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ANNO XXIV NUMERO 04 APRILE 2020 WWW.MILANOSUD.IT @MILANOSUD5 /MILANOSUD Il giornale dell’Associazione Via Valla, 25 20141 MILANO Tel 02 89513821 Gradita la prenotazione ... sentirsi a casa • Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 • • Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 • Segui il nostro sito MILANOSUD.IT e resta sempre aggiornato attraverso i nostri social È vero: una parte dell’Unione Europea (non tutta, anzi una parte minorita- ria in termini di voti, ma economica- mente decisiva) ci teme. Teme la nostra inaffidabilità. Qualche ragione può aver- cela. Non abbiamo un passato adaman- tino e il nostro presente è un campionario di instabilità politico-istituzionale. Nei momenti più tormentati la nostra politica si esprime attraverso le più viete rappre- sentazioni caricaturali: il contorsionismo lessicale in un dedalo di anglismi, tecni- cismi e sigle usa e getta (forma dete- riore di machiavellismo) e il ruggito del topo (sbraito, insulto, dichiaro guerra al mondo, tanto so che non la combatterò perché non ne ho né la voglia né la ca- pacità). Così ci vedono alcuni dei nostri soci europei. E questo spiega in parte le difficoltà di raggiungere una intesa soddisfacente (e rapida, perché il tempo a disposi- zione è pochissimo) per finanziare un piano di enormi dimensioni che serva a fronteggiare la crisi sanitaria (in corso) e quella economica (in ingresso). Come molti dei nostri lettori, anche noi abbiamo seguito e stiamo seguendo quello che avviene sullo scenario euro- peo in relazione ai provvedimenti anti- virus. Provvedimenti che dovrebbero essere presi comunitariamente e all’in- segna della corresponsabilità. Credo che il quadro resti tuttora con- fuso. E che le grida “abbiamo vinto” e “abbiamo perso” appartengano più alla convenienza propagandistica che ad un grado sufficiente di consapevolezza. Piero Patucci Continua a pag. 2 L’Europa e il ruggito del topo Consigli, ricordi, divagazioni da una videoconferenza: parla la professoressa Capua Coronavirus, la versione di Ilaria «L ’ho detto tante volte: l’Italia è stato sempli- cemente il primo Paese ad essere colpito e che si è mosso subito, con risorse e competenza, identificando velo- cemente i focolai, con una capil- lare e tempestiva diagnosi». Promuove così il nostro Paese nella lotta al Coronavirus Ilaria Capua, la professoressa virologa di fama mondiale, che nel 2006 decise di rendere di dominio pubblico la sequenza del virus dell’influenza aviaria, oggi diret- trice dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida. E tutto questo nono- stante le carenze di materiale sanitario, la colpevole sottova- lutazione iniziale del "caso Lombardia", gli errori di comu- nicazione, i piani di sicurezza antivirali mai aggiornati e da più parte denunciati. «Sì, l’Italia sta facendo scuola: non solo perché sta salvando la vita di tante per- sone, ma anche perché sta dando una mano a chi, nel mondo, farà tesoro della nostra esperienza. Con alcuni collabo- ratori italiani qui in Florida stiamo lavorando con banche dati per confrontare i virus pro- venienti dai diversi continenti. È fondamentale mettere in rete queste conoscenze per evitare di stigmatizzare i singoli Paesi...». A cura di Giovanna Tettamanzi Dossier a pag. 3-4-5 S olidarietà Cura Comunità. Combatti la paura, sconfiggi il virus. E’ il motto delle brigate volontarie per l’emer- genza, le formazioni che da metà marzo gi- rano senza tregua per i quartieri di Milano, consegnando spesa e farmaci al domicilio di cittadini in difficoltà, come anziani e persone in quarantena. Sono nove le brigate attive, una per ogni zona della città. Molte di loro prendono il nome dalle staffette e dai par- tigiani che hanno combattuto per liberare Milano e l’Italia dal giogo nazifascista: bri- gata Lia, brigata Osvaldo, brigata Lena- Modotti, brigata Giulio Paggio, brigata Norina Brambilla, queste ultime operanti proprio nelle nostre zone, la 5 e la 6. Il per- ché della scelta di rifarsi espressamente ai protagonisti della resistenza lo si com- prende addentrandosi tra i variegati mate- riali (video, foto, bollettini, persino un tg!) caricati sulle pagine dei social media che questi giovani utilizzano per comunicare tra loro e con l’esterno: Facebook, Insta- gram ma, soprattutto, Telegram, il servizio di messaggistica istantanea per gestire ca- nali di discussione: «Siamo ragazzi e ra- gazze che con coraggio mettiamo la nostra vita e il nostro tempo a servizio della co- munità. È la nostra etica che ci impone di non girarci dall’altra parte. Di prendere parte. Di essere partigiani». Una vera e pro- pria scelta di resistenza al virus combat- tuta con le armi della solidarietà. Marco Gambetti Continua a pag. 6 Le brigate della solidarietà, l’antivirus più forte che abbiamo Una vera scelta di resistenza alla pandemia, combattuta con le armi dell’impegno civile I segnali di arretramento del- l’epidemia da Covid-19 ci consentono di intravedere la fine dei provvedimenti di chiu- sura e di isolamento forzato che stiamo vivendo. Ma le certezze che abbiamo, a partire dalla data in cui quando questo acca- drà, sono poche. Le attuali scarse conoscenze mediche su Covid-19 impedi- scono per il momento di avere una terapia efficace per i malati e vaccini per evitare il contagio. Non si sa neanche se, una volta contratta la malattia, le persone sono immuni. La diffusione pla- netaria di Covid-19 rende più alto il rischio del ritorno di con- tagi e, allo stesso tempo, la teo- ria dell’immunità di gregge per miliardi di persone appare una chimera In questo difficile sce- nario abbiamo un’unica cer- tezza: una volta tolto l’isolamento sociale e ripresa la maggior parte delle attività pro- duttive, non vivremo un una “normalità” uguale a prima. Di- stanziamento sociale, presidi sa- nitari, tamponi e test per individuare le persone immuni entreranno a far parte della quo- tidianità. Nei luoghi affollati in- dosseremo le mascherine, ci verrà provata la febbre agli in- gressi nei locali, esibiremo cer- tificati di presunta immunità. Ma, detto questo, saranno suffi- cienti queste misure di carattere prettamente individuale, per tu- telare la nostra salute e, allo stesso tempo, riprendere le atti- vità lavorative? Probabilmente no. Sarà necessario uno sforzo di coraggio e creatività molto maggiore, che trasformi questa crisi epocale in opportunità, im- maginando un modo diverso di vivere la città, di produrre e di stare insieme. Il rischio, in caso contrario, è ri- creare le condizioni che hanno favorito la diffusione del virus: trovarci in promiscuità sui mezzi pubblici, nei locali, nei negozi e sulle strade, essere for- temente esposti al rischio conta- gio e al diffondersi di un clima di paura e caccia all’untore, che mascherine e altri presidi non potranno scongiurare. Milano ha le armi per combat- tere questo scenario e per assu- mere un ruolo di avanguardia. Stefano Ferri Continua a pag. 2 Riorganizzazione degli orari della città, del lavoro e della mobilità La sfida della Milano del dopo Covid-19 Parla Gabriele Rabaiotti Presto in arrivo le prime 300mila mascherine G abriele Rabaiotti, 50 anni, architetto, asses- sore alle Politiche so- ciali, alla Salute e ai Diritti civili, ex presidente del Munici- pio 6, ricercatore universitario sui temi delle politiche pubbli- che del territorio al Politecnico di Milano e alla Iuva di Venezia, è da fine febbraio la prima linea di Palazzo Marino nella lotta al Covid-19, con l’obiettivo di arri- vare velocemente e in modo ef- ficace, a sostenere i milanesi in questo difficile periodo, in parti- colare aiutando le fasce più de- boli, più esposte ai rischi di contagio e alla crisi economica e finanziaria. Insediatosi l’estate scorsa al posto di Pierfrancesco Majo- rino, eletto al Parlamento Euro- peo, l’assessore Rabaiotti, in una delle sue prime uscite disse che: “All’interno dei quar- tieri popolari, il Comune dovrà lavorare con maggiore determi- nazione”. Alla luce di questa affermazione, è iniziata la no- stra intervista. S. F. Continua a pag 8 Cari Soci, purtroppo questa emergenza sanitaria pro- vocata dal Coronavirus ci costringe a riman- dare la gita in giornata al Monastero di Torba prevista per sabato 23 Maggio 2020. La sua riprogrammazione avverrà sulla base dell'evolversi della situazione Coronavirus e dei conseguenti provvedimenti che prende- ranno Governo e Regione a garanzia della sa- lute dei cittadini. È solo un posticipo per una gita che assolutamente merita di essere fatta per l'interesse culturale e paesaggistico che la stessa comporta. Sarà nostra cura infor- mare tutti gli iscritti, via telefono, mail e attra- verso sito e social della nuova data. Rossella ed Emilia

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ANNO XXIV NUMERO 04 APRILE 2020 WWW.MILANOSUD.IT @MILANOSUD5 /MILANOSUD

Il giornale dell’Associazione

Via Valla, 2520141 MILANO

Te l 02 895 1 382 1Gra d ita la pren otaz i o n e

... s ent i r s i a ca sa

• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •

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Èvero: una parte dell’Unione Europea(non tutta, anzi una parte minorita-

ria in termini di voti, ma economica-mente decisiva) ci teme. Teme la nostrainaffidabilità. Qualche ragione può aver-cela. Non abbiamo un passato adaman-tino e il nostro presente è un campionariodi instabilità politico-istituzionale. Neimomenti più tormentati la nostra politicasi esprime attraverso le più viete rappre-sentazioni caricaturali: il contorsionismolessicale in un dedalo di anglismi, tecni-cismi e sigle usa e getta (forma dete-riore di machiavellismo) e il ruggito deltopo (sbraito, insulto, dichiaro guerra almondo, tanto so che non la combatteròperché non ne ho né la voglia né la ca-pacità). Così ci vedono alcuni dei nostrisoci europei.E questo spiega in parte le difficoltà diraggiungere una intesa soddisfacente(e rapida, perché il tempo a disposi-zione è pochissimo) per finanziare unpiano di enormi dimensioni che serva afronteggiare la crisi sanitaria (in corso)e quella economica (in ingresso).Come molti dei nostri lettori, anche noiabbiamo seguito e stiamo seguendoquello che avviene sullo scenario euro-peo in relazione ai provvedimenti anti-virus. Provvedimenti che dovrebberoessere presi comunitariamente e all’in-segna della corresponsabilità.Credo che il quadro resti tuttora con-fuso. E che le grida “abbiamo vinto” e“abbiamo perso” appartengano più allaconvenienza propagandistica che ad ungrado sufficiente di consapevolezza.

Piero PatucciContinua a pag. 2

L’Europa e il ruggitodel topo

Consigli, ricordi, divagazioni da una videoconferenza: parla la professoressa Capua

Coronavirus, la versione di Ilaria«L’ho detto tante volte:

l’Italia è stato sempli-cemente il primo

Paese ad essere colpito e che siè mosso subito, con risorse ecompetenza, identificando velo-cemente i focolai, con una capil-lare e tempestiva diagnosi».Promuove così il nostro Paesenella lotta al Coronavirus IlariaCapua, la professoressa virologadi fama mondiale, che nel 2006decise di rendere di dominiopubblico la sequenza del virusdell’influenza aviaria, oggi diret-trice dell’One Health Center of

Excellence dell’Università dellaFlorida. E tutto questo nono-stante le carenze di materialesanitario, la colpevole sottova-

lutazione iniziale del "casoLombardia", gli errori di comu-nicazione, i piani di sicurezzaantivirali mai aggiornati e da più

parte denunciati. «Sì, l’Italia stafacendo scuola: non solo perchésta salvando la vita di tante per-sone, ma anche perché stadando una mano a chi, nelmondo, farà tesoro della nostraesperienza. Con alcuni collabo-ratori italiani qui in Floridastiamo lavorando con banchedati per confrontare i virus pro-venienti dai diversi continenti. Èfondamentale mettere in retequeste conoscenze per evitare distigmatizzare i singoli Paesi...».A cura di Giovanna Tettamanzi

Dossier a pag. 3-4-5

Solidarietà Cura Comunità. Combattila paura, sconfiggi il virus. E’ il mottodelle brigate volontarie per l’emer-

genza, le formazioni che da metà marzo gi-rano senza tregua per i quartieri di Milano,

consegnando spesa e farmaci al domicilio dicittadini in difficoltà, come anziani e personein quarantena. Sono nove le brigate attive,una per ogni zona della città. Molte di loroprendono il nome dalle staffette e dai par-tigiani che hanno combattuto per liberareMilano e l’Italia dal giogo nazifascista: bri-gata Lia, brigata Osvaldo, brigata Lena-Modotti, brigata Giulio Paggio, brigataNorina Brambilla, queste ultime operantiproprio nelle nostre zone, la 5 e la 6. Il per-ché della scelta di rifarsi espressamente aiprotagonisti della resistenza lo si com-prende addentrandosi tra i variegati mate-riali (video, foto, bollettini, persino un tg!)

caricati sulle pagine dei social media chequesti giovani utilizzano per comunicaretra loro e con l’esterno: Facebook, Insta-gram ma, soprattutto, Telegram, il serviziodi messaggistica istantanea per gestire ca-nali di discussione: «Siamo ragazzi e ra-gazze che con coraggio mettiamo la nostravita e il nostro tempo a servizio della co-munità. È la nostra etica che ci impone dinon girarci dall’altra parte. Di prendereparte. Di essere partigiani». Una vera e pro-pria scelta di resistenza al virus combat-tuta con le armi della solidarietà.

Marco GambettiContinua a pag. 6

Le brigate della solidarietà, l’antivirus più forte che abbiamo

Una vera scelta di resistenza alla pandemia, combattuta con le armi dell’impegno civile

Isegnali di arretramento del-l’epidemia da Covid-19 ciconsentono di intravedere la

fine dei provvedimenti di chiu-sura e di isolamento forzato chestiamo vivendo. Ma le certezzeche abbiamo, a partire dalladata in cui quando questo acca-

drà, sono poche. Le attuali scarse conoscenzemediche su Covid-19 impedi-scono per il momento di avereuna terapia efficace per i malatie vaccini per evitare il contagio.Non si sa neanche se, una voltacontratta la malattia, le personesono immuni. La diffusione pla-netaria di Covid-19 rende piùalto il rischio del ritorno di con-tagi e, allo stesso tempo, la teo-ria dell’immunità di gregge permiliardi di persone appare una

chimera In questo difficile sce-nario abbiamo un’unica cer-tezza: una volta toltol’isolamento sociale e ripresa lamaggior parte delle attività pro-duttive, non vivremo un una“normalità” uguale a prima. Di-stanziamento sociale, presidi sa-nitari, tamponi e test perindividuare le persone immunientreranno a far parte della quo-tidianità. Nei luoghi affollati in-dosseremo le mascherine, civerrà provata la febbre agli in-

gressi nei locali, esibiremo cer-tificati di presunta immunità.Ma, detto questo, saranno suffi-cienti queste misure di carattereprettamente individuale, per tu-telare la nostra salute e, allostesso tempo, riprendere le atti-vità lavorative? Probabilmenteno. Sarà necessario uno sforzodi coraggio e creatività moltomaggiore, che trasformi questacrisi epocale in opportunità, im-maginando un modo diverso divivere la città, di produrre e distare insieme. Il rischio, in caso contrario, è ri-creare le condizioni che hannofavorito la diffusione del virus:trovarci in promiscuità suimezzi pubblici, nei locali, neinegozi e sulle strade, essere for-temente esposti al rischio conta-gio e al diffondersi di un climadi paura e caccia all’untore, chemascherine e altri presidi nonpotranno scongiurare.Milano ha le armi per combat-tere questo scenario e per assu-mere un ruolo di avanguardia.

Stefano FerriContinua a pag. 2

Riorganizzazione degli orari della città, del lavoro e della mobilità

La sfida della Milano del dopo Covid-19

Parla Gabriele Rabaiotti

Presto in arrivole prime 300mila mascherine

Gabriele Rabaiotti, 50anni, architetto, asses-sore alle Politiche so-

ciali,  alla Salute e ai Diritticivili, ex presidente del Munici-pio 6, ricercatore universitariosui temi delle politiche pubbli-che del territorio al Politecnicodi Milano e alla Iuva di Venezia,è da fine febbraio la prima lineadi Palazzo Marino nella lotta alCovid-19, con l’obiettivo di arri-vare velocemente e in modo ef-ficace, a sostenere i milanesi inquesto difficile periodo, in parti-colare aiutando le fasce più de-boli, più esposte ai rischi dicontagio e alla crisi economica efinanziaria. Insediatosi l’estate scorsa alposto di Pierfrancesco Majo-rino, eletto al Parlamento Euro-peo, l’assessore Rabaiotti, inuna delle sue prime uscitedisse che: “All’interno dei quar-tieri popolari, il Comune dovràlavorare con maggiore determi-nazione”. Alla luce di questaaffermazione, è iniziata la no-stra intervista.

S. F.Continua a pag 8

Cari Soci,purtroppo questa emergenza sanitaria pro-vocata dal Coronavirus ci costringe a riman-dare la gita in giornata al Monastero di Torbaprevista per sabato 23 Maggio 2020.La sua riprogrammazione avverrà sulla basedell'evolversi della situazione Coronavirus edei conseguenti provvedimenti che prende-ranno Governo e Regione a garanzia della sa-lute dei cittadini. È solo un posticipo per unagita che assolutamente merita di essere fattaper l'interesse culturale e paesaggistico chela stessa comporta. Sarà nostra cura infor-mare tutti gli iscritti, via telefono, mail e attra-verso sito e social della nuova data.

