornata anche attraverso l’utilizzo di leggi della biologia, rimane il fatto che dal punto di vista descrittivo fornisce un modello in grado di spiegare i fenomeni economici meglio della proposta standard. Si tratta di una svolta particolarmente importante, perché signifi ca che anche l’economia soggiace alle leggi che interpretano tutti i fenomeni naturali.

1.2.2 I principi fondamentaliDi seguito sono riportati i principi fondamentali della Bioeconomia16 secondo uno dei suoi studiosi italiani contemporanei: Mauro Bonaiuti 17. Come si potrà notare rispetto alla concezione iniziale il modello si è sviluppato introducendo concetti propri anche della biologia.

1)I sistemi biologici non tendono alla massimalizzazione di alcuna variabile.2)I sistemi biologici hanno una pluralità di fi ni.L’equilibrio naturale è basato su un sistema di indici multidimensionali: qual’ora il valore di uno di questi elementi cresca in maniera sproporzionata o scenda al di sotto di una certa soglia si crea una situazione che può compromettere l’equilibrio. L’economia tradizionale invece non solo predilige solitamente un unico fi ne (ad esempio il profi tto), ma il comportamento dei soggetti è fi nalizzato alla massimizzazione del suo valore. La bioeconomia invece promuove una massimizzazione della sopravvivenza

11 Nicholas Georgescu-Roegen a cura di Mauro Bonaiuti, 200312 Mauro Bonaiuti, 200113 La seconda legge della termodinamica classifi ca i sistemi secondo tre tipologie:- i sistemi termodinamici isolati (universo): non scambiano né energia né materia con l’ambiente. L’entropia tende necessariamente verso il massimo S>0 ;- i sistemi termodinamici chiusi (Terra): scambiano energia ma non materia con l’ambiente S=0;- i sistemi termodinamici aperti: scambiano sia energia che materia con l’ambiente. In questo caso la presenza di una fonte esterna a bassa

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della specie (esattamente come accade nei sistemi biologici), e, nel caso dell’uomo questa coincide con la felicità intesa come elemento multidimensionale che comprende anche, ma non solo l’utilità.3) I sistemi biologici presentano una combinazione di comportamenti di tipo competitivo e collaborativo.L’economia standard prevede un comportamento puramente competitivo: una vera e propria lotta per la sopravvivenza che dai sistemi economici si è trasferita anche alla società alimentando meccanismi di darwinismo sociale.Come dimostra Schopf invece gli ecosistemi riescono a mantenere il proprio equilibrio, e quindi garantire la sopravvivenza delle specie che lo animano solo se ai comportamenti di tipo competitivo si associano quelli di tipo collaborativo.4) In un contesto espansivo sono i comportamenti competitivi che generalmente favoriscono il successo e lo sviluppo della specie, viceversa in contesti non espansivi (di equilibrio) sono i comportamenti cooperativi che generalmente

favoriscono il successo.Secondo Kenneth Boulding l’interazione negli ecosistemi può essere di due tipi: espansiva (colonizing mode) o di equilibrio (equilibrium mode). La prima si avrà quando vi è abbondanza di risorse e spazi: gli organismi si espandono verso altri ecosistemi, la seconda invece caratterizza ambienti saturi in cui non vi sia più disponibilità di nuovi territori, in questo caso si prediligono comportamenti di tipo cooperativo in grado di portare ad un equilibrio. Il comportamento dunque si modifi ca in funzione del contesto ambientale: questo può valere anche per i sistemi socioeconomici: troppa ma anche poca competizione può risultare pericolosa ma ancora più deleterio è ricercare l’effi cienza sistemica solo attraverso comportamenti competitivi che fi niscono per alimentare meccanismi distruttivi.5) In un contesto non espansivo, un certo grado di competizione tra specie diverse favorisce lo sviluppo degli ecosistemi, al contrario la competizione tra i membri di una stessa specie (competizione intraspecifi ca) generalmente

entropia permette l’allontanamento dall’equilibrio termodinamico con la generazione di strutture ordinate S<0.14 Mauro Bonaiuti, 200115 ibidem16 Nicholas Georgescu Roegen, a cura di Mauro Bonaiuti, 200317 Mauro Bonaiuti da oltre dieci anni si occupa di tematiche trans-disciplinari tra economia ed ecologia. È stato tra i promotori del MAUSS (Movimento anti utilitarista nelle scienze sociali) e della RES (Rete di Economia Solidale) in Italia. Insegna “Istituzioni di economia” all’Università di Modena e Reggio Emilia.

fi g 1.2: sassi acqua e muschio

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danneggia e dunque riduce le possibilità di sopravvivenza della specie stessa.Questo principio si collega alla defi nizione di competizione posizionale (Hirsch) che di solito avviene in mercati oligopolistici maturi (ovvero contesti non espansivi tipici di un’economia capitalistica matura). Si immagini di avere un mercato di un bene omogeneo con domanda costante o in declino, in cui l’impresa A decide di fare un investimento pubblicitario, le altre imprese presenti sul mercato saranno costrette a fare lo stesso. In questo modo si crea un aumento generale dei costi e una riduzione dei profi tti che verrà ammortizzata tramite un aumento dei prezzi. Ma se tutte le aziende investono in pubblicità le quote di mercato rimarranno pressoché invariate e questo spingerà l’impresa A ad investire nuovamente in una campagna di comunicazione instaurando così una spirale auto accrescitiva con effetti deleteri per tutti i soggetti coinvolti.Questo dimostra che la competizione tra soggetti della stessa specie (imprese su un medesimo mercato con un bene omogeneo) ha conseguenze dannose e instaura dinamiche autodistruttive.6) Nei sistemi complessi la parte non può controllare il tuttoCome dimostra Bateson con il suo celebre esempio del bambino che calcia prima un sasso e poi un cane, i sistemi viventi si comportano in maniera non determinata e quindi le relazioni che li legano non sono prevedibili e gli elementi che vi partecipano non sono in grado di controllarle nella loro interezza.7) I sistemi complessi sono dotati di un anello di feed-backEsistono due tipi di retroazione: la retroazione positiva, propria dei sistemi esplosivi che tendono ad una crescita incontrollata, e la retroazione negativa propria dei sistemi autocorrettivi che permette di raggiungere uno stato di equilibrio ed è quindi fi nalizzata alla sopravvivenza del sistema stesso.Anche le imprese economiche hanno meccanismi correttivi di retroazione negativa tuttavia questi non sono riconosciuti dalle teorie classiche perché esse lavorano su una linea di tipo causa-effetto. Riuscire invece a riconoscerli

18 cfr Nicholas Georgescu Roegen, a cura di Mauro Bonaiuti, 200319 Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente, Adelphi 1976

signifi ca da un lato prevenire l’autodistruzione del sistema dall’altro comprendere l’evoluzione della relazione tra sistema economico, società e biosfera.8) L’interazione tra gli elementi di un sistema complesso è in generale attivata da una differenza (informazione)All’interno dei sistemi complessi non è necessario un urto o, più in generale, un apporto energetico per ottenere una reazione effi cace: è suffi ciente introdurvi una differenza rilevante per il sistema stesso che poi utilizzerà la sua energia interna per attivare la reazione. Se l’impresa A investe molto in comunicazione, tutte le imprese saranno spinte a investire in campagne pubblicitarie, se la maggioranza dei soggetti lavora molto, anche il singolo sarà spinto a fare altrettanto.Questo signifi ca che gli eventi economici vanno considerati in relazione a fenomeni di natura fi sica e biologica ma anche in relazione alla loro dimensione simbolica ed immaginaria (Castoriadis)18.

1.2.3 L’analisi della teoria standard

1.2.3.1 Ipotesi antropologiche della teoria standardLa teoria classica dal punto di vista antropologico si basa su tre concetti.

1) l’ipotesi di un comportamento razionaleSecondo questa ipostesi la condotta umana è basata sulla razionalità strumentale, ovvero. dati alcuni fi ni. l’individuo cercherà i mezzi più appropriati per conseguirli: dato il fi ne C, se B consente C ed A consente B allora l’individuo perseguirà A per ottenere C.La razionalità strumentale è il mezzo attraverso cui l’uomo ha sottomesso l’ambiente e si tratta di uno strumento estremamente pericoloso: l’individuo non percepisce le conseguenze del suo agire razionale a livello sistemico ma ne comprende solo brevi catene casuali necessarie a perseguire razionalmente i propri fi ni. Si tratta del meccanismo che ha messo in pericolo, e continua a compromettere, gli ecosistemi e la stessa sopravvivenza umana, come ricorda Bateson “La carenza di saggezza sistemica è sempre punita”19.

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2) l’ipotesi di felicità strumentaleLa concezione economica di felicità è legata al raggiungimento di specifi ci obiettivi: l’uomo in questa maniera pone la felicità al di fuori della sua portata. Si crea quindi un sistema basato sulla rincorsa di qualcosa che non può mai essere defi nitivamente raggiunto e, in questo modo, non solo si va incontro a imprevedibili conseguenze, ma si condanna l’individuo ad uno stato di infelicità e insoddisfazione permanente.

3) l’individualismoL’analisi economica standard è basta sul singolo, manca totalmente una valutazione della dimensione sociale del comportamento economico: il comportamento di gruppo viene infatti semplifi cato come una somma di comportamenti singoli mentre in realtà dipende dall’interazione fra i vari soggetti. Gli economisti aziendali, consci di questo limite, utilizzano solitamente un approccio olistico per descrivere il comportamento di gruppo: secondo cuil’agire dei soggetti è determinato dalla totalità preesistente ai soggetti stessi e quindi rimane invariato nel tempo (Carrè). In realtà il modello più corretto del fenomeno viene fornito dal paradigma sistemico batesoniano che intende il rapporto tra singolo e società come una relazione circolare che si instaura tra due o più sistemi aperti. In questo modo riesce ad includere, a differenza del modello olistico, i cambiamenti: se viene introdotto un elemento nuovo nel contesto secondo il paradigma batesoniano, il sistema subisce della trasformazioni e l’intera relazione evolve . L’approccio sistemico permette anche di dimostrare come le leggi economiche non siano universalmente valide, ma vadano al contrario adattate al contesto e al tempo20.

1.2.3.2 Il comportamento dell’Homo OeconomicusDate queste premesse la teoria classica ricava le ipotesi che regolano il comportamento dell’homo oecnomicus.

1) H.O. fronteggia combinazioni alternative di diversi beni che non implicano rischio né incertezza. Ogni punto x=(x1,x2,x3,..xn) è un’

allocazione (formato cioè da quantità misurabili “x” del bene 1,2,3…n);2) Dati due panieri (composti da allocazioni) Xi e Xii, H.O. considera le due alternative indifferenti. L’indifferenza è simmetrica (Xi I Xii) la preferenza non lo è (Xi P Xii);3) Le preferenze di H.O. non cambiano col tempo;4) Ipotesi di non sazietà: H.O. non è mai sazio. Dati due panieri Xi e Xii con Xii = Xi+Y allora Xii P Xi;5) La relazione di non preferenza è transtiva: se Xi N Xii e Xi N Xiii allora Xi N Xiii;6) Ipotesi di stretta convessità delle curve di indifferenza: se Xi N Xiii e Xi N Xiii allora Xi N (a Xii + (1-a)Xiii) con 0<=a <=1.

Analizzando le varie ipotesi si può dimostrare la loro parzialità, ad esempio, per quanto riguarda l’ipotesi 1 essa è verifi cata solo in un contesto di tipo deterministico in quanto esclude l’incertezza e non è quindi valida in un contesto di tipo sistemico. Anche l’ipotesi 3 propone un modello statico che non è in grado di spiegare le dinamiche evolutive e i cambiamenti di interazione con l’ambiente naturale e sociale o con contesti culturali diversi. Gli assunti 2 e 5 si basano sull’ipotesi di un comportamento razionale, l’individuo viene considerato sempre in grado di scegliere. Questo non è sempre vero in quanto da un lato può mancare l’informazione necessaria per la scelta, dall’altro ci si può imbattere in un “comportamento esitante” legato al fatto che non c’è possibilità di commisurare le alternative. Questo secondo elemento è proprio del mondo biologico ed è in particolare legato alla pluralità di fi ni che è alla base dei sistemi viventi. L’ipotesi 4 è anch’essa confutabile perché biologicamente non fondata, in quanto gli organismi cercano sempre una condizione di equilibrio omeostatico. La presenza di un meccanismo di non sazietà è da considerarsi un’aberrazione che comporta una condizione di autodistruzione21.

20 cfr Nicholas Georgescu Roegen, a cura di Mauro Bonaiuti, 200321 cfr ibidem

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la stessa quantità di pane riducendo la farina e aumentando i forni (o il numero di panettieri). Uno dei più signifi cativi contributi della bioeconomia riguarda proprio la risoluzione del paradosso della teoria della produzione grazie all’introduzione dei concetti di fondi e fl ussi che permette di rispettare il principio del bilancio dei materiali in una trasformazione. I fondi hanno la caratteristica essenziale di entrare ed uscire dal processo con la propria effi cienza immutata, essi comprendono il lavoro, il capitale e la terra ricardiana (ambiente naturale). Affi nchè i fondi possano avere le medesime condizioni all’entrata e all’uscita del processo signifi ca che una parte delle risorse della trasformazione sarà fi nalizzata a mantenere i fondi. Questa funzione viene espletata dai fl ussi che sono gli elementi che, entrando nel processo, vengono utilizzati dai fondi e modifi cano la loro natura. I fl ussi in entrata sono solitamente le risorse naturali ed i semilavorati, i fl ussi in uscita sono solitamente prodotti fi niti e scarti.Questo modello pone in evidenza come: “…ciò che chiamiamo produzione è in realtà la trasformazione di risorse in prodotti dotati di utilità e in prodotti di scarto. Lavoro e capitale sono agenti di trasformazione (causa effi ciente) mentre risorse, bassa entropia energetica/materiale, sono ciò che viene trasformato…” (Herman Daly). In particolare va sottolineato come la sostituibilità sia solo interna, cioè fl ussi con fl ussi e fondi con fondi, e non esterna, cioè tra fl ussi e fondi. Si tratta di un’affermazione particolarmente importante in quanto permette di ristabilire il bilancio dei materiali nella trasformazione. Inoltre si portano in evidenza anche leconseguenze della seconda legge della termodinamica: sia attraverso l’introduzione degli scarti come fl ussi in uscita, sia con il concetto di logoramento dei fondi che, per essere mantenuti effi cienti, devono appunto essere reintegrati con parte dei fl ussi.

1.2.4.2.2 La teoria del consumoLa teoria dei fondi e fl ussi è stata utilizzata anche per modellizzare il consumo che viene inteso come qualsiasi attività che comporta variazioni nella felicità/benessere del soggetto di consumo.

1.2.4 Elementi di bioeconomiaDimostrati alcuni limiti del modello standard si passa ora ad illustrare gli elementi che compongono la teoria bioeconomica.

1.2.4.1 Il comportamento dell’Homo Bioeconomicus1) H.B. ricerca felicità come pluralità di valori tra loro irriducibili;2) La felicità è legata alle relazioni tra soggetti (la reciprocità assume quindi un valore fondamentale);3) L’unità di analisi non è più l’individuo ma la relazione circolare che si instaura tra due o più sistemi (ad esempio biosfera, società, famiglie…);4) H.B. è soggetto alle leggi della termodinamica e della biologia;5) Le leggi economiche non sono universali ma legate al contesto (localismo);6) H.B. non massimizza nessuna variabile semplice, ma cerca l’equilibrio tra le variabili;7) H.B. è caratterizzato da comportamenti competitivi (espansivi) e cooperativi (fi nalizzati alla creazione di un equilibrio);8) H.B. è orientato da una saggezza sistemica più che dalla razionalità strumentale9) I bisogni di H.B. sono saziabili22.

1.2.4.2 La teoria della fondi e dei fl ussi

1.2.4.2.1 La teoria della produzioneNella teoria tradizionale della crescita la produzione è basata su una funzione del tipo Q= f (K,R,L) e nella versione più recente, formulata da Solow-Stiglitz, Q=K R L con + + =1. Dove Q rappresenta la produzione K il capitale, R le risorse naturali ed L l’offerta di lavoro. Questa legge implica che la sostituibilità esistente tra capitale (K) e lavoro (L) venga estesa anche alle risorse naturali (R). Ovvero si sostiene che sia possibile produrre una qualsiasi quantità di prodotto Q0 riducendo a piacimento le risorse naturali (R) a fronte di un aumento del capitale (K), secondo l’espressione R = Q0/ (K L ). I limiti di questo modello sono evidenti in quanto viola le leggi della termodinamica, ed in particolare il primo principio, relativamente al bilancio dei materiali: esso sostiene che è possibile produrre

22 cfr ibidem

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quanto necessitano di un consumo ridottissimo di energia e materia.Una rifl essione particolare merita anche il capitale naturale (KN) che è importante anche nel consumo e non solo nella produzione come fonte di benessere che necessita solamente di essere conservata.Anche in questo caso fondi e fl ussi non sono sostituibili e ciò spiega come mai nelle società avanzate all’aumentare dei consumi tradizionali (ovvero dei fl ussi) non vi sia un corrispettivo aumento del benessere che anzi tende a calare, proprio perché parte dei fl ussi non viene utilizzata per il mantenimento dei fondi che si degradano irrimediabilmente. Inoltre questa teoria, a differenza del modello classico, permette di considerare tutte le diverse tipologie di ricchezze di cui l’individuo può giovarsi: materiale, ambientale e sociale.Il modello dei fondi e fl ussi spiega anche i motivi per cui, nella società attuale i consumi continuano ad aumentare. Il mancato mantenimento dei fondi, vero motore del benessere, crea uno stato di alienazione nel soggetto che si rifugia così nelle

Inoltre il consumatore esprime preferenze che non sono necessariamente ordinabili con un unico criterio. La teoria neoclassica sostiene che il benessere è legato solamente al consumo di beni, ovvero al fl usso, senza tener conto dei fondi che in questo caso sono costituiti dalla dimensione biofi sica (C) del soggetto, dai beni durevoli già posseduti (KC), dal capitale sociale(KS) e dal capitale naturale(KN). I fl ussi in entrata sono le risorse naturali, i beni di consumo e i beni relazionali, mentre quelli in uscita sono la felicità e gli scarti. Né consegue che per il conseguimento della felicità i fondi sono più importanti dei fl ussi. In particolare risulta interessante soffermarsi sui beni di tipo relazionale che mancano totalmente nella formulazione classica: il capitale sociale o relazionale (KS) consiste in tutta la ricchezza che il soggetto di consumo è stato in grado di accumulare nel settore informale, ed è il fattore che permette di spiegare come mai le classifi che sulla qualità della vita vedano ai primi posti paesi che certo non si possono considerare sviluppati23. Anche i beni relazionali sono beni particolari in

23 secondo I dati raccolti in più di vent’anni dall’università del Michigan, all’interno della ricerca “World Values Surveys” i paesi più felici, in cui cioè la percezione di benessere soggettivo è risultata maggiore sono: 1. Puerto Rico 2. Messico 3. Danimarca 4. Colombia 5. Irlanda 6. Islanda 7. Irlanda del Nord 8. Svizzera 9. Paesi Bassi 10. Canada (http://thehappinessshow.com/HappiestCountries.htm)

fi g 1.3: Pust, carnevale resiano

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cose, provocando una spirale dei consumi che contribuisce ulteriormente alla degradazione dei fondi. Anche l’offerta è soggetta ad un circolo vizioso: “… Il naturale esaurirsi del ciclo di vita dei prodotti, unito al ridursi degli incrementi di produttività nei settori maturi, porta a una progressiva riduzione dei profi tti. Questo fenomeno, ben noto agli economisti, spinge il sistema economico verso la creazione di sempre nuovi beni e nuovi mercati, accelerando così il processo entropico…”24.In conclusione la teoria dei fondi e dei fl ussi permette di stabilire anche un nuovo legame tra produzione e consumo che non sono più legati dal fatto che la domanda coincide con l’offerta ma al fatto che condividono gli stessi fondi: esseri umani e capitale economico, sociale e naturale.

1.3 Verso un’economia sostenibileSecondo Georgescu-Roegen non vi è possibilità di un’economia sostenibile: l’unica speranza per il genere umano è legata solamente alla scoperta di nuove tecnologie che da un lato migliorino il rendimento e dall’altro riescano a sfruttare almeno in parte il fl usso di energia in entrata nel sistema Terra: l’energia solare.Recentemente è invece stato proposto un nuovo modello che, sempre basato sulle leggi della bioeconomia, riesce a proporre una defi nizione di economia sostenibile

1.3.1 Le critiche ai principali approcciI limiti di un modello di sviluppo sostenibile di matrice neoclassica sono palesi in quanto è sempre fondato sulla legge di produzione espressa da Solow-Stiglitz e quindi alla base pone l’equivalenza tra risorse naturali capitale e lavoro umano violando così il bilancio dei materiali. Inoltre essa sostiene che la sostenibilità si basa sulla sostituibilità tra capitale naturale e capitale prodotto dall’uomo senza tener conto del fatto che svolgono una funzione sostanzialmente diversa.Tuttavia anche l’approccio di H. Daly, basato sui principi bioeconomici, risulta criticabile. Secondo questa formulazione infatti lo sviluppo è da ritenersi sostenibile se il capitale naturale è mantenuto quanto meno costante, senza tener conto dell’irreversibile processo di

esaurimento a cui le componenti non rinnovabili vanno necessariamente incontro a causa della seconda legge della termodinamica. Lo sviluppo economico implica in ogni caso la degradazione di una certa quantità di materia-energia: questo costo non può essere mai uguale a zero.Inoltre le interazioni tra economia ed ambiente generano miriadi di trasformazioni qualitative, di processi irreversibili, evolutivi e dissipativi istaurando una relazione di tipo evolutivo che non può essere modellizzata con un concetto statico come quello della costanza del capitale naturale.Entrambi gli approcci trovano il proprio limite nel fatto che tentano di ridurre un concetto complesso come la sostenibilità in una defi nizione unidimensionale: “…lo sviluppo sostenibile come capitale totale non decrescente è essenzialmente un concetto economico misurato attraverso i prezzi. Lo sviluppo sostenibile come costanza del capitale naturale è essenzialmente un concetto fi sico misurato attraverso quantitità.[…] ma noi non disponiamo di alcuna base per ridurre tutti i costi […] ad un unico denominatore…”25. Quello che invece serve è “…uno strumento che mantenga distinti fenomeni qualitativamente diversi (come quelli di natura economica ed ecologica) ma allo stesso tempo consenta di ragionare con essi…”26.

1.3.2 Verso un nuovo approccioUna defi nizione non può prescindere dalle parole che utilizza e, in questo caso, è proprio da lì che bisogna cominciare. Il concetto di “sviluppo sostenibile” è portatore di una dicotomia irriducibile: come può essere sostenibile un processo che prevede la mercifi cazione dei rapporti tra persone e tra uomini e natura27? La parola “sviluppo” è legata ormai indissolubilmente ad un modello preciso: quello del decollo economico occidentale, implica, quindi, un sistema di valori propriamente occidentali (testimoniato dal fatto che, in molte culture, il concetto stesso di sviluppo non solo non esiste ma è diffi cilmente esprimibile anche attraverso una circonlocuzione di parole28). Le politiche di “sviluppo”, promosse dagli organismi economici internazionali nei confronti dei paesi, appunto, “sottosviluppati”, comportano un’azione

24 Mauro Bonaiuti, 200125 ibidem26 ibidem27 Serge Latouche, Sopravvivere allo sviluppo, Bollati Boringhieri, 200528 ibidem

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pedagogica e di massiccio colonialismo culturale. La capacità di maggiore o minore assorbimento della cultura occidentale da parte dei paesi interessati è l’elemento critico che decreta la riuscita, o più di frequente, il fallimento di queste politiche di “sviluppo”. Accanto a questo non si può dimenticare come il modello di crescita infi nita si è dimostrato quanto meno scricchiolante, al di là della crisi che in questo momento sta investendo l’economia mondiale: le società opulente vivono profondi disagi sociali legati da un lato ad una distribuzione iniqua delle ricchezze dall’altro a causa della progressiva mercifi cazione di ogni aspetto dell’esistenza umana che provoca l’alienazione dell’individuo29. Per tutte queste ragioni è preferibile parlare di “modello economico sociale” o “economia” sostenibile piuttosto che utilizzare ancora il termine “sviluppo”.Per quanto riguarda il concetto di “sostenibilità“, invece, esso deve fornire informazioni di natura prevalentemente ecologica, come il concetto di resilienza. Secondo Holling, un sistema è resiliente se è in grado di mantenere la sua

struttura organizzativa a fronte di perturbazioni esterne, che in campo economico signifi ca: “…una economia è sostenibile se, e solo se, essa non compromette la resilienza dell’ecosistema di cui fa parte.Con riferimento a questa defi nizione vorrei sottolineare alcuni punti:1) Innanzitutto questa defi nizione supera i limiti degli approcci precedenti […] il modello mira a identifi care come invariante la capacità dei sistemi considerati (fi sici, biologici o ecologici) di mantenere la propria struttura organizzativa nel tempo. L’unità di analisi non è né il sistema economico né l’ecosistema ma l’insieme di questi due (n.d.r. paradigma sistemico di Bateson).2) […] il modello pone in evidenza la relazione circolare e ricorsiva, dunque necessariamente evolutiva, tra il sistema economico ed il suo ambiente. Sotto certe condizioni, tali sistemi si caratterizzano come strutture dissipative30 […] uno strumento concettuale interessante […] (perché) include le strutture biologiche e non biologiche nello stesso modello concettuale.3) […] questo approccio supera alcuni dei limiti

fi g 1.4: resilienza vegetale

29 vedi paragrafo 1.2.4.2.2 La teoria del consumo30 le strutture dissipative sono sistemi termodinamicamente aperto che lavora in uno stato lontano dall’equilibrio termodinamico scambiando con l’ambiente energia, materia e/o entropia. I sistemi dissipativi sono caratterizzati dalla formazione spontanea di anisotropia, ossia di strutture ordinate e complesse, a volte caotiche. Questi sistemi, quando attraversati da fl ussi crescenti di energia e materia, possono anche evolvere, passando attraverso fasi di instabilità ed aumentando la complessità della struttura (ovvero l’ordine) e diminuendo la propria entropia (http://it.wikipedia.org/wiki/Strutture_dissipative)

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resilienzaR(t)

CL

Cl*- Cl*

A B C

Cl*+intensità di stressS(t)

propri della teoria di Georgescu-Roegen. Questa infatti rifi utando il concetto di sviluppo sostenibile fi nisce per rinunciare ad un confronto tra le variabili economico-sociali e quelle ambientali, piegando le prime alle esigenze (esclusivamente termodinamiche) delle seconde…” 31.

1.3.3 Una defi nizione operativaDefi nito quindi il quadro teorico di riferimento può essere interessante soffermarsi su una trattazione pratica del concetto di economia sostenibile basata sulla resilienza. Per prima cosa sarà necessario defi nire la scala di azione, ovvero gli ecosistemi su cui si intende svolgere la valutazione. Successivamente verranno identifi cati i fattori di minaccia per la funzionalità dell’ecosistemi che determinerà l’intensità nel vettore S(t) intensità degli stress a cui viene sottoposto l’ecosistema nell’intervallo di tempo t. All’interno di tale vettore troveranno spazio dati come la variazione delle quantità di risorse disponibili, livelli di concentrazioni degli inquinanti…Verrà poi defi nito il vettore R(t) come misura della capacità del sistema di mantenere la propria struttura organizzativa. Esso conterrà indici come biodiversità, fotosintesi…Il grafi co della funzione R(t)=f (S(t)) (grafi co 1.1) permette di individuare un valore CL che rappresenta il carico critico oltre al quale il sistema perde la propria resilienza. Per l’insieme di indici che costituiscono ogni vettore sarà preferibile individuare un’area di carico critico.

Per quanto riguarda la dimensione sociale verrà defi nita una funzione obbiettivo J= J (Xi,…Xn) dove Xi,…Xn rappresentano gli indici relativi ad una pluralità di obiettivi preminenti per una comunità come l’aspettativa di vita, la qualità della salute, la disponibilità di acqua e cibo… Ovviamente questi obiettivi saranno pesati in maniera differente e considerati constanti in un intervallo di tempo t. Anche in questo caso sarà defi nito un vettore di stress S(t) che permette di stabilire anche in questo caso l’area di carico critica.In questo modo diventa possibile calcolare sia a livello sociale che ambientale quale sia l’area di carico critica e defi nire perciò quale modello economico possa essere considerato più o meno sostenibile.

t=t0

n=m=1Cl*=carico criticoCL= livello critico = coeffi ciente di rischio

A=area della sostenibilitàB= area di rischio

grafi co 1.1: R(t)=f (S(t))

31 Mauro Bonaiuti, 2001

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fi g 2.1: Papaver Julicum

2 Strategie bioeconomiche

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La domanda che si pone in questo momento è d’obbligo: provata la bontà del modello bioeconomico, come tradurlo in maniera pratica? E, soprattutto, quali sono le azioni da intraprendere affi nché l’economia reale risponda a questo modello piuttosto che a quello neoclassico? Non esiste ancora risposta chiara a queste domande tuttavia a partire da alcuni casi studio individuati si è visto come i principi della decrescita1 e dello autosostenibilità territoriale rappresentino delle valide strategie per lo sviluppo di sistemi ecosocioeconomici resilienti.

2.1 La decrescita, caratteri generaliLa decrescita, il cui principale teorico è l’economista francese Serge Latouche2, trova i propri fondamenti nella bioeconomia e perciò si pone in maniera innovativa sul panorama delle proposte che cercano di coniugare dimensione sociale, ambientale ed economica.La rivoluzione di questo approccio sta nel fatto di negare la possibilità di uno “sviluppo sostenibile” (per i motivi già illustrati nel capitolo precedente) e anche di uno “stato stazionario” o “a crescita zero” a causa dell’azione del secondo principio della termodinamica. L’unica strada dunque percorribile, nell’ottica di un approccio resiliente, è fermare la crescita ed invertirne la direzione, “decrescendo” appunto. A prima vista dunque sembrerebbe3 una proposta luddista e votata ad un ritorno al primitivismo: in realtà quello che Latouche propone è la crescita come verrebbe defi nita in un sistema bioeconomico, in cui il benessere è legato ai fondi, ambientale e sociale, e non hai fl ussi, in cui si predilige il consumo di beni relazionali sui beni materiali e l’economia si sviluppa senza compromettere la resilienza degli ecosistemi e della società.Di particolare interesse per lo sviluppo di una strategia è il “circuito virtuoso delle 8 R”4

proposto da Latouche: una sorta di piccola guida alla trasformazione del sistema, al passaggio da un modello neoclassico a uno bioeconomico.“…si può sintetizzare l’insieme di questi cambiamenti in un circolo virtuoso di 8 R: rivalutare, riconcetualizzare, ristrutturare, ridistribuire, ridurre, riutilizzare, riciclare. Questi 8 obiettivi interdipendenti possono innescare

un processo di decrescita serena, conviviale e sostenibile.Rivalutare[…] Si possono dunque vedere immediatamente i valori da rivendicare, quelli che dovrebbero avere la meglio sui valori (o piuttosto sulla mancanza di valori) oggi dominanti. L’altruismo dovrebbe prevalere sull’egoismo, la collaborazione sulla competizione sfrenata, il piacere del tempo libero e l’ethos del gioco sull’ossessione del lavoro, l’importanza della vita sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, l’autonomia sull’eteronomia, il gusto della bella opera sull’effi cienza produttivistica, il ragionevole sul razionale, il relazionale sul materiale…[…] Soprattutto, è necessario passare dalla fede nel dominio sulla natura alla ricerca di un inserimento armonioso nel mondo naturale. Sostituire l’atteggiamento del predatore con quello del giardiniere[…]. RiconcettualizzareIl cambiamento di valori dà luogo ad una visione diversa del mondo e dunque ad un altro modo di vedere la realtà. Riconcettualizzare o ridefi nire/ridimensionare, è essenziale per esempio per i concetti di ricchezza e di povertà, ma anche per il binomio infernale, fondatore dell’immaginario economico, rarità/abbondanza, che è necessario decostruire con la massima urgenza.[…]RistrutturareRistrutturare signifi ca adeguare l’apparato produttivo e i rapporti sociali al cambiamento dei valori. Questa ristrutturazione sarà tanto più radicale nella misura in cui il carattere sistemico dei valori dominanti sarà stato distrutto[…] Si pone la questione concreta[…] della riconversione di un apparato produttivo che deve adattarsi al cambiamento di paradigma.RidistribuireLa ristrutturazione dei rapporti sociali è già ipso facto una ridistribuzione. Questa riguarda la ripartizione delle ricchezze e dell’accesso al patrimonio naturale tanto tra il Nord e il Sud quanto all’interno di ciascuna società, tra le classi, le generazioni e gli individui. La ridistribuzione avrà un duplice effetto positivo sulla riduzione del consumo. Direttamente, ridimensionando il potere e i mezzi di consumo della “classe consumatrice mondiale” e in particolare dell’oligarchia dei

1 il riferimento è alla teoria della decrescita serena (Latouche) e non alla decrescita felice (Pallante). In quanto mentre la prima si pone come una strategia economica in senso lato, la seconda limita la propria portata suggerendo “strategie di vita” rivolte al singolo, inteso come privato cittadino di una nazione occidentale, con particolare riferimento al contesto italiano.2 È uno degli animatori de La Revue du MAUSS, presidente dell’associazione «La ligne d’horizon», è professore emerito di Scienze economiche all’Università di Parigi XI e all’ Institut d’études du devoloppement économique et social (IEDS) di Parigi.3 Particolarmente interessante risulterebbe una rifl essione rispetto alle implicazioni di natura comunicativa che la denominazione di questa teoria comporta: come si è potuto verifi care attraverso le interviste, l’utilizzo della parola “decrescita” genera fraintendimenti

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grandi predatori. Indirettamente, diminuendo lo stimolo al consumo vistoso […] il desiderio di consumare deriva meno dall’esistenza di un bisogno reale che dal desiderio di affermare uno status imitando il modello di coloro che si trovano appena un gradino sopra di noi.RilocalizzareRilocalizzare signifi ca evidentemente produrre in massima parte a livello locale i prodotti necessari a soddisfare i bisogni della popolazione […] Tutte le produzioni realizzabili su scala locale per bisogni locali dovrebbero dunque essere realizzate localmente. Se le idee devono ignorare le frontiere, al contrario i movimenti di merci e di capitali devono essere limitati all’indispensabile. D’altra parte, in un’ottica di costruzione di una società di decrescita serena, la rilocalizzazione non è soltanto economica. Sono anche la politica, la cultura il senso della vita che devono ritrovare un ancoraggio territoriale. Questo implica che qualsiasi decisione economica, politica o culturale che può essere presa a livello locale deve essere presa a tale livello.RidurreRidurre signifi ca in primo luogo diminuire l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e di consumare. Si tratta innanzitutto di limitare il sovra consumo e l’incredibile spreco generato dalle nostre abitudini: l’80% dei beni immessi sul mercato sono utilizzati una sola volta prima di fi nire nel secchio della spazzatura […]. Sono poi auspicabili altre riduzioni da quella dei rischi sanitari a quella degli orari di lavoro. […] Ridurre il tempo di lavoro è un elemento essenziale, che ritroveremo a proposito della lotta contro la disoccupazione. Si tratta ovviamente di ripartire il lavoro in modo che tutti quelli che lo desiderano possano avere un’occupazione. La riduzione dovrebbe combinarsi con la possibilità di cambiare attività a seconda dei periodi della congiuntura o della vita personale.[…] La maggior parte delle persone hanno attitudini che vanno ben al di là del loro lavoro ordinario, come dimostra quello che fanno nel loro tempo libero.[…] Innanzitutto si tratta di disintossicarsi dalla dipendenza da lavoro che è un elemento importante del dramma produttivista. Non sarà possibile costruire una società serena della decrescita senza ritrovare le dimensioni della vita che sono state rimosse:

il tempo per fare il proprio dovere di cittadino, il piacere della produzione libera, artistica o artigianale, la sensazione del tempo ritrovato per il gioco, la contemplazione, la meditazione, la conversazione o semplicemente la gioia di vivere.Riutilizzare/riciclareNessuna persona di buon senso contesta la necessità di ridurre lo spreco sfrenato, di combattere l’obsolescenza programmata delle attrezzature e di riciclare i rifi uti non direttamente riutilizzabili. Le possibilità sono molto numerose e diverse sono state spesso sperimentate su scala ridotta…” 5.All’interno di questo circolo Latouche individua tre azioni fondamentali: rivalutazione, riduzione e rilocalizzazione, con particolare riferimento a quest’ultima viene defi nito il concetto di bioregione: “…un’entità spaziale omogenea che coincide con una realtà geografi ca, sociale e storica…” 6 , formata da un’insieme di realtà territoriali collegate in una rete policentrica dotata di una forte capacità di autosostenibilità ecologica. La bioregione introduce anche un elemento importante relativo alla partecipazione, infatti essa non viene defi nita con un criterio dimensionale ma sulla base dell’identità :”…quel che conta è l’esistenza di un progetto collettivo radicato in un territorio inteso come luogo di vita comune e dunque da preservare e curare per il bene di tutti. La partecipazione implicita nell’azione diventa a quel punto guardiana e promotrice dello spirito dei luoghi. La dimensione non è più un problema topografi co ma sociale…” 7. Il locale diventa quindi la dimensione ideale su cui verifi care la resilienza ambientale e sociale, che viene garantita grazie al controllo che gli abitanti stessi possono esercitare sull’economia e sulla politica. Questo implica che i sistemi economici e politici dovranno avere una connotazione prettamente locale per permettere da un lato di rispondere alla domanda di benessere (bioeconomicamente inteso) del territorio, dall’altro di garantire la partecipazione diretta degli abitanti alla gestione dell’ecosistema in cui vivono. Un elemento che fi nora è rimasto implicito ma è fondamentale nella decrescita serena è la convivialità: a differenza dell’approccio bioeconomico, che pone la propria attenzione

rispetto alla teoria stessa favorendo la diffusione di falsi miti. Pur tuttavia va constatato che l’impatto emotivo, fascinazione e sgomento, suscitato dalla parola in qualsiasi abitante dell’opulento occidente, è tale da garantire l’imprinting immediato. Un naming così azzeccato e nello stesso tempo così fuorviante da far pensare all’idea di un copywriter più che di un economista politico.4 Serge Latouche, Breve trattato sulla decrescita serena, Bollati Boringhieri, 20085 ibidem6 ibidem7 ibidem

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principalmente sulla questione ambientale, la decrescita dà ampio spazio alla dimensione sociale e comunitaria che diventa preminente nei confronti dell’economia: “…la convivialità è la libertà individuale realizzata nel rapporto di produzione in seno a una società dotata di strumenti effi caci...” 8.

2.2 Autosostenibilità territorialeLa strategia dell’autosostenibilità territoriale, il cui principale esponente è l’architetto Alberto Magnaghi9, fornisce importanti strumenti per la costruzione di progetti pratici, in particolare relativi al concetto di azione locale. L’approccio, che nasce nell’ambito della pianifi cazione territoriale, ha promosso l’introduzione dell’idea di bioregione:”…Territorio cui corrisponde una coscienza, un luogo e delle idee su come viverci, con un’economia basata sul luogo e il più possibile autosuffi ciente, con un’unità sociale con pieni poteri ed autonomia…” 10.

8 Ivan Illich, La convivialità,Mondadori, 19749 Alberto Magnaghi è ordinario di Pianifi cazione Territoriale presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, dove dirige il Labora-torio di Progettazione Ecologica degli Insediamenti (LAPEI) del Dipartimento di Urbanistica.Fondatore della “Scuola territorialista italiana”, è coordinatore nazionale di Progetti di ricerca e Laboratori sperimentali per il Ministero dell’Università e della Ricerca e per il CNR sui temi dello “ sviluppo locale autosostenibile” e della “rappresentazione identitaria del territo-rio” (1986-2005); coordina diversi progetti e piani urbanistici e territoriali a carattere strategico e integrato.

Dal punto di vista teorico l’approccio territorialista fornisce una defi nizione interessante di sostenibilità secondo cui “…il territorio diventa riferimento per la sostenibilità, intesa come insieme di relazioni virtuose tra: ambiente naturale, ambiente costruito ed ambiente antropico. Si tratta cioè della sinergia tra sostenibilità ambientale, riproducibilità delle risorse, sostenibilità territoriale, come organizzazione non gerarchica dei sistemi territoriali ed urbani, sostenibilità economica, come coerenza dei sistemi produttivi con la valorizzazione del territorio e sviluppo dell’imprenditorialità locale, e sostenibilità sociale e politica come capacità di autogoverno…”11. Con questa defi nizione si legano in maniera defi nitiva le tre dimensioni tradizionali della sostenibilità (ambiente, società ed economia) che si esprime come equilibrio tra gli elementi, ovvero mantenimento della resilienza di ciascuno.La sostenibilità così intesa mette fi nalmente

fi g 2.2: convivialità

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sullo stesso piano la dimensione economica sociale e ambientale e sposta l’attenzione sulle relazioni che tra esse intercorrono creando così una visione sistemica del problema in accordo con la visione di Bateson.Inoltre, la dimensione locale, come già accennato nella Decrescita, diventa l’unico panorama possibile per la sostenibilità, secondo Magnaghi infatti “…lo sviluppo locale viene inteso come alternativo alla globalizzazione in quanto sposta la centralità dal produttore all’abitante e favorisce la creazione di modelli multidisciplinari e multisettoriali, in cui la sostenibilità agisce come regola di sviluppo…”12.In quest’ottica il territorio, considerato come il prodotto storico di processi co-evolutivi di lunga durata fra insediamento umano e ambiente, fra natura e cultura, diventa un patrimonio da valorizzare e su cui basare il sistema economico che non sfrutta solamente il territorio, come spesso accade con i distretti industriali, ma è fi nalizzato a creare un ritorno sul locale attraverso un processo che vede il patrimonio territoriale come base per la produzione di ricchezza durevole. Affi nchè ciò avvenga è indispensabile un processo di riconoscimento del patrimonio territoriale da parte della società, solo in questo modo i valori possono diventare risorse. Nel momento in cui gli abitanti riconoscono, e si riconoscono nel territorio, si assiste ad una piccola rivoluzione sociale: si passa infatti dalla società, intesa come cerchia di uomini che vivono uno accanto all’altro e che sono essenzialmente separati, nonostante tutti i legami, alla comunità, una cerchia di uomini che vivono uno accanto all’altro e che sono essenzialmente legati nonostante tutte le separazioni13; si tratta cioè di riconoscere non solo il patrimonio economico ed ambientale ma soprattutto sociale storico ed identitario. Questa ulteriore evoluzione permette di passare dalla sostenibilità all’auto-sostenibilità: la ricostruzione del tessuto comunitario signifi ca creare una coincidenza tra attore economico ed abitante,“…alleanza tra abitanti-produttori. commercianti per costruire stili di sviluppo auto centrato e auto sostenibile, entro processi di neoradicamento identitario e di cura del territorio, come base per nuovi stili di consumo volti ad

elevare la qualità dell’abitare…”14.Il progetto locale autosostenibile viene così defi nito come:1) un progetto che nasce dal riconoscimento dalla necessita ed utilità (politica culturale ed economica) di facilitare la crescita di società locali in grado di stabilire relazioni coevolutive con l’ambiente e l’economia (che rappresentano la precondizione della sostenibilità) e di valorizzare le proprie identità e valori;2) un progetto che si basa su un patto tra una pluralità di attori che individuano interessi comuni ed in cui esiste una visibilità delle componenti sociali più deboli;3) un progetto che valorizza il patrimonio locale inteso come bene comune che va tutelato anche per le future generazioni;4) un progetto che misura la propria effi cienza non più tramite il PIL ma con indicatori di benessere sociale e ambientale, che ridimensionano il peso della compente economica a favore di quella sociale e culturale;5) un progetto che prevede uno sviluppo auto centrato in cui gli enti locali assumono un ruolo centrale come promotori della crescita territoriale;6) un progetto che valorizza il lavoro autonomo (artigianato e microimpresa) come base dello sviluppo di tutti i settori. Favorendo il riavvicinamento tra abitante e produttore;7) un progetto che favorisce la creazione di uno tessuto sociale più forte, di una comunità che sia in grado di interagire con altre comunità per la creazione di un processo di globalizzazione dal basso;8) un progetto che facilita la nascita di una società locale capace di reinterpretare la cultura e gli elementi identitari tradizionali, in funzione dei tempi e della presenza di nuovi abitanti portatori di altre culture ed identità15.Tutto ciò viene fi nalizzato al raggiungimento di una sostenibilità:1) Politica, basata sui processi decisionali partecipati;2) Sociale, basata sull’integrazione degli interessi della comunità e in particolar modo dei soggetti più deboli;3) Economica, basata su un modello economico capace di produrre valore aggiunto territoriale in

10 Alberto Magnaghi,Il territorio degli abitanti,Dunod, 199811 ibidem12ibidem13 Ferdinand Tonnies, Comunità e società, Edizioni di comunità, 197914 Alberto Magnaghi, Il progetto locale, Bollati Boringhieri, 200015 Magnaghi, 1998

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un’ottica auto sostenibile attraverso:- la valorizzazione del patrimonio territoriale ed ambientale;- l’agevolazione dello sviluppo dell’autoimprenditorialità locale in relazione alla valorizzazione delle risorse locali;- la sottrazione dei i beni relazionali alla grande impresa;- lo sviluppo di fi liere produttive complesse ed intersettoriali;- la qualifi cazione dell’identità produttiva, culturale, sociale della regione attraverso la facilitazione della permanenza degli abitanti e la loro integrazione come produttori;4) Ambientale, attraverso l’attivazione di regole virtuose per l’insediamento umano atte a produrre auto sostenibilità;5)Territoriale, basata sulla capacità di sviluppare un modello insediativo di produzione e riproduzione capace di promuovere processi di riterritorializzazione, ovvero epifanie territoriali.16

2.3 Una proposta operativa, economiedistribuite e simbiosi industrialeQuesto modello, sviluppato dall’IIIEE17 della Università di Lund, raccogliendo i concetti di sostenibilità e resilienza ipotizza una soluzione per il settore industriale che rappresenta, sotto tutti gli aspetti, la sfi da più grande nel processo di ristrutturazione dell’economia in chiave bioeconomica.Le economie distribuite possono essere intese come un’evoluzione dei distretti italiani, da cui vengono assorbiti alcuni elementi come la collaborazione, che viene defi nita come la capacità dei diversi attori economici presenti su un territorio di instaurare legami virtuosi gli uni con gli altri: si forma così una rete che delimita in maniera precisa il distretto o, nell’ottica delle economie distribuite, una bioregione. La differenza tra il modello italiano e quello svedese sta nel fatto che mentre nel primo caso la rete del distretto è di pura natura economica nel secondo ha un valore anche sociale in quanto viene valorizzata la coincidenza tra abitante e attore.Altri vantaggi propri del modello italiano sono la fl essibilità e la resilienza economica, propria

delle reti formate da attori medio piccoli, che nel caso delle economie distribuite, diventa un fattore importante per rispondere alle sfi de dell’autosostenibilità. In particolare sarà necessario spostare l’accento da una qualità funzionale ad una che comprenda sia la dimensione progettuale che etica, implementare modelli di controllo eterarchici, e non più gerarchici, in cui la conoscenza è distribuita e l’organizzazione della diversità diventa cruciale, come capacità di assorbire la conoscenza esterna alla struttura stessa. Si tratta di caratteristiche compatibili con il modello emergente di open innovations, secondo cui, accanto al patrimonio interno di un’azienda diventa fondamentale il paesaggio di conoscenza esterno all’organizzazione, la cui combinazione permette la nascita di nuove idee che possono essere sviluppate sia all’interno che all’esterno dell’azienda18.

Come già accennato le economie distribuite si basano sui legami tra gli attori economici la cui natura, nella gran parte dei casi, non è né competitiva né collaborativa ma simbiotica, si tratta cioè di legami di interdipendenza che sorgono tra soggetti economici diversi e che permettono al sistema nella sua interezza di essere più robusto ed avere delle migliori performance rispetto all’azione singola dei suoi elementi. La simbiosi industriale è defi nita come un approccio collettivo al vantaggio competitivo che implica lo scambio di informazioni, servizi e prodotti tra gli attori interessati19. Nella transizione verso la sostenibilità possono essere valorizzati i legami simbiotici con l’ambiente e la comunità permettendo così lo sviluppo di una economia distribuita resiliente anche dal punto di vista sociale ed ambientale.Questo approccio non promuove l’autarchia: si tratta infatti di ristrutturare il sistema economico in isole diversifi cate che si basano sulle risorse disponibili sul territorio in cui insistono e che si sostengono anche grazie alla possibilità di scambio di beni. Non viene neppure ipotizzata la scomparsa di sistemi di produzione su larga scala che potrebbero continuare ad occuparsi di beni non producibili su piccola scala, mentre i sistemi locali si concentrerebbero sui beni di

16 Magnaghi, 200017 International Institute for industrial enviromental economics, Lund University18 Allan Johansson, Peter Kisch, Murat Mirata, Distributed economies, a new engine for innovation, Journal of cleaner production, January 200519 Murat Mirata Petri Ristola, Industrial Symbiosis for more sustainable, localised industrial systems, 2005per l’economia nel 1988, attualmente insegna al Trinity College di Cambridge.

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alta qualità e a consumo locale. A tal proposito le economie distribuite dovrebbero interessare principalmente la produzione di cibo ed energia. La trasformazione non sarebbe semplice e il livello locale dovrebbe:- aumentare la diversità delle attività economiche;- assicurare la forza dei partiti locali per infl uenzare decisioni rilevanti;- aumentare l’uso sostenibile di risorse locali e preferibilmente rinnovabili;- diminuire le quantità di emissioni inquinanti e di rifi uti generati;- aumentare il valore aggiunto sulle risorse locali e il miglioramento della qualità delle produzioni;- aumentare la condivisione dei benefi ci a valore aggiunto trattenuti sul territorio;- aumentare la condivisione di informazioni e conoscenza e di prodotti ad alto valore aggiunto;- aumentare la diversità e l’intensità di comunicazione e collaborazione tra le diverse attività regionali20.

2.4 Un nuovo benessere?Alla luce del modello che si sta delineando diventa necessario interrogarsi sulla sua capacità di produrre benessere o, meglio, su quale modello di benessere utilizzare e come misurarlo. L’economia neoclassica lega il benessere alla possibilità di consumo di beni materiali e utilizza un metro preciso, il PIL, per verifi carne lo stato. Come già ribadito, un modello che lega la qualità di vita al consumo non è solo riduttivo ma incompatibile con un approccio bioeconomico, si rende quindi necessario individuare un nuovo modello e nuovi strumenti di misura.

2.4.1 Il benessere secondo Amartya Sen21

L’economista Amartya Sen basa la propria defi nizione di tenore di vita sul concetto di funzionamenti e capacità. Il concetto di funzionamento riguarda ciò che una persona può desiderare, in quanto gli dà valore, di fare od essere (dai funzionamenti più elementari: essere nutrito a suffi cienza, non soffrire di malattie evitabili; ai più complessi: essere in grado di partecipare alla vita della comunità, aver rispetto di sé). La capacità di una persona è l’insieme

delle combinazioni alternative di funzionamenti che essa è in grado di realizzare. E’ dunque una sorta di libertà: la libertà sostanziale di realizzare più combinazioni alternative di funzionamenti (o, detto in modo meno formale, di mettere in atto più stili di vita alternativi). La relazione tra le due dimensioni è sancita dal fatto che : “…Le condizioni di vita rappresentano uno stato d’esistenza, essere questo o fare quest’altro. I funzionamenti rispecchiano i diversi aspetti di tali stati, e l’insieme dei possibili panieri di funzionamenti rappresenta la capacità di una persona. Ma fra i modi d’essere e le azioni vi sono le attività di scelta e così vi è una relazione simultanea biunivoca fra funzionamento e capacità…”22.“… Un funzionamento è un conseguimento, mentre una capacità è l’abilità di conseguire. I funzionamenti sono, in un certo senso, più direttamente collegati alle condizioni di vita, dal momento che essi costituiscono diversi aspetti delle condizioni di vita. Le capacità invece sono nozioni di libertà, nel senso positivo del termine: quali opportunità reali si hanno per quanto riguarda la vita che si può condurre…”23. Il modello è quello di “…(una) vita come una combinazione di differenti “modalità di fare ed di essere”, e valuta la qualità della vita in termini di capacità di conseguire funzionamenti di valore (risultati)…” 24.Secondo un’interpretazione operativa25 di questo concetto le capacità, ovvero quante diverse condizioni di vita l’individuo abbia a disposizione, dipendono dall’insieme delle risorse e personali e dalle soluzioni (beni,servizi) che il soggetto ha a sua disposizione, gli strumenti acquisiti ed offerti dal contesto. L’introduzione della dimensione contestuale è particolarmente importante, perché ricollega anche il concetto di benessere ad una dimensione ecologica26 e di paradigma sistemico: a parità di funzionamenti disponibili il tenore di vita migliora,se e solo se, l’individuo può accrescere le sue risorse e il contesto migliora l’offerta di risorse disponibili.Il concetto di “consumo” alla base della defi nizione neoclassica diventa marginale e incapace di descrivere un concetto multidimensionale, esattamente nello stesso modo in cui le defi nizioni di sostenibilità non sono in grado di

20 ibidem21 Amartya Sen, nato in India nel 1933, ha insegnato fi losofi a morale ed economia all’università di Hardvard negli Stati Uniti. Premio nobel 22 Amartya Sen, Il tenore di vita, Marsilio, 199323 ibidem24 ibidem25 cfr Francois Jegou Ezio Manzini,Quotidiano Sostenibile, Edizioni ambiente, 200326 da intendersi come generale legame tra uomo ed ambiente cfr Gregory Bateson, Verso un’ecologia della mente, Adelphi, 1974

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Strategie bioeconomiche

27 cfr 1.3 Verso un’economia sostenibile28 Pierangelo Dacrema, 2007

modellizzare la sostenibilità stessa27.

2.4.2 Dal PIL ai nuovi indicatoriIl PIL (prodotto interno lordo) misura il valore di quanto un sistema economico nazionale produce su base annua, quantifi ca, cioè, il valore di mercato di tutti i beni ed i servizi fi nali prodotti in un paese in certo periodo di tempo. Secondo la defi nizione della banca d’Italia: “ corrisponde alla produzione totale di beni e servizi dell’economia diminuita dei consumi intermedi e aumentata dell’iva e delle imposte sulle importazioni”. Si tratta di un indice che quantifi ca un fl usso di ricchezza monetaria e commerciale riferendosi alle quantità prodotte e non al loro impatto sul sistema sociale.Alla luce delle sue defi nizioni appare inopportuno, anche all’interno di un’economia di mercato, considerarlo un indice di benessere:in quanto valuta semplicemente i prodotti del sistema economico e non i risultati che essi producono. Inoltre vengono totalmente ignorati i costi ambientali, ma anche alcuni contributi

positivi, come volontariato, lavoro domestico che, non essendo monetizzabili, non vengono conteggiati.Nonostante tutti questi limiti il PIL non è stato ancora sostituito da nessun altro indice come indicatore di benessere anche perché:” Il valore ha un senso non un prezzo. Pretendere di immortalarlo con un numero è un’operazione condannata al fallimento” 28, tuttavia sono stati fatti diversi tentativi per la creazione di indici multidimensionali capaci di fornire una visione meno ristretta del concetto di benessere. Di seguito ne sono riportarti due confrontati con il PIL.HDI (human development index) confronta la speranza di vita (IPSE: ((speranza di vita-25)/(85-25)), indice di educazione (basato su grado di alfabetizzazione e livello di scolarizzazione) e PIL procapite.IEWB (index of economic well being) (Osberg Shape) confronta, il fl usso di consumo corrente procapite, accumulazione netta di scorte e di risorse produttive (beni tangibili, alloggi, capitale

fi g 2.g 3: mungitura in malgag g

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Strategie bioeconomiche

tabella 2.1: PIL, HDI, IEWB

29 Jean Gadrey - Jany-Catrice Florence, NO PIL!, Castelvecchi, 200530 HPI, Happyness Planet Index, ((Soddisfazione vita x aspettative vita)/ impronta ecologica+alpha) x beta31 GEM, Gender Empowerment Measure, It evaluates progress in advancing women’s standing in political and economic forums. It exam-ines the extent to which women and men are able to actively participate in economic and political life and take part in decision-making

PIL HDI IEWB

Costruzione individuale o collettiva

Collettiva, ma discussioni interne a gruppi di esperti. Finanziamenti pubblici

Collettiva: Undp, dibattiti internazionali. Finanziamenti: organizzazioni internazionali

Due ricercatori. Finanziamenti: fondazioni private. Alcuni progetti pubblici in Canada.

Coerenza contabile +/- coerente Metodo di valorizzazione non monetaria

Metodo di valorizzazione essenzialmente non monetaria

Completezza dei dati+/- sì dati incerti per la parte non commerciale

+ + +

Possibile apertura+ Si può estendere il perimetro della ricchezza

- Non ci sono aperture esplicite. Indicatori complementari prodotti dall’UNDPI

+ Grande apertura potenziale

Inquadratura teorica e convenzionale

Il consumo commerciale unico assetto della ricchezza

Teoria delle capabilities di Sen

Quadro abbastanza coerente defi nizione precisa del WBE

Compiutezza rispetto ad un concetto globale di benessere (WB)

- il PIL non è una misura del benessere

Solo tre dimensioni. HPI30 e il GEM31lo completano

Focalizzato sul WB economico.Poca attenzione all’ambiente.

Grado di oggettività Misurazione oggettiva Misurazione oggettiva Misurazione oggettiva

Numero di dimensioni Alto. Elevata complessità

3 dimensioni. Elevata semplicità

4 dimensioni, 15 variabili

Scelta e trasparenza della ponderazione

Indicatore momentarizzato. Trasparenza riservata ad un piccolo numero di esperti

Media semplice

+ media semplice delle 4 dimensioni. Trasparente. Possibile scelta delle ponderazioni

Continuità temporale, regolarità ++ ++ ++

Comparabilità internazionale, universalità vs radicamento nazionale

Duplice radicamento Duplice radicamento

Radicamento nazionale, ma comparazioni internazionali

Maneggevolezza, dis-aggregazione ++ ++

++per ognuna delle 4 dimensioni del benessere economico

umano…), ripartizione del reddito, grado di sicurezza economica (disoccupazione, spese necessarie per le cure mediche, povertà nelle

famiglie monoparentali, povertà negli anziani, indice di sicurezza economica globale)29.

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Strategie bioeconomiche

tabella 2.2: elementi macroeconomici

2.5 Una nuova strategia economicaLe varie strategie indicate sono tutte fi nalizzate ad un cambiamento del sistema economico attuale che riguardano sia elementi macroecomici, ad esempio il concetto di crescita,

sia microeconomici, come i nuovi rapporti tra produzione e consumo. Il seguente specchietto si pone come un riassunto dei principali cambiamenti.

Paradigma ciclico(sistema economico)

Paradigma sistemico evolutivo(sistema economico, sociale, ambientale)

Crescita(economica)

Resilienza(eco socioeconomica)

Singolo(unita di riferimento)

Gruppo(unita di riferimento)

Benessere (consumi)

Benessere(funzionamenti e capacità)

Indici (PIL)

Indici (HDI, IEWB)

Globalizzazione top-down Globalizzazione bottom-up

Elementi macroeconomici

Elementi microeconomici

tabella 2.3: elementi microeconomici

Passività(soggetti come consumatori)

Partecipazione(attivazione dei soggetti dal punto di vista economico, politico, sociale)

Dipendenza(reti globali)

Autonomia(reti locali che attuano scambi)

Produzione di massaEconomie distribuite(bioregioni)

Competizione Simbiosi

Globalizzazione top-down Globalizzazione bottom-up

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Strategie bioeconomiche

Dal punto di vista di una rappresentazione schematica il nuovo modello eco socioeconomico consiste in un sistema in cui le tre dimensioni territoriali si integrano massimizzando le

interazioni positive e minimizzando quelle negative con il fi ne ultimo di raggiungere l’autosostenibilità declinata secondo le diverse accezioni che può assumere.

autosostenbilità ambientale

autosostenbilità sociale

AMBIENTE LOCALE COMUNITA’

ECONOMIA

autosostenbilità politica

autosostenbilità economica

autosostenbilità fi nanziaria

grafi co 2.1: autosostenibilità

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Strategie bioeconomiche

fi g. 2.g 4: la catena del Musi

fi g 2.g 5: l’ex stazione di Camporossop

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fi g 3.1: Orto a Chioutzuquin

Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità3

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Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità

3.1 Il disegno industriale uno strumento per l’economiaLa defi nizione di un nuovo modello economico ha importanti conseguenze anche sul design che può essere considerato a tutti gli effetti uno strumento economico. La sua nascita è legata infatti all’avvento della produzione di massa, avvenuta tra la prima e la seconda rivoluzione industriale, che provoca una rivoluzione dei modi di produzione tradizionali: l’introduzione delle macchine nel processo di realizzazione degli artefatti rende inutilizzabile il patrimonio di cultura informale accumulato nei secoli dall’esperienza degli artigiani caratterizzato da fl essibilità approccio qualitativo e controllo diretto sul lavoro. L’unità pensiero-azione-artefatto basata sulla capacità umana mediata dagli utensili e coadiuvata da qualche macchina primitiva (ad esempio il mulino) viene interrotta: le macchine vanno a sostituire le mani nel processo attuativo privando l’individuo di un controllo diretto sulla produzione. Se il lavoratore non controlla più la produzione, alienandosi dal lavoro, si rendono necessari, a monte, lo studio, la progettazione e messa in opera coordinata dei materiali, dei macchinari e dei procedimenti, esplicitando e codifi cando un sapere implicito fi no a quel momento: la tecnologia. La defi nizione a priori riguarderà anche il prodotto fi nale: si assiste infatti al passaggio da una produzione su piccola scala di pezzi unici a un fl usso continuo di oggetti perfettamente identici tra loro che non permette modifi che in corso d’opera. Nasce così il disegno industriale che contribuisce a focalizzare l’attenzione a monte del processo produttivo dove va a concentrarsi l’intero apporto del sapere tecnico e dell’esperienza.Il disegno industriale è uno strumento fondamentale per la produzione e, come è stato di recente riconosciuto, può essere un’importante risorsa d’innovazione1, in quanto capace di relazionarsi contemporaneamente con la tecnologia, i bisogni ed i linguaggi promuovendo cambiamenti radicali sia per quanto riguarda l’ambito funzionale che semantico2. Il design, collocandosi fra l’ambito tecnico ed umanistico, ha permesso alla produzione industriale di relazionarsi con la società

promuovendo il consumo di beni di consumo, vero motore dell’economia di mercato. La fondatezza di questa affermazione emerge alla luce dell’evoluzione che il disegno industriale ha percorso nell’ultimo secolo nei paesi “sviluppati”: inizialmente la sua azione era fi nalizzata alla creazione di oggetti funzionali, facilmente riproducibili e a basso costo che letteralmente invasero una società che lentamente cominciava ad uscire in massa da un’economia di pura sussistenza. Il design ha avuto questo ruolo fi no alla progressiva saturazione dei mercati quando, l’eccesiva concorrenza e la soddisfazione di quasi tutti I bisogni primari, ha reso necessaria una specializzazione ed affi nazione dell’offerta: il design diventa così un cacciatore di bisogni latenti e nicchie insoddisfatte grazie ad una settorializzazione spinta. Il mercato insegue la società che insegue il mercato: gli attori che animano quest’ultimo devono continuamente evolvere la propria offerta, in un circolo vizioso. Si va verso la creazione di offerte customizzate sul cliente fi nale che associano spesso, se non addirittura sostituiscono, alla componente fi sica una componente intangibile di servizi che permettono di creare un vantaggio competitivo diffi cilmente riproducibile e facilmente adattabile ai cambiamenti del mercato. Lo scenario economico si fa più complesso anche grazie alla globalizzazione e alla diffusione della tecnologia informatica che amplifi ca in maniera esponenziale le possibilità di comunicazione e perciò la creazione di reti di relazioni. Ci si affaccia a quella che viene defi nita economia dell’esperienza (Pine & Gilmore)3: abbandonato il bisogno di possesso per la soddisfazione del bisogno, quello che si sta verifi cando sotto i nostri occhi è il salto verso un livello più alto in cui al consumatore viene offerta la possibilità di esperire uno stile di vita. E il design si evolve ulteriormente come strumento progettuale di esperienze e servizi, diventando un metodo di lavoro che realizza innovazione a partire dalla creatività 4.Dimostrato quindi il legame inscindibile tra economia e disegno industriale diventa utile interrogarsi su quali parametri saranno alla base di un design coerente con un modello

1 come dimostrato dalla teoria della Design driven Innovation del prof. Roberto Verganti2Roberto Verganti, L’innovazione guidata dal design, Harvard Business Review, 20063 Joseph B. Pine, James H. Gilmore, L’economia delle esperienze, Etas, 20004 cfr Ruth Flood, What can design add to the sector?, in Innovation by design in public services, The Guardian, 2008

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Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità

bioeconomico che attua strategie di decrescita ed autosostenibilità territoriale.

3.2 Il disegno territoriale, alcuni approcci

3.2.1 Marketing territorialePer capire quali caratteristiche potrebbe assumere il disegno territoriale per la decrescita si può partire da alcune recenti esperienze di design applicato al locale. L’approccio al territorio non è infatti esclusiva del concetto di auto sostenibilità: nell’ultimo decennio, anche grazie all’emergere della crisi ambientale, si è cominciato a riconoscere a livello economico il valore locale, anche e soprattutto a partire dal settore turistico attraverso il marketing territoriale.Il marketing territoriale si pone quattro obbiettivi: rafforzare il tessuto economico esistente, diffondere competenze ed innovazione, sviluppare una nuova imprenditorialità, attrarre potenziali utenti5, attraverso i metodi e gli strumenti propri del marketing.Si parte quindi da un’analisi territoriale atta ad individuare le principali caratteristiche, a cui segue l’identifi cazione della missione. Defi nita la vocazione si passa all’analisi del mercato di riferimento a partire dal posizionamento e dall’esplicitazione degli obiettivi strategici, infi ne, esattamente come per un prodotto, vengono stabilite le leve del marketing mix: prodotto (il territorio), prezzo, promozione e canali distributivi6. Si tratta quindi di applicare tout-court gli strumenti propri dell’economia dei beni e servizi ad un territorio e, per similitudine, il design di beni e servizi ad un territorio. Viene quindi riconosciuto il valore locale e la necessità di preservarlo potenziando le caratteristiche locali, tuttavia questo viene fatto utilizzando gli strumenti dell’economia di mercato, ovvero riconoscendo la sola utilità economica del patrimonio locale. Si assiste cioè a quanto, teorizzato da Pine & Gilmore7 con la progressiva mercifi cazione di tutti gli aspetti dell’esistenza, il territorio non è né più né meno che un sistema di prodotti e servizi e come tale va trattato8. Si tratta di una semplifi cazione pericolosa che rischia di promuovere un consumo del territorio più che un suo sviluppo:

basti pensare a come questo approccio possa considerare aspetti non monetizzabili come le reti sociali, o che siano diffi cili da sfruttare economicamente, come gli aspetti culturali e tradizionali. Un ulteriore rischio, piuttosto inquietante, è rappresentato dal fatto che questa visione del territorio, e il design che ne consegue, considera gli abitanti come parte dell’elemento economico, riducendoli, nel migliore dei casi, a pura forza lavoro disponibile se non addirittura li ascriva direttamente nell’elenco delle minacce dell’analisi SWOT progettuale. Progettare beni e servizi è un processo complesso, progettare un territorio, semplicemente non è possibile: si tratta infatti di agire su una complessa rete di elementi già strutturata, che si riconfi gura continuamente a partire dalle decisioni ed azioni realizzate dai singoli abitanti. L’azione progettuale deve modifi care il proprio signifi cato per comprendere questa dimensione, infatti, pensare di poter plasmare un territorio e fi nalizzarlo ad un obiettivo piuttosto che ad un altro, appare non solo come una pretesa guidata da un certo delirio di onnipotenza9,ma come una scelta che, non tenendo conto delle aspirazioni e vocazioni dei singoli, impoverisce il territorio e il benessere dei suoi abitanti.

3.2.2 Design locale Agire sul locale signifi ca dunque agire su un contesto complesso e proprio perciò il design può essere lo strumento adatto per farlo. Tuttavia, come visto nel paragrafo precedente, gli approcci tradizionali non sono in grado di fornire risposte adeguate e diventa necessario defi nire nuovi percorsi. Fra questi emergono diverse esperienze e defi nizioni fra cui quella sviluppata all’interno dell’agenzia SDI10.“…Il design a scala territoriale ha dunque come campo specifi co di azione il territorio e come scopo quello di valorizzare l’insieme delle risorse che lo caratterizzano [...] il design da forma alle conoscenze culture, saperi capacità che il luogo possiede. […] L’obbiettivo dell’azione progettuale a questa scala è dunque di promuovere, facilitare, attivare e consolidare azioni che, a partire dalle conoscenze disciplinari, siano fi nalizzate a favorire un processo di crescita tecnica, sociale, culturale legata ad una specifi ca area geografi ca

5 Paolo Rizzi Alessandro Scaccheri, Promuovere il territorio guida al marketing territoriale e alle strategie di sviluppo locale, Franco An-geli,20066 ibidem7 Pine & Gilmore, 20008cfr Ezio Manzini, Un localismo operativo. Prospettive per uno sviluppo locale sostenibile ed ipotesi sul ruolo del design, Sistema Design Italia Magazine, 02/20059 a proposito basti ricordare le conseguenze della pianifi cazione territoriale dell’ex-URSS con particolare riferimento alle politiche di

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Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità

“vocazione” agricola dei territori…10 SDI | Sistema Design Italia è una rete di Agenzie per la ricerca, l’innovazione e la promozione nel campo del design che nasce come spin off di un programma di ricerca biennale co-fi nanziato dal MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) composta da 11 sedi attive presso sedi universitarie diffuse su tutto il territorio nazionale (Milano, Firenze, Roma, Chieti, Genova, Palermo, NapoliFederico 2° e la Seconda Università di Napoli) nelle quali è attivo un nucleo di ricerca e formazione per il design.11Stefano Maffei e Beatrice Villari, Risorse locali e comunità di progetto. Il designer come abilitatore di apprendimento per le azioni di sviluppo territoriale, Sistema Design Italia Magazine, n02 2005

[…]. Finalità del design è quella di migliorare la quantità, la qualità, l’accessibilità la distribuzione delle risorse locali, siano esse immateriali o materiali (risorse umane, fi siche, di conoscenza, di relazione) che costituiscono il capitale territoriale. Possiamo dunque defi nire l’azione del design a scala territoriale come un’attività progettuale che ha come obiettivo quello di promuovere processi sistemi di innovazione (sociale, economica, tecnologica) attivati a partire dalla specifi cità delle risorse locali (il capitale territoriale e sociale che insiste su quell’area) attraverso l’uso di livelli disciplinari differenti (il riferimento è al design strategico, design della comunicazione, al design di artefatti) e con diversi focus d’azione (sociale economico culturale)…” 11. In particolare il designer assume un ruolo di facilitatore viene infatti considerato “…come competenza complementare in grado di abilitare lo scambio, facilitare processi di apprendimento organizzativo, conoscitivo e culturale tramite azioni di design[…] designer come competenza in grado di abilitare i processi di apprendimento all’interno di comunità di progetto (design community) costituite ad-hoc…”11.Inoltre vengono fatte emergere le caratteristiche di cui il design deve tener conto quando si relaziona ad una scala territoriale:“…1. La condizione multi-attore (la dimensione colletiva dell’azione di design), l’azione progettuale è attività plurale condotta da un insieme di soggetti di natura differente ognuno dei quali svolge un ruolo preciso […]. L’azione di design sul terriorio può essere paragonata ad un processo di negoziazione tra design community e comunità generale su obiettivi e modalità/strumenti per raggiungerli[…].2. la condizione multi-livello (le differenti scale d’intervento dell’azione di design) l’azione progettuale agisce contemporaneamente su dimensioni problematiche e su scale progettuali differenti, da quella planetaria sino a quelle regionali, d’area, urbane che interagiscono con diverse sfere legate alla vita quotidiana degli individui e all’organizzazione dei cicli di produzione/riproduzione delle risorse. E’ necessario dunque considerare il territorio attraverso una prospettiva progettuale multi-scala.

