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Pasqua d’altri tempi La Pasqua è tempo di ricordi di anni lontani, quando, ragazzi, attendevamo con ansia la Settimana Santa che pre- parava la Pasca d’Abrili, detta di li pua- rili, da non confondersi con la Pasca di Natali, che era pa li prinzipali, o la Pa- sca di fiori, pa li pastori. Con la Messa del Giovedì Santo iniziava il silenzio delle campane, per rispetto della morte di Cristo. Il loro suono era supplito da una serie di ordigni fonici che annun- ziavano l’inizio delle sacre funzioni. Il più noto era la zirriola (la garganella), una girella dentata in legno che produ- ceva un ruvido gracidio simile al verso delle rane. C’era anche la matracca, di origine spagnola: una tavoletta di legno in cui erano infisse da una parte e dal- l’altra due maniglie in ferro che, facen- do ruotare la tavoletta, sbattevano su di essa. Il suono delle matracche era ac- centuato da quello delle taulitti, stru- mento costituito da tre tavolette lisce, legate da uno spago in modo da lasciare tra di loro la possibilità dell’oscillazio- ne. Prendendo in mano il legnetto cen- trale per il manico e agitandolo si pro- vocava lo sbattimento dei due legnetti laterali, ottenendo un suono simile a quello delle nacchere. Nei giorni prece- denti, si facevano germogliare nei vasi al buio i chicchi del grano che produce- vano lunghi fili di erba color oro. I vasi venivano esposti in chiesa il Giovedì Santo per ricordare il sepolcro di Cri- sto. Si chiamavano, appunto, li sippul- cri. Per le feste pasquali era usanza fare dei pani di due particolari forme: una a sagoma di bambola e una di gallina che cova. Questi pani venivano arricchiti di uno o due uova ficcate nella pasta con la buccia e tenute ferme da trecciuole di pasta. Il pane a forma di bambola era chiamato franca ed era destinato alle bambine, mentre l’altra forma era chia- mata culboni ed era riservata ai ma- schietti. Il Venerdì Santo era il giorno della processione, con gli incappucciati delle confraternite in testa che salmo- diavano gosos simili a questo: Nostra Signora è vinendi/ da Santu Bastianu/ a miccalori in manu – e a lagrimi falen- di / Aeti ‘istu a me’ fiddolu?/ Lu so nommu è Salvadori. A conclusione, il rito dello scravamentu, la deposizione dalla croce, vera e propria sacra rap- presentazione medioevale. I giorni pre- cedenti la Pasqua erano dedicati alle confessioni e il giorno di Pasqua alla Comunione, alla quale ci si avvicinava digiuni dalla Mezzanotte. Le campane sciolte suonavano a distesa, generando un senso di gioia e di liberazione: Cristo era risorto anche per noi! GALLURA Periodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927 & NGLONA N. 7 - Anno XXV - 10 aprile 2017 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - 1,00 L’editoriale di Tomaso Panu C risto è risorto. Concluso il tempo di quaresima la Chiesa gioisce. L’ascolto assiduo della parola di Dio ha predisposto i cuori ad accogliere l’invito alla conversione per morire al peccato e risorgere a vita nuova. Da due- mila anni l’annuncio della vittoria di Cri- sto sulla morte è l’impegno di ogni cri- stiano. A pag. 3 Pasqua 2017 È risorto 20 anni di episcopato N el 20° anniversario del suo episco- pato e 11° di guida della Diocesi di Tempio-Ampurias Monsignor Se- bastiano Sanguinetti, in occasione della Pasqua, consegna alla comunità diocesa- na una lettera pastorale, intitolata “I po- veri interpellano la nostra Chiesa”. Più che un bilancio vuole essere indicazione della mappa che ha guidato questo epi- scopato e, con esso, il cammino della Diocesi in questi anni e che vedrà ulterio- re incremento nel prossimo futuro. L’orizzonte dentro il quale si muove la lettera, breve nell’estensione, ma densa di preoccupazione pastorale, è la prece- dente, intitolata “Siamo membra gli uni degli altri” del 2014, che può essere defi- nita la “magna carta” dell’azione del Ve- scovo Sanguinetti. La nuova lettera si concentra su un’emergenza dalle propor- zioni impensabili: quella della povertà, dell’emarginazione, del disagio economi- co, sociale e morale del territorio. Svolta determinante, nella spinta che il Vescovo ha dato e intende intensificare per i pros- simi anni, è stata la grande crisi econo- mica che ha toccato il nostro territorio negli ultimi 7-8 anni e le due alluvioni del 2013 e 2015, che oltre ai danni materiali e morali arrecati ha contribuito anche a mettere più a nudo una crisi socio-econo- mica fino ad allora non da tutti chiara- mente percepita. Proprio le due alluvioni sono state, da una parte, un formidabile banco di prova della capacità della Chiesa locale di farsi prossima ai bisogni della gente e, dall’altra parte, hanno anche in- dicato una rotta dalla quale la Diocesi non può più deragliare. La ricca esperienza fatta e le numerose iniziative poste in es- sere sono un patrimonio che devono di- ventare sempre più sensibilità comune e partecipata nella comunità diocesana. Po- veri, anziani soli, disoccupati, disagio gio- vanile, immigrati regolari e non, vittime di violenza, soprattutto donne e bambi- ni… sono le grida che si alzano e che non possono rimanere inascoltate. Il Vescovo invita tutti i fedeli a farsi parte attiva nell’ascolto di queste grida e nella possibi- le risposta condivisa. Nell’inserto centrale

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Pasqua d’altri tempi

La Pasqua è tempo di ricordi di annilontani, quando, ragazzi, attendevamocon ansia la Settimana Santa che pre-parava la Pasca d’Abrili, detta di li pua-rili, da non confondersi con la Pasca diNatali, che era pa li prinzipali, o la Pa-sca di fiori, pa li pastori. Con la Messadel Giovedì Santo iniziava il silenziodelle campane, per rispetto della mortedi Cristo. Il loro suono era supplito dauna serie di ordigni fonici che annun-ziavano l’inizio delle sacre funzioni. Ilpiù noto era la zirriola (la garganella),una girella dentata in legno che produ-ceva un ruvido gracidio simile al versodelle rane. C’era anche la matracca, diorigine spagnola: una tavoletta di legnoin cui erano infisse da una parte e dal-l’altra due maniglie in ferro che, facen-do ruotare la tavoletta, sbattevano su diessa. Il suono delle matracche era ac-centuato da quello delle taulitti, stru-mento costituito da tre tavolette lisce,legate da uno spago in modo da lasciaretra di loro la possibilità dell’oscillazio-ne. Prendendo in mano il legnetto cen-trale per il manico e agitandolo si pro-vocava lo sbattimento dei due legnettilaterali, ottenendo un suono simile aquello delle nacchere. Nei giorni prece-denti, si facevano germogliare nei vasial buio i chicchi del grano che produce-vano lunghi fili di erba color oro. I vasivenivano esposti in chiesa il GiovedìSanto per ricordare il sepolcro di Cri-sto. Si chiamavano, appunto, li sippul-cri. Per le feste pasquali era usanza faredei pani di due particolari forme: una asagoma di bambola e una di gallina checova. Questi pani venivano arricchiti diuno o due uova ficcate nella pasta conla buccia e tenute ferme da trecciuole dipasta. Il pane a forma di bambola erachiamato franca ed era destinato allebambine, mentre l’altra forma era chia-mata culboni ed era riservata ai ma-schietti. Il Venerdì Santo era il giornodella processione, con gli incappucciatidelle confraternite in testa che salmo-diavano gosos simili a questo: NostraSignora è vinendi/ da Santu Bastianu/a miccalori in manu – e a lagrimi falen-di / Aeti ‘istu a me’ fiddolu?/ Lu sonommu è Salvadori. A conclusione, ilrito dello scravamentu, la deposizionedalla croce, vera e propria sacra rap-presentazione medioevale. I giorni pre-cedenti la Pasqua erano dedicati alleconfessioni e il giorno di Pasqua allaComunione, alla quale ci si avvicinavadigiuni dalla Mezzanotte. Le campanesciolte suonavano a distesa, generandoun senso di gioia e di liberazione: Cristoera risorto anche per noi!

GALLURAPeriodico della Diocesi di Tempio-Ampurias fondato nel 1927

& NGLONAN. 7 - Anno XXV - 10 aprile 2017 - Nuova serie - Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b L. 662/96 - Sassari - € 1,00

L’editorialedi Tomaso Panu

Cristo è risorto. Concluso il tempo diquaresima la Chiesa gioisce. L’ascolto assiduo della parola di

Dio ha predisposto i cuori ad accoglierel’invito alla conversione per morire al

peccato e risorgere a vita nuova. Da due-mila anni l’annuncio della vittoria di Cri-sto sulla morte è l’impegno di ogni cri-stiano.

A pag. 3

Pasqua 2017 È risorto

20 anni di episcopatoNel 20° anniversario del suo episco-

pato e 11° di guida della Diocesi diTempio-Ampurias Monsignor Se-

bastiano Sanguinetti, in occasione dellaPasqua, consegna alla comunità diocesa-na una lettera pastorale, intitolata “I po-veri interpellano la nostra Chiesa”. Piùche un bilancio vuole essere indicazionedella mappa che ha guidato questo epi-scopato e, con esso, il cammino dellaDiocesi in questi anni e che vedrà ulterio-re incremento nel prossimo futuro.L’orizzonte dentro il quale si muove lalettera, breve nell’estensione, ma densadi preoccupazione pastorale, è la prece-dente, intitolata “Siamo membra gli unidegli altri” del 2014, che può essere defi-nita la “magna carta” dell’azione del Ve-scovo Sanguinetti. La nuova lettera siconcentra su un’emergenza dalle propor-zioni impensabili: quella della povertà,dell’emarginazione, del disagio economi-co, sociale e morale del territorio. Svoltadeterminante, nella spinta che il Vescovoha dato e intende intensificare per i pros-simi anni, è stata la grande crisi econo-mica che ha toccato il nostro territorionegli ultimi 7-8 anni e le due alluvioni del2013 e 2015, che oltre ai danni materialie morali arrecati ha contribuito anche amettere più a nudo una crisi socio-econo-mica fino ad allora non da tutti chiara-

mente percepita. Proprio le due alluvionisono state, da una parte, un formidabilebanco di prova della capacità della Chiesalocale di farsi prossima ai bisogni dellagente e, dall’altra parte, hanno anche in-dicato una rotta dalla quale la Diocesi nonpuò più deragliare. La ricca esperienzafatta e le numerose iniziative poste in es-sere sono un patrimonio che devono di-ventare sempre più sensibilità comune epartecipata nella comunità diocesana. Po-veri, anziani soli, disoccupati, disagio gio-vanile, immigrati regolari e non, vittimedi violenza, soprattutto donne e bambi-ni… sono le grida che si alzano e che nonpossono rimanere inascoltate. Il Vescovoinvita tutti i fedeli a farsi parte attivanell’ascolto di queste grida e nella possibi-le risposta condivisa.

Nell’inserto centrale

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N. 7 Anno XXV 10 aprile 2017

GALLURAANGLONA& var ie2

Papa Francesco conquista MilanoOltre un milione di fedeli milanesi hanno abbracciato Papa Francesconella sua visita a Milano lo scorso 25 marzo. Il successore di Pietro siè rivolto agli ultimi, ai sofferenti, è andato a visitare i carcerati, è statoospite di una famiglia musulmana e poi ha incontrato tutti nello stadio di San Siro. Sui ragazzi hadetto: «Sono sottoposti a zapping continuo, è nostro dovere aiutarli a capire». Riferendosi a loroha affermato: «No al bullismo».

Papa Francesco tra le macerie in Emilia Continua la visita del Papa alle popolazioni terremotate. Dopo Amatrice, lo scorso mese di ottobre,colpita dal sisma il 24 agosto del 2016, nei giorni scorsi il pontefice si è recato in Emila per portaresperanza alle persone colpite dal terremoto del 20 maggio del 2012. «C’è chi resta intrappolatonelle macerie della vita e chi, come voi, con l’aiuto di Dio solleva le macerie e ricostruisce con pa-ziente speranza» ha detto loro Papa Francesco. L’omelia pronunciata a Carpi, intitolata ai martiri,è stata incentrata sulla sofferenza: «È questo il cuore di Dio: lontano dal male ma vicino a chi sof-fre; non fa scomparire il male magicamente, ma com-patisce la sofferenza, la fa propria e la tra-sforma abitandola».

Nuova Serie

Aut. Trib. Tempio Pausania n. 4del 21-12-1960

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Condirettore:Daniela Astara

Redazione:

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Gianni SattaPietro ZannoniTomaso Panu

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Sebastiano SanguinettiGianni Sini - Daniela Astara

Tomaso Panu - Antonella SeddaMarella Giovannelli - Paolo Pala

Suor Stella - Danilo Sias Mario Cannas - Annalisa Atzei

Valentina Forroia - Antonio ImpagliazzoDonatella Sini - Valerio Baresi

Roberto Spano - Giacomo CalviaLuigi Agus - Maria Antonietta Mazzone

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Questo numero di Gallura & Anglonaè stato consegnato alle Poste, per la

spedizione, il 12 aprile 2017.

NOTIZIE DAL MONDO

NOTIZIE DALLA SARDEGNA

Strage di bambini in Siria Raid con i gas sui ribelli. Nella provincia di Idillib il 4 aprile scorso i civili, tra i quali numerosi bam-bini, sono stati esposti ad agenti tossici. Una scena agghiacciante è stata mostrata al mondo: bambinie adulti stesi per strada, seminudi con gli occhi sbarrati nello sforzo di continuare, invano, a respira-re. Mosca parla di gas proveniente da un arsenale ribelle colpito da un bombardamento aereo sirianoe smentisce che il regime di Damasco volutamente, abbia attuato l’attacco chimico. Della strage si èoccupato anche l’Onu. L’Unicef ha detto: “L’umanità oggi è morta”.

Attentato a San PietroburgoUna bomba nella metro di San Pietroburgo, in Russia ha sventrato un vagone e causato la mortedi 14 persone, decine i feriti. L’attentato si è verificato lo scorso 3 aprile. Il presidente Putin ha par-lato subito di terrorismo.

Attentato a Londra Il terrorismo è tornato a colpire in Europa. Ancora una volta è stato l’Isis a rivendicare l’attentato. Preso dimira questa volta il Parlamento inglese a Londra. Identificato da Scotland Yard l’attentatore, si tratta diKhalid Masood, cittadino britannico di 52 anni. Il bilancio è di 5 morti, tra cui l’attentatore.

