e GASSHUKU ‘05: LO STAGE ESTIVO “IL RISVEGLIO … · limiti, il mio amore verso i compagni e i...

8
4 Anno III - n. 4 - giugno 2005 - www.terapeutishiatsu.com - Direttori: Mary Rossetti e Paola Attolico - Riservato agli associati Ci avevamo provato lo scorso anno, ma le adesioni erano state scarse. Ci abbiamo riprovato quest’anno e la risposta è stata leggermente migliore. Alla fine lo stage c’è stato: chi ha aderito meritava di fare questa esperienza. Volevamno evitare di rimandare a casa delusi i volenterosi studenti (per Emma sarebbe stata la seconda volta), ed allora il nostro impegno è andato al di là della matematica e della logica consentendo al cuore la sua volontà di espressione. L’energia del posto, l’impegno encomiabile di tutti, studenti ed istruttori, hanno fatto il resto ed il miracolo è avvenuto. Con questo stage c’è stato anche la prima distribuzione di crediti formativi, una caratte- ristica che è diventata realtà anche all’interno dell’Université Jean Monnet. Un grazie di cuore a tutti perché avete realizzato quello che da sempre viene detto durante le lezioni: il lavoro di gruppo ha una forza tale da spostare le montagne. Vincenzo Il mio pensiero è rivolto alla vita che mi ha dato la possibilità di sperimentare in questi 3 giorni la consapevolezza del mio essere, i miei limiti, il mio amore verso i compagni e i maestri dello stage e le persone conosciute nell’ashram. Devo dire che appena arrivata mi sentivo fuori dal mondo ma dove tutto aveva un senso, dentro di me avvertivo la paura di qualcosa… forse di una esperienza nuova? o di me stessa? Man mano questa paura si è dileguata ed ho cominciato a sperimentare, ad osservarmi e ad accettare situa- zioni di scomodità dell’ambiente che mi ospitava. Lo studio è il motivo per cui mi sono addentrata nell’esperienza e per l’intensità di capire come avrei reagito a tutto questo: il risultato è stato positivo anche se è stata un po’ dura buttar giù schemi, limiti, paure. Ringrazio Dio, ringrazio i miei maestri, ringrazio il luogo, ringrazio il mio tempio interiore che racchiude ed espande questa intera esperienza. Con Amore, grazie. Rosa A. GASSHUKU ‘05: LO STAGE ESTIVO “IL RISVEGLIO DELL’ENERGIA VITALE” 2 giorni, 48 ore, 2880 minuti, 172800 secondi di gioia, o in un solo termine senza tempo: Pace. Non è stato solo il risveglio dell’energia vitale, ma anche scoprire il giardino, la montagna, la profondità dell’oceano interiore. Tornare fuori è stato come entrare in un tunnel, ma consapevole della luce dentro di me. È difficile farla venir fuori ma so che ci sono degli Angeli: Enzo, Angelo, Raffaella, gli altri maestri, i compagni di tutti i corsi e tanti altri sconosciuti insieme ai quali formiamo una Luce più forte, quella che illumina tutto l’Universo. A questo è servito lo stage. In qualsiasi momento so come chiedere a Dio e capisco che quello che ci divide è una sensazione, una vibra- zione, una linea così sottile che è quasi impercet- tibile, ma comunque nella mia vita “normale” così lontana e difficile. Per questo, carissimo Enzo, io ti ringrazio di cuore e di animo per l’esperienza fatta e se puoi prega anche per me. Io lo farò per tutti. Al prossimo incontro, Pace. Giuseppe C. Questi tre giorni di stage sono stati una bella esperienza e non trovo le parole per esprimere le sensazioni, ma le emozioni che provo al solo ricordo mi fanno avere una certezza: è una espe- rienza che rifarei subito. In questi giorni di attività fisica e spirituale ho scoperto di possedere le capacità per superare qualsiasi difficoltà e la calma per andare avanti con tranquillità e serenità. In un primo momento, quando mi sono resa conto del lavoro che mi aspettava ho pensato di non farcela: allora ho fatto un patto con me stessa e mi sono detta “segui la tua forza di volontà e vai avanti così!”. Ci sono riuscita, ed ora sono contenta e soddisfatta. Questo stage mi ha dato una carica interiore notevole e mi ha insegnato a vedere e reagire in modo diverso, valutando sempre più tutto ciò che mi circonda. Tutto ciò che ci accade non capita mai a caso. Concludo queste brevi considerazioni ringra- ziando i miei maestri per l’insegnamento che mi hanno dato e che continueranno a darmi. Grazie Rossella P. Vorrei tanto raccontarvi questa esperienza meravigliosa che ho potuto sperimentare e che credo rimarrà impressa nella mia mente per tutta la vita. Il primo impatto non è stato come mi aspet- tavo: certo sapevo che bisognava stare a contatto con la natura ma per me che vivo in città forse era un “contatto” un po’ più problematico, nel senso che dormire con dei piccoli animaletti era un po’ fastidioso. Ma tutto questo è durato solo qualche ora perché improvvisamente tutto si è trasformato in un’energia interiore assai difficile da descrivere. Stare così a diretto contatto con ciò che ci circonda è una sensazione davvero difficile da rendere a parole. Ma “circonda” cosa? Non quel marciume di società in cui viviamo dove l’egoismo, la cattiveria, l’invidia, il caos sono nell’ordine quo- tidiano, ma la natura, questo senso di pace che ci libera la mente e ci apre il cuore e ci fa capire che TU sei qualcuno, che l’ALTRO è qualcuno, è un’anima che puoi aiutare, gli puoi dare torto perché fa parte di te, di questa forza vitale che ci circonda e che noi non riusciamo a captare, così presi dalla futilità delle cose effimere. La cosa più meravigliosa fra tante e che non dimenticherò mai è stato vedere l’alba. Mi era già successo di vederla, ma non con un cuore pulito e sereno che si è aperto al mondo. Quella palla di fuoco che saliva piano piano, quelle nuvole che scivolavano nel cielo mi sono sembrate un tutt’uno con me stessa: io e l’Universo, la forza di Dio, la sua luce che ci illumina sempre e che noi non riusciamo a vedere. (continua in seconda pagina)