3. la condizione di situatività (la dipendenza del contesto dell’azione di design) l’azione di design parte dalle condizioni specifi che di un territorio; esso è un sistema vasto e articolato di risorse, spesso immateriali e non trasferibili, in quanto intimamente legate a tradizioni, valori ad un ambiente socio-culturale particolare. La miscela di questi fattori cambia continuamente nel tempo e dunque l’azione progettuale è collegata fortemente alle caratteristiche situate del territorio, inteso come mix dinamico specifi co.4. la condizione path dependecy (la dipendenza dell’azione di design dalla storia del progetto) l’incertezza dell’azione legata alle caratteristiche territoriali è vincolata alla sua natura processuale che si realizza attraverso differenti livelli e tempi decisionali ed operativi, che coinvolgono in maniera complessa l’insieme di attori che prendono parte al processo progettuale. L’azione di progetto è dunque infl uenzata da un grado di incertezza che dipende dalla stessa storia del progetto e che si riferisce sia gli obiettivi sia gli strumenti dell’azione di design…” 12.Secondo questo approccio l’insieme delle risorse territoriali compone il cosiddetto capitale territoriale che si struttura in cinque livelli:“… Layer 1: il know-how e le competenze, cioè la padronanza delle tecnologie e le capacità nel campo della ricerca e sviluppo; la cultura e l’identità del territorio; i valori generalmente condivisi dai soggetti che intervengono sul territorio, i loro interessi, il tipo di mentalità, le loro forme e modalità di riconoscimento, ecc...;Layer 2: le risorse umane, gli uomini e le donne che risiedono nel territorio, coloro che vi si trasferiscono e coloro che l’abbandonano, le caratteristiche demografi che della popolazione e la relativa strutturazione sociale; le attività e le imprese, la loro concentrazione geografi ca (più o meno grande) e il modo in cui sono strutturate (dimensione delle imprese, fi liere…);Layer 3: le risorse fi siche e la loro gestione, in particolare le risorse naturali (rilievi, sottosuolo, suolo, fl ora e fauna) gli impianti e le infrastrutture, il patrimonio storico ed architettonico;Layer 4: forme di governante, le politiche e gli operatori collettivi e, in linea più generale, ciò che oggi è noto come la “gestione degli affari pubblici” del territorio; questa componente includerà

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Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità

anche le risorse fi nanziarie (delle istituzioni, delle imprese e dei privati) e la loro gestione, nella misura incui la gestione degli affari pubblici del territorio è indivisibile dall’impegno formale che gli operatori locali sono pronti ad assumersi insieme;Layer 5: i mercati e le relazioni con l’esterno, in particolare la presenza di prodotti locali sui diversi mercati, la partecipazione delle imprese a reti promozionali o di scambio…” 13.“…Nel momento in cui si attua un intervento di valorizzazione, scegliendo una risorsa come porta d’accesso, si scatena un processo dinamico di avvicinamento di questa risorsa verso un’altra (cioè la risorsa presa in esame diventa dinamica e integra a sé la valorizzazione di una o più risorse). Quindi la distanza tra le risorse cambia e l’avvicinamento diventa direttamente proporzionale al grado di innovazione. Più i layer delle risorse del capitale si integrano più, il grado di innovazione e sviluppo è elevato. Se i piani si allontanano si perde propulsione verso l’innovazione. Non solo: i piani integrati diventano nodi di una rete articolata che mette in relazione il territorio che essi rappresentano con altri territori. Creando reti[…]. È uno stimolo allo sviluppo che nasce dal basso, nella comunità che vive il territorio, attraverso forme e modalità di proazione differenti. Tutto questo con ricadute interessanti per il design che diventa in qualche modo una professionalità (dunque routine, pratiche, strumenti, norme) che facilita e orienta i processi di innovazione socio-tecnici….”14.Il processo di progettazione avviene quindi in modalità bottom-up e a partire da un peculiare elemento, defi nito “porta d’accesso”: si tratta cioè di individuare una risorsa peculiare che possa diventare la chiave di sviluppo dell’intero territorio integrando altri aspetti del capitale territoriale. I limiti di questo approccio consistono in due elementi:1) la supposizione per cui: “…il capitale territoriale […] come insieme di piani sovrapposti ad una distanza costante “x” (all’inizio dell’intervento), questo perché il territorio è ancora “incontaminato” da progetti e le risorse sono ancora in una posizione statica…”15.In realtà, infatti, è impossibile trovare un territorio i cui non

vi sia stato nessun intervento sui piani: la natura stessa dei piani stabilisce a priori delle distanze diverse fra di essi. In realtà il design territoriale si trova sempre a che fare con una situazione preesistente che va assolutamente considerata in quanto, più che l’azione di progettazione, sarà il contesto iniziale, in virtù del fatto che è stato costruito dagli abitanti (o almeno così dovrebbe) a determinare il futuro del territorio. L’azione di progetto locale si approccia ad un contesto vivente ed è quindi un intervento “in corsa” che va a lavorare su meccanismi e sistemi che, per quanto critici, sono già funzionanti e di cui non si può non tener conto se il risultato dell’azione progettuale vuole essere davvero incisiva.2) diffi cilmente, se si escludono contesti particolari, come ad esempio quelli a vocazione turistica, è possibile individuare un’unica risorsa capace di avere la forza di innestare meccanismi virtuosi a larga scala, anche perché se ci fosse probabilmente sarebbe già stata sfruttata. Il contesto di solito offre un range più o meno utilizzato di risorse minori che, solo se messe in rete, possono diventare “porta d’accesso”.

3.3 Design territoriale per l’ autosostenibilitàComincia così a defi nirsi una visione di quello che potrebbe essere il design territoriale per l’autosostenibilità e di cui ora si cercherà di approfondire i diversi aspetti. Riassumendo quanto illustrato in questi primi capitoli, l’obiettivo principale dev’essere quello di sviluppare un progetto locale, a partire cioè da un territorio defi nito, per il locale, che coinvolga il patrimonio esistente tenendo conto dei meccanismi e delle risposte già presenti, fi nalizzato all’autosostenibilità, ovvero a rafforzare la resilienza economica, ambientale e comunitaria del territorio interessato.

La prima considerazione da fare è di natura metodologica sul signifi cato di sviluppare un progetto locale e per il locale. Dall’esperienza dell’agenzia SDI è importante riprendere alcuni elementi:- condizione di multi attore;- condizione di multilivello;- condizione di situatività;- condizione di pathdependency;

12 ibidem13 Antonella Castelli, Un modello di riferimento per la valorizzazione del capitale territoriale: la porta di accesso e l’integrazione delle risorse, Sistema Design Italia Magazine, n02 200514 ibidem15 ibidem

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Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità

- design come promozione di innovazione socio-tecnica basata sulle risorse locali;- designer come facilitatore della progettazione del territorio da parte della design community locale.Accanto a ciò è tuttavia necessario aggiungere alcune precisazioni, che sono state accennate nel paragrafo precedente e nei capitoli precedenti come:1) design per la resilienza: ogni progetto dovrà tener conto delle tre dimensioni territoriali (ambiente, comunità ed economia) cercare, ove possibile, di favorirne le sinergie, ma soprattutto di rafforzarne la resilienza e il mantenimento anche dal punto di vista temporale, ovvero delle generazioni future;2) design per la comunità: il progetto dovrà creare strumenti che rafforzino il legame tra abitanti e territorio come meccanismi partecipativi, forme di controllo botto-up, e dove necessario, attività formative (nel senso più ampio della parola). Di grande importanza sarà anche la capacità del designer di integrare all’interno della design community le esigenze ed i bisogni delle componenti più deboli della popolazione; 3) design per organismi viventi: come già accennato, il territorio ha vita propria, l’azione di design deve essere non di progetto ma di abilitazione, cioè di stimolo, supporto e guida all’autoprogettazione, ovvero all’utilizzo e valorizzazione del territorio da parte degli abitanti;4) design per paradigmi sistemici: il progetto deve spostare il proprio focus dalla creazione di soluzioni ad-hoc, alla costruzione di sistemi basati su relazioni circolari, deve quindi favorire la creazione di reti sia interne (legando le varie risorse del patrimonio) che esterne (collegando il territorio ed i suoi abitanti con risorse esterne come informazione, conoscenze, fi nanziamenti…) che fungano da piattaforme per favorire l’autoprogettazione.

Una seconda considerazione riguarda gli obiettivi defi niti in base alle strategie di decrescita ed autostenibilità territoriale, e la loro esplicitazione in linee guida progettuali.

AUTOSOSTENBILITÀ AMBIENTALE1) Ridurre impatto ambientale (produzione trasporto e costruzione manufatti infrastrutture) (ridurre, ristrutturare)2) Rispettare/incrementare biodiversità (rivalutare, ristrutturare, ridurre)3) Migliorare gestione ambientale (presidio, controllo, manutenzione) (ristrutturare, riconcettualizzare)4) Ambiente come risorsa per attività (rivalutare, rinconcettualizzare, ristrutturare, ridurre, rilocalizzare)

AUTOSOSTENIBILITA’ ECONOMICA1) Creazione di una rete economica locale: fornitori-produttori, commercianti, consumatori (abitante = attore economico)(rilocalizzare, riconcettualizzare,ridistribuire, ridurre ristrutturare)2) Ridurre il consumo di beni materiali a favore dei beni relazionali (riconcettualizzare, ristrutturare, rilocalizzare,riutilizzare, ridurre)3) Favorire la creazione di fi liere locali basate sul patrimonio territoriale (rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, rilocalizzare)4) Instaurare legami simbiotici tra i vari attori economici (rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, rilocalizzare)

AUTOSOSTENIBILITA’ FINANZIARIA1)Favorire l’investimento locale dei proventi economici (ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre)2) Sviluppare una moneta complementare per il rafforzamento dell’economia locale (ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre)3)Sviluppare di attività basate sullo scambio e la reciprocità (demonetizzazione del valore) (rivalutare, riconcettualizzare)

AUTOSOSTENIBILITA’ SOCIALE1) Rafforzare i legami comunitari (rilocallizare, rivalutare)2) Sviluppare attività che valorizzino, preservino la cultura (tradizioni, conoscenze, saper fare…)

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Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità

tabella 3.1: disegno territoriale per la decrescita

Disegno Industriale

Disegno Locale (agenzia SDI)

Disegno Territoriale Per La Decrescita

Dar forma ad un bene economico (prodotto o servizio)

Sostenere la progettazione di un territorio a partire dalle risorse locali

Implementare la possibilità di progettazione locale di un territorio a partire dalle risorse locali

Obiettivo: aumentare il profi tto economico ed il benessere (neoclassico)

Obiettivo: favorire lo sviluppo economico in un’ottica sostenibile ed aumentare il benessere (neoclassico)

Obiettivo: aumentare la resilienza eco socioeconomica del territorio ed il benessere (funzionamenti e capacità) ecosocioeconomica del territorio ed il benessere (funzionamenti e capacità)

Committente unico (azienda, ente pubblico…)

Design community (enti locali, attori economici…)

Design community allargata(enti locali, attori economici, cittadini, associazioni…)

Bisogni del mercato

Territorio come risposta ai bisogni del mercato

Bisogni locali

Globale (scala economica)

Locale (dimensione eco socioeconomica)

Locale (dimensione eco socioeconomica)

Utente Utente Attivatore

Risposta completa (prodotto, servizio, ps, comunicazione…) per utente unico (target)

Sistema di risposte (sistemi di prodotto, sistemi di servizi, sistemi di ps…)per pluralità di utenti (abitanti, visitatori…)

Piattaforma abilitante (sistemi di prodotto, sistemi di servizi, sistemi di ps…) per pluralità di utenti locali

Logica competitiva

Logica sostenibile e collaborativa (interna) Logica resiliente e simbiotica

(rivalutare)3) Rispondere alle necessità locali (riconcettualizzare, rilocalizzare)

AUTOSOSTENIBILITA’ POLITICA1) Favorire la consapevolezza territoriale (unità

ambiente+popolazione) (rivalutare, rilocalizzare, ridurre)2) Favorire meccanismi di autodeterminazione ed autoimprenditorialità (rivalutare, rilocalizzare)

3.3.1 Modelli a confronto

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Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità

3.3.2 Casi studio

3.3.2.1 Il parco delle cinque terre, Liguria“…All’inizio degli anni novanta tutti quelli che potevano scappavano via da questo angolo di Liguria; chi se la sentiva di restare nei campi a diciotto anni, con in tasca giusto i soldi per sopravvivere e le ragazze che guardavano solo quelli di città? Mancava la terra sotto i piedi, in senso letterale perché le frane portavano via fette di collina, e in un senso più ampio perché una cultura millenaria basata sulla conoscenza del territorio veniva data per morta. Quale futuro poteva esserci in un luogo in cui i negozi chiudevano uno dopo l’altro? Ora all’inizio del nuovo secolo la situazione si è rovesciata: dalle fabbriche tornano indietro, lasciano la tuta per dedicarsi ai fi lari che producono vino da 50 euro a bottiglia; le terrazze sono pettinate con cura; i turisti riempiono una stagione che dura dieci mesi; in cassa ci sono abbastanza soldi per comprare tecnologia più avanzata. Tra questi due momenti c’è la storia di un parco e degli uomini che lo hanno voluto e costruito pezzo su pezzo,

creando una struttura pubblica che fattura e investe con spirito aziendale, gestisce il territorio come un’ associazione ambientalista e punta all’innovazione come un’impresa hi-tech…”16.Il parco fondato nel dicembre 1999 comprende 5 paesi: Riomaggiore, Manarola, Corniglia Vernazza, Monterosso e nasce come: “…strumento di tutela e salvaguardia del territorio delle Cinque Terre, un’area nei secoli profondamente modifi cata nella propria fi sionomia geografi ca e morfologica dal duro lavoro dell’uomo. Gli antichi abitanti di questi luoghi, infatti, senza alcuna imposizione da parte di sovrani tiranni, ma per la ferrea necessità di ricavare spazi coltivati in un ambiente ostile, hanno sostituito l’antica vegetazione naturale di questi ripidi declivi con una fi tta tessitura di terrazzamenti coltivati a vite, sorretti da una rete di circa 6.729 chilometri di muretti a secco. Un’impresa titanica, che ha dato origine ad un paesaggio unico e irripetibile. Le attività umane sono oggi notevolmente ridimensionate a causa del mutato equilibrio economico e sociale che ha condotto ad un progressivo abbandono delle colture tradizionali.

16Antonio Cianciullo, Ermete Realacci, Soft Economy, BUR, 2005

fi g 3.2: Manarola, Cinque Terre

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Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità

Il Parco Nazionale intende recuperare e conservare questo esempio di architettura del territorio, con i suoi valori storici, culturali, territoriali e ambientali, e vuole farlo attraverso il mantenimento della viticoltura, l’unica attività umana che può conservare questo paesaggio, ormai patrimonio di tutta l’umanità, e che garantisce la continuità delle produzioni tipiche locali, come il profumatissimo vino passito Sciacchetrà.” 17 .Attualmente il parco è: “…un’azienda che gestisce 40 ettari di vigneti, oltre a 5 ristoranti, una piccola fl otta elettrica e a metano, un distributore a metano, varie strutture turistiche e sanitarie, 2 stabilimenti per la lavorazione delle acciughe salate di Monterosso. Ha attivato un circuito di produzioni biologiche ed un laboratorio di cosmesi naturale basato sull’uso di erbe aromatiche. Ha recuperato il vecchio mulino ad acqua che aziona un frantoio settecentesco diviso tra parte museale e parte moderna ancora in uso. Ha creato una cantina per consentire ai piccoli produttori di recuperare alcuni dei 24 vitigni autoctoni che si stavo perdendo[…] Se c’è una lezione che viene dalle Cinque Terre è proprio questa capacità di mettere assieme quello che altrove verrebbe distinto come rigore ecologico e rigore economico. Qui si fatica a separare i due concetti perché la diffi coltà ambientale si è trasformata in un vantaggio, rendendo evidente ciò che spesso non risulta chiaro: senza tutela del territorio prima o poi la storia economica si ferma e per ripartire bisogna tornare al territorio…”18.

In questo caso l’intervento sistemico ha riguardato da un lato il turismo dall’altra l’agricoltura.Il progetto è partito con il consolidamento e la messa in sicurezza del territorio in particolare dei sentieri, questo ha permesso il rifi orire del settore turistico a cui è stata data un’impronta estensiva frenando la costruzione di seconde case ed alberghi a favore dell’affi tto diretto di stanze da parte degli abitanti. Nello stesso momento si è incentivato il ritorno alla coltivazione attraverso sostegni fi nanziari e la costruzione di uno speciale sistema di monorotaie su cui scorrono dei carrelli che durante la vendemmia vengono utilizzati per trasportare l’uva dai terrazzamenti più in basso alla strada in alto.

Il parco inoltre ha imboccato la strada del basso impatto ambientale a partire dal trasporto grazie ad un effi ciente sistema di mezzi pubblici che integrano treno con pullman ad idrogeno e metano, che sono gli unici mezzi di trasporto utilizzabili dai turisti all’interno del parco e dagli abitanti nei centri abitati.“Nel complesso il Parco incassa 1,7 milioni di euro dallo stato ma, in cinque anni, ha attivato un giro di affari che si aggira sui 6 milioni di euro l’anno e chiude i conti mantenendo il saldo in attivo…”19.Inoltre si stanno progettando nuovi interventi che riguarderanno ancora il settore dei trasporti e dell’energia, in un’ottica di autostenibilità, e rafforzamento del sistema di comunicazione, già piuttosto sviluppato, con l’attivazione di una casella elettronica per ogni abitante e la presenza di canali televisivi locali che comunichino informazioni e notizie agli abitanti.Nel caso delle Cinque Terre si è puntato su un sistema di risorse locali coniugando resilienza economica sociale ed ambientale, inoltre, è importante ricordare come il coinvolgimento della comunità a vari livelli, soprattutto per quanto riguarda le ricadute economiche positive, ha permesso il successo del progetto.

AUTOSOSTENIBILITA’ AMBIENTALE: 1,2,3,4AUTOSOSTENIBILITA’ ECONOMICA: 1,3AUTOSOSTENIBILITA’ FINANZIARIA: 1AUTOSOSTENIBILITA’ SOCIALE: 2,3AUTOSOSTENIBILITA’ POLITICA: 1,2

3.3.2.2 Design of the times 2007, Gran BretagnaDOTT 07 è un progetto del Design Council20 in collaborazione con Doors of Perception21 che si è posto l’obiettivo di esplorare come potrebbero essere le modalità di vita in un territorio votato all’autosostenibilità. Questo è stato realizzato grazie allo sviluppo di progetti di comunità, eventi e mostre con cui si è anche cercato di comprendere il ruolo del design in questa nuova dimensione e come strumento per la trasformazione. I progetti hanno riguardato diverse tematiche: il trasporto, l’energia, l’istruzione, la salute e il cibo e sono stati realizzati attraverso interventi su piccola scala. L’obiettivo è stato quello di creare dei prototipi per il funzionamento della

17 http://www.parconazionale5terre.it/le_fi nalita11.asp?id_lingue=118 Antonio Cianciullo, Ermete Realacci, 2005 19 ibidem20 il Design Council è un ente pubblico inglese che si occupa di promozione e ricerca sul design. La sua azione è indirizzata sia alle aziende che alle pubbliche istituzioni e ai designer stessi.21 Doors of Perception è un progetto diretto da John Thackara che si occupa di promuovere progetti d’innovazione partecipata

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Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità

vita quotidiana in uno scenario auto sostenibile. I progetti sono stati sviluppati dalla comunità locale a partire dall’interazione con esperti e ospiti, il cui compito è stato quello di fornire strumenti che la popolazione locale potesse utilizzare per la costruzione della propria visione di resilienza territoriale. I prototipi realizzati hanno coinvolto ampi strati della comunità dagli alunni delle scuole, agli agricoltori, dai comuni ai consultori pubblici e non sono mancati workshop che hanno coinvolto studenti di design provenienti da tutto il mondo. In questo modo si è incentivata la partecipazione della comunità locale che è risultata essere la vera protagonista dell’iniziativa: in questo senso, come asserisce uno dei organizzatori John Thackara, DOTT 07 è stato un esperimento di economia “seminativa” in quanto il miglior lascito di questa esperienza è la gente che rimane sul territorio, i progetti che hanno sviluppato e le competenze che hanno acquisito per realizzarli22. In questo modo si è garantito non solo il funzionamento dei prototipi anche una volta portato a termine il progetto ma si sono poste le basi per la loro replicabilità sul territorio, instaurando così una spirale accrescitiva che porta verso l’autosostenibilità territoriale. Ogni progetto si è basato su cinque fasi:1) Diagnosi: in questa fase i designer si confrontano direttamente con la comunità per capire come un’istanza globale si traduca a livello locale e comprendere al meglio l’origine del problema attraverso interviste ed osservazioni degli abitanti;2) Co-scoperta: la ricerca va più in profondità, i designer utilizzano strumenti e metodi su misura per garantire la partecipazione degli abitanti e comprendere le relazioni che intercorrono localmente con il problema da affrontare;3) Co-Design: gli abitanti sono riuniti per la progettazione e verifi ca di nuove idee. Le proposte sono basate sulla ricerca dei primi due stadi e sono focalizzate sul locale in maniera da assicurare il coinvolgimento e la padronanza della comunità sulle idee;4) Co-Sviluppo: le idee e soluzioni vengono sviluppate e comunicate alla popolazione dai designer utilizzando mock-up e visualizzazioni. In questo viene garantita la comprensione

dell’idea da parte della comunità e perciò diventa possibile verifi care la possibile risposta degli utenti alla proposta;5) Implemetazione: visto che i servizi sono creati e testati dagli utenti stessi, i sistemi creati sono sostenibili e seguono un criterio di economicità, effi cienza ed effi cacia dal punto di vista delle risorse fi nanziarie23. Il successo di questa iniziativa, che verrà replicata ogni due anni spostandosi in tutte le regioni dell’Inghilterra, è un buon esempio di come il disegno territoriale per la decrescita deve agire.Inizialmente infatti c’è stato un momento informativo in cui accanto alla sensibilizzazione al problema, ci sono state occasioni di dibattito e confronto nella comunità che hanno sicuramente stimolato una certa consapevolezza. Poi si è proseguito con lo sviluppo di progetti paralleli cercando di coinvolgere sia enti pubblici che privati, ma soprattutto le scuole e quindi le nuove generazioni. La progettazione partecipata e l’approccio bottom-up, coordinato da un designer in collaborazione con enti pubblici e associazioni, hanno avuto un ruolo determinante nella buona riuscita del progetto in quanto hanno reso gli abitanti protagonisti del proprio territorio.

AUTOSOSTENIBILITA’ AMBIENTALE: 1,4AUTOSOSTENIBILITA’ ECONOMICA: 1,2,3,4AUTOSOSTENIBILITA’ FINANZIARIA: 1,3AUTOSOSTENIBILITA’ SOCIALE: 1,2,3AUTOSOSTENIBILITA’ POLITICA: 1,2

3.3.2.3 Symbiosis, Danimarca24

Symbiosis è un progetto che si è sviluppato nel comune di Kalundborg in Danimarca in cui sette aziende, ma quest’anno sono previsti nuovi soci aderenti, liberamente hanno deciso di collaborare secondo un modello simbiotico: le ditte sfruttano mutualmente gli scarti o i sottoprodotti l’una dell’altra.Attualmente sono in funzione una ventina di legami, come si può vedere in fi gura. La creazione di legami simbiotici permette non solo un vantaggio ambientale ma anche un notevole risparmio dal punto di vista economico.Le sette aziende per ora coinvolte comprendono: una centrale elettrica, una fabbrica di pannelli

22 cfr John Thackara, Wouldn’t it be great if…we could live sustainable-by design?, Design Council, 200723 cfr John Thackara, Transforming public service, in Innovation by design in public services, The Guardian, 200824 cfr http://www.symbiosis.dk/

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Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità

in truciolare, un’azienda farmaceutica, un produttore di enzimi, una raffi neria di petrolio, un impianto per il trattamento dei rifi uti e il comune locale. Si tratta di un progetto che pur inducendo un’autosostenibilità limitata appare particolarmente signifi cativo in quanto dimostra

come i concetti di resilienza possano essere applicati anche all’industria e non rimangano prerogativa di settori come l’alimentare e l’energetico o di produzioni su piccola scala.

AUTOSOSTENIBILITA’ AMBIENTALE: 1,3AUTOSOSTENIBILITA’ ECONOMICA: 1

25http://www.campagnamica.it/campagnamica/jsp/index.jsp?p_gadgetURL=pagemapping.jsp%3Fid%3Distco&p_contentTopic=0000000161&pocs_bnav=yes&p_containerTopic=0000000108&p_Navigator=000000010826 ibidem

3.3.2.4 Fondazione Campagna amica, Italia“Coltiviamo gli stessi interessi: consumatori, cittadini, produttori agricoli” 25.“Fondazione Campagna Amica intende tutelare gli interessi di cittadini, consumatori, produttori agricoli intorno ai temi dell’ambiente e del territorio, della qualità dei consumi e degli stili di vita. Alimentazione, energia, smaltimento rifi uti, diritti sociali, innovazione tecnologica sono argomenti che trovano nella valorizzazione della campagna e dello sviluppo rurale un elemento di grande rilevanza strategica per tutto il paese.La Fondazione è un motore di aggregazione di diverse istanze che già intervengono su questi

temi. Produce informazione e servizi alla persona, alle associazioni, ai cittadini, ai consumatori e ai produttori agricoli.” 26.La fondazione Campagna Amica nasce all’interno di Coldiretti con l’intento di creare una rete tra agricoltori e consumatori a livello nazionale che:“…- rende evidenti i punti di eccellenza della fi liera agroalimentare e della proposta agrituristica, - valorizza e fa conoscere i prodotti tipici del nostro territorio, - avvia e sostiene campagne per la difesa del patrimonio di boschi, laghi e fi umi, - contribuisce allo sviluppo di energie rinnovabili, - monitorizza prezzi, stili di vita e abitudini

grafi co 3.1: symbiosis

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Dal disegno industriale al disegno territoriale per l’autosostenibilità

alimentari, - fornisce servizi alla persona, - produce strumenti di conoscenza e informazione per una corretta educazione alimentare e per promuovere stili di vita virtuosi nei confronti dell’ambiente e dei consumi…” 27.Si tratta di un progetto volto alla promozione dell’attività agricola come strumento per la preservazione del territorio e che favorisce la creazione di legami tra agricoltori e cittadini favorendo la creazione di una consapevolezza territoriale e facilitando l’interazione con le aziende locali. Il focus del progetto è stato posto principalmente sulla creazione della rete fi nalizzata alla condivisione della conoscenza e diffusione di buone pratiche. Si tratta di un’iniziativa importante perché, pur non agendo in maniera diretta sul territorio, riesce a supportare la creazione di progetti territoriali.

AUTOSOSTENIBILITA’ SOCIALE: 1,2AUTOSOSTENIBILITA’ POLITICA: 1,2

3.3.2.5 Transition town Totnes, Inghilterra“Totnes è stata la prima iniziativa di Transizione in Inghilterra che consiste nel coinvolgimento di una comunità in un processo di progettazione e creazione di un futuro che affronti le due sfi de relative alla dimunizione di rifornimenti di gas e petroli e al cambiamento climatico, creando un tipo di comunità di cui tutti vorremmo essere parte.Le sfi de presentate a noi oggi dal riscaldamento globale e dalla diminuzione di petriolo (e gas) sono forse le più grandi che l’umanità abbia mai affrontato. Questo momento porta la grande opportunità di ripensare il modo in cui viviamo e di fare delle scelte consapevoli a proposito di quale tipo di comunità e di mondo in cui vogliamo vivere. Il cambiamento sta arrivando che noi lo vogliamo o no, una risposta pianifi cata al cambiamento ci metterà in una posizione molto più forte rispetto ad aspettare fi no a che il cambiamento non ci travolga…”28.La città di Totnes rappresenta quindi un laboratorio in cui, similmente a quanto accaduto con il progetto DOTT07, si sviluppano prototipi di vita autosostenibile e resiliente. Per i primi due anni i settori investiti dall’azione sono:

- costruzioni ed abitazioni: progettazione partecipata del piano di sviluppo locale, protocolli per le costruzioni, gruppi per il cohousing…;- economia e sostentamento: esplorazione del concetto di moneta complementare, start up di attività bioeconomiche, creare legami con altre realtà private o pubbliche interessate all’esperimento…;- educazione: attività formative dedicate ai bambini ed adolescenti;- energia: favorire la produzione di energia attraverso fonti rinnovabili, favorire la diminuzione dei consumi energetici nella comunità;- alimentazione: favorire l’autosostenibilità alimentare incoraggiando la creazione di orti condivisi e la vendita diretta da parte degli agricoltori locali;- salute e benessere: diffondere buone pratiche di prevenzione e stile di vita corretto, favorire la nascita di modalità di cura e assistenza alternativa in collaborazione con il servizio sanitario nazionale;- cuore e anima: il gruppo si occupa di esplorare modi per supportare e ispirare l’azione degli altri gruppi;- governo locale: collabora con gli enti locali in un’ottica di promozione dell’iniziativa ma soprattutto di progettazione partecipata;- le arti: si occupa di sostenere l’azione degli altri gruppi attraverso la creazione di eventi, installazioni… .I fondi del progetto provengono in parte da fi nanziamenti locali, nazionali europei, donazioni e sponsorizzazioni, risultati economici delle diverse attività.Le Transition towns sono oggi i Inghilterra più di un centinaio e a livello globale superano il migliaio e sono collegate tra loro attraverso Transition Networks che permette di scambiare esperienze, buone pratiche e anche fondi per i progetti AUTOSOSTENIBILITA’ AMBIENTALE: 1,2,4AUTOSOSTENIBILITA’ ECONOMICA: 1,2,3,4AUTOSOSTENIBILITA’ FINANZIARIA: 1,2,3AUTOSOSTENIBILITA’ SOCIALE: 1,2,3AUTOSOSTENIBILITA’ POLITICA: 1,2

27 ibidem28 http://totnes.transitionnetwork.org/

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fig 4.1: latteria in malga

Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità4

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

Defi nite le linee guida per una nuova modalità di progettazione, diventa ora possibile entrare nel merito negli strumenti che un progetto per la resilienza locale ha a sua disposizione. In particolare ci si concentrerà sul Product-Service System in quanto viene indicata da più parti come la soluzione che: “…dovrebbe facilitare il passaggio da sistemi di produzione e consumo separati ad un sistema, in cui prodotti, servizi, infrastrutture di supporto e le reti necessarie sono progettate in modo da offrire una certa qualità di vita al consumatore, e allo stesso tempo, minimizzare gli impatti ambientali sul sistema…” 1.

4.1 PSS, Product-Service System

4.1.1 Defi nizioniCome già ampiamente illustrato nel capitolo precedente, ci troviamo agli albori dell’economia delle esperienze che sposta l’attenzione dalle performance funzionali del prodotto alle performance emotive dell’esperienza del consumatore. In questo senso le offerte presenti sul mercato, siano essi prodotti o servizi, vengono ripensate come capacità di soddisfare un’esigenza specifi ca: si passa da risposte standard e defi nite in partenza a sistemi complessi, che comprendono prodotti, servizi, contesti, fi nalizzati alla costruzione di soluzioni fl essibili capaci di adattarsi alle richieste del cliente attore attivo nella defi nizione dell’offerta.Si tratta di uno scenario caratterizzato da alcuni trend come:“…- vendita dell’uso del prodotto invece del prodotto stesso;- cambiamento verso una società affi ttante (leasing society);- la sostituzione di beni attraverso sistemi di servizi;- una società che ripara invece di buttare via;- il cambiamento di attitudine del consumatore da un orientamento di vendita ad uno verso i servizi…” 2.Viene così defi nito il PSS come: “…a marketable set of products and services capable of jointly fulfi lling a user’s needs…“ , ovvero un sistema mercifi cabile di prodotti e servizi capace di soddisfare al meglio i bisogni di un utente

(Goedkoop, van Halen e.a., 1999). La transizione verso i servizi, un maggiore focus sul risultato rispetto ai mezzi per raggiungerlo rendono il PSS uno strumento atto anche a rispondere all’emergere dei problemi ambientali, infatti: “…a system of products, services, supporting networks and infrastructure that is designed to be competitive, satisfy customers’ needs and have a lower environmental impact than traditional business models…”, un sistema di prodotti, servizi, reti di supporto e infrastrutture progettate per essere competitive nel soddisfare i bisogni del cliente e avere un impatto ambientale più basso rispetto ai modelli di business tradizionale (Mont 2001).Si sottolinea in questo modo anche la dimensione innovativa dal punto di vista del modello di business: la progettazione di un sistema prodotto-servizio implica a priori la defi nizione di una nuova strategia imprenditoriale: “…the result of an innovation strategy, shifting the business focus from designing and selling physical products only, to selling a system of products and services which are jointly capable of fulfi lling specifi c client demands...” 3, il risultato di una strategia innovativa che sposta il focus del business dal progettare e vendere solamente prodotti fi sici, alla vendita di un sistema di prodotti e servizi che sono in grado di soddisfare al meglio le richieste del cliente.Il concetto di strategia innovativa permette di estendere il concetto di PSS anche a ambiti no-profi t come il settore pubblico, diventando: “…the integrated body of products and services and communication strategies that is conceived, developed and promoted by (a network of) actors to generate value(s) for society”4, l’insieme integrato di prodotti, servizi e strategie communicative che è pensato sviluppato e promosso da (una rete di) attori per generare valori per la società.

4.1.2 CaratteristicheViste alcune defi nizioni è ora possibile entrare nel merito del PSS e dei suoi elementi che lo differenziano da un’offerta di prodotto.Un servizio, sotto molti aspetti, fornisce valori intangibili che sono diffi cili da defi nire con una descrizione o una funzione, e sempre più spesso

1 O. Mont, Clarifying the Concept of Product-Service Syste, Journal of Cleaner Production, 20022 ibidem3 Cees van Halen, Carlo Vezzoli, Robert Wimmer, Methodology for Product Service System Innovation, Uitgeverij Van Gorcum, 20054 Based on Manzini 2004, SusproNet-MEPSS conference Brussels, October 2004

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

la competizione si basa su questi aspetti (es. la differenza tra un servizio di consegna pizza veloce ed un molto veloce).I servizi si esprimono attraverso le persone che li forniscono e che hanno un contatto diretto con gli utenti. Questo rende la gestione del personale una questione prioritaria.I servizi non possono essere immagazzinati. Questo signifi ca che la produzione e il consumo avvengono contemporaneamente. Perciò la valutazione della domanda presunta è fondamentale.I servizi possono essere a minore intensità di capitale (anche se la formazione può rappresentare un grosso investimento).I concorrenti possono facilmente copiare

i servizi. Ad esempio: se una compagnia telefonica presenta un nuovo tipo di contratto, di solito questo viene copiato dagli altri in poche settimane, risposte così veloci non sono possibili con i prodotti.I servizi possono facilmente aumentare o ridurre l’impatto ambientale rispetto alle soluzioni tradizionali.PSS hanno delle implicazioni molto forti anche sul design di prodotti in quanto si crea un cambiamento di responsabilità e proprietà (allungamento del ciclo di vita, robustezza, facilità d’uso, modularità, ecc…)5.Nella tabella seguente6 è riportato un esempio di due soluzioni PSS confrontate con le potenzialità di un’offerta prodotto.

5 Cees van Halen, Carlo Vezzoli, Robert Wimmer, 20056 Ezio Manzini, Carlo Vezzoli, Product-Service Systems and Sustainability, Opportunities for sustainable solutions, UNEP 2000

tabella 4.1: tipologie di PSS

Vendita tradizionale di prodotto Alternative innovative: PSS

Consumatore acquista una lavatrice per lavare i capi di una casa/hotel.

Consumatore affi tta una lavatrice per lavare i capi di una casa/hotel.

Cliente compra un servizio da un’azienda per lavare i capi di una casa/hotel (l’azienda decide i migliori strumenti e metodi a seconda delle necessità del cliente).

Cliente possiede, utilizza e immagazzina la lavatrice. È responsabile del suo mantenimento e della qualità del lavaggio.

L’azienda mantiene la proprietà della lavatrice ed è responsabile del mantenimento. Il cliente è responsabile dell’utilizzo e della qualità del lavaggio.

L’azienda possiede, utilizza e immagazzina la lavatrice. È responsabile del suo mantenimento e della qualità del lavaggio.

Investimento iniziale per il consumatore può essere considerevole.

I costi per il consumatore sono spalmanti nel tempo (solitamente paga una piccola cauzione iniziale e poi per ogni lavaggio).

I costi per il consumatore sono spalmanti nel tempo (paga per ogni lavaggio).

Il cliente è responsabile dello smaltimento della lavatrice e dell’acquisto di un nuovo prodotto.

L’azienda è responsabile dello smaltimento della lavatrice ed è perciò incentivata a prolungare la vita del prodotto, recuperare componenti e riciclare i materiali.

L’azienda è responsabile dello smaltimento della lavatrice ed è perciò incentivata a prolungare la vita del prodotto, recuperare componenti e riciclare i materiali.

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

4.1.3 Le tipologieEsistono tre modelli di PSS7:1) Servizi che garantiscono un valore aggiunto al ciclo di vita del prodotto.Usando questo approccio, l’erogatore fornisce servizi aggiuntivi per garantire funzionalità e durabilità (ad esempio estensione del ciclo di vita) del prodotto, che è venduto al consumatore o cliente. Un tipico contratto di servizi garantirebbe il mantenimento, le riparazioni, l’aggiornamento e la sostituzione per una durata specifi ca. Quando il contratto scade, l’erogatore può ritirare il prodotto decidendo se rivenderlo o smaltirlo.Vantaggi: minimizza i costi grazie all’estensione di vita del prodotto realizzata grazie ad un miglioramento della robustezza e della possibilità di riparazione e aggiornamento del prodotto stesso; il processo di progettazione e sviluppo del bene tiene conto dell’intero ciclo di vita e quindi anche della fase di smaltimento favorendo processi di disasemblaggio riuso dei componenti e riciclo dei materiali.

Un caso particolarmente interessante di questo approccio è rappresentato da un servizio offerto dall’azienda chimica Pellegrini. Si tratta di un produttore che già dagli anni’60 ha sperimentato detergenti per la casa a base di derivati naturali. Nel 1998 l’azienda ha istituito un PSS denominato “Casa Quick” che integra un servizio di consegna casa alla vendita di detergenti. “…apposite unità mobili portano direttamente a domicilio i prodotti detergenti (con percorsi distributivi periodici); l’utilizzatore preleva dall’unita’ mobile la quantità di prodotto che gli necessita tramite contenitori non a perdere che gli sono stati forniti in dotazione. i fl aconi possono essere riempiti anche se non completamente vuoti. il totale della spesa del prodotto effettivamente erogato viene registrato su uno scontrino di cassa.Tutti i prodotti Casa Quick (stoviglie a mano, lava lana, lava vetri, lava pavimenti, ammorbidente, liquido lavatrice) sono stati formulati con ingredienti altamente biodegradabili e di origine vegetale e sono garantiti da Allegrini, l’azienda italiana specializzata nelle soluzioni detergenti di qualità professionale…”8. Questa soluzione

permette così di raggiungere degli elevati vantaggi ambientali:“...- minore inquinamento e spreco energetico legato alla produzione di imballaggi;- minore necessità di trasporto, quindi minore inquinamento da parte dell’azienda produttrice e degli acquirenti;- assenza totale imballi e quindi della necessità di smaltimento degli stessi;- nessun residuo di prodotto sparso nell’ambiente…” 9. A cui si associano anche vantaggi economici:“…- eliminazione del costo degli imballaggi; - diminuzione del prezzo fi nale per utente;- maggiore fedeltà del consumatore;- vantaggio competitivo legato all’offerta di un servizio migliore all’utente..” 10.

2) Servizi che forniscono una piattaforma abilitante all’utenteQuesta strategia offre un mix customizzato di servizi in sostituzione all’acquisto e utilizzo di prodotti, in modo da fornire uno specifi co risultato fi nale (in altre parole una soluzione integrata per incontrare la soddisfazione del cliente). Il mix di servizi non necessita che il cliente assuma una (piena) responsabilità per l’acquisizione dei prodotti coinvolti. Infatti, il produttore mantiene la proprietà sui prodotti ed è pagato dal cliente solo per la fornitura dei risultati concordati. I vantaggi per il consumatore sono legati al fatto di essere liberato da problemi e costi legati all’acquisizione, uso e mantenimento degli strumenti e dei prodotti.Vantaggi: minimizza l’energia e i materiali consumati ottimizzando l’uso. Il pagamento è basato sull’unità di servizio e non sull’unità di risorse consumate. I costi di manifattura e di smaltimento sono rimandati e ridotti grazie ad un’estensione del ciclo di vita del prodotto.Riduzione dei costi dei componenti grazie al riutilizzo delle parti dei prodotti smantellati.Estensione della vita dei materiali grazie al riciclo che permette di ridurre la quantità di rifi uti e l’utilizzo di nuove risorse.

Un buon esempio di PSS come veicolo di un risultato fi nale è fornito da United Spaces11.

7ibidem8http://www.premioinnovazione.legambiente.org/edizioni/2001/schede/allegrini.htm9 ibidem10 ibidem11 http://www.unitedspaces.net/index.asp

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

Si tratta di un’organizzazione con base a Stoccolma che affi tta spazi di lavoro per privati e piccole aziende. Sono previste soluzioni sia tradizionali che piattaforme per i cosiddetti lavoratori nomadi, integrando uffi ci a cubicolo con ampi spazi per meeting di progetto, sale per l’incontro con i clienti e facilities di varia natura: dalla connessione a banda larga, alla mensa, dalla formazione agli archivi.Si tratta quindi di spazi di lavoro altamente effi cienti ed accoglienti: strutturati e organizzati secondo le più avanzate indicazioni di pianifi cazione degli spazi lavorativi. Inoltre fornisce un vantaggio diffi cilmente quantifi cabile, quello che nel paragrafo 4.1.2 viene defi nito il servizio di consegna pizza molto veloce, legato alla possibilità di incontrare soggetti esterni alla propria azienda e in questo modo di entrare in contatto con abilità e conoscenze nuove creando così un ambiente estremamente vitale che è alla base dei processi di innovazione aperta (cfr 2.3).I vantaggi ambientali sono legati alla possibilità di migliorare l’effi cienza di utilizzo degli strumenti fi sici e anche del consumo energetico che rimane lo stesso di un qualsiasi uffi cio ma viene ottimizzato grazie alla presenza di un numero maggiore di individui.I vantaggi economici per i clienti sono legati alla drastica riduzione dei costi grazie alla possibilità di condivisione delle spese con altri utenti, questo permette di garantire l’accesso a servizi che probabilmente singolarmente non sarebbero convenienti. Inoltre, come già sottolineato, esiste un importante vantaggio legato al fatto di poter entrare in contatto con altri professionisti e realtà economiche.

3) Servizi che offrono utilizzo di prodotti al cliente.In questo approccio, l’azienda offre accesso a prodotti, strumenti, opportunità e capacità che permettono al cliente di ottenere i risultati desiderati. L’utente, così, ottiene l’utilità desiderata senza possedere il prodotto che la fornisce, e paga solo per il tempo in cui il prodotto è effettivamente utilizzato. In base al contratto stipulato, l’utente può avere il diritto di ritenere il prodotto per un certo periodo di tempo o

solo per un utilizzo. Le offerte commerciali per offrire queste soluzioni includono l’affi tto, la condivisione di un certo bene per un uso specifi co. Questa è una strategia, che è stata applicata a beni tradizionalmente posseduti individualmente ma che vengono usati per brevi periodi di tempo come ad esempio l’automobile o la lavatrice.Vantaggi: massimizzazione dell’utilizzo di un prodotto riducendone la richiesta.Estensione sia della vita del prodotto che dei materiali.L’utilizzo collettivo di un prodotto ne accelera l’usura permettendo così di sostituirlo più velocemente con prodotti caratterizzati da maggiore ecoeffi cenza.

Un classico esempio di questa tipologia è rappresentato dal car-sharing che viene defi nito come :”…Un autonoleggio self service sotto casa. L’auto che paghi a tempo. L’auto che prenoti con un click…” 12.Il car sharing permette di noleggiare una macchina per un tempo limitato (da una a 72 ore) previa iscrizione al servizio. Una volta registrato, l’utente può, con una semplice telefonata o via internet, prenotare l’auto e ritirarla in maniera autonoma, grazie all’utilizzo di una apposita tessera, dalle aree di parcheggio predefi nite. Il carburante e l’assicurazione sono inclusi nel costo di noleggio che viene addebitato con un conguaglio mensile all’utente. Si tratta di una soluzione particolarmente vantaggiosa in un contesto urbanoDal punto di vista ambientale ottimizza l’utilizzo dell’automobile che da bene individuale diventa bene condiviso. Dal punto di vista economico per l’utente esiste un risparmio notevole legato ai forti costi di mantenimento di una vettura.

4.1.4 Vantaggi e svantaggiEsistono degli elementi che facilitano la scelta del PSS come innovazione strategica per un’azienda. Tra questi:- introduzione di nuove tecnologie;- costruzione di alleanze strategiche;- offerta di un vantaggio chiaro al cliente;- integrazione della catena di valore;- riduzione dei costi;

12 http://www.carsharingitalia.com/

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

- miglioramento del controllo sulle operazioni/ottimizzazione del progetto di business;- aspetti qualitativi addizionali inclusi nell’offerta di mercato;- miglioramento della relazione con il cliente;- gestione della pressione esterna proveniente dalla società, concorrenti, legislazione, partners, clienti e altri attori per minimizzare l’incertezza13.I vantaggi dell’introduzione di un PSS sono legati al fatto che:“…- si tratta di una strategia che prova ad integrare l’insieme dei vantaggi propri dei prodotti con quelli dei servizi. L’approccio concepisce prodotti e servizi dal punto di vista del cliente e dell’utilità che esso può trarvi;- introduzione di un PSS può comportare grossi cambiamenti nella organizzazione interna, lo sviluppo di un sistema prodotto-servizio implica il coinvolgimento di gran parte dell’azienda, permettendo lo sviluppo di una cultura di cooperazione ed eccellenza all’interno dell’impresa. Rompendo le tradizionali divisioni interne e portando i dipendenti in contatto con tutti gli attori della catena del valore favorendo la creazione di nuove sinergie e liberando forze inaspettate;- prodotti e servizi possono essere considerati fl essibili e modulari come dei mattoni che possono essere combinati in molti modi per creare sistemi innovativi con un alto valore aggiunto. Una posizione forte sul mercato può essere raggiunta attraverso un PSS in particolare basandosi sul valore che l’alleanza tra prodotto e servizio permette di creare;- il progetto di un PSS può implicare l’opportunità di costruire alleanze e reti di cooperazione in cui gli attori sono riconosciuti per la loro specializzazione e ruolo profi cuo. È importante sottolineare come, in caso di barriere legate ad alti investimenti per beni, il PSS può essere una soluzione attrattiva basandosi su schemi di condivisione ed affi tto che possono permettere di superare le problematiche di investimento. In questo caso il pagamento sarà basato sull’attuale utilizzo del bene. Affi ttare, invece di acquistare, permette di ottimizzare la catena del valore aggiunto combinando prodotti e servizi in sistemi innovativi di produzione e consumo.

- i clienti modifi cheranno il proprio comportamento di consumo quando realizzeranno che attraverso il PSS possono avere accesso ad un valore aggiunto in termini fi nanziari, qualitativi e di sicurezza. La necessità di modifi care le abitudini dell’utente rende necessario che durante la progettazione si entri in contatto con i potenziali clienti fi n dall’inizio in modo da considerare al meglio le loro necessità e motivazioni…” 14.Gli svantaggi sono invece legati a:“…- la novità rappresentata dal PSS le cui teorie e modelli sono ancora in via di sviluppo. I rischi addizionali legati all’introduzione di questa innovazione devono essere gestiti al meglio è perciò fondamentale la qualità del settore management e marketing;- PSS può portare ad un incremento dei costi legati alla maggiore complessità del sistema;- la gestione e progettazione di un PSS necessitano di un sistema di competenze che generalmente non sono presenti nell’azienda…” 15.

4.1.5 PSSD, Product service system designLa progettazione di un sistema prodotto servizio è un processo particolarmente complesso. Il disegno industriale si occupa principalmente della defi nizione tecnica degli artefatti e, secondo questa prospettiva, il suo dominio è defi nito dalla conoscenza tecnologica del designer e dagli aspetti organizzativi del sistema di produzione e consumo su cui viene applicato. Nel design di un sistema prodotto-servizio vengono coinvolti in egual modo utenti, designer, fornitori di servizi e componenti tecniche. Di conseguenza il design espande il proprio dominio anche sugli aspetti di organizzazione e cultura del design e sulla costruzione sociale della tecnologia.Il primo aspetto rinvia all’attitudine e capacità di proporre la riorganizzazione di alcune funzioni chiave sulla base di modelli innovativi .Il secondo aspetto riguarda l’abilità degli attori sociali di infl uenzare i processi di innovazione e di determinare il contesto paradigmatico in cui nuove tecnologie, prodotti e servizi possono essere accettati o rifi utati. Questo contesto dipende dalla capacità degli attori di individuare e valorizzare certi (talvolta deboli) segnali di innovazione16.

13 cfr Cees van Halen, Carlo Vezzoli, Robert Wimmer, 200514 ibidem15 ibidem16 Nicola Morelli, Designing product service systems. A methodological exploration, Design Issues, n3 2002

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

Dal punto di vista della gestione del progetto le componenti di servizio introducono una serie di problematiche legate alla progettazione. Il PSS è il risultato dell’interazione tra diversi attori ed elementi tecnologici durante la fase di utilizzo. Questo signifi ca che l’attività di design deve enfatizzare gli elementi di convergenza tra diversi fattori sociali e tecnologici, includendo: - il contesto sociale tecnologico e culturale degli attori che partecipano allo sviluppo del sistema;- la conoscenza tecnologica integrata negli artefatti utilizzati.La combinazione di questo mix eterogeneo di elementi, persone, contesti culturali, artefatti tecnologici, fa dell’attività di progettazione un processo di collegamento tra l’attitudine di gruppi sociali e i beni tecnologici, fi nalizzato all’accettazione o rifi uto di particolari prodotti e tecnologie.Un’altra caratteristica propria dei servizi, che infl uenza in maniera rilevante l’azione di progettazione, si lega alla modalità di produzione e consumo che li caratterizza: come già segnalato infatti, queste due fasi sono contemporanee e il loro risultato dipende sia dall’erogatore che dall’utente. Perciò la fase di progettazione e la fase di gestione dovranno dialogare per creare un prototipo, o più precisamente, un PSS a scala ridotta per verifi carne il funzionamento e le prestazioni 17.La complessità che caratterizza in generale i servizi rende ancora più pressante la necessità di coinvolgere gli utenti nella progettazione fi n dai primi stadi, inoltre, appaiono evidenti i motivi per cui diffi cilmente è possibile che l’erogatore del PSS sia singolo: la gestione dei diversi aspetti del sistema rende necessario non solo la creazione di sinergie tra le diverse funzioni di un’azienda ma promuove la creazione di reti simbiotiche tra diversi attori economici18. Questo viene ulteriormente accentuato dal fatto che il PSS ragiona in termini di risultati: se nel design di prodotto, ma anche del servizio, si parte dal presupposto di conoscere a priori la natura del risultato, un artefatto, nel progetto di un sistema prodotto-servizio non è possibile defi nire a priori la natura del risultato e perciò diventa quasi scontata la necessità di creare relazioni con altri attori economici.

La natura “result oriented” del PSS permette di ottimizzare le 3 R alla base del rapporto con il cliente nell’erogazione di un servizio:Reliability (credibilità), intesa come capacità di soddisfare le promesse, creare aspettative realistiche, fornire un’offerta di qualità, affi dabilità.Responsiveness (sensibilità), intesa come puntualità, priorità ai bisogni del cliente più che alle linee guida operative dall’azienda, volontà di incorporare la fl essibilità nei processi decisionali.Relationship (relazione), intesa come capacità di costruire relazioni economiche positive, leali e a lungo termine19.

4.1.6 PSSD come strumento d’innovazione per il settore pubblicoCome si è potuto vedere il design del sistema prodotto-servizio rappresenta una grossa opportunità per l’intera economia anche perché permette di rispondere ai problemi di qualità e funzionalità che l’economia dei servizi sta vivendo. Bisogna però ricordare che il principale erogatore di servizi rimane il settore pubblico che in questi anni in tutta Europa deve affrontare le medesime problematiche legate ad un nuovo quadro socio demografi co (invecchiamento della popolazione, fenomeni migratori…) a cui deve saper rispondere in maniera effi cace (con un buon livello di qualità) e effi ciente (riducendo le spese e gli sprechi). A questo si aggiungono le problematiche legate al cambiamento climatico, almeno nei paesi che reputano la questione di primaria importanza, e le conseguenze del rapido sviluppo della tecnologia, che, innalzando le aspettative dell’utente medio, rendono indispensabile la necessità di sviluppare risposte personalizzate ed effi cienti dal punto di vista del cittadino e del sistema pubblico.La necessità di un’innovazione sistemica appare evidente: particolarmente interessante è l’approccio inglese a queste sfi de che ha deciso di puntare sul design, e in particolare sul PSSD, per sviluppare nuovi sistemi per l’erogazione dei servizi20.Il Design Council, attraverso diverse esperienze (cfr 3.5.2) ha potuto verifi care come i metodi propri del design siano un’importante risorsa

17 cfr ibidem18 Cees van Halen, Carlo Vezzoli, Robert Wimmer, 200519 ibidem20 Design Council, Design Council Briefi ng 02: the role of design in public service, Design Council, 2008

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per attivare processi di innovazione basata su approcci creativi. “… Il design è uno strumento pratico che connette creatività ed innovazione, una disciplina che plasma idee trasformandole in proposte pratiche ed attrattive per l’utente e il cliente. Mentre le tecniche del design possono essere usate effi cacemente da sole, esiste una crescente riconoscimento del fatto che il “design thinking” possa applicare con successo l’approccio “user center design” a tutte le attività di innovazione...”21. In particolare i metodi che hanno garantito questo successo sono: la centralità dell’utente nello progetto, i gruppi di lavoro multidisciplinari, la co-progettazione, attraverso cui diventa anche possibile sfruttare i vantaggi della neonata società della conoscenza, basata sullo scambio di informazioni e su reti diffuse del sapere22.La multidisciplinarietà e l’attenzione ai bisogni dell’utente sono anche i criteri alla base del progetto di un PSS che per questo può essere considerato uno strumento fondamentale per l’innovazione nel settore pubblico. In particolare: “…Il design approccia la complessità della fornitura dei servizi dalla prospettiva delle persone che lo usano e che lo erogano. Lavora in maniera collaborativa e visuale per sviluppare un sistema di soluzioni perspicaci e inclusive che effettivamente bilanciano i bisogni dell’utente con quelli dell’erogatore…” 23.Altri elementi a supporto della convinzione per cui il design sia in grado di fornire valide risposte per l’innovazione del settore pubblico sono: - la capacità di stimolare la diffusione della conoscenza, verifi cata attraverso un sistema di workshop che ha visto coinvolti il personale operativo del servizio sanitario nazionale inglese;- la possibilità di controllare il rischio attraverso la creazione di soluzioni su piccola scala che testano i progetti riducendo così lo spreco di denaro pubblico;- la capacità di sviluppare soluzioni effi caci riducendo le ineffi cienze fi nanziarie, come dimostrato da varie esperienze24.Il design può dunque migliorare l’erogazione di servizi pubblici in tre modi:“ 1) Può riprogettare il modo in cui i servizi vengono erogati permettendo di costruire o riformare

i nostri servizi attorno ai cittadini, attorno agli assistiti e attorno ai clienti;2) Può aiutare nello sviluppo di migliori politiche assicurando che le idee siano testate prima di investire risorse scarse su soluzioni a scala nazionale;3) Il design può aiutare i servizi pubblici ad essere più innovativi. Dobbiamo essere coscienti che i problemi di oggi non possono essere risolti con le idee e le soluzioni di ieri… abbiamo bisogno di un nuovo approccio politico nei prossimi 10 anni”25.Tale fi ducia è stata espressa in programma biennale promosso dal Design Council in collaborazione con il DIUS (deparment of innovation university and skills) dal titolo “Public Services by Design” che si pone lo scopo di riformare il sistema pubblico di erogazione dei servizi utilizzando i metodi del design.

4.2 PSS come strumento di design territoriale per l’ autosostenibilitàCome già emerso, il sistema prodotto-servizio implica, rispetto alle soluzioni tradizionali, dei vantaggi dal punto di vista ambientale, sociale ed economico, viene infatti defi nito con una strategia “triple win”:- vincente dal punto di vista sociale: introduce miglioramenti sociali evidenti (in particolare se applicato al settore pubblico);- vincente dal punto di vista ambientale: grazie ad un’ottimizzazione dell’utilizzo dei prodotti e alla sostituzione dei beni fi sici con servizi;- vincente dal punto di vista economico: creando soluzioni che offrono un maggiore vantaggio competitivo e possono ridurre i costi di erogazione26.Dunque si tratta di un sistema che pensa già in termini territoriali in quanto comprende le tre dimensioni (economia, ambiente e comunità) e ne massimizza le interazioni positive creando un vantaggio di natura sistemica e fi nalizzabile alla resilienza.Inoltre, concentrandosi sui risultati e non sulle componenti del sistema, si pone in un’ottica compatibile con la defi nizione di benessere come confronto tra funzioni e capacità (cfr 2.4.1). La complessità che caratterizza il PSS, come già sottolineato, rende indispensabile la creazione di relazioni tra diversi attori di tipo collaborativo e

21 ibidem22 Andrea Siodmok. A hotbed for creativity, in Innovation by design in public services, The Guardian, 200823 http://www.designcouncil.org.uk/en/Design-Council/1/What-we-do/Our-activities/Public-services-by-design/24 Design Council, Design Council Briefi ng 02: the role of design in public service, Design Council, 200825 http://www.designcouncil.org.uk/en/Design-Council/1/What-we-do/Our-activities/Public-services-by-design/26 cfr Cees van Halen, Carlo Vezzoli, Robert Wimmer, 2005

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

simbiotico.La fl essibilità e adattabilità dei servizi lo rendono scalabile e adattabile al contesto e alle sue caratteristiche.La possibile fi nalizzazione all’autosostenibilità territoriale diventa palese nell’accezione di PSS come piattaforma abilitante per l’utente in quanto:- pone l’utente al centro del sistema rendendolo parte attiva dell’erogazione della soluzione;- può diventare uno strumento attraverso cui fornire soluzioni e risorse personali agli abitanti;- può stimolare la creazione di una rete per la produzione di valore;- lavora secondo una logica di comunità di utenti e non di singolo utente.

Attraverso queste constatazioni possiamo quindi giungere ad affermare che il sistema prodotto-servizio, in particolare inteso come piattaforma abilitante, può rappresentare un utile strumento per il disegno territoriale fi nalizzato all’autosostenibilità e non solo, il successo che il PSS incontra nell’ambito della defi nizione di servizi pubblici, lo rende ancora più adatto alla valorizzazione locale in quanto, ipoteticamente, rappresenta una possibile soluzione per la collaborazione di pubblico e privato. Diventando così un’occasione per lo sviluppo di sistemi innovativi per la risposta ai bisogni locali.

4.2.1 Il centro multiservizi, una piattaforma abilitante In quest’ottica diventa interessante esplorare il concetto di centro multiservizi (cfr cap 6) come piattaforma abilitante e comprendere in quali occasioni esso possa diventare uno strumento per l’autosostenibilità territoriale.

4.2.1.1 Defi nizione Il centro multiservizi rientra all’interno delle piattaforme abilitanti e rappresenta un contesto (fi sico o immateriale) che risponde ai bisogni dell’utente secondo una logica funzionale. Viene fornito cioè un range di soluzioni (prodotti o servizi) che possono essere modulati in maniera tale da costruire risultati personalizzati. La costruzione della risposta può essere realizzata sia dall’utente che dal centro che dall’azione

combinata dei due: solitamente maggiori sono le competenze necessarie per la gestione delle soluzioni minore sarà la partecipazione dell’utente e maggiore quella del centro multiservizi.Il sistema di soluzioni disponibili non è casuale ma è selezionato attraverso un processo logico che solitamente si basa su due principi:- user based: le soluzioni sono selezionate per rispondere ad un complesso di necessità tipiche del gruppo di utenti a cui il centro multiservizi si rivolge (esempio anziani, bambini, immigrati, disabili…);- context based: le soluzioni sono selezionate per rispondere ad un complesso di necessità tipiche di un particolare contesto che può essere ambientale, economico sociale (ad esempio una comunità, un settore specifi co…).È importante notare come la strutturazione dell’offerta del centro multiservizi sia vicina al concetto di benessere di Amartya Sen: si può infatti affermare che i prodotti e servizi offerti rappresentano le soluzioni del contesto che vengono combinate per aumentare le capacità (ma anche le risorse personali) dell’utente e permettergli così di accedere ad un range maggiore di funzionalità.In seguito vengono riportati alcuni esempi catalogati secondo questi criteri.

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

tabella 4.2: casi studio

4.2.1.2 Casi studio

Descrizione Tipolo-gia Soluzioni offerte Tipologia di

risultatoCostruzione del risultato

Starbucks

Si tratta di una catena multinazionale di locali in cui c’è possibilità di bere caffè, mangiare prodotti di pasticceria.

User-based

Cibo e bevandeBarPunto internetSalottoBiblioteca

Intrattenimento Socializzazione Utente

Illyspace @ Moroso

Si tratta di uno spazio temporaneo aperto nello showroom Moroso di Milano.

User-based

Cibo e bevandeBarSalottoBiblioteca Presentazione di prodottiIncontri con designer

Intrattenimento SocializzazioneFormazione non codifi cata

Utente

ECCUK

ONG con obiettivo di lenire la povertà tra i rifugiati, richiedenti asili e immigrati di origine etiope, ma non solo, presenti in Inghilterra

User-based

Servizio interpreti traduzioniSupporto alle aziendeServizi di prevenzione e informazione per la saluteSupporto psicologicoRadioEventi culturaliConferenze

Formazione (codifi cata e non)SocializzazioneBenessere psicologicoOttenimento di informazioni

Per i risultati che utilizzano soluzioni più specializzate (consulenze economiche): il centro. Per gli altri l’utente

JCC

Centro con l’obiettivo di promuovere una visione laica e contem poranea dell’identità e cultura ebraica.

User-based

ConcertiMostrePresentazione libriDibattitiAttività politico socialeCorsi di fi tness

Formazione (codifi cata e non)SocializzazioneIntrattenimentoBenessere fi sico

Per i risultati che utilizzano soluzioni più specializzate: centro e utente. Per gli altri: utente

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

tabella 4.2: casi studio

C.M.D. “M. Totaro”

Cooperativa fi nalizzata all’impiego di disabili

User-based

FormazioneRicerca lavoro (cooperativa)Consulenza su legislazione…

Formazione (codifi cata)Inserimento nel mondo del lavoroOttenimento informazioni

Centro e utente

Centro Multiservizi

Anziani

Sportello che offre informazioni e consulenze per le tematiche che riguardano gli over 65.

User-based

InformazioniConsulenze

Ottenimento informazioni Centro

CMS Febo

Centro di supporto per gli studenti

User-based

LezioniSpazio internetStampaVendita libri

Formazione (codifi cata)Ottenimento informazioni Acquisto beni

Per i risultati che utilizzano soluzioni più specializzate: centro e utente. Per gli altri: utente

Southville Center, Bristol

Centro di comunità e centro per conferenze.

Context- based

Centro conferenzeCaffèCentro diurno per anzianiServizio babysittingDoposcuola e corsi estivi per bambiniCorsi fi tnessCorsi di musicaCorsi di arte

Formazione (codifi cata e non)IntrattenimentoSocializzazioneAssistenza soggetti deboli

Centro e utente

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

tabella 4.2: casi studio

CMS agenzia pubblicitaria

L’azienda si occupa di stampa ed affi ssione

Context- based

Stampe di tutti i tipiAffi ssioneInsegnePannelli

Realizzazione di un progetto comunicativo

Centro

CMS

Sportello di consulenza per aziende medio-piccole

Context- based

Consulenze lavoroConsulenze fi scaliGestione formazioneProblematiche personale,Elaborazioni datiPratiche per contributi

Formazione ( non codifi cata)Gestione pratiche burocraticheGestione di problematiche interne all’azienda

Centro

Polo Poschiavo

Centro per la formazione e l’accompagnamento di progetti relativi all’ICT

Context- based

IncontriDibattitiWorkshop su ICTConferenzeCorsi ICT

Formazione (codifi cata e non)Sviluppo di progetti

Centro e utente

Maison du Pays

Sede dell’amministrazione comunale delle municipalità francesi

Context- based

SERVIZI COMU-NALI:Servizi prefetturaFormalità am-ministrative Uffi cio turisticoAlbergo diffusoSERVIZI PER L’OCCUPAZIONE:Stesura CV, informazioni su contratti, servizi di formazione.

Formazione (codifi cata e non)Gestione pratiche burocraticheOttenimento informazioni turisticheOttenimento informazioni per occupazione

Per i risultati che utilizzano soluzioni più specializzate: il centro e utente Per gli altri l’utente

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

tabella 4.2: casi studio

Kempodium

Centro di comunità

Context- based

Scuola di falegnameriaScuola di cucinaCorsi di arteCorsi fi tnessCorsi per bambini Spazio per festeDiscotecaIncontri dibattitiSpazi prenotabiliOffi cina bicicletteLaboratorio LegnoLaboratorio metalliLaboratorio ceramicaBistrò- caffeNegozio seconda manoNegozio prodotti biologici locali

Formazione (codifi cata e non)Intrattenimento SocializzazioneAccesso a utensili e strumentiAcquisto beniAcquisto alimenti

Per i risultati che utilizzano soluzioni più specializzate: il centro e utente Per gli altri l’utente

Teleclub

Rispondono ai bisogni sociali della popolazione in particolar modo nelle zone isolate con pochi servizi

Context- based

BarSpazio festeRistoranteInformazioni turisticheAttività ricreativeCentro giovanile

Intrattenimento SocializzazioneAccesso a informazioniFormazione (non codifi cata)

Centro e utente

Greenstar

Centro alimentato da energia solare che permette la vendita di prodotti locali on line e implementa un ambulatorio e uno spazio educativo.

Context- based

Spazio informaticoE-shopAmbulatorio medicoCorsi per adulti e bambini

Formazione (codifi cata e non)Accesso a cure medicheAccesso a informazione

Per i risultati che utilizzano soluzioni più specializzate: il centroPer gli altri utente

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

4.2.2 Un centro multiservizi per l’autosostenibilità territoriale

4.2.2.1 Defi nizioneCome già sottolineato il centro multiservizi risponda in maniera ottimale al concetto di benessere illustrato da Amartya Sen, vale perciò la pena di indagare un po’ più a fondo la compatibilità di questo modello come strumento per l’autosostenibilità.Secondo lo scenario defi nito da Manzini e Jegou un centro multiservizi in un’ottica di resilienza deve rappresentare una: “…piattaforma abilitante che opera nella sfera della quotidianità offrendo soluzioni, aprendo opportunità, facilitando la cooperazione tra gli attori del sistema di produzione e consumo, facendo tutto ciò ad un alto livello di eco-effi cienza sistemica..” 27. Esso deve soddisfare due caratteristiche:- luogo potenziato, come luogo in cui il sistema tecnico conferisce inedite proprietà, ampliando le possibilità di azione locale e quelle di accesso ad altri servizi (o realtà);- aumento delle proprietà del luogo;- creazione di rete con altri luoghi;- connettore locale, organizzazione di sistemi che impiega le potenzialità della connettività per valorizzare a scala globale risorse locali e per rendere accessibili a scala locale conoscenze e sistemi di servizio cosmopoliti;- rigenerazione contesto locale;- valorizzazione risorse locali;- implementazione locale di servizi di qualità;- stimolo di nuove forme di produzione facendo partecipare utenti a produzione, distribuzione uso e consumo28.Diventa quindi interessante rileggere la prima defi nizione con una chiave di lettura basata sul disegno territoriale per l’autosostenibilità: in particolare il centro multiservizi dovrà essere una piattaforma abilitante per il territorio, e quindi context based, che dovrà rispondere ai bisogni locali (di tipo ambientale, economico, sociale) per fornire soluzioni e possibilità di accrescere le risorse personali fi nalizzate all’accrescimento delle capacità.In particolare le soluzioni e l’arricchimento delle risorse personali dovranno caratterizzarsi per:- un minore utilizzo di beni materiali a favore di

beni relazionali e servizi (riconcettualizzare, ridurre);- essere basate, ove possibile e opportuno, sulle risorse locali (rivalutare, ristrutturare, rilocalizzare).I funzionamenti che così si potranno raggiungere:- favoriranno la rete economica fi nanziaria locale (rilocalizzare ristrutturare);- coinvolgeranno, attivando comunità (rivalutare, ristrutturare);- creeranno consapevolezza (riconcettualizzare);- stimoleranno autogestione, auto imprenditorialità (riconcettualizzare).

Il modello del centro multi servizi appare, dunque, un interessante strumento per raggiungere l’autosostenibilità, infatti, il suo utilizzo secondo le linee guida indicate permette di soddisfare:AUTOSOSTENIBILITA’ AMBIENTALE:Utilizzo valorizzazione patrimonio locale;Riduzione ed ottimizzazione trasporti dei trasporti (fi liere locali);AUTOSOSTENIBILITA’ ECONOMICA:Supporto, creazione di reti di attività locali;Implementazione di nuovi sistemi per la soddisfazione dei bisogni ;(servizi, PSS, condivisione…);AUTOSOSTENIBILITA’ FINANZIARIA:Creazione di nuove modalità di scambio;Mantenimento dei fl ussi di denaro sul territorio;AUTOSOSTENIBILITA’ SOCIALE:Fornisce risposte ai bisogni della comunità;Punto di incontro e riferimento sul territorio;Catalizzatore di iniziative;Valorizzazione risorse umane culturali locali;Sviluppo del senso di appartenenza;AUTOSOSTENIBILITA’ POLITICA:Attivazione delle comunità locali;Sviluppo reti.Dimostrata la validità dello strumento può essere interessante individuare alcuni casi studio.

4.2.2.2 Casi studioRispetto ai casi studio analizzati e possibile ripetere l’analisi basandola questa volta sulla loro capacità di soddisfare criteri di auto

27 Francois Jegou Ezio Manzini,Quotidiano Sostenibile, Edizioni ambiente, 200328 cfr ibidem

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

tabella 4.3: casi studio e autosostenibilità

sostenibilità.

Auto sostenibilità Ambientale

Auto sostenibilità Economica

Auto sostenibilità Finanziaria

Auto sostenibilità Sociale

Autosostenibilità Politica

Starbucks

Illyspace @ Moroso

ECCUK

JCC

CMD “Totaro”

Centro multi servizi anziani

Centro multi servizi febo

Southville center

CSM, agenzia pubblicitaria

Centro multi servizi

Polo Poschiavo

Maison du Pays de Trie

Kempodium

Teleclub

Greenstar

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

I casi con maggiore compatibilità con il concetto di autosostenibilità sono risultati:- il centro di comunità Kempodium;- i Teleclub;- il centro Greenstar;in quanto da un lato stimolano la coesione sociale della comunità favorendone l’autoriconoscimento, dall’altro forniscono soluzioni (servizi e formazione) che valorizzano le risorse locali pungolando il tessuto economico territoriale.

