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Trimestrale dell’Unitre - Sede Arenzano Cogoleto - Reg. Tribunale di Genova n. 29/94 del 30/11/94 Redazione: Unitre - 16011 Arenzano, via Zunino, 2 - Tel. e Fax 010 9127593 e-mail: [email protected] - Internet: www.unitre.org Anno XXIV n. 2 - marzo 2017 Unitre Arenzano Cogoleto Università delle Tre Età Noi Nuovi Orizzonti Insieme Per il verso giusto Rose da sciroppo Mani Operose Miniature Bob Dylan La nuova Maestra del Coro Pensieri di pace

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Trimestrale dell’Unitre - Sede Arenzano Cogoleto - Reg. Tribunale di Genova n. 29/94 del 30/11/94Redazione: Unitre - 16011 Arenzano, via Zunino, 2 - Tel. e Fax 010 9127593

e-mail: [email protected] - Internet: www.unitre.org

Anno XXIV n. 2 - marzo 2017Unitre Arenzano Cogoleto

Università delle Tre Età

Noi Nuovi Orizzonti Insieme

Per il verso giusto

Rose da sciroppo

Mani OperoseMiniature

Bob Dylan

La nuova Maestradel Coro

Pensieri di pace

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2 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Redazione di NOI

Pina AntignaniAngela CerraAugusto Giannerini

Educare alla pace ..................................... 3Tra fronde d’ulivo... pensieri di pace ........... 3Una passione che viene da lontano ............. 4Incontro con Caterina Vallarino .................. 6Un nuovo vocabolario ma in... zeneise! ....... 8La fotografia oggi ..................................... 9L’angolo dei libri ....................................... 10Camillo Sbarbaro...................................... 11Arenzano e i suoi cognomi......................... 12Solidali insieme ........................................ 12A lezione di tango ..................................... 13Io scrivo... io ascolto: Ciò che non vedi ....... 14 Ma era un sogno ................................ 14 Freddo fuori e dentro .......................... 14 Io sono qui... Io sto qui ....................... 15Ancora una volta ...................................... 15La festa di San Giuseppe ........................... 16Breve racconto della mia vita militare .......... 17Il Nobel a Bob Dylan .................................. 18Poesia e canzone ...................................... 19Per il verso giusto ..................................... 19Orazio Pallavicino...................................... 20Grazie per tutto ........................................ 21Sciroppo di rose ....................................... 22“Le stelle sono tante, milioni di milioni” ........ 23L’arte interpretata con i fiori ....................... 23

SOMMARIO

Maria Rosa BaghinoMarilina BortolozziBeppe CameiranaWanda CiacciaGiuliana ErliGiuseppina MarchioriEgle MinettiLoredana OdazziMaura StellaRosy Volta

Fabia Binci, Direttore Responsabile

Distribuzione

Hanno collaborato

Ada BongiovanniEleonora BozzaniFanny Casali SannaMaria CascioAngela CavigliaMaria Elena DagninoPatrizia DettiIda FattoriCarla FontanaOrazio Lo CrastoGiancarlo MarabottiRenato MojanaAnna Pagano

Rita ScappaticciRosanna Trogi

Amici CCM di ArenzanoAmici di ArenzanoANPI ArenzanoConsorzio Arenzano per voiGenova con l’AfricaMesì Mesì Onlus

Associazioni:

Gruppo Biblioteca

Amici di Arenzano: Un bel sentiero ............... 24Genova con l’Africa: Tante gocce ................ 26Amici CCM: Insieme .................................. 28 Il CCM alla Mezza Maratona di Torino .. 29 Grazie ............................................ 29ANPI: Il rastrellamento del ghetto di Roma ... 30Mesì Mesì Onlus: Testimoni di speranza ....... 32Consorzio Arenzano per voi ........................ 34Florence Nightingale .................................. 35La mia casa e il mio cuore ....................... 35Frank Osagie: un uomo, una storia ............. 36Fabiana ................................................... 37Noi e loro: Gli articoli a tutela degli animali .. 38I fantasmi ............................................... 38Sassello .................................................. 39Festa della donna .................................... 39La Spezia e dintorni .................................. 40Luci a mare ............................................. 41Emigranti italiani ....................................... 42Tragedia su tragedia ................................. 42I Nostri Centenari ...................................... 43Siria: affiorano i ricordi, il dolore sale... ....... 44Mediterraneo ........................................... 45Amarcord ................................................ 45Sulle Ali della Fantasia ............................... 46Memorandum ........................................... 48

Cinzia RevelliAlberto SaccoAntonella Scotto

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 3Marzo 2017

Educare alla pace

Fabia Binci

Tra fronde d’ulivo... pensieri di pace

Nell’Auditorium “Giorgio Capro-ni” del Muvita, il 29 gennaio, si ècelebrato il Giorno della Memoria.

Saluti delle Autorità, interventi sul tema e soprat-tutto spazio ai ragazzi che sono stati i veri protagoni-sti del pomeriggio. Infatti i membri del Consiglio Co-munale dei Ragazzi, gli allievi dell’Accademia Musica-le e del Sipario Strappato, la Filarmonica di Arenza-no, il Coro di voci bianche “G.B. Chiossone” hannosuonato, cantato, recitato, mentre sfilavano sulloschermo le immagini dei lavori realizzati a scuola sultema della pace, bene prezioso e fragile.

L’Unitre ha curato la scenografia: all’ingresso unpannello con un grande ulivo disegnato da Ida Fatto-ri, dal tronco nodoso, con una chioma rigogliosa lar-ga ben due metri e densa di fronde. Sulle foglie ipensieri di pace dell’Istituto Comprensivo di Arenza-no. Altre riflessioni sul tema della pace sventolavanoda una parete dell’Auditorium, come bandierine.

A rendere l’atmosfera carica di memorie e di invitialla riflessione hanno provveduto i ragazzi del CCRcon un’iniziativa di grande effetto ideata da loro, perdimostrare quanto basti poco per discriminare o es-sere discriminato.

Gentili e sorridenti accoglievano all’ingresso le per-sone, al loro polso stringevano un braccialetto con uncodice che indicava alcune caratteristiche fisiche,come il colore dei capelli e il sesso. I codici venivanoriportati su grandi stelle gialle che erano appoggiatein terra perché fossero calpestate dagli spettatori.

Alla fine della manifestazione le stelle sono stateimbarcate su un modellino in legno (opera di HastA-renzano), in ricordo della nave Rondine, costruita neicantieri arenzanesi tra il 1942 e il 1945, che ha tra-sportato centinaia di Ebrei verso la Terra Promessa.

Gran finale, come ogni anno, con la canzone “GamGam” di Elie Botbol, che riprende il quarto versettodel Salmo 23 (Tu sei il mio Pastore) e che i bambinicantano sempre con entusiasmo e irruenza trascinan-do tutti in un battimani festoso e prolungato.

Un bel pomeriggio, per educare alla pace, compitonecessario in cui tutti dobbiamo sentirci coinvolti, perfermare spirali d’odio e violenza. Impegniamoci peruna vera cultura dell’incontro che possa vincere lacultura dell’indifferenza.

La Pasqua in arrivo sia per tutti un momento di pacee condivisione. Auguri da tutti NOI.

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4 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Incontro con un artista

Una passione che viene da lontanoDurante il periodo delle festività natalizie, presso il

ristorante Parodi, è stato allestito un presepe in pie-tra di grande fascino, che è stato inaugurato nel ri-spetto della tradizione l’8 dicembre, festa dell’Imma-colata: una grande attrazione per cittadini, ospiti esoprattutto bambini.

Incuriosita dalla vetrina per vari giorni coperta dafogli di giornale, grazie all’amica Paola, sono riuscitaad incontrare l’artista che lo ha realizzato, BenedettoDamonte, e a vedere in anteprima il capolavoro inallestimento.

Benedetto, che abita a Terrarossa, ha incominciatomolti anni fa a costruire casette in pietra per fare unregalo alle sue cugine a Natale: una piccola costru-zione che avrebbe arricchito il loro presepe e testi-moniato il suo affetto.

Dal padre ha imparato a costruire i muri a secco,così indispensabili in Liguria per il mantenimento delterreno agricolo e dei sentieri collinari. La tecnica ri-chiede perizia e molta pazienza: per avere un murosolido si devono scegliere le pietre giuste e poi farlecombaciare il più possibile, come in un puzzle in cuiogni pezzo deve trovare la sua collocazione.

Trova le pietre in gran parte nell’orto, poi lungo isentieri montani che percorre con passione per ripu-lirli dai cespugli di erica e dai rovi. Benedetto ama ilnostro territorio e lo conosce bene; è volontario, in-

fatti, di molte associa-zioni che si dedicano inmodo attivo alla tutelaambientale e al recu-pero delle tradizionicome il CAI, gli Amicidi Arenzano, U grup-pu, la Töre di Sarace-ni.

«Bisogna avere tan-te pietre a disposizio-ne, – dice Benedetto –si spaccano con il martello, si riducono in pietruzze,si scagliano in falde. Per unirle si ricorre alla colla acaldo o al cemento, aiutandosi con una pinzetta e ar-mandosi di pazienza».

Tutto può servire all’opera: ciottoli, sassi, ghiaia epietruzze. Occorre avere l’occhio allenato e in testagià il progetto che si vuole realizzare. Per riprodurrefedelmente i modelli, tutti rigorosamente in scala,misura personalmente le costruzioni e le fotografacon cura, soffermandosi sui particolari.

Centinaia di ore libere dal lavoro dedicate alla pas-sione che coltiva da anni. Costruire case in miniaturaè un hobby, anzi un’arte che è condivisa da molti,come ho scoperto in seguito all’incontro.

Quando Benedetto si è reso conto di avere moltipezzi unici, ha pensato di utilizzarliper allestire un presepe, un picco-lo mondo fatto di casette assiepateuna accanto all'altra, tra rocce ecorsi d'acqua. Un universo in mi-niatura che rendesse onore alla na-scita del Santo Bambino.

Non è stato difficile trovare chimettesse a disposizione una vetri-na, così dal sogno si è passati allarealtà.

Il presepe misura 180 cm in lun-ghezza e 100 in larghezza. I rifugisono riprodotti in scala 1:30.

A destra di chi guarda, in primopiano, vi è la capanna della Nativi-tà, con l’ingresso a volta ricopertodi mattoncini rossi.

Benedetto Damonte

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 5Marzo 2017

Su tutto il fronte si ergono i muret-ti a secco delle fasce liguri.

Rocce ardite sullo sfondo, muschionei declivi e cielo cobalto. Una sce-nografia accurata, che tiene contodella prospettiva: ci si sente invitatiad entrare nel paesaggio, in punta dipiedi per non turbare il mistero dellanascita divina.

Il presepe è ispirato soprattutto al-l’entroterra di Arenzano, ma in posi-zione centrale sono in bella mostraanche le riproduzioni di uno chalet della Val d’Aosta edi una tipica malga del Trentino.

Ho contato fino a 15 costruzioni che Benedetto miha presentato come vecchie conoscenze alle quali èmolto legato. Qualche casetta è stata già esposta nellocale in cui si svolge l’iscrizione alla Mare e Monti, unpaio d’anni fa.

Ecco Ca’ da Gava, meta di molti escursionisti, ripro-dotta con ricchezza di particolari, vi è perfino unapanchina per riposare. La statuina della donna cheoffre mele, con vicino la pentola della pasta, ricordacome vi sia qui un noto punto di ristoro della Mare eMonti.

Vi è anche il mulinello (costruzione in pietra sor-montata da un argano) che si incontra per andarealla Gava, con la fune per trasportare a valle le fa-scette di fieno.

Ecco il Riparo Buniccu, dove d’estate i contadini sa-livano per tagliare l’erba da portare a valle, con unapalma inclinata, a ricordare l’albero vicino all’ingres-so del rifugio che sembra invitare ad entrare.

Ecco il Rifugio Sambuco, appena ristrutturato da Ugruppu, con un tetto di cartone pitturato di rosso persimulare la lamiera e un albero che sovrasta il tetto.

Ecco l’ultimo lavoro realizzato dall’artista, il RiparoBelli Venti, in posizione panoramica, situato sul sen-tiero che conduce alla Rocca dell’Erxu.

Non poteva mancare la Töre di Saraceni, ricostrui-ta fedelmente, ma senza intonaco.

«Ne ho fatte due di torri, una l’ho regalata all’asso-ciazione Töre di Saraceni – precisa Benedetto – Que-sta è senza intonaco, perché avrebbe stonato con ilpaesaggio intorno».

Vi è anche il pittoresco Ponte Negrone, attraversatoda pecore (improbabile incontro, ma non possonomancare le pecore in un presepe!), sopra un ruscellorealizzato con una pellicola di nailon verde chiaro.

Colpisce in modo particolare la ricchezza dei detta-gli: i tipici manufatti delle nostre zone, i fienili, unmulino con la ruota, i numerosi attrezzi costruiti conincredibile precisione, come zappa, zappino, pala, pic-cone, carriola. Le scalette che salgono ai rifugi sonofatte con legno d’acacia sagomata con il coltello, ipioli sono fissati con chiodini. Le finestre in legno hannoanche le mappe per essere aperte.

Mentre Benedetto parla di questo o quell’oggettoaccende la luce dei suoi occhi e si intuisce con quantasoddisfazione e creatività si dedichi al suo hobby.

Il presepe è animato dalle statuine classiche dellatradizione: i pastori, gli artigiani, aggraziate figurefemminili, gli animali e, naturalmente, la Sacra Fami-glia, i Re Magi, gli angeli, il bue e l’asinello.

A sinistra uno specchio riflette la composizione e ledà profondità, in un gioco di luci riflesse.

La sera tante piccole luci illuminano il presepe e siaccendono all’interno delle casette. L’insieme è per-fetto per ricostruire l’atmosfera incantata del Natale.

Mi auguro che il prossimo anno Benedetto ci stupi-sca ancora e ci regali nuove emozioni.

Fabia Binci

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6 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Caterina, ho il piacere di incontrarti dopo aver-ti vista alla festa degli auguri di Natale.

Come è avvenuto il contatto con l’Unitre cheti ha portato ad assumere l’impegno di direttri-ce della corale?

Sono stata contattata dal mio caro amico EdoardoValle, Direttore della Schola Cantorum del SantuarioGesù Bambino di Arenzano, dove canto da moltissimianni. Sono felicissima per l’opportunità che mi è statadata, lieta di aver così iniziato questa nuova avventu-ra con il coro dell’Unitre.

Quale è stato il tuo percorso di studio e i titoliconseguiti, per diventare docente di canto?

Conseguita la Laurea in Scienze Naturali presso l’Uni-versità degli Studi di Genova, nel 2008 mi sono diplo-mata in Canto presso il Conservatorio di Musica “An-tonio Vivaldi” di Alessandria.

Mi sono avvicinata alla musica già in tenera età,frequentando il coro dei Pueri Cantores e quindi la

Schola Cantorum del Santuario di Gesù Bambino diArenzano.

Negli anni mi sono dedicata inizialmente allo studiodel pianoforte e del flauto traverso per poi dedicarmial canto, e presso l’Accademia Musicale Teresiana hopreparato gli esami per il conseguimento del Diplomaal Conservatorio.

Hai altri impegni professionali come insegnan-te, oltre a quello svolto all’Unitre? Dal 2014 sonodocente presso l’Accademia Musicale Teresiana diArenzano, nei corsi di canto, pianoforte, Musicainfa-sce® (bambini da 0 a 36 mesi), e SviluppoMusicali-tà® (bambini da 3 a 6 anni).

Il desiderio di trasmettere l’amore per la musica aipiù piccoli, che si è acuito dopo la nascita dei mieidue figli, mi sta facendo inoltre dedicare dal 2013 allaricostituzione del Coro dei Pueri Cantores presso ilSantuario Gesù Bambino di Arenzano.

So che hai una bellissima voce da soprano efai parte del coro del Santuario del Bambino di

Nuovi personaggi Unitre

Incontro con Caterina VallarinoLa nuova Maestra della corale “Eco del mare”

a cura di Beppe Cameirana

La corale dell’Unitre “Eco del mare” da quest’annoaccademico 2016/2017 ha una nuova Maestra. Lacorale è stata creata parecchi anni fa da Ada Bongio-vanni, coadiuvata per l’accompagnamento musicaleal pianoforte da Anna Venezia. La corale, formata dasoli componenti femminili, si è esibita con successoin molte occasioni, utilizzando in questi ultimi anni ilteatro Berellini di Cogoleto.

Ada, dopo molti anni di lavoro svolto con bravura epassione, per motivi di salute, a malincuore ha deci-so di ritirarsi. La fortuna è venuta in aiuto per evitareche la corale si sciogliesse e si è trovata una nuovaMaestra, la giovane arenzanese Caterina Vallarino.

Nel corso della festa pre-natalizia, che ogni annol’Unitre organizza per lo scambio degli auguri, la co-rale si è esibita con alcune canzoni classiche natali-zie. In questa occasione ho constatato felicemente labravura di Caterina, ma soprattutto la passione e lagioia che ho potuto leggere nei suoi occhi durante ladirezione della corale. Nel mese scorso ho voluto co-noscere Caterina incontrandola a Villa Mina, sede del-l’Unitre.

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 7Marzo 2017

Praga, sei impegnata anche come solista in esi-bizioni personali?

Grazie del complimento. Sì, mi capita di esibirmi inqualità di solista in alcuni Concerti della Schola Can-torum del Santuario e ad iniziative e concerti pro-mossi da associazioni.

Mi hai parlato della tua passione per i bambinipiccolissimi verso i quali sei anche impegnataprofessionalmente, vuoi spiegare di cosa si trat-ta?

Per approfondire la conoscenza delle modalità diapprendimento della musica da parte dei bambini,nell’anno 2013-2014 ho frequentato il Corso Naziona-le di Formazione AIGAM “L’educazione musicale delbambino da 0 a 6 anni secondo la Music LearningTheory di Edwin E. Gordon”, divenendo insegnanteAIGAM nel settembre del 2014.

Secondo la Music Learning Theory la musica puòessere appresa secondo i medesimi processi di ap-prendimento della lingua materna. Così durante le mielezioni, con l’ausilio esclusivo del diapason, offro aibambini canti melodici e ritmici senza parole in un’at-mosfera informale e attraverso attività di gioco chefavoriscono il coordinamento motorio e l’espressività.

