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Ecco a voi…

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Quella notte mi svegliai all’improvviso: glom, faceva così caldo che mi sentivo più fuso di una fonduta al gorgonzola… Perché il ventilatore aveva smesso di funzionare? Provai ad avviarlo di nuovo…ma non ci riuscii. Schiacciai l’interruttore per accendere la luce…ma rimase spenta. Raggiunsi a tentoni la finestra per spalancarla…e mi accorsi che l’intera via era così buia che non si distingueva un ratto da un gatto. I lampioni erano tutti spenti! Per mille mozzarelle…doveva essere accaduto qualcosa alla centrale di Topazia! Il mattino seguente l’elettricità non era ancora tornata, così chiesi aiuto al mio amico investigatore Ficcanaso Squitt e a suo cugino, l’inventore Ficcagenio: scoprimmo che il gran caldo aveva spinto tutti gli abitanti di Topazia da accendere condizionatori e ventilatori alla massima potenza, prosciugando l’energia della centrale.

Che cosa potevamo inventarci per risolvere la situazione? Ecco come andò…

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CAPITOLO 1

Dietro i tetti delle case di Topazia, si intravedeva il sole, caldo e impetuoso che, con i suoi raggi, riscaldava maggiormente l’aria d’estate. Oh! Quanto mi sarebbe piaciuto restare ad ammirare questo panorama così surreale…ma per tutte le provole! Anche oggi sono in ritardo. Ah scusate! Mi presento: io sono Stilton, Geronimo Stilton; e sono un tipo, anzi un topo, molto ritardatario. In fretta e furia infilai il primo paio di pantaloni che avevo davanti e la camicia…Bè, quella era sempre la stessa da lavoro! Uscito di casa, sembrava che stessi partecipando ad una vera e propria maratona: correvo come un pazzo. L’asfalto iniziava appena a bruciare quando mi fermai di colpo: le mie ottime zampe da topo erano riuscite ad arrivare in tempo; ed eccolo lì, l’Eco del Roditore, in tutta la sua bellezza, che emanava allegria al pensiero di un’altra giornata di lavoro. Di fretta e furia sfilai le chiavi dalla tasca e salii le scale due gradini alla volta. Non potete capire la rabbia quando, dopo aver aperto la porta dell’ufficio ed essermi avvicinato alla scrivania, mi resi conto che il computer non funzionava: l’elettricità non era ancora tornata.

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Le orecchie mi fumavano; sbattei la porta e mi avviai verso l’uscita. Appena fuori, qualcosa di grande, molto grande, mi si parò davanti ed io ci andai a sbattere contro. Eccola lì…la pancia di mio cugino Trappola! Il muso mi si era appiattito e non ebbi neanche il tempo di riprendermi che il ragazzo paffuto iniziò dicendo: “Per tutti i topi e adesso come faccio?” “Ehi, Trap. Vedo che oggi ti sei svegliato con la coda storta!” “Oh, cugino; è successa una catastrofe…Certo, tu non puoi capire. Oggi non ho potuto cucinare la mia salsa trappolosa a causa della mancanza di elettricità…E senza quella, come posso iniziare al meglio la mia toposissima giornata? CI VORREBBE UN VERO GENIO.” “Ma certo! Ficcagenio Squitt!” In quel momento il telefono squillò.

CAPITOLO 2 Non mi ci volle molto a riconoscere la voce stridula e arrabbiata di mia sorella: “Geronimo, è successo un guaio e ho bisogno del tuo aiuto. Stamattina mi sono alzata, sono entrata in doccia ma, per tutti i gatti, l’acqua calda non voleva uscire!” “Giusto in tempo Tea! Ho trovato chi ci può aiutare. Vienimi a prendere davanti all’ Eco del roditore, ti aspetto qui.” “Non ti muovere, Arrivo subitooooo.” Il rumore della moto di Tea era forte e deciso, come se, migliaia di centinaia di migliaia di gatti giganti stessero attraversando Topazia con le loro zampe sporche e pelose. Il mezzo possente di mia sorella si fermò davanti a me, riempiendomi il muso di un fumo grigio cenere. Tea mi salutò con un cenno della mano e lanciandomi il casco (che per poco non mi colpì in testa) mi invitò a salire dietro di lei. Mi sentivo come in un vero campionato di formula UNO. Ai vostri occhi, miei cari amici, potrà sembrare un’immagine eccitante ed emozionante… Ma io ero bianco come una mozzarella e, avrei scommesso, che se non fossimo arrivati in tempo, il

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giubbotto di pelle nera di Tea sarebbe diventato di un intenso color verde vomito.