Transcript of e GASSHUKU ‘05: LO STAGE ESTIVO “IL RISVEGLIO … · limiti, il mio amore verso i compagni e i...

Page 1: e GASSHUKU ‘05: LO STAGE ESTIVO “IL RISVEGLIO … · limiti, il mio amore verso i compagni e i maestri dello stage e le persone conosciute nell’ashram. ... il luogo, ringrazio

4

Anno III - n. 4 - giugno 2005 - www.terapeutishiatsu.com - Direttori: Mary Rossetti e Paola Attolico - Riservato agli associati

Ci avevamo provato lo scorso anno, ma leadesioni erano state scarse. Ci abbiamo riprovatoquest’anno e la risposta è stata leggermentemigliore.

Alla fine lo stage c’è stato: chi ha aderitomeritava di fare questa esperienza. Volevamnoevitare di rimandare a casa delusi i volenterosistudenti (per Emma sarebbe stata la secondavolta), ed allora il nostro impegno è andato aldi là della matematica e della logica consentendoal cuore la sua volontà di espressione.

L’energia del posto, l’impegno encomiabiledi tutti, studenti ed istruttori, hanno fatto ilresto ed il miracolo è avvenuto.

Con questo stage c’è stato anche la primadistribuzione di crediti formativi, una caratte-ristica che è diventata realtà anche all’internodell’Université Jean Monnet.

Un grazie di cuore a tutti perché aveterealizzato quello che da sempre viene dettodurante le lezioni: il lavoro di gruppo ha unaforza tale da spostare le montagne.

Vincenzo

Il mio pensiero è rivolto alla vita che mi hadato la possibilità di sperimentare in questi 3giorni la consapevolezza del mio essere, i mieilimiti, il mio amore verso i compagni e i maestridello stage e le persone conosciute nell’ashram.

Devo dire che appena arrivata mi sentivo fuoridal mondo ma dove tutto aveva un senso, dentrodi me avvertivo la paura di qualcosa… forse diuna esperienza nuova? o di me stessa? Man manoquesta paura si è dileguata ed ho cominciato asperimentare, ad osservarmi e ad accettare situa-zioni di scomodità dell’ambiente che mi ospitava.