Mons. Sanna confermato arcivescovo di Oristano per altri due anniPapa Francesco ha confermato per altri due anni mons. Ignazio Sanna alla guida dell’arcidiocesi di Ori-stano. È stato lo stesso arcivescovo ad annunciarlo dalla sua pagina facebook lo scorso 25 marzo. Unbreve messaggio nel quale ha ringraziato il pontefice: «Ringrazio il Papa per la fiducia accordatami echiedo il conforto della preghiera e la condivisione di una nuova passione pastorale. Deus caritas est».

Attentato al sindaco di La Maddalena«Che inquientante segnale». Ha usato queste parole il sindaco di La Maddalena Luca Montella, perdefinire l’attentato subito, lo scorso 30 marzo. Ignoti hanno infatti versato dell’acido sull’auto par-cheggiata vicino alla sua abitazione. Un’intimidazione condannata da tutti. Dalla sua pagina face-book il primo cittadino si è rivolto ai sindaci, vittime, prima di lui: «Ora capisco». E poi allo Stato:«Con l’aumento della disperazione sociale, il primo a salire sul patibolo è sempre e solo il sindaco».

Berchiddeddu: la parrocchia festeggia100 anniLa parrocchia venne istituita daMons. Carmelo Cesarano il 1° aprile1917. Affidata al patrocinio dellaBeata Vergine Maria, onorata comel’Immacolata Concezione, la Comu-nità parrocchiale comprende: SaCastanza, Su Carru, Pedru Gajas, SaPinneta Noa, Sos Coddos, Su TrainuMoltu, Battista e Mamusi. Per cele-brare i 100 anni i festeggiamenti so-no iniziati lo scorso primo aprile conla celebrazione presieduta da mons.Corrado Melis e proseguiranno finoall’otto dicembre, festa dell’Imma-colata Concezione.

NOTIZIE SUL PAPA

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3pr imo p iano a cura de l d i acono Miucc io Demont isGALLURAANGLONA&N. 7 Anno XXV

10 aprile 2017

Le mura scrostate e millenariedella vecchia città di Gerusa-lemme erano ancora addor-mentate nel silenzio; il chiassodel mercato, le grida del “Cru-cifige”, il vocio del baratto e ilbisbiglio del tradimento avevalasciato il posto alla malinco-nia di una notte diversa da tut-te le altre. Nelle taverne, nellevie e nelle stradine semideser-te, non si parlava d’altro che diquel gruppo di uomini che tut-to d’un tratto, erano fuggiti vo-latilizzati in preda all’angosciae alla paura. Tutto quel chiassoche per due giorni aveva para-lizzato e stordito Gerusalemmeora è nullo. Il silenzio regna!Da lontano le greggi dei pastoridi Betlemme, dormono nasco-ste all’ombra degli ulivi, in lon-tananza pare udire quel suonodi cornamuse che solo 33 annifa scandivano i primi passi diquell’Uomo, il figlio di Giusep-pe il falegname! Ora, mi ritrovocol pensiero, anch’ io per queiviottoli in selciato, viottoli bui,silenziosi, dove risuonano an-cora le voci dei soldati romani,viottoli dove respirare a pienipolmoni profumi di millenariaciviltà. Anch’io mi sono nasco-sto dopo aver smarrito le tracce

di quell’Uomo che aggrappatoa una croce, saliva, solo, versoquella collina, piccola e calvatanto da assomigliare a un te-schio. Sulla collina/teschiohanno issato la croce dove pen-zolava il capitano di una ciur-ma di folli che aveva osato sfi-dare le tradizioni millenarie discribi e farisei. Solo, appeso aduna croce con la compagnia diuna donna (sua madre) e di unamico, a sfidare la derisione egli insulti dell’umanità. Tuttigli amici erano fuggiti, terroriz-zati! È ancora notte fonda, magià in due, tre case di Gerusa-lemme c’è qualcuno sveglio, inmovimento, sono le donne in-daffarate. Il gallo accetta la sfi-da che ha sentito proveniredall’altra sponda del Cedron, esarà reso immortale dall’infe-deltà di Pietro. Siamo quasiall’aurora di un mattino ebrai-co, tre donne, da tre tratturi di-versi si trovano all’incrocio,tutte con una sola domanda:«Chi toglierà per noi la pietradal sepolcro?» Hanno paura,ma non tremano, sono terro-rizzate, ma non si dimenticanodi amare. Corrono frettolose,più indietro, c’è quel manipolodi fuggiaschi del Venerdì San-

to, i primi sacerdoti dell’uma-nità, coloro che non hanno ret-to il peso dell’attesa: Pietro eGiovanni, poi Giacomo di Ze-bedeo, Andrea, Filippo, Barto-lomeo ecc. Al sepolcro trovanouna domanda che è una rispo-sta: «Perché cercate tra i mortiColui che è vivo?» Maria, lamadre, l’avevo lasciata lassù,ieri sera con tra le braccial’Amore deriso, sbeffeggiato,crocifisso. Una madre con gliocchi pieni di lacrime, ma conuna serenità sconvolgente, in-canta la sua folle attesa. Allaquale la folla chiede: «Raccon-taci Maria - si interroga la litur-gia dell’antica sequenza - chehai visto sulla via? – e lei don-na del Venerdì Santo esclama:“La tomba del Cristo vivente, lagloria del Cristo risorto. Cristomia speranza è risorto e vi pre-cede in Galilea”». Di fronte allatua superba grandezza, Mariami inchino perché io sono “uo-mo del Sabato Santo” fatico adabitare i Venerdì Santi dellastoria. Aiutami, Maria, a testi-moniare a tutte le famiglie cheincontro, ai volti giovani chetentano di spiccare i voli nellavita, a coloro che, in compa-gnia di Cristo, si inerpicano

lungo il sentiero ostico della vi-ta, a chi ha responsabilità poli-tiche, civili ed educative, a chiseppur lontano, porta nel cuo-re il fascino e la semplicità del-la nostra terra, ai tanti che so-no lontani dalla fede, a testi-moniare con gioia la Risurre-zione di tuo Figlio. Allora a tut-ti davvero un augurio un po’“scomodo”: «Perché cercatetra i morti Colui che è vivo?Non è qui, è risorto». Serena e felice Santa Pasqua diRisurrezione.

Che domande, quale problema,quale importante assillo, anchea Natale dobbiamo impegnarcia scegliere tra Panettone e Pan-doro. Ma a Pasqua? Uovo o Co-lomba? Tutte e due sono già inbella vista e in esposizioni magi-strali sui banconi degli ipermer-cati, ma anche nel piccolo mar-ket sotto casa. Uova di cioccola-to e colombe farcite nel modopiù strano e gustoso! Ma da do-ve arriva questa tradizionedell’uovo di Pasqua? L’uovo inrealtà da sempre ha un grandevalore simbolico. Si pensi soloche gli antichi persiani, egizi egreci lo consideravano come se-gno di vita e sacralità. Il cristia-nesimo, fin dai primi secoli, haripreso questo simbolo dellatradizione antica. L’uovo, asso-miglia a un masso inerte ma inrealtà racchiude al suo internouna vita pronta a nascere e fiori-re. È divenuto simbolo della Ri-surrezione, richiamando un po’il sepolcro del Cristo in cui av-venne la Risurrezione. Qualchepiccola ricerca ci indica che, giànel medioevo, in particolare interra di Germania si hanno te-stimonianze dell’usanza di do-

nare in occasione della Pasquauova bollite e decorate, mentre iricchi si donavano uova d’oroartisticamente cesellate e lavo-rate. Il primo uovo con sor-presa risale al 1883,quando lo Zar Ales-sandro III incaricòil maestro orafo dicorte di prepara-re un uovo diPasqua da do-nare alla Zari-na Maria, suamoglie. Dallemani dell’arti-sta fu forgiatauna meraviglia!Oggi l’uovo dicioccolato, grandeo piccolo, prodottoin serie o artigianalecon sempre una bellasorpresa, costituisce una bellatradizione, gustosa per grandi epiccini. Più recente è la colombapasquale che risale al 1930 circa,quando degli imprenditori lom-bardi pensarono ad una speciedi panettone pasquale. Spigo-lando però nella storia, quellafatta soprattutto di curiosità,scopriamo che anche la colom-

ba vanta origini più antiche, chesi perdono nella leggenda. Sinarra che un re longobardo im-pegnato nell’assedio di una città

(Pavia) vicina al suo regno, sivide offrire in dono dagli

assediati un dolce aforma di colomba

in segno di pace.Il Lunedì del-l’Angelo e/o Pa-squetta è unatradizione dif-fusa soprattut-to in Italia enon appartieneal calendario li-

turgico, infatti illunedì di Pasqua

è per la Chiesa“lunedì fra l’Ottava

di Pasqua”. Come tut-ti sanno il Lunedì del-

l’Angelo, da noi, è un giorno difesta che, meteo permettendo,generalmente si trascorre conparenti e amici nella tradiziona-le gita, o scampagnata, pic-nicsull’erba e attività all’aperto.Sull’origine di questa festa sitrovano indicazioni anche ilnuovo Testamento. I discepolidi Emmaus, infatti, mentre era-

no per la strada verso Gerusa-lemme, incontrano il Signoreappena risorto. Per ricordarequel viaggio, quasi imitando idue discepoli si trascorrerebbeil giorno di Pasquetta fuori ca-sa. Nel Vangelo, invece trovia-mo Maria di Magdala, Mariamadre di Giacomo e Salomeche andarono al sepolcro. Vitrovarono il grande masso chechiudeva l’accesso alla tombaspostato, smarrite e preoccupa-te, cercando di capire cosa fossesuccesso, quando apparve loroun angelo che disse: “Non ab-biate paura, voi! So che cercateGesù il crocifisso. Non è qui! Èrisorto come aveva detto, veni-te a vedere il luogo dove era de-posto”. E aggiunse: “Ora anda-te ad annunciare questa notiziaagli Apostoli”, ed esse si preci-pitarono a raccontare l’accadu-to agli altri. La tradizione haspostato questi fatti dalla mat-tina di Pasqua al giorno succes-sivo (lunedì), forse perché iVangeli indicano “il giorno do-po la Pasqua”, anche se eviden-temente quella a cui si allude èla Pasqua ebraica, che cadevadi sabato.

Non è qui, è risorto!

Uovo o Colomba? E il Lunedì dell’Angelo?

Nell’illustrazione, il primo capitolo di Bereshit (Genesi)

scritto su un uovo. Museo di Gerusalemme

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N. 7 Anno XXV 10 aprile 2017

GALLURAANGLONA& at tua l i tà4

Si è tenuto sabato 18 marzo,presso l’ex Seminario re-gionale di Cuglieri, il se-

minario formativo organizzatodalla delegazione regionale Ca-ritas Sardegna sulla Letteraapostolica “Humanam Progres-sionem” in forma di “Motu pro-prio”di Papa Francesco, con laquale si istituisce il Dicasteroper il servizio dello SviluppoUmano Integrale. In quest’ulti-mo sono confluite le competen-ze di quattro Pontifici Consigli:Giustizia e Pace, “Cor Unum”della pastorale per i migranti equello della pastorale per opera-tori sanitari. Nel testo il Papaesprime l’intento di richiamaretutta la Chiesa a prestare mag-gior attenzione verso l’uomocon tutte le sue fragilità perso-nali, sociali e culturali. Un’occa-sione propizia dunque, che hacoinvolto gli operatori Caritas, etutti coloro che stanno lavoran-do, nelle diverse parrocchie ediocesi, nei vari ambiti delle Pa-storali della Carità, Sociale e delLavoro, delle Comunicazioni,dei Migranti, della Salute e gliUffici Missionari. Presenti al-l’incontro anche alcuni rappre-sentanti dell’Unitalsi e dell’Of-tal. Sono convenuti, mons. Gio-vanni Paolo Zedda, vescovo de-legato dalla Conferenza Episco-pale Sarda per il servizio dellacarità, il sindaco di Cuglieri Gio-vanni Panichi; ospiti d’eccezio-ne mons. Giampietro Dal Toso,segretario delegato del nuovoDicastero per il Servizio delloSviluppo Umano Integrale emons. Angelo Bazzari, direttoredella Caritas Ambrosiana e pre-sidente della Fondazione DonGnocchi che hanno esposto le

loro preziose ed esaurienti rela-zioni. L’apertura dei lavori è sta-ta affidata a don Marco Lai, di-rettore della Caritas diocesanadi Cagliari, che ha spiegato le ra-gioni della scelta della sede diCuglieri: «È qui che la Chiesasarda ha un pezzo di cuore, e do-ve si sta portando avanti da anniun importante progetto, “Unponte sul Mediterraneo”, con ilcomune oristanese, in sinergiacon la regione». Dopo la pre-ghiera iniziale, mons. Zedda hacoordinato i lavori. Mons. DalToso ha offerto una prima lettu-ra degli aspetti ecclesiastico-ca-nonisti della Lettera, scopren-done le prospettive pastorali e siè basata sui punti salienti di co-struzione e organizzazione delnuovo Dicastero. La sintesi dellavoro ha portato alla riflessionesulla questione antropologica(tanto cara a Papa Francesco),sulla dimensione sociale e pa-

storale, ovvero sul soggettodell’attività caritativa (la Chiesa)e sull’oggetto (la persona), duebinomi interdipendenti inquanto è dal soggetto operanteche dipende la caratterizzazionedell’azione che si fa, la Chiesa daparte sua deve invece prestareattenzione alla dignità della per-sona in tutta la sua totalità (ani-ma e corpo) e aiutare l’uomonella sua più grande sfida: la so-litudine. È necessaria alloral’apertura verso l’altro, perchénella relazionalità l’uomo puòdispiegare tutte le sue potenzia-lità e far emergere il bello cheporta dentro, mettendo in giocoil suo desiderio di amore auten-tico, in un cammino che lo libe-ra dall’egoismo e lo conduceall’Amore. «È questa - ha dettoil vescovo concludendo - la fina-lità suprema dello sviluppo per-sonale, la chiave per poter com-prendere il nuovo Dicastero».

Mons. Bazzari ha parlato del do-lore infantile innocente e dellasofferenza del giusto, sottoline-ando la centralità della carità edella giustizia, in un rapporto diinterdipendenza. «La carità - haaffermato- non è solo filantro-pia, mecenatismo, ma è il respi-ro di Dio, l’ennesima potenza, laMisericordia, amore al fratello;in virtù di questo, la giustizia di-venta allora l’amore dei dirittiper i fratelli. Da qui l’invito aguardare “oltre”, a trovare ri-sposte, a migliorare e rigenerarela nostra fede in Cristo, a com-prenderne il mistero della soffe-renza e del dolore umano che,come riteneva don Gnocchi, «sipuò comprendere solo con lasofferenza dei bambini», iconadel dolore innocente così che«chi riesce a sublimare le soffe-renze degli innocenti è in gradodi consolare le pene di ogni uo-mo umiliato dal dolore».