L’insegna era chiara e diceva:

Insomma, dovevi avere un pezzo di Emmental al posto del cervello per non capire che eravamo arrivati a destinazione. “Su entriamo!” _______________ “Ficcageniooo, Ficcageniooo…Oh insomma Geronimo, dov’è finita la tua idea geniale? Siamo qui da trenta minuti, possibile che il tuo amico sia sparito magicamente?!” “Suvvia Tea, un po’ di pazienza! Se non fossi l’unica in grado di riportarmi a casa ti avrei già sbattuta fuori da questo laboratorio. Mi stai veramente innervos…” La nostra discussione venne bruscamente interrotta da un forte sbatacchio di cassetti. Io e Tea ci scambiammo uno sguardo. “Che sia forse u-un-la-ladro?” “Oh, Oh, Oh! La cosa inizia davvero a farsi interessante! Mi piace!” Le lanciai uno sguardo terrorizzato e probabilmente lei se ne accorse tanto che se uscì fuori con una delle sue solite battutine provocatorie: “Ehi fratellone, rilassati. Non avrai mica paura, vero?” “Ma no, è solo che il mio sesto senso di topo mi dice che qualcosa non quadra in tutta questa faccenda!” “In questo caso” intervenne Tea “Dobbiamo scoprire cosa. Tieni! Nel caso fosse armato.” disse lanciandomi un oggetto.

Questo è il geniale laboratorio del genialissimo genio: Ficcagenio Squitt!

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E così, finii per ritrovarmi con una mazza da baseball sul piede e con un bernoccolo, somigliante in tutto e per tutto ad un grosso pomodoro sulla fronte. Capitolo 3

D’un tratto ero diventato un NINJA: le mie zampe, soffici e curate, oserei dire, sembravano attutire il mio peso, non producendo alcun tipo di rumore. Tea, invece, era emozionata all’idea di diventare la Squirlock Holmes versione donna della situazione. Il ladro era vicino. Me lo sentivo: ci stavamo cacciando in qualcosa di veramente… “Ficcanaso Squitttttt? Non dirmi che il “ladro tanto temuto” in realtà sei tu!” La mia coda smise di tremare perché, anche se non volevo ammetterlo, me la stavo facendo sotto. “Ma quale ladro e ladro, razza di pecoroni! Sono qui perché, bè ecco, perché…A proposito, e voi che ci fate qui?”. Io e Tea ci scambiammo uno sguardo sottecchi. Ma prima che potessi esprimere i miei sospetti Tea iniziò a parlare: “Hai saputo del Black-out in città?” Ficcanaso fece segno di sì col capo: “Mio cugino dice che è stato il gran caldo. Sapete no? ventilatori e condizionatori spararti al massimo…ed eccoci qua. Senza più neanche un briciolo di energia!”

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“Bene, siamo qui proprio per questo. Ficcagenio dov’è? Pensiamo che solo lui ci possa aiutare a mettere fine a questa catastrofe!” “Mi dispiace mia bella topolina, ma oggi lui, lui…Non sta tanto bene ecco, sì, per niente bene! Perciò, mi sa tanto che vi dovrete accontentare della mia genialità!”. Non sapevo se fidarmi più di quel tipo, anzi di quel topo. Insomma, lo avevamo chiaramente sorpreso a frugare nei cassetti del cugino. Eppure Ficcanaso lo conoscevo da un secolo… Ah, Che confusione! Dovevo assolutamente chiarire la situazione. Mi avvicinai, ma prima che potessi dire “Squit”, minuscoli gusci di pistacchi, mi fecero rimbalzare in aria e cadere a terra sulla mia coda, che adesso implorava pietà! Quando riaprii gli occhi, ci misi un po’ a rialzarmi, ma questo non perché ero stordito, tuttavia, da questa visuale, riuscivo a scorgere i più inaspettati particolari del laboratorio: riuscivo a vedere la C.R.O.S.T.A., una delle invenzioni di Ficcagenio Squitt, i suoi molteplici esperimenti e i cartelloni che

annunciavano a gran voce la vincita di qualche centinaia di concorsi.