Lo studio è il motivo per cui mi sono addentratanell’esperienza e per l’intensità di capire comeavrei reagito a tutto questo: il risultato è statopositivo anche se è stata un po’ dura buttar giùschemi, limiti, paure.

Ringrazio Dio, ringrazio i miei maestri, ringrazioil luogo, ringrazio il mio tempio interiore cheracchiude ed espande questa intera esperienza.Con Amore, grazie.

Rosa A.

GASSHUKU ‘05: LO STAGE ESTIVO“IL RISVEGLIO DELL’ENERGIA VITALE”

2 giorni, 48 ore, 2880 minuti, 172800 secondidi gioia, o in un solo termine senza tempo: Pace.

Non è stato solo il risveglio dell’energia vitale,ma anche scoprire il giardino, la montagna, laprofondità dell’oceano interiore. Tornare fuori èstato come entrare in un tunnel, ma consapevoledella luce dentro di me. È difficile farla venir fuorima so che ci sono degli Angeli: Enzo, Angelo,Raffaella, gli altri maestri, i compagni di tutti icorsi e tanti altri sconosciuti insieme ai qualiformiamo una Luce più forte, quella che illuminatutto l’Universo.

A questo è servito lo stage. In qualsiasimomento so come chiedere a Dio e capisco chequello che ci divide è una sensazione, una vibra-zione, una linea così sottile che è quasi impercet-tibile, ma comunque nella mia vita “normale”così lontana e difficile.

Per questo, carissimo Enzo, io ti ringrazio dicuore e di animo per l’esperienza fatta e se puoiprega anche per me. Io lo farò per tutti. Al prossimoincontro, Pace.

Giuseppe C.

Questi tre giorni di stage sono stati una bellaesperienza e non trovo le parole per esprimere lesensazioni, ma le emozioni che provo al soloricordo mi fanno avere una certezza: è una espe-rienza che rifarei subito.

In questi giorni di attività fisica e spirituale

ho scoperto di possedere le capacità per superarequalsiasi difficoltà e la calma per andare avanticon tranquillità e serenità.

In un primo momento, quando mi sono resaconto del lavoro che mi aspettava ho pensato dinon farcela: allora ho fatto un patto con mestessa e mi sono detta “segui la tua forza divolontà e vai avanti così!”.

Ci sono riuscita, ed ora sono contenta esoddisfatta.

Questo stage mi ha dato una carica interiorenotevole e mi ha insegnato a vedere e reagire inmodo diverso, valutando sempre più tutto ciò chemi circonda. Tutto ciò che ci accade non capitamai a caso.

Concludo queste brevi considerazioni ringra-ziando i miei maestri per l’insegnamento che mihanno dato e che continueranno a darmi. Grazie

Rossella P.

Vorrei tanto raccontarvi questa esperienzameravigliosa che ho potuto sperimentare e checredo rimarrà impressa nella mia mente per tuttala vita.

Il primo impatto non è stato come mi aspet-tavo: certo sapevo che bisognava stare a contattocon la natura ma per me che vivo in città forseera un “contatto” un po’ più problematico, nelsenso che dormire con dei piccoli animaletti eraun po’ fastidioso.

Ma tutto questo è durato solo qualche oraperché improvvisamente tutto si è trasformato inun’energia interiore assai difficile da descrivere.Stare così a diretto contatto con ciò che ci circondaè una sensazione davvero difficile da rendere aparole. Ma “circonda” cosa? Non quel marciumedi società in cui viviamo dove l’egoismo, lacattiveria, l’invidia, il caos sono nell’ordine quo-tidiano, ma la natura, questo senso di pace checi libera la mente e ci apre il cuore e ci fa capireche TU sei qualcuno, che l’ALTRO è qualcuno, èun’anima che puoi aiutare, gli puoi dare tortoperché fa parte di te, di questa forza vitale checi circonda e che noi non riusciamo a captare,così presi dalla futilità delle cose effimere.

La cosa più meravigliosa fra tante e che nondimenticherò mai è stato vedere l’alba. Mi eragià successo di vederla, ma non con un cuorepulito e sereno che si è aperto al mondo. Quellapalla di fuoco che saliva piano piano, quellenuvole che scivolavano nel cielo mi sono sembrateun tutt’uno con me stessa: io e l’Universo, laforza di Dio, la sua luce che ci illumina sempree che noi non riusciamo a vedere.