Si è svolta anche a Olbia,lo scorso 2 aprile, la gior-nata dedicata all’auti-

smo, organizzata in città dal-l’associazione SensibilmenteOnlus. Una giornata precedu-ta da proiezioni, reading lette-rari, eventi sportivi, laboratorimusicali e di danza. Un modoper conoscere il mondo dellospettro autistico, le sue pon-tenzialità e le possibilità di in-

tegrazione. Per l’occasione laGallura si è colorata di azzur-ro, le vetrine dei negozi, ad-dobbate con palloncini colora-ti hanno richiamato l’attenzio-ne su questo disturbo del neu-rosviluppo caratterizzato dallacompromissione dell’intera-zione sociale e della comuni-cazione. Un disturbo semprepiù diffuso e di cui ancora lamedicina e la scienza non ne

conoscono le cause. «La cittàancora una volta ha rispostocon un entusiasmo che ci com-muove, che ci fa pensare chequesto è il luogo giusto percoltivare la cultura della diver-sità, dell’accoglienza, della ve-ra inclusione sociale». Hannocommentato Veronica Asara eFederico Filigheddu, presi-dente e vicepresidente di Sen-sibilmente Onlus.

Cuglieri, un seminario sulla lettera apostolica“Humanam Progressionem”

Olbia, grande partecipazione alla giornata per la consapevolezzadell’autismo

di Antonella Sedda

Un momento del seminario

a Cuglieri

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Mons. Emery Kabongo, classe 1940,arcivescovo della Repubblica Democra-tica del Congo, è stato per cinque anni,dal 1982 al 1987, segretario personale diPapa Wojtyla, San Giovanni Paolo II.Era al suo fianco anche durante il secon-do attentato che subì, il 12 maggio 1982

quando a Fatima un prete spagnolo,Juan María Fernández y Krohn, tentò dicolpirlo con una baionetta. A distanza diun anno da quello in piazza San Pietro il13 maggio 1981 quando Ali Ağca, lo ferìgravemente. Attualmente vive nel palaz-zo della Canonica a Roma, a stretto con-tatto con Papa Francesco. Lo incontria-mo a Olbia nella chiesa di Nostra Signo-ra de La Salette. L’occasione è l’ordina-zione presbiterale di Fra Giuseppe Pipi-tone. Mons. Kabongo è amico della co-munità di cui Fra Giuseppe è membro, ipiccoli frati e le piccole suore di Gesù eMaria, fondate da Fra Volantino Verde.E prorpio questa amicizia lo ha portatoin Sardegna e in Gallura. La Santa Mes-sa da lui presiduta in occasione del tri-duo di preparazione per l’ordinazione èstata l’occasione per raccontare ai fedelila sua vita al fianco di un Santo. Consemplicità e tanta umiltà, mons. Kabon-go ha parlato di Giovanni Paolo II comedi una «persona molto buona, che chie-deva le cose sempre con delicatezza, ge-neroso con tutti, e attento alle cose con-crete della vita».

Quando ha conosciuto Papa Wojtyla? «Era il 1980 e mi trovavo come Nunzioapostolico in Brasile. Il Papa venne perun viaggio apostolico. Fui incaricato diaccompagnarlo durante la visita. Un paio

d’anni dopo mi chiamò per aiutarlo comesegretario personale assieme al cardinaleStanislaw Dziwisz. Accettai e trascorsicinque anni al suo fianco».

In che modo, secondo lei, ha realizzato la sua santità?«Sicuramente nella sofferenza, poi haperdonato i suoi nemici. Aveva grande ri-spetto per l’Eucaristia. Celebrava la Mes-sa tutte le mattine alle sette con i due se-gretari e diversi gruppi che venivano perl’occasione. Si preparava sempre alla ce-lebrazione, la viveva con intensità e poi altermine si fermava per il ringraziamento.Credeva nella presenza reale di Cristonell’eucaristia. Era per lui, come si leggenel Catechismo della Chiesa Cattolica:“Fonte e culmine di tutta la vita cristia-na”. Si confessava ogni settimana. Poi eraun uomo di relazione, aveva molti amici.Aveva sempre un grande rispetto perl’uomo, non faceva passare un bambinosenza dargli un bacio. Era voluto da tutti,anche dai delinquenti».

Parliamo degli attentati che ha subito. Ci racconti come ha vissuto quei momenti.«Il primo attentato, quello compiuto inpiazza San Pietro da Ali Ağca, l’ho sapu-to dalla tv. Ricordo di aver pensato:“Inizia male”. Il secondo meno cono-

sciuto ero con lui a Fa-tima. Un prete lo vole-va ammazzare, il Papainvece voleva benedir-lo. Lui si meravigliavache un prete lo volesseuccidere».

Sapevate chec’erano persone che desideravano la morte di PapaWojtyla?«Noi sapevamo che vo-levano uccidere il Papa.Tutti i Papi sono in pe-ricolo».

Come valuta l’operato di PapaFrancesco?«È una persona sempli-ce, non ha mai vissutoin episcopio e adesso vi-ve a Santa Marta. Credoche ogni Papa sia prov-videnziale al suo mo-mento. Paragonarli sipuò, ma dopo la mortedi entrambi».

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L’intervista

di Daniela Astara e Gianni Sini

Mons. Emery Kabongo (segretario personale di Papa Wojtyla):

Vi racconto chi era San Giovanni Paolo II Mons. Emery

Kabongo con San Giovanni Paolo II

Mons. Emery Kabongo

Mons. Emery Kabongo a Olbia prima dell’ordinazione di fra Giuseppe Pipitone con i vescovi Corrado Melis e Sebastiano Sanguinetti

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N. 7 Anno XXV 10 aprile 2017

GALLURAANGLONA& at tua l i tà6

La cultura è unbene comune eprimario, comel’acqua: i teatri,

le biblioteche, i musei, i cinemasono come tanti acquedotti.”Con questa frase di Claudio Ab-bado, Velia e Ottavio Cervohanno salutato i numerosi so-stenitori che, lo scorso 18 mar-zo, hanno affollato la sala del-l’Archivio “Mario Cervo”. Han-no poi illustrato a grandi linee ilricco programma di manifesta-zioni che si svolgeranno neiprossimi mesi. L’Archivio, si-tuato in via Grazia Deledda, aOlbia, costituisce la più impor-tante collezione al mondo dedi-cata alla musica sarda. Seguen-do la passione e la volontà delcompianto Mario Cervo, i fami-liari hanno trasformato il sognodel patriarca in una splendidarealtà. Qui è custodita gran par-te del materiale fonograficoedito con dischi di artisti sardirisalenti ai primi anni del’900 mentre sono datati 1922quelli relativi al repertoriotradizionale sardo. Si tratta dioltre 6000 supporti catalogatie ordinati dall’etnomusicolo-go Paolo Angeli; un lavoro pre-zioso reso possibile anche gra-

zie all’intervento dell’IstitutoSuperiore Regionale Etnografi-co. Ottavio Cervo ha ricordatoche i tesserati “sono la base del-le nostre iniziative. Decine diconcittadini e appassionati dimusica sarda, come soci ordi-nari, ci sostengono con un con-tributo annuale di 20 euro. Trale novità del 2017 c’è il progettoCentopercento nato dalle ri-chieste di alcuni amici che han-no deciso di sostenere l’Archi-vio in modo più consistente.Per avere una discreta autono-mia finanziaria che ci consentala gestione dell’Archivio e l’or-ganizzazione degli eventi, pun-tiamo ad avere 100 soci conquote annuali da 100 euro. Al-l’interno delle nostre serate,concerti, spettacoli, presenta-zioni di libri ed eventi culturalidi vario tipo, i nostri Soci Cen-

topercento, contattati indivi-dualmente tramite SMS, hannoun posto riservato e un accom-pagnatore. Ricevono in ante-prima la nostra newsletter cheli informa delle nostre iniziati-ve con il dovuto anticipo”. All’incontro-aperitivo, coordi-nato da Tommy Rossi, hannopartecipato diversi artisti e tan-ti amici dell’Archivio, frequen-tatori abituali delle serate orga-nizzate nel magnifico giardinocon palcoscenico, parte inte-grante della struttura. Ottavio eVelia Cervo hanno ricordatoche “lo scorso anno abbiamoorganizzato 18 eventi, per uncosto totale di 20 mila euro.Queste spese vanno ad aggiun-gersi a quelle affrontate dall’Ar-chivio per la normale attività digestione, catalogazione e digi-talizzazione di una mole im-

mensa di materiale che, trevolte alla settimana, è a dispo-sizione del pubblico”. I contributi dei sostenitori pri-vati e pubblici sono quindi fon-damentali per garantire il man-tenimento e l’operatività del-l’Archivio. Il calendario dellemanifestazioni prenderà il via ilprossimo aprile con due incon-tri finalizzati all’integrazionemultirazziale e alla conoscenzadelle diverse culture. Seguiran-no escursioni in collaborazionecon altre associazioni, concerticon artisti di rilievo, serate dipoesia, presentazioni di libricon autori di primo piano nelpanorama nazionale, spettacoliteatrali e iniziative culturali digrande spessore e sicuro richia-mo. Il programma dettagliatosarà comunicato nelle prossi-me settimane.

A Olbia l’ArchivioMario Cervo: un patrimoniounico al mondo,una risorsa dasostenere

di Marella Giovannelli

Arzachena, un convegno per riflettere sul prossimoL’incontro è stato organizzato dagli insegnanti di religione del liceo

Mirko Idili confermato segretario generale della Cisl Gallura

Si è parlato di educazione al-l’accoglienza e al sostegno agliimmigrati, della piaga delcommercio illegale di organi edella tratta degli esseri umani,nei giorni scorsi, ad Arzache-na, nel corso del convegno or-ganizzato dagli insegnanti direligione del liceo di Arzache-na. 250 ragazzi delle terze,quarte e quinte del liceo e del-la scuola alberghiera. L’incon-tro ha visto la partecipazionedi Anna Maria Fantauzzi, an-tropologa dell’Università diTorino, e del sottotenente del-la marina Bonfito rientrato dauna esperienza a Lampedusa.Don Romolo Fenu, nella vestedi moderatore del dibattito ha

sottolineato «l’importanza discegliere, di scegliere il bene edi farlo subito. Di non perderetempo nello scegliere il bene,la carità, la vita, e questa di-fenderla sempre». Particolar-mente emozionanti e formati-ve le testimonianze, interval-late dalla proiezione di video efoto molto toccanti sul com-mercio illegale di organi e su-gli sbarchi, ma anche sugli in-terventi della capitaneria per ilsalvataggio dei migranti. Gliorganizzatori hanno spiegatoche il convegno è stato orga-nizzato nell’ambito di un per-corso fatto di tre incontri, fina-lizzati alla «crescita con i ra-gazzi e per i ragazzi».

Mirko Idili ha ottenuto il se-condo mandato consecutivodurante il congresso pro-vinciale che si è svolto loscorso 1 aprile nell’hotelDoubletree by Hilton di Ol-bia e rimarrà in carica finoal 2021. Durante il dibattitoè stato lanciato anche il“Patto per la Gallura” che hatrovato un fronte unito perottenere una forma di go-verno adatta per il nordestdella Sardegna. A completa-mento della segreteria sonostati eletti anche Rosa Ca-sto, riconfermata nel ruolo,e Masino Fresi che prende ilposto di Alberto Farina, dasempre colonna portantedella Cisl gallurese: Farinaproseguirà la sua attività nelsindacato in qualità di se-gretario generale della Fe-

derazione dei pensionati inGallura; il suo saluto alla se-greteria generale provincia-le è stato accolto con com-mozione da Idili.

Mirko Idili

La cultura è unbene comune eprimario, comel’acqua: i teatri,

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L’Amministrazione Co-munale, in sincroniacon la Regione Sarde-

gna, ha approvato l’InterventoTerritoriale Integrato (ITI) Ol-bia “Città Solidale Sostenibilee Sicura”. Parte così l’AgendaUrbana di Olbia, la risposta al-la programmazione europeadove le città occupano un po-sto centrale per sviluppo e lacoesione economica e sociale,attraverso progetti di rigene-razione urbana e di inclusionesociale. Il Comune di Olbiapartendo dal Piano Strategico“Olbia Città d’Europa” e dal-l’Accordo di Collaborazione si-glato l’11 aprile 2016, ha avvia-to e condiviso un’attività di co-progettazione con il CentroRegionale di Programmazionea partire dal 9 novembre 2016,per i quartieri di “Poltu Qua-du” e “Sacra Famiglia”. «Lavocazione dell’intervento inte-grato è il principio di coesioneterritoriale, costituita dall’ap-proccio “place-based”, ovveroche parte dall’attenzione allaspecificità dei luoghi e dellearee fragili - ha detto il sinda-co Settimo Nizzi. L’ITI Olbia

così approvato verrà“sigillato” giovedì 13Aprile alle ore 11.30presso il Museo Ar-cheologico di Olbiacon la sottoscrizionedell’Accordo di Pro-gramma che vale 15milioni e 796 mila eu-ro. Si tratta prevalen-temente di fondi euro-pei, uno stanziamentovitale per la nostra cit-tà proprio perché per-metterà di intervenirein opere di grande im-portanza per lo svilup-po socio-economico».Cinque i campi diAzione, a partire dallariqualificazione natu-ralistica-ambientalecon il “Parco urbano costie-ro/marino”, alla realizzazionedel percorso ciclopedonale,per proseguire sull’Azione 2dedicata all’inclusione sociale,la nascita del “CommunityHub”, passando per l’Azione 3sulla valorizzazione culturale-artistico ricreativa (MusMat;rifunzionalizzazione del Tea-tro Michelucci e la nascita di

una biblioteca artistico-musi-cale internazionale) per arri-vare al campo di Azione 4 de-dicato interamente all’inclu-sione attiva, con i percorsi dicultura d’impresa e di aiutiall’occupazione. «Desideroringraziare – conclude il Pri-mo Cittadino - in primo luogol’Assessore Regionale alla Pro-grammazione Raffaele Paci,

che ha costantemente seguitole fasi della progettazione, lostaff di co-progettazione delCentro Regionale di Program-mazione, lo staff Autorità Ur-bana e tutto il personale delComune di Olbia che, graziealla propria dedizione e al pro-prio lavoro, hanno fattiva-mente contribuito al buon esi-to dell’intervento».