4.3 Un caso studio locale, la latterie in Friuli

4.3.1 Inquadramento generaleCominciando ad esplorare il territorio del progetto, particolarmente signifi cativo appare l’esempio di un’iniziativa che qui, come in tutto il territorio alpino, ha garantito dalla fi ne dell’800, un decisivo miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti sia dal punto di vista alimentare sia dal punto di vista economico-fi nanziario gettando le basi per un sistema locale auto sostenibile che ha garantito, per lo meno fi no al secondo dopoguerra, la crescita e sviluppo di un’economia territoriale. Si tratta della latteria , che “…serve a fare bene insieme, ciò che vien fatto male, separatamente uno per uno…” 29.Dal punto di vista storico le prime latterie appaiono in Friuli nel 1700 in particolare nellapiana di Osoppo, che si trova al confi ne meridionale del territorio considerato, e vengono defi nite turnarie ambulanti:”… sorgono le cosiddette “compagnie del latte” per iniziativa del capitano della milizia dei conti Savorgnan. E’ l’inizio dell’esperienza delle latterie familiari, il cui funzionamento prevede che gli allevatori di una borgata conferiscano il latte prodotto dalle proprie stalle nella casa di un socio a turno che si impegna a caseifi carlo e si tiene il prodotto. Questi è poi tenuto a cedere il proprio latte agli altri soci fi no a quando non restituisce tutta la quantità prestatagli…” 30.Questo modello si svilupperà progressivamente fi no alle latterie turnarie: locali dedicati in cui, a turno, i soci possono lavorare il proprio latte e quello degli altri conferitori secondo la logica già sperimentata con le “compagnie del latte”. Ma la vera svolta avviene nel 1880 quando per opera

del Maestro Caneva nel piccolo borgo di Collina, situato nelle Alpi Carniche sul confi ne con la regione Veneto, viene fondata la prima latteria sociale a struttura cooperativa, importando il modello dalle vicine montagne bellunesi. Il successo di questa iniziativa è testimoniato dalla rapidità della sua diffusione: nel 1885 se ne contano già 37, diventano 84 nel 1895, di cui 24 nell’area montana, e sono 130 nel 1902 a cui si sommano 45 piccole latterie 31. Il fenomeno si allarga a macchia d’olio tant’è che nel 1900 viene stabilita una cattedra ambulante di agricoltura che viaggia sul territorio con lo scopo di istruire e facilitare la creazione di nuove latterie 32. Si giugono così a defi nire tre tipologie di latterie:“…1) A sistema turnario privato o familiare, di tipo ambulante, conosciuta ad Osoppo già dalla fi ne del ‘700. Si basa su un accordo privato tra alcune famiglie del paese che lavorano il latte a turno con attrezzi propri. La lavorazione è affi data completamente alle donne, così come il governo della stalla e del bestiame;2) A sistema turnario sociale, organizzata in modo che il socio consegni giorno per giorno il latte al casello sociale, dove viene lavorato dal casaro a favore di quella famiglia che per turno ha il maggior credito per la quantità di latte portato. Al socio vengono distribuiti i prodotti ottenuti;3)Sociale cooperativa, gestita direttamente dai soci, giuridicamente prevede la “produzione deilatticini in comune tra i soci allo scopo di distribuirne tra loro la maggior parte del prodotto evenderne per conto sociale un’altra parte…” 33.Di particolare interesse sono il secondo, ma soprattutto, il terzo modello capace di incidere in maniera signifi cativa sulla redditività: nel 1885 le latterie sociali friulane hanno un produttività del 13% cioè con un quintale di latte si producevano circa 13 chili di formaggio. Si tratta di un dato sbalorditivo se si tiene conto che quasi la metà delle latterie insisteva su territorio montano e se lo si confronta con la produttività lombarda che si assestava sotto il 12%. Inoltre il latte viene pagato al conferitore 13 lire al quintale contro le 9 lire offerte dal mercato34.Le latterie sociali per un’area alpina alla fi ne dell’800 rappresentano un’opportunità concreta di raggiungere l’autosuffi cenza alimentare: bisogna ricordare che l’agricoltura, specialmente

29 Enore Tosi, Sull’utilità delle latterie sociali in Friuli, Associazione Agraria Friulana, 190330 http://www.ersa.fvg.it/tematiche/settore-lattiero-caseario/elenco-delle-latterie-del-fvg31 Enore Tosi,190332 Centro di ricerca e documentazione storico-economica regionale, Elementi per la storia della cooperazione in Friuli Venezia Giulia, Uf-fi cio stampa e pubbliche relazione della regione autonoma Friuli Venenzia Giulia, 198133 http://www.parcodolomitifriulane.it/adv.php?fp=SLIV3016&fn=0000000108.34 Centro di ricerca e documentazione storico-economica regionale, 1981

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nella montagna friulana, era prevalentemente un’attività di sussistenza, gravata sia dalle diffi coltà climatiche sia dalla frammentazione e dispersione della proprietà fondiaria che rendeva impossibile un utilizzo effi ciente della terra. Un miglioramento nel settore caseario ha implicato una ricaduta importante sull’intera comunità che non solo poteva fi nalmente innalzare la propria qualità di alimentazione (di solito infatti le famiglie avendo pochi capi dovevano conservare il latte più giorni per poterlo lavorare con le conseguenze sul prodotto fi nale che si possono immaginare) ma trasformare il lavoro quotidiano di anziani donne e bambini, gli uomini adulti si occupavano di attività artigianali o emigravano in cerca di fortuna, in una fonte di reddito sicuro.A questo punto si rende necessaria una breve digressione per comprendere al meglio la natura del fenomeno: le latterie in Friuli erano principalmente “…fi nalizzate a migliorare le condizioni materiali culturali e morali della popolazione agricola mediante alimenti più sani e numerosi e un reddito più elevato da un lato e un insegnamento all’azione collettiva sociale e cosciente dall’altro…” 35. Il modello cooperativo friulano, quindi, nasce come un movimento spontaneo apolitico ed economico: fi nalizzato alla collaborazione perla razionalizzazione dell’organizzazione produttivistica. Si trattava di un modello di associazionismo secondo cui ci si univa per elevare i redditi, aumentare la capacità produttiva ed estendere la potenzialità della stessa unione del lavoro. Il particolare successo dell’associazionismo in agricoltura è legato al fatto che permetteva di superare le diffi coltà legate alla frammentazione fondiaria e alla scarsità dei capitali. Nello specifi co le latterie sociali permettevano di rimuovere gli intermediari tra produttori ed agricoltori, di arginare il fenomeno usura, di diffondere idee e buone pratiche, infatti: “…Dopo i primi soddisfacenti anni di vita,questi nuovi organismi cooperativi sviluppano la loro attività al di là della sola lavorazione del latte e dello smercio dei prodotti ricavati. Le latterie diventano anche il punto di vendita per altri prodotti agricoli dei socio come le patate, i fagioli, i bozzoli ecc. Il prezzo di vendita è quello del libero mercato ed il

fi ne è quello di ottenere un maggior utile, che poi viene ripartito fra i soci in proporzione ai generi alimentari conferiti…” 36. E particolarmente in montagna: “…la latteria sociale diventa il punto d’incontro della popolazione ed all’interno della stessa vengono presi in esame ed affrontati, assieme a quelli agricoli, altri problemi economici e sociali […] quali l’approvvigionamento delle merci di prima necessità, la mancanza di lavoro, le forti speculazioni degli usurai nel campo del credito…”37. E non solo si discute: “… ancora prima che si possa parlare di cooperative di consumo, questa società tra agricoltori [latteria] acquista cumulativamente i generi alimentari occorrenti ai soci per distribuirli agli stessi, ripartendo poi le spese d’acquisto in proporzione al consumo. Assume lavori boschivi ed edilizi per conto terzi distribuendo il ricavo netto in proporzione al lavoro prestato da ogni singolo socio. Concede prestiti, anche se modesti, ai soci in caso di motivati e ragionevoli bisogni contraendo prestiti solidamente garantiti e ricavando in deposito fruttifero i risparmi dei soci…” 38.La forma cooperativa in agricoltura si diffonde anche ad altri settori come la gestione delle malghe di cui si ha un esempio anche a Pontebba, dove, nel 1894, per migliorare la produttività e la gestione degli alpeggi viene creata una cooperativa sul modello delle latterie sociali.La diffusione delle latterie nel territorio montano prosegue a ritmo serrato: in un’indagine del 1904 svolta in Carnia (la parte montuosa situata nell’area nord-occidentale della regione) rileva che a fronte di 57 000 abitanti (di cui 10 000 migrano regolarmente per 7-9 mesi all’anno alla ricerca di lavoro in Germania, Austria-Ungheria, Romania e Serbia) sono presenti un totale di 35 500 capi, 21 000 bovini, 3500 ovini e 11 000 caprini, Sono attive 173 malghe che ospitano gli animali da maggio ad ottobre, durante l’inverno il latte viene conferito nelle latterie presenti sul territorio di cui, le 40 visitate, contano un totale di 2632 soci con 5171 vacche da latte (su un totale di 15 000) e lavorano 41 390 ettolitri di latte l’anno che, pagati 15 lire all’ettolitro, creano un giro d’affari di 620 850 lire a cui, sommando i profi tti dell’ alpeggio, si raggiungono tranquillamente il milione di lire dell’epoca39.Si tratta di dati notevoli che continuano a crescere

35 ibidem36 ibidem37 ibidem38 ibidem39 Enore Tosi, Indagine sulle latterie in Carnia 1904, Associazione Agraria Friulana, 1905

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Centromultiservizi, un PSS per l’autosostenibilità

tabella 4.5: produzione latterie

tabella 4.4: produzione latterie

a livello regionale fi no a raggiungere l’apice negli anni ’60: nel 1927 le latterie sono 485, nel 1940 627, nel 1945 481, nel 1960 652. In particolare dal

dopoguerra fi no agli anni ’60 si assiste ad una crescita esponenziale delle latterie.

Anno Latterie SociLatte conferito (q.li)

Latte lavorato (q.li)

Formaggio prodotto (q.li)

Burro prodotto (q.li)

1947 564 61 500 n. d. 1 200 000 110 400 16 000

1950 615 65 300 1 900 000 1 600 000 144 000 19 000

1953 625 66 542 2 104 600 1 800 000 161 000 21 000

1956 634 67 200 2 124 000 1 724 000 155 000 21 000

1960 652 63 285 2 380 943 2 093 512 178 000 20 809

“…Con il 1960, a seguito dell’intensifi carsi del processo di adattamento delle strutture dell’agricoltura regionale alla dinamica dello sviluppo del sistema economico del paese, ha inizio la ristrutturazione del settore lattiero-caseario che […] comporta un ampliamento delle dimensioni economiche dei caseifi ci. Ne consegue che non poche delle latterie sociali di un tempo pienamente effi cienti non potendo

ampliare la propria dimensione operativa […] sono costrette a cessare l’attività, essendo ormai la loro struttura operativa superata dal rapido progresso tecnologico che ha interessato il settore…”40.La rete di piccoli e medi caseifi ci presenti sul territorio viene quasi completamente smantellata.

Dimensioni (q.li giornalieri di latte lavorati)

Numero di caseifi ci

1957 1980

Gestione tur-naria

Gestione cooperativa

Totale

Fino a 5 158 22 0 22

Da 5 a 10 229 60 6 66

Da 11 a 15 139 70 10 80

Da 16 a 20 76 40 12 52

Da 21 a 25 25 0 0 0

Da 26 a 30 2 15 17 32

Da 31 a 50 11 3 8 11

Da 50 a 100 0 4 3 7

Oltre 100 0 0 4 4

Totale 640 214 60 274

40 Censimento indagine sui caseifi ci dell’associazione cooperative friulane, 1972

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Il progressivo abbandono delle campagne, e della montagna, avvenuto dopo gli anni del boom e la frattura del terremoto del 1976, mettono defi nitivamente in crisi questo modello assieme alla cultura contadina propria dell’intera regione basata, in particolar modo in montagna, su aziende di piccole e piccolissime dimensioni che la logica di accentramento delle latterie rendono improduttive e svantaggiose.“…Attualmente in Friuli Venezia Giulia esistono due consorzi per la valorizzazione e la commercializzazione del formaggio Montasio (Consorzio Produttori Formaggio Montasio S.C.A. e Consorzio per la Tutela del Formaggio Montasio), mentre il numero complessivo di caseifi ci cooperativi operanti sul nostro territorio ammonta attualmente a circa 45…”41.

4.3.2 La latteria centro multiservizi per la decrescitaCome già accennato le latterie non avevano uno scopo puramente economico infatti implicavano dei vantaggi relativi a:

41 http://www.ersa.fvg.it/tematiche/settore-lattiero-caseario/elenco-delle-latterie-del-fvg42 Enore Tosi,190343 ibidem

- economia domestica ed igiene;- educazione ed istruzione;- allevamento del bestiame e progresso agricolo;- diffusione dello spirito cooperativo42.In particolare attorno al processo di consegna del latte e produzione del formaggio si crea la possibilità di accedere ad informazioni e conoscenza: “…colla latteria sociale, i contadini si abituano a vedersi più spesso, mattina e sera, nell’ora della consegna del latte, si famigliarizzano, si comunicano a vicenda le proprie idee, quelli più intelligenti persuadono gli altri eccetera; e così dai rapporti continui ne nasce quella confi denza ed intimità come fra i membri di una stessa famiglia, e che forma come il cemento delle società…”43. La latteria diventa quindi un erogatore informale di notizie e conoscenza e in molti casi anche di formazione: molte strutture ben presto istituiscono scuole per casari (come accade a Fusea) e alcune cominciano a fornire servizi accessori all’attività agricola creando circoli agrari (il primo ad Enemonzo) o erogando prestiti ai soci. Con il passare del tempo la latteria

fi g 4.2: pesatura del latte

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diventa una vera e propria istituzione locale che risponde ai bisogni dell’intera comunità, ad esempio, istituendo scuole, come a Godo di Gemona e nella latteria di Campivolo e Salaars a Ravascletto: venivano messi a disposizione non solo i locali ma anche le risorse fi nanziarie per pagare gli stipendi degli insegnanti.In questo senso la latteria può essere intesa come un centro multiservizi anche se è facile intuire come il suo ruolo vada ben oltre: a ben guardare si tratta infatti di una vera e propria piattaforma abilitante per l’autosostenibilità territoriale:1) Crea una rete di produzione e consumo alimentare locale: - a basso impatto ambientale; - favorendo una dimensione economica compatibile col territorio; - promuovendo autosuffi cienza alimentare.2) Stimola l’economia locale: - offrendo servizio di credito; - trovando opportunità di lavoro aggiuntive per i suoi soci; - abitante e attore economico coincidono.3) Rafforza la comunità e la rende consapevole: - favorendo la creazione di legami sociali; - facilitando lo scambio di informazioni.

- introducendo strumenti per autonomia politica-decisionale; - concentrandosi sul benessere della comunità e non del singolo.4) Risponde in maniera fl essibile ai bisogni del territorio: - introducendo elementi di autorganizzazione e autogestione della comunità; - costruisce risposte valide per fornire servizi primari alla comunità. 5) Promuove una gestione consapevole del territorio: - considerando il territorio come risorsa principale del sistema economico; - salvaguardando i pascoli. Si può dunque parlare di autosostenibilità territoriale che viene garantita dal fatto che, la latteria, sociale o turnaria che sia, nasce come una risposta sviluppata dagli abitanti ad un problema locale.

AUTOSOSTENIBILITA’ AMBIENTALE: 1,2,3,4AUTOSOSTENIBILITA’ ECONOMICA: 1,3,4AUTOSOSTENIBILITA’ FINANZIARIA: 1,2,3AUTOSOSTENIBILITA’ SOCIALE: 1,2,3AUTOSOSTENIBILITA’ POLITICA: 1,2

fi g 4.4: pressatura formaggiofi g 4.3: fi ne estrazione cagliata

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fi g 5.1: anziana con gerla

Il territorio5

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Il territorio

5.1 Inquadramento generale

Defi nito il quadro teorico di riferimento, chiarita la modalità d’azione e gli strumenti coerenti ci si è dovuti confrontare con la scelta di un contesto su cui sperimentare quanto fi nora affermato. In realtà il processo non ha avuto questa linearità: a ben guardare l’intero progetto si è mosso a partire dalla volontà di individuare delle strategie per il territorio alpino che, in particolar modo , in Friuli Venezia Giulia appare molto sofferente. La sfi da è stata quella di voler individuare un modello che fosse in grado di ribaltare la prospettiva sulla montagna e trovare così nuovi spunti ed energie per uscire dal declino.La montagna italiana è agonizzate perché, se si escludono Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, è stata messa in competizione con la pianura ed ha perso: le uniche regioni che sono riuscite a mantenere la propria popolazione sono quelle che hanno saputo investire in una politica economica e sociale che non importa modelli urbani ma li costruisce su misura delle necessità e caratteristiche del territorio. In realtà gli strumenti per favorire l’auto-determinazione delle aree montane ci sarebbero tutti: dalla “Carta di Chivasso” del 1943 in cui i protagonisti della Resistenza ribadivano la necessità di autonomia per le terre alte, alla legge sui bacini imbriferi (1953), che consente la creazione di consorzi dei comuni montani fi nalizzati a mantenere collettivi i bacini di raccolta delle acque piovane contro i tentativi di esproprio da parte di società private. Dalla costituzione delle comunità montane (1971), all’assetto pluriclasse (1994) consentito alle scuole di montagna. Si tratta di leggi importanti che tuttavia non sono state applicate al meglio: “…la legge sui bacini imbriferi sarebbe perfetta per sottrarre alla speculazione il comparto energetico- impianti eolici, fotovoltaico, o a biomasse- ma non se ne fa nulla, così i Comuni in bolletta si trovano costretti a cedere boschi o montagne per cifre ridicole. Mezza Italia all’incanto…” 1.A ciò va aggiungersi lo spreco di denaro pubblico perso nell’istituzione di comunità montane in riva al mare o che comprendono comuni non montani e nel mantenimento di miriadi di enti locali. Si tratta di fenomeni che superano il concetto di

perdita e sfociano nel ladrocinio: si tratta infatti di risorse destinate al territorio che sul territorio o non sono mai arrivate o sono arrivate in misura tale da non garantire una continuità d’azione volta al supporto di un’area già gravata da pesanti diffi coltà intrinseche. La situazione si fa ancora più drammatica alla luce dei tagli al fondo ordinario delle comunità montane che è passato dai 340,6 miliardi di lire del 2001 ai 90 miliardi di lire di quest’anno ai 10 miliardi di lire del 20112. Si tratta di dati che non lasciano molta speranza perché, come già ricordato, nonostante le comunità montane siano spesso additate come enti inutili non bisogna dimenticare che sono il primo erogatore di contributi agli abitanti e alle aziende montane.Il futuro della montagna non è una questione marginale visto che in Italia comprende il 54% del territorio il 18% della popolazione e produce il 17% del PIL. La decisione di lavorare su un territorio montano trova anche un’altra motivazione: analizzandone l’evoluzione socioeconomica appare evidente come la sopravvivenza del territorio, al di là delle diffi coltà intrinseche che la vita in montagna implica, è sempre stata legata alla capacità degli abitanti di creare relazioni virtuose con le risorse disponibili: ovvero stabilire rapporti simbiotici tra comunità, ambiente ed economia fi nalizzati alla resilienza. Nel momento in cui questi sistemi vengono messi in crisi, con il boom economico del dopoguerra e, nel caso trattato, con il terremoto del 1976, si assiste ad un generale disgregazione del tessuto economico e sociale e all’inizio di una crisi irreversibile per quasi tutto il territorio montano. Questo è dovuto al fatto che secondo una logica economica neoclassica la montagna non ha valore: diffi coltà nei trasporti e negli spostamenti, e quindi costi maggiorati, numero ridotto di abitanti, e quindi un mercato limitato, mancanza di spazi, e quindi diffi coltà a installare impianti per produzione in scala… L’unica industria ad alta intensità che sembra poter attecchire è quella del turismo: ma solo in alcune aree di particolare pregio e/o facilmente accessibili e in cui vi sia l’innevamento e lo spazio necessario per costruire piste ed alberghi. Si tratta di una scelta che, dove è stata realizzata, ha inciso in maniera devastante

1 Paolo Rumiz, Umiliata e spopolata la montagna ora si ribella “Sfruttati dalle grandi città”, Repubblica, 23/10/20082 Dati Uncem, Ministero dell’Interno e Ministero dell’Economia

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Il territorio

sull’ambiente e sulle comunità, come vedremo più avanti, e attualmente, anche alla luce della crisi economica, non è più in grado di garantire le entrate necessarie a coprire gli investimenti fatti, come dimostra il caso della Valle d’Aosta: “…La neve porta incassi da favola alla regione più ricca. Ma il suo modello di sviluppo è in crisi: con le speculazioni sono sorti solo grandi hotel e skilift. Che non rendono più come prima…” 3.La montagna sembrerebbe dunque senza speranza, tuttavia se si cambia prospettiva e si entra in un’ottica bioeconomica molte cose cambiano: l’intero patrimonio culturale plasmato da secoli di convivenza ed equilibrio tra uomo e ambiente, e ormai ridotto quasi al lumicino, diventa una formidabile fonte di ispirazione da cui trarre esperienze e strumenti che opportunamente integrati con le tecnologie attuali e contestualizzati in una società della conoscenza diventano una risorsa unica per la transizione verso l’ autosostenibilità. Basti pensare a cosa può rappresentare il bosco alpino non solo come polmone verde e riserva naturale ma anche in un’ottica energetica grazie agli impianti a biomasse.Se è vero che, come dice la saggezza popolare, tutto è già stato inventato, e pensato, per quanto riguarda bioeconomia decrescita e autosostenibilità territoriale la montagna ha secoli d’esperienza sul campo, un bagaglio prezioso che negli ultimi quarant’anni si è cercato di dimenticare.La scelta di un contesto alpino per un progetto di auto sostenibilità locale parte innanzitutto dalla volontà di non dimenticare e, se possibile, di provare a capire come il ricordo, opportunamente rielaborato, possa diventare una risorsa per futuro delle alpi.

5.1.1 Le AlpiIl territorio alpino nel suo complesso si trova oggi ad affrontare una sfi da importante che riguarda la sua sopravvivenza economica sociale ed ambientale. I dati statistici parlano chiaro: dal 1981 al 2000 più di un terzo dei comuni alpini ha visto diminuire la propria popolazione4 che ha abbandonato i comuni nelle valli laterali per spostarsi nei centri maggiori o al di fuori del territorio alpino

stesso. Com’è facile immaginare i protagonisti del movimento migratorio sono soggetti giovani e formati5. Le conseguenze sono disastrose per il tessuto socioeconomico: il processo generale di invecchiamento strutturale, che l’intera società europea sta vivendo, viene accelerato trasformando gran parte delle Alpi in un territorio abitato da popolazione anziana in cui i servizi vengono progressivamente a mancare a causa dell’affi evolirsi del gettito fi scale (si è calcolato che nel cantone dei Grigioni la “fuga di cervelli” comporta una perdita annua di 13 milioni di Franchi6). Le aree periferiche si trovano così al centro di un circolo vizioso in cui spopolamento e mancanza dei servizi fi niscono per alimentarsi a vicenda. La progressiva emorragia antropica che caratterizza queste aree rappresenta una vera e propria catastrofe: scompaiono sistemi culturali irrepetibili, viene a mancare la manutenzione dell’ambiente con i conseguenti disastri annunciati le cui conseguenze si ripercutono anche a valle.I problemi non mancano neppure nelle ricche aree turistiche intensive: anche qui si assiste a fenomeni di spopolamento e al progressivo indebolimento del tessuto sociale culturale e locale. “…L’economia predomina sugli aspetti sociali, culturali ed ambientali…” 7 con conseguenze spesso devastanti sull’ambiente, costruzione di infrastrutture e seconde case, e sulla comunità che, diventando fortemente dipendente dalla presenza di soggetti esterni, fi nisce per fi nalizzare la sua esistenza all’accoglienza ed attrazione dei turisti. Inoltre la forte attività immobiliare legata al mercato delle seconde comporta da un lato un generale aumento dei prezzi delle abitazioni, che diventano troppo costose per i giovani locali, e dall’ altro un generale aumento dei costi per la collettività legati alla necessità di fornire i servizi essenziali alle nuove costruzioni che spesso e volentieri rimangono vuote per la maggior parte dell’anno. A medio termine si dovranno fare i conti anche con il riscaldamento climatico che sta incidendo sull’intero arco alpino con il progressivo scioglimento dei ghiacciai e la diminuzione delle precipitazioni nevose8.Un quadro che si delinea ulteriormente tenendo

3 Giampaolo Visetti, Valle d’Aosta L’inverno record non salva la montagna del cemento, Repubblica 5/02/20094 Cipra, Noi alpi! Uomini e donne costruiscono il futuro, terzo rapporto sullo stato delle alpi, CDA&Vivalda, 20075 ibidem6 ibidem7 ibidem8 ibidem

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Il territorio

conto delle diffi coltà logistiche di cui l’intero arco alpino generalmente soffre9: gli abitanti sono lontani fra di loro, lontani dai servizi essenziali e dal luogo di lavoro, ma anche dall’informazione e dalle reti sociali ed economiche. I trasporti, inoltre, diventano un fattore che incide in maniera preponderante sui costi di qualsiasi attività diventando un fattore fortemente limitante per ogni realtà economica.L’isolamento associato ad un quadro demografi co in calo alimenta il pessimismo e lo scoramento nelle comunità che percepiscono il proprio progressivo declino e si sente incapace di contrastarlo. Si tratta di un quadro estremamente negativo, tuttavia al suo interno non mancano le eccezioni: si tratta di territori che hanno saputo valorizzare le risorse locali, inventare una propria specializzazione economica, investire in un modello in cui uomo, ambiente ed economia instaurano una relazione a retroazione positiva, secondo il modello bioeconomico10.

5.1.1.1 Memorandum per il futuro nelle AlpiL’autosostenbilità territoriale come elemento chiave per il rilancio economico e sociale dei territori alpini viene sostenuto anche dalla CIPRA (Convenzione per le Alpi) che, a partire dallo studio di alcuni casi specifi ci, ha stilato un memorandum per il futuro del territorio alpino.“Memorandum di Schaan per Futuro nelle AlpiSchaan, 9 dicembre 2006

Il futuro appartiene a coloro che partecipano attivamente a determinarlo. Nelle Alpi innumerevoli iniziative, con migliaia di operatrici e operatori, lavorano quotidianamente alla costruzione del futuro. Molti di loro non sanno tuttavia che da qualche parte altre persone stanno lavorando esattamente agli stessi problemi. Qui si innesta il progetto “Futuro nelle Alpi” della Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi CIPRA. Si tratta di raccogliere il sapere pratico basato sulle esperienze, prepararlo e metterlo poi a disposizione di chi ne ha bisogno. Il progetto consiste in una fase, denominata alpKnowhow, dedicata alla raccolta dei saperi e di buoni progetti, una fase dedicata alla preparazione e alla distribuzione di questo sapere,

alpService, e infi ne una parte rivolta all’attuazione, alpPerformance.Nel quadro di alpKnowhow sei gruppi internazionali composti da più di 40 scienziate e scienziati, pianifi catrici e pianifi catori, operatrici e operatori per un anno hanno raccolto conoscenze relative a sei temi di primaria importanza nelle regioni alpine: 1) Creazione di valore aggiunto regionale, 2) Capacità d’azione sociale, 3) Aree protette, 4) Mobilità, 5) Nuove forme di processi decisionali, 6) Politiche e strumenti.I risultati di questa ricerca sono disponibili in 6 rapporti tematici e in un rapporto di sintesi, oltre che in una banca dati on-line (www.cipra.org/futuro). Questa banca dati raccoglie 240 abstract di importanti pubblicazioni teoriche e più di 160 esempi di buone pratiche. Ciò costituisce il patrimonio di sapere relativo ai sei temi del progetto.La CIPRA non è tuttavia un centro di ricerca e neppure un istituto di formazione, ma un’organizzazione non governativa. Essa si pone pertanto la domanda di quale sia la valenza politica di “alpKnow-how” e di quali richieste si possano formulare partendo da questi risultati. Per rispondere a questa domanda, l’8 e il 9 dicembre 2006 rappresentati della CIPRA da sette Stati si sono riuniti a Schaan/Liechtenstein. Le richieste e le conclusioni politiche di tutti i temi sono formulate nel presente “Memorandum di Schaan per Futuro nelle Alpi”.Ad integrazione delle domande e delle risposte, talvolta settoriali, la CIPRA si è occupata dei temi trasversali “Città alpina – territorio alpino” e “Cambiamento climatico nel territorio alpino”, dedicando un grande convegno a ciascuno di essi. Su entrambi i temi è stata approvata una risoluzione. Alla conclusione del presente documento sono riportate le richieste delle due risoluzioni. Altri temi, che per anni sono stati al centro dell’attività politica della CIPRA e sui quali è disponibile molto materiale, nella ricerca e nella pratica (ad esempio il traffi co di transito), non sono stati ulteriormente trattati nell’ambito di questo progetto e non sono pertanto compresi nel presente Memorandum.

9 ibidem10 cfr capitolo 1

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Il territorio

In qualità di organizzazione federale, che rappresenta più di 100 organizzazioni e istituzioni di tutto lo spazio alpino, la CIPRA si impegnerà a sostenere l’attuazione di questo Memorandum in stretta collaborazione e d’intesa con le associazioni aderenti.

Tema 1: Creazione di valore aggiunto regionale- L’economia nelle Alpi si vede confrontata in misura crescente con il mercato globale, nel quale essa può trovare spazio solo con prodotti e servizi di alta qualità.La CIPRA chiede il mantenimento e il miglioramento della natura, del paesaggio e delle culture tradizionali quale importante base di un’economia sostenibile nelle Alpi.- Effi cienti reti regionali di creazione di valore costituiscono la base fondamentale per lo sviluppo regionale sostenibile nelle Alpi. Non mancano buone idee, ma è defi citaria la loro applicazione.La CIPRA promuove e diffonde buoni esempi e contribuisce a mantenere le aree montane quale spazio economico effi ciente e sostenibile.- Una delle principali risorse regionali è l’essere umano. Affi nché le attrici e gli attori regionali possano meglio utilizzare le loro possibilità, la CIPRA sostiene e promuove la formazione e il perfezionamento professionale nel senso dellacapacity building. Il motto è: brain gain invece di brain drain!

Tema 2: Capacità d’azione sociale- Le Alpi sono caratterizzate dal contrasto tra il livello globale e quello locale, così come tra regioni urbane e rurali.La CIPRA chiede la realizzazione di piattaforme e progetti interregionali e intersettoriali e promuove cooperazioni in tal senso che superano anche i confi ni dello spazio alpino.- Molte regioni delle Alpi sono caratterizzate da debolezza strutturale e dall’emigrazione, altre invece da sovrasfruttamento e superamento dei limiti di carico.La CIPRA chiede il rafforzamento dell’attrattività delle regioni di montagna attraverso il mantenimento e il miglioramento della qualità ambientale e culturale, attraverso una maggiore integrazione sociale, una pianifi cazione territoriale adeguata ai tempi, la creazione di posti di lavoro

attraenti e decentralizzati e il mantenimento dei servizi di base.- La politica alpina è caratterizzata dal predominio di uomini.La CIPRA chiede uno sviluppo alpino in cui le donne siano maggiormente rappresentate nelle funzioni decisionali.

Tema 3: Aree protette- Nei decenni scorsi nelle Alpi sono state istituite, e anche in seguito continuano ad essere istituite, numerose aree protette. Esse costituiscono un importante sostegno per lo sviluppo regionale sostenibile e sono aree rifugio della biodiversità.La CIPRA chiede uno sviluppo qualitativo delle aree protette e che si eviti un uso strumentale del termine. Per le aree protette alpine di tutte le categorie devono essere introdotti criteri qualitativi vincolanti a livello alpino.- In merito alla protezione della natura sussistono gravi carenze nella mancanza di un continuum ecologico nell’arco alpino e nel territorio circostante.La CIPRA chiede un più stretto collegamento territoriale tra le aree protette e la creazione di corridoi ecologici tra aree di pregio ecologico. Anche all’esterno delle aree protette e in aree con una forte intensità di utilizzo occorre conservare e promuovere la biodiversità e l’effi cienza ecologica.- In molte località le aree protette sono regioni modello e piattaforme per lo sviluppo regionale sostenibile in cui i comuni svolgono un’importante funzione.La CIPRA sottolinea che il contributo delle aree protette allo sviluppo regionale non dovrebbe essere misurato unicamente sulla creazione di valore aggiunto, quanto piuttosto sul loro valore sociale in generale.

Tema 4: Mobilità- La prosperità sociale ed economica non dipende solo dalla dotazione di infrastrutture di trasporto delle regioni. Nelle Alpi ci sono molti esempi in cui il miglioramento dell’accessibilità ha portato al trasferimento di aziende nei centri principali, e quindi ad un’ulteriore polarizzazione territoriale. Nello stesso tempo sono numerosi gli esempi in cui un’elevata prosperità è associata ad una

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scarsa accessibilità.La CIPRA chiede da un lato che si promuovano modelli di sviluppo economico che non prevedano pesanti opere per la dotazione di infrastrutture di trasporto, e dall’altro che si proceda rapidamente all’analisi dei fattori di successo di tali modelli.-Nelle regioni turistiche il miglioramento dell’accessibilità si accompagna all’ accorciamento della durata media dei soggiorni. Per cui per lo stesso numero di pernottamenti si deve mettere in conto un maggior impatto, ad esempio per il viaggio di andata e ritorno.La CIPRA richiede agli Stati alpini e al settore turistico maggiori interventi che invece di migliorare l’accessibilità promuovano ilprolungamento della durata dei soggiorni degli ospiti nelle destinazioni.-Gli investimenti nelle reti transnazionali rafforzano le disparità e comportano elevati costi ecologici ed economici.La CIPRA chiede il mantenimento e lo sviluppo dei vettori regionali del trasporto pubblico, perché in questo settore con pochi mezzi si possono conseguire effetti notevolmente maggiori rispetto agli investimenti nelle reti transnazionali.

Tema 5: Nuove forme di processi decisionali- La crescente complessità delle questioni politiche ed economiche non si arresta neppure di fronte alle Alpi.La CIPRA chiede che per le decisioni politiche importanti per il futuro nelle Alpi si faccia ricorso ai criteri della good governance: legittimità democratica, effi cacia, trasparenza, sussidiarietà e partecipazione.- Il coinvolgimento delle minoranze nei processi decisionali politici incontra spesso diffi coltà nelle regioni di montagna.La CIPRA si aspetta in particolare dai comuni e dalle regioni che le forze, che siimpegnano per la tutela delle Alpi e per uno sviluppo regionale sostenibile,vengano fatte partecipare in maggior misura ai processi decisionali politici nelle regioni alpine.-Le conoscenze approfondite dei meccanismi e dei metodi del processo decisionale sono molto importanti per il futuro sviluppo della natura, delpaesaggio, della cultura e dell’economia nelle Alpi.

La CIPRA chiede che sia fatto maggior ricorso ad impostazioni cooperative nella pianifi cazione e nella determinazione di linee di sviluppo, nonché la promozione di una formazione adeguata delle attrici e degli attori rilevanti – ad esempio nei comuni, nelle PMI e ONG – nei settori della comunicazione, del superamento dei confl itti e dell’organizzazione delle procedure.

Tema 6: Politiche e strumenti- Il futuro sviluppo nelle Alpi dipende essenzialmente dalla legislazione nelle regioni di montagna e dai programmi di sviluppo e dagli strumenti di incentivazione basati su di essa.La CIPRA chiede che i programmi di sviluppo e gli strumenti di incentivazione si basino in maggior misura sulle conoscenze e sui saperi pratici derivanti dallo sviluppo regionale e dalla ricerca applicata. In base alle indicazioni della Convenzione delle Alpi, l’orientamento alla sostenibilità deve qui occupare una posizione di primo piano, in particolare occorre privilegiare le strategie integrate e intersettoriali. Grazie a ciò è possibile che i modelli di sviluppo regionale sostenibile, che hanno avuto successo, cessino di essere un caso isolato e diventino la regola.- Una politica è buona solo se lo è la sua attuazione. Il coinvolgimento della popolazione regionale è a questo proposito un presupposto essenziale per il superamento del divario tra le raccomandazioni scientifi che, la politica e l’attuazione pratica.La CIPRA chiede un coinvolgimento maggiore e qualitativamente migliore degli enti locali e regionali nell’attuazione delle politiche e delle raccomandazioni della ricerca scientifi ca.- La valutazione e la verifi ca degli strumenti politici e della loro attuazione sono presupposti essenziali per uno sviluppo regionale sostenibile.La CIPRA chiede perciò il riconoscimento di adeguati strumenti di controllo.…” 11.

5.1.1.2 Casi studio

5.1.1.2.1 Centro Caseario Agrituristico del Cansiglio: dalla natura con amore e consapevolezza“...Il Centro Caseario ed Agrituristico dell’Altipiano Tambre-Spert-Cansiglio è una Cooperativa nata per volontà del Corpo Forestale dello Stato nel

11 da: http://www.cipra.org/it/alpmedia/prese-di-posizione/90

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1970 per l’allevamento di razze bovine selezionate. L’attività si è sviluppata negli anni, nel rispetto dell’ambiente e della tradizione e ancora oggi il bestiame è nutrito solo con alimenti naturali, a pascolo d’estate e nelle stalle d’inverno. Il suo compito principale è quello di trasformare il latte di bovine, nate ed allevate quassù secondo i dettami dell’agricoltura biologica, in una gamma di formaggi unici per la loro qualità. La scelta di produrre biologico è emersa dalla necessità di proteggere il territorio e di salvaguardare la varietà e la genuinità dei prodotti. In questa prospettiva, con il desiderio di diffondere la consapevolezza e la cura delle bellezze naturali, il Centro Caseario ha iniziato l’attività agrituristica. La vecchia latteria sociale è stata completamente ristrutturata e oggi è composta di 11 camere doppie e una singola, tutte con bagno, una sala convegni attrezzata per videoproiezioni e una ricca biblioteca con testi riguardanti il comprensorio dell’Alpago-Cansiglio. Oltre al pernottamento l’Agriturismo offre una ricca colazione con i prodotti biologici tipici di produzione locale.Unitamente al soggiorno, il Centro Caseario propone ai suoi ospiti una serie di attività e di sport organizzati con l’ausilio di guide naturalistiche, guide alpine, guide CAI, maestri di mountain-bike e professionisti del settore: escursioni nel bosco, escursionismo invernale, passeggiate con le ciaspe, sci da fondo e da discesa, escursioni in quota, escursionismo d’alta montagna, vie ferrate, arrampicata in falesia e su ghiaccio, sci alpinismo, percorsi in mountain-bike, trekking a cavallo, corsi di golf e di micologia.Il Centro si riserva infi ne la possibilità di organizzare fi ne settimana “a tema” con passeggiate ed attività programmate.Infi ne, per le scuole di ogni ordine e grado, è attiva la Fattoria Didattica con due percorsi didattici. Il primo illustra la lavorazione del latte nelle varie fasi di trasformazione in formaggio. Il secondo riguarda e del legno con la possibilità di vedere i boscaioli locali lavorare il legno con i vecchi metodi tradizionali.” 12.

AUTOSOSTENIBILITA’ AMBIENTALE: 1,2,3,4AUTOSOSTENIBILITA’ ECONOMICA: 1,3AUTOSOSTENIBILITA’ FINANZIARIA: 1AUTOSOSTENIBILITA’ SOCIALE: 2

AUTOSOSTENIBILITA’ POLITICA: 2

5.1.1.2.2 Polo Poschiavo“…Il “Polo Poschiavo” un centro di formazione che ha puntato sulle nuove tecnologie. La gente del posto ha la possibilità di studiare collegata in rete, di esercitarsi nel marketing tramite internet oppure di imparare come commercializzare e vedere on-line i prodotti della valle…” 13. Il progetto, nato da una sperimentazione sulla formazione a distanza promossa dall’università di Lugano, è attualmente fi nanziato dal Cantone dei Grigioni i comuni e l’associazione dei commercianti ed artigiani. Si tratta di un’iniziativa che permette di portare benefi ci a diversi soggetti: “…una parteusa il computer solo per la corrispondenza privata e per navigare. Le piccole aziende lo usano per la contabilità e per sviluppare pagine internet. Insegnanti e mastri artigiani benefi ciano della formazione e del perfezionamento attraverso piattaforme didattiche virtuali. I corsi del Polo sono altrettanto vari come le esigenze della gente nella Val Poschiavo. E internet rende i partecipanti indipendenti dallo spazio; ciò rappresenta un vantaggio imbattibile in una valle alpina in cui la prima località di una certa dimensione è situata a una distanza copribile solo con un lungo e tortuoso viaggio in macchina […]. La tecnologia fa sì che anche gli abitanti della valle, che altrimenti dovrebbero percorrere lunghe distanze- e in inverno le strade sono spesso ancor più diffi coltose- possono partecipare ai corsi di formazione senza costi aggiuntivi[…]. Alcuni allevatori di capire che vivono a grandi distanze sugli alpeggi, ad esempio, si sono messi in rete su una piattaforma premiata. Usano internet per scambiare informazioni e consigli fra di loro e con esperti di Milano.[…]. Anche Gino Bongulielmi, 40 anni, gestisce il marketing via internet. Dopo aver frequentato un corso di quattro mesi presso il Polo Poschiavo, ha allestito la propria homepage dove offre la possibilità di pernottare nelle stanze o nella camerata del suo alpeggio a San Romerio. Circa metà delle prenotazioni arriva tramite posta elettronica. Anche Giovanna Tosio ha scelto lo stesso canale per commercializzare le specialità di Poschiavo a base di grano saraceno, che vende nel suo piccolo negozio di pasta fresca vicino alla piazza. Già ora gestisce al computer la contabilità,

12http://www.cansiglio.com/azienda.asp13 Cipra, 200714 Cipra 2007

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i prezzi, le etichette personalizzate della pasta secca e del pesto…”14

AUTOSOSTENIBILITA’ AMBIENTALE: 1AUTOSOSTENIBILITA’ ECONOMICA: 1,3AUTOSOSTENIBILITA’ FINANZIARIA: AUTOSOSTENIBILITA’ SOCIALE: 2,3AUTOSOSTENIBILITA’ POLITICA: 2

5.1.1.2.3 Consorzio qualità costruzioni in legno del Voralberg“…una fi liera regionale chiusa, di cui benefi ciano tutte le parti in causa: i proprietari dei boschi, i boscaioli, le segherie, i carpentieri, gli architetti; non da ultimo ne deriva un impatto positivo sull’ambiente.[…]una cooperativa regionale che riunisce proprietari di boschi, segherie, carpentieri, subfornitori e architetti. L’obbiettivo era quello di tornare a valorizzare in Voralberg le costruzioni in legno, la cui tradizione secolare era caduta in disuso dopo la Seconda Guerra Mondiale.[…]. Al consorzio qualità aderiscono ormai 46 delle 70 carpenterie della regione; a queste si aggiungono 38 subfornitori, dai proprietari dei boschi, alle segherie, ai commercianti fi no alle aziende di

15 ibidem

trasformazione. E non ultimi ben 14 studi di architettura. I risultati sono quantifi cabili. Nei primi sei anni il fatturato delle carpenterie in legno è raddoppiato nonostante un calo diffuso nel settore dell’edilizia. Da allora, 35 aziende si sono ingrandite.[…] E ne traggono vantaggio non solo le carpenterie: anche i proprietari di boschi e le segherie possono contare su ricavi di 6,6 milioni di euro…”15. Si tratta di una fi liera chiusa in cui nulla va sprecato: il legno migliore viene utilizzato per le costruzioni biologiche, quello con qualche difetto viene lavorato per diventare massello da costruzione (KHV) il rimanente e gli scarti (rami, corteccia, segatura) vengono utilizzati per la produzione di energia elettrica tramite impianti a biomasse. Una realtà destinata a crescere sia grazie al mercato degli edifi ci passivi sia a quello delle case prefabbricate.AUTOSOSTENIBILITA’ AMBIENTALE: 1,2,3,4AUTOSOSTENIBILITA’ ECONOMICA: 1,3,4AUTOSOSTENIBILITA’ FINANZIARIA: 1AUTOSOSTENIBILITA’ SOCIALE: 1,2,3AUTOSOSTENIBILITA’ POLITICA: 1,2

fi g 5.2: costruzione del consorzio

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5.1.2 La Montagna Friulana

Il territorio montano della regione presenta alcune diffi coltà di tipo morfologico legate a:“…I fenomeni sismici - che a varie riprese hanno interessato il Friuli settentrionale – rappresentano, infatti, il primo fattore di penalizzazione.Un secondo elemento che infl uenza negativamente il popolamento della zona montana è rappresentato dal dissesto idrogeologico frutto dell’intensa azione disgregatrice dei fenomeni di deformazione tettonica che hanno fi nito con il limitare l’azione di tenuta delle rocce calcaree. Inoltre, anche i versanti vallivi sono quasi sempre molto scoscesi, caratterizzati da pendenze particolarmente elevate quando non sono interessati dalla formazione di vere e proprie forre rocciose.Un terzo vincolo è rappresentato dagli alti livelli di nebulosità e piovosità che in questa area si collocano ai vertici non solo del sistema alpino ma dell’intero Paese. Nelle Prealpi Giulie, infatti, si raggiungono mediamente oltre 3.000 millimetri annui di precipitazioni, ma non sono infrequenti le annate in cui si superano i 4.000 ed anche i 5.000 millimetri. Tutto il territorio montano regionale si mantiene comunque a livelli superiori ai 1.500 millimetri di precipitazioni annue che si concentrano nel periodo primaverile ed in quello autunnale. Le precipitazioni nevose assumono un certo rilievo nelle zone alpine più interne, ma la loro permanenza è condizionata dalla infl uenza del mare.Un quarto vincolo che pesa fortemente sulle forme di popolamento della zona montana è rappresentato dall’abbassamento di circa 400/500 metri del limite vegetazionale rispetto al restante territorio dell’arco alpino. Rilevante, dunque, é l’abbassamento del limite superiore del bosco, della prateria naturale e della vite: quest’ultima in Friuli Venezia Giulia non riesce a superare altitudini di 400-500 metri mentre in Francia ed in Svizzera raggiunge quote decisamente superiori, così come in Trentino - Alto Adige. La conseguenza più diretta è che la superfi cie agraria utilizzabile diminuisce in maniera consistente soprattutto nella zona montana e la stessa qualità del bosco ne risente negativamente raggiungendo diffi cilmente una

piena funzione produttiva e assumendone, in molti casi, una prevalentemente protettiva…” 16.Questi elementi sono alla base di un quadro tutt’altro che positivo.“…Il degrado demografi co, la modifi cazione della composizione della popolazione per fasce di età, la diminuzione drastica delle componenti attive, sono tutti fenomeni presenti, in misura diversa, in buona parte della montagna europea. Tuttavia la montagna friulana segnala anche in questo caso peculiarità signifi cative: è storicamente mancato lo sviluppo di nuovi punti di eccellenza (per esempio turistici) e le attività tradizionali non sono state sostituite, come altrove, da una reinterpretazione originale delle risorse, basata sulla pluriattività, sull’integrazione delle economie e dei redditi, sulla valorizzazione delle nicchie entro le quali si può immaginare la competitività delle produzioni montane. Anche le iniziative industriali, variamente diffuse nella montagna europea, sono rimaste polarizzate attorno ad alcuni centri vallivi e pedemontani all’interno dei quali si è parzialmente trasferita la popolazione montana. In questo quadro evolutivo, la vitalità economica e sociale dell’area considerata è venuta a dipendere dallo sviluppo dei centri maggiori di fondovalle e dalle relazioni con le attività produttive presenti nelle altre aree regionali. Si è trattato di un processo che ha provocato, nelle aree più marginali, una riduzione o un ridimensionamento delle attività economiche e sociali di servizio collegate alla residenza, che hanno a loro volta contribuito a rafforzare la spinta al loro abbandono da parte della popolazione…” 17. Il territorio può a sua volta essere diviso in tre aree: l’area alpina“…È la zona che presenta indubbiamente la situazione peggiore, con una rarefazione della densità di popolazione e delle attività economiche e di servizio. Si tratta di un’area che presenta costi residenziali elevati a motivo della distanza che la separa dal resto del territorio regionale, maggiormente sviluppato: ciò si rifl ette sui tempi e sui costi di trasporto e di percorrenza, su un sistema infrastrutturale di minore peso e signifi cato…”18;l’area intermedia“…caratterizzata da ampi fondovalle, da ampi

16 Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Direzione Centrale Relazioni Internazionali,Comunitarie E Autonomie Locali, Programma Opera-tivo Regionale, FESR –2007-2013, ottobre 200717 da Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della regione autonoma Friuli Venezia Giulia18 ibidem

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terrazzi alluvionali o da altopiani in quota. In questa zona continuano ad operare le diseconomie di altitudine legate alla minore popolazione, ai minori servizi, alle maggiori distanze, ai costi e tempi di trasporto, ma lo svantaggio[…] è minore in quanto […] [diminuisce] la distanza dai principali centri di riferimento…” 19;l’area pedemontana“…si sviluppa a ridosso dei primi contrafforti alpini ed all’ingresso delle valli,dove sono collocati i principali centri di fondovalle, che hanno sempre svolto un ruolo di servizio al sistema vallivo e in cui si sono insediati i principali centri di servizio e di produzione…” 20.

5.2 La comunità montana del Gemonese Canal del Ferro e Val Canale

5.2.1 Elementi generali“…Il territorio della comunità montana è composto, dal punto di vista amministrativo, da quindici comuni situati nel vertice nord orientale

della regione del Friuli Venezia Giulia. Essi sono: Artegna, Bordano, Chiusaforte, Dogna, Forgaria nel Friuli, Gemona del Friuli, Malborghetto-Valbruna, Moggio Udinese, Montenars, Pontebba, Resia, Resiutta, Tarvisio Trasaghis e Venzone…” 21.Nello specifi co il territorio può essere suddiviso in tre fasce ambientali e socio economiche (cfr legge regionale n.33/200222):“la zona A corrisponde alla fascia pedemontana e comprende i principali centri di fondovalle a ridosso dei primi contrafforti montuosi e all’imbocco delle vallate. Essa viene considerata “a svantaggio basso”: è dotata di servizi ed infrastrutture, (scuole, sanità, trasporti, uffi ci…) ed è sede di attività produttive; risulta oggetto di immigrazione a partenza dei centri di alta e media montagna e nel recente passato ha goduto di veri e proprio processi di sviluppo…” 23, in quest’area sono compresi i comuni di: Artegna e Gemona del Friuli;“… la zona B corrisponde alla media montagna

19 ibidem20 ibidem21Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale, Proposta di Piano di Azione Locale, 27/05/200822 legge regionale n 33 del 2002 oggetto “Istituzione dei Comprensori montani del Friuli Venezia Giulia”art.21 “… 1. Il territorio montano e’ classifi cato secondo tre zone di svantaggio socio-economico: a) Zona A, corrispondente ai comuni o ai centri abitati con svantaggio basso;b) Zona B, corrispondente ai comuni o ai centri abitati con svantaggio medio;

fi g 5.3: veduta sul Gemonese

fi g 5.4: veduta sulla Val Canale

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comprende i centri di fondovalle situati all’interno delle vallate e viene considerata a “svantaggio medio”: è un’area mista, che benefi cia di alcuni vantaggi ( buon sistema di collegamento stradale, alcuni servizi, attività produttive minori…) ma che avverte anche i primi effetti delle diseconomie di altitudine legate a minore popolazione, minori servizi, maggiori distanze, maggiori costi di trasporto. Questi centri hanno storicamente assunto un ruolo di servizio nei cofronti dei comuni di alta montagna ma nel tempo hanno perso terreno a vantaggio dei comuni di fondovalle…” 24, in quest’area sono compresi i comuni di: Bordano, Forgaria nel Friuli, Trasaghis, Venzone.“…la zona C corrisponde all’alta montagna, comprende i comuni posti a maggiore distanza dal fondovalle e viene considerata a “svantaggio elevato”. Rappresenta la parte più vulnerabile del territorio, dove i costi residenziali elevati, la sempre minore dotazione di servizi e di attività produttive, la bassa numerosità dei centri abitati la distanza dai centri di fondovalle, unita alla bassa dotazione di servizi pubblici di trasporto e alla natura montana dei percorsi stradali, hanno nei tempi recenti portato al progressivo spopolamento e talora abbandono di intere frazioni…” 25, in quest’area sono compresi i comuni di: Chiusaforte, Dogna, Malborghetto-Valbruna, Moggio Udinese, Montenars, Pontebba, Resia, Resiutta, Tarvisio.

5.2.2 Elementi geografi ci “…La valle mantiene nel contempo le caratteristiche di un’area remota e di una zona di contatto, quasi fosse un “ponte” naturale, ovvero la via diretta tra Mediterraneo ed Europa continentale. Rappresenta, in questo senso, una combinazione di isolamento e confusione, dove persistono arcaismi e do ve si sviluppano scenari di interazione; questo in senso ambientale e in senso culturale…” 26. La particolare posizione di questo territorio, al centro dell’Europa, i suoi caratteri geo-morfologici, il punto in cui le Alpi risultano più basse e quindi più facilmente valicabili, il caso della storia, il confi ne dei due blocchi durante la guerra fredda, lo hanno reso protagonista della storia europea come limes su cui si sono avvicendati popoli, lingue e culture che sono in

parte ancora presenti malgrado le vicissitudini storiche e politiche, spesso travagliate, che hanno segnato questa terra.

5.2.3 Elementi culturaliCome accennato il territorio rappresenta un unicum culturale a livello europeo: vi insistono e convivono, infatti, quattro culture differenti.Il nucleo più consistente è sicuramente quello dei friulani che occupano la parte meridionale del territorio e parlano una lingua retro romanza che subisce le contaminazioni della culture confi nanti slava e germanica.“…La lingua friulana, o marilenghe, appartiene al gruppo orientale delle lingue neolatine e in particolare, è inserita nel gruppo delle Lingue retoromanze o Ladine, con cui ha molte somiglianze, ma se ne differenzia per l’infl usso avuto dalle lingue e culture circostanti (tedesco, sloveno, e lingua veneta). Il friulano deriva dal latino parlato, introdotto dai Romani ai tempi della fondazione della colonia romana di Aquileia nel 181 a.C. I Romani non imposero l’acquisizione e l’uso del latino agli abitanti locali, ma furono queste genti (Galli, Carni e Venetici) ad usare lentamente la lingua latina, dimenticando la loro parlata. Nel 952 il territorio friulano passa sotto l’orbita dell’impero germanico. Per circa tre secoli il Friuli resta legato all’impero, mentre si indeboliscono i rapporti con il resto dell’Italia, con ripercussioni sul piano sociale, culturale, linguistico. Si crea una situazione nella quale la lingua del potere è il tedesco, ma il popolo è di origine romanza. La fi sionomia del friulano maturò proprio in quelli anni di isolamento, anni che hanno permesso al friulano di sviluppare caratteristiche proprie, diverse da quelle delle parlate venete. Il friulano attualmente è parlato da 600.000 persone, utilizzato soprattutto nei paesi e nelle conversazioni in famiglia o con gli amici. L’uso del friulano è in calo tra le popolazioni più giovani, più spesso sostituito con l’italiano…”27. Risalendo verso nord a sinistra del Fella si apre la Val Resia, un microcosmo linguistico e culturale: la sua conformazione, che la rende particolarmente isolata, ha permesso la conservazione della cultura e della lingua dei suoi primi abitanti un

c) Zona C, corrispondente ai comuni o ai centri abitati con svantaggio elevato.2. L’individuazione delle zone di svantaggio socio-economico di cui al comma 1 e’ effettuata secondo i seguenti criteri:a) altitudine;b) acclivita’ dei terreni e fragilita’ idrogeologica;c) andamento demografi co;d) invecchiamento della popolazione;e) numero delle imprese locali;f) tasso di occupazione;g) livelli dei servizi.23 Ass n3 “alto friuli”, Piano di zona 2006-2008 , gennaio 200624 ibidem25 ibidem

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ceppo di slavi alpini insediatosi qui nel IV secolo a seguito delle invasioni degli Avari. “…Un tempo isolata tra I Monti Musi a sud e l’imponente Massiccio del Canin ad est e a nord, Resia rappresenta per la cultura un’isola linguistica e di tradizioni estremamente importante. Vi si parla una singolare lingua, oggetto di molti studi, e si custodiscono e tramandano tradizioni (costumi, canti, balli, cerimonie) di grande interesse anche per chi non e’ conoscitore di questa materia. La comunita’ di Resia e’ oggi in gran parte raggruppata nelle frazioni di Prato, San Giorgio, Oseacco, Gniva, Lischiazze, Stolvizza e Uccea. Dal punto di vista storico, essendo soggetta alla giurisdizione dell’Abbazia di Moggio, ne segui’ le vicende nel corso dei secoli. Rivestì una certa importanza sotto il dominio veneziano per la difesa delle Selle di Carnizza e di Guarda che permettono di raggiungere la valle dall’Isonzo in Slovenia. A questo scopo vi fu nella vallata la presenza di una guarnigione militare con fortifi cazioni a Stolvizza e a San Giorgio…”28.Attualmente in Val Resia vi sono circa un

26 Igor Jelen, La valle dei tre confi ni, Circolo Culturale Menocchio, 200627 http://www.comunitamontanadelgemonese.it/generale/Storia_lingua_friulana.pdf28 http://www.resianet.org/29 Istituto di sociologia internazionale Gorizia, Minoranze di Alpe Adria, ISIG30 ibidem

migliaio di abitanti e l’azione di preservazione e mantenimento della cultura locale è molto forte sia a livello istituzionale (insegnamento scolastico di storia e cultura locale) sia grazie all’azione di numerose associazioni. Inoltre non va dimenticato il ruolo dei singoli abitanti nella cura e preservazione di lingua e tradizioni.La Val Canale, che fi no al 1918 apparteneva al regno austroungarico, accoglie i rappresentati di tre culture: quella romanza, quella slava e quella tedesca. I primi ad insediarsi furono sicuramente le popolazioni slave provenienti da est, tuttavia insediamenti tedeschi “…erano presumibilmente già presenti in epoca romana, data la confi gurazione del territorio, che costituiva un tratto della via Iulia Augusta. Proprio questa caratteristica giustifi ca l’opinione di contatti presenti e frequenti con le popolazioni carinziane, anche se sulla situazione alto-medievale la documentazione è relativamente scarsa…” 29. In particolare la dominazione tedesca a partire dal basso medioevo:”…ha favorito in zona la penetrazione tedesca, con una conseguente emarginazione degli slovenofoni nelle aree meno favorite. In tutto il territorio è stato praticamente sempre presente il bilinguismo sloveno-tedesco e non è assolutamente agevole tracciare una linea netta di demarcazione; la predominanza di un codice rispetto all’altro si riscontra spesso a livello di frazioni all’interno di uno stesso comune. ..” 30.

fi g 5.5: usanze pasquali in Val Canale

fi g 5.6: costume resiano

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Il tedesco risulta dominante almeno sul piano uffi ciale: “…Dal 1759 la Valcanale divenne parte dell’Impero Austriaco e tale rimase fi no all’annessione all’Italia nel 1919. La lingua uffi ciale era ovviamente il tedesco, come pure la lingua d’insegnamento nelle scuole elementari. Anche dopo l’annessione all’Italia, il tedesco continuò ad essere insegnato nelle scuole fi no al 1924, anno in cui fu introdotto l’insegnamento in lingua italiana. ..”31. Nonostante le varie vicissitudini la varietà culturale rimane preservata fi no al 1939 e alle famigerate opzioni fasciste quando la popolazione tedesca della Val Canale fu obbligata (come quella dell’Alto Adige) a optare: le fu imposto, cioè, di scegliere se italianizzarsi o trasferirsi in Germania. La maggior parte della popolazione di lingua e cultura tedesca, scelse di abbandonare l’Italia e fu sostituita da popolazione proveniente da altre regioni italiane o da friulani. Tra gli optanti vi furono anche alcuni sloveni della Val Canale, mentre altri appartenenti a questo gruppo etnico, provenienti dal Goriziano, emigrarono nel Regno di Jugoslavia, in Argentina e in altri paesi. La maggioranza della comunità slovena decise però di non abbandonare le proprie terre nonostante le pressioni da parte delle autorità fasciste.Dal punto di vista sociale l’impatto fu devastante:”… 80 % dei tedeschi,ca 5.600 e circa 100 sloveni lasciarono il territorio italiano verso la Germania nazionalsocialista. Solo il 20% vi fece ritorno dopo la guerra,la maggior parte rimase nell´attuale Austria..” 32.Si tratta di un evento che ebbe conseguenze catastrofi che anche dal punto di vista economico con la scomparsa quasi per intero del tessuto produttivo e artigianale della valle.Attualmente nella Valle, in particolare nei comuni di Malborghetto Valbruna e Pontebba con la frazione di San Leopoldo, permangono delle comunità plurilinguistiche che tuttavia a causa del progressivo spopolamento sembrano destinate a scomparire nonostante l’importante azione svolta dalle associazioni presenti.

5.2.4 Cenni storici ragionatiParticolarmente interessante per la comprensione del territorio può risultare un

breve excursus storico.L’area risulta abitata a partire dal settimo secolo avanti cristo quando vi si instaurano le popolazione dei Gallo-Carni conosciuti anche come Taurischi e Norici che “ …entrano presto in rapporti con i Romani ai quali fornivano ferro, animali, cera, miele, schiavi in cambio di vino, olio e altri prodotti meridionali…”33.A partire dal 58 a.C. il territorio passa sotto il dominio romano che ne fa un crocevia fondamentale dei suoi traffi ci creando nel 15 a. C. la prima strada che, con confi ne a Chiusa attraversava il valico di Camporosso diretta al Norico34; comincia così ad affermarsi la vocazione commerciale del territorio.Con il crollo dell’impero romano in seguito alle invasioni degli Avari e Vendi le città e i villaggi di fondovalle vengono abbandonati a favore delle valli laterali in grado di offrire maggiore protezione dal continuo passaggio di popolazioni lungo le due valli principali. Nel IV secolo tra queste popolazioni ci saranno anche gli Slavi Alpini che, come già accennato, fanno proprio il territorio che viene annesso al Ducato indipendente di Goratania. Dal punto di vista socio economico si assiste ad un generale ritorno al primitivismo: le popolazioni si raggruppano in piccoli accampamenti, solitamente posti a sud, formati da capanne che fungono da rifugio per gli abitanti, da magazzino delle provviste e da stalla per gli animali. L’alimentazione si basa prevalentemente sulla carne ottenuta attraverso la caccia e l’allevamento transumante: comincia in questo periodo, infatti, l’utilizzo dei prati alpini come pascoli estivi, le malghe diventano una risorsa fondamentale per queste comunità come importante riserva di cibo e rifugio in caso di invasioni. Occasionali tentativi di bonifi ca permetteranno di instaurare esperimenti agricoli che rimangono però limitati in quanto manca un’ economia di scambio strutturata in grado di supportare l’attività agricola. Gli spostamenti e l’uscita dall’accampamento sono eventi rari e pericolosi: è un’epoca di isolamento che vede la progressiva caduta in rovina di tutte le strade romane e dei percorsi commerciali.

31 ibidem32 http://it.wikipedia.org/wiki/Val_Canale33 Maria Bruna Pustetto, Alpe friulana : Carnia, Tarvisiano : un mondo da scoprire, Istituto per l’enciclopedia del Friuli Venezia Giulia, 1979 34 Canal del Ferro e val Canale nel tempo, CLEUP, 2003

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Pressati a Nord Est dagli Avari gli Slavi Alpini accettano un protettorato franco (743): comincia così la progressiva germanizzazione dell’area che spinge le popolazioni di origine slava nelle valli laterali.A partire dall’anno 1000 vengono ripresi i commerci lungo il vecchio tracciato romano e nel XI secolo sorge l’Abbazia di Moggio, centro culturale e civile di grande rilievo, che avrà a lungo il controllo sul territorio del Canal del Ferro, mentre la Val Canale, dal 1006, sarà sotto il dominio dei vescovi di Bamberga. La ripresa dai commerci da un lato, l’affermarsi del processo di feudalizzazione e dell’evangelizzazione dall’altro avranno effetti importanti sulla struttura della comunità L’insediamento infatti si riforma in funzione di due nuovi elementi: il campanile e il castello, il simbolo del potere sovranaturale e del potere politico militare. Si assiste alla creazione di un equilibrio a tre che coinvolge la comunità, il nobile di turno e la chiesa, i cui rapporti risultano sempre piuttosto alla pari: le popolazioni, in montagna, godranno sempre di una certa autonomia legata alla loro origine seminomade. L’autorità viene accettata in quanto capace di fornire protezione e servizi, qualora il prezzo per tali prestazioni diventasse eccessivo la comunità è disposta, a differenza delle popolazioni di pianura, ad abbandonare il territorio in cui vive.La progressiva stabilizzazione delle comunità, legata anche alla saturazione del territorio, permette lo sviluppo di un sistema di relazioni collaborative che ne perfezionano l’organizzazione e l’effi cienza. Si instaurano così sistemi agrari intensivi e si fanno strada i primi tentativi di economia manifatturiera e terziaria che si giova principalmente del fatto che un’unità sociale stabile è in grado di produrre innovazione ma soprattutto di trasmetterla da una generazione all’altra. Lo sviluppo dell’artigianato supporterà fortemente il commercio che darà inizio alla tradizione dei mercati (tra tutti ricordiamo quello di Tarvisio ancora presente) e alla necessità di restaurare il sistema viario e di servizi per il commercio: Gemona e Villach divengono delle stazioni fondamentali lungo l’asse nord-sud in cui le merci una volta scaricate dai carri

pesanti vengono caricate su mezzi più leggeri e maneggevoli o animali da soma. Come in tutto l’arco alpino queste valli si giovano della loro funzione di collegamento che da un lato porta notevoli vantaggi economici e culturali ma dall’altro le vede al centro di guerre e devastazioni, come quella tra Veneziani e Bamberghesi.Si assiste anche alla fondazione di nuovi villaggi a vocazione artigianale e commerciale, inclinazione propria della cultura tedesca, che si instaurano nei fondovalle e nelle aree in ombra alla ricerca di materie prime e di fonti energetiche da utilizzare per i primi rudimentali macchinari.L’attività commerciale giunge al suo apice durante il XV secolo grazie agli scambi tra Venezia e gli Asburgo che fa dell’area un vero e proprio confi ne tra due mondi: il territorio si arricchisce e si assiste ad un curioso fenomeno di culturalizzazione dei ruoli sociali. L’aristocrazia tenderà a germanizzarsi mentre il popolo rimarrà prevalentemente slavo-romanzo. Si tratta di un fenomeno che tende a replicarsi anche a livello lavorativo, dove la cultura di origine determina il mestiere: così i banchieri e notai saranno prevalentemente Veneziani, i muratori Friulani, i boscaioliTedeschi e i contadini Slavi. La distinzione funzionale diventa dominante anche per i nuclei abitati, con la distinzione tra città mercato artigiane e centri agricoli, per la loro organizzazione, con le attività artigianali poste a fondovalle e quelle agricole sui terreni più fertili esposti a sud, e per la disposizione della casa che sviluppa ambienti distinti per uomini ed animali. Solo in questo periodo, con l’uscita dal medioevo, la comunità riesce fi nalmente a stabilire un rapporto di equità con l’ambiente affermando la propria esistenza sui fenomeni naturali e imparando ad utilizzare al meglio le risorse disponibili attraverso una struttura basata su ruoli prestabiliti ma con rapporti fl essibili che utilizza una tecnologia evoluta e codifi cata da rituali. La comunità riesce ad affermarsi sull’ambiente grazie alla disciplina e all’immutabilità:un unicum compatto che si basa sulla ripetizione, dei ruoli e dei cicli economici, e sulla stabilità, “… l’istituto comunitario implica un’esigenza

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di collaborazione senza eccezioni, che può essere ottenuta solo grazie ad una completa assimilazione da parte di tutti dello stesso ideale sociale. Un insieme di valori quindi, e nella realtà pratica, di comandi, direttive che devono essere espresse con un criterio di controllo, di pressione e anche di costrizione psicologica piuttosto che fi sica (quindi interna e morale piuttosto che esterna all’individuo)…” 35.Alla base del gruppo si trova quindi un sistema ideologico conservativo fondato sulla prudenza e sulla parsimonia espresso attraverso un sistema di regole condivise che permettono la sopravvivenza del villaggio di fronte all’imprevedibilità della natura. Il lavoro consiste in un sistema di urgenze continue che per essere affrontato necessità di disciplina e fl essibilità, garantite attraverso una ferrea organizzazione basata su criteri di genere ed età e grazie ad un modello di collaborazione diffusa e coordinamento (proprio delle società

contadine).La coesione comunitaria viene garantita attraverso l’istituzione di automatismi, che regolano i passaggi generazionali, ed un sistema di rituali per favorire la socialità nel lavoro e nella vita. Si crea così un calendario di eventi che durante l’intero corso dell’anno garantisce i contatti interni al villaggio ma anche con le comunità confi nanti: si tratta di feste pagane, come il carnevale, od eventi religiosi come i pellegrinaggi i quali assieme alla transumanza stagionale sono le uniche occasioni in cui è possibile uscire dal villaggio. Un modello socioeconomico estremamente rigido e codifi cato che rifi uta qualsiasi elemento di novità che potrebbe infi ciare sull’equilibrio ecologico e sociale faticosamente raggiunto e mantenuto dalla comunità.Nel XVIII secolo il percorso lungo la Val Canale Canal del Ferro cade in disuso a fronte dell’affermarsi altri percorsi, bisognerà attendere il Congresso di Vienna del 1815 quando, passata sotto il controllo dell’impero Austroungarico, l’area vive un nuovo processo di rivitalizzazione che nel 1879 porterà le valli ad essere attraversato da una delle prime linee ferroviarie d’Europa.La ferrovia e l’avvento della prima rivoluzione industriale modifi cano in maniera decisiva i rituali sociali ed economici del territorio: l’introduzione delle macchine permette un miglioramento delle condizioni di lavoro, anche agricolo, migliorando le condizioni di vita ma anche intaccando il modello tradizionale di lavoro comunitario e di concezione dell’elemento naturale.Comincia a farsi sentire anche la presenza dello stato, e dopo secoli di semi indipendenza in cui le comunità si erano auto organizzate con un sistema di regole tacito ma condiviso, la popolazione si trova improvvisamente soggetta ad un ente centralista che non solo impone le proprie leggi ma pretende dazi e servitù da cui non ci si può più sottrarre. La condanna alla povertà ed alla fatica è sempre più diffi cile da accettare specialmente alla luce del fatto che, con il miglioramento della mobilità, il mondo esterno entra in valle e svela agli abitanti tutta la brutalità delle loro condizioni di vita: l’emigrazione da prerogativa di pochi avventurosi diventa un fenomeno di massa che impoverisce il territorio

35 Igor Jelen, La valle dei tre confi ni, Circolo Culturale Menocchio, 2006

fi g 5.7: asciugatura del fi eno

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delle forze migliori. La storia della prima metà del ventesimo secolo segna in maniera indelebile il territorio: i nuovi assetti geopolitici lo trasformano da naturale area di scambio e condivisione in un “cul de sac”, avamposto militarizzato verso l’oriente, minando la struttura sociale multietnica, prima con le famigerate opzioni, e poi favorendo la diffusione di un clima di diffi denza in particolare nei confronti della popolazione slava. Come ricorda Jelen: “…neppure per l’elites del nuovo stato la periferia rurale può fornire alcuna opportunità e continua a rappresentare nient’altro che una riserva di braccia, di suolo o di risorse naturali da sfruttare indiscriminatamente- o anche un avamposto indifendibile nel caso di attacco da est..” 36. Con il boom economico degli anni ’50 e ’60 e la progressiva industrializzazione della pianura friulana la situazione della montagna peggiora ulteriormente: “…esclusa dalle economie dei grandi numeri, la regione montana regredisce ad una condizione di scomoda barriera per i traffi ci (quindi possibilmente da abbattere e perforare con viadotti e gallerie), di frontiera tra i 2 blocchi (da presidiare) oppure di riserva di territorio per usi diversi e residuali…” 37.Come in tutte le aree agricole del nord Italia, l’industrializzazione e il salario minimo garantito permettono di emanciparsi da una condizione di miseria e precarietà propria della vita agricola

36 ibidem37 ibidem38 ibidem39 Patrick Heady, Il popolo duro rivalità empatia e struttura scoiale in una valle alpina, Edizioni del coordinamento dei circoli culturali della Carnia, 200140 esistono pur tuttavia alcune eccezioni come il distretto dell’ottica in Cadore 41 Cristina Barazzutti, Irresistibilmente attratti dalla pianura: il degrado dell’economia e della società montana in Friuli – Venezia Giulia,

il cui sistema culturale viene rifi utato a favore dell’”… assunzione acritica di un nuovo stile di vita; da quel momento tutti ciò che è “moderno” verrà riconosciuto immediatamente come “bello” e “buono” mentre la vita tradizionale diventerà sinonimo di precarietà e di un mondo da dimenticare in fretta. La gente comincerà a trascurare i campi e la fattoria e questo per il lavoro in fabbrica o in uffi cio...” 38 con conseguenze disastrose sulla comunità: “…in questo modello di villaggio [alpino tradizionale] vi è uno stretto accordo tra relazioni sociali, rituale e cooperazione economica[…] Fintanto che lo sfruttamento cooperativo delle risorse locali era economicamente importante, il modello del vilaggio aveva la sua logica sia in termini sociali che pratici. Ma con la trasformazione economica post-bellica si ebbe questa novità: le famiglie ed i villaggi non erano più, in pratica, unità produttive rilevanti…”39. L’economia moderna si arresterà alla pedemontana e diffi cilmente, per le ovvie diffi coltà logistica, salirà in montagna lasciando lo sviluppo, col senno di poi forse fortunatamente, fuori dalla maggior parte delle valli alpine 40, alimentando, nei pochi abitanti rimasti “irresistibilmente attratti dalla pianura”41, una cronico senso d’impotenza e di inferiorità che provocherà uno stillicidio culturale e una apatia generalizzata nei confronti degli scempi territoriali che verranno perpetrati in nome dello

fi g 5.8: A23 e SS13 nei pressi di Pietratagliata

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sviluppo.Il 1976 rappresenta una data di svolta per l’intero Friuli: il sisma che lo investì fece quasi 1 000 vittime e lasciò 70 000 persone senza casa distruggendo interi paesi e colpendo con maggiore violenza proprio l’area meridionale del territorio della comunità montana. Il processo di ricostruzione che ne seguì completò la distruzione socioculturale del territorio: l’enorme affl usso di denaro che giunse sul territorio in forma di aiuti per la ricostruzione42

se da un lato permise di ricostruire velocemente (ma con criteri alquanto discutibili) i paesi e rimettere in moto l’economia, dall’altro decretò la defi nitiva scomparsa del modello sociale agricolo e diede inizio ad una serie di politiche per la montagna piuttosto criticabili:“… è un fenomeno che riguarda il Friuli montano in genere: a momenti di abbandono si alternano interventi discutibili che si susseguono senza un piano apparente, perseguendo interessi di varia natura, oppure semplicemente per caso. Questo per il fatto che la comunità locale non svolge più alcun controllo e si indebolisce a tal punto da non

essere in grado neppure di comprendere quale sia il suo vero interesse, ovvero il fatto di continuare a curare la propria casa-paesaggio…”43. Il prezzo pagato dal territorio che stiamo analizzando sarà particolarmente alto in particolare si affolleranno infrastrutture: “…certamente [...] necessarie in un’area di confi ne ma che a volte appaiono sovradimensionate, a volte semplicemente inutili o anche dannose. Lavori di sistemazione idro-geologica, costruzione di condotte, opere di edilizia civile e militare che sembrano essere accomunate dalle stesse caratteristiche, cioè dal fatto di indurre impatti sproporzionati nella società e sul territorio…”44.Gli anni ’70 e ’80 promuovono una politica di consumo del territorio e di spreco delle risorse: “…Malgoverno e mancanza di pianifi cazione innescano una catena di eventi che portano al degrado progressivo di tutto il territorio e alla

IRES, 199342 il solo fondo di aiuti alla ricostruzione statinutense consisteva in 25 milioni di dollari43 Igor Jelen, La valle dei tre confi ni, Circolo Culturale Menocchio, 200644 ibidem

fi g 5.9: i resti del duomo di Venzone

fi g 5.10: caserma abbandonata

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distruzione delle attività di tipo qualitativo…”45. Con la fi ne della guerra fredda e l’apertura delle frontiere il territorio vede sgretolarsi la propria economia di confi ne: l’area meridionale della Comunità Montana, ormai fortemente legata alla pianura, ne risente in maniera minima mentre la zona del Canal del Ferro e della Val Canale pagheranno il prezzo più caro: le caserme si svuotano, gli uffi ci di spedizione languono, le dogane diventano inutili, ma, soprattutto, i soldi della ricostruzione sono fi niti e con essi la possibilità di interventi statali che possano aiutare la riconversione del territorio.Le comunità, o quel che ne rimane, dopo aver barattato la propria povertà ma anche indipendenza e capacità auto imprenditoriale, per un posto in ferrovia, si ritrovano improvvisamente sole in un territorio in cui gli enti pubblici, ed i loro servizi, scivolano progressivamente a valle lasciandosi alle spalle cattedrali in rovina e paesi che vedono dimezzare in pochi anni la propria popolazione 46.Depressione e pessimismo diventano i tratti caratterizzanti dell’area con il maggior numero di suicidi dell’intera nazione47. Tuttavia è necessario mettere in luce il fatto che,

anche se lentamente, qualcosa si sta muovendo: l’area del Tarvisiano ha rafforzato il proprio settore turistico facendo del turismo intensivo il proprio motore economico, nell’area del comune di Malborghetto il turismo di natura estensiva si accompagna ad un recupero, specialmente nella frazione di Ugovizza attraverso l’importante azione della latteria sociale, della vocazione agricola. I comuni di Resia, Resiutta, Moggio Udinese, Chiusaforte, Venzone sono interessati dalle attività del Parco delle Prealpi Giulie e sull’intero territorio non mancano iniziative economiche e sociali di vario genere. Inoltre se è vero che il territorio ha pagato un prezzo molto alto alla geopolitica è anche vero che le infrastrutture, ancora presenti e in parte funzionanti, interessano solo le due valli principali mentre il territorio delle valli laterali risulta ancora pressoché intatto, a differenza di molte aree dell’arco alpino. “…essere in ritardo talvolta può costituire un vantaggio…”48, tuttavia, come emergerà anche dalle interviste, la necessità di un’ azione sistemica è ormai impellente affi nché questo vantaggio non scompaia lentamente come la popolazione del territorio.