(continua in seconda pagina)

Page 2: e GASSHUKU ‘05: LO STAGE ESTIVO “IL RISVEGLIO … · limiti, il mio amore verso i compagni e i maestri dello stage e le persone conosciute nell’ashram. ... il luogo, ringrazio

voglia di fare questo stage: avevo accumulatomolta stanchezza e volevo distaccarmi sia fisica-mente che psicologicamente dallo Shiatsu, manon sentivo di rinunciarvi. Sono stata stimolataanche da mio marito, che mi diceva che sarebbestata un’esperienza importante per me. Così èstato.

Sono arrivata all’ashram di Babaji convintadi trovare alcuni miei compagni di studio, manon c’era nessuno. Grazie al mio spirito di adat-tamento sono riuscita ad accogliere i miei nuovicompagni, con i quali avrei condiviso questaesperienza di 2 giorni e 2 notti.

Lo Yoga con Raffaella mi ha permesso divedere pigrizia e fatica nell’eseguire i vari esercizie i movimenti da parte del mio corpo, oltre aduna certa chiusura mentale nei confronti di questadisciplina. Praticando quasi da sempre attivitàfisica e sperimentando le diverse modalità dimovimento ed espressione del corpo, mi piacesentire il cuore che batte, il respiro, la fatica deimuscoli, il sudore, la mia vitalità, mi piace lacorsa e la danza.

Il cibo serale era cucinato semplicemente,con la felicità del mio stomaco. Mi ha colpitoanche l’essenzialità del luogo: non c’erano tovaglie,ma un unico vassoio su cui mettere tutte lepietanze.

L’incontro con Mary è stato finalizzato allacretività ma con lo scopo di arrivare ad unamaggiore conoscenza di sé. È stato sorprendentevedere come da una fase iniziale di”spavento”sono passata, mano a mano che costruivo il mioburrattino, ad una di compiacimento per esserestata in grado di creare qualcosa di simpatico.

Alle 5 del mattino, dopo la cerimonia delfuoco svoltasi in un clima di preghiera e di medi-tazione, abbiamo fatto una passeggiata con

Angelo curando la respirazione e lavorando sull’os-servazione. Mi mancavano molto le mie abitudini,come bere un bicchiere d’acqua e farmi il caffè.Iniziavo a sentire la stanchezza del corpo, avvertivoun clima da “marines”, mi sentivo goffa e perniente atletica. Mi è venuto mal di testa e, avendofatto tardi per la colazione, non abbiamo potutomangiare.

Nella seconda lezione di Yoga, sono entratain uno stato meditativo e di rilassamento ed altroche non riesco a spiegare: per la prima volta hoapprezzato questa disciplina.

Con Vincenzo abbiamo imparato il Tai Ju noKata ed ho notato che nonostante la stanchezzaho avuto maggiore concentrazione ed ho appresola tecnica prima rispetto a quando siamo a scuola.Ero lontana dai miei pensieri e dalla mia vitaprivata: non mi sentivo separata dallo shiatsu enon c’era niente che mi distraeva.

Una parte molto interessante di questo stageè stata quando Vincenzo ci ha svegliati alle 2 dinotte per fare delle meditazioni per il risvegliodella nostra energia vitale. Ha voluto ancheaffinare il nostro intuito facendoci fare trattamenticon occhi bendati. Infine, in un silenzio meditativoabbiamo assistito al sorgere di un nuovo giorno.

Sicuramente questa notte vissuta così mi hadato molto di più di quanto riesca a scrivere oa descrivere a parole.

Questa esperienza ha dato una scossa a tuttala mia persona.

Emma D.

Un attacco frontale, una vera e propriadichiarazione di guerra senza esclusione dicolpi.

Il Comitato Nazionale di Bioetica(CNB) prima e il gruppo 2003 poi, negliultimi mesi hanno condannato senza appellole medicine non convenzionali collocandosi,di fatto, in una posizione anacronistica rispettoal resto d’Europa e uscendo persino dalsentiero segnato dall’Organizzazione Mon-diale della Sanità (OMS), che da anni ormaisollecita ad incentivare le ricerche su ome-opatia, fitoterapia, medicina cinese e ayurve-dica, fiori di Bach, cromoterapia.