I bambini riescono così gradualmente a decifraregli elementi principali della sintassi musicale e a espri-mere la propria musicalità. I bambini hanno così l’op-portunità di scoprire quanto possa essere bello impa-rare la musica correndo, saltando, rotolando, stri-sciando, ballando per vivere nel gioco la gioia dellamusica! La musica diventa così un gioco capace di

accomunare bambini di estrazione diversa e impe-gnarli tutti in uno stesso gioco di vita!

La corale della quale hai preso la direzione ècomposta solo da elementi femminili, pensi dimantenere questa composizione o hai altri pro-getti?

Veramente è già entrato a farne parte un uomo elancio un appello perché altri ne possano arrivare peravere una corale a più voci.

So che sei sposata e mamma di due bambini,come riesci a conciliare i tuoi impegni con quellodella famiglia? Come spesso succede ci sono inonni?

Sì, sono sposata e ho due bambini Giovanni di 7anni e Viola di quasi 5 anni. Il preziosissimo aiuto deinonni sempre presenti mi consente di dedicarmi atutte queste bellissime attività musicali. Cerco perquanto possibile di coinvolgere i miei figli nelle mieattività per avvicinarli il più possibile al magico mon-do della musica.

Caterina, adesso che ti ho conosciuta, possodirti che sei una persona bravissima, allegra,sorridente e appassionata del tuo lavoro. Inol-tre per quello che hai raccontato, se dovessidarti un titolo, come se fosse un titolo di unfilm, ti chiamerei “La donna che canta ai neona-ti”. Ti ringrazio a nome dell’Unitre e mio per latua disponibilità, mi congratulo per tutto quelloche fai e ti auguro buon lavoro.

Arenzano, 10 dicembre 2016: Festa di Natale

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8 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Un nuovo vocabolario ma in… zeneize!Desidero parlarvi di un libro, pubblicato di recente,

di un cittadino di Arenzano il prof. FIORENZO TOSO.Il libro è Piccolo dizionario etimologico ligure /

L’origine, la storia e il significato di 400 parole aGenova e in Liguria - Editrice Zona 2015.

Un utilissimo libro, per chi ama e... parla il dialettogenovese, di un professore universitario di Arenzano,che insegna Linguistica Generale all’Università di Sas-sari, figlio di quel professor Toso che tanti anni hainsegnato alle scuole medie di Cogoleto.

Ben 400 sono le parole di cui indica origine, svilup-po, testi che usano quel vocabolo: insomma una com-pleta disanima di ben quattrocento parole.

È veramente intrigante conoscere l’origine delleparole perché sono “schegge” checi arrivano dal passato e testimo-niano la nostra storia.

Ecco lo studio di alcune che iosintetizzo:

- una pagina intera è dedicata a“fiamanghilla”, vassoio, piatto diportata; si tratta di una parola de-rivata dal castigliano e in partico-lare dall’aggettivo flamenco =fiammingo per l’origine di questotipo di vasellame; in genovese ap-pare nel corso del 1700 in una com-media dialettale;

- un’altra parola interessante è abbrettio/u, acasaccio, alla rinfusa dal latino arbitrium = arbitrio,libera decisione, in seguito anche a iosa, in abbon-danza;

- cornabuggia: l’origano che profuma tanti nostripiatti; è una tipica parola genovese “di quelle che siutilizzano per mettere alla prova le conoscenze lin-guistiche delle persone”. Voce diffusissima in Liguria,le cui prime attestazioni risalgono alla fine del Quat-trocento in un manoscritto contenente ricette medici-nali. Deriva dal latino cunila = timo (a sua volta dalgreco konile) + bubula, aggettivo che significa bovi-na, dei buoi, un’erba destinata in particolare ai boviniper guarirli da alcune malattie.

Aggiungo alcune mie considerazioni.Una recente inchiesta ISTAT ha evidenziato che noi

Italiani parliamo sempre meno i nostri dialetti: è unvero peccato, perché i dialetti sono vere e proprie

Maria Elena Dagnino

lingue, certamente adiffusione più ristretta,ma con regole gram-maticali e sintattiche,come una vera e pro-pria lingua.

I Liguri, insieme aiSardi, furono la più an-tica popolazione italicae parlarono una lorolingua di cui si sono per-se le tracce: gli studio-si ne individuano pochissime fra cui, pare, la parolaanciua.

La loro lingua fu poi influenzatada popolazioni quali i Celti scesi dalnord, gli Etruschi che svilupparonola loro civiltà soprattutto in Tosca-na, infine i Romani che li conqui-starono: per molti secoli il latino fula lingua ufficiale, la lingua del po-tere. Ma quando l’impero romanocadde e si decompose, ripreserovigore i dialetti, sempre parlati, chefusero insieme il dialetto primitivoe il latino, con apporto anche di al-tre parole prese in prestito da po-

polazioni con cui vennero a contatto quali Fenici, Cel-ti, Etruschi, Greci, Arabi…

Ritengo pertanto molto interessante questo libro checi fa conoscere l’origine di molte parole che usiamoquotidianamente.

Chi desidera far parte della Giuria dei lettori

è pregato di segnalarlo in segreteria Unitre

entro il mese di aprile.

La cerimonia conclusiva si svolgerà

il 24 giugno alle ore 21.

Premio di Poesia “Città di Arenzano”dedicato a Lucia Rodocanachi

X edizione

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 9Marzo 2017

La fotografia oggia cura di Orazio Lo Crasto

3. La luce

In sostanza possiamo dire che una fotografia è larappresentazione della luce che illumina il soggettofotografato in quel momento.La luce è lo strumento espressivo più potente per chifotografa.

Di cui andare, sempre, alla ricerca.Da catturare, nei momenti migliori della giornata.Da interpretare, quando (con pioggia, nuvole, neb-

bia, ecc.) non sembra ideale, attraverso un’esposi-zione corretta, dettagliata, vicina a quel che vede l’oc-chio.

Sfruttare il più possibile la luce naturale (ambiente).Alzarsi presto, tor-

nare tardi, essere ingiro fin dall’alba e ol-tre il tramonto.

Quando l’atmosfe-ra assorbe la lucebluastra e lascia pas-sare quella rossastradei raggi obliqui delsole, i colori sono piùsaturi, le ombre piùmorbide.

Combinare lucenaturale e luci artifi-ciali, come nella lucea cavallo tra notte egiorno.

Dura pochi minuti, bisogna essere pronti.Si può lavorare solo con luce ambiente e si può

aggiungere una seconda esposizione complementa-re alla luce ambiente, quella del flash.

Si può usare il flash in esterni - montato sulla mac-china o meglio separato.

Se si scatta a mano libera, non esagerare comun-que con i tempi di posa.

* in secondi

È con l’esposimetro che si misura la luce.Le macchine moderne, soprattutto le reflex, sono

tutte munite d’esposimetro incorporato.La lettura può essere “esposimetrica” su tutta l’im-

magine inclusa nel fotogramma, avviene automatica-mente e si basa sul valore medio tra le alte luci e lezone d’ombra, oppure “a spot”, cioè nella porzionecentrale dell’immagine.

Quando la coppia tra tempi e diaframmi fa sì che laluce che colpisce il fotogramma sia troppa, si ha una“sovraesposizione”. Al contrario, si ha una “sottoe-sposizione” quando la coppia tra tempi e diaframmi

fa sì che la luce checolpisce il fotogram-ma sia poca. Sia lasovraesposizioneche la sottoesposi-zione si possono cor-reggere operandosul diaframma o sultempo d’otturazione.

La giusta quantitàdi luce viene regola-ta dall’azione con-giunta dell’otturato-re e del diaframma.L’otturatore regola

il tempo di esposizio-ne.

Il diaframma influisce sull’ampiezza dell’aperturache sta al centro dell’obiettivo.

Quando si chiude il diaframma si riduce il diametrodel foro di passaggio della luce.

La luminosità di un obiettivo è quella che corrispon-de alla massima apertura del diaframma.

La prossima volta parleremo della qualità della lucee degli automatismi.

TEMPI e DIAFRAMMI(scala di esempio senza mezzi o terzi di stop)

Borgo di Pigna con esposizione ponderata mediacon preferenza centrale

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10 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

TRACY CHEVALIER, I frutti del vento, Ed. Neri Pozza

L’angolo dei libria cura del Gruppo Biblioteca

GIUSEPPE PEDERIALI, La setta dei golosi, Ed. Garzanti

“I frutti del vento” è lo spaccato di una famiglia americana che nel 1839 sitrasferisce dal Connecticut all’Ohio per cercare nuove terre, dove coltivare varitipi di alberi di mele.

La legge dell’Ohio prevede, infatti, che un colono possa far sua la terra, seriesce a piantarvi un frutteto di almeno cinquanta alberi.

Dopo un lunghissimo e faticoso viaggio, James e Sadie Goodenough con i lorodieci figli, decidono di fermarsi alla Palude Nera, un luogo inospitale, fangoso epieno di zanzare portatrici di malaria. James inizia a bonificare il terreno, piantadiversi tipi di semi di mele e conta continuamente il numero degli alberi cheattecchiscono.

Il frutteto diventa la sua ossessione, mentre la moglie, una donna cattiva, sudicia e ubriacona, riversa sulmarito il suo rancore e le sue meschine vendette contro i suoi amati alberi. In comune i Goodenough hannol’amore verso due dei loro figli, Robert che segue il padre nel suo lavoro e la piccola e fragile Martha.

Con un balzo temporale e dopo una tragedia familiare, ritroviamo Robert adulto, in viaggio verso quellepraterie che i genitori non sono mai riusciti a raggiungere.

Robert diventa cercatore d’oro e cowboy, fino all’incontro con William Lobb (personaggio realmente esistito,botanico, studioso di fiori e piante) che gli cambierà completamente la vita.

Sono gli alberi, chiaramente, il filo conduttore del romanzo, dai meli del Connecticut alle gigantesche sequoiedella California, per arrivare nuovamente ai semi che la piccola Martha, ormai donna, porterà con sé nella suaricerca del fratello lontano.

Matilde Messi è la proprietaria dell’Osteria della Fola, nonché discendente del famoso cuoco degli Estensi,Cristoforo Messisburgo. Dal nonno ha ereditato la passione e l’amore per il cibo, che prepara e serve ai suoiaffezionati clienti.

È una tipa tosta, la Matilde, e per la sua figura abbondante e per il carattere forte e risoluto.Nel ristorante intanto è arrivato Jacopo, un tizio apparentemente schivo, riserva-

to, esperto di gastronomia e custode di antiche tradizioni culinarie. L’armonia cheregna in cucina finisce, quando due amici di Matilde, un giornalista-gourmet e unanziano cuoco, muoiono tragicamente.

Nessuno chef sarà più al sicuro perché la famosa “setta dei golosi”, una oscurasocietà segreta, trama e uccide per arrivare ad impadronirsi della Sublime ricettache secondo la leggenda può regalare l’immortalità a chi la possiede.

L’Emilia, in particolare il lungo Po, le province di Modena e Ferrara con la lorotipica nebbia, le passeggiate in bicicletta e il mondo contadino sono il cuore diquesto romanzo postumo di Giuseppe Pederiali, dove si mescolano la storia, lanostalgia, il giallo, il thriller e la passione per il buon cibo.

Se vogliamo conoscere il senso dell’esistenza, dobbiamo aprire un libro: là in fondo, nell’angolopiù oscuro del capitolo, c’è una frase scritta apposta per noi.

(Pietro Citati)

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 11Marzo 2017

“Padre, se anche tu non fossi il mio / padre, se an-che fossi a me un estraneo / per te stesso egualmen-te t’amerei”. Così inizia una celebre poesia di CamilloSbarbaro, grandissimo poeta ligure da non dimenti-care.

Sbarbaro nasce a Santa Margherita Ligure nel 1888.Il padre, che è ingegnere, lascia un solco profondonel poeta. A lui dedicherà due notepoesie nella sua seconda raccolta diversi Pianissimo. Quando la madremuore molto giovane di tubercolosiviene cresciuto da una zia, alla qualededica le poesie di Rimanenze.

La sua infanzia trascorre un po’ aVarazze dove frequenta il Ginnasio, ea Savona dove frequenterà il Liceo Ga-briello Chiabrera. Conosce lo scritto-re Remigio Zena che, dopo aver lettoalcuni suoi versi, lo incoraggia a scri-vere. Conseguito il diploma inizia alavorare presso l’industria siderurgica di Savona.

Nel 1911 esce una sua prima raccolta poetica Resi-ne. Nello stesso anno si trasferisce a Genova. Nel 1914pubblica la raccolta Pianissimo. Poi si trasferisce a Fi-renze, dove conosce diversi pittori e poeti, tra cui DinoCampana.

Quando scoppia la Grande Guerra si arruola comevolontario nella Croce Rossa Italiana. Nel periodo bel-lico scrive le prose di Trucioli, che verranno pubblica-te successivamente a Firenze. Lascia poi il lavoro, e siprocura da vivere facendo ripetizioni di latino e greco.Inizia ad appassionarsi alla botanica, allo studio deilicheni prevalentemente. Intreccia amicizia con Euge-nio Montale e conosce diversi pittori tra i quali PaoloRodocanachi, consorte di Lucia Morpurgo. Anche luidiventerà un frequentatore assiduo del salotto lette-rario di Lucia ad Arenzano.

Nel 1927 accetta di insegnare greco e latino pressol’Istituto Arecco di Genova, ma abbandona l’incaricoperché rifiuta di prendere la tessera del Partito Fasci-sta. Si appassiona intanto sempre più allo studio deilicheni e nel 1928 vende a Stoccolma il suo primo li-bro erbario di muscinee. Mi piace a questo propositorimandare alla poesia Licheni, che segue l’articolo.

Negli anni ’30 inizia la sua collaborazione alla Gaz-zetta del Popolo di Torino. Un suo libro Calcomanie,per colpa della censura, potrà essere pubblicato solonel 1940.

Dopo il bombardamento navale di Genova nel 1941il poeta si trasferisce a Spotorno dove darà vita adun’intensa attività di traduttore di testi greci e france-

si e dove poi si trasferisce definiti-vamente, dopo un breve ritorno aGenova. Collabora intanto con nu-merose riviste letterarie e vince ilpremio letterario Saint-Vincent e ilpremio Etna-Taormina.

Nel 1955 pubblica Rimanenze e,successivamente, altre opere. Nel1961 conosce il poeta ed editore Ar-rigo Bugiani con cui inizia la collabo-razione ai Libretti di Mal’aria.

Sbarbaro muore a Savona nel1967.

Nelle sue poesie, sulla linea Leopardi-Pascoli, daitoni un po’ crepuscolari, si percepisce l’amore per laLiguria, simbolo della vita, per la natura, per i licheniin modo particolare.

Eugenio Montale gli dedica Ossi di seppia con undelicato epigramma in cui lo descrive come un estro-so fanciullo che piega versicolori / carte e ne traenavicelle che affida alla fanghiglia / mobile d'un riga-gno.

Poeti Liguri

Camillo Sbarbaro Sentimenti, profumi, licheni, Liguria

Capisco, adesso, perché questa passione

ha attecchito in me così durevolmente:

rispondeva a ciò che ho di più vivo,

il senso della provvisorietà.

Sicché, per buona parte della vita, avrei raccolto,

dato nome, amorosamente messo in serbo....

neppure delle nuvole o delle bolle di sapone

- che per un poeta sarebbe già bello;

ma qualcosa di più inconsistente ancora:

delle effervescenze, appunto.

Licheni

Giuseppina Marchiori

Camillo Sbarbaro

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12 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Il nostro viaggio nei cognomidi Arenzano continua... peròprima qualche curiosità.

In Italia l’uso dei cognomi eraprerogativa delle famiglie ric-che. Solo nel XII e XIV secolol’uso si estende anche ai menoabbienti. Il Concilio di Trento in-trodusse così il registro dei nomie dei cognomi anche per evita-re matrimoni tra consanguinei. Così il soprannome,o secondo nome, diventò di fatto ereditario.

Ad Arenzano esistono i MALAGAMBA, cognomeche molto probabilmente riprende il soprannome delcapostipite forse con un difetto fisico o unamenomazione ad una gamba.

Altro cognome è FIRPO dal personale Firpo, di chiaraderivazione genovese e a sua volta derivato da Filipuscon il rotacismo tipico del dialetto (Féripu).

Poi c’è ISETTA dal personale di origine celtica Isadal significato di “luminosa” con l’aggiunta del suffis-so -etta.

Arenzano e i suoi cognomiEtimologia, storia e… qualche curiosità

Il cognome PARODI si rifà altoponimo di Parodi Ligure, paesedal quale vi fu una forte immigra-zione verso la costa. Questo co-gnome lo ritroviamo già dal 1100con i marchesi Parodi, vassalli del-la Repubblica di Genova.

PICCARDO invece dovrebbederivare dal francese Picard (Pic-cardia è regione della Francia). In

Liguria i Piccardo furono una importante famiglia del-la borghesia, originaria di Voltri, fondò diverse cartie-re intorno al XVIII secolo.

C’è da tenere presente che buona parte dei cogno-mi subirono, nel corso dei secoli, diverse trasforma-zioni in seguito alle trascrizioni eseguite nelle varieepoche sui registri delle parrocchie e di quelli dei co-muni, errori dovuti all’analfabetismo e alla scarsa cul-tura. E ha ragione il detto latino che dice “NomenOmen” Il destino è nel nome.

Giuliana Erli

L’Unitre si impegna in azioni concrete di solidarietà e di testimonianza, nell’intento di costruire un mondopiù sicuro ed equo per tutti con iniziative varie, come l’adozione a distanza di bambini del sud del mondoe il sostegno ad iniziative solidali.

Tra i valori fondanti della nostra associazione la solidarietà ha sempre avuto una forte connotazione,ormai fa parte del nostro DNA.Grazie a tutti coloro che lo hanno compreso e ci sostengono nelle nostre iniziative.Per dovere di trasparenza comunichiamo come sono stati distribuiti i fondi raccolti sul finire del 2016.Dalla Agenzia delle Entrate (5 per mille) abbiamo ricevuto in due rate la sommadi euro 1.535,80, da impiegare in beneficenza, come deciso dall’assemblea deisoci.Con la lotteria di solidarietà, parte integrante della nostra festa di Natale, che dàcalore al nostro essere insieme, abbiamo raccolto 642,00 euro.Questi contributi sono stati in seguito distribuiti, in due distinte rate, alla Caritasdi Arenzano (euro 600,00), alla Caritas di Cogoleto (euro 600,00) e al Comitatodi Collaborazione Medica (euro 700,00).Agli euro raccolti ne abbiamo aggiunti altri da devolvere alla Comunità di S. Egidio per l’adozione adistanza di tre bambini (ogni adozione 313,00 euro).