45 ibidem46 cfr dati statistici regionali47 dato Ass n3, dato nazionale 7,9 ogni 10 000, dato regionale 11,9 ogni 10 000, dato alto friuli 13,7 ogni 10 00048 Igor Jelen,2006

fi g 5.11: balli tradizionali

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grafi co 5.1: varietà ambientaleprofi lo ambientale delle unità di paesaggio del FVGindice di molteplicità ecologica indice di naturalità delle unità di paesaggio

5.2.5 L’ambienteDefi nito il quadro generale è ora possibile entrare nello specifi co delle tre dimensioni del territorio: ambiente, comunità ed economia, a partire dalla dimensione naturale.

Come già accennato, il territorio può essere suddiviso in tre fasce:- l’area pedemontana sorge ai piedi delle prealpi giulie e presenta al centro una vasta pianura alluvionale creata dal fi ume Tagliamento. Il clima è caratterizzato da precipitazioni molto abbandonanti e distribuite in maniera non uniforme durante le diverse stagioni; ciò è dovuto alla relativa vicinanza al mare e all’improvviso innalzarsi rispetto alla pianura delle montagne che, nonostante la scarsaaltitudine, arrestano i venti umidi di origine marina; - il Canal del Ferro coincide con la parte meridionale della valle creata dal fi ume Fella (affl uente del Tagliamento) e separa le Alpi Carniche dalle Alpi Giulie. Ha una conformazione stretta, con fi anchi ripidi e alti, coperta di basso bosco interrotto da roccioni, piccoli ghiaieti e da coste sporgenti che scendono come quinte al fondovalle- la Val Canale coincide con la parte settentrionale della valle creata dal fi ume Fella e si estende anche in territorio austriaco comprendendo i comuni di Arnoldstein e Throl. Separa le Alpi Carniche dalle Giulie. Ha una conformazione più aperta e più dolce rispetto al Canal del Ferro.Il clima del Canal del Ferro e della Val Canale risulta fortemente condizionato dalle ampie

soglie che caratterizzano le alpi Giulie attraverso le quali si incanalano i freddi venti provenienti dal bacino danubiano che,insieme alla piovosità, contribuiscono in modo rilevante ad abbassare i limiti altimetrici con ripercussioni fortemente negative sulle caratteristiche insediative e produttive. L’abbassamento delle temperature medie è testimoniato dall’attuale limite degli alberi che in regione si attesta attornoai 1700 m, il più basso di tutto l’arco alpino italiano (che ha massimi assestati a 2400 e talora 2550 m). Oltre questa quota crescono solo cespugli e verdissimi pascoli. La varietà di sistemi ecologici è particolarmente numerosa nel territorio considerato: la preservazione dell’ambiente naturale è legata al carattere storico della bassa densità abitativa che ha permesso alle valli laterali di mantenere praticamente intatto il proprio patrimonio naturale (vedi grafi co 5.1). La preservazione territoriale è anche da ricollegare alla vocazione prevalente terziaria che il territorio ha avuto durante tutta la seconda metà del novecento.Infi ne nella fi g viene indicato il profi lo ambientale del paesaggio: si tratta di un indice che tiene conto di parametri fi sici, biotici ed antropici. Come si può vedere il territorio interessato è compreso principalmente in due classi:- classe 1: profi lo ambientale alto, troviamo aree ricoperte da ecosistemi naturali o prossimo naturali,spesso anche di notevole rarità. La presenza dell’uomo è limitata, sia in termini di superfi ci ricoperte da habitat degradati sia per il numero di abitanti equivalenti- classe 2: profi lo ambientale medio-alto,

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troviamo quelle aree che pur presentando elevati valori di naturalità, rarità e biodiversità e un basso impatto dovuto alla presenza antropica sono maggiormente frammentate. Questo gruppo può quindi essere interpretato come quello in cui una situazione di notevole valore ecologico ambientale è sottoposta ad un elevato rischio di degradazione49. L’alto valore ambientale del territorio è testimoniato dalla presenza di tre aree tutelate:- il Parco delle Prealpi Giulie: “… Parco Naturale delle Prealpi Giulie, istituito dalla L.R. n. 42 del 30.09.1996, investe territori dei Comuni di Chiusaforte, Lusevera, Moggio Udinese, Resia, Resiutta e Venzone, in Provincia di Udine, per una superfi cie complessiva di circa 10.000 ettari…”50

- la riserva naturale della Val Alba: “…La riserva, che si estende per circa 3000 ettari, comprende un territorio integro e selvaggio, situato nel settore orientale delle Alpi Carniche meridionali, ricco di acque cristalline, creste rocciose, boschi impenetrabili e testimonianze lasciate dall’uomo e dalle sue attività. Il comprensorio interessato, posto fra i due bacini idografi ci solcati dal rio Alba e dal rio Simon, racchiude al suo interno anche un sito di importanza europea, il “ Çuc dal Bôr”…” 51.- la riserva naturale della foresta di Tarvisio:”…La piu’ grande foresta demaniale d’Italia, parchi esclusi: 24.000 ettari di comprensorio alpino di cui 15.000 ricoperti di boschi produttivi[…]Rappresenta una delle aree naturalistiche piu’ preziose d’Italia e uno dei sistemi faunistici piu’ completi delle Alpi …” 52. Essa comprende: - la riserva del monte Cucco: ”...Area delle Alpi carniche, Foresta di Tarvisio, di notevole interesse botanico e forestale per la presenza di Pinetum austro-alpinum, formante una subassociazione di Pinus nigra. Nonostante le limitate estensioni, la riserva é ricca di fauna…”53.- la riserva di Rio Bianco: “..caratterizzata da un territorio impervio e selvaggio, in quanto costituito da pendii scoscesi, ripidi ghiaioni mobili e da frequenti salti di roccia. La vegetazione che riveste le pendici della riserva é caratterizzata da una spiccata dinamicità e pionierismo da insediamento. Al pari della Foresta del Tarvisio, presenta una importante varietà di specie faunistiche…”54.A cui si aggiungono diversi biotopi e aree di

reperimento55.

5.2.5.1 La biodiversità faunistica“…Per quanto riguarda l’area Alpina e Prealpina, si evidenziano alcune delle specie che assumono un maggiore valore simbolico, come ad esempio quelle appartenenti ai grandi carnivori, capaci da soli, con la loro presenza, di rendere testimonianza dell’importanza faunistica della regione. Fra questi l’Orso bruno e la Lince che hanno cominciato a ricolonizzare la regione a partire da est e da nord, cioè dalle vicine Slovenia ed Austria. Interessante è anche la presenza del Gatto selvatico e di un numero rilevante di grandi uccelli rapaci. Fra essi ad esempio, le popolazioni di Aquila reale, in certe aree montane della nostra regione, che negli ultimi anni sono lentamente cresciute fi no a raggiungere una densità ottimale. Tutto questo costituisce un dato di grande signifi cato ecologico poiché i grandi carnivori e gli uccelli rapaci, sono dei “superpredatori” cioè costituiscono l’anello terminale di quella lunga e complessa catena che lega i predatori alle loro prede e sono quindi rari per natura. La presenza dei superpredatori ci dice che gli ambienti naturali che frequentano sono particolarmente integri e ricchi di specie.Ancora più in alto, lungo la catena di rapporti che lega le varie specie, al vertice della cosiddetta “Piramide alimentare”, si trovano gli animali “spazzini”, quali gli avvoltoi. Il tipico avvoltoio delle nostre montagne era un tempo il Grifone, un grande rapace per il quale, grazie ad un progetto regionale condotto presso la Riserva Naturale del Lago di Cornino, si è avviata la sua reintroduzione. Attualmente il fattore che limita l’espansione dei grandi ungulati e carnivori sembra essere legato ai fenomeni di pressione diretta ed indiretta da parte dell’uomo, a motivo soprattutto del suo primato di predatore e competitore nei confronti di questi animali. Fra i carnivori più piccoli, vi è l’Ermellino, animale che abita frequentemente le praterie alpine, i margini delle foreste ma anche i freschi boschi della media montagna, poveri di cespugli e con abbondanza d’acqua. Altro carnivoro dei boschi di montagna, ma che in questo caso conduce vita prevalentemente arboricola, è la Martora. Fra i roditori occorre ricordare la Marmotta, animale che tipicamente ama costruire le proprie tane sui versanti

49 cfr Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 della regione autonoma Friuli Venezia Giulia50 http://www.parcoprealpigiulie.org/dovesiamo.asp51 http://www.caicervignano.it/site01/content/view/140/64/52 http://www.tarvisiano.org/jsptarvisiano/cont.jsp?nodes=1-235-265-266-58353http://www.regione.fvg.it/rafvg/territorioambiente/dettaglio.act?dir=/rafvg/cms/RAFVG/AT9/ARG5/FOGLIA13/54 ibidem55 ibidem

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soleggiati dei pascoli montani ricchi di pietrame. Fra i grandi ungulati tipici delle più mature foreste alpine e prealpine occorre certamente ricordare il Cervo che negli ultimi anni è parso espandersi di pari passo all’allargamento delle grandi superfi ci forestali in montagna. Altro importante ungulato in costante espansione è il Cinghiale, che a partire dalle aree collinari, alpine e prealpine, negli ultimi anni, ha incominciato ad affacciarsi persino in pianura. All’opposto, nelle aree montane, l’avanzare del bosco, che ovunque ha accompagnato l’abbandono di malghe e pascoli da parte dell’uomo, sta creando alcuni problemi ad altre specie simbolo delle aree alpine e prealpine. Si tratta di quelle legate soprattutto alle schiarite, alle radure, ai pascoli e alle cenge. Fra di esse occorre ricordare il Fagiano di monte, la Pernice bianca e la Lepre variabile. Specie tipicamente alpine sono il Camoscio e lo Stambecco, anche se la presenza di quest’ultimo è stata ottenuta grazie alle recenti reintroduzioni lungo l’arco alpino orientale. Specie di nuova introduzione è il Mufl one che rimane però maggiormente legato alle aree prealpine più temperate e ai versanti soleggiati che si affacciano alla pianura. Innumerevoli le specie di uccelli alpini, anche se fra le più emblematiche occorre ricordare il Gracchio alpino, tipico delle alte vette montane,ed il Corvo imperiale. Alle foreste di conifere sono più tipicamente associati il Picchio nero e la Cincia dal ciuffo, ma dove sono presenti delle radure ed un più ricco sottobosco è possibile trovare anche il Francolino di monte. Infi ne fra gli anfi bi e i rettili più rappresentativi bisogna ricordare il Tritone alpino, la Salamandra alpina e la Vipera dal corno…” 56.

5.2.5.2 La biodiversità vegetale“…La vegetazione forestale nella porzione più settentrionale si caratterizza per la prevalenza di conifere, in particolare Abete rosso che sfuma alle quote maggiori lasciando il posto al Larice, al Mugo ed all’Ontano verde. In sintonia con l’aumento delle precipitazioni e della temperatura media annua in direzione sud la vegetazione arborea si arricchisce di specie. L’ambiente forestale è caratterizzato dalla dominanza dell’Abete rosso accompagnato dall’Abete bianco ed in misura minore il Faggio. Lungo i versanti più aridi compare abbondante il Pino nero, ed il Pino silvestre all’interno delle vallate

dove le precipitazioni sono inferiori. Durante tutta la stagione estiva le fi oriture sono abbondanti. Le specie di alta montagna dimostrano di essere in grado di colonizzare i luoghi più impervi e frequentemente raggiungono le parti sommitali dei rilievi. Alcune di esse manifestano spiccate forme di adattamento alle estreme condizioni di vita dell’ambiente alpino. Per alcune specie si osserva inoltre una netta preferenza di substrato ed una fedeltà ai suoli con matrice carbonatica o silicatica. Gli endemismi (specie e sottospecie aventi distribuzione geografi ca limitata) sono numerosi ed in parte condivisi con porzioni delle Prealpi. […]A queste formazioni subentrano, qualora le condizioni del suolo lo consentano, le praterie, sia di origine naturale che antropica. Il settore prealpino si contraddistingue per le abbondanti precipitazioni e l’ulteriore aumento della temperatura medio annua. In conseguenza alla marcata oceanicità del clima, si sviluppano estese foreste di faggio che raggiungono il limite altimetrico superiore riferito ai popolamenti arborei. Di rilevante bellezza appaiono alcuni popolamenti costituiti da Acero montano e Frassino maggiore. Queste formazioni forestali che ricoprono discrete estensioni crescono su terreni fertili, freschi e profondi di origine silicatica. Le abbondanti precipitazioni favoriscono inoltre la crescita di una tipica specie arborea pioniera: il Pino nero. Esso vegeta soprattutto su versanti impervi, consolidando i pendii e favorendo la costituzione di suoli più evoluti. Sui versanti meridionali delle catene prossime alla pianura la temperatura medio annua s’innalza ulteriormente mentre la piovosità decresce. In questo settore crescono, su suoli aridi e superfi ciali, formazioni boschive costituite tipicamente da Carpino nero, Orniello e Roverella. Essi sono sostituiti in condizioni di maggiore fertilità ed umidità da popolamenti arborei dominati da Carpino bianco e Frassino maggiore oppure da Castagno su substrato costituito da fl ysch (formazione litologica caratterizzata dall’alternanza di strati di marna ed arenaria)…” 57.

56 Piano di sviluppo rurale 2007-2013 della regione autonoma Friuli Venezia Giulia57 ibidem

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Il territorio

grafi co 5.2: piramide 2003

5.2.6 La comunità

5.2.6.1 La demografi a

tabella 5.1: dati demografi ci

Friuli Venezia Giulia Totale area montana Comunità montana

Assoluto % Assoluto % Assoluto %

popolazione residente

1 202 715 100% 204 421 17% 34 769 3%

superfi cie (kmq) 7 856 100% 4 543 58% 1 140 15%

densità (pop/kmq) 153 45 31

popolazione: var. % 1981-2003 -2,5% -5,1% -7,9%

popolazione: var. % 1993-2003 0,8% -0,3% -5,1%

popolazione: var. % 2000-2003 1,2% 0,9% -1,0%

struttura demografi ca: variazioni % 1991-2003 per

fascia 0-14 -0,7% -8,4% -14,7%

fascia 15-30 -28,3% -22,2% -25,4%

fascia 31-64 9,3% 10,6% 12,3%

fascia 65 e oltre 12,2% 6,6% 13,3%

maggior parte del territorio è disabitata e la popolazione si concentra maggiormente nei fondovalle principali e nella zona pedemontana: il solo comune di Gemona del Friuli conta infatti quasi un terzo degli abitanti.

Come si può facilmente notare dalla tabella 5.1 il territorio è abitato dal 3% dell’intera popolazione regionale distribuito sul 15% del territorio, la densità abitativa è estremamente bassa di circa 31 abitanti ogni chilometro quadrato. Bisogna però tener conto che la

245 750 femmine887

878794

661

674635

1 003

1 021

1 2221 2071 200

1 149

1 2241 129

1 4301 370

998

355570

742902

925806

771703672

1 2051 385

1 2781 407

1 5211 436

1 3401 275

85-w80-8475-7970-7465-69

20-2415-1910-145-90-4

60-6455-5950-5445-4940-4435-3930-3425-29

maschi

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Il territorio

grafi co 5.3: divisioni per classi d’età (1997-2003)

0%alta

montagnamedia

montagnaPede

montana

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

oltre 64

15-64

0-15

Il grafi co 5.2 mostra il rapporto generale che esiste tra le classi d’età con una presenza degli anziani che andrà aumentando nel tempo. Il grafi co 5.3 evidenzia chiaramente come la situazione più critica sia quella dell’alta montagna dove gli anziani costituiscono il 20% della popolazione mentre i bambini rappresentano una percentuale del 10%. La media annua del saldo demografi co per il territorio considerato è di -169 abitanti58.

Si tratta di dati piuttosto allarmanti che non vengono mitigati neppure dal saldo migratorio. Il contributo del fenomeno immigratorio, cioè di soggetti esterni che entrano nel territorio, è in media di 9 abitanti all’anno59. Anche il saldo migratorio interno al territorio non dà molte speranze: si assiste infatti un continuo e inesorabile movimento di abitanti che si spostano dai comuni di montagna a quelli della pedemontana. Si tratta di un fenomeno particolarmente signifi cativo se si pensa che comuni come Pontebba e Chiusaforte hanno perso, tra 1997 -2003 a causa dell’emigrazione, quasi altrettanta popolazione che con la mortalità 60.L’impoverimento umano del territorio è qualitativamente aggravato dal fatto che le frazioni della popolazione che tendono a spostarsi sono solitamente quelle in età-giovane adulta 61.Un segno positivo sembra venire dal tasso di natalità che pur avendo un andamento discontinuo e non appare, come gli altri indici, peggiorare all’aumento della distanza dal fondovalle .

La tabella seguente riporta una simulazione dei dati demografi ci dell’intera area montana provinciale nel 2020 e 203062.

tabella 5.2: previsioni demografi che

2008 2020 2030

Abitanti 74 584 72 148 69 259

Età media 45,9 48 49,6

% > v = 65 anni 23 26,7 30,4

% > v = 80 anni 7,0 7,9 10,1

indice di vecchiaia 200 236 280

58 Ass n3 “alto friuli”, Piano di zona 2006-2008 , gennaio 200659 ibidem60 ibidem61 ibidem62 simulazione sviluppata dal dottor Alessio Fornasin del dipartimento di demografi a dell’università di Udine, presentata durante il convegno “L’animazione per gli anziani nella montagna friulana: le ragioni di un servizio” il 24/01/2009

A fronte di una fl essione del numero degli abitanti di circa 5000 unità, il dato che maggiormente colpisce è l’indice di vecchiaia: da una situazione in cui per due sog getti sopra i 65 anni ce n’è uno sotto i 15, si passa ad un rapporto di tre ad uno, in cui cioè se i soggetti sopra i 65 anni rappresentano il 40% della popolazione i soggetti al di sotto dei 15 sono il 13,3%.

Il fenomeno di progressivo invecchiamento della popolazione, che interessa l’intero occidente, non può certo essere facilmente contrastato, tuttavia sarebbe auspicabile puntare a fermare i fenomeni migratori interni al territorio e magari rafforzare il processo immigratorio intercettando parte dei 5000 nuovi abitanti che ogni anno si insediano nella regione del Friuli Venezia Giulia.

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Il territorio

5.2.6.2 L’istruzione ed il sociale

tabella 5.3: livello di scolarizzazione

Friuli Venezia Giulia Totale area montana Comunità montana

grado di scolarizzazione Assoluto % Assoluto % Assoluto %

% laureati residenti 7,3% 4,5% 4,3%

% diplomati residenti 28,4% 27,1% 26,1%

tabella 5.4: livello di scolarizzazione

aree rurali laurea Secondaria superiore

Scuola media avviamento prof

Scuola el-ementare

Analfabeti privi di titolo di studio

Analfabeti

C 5,5% 27,7% 31,5% 30,7% 7,2% 0,3%

D 3,7% 25,5% 30,6% 30,7% 7,2% 0,3%

Friuli Venezia Giulia 7,3% 28,4% 31% 25,7% 6,6% 0,3%

Come emerge dalle tabelle i dati relativi all’istruzione non sono confortanti: la percentuale di laureati è al di sotto del 5% , inoltre più del 60% della popolazione (ricordando che, ad esclusione dei comuni di Gemona del Friuli, Artegna e Montenars appartenenti all’area C, la maggior parte del territorio appartiene all’area D) non supera il titolo di scuola media inferiore e il 30% possiede la sola licenza elementare. Non si tratta di esprimere un giudizio di merito sulla popolazione, ma un basso titolo di studio comporta una maggiore diffi coltà per il singolo ad acquisire competenze e conoscenze (quelle che Amartya Sen defi nisce capacità personali) che incidono su molti aspetti della vita di una persona: dal lavoro alla vita privata dalle relazioni sociali alla capacità di comprendere fenomeni economici e politici.

Di seguito vengono riportati i risultati di alcuni questionari somministrati dal Servizio Sociale dei Comuni agli abitanti del territorio e raccolti nel Piano di Zona del Triennio 2006-2008 dell’ ASS n3 Alto Friuli.

Ricerca sui bisogni e sulle risorse delle famiglie di Gemona (410 famiglie) > 50% ha 4 componenti;65% lavorano entrambi i genitori.Attività dei fi gli nel tempo libero:70% gioco con fratelli sorelle amici e coetanei; 60% sport; 60% tv e videocassette.Desideri dei genitori per il tempo libero dei fi gli:più occasioni di incontro con altri bambini, più

tempo per stare insieme.Figli affi dati a:65% nonni, 17% altri parenti.Diffi coltà dei genitori a organizzare il tempo libero dei fi gli:47% mai, 20% sempre, entrambi lavorano e non sanno a chi lasciare i fi gli.

Ricerca sui bisogni e sulle risorse delle famiglie di Tarvisio (210 famiglie)54% ha 4 componenti;58% lavorano entrambi i genitori.Attività dei fi gli nel tempo libero:80% gioco con fratelli sorelle amici e coetanei; 73% sport. Desideri dei genitori per il tempo libero dei fi gli:50% più occasioni di incontro con altri bambini;37% più tempo per stare insieme.Figli affi dati a: 60% nonni, 17% fratelli più grandi, 15% amici dei genitori 14% altri parenti.Diffi coltà dei genitori a organizzare il tempo libero dei fi gli:41% mai, 20% sempre, mancano strutture che accolgono i bambini, mancano persone di fi ducia a cui fare riferimento.

Necessità formative adulti/genitori (96 soggetti)Sede di Gemona (56)Esigenze espresse rispetto a durata contenuti modalità dei percorsi formativiPercorsi formativi brevi (52%);Percorsi formativi lunghi (41%);

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Il territorio

Formazione per adulti in quanto persone (81%);Formazione per adulti in quanto genitore (19%);Incontri su argomenti specifi ci (cicli di 2 o 3 appuntamenti).Percorso formativo “periodico”, ma permanenteAttività di animazione e formative che coinvolgano bambini, ragazzi genitori e nonni.Brevi cicli di incontri durata media 2 ore.Sede di Resiutta (16)Esigenze espresse rispetto a durata contenuti modalità dei percorsi formativi:Percorsi formativi brevi 47%;Percorsi formativi lunghi 40%;Formazione per adulti in quanto persone (76%);Formazione per adulti in quanto genitore (24%); Incontri su argomenti specifi ci (cicli di 2 o 3 appuntamenti).Attività di animazione e formative che coinvolgano bambini, ragazzi gentiori e nonni.Incontri organizzati a cicli nel corso dell’anno (incontri di due ore).Sede di Tarvisio (24)Esigenze espresse rispetto a durata contenuti modalità dei percorsi formativi:Percorsi formativi brevi 42%;Percorsi formativi lunghi 54%;Formazione per adulti in quanto persone (70%);Formazione per adulti in quanto genitore (27%); Attività di animazione e formative che coinvolgano bambini, ragazzi gentiori e nonni.Formazione per adolescenti.Incontri organizzati a cicli nel corso dell’anno (incontri di due ore) consegna di materiale documentante attività svolta.

Necessità che potrebbero essere assolte dagli educatori di comunitàGemona (56)Collaborazione per organizzazione di eventi ed attività (70%);Informazione su proposte di aggregazione e formazione per adulti (68%);Informazione su proposte di aggregazione e formazione per bambini, ragazzi e giovani (55%).Resiutta (16)Collaborazione per organizzazione di eventi ed attività (43%);Informazione su proposte di aggregazione e

formazione per adulti (56%);Informazione su proposte di aggregazione e formazione per bambini, ragazzi e giovani (56%).Tarvisio (16)Collaborazione per organizzazione di eventi ed attività (75%);Informazione su proposte di aggregazione e formazione per adulti (71%);Informazione su proposte di aggregazione e formazione per bambini, ragazzi e giovani (79%).

Questionari ai giovani per attività e centri di aggregazione (78, Bordano, Chiusaforte, Resia, Tarvisio, Trasaghis)Cosa ti spinge a frequentare il centro di aggregazione?Stare con gruppo di amici 59%;Fare attività che da solo non faresti 41%;Organizzare attività che rispondono ai tuoi interessi 40%;Conoscere nuove persone 37%;Parlare con adulti che ti ascoltano 35%.La presenza del centro è importante? Si, Gruppo incontro socializzazione 44%;Si, Novità/ nuove attività 8%;Si, Presenza educatori 8%.Quali pensi siano gli elementi da sviluppare in futuro?Nuovi laboratori /attività 23%;Miglioramento locali 10%;Sport 6%.Quali altri offerte ritieni importanti?Culturale (serata a tema, teatro , cinema, concerti) 50%;Offerte formative (corsi, laboratori, stage) 45%;Spazi di ascolto per giovani 36%;Informagiovani (sportello per offerte giovani) 29%;Volontariato e Scambio intercultuari 25%;Incontro con amministrazione comunale 24%.

Questionari ai giovani per animazione culturale ed educativa di strada (43 Gemona, Moggio Udinese, Osoppo, Pontebba, Resiutta)Cosa ti spinge a partecipare al progetto?Stare con gruppo di amici 84%;Organizzare attività che rispondono ai tuoi

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Il territorio

interessi 58%;Fare attività che da solo non faresti 44%;Conoscere nuove persone 41%;Discutere di argomenti che ti riguardano 30%.La presenza del progetto è importante? Si, Gruppo incontro socializzazione 26%;Si, passatempo intelligente alternativo 26%;Si, povertà di iniziative per i giovani 21%.Quali pensi siano gli elementi da sviluppare in futuro?Nuovi progetti e attività 28%;Sede 14%;Scambi e gemellaggi 14%.Quali altri offerte ritieni importanti?Culturale (serata a tema, teatro , cinema,concerti) 70%;Offerte formative (corsi, laboratori, stage) 63%;Incontro con amministrazione comunale 33%;Scambio intercultuari 28%;Spazi di ascolto per giovani 28%;Informagiovani (sportello per offerte giovani) 26%;Volontariato 24%.

5.2.6.3 La saluteI dati relativi alla salute sono estrapolati dai dati relativi alle cause di morte dell’intero territorio dell’ ASS n3 Alto Friuli (che comprende l’intero territorio montano in provincia di Udine).Dall’analisi del periodo tra il 2002-2007 si apprende che per le donne le cause di morte principali sono: neoplasie maligne, malattie cardiovascolari, malattie dell’apparato respiratorio, malattie dell’apparato digerente. Le cause che più si discostano dalla media regionale sono: malattie cardiovascolari (+8,1%), malattie dell’apparato respiratorio (+22%) e dell’apparato digerente (+22%), le altre cause sono in linea con la media regionale il che signifi ca che in generale il tasso di mortalità sul territorio è superiore alla media regionale di circa il 5%.Per quanto riguarda gli uomini le cause principali di morte sono le stesse dei soggetti femminili a cui si aggiungono i traumatismi ed avvelenamenti. Per quanto riguarda lo scostamento dalla media regionale: neoplasie maligne (+13%), malattie cardiovascolari (+14%) traumatismi ed avvelenamenti (+36%) malattie dell’apparato

fi g 5.12: generazioni

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Il territorio

digerente (+68%). Nel caso degli uomini la mortalità supera la media regionale del 14%.Il dato è particolarmente allarmante soprattutto se si considera che la mortalità maschile è dovuta per il 70% circa ad una carente prevenzione primaria, ovvero a stili di vita scorretti (fumo, alcol e cattive abitudini alimentari), mentre il 25% circa dipende dall’igiene e dall’assistenza sanitaria (ovvero dall’assenza di attitudine ai controlli periodici). Per quanto riguarda le donne più del 40% circa della mortalità è dovuta a carente prevenzione primaria e il 30% circa dall’igiene ed assistenza sanitaria63.

63 Rapporto sul contesto demo-sanitario 2002-2007, Servizio Pianifi cazione e Controllo Direzionale A.S.S.n.3 Alto Friuli , incontro del comitato ospedale territorio 21/05/200864 Ass n3 “alto friuli”, Piano di zona 2006-2008 , gennaio 2006

Un altro dato signifi cativo è la mortalità per suicidio: mentre la media nazionale annuale è di 7,9 suicidi ogni 10 000 abitanti e quella regionale di 11,9 suicidi ogni 10 000 abitanti, il territorio dell’ ASS n3 conta 13,7 decessi ogni 10 000 abitanti. Nello specifi co i comuni con il tasso più elevato sono quelli di Chiusaforte, Dogna, Maborghetto Valbruna e Resia 64.Il quadro sanitario evidenzia una situazione di profonda sofferenza e disagio che non può non essere correlata alla generale situazione socio economica del territorio.

grafi co 5.4: dati cause di morte

5.2.6.4 Struttura insediativa“… La struttura insediativa evidenzia una gerarchia di insediamenti che […] propone un unico centro d’importanza comprensoriale, ovvero Gemona del Friuli, oltre ad un altro centro di importanza sub-comprensoriale (Tarvisio). Si tratta di centri abitati che, occupando le posizioni di vertice […] risultano essere realtà insediative che svolgono

una funzione cardine nella graduatoria di importanza relativa locale, assumendo un ruolo di livello gerarchico superiore e e generando un evidente effetto di gravitazione per i centri/nuclei urbani localizzati nelle aree ad essi più prossime, Questo fenomeno appare particolarmente evidente nel caso di Gemona del Friuli […] che svolge una funzione di riferimento anche per le

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Il territorio

altre comunità locali che insistono sull’area non comprese nel territorio della Comunità Montana (ad esempio Buia ed Osoppo).Si rilevano inoltre una serie di centri di importanza intercomunale che, a loro volta secondo rapporti dimensionali variabili, esercitano relazioni di riferimento gerarchico nei confronti del loro introno, come Venzone ed Artegna, ma anche come Pontebba collocata in un contesto intermedio tra Tarvisio e l’area meridionale della Comunità Montana.In particolare l’area della Val Canale e del Canal del Ferro risulta essere un comprensorio avente una gerarchia policentrica priva di un sostanziale riferimento dominante rispetto agli altri centri, Tarvisio, come si è detto, risulta essere il paese avente posizione gerarchica maggiore, come centro abitato di importanza sub-comprensoriale (e che tuttavia esercita e subisce infl uenze anche nel suo rapporto con la vicina Carinzia), mentre di grado subordinato, ma non necessariamente dipendenti dal primo, si collocano Pontebba, e più a sud, Moggio Udinese.Va sottolineata inoltre la presenza di alcuni centri come Tarvisio/Camporosso, Valbruna, la stessa Pontebba e Sella Nevea, che hanno una signifi cativa vocazione di tipo turistico montano, prevalentemente sciistico, eppure questa attitudine a fornire servizi turistici non amplifi ca il loro livello gerarchico e li vede posizionati talvolta ai livelli inferiori della gerarchia della dotazione di servizi (si pensi in particolare alla stazione invernale di Sella Nevea).E’ interessante comunque annotare la dotazione di servizi che le frazioni di Tarvisio (Camporosso in Val Canale, Fusine in Val Romana e Cave del Predil) evidenziano in decisa controtendenza rispetto alle altre realtà comunali dell’area, segno di una complessa e articolata dimensione insediativa in quel comune.Non va sottaciuta l’importanza che può svolgere anche Tolmezzo come centro di riferimento per alcuni servizi (esterno all’area interessata) come la stessa Udine, ragionando su macro-scala, e il comprensorio commerciale posto a nord del capoluogo provinciale, verso cui si volge volentieri la parte del Gemonese di questa Comunità Montana.La forte attrattività esercitata dalla pianura,

favorita da un sistema infrastrutturale di connessione territoriale particolarmente robusto, è uno degli elementi che negano la crescita, a livello della montagna, di forti centri di interesse quanto meno provinciale.Paradossalmente, mentre i centri di fondovalle sono investiti da fenomeni di crescita della popolazione (o almeno consolidamento della stessa)per effetto della popolazione delle valli più periferiche, tuttavia non riescono a sviluppare ruoli gerarchici di livello superiore per effetto dell’attrattività dei servizi, soprattutto commerciali, offerti dalla pianura, a cui si accennava poc’anzi. D’altro canto la struttura della viabilità è basata sulla direttrice Nord-Sud rappresentata dall’asse autostradale che coincide sostanzialmente con la S.S. 13. Il fondovalle principale del Canal del Ferro e del Gemonese consiste in un’area ad elevatissima accessibilità (anche per la presenza dei caselli di Gemona, Carnia, Pontebba e Ugovizza) mentre la viabilità a carattere trasversale (e di connessione interna) è decisamente scarna. Dal confi ne con l’Austria e fi no alla zona di Gemona/Artegna, si nota un insediamento lineare delle attività economiche poste lungo l’asta della strada statale con poche e di non rilevante dimensione le eccezioni a questa situazione, mentre dal nodo di Gemona tutto cambia, assumendo connotazioni di carattere misto…” 65.

5.2.6.5 Gli enti localiAccanto ai comuni e alle province altri enti che insistono sul territorio sono :1) Comunità Montana del Gemonese Canal del Ferro e Val Canale“…Il Comprensorio montano si propone la valorizzazione della propria identità, la cura e lo sviluppo sociale, culturale ed economico del territorio/popolazione di competenza. A tal fi ne intende perseguire una politica di riequilibrio generale, di sviluppo sostenibile e d’uso compatibile delle risorse, esistenti e da acquisire, in termini fi sici ed umani, improntata all’autonomia gestionale, alla sussidiarietà ed alla complementarietà fra gli Enti pubblici e le iniziative private. Intende quindi operare, per il raggiungimento di obiettivi programmati, nei seguenti settori, tenendo conto delle competenze esclusive e concorrenti:

65 Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale, Proposta di Piano di Azione Locale, 27/05/2008

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Il territorio

a) territorio;b) economia;c) cultura e rapporti sociali;d) servizi - turismo - assistenza…” 66.2) Azienda Sanitaria n.3 Alto Friuli“…Costituita nel 1995 per fusione delle due precedenti USL, l’Azienda è di tipo territoriale e dispone dei presidi ospedalieri di Tolmezzo e Gemona all’interno del quale sono altresì inserite alcune cliniche.Oltre che nella Direzione Generale sita a Gemona, l’Azienda è articolata in due Distretti socio-sanitari e in tre strutture Dipartimentali, uniche a livello Aziendale: il Dipartimento di Prevenzione, il Dipartimento di Salute mentale ed il Dipartimento per le Dipendenze.I punti di contatto e d’accesso dell’utenza ai servizi socio-sanitari sono costituiti, in primo luogo, dall’assistenza socio-sanitaria di base, garantita da 72 Medici di Medicina Generale e da 6 Pediatri di Libera Scelta.L’assistenza infermieristica e socio-territoriale è erogata da 8 punti salute distribuiti nelle vallate ed è coordinata dai singoli Distretti.Unica nella Regione, l’Azienda ha acquisito dai Comuni di entrambi i Distretti la delega per le funzioni sociali e per l’handicap che gestisce direttamente ed integra con le funzioni sanitarie secondo il mandato concordato annualmente con i Comuni […]Le principali direzioni d’impegno che l’Azienda Sanitaria n.3 “Alto Friuli” ha fatto proprie ed intende sviluppare a benefi cio dei cittadini sono:1) assicurare equità nella salute, abbattendo il divario attribuibile alle differenti possibilità di accesso alle cure ed ai servizi tra le diverse aree geografi che e tra i diversi gruppi di popolazione presenti nel territorio aziendale, anche rispetto agli standard di salute e di servizi presenti nelle altre aree regionali;2) migliorare la qualità della vita, garantendo che le capacità fi siche e mentali si possano sviluppare e realizzare in modo da ricavare il massimo benefi cio possibile dalla vita, in modo particolare prevenendone e ritardandone il deperimento attraverso la diffusione di stili di vita salutari;3) arricchire di salute la vita, mediante un effi cace riduzione della malattia e della disabilità, in particolare verso le frazioni di popolazione più

anziane;4) aggiungere anni alla vita, riducendo le morti premature…” 67.3) Agemont, Agenzia per lo sviluppo economico della Montagna“…La società ha lo scopo di promuovere l’avvio di nuove iniziative economiche e di favorire la valorizzazione delle risorse umane e materiali dei territori montani.Per il conseguimento dell’oggetto sociale la “Agenzia per lo sviluppo economico della montagna” può:a) svolgere attività di ricerca e progettazione per lo sviluppo di nuove iniziative economiche, con specifi co riferimento a quelle di natura intersettoriale, nonchè per la promozione dell’imprenditorialità locale e l’attrazione di imprenditorialità esterna;b) assumere partecipazioni in imprese insediate o che si insediano nei territori montani;c) prestare servizi di assistenza tecnica e consulenza organizzativa e gestionale a favore di imprese che si insediano nei territori montani;d) promuovere o curare direttamente l’organizzazione e lo svolgimento di attività formative e di aggiornamento professionale rivolte in particolare a soddisfare le esigenze di qualifi cazione degli imprenditori e del personale direttivo delle imprese presenti nei territori montani;e) prestare direttamente o indirettamente, in via eccezionale ed a tempo determinato, garanzie parziali ad istituti ed aziende di credito, a fronte di operazioni di fi nanziamento a medio termine;f) prestare direttamente o indirettamente, in via eccezionale ed a tempo determinato, garanzie ad istituti ed aziende di credito a fronte di operazioni di fi nanziamento attivate da Comuni;g) sviluppare, i processi di produzione e di utilizzazione del legno, anche nelle sue fasi di trasformazione, al fi ne di sviluppare, da parte di impreseboschive locali, la ripresa legnosa;h) realizzare direttamente ovvero attraverso la partecipazione a consorzi fra imprese locali e a consorzi misti fra Imprese ed Enti Locali, iniziative rivolte alla costruzione di infrastrutture a servizio di insediamenti produttivi, alla gestione di aree attrezzate per attività industriali e artigianali

66 http://www.comunitamontanadelgemonese.it/generale/Statuto-cmGemCFVC.pdf67 http://www.ass3.sanita.fvg.it/stc/ass3/serv_template2presentazione.asp?Style=1

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Il territorio

nonchè alla produzione di energia idroelettrica e di altre forme di energia rinnovabile dautilizzare a servizio delle attività produttive;i) costruire o acquistare immobili da adibire a uso produttivo e cedere in locazione semplice o in locazione fi nanziaria a imprese industriali, artigianali o di servizi;i bis) operare anche all’esterno dei territori montani, in funzione di progetti comunitari nazionali e regionali che abbiano relazioni o ricadute sull’area montana regionale;l) partecipare quale socio sovventore in società cooperative e loro consorzi…” 68.4) Parco delle Prealpi Giulie“…I parchi naturali sono un sistema territoriale di particolare interesse per valori naturali, scientifi ci, storico-culturali e paesaggistici. Sono organizzati in modo unitario con fi nalità di conservare, tutelare, restaurare, ripristinare e migliorare l’ambiente naturale e le sue risorse, perseguire uno sviluppo sociale, economico e culturale, promuovere la qualifi cazione delle condizioni di vita e di lavoro delle comunità residenti attraverso attività produttive compatibili con quelle naturali. Tra le fi nalità dei parchi vi è anche quella di favorire la riconversione e la valorizzazione delle attività tradizionali esistenti, proponendo modelli di sviluppo alternativo in aree marginali, nonché promuovere l’incremento della cultura naturalistica mediante lo sviluppo di attività educative, informativo, divulgative, di formazione e di ricerca scientifi ca…” 69.5) GAL OpenLeader“…Open Leader è una società consortile a responsabilità limitata con capitale misto pubblico/privato che ha come obiettivo lo sviluppo del territorio sotto il profi lo economico, culturale e sociale. In quanto benefi ciario di programmi europei è un GAL (Gruppo di Azione Locale), previsto dal programma dell’Unione Europea LEADER, ma svolge parallelamente attività di agenzia di sviluppo locale e di consulenza sia nei confronti di privati che di Enti Pubblici[…]I quotisti di Open Leader attualmente sono:

Agenzia Turismo FVGAGEMONT S.p.A.Associazione Piccole e Medie IndustrieAssociazione Cooperative Friulane

Comunità Montana del Gemonese, Canal del Ferro e Val CanaleCGIL Camera del Lavoro Territoriale dell’Alto FriuliUnione Sindacale Territoriale dell’Alto Friuli – CISLDelegazione Regionale del Club Alpino Italiano del FVGComune di Arnoldstein (Austria), Bovec (Slovenia), Chiusaforte, Dogna, Hermagor-Pressegger See, Kranjska Gora (Slovenia), Malborghetto – Valbruna, Moggio Udinese, Pontebba, Resia, Resiutta,Tarvisio, Bordano, Trasaghis, Artegna, Forgaria nel Friuli, Montenars, Gemona del Friuli, VenzoneConsorzio Servizi Turistici del Tarvisiano e di Sella NeveaFederazione Provinciale Coltivatori Diretti di UdineLegambiente del Friuli Venezia GiuliaEnte Parco Naturale delle Prealpi GiuliePro Loco PontebbanaSE.FOR.COOP. Friuli Venezia GiuliaCamera Sindacale Provinciale UIL – UdineUnione Artigiani e Piccole Imprese – ConfartigianatoCassa di Risparmio del Friuli Venezia GiuliaConfcommercio Udine

L’attività della società - iniziata con la gestione del Piano di Azione Locale leader II e poi proseguita con la gestione del Piano di Sviluppo Locale LEADER+ - è stata prevalentemente condotta attraverso l’utilizzazione di fondi UE ed ha consentito di realizzare esperienze e di ottenere conoscenze preziose […]Attraverso le esperienze di progettazione e gestionali condotte sono state costantemente perseguite due linee strategiche:-la valutazione del turismo come risorsa cui collegare tutti i settori economici dell’area, con particolare riguardo alle imprese turistiche, a quelle agricole (e dell’agroalimentare) ed a quelle del commercio, nella convinzione che queste siano anche le principali attrattive del comprensorio.-la scelta del trasferimento di risorse al sistema delle imprese piuttosto che la previsione di interventi, pur importanti, nei settori culturale e sociale. Tale scelta non è stata determinata da una mancanza di sensibilità nei confronti di

68 http://www.agemont.it/Portale/GetDoc.aspx/1125.pdf69 http://www.regione.fvg.it/rafvg/territorioambiente/dettaglio.act?dir=/rafvg/cms/RAFVG/AT9/ARG5/FOGLIA13/#n0

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Il territorio

tali tematiche, bensì dalla considerazione che lo sviluppo economico e l’adeguamento tecnologico delle imprese rivesta carattere di priorità e che la consistenza dei fi nanziamenti disponibili imponga scelte precise per evitarne la dispersione…” 70.

6) Promotur“…Nel corso degli anni, sulla base degli indirizzi e con il sostegno dell’Amministrazione della Regione Friuli Venezia Giulia, Promtur ha realizzato imponenti investimenti per potenziare l’offerta invernale del sistema turistico, gestendo poi gli impianti di risalita ed i servizi neve su oltre 250 ettari di piste da discesa. L’offerta sciistica regionale prevede in ogni comprensorio la pratica di tutte le discipline dello sci nordico ed alpino, con caratteristiche tecniche differenziate per località ma con standard di eccellenza comuni in termini di qualità e sicurezza sulle piste.[…]Mission aziendale:

- Promotur contribuisce a creare valore per la montagna del Friuli Venezia Giulia, elevando sempre più la qualità e la consistenza dell’offerta turistica;- Promotur utilizza lo sport come veicolo promozionale. Attiva e gestisce eventi e manifestazioni business oriented;- Promotur contribuisce a far decollare un sistema turistico integrato, creando un senso di appartenenza e un’identità di scopo negli operatori turistici locali…” 71.Come emerge dal confronto tra gli statuti e tra le dichiarazioni d’intenti esiste un problema di sovrapposizione di competenze in particolare per quanto riguarda economia e sociale. Le problematiche che questo può comportare sono ulteriormente aggravate dal fatto che non esistono uffi cialmente momenti di convergenza e pianifi cazione di un’azione comune tra i vari enti.

70 http://www.openleader.it/gal/consorzio/71 http://www.promotur.org/?id=54

fi g 5.13: festa Pramollo

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Il territorio

tabella 5.5: aziende attive per comune 31/12/2008

5.2.7 L’economia“… L’analisi dell’ economia evidenzia, soprattutto nell’area della Val Canale e del Canal del Ferro, una situazione di sofferenza, la cui causa principale può essere individuata nella dissoluzione di un’economia di confi ne che anche ha fortemente limitato lo sviluppo di una diffusa cultura dell’imprenditorialità. Fin dal Medioevo, infatti, la principale fonte di ricchezza è venuta dal settore del commercio. Tuttavia, gli avvenimenti legati al processo di unifi cazione dell’Europa hanno determinato un crollo di questo settore. Attualmente è in atto un delicato processo di riconversione dell’economia, che punta con decisione verso lo sviluppo del settore turistico.

TOTALE

2610411011233192040120082

030100400560104000

5501004121196112107

5100

2 1

0

2

0

21

3

26

1

63

2

197

24

152

1312

1

0

99

10

0

0

0

0

144

46

109

0

0000031413003

gemona del friuli

malborghetto valbruna

490300413610361090021

92000010055604107

51106005327112224310022

46020020011922050031

820000300511305001

535171112476168332252821084

63104

4

005226113730021081

61105005025224310010041

20821752340020192forgaria nel friuli

794.22501636020495703266844935241293

angetra

onadrob

etrofasuihc

angod

eseniduoiggom

sranetnom

abbetnop

aiser

attuiser

oisivrat

sihgasart

enoznev

elatot

XImpresenon classificate

OAltriservizipubblici,sociali e personali

NSanità e altriservizisociali

MIstruzione

KAttivitàimmob,noleggio,infor-matica

JInterm-diaz.finanziariaemonetaria

ITrasporti,magazzi-naggio e comunic.

HAlberghi e ristoranti

GCommer-cio dett e ingrosso

FCostruzioni

EProd.nedistrib.energiaelet gas e acqua

DAttivitàmanifat-turiere

CEstrazionidi minerali

BPesca e serviziconnessi

A Agricol-tura caccia e silvicoltura

86548

0 111

1420

Importanti investimenti infrastrutturali pubblici sono stati fatti nell’ambito del demanio sciistico del tarvisiano e altrettanti se ne stanno avviando in quello del Pramollo (Pontebba n.d.r) e di Sella Nevea (Chiusaforte n.d.r). Anche i privati stanno dimostrando un forte interesse ad investire nella ricettività e nell’offerta di prodotti tipici dell’eno-gastronomia, grazie anche ai contributi messi a disposizione dai diversi canali di fi nanziamenti pubblici I risultati conseguiti dal settore turistico negli ultimi anni sembrano far ben sperare, anche se la qualità e la varietà dell’offerta non sembra complessivamente ancora all’altezza della migliore concorrenza...” 72.I dati relativi alle aziende per comune:

5.2.7.1 I dati occupazionali

tabella 5.6: tassi occupazionali

Friuli Venezia Giulia Totale area montana Comunità montana

Assoluto % Assoluto % Assoluto %

addetti/popolazione attiva (15-64) 59% 48% 45%

occupati totali 495 875 100% 84 602 100% 14 224 100%

occupati agricoltura 17 188 3,5% 3 971 4,7% 393 2,8%

occupati industria 175 688 35,4% 35 123 41,5% 5 352 37,6%

occupati altre attività 302 999 61,1% 45 508 53,8% 8 479 59,6%

Tasso di disoccupazione 4,9% 4,4% 5,0%

Tasso di attività femminile 40% 38,7% 37,8%

Page 114: EcCoLo thesis

114

Il territorio

tabella 5.8: dati cessazionitabella 5.7: dati assunzioni

Dati CPI PontebbaAssunzioni effettuate dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)suddivise per sottosezioni di attivita'

attività maschi femmine totale

Agricoltura, caccia e silvicoltura 161 12 173

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 0 0 0

Estrazione di minerali 0 0 0

Attività manifatturiere 0 0 0

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 7 12 19

Industrie tessili e dell'abbigliamento 0 3 3

Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle 0 0 0

Industria del legno e dei prodotti in legno 14 1 15

Fabbricazione della carta; stampa ed editoria 6 5 11

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio 0 0 0

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche 0 0 0

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 6 8 14

Fabbricazione di prodotti di minerali non metalliferi 0 0 0

Produzione di metallo e di prodotti in metallo 34 5 39

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici 0 0 0

Fabbricazione di macchine elettriche ed ottiche 1 0 1

Fabbricazione di mezzi di trasporto 0 0 0

Altre industrie manifatturiere 0 1 1

Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 0 0 0

Costruzioni 193 4 197

Commercio, riparazione di auto, e di beni personali e per la casa 63 73 136

Alberghi e ristoranti 160 367 527

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 62 43 105

Intermediazione monetaria e finanziaria 0 1 1

Attività immobiliari, noleggio, informatica, attività professionali 42 112 154

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria 54 167 221

Istruzione 99 138 237

Sanità e altri servizi sociali 1 9 10

Altri servizi pubblici, sociali e personali 20 35 55

Servizi domestici presso famiglie e convivenze 1 25 26

Organizzazioni e organismi extraterritoriali 0 0 0

n.d. 0 0 0

TOTALE 924 1021 1945

Cessazioni effettuate dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)suddivise per sottosezioni di attivita'

attività maschi femmine totale

Agricoltura, caccia e silvicoltura 110 8 118

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 0 0 0

Estrazione di minerali 0 0 0

Attività manifatturiere 0 0 0

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 5 13 18

Industrie tessili e dell'abbigliamento 0 1 1

Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle 0 0 0

Industria del legno e dei prodotti in legno 7 3 10

Fabbricazione della carta; stampa ed editoria 14 7 21

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio 0 0 0

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche 0 0 0

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 4 9 13

Fabbricazione di prodotti di minerali non metalliferi 0 0 0

Produzione di metallo e di prodotti in metallo 35 3 38

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici 0 0 0

Fabbricazione di macchine elettriche ed ottiche 2 0 2

Fabbricazione di mezzi di trasporto 0 0 0

Altre industrie manifatturiere 0 1 1

Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 1 0 1

Costruzioni 148 4 152

Commercio, riparazione di auto, e di beni personali e per la casa 65 68 133

Alberghi e ristoranti 138 328 466

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 59 36 95

Intermediazione monetaria e finanziaria 1 1 2

Attività immobiliari, noleggio, informatica, attività professionali 48 118 166

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria 49 131 180

Istruzione 69 124 193

Sanità e altri servizi sociali 1 7 8

Altri servizi pubblici, sociali e personali 18 39 57

Servizi domestici presso famiglie e convivenze 1 17 18

Organizzazioni e organismi extraterritoriali 0 0 0

n.d. 0 0 0

TOTALE 775 918 1693

- il 70% delle assunzioni prevede contratti di lavoro a tempo determinato, il 20% a tempo interminato e il 10% contratto di apprendistato.- per quanto riguarda il titolo di studio dei 1492 lavoratori assunti, benché quasi il 60% non abbia dichiarato il proprio titolo di studio, si nota che del 40% rimanente oltre i 2/3 abbia un titolo di studio pari o inferiore alla licenza media.- anche per quanto riguarda le cessazioni, escludendo l’ampia percentuale che non ha dichiarato il proprio titolo di studio, il 65% non supera la licenza media- per quanto riguarda le differenze tra maschi e femmine si può osservare come per le donne esiste una condizione di leggero svantaggio nelle assunzioni totali tuttavia tra gli assunti con titolo di studio superiore i soggetti femminili sono in netto vantaggio.- le sole aziende del comune di Tarvisio sono responsabili per più del 52% delle assunzioni e del 54% delle cessazioni.

I dati del Centro per l’Impiego di Pontebba (a cui fanno riferimento i comuni di: Chiusaforte, Dogna, Malborghetto Valbruna, Moggio Udinese, Pontebba, Resia, Resiutta, Tarvisio) rivelano alcuni elementi interessanti:

- il saldo positivo tra cessazioni (in cui sono compresi licenziamenti, pensionamenti, interruzioni volontarie, termine di contratto) e assunzioni, che riguarda principalmente alcuni settori chiave dell’area: alberghi e ristoranti (527 assunzioni/466 cessazioni), istruzione (237/193), pubblica amministrazione difesa ed assicurazione obbligatoria ( 221/180), costruzioni (197/152), agricoltura caccia silvicoltura (173/118), attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività imprenditoriali professionali (154/166), commercio all’ingrosso e al dettaglio riparazioni auto moto e di beni personali e per la casa (136/133).

Page 115: EcCoLo thesis

115

Il territorio

tabella 5.10: dati cessazionitabella 5.9: dati assunzioni

Lavoratori assunti dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)suddivisi per livello di studio

livello di studio maschi femmine totale

nessun titolo di studio 11 13 24

licenza elementare 55 24 79

licenzia media 138 186 324

qualifica professionale 15 8 23

diploma di maturità 34 94 128

titolo di studio universitario 4 20 24

n.d. 504 386 890

TOTALE 761 731 1492

Assunzioni effettuate dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)suddivise per tipo rapporto di lavoro

tipo rapporto maschi femmine totale

apprendistato 80 80 160

contratto formazione lavoro 0 0 0

tempo determinato 614 749 1363

tempo indeterminato 230 192 422

lavoro a domicilio 0 0 0

n.d. 0 0 0

TOTALE 924 1021 1945

comune maschi femmine totale

chiusaforte 172 37 209

dogna 1 0 1

malborghetto-valbruna 80 83 163

moggio udinese 41 147 188

pontebba 119 146 265

resia 21 10 31

resiutta 33 27 60

tarvisio 457 571 1028

Assunzioni effettuate dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)assunzioni suddivise per comune sede azienda

Lavoratori cessati dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)suddivisi per livello di studio

livello di studio maschi femmine totale

nessun titolo di studio 8 17 25

licenza elementare 43 24 67

licenzia media 108 182 290

qualifica professionale 14 9 21

diploma di maturità 31 99 130

titolo di studio universitario 4 19 23

n.d. 445 329 774

TOTALE 653 679 1332

Cessazioni effettuate dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)suddivise per tipo rapporto di lavoro

tipo rapporto maschi femmine totale

apprendistato 72 79 151

contratto formazione lavoro 0 0 0

tempo determinato 450 637 1087

tempo indeterminato 253 202 455

lavoro a domicilio 0 0 0

n.d. 0 0 0

TOTALE 775 918 1693

comune maschi femmine totale

chiusaforte 137 36 173

dogna 0 0 0

malborghetto-valbruna 67 83 150

moggio udinese 50 120 170

pontebba 91 129 220

resia 10 25 17

resiutta 20 22 42

tarvisio 395 518 913

Cessazioni effettuate dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)assunzioni suddivise per comune sede azienda

bassa qualifi ca saranno anche quelli forniti dal settore delle costruzioni, dell’agricoltura caccia e silvicoltura.

Una prima conclusione riguarda la qualità del lavoro nell’area: il fatto che oltre il 70% delle assunzioni sia a tempo determinato e la maggior parte degli assunti abbia un titolo di studio inferiore, signifi ca che i posti di lavoro disponibili sono a bassa qualifi ca e di natura stagionale. Questo dato viene confermato dal gran numero di assunzioni e cessioni che si verifi ca nel settore alberghi ristorante e dal numero di assunzioni e cessazioni presenti nel comune di Tarvisio, la cui vocazione è prettamente turistica. Inoltre è interessante notare come al secondo e terzo posto come settori più vitali nell’assunzione vi siano l’istruzione e la pubblica amministrazione che probabilmente andranno a stipulare anch’essi contratti a tempo determinato. Posti di lavoro a

Page 116: EcCoLo thesis

116

Il territorio

tabella 5.12: dati cessazionitabella 5.11: dati assunzioni

Dati CPI Gemona del FriuliAssunzioni effettuate dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)suddivise per sottosezioni di attivita'

attività maschi femmine totale

Agricoltura, caccia e silvicoltura 45 48 93

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 3 1 4

Estrazione di minerali 3 1 4

Attività manifatturiere 0 0 0

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 19 49 68

Industrie tessili e dell'abbigliamento 11 16 27

Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle 0 1 1

Industria del legno e dei prodotti in legno 77 19 96

Fabbricazione della carta; stampa ed editoria 1 3 4

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio 0 0 0

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche 0 0 0

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 15 8 23

Fabbricazione di prodotti di minerali non metalliferi 20 1 21

Produzione di metallo e di prodotti in metallo 521 41 562

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici 125 102 227

Fabbricazione di macchine elettriche ed ottiche 89 35 124

Fabbricazione di mezzi di trasporto 2 1 3

Altre industrie manifatturiere 17 12 29

Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 1 0 1

Costruzioni 394 41 435

Commercio, riparazione di auto, e di beni personali e per la casa 132 201 333

Alberghi e ristoranti 114 308 422

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 90 33 123

Intermediazione monetaria e finanziaria 1 5 6

Attività immobiliari, noleggio, informatica, attività professionali 92 179 271

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria 11 26 37

Istruzione 175 676 851

Sanità e altri servizi sociali 15 93 108

Altri servizi pubblici, sociali e personali 43 80 123

Servizi domestici presso famiglie e convivenze 8 122 130

Organizzazioni e organismi extraterritoriali 0 0 0

n.d. 0 0 0

TOTALE 2024 2102 4126

Cessazioni effettuate dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)suddivise per sottosezioni di attivita'

attività maschi femmine totale

Agricoltura, caccia e silvicoltura 16 6 22

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 2 0 2

Estrazione di minerali 3 0 3

Attività manifatturiere 0 0 0

Industrie alimentari, delle bevande e del tabacco 16 37 53

Industrie tessili e dell'abbigliamento 43 80 123

Industrie conciarie, fabbricazione di prodotti in cuoio, pelle 0 0 0

Industria del legno e dei prodotti in legno 71 18 89

Fabbricazione della carta; stampa ed editoria 2 4 6

Fabbricazione di coke, raffinerie di petrolio 0 0 0

Fabbricazione di prodotti chimici e di fibre sintetiche 1 0 1

Fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche 13 7 20

Fabbricazione di prodotti di minerali non metalliferi 13 0 13

Produzione di metallo e di prodotti in metallo 405 26 431

Fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici 96 85 181

Fabbricazione di macchine elettriche ed ottiche 59 34 93

Fabbricazione di mezzi di trasporto 5 1 6

Altre industrie manifatturiere 7 13 20

Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 0 0 0

Costruzioni 354 26 380

Commercio, riparazione di auto, e di beni personali e per la casa 126 139 265

Alberghi e ristoranti 88 249 337

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 85 24 109

Intermediazione monetaria e finanziaria 4 3 7

Attività immobiliari, noleggio, informatica, attività professionali 57 143 200

Pubblica amministrazione e difesa; assicurazione sociale obbligatoria 5 9 14

Istruzione 103 434 537

Sanità e altri servizi sociali 9 67 76

Altri servizi pubblici, sociali e personali 26 64 90

Servizi domestici presso famiglie e convivenze 7 86 93

Organizzazioni e organismi extraterritoriali 0 0 0

n.d. 0 0 0

TOTALE 1616 1555 3171

- il 67% degli assunti non dichiara il proprio titolo di studio, dei rimanenti: il 55% ha un titolo di studio equivalente o inferiore alla terza media, mentre il 37% equivalente o superiore al diploma.- il 63% dei cessati non dichiara il proprio titolo di studio, dei rimanenti: il 60% ha un titolo di studio equivalente o inferiore alla licenza media, il 33% equivalente o superiore al diploma.- le assunzioni di soggetti maschili sono superiori a quelle di soggetti femminili, mentre nelle cessazioni il rapporto si rovescia. Anche in questo caso tra gli assunti con titolo di studio superiore sono maggiori i soggetti femminili.- anche in questo caso esiste un comune dominante quello di Gemona del Friuli (che risulta anche il comune di maggiori dimensioni dell’intera Comunità Montana) le cui aziende sono responsabili del 42% delle assunzioni e dei licenziamenti. Seguono i comuni di Buia ed Osoppo che, pur essendo al di fuori del territorio

Dai dati del Centro per l’Impiego di Gemona del Friuli (che ha competenza sui comuni di: Artegna, Bordano, Gemona del Friuli, Montenars, Trasaghis, Venzone e i comuni esterni al territorio di: Buja ed Osoppo) si rileva che:

- il saldo assunzioni/cessazioni è positivo ed i settori più attivi risultano: istruzione (851/537), produzione di metallo e fabbricazione di prodotti in metallo (562/431), costruzioni (435/380), alberghi e ristoranti (422/377), commercio all’ingrosso e al dettaglio riparazioni auto moto e di beni personali e per la casa (333/265), attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, altre attività imprenditoriali professionali(271/200), fabbricazione di macchine ed apparecchi elettrici (227/181).- anche in questo caso più del 60% delle assunzioni è a tempo determinato,il 30% a tempo indeterminato e il 10% con contratto di apprendistato.

Page 117: EcCoLo thesis

117

Il territorio

tabella 5.14: dati cessazionitabella 5.13: dati assunzioni

Lavoratori assunti dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)suddivisi per livello di studio

livello di studio maschi femmine totale

nessun titolo di studio 1 0 1

licenza elementare 32 26 58

licenzia media 269 277 546

qualifica professionale 34 46 80

diploma di maturità 99 234 333

titolo di studio universitario 15 61 76

n.d. 1298 946 2244

TOTALE 1748 1590 3338

Assunzioni effettuate dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)suddivise per tipo rapporto di lavoro

tipo rapporto maschi femmine totale

apprendistato 249 152 401

contratto formazione lavoro 0 0 0

tempo determinato 1123 1370 2493

tempo indeterminato 652 580 1232

lavoro a domicilio 0 0 0

n.d. 0 0 0

TOTALE 2024 2102 4126

comune maschi femmine totale

artegna 185 94 279

bordano 41 52 93

buja 540 314 854

gemona del friuli 604 1151 1755

montenars 5 6 11

osoppo 404 152 556

trasaghis 127 224 351

venzone 118 109 227

Assunzioni effettuate dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)assunzioni suddivise per comune sede azienda

Lavoratori cessati dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)suddivisi per livello di studio

livello di studio maschi femmine totale

nessun titolo di studio 1 0 1

licenza elementare 45 31 76

licenzia media 252 264 516

qualifica professionale 35 35 70

diploma di maturità 94 183 277

titolo di studio universitario 7 43 50

n.d. 1020 643 1663

TOTALE 1454 1199 2653

Cessazioni effettuate dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)suddivise per tipo rapporto di lavoro

tipo rapporto maschi femmine totale

apprendistato 205 128 333

contratto formazione lavoro 4 1 5

tempo determinato 645 902 1547

tempo indeterminato 762 524 1286

lavoro a domicilio 0 0 0

n.d. 0 0 0

TOTALE 1616 1555 3171

comune maschi femmine totale

artegna 137 64 201

bordano 29 36 65

buja 425 216 641

gemona del friuli 490 856 1346

montenars 3 3 6

osoppo 325 112 437

trasaghis 119 187 306

venzone 88 81 169

Cessazioni effettuate dal 01-01-2007 al 31-12-2007 (vers.1/2008)assunzioni suddivise per comune sede azienda

è costituito dall’età media degli agricoltori, che si aggira attorno ai 60-65 anni, e dalla scarsa propensione dei giovani a succedere nella conduzione delle imprese agricole considerate poco remunerative e troppo impegnative. I dati in possesso della Comunità Montana indicano che l’indirizzo produttivo delle aziende agricole sia prevalentemente di carattere zootecnico, mentre le attività agricole alternative, che si erano diffuse nel recente passato, sono andate incontro ad un fi siologico ridimensionamento, stabilizzandosi solo nelle imprese più vocate. Un’importante risorsa per l’integrazione del reddito agricolo è rappresentato dall’attività agrituristica. Tuttavia il livello di diffusione di questo settore è da considerarsi inferiore rispetto alle potenzialità

in esame, rappresentano un importante polo occupazionale per le aree circostanti legato sia alla presenza di due grandi realtà industriali (Fantoni, Pittini) sia grazie al tessuto di medie e piccole imprese che si estende anche al gemonese.

5.2.7.2 Agricoltura“…L’attività agricola già penalizzata dalla morfologia del territorio, risulta fortemente ostacolata dalle condizioni meteorologiche che caratterizzano l’area in questione. A ciò va aggiunta inoltre la polverizzazione e frammentazione fondiaria che impediscono lo svolgimento dell’attività agricola secondo metodi razionali. Un altro dato preoccupante

Page 118: EcCoLo thesis

118

Il territorio

del territorio. Nel comprensorio montano […] fi no agli anni ’80 esistevano 50 malghe. Oggi esse sono una quindicina. I motivi principali di questo abbandono si possono riscontrare nel notevole decremento del patrimonio zootecnico, nell’abbandono delle pratiche agronomiche in diverse aree del territorio anche di fondo valle che hanno enormemente facilitato l’espansione della foresta e nella carente dotazione viaria di accesso e infrastrutturale. […]Ben più pesante appare la situazione inerente al settore forestale che ormai da diversi anni si trova attanagliato da problematiche di carattere economico non di poco conto. Infatti, a fronte di una notevole potenziale disponibilità di massa legnosa, non corrisponde un’ altrettanta capacità di offerta a prezzi competitivi […]. D’altro canto una rete viaria precaria e a volte inadeguata rappresentano i punti di debolezza dell’intero sistema […]. Per di più le ditte boschive, a conduzione prettamente individuale, prive di quegli ammortizzatori che invece hanno le aziende agricole, stanno letteralmente scomparendo…” 72.