L’Associazione Pazienti Omeopa-tici non può fare a meno di far sentire lapropria voce di fronte al documento appro-vato dal Comitato Nazionale di Bioetica nellaseduta del 18 marzo 2005.

Lasciando ai medici cultori di medicinaomeopatica di contestare la pretesa assenzadi fondamento scientifico di tale terapia, cilimitiamo a richiamare l’attenzione su alcunemacroscopiche incongruità e contraddizionidel documento che ne rivelano la sottesafinalità di svalutare ogni terapia diversa daquella tradizionale.

Mentre da un lato, giustamente, si ricordal’obbligo per il medico di informare il pazientesui vantaggi e rischi di qualsiasi protocolloterapeutico, dall’altro si invitano i medici aricordare che la cosiddetta medicina conven-zionale è la più diffusa nel mondo, siccomedotata di un rigoroso statuto epistemologico.

In altre parole, si invitano i medici arendere edotti i pazienti che esiste unamedicina di prima classe, quella ufficiale, euna serie di altre terapie non prive di qualcheefficacia, ma non fondate su una verificascientifica.

Si ripete il luogo comune secondo il qualel’efficacia delle medicine non convenzionalisarebbe riconducibile ad un’autosuggestionedel paziente ed al confronto offerto da unpiù umano rapporto con il medico, dimenti-cando che in tali termini è assolutamenteinspiegabile il superamento, pur avvenuto ecomprovabile, di patologie non lievi e checon i rimedi omeopatici sono trattati consuccesso neonati, animali e piante, cioè esseriprivi di potere autosuggestivo o di capacitàdi colloquio.

Si afferma il principio della libertà delmedico nello scegliere, secondo scienza econoscenza, il protocollo terapeutico e poisi pretende che il medico omeopata debbaproporre al paziente in primis di curarsisecondo la medicina convenzionale e, soloin caso di rifiuto espresso, di sottoporlo aquel protocollo alternativo nel quale eviden-temente crede e che ritiene oggettivamentevalido, per sottoporsi al quale il paziente siè a lui rivolto.

Se si ritiene diritto del paziente, adegua-tamente informato, di curarsi con terapienon convenzionali, non si capisce perchédebba sopportare l’onere economico, purcontribuendo, col pagamento delle tasse afinanziare il Servizio Sanitario Nazionale.

Questo significa di fatto negare la libertà

di cura, che viene riconosciuta a parole,proprio alle classi economicamente più de-boli.

Il tutto in controtendenza rispetto aipaesi europei più avanzati (Francia, Germania,Belgio, ecc…).

In aperta violazione della norma delCodice Civile che rimette alla concordevolontà dei genitori, o alla volontà del tutore,il compito di provvedere alla cura ed educa-zione dei minori o degli “incapaci”, si vuolenegare validità al consenso espresso da talisoggetti alla somministrazione di rimedi nonconvenzionali.

Consenso che, invece, si richiede e siconsidera sufficiente per i trattamenti, anchei più invasivi e rischiosi, praticati secondo icanoni della cosiddetta medicina non con-venzionale.

Non si capisce come la riconosciutanecessità di fornire programmi di insegna-mento o filoni di ricerca sulle Medicine nonConvenzionali si concili con la tesi secondola quale tale compito debba essere affidatoa soggetti scelti con i criteri di reclutamentodei docenti universitari, considerato che, perl’assenza a tutt’oggi di cattedre di MnC,questi finirebbero per essere reclutati tragli studiosi della medicina convenzionale, adopera di commissioni parimenti formate equindi necessariamente idonei a compren-dere e spiegare i protocolli terapeutici nonconvenzionali.

Nasce il sospetto, più che legittimo, chenon si voglia offrire ai futuri medici unagamma di scelte formative nell’ambito dellascienza medica, ma solo a mettere i futurimedici in guardia dal discostarsi dal modelloconvenzionale.