Rossella ed Emilia

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ANNO XXIV NUMERO 04 APRILE2020• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •2

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Direttore Responsabile: Stefano FerriVicedirettrice: Giovanna Tettamanzi Redazione: C. Calerio, P. Cossu, M. Gambetti, L. Guardini, L. Miniutti, F. Mochi, C. Muzzana.Impaginazione: A. Rubagotti.Hanno collaborato:S. Arduini, A. Avalli, C. Boschiero, G. Fontana, G. Guagliardo, P. Pantucci, Portos, S. Sollazzo, A. Stucchi, P. Trombetta, M. Tucci, G. Verrini.

Raccolta Pubblicità:S. Devecchi cell. 349 40 67 184

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Prossima uscita: 12/5/2020

Segue dalla primaCercando di sfuggire al fascino dell’inessenziale (il giocodelle sigle), tentiamo di individuare qualche puntofermo.:

1 – L’Italia, per combattere la pandemia ed evitare il tra-collo economico (due aspetti strettamente connessi) habisogno di ingenti risorse finanziarie. Quanto? Nessunolo può dire con certezza. Nell’immediato sembrava chepoche decine di miliardi fossero già un obiettivo strato-sferico. Oggi potremmo dire 500, ma se lo dicessimo cisarebbe sicuramente qualcuno (il ruggito del topo) cheesclamerebbe: “Non basta, almeno il doppio”.2 – L’Italia non è sola. Fa parte, anzi ne è la punta dilancia, di una vasta compagine di soci europei (e fraquesti Francia, Spagna, Irlanda) che chiedono allaUnione Europea uno sforzo senza precedenti. Qualcosahanno già ottenuto, a partire dal sostanziale accantona-mento dei parametri di Maastricht, ovvero il Vangelo deirigoristi.3 – Qualcosa hanno ottenuto, dalla disponibilità (appa-rentemente incondizionata) della banca europea allacreazione di fondi per il finanziamento della cassa inte-grazione, a risorse (200 miliardi) della Banca europeadi investimenti, all’utilizzo libero e incondizionato delcosiddetto Meccanismo europeo di stabilità (Mes) limi-tatamente alle spese in campo sanitario.4 – Sono provvedimenti importanti, ma insufficienti, nonsolo perché il topo ruggirebbe comunque, ma perché perimponente che possa sembrare la mole di danaro da uti-lizzare, va considerato che sarà ripartita fra tutti gli statiche ne richiedano l’uso. E l’Italia, come si è visto, non èsola.5 – La trattativa non è conclusa. Il compromesso rag-giunto il 9 aprile deve ancora passare al vaglio dei capidi governo. Conte giura che all’odiato MES (perché poivenga odiato dai partiti – Popolo della Libertà di Berlu-sconi e Meloni e Lega - che erano al governo quando fustipulato non è chiaro) non si farà mai ricorso. Vedremo.La partita è difficile.6 – La soluzione ottimale sarebbe costituita da prestitiobbligazionari dell’Unione Europea a copertura dei de-biti dei singoli paesi. Che si chiamino eurobond o coro-nabond o recoverybond, ha poca importanza: sepassasse questa impostazione sarebbe un salto di qua-lità di enorme portata: sarebbe la condivisione del de-bito, ciò che finora è mancato e ciò che servirebbe asottrarre i paesi inguaiati dai dolori del commissaria-mento.7 – Che il “fronte del nord” sia ostile a questa soluzionenon è sorprendente: non solo per eccesso di autostimadi questi paesi “virtuosi”, ma anche per eccesso di di-sistima nei confronti di paesi (Italia inclusa) dal “debitofacile”.8 – Questa complessa e tormentata vicenda mette inluce la reale consistenza della vocazione europeistadelle forze politiche. Per debole che possano apparire(e secondo noi non lo sono) l’impegno e la capacità delgoverno, si deve riconoscere che ci stanno provando e,finora, non hanno alzato bandiera bianca.9 – Ma inveire contro l’Europa nemica, negando qua-lunque passo avanti sia stato fatto in questa trattativa acosa può portare? Alla caduta del governo? Lo vogliono

davvero Meloni e Salvini? All’uscita dall’Unione e al ri-torno alla Lira? Noi siamo convinti che i primi a non vo-lerlo, siano proprio quei partiti che oggi con il solitostucchevole linguaggio da fine del mondo parlano di Ca-poretto, di “alto tradimento” e non so che altro. Maquante stupidaggini consente la libera circolazione dellibero pensiero!10 – Il punto è che i signori Salvini e Meloni una tratta-tiva di qualunque tipo non l’hanno mai fatta. Credonoche basti alzare la voce, twittare, arringare, esecrare, machi li ha mai visti a un tavolo a discutere seriamente diproblemi seri con persone che non è facile gabbare? Farepropaganda è semplice; fare gli accordi è sempre com-plicato. E se l’interlocutore è di diverso avviso, due sonole possibilità: o il compromesso (Caporetto!, alto tradi-mento!) o la rottura, cioè fuori dall’Europa. È questoche vogliono: lo dicano espressamente.11 – Parliamo dei sondaggi. Brevemente. Solo per ren-derci conto che, diversamente da ciò che si potrebbepensare, in una situazione tanto drammatica (innanzi-tutto l’emergenza sanitaria) i consensi del governo, perinfelice che possa apparire la sua conduzione, non ca-lano. Al contrario. E questo avviene anche in paesicome gli Usa e la Gran Bretagna, dove Trump e Joh-nson, responsabili di una scriteriata politica, al cui con-fronto quella di Conte appare un modello di saggezza,guadagnano punti nei sondaggi. Tutta colpa del “colla-borazionismo” debbono aver pensato Meloni e Salvini(non Berlusconi che pare soprattutto preoccupato dallaminaccia di una forte tassazione di “solidarietà”). E al-lora: “alto tradimento”, “Caporetto”, “Conte dittatore”!12 – Il deprecato Mes nasce col governo Berlusconi e aratificarlo in Parlamento (luglio 2012) c’era il Popolodella Libertà, di cui faceva ancora parte la pattuglia me-loniana che di lì a poco avrebbe dato vita a Fratelli d’Ita-lia. Votò invece contro la Lega, che però quando era algoverno l’aveva condiviso.13 – Insomma basta con queste pagliacciate. Si è parlatodi condivisione e di collaborazione con le opposizioni.Conte non le garantisce a sufficienza? È possibile, mada qui a parlare di dittatura ce ne corre. Dittatura èquella dell’amico Orban, che ha risolto il problemachiudendo il parlamento. Ma la signora Meloni non neparla.14 – Chiedere, pretendere tanto, tutto, di più. E va bene.Il paese rischia il collasso dopo aver mostrato tutte lefalle delle cosiddette “eccellenze” regionali in campo sa-nitario. Occorrono enormi risorse finanziarie. Ma i fi-nanziamenti che verranno, in qualunque forma e conqualunque sigla ci verranno corrisposti, non saranno re-galie, non saranno prestiti a fondo perduto: a tassi con-venienti, magari con modalità generose di dilazione(come i 49 milioni che la Lega restituirà in 81 anni), conconversioni del debito o con escamotages di bilancioche potranno essere studiate, o con riduzioni o sconti;ma alla fine il nostro ameno paese, che ha già un debitopubblico di circa 2.500 miliardi, dovrà provvedere aquella spiacevole operazione che si chiama restituzione.

Ci deve essere molto ottimismo nella capacità di ripresadel nostro sistema in chi ad ogni cifra che sente venti-lare scuote la testa e dice: “il doppio”.

Piero Pantucci

L’Europa e il ruggito del topo

Segue dalla primaLo stesso sindaco Beppe Sala ha comin-ciato a parlarne nei giorni scorsi. Compe-tenze, infrastrutture tecnologiche e capacitàinnovative ci sono. Se a queste aggiun-giamo la straordinaria prova di resilienzache la città ha mostrato in queste settimanedi lockdown, in cui i milanesi sono stati ca-paci di adattarsi alla nuova situazione inmodo ordinato, generoso e produttivo.Smart working e lezioni online si sono dif-fuse a una velocità straordinaria, così comele abitudini di acquisto e l’uso della rete po-nendo le condizioni di base per un cambia-mento radicale.Comune e Regione, aziende, sindacati euniversità devono mettere in campo da su-bito una strategia per incentivare forte-mente questo modo di vivere la città,trasformandolo da estemporaneo in strut-turato. Provvedimenti per favorire l’intro-duzione di almeno una volta alla settimadello smart working, anche per scuolesuperiori e università, una giornata pro-duttiva più lunga e divisa in due turni di8 ore, ingressi e uscite dai luoghi di la-voro scaglionati in più fasce, una setti-mana lavorativa che pur mantenendo idue giorni di riposo, includa anche il sa-bato, porterebbero a un significativo al-leggerimento del traffico e del rischiocontagio dato dalla promiscuità, in parti-colare sui mezzi pubblici. Anche le mo-dalità di acquisto sono cambiateenormemente in queste settimane. L’iso-lamento forzato, le file ai negozi, il di-stanziamento sociale e la chiusura di

molti esercizi commerciali hanno spintocon forza l’uso dei pagamenti digitali egli acquisti online. La novità è che i mi-lanesi non hanno acquistato solo dallagrande distribuzione e da aziende onlinecome Amazon, ma anche dalle piccolerealtà commerciali di quartiere. Se anchequesta nuova propensione fosse soste-nuta e allo stesso tempo la città si dotassedi sistemi che attraverso gli smartphoneverificassero l’apertura dei servizi e dellarete commerciale, del loro grado di affol-lamento e disponibilità e rendessero pos-sibile prenotare acquisti e, sempre sepossibile, riceverli a casa, attraverso unsistema di consegne coordinato, trafficoe rischio contagi calerebbero ulterior-mente e in modo significativo. A questidue filoni deve affiancarsi un deciso in-tervento a sostegno della mobilità cicla-bile, che in una città con meno trafficopotrebbe crescere significativamente econquistarsi finalmente gli spazi sullestrade cittadine. Più facile a dirsi che afarsi? Ma il momento giusto per cambiareè ora. Se al posto di agire con coraggiosubiremo passivamente i cambiamenti, laqualità della vita scenderà, sospinta dauna crisi economica che si annuncia du-rissima. Se proveremo a cambiare avremouna chance in più per tornare a essere lacittà che eravamo: attrattiva, innovativa edinamica. Male che vada avremo vinto labattaglia che conduciamo da decenni con-tro l’inquinamento della nostra città. Checomunque non è poco.

Stefano Ferri

Riorganizzazione degli orari della città, del lavoro e della mobilità

La sfida della Milano del dopo Covid-19

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Segue dalla prima A cura di Giovanna Tettamanzi

Ed è proprio da qui, dalla Florida, dal suo osservatorio privile-giato che la virologa il 19 marzo scorso ha tenuto una bellissimavideoconferenza, davanti a una platea virtuale di circa 8.600 per-sone. Un’intervista o, meglio, una chiacchierata dal tono moltoconfidenziale con Marco Montemagno, youtuber, che ha avuto ilpregio di svelarci tanti aspetti di questo nemico invisibile, dallanascita al suo sviluppo. Senza però trascurare qualche accennocritico per gli errori di comunicazione e di gestione, commessidalle istituzioni del nostro Paese (in quei giorni da noi stavanocominciando a lievitare i numeri dei pazienti morti nelle Rsa lom-barde, ma ancora non era esploso lo scandalo Trivulzio).

Gli uragani e la capacità di prepararsi

“Ho vissuto il primo in Florida nel 2016, l’uragano Irma. Ha col-pito la zona di Tampa, dove hanno evacuato 5 milioni di persone.È un fenomeno che si può prevedere: esistono linee guida precisedel governo, che dicono quali zone devono essere evacuate equando… nella finestra di tempo indicata, zona per zona, cosìda poter gestire il traffico. Dove voglio arrivare? Con un uraganodi livello 5, su 5 milioni di persone (quanto gli abitanti della Si-cilia) ci sono stati 21 morti. Nello stesso periodo in Italia c’erastato un acquazzone tremendo in un posto della Puglia, dove mo-rirono ben 10 persone! Questo per farvi capire cosa significa lapreparazione ai disastri… E invece, per venire a noi, sento che ilDpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri – NdR)è stato diffuso prima che il decreto stesso fosse ufficializzato, conil conseguente ingorgo della stazione di Milano di gente che vo-leva scappare al sud. No, non ci si può permettere di agire così,se si vogliono salvare persone. Politici intelligenti, maturi e adultinon possono non rendersi conto che una loro azione può avereun effetto domino su migliaia di persone. È inaccettabile”.

No a troppi malati tutti insieme, per evitare il collasso del Ssn“L’Italia è stato il primo Paese occidentale ad aver avuto questainfezione. Sfido chiunque, al di là del credo politico, a fare a cam-bio con chi si è trovato a dover prendere decisioni di fronte a unvirus sconosciuto che, per quel che se ne sapeva al momento,avrebbe potuto ammazzare il 50% dell’umanità (cosa che non è,il coronavirus non ha quel motore, non ha quel telaio, ma all’ini-zio non si poteva sapere). Quindi l’Italia ha fatto quello che do-veva fare, ha messo in atto misure restrittive, poi seguite e copiateanche da altri Paesi. Misure che servono ad “appiattire la curva”,a evitare che si ammalino troppe persone tutte insieme. Cioè si èscelto un prolungamento dello stress sul servizio sanitario nazio-nale, in cambio di un collasso del sistema. Una gestione control-lata. Per fare questo abbiamo dovuto porre un frenoall’economia”.

“L’immunità di gregge” degli inglesi“Io sfido chiunque, davanti agli italiani, a dire quello che ha dettoBoris Johnson agli inglesi: ‘Cari britannici, moriranno migliaiadei nostri cari…’. Se uno qualsiasi dei nostri rappresentanti poli-tici avesse detto una cosa del genere, avrebbe perso immediata-mente tutto il consenso. Poi Boris Johnson in sostanza ha detto:‘Non sono disposto a fermare il Paese per mitigare l’infezione,perché queste misure mandano in crisi l’economia. Contro il viruslasciamo fare a madre natura il suo corso…’. Lui si basa su unragionamento che sta in piedi solo sul piano teorico, dal puntodi vista pratico crea qualche perplessità: permettendo al virus di

circolare liberamente all’interno della popolazione, siccome dueterzi dei casi sono asintomatici, si producono anticorpi che di-ventano “semafori rossi” alla galoppata del virus. Ogni infettatoproduce anticorpi, la cosiddetta immunità di gregge (una partesignificativa di una popolazione immunizzata finisce con il fornireuna tutela anche agli individui che non hanno sviluppato diretta-mente l’immunità: è lo stesso effetto creato dai vaccini – NdR) ecosì portiamo avanti un muro di persone che formano uno scudoal virus... Ma noi ancora non sappiamo se funziona così, di que-sto virus oggi sappiamo qualcosa di più ma in buona sostanza èancora sconosciuto”. (Per questo gli inglesi hanno poi dovuto ri-vedere la loro posizione e allinearsi a misure restrittive, come glialtri Paesi – NdR).

Vi porto con me su una stella “Chiudete gli occhi, venite con me, sedetevi su una stella e da lìguardiamo il pianeta Terra. Facciamo uno zoom su una forestaasiatica, dove di giorno non succede niente, ma di notte si co-minciano a vedere i pipistrelli che vengono fuori. Fanno la lorovita in mezzo alla foresta vergine e incontaminata (per arrivarcici vuole il machete). C’è un pipistrello che si sta facendo gli affarisuoi e a un certo punto si sente un rumore provenire dal cespuglioe si vede un uomo che salta fuori e che con un retino acchiappail pipistrello e tutta la sua famiglia. Poi se lo porta a casa, dormecon lui e l’indomani lo porta in città a vendere al mercato. Il pi-pistrello ha il virus e si trova in questa baraonda totale di animalivivi, dalle rane ai serpenti, che stanno in bacinelle con l’acqua,e gli insetti e gli uccelli, le puzzole e poi c’è anche il pangolino...”.Questi sono i cosiddetti "wet market", per via del sangue, delleviscere, delle squame e dell'acqua che bagnano tutt'intorno allebancarelle. Sono diffusi in Cina e Vietnam. Qui gli animali ven-gono spesso macellati e qui sono nate varie epidemie, come laSars e l'attuale Covid-19. Per i ricercatori sono ambienti pericolosiche favoriscono il salto di specie dei virus.

L’infezione all’interno del mercato “Pipistrello (animale asiatico) e pangolino (un mammifero afri-cano) vengono messi in gabbia insieme (terribile mescolanza bio-logica; sono due animali solitamente separati da migliaia di km).Il virus dal pipistrello passa nel pangolino, qualche cinese opera-tore del mercato prende il pangolino che gli lascia degli escre-menti addosso e ne viene contagiato. O magari l’uomo vienecontagiato direttamente dagli escrementi del pipistrello… E portal’infezione all’interno del mercato. Dove ci sono poveracci chenon hanno niente, che non hanno accesso alle cure mediche ehanno trascurato i sintomi dell’influenza che può averli colpiti.Così a metà dicembre il contagio si propaga, sottovalutato, indieci, cento, mille persone… ogni volta rimandate a casa per ‘ba-nale influenza’. Solo quando l’ondata influenzale arriva alle au-torità sanitarie cinesi si comincia a cercare l’agente causale,andando per esclusione. Non è stato facile. All’inizio non avevanostrumenti per scoprire questo virus, hanno dovuto mettere apunto tecniche di discovery per capirci qualcosa, perché questocoronavirus stava dentro un pipistrello fino a un mese prima. Sipensava a un virus contenuto, come altri precedenti coronavirus(sars, mers…) e invece no. Poi hanno messo il lockdown”.