Impegnarsi per il bene comune, perché tutti siamo responsabili di tutti

Solidali insieme

Dal “Dizionario dei cognomi liguri" di Piero Abrate.

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 13Marzo 2017

Chi mi conosce non ci crede:infatti il trucco c’è! E i miei nipoti:«Nonna ma vai alezione di tango?» e io «Sì, ma senza ballare» e loro«ma allora..!!??».

Il tango mi ha sempre affascinata. È un ritmo fan-tastico e a me piacciono molto le musiche “popolari”basate sul ritmo, e lo sono quasi tutte. A cominciaredal flamenco, sublime, per proseguire con la taran-tella, e ancora i balli dei paesi dell’est, della Grecia.Non sono inclusi i balli orientali, più melodiosi e sua-denti direi, che però mi rapiscono proprio per la lorocommistione fra ritmo e sinuosità.

Comunque sia ho avuto la feli-ce idea di iscrivermi al corso te-nuto dalla nostra docente Gracie-la Montoya che parlava della sto-ria del tango. Ha cominciato dal-la geografia e dalla storia dellasua terra. Abbiamo appreso diquesto esodo in massa dall’Eu-ropa, e in particolar modo dal-l’Italia e Spagna, in una terra cheaveva bisogno di essere ripopo-lata e lavorata, “fatta rendere”, governata.

Per queste popolazioni di migranti antichi, l’Argen-tina ha rappresentato una terra promessa, dove po-ter riscattare la miseria col proprio lavoro, perché làdi lavoro ce n’era eccome! Ma di quello vero, di brac-cia e testa. Gli Italiani si sono dedicati più alla terra,gli Spagnoli hanno invece occupato i centri del pote-re e del governo, ne sono divenuti in un certo sensola classe dominante. E la lingua è la loro. Inoltre viera la presenza di negri ridotti in schiavitù e qui rifu-giatisi per leggi a loro favore e a favore dei loro di-scendenti. Tam Tam……

Graciela ci ha parlato nella sua lingua, la linguaspagnola. Io non homai appreso lo spa-gnolo ma data la suachiarezza, pazienzae competenza hocapito tutto quelloche diceva. Diversoera il discorso per imiei compagni di

A lezione di tango

corso, che già frequentavano le lezioni di spagnolo.Ma è una lingua latina e si intuisce abbastanza. Sullamia pronuncia sorvoliamo!

Graciela ha spiegato le origini del tango: cartina allamano abbiamo appreso che è nato sul mare, nel por-to di Buenos Aires e, come tutti i balli popolari, dagenti di umilissime origini.

Tam Tam: e anno dopo anno, suono dopo suono, siè trasformato in tango. In origine era veramente moltosemplice, suonato dagli emarginati, ma già accenna-va a note melanconiche e struggenti. Poi il suo svilup-po, l‘ascesa a ranghi più elevati e sentimentali, con

testi che parlavano sempre d’amo-re per una donna che fuggiva, chenon si lasciava prendere, che nonsi lasciava amare.

È arrivato, poi, Carlos Gardel,pare dalla Francia, figlio naturaledi una donna umile. Ed è stata laconsacrazione di questa musica cheè esplosa e cantata da tutti. CarlosGardel è divenuto un mito e lo èancora oggi in Argentina.

Abbiamo sentito vari brani cantati da lui, brani sem-pre altamente drammatici, direi anche molto poetici.Storie d’amore che oggi forse non esistono più. Nonlo so, non ho più l’età. Vedremo come si comporte-ranno i miei nipoti! Spero non debbano soffrire comei protagonisti di queste storie di tango.

E via via fino ad Astor Piazzolla. Con lui il tango èentrato nei teatri, è stato suonato nel mondo e si èfatto sofisticato. Sono rimasti il bandoneón e il violi-no, ma si è passati alle orchestre ed il tango è statoballato in forme veramente artistiche e spettacolari.Ma non è questo tango quello che gli Argentini rico-noscono, anche se a noi piace tanto.

Bellissime lezioni e bravissima Graciela, vivacissi-ma e molto paziente anche con noi.

A queste lezioni si è affiancato il corso di tango “sulcampo”. Molti si sono iscritti e credo proprio che sisiano molto divertiti. Ma questa è una storia che nonconosco e che non vi posso raccontare.

Magari in futuro… non si sa mai!

Loredana Odazzi

Hablamos del tango argentino

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14 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Io scrivo... io ascolto

Ciò che non vedi

Vorrei essere un groviglio di radici.Vorrei essere la nevicata, lo stupore e l’incanto.Vorrei essere l’odore del mare che lascia il sale sulla pelle.Vorrei essere un ombrello colorato che la pioggia fa suonare.Vorrei essere una pozza con dentro una toppa di infinito.Vorrei essere il fuoco di un tramonto.Vorrei essere la prima stella e un desiderio.Vorrei essere la parola che ti fa sognare.Vorrei essere una gatta, una ciabatta comoda, una spina, vorrei

essere uno spicchio di vetro dilavato, un bacio sulla punta delle labbra,un canto antico, un faro ed il suo scoglio, un pianto lento e unarisata pazza...

Vorrei essere un ruggito, il sussurro delle foglie, vorrei essere inogni inizio e in ogni fine, il buio dentro il pozzo, il sasso e il fumo, lanuvola e il suo drago e ad ogni respiro scompigliare tutto perritrovarmi ancora quel che sono.

di Cinzia Revelli

Ma era un sogno?

Un sogno,

ma era un sogno?

Apro gli occhi

e scompare,

c’è qualcosa in me

che non posso vedere,

cerco nell’infinito

che mi pervade

e mi sfugge

come le onde del mare,

il sogno mi accarezza e sostiene.

di Eleonora Bozzani

Freddo fuori e dentro

Cercava di scaldarsi, il biancoera ovunque, i fusti degli alberispuntavano come neri pastoralidalla coltre intatta.

Colline basse ripetevano lostesso paesaggio a perdita d’oc-chio. Con fatica era arrivato incima a quella altura sprofondan-do fino al ginocchio. Niente, nes-suna strada, né sentiero, luceelettrica o case o traccia di qualsiasi altra cosa, ilnulla a perdita d’occhio.

Aveva piovuto, una sottile cappa di nuvole coprivail cielo confondendo le ombre ed il tempo, erano leundici del mattino, lo diceva il display del telefono,niente campo, ISOLATO!

Era passata quasi un’ora da quando si era ripreso.Il taglio tra i capelli aveva smesso di sanguinare eanche il bernoccolo si era ritirato dopo che gli avevapiazzato sopra una palla di neve.

Si era trovato steso sul candore completamentevestito, ma senza portafoglio per cui non riusciva asapere chi fosse; non si ricordava niente: né il nome,

di Alberto Sacco

né dove lavorava, se lavorava,dove abitava e con chi... niente,bianco assoluto!

Già come tutto intorno a lui. Ilpiumino con il cappuccio che in-dossava lo aveva riparato, ma ipantaloni di fustagno avevano ini-ziato a bagnarsi.

Chissà per quanto tempo era ri-masto inanime. Chissà se si era-

no accorti della sua assenza e se qualcuno lo stavacercando. Nessun indizio.

I piedi, in scarpe alte di cuoio, cominciavano a ghiac-ciarsi, a breve il freddo avrebbe aggredito i polpaccie poi le gambe, DOVEVA TROVARE QUALCOSA!

L’aria era immobile, dalla bocca gli usciva unanebbiolina, magari erano a meno cinque o più giù.Infilò le mani nel giaccone per scaldarle un po’ e tro-vò qualcosa, un pezzo di stoffa... un berretto di lana,se lo calò in testa immediatamente. Riprese a cam-minare in una direzione a caso, tanto era uguale...Nessun segnale, nessun filo di fumo, solo freddo fuorie dentro...

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 15Marzo 2017

IO SONO QUI... portando dentro me il dolore di tan-te storie. Vite stroncate da incidenti assurdi; bambiniprivati dei genitori; studenti partiti troppo presto per“l’altrove”, in un momento che avrebbe dovuto esseresolo di gioia.

IO SONO QUI... davanti a scene di guerra; bambiniferiti con gli occhi pieni di terrore; famiglie che fug-gono - dove, non sanno - portando con sé poche po-vere cose in un fagotto. Case diroccate, macerie sen-za fine; bombe, spari, sangue, disperazione.

IO SONO QUI... davanti alla visione di interi villaggiprovati dalle carestie e dalla mancanza d’acqua. Bam-bini bellissimi e scheletriti, con piccoli ventri gonfi dallamalnutrizione e dai parassiti.

Occhi lucenti e sgranati che invocano aiuto, in ungrido silenzioso.

Li guardo, e mi sento una piccola donna impotente,con i soliti gesti di carità: una goccia nel mare.

IO SONO QUI... guardo, seduti davanti a me nellamensa, i poveri che si avvicendano ai nostri tavoli;sono sporchi, infreddoliti, incattiviti dagli stenti e dal-la solitudine.

Li guardo, mentre si scaldano le mani attorno allaciotola della minestra, o arraffano fette di pane daportare via; mentre cercano di farsi durare a lungo lacena, per ritardare il momento in cui saranno di nuo-vo nella strada, al freddo.

Li guardo, e vorrei ad uno ad uno aiutarli, sapere leloro storie, consolarli.

IO SONO QUI... penso a come ormai ogni giorno siauna battaglia; ogni giorno il dolore ci circondi con cosìtanti volti, da non riuscire più a respirare, senza sen-tire un macigno che schiaccia il petto come in unamorsa.

Mai come in questo momento sento miei quei versiche recitano “Nessun uomo è un’isola”.

Ci sono momenti in cui non vorrei vedere più nulla,non sapere più nulla, per non soffrire.

Vorrei.Però STO QUI: e sento, e guardo, e ascolto, e par-

tecipo di tutti i dolori del mondo, perché so che nonpotrei fare diversamente, o non sarei più io.

di Rosy Volta

Questo dolore sordo

è un coltello nel cuore

un lento cavare all’interno,

una ferita che non porta alla morte.

Ho paura di perdere il ricordo

del tuo sguardo di mamma.

Mi mancano i baci che ti davo.

Mi manca il tuo risveglio

e il sorriso felice che facevi.

Ora, mamma, quel brutto male

si è di nuovo fatto strada dentro me.

Sono sola ad affrontare tutto

quello che verrà e che conosco bene.

Tu mi dicevi:

«Sei forte, ce la farai»

e mi davi la forza che tu avevi.

Aiutami ancora una volta.

Ho tanta voglia di fare la mamma,

magari diventare nonna.

Poi verrò da te

te lo prometto mamma

ma ora voglio vivere

ogni minuto e tanti altri minuti

di questa terribile

meravigliosa vita

che tu mi hai dato.

Io sono qui... Io sto quiAncora una volta

di Carla Fontana

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16 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

E scuraiu la siritinala mo casa è ricca e chinaricca e china quantu lu mariSan Giusippuzzu n’avita a iutari.

La cena aveva come varian-te la verdura al posto dellapasta, e per finire ricotta fre-sca o cannoli di crema di ri-cotta e canditi preparati incasa.

Durante il pomeriggio perevitare di mangiare si andavaper la passeggiata nella cam-pagna più vicina al paese araccogliere narcisi (detti pastae ceci: il giallo della corona èil cece e il bianco dei petali lapasta), e fiorellini selvatici dicolore viola oppure si giocavaall’altalena.

Il padrone di casa, nella stal-la ben pulita o nel magazzino,

attaccava una grossa corda alla trave che non man-cava mai nelle case di quell’epoca, come sedile, unavecchia coperta ed a turno ci si dondolava spinti daaltri.

Nel tardo pomeriggio si andava in chiesa per la pro-cessione e la S. Messa; per la cena si tornava a casadella famiglia ospitante.

Il rientro a casa era festoso, tutti volevano conosce-re i dettagli della giornata trascorsa, spesso si levava-no i sospiri dei fratelli che non erano stati invitati.

L’indomani, le amiche, i vicini di casa volevano chesi raccontassero i particolari dei giochi e la bontà ditutto quello che era stato preparato. La descrizionedei piatti era spesso particolareggiata. Si parlava del

coniglio e degli ingredienti,della crema spolverata di can-nella, delle morbide “sfingi”.

Il racconto era così partico-lareggiato che sembrava si po-tesse sentire l’odore e il sapo-re delle delizie consumate

Alcune famiglie ringraziava-no i ragazzi con un piatto dipasta e le sfingi sopra da por-tare a casa.

Ricordi d’infanzia

La festa di S. Giuseppe

Maria Cascio

Al mio paese, Tusa, tra anti-che dimore e scorci incantevolisi osservavano le antiche tra-dizioni.

Nell’approssimarsi della festadi San Giuseppe le famiglie cheavevano ricevuto la grazia perringraziare il Santo invitavanoa pranzo e a cena i “virgined-di”, ragazzi non sposati che di-giunavano in onore del Santo.

Partecipare al banchetto erauna grande festa. Al mattino adigiuno, vestiti con gli abiti del-la festa, ci si recava dalla fa-miglia ospitante.

Nell’attesa del pranzo si re-citava il rosario e si cantava lacanzoncina “Dio ti salvi sacro Giglio”. Il coro delle vocibianche si confondeva con quello delle ragazze adul-te creando un coro melodioso.

Affamate, ci si sedeva attorno alla tavola ingranditaper l’occorrenza con altri tavoli, coperta da una tova-glia grande di lino candido su cui facevano bella mo-stra le stoviglie che si tiravano fuori per le feste co-mandate.

Accanto ad ogni piatto vi era l’arancia, un pezzettodi finocchio dolce con una fetta di pane di farina digrano duro, impastato il giorno prima in famiglia ecotto nel forno a legna. Il profumo del pane e dellearance solleticava l’appetito dei giovani commensaliche aspettavano con impazienza la fine del rosario.

Il pranzo era composto da pasta ececi oppure pasta e fagioli, il secondodal coniglio all’agrodolce (zucchinesalate, essiccate, strizzate, fatte rin-venire in acqua e poi soffritte con oliodi oliva, aggiungendo salsa, olive, uvapassa, il tutto spruzzato con aceto ezucchero), baccalà fritto, finocchio, dol-ce. Il dolce era la crema cioè il biancomangiare spolverato con cannella, lefrittelle “sfingi”, pasta lievitata fritta inabbondante olio e spolverata di zuc-chero e cannella ed infine l’arancia.

Chiesa di San Giuseppe a Tusa

San Giusippuzzu lu vicchiareddu’n testa purtava lu santu cappeddu’nta li manuzzi lu santu vastuni,chistu è lu patridi nostru Signuri.

San Giusippuzzu

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 17Marzo 2017

Breve racconto della mia vita militareDal Diario di Ernesto Bongiovanni

Per gentile concessione di Ada Bongiovanni

Ernesto Bongiovanni

Caprile

Nel gennaio del 1915, mentre il reggimento era aRoma per un periodo di istruzione alle reclute chia-mate al servizio militare, si verificò la prima scossa diterremoto e tutta la caserma tremò. L’epicentro erain Abruzzo e lì fummo inviati in soccorso alla popola-zione colpita.

Nella prima parte del viaggio eravamo in treno, poisi proseguì a piedi per 27 km fino a raggiungere IsolaLiri. In quel momento accadde un’altra fortissima scos-sa di terremoto. C’era distruzione ovunque.

Gli abitanti erano rimasti sotto le macerie. Fra letante rovine, il giorno seguente, verso sera, eravamosulle macerie di una casa quasi tutta diroccata.

Si sentivano lamenti e ci mettem-mo a scavare per raggiungere la per-sona sepolta che chiedeva soccorsofinché non affiorò la mano di donna.

Pian piano levammo tutte le mace-rie sui piani di legno sovrastanti per-ché sotto si sentivano grida di bambi-ni che invocavano aiuto.

Erano tutti nell’unico angolo dellacasa rimasta in piedi. La donna avevauna mano bloccata da una trave edera rimasta sospesa a un palmo dalpavimento.

1915 il terremoto in Abruzzo

I bambini per soccorrere la mamma avevano por-tato sotto i suoi piedi uno sgabello su cui appoggiarei piedi per alleviare le sue pene.

La famiglia era rimasta bloccata in quella condizio-ne per ben tre giorni.

Abbiamo poi saputo che sono sopravvissuti anchegrazie ad un sacchetto di fichi secchi, così da nutrirsiun po’ tutti.

Quella donna, una volta liberata dalle macerie, futrasportata all’ospedale. I bambini, invece, furono ri-coverati in una baracca di legno che in seguito fu im-provvisata sul posto.

Il reggimento rimase in Abruzzo e, per ben 25 gior-ni, ci fu pioggia e neve.

La tenda sotto la quale eravamo ac-campati aveva giacigli di paglia alta 10centimetri, con l’acqua che scorreva aldi sotto.

Verso la metà di febbraio si partì perAvezzano dove c’era stato un terremo-to ancora più forte.

Lì ci fermammo per un mese interoin soccorso alla popolazione. La tem-peratura di notte raggiungeva i 10 gra-di sotto zero e noi dormivamo in ten-da...

In seguito fummo mandati a Romaper l’addestramento militare in previ-sione della guerra.

Macerie di Avezzano

Terremoto della Marsica: I soldati in soccorso

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18 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Sabato 10 dicembre l’Accademia Svedese di Stoccolma, ha assegnato il Premio per la Letteratura a BobDylan. Nello stesso giorno un altro Nobel “fuori dall’ordinario”, Dario Fo, usciva per sempre di scena. Ilmenestrello dopo il giullare, la musica dopo il teatro. Le attese erano ben diverse. Negli USA si pensava agliscrittori Philiph Roth e Don DeLillo. Fuori dagli Usa il super favorito era il keniota Ngugi wa Thiong, seguito dalgiapponese Haruki Murakami e dal poeta siriano Adonis.Non tutti condividono questa scelta, comunque sia Bob Dylan da oggi entra nella storia del più importantepremio letterario al mondo, insieme ai tanti che si sono succeduti dal 1901. Abbiamo provato a mettere aconfronto le ragioni di chi è d’accordo e di chi non è convinto.