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Olbia, al via la riqualificazione della sponda sudIn arrivo quasi 16 milioni di euro di fondi europei

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N. 7 Anno XXV 10 aprile 2017

GALLURAANGLONA& v i ta ecc les ia le - ga l lu ra8

Una tradizione antica,che affonda le sue radi-ci a oltre cinquecento

anni fa. È il rito di pietà popo-lare de S’Iscravamentu, custo-dito per tutta la città di Olbiadalla confraternita di SantaCroce.Un gruppo di uomini edonne che, con fede e impe-gno, si tramanda negli anni ilcompito di animare le celebra-zioni della Settimana Santa, ilcui culmine è S’Iscravamentu.Una tradizione particolar-mente amata da tutta la cittàche la vive sempre con parte-cipazione e coinvolgimento.

Da quest’anno poi, gli antichiriti entrano nel regolamentocomunale, come eventi cultu-rali da finanziare e promuove-re, alla stregua di San Simpli-cio. Lo ha annunciato l’asses-sore alla cultura Sabrina Serranel corso della conferenzastampa di presentazione dellecelebrazioni che si è svoltanella sacrestia della chiesa diSan Paolo. Ma la novità l’haannuciata il parrocco, donGianni Satta: «Per la primavolta un laico, l’antropologoBachisio Bandinu, salirà sulpulpito e commenterà gli

avvenimentidella passionedi Cristo e por-ta così a compimento quelloche è il senso della pietà popo-lare secondo il Concilio Vati-cano II. Che un laico venga in-vitato e accolga l’invito, pensosia un’offerta di crescita dellafede per tutti, perché nella sto-ria della confraternita si giun-ge così in un doppio binario,da una parte c’è la scena,l’azione, e dall’altra c’è la pa-rola che mancava, un veicoloper rendere più coscienti i laicidella loro vocazione cristiana.

Insomma, c’è unaportata culturale,storica e identita-ria dell’evento».Protagonista dellecelebrazioni sarà,come ogni annoanche la Confra-ternita di SantaCroce, una realtàimportante e sto-rica per Olbia, lacui costituzionerisale al 1502. Nelcorso dell’incon-tro, il priore, Pao-lo Budroni ha ri-volto un invito al-la città: «Siamouna bella realtà,ma piccola, siamo30, tra confratelli

e consorelle, le porte della no-stra confraternita sono apertea tutti, desideriamo che la ric-chezza del nostro patrimonioculturale si diffonda anche trai giovani». Ecco il programma del triduopasquale: giovedì Santo alle 18ci sarà la Messa “In cena Do-mini” con la lavanda dei piedi,la reposizione e l’adorazionedel Santissimo Sacramento. Aseguire alle 21, l’incontro tra laVergine Addolorata e gli stru-menti della Passione con par-tenza dalla parrocchia Prima-ziale di San Paolo apostolo.Venerdì Santo la celebrazionedella Passione del Signore sa-rà alle 18. Alle 21, poi, il rac-conto, la deposizione dallaCroce, S’Iscravamentu e laprocessione del Cristo morto.I canti saranno animati dal“Coro Olbia Folk Ensamble”.Sabato Santo alle 23 la VegliaPasquale. Domenica di Pa-squa la Santa Messa è alle 10.Al termine della Messa, ci saràla distribuzione del pane Pa-squale. Alle 11 e 30 la proces-sione di “S’Incontru” di CristoRisorto con la Madonna, Regi-na Coeli Laetare. Le altre San-te Messe saranno celebrate al-le 12 e alle 19.

«Ho vissuto una giornata in-tensissima, colma di bellezzae di affetti naturali e sopran-naturali». Racconta così, donPaolo Pala, rettore del semi-nario minore della diocesi diTempio-Ampurias, la giorna-ta trascorsa, lo scorso 25 mar-zo nella città di Clj Napoca, inRomania, in compagnia deifratelli della Chiesa greco cat-tolica di Roma. «Ho iniziatocol conoscere don Gianfran-co, parroco a Roma, impe-gnato nella cura pastorale diuna grande parrocchia e hoproseguito la serie di incontricon la conoscenza di padreOlivo, gesuita missionario edi Bogdan nostro fedele e so-lerte autista. Verso le 10.30abbiamo iniziato la divina li-turgia, la cattedrale greco cat-tolica era gremita e compo-

sta. Il vescovo Florentin ci hacondotti all’interno di unasplendida, solenne e numino-sa liturgia... era veramenteimmagine dello splendore delCristo offerto e offerente,espressione di una Chiesa chetanto ha sofferto durante lapersecuzione comunista, af-frontando con dignità il buiodi una clandestinità catacom-bale. Abbiamo vissuto un bel-lissimo pranzo consumatocon l’olio della vera fraternitàsacerdotale, senza cricche esciocchezze. Una full immer-sion in una spiritualità e cul-tura nobili e forgiate nel cro-giuolo del costante confrontomulticulturale e pluriconfes-sionale. Ho ricevuto in donouna moneta del ’500 che rac-conta della Transilvania do-minata dal regno di Unghe-

ria; il conio riporta l’immagi-ne della Madonna, quasi adirci che la sua intercessione èsempre spesa per noi. Auguri

carissimi don Claudiu GeorgeTutu, amico e collaboratoreprezioso della nostra diocesi. Don Paolo Pala».

Il comune ha inserito le celebrazioni nel regolamento delle manifestazioni da finanziare

Settimana Santa a Olbia, un laico commenterà S’IscravamentuL’antropologo Bachisio Bandinu parlerà in “limba”

Don Paolo Pala: «Un’esperienza ecclesiale piena nella cattedrale greco cattolica in Romania»

A sinistra don Claudiu George Tutu

Un momento della conferenza stampa. Da sinistra PaoloBudroni, don Gianni Satta e l’assessore Sabrina Serra

S’Iscravamentu

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+ SEBASTIANO SANGUINETTI

I POVERI

INTERPELLANO LA NOSTRA CHIESA

LETTERA ALLA CHIESA DI TEMPIO-AMPURIAS

NEL XX DI EPISCOPATO

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I POVERI INTERPELLANO LA NOSTRA CHIESA

Carissimi fratelli nel sacerdozio

Fratelli, sorelle e figli tutti nel Signore, nel clima liturgico del Giovedì Santo e del Triduo Pasquale sento forte il bisogno di scrivervi questa lettera per comunicarvi sentimenti, ricordi, auspici e intendimenti che in questa speciale circostanza non posso tenere solo per me.

UN ANNIVERSARIO PERSONALE, MA NON SOLO Il me un significato particolare. Da

sempre, fin dalla nascita, avvenuta nel Giovedì Santo del 1945, il Triduo Pasquale ha segnato profondamente la mia vita, guidandone misteriosamente il corso. Il Giovedì Santo di 20 anni fa, inoltre, venivo nominato vescovo di Ozieri. Ancora, il Sabato Santo di 11 anni fa ricevevo la bolla pontificia di trasferimento a questa Chiesa di Tempio-Ampurias.

Con il passare degli anni ho avuto sempre più chiara la percezione che davvero il Signore mi Gal. 1, 15; Ger. 1,5; Is. 49,1). E la luce della Pasqua,

senza volerlo, è stata il faro che mi ha guidato fino a questo momento.

di grazie al Signore per i chiari segni del suo infinito amore che sempre mi ha riservato, sopperendo a tutte le mie fragilità e incompiutezze.

Tuttavia, i 20 anni di episcopato e gli 11 anni di ministero tra di voi mi portano a non tenere solo per me questo momento, ma a condividere con voi la stessa preghiera, lo stesso rendimento di grazie, gli stessi sentimenti e gli stessi auspici per gli anni che ancora il Signore vorrà consentirci di condividere.

Non vi è in me alcuna intenzione di tracciare bilanci. Sarebbe fuori luogo per almeno due ragioni. Prima di tutto perché il ministero presbiterale ed episcopale non è riconducibile ad alcuna catalogazione o categoria umana unica azione che è propria dello Spirito del

In secondo luogo, perché o delle cose fatte rischierebbe di tralasciare quelle non fatte o fatte male. Per cui, è bene porre

tutto nelle mani e nel cuore del Signore, perché solo Lui sa vedere e giudicare, e soprattutto solo Lui sa essere benevolo e indulgente per le tante omissioni.

Vi è, piuttosto, il bisogno di ricordare a me e a voi, per fissarla nella mente e nel cuore, la strada maestra, il filo conduttore che ci ha guidati in tutti questi anni, per essere, ed esserlo sempre di più, Chiesa, Chiesa di Cristo, così come è nel Suo cuore.

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Il pensiero, a questo punto, va a quanto ci dicemmo il giorno del mio ingresso in Diocesi: Noi siamo Chiesa della Trinità! Non solo perché dal cuore della Santissima Trinità siamo nati, ma perché del mistero trinitario siamo impassono la nostra stessa carne, il nostro essere profondo, la nostra natura, la ragione e il contenuto della nostra missione.

Tutto questo ho cercato di dire nella lettera pastorale alla quale stiamo ispirando il progetto pastorale di questo quinquennio.

Vi scrivo non per ridire ciò che in essa ho già detto, ma per sottolinearne la linea ispiratrice e ad dei percorsi pastorali in essere.

Ebbene, la linea ispiratrice può essere individuata attorno a due icone a me molto care: la dimensione trinitaria della Chiesa e la Lavanda dei Piedi del mio stemma episcopale, vero rito

uto riprodurre nel Pastorale che mi regalaste per il mio ingresso.

Nella Lettera Pastorale citai le parole di San Cipriano che definisce la Chiesa 1 e del Concilio Vaticano II che, ispirandosi a San

Cipriano, parla della Chiesa come

,

dello stesil genere umano. 2 Se Dio è amore, e l'amore che è Dio è relazione tra le Tre Persone divine in un contesto di unità sostanziale, la Chiesa, così come l'universo e soprattutto la creatura umana, è figlia di quell'amore, e in quanto figlia trova nella S. Trinità la sorgente che continuamente l'alimenta, della Trinità è immagine, icona a cui si ispira, della Trinità è manifestazione e la Trinità, infine, è la mèta verso cui tende il suo cammino terreno, il porto, l'approdo finale della storia 3

Se questo è il mistero profondo della Chiesa, non è difficile vedere nella Lavanda dei Piedi agli rivelativa ed attuativa della Chiesa trinitaria. Questa,

da quello più debole, che si china sulle fersporca le mani, capace di annunciare e vivere nel quotidiano il Vangelo della carità, o non è la Chiesa di Cristo.

Questa è la linea maestra che ho cercato di seguire insieme a voi fin dal giorno del mio arrivo tra voi, con nel cuore il monito di un grande Padre della Chiesa: sollecitudine per il suo gregge era una prova di amore verso di lui. 4

Sono stato confortato e incoraggiato negli ultimi quattro anno dal provvidenziale magistero di Papa Francesco, che non cessa ogni giorno di spingerci in questa direzione. Magistero, che sempre più 1 S. Cipriano, De Oratione dominica, 23 2 Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, 1 3 Sebastiano Sanguinetti, Siamo Membra gli uni degli altri, n. 37 4 S. Giovanni Crisostomo, De sacerdotio, 2,4

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è venuto delineandosi come fortemente incentrato sul messaggio della misericordia, pilastro portante, vera architrave della vita e della missione della Chiesa, consegnatoci in modo solenne e impegnativo con il Giubileo Straordinario.

LA LAVANDA DEI PIEDI, ICONA RIVELATIVA E ATTUATIVA DELLA CHIESA TRINITARIA

Per condividere con voi i pensieri che mi sommergono in questo momento, non posso non

partire San Giovanni.

I Sinottici si soffermano unicamente Giovanni.

Ora, mentre mangiavano, Gesù prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e, mentre lo dava ai discepoli, disse: (Mt 26,26)

sono interessati prevalen l pazione e sacramentalizzazione della Pasqua. Essi riportano

convocazione della comunità apostolica e della celebrazione della Pasqua. La celebrazione (leiturghìa) del mistero pasquale è insieme convocazione e istituzione della Chiesa e della comunità cristiana in quanto tale, nonché partecipazione ai frutti del mistero di morte e risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.

Giovanni, invece, sul l frutto esplicativo e attuativo del pane spezzato è il servizio ai fratelli, è il prendersi cura gli uni degli altri.

Questo, il testo di Giovanni: Dio e a Dio ritornava, 4si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. 5Poi versò

acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei asciugamano di cui si era cinto. 6Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». 7Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». 8Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? 13Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. 14Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. 15Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.

Tutti noi comprendiamo che il brano di Giovanni non rappresenta la semplice descrizione cronachistica di un fatto, di uno dei tanti, per quanto importanti, della vita terrena di Cristo. Il contesto (anticipazione della Pasqua, consegna della Pasqua al Suo memoriale da tramandare nel tempo,

attraverso il ministero ordinato del sacerdozio) e le parole che lo accompagnano, ci dicono

proclamazione della strada e dei requisiti per partecipare al mistero stesso di Dio e per godere dei suoi entità della Chiesa e del cristiano!

Di questa icona evangelica giovannea, vorrei cogliere almeno tre passaggi, che ci lasciano importanti suggestioni e contenuti.

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I.- ENTRE MANGIAVANO (Mt 26, 26) I Vangeli fissano lo sguardo sulla comunità apostolica convocata da Cristo per una Cena

speciale, seduta attorno a un tavolo, con Lui capo-tavolo, come una famiglia in un momento di grande e intensa intimità. Cena speciale, perché il pane che Egli spezza è il Suo stesso Corpo, e il vino che egli versa è il Suo Sangue. Una Cena speciale, dove Egli dona se stesso in cibo, per diventare carne viva del Suo corpo mistico che è la Chiesa, nel quale continuerà ad essere vivo e operante per sempre.

Le volte che ho avuto la grazia di entrare tra le mura spoglie del Cenacolo, così come ora si presentanosapere che quelle mute mura racchiudono la memoria di così grande evento, di così immenso mistero di amore: il Cristo, il Figlio di Dio che si consegna, si fa cibo di quello sparuto manipolo di uomini, per farne il Suo corpo mistico destinato ad irradiarsi nel tempo e nello spazio, come presenza viva di Dio, della Sua Parola, del Suo pane di vita, del Suo amore che salva. In quello spazio ristretto, illuminato però dalla vivida luce dello scarno racconto evangelico scorre inevitabilmente nel cuore e nella mente

voluto fondare e istituire: una famiglia umana che sia nel tempo promanazione e sacramento di Lui e del mistero trinitario che la abita!