Vi è rimasta la curiosità di sapere cos’è un pangolino? “È un animale in via di estinzione, un mammifero grande comeun gatto, coperto di squame; in origine doveva avere peli che poisono diventati squame, perché vive in un ambiente in cui si deveproteggere. È buffo, fatto come di metallo non si muove tantobene, viene dall’Africa e gli danno la caccia. Ne prendono lesquame per farne rimedi per la medicina tradizionale cinese; unanno fa hanno sequestrato 10 tonnellate di squame di pangolino(pensate quanti ne hanno abbattuti!)”.

L’albero genealogico dei virus“Semplificando molto, i virus hanno come un ‘codice a barre’che, una volta messo sullo scanner, ci dice a quale altro virus esi-stente assomiglia… e con queste indicazioni si fanno degli alberigenealogici. Bene, questo coronavirus assomiglia proprio a ungruppo di coronavirus che stanno nei pipistrelli che vivono inuna zona di foresta asiatica”.

La peste bovina, 8.000 anni fa“Facciamo un rewind di qualche migliaio di anni, quando l’uomoaddomesticava il bovino: è nato allora il virus della peste bovina(ormai eradicato: è stato un grande successo della sanità pubblicaveterinaria). Nel processo di addomesticazione, che vuol dire:l’uomo beve latte del bovino e si sporca con il suo sangue, così ilcontatto provoca un altro di questi fenomeni. Il virus della pestebovina fa il salto di specie e infetta l’uomo, e diventa il virus delmorbillo. Che poi ha fatto il giro del mondo, a piedi, con l’homosapiens (nel Sud America non c’era: è stato portato dai conqui-stadores)”.

I tempi di diffusione dei virus

“Il morbillo a diffondersi ci ha messo 5 mila anni. Nel 1920 laspagnola, che è stata un’influenza seria, un virus molto aggres-sivo, ha fatto il giro del mondo in 2 anni e ha provocato decinedi milioni di morti. Il coronavirus ci ha messo 8 ore! Verso metàdicembre già stava circolando in maniera significativa in Cina,ma i voli sono rimasti aperti… Immaginatevi che in Cina ci sianoi trisnonni dei virus che abbiamo oggi. Il trisnonno ha fatto trefigli: uno l’ha mandato in Giappone, uno in Corea, un altro inAustralia, seguendo una sorta di lineaggio. Uno sciame virale èandato a sud, uno verso l’Europa e l’altro ha fatto il giro sul Pa-cifico, per approdare sulla costa ovest degli Stati Uniti, quelladella California, dove c’è un sacco di movimento di cinesi (maoggi l’epicentro è lo Stato diNew York – NdR). Nel meseprima del lockdown si sarannoben mossi un migliaio di ci-nesi infetti… Il virus ha co-minciato a circolare in Italiaverosimilmente a inizio gen-naio. E ci sono evidenze che èstato scambiato per un’in-fluenza un po’ più difficile”.

Noi umani, invasori dell’habitatanimale“Una cosa che dovrebbe risul-tare chiarissima è che noi ab-biamo alterato un sistema,prima di tutto invadendo spazinon nostri (siamo andati noi arompere le scatole al pipi-strello e non viceversa); puntonumero due, abbiamo creatoun secondo fattore di rischio,portando via degli animali dalloro habitat e trasferendolinelle megalopoli comeWuhan, in posti dove c’èscarsa igiene, povertà, dise-guaglianze… Non solo: noipoi abbiamo pure preso degliaerei e vi abbiamo caricato, in-consapevolmente, personecontagiate che hanno diffuso ilvirus nel mondo. Il virus, chevoleva starsene tranquillo den-tro il pipistrello, si è trovato a

Consigli, ricordi, divagazioni da una videoconferenza: parla la professoressa Capua

La versione di IlariaLe carenze di materiale sanitario, gli errori di comunicazione, i piani di sicurezza antivirali

non aggiornati… Eppure per l’Italia in trincea contro il Covid-19 sono arrivate parole

di stima dalla virologa di fama mondiale. E anche qualche monito ai politici

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ANNO XVII NUMERO 06 GIUGNO 2013• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •ANNO XXIV NUMERO 04 APRILE2020 • Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 • 3

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I l più grande studio epidemiologico sul Coronavirus, con-dotto in Cina su 70 mila persone, di cui 44 mila con dia-gnosi di Covid-19, e pubblicato sulla rivista scientificaChinese Journal of Epidemiology conferma che su 10 con-tagiati, 7 sono maschi e 3 femmine; la mortalità maschileraggiunge il 70%, quella femminile il 30%... Dunque i datiepidemiologici lo confermano: le donne si ammalano emuoiono meno di Covid-19 rispetto agli uomini. E lo ve-diamo anche dalle cronache degli ultimi giorni, in partico-lare nelle zone più colpite della Lombardia, dove il rapportotra contagiati uomini e donne è di 8 a 2. La conferma del-l’importanza di questi confronti viene anche da Ilaria

Capua: «Durante questa pandemia un dato appare certo:le donne sono meno sensibili al virus e, se si contagiano,hanno sintomi più lievi e muoiono meno degli uomini»,conferma la professoressa. «Tra i motivi di questa minoresensibilità al virus potrebbe esserci un sistema immunitariopiù efficace, magari anche grazie al ruolo protettivo degliestrogeni. In aggiunta le donne si vaccinano di più, soprat-tutto in giovane età: anche questo potrebbe giocare a lorofavore. E forse rispettano di più le norme igieniche, che inquesto periodo vengono comunque richieste a tutti. Questeevidenze, riscontrate nella pratica clinica, potrebbero es-sere lo spunto per ricerche più approfondite da parte degli

scienziati e degli specialisti. E le donne potreb-bero diventare il “semaforo rosso” per fermareil virus. In più, quando l’emergenza sarà in parterientrata, potrebbero essere proprio loro a ri-prendere per prime i propri ruoli lavorativi. Maicome ora potrebbe essere calzante la defini-zione delle donne di “rose quadrate”, in gradodi associare la gentilezza alla determinazione erazionalità. E forse proprio le donne saranno inprima linea nella ripresa di una vita “normale”».

Paola Trombetta donnainsalute.it

Le donne, rispetto agli uomini, si ammalano e muoiono meno di Covid-19

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dover infettare centinaia di migliaia, forse milioni di persone, cosache non era programmato a fare”.

Il prossimo “nuovo normale”“Non si può tornare indietro, bisogna invertire la tendenza met-tendo in atto dei meccanismi di risposta immediata. Ci sono, oggiabbiamo la tecnologia. Ma noi stiamo ancora pensando in modovecchio. Abbiamo iniettato in questo sistema una velocità, che èil vero punto di rottura. La velocità portata dalla tecnologia nonè compatibile con il sistema che la ospita. La biologia si muoveai suoi tempi, non corre alla velocità degli aerei o della borsa. Noiabbiamo combinato un pasticcio, ma per fortuna i coronavirusnon sono tanto “svegli”, cioè non sono particolarmente resistenti.La mia proiezione è che questo potrebbe essere il nuovo virus delraffreddore umano. Nella totale incertezza, mi piace pensare chepotrebbe ridursi a questo e quindi non richiedere un vaccino”.

Come giocare d’anticipo?“Sembra incredibile eppure un essere inanimato, microscopico,“molle” è entrato come un granello duro nell’ingranaggio e l’ha fattosaltare. Un morbo che falcia soprattutto i più deboli e ci sorprendeogni giorno quando ci ricorda che la nostra esistenza è ancorata allaterra e alle sue leggi naturali. Questo ci lascia sgomenti. Ma è unsegnale importantissimo che porta a una consapevolezza diversa…Eppure nessuno di noi era preparato, si è brancolato nel buio. Unpiano di preparazione pandemica è necessario, bisogna farlo e ri-spettarlo. I criteri Oms attuali sono obsoleti”.

Lo studio dei vaccini

Dovremmo prima di tutto sviluppare un meccanismo come co-munità scientifiche, preparare 5 o 10 laboratori nel mondo chesviluppano linee diverse di produzione dei vaccini. In tempo dipace bisognerebbe avere già delle cordate virtuose di persone chelavorano sui vaccini e che, quando arriva il problema, non sonouno contro l’altro ma operano in sinergia. Ci sono aziende far-maceutiche, più o meno sovvenzionate dai governi, che lavoranociascuna per conto proprio: lo trovo assurdo. Occorrono più aper-tura e collaborazione tra Stati” (da DiMartedì del 31/3).

L’influenza non è mai “banale”Il virus dell’influenza, cosiddetta “banale” (ma la scelta dell’ag-gettivo è del tutto sbagliata), provoca in realtà una tempesta dicitochine, che mandano segnali di distruzione a tutti i tessutidell’organismo; il virus dell’influenza stagionale è un patogenoprimario che fa stare male per una settimana, e poi ci voglionoalmeno 10 giorni per riprendersi. Questo coronavirus è comeun’influenza molto contagiosa, e ringraziamo iddio che non è laspagnola, l’asiatica, l’influenza di Hong Kong del ’78. Quindi vac-

Il paese ora deve iniziarea ragionare sull’uscitadal lock down e sul ri-

torno alla normalità. Ma inche termini? «Io credo chesi dovrà presto iniziare a ri-flettere sulla nuova norma-lità», risponde la virologaIlaria Capua (alla domandadi Floris a DiMartedì del 31marzo scorso). «Ci aspettaun ‘nuovo normale’, perchégià nelle settimane dopo Pa-squa saremo nelle prime fasidi riapertura, con un virusche sta ancora circolando, equindi dovremo mettere inatto una serie di meccani-smi, prima di tutto per pro-teggere le categorie fragili, epoi per ripopolare sia nel la-voro, sia anche nel volonta-riato, con persone che sonopiù resistenti. Tra queste cipotrebbero essere i sieropo-sitivi al Covid-19, chehanno sviluppato anticorpi(eventualità ancora da ac-certare – NdR). Quindi i convalescentisono di fatto le persone cheportano un pezzettino diimmunità di gregge. Ve-

diamo come si consolida ildato dei ricoveri, un trendnon in aumento almeno e,a quel punto, si possonofare varie ipotesi: noistiamo lavorando sul mi-nore coinvolgimento delledonne dal coronavirus, conun gruppo qui all’universitàdella Florida e cercheremodi capire se effettivamentele ‘rose quadrate’ potrannoessere coloro che darannol’inizio a questo nuovo nor-marle. E poi altre categorie,tra cui gli immuni, appunto. È dunque opportuno a que-sto scopo fare un campio-namento del sangue sugliitaliani e poi si possonofare prelievi più in detta-glio, per esempio leaziende che vogliano far ri-cominciare a lavorare ilpersonale in maniera sca-glionata… Non conosco la disponibi-lità dei kit in Italia, peròpotrebbe essere questo unmodo per utilizzare al me-glio la scienza. Noi ab-biamo bisogno di quelloche la scienza ci dice, così

forse sbaglieremo un po’meno. Oppure – concludela professoressa – se sba-glieremo, lo avremo fattoin buona fede, dopo averstudiato quel che c’è dastudiare».Ma qual è la situazionenelle nostre regioni più col-pite sulla scelta e applica-zione dei test sierologici?Se sette sindaci del Pdchiedono che si segual’esempio di Veneto edEmilia Romagna dove èstata attivata la sperimen-tazione su questi test, laRegione Lombardia ci vacoi piedi di piombo, anchese di recente ha annunciatoche delle verifiche sistanno facendo anche qui.Ad occuparsene è il Policli-nico San Matteo di Paviache sta valutando l’affida-bilità di centinaia di questitest: da quelli che richie-dono prelievi del sangue, aicosiddetti “fast test” che sifanno con una gocciolinadi sangue presa dal dito eche danno risposte inpochi minuti. In città circo-

lano già da settimane e laViva-Check Biotech,azienda cinese, ne ha do-nati duemila dei suoi al Ni-guarda. Sul tema è peròancora forte lo scetticismodella comunità scientifica:«I test sierologici non sono,ad oggi, affatto raccoman-dati per l’individuazionedei casi», ha scritto in undocumento ufficiale l’asso-ciazione dei microbiologiclinici italiani.8 aprile. Qualcosa si muovesul fronte dei test sierolo-gici: un test è stato indivi-duato al Policlinico SanMatteo di Pavia e potrà, sevalidato, rilasciare unasorta di patentino di immu-nità a chi ha contratto ilvirus ma che è risultato ne-gativo dopo due tamponi.La certificazione dovrebbearrivare entro due setti-mane.Per il test basta il prelievodi una sola goccia di san-gue, dalla punta di un dito,proprio come accade perl'esame della glicemia.

G.T.

cinarsi per l’influenza stagionale è sempre importante, per elimi-nare il rischio di confusione diagnostica e soprattutto per evitaredi raddoppiare l’infezione”.

Se ci ritroveremo a fine anno a riparlarne… “Saremo persone diverse: questo ‘cigno nero’ colpirà duro. A finedicembre vorrei avere il vaccino pronto, che magari servirà solonelle persone fragili. Non alla popolazione sana e alle donne (chesembrano meno sensibili, sono meno colpite), o che forse serviràper tutti, se il virus “tirerà fuori i denti”. Avremo degli antivirali,una terapia validata. Ma le istituzioni avranno subito uno scos-sone. Avremo avuto momenti di tensione internazionale. E nonabbiamo ancora considerato l’Africa, l’India…Il mio appello è: bisogna essere più comprensivi verso le personeche si trovano a dover gestire responsabilità immense. Per me è“facile”, io parlo ma non comando, per fortuna riesco a mante-

nere obiettività e lucidità da fuori. Ci saranno alcuni crolli: fisici,di aziende, delle istituzioni… Questo evento racchiude una gran-dissima energia che può essere distruttiva che invece io vorrei ve-nisse trasformata in energia costruttiva, e vorrei si comprendesseche questa è la nostra vera nuova grande sfida”.

La ripartenza? Toccherà anzitutto alle persone più resistentiTest sierologici, per controllare il tasso di immunità nel sangue

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Martedì 31 marzo la Regione Lombardia ha lanciato laprima app, mentre la task force del ministero dell’Inno-vazione sta lavorando a una proposta “nazionale”: as-

sieme ai test sierologici che individuano rapidamente chi hasviluppato gli anticorpi ed è immune (ma per quanto tempo nonsappiamo), il tracciamento digitale è parte fondamentale dellastrategia antivirus dei prossimi mesi. Ci chiederà di rinunciare,in parte, alla nostra privacy? Gianni Rezza, direttore del diparti-mento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, in pro-posito ha detto: «Siamo in guerra e bisogna rispondere con tuttele armi che abbiamo». L’esempio della Corea del Sud, che ha ri-nunciato alla privacy in nome della sicurezza, della trasparenzae della fiducia nelle istituzioni è indicato e studiato da più parti.

Ecco, in sintesi, i punti della questione e delle proposte.

LombardiaIl vicepresidente Fabrizio Sala ha presentato il 31 marzo il pro-getto Cercacovid, lanciato attraverso Aria, Azienda Regionale per

l’Innovazione e gli Acquisti. Si tratta di un questionario al qualesi accede dopo aver scaricato la app della Protezione Civile Al-lertaLom: si risponde a domande su età, sesso, stato di salute espostamenti. Questa app non traccia movimenti e posizione, ma– se si arriverà almeno a un milione di questionari – si otterrà unutile database sulla diffusione del contagio. In soli 3 giorni hannoscaricato la app quasi 600 mila lombardi.

Italia La task force coordinata da Walter Ricciardi, il consigliere del mi-nistero della Salute che è anche uno dei 34 membri dell’executiveboard dell’Oms, indicherà prima di Pasqua l’applicazione e i cri-teri scelti per una strategia di raccolta e analisi dei dati sul con-tagio valida e da adottare in tutto il Paese. Cellulari, ma anchebraccialetti elettronici, consentiranno di mappare il contagio, subase volontaria, riducendo al minimo i problemi di privacy.

Corea del SudÈ il modello preparato dopo che, nel 2015, 38 morti e circa 200 con-tagiati dalla Mers (Middle East Respiratory Syndrome) suggerironodi mettere a punto la strategia per il tracciamento digitale che in que-ste settimane ha consentito al Paese asiatico di controllare meglio ilnuovo Coronavirus. Lo scopo – spiega un articolo uscito su la Stampalo scorso 23 marzo – è individuare i positivi, sapere con chi sono en-trati in contatto e mettere in quarantena queste persone. La Corea delSud è il Paese dove sono più numerosi gli acquisti con carta di creditoe i cellulari (circa 53 milioni di device per 51,5 milioni di abitanti).Pagamenti elettronici e mappatura degli spostamenti attraverso i cel-lulari sono le prime due fasi di questo metodo di controllo: vi si ag-giunge la ricostruzione degli spostamenti attraverso un sistema ditelecamere che, in media, inquadrano ogni persona 83 volte al giorno.Incrociando tutti questi dati si vede chi è entrato in contatto con chie si ricostruisce da chi è partito il contagio. Non vengono fatti nomi.Siti e app segnalano solo fascia d’età, sesso e un numero di sequenzadel paziente. Le app: Corona 100M invia sms nel raggio di 100 metrida un contagiato. Coronata indica in verde il punto dove un conta-giato è passato da 9 a 4 giorni prima; in giallo da 4 a 24 ore; in rossoda meno di 24 ore.

Laura Guardini

Gentile redazione, dei medici e infermieri si conosce la loro fatica e dedizione nelleretrovie degli ospedali, mentre per gli Assistenti Sanitari il lororuolo sul territorio, pur strategicamente fondamentale, è menovisibile. Eppure, nel pieno dell’emergenza, tutti i professionistisanitari ogni giorno fanno il massimo per portare a termine que-sta battaglia. In base alle indagini epidemiologiche (di cui mi oc-cupo) e dall’esame dei bisogni di salute, del singolo e dellacollettività, posso dire che stiamo affrontando questa battagliacon una cultura della salute distorta, che trascura concetti qualiprevenzione e territorio. Dall’inizio dell’emergenza si è infatti puntata l’attenzione sugliospedali: luoghi di cura. Arrivati al collasso, si è pensato di rior-ganizzare la rete di offerta potenziando il numero di posti letto(Dgr dell’8/3/2020). Comprensibile e condivisibile. Ma se desi-deriamo battere questo nemico invisibile, è necessario pensareanche al territorio, e da lì consolidare tutti gli strumenti e le atti-vità di prevenzione. Mi riferisco all’approvvigionamento e all’usodi Dispositivi di Protezione Individuali per operatori sanitari enon, primo strumento a contrasto della diffusione del virus. Enon solo: all’implementazione di strutture extra ospedaliera perpazienti Covid positivi, all’incremento dell’Assistenza DomiciliareIntegrata per l’osservazione e la sorveglianza sanitaria dei pa-zienti Covid tenuti a domicilio (Dgr dell’8/3/2020), nonché al-l’attivazione delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (Dgrdel 23/3/2020).