APO - Associazione Pazienti Omeopatici

Tratto da AAM-Terra Nuova

LE MEDICINE ALTERNATIVEE IL PROBLEMA

DEL CONSENSO INFORMATO

La vita è bella, bisogna goderla in ogni piùpiccolo particolare, come il cinguettìo di un uccellinoo il rimprovero del datore di lavoro, perché tuttopuò essere visto con bontà se la nostra anima èpura.

Alessandra A.

Vorrei iniziare col dire che, all’inizio, non avevo

Page 3: e GASSHUKU ‘05: LO STAGE ESTIVO “IL RISVEGLIO … · limiti, il mio amore verso i compagni e i maestri dello stage e le persone conosciute nell’ashram. ... il luogo, ringrazio

Nella strutturazione di un iter formativoin una scuola professionale di SHIATSU-DOuno dei primi passi consiste nel trovare dellemodalità per fornire all’allievo degli strumentiper far considerare se stessi, quindi il propriocorpo visto che sarà questo il principalestrumento di lavoro.

Il corpo dovrà essere utilizzato come

materiale individuale a fini professionaliintegrandolo poi con le altre conoscenze,scoperte, riflessioni che tutto l’iter formativofornirà. Nel luogo dove si effettuerà laterapia diventa basilare, al di là degli oggettiche faciliteranno la situazione, la propria ealtrui corporeità. Il porre attenzione a questoaspetto convive con la consapevolezza diessere elementi importanti dello stessoambiente, oltre che osservatori dell’altro.Ciò comporta l’avere sempre presente il ruoloche l’ambiente riveste nel condizionare icomportamenti di un soggetto che con essaentra in contatto. Da qui nasce l’esigenzadi avere una grande sensibilità ed un’abilitàdel tutto speciale nel curare e nel porreattenzione ai contenuti comunicativi che ilcorpo trasmette nell’occupazione di unospazio, nell’uso della mimica e della voce,nella scelta e nella modulazione espressivadelle stesse azioni.

L’uso consapevole dei canali della comu-nicazione non verbale è di conseguenza unodegli obiettivi dell’attività formativa. Ilnostro percorso, nella proposta di inseriredegli incontri di psicomotricità nell’iter dellaScuola di Shiatsu dell’Associazione, vuoleinfatti essere un primo passo, un’introduzionecon appuntamenti di inizio e incontri diverifica a fine anno, alla dimensione corporeae a ciò che noi intendiamo per “esserepsicomotorio”, per divenire soggetti coscientiin relazione ad altri in un gruppo in“crescita”. Cogliere cioè nel comportamentodi una persona quell’unicità che è espressionedi un sistema neuromotorio, cognitivo edaffettivo, e che ci fa riconoscere un’azionecome l’espressione dell’identità di un indi-viduo in uno spazio-tempo di scambio conl’esterno. Una formazione, quindi, che creai presupposti per assimilare nell’ottica della

globalità tutti i successivi e necessari ap-profondimenti nel campo della corporeità edella espressività umana.

In questo primo gradino si guida l’allievoverso tale ricerca attivando con tecnichespecifiche e favorendo in lui una aperturasensoriale più cosciente, una conoscenzadei principi del movimento non solo in

termini organicistici, maanche come una capacitàdi porre “attenzione” a sestessi e all’altro nei terminidi scambio relazionale. Leazioni negli appuntamentidi psicomotricità si ap-poggiano fortementesull’attività creativa che ètraduzione di ciò chel’osservazione dell’altro cilascia intuire come suobisogno. La “creatività”(dal verbo creare = produrredal nulla, far sorgere) vienedefinita come “capacità diun individuo o di un gruppodi svolgere un’attività dipensiero originale e di tra-durla in un lavoro nuovo,inventivo”. Si avvale

dell’immaginazione, ovvero della “facoltàdi pensare senza regole fisse e associareliberamente i dati dell’esperienza sensibile”.Possono essere la scelta di un oggetto o lasua invenzione, la creazione di uno scenariosimbolico, una musica, una parola o altroancora. Possono essere frutto di una intui-zione sul campo oppure nascere in un se-condo momento, ma costituiscono una sin-tesi, ovvero sono prodotte da unaelaborazione cognitiva e percettiva che sitraduce in qualcosa di concreto. Lo scopoformativo è di creare le condizioni affinchéla persona riconosca il potenziale creativoe ne individui le strategie che ne sollecitano

UN PERCORSODI FORMAZIONE CORPOREA

l’attivazione.In conclusione gli incontri di PM, con

i loro momenti di vissuto con il giococreativo e condivisione con gli altri delgruppo, aiuta a far emergere e a riconoscereil proprio carattere e lo stile personale, ascoprire le spontanee abilità, ad accettarei propri limiti e resistenze, a cogliere neltempo le evoluzioni nonché a constatarequanto l’allievo metta in gioco tutto sestesso.