5.2.7.3 Industria ed artigianato“… Il comparto industriale e quello dell’artigianato è composto per lo più da microimprese caratterizzate da una bassa propensione all’innovazione. Il settore manifatturiero un tempo settore di traino dell’economia del gemonese, si sta oggi fortemente ridimensionando a seguito della forte concorrenza internazionale. Il polo industriale di Osoppo, invece, rimane un saldo punto di riferimento occupazionale per molti abitanti della Comunità Montana…” 73.E’ il caso qui di fermarsi a ricordare alcune delle realtà più interessanti interne al territorio.Nella frazione di Fusine in Val Romana si trova la Weissenfels “…Da oltre 500 anni a Fusine in Valromana viene svolta l’attività di produzione catene. Gli stabilimenti della zona sono stati recentemente rilevati da nuovi imprenditori che hanno proseguito l’attività dell’Acciaieria Weissenfels e della Weisscam.La società è uno dei leader mondiali nella produzione e commercializzazione di catene metalliche; in particolare vengono commercializzate catene da neve per autoveicoli e mezzi pesanti, catene

ed accessori per il sollevamento e altre catene per vari usi (catena navale, catene di sicurezza, catena per ferramenta e “fai da te”, catena per imbarcazioni da diporto, ecc.).I prodotti Weissenfels vengono commercializzati su scala mondiale.” 74.Nella frazione di Ugovizza l’unica latteria rimasta sul territorio fi no a Moggio:”… La Cooperativa Agricoltori Val Canale, nata nel 1967, provvede prevalentemente alla raccolta latte, lavorazione e commercializzazione di prodotti caseari. Annualmente lavora 1.100.000 litri di latte provenienti solo dalle aziende agricole della Val Canale che hanno saputo mantenere quelle tipicità e specifi cità montane. La maggior parte del latte lavorato giunge da bovine di razza pezzata rossa.” 75.A Pontebba la Diemme Legno “…nel 1987 nasce la Diemme legno come segheria e carpenteria del legno ed amplia successivamente la propria attività introducendo nel 1992 una linea per la produzione di travi lamellari incollate, garantendo l’intero processo di fi liera.La missione Diemme legno diventa così progettare e costruire edifi ci con strutture e tetti in legno di alta qualità per uso residenziale…” 76.Sempre a Pontebba è localizzata la Bipiesse che si occupa di materie plastiche: “…All’attività di stampaggio e assemblaggio componenti per conto terzi si affi ancano la progettazione e la realizzazione di prodotti appositamente studiati per l’edilizia…” 77.A Chiusaforte ha sede Agriforest: “…Agriforest è un’impresa cooperativa costituita nel 1987. Svolge prevalentemente lavori di recupero ambientale e di sistemazione idraulico - forestale, anche di carattere urgente, con interventi su frane e corsi d’acqua, con tecniche di ingegneria naturalistica. Attualmente impiega circa 80 addetti ed è una tra le principali imprese del Friuli Venezia Giulia, leader assoluta nel settore delle sistemazioni ambientali…”78. A Resia, oltre alla sede del Parco delle Prealpi Giulie, si trova la Diamir “Sin dal 1983 DIAMIR è sinonimo di frese diamantate. Frese diamantate di diverse tipologie, forme, dimensioni e granulometrie, in grado di soddisfare le più diverse esigenze del mercato dentale […]Le frese DIAMIR sono il frutto di un’accurata analisi clinica

72 Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale, Proposta di Piano di Azione Locale, 27/05/200874 http://www.friulia.it/Members/850675 http://www.tarvisiano.org/jsptarvisiano/cont.jsp?nodes=1-298-536&doc=76476 http://www.diemmelegno.it/77 http://www.bipiesse.net/78 http://www.agriforestfriuli.com/Azienda/Presentazione.htm

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e tecnica dei vari problemi di fresaggio nel settore odontoiatrico. Progettate e fabbricate secondo questo principio, le frese diamantate DIAMIR rappresentano la risposta migliore alle esigenze del settore…”79.Nel comune di Moggio Udinese ha sede un’altra azienda storica la cartiera Ermolli, che oggi sta vivendo un periodo di crisi.Di particolare importanza, anche se posto ai limiti del territorio, è il polo di informatica ed elettronica che sorge tra i comuni di Artegna e Buja e che si collega direttamente al polo Agemont presente ad Amaro (comune confi nante con Moggio e Venzone) in cui il Centro di Innovazione Tecnologica ospita numerose aziende operanti nel settore dell’informatica e non solo. Si tratta di due realtà che, in prospettiva, fornendo occupazione ad alta preparazione possono diventare un’importante occasione per i giovani del territorio.

5.2.7.4 TurismoCome già accennato, e come emerge da numerose interviste, il turismo sembra essere il settore su cui il territorio ha deciso di puntare, tuttavia esistono delle problematiche ancora da chiarire. Innanzitutto relativamente al modello: se nell’area del Canal del Ferro il Parco delle Prealpi Giulie (che insiste sui comuni di Chiusaforte, Moggio Udinese, Resia, Resiutta,Venzone e Lusevera, quest’ultima al di fuori della Comunità Montana) propone un modello di turismo estensivo che va ad associarsi prevalentemente all’agricoltura, nell’area della Val Canale, ma anche all’interno dello stesso comune di Chiusaforte con la realizzazione dei nuovi impianti di risalita nella stazione sciistica di Sella Nevea, si punta ad un turismo di natura intensiva che oltre a implicare un grande sacrifi cio ambientale (costruzione di piste ed impianti, lottizzazioni immobiliari) non è stato in grado, almeno fi nora, di garantire una continuità lavorativa agli addetti del settore, come dimostrano i dati del centro impiego di Pontebba. Inoltre va sottolineato come all’interno della stessa Val Canale la situazione non sia omogenea: mentre il comune di Tarvisio ha ormai agganciato da anni la propria economia al turismo estensivo, in particolare di natura invernale; il comune di

79 http://www.diamir.it/chi.htm79 http://www.diamir.it/chi.htm80 Giampaolo Visetti, Valle d’Aosta L’inverno record non salva la montagna del cemento, Repubblica 05/02/200981 ibidem

Malborghetto Valbruna sembra voler ricalcare maggiormente un modello turistico più vicino all’offerta austriaca con una maggiore attenzione alla preservazione del territorio. Infi ne il comune di Pontebba, volendo sfruttare il confi nante polo sciistico austriaco di Nassfeld-Pramollo, sta cercando di puntare al turismo invernale in particolare con la costruzione di una funivia che dovrebbe collegare il paese direttamente con le piste.La situazione appare dunque piuttosto caotica e non perché esista un’offerta differenziata all’interno del territorio, che anzi potrebbe rappresentare un importante punto di forza, ma perché l’azione di coordinamento appare debole anche tra comuni confi nanti. La collaborazione, in realtà, potrebbe rappresentare una strategia innovativa per la costruzione di un’offerta valida, senza cui sembra davvero diffi cile riuscire ad entrare in concorrenza con la secolare tradizione turistica austriaca e la galoppante crescita slovena in questo comparto.Esiste poi un’ultima considerazione rispetto al modello turistico invernale basato su forti investimenti pubblici: “…Per decenni- dice lo storico Marco Cuaz- Regioni e Province hanno fi nanziato seggiovie, lasciando ai comuni il business fi scale delle seconde case. Una macchina pubblica gigantesca: oltre a esaurire e distruggere il paesaggio, ha prodotto buchi da capogiro. Fino a oggi: la politica ha preso atto che, in montagna, l’impianto è ormai la chiave unica del potere. Chi decide di aprire le piste, o di chiuderle, oltre ai voti acquista la vita della gente…” 80. Si tratta di un vero e proprio baratto tra libertà personale e garanzia economica, “…Il principio-dice l’etnografo Auxis Betemps- è che se non mi voti non mi occupo di te: ma che se lo fai, penso a tutto io e a fondo perduto. Nella montagna ricattata dal “modello sci”, nessuno può più vivere senza il potere che ha rilevato l’esclusiva delle risalite. È l’autocorrosione di una civiltà nelle mani di vento persone.” 81.Inoltre c’è da notare che gli impianti nono son più redditizi come un tempo perché : “…L’impiantistica -dice l’economista Massimo Leveque- si limitava a portare gente in quota. Ora produce anche neve, cura le piste, garantisce la sicurezza e organizza i soccorsi. Gli impianti coprono a malapena i costi di gestione. Gli investimenti non possono che

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essere a spese pubbliche. La ricaduta però è fi no a dieci volte superiore ai costi..” 82. Inoltre anche la domanda turistica subisce le conseguenze della traslazione verso un’economia dell’esperienza “…Il miracolo della neve- dice il presidente delle guide valdostane, Guido Azzalea- sta battendo la crisi. Ma non possiamo ignorare che a salvare l’inverno non è stato ciò che il turismo ha organizzato. Continuiamo a offrire sci, piste, funivie, monolocali, parcheggi e villaggi turistici, Invece ci chiedono ciaspole, cascate di ghiaccio, vallate in neve fresca, boschi e paesi veri: una vera rivoluzione che impone un cambiamento…” 83.Il territorio della Comunità Montana ha avuto un vantaggio non indifferente: mentre nel resto delle Alpi si investiva per l’economia della neve deturpando e consumando l’ambiente, qui se si escludono i fondovalle principali, la vocazione terziaria ha in gran parte risparmiato il territorio. C’è dunque da chiedersi se non sia più conveniente giovarsi di questo e presentarsi in maniera innovativa ad un mercato che sempre più non si accontenta di un’offerta standard, o sia meglio colmare il divario con le altre regioni alpine e gettarsi in un settore saturo dal futuro molto incerto.

5.2.7.5 Commercio e servizi alla popolazioneIl commercio, che risultava fi no agli anni ’90 il principale settore dell’area, successivamente al crollo del muro di Berlino e al processo di unifi cazione europea, è entrato in profonda crisi. Se si esclude la realtà del mercato di Tarvisio, che tuttavia si è notevolmente ridimensionata negli anni, il comparto si trova in caduta libera anche per l’attrazione esercitata dalla notevole offerta commerciale del territorio pedemontano. La progressiva chiusura degli esercizi nei paesi e nelle frazioni impoverisce ulteriormente il tessuto sociale locale e costituisce un’ulteriore motivazione per la migrazione a valle. “… La carenza o l’assenza (soprattutto nei comuni più isolati) di servizi alla popolazione (sanità, istruzione, trasporti) evidenziano ulteriormente la situazione di disagio di quest’area montana. Infatti, sia per quanto riguarda la sanità che l’istruzione, la concentrazione delle infrastrutture ha luogo soprattutto nelle zone pianeggianti e più popolate, mentre nelle aree montane mancano

82 ibidem83 ibidem84 Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale, Proposta di Piano di Azione Locale, 27/05/2008 85 insediamenti produttivi in montagna programma d’interventi, a cura della dott.ssa Stefania Troiano, Udine, 200486 Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale, Proposta di Piano di Azione Locale, 27/05/2008

quasi completamente…” 84.“…E’ noto che una delle principali conseguenze dello spopolamento delle zone montane è la diminuzione dei servizi offerti. D’altra parte, se da un lato lo spopolamento comporta la scomparsa degli esercizi commerciali, delle scuole, degli uffi ci postali, degli sportelli bancari, ecc., abbassando fortemente il livello della qualità della vita della popolazione che permane in loco, dall’altro lato è proprio la rarefazione di questi servizi di base una delle principali cause del decremento demografi co…” 85.La necessità di mantenere i servizi in loco diventa prioritaria ed è particolarmente sentita non solo a livello degli abitanti, come emerge dalle interviste, ma anche tra gli amministratori: sia il piano di azione locale della comunità montana che il Piano di Sviluppo Rurale regionale, attraverso i gruppi GAL, prevedono interventi per il mantenimento dei servizi di prossimità.“...nell’ultimo decennio gli esercizi commerciali si sono gradualmente concentrati nei centri abitati di grandi dimensioni. Tale situazione crea numerose diffi coltà alle persone che hanno limitata capacità di spostamento. Inoltre a causa del costante spopolamento delle aree marginali, il volume d’affare dei piccoli esercizi commerciali ancora presenti in tal zone è progressivamente diminuito rendendoli economicamente insostenibili e in alcuni casi costringendoli alla chiusura. L’ulteriore diminuzione di servizi che ne deriva induce i residenti a spingersi verso i fondovalle determinando un circolo vizioso diffi cile da interrompere. Con questo progetto si vuole mantenere sul territorio le piccole attività commerciali che nei centri periferici svolgono non solo un ruolo economico ma anche sociale, come centri di aggregazione e di incontro. Tale ruolo va tenuto presente e riconosciuto anche in un’ottica di offerta turistica e di attrattività del territorio verso i potenziali nuovi residenti. Per questo motivo il sostegno pubblico tarato sulle esigenze del territorio e mirato a premiare forme di imprenditorialità, è essenziale…” 86.“…L’obiettivo dell’azione è di sostenere la presenza nel territorio montano e, in particolare, nelle località più marginali rispetto ai centri di insediamento dei servizi, di servizi necessari per una qualità della vita dei residenti sostenibile, che non induca

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al trasferimento dell’abitazione verso altre aree regionali o extra-regionali. Inoltre, la presenza di servizi che soddisfano bisogni della popolazione residente, appare necessaria o essenziale per sostenere la presenza turistica, anche in chiave di offerta complessiva territoriale di servizi quale fattore che può incidere positivamente sul lato della competitività del settore turistico. Per riferirsi al complesso dei suddetti servizi erogabili nel territorio si usa in questo documento l’espressione “servizi di prossimità”.Le tipologie dei servizi di prossimità sono diverse, rispondendo alcuni servizi: a) a bisogni primari della popolazione (istruzione, sanità, assistenza, trasporti,ecc.) assicurati ordinariamente dalle amministrazioni pubbliche, ma anche da operatori privati; b) ad attività commerciali che rispondono anch’esse a bisogni primari della popolazione (punti vendita per i prodotti d’uso quotidiano); c) a bisogni soddisfabili solo grazie a dotazioni infrastrutturali e a reti territoriali, spesso utilizzate dai fornitori dei servizi in regime di concessione…” 87.E per quanto riguarda il GAL locale: “…Misura 413: Qualità della vita / diversifi cazioneAzione: Servizi di prossimità

Descrizione dell’intervento:La fi nalità dell’intervento posta dal PSR è quella di sostenere la presenza sul territorio montano e, in particolare, nelle località più marginali rispetto ai centri di insediamento dei servizi, di servizi necessari per una qualità della vita dei residenti sostenibile, che non induca al trasferimento dell’abitazione verso altre aree regionali o extra-regionali. Inoltre,la presenza di servizi che soddisfano bisogni della popolazione residente, appare necessaria o essenziale per sostenere la presenza turistica, anche in chiave di offerta complessiva territoriale di servizi quale fattore che può incidere positivamente sul latodella competitività del settore turistico.Le fi nalità specifi che dell’intervento sono le seguenti:- dotare i centri più periferici di strutture in grado di erogare servizi di prima necessitàalla popolazione residente;- creare spazi fi sici dove favorire i momenti di incontro sociale;- dotare le aree marginali di servizi in grado di supportare la ricettività locale;- riduzione del fenomeno dello spopolamento delle aree periferiche…” 88.

87 Piano di sviluppo rurale 2007-2013 della regione autonoma Friuli Venezia Giulia88 Piano di sviluppo locale, GAL Openleader

fi g 5.14: terrazza in Grauzaria

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5.3 Le intervisteLa ricerca sul territorio volta alla comprensione delle proprietà, delle potenzialità e criticità che lo caratterizzano si è svolta su due fi loni paralleli:da un lato una ricerca di tipo “desk” attraverso la raccolta di documenti e dati, dall’altro attraverso interviste a cui sono stati sottoposti sia rappresentanti di enti che operano sul territorio, sia abitanti che in esso vivono e lavorano. L’idea che ha guidato i dialoghi con i diversi soggetti era quella di raccogliere opinioni, pensieri e vision direttamente sul campo con l’obiettivo di costruire un quadro più soggettivo del territorio capace di trasmettere al meglio il mood, “l’attitudine”, e i bisogni dell’utente nell’ottica di una costruzione partecipata del progetto stesso.La scelta degli intervistati ha utilizzato due criteri differenti: per quanto riguarda i rappresentanti degli enti si è cercato, compatibilmente con la disponibilità incontrata ed il tempo a disposizione, di entrare nel merito delle diverse dimensioni che compongono il territorio. Per quanto riguarda gli abitanti il criterio non è stato di tipo scientifi co ma casuale e basato sul passaparola: l’immagine che ne esce non è esatta né completa (per questo ci sono i dati) ma ha permesso, in ogni fase del progetto, di misurare le scelte su soggetti e contesti reali. Il vantaggio di utilizzare un’ immagine “aperta”89 per rappresentare la comunità consiste nella natura “non-defi nitiva”(ma non indefi nita) che la caratterizza: la possibilità in ogni momento di “poter aggiungere”, un volto, un’opinione, una relazione, signifi ca avvicinarsi, almeno parzialmente, alla natura complessa e in perenne evoluzione che una comunità rappresenta.Di seguito sono riportate le interviste, trascritte parzialmente ed in forma indiretta coerentemente con il modello di immagine aperta e anche perché, dove possibile, si è utilizzato il dialetto friulano.

5.3.1 Interviste ai rappresentanti di entiL’approccio generale è stato quello di spiegare a grandi linee il tema del progetto e poi chiedere un inquadramento generale del territorio.

5.3.1.1 Il sindaco di Forgaria nel Friuli“Non possiamo fare turismo se non siamo contenti noi che siamo qua”Il comune vorrebbe puntare al turismo come attività principale, anche perché altrimenti risulta diffi cile affermarsi in un contesto in cui i comuni vicini ospitano aziende molto forti. Tuttavia affi nché il turismo possa affermarsi è necessario che sia garantita una buona qualità della vita agli abitanti fornendo i necessari servizi, che poi sono anche alla base dello sviluppo turistico.Come necessità primaria si delineano quindi i collegamenti: sia di tipo fi sico, viabilità, sia di natura informatica, fornendo il comune di collegamento ADSL.Di particolare importanza risulta poi il mantenimento in loco di servizi e piccolo commercio ( di cui il comune è ancora ben provvisto), non solo per evitare lo spopolamento, ma, in sinergia con i costi delle abitazioni contenuti, per essere un elemento attrattivo per gli abitanti dei comuni limitrofi in cui il mercato immobiliare ha prezzi più alti.Per quanto riguarda l’attuale offerta dei servizi è buona per gli anziani mentre potrebbe migliorare per le famiglie ed i giovani.E’ necessario mantenere anche le attività tradizionali, agricoltura e artigianato, che essendo forti elementi dell’identità e della cultura locale possono diventare anche degli stimoli turistici.

5.3.1.2 Il sindaco di TrasaghisUn elemento che andrebbe valorizzato nell’area comunale sono sicuramente le risorse naturali: come i 1660 ettari di bosco presenti. La situazione generale del comune è piuttosto buona: dal punto di vista economico esiste una piccola zona industriale che occupa circa 1250 addetti e molti abitanti lavorano nelle zone industriali limitrofe.Anche per quanto riguarda l’agricoltura la situazione è positiva: ci sono 3-4 aziende agricole di cui una ha rimesso in funzione la vecchia latteria sociale di una frazione.Dal punto di vista demografi co, oltre alla ripresa delle nascite (l’anno scorso ce ne sono state una ventina) si assiste ad un ritorno dei giovani che si erano spostati verso Udine per cercare abitazioni ad un prezzo migliore, purtroppo la mentalità

89 Umberto Eco, Opera aperta, Bompiani, 1962

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dell’affi tto non è molto sviluppata e quindi alcune di queste richieste rimangono inevase.

5.3.1.3 Il sindaco di Malborghetto-Valbruna ( con il contributo di un’assistente sociale)“…Serve gente capace e che ci crede…”Il comune sorge su un’area di confi ne, l’intera zona è vissuta con la frontiera (dogana, spedizioni…) fi no agli anni ’90. Ora si cerca di puntare su commercio e turismo è una scelta che il comune condivide con il tarvisiano a cui è profondamente legato anche dalle vicissitudini storiche: il territorio è stato investito da due grandi catastrofi la prima guerra mondiale e le opzioni del ‘3990 che, per quanto riguarda il comune di Malborghetto-Valbruna, ha signifi cato la perdita del 90% della popolazione e la dissoluzione del tessuto imprenditoriale locale, che non venne ricostruito in quanto i soggetti che immigrarono in massa sul territorio erano principalmente contadini ed operai.Per quanto riguarda la situazione economica attuale molte speranze sono riposte sul turismo e sulla possibilità di riuscire a sfruttare il vantaggio di essere una zona di passaggio (ogni anno 25 milioni di persone transitano sulla autostrada A23) drenando parte del fl usso che attraversa il territorio.Tuttavia il turismo non è suffi ciente, manca ad esempio un’area piccolo artigianale-industriale sul territorio: i poli presenti a Pontebba e Tarvisio non sono suffi cientemente sviluppati. Per quanto riguarda il turismo invernale la regione ha fi nanziato degli interventi importanti per i comprensori di Tarvisio e Sella Nevea. Il comune è importante per lo sci di fondo: la pista di Valbruna ospita il 60-70% del fondismo regionale, anche la ristorazione è ben sviluppata e di buona qualità, quello che manca è una certa capacità ricettiva soprattutto di livello alto. Mancano anche spazi di intrattenimento come potrebbe essere una piscina: il progetto per il centro termale a Bagni di Lusnizza (frazione di Malborghetto) purtroppo ha incontrato dei problemi, ma è necessario: solo così infatti si può migliorare la qualità dell’offerta ed entrare in concorrenza con i poli austriaci e sloveni. Anche una soluzione del tipo “albergo diffuso” potrebbe funzionare.

Gli elementi di criticità sono fondamentalmente due: da un lato la mancanza di risorse dall’altro la mentalità: manca una predisposizione all’accoglienza. Inoltre bisogna tener conto del fatto che in dieci anni la popolazione si è dimezzata, spopolamento e invecchiamento hanno messo in crisi il territorio: le criticità economiche diventano criticità sociali e le criticità sociali diventano economiche. Per fermare l’emorragia demografi ca è necessario trovare dei motivi occupazionali: da parte di molti che si sono spostati a valle esiste la volontà di tornare sul territorio ma senza occasioni lavorative non è possibile.Da un lato è necessario che la genti si riattivi ma dall’altro è indispensabile un’iniezione di fi ducia da parte delle istituzioni anche attraverso i fi nanziamenti: con i soldi che girano in valle non è possibile fare grandi progetti.

5.3.1.4 Assessore alla cultura comune di Dogna“… bisogna lavorare su quello che c’è già, mettere i musei in rete…”Il territorio del comune è molto vasto 73 chilometri quadrati a fronte di una popolazione ridotta e formata prevalentemente da soggetti anziani che vengono seguiti o dalle famiglie o dalle assistenti domiciliari, in ogni caso non sono isolati ed esiste una buona integrazione con la popolazione giovane. Storicamente è sempre stato un paese povero e di emigranti, tuttavia dal 1976 ad oggi il comune è rimasto abbastanza stabile passando da 223 a 200 abitanti.Per quanto riguarda i servizi sul territorio sono presenti due alimentari (uno con tabacchi) un’osteria con locanda ed un bed&breakfast. Ci sono anche tre agriturismi due con posti letto ma gestiti da persone che non provengono dal comune. Il medico viene una volta alla settimana.Dal punto di vista economico ci sono ditte artigiane che si occupano di edilizia e taglio del bosco. I giovani lavorano prevalentemente a Fusine (Weissenfels), Moggio (Cartiera Ermolli) a Tolmezzo e nelle due realtà di Chiusaforte Agriforest e Agriverde.Per quanto riguarda le prospettive future la priorità va sicuramente alla messa in sicurezza

90 cfr 5.2.3

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del territorio anche per poter sviluppare il settore turistico-culturale su cui il comune vuole puntare. In particolare sono stati realizzati e si vorrebbero ampliare progetti sulla prima guerra mondiale, sull’aspetto naturale con lo sviluppo di sentieri didattici e sulla paleontologia, valorizzando il ritrovamento delle orme fossili di un rettile del triassico. Inoltre si sta progettando un museo del territorio da collocare all’interno della latteria recentemente ristrutturata. Particolari sforzi vengono poi fatti per valorizzare la lingua friulana: ogni anno ad esempio ad agosto viene realizzato uno spettacolo con Claudio Moretti (attore locale) su la storia e la vita di Dogna coinvolgendo tutta la popolazione.Per quanto riguarda la collaborazione tra comuni esistono già degli accordi con i comuni di Resia, Resiutta e Moggio ma c’è qualche diffi coltà: serve una spinta dall’alto per collaborare.

5.3.1.5 Presidente Comunità MontanaIl turismo non basta a risolvere i problemi del territorio va integrato con diversi fattori. L’agricoltura, ad esempio, che esercita una

importante azione di preservazione del territorio, importante anche per l’immagine del luogo e quindi per il turismo. Un altro elemento che si può facilmente legare al turismo è l’artigianato locale e tradizionale, anche perché non è possibile pensare di aprire delle attività produttive di dimensioni consistenti, già è diffi cile difendere l’esistente. E’ importante poi garantire i servizi alla popolazione e raggiungere l’autosostenibilità energetica attraverso le risorse rinnovabili (come biomasse, l’eolico…) che permetterebbe un notevole abbassamento dei costi di vita. Il potenziale turistico del territorio è buono ma andrebbe integrato con un centro termale sul modello di Abano Terme.

5.3.1.6 Consigliere regionale del PD, ex sindaco di ChiusaforteStoricamente si tratta di una terra di passaggio e frontiera dove la presenza dello stato (caserme, ferrovia, dogane) ha indotto un’economia di tipo terziario. Quando questo modello è venuto a mancare si è creata una profonda crisi perché le attività tradizionali della montagna (forestali,

fi g 5.15: Grauzaria

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agricole, turistiche) non avevano trovato spazio per svilupparsi a causa dell’economia indotta. Oggi quindi esiste un ritardo, un ritardo recuperabile ma è necessario accelerare i tempi. Uno dei problemi principali è la mancanza di infrastrutture per il turista (relativamente al turismo invernale) su cui però si sta investendo. Ma le infrastrutture da sole non bastano è necessario associarle a delle “tipicità” (prodotti locali, ambiente preservato). Inoltre per promuovere i prodotti locali è necessario creare un sistema fra le aziende, in quest’ottica il centro multi servizio potrebbe lavorare da un lato come centro di marketing territoriale dall’altro fornire servizi alla popolazione in genere (abitanti e turisti). Inoltre è necessario pensare ad un sistema di servizi e manifestazioni che rendano attrattivo il territorio in modo tipico. Per quanto riguarda l’ambiente la situazione è buona in quanto, specialmente nella valli laterali, è ben preservato. Il turismo inoltre può fungere da volano all’intera economia permettendo ad esempio il ripristino dei servizi ai residenti. I problemi più gravi sono relativi allo spopolamento e invecchiamento ed ad una mancanza, anche nel passato, di sinergie tra l’amministrazioni locali e lo Stato: i comuni hanno subito decisioni calate dall’alto senza aver avuto la possibilità di discuterle per trovare eventuali alternative, attraverso un passaggio graduale.In ogni caso è necessario promuovere aggregazione e collaborazione tra i comuni perché è l’unica risposta plausibile ma purtroppo esiste un forte scetticismo da parte della popolazione ed una mancanza di continuità dell’azione politica.Il problema sociale forse ha già superato il limite: le comunità forse sono già disgregate e necessario favorire immigrazione anche attraverso incentivi alla residenza che inducano a tornare chi si è trasferito in pianura.

5.3.1.7 Responsabile servizi sociali sul territorio“il maggior numero di anni di vita persi…la nostra gente muore prima e muore peggio, perché muore di cancro di cancro alle vie respiratorie…e abbiamo il più alto numeri di suicidi della regione”

“…sembra impossibile ma ci sono posti in cui non è possibile procurarsi pane e latte medicine e la carne. Sa cosa fanno gli anziani? Non mangiano pane e latte non prendono le medicine non mangiano la carne. Sa cosa vuol dire per un anziano non avere una alimentazione adeguata? Perdita di autosuffi cenza…”.Il territorio dell’ambito distrettuale è molto diversifi cato si passa da comuni di alta montagna a comuni pedemontani, questo signifi ca che i problemi sono molto diversi: se a Gemona c’è un contesto quasi cittadino a Dogna la situazione è di alta montagna.In generale comunque i problemi principali sono due: da un lato gli anziani con la perdita di autosuffi cienza che necessitano cure in senso ampio che vanno dedicate anche alle persone che li assistono; dall’altro le famiglie, in particolari gli adulti che si trovano in diffi coltà come genitori ed educatori (soprattutto nei confronti di fi gli piccoli o adolescenti). Questa diffi coltà è causata da una serie di fattori, ma viene aggravata dalla condizione di isolamento sociale che caratterizza il territorio e dalla mancanza di risorse economiche (da usare per varie cose dall’attività per i bambini alla babysitter).L’adulto si trova stretto fra il decadimento dell’anziano e la crescita del giovane. I comuni che soffrono di più sono quelli di alta montagna. Per quanto riguarda l’azione del servizio sociale, l’obbiettivo principale è mantenere il più a lungo possibile in casa, grazie all’assistenza domiciliare che è cresciuta dopo il 1976 anche attraverso l’utilizzo di soluzioni intermedie come i centri diurni per anziani e adulti inabili (presenti a Gemona, Venzone, Pontebba e Resia dove è gestito dal comune): sono contesti in cui le famiglie possono lasciare l’anziano che trova uno spazio confortevole, la possibilità di lavarsi, di avere un pasto, di usufruire del servizio lavanderia, di consulenze specialistiche in un contesto di gruppo in cui vengono proposte delle attività di animazione. Si tratta di una offerta consolidata che potrebbe ulteriormente ampliarsi se ci fossero fondi maggiori. Nel progetto montagna si parla di centri multi servizi ma bisogna capire bene cosa signifi ca per non creare doppioni, a mio avviso è necessario

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potenziare le sinergie e promuovere il lavoro di gruppo che permettono di potenziare alcuni elementi (come l’esperienza di sostegno educativo territoriale ha dimostrato).La proposta di un centro multiservizi sarebbe importante perché un grosso problema è la mancanza di spazi: “…i contenuti, le cose da fare dentro le avremmo chiare in mente che non sarebbero a ciclo continuativo tranne il centro diurno per anziani e inabili. Però ci farebbe comodo avere dei posti da poter avere, senza impazzire dal punto di vista burocratico e con costi limitati che avessero poi dentro degli strumenti che ci servono…” .Potrebbe essere uno spazio in grado di ospitare diverse attività: penso ai gruppi del SERT e degli alcolisti che potrebbero incontrarsi fuori da contesti che stigmatizzano, o anche incontri per le neomamme per supportare nel diffi cile periodo post-parto, ma anche laboratori per genitori ed adulti e per educatori. Istituire uno spazio in cui si vadano a sovrapporre attività istituzionali, semistituzionali (come il mutuo aiuto) e spontanee.

Negli ultimi anni il ruolo dei servizi sociali è passato dall’assistenza di soggetti malati, all’assistenza di soggetti sani per aiutarli a continuare a stare bene, secondo una visione che premia la prevenzione. La diffi coltà maggiore sono ovviamente le risorse: la mancanza di operatori e di fondi.Nella nostra azione è fondamentale stimolare l’azione e l’incontro perché così si creano legami che rallentano la degenerazione del soggetto anziano. Stimolare la partecipazione non è semplice: da un lato esiste un problema di natura logistica (come raggiungere le attività, come organizzarle?) dall’altro è necessario tener conto dei bisogni delle persone e progettare le attività in maniera partecipata, ad esempio attraverso processi di contrattazione periodica a livello locale. Inoltre è importante non dimenticare il contesto, non solo in termine di luogo in cui si svolgono le attività ma anche della situazione generale del territorio: esiste un disagio complessivo che non si può ignorare: “...il maggior numero di anni di vita persi…la nostra gente muore prima e muore peggio, perché muore di cancro di cancro alle

vie respiratorie…e abbiamo il più alto numeri di suicidi della regione”, la qualità di vita è più bassa che altrove e non basta portare i villeggianti sul territorio per migliorare la situazione. Un problema grave che affl igge l’area è quello del localismo e frammentazione che rendono diffi cili le collaborazioni tra comuni. Sarebbe inoltre auspicabile che si aprissero spazi di ascolto ed educazione del cittadino in grado di stimolare la partecipazione: porterebbe dei vantaggi sia agli abitanti ma anche per le amministrazioni che potrebbero raccogliere idee nuove e originali, mancano dei posti in cui la gente pensi, pensi il territorio.La mancanza generale di azione e partecipazione si lega anche ad un problema d’identità: il montanaro è sempre stato poco considerato, il livello di autostima è generalmente basso e questo porta ad un generale senso di insicurezza.A mio avviso per il territorio è fondamentale creare percorsi formativi, promuovere la defi scalizzazione in certi ambiti e preservare i servizi, che stanno scomparendo anche a causa della frammentazione e localismo. 5.3.1.8 Servizio ambiente e sviluppo Coldiretti“…siamo all’anno 0 per la realtà agricola…”L’area di alta montagna non esiste quasi più dal punto di vista economico e demografi co, la gente è disillusa, passiva rimane chiusa in sé: spesso se si insedia qualcuno che viene da fuori riesce a capire il territorio meglio del locale. Sta fi nendo un mondo legato al pascolo e alla zootecnia da latte: c’erano 50 malghe ora ne funzionano meno di 10.Per quanto riguarda il mio lavoro si concentra prevalentemente sulla pedemontana e fondovalle, nell’ottica di una azione di salvaguardia dell’esistente, in particolare Ugovizza e Fusine. Per quanto riguarda la possibilità di rilancio, è diffi cile: siamo all’anno 0 per la realtà agricola, l’età media degli agricoltori nelle aziende zootecniche è di 60 anni, manca progettualità. Anche perché l’attività zootecnica è impegnativa e per un giovane può funzionare solo se c’è una realtà familiare alle spalle, altrimenti se si è da soli è scartata in partenza. A mio avviso un possibile futuro per la zootecnia può esserci solo se si percorrono due strade: da un lato creare un

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consorzio, una cooperativa o un’ associazione di produttori tra soggetti giovani, dall’altro puntare alla sinergia con il turismo: dalla vendita diretta in malga all’agriturismo. Coinvolgere i giovani è fondamentale ma è necessario proporre un modello di gestione aziendale innovativo e associato al turismo. Anche la formazione diventa un punto importante. Solo così si può creare una realtà lavorativa che permetta di uscire dall’impegno quotidiano che alla lunga abbruttisce e isola. Si può pensare anche di creare aziende per la produzione di alta qualità per la frutticultura e orticultura che abbiano integrato anche il processo di trasformazione (come alcune realtà territoriali stanno già sperimentando).

5.3.1.9 Direttore del Parco delle Prealpi GiulieLavora sul territorio da 10 anni.Una critica si deve muovere all’azione progettuale delle istituzioni, ad esempio per quanto riguarda il turismo che stato indicato come risorsa principale, ma nessuno ha mai chiesto alla gente se vuole il turismo. Bisogna mettere in

discussioni i dogmi ed entrare nel merito delle situazioni sociali ed economiche specifi che.Il parco cerca di promuovere uno sviluppo che valorizzi il territorio e che sia in grado di fornire qualche possibilità di reddito ai locali, specialmente ai giovani; l’idea è quella di avere un “sistema parco” che interagisca con tutti i comuni interessati con gli obiettivi di:- aumentare la fruizione dell’area;- creare posti letto, attraverso soluzioni di ospitalità che siano compatibili con i fruitori del Parco, cioè principalmente naturisti e scuole;- promuovere un’azione sull’agricoltura, per preservare il territorio e fornire agli ospiti prodotti locali. Si tratta di sviluppare progetti capaci di integrare diversi aspetti (come è successo con il progetto sull’aglio di Resia e la Zucca di Venzone) e che sappiano coinvolgere da un lato le persone dal basso e dall’altra enti esterni, come università associazioni, per dare un respiro più ampio all’iniziativa;- diffondere l’utilizzo del marchio del parco tra i produttori ed artigiani locali come veicolo promozionale e valore aggiunto per il loro

fi g 5.16: anziana al centro diurno

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lavoro;- favorire la collaborazione con altri Parchi (attualmente con un parco sloveno e austriaco) sia per iniziative ad-hoc come la valorizzazione della produzione locale sia per favorire genericamente uno scambio di esperienze che permetta alle persone di conoscere altre soluzioni e creare relazioni, indebolendo così la chiusura e il localismo.L’esperienza maturata ha permesso di individuare degli elementi chiave per l’azione sul territorio affi nché produca dei risultati positivi:- coinvolgimento della popolazione, in particolare dei giovani;- valorizzazione delle tipicità (sia prodotti che cultura);- creazione di reti interne al territorio che verso l’esterno;- non ragionare per dogmi e tenere aperte tute le opzioni possibili; - mantenere il territorio integro, conservandone l’appetibilità dal punto di vista naturale;- creare un piano aziendale fi nalizzato al ritorno su locale;

- valorizzare la transfronterialità.

5.3.1.10 Dirigente dell’area territorio ed ambiente della Comunità MontanaIl territorio presenta delle diffi coltà strutturali legate alla montagna, ad esse si aggiungono ulteriori elementi di debolezza economico sociale che ne riducono l’attrattività dal punto di vista demografi co e residenziale, in particolar modo nei centri in cui mancano i servizi.E’ importante favorire la nascita di momenti di aggregazione in quanto permettono la rivitalizzazione del territorio, il centro multi servizi potrebbe agire in questa direzione collocandosi nelle aree in cui mancano i servizi destinati alle fasce più deboli della popolazione (come anziani e persone in diffi coltà) e dovrebbero agire non solo come dispensatore di beni e servizi ma come promotore sociale. Potrebbero essere facilmente sfruttati anche sotto il profi lo turistico nell’ambito storico culturale, ad esempio, valorizzando le persone che hanno memoria storica del territorio e che in momenti particolari potrebbero raccontare la

fi g 5.17: norcini all’opera

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loro esperienza. In questo modo si renderebbero gli anziani partecipi della struttura ed offerta turistica. Il centro multi servizi dovrebbe garantire la presenza di servizi che ora sono frammentari o mancano. Per quanto riguarda la collocazione dovrebbe essere un luogo come un’osteria, ad esempio, in grado da un lato di fungere da punto di aggregazione e dall’altro di offrire servizi alla persona. Si tratterebbe di utilizzare una realtà già esistente e proporre un salto innovativo al gestore, supportandolo ovviamente con un adeguato processo formativo.Dal punto di vista gestionale dovrebbe esserci una regia sovra comunale di vallata, il funzionamento diretto dovrebbe invece essere legato alle singole realtà comunali, in quanto sarebbe più semplice assorbire le esigenze ed erogare i risultati. Potrebbe anche diventare un terminale per l’agricoltura locale di nicchia trasformandosi un laboratorio in cui progettare nuove iniziative agricole, promuovendo, ad esempio, il turismo didattico.

5.3.1.11 Responsabile Informagiovani di Moggio UdineseSul territorio sono carenti le attività aggregative per i giovani tra i 14 e i 18 anni, per quelli un po’ più maturi mancano invece politiche del lavoro che promuovano l’imprenditoria giovanile: le idee anche ci sarebbe ma sono bloccate da una scarsa conoscenza della burocrazia e, ad esempio, dalla possibilità di accedere ai fi nanziamenti. Il Centro di Moggio pubblica ogni settimana tutte le offerte di lavoro e concorsi a livello regionale e promuove i corsi e le qualifi che a livello locale, ma manca una promozione sistematica dei piani locali ed europei , qualcuno che si occupi di ricerche relativamente alla possibilità di accedere a fondi europei o altri fi nanziamenti.Servirebbero anche degli spazi per far incontrare i ragazzi anche a livello sovra comunale, solo che i fondi per le attività sono piuttosto limitati (l’associazione dei genitori promuove delle iniziative attraverso l’autofi nanziamento). Ogni anno vengono realizzati i centri estivi quest’anno c’erano circa 30 bambini tra i 6 e gli 11 anni e un’ottantina di ragazzi delle superiori. Dall’esperienza con ASS n3 emerge che i ragazzi vivono un disagio legato all’isolamento ma nelle

attività di gruppo cercano prettamente svago, bisogna iniziare da quello e solo successivamente proporre qualcosa di più culturale.

5.3.1.12 Presidente del GAL OpenLeaderOpen Leader nasce come centro aggregante degli enti ed amministrazioni del territorio con l’obbiettivo di fornire un appoggio alle attività presenti. I limiti dell’azione del GAL in questo territorio sono legati, in parte, al fatto che le amministrazioni che vi partecipano non ci credono molto e portano poca progettualità all’interno del consorzio. Esiste una mancanza di visione globale del territorio, inoltre bisogna aggiungere che le amministrazioni locali sono schiacciate dalla gestione dell’ordinario e hanno poche risorse, quindi manca proprio lo spazio per fare della progettualità. L’elemento chiave per un buon funzionamento del progetto Leader sono le amministrazioni locali, che purtroppo hanno diffi coltà ad accettare un sistema più partecipativo di progettualità.Attualmente il GAL OpenLeader funziona come braccio operativo della Comunità Montana: traduce in interventi le indicazioni del Piano di Sviluppo Locale.

5.3.1.13 Presidente Agemont“quali sono i territori in montagna, che, almeno in Italia stanno bene? Quelli che o da un lato hanno un sistema di attrazioni estive ed invernali che gli hanno permesso di investire in turismo e li rendono i territori più ricchi d’Italia, o dall’altro hanno saputo individuare una vocazione prevalente”Uno dei grossi problemi relativi alla montagna è la presenza di una pluralità di enti che spesso hanno competenze sovrapposte e perciò si ritrovano in confl itto. Manca totalmente il coordinamento territoriale: agli enti viene affi dato un budget e se non c’è la buona volontà dei responsabili degli enti stessi ognuno lavora per conto proprio, o peggio, in confl itto.Agemont ha promosso un tavolo di confronto in cui si sono defi niti i ruoli: l’agenzia si occupa di incubazione d’impresa, funge da fi nanziaria economica e porta avanti azioni di animazione economica sul territorio, le comunità montane dovrebbero occuparsi prevalentemente della dimensione sociale, ed i GAL della formazione.

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Non esistono tavoli istituzionali di concertazione tra enti che hanno funzione sovrapposte.Per quanto riguarda i centri multiservizi, i paesi di montagna hanno un problema grave: hanno poche persone e pochi servizi, quindi quello che sarebbe auspicabile è che le attività nate con funzioni specifi che diventassero multifunzionali. La farmacia dovrebbe fungere da punto di riferimento per la assistenza socio sanitaria, il bar un centro ricreativo. Questo tipo d’azione servirebbe a favorire una certa animazione sociale senza cui non è possibile pensare a nessun progetto di sviluppo economico. L’economia montana non può basarsi solo sui capannoni a basso costo serve un sistema che garantisca il radicamento sociale. Lo sviluppo montano ha bisogno di approccio particolare ed un grosso ruolo lo gioca la banda larga come strumento di risalita professionale e imprenditoriale. Altro elemento importante è la presenza dei cosiddetti “lupi grigi”: soggetti che magari sono in pensione e che mettono a disposizione la propria esperienza per supportare lo sviluppo di nuove iniziative territoriale, fornendo un’assistenza alle attività nei primi mesi di vita in vari campi dal marketing, al settore fi nanziario a quello commerciale. Inoltre sarebbe importante garantire la possibilità di avere affi tti ed energia a costi ridotti, garantire l’accesso alla banda larga e supportare lo start-up con fi nanziamenti ed attività di animazione economica fi nalizzata alla costruzione di una rete di contatti e al continuo aggiornamento informativo.Un altro elemento importante è la possibilità di accesso alla formazione e gli interventi sociali: scuole di qualità, servizi garantiti, trasporti.Inoltre si rende necessario individuare la vocazione del territorio: quali sono i territori in montagna, che, almeno in Italia, stanno bene? Quelli che o da un lato hanno un sistema di attrazioni estive ed invernali che gli hanno permesso di investire in turismo e li rendono i territori più ricchi d’Italia, o dall’altro hanno saputo individuare un vocazione prevalente, come la Luxottica in Cadore o la Galbusera in Piemonte. Serve individuare e sviluppare un polo specifi co, dove questo manca l’economia soffre. Sul territorio in questione a partire dall’ Asem di Artegna fi no al polo di Amaro si sta creando

un polo di microlettronica che, a differenza delle industrie della piana di Osoppo, sta creando un indotto. Non è facile stabilire se la microelettronica può essere la vocazione adatta per il territorio: ma è un’industria leggera che non ha il problema di trasporto ed ad alta intensità cognitiva, perfetta per la montagna.In generale le necessità più urgenti sono gli spazi adeguati, servirebbero maggiori investimenti: l’attività dell’Agemont funziona, ma il problema vero è che le Comunità Montane hanno un budget più alto. Per quanto riguarda il futuro amministrativo della montagna non è possibile pensare di unifi care i comuni perché signifi ca costringere gli abitanti ad abbandonare la propria identità, sarebbe più opportuno mantenere il comune con il sindaco ed accentrare i servizi a livello sovra comunale.

5.3.1.14 Ex presidente Comunità Montana, presidente Pro Loco Moggio UdineseNegli ultimi anni la tendenza a livello amministrativo è stata quella della divisione: si sono moltiplicati gli enti di tipo funzionale. I risultati di questa azione non sono stati positivi: non solo ogni ente fi nisce per lavorare in maniera autonoma e scollegata ma il cittadino, nel momento in cui ha un problema, non sa bene a chi rivolgersi, mancano i punti di riferimento. Inoltre, ovviamente, la proliferazione delle strutture ha implicato anche l’aumento dei costi di gestione della struttura pubblica. In questo senso il centro multi servizi potrebbe cercare di far lavorare in sinergia i diversi enti ma è necessario capire al meglio come potrebbe essere strutturata la regia.Per quanto riguarda la creazione di soluzioni di autorganizzazione che partano dal basso signifi cherebbe tornare indietro di 100 anni quando, visto l’assenza dello stato, la gente si organizzava per rispondere ai propri bisogni. Si può pensare ad un sistema che integri pubblico e privato, in modo che i cittadini possano far conoscere agli amministratori i bisogni e le esigenze. A mio avviso la mancanza di servizi è legata ad una cattiva gestione delle risorse: bisognerebbe razionalizzarne l’utilizzo, ad esempio a livello di piccoli comuni che senso ha istituire tutti i

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servizi se poi vengono utilizzati al 10-15% delle loro possibilità? I soldi mancano perché non vengono utilizzati bene. Il coordinamento fra i vari enti non solo permetterebbe un migliore utilizzo delle risorse ma è l’unica via per risolvere i problemi del territorio per cui non bastano interventi specifi ci ma serve un piano globale.La possibilità di utilizzare i metodi di autorganizzazione dei cittadini per promuovere iniziative dal basso atte a condizionare gli amministratori è piuttosto debole: soprattutto con il post terremoto si è assistito al diffondersi di un generale individualismo che ostacola le iniziative collettive. Inoltre in questi anni l’aspettativa che si è creata fra i cittadini è quella di aspettare una risposta dal pubblico, anche per la situazione di disagio del territorio si aspetta sempre una riposta da parte degli enti pubblici. Anche perché l’iniziativa privata, ad esempio nel settore economico, non è agevolata: non mancano né le idee né le opportunità per realizzare (pensiamo alle varie forme di fi nanziamento), quello che spaventa sono le conseguenze che un’esperienza

imprenditoriale può portare. Servirebbe una maggiore semplifi cazione burocratica e una maggiore supporto anche pratico a chi prova a costruire qualche attività. In questo territorio, come in tutti i territori montani, solo se si riscoprono le risorse locali c’è una possibilità di sviluppo: l’agricoltura, l’artigianato magari associato al turismo. Ma bisogna ripristinare un meccanismo di incentivo all’autoimprenditorialità che qui in passato è stata disincentivata a favore di un impiego in fabbrica.

5.3.2 Interviste agli abitanti Anche nel caso degli abitanti non ci sono state delle domande specifi che ma un tentativo di raccogliere la loro visione territoriale in relazione anche alla loro vita.

5.3.2.1 Cristina Chersi e Marco Odorizzi, archittetti, Fusine in Val Romana- Ferrara Cristina e Marco sono due architetti che lavorano tra Fusine e Ferrara. Hanno una bambina di due anni, Sofi a. Hanno ereditato a Fusine una

fi g 5.18: castello di Artegna

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vecchia pensione di famiglia, se in zona ci fosse abbastanza lavoro gli piacerebbe trasferirvisi.Relativamente alla loro professione mancano i servizi ad esempio quello di stampa o più specifi ci per la professione (devono spostarsi a Villaco o Tolmezzo), manca anche la banda larga. Si occupano di diversi tipologie di lavoro, di tipo pubblico: come il recupero del centro culturale di Tarvisio dove è stata prevista una biblioteca, un centro internet e tre cabine per la traduzione simultanea (realizzato nel 2006 è ancora inutilizzato). A Malborghetto al Rifugio Gortani hanno curato l’allestimento di una mostra sulla storia del luogo e dei fossili. Poi interventi più di routine come l’ampliamento del cimitero di Valbruna e l’ampliamento della sede di protezione civile. Per quanto riguarda il lavoro per i privati si parla principalmente di ristrutturazioni. A loro avviso l’aspetto organizzativo del territorio è piuttosto carente, ad esempio un centro internet è previsto a Tarvisio dal 2004 ma non è ancora mai stato aperto,nel confronto con il Trentino “mancano le lucine” e anche dal punto di vista dell’ospitalità c’è ancora molta strada da fare,

forse anche perché esiste un problema culturale legato al fatto che i montanari sono un”po’ più duri”. Anche dal punto di vista culturale mancano attività soprattutto di respiro internazionale. Ci sono investimenti pubblici solo che forse andrebbero venduti un po’ meglio ad esempio come la stazione di Tarvisio (pochi treni e fuori del paese) è stato un intervento costoso che non ha avuto nessun frutto. Il territorio potrebbe essere valorizzato di più perché è facilmente accessibile ma ancora abbastanza preservato e la gente cerca posti incontaminati.Per quanto riguardi i servizi alla popolazione forse il disagio più sentito è quello della mancanza di un ospedale nelle vicinanze: per raggiungere Gemona o Tolmezzo ci si mette 40-50 minuti, ma è vero che anche nelle città spesso il tempo di percorrenza può essere lo stesso.Il posto è molto bello e la qualità della vita è sicuramente migliore che in pianura, c’è più lentezza, quello che serve è un tentativo di fuga in avanti.

5.3.2.2 Monica Plesin e Marco, Oltreacqua,

fi g 5.19: Cristina, Marco e la loro bambina

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agricoltori, Tarvisio“se non avesse avuto attività mio padre non avrei cominciato una cosa del genere”Monica è da poco subentrata al padre alla guida dell’azienda agricola di famiglia :si tratta di una piccola realtà di 15 capi suddivisi in 3 stalle: 3-4 sono ad Oltreacqua nella stalla prospiciente alla loro abitazione, due in un’altra stalla, e i rimanenti nella stalla principale dove c’è anche l’impianto di mungitura. Il latte viene conferito alla cooperativa di Ugovizza. L’azienda comprende anche trenta ettari di prato a sfalcio.Marco lavora come Vigile del Fuoco e nel tempo libero aiuta Monica nella gestione dell’azienda. Hanno da poco sistemato la loro casa ed aperto un Bed &Breakfast.Il lavoro è tanto, ma la resa è piuttosto bassa, gli incentivi al lavoro manuale sono pochi anche per questo non c’è quasi più nessun giovane che decide di fare l’agricoltore. La giornata tipo di Monica comincia solitamente alle 5.30. Dopo la sveglia va nella stalla principale a mungere, il latte solitamente, è pronto per le sette e viene portato a Fusine dove passa il

camioncino della cooperativa a raccoglierlo. Dopo la mungitura, nel periodo tra maggio ed ottobre, le vacche vengono liberate al pascolo e nel mentre viene pulita la stalla, a mano perché essendo spazi piccoli non sono automatizzati. Gli animali rimangono fuori fi no alle 10-11 poi rientrano in stalla. Verso le 3-4 del pomeriggio si ricomincia: le vacche vengono munte di nuovo liberate fi no alle 7 di sera e la stalla viene ripulita. Durante il periodo estivo ci si alza un po’ prima perché bisogna andare a falciare i prati poi si ritorna verso le 4-5 si munge e le vacche poi restano fuori fi no alle 9 di sera. Sei vincolato tutto il giorno.Inoltre due giorni alla settimana Monica lavora come segretaria part-time.I loro progetti futuri per ora sono portare avanti la stalla e forse più avanti aprire un agriturismo. In ogni caso si tratta di andare con molta calma perché è un lavoro già estremamente impegnativo, se l’attività non fosse stata di famiglia non avrebbe mai cominciato. Il lavoro è tanto sempre: ci sono i periodi in cui devi fare fi eno, il periodo in cui le mucche devono partorire

fi g 5.20: Monica e Marco fanno rientrare le vacche in stalla

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per cui devi stare un po’ attento anche la notte.Si tratta di un lavoro estremamente impegnativo il cui ritorno però è limitato: se togliessero i contributi Monica mollerebbe tutto anche perché il latte le viene pagato 0,40 euro al litro, e la produzione è piuttosto limitata: la sua quota latte è pari a 416 quintali/annui. Poi ci sono i costi legati al fatto di essere in montagna: ad esempio il fatto che bisogna comprare i mangimi, la lontananza dei veterinari che stanno Tolmezzo, e poi per quanto riguarda lo sfalcio dei prati, che sono dislocati su diverse frazioni, e su cui magari poi non puoi neppure chiedere i contributi perché i proprietari non lo permettono perché non capiscono la fatica che c’è dietro e il servizio che si fa al territorio.Per quanto riguarda i servizi in zona mancano vetrinari, l’ospedale più vicino è a Gemona o Tolmezzo a Tarvisio c’è solo il poliambulatorio. Ma poi per ogni piccola cosa bisogna spostarsi: la Coldiretti è a Pontebba, il macello è a Pontebba, in zona manca addirittura un meccanico capace di lavorare sui mezzi agricoli, “…hai poco qui hai…solo negozi di abbagliamento”. I costi dell’attività sono come in pianura ma in montagna ci sono meno bestie ed è tutto molto più diffi cile. Un altro problema è anche la politica turistica che si sta affermando sul territorio: si stanno venendo molte abitazioni come seconde case e così capita che il vicino che viene a Oltreacqua solo i weekend si lamenti perché le vacche portano mosche o magari perché se devono partorire muggiscono tutta la notte. Sarebbe importante che gli abitanti contassero un po’ di più.

5.3.2.3 Marisa Piussi, gestrice agriturismo, ValbrunaIl territorio ha vissuto a lungo con i servizi ed il commercio che ora si stanno fortemente ridimensionando. Si sta sviluppando il turismo ma mancano ancora moltissimi servizi che possano supportare il settore. Si sta muovendo anche l’iniziativa privata ma è poco supportata dall’amministrazione pubblica. Per quanto riguarda i servizi alla popolazione quello di cui si sente più il bisogno è l’assistenza medica: ad esempio nell’area da due anni manca il pediatra di base; e poi si potrebbe organizzare meglio

l’assistenza : ad esempio durante l’inverno si potrebbe istituire un piccolo centro di traumatologia.Un’altra cosa di cui si sente bisogno è un piscina che non solo completerebbe l’offerta turistica ma sarebbe anche una possibilità di svago per gli abitanti. Le scuole funzionano bene si lavora molto sulle tradizioni e sul territorio, inoltre, per i bambini, c’è una buona offerta di corsi sportivi.Per i giovani mancano gli svaghi, bisogna spostarsi per forza: senza la macchina si è morti.Per quanto riguarda lo sviluppo del territorio bisognerebbe puntare sul turismo in associazione con altre attività come l’agricoltura, l’artigiano e il terziario invece sul territorio manca questa visione e manca la capacità di creare uno scenario globale gestito in maniera costante. Ad esempio per lo sci si punta solo sulla discesa e ad ottobre non si sa ancora chi ha incarico la gestione della pista di fondo in valle.In generale comunque la gente continua ad andarsene soprattutto i giovani sia perché c’è diffi coltà a trovare lavoro ma anche, specialmente qui, per i prezzi immobiliari, che con la questione delle seconde case, sono arrivati a 3500-4000 euro al metro quadro. Inoltre sarebbe necessario che la popolazione fosse più unita che ci fosse una maggiore collaborazione di base solo così si possono ottenere risultati importanti, ad esempio come hanno fatto i napoletani del mercato di Tarvisio che unendosi sono riusciti ad ottenere una struttura nuova.

5.3.2.4 Luigi Faleschini, azienda biologica di trasformazione, PontebbaL’attività dell’azienda è cominciata nei primi anni Novanta affi ttando dei terreni a Malborghetto, l’intento era quello di recuperare delle varietà locali di orto e frutti cultura che in valle erano praticamente scomparse vista anche la vocazione prettamente zootecnica. Per fornire un maggiore valore aggiunto ai prodotti l’azienda ha subito puntato sul biologico diventando una tra le prime in Italia ad essere certifi cata. Dopo 6-7 anni di attività si è pensato di aggiungere un laboratorio per la trasformazione in questo modo non solo si poteva sfruttare l’invenduto ma anche aumentare le entrate lavorando conto

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terzi. I prodotti sono piazzati quasi tutti al di fuori del territorio manca una cultura del biologico e la maggior parte dei ristoratori si rifornisce da un grossista a Tarvisio o attraverso i camion veneti che passano lungo l’autostrada. I fornitori dell’attività sono quasi tutti esterni.Nel campo dell’agroalimentare ci sarebbe la possibilità di sviluppare molte iniziative valorizzando i prodotti locali di qualità ma in valle è diffi cile servono più energie ed i tempi sono sempre maggiori e poi manca una collaborazione tra aziende ad esempio tra agricoltore e ristoratore.Dal punto di vista dell’abitante manca un’offerta scolastica valida manca il lavoro: il sistema vecchio è crollato e il turismo non sta partendo. Servirebbe sviluppare attività sul territorio legate alle risorse presenti, come l’artigianato, ad esempio, che manca totalmente. C’è un problema di mentalità degli abitanti che andrebbe cambiata e poi servirebbe una rete in grado di garantire l’accesso alle informazioni e di erogare consulenze. Un altro problema molto sentito è quello sanitario e la lontananza dagli

ospedali. Inoltre non c’è una grande offerta di servizi per la famiglia: mancano parchi giochi ed una piscina.

5.3.2.5 Cooperativa Agricoltori, Val Canale (Paola segretaria, Dino Baron, socio)La latteria come cooperativa nasce nel 1967 prima era di tipo turnario. Oggi ci sono 100 soci, 30 soci con feritori di latte e 70 soci sovventori (come comuni, Agemont, commercialisti...) che sono entrati nel 2001 con la costruzione della nuova struttura della latteria che prevede il caseifi cio e lo spazio per la rivendita commerciale dei prodotti. Attualmente vengono lavorati 20-22 quintali al giorno di latte, il problema più grande è il trasporto perché la raccolta avviene su un bacino di circa 60 chilometri di lunghezza.La produzione è varia (latteria Montasio, ricotta, caciotta, Valbrunella, formaggio affumicato) e viene venduta al 90% attraverso lo spaccio in cui si possono trovare anche prodotti di aziende agricole associate e più in generale prodotti della regione. Si lavora soprattutto con i turisti (il locale compra solitamente solo il prodotto della latteria) e in particolar modo con la clientela austriaca. Per quanto riguarda la pubblicità si fa molto affi damento sul passaggio di voce, inoltre la cooperativa è spesso presente a fi ere enogastronomiche. Il ricavo delle vendite nel 2007 è stato di 939.000 euro. Le aziende agricole associate sono piccole: ce ne sono 4 con 20-40 capi, il resto hanno 1-5 capi che vengono gestite prevalentemente dalle donne mentre il titolare di solito fa un altro lavoro. C’è una certe resistenza a collaborare e a partecipare anche all’interno della cooperativa stessa, a causa di una mentalità chiusa e dura e alla mancanza di fi ducia si fa fatica a mettersi insieme anche perché il campanilismo è piuttosto diffuso.

5.3.2.6 Diego Zamolo, agricoltore, VenzoneL’agricoltura in montagna si fonda su aziende di piccole dimensione che oggi devono cambiare modo di fare agricoltura diventando multifunzionali e puntando sul turismo, sulla didattica e sulla produzioni di nicchia. E’ importante mantenere l’agricoltura in montagna perché signifi ca preservare il territorio che fi g 5.21:Luigi Faleschini nel suo laboratorio

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diventa funzionale al turismo ma anche viene preservato e si evitano le catastrofi naturali. La montagna friulana soffre: lo spopolamento raggiunge il 36% mentre la media italiana è del 26%. Questo perché manca una vera politica del territorio e perché mancano i giovani che non vengono motivati e anche quelli che avrebbero l’iniziativa incontrano mille diffi coltà burocratiche e di fi nanziamenti.

5.3.2.7 Gigino Di Biasio, avvocato e ristoratore, ResiaIl territorio è ormai quasi privo di servizi mancano le attività private e il commercio perché i costi di vita e per mantenere un’attività sono maggiori. Così i giovani tendono a spostarsi a valle dove c’è una maggiore presenza di servizi. Lo spopolamento dal punto di vista psicologico ha un impatto terribile sugli abitanti che rimangono. La soluzione è promuovere una detassazione proporzionale che vada a sostituire l’erogazione occasionale di contributi: serve un incentivo continuo che interessi tutti sia gli abitanti che le attività , in particolar modo l’artigianato e la piccola industria.Il territorio è caratterizzato da un’apatia generalizzata legata all’età media alta della popolazione che crea una sorta di chiusura mentale, servirebbe invece un maggiore confronto con altre realtà e formazione di modo che anche chi cerca di portare avanti un progetto lo faccia anche con professionalità non solo con la passione. Sarebbe utile una struttura che studi il mercato e sia in grado di mettere in relazione gli operatori economici con gli amministratori : spesso gli imprenditori non sanno cosa fanno gli amministratori e viceversa. Per quanto riguarda i servizi è importante ripristinare e garantire quelli che permettono il futuro della comunità, ovvero indirizzati ai giovani: come la scuola ma anche, ad esempio, un patrimonio abitativo a prezzi accessibili.

5.3.2.8 Sandro Della Mea, presidente Agriforest, ChiusaforteLa cooperativa è nata nel 1987 per dare una risposta occupazionale al territorio successivamente al termine dei lavori di ricostruzione post terremoto e al fallimento

di Sella Nevea spa. L’idea era quella di creare un’attività a partire dalle risorse disponibili sul territorio, inizialmente quindi si è cominciato ad offrire servizi di forestazione per legname di costruzione poi si è passati all’ingegneria naturalistica che promuove l’utilizzo di materiali naturali per il consolidamento del terreno e per interventi idraulici-forestali. Si tratta di un settore trainante la cui domanda è in crescita. Attualmente la cooperativa conta 75 addetti: 40 soci e 35 dipendenti, il valore di produzione è di 10 miloni di euro con un patrimonoi di 1,5 milioni di euro e 3,5 milioni di euro di immobilizzazioni. I lavoratori non provengono solo dal territorio ma anche da altre zone dalla montagna e non solo: attualmente ci sono 17 lavoratori extra comunitari provenienti dall’est europa. L’azienda opera non solo a livello locale ma anche regionale ed extra regionale (sono stati fatti interventi in Toscana, Liguria ed Italia centrale…).Per quanto riguarda il passaggio da dipendente a soci si attua un processo di adesione consapevole: inizialmente si è dipendenti e poi si può diventare soci versando una quota di 3000 euro condividendo i vantaggi ed i rischi dell’attività. La cooperativa comunque è un sistema diffi cile da accettare e gestire perché molti non accettano che non ci sia la proprietà dell’impresa e che non possano, ad esempio, lasciare in eredità al fi glio quello che hanno costruito. La scelta della cooperativa al tempo fu fatta perché mancavano i capitali e per una scelta di tipo ideale. Sul territorio non ci sono molte realtà cooperative e quelle che ci sono devono sempre affrontare problemi legati al modello culturale: il montanaro è fondamentalmente individualista e questo gli ha permesso di salvaguardare la sua presenza sul territorio, ma ora si tratta di un modello superato e bisogna pensare non più a livello singolare ma a livello di comunità, anche perché l’associazionismo è sempre stato vincente. Sarebbe interessante anche provare con delle forme miste ad esempio dei consorzi che riuniscano le aziende per la promozione.

5.3.2.9 Fabio Paolini, cooperativa La Chiusa,

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Il territorio

ChiusaforteLa cooperativa è nata 15-20 anni fa per regolarizzare il gruppo teatrale di cui facevano parte i fondatori e per creare una struttura che fosse in grado di creare delle opportunità occupazionali: la cooperativa era una specie di agenzia interinale ante-litteram era polivalente, si occupava di teatro, editoria ma anche servizi di pulizia e gestione di piccoli esercizi sul territorio. Si è sviluppata fi no a contare 50 soci poi sono sorti problemi amministrativi legati all’acquisto di una sede troppo grande e alla gestione in perdita di alcuni piccoli negozi. Attualmente la situazione è sanata ma bisogna decidere se mantenere la cooperativa o chiuderla, anche perché è diffi cile essere competitivi sul mercato perché i costi di gestione sono piuttosto alti. In questo momento La Chiusa si occupa della gestione del ristorante la Baita a Sella Nevea, dell’uffi cio informazioni di Resia, inoltre tramite la sua struttura vengono organizzati i corsi di lingua resiana e vengono forniti servizi di pulizie.Per quanto riguarda il territorio ci sono poche prospettive: Chiusaforte ha 700 abitanti che si sono dimezzati negli ultimi vent’anni, non c’è

disoccupazione ma mancano le prospettive, si pensa che Sella Nevea potrebbe portare alcuni nuovi posti di lavoro. Nell’area dell’ex-caserma è stata anche istituita un’area artigianale ma mancano i soggetti che possano investire. In generale c’è un senso di incertezza e si vive alla giornata: anche con la cooperativa si va avanti anno per anno.Anche gli interventi pubblici, che pure non mancano, sono estemporanei e non sono inseriti in una programmazione generale. Una buona opportunità per il territorio potrebbe essere rappresentata dal binomio tra agricoltura e turismo che funziona come dimostrano i casi delle malghe sull’altopiano del montasio e dell’agriturismo Campo Base Alpi Giulie in Val Raccolana e anche attraverso la valorizzazione dei prodotti locali magari attraverso l’utilizzo del marchio del parco.Il problema è che l’intera economia si basava sui servizi, una volta che questi sono mancanti la gente se n’è andata: non ci sono molte possibilità di invertire la tendenza.

fi g 5.22: Boscaiolo all’opera

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5.3.2.10 Luigia Negro, presidente circolo culturale Roseanzki Dom, ResiaSi tratta della sede dell’unione dei circoli culturali sloveni un’iniziativa a carattere regionale. Il circolo in valle ha lo scopo di valorizzare la cultura locale e di promuovere i contatti con la Slovenia. Le attività sono principalmente rivolte alla vallata e di supporto alle azioni di natura culturale nel comune. In particolare l’attività del circolo prevede attività di pubblicazione, la collaborazione con la programmazione radio regionale, l’organizzazione di serate a tema, convegni e mostre. Il circolo, che esiste dal 1983, lavora principalmente per valorizzare e tutelare la cultura resiana ed è riuscito ad ottenere ad esempio l’insegnamento curriculare di cultura resiana. Inoltre vengono organizzati per gli adulti corsi di ortografi a e grafi a resiana e di lingua slovena. L’attività editoriale comprende varie pubblicazioni e la redazione di un calendario e di un semestrale, sempre in resiano. L’idea è quello di promuovere la lingua sia nella forma orale che scritta.Uno dei problemi principali del territorio è quello della natalità dovuta al fatto che mancano politiche di sostegno ai giovani, ad esempio, per quanto riguarda le case, a Resia, è particolarmente diffi cile trovare degli immobili disponibili. Manca anche ad esempio un asilo nido che servirebbe e sostegno ai giovani studenti e agli anziani. Sarà fondamentale anche riuscire a mantenere le scuole elementari e medie. In valle i servizi sono presenti e consolidati e dal punto di vista sociale ci sono più di una ventina di associazioni molto attive.Per quanto riguarda l’economia le principali fonti di occupazione sono la DIAMIR , la cooperativa Lavorare insieme e il Parco delle Prealpi Giulie che è una realtà importante perché ha dimostrato che a Resia è possibile fare qualcosa di nuovo.Per quanto riguarda l’agricoltura sta prendendo piede la coltivazione dell’aglio di Resia ma non si può ancora considerarlo una realtà lavorativa. Ci sono alcuni giovani che hanno ripreso l’attività di allevamento ed andrebbero sostenuti. Per quanto riguarda l’artigianato è presente solo a livello hobbistico. Un’importante risorsa potrebbe essere il turismo ma c’è ancora molta strada da fare sia per quanto riguarda la mentalità della

popolazione sia per le strutture ricettive.

5.3.2.11 Paolo Cedaro, medico di base, Moggio Udinese Il problema della montagna è il disagio sociale, legato all’invecchiamento della popolazione e alla denatalità. Le persone anziane si ritrovano con un’assistenza ridotta perché i giovani si spostano: si assiste ad un generale abbandono delle forze vitali del territorio ed è un fenomeno che è diffi cile da contrastare ed andrà aumentando. Dal punto di vista socio-assistenziale è fondamentale spostare i soldi sull’assistenza domiciliare per evitare l’ospedalizzazione e garantire una qualità di vita maggiore agli anziani.Per permettere alle persone di vivere in montagna è necessario che chi vive fuori dalla montagna supporti chi vive in montagna: bisogna introdurre delle facilitazioni e supportare nuove iniziative, altrimenti non c’è modo di fermare l’esodo dei giovani. Serve un progetto complessivo per la montagna che incentivi le persone a restare attraverso la valorizzazione del territorio: il parco, ad esempio, costituisce un ottimo esempio di come riuscire a mantenere le persone nell’area puntando sull’ambiente. In ogni caso è diffi cile non avere una visione pessimistica anche perché dal punto di vista politico la montagna non conta quasi niente: per capirsi da Moggio Udinese a Tarvisio ci sono solo 14.000 abitanti.Inoltre c’è una drammatica assenza di risorse: mancano idee e soldi. Servono delle menti pensanti e capacità imprenditoriale che manca totalmente anche a causa di un modello di tipo assistenzialistico affermatosi dopo il terremoto; quando una grande quantità di denaro si è riversato sul territorio per la ricostruzione. Bisogna instaurare un circolo virtuoso che permetta ai giovani di rimanere sul territorio creando opportunità: servono investimentipubblici e imprenditori illuminati. Sarebbe necessario anche stimolare gli abitanti che non percepiscono la situazione di disagio, avvertono solamente una differenza di benessere con la pianura, ma visto che si accontentano di poco non nasce un dibattito. E’ importante quindi

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agire anche a livello culturale attraverso la scuola e nella famiglia, che attualmente rifl ettono la situazione fornita dai dati socio sanitari.

5.3.2.12 Rodolfo Bartaloth, associazionePlanika, Ugovizza, MalborghettoL’associazione ha lo scopo di preservare la cultura e la lingua slovena in Val Canale. Tra le associazioni che promuovono attività linguistiche e culturali nella comunità slovena del territorio è la più attiva: offre corsi di insegnamento della lingua ai bambini, attività culturali, scuola di musica. Si è costituita ne febbraio 2007 rilevando una serie di attività già presenti che vengono portate avanti in collaborazione con le associazioni slovene presenti in regione e grazie ai contributi provinciali e regionali. Il problema maggiore è la mancanza di spazi adeguati alle attività , forniti cioè della tecnologia necessaria: ad esempio, un’aula multimediale per i corsi di lingua.Vengono anche organizzati eventi aperti al territorio come giornate tematiche e manifestazioni. Il futuro della valle è rappresentato dal turismo ma c’è bisogno di investimenti pubblici e privati a lungo termine, che vanno guidati attraverso una cabina di regia forte dal punto di vista economico e politico.

5.3.2.13 Giacomo Negroni, architetto, Camporosso, TarvisioHa cominciato la sua attività lavorando per un architetto, poi ha aperto un’attività autonoma legata ad un progetto immobiliare a Camporosso che durerà 10 anni e prevede la realizzazione di 60 appartamenti. Si occupa della direzione dei lavori mentre la progettazione è stata realizzata da uno studio di Udine e di Pordenone. Per quanto riguarda l’attività non ci sono diffi coltà anzi: è più facile accedere ai servizi e c’è meno traffi co. Quando fi nirà questo lavoro probabilmente se ne andrà: per rimanere dovrebbe cambiare attività, ad esempio insegnare, o cercare collaborazioni con gli studi degli stati confi nanti, però sarebbe necessario spostarsi.La qualità della vita è buona, forse il sistema dei trasporti potrebbe essere migliorato. I giovani se ne vanno perché non ci sono grosse possibilità

di impiego: negli ultimi 7-8 anni Tarvisio si sta spopolando. Dal punto di vista economico sta crescendo il settore turistico ma non è grado di garantire entrate costanti tutto l’anno. I soggetti sul territorio sono tendenzialmente pluriattivi e cambiano continuamente attività a seconda di cosa richiede il mercato. La fascia dei giovani tra i 19 e i 27 anni sta scomparendo per farli restare servirebbero contributi a fondo perduto o aziende che li assumessero.