La sorveglianza attiva dei pazienti Covid positivi, sintomatici omeno e dei loro contatti stretti, richiede anche un altro elementofondamentale: l’individuazione di luoghi, diversi dal domicilio,in cui poter svolgere l’isolamento, altrimenti si rischia di contri-buire alla diffusione del virus all’interno delle famiglie.In questa battaglia, in seguito alla riorganizzazione del sistemasanitario regionale degli ultimi anni, dopo le vecchie Asl sonoscese in campo le Ats (Agenzie per la tutela della salute) con illoro ruolo centrale di management e le Asst (Aziende socio sani-tarie territoriali e di Tutela della Salute) come strutture incaricateper l’erogazione di prestazioni sul territorio, cioè i nosocomi. Inproposito sorgono alcune domande. Perché l’attivazione di stru-menti specifici sul territorio procede al rallentatore? Come mai leindicazioni per la gestione sono arrivate solo a due mesi dalla di-chiarazione dello stato di emergenza e un mese dopo il “pa-ziente1”? Il territorio è considerato il fanalino di coda? Qualepiano d’emergenza stanno attuando le Ats per applicare le indi-cazioni Regionali? È consultabile? Gli operatori sanitari come ven-gono gestiti e organizzati per far fronte all’emergenza? Ci sonoper caso difficoltà nel gestirli, visto che nelle Ats non esiste più ilcoordinamento delle professioni sanitarie? C’è collaborazione eintegrazione tra Ats e Asst? Tutte domande che attendono rispostae soprattutto concretezza.

Viola Revelli, Assistente Sanitaria (professionista della prevenzione, promozione

ed educazione alla salute)

Tracciamento digitale contro il virus

Ricetta coreana in “salsa” italiana

La sfida contro il coronavirus oggi si vince sul territorio

Èun video in difesa della ricerca scientifica, un’iniziativa realizzata da IlariaCapua, nell’anno di Leonardo, al servizio di scuole, eventi… che poi non si

sono tenuti a causa della pandemia. L’intento è ricordare il ruolo degli scienziatinel determinare il futuro della società, in tempi in cui il loro lavoro è messo indiscussione da approcci retrogradi in molte parti del mondo. La campagna èstata presentata con questo video dedicato al lavoro dei ricercatori, con la co-lonna sonora di “Vivo per lei”, una delle canzoni più famose di Andrea Bocellicantata con Giorgia, e riferita in questo caso alla scienza. L’iniziativa ha l’obiettivodi raggiungere almeno un milione di visualizzazioni del video, nell’ambito della“ONE Grand Challenge” legata ai progetti del centro di cui Capua è direttrice. “Iovivo per lei è una musica italiana potentissima”, dice la virologa, e ricorda chela scienza è fatta da persone, che lavorano tra mille difficoltà. “Noi dobbiamosostenere ed essere orgogliosi dei nostri scienziati. Vorrei che dall’Italia partisseun moto di orgoglio per la nostra scienza e i nostri scienziati. E che si entrassenell’ottica di un mondo nuovo, nel quale bisogna portare più scienza e più ricercanel dibattito di tutti i giorni”.

G. T.

#Beautifulscience:la musica italiana e la scienza

ANNO XVII NUMERO 06 GIUGNO 2013• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •ANNO XXIV NUMERO 04 APRILE2020 • Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 • 5

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Segue dalla primaAl momento le brigate contano circa 250 volon-tari, ma il numero è in forte crescita come d’al-tronde le richieste di intervento che ormaiviaggiano sulle 130 al giorno. Le brigate perl’emergenza non sono più un fenomeno esclu-sivamente milanese; oggi ne sorgono di nuovein varie città italiane: Roma, Napoli, Catania, Se-nigallia, e addirittura oltre confine: Barcellona,Londra, New York, Oakland. L’iniziativa è par-tita dal basso, da un passaparola attraverso i so-cial che ha visto protagonisti, almeno nella fasedi iniziale, i ragazzi dei collettivi e dei centri so-ciali milanesi, ognuno con le proprie pulsioniideali e il proprio background di impegno civile:chi nell’ambito della promozione e difesa dei di-ritti umani, chi in quello politico, chi in quellosindacale. L’amministrazione Comunale edEmergency, l’ONG milanese che da oltre 25 annifornisce assistenza gratuita alle vittime delleguerre e della povertà, hanno intercettato e va-lorizzato lo slancio generoso e l’energia di questigiovani istituendo un servizio strutturato e fun-zionale teso innanzitutto a garantire il rispettodei canoni di sicurezza sanitaria: «tutti i volon-tari – ci racconta Massimo Malara, appartenentealla Brigata Norina Brambilla (zona 6) e colla-boratore di lunga data di Emergency – sono statiformati secondo i protocolli anti-contagio messiin atto negli ospedali di Emergency durante leepidemie di Ebola in Sierra Leone».Le richieste di aiuto, raccolte dal centralino diMilano Aiuta, il numero unico (020202) istituitodall’amministrazione comunale per i servizi disupporto alla cittadinanza, vengono filtrate e gi-rate a casa Emergency dove un centro operativo,istituito ad hoc, le prende in carico e le smistaai referenti delle brigate di zona che provve-dono, infine, a istruire e attivare i volontari perla consegna. Il tutto avviene in genere nel girodi mezza giornata anche grazie alla corsia pre-ferenziale attivata presso i supermercati checonsente loro di saltare le code all’ingresso (manon quelle alla cassa). I volontari, dotati di untesserino di riconoscimento e di dispositivi diprotezione contro il virus (guanti, mascherine,gel igienizzanti) si recano (sempre in coppia) a

casa del richiedente per ritirare i soldi e la ricettamedica preventivamente lasciati sulla porta perpoi ritornare con la spesa e i farmaci. Il servizioè organizzato su due turni (dalle 9 alle 14 e dalle14 alle 18).Alla domanda: sul piano umano qual è l’aspettoche ti ha colpito di più di questa esperienza?Massimo Malara non ha dubbi: «L’incontro el’avvicinamento tra generazioni apparentementecosì diverse e lontane. Negli occhi di queste per-sone, per la maggior parte anziane, si legge unsenso di profonda gratitudine ma forse, ancorpiù, un positivo ricredersi sull’universo giova-nile troppo spesso sbrigativamente dipinto comeindividualista e poco incline al sacrificio». Nona caso, gli anziani li hanno già ribattezzati gli“angeli della spesa”. Angeli combattenti, vista lapropensione a schierarsi in difesa dei più deboli.Attraverso i social, infatti, lanciano, senza pelisulla lingua, le proprie denunce: a partire dallaprogressiva erosione della sanità pubblica i cuieffetti si sono palesati in modo drammatico pro-prio con l’arrivo del virus, e la cui onda d’urto èstata arginata grazie al sacrificio immane di tantimedici e infermieri più che dalla robustezzadelle dotazioni strutturali e organizzative; o, an-cora, la protesta per uno “State a casa!” che difatto ha escluso determinate categorie di lavora-tori come i facchini di Amazon o i rider che con-tinuano a percorrere le strade delle nostre città.Però al dissenso, questi ragazzi, sanno unireanche la “proposta”: la campagna lanciata con unincessante mail bombing (invio massivo di mes-saggi di posta elettronica alle istituzioni) per il sa-lario pieno e il reddito di quarantena ne è unesempio. Una misura sociale, quella del reddito diquarantena, che le brigate considerano un gestodi civiltà ancor prima che uno strumento fonda-mentale per aiutare le migliaia di famiglie che, segià prima dell’emergenza non se la cavavanobene, adesso rischiano di non riuscire a mettereinsieme il pranzo con la cena. Lo slancio puro di questi ragazzi e più in generalei numerosi esempi virtuosi “sbocciati” da ogni an-golo d’Italia sembrano richiamare quel “bel fior”,alla cui ombra voleva essere seppellito il parti-giano di “Bella Ciao”, l’inno della Resistenza ita-liana. Un seme rimasto per lungo tempo sepoltoe che ora, in questa terribile emergenza, torna arifiorire per ricordarci un paio di sacrosante verità:la prima è che solidarietà reciproca, coesione epartecipazione non sono paroloni astratti ma i col-lanti fondamentali di ogni convivenza civile; la se-conda è che il coraggio, l’umanità, la grandezzadi un popolo è direttamente proporzionale alla di-gnità e alla nobiltà dei fini da raggiungere. Forse ègiunto il momento di uscire dai nostri cortiletti,ogni giorno sempre più angusti, e tornare a viverein modo più pieno la nostra condizione umana;non più meri consumatori di merci, ma cittadiniattenti che partecipano e lottano per una societàmigliore. Ci auguriamo che le celebrazioni per il25 aprile, ormai alle porte, possano sancire(anche) la liberazione delle nostre vite dall’emer-genza virus, inaugurando una fase di rinascita.Per tutti.

Marco Gambetti

La storia ci pone ancora difronte alla necessità di farebarriera unica contro un co-mune nemico; ieri era il fasci-smo, alleato al più crudelenemico dell’umanità: il nazi-smo. Oggi il nemico è più sub-dolo, e miete silente le suevittime ignare di averlo ad-dosso. L’invisibile killer impe-disce financo di dare un ultimosaluto ai propri cari, aumen-tando lo strazio di chi li perdeper sempre.Dopo l’8 settembre il popoloitaliano, prima timidamente,poi sempre più numeroso, “ri-scattò la vergogna e il terrore

del mondo”, come poeta Cala-mandrei nella sua celeberrimaepigrafe. Sempre, nelle diffi-coltà, questa Italia, molte voltevituperata, ieri come oggi,come sempre, ha saputo impe-gnare la parte più generosa disè stessa: dalle inondazioni delPolesine (1951), a quelle di Fi-renze (1966) ai terremoti piùdevastanti (1980) e potremmorievocare all’infinito tutti glislanci di questo popolo gene-roso.; anche e soprattutto i gio-vani sono sempre accorsi, conimpeto, a dare il loro disinte-ressato contributo contro lamalasorte.

Anche oggi, non si contanopiù gli atti di altruismo daparte di tutto il personale sani-tario: dal grande luminare albarelliere a tutti coloro cheoperano in un ambiente a ri-schio e molti dei quali, ri-schiando, hanno perso la vita.Merito notevole anche alleForze dell’ordine, ai volontaridella protezione civile, al vo-lontariato in tutte le sue forme,anche quelle che non fannocronaca ma che esistono e, si-lenziosamente, si prestano peril bene comune. Al termine diquesta tragedia se ne parlerà alungo, sperando di non dimen-

ticare e di fare tesoro di tuttele esperienze positive accumu-late. Dopo, sicuramente, na-sceranno infinite polemiche (egià sono in atto), ma infischia-mocene ed impariamo a rico-noscere e non dimenticare laparte più generosa, più altrui-sta che il popolo italiano ha sa-puto esprimere in questodifficile momento.Celebrando il 25 aprile inglo-biamo, nel ricordo, anche chi,con le armi della scienza e del-l’altruismo combatte il corona-virus sperando che presto“Cessi la bufera”.

Pinuccia Cossu

BrigArte: Asta di solidarietà, per gliartisti di Milano e non, per raccoglierefondi da destinare a una cassa comuneper sopperire alle spese che Emer-gency sta affrontando per quest’am-bizioso progetto. Chiediamo agli artisti, streetartist,poeti di strada, tatuatori, fotografi diregalare alle brigate volontarie perl’emergenza una loro opera.- Vi chiediamo di fare un post sul vo-stro profilo Facebook e di fissare unabase d’asta;- Come testo del post copia e incolla il

format che ti ho inviato o richiedilotramite mail;- Chi vuole partecipare deve rilanciarel’asta nei commenti entro la chiusura,24 ore dopo;- Il partecipante che si aggiudical’opera fara’ un bonifico all’ iban che viverra’ fornito;- Recapiterete l’opera una volta pas-sata la quarantena, per non intasare icorrieri.

Per info e adesioni scrivi a:[email protected]

Per aiutare Emergency e le Brigate volontarie per l’emergenza

Una vera scelta di resistenza alla pandemia, combattuta con le armi dell’impegno civile

Le brigate della solidarietà, l’antivirus più forte che abbiamoSono ragazzi e ragazze che con coraggio mettono la loro vita e il loro tempo a servizio della comunità.

«È la nostra etica – dicono – che ci impone di non girarci dall’altra parte. Di partecipare. Di essere partigiani»

25 APRILE 1945

Ancora uniti, oggi come ieri

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ANNO XXIII NUMERO 11 NOVEMBRE 2019ANNO XXIV NUMERO 04 APRILE2020• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •8

Molte sono le sfide aperte e le difficoltàdi questo momento segnato dall’epide-mia di Coronavirus. Sono sempre più

numerose le situazioni di povertà. In talune areele persone rovistano nei sacchi dell’immondiziaed è quanto mai importante fare presto negli in-terventi. Poi ci sono cittadini che ancora nonstanno in casa e vanno in giro senza ottempe-rare alle regole restrittive di salute pubblica. Ipresidi sanitari sono ancora una chimera e inmolte farmacie della zona, per esempio, non sitrovano mascherine. Per conoscere qual è la si-tuazione del Municipio 5 abbiamo intervistato ilpresidente Alessandro Bramati.

Presidente, quali sono attualmente le maggiori neces-sità del Municipio 5? «La diffusione di Covid-19 ha amplificato i bisogniche già c’erano e ne ha fatti emergere di nuovi. Cer-tamente c’è il tema economico, che già preoccupaed in prospettiva sarà determinante anche per unatenuta sociale. C’è una questione educativa dei gio-vani sia nella loro fragilità in alcuni contesti sociali,sia sul fronte dell’istruzione dove la didattica a di-stanza, seppure con un grandissimo sforzo dellescuole, evidenzia limiti che si dovranno superare.

Non da meno le segnalazioni di denunce di litidomestiche che le Forze dell’Ordine mi diconoessere in aumento». C’è poi il tema dell’assistenza degli anziani costretti acasa.«Per quanto riguarda la fascia di popolazione an-ziana è sicuramente una necessità il serviziodella spesa a domicilio e delle piccole incom-benze che non riescono a fare perché è bene chestiano protetti in casa. Su questo devo dire chela risposta messa in campo dal mondo delle as-sociazioni e del volontariato è stata straordinariae ne sono infinitamente grato». Come Municipio avete appena lanciato un bando da50mila euro per l’acquisto di tessere alimentari da di-stribuire a chi è in difficoltà, quando saranno dispo-nibili? «Contiamo di iniziare la distribuzione delle tes-sere dopo la metà di maggio. Abbiamo in corsoun bando rivolto alla grande distribuzione. I cri-teri di valutazione delle proposte sono l’offertaeconomicamente più vantaggiosa, confidandoche chi partecipa sia disponibile ad integrare lasomma stanziata e disponga di punti vendita sulterritorio. Abbiamo aperto alla possibilità di par-tecipazione anche a chi, non avendo punti ven-

Intervista al presidente del Municipio 5 Alessandro Bramati

«Da metà maggio inizieremo la distribuzione di tessere alimentari per 50mila euro»

Segue dalla primaCom’è cambiata in questi due mesi la situazione delle fasce più debolidella popolazione di Milano?«Questa epidemia non guarda in faccia a nessuno, ha colpito tuttala città, senza alcuna distinzione di censo o quartiere. Ma le per-sone che più di altre in questo periodo hanno avuto bisogno diuna cura mirata sono state i senza dimora e con disabilità gravi,a cui abbiamo dovuto garantire una casa e adeguati distanzia-menti. Distanziamenti che abbiamo dovuto introdurre anche nellecase collettive, come quelle per minori non accompagnati, i ri-chiedenti asilo o anziani nelle Rsa. A queste fasce di milanesi insofferenza, seguono gli abitanti dei quartieri popolari, dove l’epi-demia e la serrata delle attività ha creato gravi problemi».

Quali sono le strutture che avete trovato per favorire il distanziamentosociale?«D’accordo con la proprietà abbiamo messo a disposizione le 300camere dell’hotel Michelangelo, accanto alla Stazione Centrale,per le persone dimesse dagli ospedali o i parenti delle personemalate. Con un bando ne stiamo valutando un’altra quindicina.Stiamo inoltre lavorando per predisporre anche l’ostello della gio-ventù al Qt8, anche quello di proprietà comunale. In via Zumbini,nell’ostello del Villaggio Barona, la cooperativa sociale La Cor-data, in collaborazione col Comune, ha attivato il servizio di ospi-talità dei bambini i cui genitori sono ricoverati (vedi articolo apag. 10 – NdR)».Per quanto riguarda le strutture abitative collettive, la prima che ab-biamo messo a disposizione è quella di via Carbonia, con 48 tramono e bilocali, per le persone sintomatiche che provengono dai no-stri centri collettivi, individuate da Emergency che sta facendo pre-sidio sanitario appunto nei vari centri. Al momento ospita unatrentina di persone. Abbiamo poi alleggerito le presenze a Casa Jannacci, che ospitava500 persone, trasferendo 150 senzatetto al Centro sportivo Saini divia Corelli, aperto con un’operazione veramente lampo. Un altro

gruppo di 120 persone è stato spostato nella Social Music City, lagrande tensostruttura a Scalo Romana, messo a disposizione gratui-tamente dalla proprietà. Abbiamo aperto due strutture dell’emer-genza freddo, in via Cenisio e via Satta, pensate solo per l’ospitalitànotturna, aperte tutto il giorno, pasto incluso. In questo modo pra-ticamente a tutti i senza dimora è stato dato un tetto».