Mary R.

Siamo sempre più vicini al famoso“cambio dimensionale”, come ci sentiamo?Abbiamo iniziato a percorrere una strada…?C’è una strada? Dove porta? Che tipo distrada è? Va nella direzione della nostravita? Va verso il luogo che vogliamo rag-giungere e va verso la felicità? In questavita siamo felici?

Il nostro è un lavoro rivolto principal-mente alla scoperta di noi stessi, lo facciamoda terapeuti e da pazienti. Come terapeutiabbiamo una responsabilità in più, dobbiamoessere più consapevoli, più centrati e quindipiù distaccati dai nostri istinti, dalle nostreemozioni e dai nostri pensieri.

È per questo che nasce l’esigenza diapprofondire la conoscenza di noi stessi, edi sapere come funzioniamo. Questo lavoropossiamo farlo solo in gruppo affinché siaun lavoro completo e concreto.

Da ottobre parte il 1° Corso Istruttori,basato su di una preparazione tecnica espirituale. Si accede al Corso solo per invitoed i primi a guadagnare l’accesso sonocoloro che hanno frequentato lo stage estivo“Il risveglio dell’Energia Vitale” e cioéAlessandra Arigliano, Rosa Aurisicchio,Giuseppe Cavallo, Emma Di Cesare, Ros-sella Pinto.

Le esperienze vissute durante lo stagesono stati i primi passi sulla via della cono-scenza di sé. La strada da percorrere èlunga, ma è importante avere già messo leprime radici.

Buon lavoro a tutti noi!

Angela S.

IL CORSOISTRUTTORI

Page 4: e GASSHUKU ‘05: LO STAGE ESTIVO “IL RISVEGLIO … · limiti, il mio amore verso i compagni e i maestri dello stage e le persone conosciute nell’ashram. ... il luogo, ringrazio

Per comprendere la natura del rapportoMaestro-allievo nelle tradizioni orientaliè necessario affrontare il problema dalpunto di vista della tradizione buddista.

Tale tradizione ha rivolto una specificaattenzione al tema del “non-sé”, ritenendoche non sia possibi le affermarel’autosufficienza di qualsiasi realtà, com-presa quella dell’io che ciascun individuocrede di possedere in modo saldo e per-manente.

Applicata al rapporto Maestro-allievo,questa teoria mostra subito la sua forzadirompente. Essa parte, innanzitutto, dallaconsapevolezza che non vi è alcun ioautonomo ed è quindi impensabile cheesista un io dell’allievo al di fuori delrapporto con l’io del Maestro; così comenon si può immaginare il contrario, cioèche l’io del Maestro esista al di fuori delrapporto con l’allievo.

Inoltre la trasmissione dell’inse-gnamento non si risolve in un semplicetravaso di nozioni: erroneamente si ritiene

che la maggiore “pienezza” del Maestroin confronto alla natura “vuota” dell’allievodetermini la differenza qualitativa tra idue. Al contrario, la differenza consistenel fatto che il Maestro è tanto più“potente” quanto più è vuoto, cioè quandoè consapevole della relatività del suosapere.

La finalità della trasmissione del saperedi un Maestro non è né l’erudizione nél’indottrinamento ma la formazione: eciò avviene tramite il lasciar manifestarele capacità dell’allievo. In questo processoil Maestro non impiega schemi di insegna-mento né interviene quando l’obiet-tivosta per essere raggiunto.

Spesso il Maestro sostituisce l’uso delleparole con l’esempio: in particolare, ilMaestro quasi mai spiega cosa si devefare, ma fa ciò che deve fare nel modoche ritiene più opportuno in quel momentoe in quella circostanza. Il Maestro, insom-ma, non “guida” gli allievi come fa uncapo nei confronti dei suoi seguaci, ma

f a c omefosse unos p e c c h i osincero enon defor-mante, aiu-tandoli adindividuarei loro di-fetti.