Non è stata propriamente una sorpresa, in moltisostenevano che era giunta l’ora.

Da almeno quindici anni si faceva il suo nome, per ilNobel della Letteratura.

Bob Dylan merita il premio perché è stato un poetafaro del ventesimo secolo.

Prima di cantare le sue pa-role, le ha messe su carta,scegliendole con maestria, avolte incompresa, preoccu-pandosi che avessero signifi-cato.

È nota l’ispirazione tratta daWoody Guthrie e dai suoi testisulla grande depressione, odai surrealisti, dal beat, e poidalla psichedelia, senza di-menticare i tanti riferimentialla Bibbia.

La sua produzione ha unacompattezza di fondo, che siano ballate, sermoni, cantiepici, liriche.

Le canzoni di Dylan, le sue poesie, “tagliano comeun coltello”, come ebbe a dire il poeta Bryan Adams.

Tra le tante Chimes of freedom è forse uno dei piùbei testi poetici.

Nella prima metà di ogni strofa, il cielo si apre, pio-ve a raffiche, lampi e tuoni squarciano il cielo e inquesta tempesta Dylan sente la voce della giustizia.

Nella seconda metà, tutto cambia e Dylan elencatutti coloro in difesa dei quali si scagliano tuoni e lam-pi “Che suonavano per il ribelle, che suonavano per ilmiserabile / Che suonavano per lo sfortunato, l’ab-

Il Nobel a Bob DylanUn premio che fa discutere

Perché sono d’accordo

Le sue parole ora davvero soffiano nel vento

Orazio Lo Crasto

bandonato e il rifiutato / Che suonavano per l’esclu-so, messo costantemente al rogo / Per la bistrattatamadre senza marito, la prostituta ingiuriata / Per ildelinquente da poco, incatenato, imbrogliato e inse-guito”.

Sono le persone più disperate e disgraziate delmondo, quasi vittime bibliche.Leggendo parole come “perquelli condannati a vagare oper quelli a cui è impedito va-gare” mi sento di dire che Dy-lan descrive due grandi trage-die quali la pulizia etnica, l’esilioforzato, le migrazioni, da unlato, e i campi di concentra-mento, i gulag, dall’altro.

E ancora, nel verso “per gliamanti con la solitudine neicuori con una storia troppo per-sonale” penso si riferisse ai

matrimoni misti tra bianchi e neri che oggi si potreb-bero declinare anche per i diritti dei gay. Ma tantesono le liriche di Bob Dylan in base alle quali noi ca-piamo il mondo che cambia, che i frutti della creativi-tà poetica sono universali e, forse, più accessibili.

Il suo viaggio artistico si è compiuto sotto i nostriocchi, sempre accessibile.

Oggi Dylan ha 75 anni, la sua opera ha influenzatotutte le generazioni successive, e non solo artistiche.

Gli accademici svedesi potevano ancora ignorarlo alungo?

Davvero quel riconoscimento gli andava negato?

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 19Marzo 2017

ll Nobel per la Letteratura è andato a Bob Dylan peraver “creato una nuova espressione poetica nell’am-bito della tradizione della grande canzone america-na”, come ha comunicato il Comitato del Nobel.

La notizia in un primo momento mi ha fatto piacere,perché apprezzo molto le sue canzoni, poi mi ha la-sciato qualche perplessità e cercherò di spiegarne imotivi.

Sono convinta che l’educazione alla poesia passianche attraverso la canzone, che per i giovani, im-mersi nella musica, ha sostituito la poesia. Ben ven-gano dunque i testi di valore poetico, come quelli diDylan, densi non solo di significato ma anche di meta-fore e di figure retoriche di grande fascino.

Per questo motivo il concorso di poesia “Per il versogiusto”, destinato ai giovani e organizzato dall’Unitrecon il sostegno dell’amministrazione, prevede duesezioni: poesia e testo di canzone.

Le liriche greche erano dette così perché accompa-gnate dalla lira, ma erano autentiche poesie i cui fram-menti (Alceo, Saffo, Archiloco…) ancora oggi risplen-dono di luce propria.

Vi sono differenze strutturali tra i due generi: nellapoesia, che è “musica di parole” come sosteneva Gior-gio Caproni, si raggiunge il massimo del significatocon le sole parole; nella canzone il testo è al serviziodella musica e raramente vive di vita propria.

Che ne è di una canzone se viene privata dell’ele-mento musicale a cui è legata intimamente?

Il Presidente del Premio di Poesia “Città di Arenza-no”, Umberto Piersanti, si è detto sconcertato: «BobDylan è certamente un grandissimo cantautore, ma

le canzoni non sono poesia, - ha detto - si tratta di unaltro genere d’arte: se ne scriviamo le parole su unapagina bianca, esse perderanno moltissima della loroforza. La canzone è un intreccio totale fra parole emusica: forse allora sarebbe stato più normale e giu-sto assegnare a Dylan il Nobel per la Musica, se sol-tanto esistesse».

Valerio Magrelli, vincitore nel 2015 del nostro Pre-mio, ha dichiarato: «Non vedo il bisogno di correre inaiuto delle star, dei divi del rock, con un premio No-bel». E ancora: «La musica è un immenso moltiplica-tore emotivo: non tenerne conto significa dimentica-re cos’è la letteratura».

Alessandro Baricco è stato tranchant: «È come sedessero un Grammy a Marìas perché c’è una bellamusicalità nella sua narrativa».

Un altro poeta,Tiziano Scarpa, ha affermato che lepoesie di Dylan “sono destinate esclusivamente a unapparato amplificatore e riproduttore elettrico (dalvivo o registrato); sono poesie in forma esclusiva-mente di canzoni, cioè con strofa e ritornello, legateesclusivamente alla forza motrice musicale e alla vocedi Dylan”.

Risale al lontano 1996 l’assegnazione del Nobel perla Letteratura ad un poeta, la grandissima WislawaSzymborska…

Che sta succedendo? La poesia è oggi la Ceneren-tola della letteratura, i poeti dovranno essere protettidal WWF, come scherzosamente ama dire Piersanti?Per dirla con le parole di Bob Dylan:

The times they are a-changin’

Poesia e canzone

Per il verso giusto - III edizione

Concorso di poesia e testo di canzone per giovani dai 14 ai 29 anni

Il testo di canzone che risulterà primo classificatosarà messo in musica e presentato ad Arenzano,durante il Concorso Canoro “Un Mare di stelle”.

Scadenza 15 maggio 2017Partecipazione gratuita

Info: Biblioteca Arenzano: tel. 010 9138278 - [email protected] Arenzano Cogoleto: tel. 010 9127593 - [email protected]

Fabia Binci

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20 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

E poi ci lamentiamo se dicono male di noi Italiani.Sentite un po’ questa. L’altro giorno ero nella anticaCattedrale del Sud di Londra, avevo un po’ di sonno eogni tanto chiudevo gli occhi. Ad un certo punto unsignore, un po’ anzianotto, vicinoa me, mi ha apostrofato in Geno-vese.

Abbiamo iniziato a dire dueparole, e mi sono accorta che erameglio che proseguissi in dialet-to. Abbiamo scoperto di essereentrambi di Genova e non soloquesto. Mi ha raccontato che suopadre aveva fatto costruire unabella villa proprio vicino alla par-rocchia di Arenzano.

Mi ha chiesto poi, sottovoce, seero cattolica, e al mio assenso miha raccomandato di non dirlo troppo in giro. Mi haaggiunto anche che quel quartiere era poco adattoad una signora, specie per via di quel teatro, il Globe,mal frequentato, anche se lui ci andava sempre. Co-munque se avessi avuto problemi a Londra, ha ag-giunto, potevo rivolgermi pure a lui in quanto era instretti rapporti con la regina Elisabetta. Detto ciò miha consegnato un foglio su cui aveva scritto, a manoin bella grafia, il suo nome e l’indirizzo. Ed è sparitonel nulla. A quel punto mio marito mi ha dato unagomitata e mi ha svegliato!

Pare che stessi anche un po’ russando... Mi sonomessa a ridere e gli ho raccontato di come mi fossitalmente interessata al personaggio, di cui avevo let-to una breve biografia, da sognarlo. Pensando che la

cosa vi possa interessare ve laracconto.

Si trattava infatti di Orazio Pal-lavicino, figlio di quel Tobia Palla-vicino, che, nel 1558, per primoeresse, sfruttando in parte unatorretta preesistente, la villa cheè oggi sede del nostro Comune.

Orazio non era il primogenitoma sicuramente l’erede che piùlasciò memoria di sè. Il padre To-bia era uno degli uomini più po-tenti e ricchi della Genova dei suoitempi. Aveva ricoperto importanti

cariche pubbliche, tra cui quella di ambasciatore aParigi presso la corte di Caterina de’ Medici.

Era notoriamente conosciuto come il re dell’allume,a causa del monopolio, detenuto per diversi anni, nel-la commercializzazione di questo prodotto fondamen-tale all’epoca per il trattamento delle stoffe.

Era anche un finanziere, che prestava capitali come,del resto, le principali famiglie genovesi dell’epoca.Orazio, forse il figlio preferito da Tobia, si stabilì dap-prima nelle Fiandre, dove la famiglia aveva notevoliinteressi. Da qui egli si spostava frequentemente inSpagna, Francia, Inghilterra e comunque laddove lorichiamassero gli interessi della famiglia.

In seguito alla perdita del monopolio dell’allume eai notevoli problemi derivati dal coinvolgimento dellafamiglia nelle questioni politiche tra gli abitanti delleFiandre e la Corona spagnola, Orazio si stabilì defini-tivamente a Londra.

Riuscì ad entrare nelle grazie della regina Elisabet-ta, tanto che nel 1586 diventò suo ambasciatore neglistati tedeschi.

Indubbiamente la regina Elisabetta era donna di am-pie vedute in quanto, a più riprese, le forze dell’ordi-ne dell’epoca l’avevano avvisata al proposito di certicomportamenti del Pallavicino. Orazio, così come suozio, il fratello di Tobia, che lo aveva preceduto a Lon-dra, per curare gli affari di famiglia, erano soliti in-

Spettegoliamo un po’ sui nostri concittadini a Londra

Orazio Pallavicino

Londra, Globe Theatre

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 21Marzo 2017

trattenersi con prostitute e ruffiani della peggior ri-sma. Non disdegnando di dare l’incarico ad un servi-tore di procurare, con ogni mezzo, più vergini potes-se. Tutto ciò non impedì tuttavia, ad Orazio, di otte-nere il prestigioso incarico diplomatico dalla regina diInghilterra. Evidentemente questa fu conquistata dal-le sue doti di spregiudicato opportunista.

Egli evidenziò tali sue caratteristiche anche nei rap-porti con la Chiesa, allora questione nodale in Inghil-terra. Orazio si staccò dal Cattolicesimo e per questovenne, non essendosi presentato al S. Uffizio di Roma,condannato al rogo in effigie.

Coerentemente con tale scelta, protesse la comu-nità di esuli protestanti italiani in Inghilterra. Agendo,però, con perfetto pragmatismo, mantenne stretti Maura Stella

Ti ringrazioper avermi fatto diventare,nel tempo,quella che io,ora, sono:una persona miglioresensibile e rispettosa,beneducata nei sentimentie incline all’affetto.Grazie, perché,accanto a te,ho imparato che cos’è la vera generositàe il dono incondizionato di se stessi.

rapporti di amicizia con alti esponenti della Chiesa,noti per le loro simpatie filo cattoliche.

Morì nella sua tenuta di Babraham nel 1600. A queltempo era il più ricco “commoner” d’Inghilterra. No-nostante il matrimonio con una donna tedesca, nonperse mai il vizio delle donne, frequentando prostitu-te e ruffiani fino all’ultimo.

Uscendo dalla Cattedrale mi sono diretta verso ilteatro Globe, intenzionata a visitarlo.

Beh, voi potrete anche non credermi, ma al secon-do piano dell’edificio, laddove anticamente erano casedi piacere e postriboli, ho rivisto la sagoma incontra-ta in Chiesa. Era tutto abbracciato ad una giovanedonna.

Una scuola lunga,quarant’anni prima,dieci anni dopo.La più dura questa…nella quale, però,la tua assenzanon si è mai trasformatanell’oblio di tutto ciò che mi hai insegnatoe che continui a insegnarmi.Sentirti sempre al mio fiancofa sì chela mancanza della tua presenza fisicanon sprofondi nella disperazione,ma mi spronia proseguire nel mio cammino affannoso.E ti ringrazio perché,ora,io ho capitoche non bastaperdere la forza di due braccia che ti stringonoper non sentirsi piùcostantemente abbracciati.

Grazie per tutto(Dieci anni dopo)

Fanny Casali SannaGustav Klimt, L’abbraccio

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22 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

A maggio 2014 Slow Food ha conferito ai produttori della valle Scrivia il presidiodello sciroppo di rose. Grazie a Sergio e ai produttori dello sciroppo di rose dellavalle Scrivia, che mi fecero omaggio di alcune piantine di antiche rose “muscosa erugosa”, ora posseggo una quarantina di piante con le quali preparo sciroppo dirose, marmellata, gelatina, rosolio, zucchero rosato e rose con sale per profumarel’ambiente, gelati, panne cotte.

Sciroppo di rose

Lo sciroppo di rose è unprodotto tipico della valleScrivia dove nel ’500 il dogedi Genova conferisce ai con-tadini della vallata le anti-che rose da sciroppo “ru-gosa e muscosa”, selezio-nate nel tempo per dare larusticità necessaria ad unacoltivazione naturale. Orasono distribuite in tanti ortie giardini del genovesato.

Antica ricettaLa saggezza delle nostre nonne

Giancarlo Marabotti

- mettere 3 etti di petali di rose raccolte almattino in una capace pentola pulitissimadi acciaio,

- versarvi sopra un litro di acqua bollente espremervi un limone,

- lasciar macerare per 24 ore, poi spreme-re le foglie con uno schiacciapatate,

- pesare il liquido ottenuto e aggiungere lastessa quantità di zucchero bianco,

- sempre mescolando riscaldare con fuocobasso per alcuni minuti,

- invasare caldo in recipienti sterilizzati,- conservare in luogo scuro e fresco.

Lo sciroppo si consuma mescolandolo con acquafresca o tiepida, oppure insaporendo yogurt, grani-te, gelati, panne cotte. Serve anche per preparareaperitivi con spumanti, ghiaccio, liquore secco. Haproprietà officinali per l’apparato respiratorio e so-prattutto è molto buono!

Ecco la ricetta

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 23Marzo 2017

“Le stelle sono tante, milioni di milioni”Chi le ha viste?

Il titolo fa ricordare uno spot televisivo di molti annifa, ai tempi di Carosello, quando la parola spot nonera ancora entrata nel linguaggio di oggi fortementeinglesizzato. Carosello segnava una linea netta di con-fine fra bambini e adulti, segnava l’ora in cui i bambi-ni dovevano andare a letto.

Non è questo il ricordo del quale voglio parlare, maun ricordo molto più impor-tante, quando le stelle si po-tevano vedere ogni sera colcielo sereno. Oggi quasi neabbiamo dimenticato l’esi-stenza perché non le vedia-mo più, eppure ci sono!

Quasi ogni giorno si parlae si discute, tramite i mezzidi comunicazione, dei variinquinamenti dovuti alle at-tività umane: acqua, aria,suolo, rifiuti urbani e industriali, rumori, riscaldamentoglobale ecc. È giusto che se ne parli perché se nonverrà messo un freno a tutto questo, sia pur con limi-tazioni graduali, compatibili con il progresso, non socosa rimarrà della nostra Terra.

Si parla poco invece dell’inquinamento della lucenotturna con spreco dell’energia elettrica. È d’uso or-mai che, anche all’interno degli uffici pubblici, venga-no lasciate le luci accese tutta la notte. Beppe Cameirana

Ci hanno rubato le stelle! Ricordo con nostalgia quan-do da ragazzo, con i miei coetanei, maschi e femmi-ne, nella buona stagione ci sdraiavamo su un pratopoco lontano da casa per studiare le stelle.

Avevamo imparato presto a individuare prima di tuttole due Orse, maggiore e minore, dove in fondo allacodina dell’Orsa minore si trova, piccolina, la Stella

Polare. Io avevo un vecchioDe Agostini che mi aveva re-galato il cugino marinaio, alritorno dalla guerra dopo l’ot-to settembre del ’43.

Il cugino mi aveva trasmes-so la curiosità e la passionedi conoscere le stelle. Dopola Stella Polare lo sguardospaziava sulla Via Lattea, levarie costellazioni, con Andro-meda, Cassiopea, Gemini, le

più note, per non parlare della stella Sirio, la prima avedersi.

Mi dispiace per i nostri ragazzi che oggi sono privatidi una grande bellezza che faceva sognare.

Ci hanno lasciato solo la Luna, vicina di casa, (chenel mese di novembre scorso si è fregiata del titolo di“Super Luna” ), la sola che riesca a vincere contro ilampioni stradali.

La XVIII edizione vede l’Omaggio al Maestro Plinio Mesciulam, con le composi-zioni floreali di veri e propri artisti dei fiori ispirate alle opere del maestro.L’inaugurazione avverrà nella Serra Monumentale sabato 22 aprile 2017 alle ore 16.30.Seguirà l’inaugurazione del Percorso dell’arte, mostra organizzata nella serretta da Kunst & arte.Da domenica 23 a martedì 25 aprile 2017, dalle 10 alle 19, appuntamento con la nona edizione dellaMostra mercato florovivaistica nel Parco con tanti eventi dedicati al vivere green.L’Unitre collabora alla riuscita della manifestazione, come ogni anno, con una propria iniziativa, chevedrà i fiori e la poesia come protagonisti.