Tornando alle case popolari, come vi siete mossi per sostenere questaparte di città?«Abbiamo messo in atto un’azione di maggiore attenzione al pre-sidio. Da un lato con un contatto mirato e continuo sugli over 75che abitano negli alloggi MM, che stiamo monitorando telefoni-camente per capirne le esigenze e intervenire in caso di difficoltà,attraverso un gruppo di volontari».

E sugli anziani abitanti negli alloggi Aler?«Abbiamo chiesto ad Aler, in quanto proprietaria degli immobilie gestore, l’autorizzazione per potere chiamare queste famiglie,autorizzazione che però non è arrivata. Mentre siamo riusciti inquesti giorni ad ottenere il via libera per la distribuzione di300mila mascherine donateci, sia negli alloggi Aler che in quelliMM. Distribuzione che segue quella fatta nelle settimane scorseai medici di base e a tutte le strutture collettive del Comune».

State pensando a una distribuzione di presidi a tutti i milanesi?«Sì, ci stiamo organizzando per distribuire presidi di protezionea tutti i milanesi. Obiettivo è porlo in atto prima dell’avvio dellafase 2, quella che prevede un graduale allentamento delle limita-zioni».

Capitolo aiuti economici e sostegno alle persone sole: cosa è stato fatto?«Come detto, gli effetti, anche economici, di Covid hanno inte-ressato tutta la città, per quanto sui quartieri Aler e MM si sianoconcentrate la maggioranza delle azioni. Se mettiamo insiemetutte le misure di sostegno al reddito, consegna dei pacchi ali-mentari e buoni spesa, complessivamente raggiungiamo circa25mila famiglie, per un totale stimato di 60mila persone. In par-ticolare attraverso MilanoAiuta vengono consegnati settimanal-mente farmaci, cibo e svolte attività di sostegno alle persone piùin difficoltà. Prima di Pasqua siamo arrivati a consegnare 15milapacchi spesa».

Esiste un mondo difficilissimo da intercettare dei lavori precari o in neroche è in grave difficoltà, siete riusciti a raggiungerli?«In questo periodo alle domande di aiuto che assistiamo abitual-mente, se ne sono aggiunte moltissime provenienti da quelle fascedi popolazione che fino all’emergenza Covid se le cavavano. Aqueste persone stiamo rispondendo con il Buono spesa, finan-ziato dal Governo, a cui può fare domanda attraverso il sito finoa mercoledì 15 aprile. Per questa iniziativa stiamo dando la pre-cedenza, proprio per intercettare questa fasce di popolazione, allefamiglie composte da lavoratori autonomi, monoreddito o conreddito zero, che non percepiscono il reddito di cittadinanza o

dita, propone un aumento della cifra pari o su-periore al 20%. Per la distribuzione delle tesserestiamo predisponendo i criteri che verrannopubblicati entro la fine di aprile, insieme a unmodulo di richiesta da compilare».Come avete recuperato le risorse? «I fondi stanziati sono quelli a disposizione nelbilancio del Municipio. Sul loro utilizzo abbiamoragionato non tanto sull’impossibilità di farealtre iniziative, quali manifestazioni ecc., ma perrispondere ad un’esigenza che è reale. Come ab-biamo detto, lanciando l’iniziativa, “una goccianel mare del bisogno” che sentiamo doverosaper i cittadini del nostro territorio».Vi raccorderete con le associazioni per la distribu-zione delle tessere alimentari eviterete eventuali so-vrapposizioni con altri interventi di questo tipi incorso?«Le tessere che proponiamo sono un’iniziativapropria del Municipio. Altra cosa sono i buonipasto del Comune, frutto di un trasferimento difondi da parte dello Stato Centrale, che il Co-mune sta gestendo autonomamente senza avercicoinvolti. Coinvolgeremo il mondo del volonta-riato affinché possa segnalare l’opportunità allepersone con cui sono in rapporto. Non siamo

particolarmente preoccupati delle sovrapposi-zioni, visto il bisogno economico che questaemergenza sta ampliando, ma certamenteavremo attenzione affinché chi non ha trovatorisposta con altre misure possa averne da questainiziativa».Un’ultima domanda, in periferia quanti interventi diigienizzazione nelle strade ci sono stati e quali pro-blemi sono emersi?«Mi risulta che l’intervento di Amsa abbia con-siderato tutta la città, e sarà opportuno ripeterlo.Mi segnalano in alcune parti del territorio diavere una maggiore attenzione ai marciapiedi,soprattutto perché ci sono detentori di animaliche ancora non hanno cura di raccogliere le de-iezioni dei loro animali o muniti di una bottigliad’acqua sciacquare il residuo del raccolto o doveurinano ed in questa emergenza in cui parchi earee cani sono chiuse si moltiplicano le situa-zioni di questo tipo».

Cinzia Boschiero

Parla Gabriele Rabaiotti, assessore alle Politiche sociali, alla Salute e ai Diritti civili

«Nei quartieri popolari, il Comune dovrà lavorare con più determinazione. Presto in arrivo le prime 300mila mascherine»Il suo obiettivo? Arrivare velocemente a sostenere i milanesi in questo difficile periodo. Aiutando le fasce più deboli,

più esposte ai rischi di contagio e alla crisi economica e finanziaria

altri aiuti del Comune. Il secondo strumento a disposizione deimilanesi è il Fondo San Giuseppe, per aiutare chi ha perso o vistoridursi drasticamente il lavoro. È un’iniziativa della Diocesi di Mi-lano a cui il Comune ha contribuito con 2 milioni di euro, prove-nienti dal Fondo di Mutuo soccorso».

In che misura i mondi del volontariato, del terzo settore e della Milanoche produce hanno affiancato o sostenute queste iniziative?«Si tratta di mondi che hanno contribuito in modo decisivo al raf-forzamento ed efficacia delle misure messe in campo dal Comunedi tutte le misure di accompagnamento delle famiglie, consegnaspesa e farmaci a domicilio. Sono 352 le associazioni e le impreseche attraverso MilanoAiuta, hanno detto: “Noi siamo disponibilia dare una mano al Comune e alle famiglie più in difficoltà”. Sog-getti che in base alle proprie vocazioni e disponibilità si sonomessi in moto e hanno sostenuto concretamente anche il Fondodi Mutuo soccorso, istituito dal Comune. Una rete cittadina gi-gantesca che fa onore alla nostra città».

Come sarà la fase 2 e come immagina l’uscita da Covid-19 per Milano?«Dovremo convivere con forme di protezione e distanziamentosociale, per quanto più organizzato e allentato, per diverso tempo.Verrà il tempo delle città e nelle città. Dovremo prestare atten-zione non solo e non tanto al disegno delle forme e dello spazio,ma sempre di più alla dimensione del tempo, delle modalità diutilizzo, delle pratiche e quindi di quando e come usiamo la città.Sta emergendo come centrale la componente dell’interazione so-ciale che la città, più di altri sistemi territoriali, raccoglie, sollecitae organizza. È come stiamo insieme, quando e non solo dove. Equesto vale per ogni forma di attività: dal lavoro, allo studio, finoal vivere sociale. Questa prospettiva, se assunta e impiegata, met-terà al lavoro un diverso pensiero sulla città, anche per l’Urbani-stica che nel nostro paese si è molto concentrata sullo spazio esulla sua organizzazione funzionale».

Stefano Ferri

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«Nei quartieri popolari, il Comune dovrà lavorare con più determinazione. Presto in arrivo le prime 300mila mascherine»

L’INSERTO N.2

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La Voce delle Associazioni del sud Milanodel sud Milano

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Terzo settore e no profit dimenticati dal Cura ItaliaLa distruzione del capitale sociale di associazioni, cooperative e no profit sarebbe un disastro per il Paese

Di Stefano Arduini

Direttore responsabile di Vita

L’avvio della fase due della crisi del coro-navirus, porterà necessariamente l’at-tenzione da dentro gli ospedali, al

territorio. Dalla sanità al sociale. È qui che neiprossimi mesi si giocherà la partita della tenutadel Paese e delle singole comunità. Il volonta-riato e il terzo settore hanno dato e stanno con-tinuando a dare un contributo straordinario:100mila volontari e tantissimi operatori socialiimpegnati sul campo in attività di protezione ci-vile, di trasporto sanitario, di assistenza sociale,di consegna dei medicinali e dei pasti a poveried anziani, solo per dare qualche numero e farequalche esempio. E lo hanno fatto spesso incondizioni molto difficili. Come testimonia la let-tera scritta il 10 di aprile dalla cooperazionelombarda al governatore Attilio Fontana in cui sidenuncia, a mesi di distanza dallo scoppio del-l’epidemia, la mancanza di mascherine, tam-poni e degli altri dispositivi di sicurezza per ilpersonale ospedaliero e socio-sanitario, com-presi i lavoratori di RSA e Comunità, coopera-

tive sociali e Terzo Settore, tutti lavoratori deiservizi essenziali. Nella prima fase, al di là delleparole (Giuseppe Conte in una delle sue nume-rose uscite pubbliche di queste settimane hadefinito il Terzo settore “cuore pulsante della so-cietà”) il non profit è stato sostanzialmente di-menticato dalle misure introdotte dal Cura Italiae dal successivo decreto Liquidità. Tanto cheVita, la testata di riferimento del Terzo settore inItalia attraverso il suo sito e insieme al suo co-mitato editoriale ha promosso una campagnaper chiedere al governo quattro misure urgenti: Sostegno finanziario agli enti di Terzo settorecolpiti e coinvolti dall’epidemia Covid-19 attra-verso la previsione di fondi per la coperturadelle perdite finanziarie dovute al blocco delleraccolte fondi e alle minori entrate di natura cor-rispettiva da soggetti pubblici e privati.Sblocco immediato del Dpcm pronto da mesiche rivede la disciplina del 5 per milleProvvedimenti volti a dare continuità e sicu-rezza alle attività di volontariato imprescindibiliin questo momento. Potenziamento del fondoper la non autosufficienzaLa distruzione o anche solo la diminuzione del

nostro capitale sociale sarebbe un vero disa-stro. Occorre quindi evitare di cadere nell’erroredi prestare scarsa attenzione è la dimensionesocio-relazionale della crisi. Con la consueta lungimiranza il professor Ste-fano Zamagni, uno dei più arguti osservatori delTerzo settore italiano, osserva come nei tavolio cabine di regia dove si disegnano le strategiedi intervento, finora il mondo del sociale e del-l’economia civile non è stato invitato a dare ilcontributo di cui è altamente capace. Qualecontributo? Primo, l’apparato di conoscenze einformazioni che solo chi opera sul territorio eper il territorio è in grado di fornire. Secondo,l’assolvimento di mansioni come il rilevamentodella temperatura corporea, il prelievo dei tam-poni, il trasporto degli ammalati (si pensi al be-neficio che ne avrebbero tratto medici einfermieri allo stremo delle forze). Terzo, e so-prattutto, la predisposizione di vere e proprieazioni di pedagogia sanitaria e di educazionealla responsabilità intesa non tanto come impu-tabilità, ma come farsi carico del peso dellecose, del prendersi cura dell’altro. Il rischio più profondo in questa crisi è di perdere

una grande opportunità di cambiamento. Sé nonriusciamo a leggere questo segno come il sug-gerimento per un mondo nuovo, totalmente di-verso da prima, allora le sofferenze patitesaranno vane. Non possiamo permettercelo.

Nei locali approntati al Villaggio Barona, grazie alla collaborazione tra il Co-mune di Milano, la cooperativa “La Cordata”, il Tribunale dei minori e l’Ats,è arrivato il primo bambino, un quattordicenne figlio di genitori ricoverati

in isolamento all’ospedale S. Raffaele per coronavirus. Sono 16 le camere riser-vate ai bambini e alle bambine, dai 4 ai 14 anni. Le stanze sono state ricavate al-l’interno della residenza sociale di via Zumbini 6, su un piano isolato dal restodello stabile e con accessi esterni. I servizi degli ospedali contattano il Comune,che a sua volta invia i bambini nella struttura. Di questa bella iniziativa abbiamoparlato con il presidente Claudio Bossi.

Com’è stato possibile realizzare questo progetto?

«Abbiamo coinvolto Emergency, la cooperativa sociale Comin e la Diaconia Val-dese. Emergency per garantire l’operatività, la verifica delle strutture, la messa insicurezza e la gestione degli ambienti, l’assistenza di operatori specializzati peril rispetto delle procedure, i dispositivi di protezione per il personale perché i bam-bini che ospiteremo sono positivi o presunti tali, e poi educatori, psicologi, coor-dinatori. Visto il numero delle camere, è stato previsto un operatore ogni duestanze, in tutto 24, per coprire i tre turni di 8 ore della giornata. Poi c’è una squadradi psicologi che possano far comprendere e superare ai bimbi il trauma chestanno vivendo e che da remoto può intervenire per problemi di stress emotivi.Emergency garantisce anche un presidio medico a distanza per ogni evenienza.La cooperativa Comin ci aiuta nella gestione in quanto ha una lunga esperienzadi interventi di supporto educativo e sociale a soggetti fragili, con progetti rivolti aiminori basati sull’accoglienza in comunità e coinvolgendo il più possibile la fami-glia d’origine. Diaconia Valdese collabora con noi in quanto, fin dal 1996, gestiscestrutture di accoglienza e assistenza alle persone anziane, di sostegno, educa-zione e formazione a minori e giovani, italiani e stranieri, accoglienza e sostegnoa persone disabili, accoglienza protetta e sostegno a donne sole o con bambini».

Che tipo di attività vengono svolte per i bambini?

«Abbiamo volontari della Cordata, educatori e animatori, che a distanza si occu-pano di far fare i compiti, organizzano attività artistiche, giochi. Questo è possibileanche grazie alla donazione di 12 tablet da parte del Pd del Municipio 6, il cui co-ordinatore, Lorenzo Musotto, ha promosso una raccolta fondi dedicata alla nostracasa per i bambini, dopo aver promosso l’acquisto di oltre 40 tablet per le personericoverate negli ospedali milanesi perché ammalate di coronavirus e impossibili-

tate ad avere rapporti con i parenti».

Infine, l’Assessore al Welfare delComune Gabriele Rabaiotti, neigiorni scorsi, è riuscito a sbloccarel’arrivo di bambini, iter che erafermo per problemi procedurali congli ospedali e il Tribunale dei minori.Sono intanto arrivate dal Comunediverse segnalazioni di preallertaper imminenti arrivi e sono in corsole verifiche sulle situazioni familiari.Alla Cordata sono tutti pronti ad ac-cogliere altri bambini con amore,perché il distacco dai loro genitori èun trauma psicologico importanteche richiede molta attenzione.

Claudio Calerio

Informatico e fanatico del ri-ciclo, ma soprattutto gene-roso e pragmatico. Ritira e

resetta gratuitamente vecchipc ancora funzionanti e li re-gala a volontari e studentisprovvisti

Terzo settore e volontari nonriescono a comunicare perchénon ci sono abbastanza com-

puter? La soluzione ce l’ha Mario”. Semplice e diretta, comeè nel suo stile. E l’idea non poteva che venire in mente alui: informatico e fanatico del riciclo. La moglie Elisabetta loha confermato più di una volta sorridendo paziente: «Nonbutta niente, anzi porta a casa e ricicla». Ma soprattuttoMario è generoso e pragmatico.Inquadrato l’obiettivo a fine marzo lancia un appello suFacebook. “Poiché abbiamo la richiesta di alcune asso-ciazioni e/o studenti sprovvisti di computer per lo studio,se avete in casa dei vecchi modelli contattatemi in pri-vato. Cercheremo come azienda di trovare il modo di ri-tirarli e rifarli gratuitamente a nostro carico. Verrete poimessi al corrente delle persone a cui verranno donati.Importante è che siano funzionati Computer (possibil-mente con monitor) piuttosto che notebook. Grazie”. Poche righe lanciate nel mare dei social, ma la credibilitàdi Mario è alta. Amici e persone sconosciute, aziende eistituzioni si fanno avanti. «È stato bellissimo vederetutta questa generosità. L’unico rammarico è stato non

aver potuto neanche stringere loro la mano». In meno di due settimane arrivano più di 30 pc, quasitutti portatili. Mario li sistema, resetta, istalla programmigratuiti e consegna. Spazio servizi, Comunità Nuova,Formagiovani, Quanto Basta sono solo alcune delle as-sociazioni che ricevono i computer. Un record. E i com-puter continuano ad arrivare, così come le richieste diaiuto. Ascoltiamolo…Ma ce la fai a star dietro a tutti, Mario?

«Certo, arrivo a sistemarne anche tre o quattro al giorno.Ma l’idea che mi è venuta è un’altra».Sarebbe?

«Organizziamo minicorsi per ragazzi, per rigenerarecomputer usati, che poi redistribuiamo. Potrebbe anchediventare un lavoro. E poi evitiamo lo spreco e promuo-viamo il riciclo».Semplice, vero? Per Mario lo è – a proposito il nomecompleto è Mario Donadio. Un nome una garanzia–. «Civuole solo un po’ di buona volontà», conclude.