Undici anni orsono vi radunai nel nome della S. Trinità e su questa scia ho cercato di vivere il mio episcopato tra voi. Facendo tesoro anche del messaggio che Papa Francesco in questi anni ci sta consegnando. Ne richiamo qualche significativo passaggio.

a solennità liturgica di oggi, mentre ci fa contemplare il mistero stupendo da cui proveniamo e verso il quale andiamo, ci rinnova la missione di vivere la comunione con Dio e vivere la comunione tra noi sul modello della comunione divinaaggiunse: Tutto, nella vita cristiana, ruota attorno al mistero trinitario e viene compiuto in ordine a

mistero di comunione e comunità ospitale, dove ogni persona, specialmente povera ed emarginata possa trovare accoglienza e sentirsi figlia di Dio, voluta ed amata. 5

Con identica e ancor più motivata emozione, a distanza di undici anni, in quanto pastore per voi e con voi, sento impellente il bisogno d ai suoi, da Lui sempre intensamente amati, con il bisogno di confermare tale amore perché ne rimanesse traccia

Parafrasando le parole evangeliche di Cristo, con più consapevole forza vi dico ancora una volta: venite a mangiare la Pasqua con me. Venite, nutriamoci del cibo con cui Cristo ha

cuore a lasciarvi, a lasciarci, plasmare che ci avvolge con il manto della sua misericordia. In Lui e con Lui non siamo mai soli. Impariamo, inoltre, ad avvicinarci agli altri con occhi e sentimenti nuovi, puri e liberi nel cuore, sempre pronti a dare prima che a ricevere, a servire, piuttosto che ad essere serviti, senza paura di sporcarci le mani quando siamo chiamati a chinarci per lenire le piaghe di un nostro fratello.

5 Francesco, Angelus, 31. 05. 2015

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Oggi più che mai comprendo che essere vostro pastore, significa per me essere e sentirmi insieme con voi , sé

convocati per ,

parole del salmo 133: quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum cum Christo. uono e quanto e soave che i fratelli viv

Solo uniti , per un verso, sentire il calore e la nte esperienza della solitudine e, ,

essere servi dei nostri fratelli, servi nella Chiesa, perché tutti insieme possiamo sperimentare e annunciare la bellezza e la gioia della comunione e della fraternità.

Fratelli nel sacerdozio e amici tutti, è questo il cudella Chiesa che vi ho consegnato, che ci siamo consegnati a vicenda, con la Lettera Pastorale.

Dio, e mai da Lui lasciata sola in balia alle onde delle nostre personali fragilità e deficienze, e persino dei nostri tradimenti. Abbiamo la consapevolezza di essere uomini e donne claudicanti, soggetti a stanchezze, delusioni, scoraggiamenti. Mai tuttavia ci manca la certezza della luce e della forza dello Spirito Santo, vera linfa vitale che corrobora le ossa infiacchite e che consola i cuori affranti.

Il Cristo Pasquale e Buon Pastore, inoltre, pone in noi un anelito insopprimibile. Egli non solo ama pure di quella che non è mai entrata nel recinto. Egli si prende c no di

Giov. 10, 16) Don Primo Mazzolari, con efficace intuizione, definì la Chiesa

Bellissima immagine, dalla quale sempre farci accompagnare e ispirare! Nessuna famiglia, degna di questo nome, può essere tranquilla se anche uno solo dei suoi membaltri vivono al sicuro tra le mura domestiche.

solo delle poche l mio sguardo di pastore alle moltissime che ne sono fuori, o perché se ne sono andate, o perché non vi sono mai entrate, oppure si fanno vedere solo sporadicamente?

! Questa è la Chiesa che siamo chiamati ad della responsabilità limitata. Questa è la Chiesa che nella celebrazione della Pasqua, nella leiturghia, riscopre ogni giorno il suo essere convocata da Cristo, e da chi in terra ne è stato costituito Pastore, per essere del Suo unico Capo il segno e il sacramento. Chiesa, che riscopre nella Pasqua anche la sua forma e la sua natura trinitaria, in quanto realtà teandrica, cioè, realtà misteriosa per la mente umana, in cui convivono inscindibilmente una dimensione divina e una dimensione umana

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II.- I ALZÒ DA TAVOLA, DEPOSE LE VESTI Sono le parole con le quali il Vangelo di Giovanni inizia il racconto della lavanda dei piedi.

Cristo, concluso il rito del pane e del vino, si alza da tavola, smette il vestito della festa per indossare quello dello schiavo che lava i piedi polverosi del padrone, al suo rientro a casa. Gesto incredibile, fuori

nario, inconcepibile per un Dio. Più che comprensibile umanamente, quindi, Apostoli, di cui Pietro si fa portavoce.

Anche qui, Cristo, prima che con le parole parla con i gesti. Intanto, da seduto che era, egli

funzionale. Ha un suo preciso significato simbolico. Ricordiamo, infatti, che Gesù, quando, nel vangelo di Matteo insegna e detta la sua nuova legge, è

seduto (cfr Mt 5-7). Proprio come pasquale.

mettendo in gioco se stesso, si alza. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. (Giov. 13,15). Il testo greco di Giovanni usa il verbo al presente , si alza, ed è lo stesso verbo che troviamo nella risurrezione, per significare che il monumento vuoto della tomba diventa il monumento pieno . I monumenti stanno in piedi solo nella Risurrezione del Signore. Quelli della carità, come diremo più avanti, non possono essere monumenti vuoti o inutili, bensì casa abitata e scaldata

La carità, la cura del proprio fratello non sono azioni di chi sta seduto, ma di chi va incontro, di chi mette in gioco la propria vita, di chi esce dal proprio guscio e dalle proprie comodità per interessarsi del fratello e mettersi al suo servizio.

Il gesto di Gesù, quindi, appare in tutto il suo significato e portata ecclesiale, che apre la

scaturiscono.

prendersi cura gli uni degli altri.

Non ci può essere vera leiturghia se non si traduce in martyria, cioè, in testimonianza di vita, in frutti concreti di carità e di servizio, in atteggiamenti permanenti di servizio. Leyturghia e martyria si

a con . Ebbene, l

liturgia e testimonianza, mi fannsuccessiva replica di qualche anno dopo. Nessuno di noi può rimuovere dalla memoria la sua scia di morti, di devastazione e di incalcolabili danni sia materiali che psicologici non ancora del tutto assorbiti. Eppure, quella tragica circostanza è stata uno straordinario banco di prova per la capacità della nostra Chiesa diocesana di essere prossima alle migliaia di famiglie colpite, offrendo la disponibilità delle sue strutture e di centinaia di volontari per alleviare i disagi e aiutare tantissime famiglie, quelle più povere, a rientrare nelle loro abitazioni. Ma

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persone colpite e provate n il calore cristiana. Un patrimonio di esperienza e di percorsi umanitari e solidali da non disperdere, di cui fare tesoro, da tradurre in segni, luoghi ed impegno permanenti. Questa, la decisione che maturammo e che iniziammo ben presto ad articolare su diversi fronti della carità.

Anche in ciò quasi a suggello permanente del Giubileo della Misericordia. Al termine di una veglia di preghiera in Piazza San Pietro aggiunse a braccio queste parole:

bbe che come un ricordo,

un ospedale, una casa per anziani, per bambini abbandonati, una scuola dove non ci fosse, una casa per recuperare i (2 aprile 2016) monumento

originale e fontale di memoria, quello di semplice ricordo, quello di esaltazione e glorificazione di un

Papa Francesco assegna a questo termine il significato di . Un significato che associa felicemente al termine Lui il dono più grande di Dio per noi; Lui si è fatto dono misericordioso per noi, offrendosi vittima per la nostra salvezza ed insegnando anche a noi che solo nel dono, nel donarci agli altri realizziamo pienamente noi stesso, la nostra vocazione e la nostra missione.

Il dono è atteggiamento interiore, è gesto concreto, è azione che raggiunge il fratello o la sorella. Ma è anche luogo e spazio dove tutto ciò trova forme concrete e quotidiane di attuazione. Luoghi e spazi dove la miseria degli uomini e delle donne del nostro tempo trovano accoglienza, ascolto, condivisione e accompagnamento, dove le domande di dignità e di aiuto trovano risposte, dove insieme

una carezza, una parola buona, un incoraggiamento.

La cura di tanto disagio e sofferenza che sembrano talora non avere un luogo dove esprimersi, essere custodite, ascoltate e accolte, si articola in più luoghi e modalità dove poter depositare il fardello delle proprie fatiche, come ci fu consegnato fin dalla Chiesa nascente.

Papa Francesco, in occasione della festa del Battesimo di Gesù , nel comunicare i nomi dei 16 nuovi Cardinali, pose questa domanda: "Non vi sembra che abbiamo tutti bisogno di un

mette in gioco, ma quella carità che condivide, che si fa carico del disagio e della sofferenza del fratello?

Il disagio, tuttavia, nel tempo attuale non ha un significato univoco né una soluzione unica. Ha bisogno, quindi, di grande apertura nell'ascolto e di intelligente creatività nella risposta, che non può essere mai rigida, bensì incarnata nella singola storia personale da affrontare e accompagnare.

ostra Chiesa, soprattutto alla generosa opera della Caritas Diocesana, in collaborazione con le Parrocchie, non solo ad intensificare l ma anche a

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porre mano anche ad alcuni , o , secondo la terminologia di Papa Francesco.

Con spirito evangelico di doveroso servizio, non per trarne vanto o gloria umana, grazie al sostegno della Provvidenza divina e alla generosità di tanti, sono già operative diverse stanze di ospitalità fraterna: la Cittadella della Carità, l'Emporio dell'abbigliamento, il Centro di Ascolto antiviolenza per minori e famiglie a Tempio. Si è rafforzata la risposta del micro-credito e dell'antiusura diocesane. In coincidenza con la Santa Pasqua apre le porte anche la Cittadella della Carità di Olbia. Si sta rilanciando e potenziando il servizio presso il Centro Umanitario e il Dormitorio di Olbia, in collaborazione con il Comune, insieme alla gestione degli appartamenti confiscati alla mafia di Via Damiano Chiesa in Olbia, a favore di famiglie bisognose

, già in essere, e nella realizzazione di un orto, grazie al lavoro gratuito dei carcerati a favore dei poveri del territorio. Abbiamo, infine, risposto

erà successivamente.

raccontarci, di condividere e di partecipare, ma soprattutto per dirci che questa è la strada maestra per la nostra Chiesa, per tutta la nostra Chiesa. Nessuno, presbitero o laico, può essere estraneo, distratto o indifferente -focolare

sono non un distintivo da esibire, ma una strada da percorrere insieme, tutti protagonisti e nessuno in panchina!

III. ANCHE VOI DOVETE LAVARVI I PIEDI GLI UNI AGLI ALTRI Veniamo ora al terzo punto, suggeritoci dal Vangelo di Giovanni. Dissi in precedenza, che questa lettera nasce dal bisogno di riconvocare la nostra Chiesa per

confermarci nella fede e nella carità trinitaria, per raccontare e raccontarci le meraviglie che il Signore lo Spirito, ma anche per rinnovare il

mandato che Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.(Giov. 13, 14-15)

il mandato missionario missione, vocazione ineludibile per la Chiesa e per ogni cristiano.

Tale mandato presuppone un ingaggio. Esso non può essere tale se non vi è qualcuno che invia e in nome del quale si opera. Chi intraprende un percorso per proprio conto non è in missione, è in viaggio personale, decidendone traiettorie, soste e mete, senza che a nessuno debba rendere conto. La missione, invece, è invio da parte di qualcuno e per conto di qualcuno, al quale occorre rendere conto.

ben chiaro, nella Chiesa Cristo, capo e maestro e sommo. Ma la sua azione passa attraverso coloro che egli ha costituito pastori e guide del suo gregge, nel Suo nome.

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E se Crist ni missionario si deve ispirare e nel quale si deve ri Messia, in ebraico; il Christòs, del Signore, in greco, destinato ad una missione che è insieme sacerdotale (mediazione tra cielo e terra, proclamazione della parola di Dio) e regale (servizio della carità).

Cristo, tuttavia, non ha tenuto solo per se queste prerogative. Ogni cristiano, con il Battesimo viene reso partecipe dei tria munera, dei tre servizi cristologici, per costituire insieme a tutti i battezzati un unico popolo sacerdotale, come è chiamata la Chiesa da San Pietro, nella sua Prima Lettera. In forza dello statuto battesimale, ogni cristiano è parte viva, attiva e responsabile nel corpo ecclesiale,

Ma per servire e corroborare il sacerdozio battesimale, Cristo ha istituito il sacerdozio ordinato o

ministeriale, con al vertice il grado episcopale, come garante e custode attraverso la carità pastorale.

Tutti insieme, pastori e fedeli, e ognuno secondo il proprio ufficio, siamo inviati dal Signore ad annunciare la buona notizia del Vangelo, ha bisogno di essere inverata nella carità, nella carità operosa, senza la quale la fede non sarebbe credibile. Come Dio fa ciò che dice, altrettanto deve essere per ciascuno di noi.

Il tempo che viviamo e la società che è venuta configurandosi esige più che mai una Chiesa , 6 in uscita missionaria, per

andare dove? Ce lo ricorda lo stesso Pontefice.

che sa andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi. Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia. 7

Il mandato che Cristo ci affida, pertanto, è per una diakonia strutturale, diffusa e permanente della nostra Chiesa.

La fede senza le opere

e vera ha bisogno di essere tradotta in opere coerenti, in fedele testimonianza di vita.

della salvezza. In Dio, infatti, nella storia della salvezza manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, mentre le parole proclamano le opere e illustrano il mistero in esse contenute. 8

Fratelli e sorelle carissimi, io pastore, unto come voi dalla grazia sacramentale del Battesimo, rdine sacro, insieme a tutto il presbiterio

6 Francesco, Evangelii gaudium, 20 7 ivi, 24 8 Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 2

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della comunione, 9 per farne la casa e la scuola del servizio, dove nessuno è padrone, ma tutti siamo servi gli uni degli altri, nel rispetto delle rispettive responsabilità e mandati.

Alla scuola di S. Agostino, sono ben consapevole che il mio mandato episcopale si ramoris officium, nel servizio a carità pastoraleSo bene che sarò guida fedele e solerte del gregge, nella misura in cui sarò anche capace di dare e darvi

a verificarsi mi affido alla vostra preghiera e comprensione. Anche se talora non dovesse trasparire ciò dalla mia vita, vorrei che vi giungesse almeno la mia

forte e profonda convinzione che non abbiamo alternativa, se vogliamo essere Chiesa di Cristo e suoi veri e fedeli discepoli.