5.3.2.14 Verdiana Morandi, collaboratrice del Parco Prealpi Giulie, ResiaFiglia di un pastore ha passato molti estati in malga sopra Resia, vivendo tra il Friuli e l’hinterland padovano. E’ laureata in scienze politiche ed ha cominciato a lavorare al Parco con un tirocinio universitario, ora vi lavora a tempo pieno come collaboratrice.La vita a Resia è più diffi cile: manca una rete amicale e familiare ed è diffi cile fare delle attività, il territorio offre anche molto solo che le servirebbero più soldi per avere una macchina propria. L’estate va via bene le diffi coltà più grandi cominciano con il cambio dell’ora quando sente di più la fatica di questa scelta ed deve fare leva sulla motivazione e cercare di farsi bastare quello che ha.In generale comunque muoversi le è diventato sempre più pesante: fa fatica e spesso preferisce rinunciare. Sarebbe molto più semplice se i servizi fossero più vicini. Tuttavia bisogna rifl ettere bene su quello che va portato su scala piccola e quello che è meglio lasciare ad una scala maggiore, ad esempio il servizio medico: in Veneto per il ginecologo ci sono liste d’attesa molte lunghe, qui all’ambulatorio di Resiutta l’attesa è di meno di un giorno, però si tratta di un centro piccolo e quindi se ci bisogno di fare analisi un po’ più approfondite bisogna comunque andare fi no a Gemona. Quindi che vantaggio c’è nell’avere un ginecologo a Reisutta quando poi in realtà non può fare molto? Non è utile perché in ogni caso poi bisogna muoversi, forse è più utile aspettare venti giorni ed avere una visita completa a Gemona.

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E’ necessario valutare bene quali servizi mantenere ad esempio la scuola elementare è un servizio che invece va preservato.Resia è una valle abbastanza separata dal resto del territorio e quasi tutti i servizi sono concentrati a Prato, la frazione principale, in quelle minori mancano i servizi e mancano anche le connessioni. A Resia comunque il problema non sono i servizi: quello che servirebbe è una differente animazione territoriale che non incida sulle infrastrutture ma sui contenuti, sulle cose da fare. Bisognerebbe riconoscere che alla gente di montagna manca un sistema di possibilità che invece in pianura ci sono: più che puntare sul cinema, ad esempio, bisognerebbe cercare di istituire un corso di montaggio. Questa mancanza di opportunità pesa soprattutto ai giovani che non riescono a farsi bastare quello c’è: bisogna quasi fare un lavoro su stessi e dire: “devo farmi bastare quello che ho”.Servono persone specializzate e soprattutto forze esterne: le persone che vogliono essere attive sul territorio lo sono già e al massimo delle loro possibilità; serve un aiuto esterno anche per le idee: chi aveva idee ha già dato, ora,

sarebbe importante che ci fosse un progetto di animazione territoriale promosso dai vari enti in maniera sinergica. E’ utopistico chiedere che tutto sia risolto con l’autogestione: chi lavora, ha una famiglia ed è già impegnato magari con la pro-loco non può farsi carico di altri progetti semplicemente perché non ce la fa. Serve un disegno politico forte che promuova il benessere complessivo della popolazione attraverso un progetto di animazione territoriale che, impiegando anche risorse esterne, aiuti la montagna ad uscire da una logica di sottosviluppo economico e mentale.

5.3.2.15 Giuliano Fiorini, associazione Vivistolvizza, Stolvizza, ResiaL’associazione è stata attivata per cercare di rilanciare Stolvizza ed evitare che fra qualche anno diventi come Coritis (n.d.r. frazione disabitata). Si cerca quindi di recuperare elementi folkloristici e tradizionali come possibilità economiche in particolar modo legate al turismo. Per ora vengono organizzate tre attività sociali: il capretto di Pasqua, la discesa della stella dalla montagna durante il Natale

fi g 5.23: Bambini

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e la festa della transumanza, a fi ne estate, con la mostra mercato dei prodotti tipici. Inoltre è stato istituito un’ associazione per la produzione dell’aglio di Resia (n.d.r. presidio Slow Food).Per quanto riguarda il territorio ed i suoi problemi è ora che gli anziani si facciano da parte: hanno comandato troppo è ora che si lasci lo spazio ai giovani. Anche per quanto riguarda le attività sul territorio sono tutte rivolte agli anziani e anche i servizi: mentre per gli anziani ci sono, per i giovani molto meno. La fascia d’età tra i 20 e i 40 anni è lasciata un po’ a se stessa e anche a Stolvizza ci sono molti casi problematici per un contesto così piccolo dovuti forse anche alla mancanza di aggregazione. C’è un po’ di mancanza di attenzione nei confronti dei giovani mentre ci sarebbe la necessità di fare qualcosa di più.

5.3.2.16 Sergio Chinese, associazione Identità e tutela, ResiaUn sistema di centri multiservizi può rappresentare un’importante opportunità per lo sviluppo locale in particolare può svolgere attività di promozione e sostegno allo sviluppo legato al settore agroalimentare e al turismo di tipo naturalistico. Inoltre può diventare un luogo di discussione sul territorio in cui sviluppare un dialogo per individuare i bisogni della comunità che andrebbero poi a plasmare le caratteristiche dell’offerta del centro multi servizi. È importante verifi care di non sovrapporre l’offerta di servizi a quella già fatta dalle associazioni di categoria e sindacati.Il centro multiservizi andrebbe inteso come un luogo per monitorare il territorio ed arricchirlo dal punto di vista culturale ad esempio con programmi di formazione che coinvolgano professionisti nell’erogare corsi di vario tipo.È importante anche che sappia rispondere alle necessità di base della popolazione e quindi dovrà avere una struttura fl essibile capace di rispondere a diverse esigenze.

5.3.2.17 Igor Jelen, professore di geografi a economica, università di Trieste, Fusine, TarvisioIl problema principale di questo territorio è che non ha più massa: c’è l’isola di Tarvisio, ma poi

tra Tarvisio e Gemona non c’è più niente, solo case ristrutturate e vuote. I residenti sono per la maggior parte pensionati o persone che non vedono l’ora di andar via. Si pagano scelte sbagliate che si uniscono a tendenze macro che riguardano tutte le Alpi: la fascia alpina e prealpina è una sottile crosta, se la località di riferimento viene posta al di fuori del territorio, come accade qui ad esempio, la montagna diventa per forza un’area residuale senza identità in cui gli abitanti non si immedesimano.La differenza con il Trentino è che lì ha funzionato un modello di transizione tra tradizionale e moderno: negli anni ’80 la provincia di Udine regalava piante di piccole frutti agli abitanti delle zone montane per creare un’integrazione di reddito sfruttando gli spazi residuali, era stata anche fondata una cooperativa l’Agricarnia. Nello stesso periodo in Trentino, con lo stesso modello è nata Sant’Orsola che adesso è una multinazionale dei piccoli frutti basata su 2000 microsoci che vi conferiscono il prodotto, mentre qui è fallito tutto. C’è anche da dire che un grosso impatto ce l’ha avuto l’economia di confi ne garantendo uno stipendio fi sso a fi ne mese. In questo modo il modello tradizionale è stato messo in crisi e la gente è fi nita a vivere nei condomini come nelle grandi città perdendo ogni rapporto con il territorio e trascurando l’economia locale. La caduta dei confi ni ha disgregato l’intero sistema economico e l’area è entrata in crisi: la gente è arrabbiata e sfi duciata, inoltre la società e poco attiva sia per ragioni storiche legate ad esempio alle Opzioni e al fatto che trovandosi sul confi ne è sempre stata una società più dinamica ma disgregata, sia perché esiste una generale apatia della popolazione legata anche al fatto che molte scelte sono state sbagliate. Personalmente ritengo che siamo alla fi ne di un ciclo, siamo in una fase di declino con scorie e sfi ducie.Basti pensare al sistema ferroviario: la vecchia linea austroungarica che serviva tutti i paesi è stata smantellata per la creazione di una linea ad alta capacità che viene sfruttata in minima parte e salta tutta il Canal del Ferro, mentre basta passare il confi ne austriaco e di nuovo c’è la stessa ferrovia di cento anni fa. Il confronto con

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l’Austria e la Slovenia non è casuale basti pensare al turismo: come si può pensare di competere con le loro offerte se i costi di gestione qui sono il doppio o il triplo?Inoltre va detto che l’offerta spesso non è all’altezza di quello che si può trovare oltre confi ne basti pensare a come gestita la ricettività. Rispetto al turismo alcuni dubbi vanno anche espressi rispetto all’intervento pubblico ad esempio a proposito dell’albergo di lusso che dovrebbe essere realizzato nel Tarvisiano: nell’URSS gli alberghi erano fi nanziati dallo stato… Inoltre rispetto ai collegamenti realizzati a Sella Nevea e quelli che dovrebbero sorgere tra Pontebba e Pramollo il rischio è che non portino vantaggi reali al territorio. L’offerta sul territorio non è infatti comparabile con quanto c’è in Austria e in Slovenia: il rischio è che qui ci sia il traffi co e i costi mentre le attività più redditizie, come l’alloggio, vengano monopolizzate dalle strutture al di là del confi ne.Anche perché mentre questo territorio si trova alla fi ne di un ciclo di sviluppo la Slovenia ad esempio è all’inizio.Tuttavia è necessario resistere e non perdere la speranza aspettare il prossimo ciclo, la prossima generazione e riprovare. Personalmente credo

che il modello del Trentino rappresenti una buona opportunità per il territorio: le teorie più recenti dimostrano che lo sviluppo non può basarsi su un unico settore trainante ma dev’essere risvegliato in maniera pluridimensionale agendo su più dimensioni.In questo senso il turismo associato all’agricoltura e all’artigianato può essere un’ottima chance associato però a servizi di qualità. Ad esempio per quanto riguarda il trasporto: in Carinzia per evitare lo scivolamento della popolazione verso Klagenfurt hanno garantito il trasporto pubblico gratuito. In questo modo si possono instaurare meccanismi di seminomadismo per cui si lavora in città ma si continua a vivere in paese mantenendo l’orto e piccole attività sul territorio. Si tratta di un modello che potrebbe benissimo essere applicato anche qui.Accanto a ciò va anche modifi cata la natura dei fi nanziamenti e sostegni statali da contributi per gli immobili e l’inizio di attività ad una defi scalizzazione generalizzata, solo così si può facilitare veramente la nascita e il mantenimento delle iniziative economiche in montagna.

fi g5.24: Raccolta stoppie

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Il territorio

tabella 5.15: SWOT

ambientestrengthsgrande varietà di paesaggiecosistemi ancora per la maggioranza intattipresenza del parco e di diverse aree protettediffusione di una maggiore coscienza ambientale tra la popolazione e le amministrazioni locali

weaknessgrave rischio idrogeologicodegrado territorio mancanza di operatori per la manutenzionecarenza conoscenze agrosilvoforestaliframmentazione fondiariamancanza di un coordinamento territoriale

opportunitiessviluppo turismo legato a naturasviluppare filiere locali integrate con ambiente e sue risorse (energia, agricoltura, filiera legno…)sviluppo attività di ingegneria ambientale

threatsscomparsa agricolturaprogressiva scomparsa della manutenzione territoriale, aumento rischio idrogeologicomancanza di una massa critica (risorse umane e finanziarie) per dare il via alle attivitàperdita di tutti saperi tradizionali legati all’uso e preservazione delle risorse agrosilvoforestali

comunità strengthspreservazione di nuclei culturali (Ugovizza, Resia)associazioni presenti molto attiveattaccamento al territorio

weaknesscalo della popolazione e invecchiamentopopolazione sparsa sul territorio, densità criticaframmentazione, mancano reticampanilismomancanza di occasioni di socializzazione e confrontomancanza di confronto con realtà esternevisione del territorio frammentariamancanza di servizipessimismo

opportunitiesmeccanismi da “paese” (ci si conosce)alcuni tentativi di rivitalizzazione, buone pratichecreazione di reti di piccoli nuclei che mettono in comune risorserelazioni transfrontalieripotenziale infrastrutturale

threatsmeccanismi da “paese”attrazione della pianurasfilacciamento irreversibile del tessuto socialedegrado irreversibile del territorioforza di modelli culturali esternifuga dei giovani

opportunitiessviluppo di filiere corte legate a risorse territorialisviluppo di sinergie tra turismo e altre attivitàrelazioni transfrontalierecrescente richiesta di esperienze

threatsturismo come risorsa principale (malcontento della popolazione e rischio legato all’investire su un unico settore)crisi occupazionale legata a manifattura a basso livello tecnologico e specializzazione mancanza di opportunità per i giovaniprogressivo invecchiamento e spopolamento

weaknesssiti produttivi posti all’esterno del territoriomancanza formazionecosti maggioriinvecchiamento e spopolamentoinsufficiente sviluppo terziariomancanza di integrazione tra attività economiche e nel passaggio tra produzione e commercializzazionemancanza di un confronto continuo con realtà confinantimancata condivisione di una visione comune per il territorioattività a basso livello di innovazionefuga dei giovani

economia strengthsattività sul territorio in ottica autosostenibile (eg Agriforest, Cooperativa Agricoltori, Parco) attività sul territorio ad altissima specializzazione (DIAMIR)collegamenti fisici ben sviluppati (autostrada, ferrovia)abbondanza di risorse agrosilvoforestaliricchezza culturale

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Il territorio

strengthsterritorio con una ricca varietà di risorse naturali e culturalipresenza di attori che stanno portando avanti attività da usare come modelli per buone pratiche (Cooperativa agricoltori, Parco Prealpi Giulie)forte attaccamento al territorio

weaknessdegrado territoriale (ambientale, economico, sociale) dovuto a:-progressivo invecchiamento popolazione-spopolamento, disgregazione reti-perdita conoscenze tradizionali e basso livello scolarizzazionedifficoltà a creare retilogistica non ottimale (trasporto pubblico sviluppo risorsa itc)frammentazione e mancanza di una visione globale condivisamancanza di opportunità per giovani formatiminimo confronto con realtà confinanti mancanza di servizi specifici e specialisticipassato svilimento dei modelli tradizionalipessimismo diffuso

opportunitiesutilizzo delle risorse (ambientali, culturali) presenti per creare filiere localimigliore utilizzo della logistica (infrastrutture fisiche e presenza di internet)rafforzamento dei rapporti transfrontalierisviluppo di una logica di rete

threatsmancanza di una massa critica (umana e finanziaria) per dare il via alle attivitàperdita saperi autoctoni (legati a risorse naturali e culturali) e progressiva scomparsa del senso di appartenenza ed identitàincapacità di fornire opportunità per i giovani soprattutto se formati

5.4 ConclusioniLe conclusioni relative alla ricerca sul territorio sono state sintetizzate nelle seguenti SWOT, divise per ognuna delle dimensioni che lo costituiscono.Il territorio è affl itto da una generale diffi coltà di mantenimento e di valorizzazione delle risorse. Questo, ha ricadute sia sull’ambito economico

e sociale. Si genera così un meccanismo a retroazione negativa che coinvolge diversi elementi. L’intervento progettuale dovrà perciò essere in grado di entrare all’interno di questo sistema e provare, almeno in parte, ad interromperlo: solo in questo modo ci sarà la possibilità di avviare uno sviluppo auto sostenibile del territorio stesso.

tabella 5.16: SWOT

fi g 5.25: Tetto con scandole in legno

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Il territorio

difficoltà a mantenere il territorio e a

valorizzarne le risorse

pessimismo

isolamento

mancanza formazione

mancanza servizi

perdita saperi tradizionali

spopolamento

costi elevati

mancanza reti

mancanza di risorse umane finanziarie

intellettuali

dimensionesociale

dimensioneeconomica

grafi co 5.5: circolo vizioso socio-economico

fi g 5.26: Gruppo Jôf Fuart

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fi g 6.1: catena del Canin con simbolo di EcCoLo

Il progetto6

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Il progetto

6.1 PremessePrima di approcciare la descrizione vera e propria del progetto può essere interessante ricapitolare e approfondire alcuni elementi che sono stati alla base del percorso progettuale.

6.1.1 I brief iniziali

6.1.1.1 Comunità Montana del Gemonese Canal del Ferro e Val Canale, Proposta di Piano di Azione Locale, Asse 4 Intervento 1Trasformazione nelle località minori degli esercizi in Centri Multiservizi

Linee guidaNell’ultimo decennio gli esercizi commerciali si sono gradualmente concentrati nei centri abitati di grandi dimensioni. Tale situazione crea numerose diffi coltà alle persone che hanno limitata capacità di spostamento. Inoltre a causa del costante spopolamento delle aree marginali, il volume d’affare dei piccoli esercizi commerciali ancora presenti in tal zone è progressivamente diminuito rendendoli economicamente insostenibili e in alcuni casi costringendoli alla chiusura. L’ulteriore diminuzione di servizi che ne deriva induce i residenti a spingersi verso i fondovalle determinando un circolo vizioso diffi cile da interrompere. Con questo progetto si vuole mantenere sul territorio le piccole attività commerciali che nei centri periferici svolgono non solo un ruolo economico ma anche sociale, come centri di aggregazione e di incontro. Tale ruolo va tenuto presente e riconosciuto anche in un’ottica di offerta turistica e di attrattività del territorio verso i potenziali nuovi residenti. Per questo motivo il sostegno pubblico tarato sulle esigenze del territorio e mirato a premiare forme di imprenditorialità, è essenziale. Per Centro Multiservizi si intende un locale adibito all’erogazione di servizi di diversa natura; essi possono essere di tipo commerciale, socio-assistenziale, informativo ecc. Con questo progetto si vuole realizzare un’iniziativa pilota in una località da individuare secondo determinati criteri:- numero di abitanti;- riferimento per le frazioni contermini;- distanza dal comune capoluogo.

Il centro multiservizi potrà offrire i seguenti servizi:- rivendita tabacchi, valori bollati e giornali:- rivendita di alimentari;- servizio fax;- servizio fotocopiatrice;- consegna della spesa a domicilio;- espositore di materiale turistico;- distributore di farmaci da banco tramite video-conferenza (progetto europeo Pharmaclick- assistenza farmaceutica a distanza);- assistenza sanitaria tramite videoconferenza (progetto ASAD- assistenza sanitaria a distanza);- creazione di una piccola biblioteca;- interne point.I servizi ipotizzati hanno caratteristica modulare e potranno essere attivati in base alle esigenze del territorio, tenendo conto della presenza di stabili adeguati e delle caratteristiche del gestore dell’esercizio commercialeFinalità ed obiettivi1. Sostegno ad un’attività commerciale in una frazione o in Comune dove: a) è presente un esercizio commerciale; b) è presente un esercizio pubblico; c) in cui entrambi non sono presenti.2. Mantenimento degli ultimi centri di aggregazione e di incontroDescrizione- analisi del contesto socio-economico per l’individuazione delle località in cui effettuare gli interventi pilota;- analisi dei costi del singolo servizio;- individuazione di una località periferica con un numero di abitanti e/o con un’affl uenza turistica tale da rendere l’offerta sostenibile economicamente;- individuazione dell’immobile che ospiterà il centro;- individuazione dei servizi ottimali da attivare in relazione alla realtà territoriale indicata per la sperimentazione;- modifi ca a livello comunale degli impedimenti realizzativi (regolamento comunale e piano regolatore) in cui si intende effettuare la sperimentazione;- fi nanziamento per sostenere l’impresa commerciale affi nché fornisca servizi

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Il progetto

complementari e per l’adeguamento dello stabile (es. contributo per l’acquisto dell’arredamento necessario, contributo per l’acquisto delle licenze necessarie ecc…);- formazione per i gestori e per l’eventuale persona dipendente.Azioni1) installazione distributore Pharmaclick;2) personale addetto;3) attività di formazione agli esercenti/gestori e interventi informativi/ di disseminazione;4) ristrutturazione locali e arredamento;5) erogazione di contributo biennale alla gestione ordinaria dell’esercizio (premio biennale di insediamento/permanenza);6) incentivi allo svolgimento di attività complementari.Disciplina sostanziale prevista dalle norme di settore, disciplina sugli aiuti di Stato e regole sulla trasparenzaL. R. 33 del 2002 art. 22;L. R. 29 del 2005 art. 93;Decreto legge 223/2006 convertito nella legge n.148/2006 (Bersani) in materia di licenze commercialiLocazioneLe località che ospiteranno il progetto pilota nelle Comunità Montane sono da individuare successivamente alla fase di raccolta e analisi dei dati dei rispettivi comprensori.Grado di realizzabilitàMancata approvazione del Regolamento regionale riferito al titolo VII capo II art.93 della L. R. 29 del 2005. Possibilità di modifi ca del Regolamento comunale. Disinteresse da parte dei privati a partecipare alla sperimentazione. Mancanza di un sito adatto alla sperimentazione.Soggetto responsabile della realizzazioneComunità MontanaCronogrammaIndividuazione della località adatta alla sperimentazione: 3 mesi, 3 mesi cumulativiCoinvolgimento dei soggetti locali: 3 mesi, 6 mesi cumulativiRistrutturazione, ampliamento e adeguamento della struttura: 12 mesi, 18 mesi cumulativiArredamento della struttura: 3 mesi, 21 mesi cumulativiPredisposizione licenze e permessi: 3 mesi, 24

mesi cumulativiPiano fi nanziarioRisorse LEADERAzione 1 50.000Azione 2 5.000Azione 3 5.000Azione 4 30.000Azione 5 15. 000Azione 6 25.000Modalità di gestioneLa comunità montana si impegna ad eseguire gestione, controllo e monitoraggio delle attività per conto della Regione.Mantenimento del progetto dopo il completamento del PALViene prevista la possibilità di incentivare l’esercizio commerciale per ciascun esercizio aggiuntivo rispetto a quelli già forniti attraverso l’erogazione di un premio con cadenza biennale. Previo confronto con gli incentivi, i contributi e le esenzioni garantiti da altri istituti (norme provinciali e regionali) viene previsto un contributo per la gestione ordinaria dell’esercizio, da erogarsi con cadenza biennale e subordinato al mantenimento dell’attività di centro multi servizi. L’entità del contributo è graduata in relazione al livello di svantaggio dei comuni e delle località in cui hanno sede gli esercizi commerciali.1

6.1.1.2 Piano di Sviluppo Locale, GAL Open leader (bozza)Misura 413 Qualità della vita / diversifi cazioneAzioneServizi di prossimitàIntervento Aiuti per la creazione o il potenziamento di servizi alla persona e alla famiglia.Modalità attuativa Progetti a bandoDescrizione dell’interventoLa fi nalità dell’intervento posta dal PSR è quella di sostenere la presenza sul territorio montano e, in particolare, nelle località più marginali rispetto ai centri di insediamento dei servizi, di servizi necessari per una qualità della vita dei residenti sostenibile, che non induca al trasferimento dell’abitazione verso altre aree regionali o extra-regionali. Inoltre, la presenza di servizi che soddisfano bisogni della popolazione residente,

1 Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale, Proposta di Piano di Azione Locale, 27/05/2008

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Il progetto

appare necessaria o essenziale per sostenere la presenza turistica, anche in chiave di offerta complessiva territoriale di servizi quale fattore che può incidere positivamente sul lato della competitività del settore turistico.Le fi nalità specifi che dell’intervento sono le seguenti:- consentire l’erogazione di servizi alla persona e alla famiglia anche nei centri più periferici;- dotare le aree marginali di servizi in grado di sostenere la presenza turistica.Interventi fi nanziati:favorire la nascita di imprese o il potenziamento di quelle esistenti, anche con la logica del partenariato misto pubblico-privato, in grado di fornire servizi alla persona e alla famiglia nelle aree periferiche. Le aree di interesse sono quelle della famiglia, dell’infanzia, dei giovani, degli anziani, delle donne e dei disabili.Saranno sostenuti i costi relativi a lavori di manutenzione straordinaria e adeguamento degli immobili, l’acquisto di attrezzature, arredi e dotazioni e l’acquisizione di servizi di consulenza specialistica relative alle modalità tecniche di svolgimento dell’attività di servizio.Benefi ciari Enti pubblici, micro e piccole imprese, cooperative.Residenti dell’area del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale che al momento della domanda non abbiamo costituito l’impresa, con l’obbligo di costituirla prima della concessione formale del contributo ed entro i termini posti nel bando.Criteri di selezione- incremento dell’occupazione;- imprenditoria femminile e giovanile;- investimento nelle aree maggiormentesvantaggiate del proprio territorio;-progetto presentato da un membro di una famiglia agricola;-numero posti letto presenti nell’ambito territoriale al cui interno ricade l’intervento;Sarà data priorità agli investimenti localizzati nell’ambito dei Comuni del territorio del Parco delle Prealpi Giulie.Sarà data priorità ai progetti integrati misti pubblico-privati.Tipo di aiutoAiuto in conto capitale destinato

al cofi nanziamento degli investimenti aziendali.L’importo del contributo è commisurato ai costi effettivamente sostenuti dal benefi ciario.I contributi sono erogati in conto capitale a titolo de minimis di cui al Reg. (CE) n.1998/2006.Intensità contributiva La percentuale di aiuto sulla spesa ammissibile è il 80% per i soggetti pubblici e il 60% per le imprese.SpesaSPESA PUBBLICAFEASR COFINANZIAMENTO € 66.000,00NAZIONALE € 84.000,00PRIVATA € 64.285,71TOTALE € 214.285,71Condizioni particolari Ogni progetto fi nanziato dovrà superare il parere positivo dell’Azienda per i Servizi Sanitari.Misura degli assi 1, 2 e 3 del PSR-Misura del Reg. (CE) n. 1698/2005L’intervento non è riconducibile a una delle misure previste espressamente dal Reg. (CE)n. 1698/2005. Si applicherà pertanto la disciplina prevista dall’art. 64 dello stesso regolamento.Normativa comunitaria, statale e regionale di riferimentoL’intervento previsto dal presente Piano, sarà realizzato in osservanza al seguente quadronormativo di riferimento:- Reg. (CE) n. 1698/2005 relativo al sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondoeuropeo agricolo per lo sviluppo rurale;- Reg. (CE) n. 1998/2006 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato agliaiuti d’importanza minore (de minimis);- Reg. (CE) n. 1974/2006 della Commissione del 15/12/2006 recante disposizioni diapplicazione del regolamento (CE) n. 1698/2005;- Legge 328/2000 – Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi eservizi sociali;- Legge 381/1991 – “Disciplina delle cooperative sociali”;- D.Lgs. 4 dicembre 1997, n. 460 – Riordino della disciplina tributaria degli enti noncommerciali e delle organizzazioni non lucrative

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Il progetto

di utilità sociale.- Legge regionale n. 7/2000 - Testo unico delle norme in materia di procedimentoamministrativo e di diritto di accesso.Grado di realizzabilità Condizioni di partenza.La progressiva riduzione del numero degli abitanti dell’area montana e in particolare dellezone più marginali ha avuto molti rifl essi negativi. Uno di questi è rappresentato dalla riduzione, se non addirittura la scomparsa, di molti servizi sia pubblici che privati.E’ necessario individuare politiche che portino ad una inversione di tendenza. L’offerta di nuovi servizi alle persone e alle famiglie possono indurre chi abita in montagna a rimanervi e a chi intende trasferirsi a non trovare forti carenze nelle condizioni di residenza.Situazioni o elementi che possono favorire od ostacolare la realizzazione dei progetti.L’intervento del soggetto pubblico, quale capofi la dell’iniziativa, può essere senz’altron visto come un elemento positivo.Un elemento critico invece può essere rappresentato da un certo disinteresse da parte dei privati, e in particolare dei giovani, a investire nel settore perché attratti da altre opportunità di lavoro.Diffi coltà operative, tecniche, normative, logistiche.Possesso dei requisiti professionali richiesti per la specifi ca attività.Cronoprogramma proceduraleInizio progetto: maggio 2010Fine progetto: agosto 2011AttivitàPubblicazione del bando 60 Giorni 60 Giorni cumulativiApprovazione dei progetti 60 Giorni 120 Giorni cumulativiChiusura progetti 365 Giorni 485 Giorni cumulativiIndicatori di prodotto Indicatori PSR:Numero dei progetti fi nanziati 2Numero dei benefi ciari 4Indicatori specifi ci PSL:Numero nuovi servizi alla persona 2Indicatori di risultato

Indicatori PSR:Numero di nuovi posti di lavoro creati 4Indicatori specifi ci PSL:% di famiglie raggiunte dai nuovi servizi alla persona 20%

Misura 413 Qualità della vita / diversifi cazioneAzioneServizi di prossimitàIntervento Aiuti per la creazione di centri multiservizi nelle aree perifericheModalità attuativa Progetti a bandoDescrizione dell’interventoLa fi nalità dell’intervento posta dal PSR è quella di sostenere la presenza sul territoriomontano e, in particolare, nelle località più marginali rispetto ai centri di insediamento deiservizi, di servizi necessari per una qualità della vita dei residenti sostenibile, che non induca al trasferimento dell’abitazione verso altre aree regionali o extra-regionali. Inoltre, la presenza di servizi che soddisfano bisogni della popolazione residente, appare necessaria o essenziale per sostenere la presenza turistica, anche in chiave di offerta complessiva territoriale di servizi quale fattore che può incidere positivamente sul latodella competitività del settore turistico.Le fi nalità specifi che dell’intervento sono le seguenti:- dotare i centri più periferici di strutture in grado di erogare servizi di prima necessità alla popolazione residente;- creare spazi fi sici dove favorire i momenti di incontro sociale;- dotare le aree marginali di servizi in grado di supportare la ricettività locale;- riduzione del fenomeno dello spopolamenti delle aree periferiche.Interventi fi nanziati:realizzazione di centri multiservizi, seguendo anche la logica dell’intervento misto pubblico-privato, nelle aree periferiche con fi nalità non solo economiche ma anche sociali, come centri di aggregazione e di incontro, e turistiche.Saranno sostenuti i costi relativi a lavori di manutenzione straordinaria e adeguamento degli immobili, l’acquisto di attrezzature, arredi e

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Il progetto

dotazioni e l’acquisizione di servizi di consulenza specialistica relative alle modalità tecniche di svolgimento dell’attività diservizio.Benefi ciari Enti pubblici, micro e piccole imprese, cooperative. Residenti dell’area del Gemonese, Canal del Ferro e Val Canale che al momento della domanda non abbiamo costituito l’impresa, con l’obbligo di costituirla prima della concessione formale del contributo ed entro i termini posti nel bando.Criteri di selezione- incremento dell’occupazione- imprenditoria femminile e giovanile- investimento nelle aree maggiormente svantaggiate del proprio territorio- progetto presentato da un membro di una famiglia agricola-numero posti letto presenti nell’ambito territoriale al cui interno ricade l’interventoSarà data priorità agli investimenti localizzati nell’ambito dei Comuni del territorio del Parco delle Prealpi Giulie. Sarà data priorità ai progetti integrati misti pubblico-privati.Tipo di aiutoAiuto in conto capitale destinato al cofi nanziamento degli investimenti aziendali.L’importo del contributo è commisurato ai costi effettivamente sostenuti dal benefi ciario.I contributi sono erogati in conto capitale a titolo de minimis di cui al Reg. (CE) n.1998/2006.Intensità contributiva La percentuale di aiuto sulla spesa ammissibile è il 80% per i soggetti pubblici e il 60% per le imprese.SpesaSPESA PUBBLICAFEASR COFINANZIAMENTO € € 44.000,00NAZIONALE € 56.000,00PRIVATA € € 42.857,14TOTALE € 142.857,14Condizioni particolari -Misura degli assi 1, 2 e 3 del PSR-Misura del Reg. (CE) n. 1698/2005L’intervento non è riconducibile a una delle misure previste espressamente dal Reg. (CE)n. 1698/2005. Si applicherà pertanto la disciplina

prevista dall’art. 64 dello stessoregolamento.Normativa comunitaria, statale e regionale di riferimentoL’intervento previsto dal presente Piano, sarà realizzato in osservanza al seguente quadronormativo di riferimento:- Reg. (CE) n. 1698/2005 relativo al sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale.- Reg. (CE) n. 1998/2006 relativo all’applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato agli aiuti d’importanza minore (de minimis).- Reg. (CE) n. 1974/2006 della Commissione del 15/12/2006 recante disposizioni di applicazione del regolamento (CE) n. 1698/2005.- Legge regionale 29/2005, Normativa organica in materia di attività commerciali e di somministrazione di alimenti e bevande.- Legge regionale n. 7/2000 - Testo unico delle norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso.Grado di realizzabilità Condizioni di partenza.Nell’ultimo decennio gli esercizi commerciali si sono gradualmente concentrati nei centri abitati di grandi dimensioni. Tale situazione ha creato diffi coltà alle persone che hanno limitata capacità di movimento. Inoltre a causa del costante spopolamento delle aree marginali, il volume d’affari dei piccoli esercizi commerciali ancora presenti in tali zone è progressivamente diminuito rendendoli economicamente insostenibili e in alcuni casi costringendoli alla chiusura.L’ulteriore diminuzione di servizi che ne deriva induce i residenti a spingersi verso i fondovalle determinando un circolo vizioso, diffi cile da interrompere.Situazioni o elementi che possono favorire od ostacolare la realizzazione dei progetti.L’intervento del soggetto pubblico, quale capofi la dell’iniziativa, può essere senz’altro visto come un elemento positivo.Un elemento critico invece può essere rappresentato da un certo disinteresse da parte dei privati, e in particolare dei giovani, a partecipare all’iniziativa.Un elemento favorevole può essere il

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Il progetto

collegamento con iniziative volte alla creazione di nuovi posti letto in aree marginali (B&B, albergo diffuso, ecc.)Diffi coltà operative, tecniche, normative, logistiche. Disponibilità di immobili adeguati e coincidenza di interessi tra soggetto pubblico eprivato.Cronoprogramma proceduraleInizio progetto: gennaio 2010Fine progetto: aprile 2011AttivitàPubblicazione del bando 120 Giorni 120 Giorni cumulativiApprovazione dei progetti 60 Giorni 180 Giorni cumulativiChiusura progetti 365 Giorni 485 Giorni cumulativi

Indicatori di prodotto Indicatori PSR:Numero dei progetti fi nanziati 1Numero dei benefi ciari 2Indicatori specifi ci PSL:Numero di nuovi centri multi servizi 1Indicatori di risultatoIndicatori PSR:Numero di nuovi posti di lavoro creati 1Indicatori specifi ci PSL:Numero di Comuni interessati da nuovi centri multi servizi 1.2

2 Piano di sviluppo locale, GAL Openleader

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Il progetto

Le azioni di progetto sul territorio devono essere assolutamente fi nalizzate ad interrompere, anche solo in parte, il circolo vizioso sovrastante in quanto se non viene affrontato decreterà il fallimento o la riuscita parziale di ogni tentativo

di rilancio del territorio.

6.1.2 Il territorio

strengthsterritorio con una ricca varietà di risorse naturali e culturalipresenza di attori che stanno portando avanti attività da usare come modelli per buone pratiche (Cooperativa agricoltori, Parco Prealpi Giulie)forte attaccamento al territorio

weaknessdegrado territoriale (ambientale, economico, sociale) dovuto a:-progressivo invecchiamento popolazione-spopolamento, disgregazione reti-perdita conoscenze tradizionali e basso livello scolarizzazionedifficoltà a creare retilogistica non ottimale (trasporto pubblico sviluppo risorsa itc)frammentazione e mancanza di una visione globale condivisamancanza di opportunità per giovani formatiminimo confronto con realtà confinanti mancanza di servizi specifici e specialisticipassato svilimento dei modelli tradizionalipessimismo diffuso

opportunitiesutilizzo delle risorse (ambientali, culturali) presenti per creare filiere localimigliore utilizzo della logistica (infrastrutture fisiche e presenza di internet)rafforzamento dei rapporti transfrontalierisviluppo di una logica di rete

threatsmancanza di una massa critica (umana e finanziaria) per dare il via alle attivitàperdita saperi autoctoni (legati a risorse naturali e culturali) e progressiva scomparsa del senso di appartenenza ed identitàincapacità di fornire opportunità per i giovani soprattutto se formati

difficoltà a mantenere il territorio e a

valorizzarne le risorse

pessimismo

isolamento

mancanza formazione

mancanza servizi

perdita saperi tradizionali

spopolamento

costi elevati

mancanza reti

mancanza di risorse umane finanziarie

intellettuali

dimensionesociale

dimensioneeconomica

tabella 6.1: SWOT

grafi co 6.1: circolo vizioso socio-economico

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Il progetto

grafi co 6.2: dalle funzionalità ai risultati

6.1.3 Un centro multiservizi per l’autosostenibilità territoriale

6.1.3.1 Caratteri generaliCome già ampiamente illustrato un centro multiservizi per la resilienza locale è un PSS, in particolare una piattaforma abilitante territoriale, fi nalizzata cioè a migliorare il benessere del territorio. Rileggendo la defi nizione di Amartya Sen si possono defi nire un set di funzioni locali che possono essere soddisfatte in maniera diversa (capabilities). Questa possibilità è data dalle risorse personali del soggetto e dalle soluzioni a disposizione, che vengono combinate in una strategia d’azione fi nalizzata all’espletamento di una funzione.In questo senso gli obiettivi del sistema devono essere quattro:1) creare consapevolezza delle funzioni locali;2) aumentare le capacità degli abitanti, ovvero aumentare le risorse personali e le soluzioni disponibili;3) proporre e sostenere strategie d’azione;

4) sostenere il conseguimento di risultati.Realizzati attraverso azioni per l’auto sostenibilità:autosostenibilita’ ambientale:utilizzo valorizzazione patrimonio locale;Riduzione ed ottimizzazione dei trasporti (fi liere locali);autosostenibilita’ economica:supporto, creazione di reti di attività locali;Implementazioni di nuovi sistemi per la soddisfazione dei bisogni (servizi, PSS, condivisione…);autosostenibilita’ fi nanziaria:creazione di nuove modalità di scambio;mantenimento dei fl ussi di denaro sul territorio;autosostenibilita’ sociale:risposta ai bisogni della comunità;punto di incontro e riferimento sul territorio;catalizzatore di iniziative;valorizzazione risorse umane culturali locali;promozione del senso di appartenenza.autosostenibilita’ politica:attivazione comunità locali;sviluppo reti.

funzionalitàlocali

capacità (risorse

personalie soluzioni

disponibili)

strategie d’azione

risultati

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157

Il progetto

tabella 6.2: casi studio

6.1.3.2 Casi studio

Kempodium

Centro di comunità

Context- based

Scuola di falegnameriaScuola di cucinaCorsi di arteCorsi fi tnessCorsi per bambini Spazio per festeDiscotecaIncontri dibattitiSpazi prenotabilioffi cina biciclettelaboratorio legnolaboratorio metalliLaboratorio ceramicaBistro- cafeNegozio seconda manoNegozio prodotti biologici locali

Formazione (codifi cata e non)Intrattenimento SocializzazioneAccesso a utensili e strumentiAcquisto beniAcquisto alimenti

Per i risultati che utilizzano soluzioni più specializzate: il centro e utente Per gli altri l’utente

Teleclub

Rispondono ai bisogni sociali della popolazione in particolar modo nelle zone isolate con pochi servizi

Context- based

BarSpazio festeRistoranteInformazioni turisticheAttività ricreativeCentro giovanile

Intrattenimento SocializzazioneAccesso a informazioniFormazione (non codifi cata)

Centro e utente

Greenstar

Centro alimentato da energia solare che permette la vendita di prodotti locali on line e implementa un ambulatorio e uno spazio educativo.

Context- based

Spazio informaticoE-shopAmbulatorio medicoCorsi per adulti e bambini

Formazione (codifi cata e non)Accesso a cure medicheAccesso a informazione

Per i risultati che utilizzano soluzioni più specializzate: il centroPer gli altri utente

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Il progetto

grafi co 6.3: gerarchia azioni

tabella 6.2: casi studio

Latteria sociale

Cooperativa per la lavorazione del latte.

Context- base

Lavorazione di prodotti latteo-caseariVendita di altri prodotti agricoliScuola di casaroAsilio e scuola per la couminitàCooperativa di consumo Cassa prestiti

AlimentazioneRedditoFinanziamentiFormazione (codifi cata e non)Socializzazione

Centro, composto dai soci stessi affi ancati da specialisti (casaro, maestro…)

ripristinare mantenere o creare servizi di natura socioeconomica, favorire la creazione di legami simbiotici fra gli abitanti; sperimentare, costruire nuove opportunità:promuovere l’instaurarsi di attivitàbioeconomiche e simbiotiche, valorizzando il patrimonio locale;formare, stimolare le idee: ampliare le risorse personali, acquisire nuovi strumenti, conoscere buone pratiche, preservare il sapere tradizionale.

Gerarchia delle azioniCoerentemente con gli obiettivi e il contesto territoriale le azioni di autosostenibilità saranno così gerarchizzate:

6.2 Il nuovo brief di progetto

6.2.1 Defi nizione del quadro di riferimentoViste le considerazioni sviluppate si è dunque proceduto con la stesura di un nuovo documento di guida del progetto che tenesse conto delle considerazioni teoriche e dell’analisi territoriale eseguita.Obiettivi generaliIl progetto dovrà soddisfare tre obiettivi generali:rifl ettere, sviluppo di uno scenario territoriale: costruzione di una proposta organica e coerente basata su meccanismi partecipativi e condivisa dall’intero territorio, tenendo conto delle specifi cità interne e dando valore agli abitanti;creare reti, collegare e sostenere:

Creare prospettive visioni territoriali

(RIVALUTARE RICONCETTUALIZZARE)

Favorire lo scambio a livello locale e con

l’esterno(RILOCALIZZARE)

Da beni materiali ad beni relazionali

(RICONCETTUALIZZARE)

Favorire autodeterminazione ed autoimprenditorialità

(RICONCETTUALIZZARE)

Valorizzare le risorse locali

(RIVALUTARE)Sviluppare risposte a

bisogni socioeconomicilocali

(RICONCETTUALIZZARE)

Ripristinare/creare reti (RILOCALIZZARE

RICONCETTUALIZZARE)Puntare sui giovani

(RIVALUTARE RILOCALIZZARE)

must be donenice to be done nice to be done

La scelta di un centro multiserviziVisti gli obiettivi e le azioni da realizzare appareevidente come un centro multiservizi sia unasoluzione valida per la soddisfazione di tali

fi nalità. Infatti ragionando in termini di bisogni-risultati esso:- facilita la creazione di reti;- può essere pensato in generale e poi

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Il progetto

grafi co 6.4: catalizzatore territoriale

personalizzato alla situazione particolare;- è in grado di essere pluri-obiettivo, e quindi di integrare diverse dimensioni;- facilita la creazione di legami simbiotici e quindi la trasmissione di informazione e conoscenza;- favorisce la serendipità3.La latteria sociale (cfr 4.3) seppur abbia svolto a lungo un ruolo compatibile con gli obiettivi e le azioni indicate in realtà soffriva di una serie di limiti legati: - specializzazione economica, la latteria nasce come una soluzione per l’ottimizzazione della caseifi cazione e a quest’attività rimane legata, per cui da un lato la componente “multiservizi” è conseguente e quasi fortuita, dall’altro nel momento in cui il contesto si modifi ca, e cade la

3 Serendipità è lo scoprire una cosa non cercata e imprevista mentre se ne sta cercando un’altra. Ma il termine non indica solo fortuna: per cogliere l’indizio che porterà alla scoperta occorre essere aperti alla ricerca e attenti a riconoscere il valore di esperienze che non corrispondono alle originarie aspettative. È spesso indicata come elemento essenziale nell’avanzamento della ricerca scientifi ca (spesso scoperte importanti avvengono mentre si stava ricercando altro).«la serendipità è cercare un ago in un pagliaio e trovarci la fi glia del contadino».,Julius H. Comroe

necessità della sua presenza, anche il sistema di servizi complementari scompare;- tipologia di reti, era in grado di legare una sola tipologia di abitante, che al tempo dello sviluppo e diffusione del modello rappresentava la maggioranza della popolazione;- servizi complementari, per ovvi motivi nascevano solo dall’ascolto e non anche dall’osservazione del territorio.

6.2.2 ConceptIl catalizzatore è l’ attivatore di una reazione chimica: permette di superare la barriera energetica di una trasformazione, ovvero fa diminuire la quantità di energia necessaria per dare inizio alla reazione.

risorse

problematiche

capacità

strategie

risultati

prospettive

Nel caso di un territorio i reagenti sono rappresentati dal patrimonio locale e dalle problematiche, ecosocioeconomiche, i prodotti invece dal soddisfacimento delle funzioni e dalla creazione di prospettive a medio, lungo termine. Il centro multiservizi agisce come un catalizzatore perché, fornendo soluzioni capacità personali e strategie al territorio, facilita la trasformazione dei prodotti in reagenti cioè delle risorse e dei problemi locali in attività che producono qualità per la dimensione sociale economica ed ambientale.Il funzionamento del sistema si basa su sei fasi: 1)fase di osservazione e ascolto del territorio, fi nalizzata ad individuare gli attori che vi operano,

le risorse, le attività presenti e i bisogni;2) fase di rifl essione, fi nalizzata all’individuazione delle funzioni e opportunità;3) fase di networking, costruzione di retitematiche interne ed esterne al territorio;4) fase di defi nizione , con la defi nizione di scenari condivisi attraverso progettazione partecipata;5)fase di costruzione ed attivazione, fi nalizzata al rafforzamento delle attività esistenti e all’implementazione di nuove attività attraverso l’erogazione di soluzioni e risorse personali;6)verifi ca e controllo, che avviene sia confrontando i risultati dell’azione con gli obiettivi sia attraverso un nuovo processo di osservazione e ascolto del territorio.

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160

Il progetto

grafi co 6.6: caratteristiche

2.riflessionefunzionalità e opportunità

4. definizionedefinizione di

scenari condivisi attraverso

progettazione

3.networkingcostruzione di reti tematiche interne ed esterne al territorio

1. osservazione ed ascolto del territoriobisogni attivitàattoririsorse

5. costruzione ed attivazionefinalizzata al rafforzamento delle attività esistenti e all’implementazione di nuove attività attraverso l’erogazione di soluzioni e risorse personali soluzioni.

6.verifica econtrollo

grafi co 6.5: il funzionamento del sistema

tempo dovrà:- offrire soluzioni e possibilità di accrescere le capacità personali più che risultati;- facilitare la partecipazione di attori esterni, come portatori di competenze e di idee innovative (da verifi care poi nel confronto con il territorio).

6.2.3 Confronto con i brief di partenzaÈ diffi cile realizzare un confronto con i brief della Comunità Montana e del GAL Openleader

Dal punto di vista dell’organizzazione al fi ne di massimizzare il valore delle risorse locali dovrà:- essere un intervento misto pubblico e privato;- basarsi su approcci sia bottom-up che top down;- favorire la creazione di reti infra ed extra territoriali ed infra extra settoriali;- valorizzare sia il personale ad alta che a bassa professionalità.Per favorire la creazione di risultati validi nel

progressivo coinvolgimento dei locali

coin

volg

imen

to

tempoistituzioniassociazioniesterniprivati

modalità mista di funzionamento

livello di competenze richiestoprofessionistiNON professionisti

in quanto in entrambi i casi viene descritto un intervento che si colloca all’interno di un asse di progetto che va a toccare un tema particolare defi nito successivamente alla fase di analisi. La proposta qui illustrata propone un unico intervento attraverso cui provare a spezzare il circolo vizioso che attanaglia il territorio. In

questo senso il sistema di centro multiservizi come catalizzatore agisce più a livello meta progettuale rispetto alle proposte degli enti locali che appaiono maggiormente fi nalizzate alla creazione di una “soluzione” tout-court. Questo è dovuto al fatto che, come verrà specifi cato più avanti, alla base della proposta

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161

Il progetto

grafi co 6.7: i nuclei d’azione

di progetto c’è anche un ripensamento della modalità in cui l’azione di progetto territoriale viene attualmente esercitata dagli enti locali.

6.3 Lo sviluppo del progetto

6.3.1 Il metodoI metodi utilizzati per lo sviluppo del progetto sono stati coerenti con la defi nizione costruita di disegno territoriale per l’autosostenibilità: si è cercato quindi di applicare i principi di costruzione partecipata. In particolare successivamente all’articolazione del brief si sono tenuti diversi incontri di verifi ca sullo sviluppo del progetto sia con soggetti intervistati nella fase di ricerca, sia con esperti con cui è sorta la necessità di confrontarsi. Si è trattato ovviamente di raccogliere riscontri qualitativi che però hanno permesso di migliorare la coerenza del progetto rispetto alla situazione reale. Le revisioni hanno coinvolto diversi soggetti selezionati in base alle competenze e alla disponibilità, in particolare tra i rappresentanti degli enti:- Presidente Comunità Montana;- Responsabile servizi sociali sul territorio;- Servizio ambiente e sviluppo Coldiretti;- Presidente del GAL OpenLeader;- Direttore del Parco Prealpi Giulie.Gli esperti consultati sono stati:- Responsabile SUAP per il territorio della Val Canale e Canal del Ferro;- Assessore alla Cultura, Pubblica Istruzione, Sanità ed Assistenza del comune di Tarvisio;- Coordinatore dei Servizi Sociali dell’Ass n°3;- Responsabile Centro Impiego, Gemona del

Friuli;- Direttore dell’ente di formazione IAL di Gemona del Friuli.Una volta defi nito il progetto, si è passato ad una modelizzazione dello stesso attraverso una verifi ca di funzionamento sul territorio; si è trattato cioè di simulare l’attuazione del progetto. Questa fase,che sarà approfondita in una sezione successiva, ha riguardato in particolare il comune di Resia.

6.3.2 Dagli obiettivi ai nuclei d’azioneSulla base del brief progettuale si è sviluppato un percorso volto alla traduzione degli obiettivi in azioni. In questa fase il concetto di centro multiservizi è rimasto in disparte: si è cercato di comprendere maggiormente come le problematiche, e di conseguenza gli obiettivi del brief, potessero essere concretizzati in un sistema di funzioni capaci di svolgere un’azione catalizzatrice sul territorio.Sono stati defi niti così quattro nuclei alla base del sistema:- progettazione;- sostegno;- formazione;- sperimentazione;che si legano alle priorità iniziali e alle azioni di funzionamento secondo il grafi co 6.7.Entrando nel merito dei nuclei si può dunque defi nirne il contenuto e le relazioni che tra essi intercorrono (grafi co 6.8).Da questo schema è facile intuire come la progettazione gioca un ruolo di controllo generale su tutti i nuclei d’azione. La sperimentazione e il sostegno si trovano invece ad un livello intermedio:

riflettere

formare

sperimentare

PROGETTAZIONE 2. riflessione4. definizione6. verifica e controllo

1. ascolto e osservazione3. networking5. costruzione ed attivazione6. controllo

creare reti1. ascolto e osservazione3. networking5. costruzione ed attivazione6. controllo

SOSTEGNO

SPERIMENTAZIONE

1. ascolto e osservazione5. costruzione ed attivazione6. controllo

FORMAZIONE

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162

Il progetto

sostegno: supporta il territoriosulla base delle indicazioni della progettualità individua le soluzioni necessarie, se esistono già le supporta altrimenti implementa il servizio.

ascolto e osservazione

scenari e strategie

capacità: soluzioni

capacità: risorse personali

formazione: costruiscefinalizzata alla preparazione di soggetti professionali per il nucleo di sostegno.finalizzati alla crescita complessiva dei territorio.

la progettazione: pensasulla base dei bisogni e caratteri del territorio costruisce in maniera partecipata uno scenario territoriale e le linee guida strategiche, trasmessi poi agli altri nuclei d’azione

sperimentazione: realizzasulla base delle indicazioni della progettualità crea nuove attività bioeconomiche.

grafi co 6.8: relazioni tra i nuclei d’azione

ricevono gli scenari dalla progettazione e in cambio le trasmettono gli input ricavati dalle azioni di ascolto e osservazione.Infi ne c’è la formazione che ha un ruolo prevalentemente strumentale: riceve le

indicazioni generali dagli altri nuclei e fornisce capacità al nucleo di sostegno e a quello della sperimentazione.La relazione tra i vari nuclei e le dimensioni del territorio può essere riassunta con il grafi co di 6.9.

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163

Il progetto

dimensioneambientale

dimensioneeconomica

ascolto e osservazione

scenari e strategie

capacità: soluzioni

capacità: risorse personali

formazione

sperimentazione

sostegno

progettazione

dimensionesociale

grafi co 6.9: nuclei d’azione e territorio

dal cofi nanziamento ricevuto dal Ministro dell’Innovazione e Tecnologia nell’ambito del Primo avviso nazionale di e-government.ImpresaFuturo modellizza all’interno di una banca dati informatica i fl ussi procedimentali delle istanze presentate dal cittadino allo Sportello Unico istituito presso i Comuni, e quindi cura il loro tracking e il corretto smistamento degli endoprocedimenti ai diversi uffi ci competenti (edilizia, commercio, ma anche ASS, CCIAA, ISPESL, Province, VVFF, ecc...)…” 4.Si tratta di un’iniziativa estremamente interessante ed effi cace per quanto riguarda la semplifi cazione burocratica: lo sportello diventa il referente unico nel rapporto tra impresa e pubblica amministrazione. L’accesso al SUAP è garantito sia attraverso un portale internet (che permette di accedere alle diverse sezioni, acquisire informazioni su normative e documenti, compilare domande…) sia grazie alla presenza di uno sportello sul territorio. Il SUAP presente nel comprensorio riunisce le funzioni dell’uffi cio commercio di 8 comuni (Tarvisio, Malborghetto Valbruna, Pontebba, Dogna, Chiusaforte, Resiutta, Resia e Moggio Udinese), svolgendo

6.3.3 RiferimentiDurante questa fase di elaborazione dei contenuti si è proseguito con la ricerca di elementi di varia natura (dai casi studi alla legislazione) capaci, da un lato di fornire suggerimenti sulla traduzione pratica della dimensione meta progettuale alla base del modello catalizzatore, dall’altro di fornire delle conferme rispetto al percorso intrapreso.

6.3.3.1 SUAP Canal del Ferro e Val Canale“…Impresafuturo è il progetto di Sportello Unico per le Attivita’ Produttive (SUAP) della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Il progetto nasce per dare attuazione alla Legge Regionale n. 3/2001 recante disposizioni in tale materia e si propone l’obiettivo di fornire un unico strumento tecnologico e metodologico per tutti i SUAP del territorio. Sviluppato nel pordenonese a partire dal 2001 col nome di Enterprise sotto l’egida della locale Camera di Commercio con il coordinamento del Comune di Pordenone, Impresafuturo è diventato progetto regionale nel 2004 in considerazione dei brillanti risultati conseguiti in quel primo dispiegamento, nonchè dell’apprezzamento testimoniato

4 http://www.impresafuturo.it/ImpresaFuturo/regione/10_InfoSuap/00_Informazioni/Informazioni

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164

Il progetto

tabella 6.3: dati SUAP 2008

sia attività di pubblica amministrazione (come l’inoltro di domande, il rilascio permessi), sia attività di consulenza relativamente a leggi, adempimenti, possibilità di accesso a contributi e fi nanziamenti, ma anche indirizzi di marketing (grazie alla possibilità di accesso a banche dati sul bacino d’utenza…) relativi al settore del commercio. Dalla convezione tra i Comuni: “… il SUAP dovrà:- agevolare il processo di adeguamento dei Comuni alle nuove normative in materia commerciale, favorendo il confronto tra gli Enti e consentendo una impostazione omogenea a livello territoriale. A tal fi ne, saranno predisposti schemi e modelli di atti deliberativi, regolamenti tipo e modulistica in materia di commercio, pubblici esercizi, spettacoli, trattenimenti, artigianato ed altre attività di polizia amministrativa; - sviluppare procedure (autocertifi cazione, conferenze di servizi, d.i.a.) e prassi amministrative (nuove tecnologie ed uso della telematica) in linea con le recenti riforme amministrative; - svolgere le attività degli Uffi ci Commercio dei Comuni, eccetto che per il Comune di Resia in cui lo SUAP presterà solo consulenza all’uffi cio; - dare la propria disponibilità ad incontri specifi ci per la risoluzione di casi concreti, anche in relazione alla pianifi cazione in materia commerciale e alle iniziative di valorizzazione della rete commerciale tradizionale; - prestare attività di supporto istituzionale all’utenza in materia di interpretazione e

applicazione delle norme…” 5. A livello regionale sono stati implementati diversi SUAP con specializzazioni differenziate a seconda della vocazione prevalente del territorio. A lungo termine è prevista un ulteriore sviluppo dell’iniziativa che dovrebbe diventare sull’intero territorio regionale l’interlocutore unico delle attività produttive nel rapporto con la pubblica amministrazione. Si tratta di un’evoluzione non semplice in quanto comporta una ristrutturazione sia dei rapporti tra gli enti sia dell’organizzazione interna degli stessi. I vantaggi di questo modello sono tuttavia evidenti anche in questa fase in cui gli sportelli svolgono mansioni dedicate ad un preciso settore:- velocizzazione dell’iter burocratico;- creazione di un attore capace di fornireindicazioni e orientamenti generali per quanto riguarda la burocrazia;- possibilità per le aziende di interfacciarsi con un interlocutore pubblico con competenze allargate capace di fornire anche consulenze specialistiche rispetto ad un determinato settore. Un ulteriore vantaggio che questa iniziativa comporta, specifi catamente per le aree montane, è legata alla razionalizzazione delle risorse: i piccoli comuni attraverso la gestione condivisa dei diversi servizi hanno la possibilità da un lato di risparmiare risorse che possono essere impiegate in altri campi, dall’altro di offrire al cittadino un servizio migliore. Si tratta del principio alla base della legge regionale 1/2006 in materia di associazioni e consorzi tra enti locali6. Dati relativi al 2008 (aprile-dicembre):

5 convenzione per la gestione associata dello sportello unico della attività produttive e altri servizi on-line alle imprese fra la Comunità Montana del Gemonese, Canal del ferro e Val Canale e i comuni di Dogna, Chiusaforte, Malborghetto-valbruna, Moggio Udinese, Pontebba, Resia, Resiutta e Tarvisio6 L.R. 1/2006 “Principi e norme fondamentali del sistema Regione - autonomie locali nel Friuli Venezia Giulia.”

PeriodoPratiche aperte

Pratiche chiuse

Aziende Servite

Tempo medio di evasione

(A)

Tempo previsto di eva-

sione (B)

(A-B)Ritardi SUAP

Ritardi Comuni

Ritardi altri enti

aprile 9 9 8 7, 667 20 - 12,333 6

maggio 11 11 10 17,454 16,364 1,091 8

giugno 13 13 12 2,077 9,231 -7,154 3

luglio 39 39 37 0,615 20,769 -20,154 3

agosto 38 38 31 7, 395 35,132 -27, 737 5

settembre 11 11 10 27,364 10,909 16,455 5

ottobre 12 12 11 2,167 5,000 -2,833 1

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Il progetto

tabella 6.3: dati SUAP 2008

novembre 14 13 14 0 4,615 -4,615

dicembre 26 26 24 5,154 20,769 -15,615

totale 173 172 157 6,128 19,797 -13,669 37 0 0

I dati statistici sono ricavati dal portale “Impresa futuro” e rappresentano tutte le pratiche che durante l’anno 2008 sono state evase tramite il sito internet, si tratta di un dato sottostimato in quanto non tiene conto delle pratiche non gestite attraverso il sito che sono state particolarmente numerose nel periodo iniziale del progetto quando il sistema informatico andava ancora perfezionato. Inoltre va aggiunto che il passaggio

di consegne dall’uffi cio commercio dei comuni al SUAP è stato graduale, tranne nei casi di Tarvisio e Malborghetto Valbruna. Queste considerazioni trovano ampio riscontro nei dati di esercizio dell’anno 2009 (da 1° gennaio al 6 marzo) dove in solo due mesi le pratiche evase sono state 49: il 245% in più rispetto all’anno precedente.In generale si può comunque notare l’effi cienza

tabella 6.4: dati SUAP 2009

PeriodoPratiche aperte

Pratiche chiuse

Aziende Servite

Tempo medio di evasione

(A)

Tempo previsto di eva-

sione (B)

(A-B)Ritardi SUAP

Ritardi Comuni

Ritardi altri enti

gennaio 19 19 18 0, 895 30 - 29, 105 4

febbraio 28 28 25 0,071 11,786 -11,714 0

marzo 2 2 2 0,000 60,000 -60,000 0

totale 49 49 45 0,300 20,816 -20,429 4 0 0

di esercizio confrontando il tempo medio di evasione rispetto al tempo previsto.

6.3.3.2 Legge regionale 1/2006: associazioni tra comuni La legge regionale 1/2006 afferma: “…La Regione promuove, sostiene, tutela e valorizza, con le modalità previste ai capi V e VI, le attività economiche, sociali, ambientali e culturali esercitate nei piccoli Comuni e il ruolo di gestione del territorio che gli stessi svolgono nell’interesse della comunità regionale. Favorisce a tal fi ne, in particolare, l’esercizio coordinato di funzioni e la gestione associata dei servizi territoriali. Per piccoli Comuni si intendono i Comuni con popolazione pari o inferiore a 3.000 abitanti…” 7. In particolare: “…Art. 20 (Forme collaborative tra gli enti locali)1. Allo scopo di rendere la propria azionemaggiormente effi cace ed effi ciente, gli enti locali possono esercitare le funzioni e gestire i servizi in modo coordinato in ambiti territoriali

adeguati sotto il profi lo demografi co, ambientale e socio-economico, mediante le seguenti forme di collaborazione: a) convenzioni; b) associazioni intercomunali; c) unioni dei Comuni. 2. Gli atti relativi alla costituzione e alla modifi cazione delle forme collaborative sono comunicati alla struttura regionale competente in materia di autonomie locali. Art. 21 (Convenzioni)1. Le convenzioni disciplinano lo svolgimento coordinato di funzioni e servizi determinati. 2. Le convenzioni stabiliscono l’oggetto, la durata, le forme di consultazione degli enti contraenti, i loro rapporti fi nanziari, i reciproci obblighi e garanzie. Le convenzioni possono prevedere anche la costituzione di uffi ci comuni ai quali affi dare l’esercizio delle funzioni pubbliche in luogo degli enti partecipanti all’accordo, ovvero la delega di funzioni da parte degli stessi a favore di uno di essi, che opera in luogo e per conto degli

7ibidem

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Il progetto

enti deleganti. Art. 22 (Associazioni intercomunali)1. Le associazioni intercomunali, fi nalizzate allagestione associata di una pluralita’ di funzioni e servizi, sono costituite da Comuni contermini inseriti in contesti omogenei dal punto di vista territoriale e socio-economico e non ricompresi nel territorio di altra associazione e sono dotate di uffi ci comuni. 2. Le associazioni intercomunali sono costituiteper un periodo non inferiore a sei anni. 3. Le associazioni intercomunali sono costituitecon deliberazioni conformi dei consigli comunali, adottate a maggioranza assoluta dei componenti, con le quali viene approvata la convenzione quadro. 4. Sono organismi di coordinamento delleassociazioni intercomunali: a) il Presidente dell’associazione, eletto tra isindaci dei Comuni associati; b) la Conferenza dei sindaci. 5. La convenzione quadro disciplina: a) l’oggetto e la durata dell’associazione; b) le competenze e il funzionamento degli organismi di coordinamento di cui al comma 4; c) la modalita’ e le eventuali forme del coordinamento tecnico, amministrativo eorganizzativo; d) le funzioni e i servizi comunali da svolgere in forma associata e i criteri generali relativi alle modalita’ di esercizio, tra cui l’individuazione del Comune capofi la; e) i rapporti fi nanziari tra i Comuni associati. 6. La convenzione quadro trova applicazionemediante convenzioni attuative, fra tutti o alcuni dei Comuni associati, approvate dalle giunte comunali nonche’ mediante gli atti regolamentari e programmatori dei Comuni. Art. 23 (Unioni di Comuni)1. Le unioni di Comuni sono enti locali costituiti da Comuni territorialmente contermini, per l’esercizio congiunto di funzioni, competenze e servizi, tra le quali devono essere comprese, all’atto della costituzione, almeno quattro tra le seguenti: a) fi nanza e contabilita’; b) tributi;

c) commercio e attivita’ produttive; d) urbanistica; e) servizi tecnici; f) gestione del personale; g) polizia municipale. 2. Le unioni di Comuni sono costituite per un periodo non inferiore a sei anni. 3. L’atto costitutivo e lo statuto dell’unione di Comuni sono approvati dai consigli dei Comuni partecipanti con le procedure e la maggioranza richieste per le modifi che statutarie dei Comuni. L’istituzione dell’unione di Comuni decorre dalla data di stipulazione dell’atto costitutivo, qualora non diversamente previsto dall’atto medesimo. 4. Lo statuto individua gli organi dell’unione e le loro competenze, le modalita’ per la loro costituzione, la sede, l’ordinamento fi nanziario. Lo statuto defi nisce, altresi’, le procedure conseguenti allo scioglimento dell’unione o al recesso da parte di uno dei Comuni partecipanti. 5. Il segretario dell’unione svolge le funzioni di segreteria anche per i Comuni facenti parte dell’unione. 6. I Comuni costituiti in unione defi niscono con deliberazione consiliare la quota annua delle proprie entrate da versare all’unione per l’esercizio delle funzioni a essa attribuite. 7. L’unione di Comuni ha potesta’ regolamentare per la disciplina della propria organizzazione, per lo svolgimento delle funzioni a essa affi date e per i rapporti anche fi nanziari con i Comuni. 8. Spetta alle unioni di Comuni presentare direttamente le richieste nelle materie di loro competenza per ottenere incentivi regionali previsti a favore degli enti locali. 9. Alle unioni di Comuni competono gli introiti derivanti dalle tasse, dalle tariffe e dai contributi sui servizi a esse direttamente affi dati. 10. Alle unioni di Comuni si applicano, in quanto compatibili, le norme che disciplinano l’ordinamento dei Comuni. Art. 24 (Consorzi fra enti locali e altri enti pubblici)1. Oltre alle forme di collaborazione di cui all’articolo 20, comma 1, gli enti locali possono costituire consorzi con la partecipazione di altri enti pubblici per lo svolgimento di particolari attivita’. 2. Al tal fi ne, i consigli degli enti locali approvano

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Il progetto

a maggioranza assoluta dei componenti una convenzione che stabilisce i fi ni, la durata, gli organi e i principali rapporti di natura fi nanziaria tra gli enti consorziati. 3. Lo statuto, sulla base della convenzione, disciplina l’organizzazione, il funzionamento, la nomina e le funzioni degli organi consortili, nonche’ dell’organo di revisione, ed e’ approvato dall’assemblea dei legali rappresentanti degli enti che hanno sottoscritto la convenzione. Lo statuto puo’ essere modifi cato dall’assemblea del consorzio. 4. L’assemblea del consorzio e’ composta dai rappresentanti degli enti consorziati, ciascuno con voto ponderale in proporzione alla quota di partecipazione fi ssata dalla convenzione, salva diversa previsione della convenzione stessa. L’assemblea elegge il consiglio di amministrazione e ne approva gli atti fondamentali. 5. Entro due anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, gli enti locali provvedono, anche in deroga ai limiti di durata eventualmente previsti dai relativi atti costitutivi, alla revisione dei consorzi esistenti, sopprimendoli o trasformandoli nelle forme previste dalla presente legge. 6. Sono fatti salvi i consorzi fra enti locali previsti da leggi regionali di settore, nonche’ i consorzi obbligatori per legge con le relative discipline ivi previste…” 8.Si tratta di un’iniziativa il cui successo è facilmente riscontrato sul territorio: oltre al SUAP infatti sono numerose le associazioni presenti sul territorio, in particolare dalle interviste è emerso che quasi tutti i comuni del territorio collaborano, solitamente a coppie, per il servizio di polizia comunale. La fortuna delle collaborazioni, convenzioni e associazioni è legata anche ad un sistema di contributi di incentivo messi a disposizione dalla regione, va comunque sottolineato come la collaborazione tra comuni, appare, in un territorio montano a bassa densità, la soluzione per erogare servizi di qualità ai cittadini a fronte di una spesa limitata.

6.3.3.3 Progetto Gabriele, provincia di Trento“…Gabriele è un progetto di servizi dedicati alla persona, molto innovativo nella sua forma e altrettanto concreto nel suo sviluppo. Ha la possibilità di aiutare a fare la spesa e con il

medico, prenotare la corriera, insegnare ad usare il computer e..tante cose ancora. Ha lo scopo di ridurre i disservizi legati allo spopolamento delle piccole comunità periferiche e la conseguente diminuzione dei servizi essenziali. Ha l’obiettivo di migliorare la qualità della vita ad anziani soprattutto, ma poi anche a giovani e donne che hanno minori possibilità di movimento e indipendenza. Ha la speranza di diventare una specie di amico, un riferimento immediato, disponibile e certo su cui contare. E’ il primo esperimento di questo tipo in Europa. Maggiori informazioni potrai averle continuando a navigare nel sito oppure direttamente al TeleCentro di Pieve di Bono o in uno degli altri 19 “Telesportelli” presenti in ogni singola località della Valle del Chiese…” 9. “…Grazie ad un fi nanziamento dell’Unione europea e dello Stato italiano, nella Valle del Chiese è stato attivato un Programma di Azioni Innovative denominato “Servizi per il miglioramento delle condizioni di vita nelle piccole comunità periferiche” che si propone di migliorare le condizioni socio-economiche delle popolazioni che vivono in tali aree, in particolare rivolgendosi agli anziani e alle fasce più deboli, attraverso l’utilizzo di sistemi informatici nei settori del commercio, trasporti e nei servizi quali quelli sanitari, assistenziali e culturali. Il Programma di Azioni Innovative è coordinato dall’Assessorato alla Programmazione Ricerca ed Innovazione della Provincia Autonoma di Trento e vede la presenza di numerosi attori coinvolti nella realizzazione del Programma stesso e di rappresentanti delle componenti istituzionali, sociali ed economiche più signifi cative del territorio.Questa è un’opportunità importante per la Valle del Chiese per sperimentare, unico esempio in Trentino, un insieme di iniziative per contribuire alla crescita di questa realtà di montagna avvalendosi dei sistemi forniti dalla società dell’informazione. La zona scelta per la realizzazione del Programma è l’area della Valle del Chiese formata dai comuni di Bersone, Bondone, Brione, Castel Condino, Cimego, Condino, Daone, Lardaro, Pieve di Bono, Praso, Prezzo e Storo.E’ stata pertanto selezionata una collettività svantaggiata periferica composta da un insieme di realtà comunali nella quale esistono tuttavia dei sistemi di rete già operanti

8 ibidem9 http://www.progettogabriele.it/conosci/cosaegabriele.htm

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Il progetto

ed attivi sul territorio, ove vi è già la presenza di servizi da integrare, migliorare e implementare e, punto estremamente importante, vi sono delle amministrazioni comunali già abituate a lavorare in sinergia, o comunque in collaborazione, fra loro e con le altre organizzazioni e soggetti rappresentativi del territorio per la soluzione dei problemi collettivi. Questo permette la creazione di un effettivo sistema di collaborazione ed integrazione tra i tessuti sociale ed economico e tra questi e la comunità…” 10.“…Il Programma si pone come OBIETTIVO PRINCIPALE il rallentamento e, laddove possibile, l’inversione di tendenza rispetto al problema dello spopolamento delle zone periferiche svantaggiate, che nel contesto provinciale coincidono con aree montane e rurali. Per fare questo si punta sull’applicazione ed utilizzo di mezzi tecnologici ed informatici nei settori del commercio, dei servizi e dell’occupazione, specie per le categorie con diffi coltà d’accesso al mondo del lavoro, inserendo così il contesto marginale in una dimensione più ampia e globale con la quale interagire alla pari. OBIETTIVO SPECIFICO 1: Migliorare la qualità della vita degli anziani, sia in termini di innovazione che socio-assistenziali. OBIETTIVO SPECIFICO 2: Facilitare l’inserimento professionale delle categorie deboli, per evitare lo sradicamento dal territorio dei nuclei familiari. OBIETTIVO SPECIFICO 3: Ridurre il rischio di isolamento delle zone periferiche svantaggiate – tanto riguardo alla “desertifi cazione commerciale” quanto per l’accesso alle informazioni ed ai servizi – favorendo di conseguenza la loro competitività attraverso l’innovazione dei sistemi per il commercio e per la gestione comune della logistica…” 11. “…AZIONE 1 Negozio virtuale ad accesso facilitatoConsiste nello studio e sperimentazione di uno strumento di interazione virtuale cliente/negozio, per l’utilizzo da parte degli anziani e delle fasce deboli della popolazione. Nei fatti, è un collegamento telematico semplice ed economico tra la persona e le reti di negozi e di servizi presenti sul territorio, che permette l’interazione tra cliente e commerciante, con un sistema per l’acquisto di beni e servizi (basato su interfaccia Web) che

consente la consultazione di listini/prodotti on-line ed il conseguente ordine tramite Internet.Il “Negozio virtuale ad accesso facilitato” fornisce in modo automatico le diverse tipologie di listini per presentare all’utente, nel modo più semplice possibile, tutte le informazioni necessarie su cosa e quanto a disposizione in quel preciso istante in un determinato punto vendita. AZIONE 2TeleCentro per Tele Servizi Intende costituire un centro di servizi telematici per l’accesso alla società dell’informazione da parte dei cittadini. Lo scopo è quello di ridurre l’isolamento geografi co ed economico favorendo le pari opportunità, riducendo gli svantaggi competitivi e migliorando la qualità di vita delle collettività.L’azione si concretizza in due progetti pilota: il TeleCentro di Servizi che rappresenta, da un lato, una struttura di sviluppo imprenditoriale, favorendo soprattutto giovani e donne per lo sviluppo di nuove idee imprenditoriali e per l’assistenza allo start-up; dall’altro, una struttura assistenziale a favore dei cittadini, ed in particolare degli anziani.Questa duplice funzione permette di accompagnare lo sviluppo di aziende che offrono servizi alla persona;il Centro per Telelavoro consiste nella promozione dell’utilizzo di nuove tecnologie informatiche e di telecomunicazione nel campo del telelavoro, al fi ne di attivare occasioni di distribuzione geografi ca del lavoro nel settore della new-economy. AZIONE 3Obiettivo: Anziano ben servito Finalizzata a migliorare le condizioni di vita dell’anziano attraverso la personalizzazione e la diffusione dell’azione “negozio virtuale ad accesso facilitato” e l’integrazione della stessa in un progetto per il miglioramento e la razionalizzazione dei servizi offerti agli anziani tramite metodi innovativi di organizzazione e gestione. Si tratta di un’azione di assistenza integrata strutture - territorio, che dovrebbe permettere la permanenza, il più possibile dignitosa, dell’anziano presso la propria abitazione. Di questa azione fanno parte anche “Elastibus”, “Servizi sanitari”, “Università a distanza”…” 12.