Adele Stucchi

Da quando il decreto #IoRestoaCasa

ha bloccato tutti nelle proprie abita-zioni e un’ordinanza regionale hachiuso i mercati scoperti rionali, lecode davanti ai supermercati sono di-ventate interstellari, per l’incapacitàdella grande distribuzione a organiz-zarsi per supportare le nuove esi-genze dei clienti. Così la redazione online di Milanosudsi è preoccupata di agevolare chi abitanel territorio sud di Milano pubblicandosul sito una pagina di servizio con unalista di punti vendita attrezzati per leconsegne a domicilio in tempi rapidi diprodotti alimentari, e non solo. L’elencocomprende anche servizi di pubblica

utilità: dalle urgenze alle farmacie, alleassociazioni solidali, al sostegno psico-logico, ai veterinari… Man mano la lista è stata aggiornata eoggi conta oltre 130 recapiti con numeritelefonici e mail. Sono mercati comunali coperti, negozidi vicinato, gastronomie, cascine emercati agricoli che si sono attrezzaticon i loro furgoncini per consegnare adomicilio le loro specialità garantendoil ricevimento in tempi rapidi di prodottifreschi e genuini. Peraltro evitando aicittadini spostamenti, code e il conse-guente rischio di contagio. Sono loro a essersi caricati sulle spalleil disagio di tutti, soprattutto delle per-

sone anziane e fragili, delle famiglie di-sagiate cui garantiscono consegnegiornaliere e gratuite sul territorio.

Una sola preghiera: abbiate tanta pa-zienza al telefono, se non rispondonosubito è perché stanno servendo(niente call center!), magari provate al-cune volte; e se possibile anticipate gliordini, così riescono a esaudire i desi-deri di tutti. Tra le novità: piante e fiori per portarela natura sui balconi; libri sulla porta dicasa; fitness online per sgranchirvi di-vertendovi. E perché no qualche dolcegolosità.

Francesca Mochi

Presso la cooperativa “La Cordata” al Villaggio Barona

Ospitato il primo bambino di genitori ricoverati per coronavirus

L’appello, lanciato a fine marzo su facebook è stato accolto già da tanti

Che grande idea, “Super Mario”!

Servizio gratuito su www.milanosud.it

Spesa a domicilio, farmaci, servizi di pubblica utilità, ma anche libri e fiori…

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ANNO XXIII NUMERO 11 NOVEMBRE 2019ANNO XXIV NUMERO 04 APRILE2020• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •10

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Questa è una storia bellissima: di intuito,buona volontà e grande intelligenza. Siamoall’Istituto Comprensivo Monte Amiata(https://www.icsmonteamiata.edu.it/), nellascuola media Curiel di Rozzano. Da qui, inquesto periodo di emergenza sanitaria, è par-tito un aiuto concreto agli ospedali. Una scom-messa che sta coinvolgendo aziende,istituzioni, privati cittadini. È andata così. Ungruppo di professori volontari (il prof. Piraginee il gruppo dell’Innovazione digitale), coordi-nati dalla dirigente scolastica Monica BarbaraMansi (foto sopra), si sono impegnati a pro-durre la stampa di raccordi in polimero natu-rale, utili per adattare le maschere da

snorkeling di Decathlon ad uso sanitario.A rendere concreta quella che sino a pochimesi fa sembrava essere soltanto una sugge-stione, una visione futurista della preside, è lastampante 3 D del laboratorio Robohub dellascuola, nato nel novembre scorso: «Un hub dicoding e robotica, scaturito dall’esperienzadella nostra scuola con iPad», spiega Mansi.«La stampante 3 D solitamente viene utilizzatacon gli studenti per le attività didattiche e oggiinvece assume anche un ruolo etico e sociale». Ma sentiamo dalla voce della dirigente scola-stica – che si dice onorata di rappresentare i do-centi e che in questo lavoro ha coinvolto ancheil marito – come si è sviluppato il progetto.

Professoressa Mansi, da chi è partita l’idea echi sta collaborando?«Il progetto è nato su input dal Politecnico diMilano, con la collaborazione del Comune diRozzano e si realizza con l’aiuto dell’aziendaTIE Srl di Caronno Pertusella per la stampadelle valvole. Fondamentali sono stati l’aiuto eil sostegno del Comando di polizia locale diRozzano (oltre che di Olgiate Olona e Le-gnano), della Protezione civile di Rozzano e diLegnano, che si sono impegnati anche per laraccolta delle maschere Decathlon donate dallacittadinanza». Avete già realizzato un certo numero di val-vole… «Sì, 7 kit, ciascuno composto da una mascheracorredata da quattro raccordi Charlotte, quattrocamicie di rinforzo e due raccordi Dave. Graziea queste modifiche, le maschere da snorkelingpossono diventare degli efficaci respiratori perchi si trova in ospedale. E proprio agli ospedalisono destinati, gratuitamente».Per poter realizzare questo prodotto, dovete

trovarvi fisicamente a scuola: come vi siete or-ganizzati?«Sì, siamo presenti in due alla volta, dotati deidispositivi di sicurezza: guanti, mascherine evisiere. Il gruppo di professori ha raccolto lasfida nelle ore libere dalle videolezioni, che inquesto istituto non si sono mai fermate. Matutto ciò non sarebbe stato possibile senza ilcoordinamento dell’assessore all’IstruzioneMaira Cacucci e al sindaco Gianni Ferretti DeLuca che ci ha fornito gli strumenti necessari.Questi dispositivi ci hanno permesso di lavo-rare su turni consentendo il distanziamento so-ciale».

E adesso che succede?«Continuiamo a lavorare, stiamo realizzandouna decina di kit e in Robohub produciamoanche visiere per i ragazzi e i professori – utiliper chi porta gli occhiali – pensando al ritornoa scuola. Aver accolto la sfida della società Isin-nova (startup di consulenza e innovazione –NdR) ci rende orgogliosi».

Giovanna Tettamanzi

Coronavirus, la scuola in aiuto degli ospedali

Le maschere da sub Decathlon diventano respiratori per i malati Il progetto si sta realizzando nel Robohub dell’Istituto Monte Amiata di Rozzano. Un hub di robotica inaugurato

a novembre, alla presenza dell’assessore regionale Gallera e della senatrice Aprea. Una scuola all’avanguardia,

che prepara i ragazzi a un futuro di studio e professionale nel campo delle tecnologie

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ANNO XVII NUMERO 06 GIUGNO 2013• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •ANNO XXIV NUMERO 04 APRILE2020 • Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 • 11

«Èuna prospettiva che si apre. Primi pezzi di unfuturo da costruire», ci spiega Luca Santini diLibrisottocasa, diventato con la sua Libretta

(unione delle parole libreria e bicicletta) ormai una pre-senza familiare del Sud Milano. L’iniziativa è “Libri daasporto”, promossa da NW, società milanese di Consu-lenza e Marketing Editoriale. Due gli scopi: ovviamenteoffrire buone letture da fare in casa, ma anche sostenerele librerie indipendenti. Sono le “piccole”, che non fannoparte di catene editoriali e non vendono online, ma sonopronte a farvi arrivare a casa i volumi che desiderate emagari anche a consigliarvi nella scelta. Sul sito librida-sporto.it, dove si trovano anche tutte le informazioni, silegge che sono già ben oltre 600 le librerie aderenti intutto il Paese e circa 120 marchi editoriali. Chiave di que-sto successo, che può diventare un modo nuovo e pro-mettente di sviluppare il mercato letterario, sono i costidi spedizione coperti dagli editori. A Milano le Lim (Librerie indipendenti www.librerieindi-pendentimilano.net) che partecipano sono 25; nella parteSud dell’area metropolitana ne segnaliamo tre: Mamu Magazzino Musica (https://www.magazzinomu-sica.it/), libreria Lapsus (http://www.lapsusmilano.it) eLibrisottocasa (https://www.facebook.com/librisotto-casa), la libreria itinerante di Luca Santini. Ed è proprioLuca a sottolineare la prospettiva nuova che questo generedi iniziative può offrire alle piccole librerie. Hanno aderitoanche i grandi editori: «Hanno capito che, per quanto im-portante sia la vendita online, senza le librerie fisiche i librinon escono». Per questo le Lim pensano anche al “dopo”:

quando torneremo a toccare i libri sugli scaffali, e anchealle presentazioni dei libri con gli autori. Importante: «Perrecapitare gli ordini che arrivano dalla propria zona – diceLuca Santini – non occorre spedire, si può fare personal-mente e secondo le regole dettate dall’ordinanza regionalein materia. Con tutte le norme di prevenzione del caso. Ioconsegno nei municipi 5, 4 e 6. Certo, i libri arrivano daidistributori con qualche ritardo, ma arrivano. Con fatica,ma si può lavorare. Soprattutto pensando di aprire unastrada nuova per il futuro».Quali sono i libri più richiesti? «Naturalmente quelli chehanno assonanza con questo momento che stiamo attra-versando, quindi Cecità di José Saramago, La Peste di Al-bert Camus, Spillover di David Quammen, i lavori di IlariaCapua e di altri scienziati. Molti chiedono consigli per ibambini».

Laura Guardini

Parla Luca Santini, di Librisottocasa

Libri e consigli a domicilio con le piccole librerie indipendenti

C’è la ragazzina che si ram-marica per il suo primobacio procrastinato a

chissà quando, l’anziano intellet-tuale che, da isolato volontarioormai da tempo, è stato riportatoall’attenzione inattesa dei media;c’è il giovane immigrato che, no-nostante le mille umiliazioni su-bite, vuole dare il suo contributoal Paese che in fondo lo ha accoltoe gli ha dato una chance; c’è laprofessoressa che aiuta i suoi col-leghi a utilizzare la tecnologia percercare di dare una parvenza dicontinuità a quel lavoro – istruire– in cui crede tanto. E così via. 16racconti, 16 possibili tipi umanimessi di fronte alla novità piùsconvolgente, seconda solo a unaguerra, che attraversa le loro vitemodificando le loro abitudini, mo-dificando i loro comportamenti,modificando anche il loro modo dipensare. Fino all’ultimo racconto, evidente-mente autobiografico, che racconta nonil durante, ma il dopo: quando la vitariprenderà e Milano ritornerà a esserequello che è: bella, colta, invidiabile.Grande.Il libro scritto dal giornalista e nostro col-laboratore Maurizio Tucci – disponibile,al momento, solo in versione e-book – èaperto da una bella prefazione di FulvioScaparro, psicologo e psicoterapeuta, edè pubblicato da Tralerighe, giovane casaeditrice indipendente milanese per na-scita e “vocazione”, e dall’AssociazioneLaboratorio Adolescenza.

È scaricabile su:www.tralerighe.biz/editoria/il-nostro-catalogo/sapessi-come-strano al costodi 4,99 euro. È anche possibile acqui-stare copie dell’e-book per regalarle adaltre persone.

L’intero ricavato delle vendite sarà de-voluto al Fondo di Mutuo Soccorsoper il Coronavirus del Comune di Mi-lano.

www.laboratorioadolescenza.orgwww.tralerighe.biz

“Sapessi com’è strano”, 16 storie milanesi ai tempidel CoronavirusL’e-book firmato dal giornalista Maurizio Tucci

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ANNO XXIV NUMERO 04 APRILE2020• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •12

«Seguo quello che accade in Italia e a Milano attraversointernet, il sito di Milanosud e i giornali. L’eco del Co-ronavius è arrivato fino a qui. C’è stata solidarietà da

parte degli iracheni e degli altri cooperanti e anche un po’ dipaura. La foto dei camion militari a Bergamo che portavano viale persone decedute è arrivata fin qui e ha fatto molta impres-sione. Chi parla è Elisa Paci (nella foto in alto, tra i piccoli di unaclasse), socia di Milanosud ed ex componente della nostra reda-zione, negli anni scorsi in missioni umanitarie in Guatemala, Perùe Sudan, oggi cooperante in Iraq, a Erbil, nel Kurdistan. «Unazona relativamente tranquilla, rispetto al resto dell’Iraq e aquanto accade nei paesi limotrofi . Lo schifo è da un’altra parte»,mi dice. A Erbil Elisa coordina un intervento denominato “Backto a safe school” che Coopi ha avviato a ottobre 2019. L’interventoprevede la riqualificazione degli ambienti scolastici attraverso l’in-stallazione di 30 classi prefabbricate e 20 servizi igienici, la di-stribuzione di materiale scolastico e ricreativo  alle scuole edi kit igienici e scolastici individuali per gli studenti più vulnera-bili; il sostegno alla qualità dell’insegnamento attraverso l’inseri-

mento di 47 insegnanti di supporto e la formazione del corpodocente delle scuole sulle principali tematiche di educazionee protezione, oltre che l’organizzazione di attività extrasco-lastiche ricreative e di campagne di sensibilizzazione per glistudenti delle scuole identificate e per le comunità dei vil-laggi circostanti. «Ora siamo parzialmente bloccati da metàmarzo perché il governo ha chiuso le scuole e stiamo lavo-rando da casa, da remoto, cercando di sperimentare nuovemodalità, come per esempio l’e-learning, per arrivare co-munque ai beneficiari, ma non è semplice, anche per la pocastabltà della rete». .

E se la pandemia avanzasse, cosa succerebbe?«Noi come cooperanti verremo rimpatriati: abbiamo deipiani per evacuare velocemente, qualsiasi cosa accada. Quila situazione delle strutture ospedaliere è molto diversa daquelle in occidente e difficilmente potrebbero farsi caricodi un flusso importante di malati, specialmente se doves-

sero essere accolti nelle terapieintensive».

Quali sono i provvedimenti presifinora per fermare il contagio?«Noi cooperanti viviamo inquartiere residenziale, chenon è paragonabile al resto delpaese. Nel supermercato chefrequentiamo, prima di en-trare ti provano la febbre e tidanno dei guanti. Altrove nonsaprei, sembra che nei pros-simi giorni daranno alle Ong ilpermesso per muoversi, masono ipotesi, e allora sarà piùchiara qual è la situazione diErbil. Comunque le misure didistanziamento sono arrivate

e sono attive anche qui, ma il contagio non pare esploso. Finoa qualche giorno fa si parlava di poco più di mille contagiati. Ingenere però i provvedimenti del governo locale cambiano incontinuazione. Il lockdown, per esempio, viene posto in atto eprorogato per periodi corti, anche di tre giorni. Attualmentesono chiusi gli aeroporti, le scuole e attività produttive sonochiuse o funzionano solo alcuni giorni, con ingressi contingen-tati negli uffici pubblici o le banche, dove comunque bisognaandare perché le operazioni online praticamente non esistono.Domani, chi lo sa».

Hai paura?«Sono abbastanza tranquilla, ma se la situazione dovesse peggio-rare non ha molto senso rimanere qui. A meno che il progettonon cambi e diventi di gestione dell’emergenza sanitaria. Speroperò che non accada, mi dispiacerebbe non portare a termine ilBack to a safe school: i bambini erano felicissimi».

Giovanni Fontana

Intervista a Elisa Paci, di Milanosud, cooperante nel Kurdistan iracheno

Obiettivo: garantire l’accesso all’educazione in trediciscuole. Nonostante Covid

Oggi Porta Genova è un paesino in città.L’antica stazione (del 1870) e la piazzaantistante sono un deserto urbano di

pavé sconnesso e binari che si incrociano, attra-versati da una bicicletta ogni tanto e qualchecane dietro al suo padrone, con Unici ospiti fissii rider che fanno gruppo stravaccati sulle pan-chine in attesa di presentarsi sulla porta di chiordina pizza o bucatini a domicilio. È il tutti incasa decretato dal ministero della Salute che hasvuotato i treni e le metropolitane, tre linee ditram e altrettante di autobus dalle migliaia dipersone che qui arrivavano – anche con taxi,moto, macchine – per poi ripartire verso scuolee lavori.Tra bar e ristoranti, negozi di scarpe e telefonia,sono 18 le attività commerciali che si affaccianosulla piazza diventate tutte uguali nel grigiodelle loro saracinesche abbassate. Fanno ecce-zione edicola, panificio e farmacia. «Delle 600persone che entravano qui prima dell’emer-genza, oggi ne vediamo 200», fa il conto il dottorPaolo Vigo, responsabile dei 14 dipendenti chetengono aperta la Farmacia Stazione Porta Ge-nova 24 ore su 24. «Inizialmente entravano perchiedere informazioni, rassicurazioni, mentre fa-cevano scorta di tachipirina». Adesso la frequen-tazione dipende anche dalla disponibilità dimascherine. «Quella chiamata chirurgica costava0,14 centesimi mentre ora si paga 0,60, ma altrimodelli toccano prezzi dieci volte maggiori ri-spetto a fine 2019: prezzi che lievitano già all’ini-

zio della filiera». I locali di questo presidio me-dico vengono sanificati ogni due ore, le striscedi nastro adesivo sul pavimento indicano le di-stanze da osservare e barriere di plexiglass chedividono chi sta di qua del bancone da chi stadi là. “È una nostra iniziativa. Comunque siaraccomandiamo a tutti di non venire qui piùvolte al giorno, considerato che quotidiana-mente facciamo servizio a domicilio».L’edicola nel mezzo della piazza dà l’idea di unbunker però ansioso di accogliere anziché re-spingere. L’afflusso abbastanza buono ne giusti-fica l’apertura. Tram e autobus giranoregolarmente. Dal lunedì al venerdì l’orario èquello del sabato mentre il sabato è festivo, percui i mezzi arrivano. Arriveranno anche i rim-borsi degli abbonati. “Stiamo studiando le for-mule di rimborso secondo le numerose e diversecasistiche”, dice www.atm.it. Si era detto di unaqualche forma di indennizzo destinato agli over65 oppure di una proroga per degli abbonamentiannuali, per un servizio che in queste settimaneha avuto un calo fino al 93%, ma che rimaneessenziale per chi lo utilizza magari per recarsiai vicini ospedali San Giuseppe o San Paolo.«Al San Paolo andavano e venivano le corse diBeppe Allegri. Guidava una Peugeot 5008 la cuisigla era “Lima 57”. Trasportava medici, infer-mieri e pazienti. Così si è ammalato anche lui, èstato il 4 marzo. Il 24 lo hanno ricoverato. Il 30è morto». A ricordare Allegri, primo tassista de-ceduto per Sars-Cov-2 che lascia una moglie e

Porta Genova, deserto Covid-19Le testimonianze del farmacista e dei taxisti che ricordano Beppe Allegri, il collega scomparso, uniche presenze con l’edicola

di una piazza che contava 18 attività commerciali

Farmacia: servizio a domicilio dalle 12 e alle 18, Tel 02.58101634.