Certamente, n e che anche Papa Francesco ci trasmette.

individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si i credenti corrono questo rischio, certo e permanente. Molti vi cadono e si trasformano in persone risentite, scontente, senza vita. Questa non è la scelta di una vita degna e piena, questo non è il desiderio di Dio per noi, questa non è la vita nello

10 Tuttavia, lo stesso Pontefice ci indica la via alternativa. Cristo ci ricorda -

e nelle storie delle sorelle e dei fratelli più bisognosi. Egli sta alla porta del nostro cuore, delle nostre comunità, e attende ,

attravoggi, complesso e interconnesso, la vostra misericordia sia attenta e informata; concreta e competente, capace di analisi, ricerche, studi e riflessioni; personale, ma anche comunitaria; credibile in forza di una coerenza che è testimonianza evangelica, e, allo stesso tempo, organizzata e formata, per fornire servizi sempre più precisi e mirati; responsabile, coordinata, capace di alleanze e di innovazione; delicata e accogliente, piena di relazioni significative; aperta a tutti,

Perché i poveri sono la proposta forte che Dio fa alla nostra Chiesa affinché essa

lo stesso Gesù presente nel più piccolo dei fratelli. 11

9 Giovanni Paolo II, Novo Millennio Ineunte, 43 10 Francesco, Evangelii Gaudium, 2 11 Francesco, Discorso ai partecipanti al Convegno della Caritas delle Diocesi Italiane, 21 aprile 2016

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UNA PAROLA CONCLUSIVA

Credo che non potessi trovare parole più appropriate ed efficaci del nostro attuale Pontefice per dare giustificazione e senso compiuto a questa mia lettera.

tanto intensa la gioia per

e ciascuno di voi rappresentate per me, che non potevo non comunicarvi quanto di più caro vi è nel mio cuore in questo momento.

Ben consapevole che , che la grandezza e il peso del mandato affidatomi son ben più gravosi di quanto le mie spalle possano reggere, non ho mai confidato sulle mie forze, ma nella quotidiana preghiera mi sono sempre affidato alla luce e alla forza dello Spirito, ponendo nelle mani e nel cuore di Cristo la mia pochezza, perché sempre potesse risplendere la sua presenza e la sua opera,

ca che salva, che converte i cuori e che tiene unita la Sua Chiesa. E devo dire, con infinita gratitudine al Suo amore e alla Sua misericordia, che ho visto e

sperimentato segni inenarrabili di tale presenza e di tale potente opera. Ed è ciò che mi ha accompagnato e sorretto anche nei momenti più difficili e faticosi.

Vi benedico, portandovi tutti nel cuore e nella mia quotidiana preghiera. Dato in Tempio Pausania il 13 aprile 2017 Giovedì Santo

Vostro

+Sebastiano Sanguinetti vescovo

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Il primo aprile 2017 nella par-rocchia N.S. de La Salette inOlbia, è stato ordinato presbi-tero fra Giuseppe Maria Pipito-ne per l’imposizione delle manie la preghiera consacratoria dimons. Sebastiano Sanguinetti.L’ordinazione è stata precedu-ta da un triduo di preghierapresieduto rispettivamente, ilprimo giorno da padre MarcoAngioni, che ha parlato del-l’equilibrio che intercorre trasacerdozio e vita consacrata. Ilsecondo giorno, da mons. Cor-rado Melis Vescovo di Ozieri

che ha sviluppato la sua rifles-sione sulla figura di Cristo Sa-cerdote e il suo rapporto con ilPadre, ricordando che il pre-sbitero, sull’esempio di Cristodeve essere uomo di preghiera.Il terzo giorno del triduo è sta-to concluso da mons. EmeryKabongo, Canonico della Basi-lica di San Pietro a Roma ilquale è stato anche uno dei se-gretari di Giovanni Paolo II,che ha parlato del sacerdoziolegandolo alla figura del Papasanto, e raccontando la granderiverenza che il Papa polaccoaveva per l’Eucarestia. Altromomento significativo è statala riflessione tenuta da fra Vo-

lantino Verde, fondatore dellacomunità religiosa dei PiccoliFrati e Piccole Suore di Gesù eMaria, durante l’adorazioneEucaristica di giovedì sera. FraVolantino, ha incentrato la suariflessione sull’importanza didare la vita per gli amici comeespressione dell’amore piùgrande (Gv 15,13) e, sul passopetrino “pasci i miei agnelli”(Gv 21,15). Tutta la comunitàdella parrocchia di Nostra Si-gnora de La Salette, insieme alsuo parroco don Gianni Sini,ha partecipato attivamente allapreparazione di questo eventoe alla sua prima Messa, cele-brata il 2 aprile, con grande en-tusiasmo ed affetto per il no-vello sacerdote. Profonde sonostate anche le parole del vesco-vo Sebastiano Sanguinetti du-rante l’ordinazione, il quale hasalutato il neo sacerdote conl’augurio che la sua vita, possaessere un dono per tutti in con-formazione al sacerdozio diCristo che ha donato la sua vitasulla croce per l’intera umani-tà. Commovente la presenta-zione fatta da don Paolo Palaper il neo presbitero, per ilquale fra Giuseppe è: «Unabrava persona, bravo frate,bravo diacono, bravo studentee docente di scienze bibliche,bravo collaboratore parroc-chiale di questa comunità deLa Salette». Erano presentiall’ordinazione, oltre a ai ve-scovi Sanguinetti, Melis e Ka-bongo, più di trenta sacerdotidi diverse diocesi, cinque dia-coni, la famiglia religiosa deiPiccoli Frati e Piccole Suore diGesù e Maria, la comunità reli-giosa delle Figlie di Gesù Croci-fisso, ed altri istituti religiosidella diocesi. Ovviamente nonpotevano mancare la famiglianaturale dell’ordinato, gli ami-ci e moltissimi fedeli.

9v i ta ecc les ia le - ga l lu ra GALLURAANGLONA&N. 7 Anno XXV 10 aprile 2017

La Chiesa ha un nuovo sacerdote: fra Giuseppe Pipitone

L’ordinazionesuor Stella dei pfsgm

L’imposizione delle mani dimons. Sebastiano Sanguinetti

Fra Giuseppe Pipitone celebra la prima messa

L’assemblea

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N. 7 Anno XXV 10 aprile 2017

GALLURAANGLONA& v i ta ecc les ia le - ga l lu ra10

Come ogni anno i cresi-mandi si sono incontratiper una giornata di pre-

ghiera e divertimento. Que-st’anno la data è stata fissata peril 2 Aprile a Calangianus, in talgiorno la manifestazione è stataorganizzata dall’Ufficio Catechi-stico diocesano dietro invito delparroco don Umberto Deriu.I pullman sono arrivati alle 9e30 e dopo una prima acco-glienza e un momento di risto-ro i gruppi parrocchiali hannosfilato in corteo fino alla chiesadi santa Giusta dove hannoascoltato le testimonianze deirifugiati siriani e di un giovanenigeriano che hanno descrittola situazione delle loro terre. Lachiesa era gremita e i ragazzi,

molti di più di quanti eranostati previsti, hanno riempitonon solo la navata centrale maanche le cappelle laterali, ilpresbiterio e la sacrestia. Alle12 è cominciata la Santa Mes-sa presieduta dal Vescovo del-la diocesi, che all’offertorio haricevuto le donazioni raccoltenelle parrocchie per i cristianiin Siria e prima della conclu-sione ha conferito il mandatoai ragazzi presenti. Come Cri-sto ha mandato i discepoli, icresimandi sono mandati a es-sere apostoli tra i loro compa-gni. Subito dopo c’è stato iltrasferimento al centro poliva-lente dove c’è stato il pranzo,gentilmente offerto dalla co-munità parrocchiale e dal co-mune. A seguire è stato con-cesso un po’ di riposo, quindi è

ripreso il divertimento, conmusica e danza: hanno ballatogiovani e grandi, cresimandi,genitori, catechisti e sacerdo-ti. Il saluto di don Paolo Pala,direttore dell’Ufficio catechi-stico diocesano e rettore del

Seminario Vescovile, nonchéorganizzatore dell’evento, haconcluso una giornata di di-vertimento e di gioia in attesadell’ospite più importante nelgiorno della confermazione:lo Spirito Santo.

Sono stati giorni di formazione e di condi-visione quelli vissuti nella splendida cor-nice della città di Matera dagli animatoridi comunità del Progetto Policoro prove-nienti dalla Sardegna, dalla Campania edalla Basilicata. Dal 28 al 30 marzo scorsi,ospiti presso la Casa di spiritualità San-t’Anna, nel centro della storica Matera, glianimatori al secondo e terzo anno si sonoconfrontati sui temi dell’economia civilesotto la guida di Giovanni Lombardo e Sa-brina Bonomi, docenti della Scuola diEconomia Civile fondata da Stefano Za-magni. Le giornate, scandite dagli inter-venti dei formatori, sono trascorse veloci,consentendo agli animatori di confrontar-si ancora una volta su esperienze e per-plessità che ruotano intorno al mondo dellavoro e dei giovani. Non sono mancatipoi alcuni momenti di svago che nel tem-po libero hanno permesso di visitare ilsuggestivo centro lucano, eletto a CapitaleEuropea della Cultura nel 2019. Bene co-mune, impresa civile e analisi ambientalesono stati gli argomenti principali trattatidal docente Lombardo, che, raccontandola sua esperienza, ha messo in evidenzal’importanza del rispetto di un codice eti-co all’interno di una attività imprendito-

riale. Non è, infatti, sufficiente dichiararsiimprenditori civili per essere riconosciutileader impeccabili a capo di un’impresasociale. Il professore ha richiamato l’at-tenzione su alcuni indicatori che analizza-no lo stato di salute dal punto di vista del-la sostenibilità economica, sociale e am-bientale: questi indicatori riescono adanalizzare lo scenario in cui opera l’orga-nizzazione, individuando le variabili rile-vanti nel processo decisionale e nelle scel-te strategiche e valutando l’impatto socia-le che essi generano all’esterno del conte-sto aziendale. Lombardo ha, infatti, spie-gato come oggi sia fondamentale per leimprese, per le nuove così come per quellegià presenti sul mercato, valutare gli effet-ti della propria produzione sul benesseredei consumatori, al di là dell’aspetto stret-tamente economico. La Bonomi, ex ma-nager di una grande multinazionale e oggiconsulente e progettista, esperta in orga-nizzazione aziendale, convertita ai princi-pi dell’economia civile, ha posto invecel’accento sulla necessità di una comunica-zione efficace, all’interno del sistema im-prenditoriale così come fuori da esso. Percomunicare bene è prima di tutto impor-tante saper ascoltare gli altri, solo in que-sto modo, infatti, si può instaurare un ve-ro dialogo, che sia costruttivo e produttivoper la crescita di tutto l’apparato organiz-

zativo. Altro elemento determinan-te è il gruppo: condividere al suo in-terno i successi e le sconfitte e la so-luzione a tanti problemi di organiz-zazione interna, in cui si fatica asentirsi parte comune di uno stessoprogetto. Durante i giorni di forma-zione, gli animatori hanno cono-sciuto anche l’Arcivescovo di Mate-ra-Irsina, Antonio Giuseppe Caiaz-zo, e hanno inoltre partecipato allamessa, che monsignor Caiazzo cele-bra ogni mattina alle 8 e 30, nellacattedrale dedicata alla Madonnadella Bruna e a Sant’Eustachio.

Giornata dei cresimandiDavvero: «Un solo spirito, una sola famiglia»

Delegazione Sarda del Progetto Policoro a Matera

di Danilo Sias e Mario Cannas

L’incontro formativodi Annalisa Atzei e Valentina Forroia

Gemellaggio religioso interparrocchiale delle dueisole di La Maddalena e Carloforte

Lo scorso 30 marzo è giunta da Carlo-forte una delegazione di 50 personeaccompagnata dal parroco don Gian-ni Cannas che si è incontrata con lanostra comunità nella chiesa di SantaMaria Maddalena. A far gli onori dicasa don Domenico Degortes il qualeha salutato cordialmente i carloforti-ni ed ha parlato “di un’amicizia checomincia oggi, proprio nella Ricor-renza a 250 anni dalla fondazione diLa Maddalena, e che si deve appro-fondire; un’amicizia che comporteràuno scambio di visite per le feste piùimportanti delle due comunità, la fe-sta della Madonna dello Schiavo cheaccoglie la statua venerata dai carlo-fortini esuli in Tunisia (15 novembre)e la festa di Santa Maria Maddalena,per rafforzare i legami religiosi, mapossibilmente anche umani e sociali,perché quando ci si conosce vengonoin mente tante cose”. Ha risposto conun grazie per la bella accoglienza ilparroco di Carloforte: «un gemellag-gio questo che è qualcosa che deve le-gare le due comunità per la fede che ciunisce e per un’amicizia che si crea».

di Antonio Impagliazzo

Don Pier Giovanni Scanonuovo cancelliere della CuriaMons. Sebastiano Sanguinetti, conproprio decreto, ha effettuato duenuove nomine in Curia. Si tratta diDon Pier Giovanni Scano, nuovo can-celliere e il canonico don Sandro Ser-reri, vice cancelliere. Le nomine han-no valore giuridico dal primo marzo.Il Vescovo ha stabilito inoltre che donPier Giovanni Scano, contestualmen-te, potrà continuare a svolgere l’uffi-cio di parroco a Nuchis.

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Èarrivata, finalmente,con la primavera,anche la Settimana

Santa Castellanese. LaConfraternita dell’Oratorio diSanta Croce, secolare custodee orgogliosa detentrice dellatradizione, si prepara adoffrire ai fedeli la sacrarappresentazione, il momentoclou dell’anno liturgico nelborgo medievale. I cantori siesercitano tutto l’anno perdare il meglio di sé proprio inquesta occasione, i migliori diloro sono stati scelti dalPriore, carica pro-temporeaffidata quest’anno adArmando Pala, per eseguire itre cori, senz’altro strumentomusicale che le commossevoci dei cantori. “la bogi”, “lubassu”, “lu contra” e “lufalzittu” si unirannoarmoniosamente e, leorecchie più esperte, se ilcanto è ben eseguito,udiranno anche “la quintina”.

IL LUNEDÌIl dieci aprile, giorno dopo laDomenica delle Palme, laliturgia inizia all’alba. Alle7:00, confratelli e fedeli siritrovano nella Chiesa diSanta Maria delle Grazie.Dopo la prima messa, edell’esecuzione del SalveRegina, inizia la vestizione. Alprimo confratello, a capo

scoperto, viene affidato “lucabbu di lu moltu”, attorno alui i cantori eseguono ilMiserere. Quando il primocoro lascia la chiesa sivestono “l’apoltuli”,confratelli incappucciatiportatori dei misteri: “lucaligiu”, “la guanta”,“l’acciotti”, “la culunna”, “lidisciplini”. Chiude il primogruppo “la curona” del re deiGiudei. Il secondo coro, cheesegue lo “Stabat Mater” èaccompagnato da unconfratello a volto scopertoche porta l’Ecce Homo , “lapieddai”. Seguono altriquattro misteri: “la crogi”, “lascala” “malteddu e tinaglia”,“spugna e lancia”. L’ultimocoro, quello dello Jesu, ècontraddistinto da unconfratello che porta “luCrucifissu”. La processionedell’alba finisce presto, ma siricompone alle 10;30 neipressi della chiesa di NostraSignora di Tergu, dove i“misteri” vengono offerti allaMadre durante una solennecelebrazione presieduta dalVescovo SebastianoSanguinetti. Alle 15 e 30,dopo il pranzo negli splendidiprati di Tergu, i confratellireindossano la veste eriprendono i misteri, perriavviarsi verso Castelsardo.Alle 20 e 30, dalla Cattedrale,prende il via la processioneserale, identica a quella

mattutina, che, dopo aversfilato sino a tarda notte nelleantiche vie medievali, siconclude nello stesso luogoda dove era partita, la chiesadi Santa Maria delle Grazie.Segue la riproposizione“dell’Ultima cena” riservataagli apostoli, ai cantori ed aireligiosi.