L’arte interpretata con i fiorinella Serra e nel Parco Negrotto Cambiaso

22-25 aprile 2017

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24 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2Spazio Associazioni

ASSOCIAZIONE“AMICI DI ARENZANO”

Via Sauli Pallavicino, 3316011 ARENZANO GE

L’Associazione AMICI DI ARENZANO, costituita nel 1994, ha lo scopo di concorrere allatutela e alla valorizzazione dei beni culturali, delle risorse ambientali, naturali e paesaggistichedi Arenzano; non è legata a partiti politici e non ha scopo di lucro.

e-mail: [email protected]

Mai come in questo particolare perio-do emerge ovunque la necessità di porfine all’incuria e al degrado, che non soloimpediscono di godere delle bellezze deiluoghi ma sono anche causa di evitabilitragedie.

Arenzano purtroppo non sfugge a que-sto deprecabile andazzo; esistono siaquestioni annose ed irrisolte che riguar-dano le nostre colline (un caso per tuttile ringhiere in località Ponte dei Ruggi),sia più attuali e incombenti come la di-sastrosa condizione in cui versa il sen-tiero denominato C3.

È su questa particolare situazione chevogliamo attirare l’attenzione del letto-re e, soprattutto, dell’AmministrazioneComunale.

Il C3, un bel sentiero esaurientemen-te descritto nell’opuscolo “Un mare diboschi” edito dalla Comunità MontanaArgentea, ha inizio dal Santuario delleOlivete, percorre tutta la valle di Canta-rena in un ambiente molto suggestivoche regala in estate una piacevole fre-scura, sale in quota sino alla localitàCalzoni, ove uno sciagurato interventoedilizio ha rovinato un tratto in anticoacciottolato, per ritornare infine al puntodi partenza dopo aver attraversato laincantevole e panoramica piana dellaBicocca.

Un bel sentiero che merita attenzione e rispetto

Figura 1: Il percorso (tratto da “Un mare di boschi”)

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 25Marzo 2017 Spazio Associazioni

Le criticità, che le fotografie a corredo di questonostro articolo riescono a mala pena ad evidenziare,sono di una entità tale che esula purtroppo dalle com-petenze e dalle attrezzature a disposizione dei volon-tari che curano la periodica manutenzione di questo edei molti sentieri che percorrono il bellissimo e vastoterritorio di Arenzano.

Per questo rivolgiamo un accorato appello alla no-stra Amministrazione affinché predisponga un tem-pestivo ed efficace intervento, volto a ripristinare quan-to prima questo sentiero.

Figure 2 e 3: Immagini della franapoco dopo l’inizio del percorso

Figura 4: Un muretto a secco franato

Figura 5: Acciottolato distruttoin località Calzoni

Le motivazioni sono molte: è comodo da raggiun-gere, molto agevole, facile e bello da percorrere.

L’intervento oggi è poco costoso e servirà anche adevitare danni e conseguenze ben peggiori.

In ogni passeggiata nella natural’uomo riceve molto di più di ciò che cerca.

John Muir

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26 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Referente: Valentina TamburroVia Della Colletta 22/6 - 16011 ArenzanoTel. 3355951933http://www.genovaconlafrica.org/

Spazio Associazioni

Tante gocce formano il mareDall’opinione pubblica dei paesi più ricchi la fame

del Terzo mondo è considerata come l’effetto perver-so di situazioni inevitabili, tipiche dei paesi più poveri(ad es. il clima, l’arretratezza tecnologica, gli alti tas-si di natalità, ecc.). Una convinzione di questo genereporta a due atteggiamenti: rassegnazione-indifferen-za, oppure, nel migliore dei casi, compassione-ele-mosina. In nessun caso si mettono in discussione imeccanismi economici e sociali che legano il Sud alNord del mondo.

Ogni giorno nel Sud del mondo migliaia di bambinimuoiono per mancanza di cibo, di acqua e di assi-stenza sanitaria; molti vengono emarginati e non han-no la possibilità di andare a scuola; altri sono coinvol-ti nelle peggiori forme di sfruttamento.

In diversi momenti della storia ed in molte culture, iminori sono stati coinvolti in campagne militari, no-nostante la morale comune lo ritenesse riprovevole.Numerose convenzioni internazionali hanno vietatoespressamente l’arruolamento coercitivo e la parte-cipazione dei bambini soldato, persone sotto i 18 anniche fanno parte di qualunque forza armata, regolareo irregolare che sia, ai conflitti.

I genitori non riescono ad assicurare le condizionidi vita necessarie allo sviluppo dei loro figli. Pertantoa molti bambini del Sud del mondo viene negato ildiritto di frequentare la scuola, perché sono sfruttati

economicamente con lavori nocivi per la loro salute eche mettono quotidianamente a rischio la loro vita.Per questo noi dobbiamo aiutare questi bambini adelevare il loro livello di vita.

Qualcuno potrà dire, ragionando con una mentalità“da uomini civilizzati e progrediti”: ma che ritorno c’ènell’investire denaro per sfamare, istruire, curaregente così lontana da noi, che neppure conosciamo ei cui problemi non ci toccano?

Prescindendo da ogni considerazione morale, il ri-torno potrebbe essere quello di far sì che queste po-polazioni possano vivere in modo semplicemente di-gnitoso e umano là dove sono nati e dove vivono enon debbano, come si sente dire troppo spesso, “ve-nire a togliere il pane a noi”… Credo che questo ra-gionamento possa valere anche per noi e per i nostrifigli.

Ma ci sembra di udire “siete degli illusi, finora nonsi è visto nulla”. Sì, forse è vero, le cause possonoessere molteplici ma ricordiamoci che «a volte ci sem-bra di non aver ottenuto con i nostri sforzi alcun risul-tato; la missione, però, non è un affare o un progettoaziendale, non è neppure un’organizzazione umani-taria, non è uno spettacolo per contare quanta gentevi ha partecipato grazie alla nostra propaganda; èqualcosa di molto più profondo che sfugge a ogni mi-sura» (Papa Francesco).

Al fine di cercare di concretizzare,almeno in piccola parte (ma tante pic-cole gocce formano il mare) quantodetto sopra, ad Arenzano è attiva dadiversi anni Genova con l’Africa, unaOnlus che opera a favore delle popola-zioni più povere della terra, quelle delSud Sudan.

A fronte di quanto sopra in questi annisono stati effettuati vari progetti di cuiin corso:

Stop alla malnutrizioneCure e prevenzione contro la morta-

lità infantile.

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 27Marzo 2017 Spazio Associazioni

Attraverso tale progetto siamo intervenuti per sal-vare migliaia di bambini affetti da grave e acutamalnutrizione che arrivano in fin di vita all’ospedaledi Marial Lou, unico centro sanitario nel raggio di100 chilometri situato nella contea di Warrap, inSud Sudan.

L’orto di LangcokOrto didattico-sperimentaleÈ stata realizzata un’attività agricola a Langcok a

favore di un campo profughi vicino a Rumbek inSud Sudan dove vivono circa 7000 persone in granparte donne vedove e bambini per formare le per-sone del luogo a coltivare in maniera sostenibile erenderle autonome, almeno dal punto di vista ali-mentare.

Insieme verso il domaniA scuola con le ragazze di RumbekL’analfabetismo è una delle conseguenze del-

l’estrema povertà e del conflitto in Sud Sudan. Lescarse capacità economiche delle famiglie e l’insi-curezza provocata dal riaccendersi delle violenzeinterne al Paese, costituiscono per la maggioranzadelle persone un enorme ostacolo all’accesso adun’istruzione adeguata.

“Amate il prossimo come io ho amato voi” - “Ama il prossimo tuo come te stesso”Semplici insegnamenti che nascondono il segreto della Felicità. Quando si ama un’altra persona,

si ha l’animo caritatevole e il cuore puro verso gli altri, gli animali, la naturae l’ intero creato, abbiamo già trovato la fonte eterna della Felicità

e la gioia non potrà mai più abbandonarci.

AMARE!!!! QUESTO È IL SEGRETO CHE TANTO CERCHIAMO!!!!

A subire maggiormente il pesodi questo fardello è la popolazio-ne femminile, che in Sud Sudanvive ancora in una forte condi-zione di oppressione sociale e di-suguaglianza di genere.

Con tale progetto abbiamo cer-cato di garantire un’educazionequalificata, un ambiente sicuro eprotetto che favorisca la cresci-ta formativa e la valorizzazionedelle capacità delle giovani don-ne e delle loro aspettative di vitaper il futuro.

Renato Mojana

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28 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Referente: Fabia BinciTel: 0109111252 - [email protected]

AmiciComitatoCollaborazioneMedicaArenzano

CCM - Via Ciriè 32/E - 10152 TorinoTel: 011-660.27.93 - Fax: [email protected]

Spazio Associazioni

Sfide con il cuore

Insieme possiamo cambiare le coseIn mongolfiera nel cielo di Mondovì o di corsa alla Mezza Maratona di Torino, tutte le occasionisono buone per avventure solidali. I fondi raccolti vanno a sostegno del progetto “Sorrisi di madriafricane”, che il Comitato di Collaborazione Medica ha lanciato nel 2011 con l’obiettivodi tutelare la salute di mamme e bambini nell’Africa sub-sahariana.

Dal 6 all'8 gennaio 2017 Mondovì, Capitale italianadel volo aerostatico, ha ospitato il 29° Raduno Inter-nazionale dell'Epifania “Città di Mondovì”, il grandeevento dedicato alle mongolfiere.

Nel pomeriggio di domenica 8 gennaio, al Parco Eu-ropa, più di duecento bambini hanno sperimentatol’emozione di alzarsi in cielo ai piedi delle Alpi, a bor-do di due mongolfiere, sia pure vincolate a terra, e digodere nella massima sicurezza di uno spettacolo moz-zafiato dall’alto.

Ad accompagnare i bambini come ogni anno, eraCristiana, camuffata da befana con scopa regolamen-tare e tante caramelle per tutti. Qualche delusione peralcuni tra i più piccoli che avrebbero voluto salire acavalcioni della scopa e sfrecciare nel cielo straordi-nariamente limpido.

Gli amici alpini di Mondovì hanno offerto cioccolata e vin brulè al numeroso pubblico presente: migliaia dispettatori “col naso all'insù” ad ammirare i fantastici balloon dalle forme più strane e dai colori vivacissimi.Un evento da ricordare, che in un trionfo di emozioni ha illuminato e riscaldato una gelida sera di gennaio.

Potenziamento dei servizi di salute materno-infantile

In BaleIn Liben Zone

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 29Marzo 2017 Spazio Associazioni

Torino, elegante e raffinata città d’arte, che può com-petere con tante altre nostre belle città, merita senz’al-tro una visita. Se amate lo sport non perdetevi laMezza Maratona, che si svolgerà il 26 marzo 2017:un percorso mozzafiato attraverso il cuore di una cit-tà che stupisce per fascino, capolavori architettonicie verdissimi parchi.

Un’occasione per vivere una giornata di grandissi-mo sport. Inoltre, quest’anno, grazie alla partnershiptra Base Running, Rete del Dono e CCM, la sfida spor-tiva diventa una sfida solidale!

Sono previsti tre percorsi di gara: 21, 10 e 3 km.Non resta che scegliere quello più adatto e diventareun runner fundraiser per il CCM!

Si può anche collaborare facendo una donazione,attraverso la Rete del Dono, e coinvolgendo gli amicinella sfida. Ogni settimana vengono premiati i dona-tori più generosi con omaggi offerti da privati e daassociazioni. .Grazie a tutti quelli che hanno già contribuito come laPolisportiva di Arenzano, sezione atletica.

Il CCM alla Mezza Maratona di Torino

https://www.retedeldono.it/it/iniziative/comitato-collaborazione-medica/cristiana.lo-nigro/una-doppia-sfida...-vinciamo-insieme

La tua sfida sportiva è la nostra sfida solidale,insieme vinceremo due volte!

23 gennaio 2017

Cari amici dell’Unitre Arenzano Cogoleto,

Abbiamo ricevuto la vostra donazione e vi scrivo oggi per ringraziarvi del contributo che ci date.

Voglio dirvi grazie attraverso le parole della dott.ssa Jasmina Micari, dall’ospedale Marial Lou in Sud

Sudan, che dimostrano quanto sia importante l’impegno di ognuno di noi.

“Le piccole necessità qui sono grandi cose. Le pazienti arrivano nude o con un solo vestito, spesso sporco,

che avvolge anche il bambino. Servono vestiti per le donne ricoverate, sapone per lavarsi quando hanno

i bambini. Spesso dimettiamo le mamme con l’indicazione di mantenere l’igiene ma poi non hanno soldi a

sufficienza per acquistare le saponette. Molte donne arrivano e non hanno nemmeno un lenzuolo pulito

dove avvolgere il bambino. Spesso si può fare molto con costi irrisori. Io stessa ho fatto una prova: con 10

euro ho acquistato sei metri di stoffa e fatto cucire semplici vestiti per 4 mamme.”

A volte con poco possiamo fare qualcosa. Tutti insieme possiamo fare molto!

Grazie per esserci vicino!

Un caro saluto, Erika e tutto lo staff CCM

Grazie!

L’obiettivo è raggiungere 10.500 euro, necessari aristrutturare 7 dispensari nei distretti di Filtu e Daka-suftu, nella regione somala dell’Etiopia. Le donne sof-frono di tassi di mortalità tra i più alti del mondo e ibambini muoiono spesso per malattie prevenibili ecurabili come la polmonite e la sepsi neonatale.

Entro il 2020 la Campagna vuole garantire la for-mazione di 2.700 operatori sanitari locali, assistere170.000 donne durante la gravidanza e il parto, cu-rare e vaccinare 780.000 bambini.

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30 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2Spazio Associazioni

A.N.P.I. Arenzano Sezione 16 Giugno 1944

Via Sauli Pallavicino, 21Presidente Orazio Lo Crasto

Il 16 ottobre 1943, era un sabato,quando le truppe tedesche dellaGestapo, tra le ore 5.30 e le ore14.00, attraversata Via del Porticod’Ottavia, irruppero nel ghetto diRoma e rastrellarono 1259 perso-ne, di cui 689 donne, 363 uomini e207 tra bambini e bambine, per poiessere trasferiti ad Auschwitz.

Quel tragico giorno è conosciutocome il Sabato Nero.

Nel pomeriggio di domenica 26settembre, Herbert Kappler, coman-dante delle SS a Roma, convocòpresso il proprio ufficio i rappresen-tanti della Comunità Ebraica diRoma, intimando loro la consegna,entro trentasei ore, di almeno 50chilogrammi d’oro minacciando la deportazione di tuttala comunità ebraica. In cambio dell’oro, Kappler pro-mise loro l’incolumità.

La mattina dopo iniziò la raccolta dell’oro e alle 18di martedì 28, i capi della Comunità ebraica romanasi presentarono per la consegna dell’oro. Kappler lifece accompagnare da una scorta in Via Tasso 155,dove l’oro fu pesato per ben due volte e alla fine ri-sultò pesare 50,3 chilogrammi.

A quel punto Kappler fece due cose: spedì imme-diatamente l’oro a Berlino, e inviò una lettera al co-mandante del campo di sterminio di Auschwitz dicen-dogli che avrebbe ricevuto da lì a pochi giorni un cari-co di oltre 1000 ebrei italiani e di prepararsi al conce-dergli il “trattamento speciale”.

All’alba di quel fatidico sabato, giorno festivo pergli ebrei, scelto appositamente per sorprenderne ilpiù possibile, 365 uomini della polizia tedesca, effet-tuarono il rastrellamento degli appartenenti alla co-munità ebraica romana. La Gestapo prima bloccò gliaccessi stradali e poi evacuò un isolato per volta ra-dunando man mano le persone rastrellate in strada.

Il rastrellamento del ghetto di Roma

L’ingresso al portico di Ottavia

Lapidi al ghetto di Roma

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 31Marzo 2017 Spazio Associazioni

In effetti poi non mancarono forme di resistenza daparte di prelati e di tutto il clero, in generale, cherispose con l’accoglimento clandestino di ebrei nei con-venti e nelle strutture religiose cristiane.

Dopo essere stati trasferiti alla stazione ferroviariaTiburtina, i deportati furono caricati su un convogliocomposto da 18 carri bestiame.

Il convoglio, partito alle 14.05 di lunedì 18 ottobre,giunse al campo di concentramento di Auschwitz alleore 23.00 del 22 ottobre ma i deportati rimasero chiusinei vagoni sino all’alba.

Fatti uscire dai vagoni, i deportati vennero suddivisiin due schiere: da una parte quelli giudicati fisica-mente inabili al lavoro e dall’altra quelli dichiarati fisi-camente sani.

Il primo gruppo fu im-mediatamente condottonelle camere a gas.

Il secondo gruppo fuin parte destinato ad al-tri campi di sterminio.

Di coloro che furonodeportati il 16 ottobre1943, solo 16 rientraro-no in Italia, 15 uomini euna donna. Fra questinessun bambino.

Anziani, malati furono gettati con violenza fuori dal-le loro abitazioni; i bambini terrorizzati si aggrappa-vano alle gonne delle madri, donne anziane implora-vano invano di salvare i più piccoli.

Tutti, molti dei quali ancora vestiti per la notte, fu-rono caricati su camion militari coperti da teloni e tra-sportati provvisoriamente presso il comando militaredella Gestapo. Tra essi c’era anche un neonato, par-torito il 17 ottobre.

Rimase nel gruppo una donna cattolica che si di-chiarò ebrea per non abbandonare un giovane orfanomolto malato che era stato affidato alle sue cure.Entrambi furono assassinati nella camera a gas al loroarrivo ad Auschwitz.

Il Papa fu messo a conoscenza della razzia dallaprincipessa Enza Pignatelli, sua ex-allieva, che avevaassistito in parte al rastrellamento e subito si era re-cata in Vaticano.

Pio XII incaricò il cardinale Segretario di Stato LuigiMaglione perché prendesse informazioni e si interes-sasse della questione.

Il cardinale Maglione chiamò l’ambasciatore tede-sco presso il Vaticano, il quale propose e ottenne chela protesta vaticana fosse limitata a una lettera in cuisi auspicava la “non reiterazione degli arresti”.

Per il resto, Pio XII mantenne un riservato silenzioche ancor oggi reca imbarazzo alla Santa Sede.

Un comportamento strano, ambiguo e contraddit-torio anche perché va ricordato che il successivo 25ottobre lo stesso Pio XII emanò una direttiva riserva-ta a tutti gli ecclesiastici italiani in cui indicava comenecessario “ospitare gli ebrei perseguitati dai nazistiin tutti gli istituti religiosi, ad aprire gli istituti o anchele catacombe”.