Gentile redazione,c’è chi ha detto: “Le medicine per la memorianon funzionano. I pazienti dimenticano di pren-derle”. E allora non dimentichiamoci di dire gra-zie, grazie a chi fa le pulizie nei condomini,grazie a chi pulisce le strade, grazie a chi lavorae tra questi un grazie speciale alla farmacia di viaVal di Sole, gestita solo da donne, che hanno una“Santa” pazienza ogni giorno. L’utenza è varie-gata ma spesso si tratta di anziani, di persone chegià prima del Covid 19 andavano in farmacia perchiedere consigli medici, per parlare ed eviden-ziare i loro dubbi sulle medicine che prendono.Tutte le farmacie sono come “sul fronte” in que-sto periodo. La farmacia di via Val di Sole ha di-segnato per terra dei grandi cerchi colorati enumerati per dare un ordine alle persone in fila ele giuste distanze, ma c’è sempre qualcuno chela fila non la vuole fare, che entra ed urla dal

fondo esasperato: ”Basta, voglio sapere: le aveteo non le avete queste dannate mascherine?”. In-somma nell’arco della giornata vedono ogni casoumano: chi è aggressivo, chi è confuso e farfugliacon disagio le medicine che vorrebbe, l’ansiosoche desidera comperare tutte le medicine possi-bili, il maleducato che spintona, l’esacerbato chevorrebbe poter acquistare le medicine anchesenza la prescrizione medica necessaria… C’è chiha portato dei fiori per ringraziare le farmacisteper la loro pazienza, resilienza e presenza co-stante fatta di sorrisi, educazione, attenzione allepersone. Conoscono molti dei loro “clienti” datempo e quindi comprendono anche le necessitàpersonali. Sono le prime che sanno che non ètanto la medicina che ti farà stare meglio quantoil fatto di essere stato ascoltato e di aver ricevutoun sorriso garbato. Grazie.

Lettera firmata

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Farmacia Val di Sole – il sorriso è la prima medicina

una figlia, è Vincenzo Mazza, amico davvero,collega della centrale radio 6969 e membro delcda di Yellowtaxi. «La nostra intera flotta è di1.500 auto. Normalmente ne lavorano 750 main questi giorni sono intorno alle 300 unità”. Tracui qualcuna in Porta Genova. «Abbiamo un’of-ficina interna che ci ha permesso di istallare deiplexiglass divisori tra il posto guida e i clienti,per una spesa che compresa di detergente eguanti si avvicina ai 500 euro». E che Allegrinon aveva, “eroe caduto in servizio (…) colleghie amici che si ammalano di questo maledettovirus perché in questo grave momento di diffi-coltà non vogliono far mancare il loro servizio”,hanno scritto i tassisti milanesi in una bella let-tera pubblicata dal Corriere. Ciao Beppe.

Alessandro Avalli

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ANNO XXIV NUMERO 04 APRILE2020• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •14

I racconti di Milanosud

di ioGero - Gero GuagliardoIl protocollo d’emergenza parlava chiaro.I primi ad essere convocati per una partenza im-mediata sarebbero stati i Nuovi Equilibri.“Tutti i Nuovi Equilibri presenti sul territorio na-zionale sono obbligati a rendersi reperibili e di-sponibili all’intervento tempestivo. Ogni NuovoEquilibrio disertore ed ogni Nuovo Equilibriotrasgressore sarà punito a norma di legge”.La vita, dentro tutte le case, era appena statastravolta. Da un giorno all’altro, gli equilibri già esistenti,persino quelli più vecchi e ampiamente collau-dati, quelli che le famiglie avevano messo inpiedi con tanta pazienza, a forza di conoscersi,a colpi di liti, di piccole rinunce, di grandi com-prensioni e che soltanto con l’aiuto del tempoavevano cominciato a funzionare, sino a diven-tare degli automatismi ben oleati, persino quelli,all’improvviso, si erano arrestati ed erano col-lassati a causa del Corona Virus e dell’isola-mento forzato che tutta la popolazione eraobbligata a rispettare per un tempo che nessunosapeva quando sarebbe finito.Partiti i Nuovi Equilibri sarebbe toccato ai Cu-betti di Lievito di Birra.Un Cubetto di Lievito di Birra in ogni casaavrebbe infatti facilitato il lavoro dei Nuovi Equi-libri.In che modo? Provo a spiegarmi.Avere il desiderio di restare un po’ in casa ogni

tanto era qualcosa di normale e comprensibilesino a qualche tempo fa.Avere l’obbligo di restarci dentro adesso, atempo indeterminato, può far paura e la paurafa meno paura se una porzione di quel tempoindefinito puoi occuparla ad impastare.Poco importa se impasti pizza, calzoni, pastella,panzerotti, sfincione.L’importante è impastare.In assenza di un Cubetto di Lievito di Birra inuna casa i Nuovi Equilibri avrebbero fatto moltapiù fatica ad installarsi tra le pareti delle abita-zioni.Dopo i Nuovi Equilibri, dopo i Cubetti di Lievitodi Birra, era finalmente il turno delle Letteredell’Alfabeto.Tutte e ventuno, dalla A alla Z, più le cinque chegeneralmente prendiamo in prestito, per un to-tale di ventisei Lettere.Hanno accettato tutte e ventisei senza pensarcidue volte e senza batter ciglio.Qualcuna di loro ha ricevuto la chiamata mentredormiva, qualche altra mentre era sotto la doc-cia, molte di loro mentre guardavano la nuovastagione de La Casa di Carta.Un plotone di ventisei Lettere con un compitoarduo e nobile allo stesso tempo, difficile daspiegare a Parole visto che proprio le Parole sonoil motivo per il quale sono state convocate.“Per le Lettere è l’alba di una grande sfida!”.Così esordiva il paragrafo della circolare dedi-

cato al compito che le attendeva.Ciascuna Lettera, combinandosi insieme ad altreLettere, dovrà lavorare e concentrarsi alla costru-zione di Parole.Secondo il calcolo combinatorio nasceranno mi-lioni di Parole. La Parole, una volta nate, dovranno disporsi infila, una dopo l’altra, per la realizzazione diFrasi di senso compiuto. Le Frasi, infine, in rapida successione, rispet-tando un ordine ben preciso e grazie all’inter-vento di quella cosa a noi sconosciuta e chesiamo abituati a chiamare Magia, si fonderannoin romanzi, articoli, saggi, interviste, inchieste,sceneggiature, appunti, pensieri, ricette, letteree racconti.Racconti da compagnia, per quei momenti in cuila solitudine farà la voce grossa.Racconti per viaggiare con la fantasia almeno,direttamente dal nostro divano.Racconti per riparare eventuali guasti al morale,quando apriremo il forno e scopriremo che lapizza che abbiamo impastato con le nostre maninon è proprio quella che ci aspettavamo. A quelpunto daremo la colpa ai Cubetti di Lievito diBirra e i Nuovi Equilibri saranno messi a duraprova.Ma resisteranno. Racconti Speciali, che se ne fregano se le stam-panti non possono stamparli in queste setti-mane. Se ne fregano se le mani e le gambe che

di solito li portano in giro per distribuirli hannol’obbligo di restare in casa. È più importante chechiunque stia in casa in questo momento.Racconti Speciali, proprio come è Speciale que-sto numero di Milanosud che in qualche modola trova la strada per arrivare a voi.Entrerà nella vostra mail, vibrerà nel vostrosmartphone e illuminerà il vostro tablet.Racconti Speciali appunto, fatti di Parole che sidimostreranno più forti di qualunque Virus.

di Marco GambettiOre 6.30: Mario, come tutte le mattine da 25 anni a questa partesalta giù dal letto, “inforca” mutande, canotta e calzini e corre inbagno urlando: «Oggi tocca a me fare la doccia per primo!». Lamoglie Iris, solleva una palpebra e, rassegnata, sussurra tra sé esé: «Ancamò…»; e, subito dopo, rivolgendosi al marito: «Guardache se vai avanti così chiamo la “Neurodeliri”! Sono 4 settimaneche siamo a casa per il Coronavirus, fai il bravo e torna a lettoche possiamo dormire ancora un po’!». La delusione si dipingesul volto dell’uomo, un altro giorno da carcerato lo attende.L’adrenalina è però ormai in circolo: Mario tira su le tapparelle dicasa e si fionda in cucina a preparare la colazione per tutta la fa-miglia: pane “posso” e due cucchiaini a testa di Santa-rosa. A nulla valgono le proteste di Michelino, il figliododicenne abituato a dosi ben più sostanziose: «Nienteobiezioni, marmellata e pane sono razionati fino allaprossima spesa». Nel frattempo, il telefonino di Iris vibra senza sosta: lachat whatsapp della scuola conta ormai 150 messaggi.Al primo avviso della rappresentante di classe che an-nunciava l’avvio delle videolezioni, sono seguiti 49“grazie”, 28 faccine sorridenti, 25 faccine con l’“occhio-lino”, e ben 48 cuoricini. Nonostante le istruzioni tec-niche ricevute sembrino facili ed intuitive (apri, copia& incolla, doppio click...) lo schermo del Pc diventa ra-pidamente ostaggio di messaggi oscuri e incalzanti: laversione del browser non è supportata! il sistema ope-rativo è da aggiornare! il firewall non riconosce la vi-deocamera! Di fronte alla richiesta di reinstallare ildriver della porta USB, Mario, le cui conoscenze infor-matiche sono ferme al primo tennis elettronico apparsocon il Commodore 64, ha un mancamento e si accasciasulla sedia schiacciato dal peso del progresso tecnolo-gico. Un provvidenziale spegni – riaccendi del computer“resetta” tutto e fa magicamente apparire sullo schermoil volto di Ingrid, l’insegnante di matematica sopranno-minata dai ragazzi della classe Frau Rottenmeier per imetodi di insegnamento non propriamente di stampoMontessoriano. La lezione incorre ben presto in un in-toppo audio: un fragoroso “rutto” fuori campo irrompeinaspettatamente nella chat: David, uno dei compagnidi Michelino, si è dimenticato di mettere in standby ilmicrofono lasciando via libera al fratellone Giorgio(detto l’Unno) con cui divide la camera e che, dal suoingresso nel pianeta “adolescenza”, ha deciso di comunicare conil resto del mondo esclusivamente per via gutturale.Mentre Michelino è impegnato sul “fronte” scuola, Mario e Iris,seduti uno di fronte all’altra, danno inizio alle rispettive giornatedi smartworking, o usando una terminologia nostrana, di LavoroAgile, che i due interpretano alla lettera anche nell’outfit indos-sato. Iris punta su un look informale: pigiama di flanella triplaXL color verde ramarro, felpa giallo canarino (con zip rotta all’al-tezza dell’ombelico) e ciabattona di ecopelle ormai completa-mente sfaldata. Mario opta invece per uno spezzato buono pertutte le occasioni: tuta color bleu ATM, blazer a quadrettoni risa-lente ai tempi del “Carlo Codega”, (da indossarsi alla bisogna incaso di video riunioni con i capi), e infine un vero vezzo dadandy: calzettone da basket infilato in un comodo infradito.

In un battibaleno “si fa” l’ora di pranzo. Mario ha l’acquolina inbocca: «Oggi abbiamo spezzatino con patate, giusto?». Iris, vol-tandosi verso i fornelli, risponde: «Sì, ma non lo vedo sul gas,non l’hai scongelato?». «No, toccava a te, io sto lavorando!»;«Ecco bravo, invece io mi sto grattando i pollici!». Prima che glianimi si infuochino interviene, provvidenzialmente, Michelino afare da paciere: «Che ne direste di uno spago aglio, olio e pepe-roncino?». Mentre la pasta bolle in pentola, un sorriso astuto, ti-pico di chi ritiene di avere avuto un’intuizione unica e geniale, sidipinge sul volto di Mario. E così, ingurgitato il piccantissimo car-boidrato in un men che non si dica, l’intraprendente uomo di casasi impossessa della lista della spesa e si congeda dalla moglie con

le ottimistiche parole: «Vado al supermercato, a quest’ora non cisarà anima viva!». Giunto sul posto, lo scenario che gli si palesaè a dir poco scoraggiante: la coda chilometrica ricorda quelle Fer-ragostane sulla Salerno-Reggio Calabria. E con il danno arrivaanche la beffa impersonificata dal sarcastico addetto alla securityche commenta senza pietà: «Ecco un altro stratega della spesa in-telligente!». Mario si rende presto conto che il disagio dello starein coda è acuito da un odoraccio acre che non gli dà tregua. Trasé e sé si interroga e arrovella: «Sembrerebbero delle zaffate di…di aglio!. Mario comprende così la causa del fetore: la mascherinaFFP3 che indossa diligentemente, più stagna di un casco da pa-lombaro, trattiene e rimette in circolo l’olezzo del suo alito asfis-siante che l’agliatissimo spaghetto gli ha provocato! Entrato finalmente nel supermercato, Mario si dirige lesto al re-

parto farine dove conta di rifornirsi di lievito e mettere in atto ilpiano autarchico che sogna ormai da giorni: l’autosufficienza sulfronte del fabbisogno giornaliero di pane. Purtroppo, non èl’unico a nutrire tale speranza. Dall’altra parte della corsia si af-faccia, minaccioso, un altro carrello. È quello di Mohammed, unitalo egiziano con alle spalle tre generazioni di panificatori inpreda ad una crisi di astinenza da impasto, e, per questo motivo,deciso a vendere cara la pelle. A metà strada, sull’ultimo ripianodella scaffalatura, svetta l’ultima bustina di lievito Bertolini. Men-tre i due si si studiano come nell’ultima scena di “Duello al sole”,all’improvviso appare in scena una arzilla vecchietta che in barbaall’osteoporosi che l’affligge da anni, con un balzo degno dell’oro

olimpico conquistato da Sara Simeoni alle Olimpiadi diMosca del 1984, arraffa l’agognato prodotto e svaniscenel nulla come una primula rossa, lasciando i duellantia secco.Rientrato a casa, forse proprio a causa della delusionepatita per il mancato acquisto, Mario è colpito da unprincipio di ipocondria a cui cerca di reagire cercandoil conforto della propria consorte:«Iris non so…sento come un fastidio alla gola. Saràmica il virus?»L’”amorevole” sostegno di Iris, non tarda ad arrivare:«No quello è il reflusso gastrico. Prenditi due Maalox erimettiti a lavorare».Ore 18.30: la giornata di lavoro volge al termine e lasciaspazio all’ora del relax; l’insegnante di yoga di Marioha proposto una video lezione sperimentale per supe-rare i divieti in vigore per l’emergenza Coronavirus. Inun battibaleno il soggiorno assume le sembianze di unAshram alle pendici dell’Himalaya: tappetino yoga,candele al posto delle luci, bastoncini di incenso inogni angolo della casa. Sullo schermo del computer ap-pare la figura eterea del Guru che con gesti lenti e tonopacato dà il via alla lezione: «Incominciamo con il sa-luto al sole…». Tutto sembra andare liscio fino aquando il maestro invita i partecipanti ad assumere laposizione del gatto stirato. Beppe, il felino di casa, sen-titosi chiamato in causa, si desta improvvisamente daltorpore e con una serie di agguati degni di una tigre delBengala attacca ripetutamente il povero Mario costrettoa lottare strenuamente a terra per non soccombere. Pla-cata l’ira della fiera domestica Mario si raccoglie nellaposizione del loto speranzoso di potersi godere i minuti

finali dedicati alla meditazione. Ma proprio nel momento in cui isuoi nervi iniziano finalmente a distendersi compare sulla scenaMichelino, che “compresso” da 4 ore consecutive trascorse da-vanti al tablet, scambia il soggiorno per il prato di San Siro e co-mincia ad esibirsi in una serie di evoluzioni degne di CristianoRonaldo. La mira non è quella del campione: un tentativo di ro-vesciata ha ahimè un esito infausto: la palla di spugna centra inpieno la vetrinetta del mobile bar che esplode in mille pezzi.Ore 22.00: Iris e Mario, sfiniti, si ritrovano fianco a fianco nel pro-prio talamo. «Dai su Mario spegni la luce che è tardi e domani ci aspetta un’al-tra giornata di lavoro agile».«Lavoro agile? A me sembrano dei lavori forzati. Sai una cosa?Domani prendo ferie…».

A tutte le Lettere in ascolto...

Smartday: una giornata tipo al tempo del virus

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ANNO XVII NUMERO 06 GIUGNO 2013• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •ANNO XXIV NUMERO 04 APRILE2020 • Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 • 15

Laboratorio Adolescenza di Maurizio Tucci

I dischi del mese di Giuseppe Verrini

Il film

La serie TV

Le storie nascoste di vie, piazze, quartieri di Pinuccia Cossu

The Allman Brothers Band

Una nuova intesa tra generazioni

Via Walter Tobagi,giornalista ucciso dalle Br

Per la prima volta, se ci riferiamo ai tempi mo-derni, genitori e figli si trovano ad affrontareun’emergenza – grave come questa del Covid-19 – stando “sulla stessa linea”. Da parte dei ge-nitori non c’è memoria (diretta o indiretta,attraverso i loro genitori) di qualcosa di simile.Certo, anche una guerra – oggi – non avrebbenulla di simile con quelle che i nostri genitori enonni hanno vissuto direttamente, ma un riferi-mento comune, quantomeno psicologico, ci sa-rebbe. Oggi no. Genitori e figli si trovano,insieme, ad affrontare una situazione in cui nonci può essere alcun trasferimento di informa-zioni o di esperienza.Qualcosa di differente potrebbe, almeno in teo-ria, esserci: la differente “maturità” con cui siaffronta la medesima situazione, ma propriosotto questo aspetto, alla prova dei fatti, ci vieneda chiederci in quale delle due generazioni ri-

siede la “maturità” maggiore.Le decine di migliaia di multe che le forze del-l’ordine in questi giorni sono costrette ad elevarenei confronti di persone che inutilmente trasgre-discono il divieto di uscire di casa riguardano inlarghissima parte adulti. Ovvero quella genera-

zione che dovrebbe, in qualchemodo, dare l’esempio. L’isteria di dover per forza “fare lapasseggiata” o “andare a correre” –da parte di una delle generazionipiù sedentarie della storia moderna– è manifestata molto più dagliadulti che dagli adolescenti.Nel frattempo gli adolescenti potreb-bero iniziare a capire quante loro“pretese”, quanto il loro “dare tuttoper scontato”, quanto l’essere abi-tuati a trovarsi sempre la strada spia-

nata possa essere effimero, minato da unimponderabile virus che non hai nemmeno lasoddisfazione di vederne la faccia. Quanti “ca-pricci”, quanti pretestuosi “non è giusto” rinfac-ciati ai loro genitori a qualunque flebile accennodi “no” si infrangono contro il muro di Covid-19.