GIOVEDÌ SANTOAlle 18 e 30 verrà celebrata laMessa in Coena Domini, nellaCattedrale di Sant’AntonioAbate a cui seguirà “laPrucissioni” con partenzadalla chiesa di Santa Maria. Ilprimo a lasciare la chiesa saràil Cristo Crocifisso. Lo segue,dopo qualche tempo, unsecondo corteo con laMadonna Addolorata. Sirincontreranno, a tarda notte,nella chiesa da cui sonopartiti.

VENERDÌ SANTOAl mattino, in forma privata,i confratelli trasportano ilcrocefisso dalla chiesa di

Santa Maria alla Cattedrale,dove alle 15 e 30, inizierà laliturgia della passioneseguita dallo “Lcravamentu”,la solenne deposizione diCristo dalla Croce da partedi due confratelli, scelti dalPriore per impersonareGiuseppe D’Arimatea eNicodemo. Al Cristodeposto, depositato in unsarcofago decorato dai primifiori di primavera, vienefatto il funerale, nelle vie delcentro storico. I cantoricantano il Miserere conregistri diversi e con degliandamenti rapidi detto“Miserere fugghifugghiendi”. Giunti a SantaMaria i fiori della bara diCristo vengono distribuiti aifedeli, che li conservanogelosamente, in ricordo deiRiti della Settimana Santa“pronti - come ha scritto ilparroco don Pietro Denicunella sua lettera ai fedeli, inoccasione della Quaresima -a gioire nell’alba radiosa delmattino di Pasqua”.

11v i ta ecc les ia le - ang lona GALLURAANGLONA&N. 7 Anno XXV 10 aprile 2017

Anche le altre parrocchie del-l’Anglona, come Laerru (nellafoto) e Martis si preparano avivere con intensità i riti dellasettimana santa. Celebrazionimolto suggestive sono statepreparate con attenzione daifedeli e dalle confraternite lad-dove presenti. Fede e preghierache si fondono, arricchite dalleantiche tradizioni che rivivonograzie alla presenza degli an-ziani che animano queste co-munità, altrimenti destinate ascomparire. Durante la setti-mana santa in tutte le parroc-chie, saranno presenti dei sa-cerdoti per le confessioni. Sitratta di un tempo propizio perprepararsi a vivere, attraversola liturgia, il tempo pasquale.

Castelsardo, tutto pronto per i riti dellaSettimana Santa di Donatella Sini

Il dramma dellaPassione del Cristo rivive nellapietà popolare

Un momento deLu Lcravamentu

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N. 7 Anno XXV 10 aprile 2017

GALLURAANGLONA& l i tu rg ia de l la domen ica12Commento al Vangelo della Domenica a cura di don Valerio Baresi

16 Aprile 2017PASQUA anno A

«Hanno portato via il Signoredal sepolcro» (Gv 20, 2)

11 aprile

Martedì santo

12 aprile

Mercoledì santo

Tempio, Cattedrale:

S. Messa Crismale (ore

18:00). Si ricorda ai

reverendi presbiteri e

diaconi di recare con sé

l’alba o il camice. La

concelebrazione sarà

preceduta dal vespro nella

chiesa di Santa Croce alle

ore 17:30. Al termine della

celebrazione saranno

distribuiti gli olii per le

singole parrocchie.

13 aprile

Giovedì Santo

Tempio cattedrale e in tutte

le parrocchie S. Messa in

Cena Domini

14 aprile

Venerdì Santo

Passione di N.S. Gesù

Cristo

Via Crucis e liturgia della

Passione in tutte le

parrocchie

Tempio, Cattedrale: mons.

Sebastiano Sanguinetti,

terrà il commento deS’Iscravamentu in gallureseOlbia, chiesa di San Paolo,il commento aS’Iscravamentu sarà tenutodall’antropologo BachisioBandinu

15 aprileSabato SantoSolenne veglia pasquale intutte le parrocchie

16 aprilePasqua di Resurrezione

17 aprileLunedì dell’Angelo

22 aprileCastelsardo: Giornatadiocesana della gioventù

23 aprile

II Domenica di Pasqua

Domenica in Albis e della

Divina Misericordia

Castelsardo: Giornata

diocesana della gioventù

25 aprileSan Marco EvangelistaMartis: Giornata deiministranti (ore 10:00)

CALENDARIO PASTORALE

Era appena morto da tregiorni. Tutti avevanovisto Gesù, brutalmen-

te e ingiustamente torturato ecrocifisso. I “suoi” sapevano bene cheera stato tradito/consegnatoda uno di loro: per denaro!Sapevano anche che uno sol-tanto degli Apostoli avevaavuto il coraggio di seguirlosulla via della croce e gli erastato vicino fino alla morte,insieme ad alcune donne e aMaria, sua madre. Ma ora lavergogna e la paura si trasfor-mano in grido di gioia: “Abbiamo visto il Signo-re!... è vivo!... Lo abbiamovisto, toccato!”. Non è possibile! Chi è morto, èmorto…“Morte” è l’ultima parola dellavita. Quella definitiva.No! Proprio questa è la stupen-da e inimmaginabile novità.

Gesù è vivo: “Abbiamo vi-sto il Signore!”. Fatemi toccare, fatemi vede-re… Datemi le prove, fornite-mi l’evidenza… chiede Tom-maso. E sarà posto di fronteall’evidenza, che lo porta adesprimere l’affermazione piùalta di tutta la Bibbia: “Mio Signore e mio Dio!”Che bello poter dire a Gesù diNazaret, il crocifisso/risorto:“Mio Signore e mio Dio!”Noi non siamo posti di fronteall’evidenza: noi ci fidiamodella testimonianza di questinostri fratelli che hanno paga-to col martirio l’affermazione:“Abbiamo visto il Signo-re!”. E anche noi con loro possiamoe vogliamo dire nella fede:Abbiamo visto il Signore!Lo abbiamo toccato e accoltonell’Eucaristia, nella Comuni-tà Cristiana, nei poveri.

Sappiamo chel’ultima paroladella vita non è‘morte’, bensìVita Eterna. La nostra vitanon è più comeprima, cambiatotalmente lap r o s p e t t i v a ,perché “Abbiamo visto il Signore!”.

Con questo grido appas-sionato Maria di Mag-dala si rivolge a Simon

Pietro, senza rendersi contoche sta urlando a tutta l’uma-nità la testimonianza piùrilevante di tutta la storia:Gesù è risorto!... Gesù è vivo! Gli Apostoli lo avevano sentitodire più volte dalle stesse lab-bra del Maestro: “Mi torture-ranno… mi uccideranno… mail terzo giorno risorgerò!” …eppure non riuscivano a com-prendere. Appena Pietro per-cepisce le parole di Maria cor-

re. Corre al sepolcro. E con luil’altro apostolo, il più giovane,Giovanni. Corrono! Quello che sem-brava impossibile, assurdo;quello che avevano appena in-tuito… allora è vero! Gesù Cristo è risorto! Corrono! La vita non è piùquella di prima. Gesù è dav-vero Dio con noi. Quelloche abbiamo ascoltato, visto,toccato, non è un sogno: Cri-sto è risorto! Anche noi ab-biamo ascoltato tante voltequeste parole…Chissà quante volte avrai pen-

sato: “Quanto sarebbe bello sefosse vero… io amato daDIO… io figlio di Dio… io sal-vato, perdonato… io santo!”.Non è un sogno. Non è unabella favola! Cristo è risorto!Gesù Cristo non è unacreatura: è il Figlio di Dioche muore e risorge pernoi.

Non siamo salvati dal san-gue di un agnello, ma dalsangue di Gesù Cristo: ilvivente!Corri a dirlo a tutti. Il sepolcroè vuoto. La morte è vinta. Il no-stro destino è la vita eterna.L’intimità con Dio. Il Paradiso! Alleluia! Alleluia! Il Signore è veramente ri-sorto!

23 Aprile 2017II DOMENICA DI PASQUA anno A

«Abbiamo visto il Signore!» (Gv 20, 25)

Il sepolcrovuoto

Caravaggio, Incredulitàdi san Tommaso, 1600-1601

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13cu l tu ra GALLURAANGLONA&N. 7 Anno XXV 10 aprile 2017

Applausi a scena apertaper la Messa da Re-quiem di Giuseppe Verdi

eseguita il 29 marzo nella Catte-drale di Tempio dall’OrchestraSinfonica della Sardegna, diret-ta dal Maestro MassimilianoMurrali, il coro “Luigi Canepa”di Sassari rinforzato per l’occa-sione con alcuni coristi del “Lo-renzo Perosi” di Olbia e con lapartecipazione di quattro solistidi fama internazionale. Un’ese-cuzione straordinaria che hacoinvolto oltre 120 musicisti edestasiato il pubblico presente.Un pubblico composto da tantiappassionati giunti da Tempio edalla Gallura, ma anche da tan-te persone che non avevano maiavuto l’occasione di assistere auna grande opera sinfonico co-rale e che hanno ascoltato conestrema attenzione e compo-stezza l’esecuzione, molti dei

quali in piedi per oltre un’ora.«Fede e musica sono un connu-bio strettissimo – ha detto S. E.Mons. Sebastiano Sanguinettiin apertura di serata», convintoche sia compito della Chiesa an-che quello di «favorire la vitaculturale del territorio», in par-ticolare dischiudendo «i tesoridell’arte cristiana, a cui appar-tengono non solo gli edifici e lesuppellettili del culto, ma anchela musica sacra». Del resto lostesso Verdi pose il suo genio alservizio delle antiche paroledella liturgia funebre cattolica,affascinato dal testo sacro e dal-la drammatica sequenza diTommaso da Celano, e confron-tandosi espressamente con lagrande tradizione della musicapolifonica rinascimentale. IlRequiem, frutto maturo delcompositore di Busseto, fu pre-sentato per la prima volta nella

Chiesa di S. Marco a Milano il22 Maggio 1874, in occasionedel primo anniversario dellamorte di Alessandro Manzoni,per il quale Verdi nutriva un’au-tentica venerazione. Fu propriola morte di quest’ultimo, che glicausò una profonda emozione eun sincero dolore, a spingereVerdi a completare un progettodi musica sacra che egli stavamaturando già da diversi anni.Il concerto, che ha voluto essereanche un’occasione di promo-zione e di solidarietà, è stato in-trodotto da un breve discorsodel prof. Domenico Inzitari,presidente del comitato scienti-

fico della Federazione ALICEItalia, Associazione per la Lottaall’Ictus Cerebrale. A tal fine inCattedrale è stato presentato alpubblico anche del materialeinformativo. La serata è statapossibile, oltre alla disponibilitàdella Diocesi, del parroco donAntonio Tamponi, e di tantisponsors e volontari, anche gra-zie al finanziamento, in massi-ma parte della statunitenseREC Music Foundation, presie-duta da Robert Ellis Crawford,che si occupa proprio di pro-muovere la cultura musicale inrealtà di antica tradizione mabisognose di rivitalizzazione.

Il romanzo che più di tutti incise edeterminò l’assegnazione del No-bel a Grazia Deledda fu “Canne alvento”. La storia parla di un servo,Efix, devotissimo delle tre padronePintor. Ambientato nel paese diGaltellì nel nuorese, descrive lecaratteristiche del luogo, nelle suetradizioni, nelle sue miserie e va-lori. Il romanzo è carico di un sen-so spirituale, un francescanesimoaffiancato da una concezioneprovvidenzialistica della vita. Efixcommetterà un delitto, quasi invo-lontariamente, ma la sua coscien-za lo porterà subito a pentirsi e a

porsi degli obbiettivi di espiazio-ne. Il suo ruolo alla fine del ro-manzo non verrà quasi ricono-sciuto, ma la vicenda finirà con ilbene per il quale lui si era battuto.Il romanzo ondeggia fra due moti-vazioni morali: l’uomo con la suafragilità davanti al peccato, e il de-stino degli uomini sbattuti dallasorte, proprio come le canne alvento. Secondo Attilio Momiglianonella Deledda troviamo un sensodel peccato simile a quello di Do-stoevskij nei romanzi di “Delitto ecastigo” e “I fratelli Karamazov”,dove la potenza trascinante delpeccato libera dal profondo carce-re dell’anima tutte le forze moralidi un uomo, elevando lo spirito ad

altezze che forse non raggiunger-bbe altrimenti. Il Momigliano sot-tolinea che Dostoevskij è turbino-so e quasi spaventa con quellasua analisi febbrile che rompe lebarriere fra buoni e cattivi, facen-do risalire in superficie il caos mo-rale che ondeggia nel silenzio del-la nostra anima.La Deledda, lui dice, nella sua pro-fondità rimane più placida, ma co-munque lontana dal semplicismocon il quale la maggior parte degliscrittori affronta e rappresenta lacolpa. Trova nella Deledda un fon-do religioso più chiaro, magari me-no ricco e forse per questo privo dielementi sconcertanti. Se nellaDeledda è meno profonda la psi-cologia dei personaggi in confron-to a quelli descritti da Dostoevskij,rimane imbattibile nella descrizio-ne dei paesaggi, dove lo statod’animo con essi si confonde, rag-giungendo una liricita’ visionariaunica e insuperabile non solo nellaletteratura italiana ma, forse an-che europea; questo aspetto ven-ne evidenziato durante l’assegna-zione del Nobel. Consapevoli del merito e del valo-re della scrittrice, concludiamoquesta breve riflessione con le pa-role che il Momigliano scrisse aconclusione della sua analisi criti-ca sulla Deledda nel 1956: “Macerto essa è soprattutto un poetadel travaglio morale: e per questo

l’avvenire le serberà probabilmen-te un posto, che finora non le è sta-to assegnato, non inferiore a quel-lo di alcuni fra i maggiori scrittoridella seconda metà dell’Ottocentoe del principio del novecento. No-nostante i difetti che nascono daun temperamento gagliardo manon mai perfezionato da un’illumi-nata consapevolezza critica, laDeledda rimarrà in quella grandeletteratura, quando il gusto, nonpiù ingannato da raffinatezze edesibizioni, si aprirà dinanzi a que-sta scrittrice silenziosa e schiva e- nella sua incultura - tanto più si-cura di sé che Pascoli e D’Annun-zio. Nessuno dopo il Manzoni haarricchito e approfondito comelei, in una vera opera d’arte, il no-stro senso della vita “.