Via del Portico d'Ottavia 13, "Il portonaccio”

Il rastrellamento al Ghetto di Roma, nel Sabato NeroOrazio Lo Crasto

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32 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2Spazio Associazioni

Mesì Mesì OnlusVia Marconi 166/5 16011 Arenzano

http://www.mesimesi.it [email protected] - tel. 3473080249 codice fiscale 95137590105

Testimoni di speranza, dalle strade di Calcutta a casa nostraC’è bisogno di rimanere umani, l’esperienza di 3 volontarie di Mesì nelle missioni

C’è un episodio, nella vita di Madre Teresa di Cal-cutta, che vorrei condividere con voi perché sconvol-ge molte convinzioni e lascia pensosi, forse uno degliepisodi chiave per capire la sua figura.

Lo raccontò lei stessa: «Durante una notte passatanella stazione di Howrah, a Calcutta, verso mezza-notte, quando i treni sono tutti fermi per qualche ora,arrivò una poverissima famiglia che veniva di solito adormire alla stazione. Erano una madre e quattro fi-gli, dai cinque agli undici anni. La madre era una buf-fa, piccola cosa avvolta in un sari bianco di cotone,sottile per quella notte di novembre, con i capelli ra-sati a zero, stranamente per una donna. Aveva consé dei recipienti di latta, qualche straccetto e dei pez-zi di pane, tutto quanto possedeva per sé e per i suoifigli. Erano mendicanti. La stazione era la loro casa.Le tre ragazze e il bimbo più piccolo erano, come lamadre, pieni di vivacità. Sedettero tutti su un marcia-piede della stazione presso le rotaie, vicino ad altrefamiglie e mendicanti solitari che già dormivano tut-t’intorno e fecero il loro pasto serale di pane secco,probabilmente quanto era avanzato a un rivenditoreche verso sera lo aveva ceduto a un prezzo bassissi-mo. Ma non fu un pasto triste. Essi parlavano, rideva-no e scherzavano. Sarebbe difficile trovare una riu-nione di famiglia più felice di quella. Quando il brevepasto fu finito, andarono tutti a una pompa con gran-de allegria, si lavarono, bevettero e lavarono i lororecipienti di latta. Poi stesero con cura i loro stracciper dormire vicini, e un pezzo di lenzuolo per coprirsitutti. E fu allora che il ragazzino fece qualcosa di as-solutamente meraviglioso: si mise a danzare. Salta-va e rideva fra i binari, rideva e cantava sommessocon incontenibile gioia. Una simile danza, in una simi-le ora, in così assoluta miseria!».

Si capisce perché da lì a poco lo scrittore Domini-que La Pierre descrivendo quella città e la sua genteavrebbe intitolato il suo libro forse più famoso “LaCittà della Gioia”. Ogni volta che leggo tra le righedella nostra società una crisi valoriale dove individua-

lismo e indifferenza fanno da padroni a scapito di trop-pe persone, ritorno con la mente al racconto di Ma-dre Teresa e cerco di ripartire da lì.

La vita nei paesi poveri delle missioni che sostenia-mo con la nostra Mesì Mesì è tutt’altro che semplice,eppure sono pronta a scommettere che chi come meha fatto esperienza di questi luoghi possa ricordareepisodi di gioia piena pur in contesti estremamenteprecari e di assoluta povertà. In tempi incerti comequesti noi siamo testimoni di speranza, custodi di untesoro chiamato SOLIDARIETÀ nascosto a occhi su-perficiali, ben noto però alle persone impegnate inprima linea nel terzo settore. Eccone allora alcuni al-tri esempi, sono le parole di tre ragazze genovesi,

Lo sguardo di felicità di questa bimbadi Bujumbura in Burundi riempie il cuore.

E noi ne siamo testimoni.

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 33Marzo 2017 Spazio Associazioni

volontarie di Mesì Mesì, al ritorno da un’esperienza diservizio nelle missioni che aiutiamo, tre persone nor-mali che hanno scelto di mettersi in gioco e dedicareun po’ del loro tempo ad altre persone perché biso-gnose.

Paola, volontaria di Mesì in Guaricano per il pro-getto “Para los niños”, racconta:

«Al Guaricano, quando scende la sera, è buio. Spes-so le strade non sono né asfaltate né illuminate. Mol-te famiglie vivono in baracche di lamiera, in cui man-cano i servizi essenziali, come l’elettricità e l’acquacorrente. Le famiglie più fortunate vivono in case inmuratura, ma luce ed elettricità restano un lusso,anche in missione. Mi svegliavo la mattina e mi do-mandavo con apprensione se avrei trovato l’acqua,girando il rubinetto della doccia. Spesso era secco.Allora mi arrangiavo con un secchio che avevo riem-pito la sera prima. La prima volta ne sono rimastastupita e delusa. Avevo proprio bisogno di una doc-cia! Il clima è caldo e umido, anche di notte. Poi misono abituata.

La vita premeva con altre priorità e richiedeva lamia attenzione. Mi svegliavo pensando agli impegniche mi aspettavano, ero di turno al centro di nutrizio-ne. Mi domandavo se sarebbe tornata Elba, la cuoca,che soffriva di mal di schiena e per giorni non riuscivaad alzarsi dal letto, se avrei rivisto Carla, la bambinadagli occhi verdi e il grande sorriso, che da alcunigiorni non si faceva vedere.

Aveva problemi in famiglia, nel pomeriggio sarem-mo andati con le suore a far visita alla mamma e aprenderci cura di loro».

Morena, volontaria di Mesì in Guaricano per il pro-gramma “Para los niños”:

«È stata un’esperienza intensa, dal sapore agrodol-ce, vite nelle quali ho cercato di avvicinarmi in puntadi piedi, ma che mi hanno travolto con il loro calore.Al centro mi occupavo di aiutare a preparare il pran-zo per i bambini, circa una trentina: di solito una gran-de porzione di riso con un poco di carne e della ver-dura, succo di frutta per terminare.

In questo periodo ci sono molti bambini piccoli, ibambini vengono accolti dai 3 ai 15 anni, provengonoda famiglie che non riescono a garantire loro pastiregolari, molti non sanno leggere né scrivere. Nel cen-tro alimentare cercano attenzioni e affetto, le suorein quelle poche ore tentano di dare anche disciplina.[...]

Il nostro contributo è stato minimo, in cambio ab-biamo ricevuto davvero tanto. Mi rimane ancora unasensazione quasi fisica degli abbracci di tutti i bambi-ni del centro, del loro bisogno estremo di attenzioni,di carezze e di baci. Due immagini in particolare re-steranno per sempre dentro di me, la prima quella diuna bimba, rannicchiata sulla seggiolina, la testa re-clinata, nemmeno mi guardava mentre afferrava lamia mano sussurrando: rimani qui... e poi ancoraun’altra bimba, che prendeva cucchiaiate del suo se-condo piattone di riso e che mi faceva segno, quasiansiosa, di dargliene ancora un poco. Una parte dime è ancora là, appoggiata alla colonna di fronte alcentro, abbracciata ad Ivelize, bimba dolce e silen-ziosa, ferma a guardare la pioggia, la pioggia torren-ziale del ciclone che si avvicina».

Alessandra, volontaria di Mesì ad Haiti per il pro-gramma “Aksyon Gasmy”:

«Il lavoro per i missionari è infinito, ci si svegliaall’alba e alla sera si arriva sfiniti: aiutano le personevivendo con loro, condividendone le difficoltà fino infondo, cercando insieme le soluzioni, entrando lorostessi a far parte degli ultimi, sempre con parole eazioni di grande forza, dignità e coraggio. [...]

Il tempo ad Haiti ha altre scansioni, altri ritmi: inItalia spesso buttiamo via il tempo oppure lasciamoche ci sfugga, inseguendolo nelle nostre giornate fre-netiche. Il primo dono che mi ha offerto il viaggio adHaiti è stato il recupero della percezione del valoredel tempo, di ogni suo singolo frammento e con essodel valore delle persone, di TUTTE le persone, spe-cialmente delle più piccole e indifese.

Paola con i ragazzi del centro nutrizionaledel Guaricano

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34 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Consorzio Arenzano Per Voi - Onlus

c/o RosaAnna Princi - p.za Golgi 25/15 - 16011 Arenzano (GE) - tel. 327 5825346

Consorzio di Associazioni di Arenzano

Buon Anno a tutti Voi! Auguro atutti che il 2017 porti pace, giusti-zia, salute!

Carissimi, il Consorzio Arenza-no per Voi - Onlus non smette diascoltare chi chiede aiuto… edinfatti abbiamo già accolto alcu-ne richieste che, appena forma-lizzate e verificate dal nostro Di-rettivo, riceveranno il nostro so-stegno finanziario.

Perciò Vi ricordo ancora che, sevolete aiutarci a sostenere le ri-chieste di aiuto di chi ha bisognopotete farlo tutto l’anno: destinan-do il 5 x mille senza alcun costo firmando il modelloCUD o il 730 inserendo il codice fiscale del Consorzioche è 95110480100 o facendo un versamento sul contocorrente postale n. 92945765 presso l’Ufficio Postaledi Arenzano o partecipando alla nostra Festa del Vo-lontariato che - quest’anno - si terrà venerdì 30 giu-gno e sabato 1 luglio sul Lungomare.

Stiamo già lavorando per migliorare la Festa, peraggiungere nuovi stand, accogliendo le richieste dipartecipazione. Preparatevi a partecipare - Ve lo ri-corderò nei prossimi articoli!

Vi divertirete e farete del bene!Grazie a tutti, in anticipo. Cari saluti.

Arenzano, Festa del Volontariato 2016

Spazio Associazioni

Il lavoro della missione e del progetto Aksyon Gasmyè proprio quello di ROMPERE GLI SCHEMI e di offrirea TUTTI la possibilità di prendere in mano la propriavita e capire che la si può vivere scegliendo un certotipo di valori, in primis il valore della Vita stessa. Orasiamo consapevoli che per quanto piccole e insignifi-canti possano sembrare le nostre azioni, grazie a tan-te persone comuni come noi, anche dall’Italia, MesìMesì Onlus può fare davvero qualcosa di grande perla Vita!”».

L’intento di questo articolo era certamente conti-nuare a raccontarvi qualcosa di noi e delle attivitàche la nostra associazione porta avanti a favore deiprogetti di solidarietà nelle missioni durante l’anno;volevo però portarvi anche a riconsiderare la nostracondizione di esseri umani. Se nelle periferie poveree martoriate della Terra le fragilità dell’uomo sono Lara Cavezarsi

rese ancor più evidenti dalla vita quotidiana perchédurissima, non possiamo noi a casa nostra non te-nerne conto solo perché viviamo in condizioni più agia-te. Siamo niente di fronte alla natura, specie se nonne prendiamo coscienza e non la proteggiamo - fosseanche solo per salvare noi -, lo abbiamo visto nuova-mente. Per quanto insignificante da solo sia però ilnostro contributo, esso unito a quello di tante altrepersone può provocare un cambiamento. Ecco la chia-ve della solidarietà umana che molte persone e real-tà di senso intorno a noi perseguono quotidianamen-te senza far rumore, senza fare notizia ma con deter-minazione. Usciamo da noi stessi per conoscerle, ri-maniamo umani e quindi solidali con TUTTE le perso-ne, c’è una strada da percorrere insieme: quella checontinua a osare la speranza.

RosaAnna

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 35Marzo 2017

In occasione della Festa della don-na, che ricorre ogni anno a marzo,mi fa piacere ricordare la figura diFlorence Nightingale che nacque inuna famiglia molto benestante del-l’élite britannica.

Suo padre era un epidemiologo,la madre era figlia dell’abolizionistaWilliam Smith. Fu chiamata Floren-ce perché nacque a Firenze. Creb-be con una profonda fede cristianae, ben presto, annunciò alla fami-glia che si sarebbe dedicata alle curedei più malati ed indigenti. Rifiutòproposte di matrimonio per dedicar-si completamente alla sua missione.

L’infermiera all’epoca di Florence, nell’esercito, eraparagonata ad una vivandiera e lei, pur senza qualifi-che medico-infermieristiche, capì le carenze di que-sta professione. Iniziò a combattere per migliorare lecure ai malati negli ambulatori dei poveri.

Quando scoppiò la guerra in Crimea dal 22 agosto1853 all’ottobre 1854 Florence fu nominata sovrin-tendente all’Institute for Care of Sick Gentlewomen diLondra. La stampa, dopo poco l’inizio della guerra,riportava notizie pessime per quanto riguardava lacura dei feriti.

Florence andò sul campo di persona e poté consta-tare che mancavano le cure adeguate ai feriti nellamassima indifferenza delle autorità. Il personale me-dico era sovraccarico, mancavano le medicine, le in-fezioni di massa erano comuni, spesso fatali, le cuci-ne non attrezzate. Nonostante il disappunto dei medi-ci, Florence e le sue infermiere, addestrate da lei per-sonalmente, pulirono a fondo tutto l’ospedale, ridu-cendo la mortalità. Ma ciò non era ancora sufficiente.Florence capì che bisognava migliorare la rete fogna-ria, ridurre il sovraffollamento e l’areazione. Nel 1855finalmente una Commissione Sanitaria risolse gli ulti-mi due problemi portando una notevole diminuzionedella mortalità.

Quando tornò in patria stese un rapporto per la sa-nità nel quale descriveva l’importanza di alcuni ele-menti per la salute. Individuò alcuni fattori indispen-sabili in un ambiente ospedaliero e non solo: aria,

Florence NightingalePioniera nel campo dell’assistenza ai feriti e agli ammalati

pulizia, sistema fognario efficiente,luce; inoltre altri requisiti come il si-lenzio, il calore e la dieta.

Istituì la prima scuola per la for-mazione di infermiere qualificate.Grazie al suo lavoro nella Commis-sione della Sanità divenne la primadonna membro della Royal Statisti-cal Society. Per anni si dedicò allestatistiche sui tassi di natalità, mor-talità e sulle cause dei decessi.

Morì molto anziana. Alcune suestatue si trovano a Londra. Un mo-numento marmoreo a lei dedicato ènella basilica di Santa Croce a Fi-

renze. Altre targhe e musei la ricordano in altri Paesidel mondo. Giuseppina Marchiori

Se un giorno tornerò alla vitala mia casa non avrà chiavi:sempre aperta, come il mare,il sole e l’aria.Che entrino la notte e il giorno,la pioggia azzurra, la sera,il pane rosso dell’aurora;la luna, mia dolce amante.Che l’amicizia non trattengail passo sulla soglia,né la rondine il volo,né l’amore le labbra. Nessuno.La mia casa e il mio cuoremai chiusi: che passinogli uccelli, gli amici,e il sole e l’aria.

La mia casa e il mio cuore(Sogno di libertà)

Marcos Ana

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36 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Frank Osagie: un uomo, una storiaHo conosciuto Frank a Pratozanino dove sono allog-

giati presso una struttura del comune di Cogoleto ventigiovani africani immigrati.

Il centro è provvisoriamente gestito dalla CroceRossa e dalla Prefettura di Genova. Tutti loro hannoraggiunto le nostre coste dopo un viaggio incredibile.Sapevo che Frank, nigeriano, aveva studiato fino alconseguimento della laurea in Ingegneria Meccanicae mi sembrava impossi-bile che fosse lì in unasituazione così precaria.Incuriosita gli ho chiestodi raccontarmi la suastoria.

Gli studi in Nigeria nonsono gratuiti e mi spie-ga che per pagare glistudi lui e la sua fami-glia lavoravano la terrae vendevano al mercatoi prodotti. Finiti gli studi,ha iniziato a lavorare conuna ditta impegnata nel-la costruzione di impian-ti idraulici.

Sembra una storia fa-ticosa e, se lui non fossequi, si direbbe a lietofine…

E poi cosa è successo?La ditta, terminato quellavoro, ha aperto un al-tro cantiere a più di trecento chilometri di distanza eFrank ha perso il lavoro. Sì perché nel frattempo Frankaveva messo su casa e famiglia, ma non è facile tro-vare un altro lavoro.

Lucky, la moglie, lavora: prepara torte in casa checonsegna a domicilio su ordinazioni telefoniche, maquesto non è sufficiente per far fronte a tutte le spe-se. Nel frattempo sorgono problemi per disordini po-litici legati al controllo dell’estrazione e lavorazionedel petrolio; la mamma in campagna non rispondepiù al telefono, un amico gli propone di andare a la-vorare in Libia, così Frank e Lucky decidono di porta-re il figlio alla madre e partire per cercare lavoro inLibia.

Per arrivare in Libia hanno viaggiato a piedi tre set-timane e dieci giorni, parliamo di una distanza di cir-ca 2500 - 3000 Km, con una temperatura media di 28gradi. Durante questo viaggio hanno attraversato zonedesertiche, hanno sofferto la fame e la sete; nei varitratti percorsi c’erano persone che si univano al grup-po, altre si fermavano perché stremate, altre ancoranon sono sopravvissute alle fatiche e sono decedute

in viaggio…Si fermano a Sabha,

un’importante città dellaLibia centro-meridionale,per lavorare. Qui Franktrova occupazione comebracciante agricolo, poi sisposta a Tripoli e quindia Misurata dove, per laprima volta, vede il mare.

In Libia ci sono disordi-ni, guerra civile, bambiniassoldati e armati… Laregione è sconvolta dalterrorismo jihadista diBoko Haram. Vengonopresi e imprigionati, pra-ticamente sequestrati,rinchiusi in un recinto acielo aperto, insieme adaltri arrivati dal Kenia, dalBurkina Faso, dal Sene-gal.

«Eravamo tantissimi -mi dice - tutti addossati come bestie, senza cibo, sen-za acqua, senza la possibilità di lavarci, saremo staticirca 500 persone... Chi scappava veniva ucciso. Daqui alcuni di noi sono stati spostati in un locale senzafinestre e senza luce.