Ecco, per la prima volta, le due generazioni sononelle condizioni di poter collaborare l’una con l’al-tra, alla pari. Nessuna ha da insegnare niente, maentrambe hanno del buono da mettere in campoe del cattivo al quale è utile ripensare. Forse il sa-crificio quotidiano dei genitori sarà più chiaro, aifigli, in un momento così drammatico e difficile,e forse i genitori capiranno che comunicare attra-verso lo smartphone e whatsapp non è un’aber-razione (solo perché loro non lo facevano), mauna opportunità in più, quanto mai preziosa inun momento come questo.Forse è un’utopia, una delle tante che circolanoin un momento come questo in cui per forzadobbiamo aggrapparci a qualcosa, ma credo cheda questa esperienza, anche nelle piccole cosedel quotidiano, anche tra genitori e figli, potrànascere una nuova e più matura intesa.

Maurizio Tucci

Per celebrare i 50 anni divita di questo leggendariogruppo americano, arrivauno spettacolare cofanettoretrospettivo (5cd o 10LP),Trouble No More - 50thAnniversary Collection -Mercury/Universal che,attraverso la bellezza di 61brani, copre in ordine cro-nologico tutta la carrieradella band. Ci sono, oltreai grandi classici, brani(sette) inediti, brani rari,versioni diverse, demo,brani dal vivo e un belbooklet che accompagnaquesto che risulta essereveramente uno scrignoricco di tesori. Apre il lavoro Trouble NoMore (Muddy Waters),qui in una versione ine-

dita, è stato anche ilprimo brano registratodalla band, ci sono poialcuni grandi classici deiprimi dieci anni, quellidella Capricorn Records,come Dreams , WhippingPost, Midnight Rider, al-cuni brani dal mitico Liveat the Fillmore East, con-siderato da molti il mi-glior album live, quattrobrani dal periodo Arista edeliziosi pezzi comeSoulshine e Back WhereIt All Begins tratti dagliottimi album per la EpicRecord, fino al quintocd, the Peach Years 2000-2014, dove ci sono lamaggior parte di inediti ebrani live presenti solosui cd venduti ai loro

concerti, come Black He-arted Woman, The Sky IsCrying e ancora una bellaversione di Trouble NoMore che chiude il cer-chio. Grandissima musica peruna band tra le più im-portanti della storia delrock. Indispensabile.

La via intitolata a Walter Tobagi, giornalista, è situata nell’area del Municipio 6, asud di Milano. È una moderna arteria che da via Santa Rita da Cascia sbuca in viaParenzo dove, una volta, si estendevano prati e cascinali. I moderni insediamentihanno consentito di ricordare l’insigne giornalista dedicandogli una importantestrada. Walter Tobagi fu assassinato il 28 maggio 1980 da un gruppo terroristicofacente capo alla brigata XXVIII marzo di Marco Borbone ed altri annoiati giovanidell’alta borghesia milanese che, dandosi una falsa veste rivoluzionaria, volevanoriscattare la loro pochezza.Da studente Walter Tobagi iniziò la carriera scrivendo sul giornale del Liceo Parini“La Zanzara”, alle cronache dell’epoca perché denunciava l’arretratezza sull’inse-gnamento dell’educazione sessuale. In seguito, comunque giovanissimo, entròall’Avanti e dopo vari percorsi approdò al “Corriere della Sera”. L’impegno mag-giore lo dedicò alle vicende del terrorismo e delle Br ma anche a temi economicied internazionali. Leo Valiani lo definì “buono e generoso al quale dobbiamo sem-pre un accorato omaggio”.

Netflix sta alla cinematogra-fia, in periodo di emergenzavirus, come Spotify sta allamusica. Ci sono piattaformeche diventano miniere discoperte inattese e tocca-sana per la nostra perma-nenza in casa. E dal cilindrodi Netflix spunta fuori unapellicola francese che viconsigliamo per i valori te-matici e per una messa in scena cherispetta i tempi della commedia edella leggerezza di racconto, checontraddistingue i cugini transalpini.Quella capacità di saper rendere pia-cevoli anche i temi più scottanticome quello dell’integrazione cheper i tempi che corrono rimane unaproblematica sempre decisiva, al dilà del virus in corso. Cosa succede quando un giovane me-dico congolese fresco di studi decidedi trasferirsi in Francia per avviare lasua professione? Dimenticate però Pa-rigi e la grandeur di Champs Elysées ol’eleganza di Notre Dame. Qua siamoin un paesino di poche anime della re-gione dell’Alta Francia. Decisamentefuori mano rispetto alla capitale.Un sindaco disperato in cerca di unmedico per la piccola comunità si af-

fida a quest’ultima spiaggia, rappre-sentata dal Dott. Zantoko, che arrivacon moglie e due figli al seguito. Econ i chiassosi parenti in visita dal vi-cino Belgio...Per la comunità silenziosa e tradizio-nalista di Marly Gomont, forse è unpo’ troppo. Ma le riflessioni non sonotroppe per noi spettatori di fronte a unfilm che ha la capacità di partire da unfatto realmente accaduto, senza stra-volgere nulla ma con la giusta dose diironia per vincere il pregiudizio e of-frire uno spaccato di vita in una Fran-cia, diversa dalle solite immaginipatinate e alto borghesi. Qua i contornisono tutti campagnoli fra vallate ster-minate e poche strade provinciali, unbar come punto di ritrovo e un mer-cato rionale nella piazza centrale conchiesetta di paese annessa. 

Ma la diagnosi generale è po-sitiva con un cast ovviamentemisto dove svetta il protagoni-sta Mark Zinga nel ruolo delmedico Seyolo Zantoko. Regia perfetta di Julien Ram-baldi che non ha temuto nes-sun confronto con altricampioni di incasso edesempio di scontri culturalicome “Giù al Nord” o “Quasi

amici”. “Benvenuti a Marly Gomont” è un gio-iello in questa miniera di Netflix chebrilla di luce assolutamente propria.

Titolo: Bienvenue à Marly-GomontLingua originale: francesePaese di produzione: Francia, BelgioAnno: 2016 Durata: 96 minGenere: commedia, biograficoRegia: Julien RimbaldiSoggetto: KaminiSceneggiatura: Julien Rambaldi, Ka-mini, Benoît GraffinCasa di produzione:TF1 Film Produc-tion,E.D.I. Films, Curiosa Films,Moana Films

Disponibile su NetflixSimone Sollazzo

“Benvenuti a Marly Gomont”, un’altra perla del cinema francese

Secret Sisters, Saturn return, voto: 7.5Bocephus King, The Infinite & The Autogrill, Vol. 1, voto: 7.5The Haden Triplets, The family songbook, voto: 7.5Mimmo Locasciulli, 22 Canzoni, voto: 7Fred Buscaglione, A qualcuno piace Fred, voto: 7Antonio Pignatiello, Se ci credi, voto: 7

[email protected]

Le segnalazioni di Beppe

Avremmo voluto parlare di nuove uscitecinematografiche, ma questo particolaremomento ce lo rende davverodifficile. Avremmo voluto recensire e pro-porvi altro, ma non si può proprio trala-sciare un titolo destinato a diventaretristemente tra i più visti del circuito Net-flix per questo 2020. Mai avremmo pen-sato come quest’anno che nel nostrovocabolario abituale sarebbe entrata diprepotenza la parola “Pandemia“. A frontedi una situazione ormai chiara, in questeore di clausura forzata può essere di aiutointerrogarsi sulle cause per le quali unaepidemia raggiunge una diffusione mon-diale e valutare eventuali rimedi. “Pandemia globale” è la prima serie do-cumentaristica in sei puntate che si in-terroga su questi aspetti, e con buonapace dei “complottisti”, è stata lanciatanel mercato americano proprio il 22gennaio di questo 2020.Sei puntate che hanno la capacità di ana-lizzare l’evoluzione delle grandi pandemiea cui il genere umano ha già dovuto farefronte. Si parte dalla “Influenza spagnola”del 1918 per passare attraverso l’Aviaria el’Ebola del 2014, virus differenti ma concaratteristiche costanti: una diffusione tal-mente rapida da rendere tutti gli uominivulnerabili allo stesso modo davanti alvirus, una scienza inerme che ha ancoragrandi passi da compiere per trovare solu-zioni, una sanità in grande affanno che havisto solo tagli e chiusure di centri ospeda-lieri. E non a caso “Pandemia globale” hail pregio di offrire in contemporanea uno

spaccato di documentario giocato su piùlocalità sparse a latitudini opposte fra loronel globo. Da una piccola cittadina del-l’Oklahoma al Rajasthan in India a unamissione di ricercatori in Nicaragua. Perpassare attraverso l’esperienza di una co-munità No Vax e arrivare a coinvolgereanche nomi noti della finanza e della in-dustria come Bill Gates, che da magnatediventa un filantropo capace di devolverefondi per la ricerca e lanciare una rifles-sione in più per le nuove generazioni. Pandemia globale come da tradizione deidocumentari non ha una trama lineare néuna storia di finzione da raccontare. È larappresentazione dello stato attuale dellecose, dove la problematica si ripete e dovevale la pena domandarsi se, anche in que-sto caso, come la prima Influenza spa-gnola del ’18, saremo in grado di trarredegli insegnamenti da una situazione diparalisi generale. Attualità allo stato puro, ma a fronte delladurezza dell’argomento rimane una  vi-sione assolutamente necessaria.

Pandemia globale – Anno2020Zero Point Zero ProductionRegia: Doug Shultz Attori: Syra Madad , Jake GlanvilleGenere: Documentario Stagioni: 1Episodi: 6Durata: 50 min. 

Disponibile su NetflixSimone Sollazzo

Pandemia globale, la serieche anticipa l’attualità

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ANNO XXIV NUMERO 04 APRILE2020• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •• Benemerenza Civica del Comune di Milano 1997 - 2017 •16

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Nel maggio del 1614 un uomo ac-compagna la figlia sulla spiaggia diSanta Severa dove si è arenata unacreatura chimerica. Una balena. Unavisione che contribuirà a fare diquella bambina un’artista, apprez-zata pittrice e architettrice nel tor-bido splendore della Roma barocca. Giovanni Briccio è un genio plebeo,osteggiato dai letterati e ignoratodalla corte: materassaio, pittore dipoca fama, musicista, popolare com-mediografo, attore e poeta. Bizzarrocane randagio in un’epoca in cui ènecessario avere un padrone, Briccioeduca la figlia alla pittura, la lancianel mondo dell’arte come fanciullaprodigio, imponendole il destinodella verginità. Plautilla però, donna di umili origini,fatica a emergere nell’ambiente degliartisti romani, dominato da Bernini e Pietro da Cortona. L’incontro con El-pidio Benedetti, aspirante scrittore prescelto dal cardinal Barberini come se-gretario di Mazzarino, finirà per cambiarle le vita. Con la complicità diquesto insolito compagno di viaggio, diventerà molto di più di quanto ilpadre aveva osato immaginare per lei. Melania Mazzucco ci porta dentro i fasti, gli intrighi, le violenze e miseriedella Roma dei papi, e il fervore di un secolo insieme bigotto e libertino,per farci il ritratto di una straordinaria donna del Seicento, abilissima a nonfar parlare di sé e a celare audacia e sogni per riuscire a realizzare l’impresain grado di riscattare una vita intera. “Tirar su una casa. Scegliere le tegoledel tetto e il mattonato del pavimento. Immaginare facciate, logge, scale,prospettive, giardini. Per quanto ne sapevo una donna non l’aveva maifatto”. Plautilla non dimentica la passeggiata per vedere la balena sulla spiaggia diSanta Severa, e non dimentica ciò che le disse suo padre: “Le cose che nonconosciamo, esistono da qualche parte. E noi dobbiamo cercarle, o crearle” Celebri i committenti per i quali l’architettrice lavorò, tra gli altri la famigliaBarberini, il Vaticano, la Corona di Francia, che la resero protagonista dellacultura artistica del suo tempo. II sogno di Plautilla era quello di disegnare, progettare, costruire una villasul colle che domina l’Urbe, il Gianicolo, avendo come luce guida quell’an-tica promessa fatta al padre quando era piccola. Plautilla: la prima architettrice della storia moderna.

Lea Miniutti

Melania Mazzucco L’Architettrice Einaudi; pp. 556, euro 22

Cari lettori,Covid – 19, oltre a distribuire in modo equanime tragedie edisastri su tutto il globo, rappresenta una minaccia per la so-cialità, la cultura e l’informazione. In ultima istanza, per la de-mocrazia.Come associazione e giornale, nel nostro piccolo, stiamo fa-cendo il possibile perché i valori che ci contraddistinguononon siano traditi, combattendo la disinformazione e il cinismoattraverso notizie utili, articoli e approfondimenti. Un grandesforzo apprezzato dai lettori online di milanosud.it, gli uniciche ora possiamo raggiungere. Un lavoro giornalistico che sta velocemente portando il nostrosito alle 100mila page view mensili. Ma il nostro impegno nonsi ferma qui. Subito dopo Pasqua distribuiremo – in attesa ditornare sulla carta – una ricca edizione in pdf di Milanosud,con interviste ai protagonisti e focus sui temi principali di que-sto momento di emergenza.Una scommessa per una informa-zione locale di qualità resa possibile dalla generosità dei nostrisoci e volontari e da un gruppo di inserzionisti che ha decisogenerosamente di non far mancare il proprio contributo.

MA PER CONTINUARE SU QUESTA STRADA ABBIAMOBISOGNO DEL SOSTEGNO DI TUTTI!Anche pochi euro sono utili, anzi utilissimi!DONA SUBITO ATTRAVERSO IL SITO INTERNET MILANO-SUD.IT O CON UN BONIFICO AAssociazione socio-culturale Milanosud - Banco Bpm - IbanIT66M0503401643000000001365Causale: Sostegno informazione libera e locale

Martedì 31 marzo scorso è mancata AdaBranduardi , una donna impegnata dasempre nel Pci dagli anni del dopoguerrafino ai nostri giorni nel Partito Democra-tico del Municipio 5. Era nata a Milano il 21 ottobre del 1925,aveva 94 anni, era una persona dolcis-sima, iscritta da sempre al circolo Clapizfino agli ultimi anni in cui si è trasferitaal Gratosoglio per essere più vicina a pa-renti e nipoti. Era seconda di tre sorelle enel 1946, a soli 20 anni, perdeva lamadre, a causa di un male incurabile do-vuto al lavoro che svolgeva a contatto consostanze chimiche aggressive. Questograve lutto, segnò per sempre la sua vitae quella delle sorelle che dovettero, daquel momento in poi, cavarsela da sole.Ada trovò lavoro come commessa nei“Magazzini All’Onestà” una catena di ne-

gozi di distribuzione, abbigliamento, te-lerie e altro, molto diffusa a Milano e nelnord Italia e, sempre in quegli anni, si av-vicinò al Partito Comunista e alla Cgil. Al-l’inizio degli anni Sessanta, dopo averaderito a uno sciopero nazionale per ilrinnovo del contratto nazionale di lavoro,fu licenziata per attività sindacale dal-l’azienda. Ricordiamo che lei operava inuna realtà commerciale in cui il sindacatonon esisteva, anzi era nettamente contra-stato. Così come le lavoratrici donnedell’Onestà subivano vessazioni di ognitipo, impensabili al giorno d’oggi; questoa differenza di altre grandi aziende delsettore della grande distribuzione comead esempio la Standa. In quegli anni nonesisteva lo statuto dei lavoratori (emanatoper legge solo nel 1970) e le prime formedi tutela per i lavoratori contro i licenzia-

menti furono approvate solo nel 1966. Dopo aver perso il lavoro, a meno di 40anni, Ada ha dovuto adattarsi a piccoleattività di sartoria e lavori brevi sino adessere impiegata in negozio di scarpe invia Medeghino, prima di andare in pen-sione. Ada è sempre stata attiva nel pro-muovere iniziative a favore delle donnepresso la sezione Bruno Clapiz e il Centrosociale di via Palmieri 20, e l’ultimo suoimportante contributo risale al 2002quando diede vita e impulso al “Labora-torio di parole”, un gruppo di lettura dipoesie guidato da Ester Grancini assiemea molte donne del quartiere Stadera, tracui ricordiamo: Maria Antonietta Armeli,Luciana Gallo, Maria Corsi Pasqui, GisellaPè, Aprilia Pianta e Flaminio Soncini.

Natale CarapelleseConsigliere Pd Municipio 5

“Nessun vascello c’è che come un libro possa portarci in contrade lontane” Emily Dickinson

L’architettrice Plautilla Ricordo di Ada BranduardiRiceviamo e volentieri pubblichiamo

Impegnata nel Pci dal dopoguerra fino ai nostri giorni, nel Pd del Municipio 5

l’informazione del territorio, senza padroni, indipendente e propositiva

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