Tempio, gran successo per la Messa da Requiemdi Verdi L’evento è stato a sostegno della ricerca sull’ictus

Fragili come canne al ventoLa recensionedon Roberto Spano

Il maestro Murrali dirige la Messa da Requiem

di Verdi

Grazia Deledda

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N. 7 Anno XXV 10 aprile 2017

GALLURAANGLONA& cu l tu ra14

rubrica Scenari galluresi a cura di Gallura da Valorizzare

Sua Eccellenza Unitre di Olbia sforna numeri da record

L’Unitre (Università delle TreEtà) di Olbia rappresenta or-mai una delle più importanti evitali realtà culturali del terri-torio. L’ennesima conferma siè avuta lo scorso 23 marzo alMuseo archeologico, con la sa-la convegni gremita per la pro-iezione dello splendido docu-film realizzato da Ciriaco Of-feddu su Grazia Deledda. Lamanifestazione, organizzatadall’Unitre di Olbia, rientra frale iniziative promosse da que-sta dinamica associazione che,nel 2017, festeggia i suoi 14 an-ni di attività con dei numeri ec-cezionali. Gli iscritti sono 1038e ben 86 i corsi attivi che spa-ziano dalle lingue straniere(compresi russo e cinese) allastoria della Sardegna, passan-do per la scuola di balli vari,

educazione fisica, yoga, chitar-ra, fotografia, informatica,bridge, scacchi, ricamo, unci-netto e tanto altro ancora.Grande interesse ha suscitato ilcorso dedicato alla cultura, alletradizioni e alla lingua dellaGallura. Una sessantina gli in-segnanti; molto frequentati an-che i laboratori creativi. Tuttele attività si svolgono nella sedespaziosa e accogliente dell’Uni-tre nel palazzo dell’Urban Cen-ter, a pochi passi dal ParcoFausto Noce e dal centro dellacittà. La presidente MaucciaRosas è validamente coadiuva-ta dalla vicepresidente PaolettaSini e dalla direttrice dei corsiTina Giliberti Satta. Il costo deicorsi è di 75 euro all’anno. Peril numero di iscritti la Unitre diOlbia è al primo posto in Sar-degna. Un altro punto di forzadell’associazione è il calenda-rio di conferenze, viaggi di

istruzione, mostre e rappre-sentazioni di arte varia. «Daquando ci siamo trasferiti al-l’Urban Center abbiamo regi-strato un notevole aumento diiscrizioni – ha dichiarato lapresidente Rosas – L’anno ac-cademico 2016-2017 si è aper-to con 100 iscritti in più. Ab-biamo investito molto per ren-dere sicura, attrezzata e funzio-nale questa sede che si reggesul lavoro e sulla disponibilitàdei volontari. I nostri corsi so-no frequentati da moltissimi

giovani; infatti, dai 18 anni insu è possibile iscriversi all’Uni-tre; il più anziano ha 88 anni.La fascia più consistente diiscritti (il 56%) è quella che vadai 40 ai 60 anni. Abbiamo an-che una biblioteca particolar-mente fornita con circa 2500volumi, aperta due volte allasettimana. La sede dell’Unitrepulsa di vita ogni giorno; è unluogo di apprendimento, unpunto di riferimento per chivuole coltivare interessi e pas-sioni, a tutte le età».

Iniziative culturalidi Marella Giovannelli

Sono i primi di settembre.In un’umida aurora, chepreannuncia una giornata

piuttosto calda, mi reco in com-pagnia di amici al lago di CastelDoria, confine naturale tra le re-gioni storiche di Gallura e Anglo-na, per presenziare come diret-tore di gara a una prova del cam-pionato italiano di pesca al blackbass con belly boat (micro im-barcazione che si sposta permezzo di pinne). Giunti sul po-sto ci accoglie uno specchio d’ac-qua limpida e calma, dominatoda vicino dalla mole rugosa e ar-rossata di Monte Ruiu. Quantedecine di “Monte Ruiu” esistanoin Sardegna non lo so, ma sup-pongo che siano tante, eppure ilprimo posto che mi viene inmente nel sentire quel nome èsempre lui, col suo porfido rosso

che contrasta nettamente coi to-ni rosati, grigiastri o talvoltagiallastri dei graniti galluresi chelo circondano. Il campo gara èposto ai suoi piedi. Verso le ore 7i pescatori partono e noi dellabarca appoggio non tardiamo aseguirli. Appena entrati sonosorpreso nell’osservare che ilfondale è ricoperto di piante ac-quatiche (Ceratophyllum spp.)mentre lungo le sponde è un fio-rire di canneti. Il perché dellamia sorpresa è presto detto: nor-malmente i laghi artificiali sardihanno dei livelli che sono inco-stanti da un anno all’altro, o ad-dirittura da una stagione all‘al-tra. Questo invece è diverso.Questo lago ha delle piccoleoscillazioni di livello nell’arcodella giornata ma rimane co-stantemente fermo a una deter-minata quota, comportandosiquindi come una sorta di lago

naturale. E la vegetazione ripa-riale agisce quindi di conseguen-za, occupando quelle nicchieecologiche che sono tipiche dicorsi d’acqua o laghi naturali(come ho potuto personalmenteosservare nel lago di Bolsena, inLazio). Durante il giro in barca,tra il continuo saltare di carpe,con la mole di Monte Ruiu che cisovrasta mostrandoci da vicino isuoi fianchi alveolati e ricchi divegetazione, il castello svettadritto di fronte a noi, a ricordarcila ragione di tale toponimo.Mentre solchiamo il centro dellostretto canale tra le rupi rossa-stre e ricche di grotticelle, eccoche anche l’avifauna inizia a farbella mostra di sé. E così un paiodi esemplari di martin pescatoreci accolgono sfrecciando a voloradente dai riflessi blu cobalto earancioni e posandosi poi su al-cuni rami presso le sponde. Stor-mi di rondini montane vortican-ti si spostano da Monte Ruiu allago e diverse di loro planano perbere al volo sul pelo dell’acqua.Vari germani reali e folaghe nuo-tano a distanza o si alzano in vo-lo al nostro avvicinarsi. E ancorapochi cormorani e uno svassosono intenti a pescare o ad asciu-garsi le penne, mentre un aironecenerino cerca in tutti modi distarci alla larga volando per bre-vi tratti lungo la sponda ogni-qualvolta “invadiamo” il suo“spazio vitale”, corrispondente acirca 80-100 metri. Nel quasi si-lenzio dovuto al motore elettricocol quale ci muoviamo, si posso-no udire i canti di vari passeri-

formi, immancabili corvidi(ghiandaie e cornacchie), galli-nelle d’acqua e il martellantebecchettio del picchio rosso mag-giore su un vecchio tronco pocosopra le sponde lacustri. Conclu-so il primo giro,faccio una brevepasseggiata lungo riva, raccolgoalcuni campioni di piante inte-ressanti e scatto foto. Conoscevogià questo lago, ci pescavo spessotanti anni fa, da ragazzino, maquel giorno inizio a vederlo conuno sguardo diverso, più consa-pevole. E così durante un altrogiro in barca, col sole ormai alto ele temperature miti, osserviamoattentamente ogni cosa che simuova: stormi di colombacci, ai-roni (bianchi e cenerini), unacoppia di corvi e vari rapaci. Sepoiane e gheppio sono uccelliusualmente incontrati, è peròmolto più interessante osservareun falco di palude che pattugliaun fitto canneto di sponda ed di-venta entusiasmante il momen-to in cui sopra la barca c’è il pas-saggio di un magnifico falco pel-legrino (che riesco anche a im-mortalare con un non ecceziona-le scatto a mano libera con barcain movimento). Alla fine dellagara di pesca, mentre c’è chi fe-steggia e chi mastica amaro, iomi ritrovo a essere sinceramentesoddisfatto per la riscoperta diun luogo così particolare e bello,ricco di potenzialità per ogniamante della natura che vogliaad essa approcciarsi in modo di-screto e appassionato. Di certoun luogo meritevole di nuove vi-site naturalistiche.

Riscoprendo il lago di Castel Doriadi Giacomo Calvia

Il lago di Castel Doria

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15rubr iche GALLURAANGLONA&N. 7 Anno XXV 10 aprile 2017

La chiesa parrocchiale di Santa Giusta a Calangianus

Con la sua mole in granitola parrocchia di SantaGiusta a Calangianus do-

mina da un’altura il centro gallu-rese, formando un unico com-plesso con gli oratori di SantaCroce, a sinistra, e del Rosario adestra. Il prospetto principale èchiuso in alto da una cimasa adoppio inflesso con in basso unportale lunettato, sormontato daun finestrone centinato. Sul latosinistro verso il presbiterio si er-ge la torre campanaria che portaincisa la data 1646 sull’architra-ve della finestra settentrionale.L’interno è a navata unica divisain cinque campate da paraste suilati e coperta da una volta a botteunghiata, rinforzata da sottoar-chi in prolungamento delle para-ste. Sulle tre campate centrali siaprono altrettante cappelle perlato voltate a botte, mentre laprima verso l’ingresso è sormon-

tata da una cantoria. Chiudel’aula il presbiterio quadrangola-re voltato a botte. Pur essendocertamente più antica, le primenotizie relative alla parrocchiarisalgono al 1596, quando il pit-tore Andrea Lusso fu incaricatodal vescovo Giovanni Sanna didipingere la pala d’altare, oggicustodita presso l’Oratorio diSanta Croce. La primitiva chiesasubì interventi di restauro abba-stanza importanti tra il 1686 e il1687, quando l’attiguo Oratoriodi Santa Croce fu utilizzato comeparrocchia. Precedenti sono in-vece i registri della Cappella del-la Luminaria (SS. Sacramento),che fu arredata con un retablo,oggi perduto, tra il 1682 e il1690; due balaustre nel 1702 eun organo nel 1716. Nel 1738 –forse a seguito di ampliamenti elavori del frabricador fra Bona-ventura da Ozieri – la parroc-chiale fu consacrata solenne-mente dal vescovo VincenzoGiovanni Vico Torellas. Altri la-vori sono documentati nel 1753,quando venne rifatto il retablodella Cappella della Luminariadai maestri Francesco Carta eAntonio Mundula Miriganu diSassari e nel 1763, quando ven-ne coperta a botte la navata divi-dendola in tre campate e rifattoil pavimento. Nel XIX secolo,dopo diversi parziali restauri enumerose sollecitazioni, i fondiper il ripristino della chiesagiunsero nel 1895, soprattuttoper interessamento di Padre Bo-naventura da Calangianus. Nel1883 i fratelli Clemente di Sas-sari realizzarono lo splendidocoro ligneo ancora oggi sistema-to dietro l’altare; qualche annodopo il pittore milanese AntonioDovera fu incaricato di realizza-re il ciclo di affreschi delle volte equello del presbiterio; mentre

allo scultore sassareseLorenzo Caprino, allievodi Ercole Rosa, fu datoincarico di scolpire l’al-tare maggiore, la balau-stra ornata da due leoni,il pulpito in marmo sor-montato dal paravoce li-gneo e il battistero, con-sacrati dal vescovo diAmpurias e Tempio An-tonio Maria Contini nel1901. Tra il 1964 e il1965, infine, il tempio fuampliato con l’aggiuntadi una campata spostan-do la facciata in avanti,furono smontati tutti glialtari laterali – ancorapresenti nelle cappelleall’inizio del Novecento– e aperti dei varchi dicomunicazione tra lecappelle, dando così al-l’edificio l’attuale aspet-to. Il pregevole apparatodecorativo della parroc-chiale calangianese, purrifacendosi in tono mi-nore alla temperie otto-centesca dei grandi ciclicelebrativi di Aldi, Mac-cari, Brugnoli, Bruschi oFranchi e utilizzandorepertori accademici or-mai cristallizzati comela marattesca Assunzio-ne della Vergine, pre-senta spunti interessan-ti e di rottura che apro-no verso l’Art Nouveau(o Liberty), come l’ideadei tre putti che emer-gono attorniati da rose efiori dal tondo raffigu-rante San Paolo, affrescati sullaseconda campata partendodall’altare, o i cori angelici delpresbiterio che richiamano ana-loghe soluzioni lombarde diScrosati e Bertini. Innovazioni

importanti, che fanno di questociclo di dipinti uniti alla sculturadi Caprino e gli arredi dei Cle-mente, un interessante insiemeomogeneo perfettamente ag-giornato al gusto dell’epoca.

I luoghi della fede a cura di PhD Prof. Luigi Agus - Cattedra di Storia dell’Arte ModernaAccademia di Belle Arti di Sassari “Mario Sironi”

I sapori della Gallura e dell’Anglona a cura di Maria Antonietta Mazzone

Ingredienti:

1 kg di semola,

100g di strutto,

75/100g di miele,

15g di sale,

20g di lievito,

latte o acqua tiepida qb

S ciogliere il levito nel latte, disporre a fa-rina a fontana e unire il sale, lo strutto eil miele, aggiungere gradatamente il lat-

te nel quale avremo sciolto il lievito e impastarecon movimenti decisi. Lavorare la pasta a lungo,sino a ottenere un composto liscio ma non troppomorbido. Avvolgere in un telo e riporre a riposare.

le casadinas, Formagelle, Pardulas o cascia-tini sono il classico dolce pasquale che uniscela Sardegna dal nord al sud. Dolci o salate, dimorbida ricotta o formaggio filante, in alcunicasi entrambi, con zafferano o con una pioggiadi sultanina, con prezzemolo, menta e persinocon il finocchietto selvatico. Questa ricetta èla ricetta olianese della mia amica Franca nella

variante salata. È un ottimo primo piatto chenel passato non mancava mai nelle giornate divenerdì precedenti la Pasqua.

Casadinas

di Franca

(Oliena)

Facciata parrocchia di Santa Giusta a Calangianus

(1964-65)

Lorenzo Caprino, Altare maggiore

(1896-1901)

Antonio Dovera, San Paolo. Decorazione della volta, part.(1899-1901 circa)

Page 28: È risorto - PICCOLI FRATI E SORELLE V Articolo del 07 Aprile... · fre; non fa scomparire ... An dr eaM uz G ius ep P lna Gianni Satta ... stano. È stato lo stesso arcivescovo ad