Ci chiedevano di telefonare alle famiglie e chiedereloro di pagare un riscatto. Il riscatto ammontava aduna somma pari a 3000 dinari a persona (circa 1250euro a persona). Eravamo legati mani e piedi con unacorda, ci bastonavano alle gambe e in assenza delpagamento del riscatto, eravamo minacciati di mor-te. Un giorno riuscii a tagliare le corde che legavanomia moglie e le chiesi di fuggire via. Io rimango lì,prigioniero e costretto a lavorare la terra, accudire le

Lara Cavezarsi con i giovani migranti

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 37Marzo 2017

bestie e fare pulizie sanitarie, ma sempre prigionie-ro. Sono rimasto lì un mese e tre settimane. In quellasituazione non riesco a dormire la notte e non so quan-do potrò lasciare quel posto.

Un giorno, mentrefacevo le pulizie, ilmio guardiano si al-lontanò per prenderecibo da dare alle be-stie, così approfittan-do di quell’attimo didistrazione, senzapensarci troppo, hopreso la decisione difuggire!».

Frank, comprensi-bilmente emozionatoa quel ricordo, midice: «Correvo e correvo e correvo, come il vento, leginocchia mi arrivavano al mento! È così che sonoriuscito ad allontanarmi da quel posto. Ho dormitoall’aperto nascondendomi per due notti e due giornidi seguito, poi ho visto un uomo di pelle scura comeme, questo mi ha dato il coraggio di avvicinarmi, gliparlo e gli ho chiesto il suo aiuto. Grazie a lui riesco atelefonare in Nigeria, do mie notizie a casa e vengo asapere che Lucky è riuscita ad arrivare in Italia. Mimandano i soldi per partire con un barcone e rag-giungerla». Wanda Ciaccia

Qui i ricordi di Frank diventano vaghi, mi parla dicirca 7 - 8 ore di viaggio in mare, stipati come bestie.

«Alcuni sono morti in viaggio e mi hanno detto chesono stati gettati in mare, altri quando siamo stati

salvati da una navesono stati trovatisenza vita. Erava-mo stremati.

Io non so dove cihanno portati conla nave. Siamo ri-masti in questo po-sto dove hanno re-gistrato il nostronome e preso leimpronte digitali.

Dopo due giornicon un bus siamo

stati trasportati a Genova e da Genova spostati a Co-goleto.

Grazie alla Croce Rossa ho poi saputo che mia mo-glie Lucky era nel Lazio, abbiamo potuto parlare eincontrarci qui a Cogoleto, dove Lucky ha avuto il per-messo di venire per tre giorni. Ora si sogna pace elavoro per vivere serenamente. Aspettiamo fiduciosiche ci sia una risposta a questa realtà».

Auguri ragazzi, con tutto il cuore!

T'ho sognata stanottescattosa sulla musica dei Prodigecapelli arancio a punkocchi che mangiavano la facciabiancadal palco psichedelicoci fissavi..Sugli applausila musica è cambiatasulle note di Beethoven sorridevisulle punte in alto sei volatasopra il mondo....

Patrizia Detti

Fabiana

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38 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Noi e loro

Gli articoli a tutela degli animaliCodice penale

Finalmente il nostro codicepenale ha sancito che il mal-trattamento degli animali è unreato, non si tratta più, quindi,solo di un delitto contro il patri-monio.

La differenza è stata chiaritadalla Cassazione con una sen-tenza che difende il sentimen-to per gli animali: con l’art. 638l’animale veniva tutelato qualeproprietà di un terzo soggettoche risultava essere la parte of-fesa, ma ora con l’art. 544 vie-ne riconosciuta una condotta lesiva nei confronti del-l’animale stesso.

Vi sono anche altri articoli come il 544 bis che con-danna con la reclusione da quattro mesi a due annichi, per crudeltà e senza necessità, cagiona la mortedi un animale.

L’art. 544 ter riguarda invece il maltrattamento o lacrudeltà senza necessità e punisce i trasgressori conla reclusione da tre a diciotto mesi o con una multada 5.000 a 30.000 euro.

Esiste anche l’art. 544 quater checondanna chi organizza o promuovespettacoli e manifestazioni che com-portino strazio o sevizie per gli ani-mali.

Ultimo, ma non meno importante,è l’art. 727 che infligge l’arresto finoad un anno e una multa da 1.000 a10.000 euro a chi abbandona un ani-male, stessa pena a chi li detiene incondizioni incompatibili con la loronatura o che produce gravi sofferen-ze come combattimenti, corride etutto ciò che per intrattenimento com-

porti torture o sevizie.Nel caso di condanna per uno di questi articoli è

prevista anche la confisca dell’animale.Siamo certi che nonostante l’inasprimento delle pene

non cesseranno mai del tutto i maltrattamenti e gliabbandoni, ma possiamo sperare che almeno dimi-nuiscano queste inutili barbarie contro gli animali.

“Grandezza e progresso morale di una nazione sipossono giudicare dal modo in cui tratta gli animali”(Mahatma Gandhi).

I miei fantasmiquesta nottesono entratinegli armadialla ricerca dei loro scheletri.Mi sono svegliataper il fracasso delle loro catenesono andata a vedere.Le ante erano aperte.I miei armadi erano,come sempre, in fasedi eruzione esplosiva.

a cura di Giuliana Erli

“Vulcani attivi”li chiamo con simpatia.Il mio disordine recidivoli ha spaventati.Ho raccolto a terrai sudari che, nella fretta,avevano abbandonato.La prossima volta faròloro trovarecollane e bandiere della pace.

Angela Caviglia

I fantasmi

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 39Marzo 2017

I bei borghi liguri

Sassello è una amena località del versante setten-trionale dell’Appenino Ligure nell’entroterra savone-se. Nota come località di villeggiatura estiva per l’am-biente ridente e per il clima mite, ma anche cometerritorio privile-giato per la produ-zione di funghi. Èanche nota per laproduzione di pre-libati amaretti.

Girando attra-verso le viuzze in-terne ho scopertotestimonianze delpassato che mihanno incuriosito e ho desiderato approfondirne laconoscenza. Mi hanno attirata il centro storico, la ric-chezza artistica contenuta nelle sue chiese e la suastoria.

Sassello fu fondata dai Liguri Statielli. Nel 967 fuquasi distrutta dai Saraceni. Appartenne ai Del Vasto,ai Del Carretto (XII sec.), ai marchesi di Ponzone, aiDoria e da essi venduta a Genova nel 1611. Occupatadai Savoia fu poi annessa al Regno di Sardegna nel1815. La più antica testimonianza sul borgo è un di-ploma di Ottone I risalente al 967.

Sassello

La chiesa di S. Giovanni Battista è il primo edificio diculto risalente al secolo XI. Più volte rimaneggiata nonconserva alcuna traccia della struttura originaria.

Nelle varie chiese e oratori sono contenuti dipinti diLorenzo De Fer-rari, G.B. Carlo-ne, Luca Cambia-so, Domenico Pio-la, e statue delMaragliano.

Nel museo Per-rando, oltre a di-pinti dei pittorisopra citati, cisono opere di

Alessandro Magnasco, Grechetto, Giuseppe Pellizza,e un mirabile presepe ligneo di scuola genovese dellafine del ’600.

La struttura urbana seicentesca è integra, accom-pagnata qua e là da qualche memoria del Medioevotra cui l’interessante ponticello medievale a schienad’asino nei pressi dell’oratorio di S. Rocco.

I resti più antichi sono i ruderi del castello di cuirimane la “torre dei Saraceni” a Bastia Soprana e ilcomplesso di costruzioni fortificate (XIV sec. PeriodoDoria) di Bastia Sottana.

a cura di Marilina Bortolozzi

L'8 marzo sia per tutti un momento in cui riflettere sulle condizionidi tantissime donne nel mondo, spesso anche vicino a noi: le don-ne maltrattate, le donne sfruttate e vendute, le donne torturate, lebambine mutilate, le donne che non possono studiare, né parlare,le donne disperate che non riescono a sfamare i propri figli, quellesfigurate, perseguitate, uccise... nel corpo o nello spirito...È importante che le donne richiamino l’attenzione sulla loro realtà,al di là di ogni retorica e luogo comune, e facciano sentire la lorovoce per rivendicare i diritti sociali, civili e politici riconosciuti spes-so solo sulla carta.Allora la festa può avere un significato e non ridursi soltanto ad unrito commerciale, sia pure ingentilito da rametti di mimosa.

Festa della donna

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40 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Il 28 gennaio siamo partiti tutti alla volta di La Spe-zia. Organizzata da Anni Valle, la gita aveva cometema centrale la visita al Museo Lia, e a seguire latappa a Manarola per assistere all’accensione delleluci del famoso presepe sulla montagna.

L’adesione a questa gita è stata notevole e forseinaspettata. Era la nostra prima “uscita” 2017 e l’ab-biamo accolta con entusiasmo. L’atmosfera era quel-la delle migliori occasioni: lo spirito Unitre c’era tutto,come da manuale! La simpatia, la conoscenza, l’af-fetto e la complicità del gruppo sono stati largamenterispettati.

Di questa prima ‘uscita’ si è parlato durante il corsodi Anni Valle “La cultura del viaggio”. È un corso moltoseguito e d’avanguardia: non è una lezione accade-mica, è un incontro tra persone che parlano lo stessolinguaggio, per le quali il viaggio rappresenta un inte-resse fondamentale. E si parla appunto di temi adesso collegati. Si trascorre un tempo veramente pia-cevole e sereno, con ospiti di volta in volta entusiastiche amano trasmetterci le loro esperienze e cono-scenze.

Ma torniamo alla giornata trascorsa: ore 8 tutti aiposti di combattimento! Saluti cari, abbracci e tante,tante chiacchiere! Ma quanto parliamo sul pullman?Ma cosa abbiamo sempre da raccontarci? Aggiorna-menti sulla nostra vita, sugli anni che passano, suinostri figli, sui viaggi che tutti più o meno effettuia-mo. Ci conosciamo da anni, condividiamo veramentela nostra vita e queste sono le occasioni per raccon-tarcela.

Arrivati a La Spezia ci siamo subito diretti verso ilfamosissimo Museo Lia. Un luogo veramente partico-lare, frutto della donazione dell’ing. Lia alla città di LaSpezia di tutto il materiale raccolto nel corso di unavita da collezionista.

Oggetti di grandissimo valore, monili, quadri, og-getti sacri e profani, avori e argenti: quest’uomo ave-va messo insieme veramente una grande fortuna.Fortuna acquisita per merito delle sue conoscenzetecniche ed imprenditoriali: direi un grande uomo!Peccato non aver avuto il piacere di conoscerlo!

Con l’aiuto di una gentile e competente guida ab-biamo completato il giro di questo ex convento, exospedale militare, ex palestra, ex deposito, ex ex exfino alla rinascita come spazio espositivo.

Una tavolata lunga e chiassosa, con ottimi piatti dellatradizione ligure e spezzina, in un ambiente simpati-co ed informale: la pausa pranzo è stata da manua-le!!

E via verso il Castello San Giorgio, visita non previ-sta, di cui veramente non conoscevo l’esistenza:ascensori avveniristici per una città come La Spezia,e che ci hanno piacevolmente sorpresi, ci hanno por-tato nella parte alta al cospetto di un’antica fortezzamilitare: anche qui storia a gogò, reperti antichissimiche mi hanno anche un po’ commossa per la loronatura: gli autori e committenti credevano al sole edalla luna, all’aldilà, alle profezie e alle magie: cari,vecchi antenati!!

Manarola alla fine ci è apparsa come per incanto:proprio nel momento dell’accensione delle luci di que-

La Spezia e dintorni

In visita al Museo Lia (foto Orazio Lo Crasto)

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 41Marzo 2017

sto incredibile presepe. Eproprio colui che lo harealizzato ci ha accolti perpura casualità sulla piaz-za della chiesa. Ci ha in-dicato un belvedere daurlo dal quale abbiamoampiamente ammirato efotografato questo spet-tacolo di luci.

E via per il rientro.Come si usa dire stanchi ma felici. Soddisfatti e pienidi riconoscenza per Anni perché ci siamo tutti resiconto del suo impegno e della sua generosità nell’or-ganizzazione di questa bellissima giornata. Veramen-te lo abbiamo soprattutto apprezzato perché tutti ab-biamo i nostri problemi o meglio impegni familiari, inostri ‘giri’ e i nostri ‘traffici’. Anni è riuscita anche aritagliare tempo da regalare alla sua comunità. E que-sto fa la differenza!

Per restare in famigliaOrazio Lo Crasto si è pre-so cura del “servizio foto-grafico”. Grande amore epassione e si vedeva dal-le apparecchiature e dal-le varie contorsioni perimmortalare le sue emo-zioni! Grazie veramenteanche a lui perché avre-mo senz’altro occasione di

ammirare i suoi scatti. Me lo auguro!Tutti ci siamo ripromessi di ritrovarci alla prossima

lezione di Anni e all’unanimità l’abbiamo ringraziata estimolata a proseguire in questo impegno veramenteimportante per la nostra associazione. Speriamo rie-sca a trovare questo tempo tra i suoi mille impegni!

Concludo con la parola magica: alla prossima!!!

Loredana Odazzi

Il Premio di Poesia “Città di Arenzano”, dedicato aLucia Rodocanachi, dal 2009 promuove il concorso dipoesia “Luci a mare”, riservato agli alunni della scuolaprimaria (ultime tre classi) e secondariadi primo grado, che ha recentemente ot-tenuto il patrocinio del MIUR (Ministerodell’Istruzione, dell’Università e della Ri-cerca) per la sua valenza formativa.

Il concorso, Luci a mare, richiama neltitolo sia Lucia Rodocanachi (Lucia ama-re) sia il mare con le sue luci nel variaredelle stagioni e della giornata.

A sostegno dell’iniziativa, nel corso del-l’anno, si attivano presso le scuole labo-ratori di didattica della poesia volte a sviluppare lecapacità espressive dei partecipanti e a guidarli allastesura di piccoli componimenti. Nella scuola elemen-tare, quest’anno, i laboratori sono condotti da AngelaCaviglia, mentre nella scuola media da Fabia Binci.

La poesia si innesta nel processo naturale di cresci-ta del bambino, risponde al suo bisogno di esperienzecreative, mentre gli fa avvertire attraverso le emozio-ni e i giochi dell’invenzione verbale quanto di meravi-glioso esista nel mondo che lo circonda. “Trovando leparole ho trovato me stesso”, diceva Pavese.

Luci a mareBoris Novak, poeta e scrittore per ragazzi, afferma

che “i bambini, più degli adulti, percepiscono la fisici-tà delle parole: sono soffici? dure? rotonde?

spigolose? I bambini possono assaggia-re le parole: sono dolci? salate? ama-re? I bambini sentono l’odore delle pa-role”.

Ai ragazzi piace lavorare con le paro-le, guidati dall’insegnante ne scopronole mille potenzialità e si divertono men-tre sviluppano capacità linguistiche esensibilità. Sono loro i primi a stupirsiper quello che riescono a tirare fuorinei loro piccoli testi.

E parola dietro parola, suggestione dietro sugge-stione, affiorano in superficie, soprattutto nei testidegli adolescenti, anche timori, paure, sogni, deside-ri, speranze, perplessità, domande in cerca di rispo-sta. Ecco che la poesia svolge un ruolo di rilievo nellaformazione psicologica, affettiva e critica degli stu-denti.

Siamo sicuri che anche questo anno le vetrine deinegozi di Arenzano si vestiranno a festa con le poesiee i disegni dei nostri ragazzi.

Il Direttivo organizzativo

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42 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Un giorno, con mia moglie, nel periodo delle festenatalizie, abbiamo incontrato e salutato una ragazzatrentenne figlia di nostri amici, amica lei stessa, chelavora a Londra.

Una ragazza laureata in lingue che fa l’insegnantepresso una scuola elementa-re di lingua inglese. Aveva giàfatto un’esperienza in Austra-lia, per un certo periodo, doveinsegnava però l’italiano sem-pre a bambini di scuola ele-mentare.

Dopo questo incontro, percuriosità, ci siamo messi acontare tutti i giovani che co-nosciamo direttamente o sonofigli di persone con cui abbia-mo rapporti di amicizia o semplice conoscenza, (al-cuni sono figli di persone che frequentano l’Unitre).

Mi sono stupito e meravigliato di quanti sono. Cer-tamente non è una scoperta il fatto che giovani italia-ni lavorano all’estero. Ne hanno parlato e ne parlanoi mezzi di comunicazione, ma di solito si riferiscono ai“Cervelli” (così li definiscono) che occupano incarichidi prestigio in grandi società di informatica, di elettro-nica, o enti di ricerca tecnologica, specialmente negliUsa. Infatti, è negli Stati Uniti che vengono finanziatimilioni di dollari finalizzati alla ricerca.

Io sto parlando invece, del grande numero di giova-ni, sempre laureati o diplomati, che hanno un impie-go comune con uno stipendio normale, impiego cheavrebbero potuto avere tranquillamente in Italia.

È una emigrazione legale, silenziosa, graduale, sen-za clamore, che non fa notizia, perché non è di mas-sa. Ci sono casi anche sorprendenti di persone italia-ne che lavorano come muratori, carpentieri, ferraiolie così via, mentre in Italia questi lavori li fanno quasi

esclusivamente immigrati al-banesi, rumeni, bulgari ecc.Sono fatti e questioni chepongono molti interrogativi,analizzare tutte le risposte omotivazioni non sempre èfacile.

Tutto questo avviene nelperiodo in cui c’è invece unaimmigrazione di massa ver-so il nostro paese e l’Europain modo disordinato, incon-

trollato, per cui è difficile distinguere chi fugge daguerre per salvare la vita o chi invece fugge da paesiaffamati per trovare lavoro.

Una vera tragedia che continua, di cui al momentoè difficile trovare rimedio. Una Europa “unita” disuni-ta, dove ancora prevalgono gli interessi nazionali. Lodimostrano i vari talk show che trattano questi argo-menti orientati sul piano politico, creando dibattiti liti-giosi e vergognosi.

Stiamo vivendo un periodo difficile. Il Papa, semprepiù preoccupato, denuncia ed esorta tutti, governantie cittadini, a cambiare rotta.

Speriamo che le coscienze di tutti si aprano in unclima di speranza.

Emigranti italianiGiovani laureati e non, che lavorano all’estero

Beppe Cameirana

Ho il cuore straziato per quello che è successo, in Abruzzo, tra terremoti,valanghe di neve, freddo e gelo… L’emergenza è stata drammatica e non èancora finita, i soccorsi incontrano tante difficoltà. Ci si sente impotenti.