Per tutte le caciotte. “Ci sono!” urlai; e con una capriola provai a tirarmi su. Purtroppo fallii e dovetti alzarmi arrancando. Tuttavia il mio entusiasmo era forte ed esplosivo come prima: “E se, in realtà, Ficcagenio non fosse l’unico?” Tea e Ficcanaso mi seguivano incuriositi: “Voglio dire: e se in tutta la città vi fossero tanti mitici abitanti dalla mente “topogeniale”?” “Vuoi chiedere ad ognuno di loro se ha un’idea?” “Oh, Tea, mi meravigli. Qual è il modo migliore per radunare i geni in un unico e favoloso posto?”

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“UN CONCORSO!” esclamammo io e Ficcanaso all’unisono.

CAPITOLO 4Tutto sembrava andare come stabilito: Tea, Ficcanaso ed io, stavamo preparando i manifesti che sarebbero poi stati appesi in tutta Topazia. Sue essi vi era scritto in modo MOOOLTO chiaro:

Vi aspettiamo Giovedì 17 dalle h. 15.00 in Piazza Pietra che Canta… NON MANCATE!

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In parole povere, ognuno avrebbe dovuto presentare un’invenzione da lui creata, allo scopo di riuscire a far tornare l’energia a Topazia. Insomma, questa sì che era un’idea geniale! E così, a partire da domani, Domenica 13 agosto, i nostri concorrenti avevano cinque giorni per ideare, progettare e realizzare una piccola ma utile invenzione. Il premio? Un articolo in prima pagina sull’Eco del Roditore. Io e Ficcanaso eravamo eccitati, soprattutto perché il compito di giudicare tutti quei marchingegni sarebbe spettato a noi! E così, quella sera, dormii felice, consapevole che ancora una volta, saremmo riusciti a trovare la soluzione giusta.

CAPITOLO 5Il GRANDE giorno era arrivato e stamattina, dopo essermi sciacquato il viso con l’acqua fredda, un po’ per svegliarmi e un po’ perché non avevo scelta, ed essermi vestito, uscii di casa con un sorriso a trentadue denti. Fortunatamente iena aveva accettato di aiutarci con l’allestimento di un piccolo palco; bè, innamorato pazzo com’era, avrebbe fatto di tutto pur di far colpo sulla mia sorellina. Il sole era alto e creava l’atmosfera giusta per il concorso più spettacolare di tutta Topazia. Il banco dei giudici era proprio di fronte al palco. Era abbastanza grande, di legno scuro, forse Olmo, ed emanava una tale importanza da rendermi ancora più emozionato. Vi passai la zampa sopra; era ruvido e le venature del legno si increspavano a contatto con i miei peli di topo. Dopo essere riuscito a togliere la dannata spina che tanto a fondo si era conficcata, alzai lo sguardo. Il palco era incantevole. Per qualunque estraneo privo di emozioni quello rappresentava solo un rialzo di legno, ma per me, quello rappresentava parte di un piccolo successo personale, stava a significare che anche stavolta io, e non solo, eravamo riusciti a trovare la soluzione giusta.

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Quel “Non solo” sta per “AMICI”. Amici come Ficcanaso, Trappola, Tea…Amici come voi, miei cari.

Erano appena le due meno un quarto, l’aria era davvero pesante, o forse ero io ad avere troppa ansia addosso. Sì, ero veramente ansioso; un’ansia particolare, mischiata all’emozione e all’eccitazione. Al solo pensiero mi si RIZZAVA la coda. Ero elettrizzato! Mancava poco più di un’ora ma io era come se la vedessi già: la determinazione negli occhi dei concorrenti. Le tre meno dieci, era come se il tempo volasse veloce, lanciando dall’alto boccacce a noi comuni mortali. Distrattamente vidi in lontananza uno strano topo che, con un deciso gesto della mano, è intento a salutarmi. Ricambiai, non del tutto certo di sapere chi fosse. Indossava uno stravagante impermeabile giallo canarino abbinati al cappello e dei bizzarri pantaloni rossi a quadri. Ma certo! Il mio socio Ficcanaso! Pochi minuti dopo ero strapieno di allegria, così come la piazza lo era di “spettatori”.