6.3.3.4 ANSP, Francia e Titres Service, BelgioSi tratta di due iniziative pubbliche molto simili

10 http://www.progettogabriele.it/conosci/azioninnovative.htm11 http://www.progettogabriele.it/conosci/obiettivoprogramma.htm12 http://www.progettogabriele.it/conosci/azioni.htm

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tabella 6.5: dati sistema Onem. be

attuate dai governi francesi e belga per affrontare le problematiche socio-assistenziali legate da un lato all’invecchiamento della popolazione dall’altro al progressivo aumento delle donne lavoratrici. In particolare si tratta di agenzie che trasformano i bisogni socio-assistenziali in possibilità di impiego qualifi cato: dall’assistenza agli anziani alle pulizie domestiche, dalla consegna a casa della spesa al trasporto di disabili, dalle ripetizioni all’assistenza nella compilazione dei moduli di pagamento delle tasse 13. L’innovatività di questo sistema è legata al fatto che il pagamento dei servizi avviene attraverso l’acquisto di voucher prepagati:nel caso belga l’utente fi nale acquista il voucher dalla Sodexo per un prezzo di 7 euro. Prenota il servizio presso un’agenzia certifi cata dal ministero del lavoro, la prestazione viene erogata da un dipendente dell’agenzia che solitamente fa parte della comunità locale a cui appartiene anche l’utente. Una volta fornito il servizio il lavoratore riceve il voucher dall’utente e lo consegna all’agenzia dove viene integrato con un contributo pubblico di 13, 50 euro che permette

al voucher di raggiungere il valore di 20,50 euro e di retribuire i diversi attori coinvolti (l’erogatore, l’agenzia e la Sodexo). Il prezzo particolarmente conveniente per l’utente è ulteriormente abbassato dalla possibilità di dedurre dalle tasse il 30% dei voucher: in questo modo un’ora di pulizia domestica costa solo 4,90 euro diventando concorrenziale rispetto all’offerta del mercato informale14. Un ulteriore vantaggio di questa iniziativa è proprio legato alla possibilità di regolarizzare i lavoratori che solitamente prestano servizi in maniera irregolare in questo settore, lo Stato dunque può giovarsi di una serie di vantaggi: - garanzia di assistenza sociosanitaria ai suoi abitanti;- creazione di posti di lavoro per soggetti sotto qualifi cati e disoccupati da lungo tempo (con notevole risparmio sulle sovvenzioni per la disoccupazione):- emersione del lavoro nero e recupero di contributi e tasse sul lavoro.Si tratta di un’iniziativa che ha avuto un enorme successo, di seguito vengono riportai i dati del

2004 2005 2006 2007

Numero di utenti registrati

120 247 251 182 420 007 602 562

Numero di agenzie convenzionate

785 1083 1479 1720

Numero di voucher rimborsati

5 619 745 17 215 123 32 185 234 49 187 499

Belgio.L’iniziale obiettivo del 2004 di creare 25 000 posti di lavoro è stato ampiamente superato: nel 2007 87 000 persone erano impiegate nel sistema15.

6.3.3.5 Sportello “Informaimpresa”Questo sportello attivato a partire da gennaio 2009, dal GAL Open Leader per conto della Comunità Montana, si pone come uno strumento di comunicazione tra le piccole-micro aziende presenti sul territorio e gli enti locali. L’obiettivo è da un lato fornire informazione rispetto a possibili fi nanziamenti di cui le realtà economiche presenti

sul territorio potrebbero usufruire, dall’altro raccogliere informazioni sul tessuto economico e sulle sue necessità per fi nalizzare l’azione di pianifi cazione della Comunità Montana. Si tratta di un’azione che vuole supportare i processi di innovazione e riconversione delle attività economiche, strategie che la regione ha indicato come prioritarie per affrontare l’attuale crisi economica.La gestione del progetto è stata affi data all’Open Leader in quanto lo staff che lo compone ha potuto sviluppare in questi anni una certa dimestichezza con progetti europei, inoltre, all’interno del progetto Sprint, promosso da

13 The development of lifestyle and home care services in France, in 1eres rencontres europénnes des service à la personne, 12-13/12/2008, Centre International de Conventions Tapis Rouge, Paris14 Onem.be, Sodexo, Titres Service in 1eres rencontres europénnes des service à la personne, 12-13/12/2008, Centre International de Conventions Tapis Rouge, Paris15 ibidem

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Agemont nel periodo 2002-2008, era già stato impegnato in mansioni simili. Dal punto di vista operativo si tratta di un vero e proprio canale per conoscere possibili modalità di fi nanziamento: l’azienda compila un modulo relativo ai suoi dati anagrafi ci e all’inquadramento della tipologia di investimento. I dati così ottenuti da un lato saranno inseriti in un database che verrà poi utilizzato per fi ni progettuali, dall’altro guiderà la ricerca di bandi disponibili che, successivamente saranno comunicati all’azienda interessata. A regime è prevista anche la creazione di una newsletter da inviare ai comuni con notizie aggiornate relative a bandi e possibilità di fi nanziamento16.

6.4 I nuclei d’azioneDefi nito il sistema teorico e alcuni quadri di riferimento diventa possibile approfondire le caratteristiche e funzioni dei singoli nuclei d’azione.

6.4.1 La progettazione

6.4.1.1 Caratteri generaliCome già accennato la

progettazione ha un ruolo di guida e controllo su tutti i nuclei, l’idea è quella di creare a livello di comunità montana un unico polo di progettazione. Attualmente infatti, come ricorda il presidente dell’Agemont17, non è previsto un momento di confronto tra i vari enti che operano sul territorio e la coordinazione tra i vari piani d’azione è lasciata alla buona volontà degli amministratori.In realtà il PAL (Piano di Azione Locale) della Comunità Montana prevede già sia una collaborazione tra gli enti sia una certa partecipazione di attori locali, tuttavia non si tratta di un’azione suffi ciente in quanto non è fi nalizzata alla creazione di un documento comune che coordini l’operato di tutti gli enti presenti sul territorio.Una progettazione comune fra i vari enti è anche il presupposto per un’azione di tipo bioeconomico: la condivisione di uno scenario unico sviluppato a partire dalle competenze dei singoli enti è lo strumento ideale per la creazione di una visione sistemica del territorio

16 rielaborazione intervista con operatore sportello “InformaImpresa” in data 5/03/200917 cfr 5.3.1318 cfr 5.1.1.2 e Cipra19 cfr 5.3

considerando contemporaneamente le tre dimensioni che lo costituiscono. Vengono così facilitati gli scambi e la creazione di progetti che coinvolgono contemporaneamente diverse dimensioni favorendo la nascita di soluzioni innovative a problemi che, affrontati in maniera unidimensionale, sono irrisolvibili. La validità di questo approccio in territori depressi e fortemente svantaggiati, come quello considerato, è stata ampiamente verifi cata18; inoltre il coordinamento tra i diversi enti operanti sul territorio è la chiave per la creazione di azioni effi caci ed effi cienti in grado di avere un impatto decisivo sul territorio e sulla comunità che lo abita.Le interviste19 e i dati raccolti disegnano uno scenario in pericoloso declino in cui un’azione progettuale forte multidimensionale e a lungo termine non è più procrastinabile.

6.4.1.2 I compitiNella logica del progetto il coordinamento tra gli enti e istituzioni locali è incaricato di tre compiti principali:1) generazione di scenari condivisiSi tratta dell’azione di fondo il cui scopo consiste nella creazione di una visione a lungo termine del territorio e la defi nizione degli obiettivi principali, attraverso un processo partecipato in cui agli enti locali siano affi ancati rappresentanti degli abitanti ed esperti delle diverse dimensioni anche esterni al territorio stesso. Nello specifi co si verrebbero così a creare quattro gruppi:- gruppo politico, composto da comuni, comunità montana, assessorati provinciali e regionali…- gruppo degli abitanti, composto da associazioni, aziende locali, scuole, privati cittadini… - gruppo degli esperti, composto sia da enti locali dedicati ( Agemont Parco delle Prealpi Giulie, ASS n3, Open Leader) sia da organismi esterni operanti sul territorio (associazioni di categoria)- gruppo degli esterni, composto da organismi e istituzioni che possono fornire competenze e conoscenze specifi che: università, CIPRA, camera di commercio, Turismo FVG…La costruzione dello scenario è di competenza del gruppo politico e del gruppo degli esperti locali che ricevono, o richiedono, indicazioni dagli abitanti dagli esperti sul territorio e dagli

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esterni.2) defi nizione delle linee guidaIndividuati gli obiettivi generali è possibilesviluppare le linee guida che defi niscono le diverse strategie attraverso cui raggiungere lo scenario costruito. Si tratta di una fase delicata in cui entrano in gioco le competenze specifi che dei diversi enti, per questo vengono costruiti tre gruppi ad hoc per ogni dimensione:- ambiente: Comunità Montana, aziende agricole locali, privati cittadini, Parco delle Prealpi Giulie, associazioni di categoria, ERSA….- comunità: Comunità Montana, comuni, associazioni,scuole, privati cittadini, ASS n3…- economia: Comunità Montana, comuni, aziende locali, OpenLeader, Promotour, associazioni di categoria, camera di commercio…Ogni tavolo tematico potrà giovarsi delle competenze di alcuni attori esterni che potranno intervenire trasversalmente, come università assessorati provinciali e regionali. La creazione delle linee guida prevede dei momenti di verifi ca e condivisione sia tra i gruppi che verso gli abitanti del territorio con l’obiettivo di stimolare le idee e facilitare la creazione di iniziative e collaborazioni infradimensionali.3) coordinamento del sistemamentre le prime due azioni sono di carattere periodico con una durata limitata nel tempo, il controllo e la verifi ca sull’azione dei singoli nuclei è di tipo permanente e prevede la creazione di due livelli:- un livello politico in cui sono rappresentati gli enti che sono alla base del sistema ovvero Comunità Montana, Agemont, ASS n3, Parco delle Prealpi Giulie- un livello tecnico in cui si trovano gli esperti dei vari enti: Comunità Montana, Agemont, ASS n3, Parco delle Prealpi Giulie, Promotur, associazioni di categoria, Camera di commercio…Mentre la dimensione politica avrà un ruolo di coordinamento generale e reperimento delle risorse, la dimensione tecnica si occuperà operativamente di sostenere le azioni dei nuclei.

6.4.1.3 La strutturaLa collaborazione tra i diversi enti, instaurata attraverso un accordo di programma specifi co, potrebbe giovarsi della presenza del gruppo

di azione locale, Open Leader. Si tratterebbe cioè di allargare il consorzio che attualmente lo compone e di sfruttarne tutte le opportunità rendendolo uno strumento per lo : “…sviluppo integrato, endogeno e sostenibile delle aree rurali…” 20 e riconoscerne il ruolo fi nalizzato al : “…miglioramento della qualità della vita nella montagna friulana (attraverso la) valorizzazione delle risorse naturali…” 21. Tuttavia va sottolineato come attualmente il GAL OpenLeader sia “…il braccio operativo della Comunità Montana…” 22 e la sua specializzazione sia prettamente di tipo economico. Va quindi valutata al meglio la possibilità di ampliarne il ruolo oppure sottoscrivere un accordo di programma ex-novo fra gli enti coinvolti. Va sottolineato, in ogni caso, che la creazione di un coordinamento tra gli enti locali non prevede in alcun modo la nascita di un nuova istituzione: si tratta semplicemente di collegare i diversi organismi che lavorano sul territorio supportando lo scambio di informazioni e competenze fi nalizzato ad una gestione più effi cace ed effi ciente del territorio.

6.4.2 Il sostegno

6.4.2.1 Caratteri generaliL’azione di sostegno opera su due

direzioni: da un lato riceve gli scenari e le linee guida dalla progettazione dall’altra grazie ad un’azione sistematica di osservazione e ascolto del territorio diventa una preziosa fonte di informazioni per l’azione progettuale. Il nucleo ricevute le indicazioni dallaprogettazione, defi nisce in accordo con essa, quali sono le soluzioni23 necessarie per raggiungere gli obiettivi stabiliti, il suo ruolo è dunque, da un lato quello di creare reti e collegamenti con diversi attori interni o esterni al territorio, dall’altro di facilitare l’implementazione di soluzioni mancanti o defi nite necessarie dalla progettazione. Le soluzioni così concepite sono servizi che possono essere sia ad alta intensità intellettuale che manuale erogati sia a singoli che a gruppi di utenti. In particolare un ruolo importante in questo nucleo è giocato dall’informatica e da internet, che garantiscono l’accesso ad informazione e servizi a distanza. Questo nucleo è fi nalizzato ad aumentare le

20 Piano di sviluppo rurale 2007-2013 della regione autonoma Friuli Venezia Giulia21 ibidem22 revisione con presidente GAL OpenLeader23 cfr 6.1.3.1 e 2.4.1

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Il progetto

possibilità degli abitanti: in quasi tutte le interviste sono presenti le parole distanza e isolamento24. L’impossibilità di accedere all’informazione, a determinati servizi, la sensazione di progressivo svuotamento del territorio creano una forte sensazione di emarginazione ed esclusione anche se l’area in realtà non solo è ben collegato ma potenzialmente si trova al centro di un triangolo culturale estremamente interessante (italia, slovenia, austria). Inoltre vanno sottolineate le conseguenze disastrose che questo comporta sulla dimensione economica: non solo l’imprenditore è isolato e ha scarse possibilità di confronto con altri attori ma, spesso e volentieri, è costretto a lunghi spostamenti per avere consulenze specifi che e conoscere determinate informazioni25. Il dato forse più preoccupante è che gli abitanti percepiscono lontani anche gli enti locali presenti sul territorio26: spesso e volentieri emerge una profonda discrepanza fra i bisogni degli abitanti e l’azione degli enti.Garantire servizi di qualità, il contatto tra enti e territorio, l’accesso alle fonti di informazioni non solo migliora la qualità della vita degli abitanti ma garantisce lo sviluppo di nuove idee e iniziative sul territorio stesso.

6.4.2.2 I compitiIl sostegno, come già accennato, svolge principalmente tre compiti:

1) collegamentocome suggerisce il termine stesso si tratta di un ponte che viene a crearsi tra abitanti enti e attori

tecnici che operano sul territorio o esternamente ad esso. Quello che viene garantito attraverso questa azione è l’accesso alle informazioni ed ai servizi specifi ci da parte degli abitanti, creando da un lato delle funzioni specializzate dall’altro garantendo l’accesso alla rete per tutti.Anche in questo caso le connessioni sarebbe garantiti su base dimensionale, per quanto riguarda l’ambiente i collegamenti riguarderebbero:1) ambiente- associazioni di categoria agricole;- uffi ci regionali, provinciali ambientali;- organismi europei;

- facoltà di agraria;….2) comunità- dipartimento prevenzione;- uffi ci e laboratori analisi A.S.S. n.3;- consultorio;- servizi sociali;- gruppi di mutuo aiuto (ACAT, CSM...);….3) economia- camera di commercio, associazioni dicategoria, sindacati;- uffi ci tecnici comunali;- INPS, ispettorato del lavoro;- centro per impiego;…L’azione di puro collegamento va supportata, quando necessario, da un processo di elaborazione dell’informazione in modo da renderla facilmente fruibile e fi nalizzata alle necessità dell’utente.L’azione di collegamento cerca di costituire, sul modello del SUAP, dei punti di unici di accesso alla burocrazia ed ai servizi che riguardano le diverse dimensioni, diventando, coerentemente con quanto proposto per la progettazione e con le indicazioni della legislazione regionale, l’erogatore unico di servizi pubblici al territorio.

2) erogazione di servizinel momento in cui la richiesta dell’abitante non fosse risolvibile tramite collegamento si rende

necessario implementare la soluzione. Si tratta cioè di implementare un’agenzia che, sul modello belga e francese 27, vada ad offrire servizi di diversa tipologia utilizzando lo strumento dei voucher. L’evoluzione rispetto ai modelli di riferimento consiste nel fatto che l’erogazione non sarebbe fi nalizzata solo a servizi a bassa professionalità ma anche ad alta, diventando così uno strumento per la creazione di lavoro non solo per soggetti svantaggiati ma anche per soggetti formati presenti sul territorio. L’ utilizzo di voucher per il pagamento delle prestazioni di servizio introduce la possibilità di creare un sistema innovativo anche per l’elargizione di aiuti fi nanziari agli abitanti della montagna e di supportare in maniera mirata le attività imprenditoriali.

24 cfr 5.325 cfr 5.326 cfr 5.327 6.3.3.4

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grafi co 6.10: classifi cazione dei servizi

Anche in questo caso i servizi sono divisi a seconda della dimensione e possono comprendere:1) ambiente:- sfalcio prati;- manutenzione strade mulattiere sentieri;- pulizia manutenzione boschi;- taglio accatastamento legna;....2) comunità:basso livello di specializzazione:

- consegna spesa/medicine a domicilio;- pulizie e lavori domestici;- piccole riparazioni domestiche;- trasporto integrativo;.....3) economia:- supporto alle attività economiche;- servizio di informazioni e consulenze(collegamento con associazioni di categoria);- burocrazia pubblica;...

servizi ad alta intensità intelettualecontestualizzatoerogati al singolocomplessiforte investimento in formazione necessità di consulenze esterne

1servizi ad alta intensità intellettualecontestualizzatoerogati al gruppocomplessiforte investimento in formazione necessità di consulenze esterne

2servizi ad alta intensità intellettualenon contestualizzatoerogati al singolocomplessiforte investimento in formazione necessità di consulenze esterne

3servizi ad alta intensità intellettualenon contestualizzatoerogati al gruppocomplessiforte investimento in formazione necessità di consulenze esterne

4servizi ad alta intensità manualecontestualizzatoerogati al singolostandardemersione del lavoro neropossibilità di occupare soggetti deboli

servizi ad alta intensità manualecontestualizzatoerogati a gruppostandardemersione del lavoro neropossibilità di occupare soggetti deboli

servizi ad alta intensità manualenon contestualizzatoerogati al singolostandardemersione del lavoro neropossibilità di occupare soggetti deboli

servizi ad alta intensità manualenon contestualizzatoerogati a gruppostandardemersione del lavoro neropossibilità di occupare soggetti deboli

5 6 7 8

contestualiz-zato

non contestualiz-

zatocontestualiz-

zato

non contestualiz-

zato

Si tratta di servizi che possono essere erogati sia a privati cittadini che ad aziende o enti pubblici ed hanno quindi un vasto bacino di utenza.La classifi cazione dei servizi avviene secondo quanto rappresentato nel grafi co 6.10.

3) osservazioneil rapporto diretto che si crea tra il nucleo di sostegno e il territorio ne fa l’osservatorio privilegiato per

una defi nizione quantitativa e qualitativa dei bisogni e dei problemi dell’area. Un’azione di osservazione e rielaborazione continua diventa uno strumento utile per la verifi ca e l’indirizzo della progettazione.

6.4.2.3 La strutturaLa dimensione prettamente operativa dell’azione

di sostegno prevede una soluzione capace di operare in maniera effi ciente sul territorio. Si tratterà quindi di utilizzare personale locale inserito in un’organizzazione che possibilmente operi già a livello territoriale. In questo senso la proposta di affi dare al GAL OpenLeader la gestione operativa del nucleo di sostegno appare particolarmente felice: non solo si potrebbero utilizzare al meglio le competenze già presenti all’interno della struttura, ma la ridistribuzione dei costi dell’iniziativa sarebbe semplifi cata dalla natura consortile del gruppo locale. Inoltre in un’ottica di risorse utilizzare un organismo esistente e già consolidato permette un notevole risparmio. I punti critici sarebbero relativi alla necessità di riconvertire l’azione del GAL, da braccio operativo della Comunità Montana a

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braccio operativo del coordinamento degli enti, e alla necessità di integrare le attuali disponibilità fi nanziarie e umane 28.

6.4.3 La sperimentazione

6.4.3.1 Caratteri generaliCome indica il nome stesso lo scopo

di questo nucleo è creare degli esperimenti su piccola scala di attività bioeconomiche per il territorio che in caso di successo possano essere facilmente replicabili e diffuse sul territorio. L’idea è quello di supportare esperimenti imprenditoriali capaci di confrontarsi con le peculiarità territoriali trasformandole in risorse o semplicemente convivendoci in maniera positiva.Lo scopo è quello di incentivare la crescita del tessuto imprenditoriale locale non solo fornendo un aiuto fi nanziario iniziale ma seguendo l’attività con un supporto tecnico fornito dai nuclei di sostegno e progettazione.

6.4.3.2 I compitiL’attività di sperimentazione non ha dei compiti precisi: nel senso che ogni esperimentosvilupperà in autonomia i propri obiettivi e attività coerentemente con le linee guida della bioeconomia:- devono interessare almeno due dimensioni territoriali (preferibilmente tre);- devono favorire la creazione di reti di attori sul territorio (interessare più attori preferibilmente di tipologia eterogenea);- prevedere un percorso evolutivo fi nalizzato all’autosostenibilità economica;- garantire la preservazione e ricadute positive su tutte e tre le dimensioni territoriali.Un compito importante sarà invece assegnato al nucleo della progettazione che dovrà occuparsi di vagliare e proporre idee per la sperimentazione: le proposte di attività potranno infatti essere presentate sia da un’azienda, associazione, privato cittadino sia dal gruppo tecnico o politico della progettazione.La progettazione dovrà selezionare annualmente un gruppo limitato di attività che verranno poi fi nanziate e sostenute. Anche il nucleo di sostegno avrà un ruolo

importante in quanto dovrà favorire l’attività sperimentali sia garantendo dei servizi (grazie ai fi nanziamenti) sia promuovendo la crescita e inserimento della proposta nel tessuto socio economico.

6.4.3.3 Struttura Per quanto riguarda la dimensione di supporto e gestionale la sperimentazione si appoggia sui nuclei di sostegno e progettazione perciò non necessità di una struttura a sé stante: sarà la progettazione a valutarne la validità ed assegnargli fi nanziamenti, mentre il nucleo di sostegno garantirà collegamento e servizi.

6.4.4 La formazione

6.4.4.1 Caratteri generaliCome già accennato il ruolo della

formazione è funzionale ai nuclei perciò non ha un’ attività autonoma, tuttavia è sembrato opportuno la creazione di un’area dedicata in quanto il ruolo che svolge è fondamentale sia per la crescita del territorio sia per il funzionamento degli altri nuclei. Infatti garantisce l’arricchimento delle risorse personali ampliando le capacità dell’individuo29, promuovendo i processi di autodeterminazione ma anche di auto imprenditorialità. Per formazione si intende sia un’esperienza di natura formale, come i corsi, sia informale, come incontri e dibattiti. La necessità di un arricchimento delle risorse personali è percepito solo in parte dagli abitanti del territorio, tuttavia va notato che si escludono gli attori dedicati, scuole, e l’attività di alcune associazioni, le possibilità di seguire corsi ma anche di partecipare a dibattiti ed incontri è scarsa30.Non è possibile prevedere quale sarebbe la partecipazione ad attività formative di vario genere, in ogni caso, se si trattasse di episodi fi nalizzati (ad esempio alla riqualifi cazione lavorativa) sicuramente sarebbe più semplice un coinvolgimento maggiore della popolazione.

6.4.4.2 I compitiCome già sottolineato la formazione svolge diversi compiti all’interno dei nuclei e come fattore di crescita generale.

28 revisione con presidente GAL OpenLeader29 cfr 6.1.3.1 e 2.4.130cfr 5.3

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1) Sostegno serviziCome già visto il nucleo di sostegno avrà anche il ruolo di erogatore di servizi con diversi livelli di professionalità. Nel caso di servizi ad alta professionalità è fondamentale prevedere un sistema formativo fi nalizzato alla creazione di personale qualifi cato. In questo modo non solo è possibile garantire un servizio di qualità ma il soggetto interessato può giovarsi di una nuova qualifi ca.Tematiche: 1)Servizi alla persona assitenza agli anziani, assistenza/supporto portatori di handicap, animazione, assistenza infanzia ... 2) Project management redazione e gestione progetti economici ambientali, economici e sociali,supporto alle attività economiche... 3) Bioeconomia, economia territoriale utilizzo valorizzazione risorse locali, marketing territoriale, sostenibilità ambientale, economica sociale...2) Laboratori della decrescitaCome già illustrato i laboratori sono di per sé un’esperienza di formazione sia formale che informale. In questo senso garantiscono l’acquisizione di competenze e conoscenze rispetto a un determinato settore economico. 1) Valorizzazione del locale lingue, cucina, artigianato, storia, tradizioni musica, culture vicine, danza, feste tradizionali, sagre ed eventi... 2) ITC e nuove tecnologie informatica di base (ECDL), gestione data-base,utilizzo programmi specifi ci, creazione di siti internet, animazione, montaggio video...3) Crescita generaleFinalizzata alla valorizzazione delle risorse territoriali e all’acquisizione di competenze base in diversi campi. 1) Valorizzazione del sè autocura, cucina, sport, mutuo aiuto allargato, cinema, musica... 2) Autoimprenditorialità marketing, promozione, corsi per conseguire certifi cazioni, contabilità... 3) Project management

redazione e gestione progetti economici ambientali, economici e sociali,supporto alle attività economiche... 4) ITC e nuove tecnologie informatica di base (ECDL), gestione data-base,utilizzo programmi specifi ci, creazione di siti internet, animazione, montaggio video...

6.4.4.3 La strutturaLa gestione della formazione è affi data alla stessa gestione del nucleo di sostegno che per l’erogazione di corsi si appoggia ad una rete di attori che comprende sia enti istituzionali (come CPIA, agenzie formative e scuole)sia organizzazioni informali (come ONLUS e associazioni).Dal punto di vista operativo è necessario implementare una rete capace di offrire corsi a distanza e dall’altro un sistema di spazi capaci di ospitare non solo i corsi ma anche incontri e dibattiti.Particolarmente interessante è la collaborazione con CPIA e agenzie formative che possono erogare corsi specifi ci per il territorio grazie all’azione di rilevamento del bisogno formativo che può essere attuata dal nucleo di sostegno con il compito di osservazione.

6.5 La dimensione operativaLa messa in opera dei nuclei d’azione signifi ca determinarne le modalità di funzionamento. Per la progettazione sono già state individuate alcune possibili soluzioni (accordo di programma), per i laboratori ogni soluzione andrà approcciata caso per caso, per il sostegno e la formazione è necessario introdurre uno strumento apposito che è stato individuato negli sportelli e nei centri multiservizi. In ogni caso sia per la progettazione che per la sperimentazione è possibile individuare azioni, obiettivi a lungo termine, criticità e possibili fi nanziamenti.

6.5.1 SportelliGli sportelli rappresentano l’interfaccia tra il territorio e la progettazione è svolgono le funzioni di osservazione-ascolto e collegamento, erogazione dei servizi, e formazione rispetto

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grafi co 6.11: specifi che progettazione e sperimentazione

alle tre dimensioni territoriali (ambiente, comunità ed economia). L’idea è di avere un’unica struttura a livello territoriale capace di avere una percezione completa dell’intero comprensorio. In particolare sarà fondamentale una presenza capillare sul territorio garantita sia dall’uso delle nuove tecnologie, a tal proposito va ricordato che il piano dell’azienda Mercurio per la diffusione della fi bra ottica prevede che entro la fi ne del 2010 tutti i comuni dell’area saranno raggiunti dalla connessione veloce, sia grazie ai centri multiservizi come sarà approfondito successivamente. L’idea è quella di uno sportello che si muove sul territorio e raggiunge gli abitanti garantendo risposte effi caci ed effi cienti. Sarà dunque fondamentale la preparazione dei soggetti allo sportello che dovranno conoscere bene il territorio ed essere in grado di gestire la relazione sia con gli enti sia con i cittadini. Si tratta di un ruolo delicato che dovrà prevedere un percorso formativo iniziale e il supporto a scalare del gruppo tecnico di progettazione: l’idea è quella di creare delle nuove fi gure professionali che possono portare un importante contributo alla gestione del territorio grazie da un lato alla loro presenza sul campo e dall’altro al contatto costante con le istituzioni. Per tale

ruolo sarebbe auspicabile assumere un giovane del territorio possibilmente con un titolo di studio alto e specifi co per ogni dimensione (ambiente, comunità ed economia). In questo modo verrebbe anche garantita la possibilità di trattenere i giovani formati sul territorio creando un gruppo capace di portare stimoli ed innovazione.A questo gruppo va associato un pool tecnico in grado di occuparsi dell’amministrazione, ad esempio per la gestione dei servizi, della comunicazione, aspetto fondamentale per il buon funzionamento del sistema, e del supporto informatico, altro elemento chiave. Inizialmente queste fi gure potrebbero essere prestate dagli enti e successivamente essere integrate nell’organico degli sportelli diventando anche degli erogatori di servizi ad alta professionalità al territorio .I fi nanziamenti giungerebbero in diversa maniera: una parte potrebbe essere data dagli enti che si associano per usufruire della funzione di collegamento, una sorta di abbonamento per avvalersi della piattaforma. Un’altra fonte potrebbe provenire da una percentuale sui voucher. Infi ne un contributo potrebbe provenire dai CPIA e dalle Agenzie Formative che

AZIONI: progettazione per sostegnoCostruzione di linee guida condivise tra gli enti con partecipazione degli abitantitenendo conto delle indicazioni degli sportelliTrasmissione delle linee guida (generali e relative ai servizi) agli sportelli

OBIETTIVI a lungo termine:Legare maggiormente la progettazione ai bisogni reali

Giungere ad un processo di progettazione territoriale condivisa tra gli enti

Favorire la partecipazione degli abitanti al processo di partecipazione

STRUMENTI:sistema di rilevazione bisogni e qualità servizio

esperienza degli sportelli

proposte dal territorio e dagli abitanti

competenze degli enti

CRITICITA’:

Sistema di rilevazione bisogni e qualità servizio

Partecipazione degli abitanti

RISORSE:Tecnici ed esperti “prestati” dagli enti (accordo di programma)

AZIONI: progettazione la sperimentazioneApprovazione e sviluppo di proposte (enti, abitanti) per laboratori della decrescitaFinanziamento iniziale delle iniziative

OBIETTIVI a lungo termine:Favorire la nascita di laboratori in grado di sperimentare su piccola scala esperienze bioeconomiche

STRUMENTI:conoscenze e competenze dei tecnici ed esperti degli enti

CRITICITA’:

Presentazione/sviluppo di proposte valide

RISORSE:Tecnici ed esperti “prestati” dagli enti (accordo di programma)

AZIONI: sperimentazioneSviluppo di attività bioeconomiche sperimentali

Diffusione di formazione (formale e non) e buone pratiche sul territorio

OBIETTIVI a lungo termine:Sviluppare esperienze di buone pratiche per l’economia il sociale e l’ambiente in montagna.

Diffondere queste esperienze come modelli di sviluppo su tutto il territorio

STRUMENTI:abitanti, aziende locali, associazioni ed enti locali

conoscenze e competenze dei tecnici ed esperti degli enti

servizi degli sportelli

CRITICITA’:

Partecipazione degli attoriImpegno degli enti (finanziario e supporto tecnico)

RISORSE:Inizialmente finanziati tramite risorse pubbliche (PSR, POR FESR, Interreg), successivamente si autosostegono.

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grafi co 6.12: specifi che sostegno e formazione

potrebbero remunerare lo sportello in cambio del monitoraggio del bisogno formativo e dell’azione di orientamento svolta dall’organizzazione. Un ruolo fondamentale nel fi nanziamentodell’iniziativa lo avrebbero gli enti fondatori che, almeno nella fase iniziale, potrebbero giovarsi dei diversi fi nanziamenti a disposizione sia a livello regionale che europeo. Infatti, come già accennato, non solo l’intero sistema si inserisce al meglio nelle indicazioni promosse a livello

regionale per la futura gestione degli enti locali, ma trova riscontro anche nel Piano Operativo Regionale31 e nel Piano di Sviluppo Rurale32 che si basano sulle indicazioni fornite dall’Unione Europea. La dimensione operativa così defi nita viene riassunta con i suoi strumenti risorse e criticità nei grafi ci 6.11 e 6.12.

31 cfr 5.332 Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Piano operativo regionale FESR 2007-2013

AZIONI: sostegnoFacilitare la trasmissione delle informazioni dagli enti ai cittadini e viceversaFornire un accesso ad informazioni aggiornate e organicheDare informazioni generali sul sistema

OBIETTIVI a lungo termine:Diventare punto di riferimento unico nella relazione abitanti-enti

Diventare erogatore unico di tutti i servizi di burocrazia pubblica

Essere uno strumento chiave nei processi di progettazione del/sul territorio.

STRUMENTI:centro multiservizigestorebachecaincontro con operatorepcsito internetvideo chiamata

CRITICITA’:

sito internet bachecaformazione operatore formazione gestoreformazione utentecontesto bar

AZIONI: sostegnoRendere disponibili sul territorio servizi di varia naturaCrea occasioni occupazionali sia per sogetti svantaggiati che per sogetti con qualifica medio-alta

AZIONI: formazione e sostegnoCrescita complessiva del territorioFormazione dei soggetti che erogano serviziPreservazione elementi e cultura tradizionale

RISORSE:Incentivi per associazione, unione Comuni, consorzi fra enti locali (L. R. 9/2006) POR FESR asse 3 obb 2

Contributo da ogni ente/associazione collegata proporzionale a numero contattiIncontri nei centri territoriali (servizio a prestazione)

OBIETTIVI a lungo termine:Piattaforma unica per erogazione servizi al territorio

Rivitalizzazione del tessuto economico locale

Promuovere occupazione di soggetti svantaggiati

STRUMENTI:centro multiservizigestorebachecapcsito internetvideo chiamatavouchersistema di gestionesistema di progettazioneformazione erogatori

CRITICITA’:

sistema rilevazione bisogni e qualità serviziosistema progettazione servizisistema di gestione servizisistema voucher

RISORSE:PSR asse 4 LEADERPOR FESR asse 4 obb 2Trasferimenti regionali a Comunità Montana, ASS n3, AgemontFondi Provincia

% su voucher

OBIETTIVI a lungo termine:Stimolare e supportare l’autoimprenditorialità

Mantenere cultura e tradizioni locali

STRUMENTI:centro multiservizigestorebachecapcsito internetvideo chiamata (formazione a distanza)database spazi disponibili database attori già operanti

CRITICITA’:

sistema rilevazione bisogni formativicollegamenti con attori formativisito internetdatabase spazi e attorivoucher formativi

RISORSE:FSE (Fondo Sociale Europeo)Trasferimenti da ministero istruzione per formazione adulti

Da CPIA e agenzie: orientamento e promozione corsistrumento intercettazione bisogni formativi

6.5.2 I laboratori della decrescitaLa sperimentazione si traduce operativamente in un sistema di laboratori della decrescita. Si tratta di iniziative approvate annualmente dalla progettazione, secondo i criteri già segnalati, che ricevono in parte un sostegno fi nanziario allo start-up ma soprattutto un sostegno tecnico continuo almeno nei primi tempi. Le consulenze tecniche sono in parte garantite attraverso la funzione di sostegno-collegamento in parte di sostegno-servizi, si tratterà quindi di erogare dei voucher vincolati per l’accesso a particolari consulenze, garantendo da un lato un sostegno reale all’iniziativa dall’altro favorendo lo sviluppo del tessuto dei professionisti locali.I laboratori hanno solitamente un carattere

pluridimensionale e, coerentemente con gli altri nuclei, coinvolgono diverse tipologie di attori: dagli abitanti, agli enti, dalle aziende locali all’università. I laboratori sono quindi da considerare come dei poli sperimentali in cui si produce esperienza per l’economia territoriale che viene poi condivisa e messa a disposizione degli abitanti con l’obiettivo di diffondere buone pratiche sul territorio. Si tratta di creare una sorta di prototipo per un particolare settore attraverso cui testare delle proposte imprenditoriali per verifi carne la validità ed individuarne i punti deboli. In questo senso il laboratorio diventa anche un erogatore di formazione sia informale, legata all’esperienza stessa, sia formale, legata alla possibilità di istituire corsi specifi ci per

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favorire l’autoimprenditorialità e la crescita degli attori partecipanti.Le proposte imprenditoriali così sviluppate possono basarsi sia su risorse locali (come ambiente, artigianato…) sia su risorse non locali (ad esempio tecnologia informatica…) gli unici vincoli sono il rispetto dei caratteri bioeconomici e un piano per il raggiungimento dell’autosostenibilità economica a medio termine.

6.5.3 I centri multiserviziA questo punto entrano in gioco i centri multiservizi che comprendono tutte le attività

commerciali presenti sul territorio con particolare attenzione ai bar e alimentari: la loro funzione è quella di essere l’avamposto degli sportelli sul territorio. Il ruolo dei piccoli esercizi, in particolar modo dei bar, è già, nel Friuli montano, quello di erogatore di informazioni (come si vedrà nella fase di prototipazione) e termometro qualitativo del territorio: anche dalle interviste iniziali è emerso come i gestori di bar o piccole attività siano in grado di fornire una visione particolarmente precisa dell’umore del territorio. Va altresì aggiunto che i gestori di esercizi commerciali in montagna hanno una maggiore facilità ad accettare il cambiamento e a ricercare innovazioni che possano garantire la loro sopravvivenza, come verrà anche testimoniato dagli incontri per la prototipazione del sistema.Si tratta quindi di istituzionalizzare e valorizzare il ruolo che bar, alimentari e piccoli esercizi hanno già all’interno delle comunità di montagna.Queste piccole attività possono svolgere un ruolo importante nelle funzioni di collegamento, osservazione-ascolto, erogazione di servizi, formazione stabilendo una relazione privilegiata con gli sportelli. Dal punto di vista operativo sono previsti tre gradi di coinvolgimento: 1) coinvolgimento base: 1) collegamento: il gestore fornisce informazioni generali sul sistema (sportelli e attività) e aggiorna, con il materiale che riceve dagli sportelli, la bacheca; 2) osservazione-ascolto: periodicamente incontra lo sportellista a cui fornisce una

visione qualitativa dei bisogni del territorio e segnala eventuali iniziative; 3) erogazione dei servizi: diventa il punto in cui è possibile acquistare i voucher prenotare e cancellare il servizio (via telematica).2) coinvolgimento medio, alle attività base si aggiungono: 4) osservazione-ascolto: il gestore ospita periodicamente incontri e dibattiti organizzati dal centro multiservizi per la rilevazione di bisogni;3) coinvolgimento alto, alle attività di base e medie si aggiungono: 5) collegamento: presenza di un pc connesso allo sportello che viene utilizzato per consulenze a distanza; 6) collegamento: diventa possibile prenotare un incontro con lo sportellista per una consulenza che viene erogata al centro multiservizi; 7) erogazione dei servizi: il centro multiservizi diventa un’erogatore di servizi (ad esempio l’alimentari consegna la spesa a casa).Per ognuno di questi livelli sarà previsto un rimborso adeguato: per il primo livello una percentuale sui voucher a cui si aggiunge, nel secondo livello e terzo livello, un rimborso negoziabile per l’affi tto dello spazio. Rispetto alla quantifi cazione della remunerazione del gestore va sottolineato come le nuove funzioni possono portare dei vantaggi non indifferenti: se il coinvolgimento base e medio porterebbero sicuramente ad un incremento della clientela, con il terzo livello il sistema garantisce la creazione di un punto internet a costo zero che, al di fuori degli orari concordati, può essere utilizzato dal gestore e dai suoi avventori, inoltre l’erogazione di servizi extra può diventare un’importante risorsa per nuovi compensi. Va specifi cato che il grado di coinvolgimento dipenderà anche dalla tipologia di attività: così se un bar, ristorante, trattoria, potrà benissimo essere coinvolto in tutti tre i livelli, un alimentari, piccolo esercizio non potrà, per ovvie ragioni di spazio, ospitare gli incontri e il punto internet.

6.5.4 StrumentiIl funzionamento del sistema si basa su alcuni strumenti che ora verranno approfonditi.

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Il progetto

tabella 6.7: ruolo strumenti

tabella 6.6: azioni delle funzioni

Funzioni generali:

osservazione e ascoltocollegamento erogazione servizi formazione

1)info generiche sia per abitante che per visitatore2)info (scopo, funzionamento,erogazione servizi)3) raccolta bisogni, proposte,iniziative

1) fornire info aggiornate da enti2) fornire una piattaforma perconsulenze da enti3) creare risposte ad-hoc

1) info sui servizi disponibili2)prenotazione/cancellazione servizio3)acquisto voucher4)erogazione del servizio5) raccolta valutazione servizio

1)azione informativa2)azione orientativa3)erogazione formazione

Gestore

1)info generiche sia per abitanteche per visitatore2)info (scopo, funzionamento,erogazione servizi)3) raccolta bisogni, proposte,iniziative

1) info sui servizi disponibili

1)azione informativa

Bacheca

1)info generiche sia per abitanteche per visitatore2)info (scopo, funzionamento,erogazione servizi)

1) fornire info aggiornate da enti

1)azione informativa2)azione orientativa

Sito internet

1)info generiche sia per abitanteche per visitatore2)info (scopo, funzionamento,erogazione servizi)3) raccolta bisogni, proposte,iniziative

1) fornire info aggiornate da enti2) fornire una piattaforma perconsulenze da enti3) creare risposte ad-hoc

2)prenotazione/cancellazioneservizio5) raccolta valutazione servizio

1)azione informativa2)azione orientativa

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tabella 6.7: ruolo strumenti

Chiamata via internet (Skype)

2) fornire una piattaforma perconsulenze da enti3)creare risposte ad-hoc

1)azione informativa2)azione orientativa3)erogazione (a distanza)

Sistema voucher

(prenotazione servizio e gestione)

2)prenotazione/cancellazione servizio3) acquisto voucher

Giornale

1)info generiche sia per abitante che per visitatore2)info (scopo, funzionamento,erogazione servizi)3) raccolta bisogni, proposte,iniziative

1)azione informativa2)azione orientativa

Linea telefonica

2)info (scopo, funzionamento,erogazione servizi)

5) raccolta valutazione servizio

1)azione informativa

Rete attori locali

4)erogazione del servizio

3)erogazione formazione

Rete degli spazi

4) erogazione del servizio

3)erogazione formazione

Gestore Un elemento particolarmente signifi cativo per il buon funzionamento del sistema sarà la formazione del gestore-responsabile che, a spese del sistema, dovrà prendere confi denza sia con il mezzo informatico (per aiutare, ad

esempio, un anziano nell’invio di una richiesta allo sportello) sia con l’intera struttura per poter dare degli indirizzi di massima a chi gli chiedesse informazioni. Anche l’aggiornamento continuo sulle iniziative e servizi disponibili è fondamentale anche alla luce del fatto che il

Page 181: EcCoLo thesis

181

Il progetto

gestore deve occuparsi anche del rinnovo delle informazioni sulla bacheca.La bachecaLa bacheca, posizionata all’interno del centro multiservizi, ha lo scopo di fornire delleinformazioni generiche sul sistema e le iniziative ed ha lo scopo di segnalare novità proveniente dagli enti in termini di legislazione, fi nanziamenti ecc ecc. Essa può essere pensata in duplice versione: cartacea o elettronica. Nel primo caso a fronte di una spesa minore corrisponde un maggior impegno da parte del gestore che, riceve settimanalmente dagli sportelli i documenti da stampare e affi ggere. Si può altresì ipotizzare che questi documenti siano ricevuti in comune e che sia il nesso comunale poi incaricato di

distribuirli ai diversi centri multiservizi (come già accade nel comune di Resia con le delibere comunali). Nel caso di una bacheca elettronica la gestione è semplifi cata in quanto viene aggiornata direttamente dagli sportelli liberando il gestore di ogni incombenza, tuttavia in questo modo essa non potrà essere personalizzata a livello locale ospitando ad esempio segnalazioni su iniziative locali.Sito internetIl sito internet, accessibile sia dalla postazione del centromultiservizi sia dal pc privato dell’abitante, dovrà garantire delle informazioni sia di carattere generale che personalizzate rivolte sia all’abitante che al turista. In particolare può essere interessante pensare alla possibilità

in primo piano

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news persona lizzate

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lo sportello(cos’è servizi

offerti)

servizi tramite voucher

(elenco servizi disponibili)

link a enti

iniziative locali

(laboratori, eventi, pagina associazioni)

finestra (esperienze

buone pratiche esterne al territorio)

iniziative

finanzia-menti e

con-tributi

legislazi-one offerta

formativa

servizi tramite voucher

(elenco servizi disponibili)

link a enti

iniziative locali

(laboratori, buone

pratiche)

finestra (esperienze

buone pratiche esterne al territorio)

primo piano

(bandi, news, legislazione,

eventi)

pagine dedicate

(foreste,rifiuti, gestione territorio,

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lo sportello(cos’è servizi

offerti)

iniziative

finanzia-menti e

con-tributi

legislazi-one

primo piano

(bandi, news, legislazione)

pagine dedicate

(agricoltura,com mercio, artigianto, turismo, attività

produttive)

offerta formativa

lo sportello(cos’è servizi

offerti)

servizi tramite voucher

(elenco servizi disponibili)

link a enti

iniziative locali

(laboratori, buone

pratiche)

finestra(esperienze

buone pratiche esterne al territorio)

iniziative

finanzia-menti e

con-tributi

legislazi-one

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news (eventi,

manifestazi-one, notizie)

in primo piano

(promozioni, luoghi

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aree con caratter-

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come/ dove

prenotarli

cosa sono

grafi co 6.13: schema sito

Page 182: EcCoLo thesis

182

Il progetto

per l’utente di autenticarsi utilizzando la Carta dei Servizi Regionali che già prevede utilizzi di questo tipo33.Un’ipotesi di struttura del sito è visualizzata nel grafi co 6.13.Chiamata via internetAttraverso un programma che utilizza un protocollo VOIP (ad esempio Skipe) diventa possibile per l’utente interfacciarsi, previa prenotazione, direttamente con lo sportello ed ottenere una consulenza a distanza. Questo sistema potrebbe essere utilizzato anche dagli enti associati per mettere a disposizione dei cittadini tecnici e informazioni a distanza.Sistema voucherPrenotazioneNella versione più semplice potrebbe trattarsi dello stesso sito internet in cui, accedendo ad un’area particolare, diventa possibile prenotare il servizio e stampare il voucher. Una versione più evoluta potrebbe prevedere un sistema simile a quello del pagamento bancomat o delle ricariche telefoniche.Gestione Si occupa della prenotazione dei servizi, del coordinamento degli erogatori, dell’abbinamento tra utenti ed erogatori, della verifi ca della qualità del servizio. Per quanto riguarda la defi nizione generica esistono due tipologie di voucher: a tempo o a prestazione. I primi saranno utilizzati per tutti i servizi che possono essere quantifi cati su base oraria, mentre i secondi saranno dedicati a tutti quei servizi che non possono essere quantifi cati su base oraria in quanto non rappresenta un dato signifi cativo rispetto all’erogazione della presentazioni.Il valore del voucher sarà tarato su un valore di prestazione minima oraria: ciò signifi ca che, all’aumentare delle competenze richieste dal servizio, aumenteranno i numeri di voucher necessari per il pagamento della prestazione.I vantaggi che un sistema come questo potrebbe portare sull’area interessata sono molteplici: alla creazione di posti di lavoro regolari va aggiunto il fatto che possono costituire un’entrata integrativa atta a garantire una maggiore stabilità in un contesto in cui c’è una

larga diffusione di lavoro stagionale e a tempo determinato. Inoltre, similmente a quanto già accade in Francia e Belgio, i voucher potrebbero essere parzialmente fi nanziati attraverso fondi pubblici specifi ci: in questo modo non solo si offrirebbe alla popolazione locale un sostegno concreto rispetto alla vita di tutti i giorni, ma verrebbe implementato un metodo di fi nanziamento innovativo anche per le attività economiche che potrebbero così giovarsi di un supporto professionale alla gestione dell’impresa facilitando così i processi di innovazione.Il giornaleUna pubblicazione mensile che riporti i maggiori avvenimenti sul territorio le novità del sistema e informazioni varie è uno strumento estremamente utile per far conoscere il catalizzatore territoriale alla popolazione e raggiungere anche i soggetti restii all’utilizzo della tecnologia. Il giornale può diventare anche un’importante fonte di informazioni e, attraverso un’ apposita rubrica, un sistema per la raccolta di opinioni e bisogni.Attualmente sul territorio esistono diverse pubblicazioni di questo tipo erogate sia dai comuni, dalle associazioni culturali che dal Parco. A lungo termine sarebbe interessante pensare di riunire tutti i contributi in un’unica pubblicazione che possa diventare uno strumento informativo completo del territorio.Linea telefonicaUna linea telefonica diretta con gli sportelli è fondamentale sia per fornire un aiuto diretto all’utente in diffi coltà sia per comunicazioni urgenti (come l’improvvisa cancellazione di una prenotazione di servizio…).Rete attori localiSi tratta di un database in cui con il tempo vengono raccolti i contatti degli attori più attivi sul territorio. In questo modo diventa possibile sia avere delle fonti di informazioni aggiornate, sia una rete capace di sviluppare attività sul territorio e perciò da supportare e coinvolgere in eventi ed iniziative di vario genere.Rete spaziSi tratta di un database in cui sono raccolti tutti gli spazi che sul territorio possono essere utilizzati per svolgere attività come formazione, incontri ed eventi.

33 http://cartaservizi.regione.fvg.it/CrsCentralService/

Page 183: EcCoLo thesis

183

Il progetto

grafi co 6.14: mappa progettazione sperimentazione

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Agemont

Associazioni di categoria

comuni

comunità montana

AgemontASS n3 comuni Parco PG ProvinciaRegione Associazioni di categoria

Informa giovani

LEGENDA: ente esterno al territorio ente locale associazione locale azienda locale privato locale

LEGENDA: flusso informativo flusso finanziario flusso PSS destinatario informativo destinatario finanziario destinatario del PSS

comunità montana

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Informa giovani

Regione

Provincia

comuni

Regione Provincia

comunità montana

Parco PG

Regione Provincia

comuni

privati aziendelocali

associa zioni

enti

scuole

ASS n3 Agemont

comunità montana

Parco PG

6.5.5 Mappe del sistema

Page 184: EcCoLo thesis

184

Il progetto

grafi co 6.15: mappa sostegno e formazione

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Page 185: EcCoLo thesis

185

Il progetto

grafi co 6.16: attori e caratteristiche

6.5.6 Gruppi di lavoro e attorip

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Page 186: EcCoLo thesis

186

Il progetto

6.6 La dimensione percettivaLa percezione è l’attività con cui l’uomo conosce l’ambiente. Essa è costituita da una prima fase, sensazione,in cui, attraverso i sensi, vengono registrati gli stimoli che successivamente sono elaborati e interpretati nel processo di percezione vera e propria. Attraverso l’elaborazione, il soggetto, combinando le informazioni provenienti dai diversi sensori, ricompone l’ambiente in una visione soggettiva34. Nel caso del catalizzatore territoriale sarà di fondamentale importanza defi nire al meglio l’interazione tra l’abitante, utente, e il sistema con particolare attenzione agli elementi con cui la relazione è più frequente in quanto avranno un forte peso per la defi nizione di giudizio rispetto alla qualità del servizio offerto.L’azione di design in senso stretto, che si occupa cioè di qualifi care le caratteristiche soft del progetto, dovrà essere in grado di trasmettere l’identità del catalizzatore, facendone emergere le peculiarità dei singoli aspetti (differenziando quindi gli sportelli, dai laboratori, il sistema di servizi, dalla formazione). Inoltre avrà il delicato compito di defi nire l’intersezione tra il sistema e il territorio che si esplicita in due occasioni: con il sito internet e con il centro multiservizi. Si tratta di un’azione di particolare importanza in quanto va incidere in maniera fondamentale sulla qualità del servizio,un sito ben organizzato e di facile lettura, permette di individuare più velocemente le informazioni e semplifi ca le operazioni dell’utente; ma è nel centro multiservizi che si gioca la partita fondamentale in cui cioè bisognerà individuare una soluzione capace di coniugare l’effi cienza e la professionalità di uno sportello con l’ambiente familiare e di svago di un bar.Va sottolineato come, almeno per quanto è emerso dalla ricerca iniziale, progetti di questo tipo diffi cilmente vanno a considerare gli elementi qualitativi, basti pensare che la Comunità Montana, essendo nata dalla fusione di due enti precedenti, ha due loghi. L’obiezione comune è che si tratta di aspetti secondari che non incidono sulle perfomance e sui servizi offerti, ma in realtà gli aspetti qualitativi infl uiscono sulla percezione della qualità in maniera preponderante rispetto agli elementi quantitativi. Un’identità chiara ben trasmessa non solo permette di essere

facilmente riconoscibili dall’utente ma viene trasmessa anche ai dipendenti che si possono identifi carsi con maggiore facilità nell’ente. Inoltre si pensi alla differenza tra l’essere ricevuti in un uffi cio poco isolato acusticamente e identifi cato tramite una fotocopia piuttosto che in uno spazio raccolto isolato dall’esterno e che è stato facile identifi care grazie ad un logo e sistema di colori perfettamente riconoscibili.Si tratta di elementi che non possono essere ignorati in quanto vanno ad incidere in maniera fondamentale sulla qualità dell’interazione utente-ente pubblico e di conseguenza sul giudizio sulla prestazione ricevuta.

6.6.1 I coloriIl primo elemento defi nito è stato l’aspetto cromatico in quanto capace di caratterizzare in maniera decisiva l’identità nel sistema. La costruzione del sistema colore si è basata su una moodboard fotografi ca rappresentativa del territorio.Sono state individuate così 5 proposte: due di carattere generale che andranno a identifi care l’intero sistema (bianco e verde acido) tre specifi che per ogni dimensione (verde, grigio e marrone).

6.6.2 Il logoLa parola catalizzatore non evoca un’immagine chiara ed è perciò diffi cile da percepire e collocare semanticamente, nonostante il concetto che esprima sia piuttosto affascinante. Nei progetti degli enti pubblici ricorrono spesso termini che, come, cabina di regia o PAL PSL, non suggeriscono un’immagine precisa e quindi risultano, per l’utente non addetto ai lavori, lontani e poco riconoscibili.Nel sistema proposto l’interazione con gli utenti e gli abitanti è fondamentale perciò si è cercato di identifi care un logo che fosse in grado di trasmettere in maniera semplice e immediata il concetto di catalizzatore. Dalla iniziale spirale, che rimane una rappresentazione decisamente astratta, si è passati così alla girandola. Si tratta di un oggetto estremamente semplice e familiare, in quanto rimanda con forza all’area semantica dell’infanzia, che rende facilmente comprensibile il concetto di catalizzatore.

34 Marco Beccali, Maristella Gussoni Francesca Tosi, Ergonomia e ambiente, progettare per i cinque sensi, Il sole 24 ore, 2003

Page 187: EcCoLo thesis

187

Il progetto

Dalla rappresentazione di un’azione, la spirale, si è giunti a quella dell’agente che la compie, la girandola.Il carattere utilizzato è un bastone semplice che vuole suggerire anch’esso una facilità di interazione e una semplicità d’approccio per l’utente.Il nome scelto è EcCoLo che da un lato rimanda agli elementi base del catalizzatore (economia comunità locale) dall’altro suggerisce un’idea di semplicità e immediatezza che sono alla base dell’intero sistema.

6.6.3 Il sitoDi seguito sono riportate alcune proposte per le pagine del sito internet. Anche in questo caso si è cercato di favorire la semplicità d’interazione e la facilità di lettura, considerando il fatto che per moltissimi utenti si tratterà del primo sito internet con cui entreranno in contatto.La prima pagina rappresenta la home page dell’abitante da cui è possibile accedere alle sezioni principali, trovare le informazioni relative sia al sistema che il territorio, e alcuni approfondimenti. Inoltre sono presenti i link degli enti, e organizzazioni che sostengono l’iniziativa.

grafi co 6.17: schema colori

grafi co 6.18: il logo

EcCoLocatalizzatore territoriale

Page 188: EcCoLo thesis

188

Il progetto

fi g 6.3: il sito internetfi g 6.2: il sito internet

La seconda pagina proposta rappresenta la pagina personale di ciascun abitante in cui è possibile accedere previa autenticazione. La pagina riporta i collegamenti alla varie sezioni, notizie personalizzate e le informazioni relative all’attività dell’utente con EcCoLo. Attraverso questa sezione diventa possibile, infatti, contattare gli sportelli, prenotare servizi e acquistare voucher, seguire corsi di formazione on-line. L’autenticazione avviene utilizzando la Carta Regionali dei Servizi di cui tutti gli abitanti sono forniti. In particolare sarà necessario facilitare la diffusione del lettore della carta (già fornito su richiesta gratuitamente dalla Regione).

6.6.4 Il centro multiserviziCome già accennato la defi nizione del centro multiservizi è l’aspetto più delicato in quanto è l’immagine che il sistema presenta ai suoi utenti, sarà quindi fondamentale che sia curata e riconoscibile in una pluralità di contesti eterogenei. Inoltre la bacheca e il punto di incontro - utilizzo pc dovranno essere in grado di differenziarsi in maniera forte dal resto dell’ambiente. Per comprendere meglio i diversi aspetti sono state create delle moodboard (fi g 6.4, 6.5) relative al contesto di un bar e di uffi cio pubblico. Ne risulta che il progetto dovrà essere in grado di inserire una bolla (fi g 6.6), che comprende gli aspetti positivi dell’interazione con l’uffi cio pubblico, in un ambiente familiare e

rilassato come quello di un bar.

6.6.4.1 La bacheca e il punto consulenzaIl concept per la risoluzione dello spazio è stato sviluppato a partire dal concetto di bolla: l’idea era quella di creare uno spazio semiprotetto in cui l’utente potesse con tranquillità e riservatezza utilizzare il computer e ricevere una consulenza. Nello sviluppo della proposta si è tenuto conto del fatto che lo sportello opererà al mattino: una fascia oraria in cui il numero di avventori rimane piuttosto limitato e quindi l’ambiente è più tranquillo e meno disturbato. Inoltre si desiderava creare una soluzione per cui il punto consulenza fosse presente solo negli orari concordati con il gestore e per il resto del tempo fosse in qualche modo nascosto. Tuttavia era necessario non sobbarcare di eccesivo lavoro il gestore che ha l’incarico di allestire e riporre quotidianamente la postazione.La soluzione così individuata consiste in una bacheca curva incernierata su un lato ( che può così ruotare). Una volta aperta, la bacheca svela al suo interno una mensola su cui viene posizionata una stampante e un braccio snodabile a muro che sostiene un pc portatile. Questa soluzione permette così all’utente di giovarsi di un’area protetta entro cui ricevere le proprie consulenze e utilizzare il pc. Non solo, lo sforzo di allestimento è minimo e, una volta richiusa la bacheca, non rimangono elementi da riporre e nessun tavolo rimane impegnato da materiale.

Page 189: EcCoLo thesis

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Il progetto

fi g 6.6: moodboard centro multiservizi

fi g 6.5: moodboard P.A.fi g 6.4: moodboard bar

Page 190: EcCoLo thesis

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Il progetto

fi g 6.7: la bacheca

Page 191: EcCoLo thesis

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Il progetto

fi g 6.8: i moduli per la bacheca

La bacheca così pensata andrebbe posizionata anche negli esercizi che non prevedono punti consulenza: il vantaggio di mantenerla “apribile” sta nel fatto che non è necessario disporre di una parete vuota per posizionarla, anzi, diventa una sorta di armadietto al cui interno sistemare delle mensole. Il vantaggio di una bacheca curva sta anche nel fatto che la forma in sé va a defi nire tre aree distinte facilitando così il fatto che i vari avvisi appesi vengano differenziati a seconda del tema (ambiente, comunità, economia).Per quanto riguarda i materiali e le fi niture la bacheca è prevista in due soluzioni per potersi adattare al meglio all’eterogeneità di contesti

presenti negli esercizi pubblici: la prima in lamiera di acciaio satinata, la seconda in compensato curvato. Si tratta di soluzioni neutre che possono così inserirsi al meglio in diversi contesti pur mantenendo una certa visibilità. Va aggiunto che sul lato interno la bacheca prevede la presenza di un’imbottitura rivestita in tessuto che ripropone i colori del sistema: in questo modo si segnala ancora con più forza l’area delle consulenze e dall’altro si garantisce una maggiore riservatezza grazie al carattere fonoassorbente dello strato interno.

Page 192: EcCoLo thesis

192

Il progetto

fi g 6.9: ingombri bacheca

Page 193: EcCoLo thesis

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Il progetto

fi g 6.10: ingombri bacheca

6.7 Il prototipoDefi niti gli elementi del progetto è emersa con forza la necessità di confronto con la realtà territoriale e la verifi ca di alcuni elementi salienti. Questo è avvenuto in due momenti: una prima fase in cui, su un Comune dell’area, è stata verifi cata la disponibilità degli attori alla partecipazione e si è ipotizzato, in collaborazione con enti locali e associazioni, una proposta di laboratorio. Questa fase è stata particolarmente utile anche per la defi nizione dei costi di massima del sistema. In un secondo tempo, a chiusura del progetto di tesi, è stato realizzato un incontro pubblico di presentazione del progetto a cui sono stati invitati tutti i soggetti coinvolti a vario titolo e tutti i rappresentanti degli enti locali.

6.7.1 L’areaPer la verifi ca sul campo è stato scelto il comune di Resia che si colloca su una valle laterale che sbocca sul Canal del Ferro all’altezza dell’abitato di Resiutta. La scelta è ricaduta su questo comprensorio per una serie di motivazioni:

- isolamento: si tratta dell’unico comune che sviluppa completamente il proprio territorio su una valle laterale. Inoltre la struttura del comprensorio, formato da piccole frazioni sparse, amplifi ca il fenomeno.- partecipazione: la comunità che insiste sul territorio è molto attiva, esistono un gran numero di associazioni che promuovono attività ed eventi.- patrimonio locale: i Resiani, come giàsottolineato precedentemente35, hanno sviluppato, e mantenuto, nel corso dei secoli, grazie alla lontananza dalla valle principale, una cultura peculiare ancora molto viva e diffusa. Al senso di appartenenza e identità vanno ad ag-giungersi alcuni elementi particolari che vanno ulteriormente ad arricchire un sistema di risorse locali particolarmente sviluppato e, soprattutto, riconosciuto e valorizzato dalla comunità.I primi contatti hanno riguardato gli enti locali specifi ci del territorio ovvero il Comune e il Parco delle Prealpi Giulie la cui sede è ospitata nella frazione di Prato di Resia. In particolare è

35 cfr cap 5.

Page 194: EcCoLo thesis

194

Il progetto

fi g 6.11: moodboard alimentari “Seve e Franci”

stata realizzata un’intervista-presentazione del progetto al sindaco nonché presidente del Parco delle Prealpi Giulie.In particolare sono emersi alcuni elementi che hanno rafforzato le basi del progetto come:- il fatto che i bar rappresentino “i salotti” della comunità;- la cronica mancanza di informazioni sul territorio della valle.E’ stato anche redatto un breve elenco dei bisogni con cui il sistema dovrebbe confrontarsi legati a:- assistenza anziani;- ricerca di lavoro;- burocrazia, compilazione di domande;- informazione turistiche.

6.7.2 Il centro multiservizi e gli sportelli

6.7.2.1 Le interviste con i gestoriLa prima verifi ca è stata condotta sulla realizzabilità dei centri multiservizi: in particolare sono stati intervistati: un gestore di bar (“Da Tato”, Oseacco) , un gestore di albergo con bar (“Alle

Alpi”, Prato), un gestore di bar-trattoria (“Osteria alla Speranza”, San Giorgio) e un gestore di bar e negozio di alimentari (“Seve e Franci”, Stolvizza). La scelta dei soggetti è legata alla volontà di coprire da un lato tutte le diversetipologie di esercizi presenti e, dall’altro, di coprire la maggior parte del territorio comunale.Le interviste hanno compreso una spiegazione del progetto e una verifi ca sulla disponibilità di coinvolgimento. Per condurre l’indagine sono stati utilizzati diversi strumenti di rappresentazione in grado di spiegare con maggiore facilità gli elementi del progetto: in particolare sono stati utilizzati degli storyboard semplifi cati e degli schemi infografi ci. Le domande sono state le seguenti:1) dubbi e critiche sul ruolo degli esercizi locali nel sistema;2) disponibilità/ grado di coinvolgimento dell’attività nel sistema;3) quantifi cazione economica della partecipazione;4) trasmissione di alcuni bisogni percepiti.

Page 195: EcCoLo thesis

195

Il progetto

fi g 6.13: moodboard bar “Da Tato”

fi g 6.12: moodboard osteria “Alla Speranza”

Page 196: EcCoLo thesis

196

Il progetto

fi g 6.15: moodboard bar “Seve e Franci”

fi g 6.14: moodboard bar albergo “ Alle Alpi”

Page 197: EcCoLo thesis

197

Il progetto

tabella 6.8: interviste ai gestori

gestore domanda 1 domanda 2 domanda 3 domanda 4

1

Giudizio positivo. Nessuna critica

Coinvolgimento alto.

Informazioni gratuite, catalizzatore copre i costi di collegamento e gestione punto internet.

Mancanza di informazioni: per averle bisogna uscire della valle. Necessità di fi nalizzare informazione.Gestione anziani.

2

Positivo ruolo dei bar. Luogo informale in cui è più semplice comunicare i propri bisogni e necessità. Gli enti sono percepiti come esterni, staccati dal corpo sociale.

Coinvolgimento alto.

Diffi cile da stimare: punto internet costo legato a gestione del registro.Prenotazione servizi legata al tempo che ci si impiega.

Mancanza di informazioni e conoscenza.Gestione anziani (es trasporto).Consegna domande burocrazia.Ricerca di lavoro (incontro domanda-offerta, corsi di formazione).

3

Idea buona diffi cile iniziare. Il bar è già punto di riferimento per la comunità. Cominciare contattando gli opinion leader. La mentalità è chiusa perciò bisogna cominciare con pochi dando l’esempio e poi gli altri seguono.

Coinvolgimento medio (gestore unico, diffi coltà a seguire più cose).

Diffi cile da quantifi care.

Servizi alla popolazione di diversa natura (anziani trasporto…) e in particolare ai giovani.Spingere i giovani a fare formazione sia generale che fi nalizzata al lavoro.

4

Buona idea. Magari prefi ssare consulenze a Prato e poi organizzare i collegamenti.Alcuni servizi già erogati gratuitamente come consegna della spesa e del pane.

Coinvolgimento base (ci sono solo anziani il computer non sarebbe usato).

Diffi cile da quantifi care.

Servizi agli anziani.Supporto ai giovani e alle loro attività.

Le interviste confermano la centralità dei piccoli esercizi nella vita delle piccole comunità, sottolineato anche dai bisogni segnalati: perfettamente in linea con quanto emerso dalla ricerca. Va inoltre sottolineato il dato positivo rispetto alla disponibilità alla partecipazione al progetto. L’unica incognita rimane legata alla quantifi cazione economica della partecipazione che verrà defi nita successivamente.

Dalle interviste emergono dati importanti anche per l’implementazione dei servizi e la formazione.

Nel primo caso i primi servizi da implementare saranno quelli di assistenza generica agli anziani e di trasporto. Nel secondo caso sarà importante sviluppare delle proposte formative fi nalizzate al sostegno ai giovani e alle loro capacità imprenditoriali.