Abbiamo visto genitori, parenti, amici in attesa, per ore lunghissime, chequalcuno dei soccorritori desse una buona notizia, sorretti da un anelito disperanza. Che gioia estrarre dalle macerie persone vive...

Grazie a tutti quelli che si sono dati da fare con generosità.Mi auguro che i bimbi non si siano resi conto del dramma, mi conforta

pensare che vicino a loro ci sia stato un angioletto protettivo.

Tragedia su tragedia

Anna PaganoIl disegno di un bambino

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 43Marzo 2017

In Italia, ed anche nel resto delmondo, soprattutto in Giappone,la vita media è notevolmente au-

mentata e si contano parecchi centenari.In Sardegna, per esempio, ma anche in un piccolo

paese sul lago di Garda, la scienza medica sta stu-diando queste persone (tante sono dello stesso cep-po familiare) per scoprire il segreto della loro longe-vità.

Nel numero di “Noi” dello scorso maggio BeppeCameirana ha intervistato una centenaria di Arenza-no, Ernesta Barbero, madre di Anna Schembri, unadei soci fondatori dell’Unitre, la quale aveva raccon-tato il suo stile di vita, la sua passione per la biciclettae per la vita all’aria aperta.

Io personalmente ho una mia lontana parente, Ar-manda, che il 10 ottobre compirà 105 anni. Classe1912 con una memoria eccezionale in grado di rac-contare episodi lontani nel tempo.

Uno di questi che mi ha particolarmente colpito èquello che riguarda suo padre, in licenza, durante laprima guerra mondiale che regala a lei e alle suesorelle un cestino di vimini con dentro un grappolo diuva bianca.

Non rivide più il padre: egli è uno dei tanti militiignoti che morirono nella disfatta di Caporetto.

Un’altra centenaria che ho conosciuto attraverso isuoi scritti è Pierina, la mamma della nostra Presi-dente Fabia Binci.

Pierina nacque a Lugano, in Svizzera, era figlia diemigranti, che rientrarono in Italia allo scoppio dellaprima guerra mondiale e si stabilirono nelle Marche.

I Nostri CentenariMemorie di vita preziose

Giuseppina Marchiori

“Quando muoreun anziano è come se

bruciasse una biblioteca”

Proverbio africano

Giovanissima iniziò a lavorare in una filanda di seta.Dal suo matrimonio nacquero tre figli. Rimasta vedo-va, ormai anziana, dopo una vita interamente dedica-ta ai figli e al marito, cadde in depressione.

Su consiglio di Fabia iniziò a scrivere. E lo scriverefu la sua salvezza. Scriveva con una calligrafia preci-sa, in un italiano perfetto. Raccontava episodi dellasua gioventù, della sua vita di lavoro e di madre.

Parlava dei suoi amici, di suo marito “artista dellemoto”, dei suoi figli, delle visite che riceveva, del suo“dottore” che ringraziava per le continue premure.

Gli episodi che narrano della sua vita si intreccianocon la vita di tanti altri italiani, così come si è svoltalungo tutto un secolo.

Dai suoi scritti si arguisce l’amore per la natura ingenere, soprattutto traspare la sua grande fede.

Quando compì 100 anni Fabia fece pubblicare il suoprimo libro di racconti e poesie. Seguirono poi neglianni successivi il secondo, il terzo, e a novembre ilquarto, al compimento dei suoi 103 anni.

Purtroppo poco prima di Natale il suo cuore ha ces-sato di battere ed è ritornata alla casa del Padre.

Quanti doni ha lasciato, quanta ricchezza di paroleche possono essere di conforto per i suoi cari!

Una bella testimonianza di semplicità di vita e diamore per il prossimo.

Con i centenari, con i vecchi che ci lasciano perdia-mo pezzi di memorie.

Pensiamo anche ai sopravvissuti dei campi di con-centramento: sono rimasti in pochi, che per fortunaspendono parte della loro vita a raccontare ai giovaniil loro passato perché possa essere d’insegnamento.

E noi dobbiamo conservare lememorie preziose dei nostri vec-chi per poterle a nostra volta tra-mandarle alle future generazioni.

Il passato è parte di noi.

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44 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Del mio primo viaggio in Siria, dieci anni fa, ho ri-cordi vivi e bellissimi.

L’incontro, nel deserto siriaco, con Padre Paolo Dal-l’Oglio, il gesuita italiano scomparso due anni fa (permano dell’Isis?) e di cui non si hanno più notizie. Unagiornata nel suo magico monastero arroccato tra imonti, in un’atmosfera conviviale, serena e quasi ir-reale. Quel pomeriggio è rimasto impresso a fuoconella mia mente e nel mio cuore. Ne avevo parlatomolto, a suo tempo.

Poi, la mitica Aleppo, con la splendida cittadella ar-roccata sopra la città, ricca di storia e di arte, oradistrutta quasi completamente. Avevamo girato per ilSuq a comprare spezie e sciarpe di seta a poco prez-zo; poi ci eravamo seduti proprio col naso rivolto allaRocca: era troppo bella… non ci stancavamo di guar-darla.

Nessuno ridarà più a quel popolo incolpevole le bel-lezze che gli sono state tolte, con questa guerra chesembra non avere fine.

Poi, Damasco. Una Moschea tra le più belle delmondo, tutta dorature e stucchi, con i minareti svet-tanti verso il cielo e il grande cortile interno, tuttodecorato.

Ho conservato il ricordo di una città tranquilla, incui si poteva girare anche la sera e la notte senzatemere nulla: si andò a provare un vero “hammam”(bagno turco), camminando tra stradine incantevoli,piene di negozi e negozietti di mercanzia orientale.

La gente era cordiale, serena.Nulla, penso, presagiva la tragedia che sarebbe ar-

rivata poi.

SIRIA: affiorano i ricordi, il dolore sale…

Un giorno, visitando un sito archeologico, di cui laSiria è ricca, incontrammo una scolaresca in gita.Ragazzini e ragazzine pieni di vitalità, chiassosi cometutti a quell’età, ma educati, che si godevano cometutti gli adolescenti del mondo una giornata di libertà,scherzando e mangiando grossi gelati.

Ogni tanto, quando penso a ciò che è accaduto dopo,mi chiedo che fine avranno fatto quegli adolescenti,ora quasi adulti… Saranno riusciti a rimanere nel loropaese?

Saranno vivi?Saranno parte di quella dolente moltitudine che ogni

giorno ormai vediamo nei telegiornali riversarsi daigommoni, essere tratti in salvo, senza sapere cosa liattenderà “dopo”?

Questo pensiero, quotidianamente, non mi abban-dona.

Non riesco a guardare quelle interminabili proces-sioni di persone, intere famiglie, bambini piangentifra le braccia, anziani, che trascinandosi poche pove-re cose nei fagotti, vanno… non sanno neppure lorodove...

È la disperazione che dà loro la forza per prosegui-re. Il cuore non mi regge a questa vista, ma sonoimpotente.

Troveranno un confine dove passare e, se non ria-vere ciò che hanno perduto, almeno NON AVERE PiÙPAURA? Paura delle sparatorie, delle bombe, degliattentati? Speranza di guardare ancora i loro bambinigiocare, ridere, andare a scuola… VIVERE?

Fare soltanto tutto ciò che è un loro diritto… il dirittodi tutti i bambini del mondo.

Aleppo, la Cittadella

Scolaresca in gita

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 45Marzo 2017

Rosy Volta

Ho conosciuto persone che non vogliono neppuresentire queste mie angosce; lo so, è più facile, piùcomodo ignorare il problema. Ma chiunque abbia, nondico un cuore, ma almeno una coscienza civile, nonpuò nascondere il capo nella sabbia, e vivere conten-to… Non voglio mai dimenticare il detto “Nessun uomoè un’isola…”. L’avere operato nel volontariato per die-ci anni, a contatto con i poveri, non solo mi ha datomodo di conoscere persone di ogni etnia, con tantestorie alle spalle, ma soprattutto mi ha inculcato unaconvinzione profonda: un conto è parlare, astratta-mente, di un popolo; un altro è conoscere i singoliindividui, che sono esseri umani, prima di tutto, e cometali vanno considerati e trattati.

Voglio concludere con una bella, struggente poesiadel bravo Erri De Luca, che con pochi versi ci raccontala tragedia dei migranti e del mare che si imposses-sa, spesso, delle loro povere vite. Mi fa pensare. Mifa piangere ogni volta che la rileggo.

Mare nostro che non sei nei cielie abbracci i confini dell’isola e del mondo,sia benedetto il tuo sale,sia benedetto il tuo fondale.Accogli le gremite imbarcazionisenza una strada sopra le tue onde,i pescatori usciti nella notte,le loro reti tra le tue creature,che tornano al mattino con la pescadei naufraghi salvati.

Mare nostro che non sei nei cieli,all’alba sei colore del frumento,al tramonto dell’uva di vendemmia,ti abbiamo seminato di annegatipiù di qualunque età delle tempeste.

Mare nostro che non sei nei cieli,tu sei più giusto della terraferma,pure quando sollevi onde a muragliapoi le abbassi a tappeto.Custodisci le vite, le vite cadutecome foglie sul viale,fai da autunno per loro,da’ carezza, da’ abbraccio e bacio in frontedi madre e padre prima di partire.

Erri De Luca

Mediterraneo

Amarcord

L’Unitre compie 25 anni: una sto-ria nata nel lontano 14 aprile del1992, che negli anni ha acquistatospessore e sapore. Il sogno dei 26pionieri che hanno costituito l’as-sociazione è diventato una realtà,con tanti che continuano a sogna-re e si impegnano a costruire unmondo a misura d’uomo.

Sarebbe bello condividere foto e ricordi di questanostra storia. Ognuno di noi ha momenti particolari,storie di vita, ricordi di amici, divertenti aneddoti daraccontare. Nel numero di maggio vorremmo dareampio spazio a questi ricordi.

Vi invitiamo a frugare nei cassetti per cercare foto-grafie significative, ma soprattutto negli scrigni dellamemoria, per ritrovarvi volti e voci, memorie e im-magini che non devono svanire.

Comincio io, con alcuni ricordi divertenti.Un giorno, al termine di uno dei primi incontri di

Scrittura Creativa, una signora mi confidò di essereentrata credendo che il mio fosse un corso di calli-grafia, ma poi era stata molto contenta di avere par-tecipato. Per anni e anni venne al corso, sempre conun bel sorriso e la gioia negli occhi.

Qualche anno fa, in un pomeriggio primaverile,mentre mi accingevo a introdurre il discorso intornoalla poesia giapponese, con il più famoso haiku diBashô, sommo poeta, in cui si parla di un vecchiostagno e di una rana, che “risveglia” con un balzol’acqua morta e la fa vibrare, una rana era entratadalla porta socchiusa e si era fermata in un angolo,come a voler sentire anche lei quella storia. Stupore,risate a non finire, mentre la rana è rimasta al suoposto per tutta la lezione. Fuori pioveva a dirotto.

Quante storie potrei raccontare, ma passo a voi laparola.

Emozioni che riaffiorano

Fabia Binci

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46 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

“Sulle Ali della Fantasia”Oltre 50 volontari in scena per divertire e fare del bene

Nei teatri genovesi si viaggia

Se viaggiare sulle ali della fantasia è il passatempoprediletto dei bambini, anche gli adulti possono trar-re grande soddisfazione da quest’attività, soprattuttoquando al divertimento immediato si unisce la consa-pevolezza che si sta compiendo una buona azione.Unire divertimento e buone azioni è ciò che fa costan-temente “Sulle Ali della Fantasia”, associazione di pro-mozione sociale impegnata a portare sui palchi deiteatri genovesi musical a scopo benefico.

Presieduta da Armando Lavezzo, che è anche sce-neggiatore e regista del gruppo, l’associazione è com-posta da oltre 50 volontari ed è riconosciuta non pro-fit da Regione Liguria ed accreditata come “associa-zione partner” dall’Istituto Pediatrico Giannina Gasli-ni. Proprio da una prima recita allestita tra le muradel Gaslini, istituto che è fiore all’occhiello nell’ambitodella pediatria nazionale ed internazionale, è nata laconsapevolezza all’interno del gruppo dei volontari dicosa fosse giusto fare.

«Essere lì al Gaslini, quella domenica pomeriggio ditanti anni fa – racconta Armando Lavezzo – fu un’espe-rienza di vita che conquistò tutti noi: adesso avevamouna ragione di più per continuare la nostra esperien-za e quella ragione scaturiva non dai complimenti perlo spettacolo ma dai grazie di cuore e dagli abbracciricevuti al termine della recita».

Da quel momento l’associazione, pur mantenendoun rapporto privilegiato con l’ospedale pediatrico, hainiziato a portare i propri musical in tour per i teatri

genovesi, non facendo pagare il biglietto d’ingressoma chiedendo agli spettatori di fare una donazione: ifondi così raccolti, sono stati devoluti di volta in volta,oltre che al Gaslini, anche a molti enti ed associazioniliguri. «Per noi non esiste una beneficienza più im-portante di un’altra – illustra Lavezzo – quel che chie-diamo sempre è che le cifre da noi elargite venganodevolute in aiuto vero a bambini e famiglie in difficol-tà».

Ventitré diversi spettacoli portati in scena nel corsodi quelli che ad oggi sono diventati 18 anni di attività,periodo in cui “Sulle Ali della Fantasia” è riuscita araccogliere e devolvere in beneficienza circa 138.000euro: «Siamo consapevoli che si tratti di una goccianell’oceano delle necessità – procede il presidente e

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NOI Nuovi Orizzonti Insieme 47Marzo 2017

regista dell’associazione – magoccia dopo goccia miriamo aformare il grande mare dellasolidarietà dove tutti noi volon-tari ci mettiamo a disposizionee, con serietà ed impegno, aiu-tiamo chi ha bisogno e richiedeil nostro supporto». Infatti, pro-segue Lavezzo: «Nei nostrispettacoli tutti siamo protagonisti, ognuno con il pro-prio impegno e le proprie capacità e, soprattutto, conil proprio cuore».

Tra i musical proposti nei principali teatri genovesi,tra cui l’Archivolto di Sampierdarena, il PoliteamaGenovese, il Cantero di Chiavari, il Teatro della Tos-se, il Cargo di Voltri, il san Giovanni Battista di SestriPonente e l’Opera monsignor Macciò di Masone, gliultimi ad essere proposti nel periodo autunnale-in-vernale 2016/17 sono stati “Pinocchio”, tratto dallafamosissima fiaba di Collodi ed “Il segreto del ghiac-cio”, liberamente ispirato alla fiaba “La Regina delleNevi” di Hans Christian Andersen ed al famoso carto-on Disney “Frozen”.

Ne “Il segreto del ghiaccio”, tra musiche, canti, danzee variopinte scenografie, grandi e piccini vengono tra-sportati nell’incanto della fiaba mentre tutt’intorno aiprotagonisti lo scenario si trasforma fino a diventareun gelido mondo di ghiaccio, reso tale da un maleficoincantesimo che nulla e nessuno sembra capace dispezzare. Ma, come in ogni vera fiaba ricca di atmo-sfera e di significato, anche “Il segreto del ghiaccio”riserva un lieto fine ed una morale: il miracolo di scio-gliere il ghiaccio e far tornare a splendere la luce delsole sul mondo lo può compiere soltanto un gesto di

vero amore. Ed è proprio l’amo-re ricevuto dal pubblico, soprat-tutto quando è composto daipiccoli pazienti dell’ospedalepediatrico, che diventa: «Il verocarburante vitale per la nostraassociazione – sottolinea il pre-sidente – ciò che ci spinge avan-ti, ci rende capaci di superare

imprevisti e difficoltà, supportati dalla voglia di ren-derci utili e dalla consapevolezza che ci stiamo riu-scendo».

Così, grazie al loro cuore grande, i volontari di “Sul-le Ali della Fantasia” sono riusciti a realizzare e por-tare in scena tanti spettacoli: “Il segreto del ghiac-cio”, ventiduesima di 23 rappresentazioni, ha regia esceneggiatura di Lavezzo, testi delle canzoni scrittida Sara Lavagni, musiche di Diego Lupi e LorenzoMusso, scenografie di Marco Mora e Guia Olivieri, co-stumi di Maria Paola Botto, scene e luci di MassimoGiacobbe e Martina Neri, Monica Pellini per il trucco,con supporto tecnico di Mariateresa Olivieri e SaraRitondo e coreografie dei balletti di Deborah Bruzze-

se. Si tratta perciò del la-voro di un grande team divolontari che portano avantiun grande sogno perché,come piace ricordare adArmando Lavezzo: «Nullaaccade prima di essere sta-to un sogno! È per questoche noi rivisitiamo favole enovelle, legando alla lorotrama una morale specifi-ca che pone l’accento sullafantasia, l’accettazione deldiverso, il dono dell’amore,l’importanza di credere nei

propri sogni, l’importanza della libertà e molti altrimessaggi che veicoliamo attraverso i nostri spettaco-li».

Per assistere agli spettacoli di “Sulle Ali della Fanta-sia” è sempre richiesta la prenotazione telefonica al346 3773017; per chi desideri conoscere i prossimiappuntamenti con i musical dell’associazione, checonta già 450 soci sostenitori, e la loro attività, puòvisitare il sito www.sullealidellafantasia.net e seguirela relativa pagina facebook.

Antonella Scotto

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48 NOI Nuovi Orizzonti Insieme Anno XXIV n. 2

Stampato dalla Nuova Grafica L. P. Genova - marzo 2017

Memorandum

Vacanze dal 13 al 19 aprile 2017

Risveglio a primavera

Incontri4 marzo 2017, Arenzano - Villa Mina, ore 9.30: Incontro con gli assistenti a Villa Mina

ore 11: Incontro con i docenti e i referenti a Villa Mina18 marzo 2017, ore 16: Villa Mina, Sala Impastato, Incontro con Patrizia Traverso e proiezionedi immagini tratte dal libro “Genova che scende e che sale” Itinerario zen tra ascensori, funicolari ecrêuze.

EscursioniMarzo 2017: Monte Gazzo e dintorniAprile 2017: Rifugio Belli Venti

Viaggi29 aprile 2017: Meraviglie del Garda

Visite guidate24 marzo 2017: GENOVA - Genova che scende e che saleAprile 2017: GENOVA PEGLI - Villa Doria Pallavicini