Capitolo 6I concorrenti erano ben piazzati dietro le “quinte”. L’agitazione regnava nell’aria, risultato di lunghi e faticosi progetti. Topazia non era mai stata coì unita e per un attimo mi fermai a pensare che se l’energia non fosse esaurita probabilmente, molto probabilmente, tutto ciò non sarebbe accaduto. Era come un periodo di pausa. Niente lavoro (nel mio caso) niente televisione, telefoni… Insomma una specie di salto nel passato; e forse non era poi coì male! Dovetti scacciare via quei pensieri quando mi sentii strattonare il braccio. Era Ficcanaso che mi avvertiva dell’inizio del concorso. Gli avevo lasciato il compito di annunciare i vari concorrenti e ciò, lo rendeva molto felice, tanto che i suoi enormi denti da topo, oggi, sembravano ancora più grandi!

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La prima era Sally. Quella donna ce l’aveva con me. Ma da buon giudice avrei dovuto mantenere in vigore il mio lato professionale, senza favoritismi. Devo dire che l’idea non le era uscita affatto male; sul palco vi era infatti Sally, seduta una grande cyclette, la quale, stremata dal peso della donna, produceva energia.

Il sorriso sulla sua faccia era compiaciuto; insomma, devo dire che era stata brava e che, a vedere dalla faccia, aveva durato anche un bel po’ di fatica! E poi ecco Tenebrosa Tenebrax la mia amante “non tanto segreta”. Con questa performance avevo pienamente appurato che, oltre ad essere estremamente affascinante, era anche intelligente. E così, mentre lei era impegnata a lanciarmi qualche bacio furtivo, il suo pipistrello correva fiero all’interno di una piccola ruota per criceti.

Dietro le quinte, nel frattempo, mia sorella Tea ed il mio nipotino Benjamin erano in preda ad una crisi da palcoscenico. Ridevano e scherzavano, facendo previsioni ottimiste sul risultato del concorso. La loro, devo dire, era una delle idee più topogeniali fra tutte le invenzioni. Il loro marchingegno, era l’esempio di come un banale oggetto potesse diventare l’elemento predominante in un progetto per salvare Topazia. Soprattutto se il “banale oggetto” non era altro che un gioco per bambini!

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Tutto andava per il meglio e anche da dietro gli occhiali, si riusciva a percepire che perfino lo sguardo di Madame No era sorpreso dell’eccezionale riuscita del concorso. E se pensate che questo sia tutto, ragazzi, non potrete allora credere a ciò che stanno per sentire le vostre orecchie da umani! Volete sapere chi è il vincitore del concorso TOPOGENIALE? Mio cugino Trappola e la sua nipotina Trappy Stilton! Ma credetemi se vi dico che la loro, era davvero un’idea ECCEZIONALE con la “e” GIGANTE. Avevano posto sul palco un bizzarro oggetto color cobalto, sul quale vi era, appoggiato su un piatto, una strana fetta di gorgonzola. L’odore era così pungente da svegliare persino un gatto. “Come può questa idea essere geniale?” penserete voi. Bè, lasciatemi spiegare. L’odore del formaggio, forte ed ELETTRIZZANTE, veniva risucchiato dal macchinario, come se fosse un’aspirapolvere, producendo così energia. Insomma, mio cugino Trappola AVEVA VINTO il concorso.

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CAPITOLO 7 Il mattino seguente, grazie alle molteplici invenzioni accumulate, riuscimmo a stampare l’unico articolo di un’intera settimana. Sul quale, in copertina, il grande sorriso paffuto di Trappola ti invitava ad aprirlo. L’energia era tornata, ma forse, in fondo in fondo, rimpiangevo la vita meno frastornata e movimentata di prima. Una vita senza stress, lavoro, tecnologia…Una vita di PACE. Ahhh, quasi dimenticavo! La sera del concorso, dopo aver finito di ripulire la piazza, io e il mio socio Ficcanaso, decidemmo di andare a fare due passi, camminando di fianco alle case illuminate dal sole basso del tramonto. In quel momento, giunti alla periferia della città, passammo davanti alla centrale, ma uno strano

rumore ed un buffo ciuffo di capelli turchini attirarono la nostra attenzione. Decidemmo di appartarci silenziosamente dietro ad un mucchio di vecchi scatoloni per assistere alla scena: Ficcagenio stava maneggiando furtivamente la centrale elettrica di Topazia… Che stesse commettendo qualcosa di sbagliato? Non riuscii a rispondere che Ficcanaso iniziò a bisbigliare:

“Quel giorno, al laboratorio, mi avete beccato con le mani nel sacco…” era vero “Bè, in realtà, avevo dei sospetti. Sospetti che mi dicevano che fosse stato proprio mio cugino a manomettere la centrale elettrica della nostra città. E così, mentre lui era fuori a sbrigare delle commissioni, ho usufruito di quel tempo per trovare prove e indizi che confermassero la mia ipotesi.” Annuii. Tornava tutto; alla fine Ficcanaso era davvero bravo nel suo mestiere! In quel momento un insetto, forse un ragno, uscì fuori dallo scatolone più grosso: “Un RAAAAGNOOOOO!!! Aiutoooo!” Ficcanaso tentò di tapparmi la bocca, ma ormai non c’era più niente da fare. Ficcagenio si voltò sorridendo:

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“Ehi Geronimo, come mai da queste parti?” “Come mai ci sei TU da queste parti!” esclamò Ficcanaso che adesso aveva assunto l’aria da investigatore professionista. “Andiamo, vuota il sacco…sei stato tu a manomettere la centrale?”. Ficcagenio sembrava sorpreso e incredulo. “C-c-cooosa?” fu tutto quello che riuscì a dire “Lo credi davvero? Ma noooooo. Stavo solo cercando di rimediare al guaio. Ultimamente ho lavorato alla mia nuova invenzione:

La C.R.O.S.T.A. e non ho dedicato molto tempo ad aiutare questa città. Quindi…bè, eccomi qua!” “Mmmm…in effetti ha senso. Non c’erano né prove né tracce delle tue intenzioni nel tuo laboratorio e non sei così geniale come cre…” “Nel mio laboratorio? Via cugino non dirmi che ci sei entrato?!” “Bè, questa è tutta un’altra storia…adesso andiamo a letto che è tardi” tagliai corto; e detto questo ci incamminammo ognuno verso le proprie case, guidati dalle stelle che illuminavo il cielo.

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Capitolo 8 Era una normale domenica mattina. Mi ero svegliato prima del solito e stavo aspettando sul letto che arrivasse l’ora di alzarmi. Ero tremendamente avvolto in riflessioni profondamente personali quando: Drinnnnn-drinnnnn! La sveglia suon… Aspetta, COSA? Premetti l’interruttore della luce. L’elettricità era tornata!

Come prima cosa decisi di chiamare Tea, svegliandola, e le annunciai la nuova notizia. Da una parte ero contento di riiniziare nuovamente la solita routine quotidiana. Ma dall’altra, mi dispiaceva che la nostra avventura fosse finita qui. D’accordo con mia sorella, chiamai Trappola, Benjamin, Ficcanaso, Ficcagenio, Tenebrosa, Trappy, Nonno Torquato, Iena…Insomma, chi più ne ha più ne metta! Il punto è che, avevo un’idea a dir poco F-A-V-O-L-O-S-A! E così, in quel pomeriggio di quella domenica d’agosto, la nostra indimenticabile esperienza avrebbe trovato fine in un comune ma speciale pic-nic nel bosco, per estraniarci, ancora per una volta, da quella che era la tecnologia; per poi ributtarvici nuovamente una volta tornati in città.

Il cinguettio degli uccellini e il fruscio taciturno del vento fra gli alberi rendeva il tutto magico; e mi ritrovai a pensare ad una frase, che ormai da giorni mi echeggiava in testa, e che, adesso, come conclusione, ho deciso di condividere con voi, amici:

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“Non lamentarti delle cose che non hai ma AMA quelle che possiedi!”

Ringraziamenti: Vorremmo ringraziare la professoressa di italiano per averci dato la possibilità di partecipare a questo progetto innovativo. Ma soprattutto voi, speciali lettori, che state leggendo il nostro amabile testo.

Quasi tutti i disegni sono stati INTERAMENTE REALIZZATI Dai ragazzi della classe 3°G