Page 198: EcCoLo thesis

198

Il progetto

tabella 6.9: blueprint collegamento

6.7.2.2 BlueprintDalle considerazioni emerse è stato possibile approfondire le diverse funzioni degli sportelli

e costruire alcuni blueprint fi nalizzati all’individuazione degli elementi critici.

richiestacomplessa

richiestasemplice

utenteesperto

utente nonesperto

TELECHIAMATA

INCONTROc/o centro multiservizi

INCONTROc/o centro multiservizi

SITO INTERNET

BACHECA

GESTORE

BACHECA

SITO INTERNET (gestore)

ABITANTE ricerca lavoro ABITANTE ricerca lavoro

Evidenza fisica

contesto casalingo

contesto bar

interazione con bacheca

impatto con bacheca

definizione interfaccia

sviluppo interfaccia

interazione con bacheca

impatto con bacheca

aggiornamento e interfaccia

gestione aggiornamento e interaccia

interazione con bacheca

interazione con gestore

informazioni e contatti per gestore

formazione gestore

contesto bar

interazione con gestore

interazione con sportello

buon livello di interazione da parte dello sportellista

informazioni e contatti per gestore

formazione gestore

formazione personale

contesto bar

impatto con bacheca

aggiornamento e interfaccia

gestione aggiornamento e interaccia

accesso a pagina personale

si reca al centro multiservizi o accende il pc a casa

si reca al centro multiservizi

si avvicina alla bacheca

consulta sezione Economia

consulta le offerte di lavoro

navigazione delle sezione Economia

entra in “Cerca lavoro” consulta offerte

interazione con sito

interazione con sito

interazione con struttura sito

interazione con struttura sito

interazione con struttura sito

progettazione struttura sito memorizzazione pagine

interazione con sito

interazione con sito

contesto casalingo o contesto bar

contesto ufficio colloquio requisiti del soggetto per erogare servizio

database bisogni, richeste

contesto ufficio colloquio requisiti del soggetto per erogare servizio

database bisogni, richieste

interazione con sito

interazione con cellulare e sito

sistema di comunicazione mail e sms

sistema di comunicazione mail e sms

sviluppo sistema condivisione con enti

sviluppo sistema condivisione con enti

interazione ambiente

inserimento carta in lettore

contesto bar

Azioni sportello, gestore, utenteESPERTO

Azioni sportello, gestore, utente NON ESPERTO

On stage Backstage Processi di supporto

Evidenza fisica

On stage Backstage Processi di supporto

contatto con il server

collegamento a internet sviluppo sito

registrazione/ riconoscimento utente

fornire lettore cartacreazione di pagine personali

memorizzazione pagine consultate per futuro accesso

collaborazione con Centro Impiego ed Erogazione servizi

implementare form e modello per CV

contatto con Centro Impiegoe Erogazione Servizi

interazione con form e modello per CV

aggiornamento settimanale offerte

riceve risposta via email notifica via sms

sceglie offerta e compila domanda con CV

sceglie offerta e chiede aiuto a gestore

dà il numero di telefono

fissa un appuntamentovia telefono

fa colloquio al bar con selezionatoreper erogazione servizi

fa colloquio a sede logistica con selezionatore per erogazione servizi

fissa appuntamentovia mail

Richiesta semplicegrafi co 6.19: classifi cazione richieste

Collegamento

Page 199: EcCoLo thesis

199

Il progetto

tabella 6.10: blueprint collegamento

AZIENDA AGRICOLA, ricerca possibilità di finanziamento

Evidenza fisica

contesto casalingo

contesto bar

contesto bar interazione con barista

informazione e conoscenza del barista

formazione al barista

interazione con bacheca/ sito

impatto con bacheca/ sito

aggiornamento interfaccia bacheca e sito

gestione aggiornamento e interacciabacheca e sito

interazione con sito/operatore

interazione con operatore

capacità operatore

formazione operatore

contesto bar

impatto con sito/operatore

qualità interazione sito/operatore

struttura sito formazione operatore

accesso a pagina personale

si reca al centro multiservizi o accende il pc a casa

si reca al centro multiservizi

chiede aiuto al barista

consultano sito/ consultano bacheca, ma non trovano

inviano e-mail di richiesta/telefonano fissano appuntamento (conferma telefonica)

ricerca il tema, ma non trova tutte le informazioni che desidera

invia e-mail di richiesta a sportello e fissa appuntamento

interazione con sito

interazione con sito

interazione con struttura sito

interazione con struttura sito

progettazione struttura sito memorizzazione pagine

interazione con sito

interazione con skipe

interazione ambiente

inserimento carta in lettore

contesto bar

On stage Backstage Processi di supporto

Evidenza fisica

On stage Backstage Processi di supporto

contatto con il server

collegamento a internet sviluppo sito

registrazione/ riconoscimento utente

fornire lettore cartacreazione di pagine personali

memorizzazione pagine consultate per futuro accesso

database richieste, per avere risposte gà preparate

formazione operatore, controllo connesione

professionalità operatore, qualità connessione

interazione con skipe e operatore

memorizzazione richiesta

appuntamento via skype, in cui conosce tutte le possibilità

appuntamento al bar, in cui conosce tutte le possibilità

Azioni sportello, gestore, utenteESPERTO

Azioni sportello, gestore, utente NON ESPERTO

Richiesta complessa

tabella 6.11: criticità collegamento

SITO INTERNET

struttura (organizzazione contenuti)interfaccia (ease of use)pagina personaleaggiornamento (collegamento con enti)

BACHECA (cartacea o digitale)

struttura (organizzazione contenuti)interfaccia (ease of use)aggiornamento (collegamento con CMS)

FORMAZIONE GESTORE

uso PCconoscenza del sistemacapacità di comunicazionemotivazione

FORMAZIONE OPERATORE

uso PCconoscenza del sistemacapacità di comunicazione/interazionemotivazione

Criticità

Servizi

consegna spesa

contestualiz-zato

non contestualiz-

zato

animazione bambini

compilazione domandepulizie e lavori domestici

assistenza anziani

grafi co 6.20: classifi cazione servizi

Page 200: EcCoLo thesis

200

Il progetto

tabella 6.12: blueprint servizi

consegna spesa a casa

Evidenza fisica

colloqui definizione numero necessario e zone

sviluppo database erogatori in diverse zone

contatto con alimentari, stabilisce modalità e costi

rilevazione e verifica bisogno

rilevazione e verifica bisogno

creazione bando selezione candidati

chiama si reca al centro multiservizi, prenota servizio acquista voucher

si reca all’alimentari, centro multiserviziprenota servizio acquista voucher

interazione con gestore, sistema prenotazione

interazione con erogatore

centro multiservizio

alimentari telefono

trasporto spesa

contestosportellocentrale

vidimazione dell’erogazione, trasferimento compenso

database erogazioni, sistema transazione compensi

interazione con erogatore

trasmissione info da gestore ad erogatore (se diverso)

cassa per resto

sistema comunicazione e organizzazione

contrattazione con gestori

On stage Backstage Processi di supporto

Evidenza fisica

On stage Backstage Processi di supporto

gestione dati bisogni, necessità

contatti con gestori e domande su sito, incontro pubblico, verifica con gli enti

sviluppo sistema per rilevazione bisogni

gestione dati bisogni e necessità

contatti con gestori e domande su sito, incontro pubblico, verifica con gli enti

sviluppo sistema per rilevazione bisogni

database attività localivalutazione costi, stipula contratto

sistema pagamento voucher

sistema trasmissione prenotazione e pagamento con voucher

formazione gestore

sistema per gestione ordini/ consegna

interazione con gestore

sistema trasmissione prenotazione

consegna spesa a casa

telefona/si reca all’alimentari detta/compila lista spesa pagamento

consegna ricevuta voucher sportello

consegna voucher pagamento spesa

contestualiz-zato

pulizie domestichecontestualiz-

zato

interazione con gestore, sistema prenotazione

interazione con erogatore

centro multiservizi

casa utente,prodotti di pulizia dell’utente

pulizia, soddisafazione utente

rimborso spostamento, rilevazione soddisfazione

sistema per rilevazione soddisfazione

contesto sportelllocentrale

e-mail, telefonata ad utente

vidimazione dell’erogazione, trasferimento compenso

database erogazioni, sistema transazione compensi

sistema verifica periodica

incentivo per operatori migliori

sistema trasmissione prenotazione e pagamento con voucher

sistema trasmissione prenotazione e pagamento con voucher

sistema trasmissione prenotazione

erogatore si reca a casa dell’utente e fa le pulizie

consegna ricevuta voucher sportello

verifica soddisfazione

consegna voucher aerogatore

e-mail, telefonata ad utente

sistema verifica periodica

incentivo per operatori migliori

verifica soddisfazione

Azioni sportello, gestore, utente,erogatore

Azioni sportello, gestore, utente, erogatore

Page 201: EcCoLo thesis

201

Il progetto

tabella 6.13: blueprint servizi

animazione bambinicontestualiz-

zato

Evidenza fisica

creazione bando, selezione canditati eventuale formazione

rilevazione e verifica bisogno

si reca al centro multiservizi prenota servizio acquista voucher

interazione con gestore, sistema prenotazione

interazione con erogatore

centro multiservizi

luogo erogazione

luogo erogazione

contesto sportello centrale

vidimazione dell’erogazione, trasferimento compenso

database erogazioni, sistema transazione compensi

Azioni sportello, gestore, utente, erogatore

On stage Backstage Processi di supporto

gestione dati bisogni, necessità

contatti con gestori e domande su sito, incontro pubblico, verifica con gli enti

sviluppo sistema per rilevazione bisogni

sistema trasmissione prenotazione e pagamento con voucher

formazione erogatore

progettazione attività con ASS

interazione con erogatore, altri bambini

sistema trasmissione prenotazione

porta il bambino al luogo stabilitoerogazione servizio

consegna ricevuta voucher sportello

consegna voucher pagamento spesa

colloqui definizione numero necessario, zone, competenze

sviluppo database erogatorisistema formazione

rilevazione e verifica bisogno

creazione bando selezione candidati formazione

si reca al centro multiservizi, prenota servizio acquista voucher

Azioni sportello, gestore, utente, erogatore

Evidenza fisica

On stage Backstage Processi di supporto

gestione dati bisogni e necessità

contatti con gestori e domande su sito, incontro pubblico, verifica con gli enti

sviluppo sistema per rilevazione bisogni

interazione con gestore, sistema prenotazione

interazione con erogatore

centro multiservizi

casa utente,strumenti dell’utente

soddisafazione utente

rimborso spostamento, rilevazione soddisfazione

sistema per rilevazione soddisfazione

contesto sportellocentrale

e-mail, telefonata ad utente

vidimazione dell’erogazione, trasferimento compenso

database erogazioni, sistema transazione compensi

sistema verifica periodica

incentivo per operatori migliori

e-mail, telefonata ad utente

sistema verifica periodica

incentivo per operatori migliori

sistema trasmissione prenotazione e pagamento con voucher

sistema trasmissione prenotazione

erogatore si reca a casa dell’utente e fa assistenza

consegna ricevuta voucher sportello

verifica soddisfazione

verifica soddisfazione

consegna voucher aerogatore

assistenza anzianicontestualiz-

zato

colloqui e eventuale formazione

definizione numero necessario, zone e competenze

sviluppo database erogatorisistema per formazione

individuazione sede

ricerca luogo verifica disponibilità

contatti con enti, scuole, associazioni...

sviluppo database spazi gestione assicurazioni

tabella 6.14: criticità servizi

CriticitàSISTEMA RILEVAZIONE BISOGNI:

qualitativo (erogatore, gestore centro territoriale, incontri pubblici, cfr con esperienza enti)quantitavo (questionari su internet, dati statistici)

SISTEMA SERVIZI progettazione:

definizione del serviziodefinizione profilo erogatoreorganizzare eventuale formazionedefinizione costicreazione di eventuale bandi)

SISTEMA SERVIZI erogazione:

gestione contratti/pagamentigestione disponibilità erogatorigestione database erogatorigestione prenotazioni, cosegna voucherverifica soddisfazione

SISTEMA VOUCHER:

definizione tipologie valoredefinizione criteri abbuonostampa e controllo sul funzionamento

Page 202: EcCoLo thesis

202

Il progetto

tabella 6.16: criticità formazione

tabella 6.15: blueprint corso CPIA o agenzia

grafi co 6.21: classifi cazione formazione

FormazioneFORMALE

CPIA Agenzie formative ONLUS

formazione generale

formazione per servizi

associazioni

non FORMALE

tradizione

laboratori decrescita

€ € € € €

Corso CPIA o agenzia formativa

decisione corso a distanza, individuazione sede

erogazione corso

promozione corso

trasmissione bisogno, coprogettazione corso

rilevazione e verifica bisogno formativo

Evidenza fisica

Azioni sportello, gestore, erogatore, utente ESPERTO

On stage Backstage Processi di supporto

verifica soddisfazione

co progettazione con agenzia e CPIA

centri multiservizibacheche, sito internet

personale Agenzia formativa e CPIA

sito internet/ sede del corso

buona comunicazione con il territorio

rispondenza del corso ai bisogni

sistema di rilevazione e formazione personale

infrastrutture e attori

valutazione domanda, valutazione sede

database abitanti interessatidatabase spazi

collaborazione con agenzie formative e CPIA

trasmissione dati continuo

collegamento con agenzie e CPIA

collegamento con agenzie e CPIA

e-mail, telefonata ad utente

sistema verifica periodica

implementazione servizio/ bisogni del territorio

sistema bisogni progettazione servizio

CriticitàSISTEMA RILEVAZIONE BISOGNI

qualitativo (erogatore, gestore centro territoriale, incontri pubblici, cfr con esperienza enti)quantitavo (questionari su internet, dati statistici)

RETE FORMAZIONEcollaborazione con agenzie e cpia:trasmissione dei datiazione di promozione e orientamento in cambio di fondicoprogettazionecontatti con attori non formali:spazi e corsi

Page 203: EcCoLo thesis

203

Il progetto

grafi co 6.22: persona centromultiservizi

6.7.2.3 Gli storyboardSuccessivamente sono stati creati

degli storyboard per la visualizzazione dell’esperienza.I primi due storyboard riguardano il centro

Page 204: EcCoLo thesis

204

Il progetto

grafi co 6.23: centromultiservizi coinvolgimento base

Page 205: EcCoLo thesis

205

Il progetto

grafi co 6.24: centromultiservizi coinvolgimento alto

Page 206: EcCoLo thesis

206

Il progetto

grafi co 6.24: centromultiservizi coinvolgimento alto

Page 207: EcCoLo thesis

207

Il progetto

multisevizi.Gli storyboard relativi agli utentiIl primo storyboard riguarda l’interazione tra un

grafi co 6.25: persona utente abitante

utente abitante e il sistema. In particolare con il centro multiservizi, gli sportelli con la funzione di collegamento e il sistema di erogazione servizi.

Page 208: EcCoLo thesis

208

Il progetto

grafi co 6.26: utente abitante

Page 209: EcCoLo thesis

209

Il progetto

grafi co 6.26: utente abitante

Page 210: EcCoLo thesis

210

Il progetto

Il secondo storyboard riguarda un utente azienda che interagisce con il sito del sistema

grafi co 6.27: persona utente azienda

e usufruisce dei servizi di collegamento degli sportelli, del sistema di servizi, dei programmi di formazione e dei fi nanziamenti attraverso i

Page 211: EcCoLo thesis

211

Il progetto

grafi co 6.28: utente azienda

Page 212: EcCoLo thesis

212

Il progetto

grafi co 6.28: utente azienda

Page 213: EcCoLo thesis

213

Il progetto

grafi co 6.30: erogatore

voucher. L’ ultimo storyboard riguarda un utente che

grafi co 6.29: persona erogatore

Page 214: EcCoLo thesis

214

Il progetto

grafi co 6.30: erogatore

Page 215: EcCoLo thesis

215

Il progetto

diventa erogatore di servizi.6.7.3 Il laboratorio della decrescita

6.7.3.1 Considerazioni generali La fase di prototipo ha riguardato anche la creazione di una proposta di laboratorio per la decrescita. Dal confronto con il Parco delle Prealpi Giulie, il comune, le associazioni locali si è pensato di sviluppare un progetto per l’agricoltura montana e la valorizzazione delle specie autoctone. Come già ricordato in precedenza il territorio della valle ha un’interessante biodiversità che è già stata riconosciuta come un’importante risorsa in particolar modo per quel che riguarda l’aglio di Resia, Strok, già da qualche anno presidio slow food: “…Con la collaborazione del Comune di Resia e del Parco Naturale delle Prealpi Giulie, che comprende nel suo territorio gran parte della valle di Resia, è stato avviato un progetto di valorizzazione dell’aglio locale che è di grande qualità, molto aromatico, con bulbi piccolini a tunica rossastra, ognuno dei quali ha 6/8 spicchi, ed è privo di spicchi centrali. Un tempo nelle serate estive - dopo il raccolto che avveniva tra la fi ne di luglio e la prima decade di agosto - si intrecciavano lunghe reste che venivano appese fuori dalle case e consumate a poco a poco. Oggi l’aglio è confezionato in piccoli mazzetti da 4-5 bulbi e si conserva anche per un anno. Lo strok è particolarmente adatto alla produzione di salumi perchè è dolce, privo dell’aroma a volte acre delle varietà più comuni. Le coltivazioni della vallata sono naturali, la concimazione avviene con letame bovino e solo raramente servono trattamenti antiparassitari. Il Presidio è nato per valorizzare questo piccolo patrimonio di biodiversità: l’unica strada possibile per dare un futuro alla comunità resiana, per evitare l’emigrazione dei suoi abitanti alla ricerca di un lavoro nelle industrie della carta o dell’elettronica, e per dare vitalità a un’area protetta che non vuole essere un semplice museo naturale…”36.Si tratta di un’iniziativa su cui la comunità sta riponendo grosse speranze per il futuro della Valle perché permette di recuperare terreni per l’agricoltura, crea un’integrazione di reddito per i produttori e favorisce una promozione territoriale e turistica. Si tratta cioè di un

vero e proprio traino per l’attività agricola e, di conseguenza, per la ristorazione locale. In particolare il riconoscimento come presidio Slow Food ha permesso da un lato, una riconoscibilità del prodotto a livello internazionale, con il conseguente ampliarsi del mercato, dall’altro ha imposto un disciplinare di produzione che garantisce la qualità del prodotto. Inoltre, come in ogni presidio Slow Food, è nata l’associazione dei produttori che si riunisce mensilmente per confrontarsi sull’andamento della produzione. E’ stato possibile partecipare ad uno di questi incontri in cui sono stati presentati i dati relativi alla produzione 2008. Dall’incontro sono emersi alcuni elementi che hanno poi ispirato in maniera concreta la proposta di laboratorio, come:- le dimensioni ridotte dei terreni (in media 174 m2 per produttore) legate sia alla particolarità della coltivazione, che viene realizzata praticamente senza l’ausilio di mezzi meccanici, sia per i problemi di polverizzazione fondiaria che colpiscono tutta la montagna friulana;- un generale aumento della produzione: dal 2004 al 2007 il numero di bulbilli seminati è aumentato del 250% e la superfi cie coltivata ha registrato un aumento del 20%;- un aumento del non venduto che tra dal 6% del 2006 è passato al 23% del 2007 a fronte di un leggero aumento delle vendite passate da 34,45 kg a 36,38 kg per produttore;- una maggiore perdita legata alla presenza di fattori patogeni, mosca, che è aumentata dal 38% del 2007 al 50% nel 2008 con conseguente aumento delle perdite passate dal 14% al 27%37.A questi dati vanno aggiunte delle considerazioni qualitative come:- la necessità di diffondere delle buone pratiche per la coltivazione dei prodotti e i trattamenti relativi ad agenti patogeni;- le diffi coltà ad aumentare la produzione legate sia alla polverizzazione fondiaria, e quindi all’indisponibilità di terreni, sia all’impossibilità di accedere alle coltivazioni con mezzi meccanici a causa della mancanza di vie d’accesso adeguate;- presenza di numerose specie autoctone (dai fagioli alle patate dal mais alle pere) che

36 http://www.fondazioneslowfood.it/ita/presidi/dettaglio.lasso?cod=22337 relazione sui Risultati sull’attività produttiva dell’aglio di Resia 2006-2008

Page 216: EcCoLo thesis

216

Il progetto

potrebbero essere valorizzate nella stessa ottica.

6.7.3.2 La propostaViste le premesse l’idea è di creare un laboratorio della decrescita per la diffusione delle buone pratiche agricole per la val Resia e, più in generale, per l’area montana. Le strategie individuate sono:- rivalutazione di specie autoctone o specifi catamente montane;- formazione continua a operatori sul territorio;- coinvolgimento di aziende agricole, enti pubblici, privati cittadini.Gli attori coinvolti principalmente saranno: il Parco delle Prealpi Giulie, Cirmont, l’Associazione dei produttori di aglio, che sono già implicati a vario titolo nel progetto aglio, la Comunità Montana e il Comune, per il supporto istituzionale, e ovviamente le aziende agricole resiane e i privati interessati a partecipare. Esiste poi un sistema di attori secondari che può partecipare su specifi che iniziative o un sostegno generico all’iniziativa: SlowFood, Università di Udine, in particolar modo la facoltà di agraria, l’ERSA, agenzia regionale sviluppo rurale, le associazioni di categoria e ovviamente le associazioni locali che, attraverso eventi e sagre possono promuovere ulteriormente l’iniziativa.

6.7.3.3 Casi studioSant’Orsola, Trentino“…Sant’Orsola è una Organizzazione di Produttori Agricoli, leader in Italia per la coltivazione e commercializzazione di fragole estive, ciliegie tardive e piccoli frutti: lamponi, more, mirtilli, ribes rosso e bianco, fragoline, uva spina.Ha sede in Trentino, a Pergine Valsugana, all’imbocco della Valle dei Mocheni, a 15 Km da Trento.Nata nel 1972 come associazione di volontari diventa Cooperativa nel 1975, ottiene nel 1996 l’importante riconoscimento di “Organizzazione di Produttori” dalla Comunità Europea.Conta attualmente 1.300 soci, dislocati per la maggior parte nelle vallate del Trentino, ma date le richieste del mercato di garantire il prodotto disponibile per l’intero arco dell’anno, Sant’Orsola ha deciso di estendere il proprio bacino produttivo

al di fuori dei confi ni provinciali, con l’adesione di soci nelle zone di Verona e in Calabria…”38.Consorzio della Castagna Val Camonica“…Il “Consorzio della Castagna di Valle Camonica” nasce a Paspardo per iniziativa della locale Amministrazione Comunale e di un gruppo di privati cittadini accomunati dalla volontà di attivare un forte processo di rivalorizzazione del grande patrimonio di castagni della Valle Camonica.E’ nota a tutti l’enorme importanza economica e sociale rivestita dai castagneti nei comuni della valle fi no agli anni sessanta.Negli ultimi decenni questo prezioso patrimonio è andato progressivamente degradando; fortunatamente i castagni sono alberi dalla tempra forte e nonostante lo stato di abbandono e le numerose malattie corticali che li hanno colpiti, quasi tutta la superfi cie un tempo così coltivata è tuttora ricoperta da castagni, alcuni dei quali secolari. Si tratta tra l’altro di una superfi cie in gran parte situata in una delle più affascinanti aree protette della regione e patrimonio di interesse mondiale: la riserva Naturale delle Incisioni Rupestri.All’iniziativa hanno aderito, via via come soci ordinari o sovventori, diverse decine di privati proprietari di castagni, lo stesso Comune di Paspardo, il Consorzio delle Incisioni Rupestri di Ceto-Cimbergo-Paspardo, alcuni Comuni della Valle, la Comunità Montana di Vallecamonica ed il B.I.M. di Vallecamonica.Il Consorzio della castagna di Valle Camonica si propone pertanto:- Il risanamento, il recupero e la valorizzazione economico-produttiva dei castagneti della Valle Camonica contribuendo in tal modo anche alla riqualifi cazione, alla difesa ed alla salvaguardia delle aree montane della Valle.- La creazione di opportunità occupazionali e lo sviluppo di specifi che competenze professionali…”39.

6.7.3.4 Le azioniIn entrambi i casi si tratta di iniziative che hanno saputo trasformare i vincoli agricoli della montagna ( limiti climatici, diffi coltà di lavorazione dei terreni, polverizzazione fondiaria) in vantaggi, o meglio, hanno implementato una strategia agricola economica che non si

38 http://www.santorsola.com/Portale/SantOrsola/it/chisiamo.xml39 http://www.consorziocastagna.it/

Page 217: EcCoLo thesis

217

Il progetto

tabella 6.17: elenco azioni laboratorio

contrapponesse alle caratteristiche del territorio ma che fosse in grado di valorizzarle sviluppando una proposta specifi ca per l’ambiente in cui è stata sviluppata.Si tratta di due esempi che, assieme all’esperienza dell’aglio, dimostrano che l’attività agricola non solo è possibile in montagna ma può diventare un’attività remunerativa a patto che si sviluppi una proposta che sia fortemente legata al contesto ambientale sociale ed economico.In questo senso dovrà muoversi anche il laboratorio che agirà su quattro dimensioni:- la dimensione agricola, con la coltivazione sperimentale di prodotti autoctoni resiani e/o adatti al territorio, la ridiffusione coltivazioni autoctone sul territorio e la diffusione di nuove culture;- la dimensione formativa, con la defi nizione buone pratiche per coltivazioni autoctone e montane, e la formazione continua rivolta sia all’ imprenditore che all’ operatore agricolo;- la dimensione ambientale, con il recupero di terreni e il ripristino del sistema di valorizzazione e tutela del territorio;- la dimensione economica, con la vendita diretta prodotti, attività educative per scuole, laboratori del gusto ed eventi vari.

Nello specifi co saranno implementate le seguenti azioni:- ripristino l’attività agricola (e la tutela valorizzazione ambientale) nel territorio resiano;- implementazione di una banca dati sulla coltivazione in montagna con sementi e buone pratiche;- creazione di un sistema formativo di tipo formale e informale dedicato all’agricoltura in montagna e rivolto sia agli attori coinvolti che a soggetti esterni interessati (scuole, università…);- presenza continuativa di un tecnico di supporto sul territorio;- implementazione di un sistema di vendite e promozione dei prodotti e del territorio.E in un secondo tempo:-creazione di strutture comuni di supporto all’attività agricola come impianti per la trasformazione alimentare.

6.7.3.3 Aspetti tecnico gestionaliLa proposta così sviluppata è stata successivamente defi nita maggiormente dal punto di vista delle azioni da sviluppare e l’ordine

0 Creazione progetto

1 STESURA PROGETTOIdeatore cerca contatto con entiAccordo tra enti e partecipanti (ASSOCIAZIONE)Stesura del piano di massimaInvio domanda a catalizzatore territoriale, nucleo progettazione

1 Start up

1 COMUNICAZIONEVerso aziende agricoli e privati partecipantiVerso l’intero territorio (SENSIBILIZZAZIONE)

2 BANCA DELLE SEMENTIDefinizione classificazionePreparazione di uno spazio per conservarle

3 DATABASE BUONE PRATICHEDefinizione criteri descrittiviImplementazione strumentoIndividuazione spazio per consultazione

4 PROTOTIPIPrime coltivazioni sperimentaliRaccolta e verifica risultati

2 Avvio

1 COMUNICAZIONEComunicazione dei primi risultati sperimentali ai partecipantiIndicazioni generali a coltivatoriCampagna raccolta sementi verso territorio

2 BANCA DELLE SEMENTIRaccolta delle prime sementi Classificazione e conservazioneApertura alla consultazione

3 DATABASE BUONE PRATICHEDefinizione delle prime casisticheApertura ai coltivatoriPresenza tecnico di supporto

4 COLTIVAZIONIAvvio delle coltivazioni diffuseRaccolta e verifica risultati

2 DEFINIZIONE PROGETTODefinizione fasi e responsabiliReperimento fondiInoltro domande per fondi

3 ATTIVITA’ COMUNICAZIONEVerso aziende agricoli e privati partecipantiVerso attori secondariVerso l’intero territorio (SENSIBILIZZAZIONE)

Page 218: EcCoLo thesis

218

Il progetto

tabella 6.17: elenco azioni laboratorio

3 A regime

1 COMUNICAZIONEComunicazione dei primi risultati ai partecipanti e al territorioIncontri di confronto tra partecipanti

1 COMUNICAZIONE

5 FORMAZIONERaccolta richieste delle aziende partecipantiAttraverso sportelli avvio primi corsi con agenzie formative

5 FORMAZIONESia interna per crescita sociSia verso esterno come servizio a scuole

5 SUPPORTO TECNICOCentro di riferimento regionale per l’agricoltura in montagnaSupporto ai soci supporto ad esterni

6 VENDITA e PROMOZIONEConsorzio per la vendita

7 ULTERIORI ATTIVITA’Creazione di infrastrutture comuni (e.g. laboratorio per la trasformazione)

2 BANCA DELLE SEMENTIRaccolta delle sementi Classificazione e conservazioneApertura alla consultazioneRicerca di contatti con altre strutture simili

3 DATABASE BUONE PRATICHEDescrizione di nuove procedureAperto al pubblicoCollaborazione con università ed enti di ricerca

4 Ulteriori sviluppi

2 BANCA DELLE SEMENTI 3 DATABASE BUONE PRATICHEImplementazione con casi anche fuori dalla valleDa esperienze di coltivazione ad esperienze di allevamento

4 COLTIVAZIONI e ALLEVAMENTORicerca di nuovi attoriRazionalizzazione terreni

4 COLTIVAZIONIDiffusione di nuove coltivazioniEsperimenti su procedure

6 SUPPORTO TECNICOPresenza ciclica di un tecnico agronomo esperto di montagna (pagato con voucher finanziamenti) per agricoltori partecipanti.Assistenza anche ad aziende esterne (a pagamento)

7 VENDITA e PROMOZIONEImplementazione sistema vendita direttaUtilizzo dei marchi di qualità degli entiAppoggio a centri multiserviziCreazione di eventi finalizzati

temporale.Per ogni gruppo di azioni sono stati individuati

gli attori e le possibili fonti di fi nanziamenti per realizzarle.

AZIONI

0.1 Stesura progetto0.2 Definizione progetto0.3 Attività di comunicazione

ATTORI

Parco PGCIRMONT

Comune di Resia

Associazioni di categoria

Comunità Montana

ATTORI

AZIONI

1.1 Comunicazione2.1 Comunicazione3.1 Comunicazione

Parco PG

Associazione aglio

CIRMONT

ERSA

Associazioni di categoria

Aziendelocali

Privati

FONDI

finanziamento per laboratori (voucher)Legge regionale sull’innovazione per agricolturaFondi ERSAFondi PSR asse 4 LEADERFondi POR FESR asse 2 obb 1 asse 4 obb 1

FONDIfinanziamento per laboratori (voucher)Legge sull’innovazione per agricolturaFondi ERSAFondi POR FESR asse 2 obb 1 asse 4 obb 1

ATTORI

grafi co 6.31: azioni, attori, fondi

Page 219: EcCoLo thesis

219

Il progetto

ATTORI

ATTORI

AZIONI

1.4 Prototipi2.2 Banca dati sementi2.3 Database buone pratiche2.4 Coltivazioni3.2 Banca dati sementi3.3 Database buone pratiche3.4 Coltivazioni4.3 Database buone pratiche4.4. Coltivazioni e allevamento

Parco PG Comunità Montana

Associazione aglio

ERSA

Aziendelocali Privati

Agronomo

AZIONI

1.2 Banca dati sementi1.3 Database buone pratiche

FONDI

finanziamento per laboratori (voucher)Legge sull’innovazione per agricolturaFondi ERSAFondi PSR asse 4 LEADERFondi POR FESR asse 2 obb 1 asse 4 obb 1

FONDI

finanziamento per laboratori (voucher)Legge sull’innovazione per agricolturaFondi ERSAFondi PSR asse 4 LEADERFondi POR FESR asse 2 obb 1 asse 4 obb 1Interreg Italia-Austria (1,2) Italia-Slovenia (1, 2)asse 4 obb 1

CIRMONTERSA

Associazioni di categoria

Agronomo

ATTORI

ATTORI

grafi co 6.31: azioni, attori, fondi

AZIONI

3.6 Consulto tecnico4.6 Consulto tecnico

FONDI

Proventi vendite ed attivitàFondi POR FESR asse 2 obb 1 asse 4 obb 1

ERSAParco PG

Associazione aglio

Aziendelocali Privati

ATTORI

AZIONI

3.5 Formazione

FONDI

fondi FSEAgronomo

ATTORI

Page 220: EcCoLo thesis

220

Il progetto

tabella 6.18: azioni e costi di start-up

AZIONI

3.7 Vendita e promozione4.7 Vendita e promozione

FONDI

Proventi da vendite ed attività

ERSA Parco PG

Associazione aglio

Aziendelocali Privati

ATTORI

AZIONI

Ulteriori attività (eventi, sviluppo strutture comuni...)

FONDI

Proventi da vendite ed attività

ATTORI

Associazioni di categoria

Parco PGComune Comunità Montana

Associazione aglio Associazioni

locali

Aziendelocali Privati

grafi co 6.31: azioni, attori, fondi

Si sono individuate le voci di costo per lo startup del laboratorio e come potrebbero essere

PROGETTAZIONE (0.1 0.2)

Costi materiali

Costi personaleStesura del progetto (1)

Finanziato da enti nell’ associazione

Finanziato da progettazione (voucher)Finanziato attraverso finanziamenti da leggi

Finanziato attraverso leggiRisorse dei partecipanti

0.1

Finanziato da progettazione (voucher)Finanziato attraverso finanziamenti da leggi

COMUNICAZIONE (0.3 1.1. 2.1 3.1 )

Costi materialispazio (comune, parco)pubblicazioni stampeCosti personaleRelatore (1)

BANCA DELLE SEMENTI (1.2 2.2 3.2 )

Costi materialispazio (comune, parco, Cirmont)attrezzatura spaziosviluppo software databaseCosti personaleInformatico (sportelli)

Finanziato da progettazione (voucher)Finanziato attraverso finanziamenti da leggi

DATABASE BUONE PRATICHE (1.3 2.3 3.3 4.3 )

Costi materialispazio (comune, parco, Cirmont)sviluppo software databaseCosti personaleInformatico (sportelli)Agronomo:raccolta e descrizione buone pratiche,

COLTIVAZIONI (1.4 2.4 3.4 4.4)

Costi materialisementi concimazionemezzi e strumentiCosti personalecoltivatore

Page 221: EcCoLo thesis

221

Il progetto

coperte.L’ultima fase ha riguardato lo sviluppo del

GANNT con un diagramma che quantifi ca l’impegno di ciascuna tipologia di attori coinvolti.

0.1

0.2

1.1

0.3

1.2

1.3

1.4

2.2

2.3 3.3 4.3

2.1

3.1

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3.8

3.7 3.7 3.7 4.7

2.42.4

2.43.4

3.5

4.84.8

4.84.4

3.6 4.6

1 anno 2 anno 3 anno

3.2

grafi co 6.32: GANNT laboratori

Page 222: EcCoLo thesis

222

Il progetto

tabella 6.19: WBS

grafi co 6.33: diagramma coinvolgimento

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enti nell’associazione

aziende agricole privati

CMS sportelli e tecnici

agronomo di supporto

6.8 La dimensione tecnico gestionale Di seguito si è cercato di verifi care gli aspetti tecnici del funzionamento del sistema. In particolar modo ci si è concentrati sulla defi nizione del funzionamento a regime degli sportelli che risultano essere l’elemento fondamentale di tutto il sistema.

6.8.1 Work Break Down Structure, gruppi di lavoro e GANNT generale

L’identifi cazione delle azioni chiave si è basata sull’individuazione di quattro gruppi d’azioni: - le azioni di progettazione che permettono lo start-up di EcCoLo;- le azioni del catalizzatore che possono essere suddivise in: azioni periodiche svolte dalla progettazione; azioni di routine, svolte principalmente dagli sportelli nella gestione dei nuclei d’azione;- le azioni di supporto che individuano l’insieme delle competenze tecniche necessarie al buon

1. Azioni implementazione

4. PROGETTAZIONE SISTEMA BISOGNI- Definire classi di bisogno- Definire parametri per valutazione- Tabella per la classificazione- Implementare database per raccolta dati- Indicazione di modalità di raccolta-Implementare procedura per rielaborazione

5. SISTEMA VALUTAZIONE- Definire criteri valutazione servizi- Procedura per raccolta valutazione- Implementare sistema raccolta informazioni- Implementare procedura per rielaborazione informazione- Definizione criteri valutazione risultati sportelli- Procedura per elaborazione risultati

6. PROGETTAZIONE PROCEDURA IMPLEMENTAZIONE SERVIZI- creazione di classi di servizi in base a sistema voucher- defijnizione procedura - creazione di convezioni con CPIA, agenzie formative- definizione database spazi- definizione database attori

7. DEFINIZIONE SISTEMA VOUCHER- Tipologie e classi di valore- sviluppo sistema punti (come riceverli, scadenza, modalità utilizzo)- definizione entità di aiuti finanziariagli abitanti- implementazione sistema funzionamento- convenzioni INPS Regione (C.d.S.)

1. DEFINIZIONE SPORTELLI- Definizione sede fissa e allestimento- Scelta personale- Formazione del personale

0. ACCORDO TRA GLI ENTI- Revisione statuti- Leggi ad hoc- Creazione di un accordo di programma- Definizione di quanto personale mettere a disposizione- Individuazione attore responsabile operativamente (OpenLeader)- Individuazione grupppo di lavoro tecnico

2. CENTRI MULTISERVIZI- Promozione iniziativa- Creazione di bandi e raccolta adesioni- Allesitmento centri : pc, bacheca, collegamento, acquisto voucher- Definire livello di coinvolgimento- Definire trattamento economico- Stipula contratto- Formazione gestore

3. PROMOZIONE- Comunicazione alla popolazione: - incontri pubblici - campagne informative - voucher promozione ....

Page 223: EcCoLo thesis

223

Il progetto

tabella 6.19: WBS

3. AMMINISTRATIVO CONTABILE- Gestione contratti- Erogazione stipendi- Controllo gestione stampa voucher- Gestione amministrativa generale- Supporto amministrativo ai laboratori

2. Azioni periodiche

1. DEFINIZIONE SCENARI (base quinquennale cfr prog europei)- Indicazioni da Regione, Stato e Comunità Europea- Bisogni e istanze da sportelli- Ricevimento indicazioni da esperti- Definizione procedura partecipata- Formulazione scenari e obiettivi con modalità partecipata- Organizzazione incontri pubblici per confronto e discussione

3. Azioni routine

1. COLLEGAMENTO- Ricezione richieste- Ricerca informazioni (internet, contatto con enti)- Leggere le informazioni- Strutturare e rielaborare- Comunicare (a distanza)- Spostarsi nei centri territoriali- Comunicare (direttamente)

- Aggiornamento sezioni tecniche del sito

2. DEFINIZIONE LINEE GUIDA (quinquennale)- Bisogni e istanze da sportelli- Ricevimento indicazioni da esperti- Cfr con scenari- Cfr con risultati- Definizione linee guida per sportelli- Definizione budget per ogni dimrnensione (sportelli e progetti)

3. VERIFICA e CORREZIONE (annuale)- Bisogni e istanze da sportelli- Cfr dati di esercizio e risultati- Cfr con scenari- Cfr con linee guida e budget- Eventuali correzioni

- Valutazione proposte per laboratori- Finanziamento e sviluppo laboratori

4. VERIFICA TECNICA (trimestrale)- Verifica andamento attività sportelli- Eventuali correzioni(al bisogno)- Supporto ad attività di collegamento- Brief servizi e scelta erogatori- Brief/Supporto per formazione- Supporto per laboratori

4. Azioni supporto

1. TECNICO INFORMATICO- Gestisce PC bacheche e collegamenti- Implementa programmi e dtabase per valutazione, raccolta bisogni, gestione servizi, gestione finanziaria- implementa sistema acquisto voucher- gestione sito e bacheca

2. OSSERVAZIONE BISOGNI- Parlare con gestore centro- Parlare con assistiti- Gestire forum/sondaggi su internet su indicazione tecnica o propria- organizzare incontri pubblici: - collaborazione con enti locali e associazioni - individuazione di un tema - reperimento spazio e mediatore - promozione- rielaborazione dati- raccolta proposte laboratori

3. VALUTAZIONE SERVIZI - Estrazione di un campione di utenti per tipologia di servizio- Chiamare/inviare mail all’utente- Sottoporre un form- Registrare i dati- Rielaborare i datiE RISULTATI- Raccogliere dati di esercizio- Cfr dati di esercizio- Rielaborazione e valutazione

4. IMPLEMENTAZIONE- su indicazione brief verifica tecnica- proposta verificata con gruppo tecnico- definizione servizio e trattamento economico- creazione e pubblicazione bando- colloqui e selezioni- eventuale formazione- contrattualizzazione

7. GESTIONE FORMALE- rapporti con CPIA e Agenzie- trasmissione dati elaborati- convenzioni per corsi a distanza- richiesta corsi “ad-hoc”- gestione voucher formazione

8. GESTIONE NON FORMALE- rapporti con associazioni ed onlus- convenzioni su corsi- gestione voucher formazione

9. EROGAZIONE FORMALE- database spazi- creazione collegamento con internet- promozione e orientamento

10. EROGAZIONE NON FORMALE- database spazi- promozione e orientamento- trasmissione fondi

5. GESTIONE- trasmissione richieste da utente ad erogatore- gestione disponibilità erogatore (ogni 3/4 mesi)- gestione rapporto erogatore con catalizzatore- raccolta e verifica voucher- gestione finanziaria e contrattuale

6. EROGAZIONE- ricevere richiesta- fissare appuntamento con utente- erogazione prestazione- consegna voucher

2. COMUNICATIVO- Gestione contenuto generale sito e bacheca- Gestione pubblicazione mensile- Organizzazione eventi vari- Contatto con enti e attori vari- Informazioni via telefono

Page 224: EcCoLo thesis

224

Il progetto

grafi co 6.34: GANNT generale

funzionamento dell’intero sistema. Le azioni sono state successivamente ordinate

GANNT

1.0

1.1

1.2

1.3

4.1 4.2 4.3

1.4

1.5

1.6

1.7

2.1

2.2

2.4

2.4

2.3

2.3

2.3

2.3

2.4

2.4

2.4

2.4

2.4

2.4

2.4

2.4

3.4

3.4

3.4

3.4

3.4

3.4

3.1 3.2 3.3

3.5

3.7 3.8

3.9 3.10

3.6

1 anno 2 anno 3 anno

su scala temporale attraverso il GANNT.I gruppi di azione così individuati hanno

permesso di defi nire al meglio i pool di lavoro, le loro caratteristiche e il profi lo di chi lo compone.

Page 225: EcCoLo thesis

225

Il progetto

tabella 6.20: gruppi di lavoro e profi li

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Page 226: EcCoLo thesis

226

Il progetto

tabella 6.21: gruppi di lavoro e azioni

Si è giunti così alla defi nizione delle azioni e dei soggetti che le svolgono, permettendo anche

una rilettura del GANNT volta a determinare il grado di coinvolgimento dei diversi gruppi nelle varie fasi di start up e successivamente

TECNICO, INFORMATICOMesso a disposizione dalla regione attraverso INSIEL

Azioni1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.74.1

Gruppi di lavoro

DECISIONALE, POLITICIRappresentanti dei vari enti

Azioni1.02.1 2.2 2.3

DECISIONALE, TECNICISpecialisti messi a disposizione dai vari enti. Sono i responsabili dei laboratori. Si interfacciano siano con il gruppo politico che con quello operativo.Azioni1.1 1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.72.1 2.2 2.3 2.4

OPERATIVO, SPORTELLIOperatori e coordinatori degli sportelli, lavorano sul campo.

Azioni1.2 1.3 1.4 1.5 1.6 1.73.1 3.2 3.3 3.4 3.5 3.6 3.7 3.8 3.9 3.10

TECNICO, AMMINISTRATIVOGestione aspetti amministrativi e contabili

Azioni1.1 1.2 1.6 1.73.5 3.6 3.74.3

OPERATIVO, COMUNICAZIONEGestisce comunicazione. organizzazione eventi e incontri tiene contatti con vari enti

Azioni1.33.3 3.7 3.8 4.2

Page 227: EcCoLo thesis

227

Il progetto

grafi co 6.35: GANNT e attori

1.0

1.1

1.3

2.3

2.3

2.4

3.4

3.4

3.4

3.1 3.2 3.3

3.5

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4.1 4.2 4.3

1.2

1.4

1.5

1.6

1.7

2.4

2.4

2.4

2.4

2.4

2.4

2.4

2.4

3.6

polo decisionale politico

coin

volg

imen

to

polo decisionale tecnico polo operativo comunicazione

polo operativo sportelli sostegno operativo amministrativo

sostegno operativo informatico

2.1

2.2

1 anno 2 anno 3 anno3

.4

2.4

Page 228: EcCoLo thesis

228

Il progetto

tabella 6.22: costi sportelli e centri multiservizi

funzionamento del catalizzatore.6.8.2 La dimensione fi nanziaria

6.8.2.1 Sportelli e centro multiserviziA partire da questi schemi è stato dunque possibile stimare la quantità di lavoro e il

numero di attori necessari per il funzionamento di EcCoLo, rendendo possibile una stima dei costi del sistema. In particolare anche in questo caso si è cercato di defi nire al meglio i costi degli sportelli, in quanto elementi principali del sistema, e dei centri multiservizi.

IZIVRESITLUMORTNECILLETROPS

ilairetamilairetam0051cp00613etnapmatscp0011etnapmats8775onofeleteaigrene0011oiccarb0ittiffa0031acehcab8,6731omusnocidilairetam74,9221omusnocidilairetam5,4419ehcifargeletilatsopeseps5,9221ologniselatot1173immargorpcprepeseps

2,6511itubirtnoceessat 7,5389elatot4,9114inoizarucissa68862elatot68252emigeraelatot

ottiffaelanosrep0005aidesaounnaotaruttaf99022oneipopmetonnanuatsilletrops4,61onroigla52721emittraponnanuemittrapocincet8emittrap0884emittrapeideseudounnaottiffa69266itsilletrops376,604elisnemottiffa57183emittrapicincet3

174401elatotaffitto 8 locali (1 per comune) 39040

enoizamrofenoizamrof042ero001ocincet05452oneipopmetonnanuitneadocincet

94367icincet30291elatot94367elatot

___________________________________________________________________________________________________________65711izivresitlumortnecputrats8,6792illetropsputrats67804izivresitlumortnecenoitseg601602onnaomirpilletrops

sportelli anni seguenti con tecnico part time 167931sportelli anni seguenti senza tecnico 129757

La stima dei costi delle varie voci è avvenuta sulla base di dati forniti dal Parco per le Prealpi Giulie, SUAP di Pontebba e A.S.S. n3 Alto Friuli.Per quanto riguarda gli sportelli i costi del personale sono stati ricavati dal contratto nazionale del pubblico impiego per il personale delle regioni. In particolare gli addetti allo sportelli ed i tecnici di supporto sono stati assimilati alla categoria D1, sulla base dei dati forniti dal SUAP di Pontebba. “…Appartengono a questa categoria i lavoratori che svolgono attività

caratterizzate da:- elevate conoscenze pluri-specialistiche (la base teorica di conoscenze è acquisibile con la laurea breve o il diploma di laurea) e un grado di esperienza pluriennale, con frequente necessità di aggiornamento;- contenuto di tipo tecnico, gestionale o direttivo con responsabilità di risultati relativi ad importanti e diversi processi produttivi/amministrativi;- elevata complessità dei problemi da affrontare basata su modelli teorici non immediatamente

Page 229: EcCoLo thesis

229

Il progetto

tabella 6.23: le due tipologie di voucher

utilizzabili ed elevata ampiezza delle soluzionipossibili;- relazioni organizzative interne di natura negoziale e complessa, gestite anche tra unità organizzative diverse da quella di appartenenza, relazioni esterne (con altre istituzioni) di tipo diretto anche con rappresentanza istituzionale. Relazioni con gli utenti di natura diretta, anche complesse, e negoziale.

ESEMPLIFICAZIONE DEI PROFILI:- lavoratore che espleta attività di ricerca, studio ed elaborazione di dati in funzione della programmazione economico fi nanziaria e dellapredisposizione degli atti per l’elaborazione dei diversi documenti contabili e fi nanziari;- lavoratore che espleta compiti di alto contenuto specialistico professionale in attività di ricerca, acquisizione, elaborazione e illustrazione di dati e norme tecniche al fi ne della predisposizione di progetti inerenti la realizzazione e/o manutenzione di edifi ci, impianti, sistemi di prevenzione, ecc.;- lavoratore che espleta attività progettazione e gestione del sistemi informativo, delle reti informatiche e delle banche dati dell’ente, di assistenza e consulenza specialistica agli utenti di applicazioni informatiche;- lavoratore che espleta attività di istruzione, predisposizione e redazione di atti e documenti riferiti all’attività amministrativa dell’ente, comportanti un signifi cativo grado di complessità, nonché attività di analisi, studio e ricerca con riferimento al settore di competenza.

Fanno parte di questa categoria, ad esempio, i profi li identifi cabili nelle fi gure professionali di: farmacista, psicologo, ingegnere, architetto, geologo, avvocato, specialista di servizi scolastici, specialista in attività socio assistenziali,

culturali e dell’area della vigilanza, giornalista pubblicista, specialista in attività amministrative e contabili, specialista in attività di arbitrato e conciliazione, ispettore metrico, assistente sociale, segretario economo delle istituzioni scolastiche delle Province…”40.I tecnici provenienti dagli enti sono stati invece assimilati alla categoria D3.

Per quanto riguarda il centro multiservizi:- il costo di PC e stampante sono stati ricavati dall’azienda produttrice, la DELL;- per la bacheca si è cercato di stimare un costo al rialzo;- i dati relativi al fatturato sono stati ricavati durante la fase di prototipo;- i costi di cancelleria sono stati ricavati dai costi stimati per gli sportelli (a loro volta basati su dati forniti dal Parco delle Prealpi Giulie)- per il costo della formazione al gestore si sono utilizzati i dati forniti dall’A.S.S n.3 Alto Friuli.Inoltre si è ipotizzato che nella fase iniziale vengano realizzati 8 centri multiservizi uno per comune nei comuni situati nell’area più svantaggiata: Chiusaforte, Dogna, Malborghetto Valbruna, Moggio Udinese, Pontebba, Resia, Resiutta e Tarvisio.

6.8.2.2 I voucherSuccessivamente è stato stimato anche il costo del voucher di cui sono state individuate due tipologie: a base oraria e su prestazione. La prima comprende tutti quei servizi quantifi cabili ad ore mentre il secondo comprende tutti i servizi che invece non possono basare il proprio valore sul tempo.Per i primi, confrontando salari minimi, contratto nazionale delle colf e il contratto nazionale per i dipendenti degli studi professionali e ancora il

40 CNNL Amministrazione pubblica Regioni 1999, Categorie settore pubblico, allegato A Declaratorie

Un voucher per:

consegna della spesa trasporto integrativo fino a 10 km

Due voucher per:

trasporto intergrativo fino a 20 km

Tre voucher per:

trasporto intergrativo fino a 40 km

Un voucher per:

un’ora di pulizieun’ora di riparazioni domesticheun’ora di servizi al paesaggio

Due voucher per:

un’ ora di babysitterun’ ora di assistenza anziani

Tre voucher per:

Erogazione di servizi (cfr I livello contratto nazionale dipendenti studi professionali)

Page 230: EcCoLo thesis

230

Il progetto

tabella 6.25: valore dei voucher

tabella 6.24: blueprint sistema voucher

contratto della pubblica amministrazione delle Regioni, è emerso come 7 euro potrebbe ben rappresentare il valore del singolo voucher. Per i voucher a prestazione, non riuscendo a trovare un elemento universale su cui basarne il valore, si è deciso, almeno per questa fase, di stimarne il valore sulla base dei servizi ipotizzati che si avvallerebbero di questa particolare tipologia, il trasporto e consegna a casa della spesa.In particolare si è defi nito uno spostamento base (20 km andata e ritorno) su cui è stato calcolato il valore incrociando i dati forniti da Via Michelin

Utente desidera servizio si reca al centro multiservizi

Consegna Carta dei Servizi al gestore la inserisce in lettore

Gestore chiede se si vuole usufruire di agevolazioni e integrazioni

Sistema calcola prezzo finale del voucher e lo stampa

Erogazione del servizio

trasmissione dati a CMS e fondo regionale

sistema acquisto voucher

sistema acquisto voucher

trasmissione dati a CMS e fondo regionale

trasmissione dati a CMS e fondo regionale

trasmissione dati a CMS e fondo regionale

Verifica su sistema di prenotazione ed emissione

sistema acquisto voucher

sistema acquisto voucher

Utente consegna voucher ad erogatore

Erogatore consegna voucher a sportello

Promozione dei servizi

Formazione gestore

Centro multiservizi

Centro multiservizi

Centro multiservizi

Centro multiservizi

Centro multiservizi

Centro multiservizi

Centro multiservizi

Gestore

GestoreSistema acquisto voucher

Sistema acquisto voucher

Gestore

Sistema acquisto voucher

Sistema verifica data e disponibilità coferma prenotazione

trasmissione dati a CMS

sistema prenotazione servizi

sistema prenotazione servizi

sistema prenotazione servizi

sistema prenotazione servizi ed acquisto voucher

Utente comunica prenotazione al gestore che inserisce i dati

trasmissione dati a CMS

sistema acquisto voucher e prenotazione servizio

Sistema prenotazione servizi

Sistema prenotazione servizi

Sistema acquisto voucher

Erogatore

sede sportelli Supporto amministrativo

Utente ed erogatore

Piano di promozione EcCoLo e dei servizi

Evidenza fisica

Azioni sportello, gestore, utente, erogatore

On stage Backstage Processi di supporto

Sistema prenotazione servizi

Sistema verifica presenza di agevolazioni e integrazioni

e quelli relativi alla retribuzione della categoria A1 del CNNL della pubblica amministrazione delle Regioni (che corrisponde ai 7 euro orari del voucher). Inoltre è stato defi nito il blue print per il funzionamento dei voucher.Ai dati così individuati è stata aggiunta una provvigione del 5% che andrà al centro multiservizi per ogni voucher venduto. Si è poi anche stimato un’ulteriore 5% che potrebbe essere trasferito al catalizzatore, di cui si tratterà più avanti.

OIRARO

7esab53,0tc%553,0ametsis%5

__________________________________________totale con 10% 7,7totale con 5% 7,4

ENOIZATSERPA20 km

31,0aiserlavnimklaetnarubrac6,2mk02etnarubrac7airaroagap21,0otunimagap4,1nim/mk3,41nim=mk02

costo personale 1,71623,4613,4elatototsoc42,08512,0msc%5

5% sistema 0,2158 0,24

________________________________________totale con 10% 4,7476 4,8totale con 5% 4,5318 4,6

Page 231: EcCoLo thesis

231

Il progetto

tabella 6.26: costi divisi per funzioni

6.8.2.3 Costi ripartiti per funzioni e copertureStimati i costi si è cercato di associarli ad ogni funzione svolta dagli sportelli. Per ogni funzione

COSTI SPORTELLIsportellista 22098,63 66295,9collegamento osservazione e valutazione 70% 15469,041 46407,1servizi 20% 4419,726 13259,2formazione 10% 2209,863 6629,59materiali 25285,883collegamento osservazione e valutazione 70% 17700,118servizi 20% 5057,1765formazione 10% 2528,5883costi tecniciamministrativo 12724,91 38174,7collegamento osserv valut 10% 1272,491 12724,9servizi 85% 10816,174formazione 5% 636,2455informatico 12724,91collegamento osserv valut 65% 8271,1915 12724,9servizi 25% 3181,2275formazione 10% 1272,491comunicativo 12724,91collegamento osserv valut 35% 4453,7185 12724,9servizi 30% 3817,473formazione 35% 4453,7185_____________________________________________________________________________________collegamento osservazione valutazione70% sportello 46407,110% amministrativo 1272,4965% informatico 8271,1935% comunicazione 4453,72materiali 17700,1totale 78105

servizi20% sportello 13259,285% amministrativo 10816,225% informatico 3181,2330% comunicazione 3817,47materiali 5057,18totale 36131

formazione10% sportelli 6629,595% amministrativo 636,24610% informatico 1272,4935% comunciazione 4453,72materiali 2528,59totale 15521_____________________________________________________________________________________CON AFFITTIcollegamento osserv valut 78104,6affitti 4880numero locali con collegamento 8totale affitti 39040totale 117145_____________________________________________________________________________________CON FORMAZIONE START UPcollegamento osserv valut 103554 con affitto 142594servizi 61581formazione 40970

Page 232: EcCoLo thesis

232

Il progetto

tabella 6.27: copertura costi collegamento, osservazione e valutazione

si sono defi nite le coperture dei costi. Per le funzione di collegamento osservazione e valutazione è stato previsto che i costi dei tecnici di supporto e dei materiali siano coperti dagli enti fondatori, ovvero A.S.S n3, Comunità Montana, Parco delle Prealpi Giulie e Agemont, in quanto da un lato la struttura degli sportelli sarà ospitata presso una delle loro sedi e dall’altro i

tecnici di supporto, almeno inizialmente, saranno dipendenti di questi enti prestati agli sportelli. Invece per quanto riguarda il costo dell’operatore allo sportello si è deciso di coprirlo attraverso una quota mensile versata da tutti gli enti che vengono coinvolti dallo sportello o decidono di aderirvi per migliorare il rapporto con l’utenza fi nale.

COLLEGAMENTO OSSERVAZIONE E VALUTAZIONE321,70464olletrops%07

10% amministrativo 1272,4915191,1728ovitamrofni%56

35% comunicazione 4453,71858711,00771ilairetam04093ottiffa246,441711elatot

coperti da enti fondatori con accordo di programma (ore/materiali) (ASS 3, CM, PARCO, AGEMONT)10% amministrativo 1272,491

5191,1728ovitamrofni%5635% comunicazione 4453,7185

8711,00771ilairetam04093ottiffa8815,73707elatot7973,48671atseta

coperti enti soci321,70464olletrops%07

associazione agricoltoriassociazione artigianiassociazione commerciantiassociazione industrialiregioneprovinciacomuni (8)camera di commercioINPSagenzie delle entratesindacati

321,70464elatot5371,8752atseta mensile 214,8477917

Page 233: EcCoLo thesis

233

Il progetto

tabella 6.29: copertura costi formazione

tabella 6.28: copertura costi servizi

Per quanto riguarda i servizi anche in questo caso gli enti fondatori andranno a coprire le spese materiali e quelle dei tecnici di supporto. Per la copertura dello sportello sono invece state realizzate quattro ipotesi:

- sportello coperto dagli enti fondatori;- sportello coperto da una provvigione del 5% su ogni voucher;- sportello coperto da un forfait mensile pagato dagli erogatori, pari a un’ora del loro servizio base;

SERVIZI871,95231olletrops%02

75% amministrativo 10816,17355722,1813ovitamrofni%52

35% comunicazione 3817,47335671,7505ilairetam5822,13163elatot

coperti da enti fondatori75% amministrativo 10816,1735 10% sportello 6629,589 20% sportello 13259,178

5722,1813ovitamrofni%5235% comunicazione 3817,473

35671,7505ilairetam922,1316335936,105925050,27822elatot

36210,8175atseta 7375,409882 9032,8071

inoizircsiadolositrepocrehcuovadolositrepocinoizircsi/rehcuovaditrepoctrops%01871,95231olletrops%02 e 6629,589 20% sportello 13259,178 10% sportello 6629,6 20% sportello 13259 10% 6629,589

592,0592,0rehcuov5497,4133985,9266inoizircsi374221663,64944rehcuovn5497,4133985,9266rehcuov8,2781805035,5473ilisnemrehcuovn4848)21*7(inoizircsi

4848)21*7(inoizircsi

75997599itnetun592,0592,0rehcuov752,2210740415,4tureprehcuovn92938164,936876329,87inoizircsin

86329,8758,751inoizircsin

35195,632111381,37422rehcuovnn voucher al mese 1872,76525 936,3826271n voucher per erogatore al mese 23,7288136 23,72881356

75997599itnetunn voucher per utente al mese 0,18808529 0,094042646n voucher per utente all'anno 2,25702351 1,128511753

- sportello coperto sia tramite la provvigione del 5% sia dal forfait mensile degli erogatori.Il forfait, iscrizione, è stato stimato in sette euro e il numero di utenti è pari al numero di abitanti degli otto comuni.

La copertura della formazione vede sempre gli enti fondatori a coprire i costi fi ssi e i tecnici di supporto mentre gli sportelli dovrebbero ricevere un trasferimento dalle agenzie formative e dai CPIA in quanto svolgono azione di orientamento

FORMAZIONE985,9266illetrops%01

5% amministrativo 636,2455194,2721ocitamrofni%01

30% comunciazione 4453,718562885,8252ilairetam

3236,02551elatot

coperti da enti fondatori5% amministrativo 636,2455

194,2721ocitamrofni%0130% comunciazione 4453,7185

Page 234: EcCoLo thesis

234

Il progetto

tabella 6.30: riassunto copertura costi

tabella 6.29: copertura costi formazione

62885,8252ilairetam62340,1988elatot28067,2222atseta

coperti da agenzie formative e CPIA985,9266illetrops%01

ma soprattutto di rilevazione del bisogno

costi totali per enti fondatori 102500,613 se coprono 10% 109130,2016 se coprono 20% s 115759,79849,9398214055,282722351,52652atseta

costi per enti soci 46407,123costi CPIA agenzie formative 6629,589TOTALE (sportellisti+tecnici+m 5,6978616319,661261523,735551formazione (sportelli e gestore) 115389,43materiali (sportelli+bar) 11435,7418TOTALE primo anno 231886,755

formativo sul territorio.Volendo riassumere:Al primo totale vanno aggiunti i costi di formazione e dei materiali ottenendo così la voce di costo per il primo anno di attività che comprende anche lo start-up sia degli sportelli che dei centri multiservizi.

6.9 Rifl essioni e prospettive

6.9.1 Gli sportelliIn conclusione appare opportuno evidenziare alcune opportunità che EcCoLo offre a lungo termine emerse durante la fase di realizzazione del prototipo.Per quanto riguarda gli sportelli il primo aspetto da sottolineare è come le funzioni di osservazione e collegamento possano migliorare in maniera decisiva la gestione del territorio e la sua progettazione in quanto permettono un continuo monitoraggio quantitativo e qualitativo del comprensorio. In quest’ottica le fi gure degli addetti agli sportelli rappresentano un nuovo ruolo professionale nel settore della pubblica amministrazione che unisce da un lato competenze tecniche e dall’altro l’approfondita conoscenza del territorio diventando la chiave del funzionamento del catalizzatore. Questa professionalità può nel tempo essere spesa non solo in fase di progettazione e collegamento ma anche in quella di erogazione dei servizi: a lungo termine gli addetti agli sportelli, ma anche i

tecnici di supporto, possono facilmente diventare fornitori di servizi ad alta intensità intellettuale capaci, grazie alla profonda conoscenza del territorio, di sviluppare risposte concrete e coerenti con il contesto.Inoltre, nel momento in cui gli sportelli cominciano ad erogare servizi signifi ca che è possibile prevedere una certa autonomia fi nanziaria del sistema.Il sistema di fornitura di servizi al territorio presenta molti aspetti interessanti: permette l’instaurarsi di un’economia terziaria creando occupazione sulla base dei bisogni locali, favorisce l’emersione del lavoro nero e stimola la formazione degli abitanti. Non solo, il sistema dei servizi, rivolgendosi sia a privati che ad enti pubblici, può, a lungo termine, coerentemente con quanto promosso dalla legislazione regionale diventare l’erogatore unico di servizi pubblici al territorio: in questo modo infatti la maggior parte dei servizi oggi svolti dai Comuni potrebbero essere assorbiti dal sistema secondo il modello dello Sportello Unico Attività Produttive. La vera innovazione sta nel fatto che in questo modo potrebbero essere forniti servizi non solo burocratici ma anche legati a contesti più pratici ( come il trasporto, la raccolta dei rifi uti, la manutenzione del territorio…).

6.9.2 I voucher come moneta locale complementareUna considerazione particolare merita di essere

Page 235: EcCoLo thesis

235

Il progetto

fatta a proposito del sistema dei voucher che non solo possono permettere una piccola rivoluzione nella modalità di erogazione dei contributi pubblici, ma a lungo termine, una volta sviluppato un sistema di produttori, sia di beni che di servizi, possono assumere un nuovo ruolo quello di moneta locale.La moneta locale è uno strumento fi nanziario per stimolare e supportare le economie locali la cui validità è stata dimostrata da numerose esperienze a livello mondiale. La moneta svolge principalmente tre funzioni:- una funzione di misura del valore;- una funzione di mezzo di scambio;- una funzione di riserva di valore.La moneta locale soddisfa solamente le prime due funzioni e in questo modo diventa una moneta libera dall’infl azione, la cui circolazione cioè non produce debito. Si crea così uno strumento che è incentivato a circolare piuttosto che ad essere trattenuto, grazie al passaggio dall’interesse ad una tassa che svaluta la moneta se viene trattenuta (demmurage). Stimolare la circolazione della moneta signifi ca aumentare gli scambi ovvero fortifi care l’economia ma anche la comunità. In particolare le varie esperienze hanno dimostrato come una comunità possa trarre vantaggi dall’introduzione di una moneta locale complementare che circola cioè su un territorio delimitato parallelamente alla moneta corrente e può essere spesa in maniera complementare a questa all’interno di una rete di attori economici (consumatori, produttori, commercianti) che ne riconoscono il valore.In particolare la moneta locale rappresenta un voucher speciale che, una volta acquistato (o meglio convertito) circola attraverso numerosi scambi: in questo modo i sette euro iniziali moltiplicano il proprio valore a seconda del numero di passaggi creando ricchezza che rimane all’interno della comunità che l’ha prodotta e non viene dispersa in un sistema più ampio.I vantaggi della moneta locale complementare sono molteplici in quanto stimola il tessuto economico locale e ne favorisce lo sviluppo, il suo buon funzionamento si basa sul fatto che circola molto più velocemente della moneta istituzionale e questo genera alcuni punti critici:

- accettabilità, la moneta dev’essere accettata da un numero critico di utenti;- rete economica, gli utenti devono comprendere tutti gli elementi della fi liera economica: dai consumatori ai commercianti ai produttori, solo in questo modo infatti è garantita una convenienza nell’accettare la moneta da parte di tutti i soggetti coinvolti;- ruolo delle istituzioni, la moneta assume una forte credibilità quando viene accettata anche dagli enti, ad esempio per il pagamento di contributi o tasse;- strozzature, è necessario sviluppare dei meccanismi, come il demmurage, per favorire la circolazione della moneta e sfavorirne la stagnazione.

I voucher utilizzati dal sistema di erogazione dei servizi avrebbero buone possibilità di diventare a lungo termine una moneta locale complementare tuttavia questo è auspicabile solamente quando a livello locale venga ricreata una rete economica che presenti, anche se di piccole dimensioni, produttori di beni e servizi di diverse tipologie che attualmente sono piuttosto carenti 41.

6.9.3 I laboratori della decrescitaI laboratori rappresentano un nuovo strumento assorbito dal mondo economico: si possono considerare in tutto e per tutto come dei poli di ricerca per attività da sviluppare su un particolare territorio. In questo modo viene da un lato sostenuta la ricerca all’individuazione di soluzioni innovative basate sul contesto la cui mancanza cronica è, ad esempio, una delle concause del degrado del territorio considerato. Lo sviluppo di attività basate sulle risorse e criticità del territorio piuttosto che l’assunzione acritica di modelli esterni non solo permette una migliore valorizzazione del locale ma diminuisce drasticamente il rischio di fallimento delle iniziative che viene ulteriormente diminuito dal processo di prototipazione. Come ipotizzato per il laboratorio dell’agricoltura in Val Resia, una volta strutturato il progetto è possibile realizzarlo su piccola scala individuandone e correggendo limiti e criticità , con il risultato di poter trasferire e replicare un’esperienza la cui validità è stata provata e il cui rischio è ridotto ai minimi termini.

41 cfr Margrit Kennedy, La moneta libera da infl azione e da interesse, Arianna Editrice, 2006, Massimo AmatoLuca Fantacci , Introduzione alle monete complementari:storia e istituzioni, Scuola estiva del Trasimeno 2005 Massimo Amato, Luca Fantacci, Monete complementari per i DES Rapporto di ricerca sulla possibilità di utilizzare sistemi di moneta complementare per costituire e rafforzare i rapporti economici e sociali all’interno dei distretti di economia solidali, 2007

Page 236: EcCoLo thesis

236

Il progetto

Questo da un lato permette di offrire agli attori sul territorio la possibilità di attivarsi come attori economici all’interno di progetti testati e verifi cati dall’altro di migliorare l’effi cienza e l’effi cacia dell’utilizzo delle risorse investite, che nell’ottica della progressiva riduzione della disponibilità di fondi europei per l’area interessata a partire dal 2013, diventerà un fattore sempre più critico.I laboratori rappresentano inoltre un’importante polo di formazione di tipo formale e informale, il cui carattere, fi nalizzato su questioni specifi che e pratiche, dovrebbe facilitarne la diffusione tra gli abitanti.

6.10 Conclusioni

6.10.1 La presentazione al territorioPer concludere il percorso di sviluppo del progetto,è stata organizzata, a pochi giorni dalla discussione, la presentazione della proposta al territorio. Alla serata erano presenti 43 persone rappresentative sia dei principali enti operanti sul territorio (Comunità Montana, GAL Open Leader, Agemont e Parco delle Prealpi Giulie) sia degli abitanti intervistati nella prima fase. Alla presentazione è seguito un acceso dibattito che ha visto gli interventi sia di rappresentanti degli enti che degli abitanti. Le questioni toccate sono state di natura piuttosto varia e relative, per quanto riguarda le critiche:- eccessivo impegno fi nanziario del progetto:la questione è stata fatta emergere dal sindaco di Resia, nonché presidente del Parco delle Prealpi Giulie, che ha sottolineato come le amministrazioni comunali non abbiano risorse da investire in questo tipo di progetti. La risposta è stata mostrare

come, secondo la ripartizione dei costi ipotizzata, l’impegno fi nanziario per i comuni sia limitato. Altre risposte sono state fornite sia da esperti sia dai rappresentanti di Comunità Montana e Open Leader che hanno sottolineato come i fondi per realizzare questo tipo di progetti siano previsti sia a livello europeo che regionale.L’intervento del prof. Parmegiani ha poi sottolineato come in realtà il sistema abbia solo costi di avviamento e che in ogni caso è necessario rifl ettere sul prezzo che il territorio sta pagando, e pagherà, per non aver saputo investire in interventi innovativi.- necessità di defi nire al meglio l’aspetto dei voucher:si è confrontato, a partire da un intervento di Fabio Paolini, il ruolo e funzionamento del voucher come previsto dal sistema rispetto alle possibilità in cui attualmente è utilizzato, Ne è emerso come, per il progetto, sia necessario sviluppare una tipologia di buono che abbia una struttura burocratica più snella rispetto alle opzioni attuali.- ruolo degli enti locali:in più interventi, provenienti sia dagli enti locali che

fi g 6.17: la presentazione, interventi

fi g 6.16: la presentazione, interventi

Page 237: EcCoLo thesis

237

Il progetto

dagli abitanti, è emerso come il vero punto critico del progetto sia rappresentato dall’impegno degli enti locali e dalla loro capacità di creare sistema e non solo per quanto riguarda il progetto ma per il futuro del territorio stesso.

Nel complesso quasi tutti gli interventi hanno avuto un carattere positivo e propositivo: si è parlato di speranza futuro e innovazione, e questo sia da parte degli abitanti che degli enti locali presenti.Gigino Di Biasio, uno dei gestori coinvolti nella simulazione del centro multiservizi, ha sottolineato come, a suo avviso, riavvicinare gli enti agli abitanti sia un elemento di estrema importanza per migliorare la gestione del territorio e come promuovere una maggiore circolazione delle idee sul territorio non possa che rappresentare un elemento per stimolare l’avvio di nuove attività. Anche rispetto alla possibilità di creare un sistema per l’erogazione di servizi a livello locale è stata

salutata positivamente come un’importante opportunità per il mantenimento dei giovani sul territorio.Il medico di base di Moggio Udinese, dott. Paolo Cedaro, ha sottolineato come, inizialmente, nessuno credeva all’intuizione avuta per la creazione del polo dell’Agemont quando si è pensato che uno svincolo autostradale potesse diventare un catalizzatore territoriale. Inoltre ha proposto di inviare il progetto a tutti i canditati sindaci dell’imminente tornata elettorale. Rita Nassinbeni, rappresentante di Coldiretti, ha sottolineato come la proposta dimostri che le risorse locali possano davvero rappresentare un’occasione economica. Giuliano Fiorini dell’associazione Vivi Stolvizza ha sottolineato il carattere innovativo dell’idea che va a suo avviso sostenuta.Sergio Chinese, dell’associazione Identità e Tutela, ha sottolineato come sia necessario ripartire dalla raccolta dei bisogni del territorio per proporre nuove

fi g 6.18: la presentazione, i presenti

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Il progetto

soluzioni. Ha fatto emergere anche come l’unica criticità del progetto sia legata al ruolo degli enti che attualmente, avendo creato ciascuno di loro una propria nicchia d’azione, può essere diffi cile convincere a collaborare.Verdiana Camilla Morandi, collaboratrice del Parco, è partita dalla metafora della girandola per sottolineare come il progetto rappresenti uno strumento per portare idee nuove e stimoli sul territorio che siano in grado di superare la quotidianità e forse di provare a creare una prospettiva a lungo termine piuttosto che confrontarsi solamente con i problemi quotidiani.A concludere sono intervenuti i rappresentanti

di Open Leader e della Comunità Montana che hanno sottolineato la validità del progetto in quanto fa emergere alcune novità e innovazioni che andrebbero ovviamente ripensate per essere calate sul territorio. In particolare il presidente di Open Leader, Carlo Toniutti, ha sottolineato come non solo la società disponga dei fondi per realizzare il progetto, asse 4 del PSR, ma che esiste la disponibilità a cercare di capire come possa essere sviluppato.Dunque il concetto di catalizzatore territoriale e delle sue funzioni non solo è stato trasmesso con successo ma ha incontrato l’approvazione del protagonista del progetto: il territorio stesso.

fi g 6.19: la presentazione, interventi

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Fonti

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