L’allievo,da par tesua, deveinvece fi -dars i de lMaestro alpunto d ia f f i d a r s itotalmentea lui, nonnel senso dicoltivare neisuoi con-fronti uncieco cultodella per-sonalità manel sensodella con-sapevolezzache proprioil vuoto delMaestro èessenzialeall’apprendi-mento d iuna disci-plina o di

LA FIGURA E IL RUOLODEL MAESTRO NELLA TRADIZIONE

“Nessuno può insegnarvi nulla, senon ciò che in dormiveglia

giace nell’erbadella vostra conoscenza.Il maestro che camminaall’ombra del tempio,

tra i discepoli,non dà la sua scienza,

ma il suo amore e la sua fede.E se egli è saggio

non vi invita ad entrarenella casa della sua scienza,

ma vi conduce alla sogliadella vostra mente…

Giacché la visione di un uomonon impresta le sue ali

a un altro uomo.E come Dio vi conosce da soli,

così tra voi ognuno è soloa conoscere Dio,

e da solo comprenderà la terra”.

K. Gibran, “Il Profeta”

un’arte. Spesso però nascono equivociproprio perché viene inteso in mododistorto il concetto di “personalità”, nelsenso che questo può provocare dellevere e proprie distorsioni della realtà,come quella per cui l’allievo scambial’eccentricità o l’inaccessibilità del Maestrocome sinonimo di superiorità da imitare.Al contrario, eccentricità ed inaccessibilitàsono sintomi di un distacco del Maestrodal proprio io.

È molto interessante il significato deltermine giapponese Shu-Ha-Ri: letteral-mente Shu significa “rispettare”, Hasignifica “infrangere” e Ri “staccarsi”.

Shu si riferisce quindi al rispetto delleregole, al restare fedeli alla tradizione;Ha indica invece il contrario, l’impor-tanza di andare oltre le regole, di inventaree di innovare; Ri allude, infine, alla neces-sità di staccarsi tanto da Shu che da Ha.Questo perché chi si ferma a Shu appareancora troppo attaccato alle forme daimitare e, quindi, indirettamente, allapersonalità del Maestro, mentre chi siferma in Ha rivela di essere ancora troppoattaccato alle proprie capacità trasgressivee creative, e quindi al culto della propriapersonalità.

Chi, invece, riesce a giungere a Ri,mostra di aver saputo incorporare leregole al punto di avere la forza di infran-gerle e superarle ma anche di aver potutodistaccarsi dal riferimento all’io che haespresso tale forza.

A questo punto, quando l’allievo pro-duce i segni che testimoniano il supera-mento dell’attaccamento alla tradizione,all’innovazione e alla loro opposizione,può anche essere nominato Maestro.Il Maestro Taisen Deshimaru Roshi, l’uomo che portò la pratica dello Zen in Europa

Page 5: e GASSHUKU ‘05: LO STAGE ESTIVO “IL RISVEGLIO … · limiti, il mio amore verso i compagni e i maestri dello stage e le persone conosciute nell’ashram. ... il luogo, ringrazio

• • • CONTROINFORMAZIONE • • •

IL DR. HAMER E LA NUOVA MEDICINA (2)SANARE IL CONFLITTO PSICHICO

Riguardo a ciascun singolo caso di cancro, ilcompito principale è quello di individuarel’originaria esperienza di shock conflittuale edaccertarsi che sia stata guarita o sia in fase diguarigione; in molti casi si sarà corretta da sé, edil paziente subisce gli effetti della suddetta fase.Qualcuno, ad esempio, può aver perso un impiegoo un’azienda ma avere adesso iniziato una nuovagratificante attività o passatempo; come conse-guenza, ora può presentarsi un tumore che gra-dualmente diventa latente o che infine si disintegra.Si dice che circa il 40% dei tumori individuatinel corso di esami medici di routine siano vecchio innocui; vale a dire, latenti o calcificati. Ad ognimodo, potrebbero ancora presentarsi complica-zioni nel caso in cui poi l’azione medica instilliuno shock conflittuale da paura della morteche induce la crescita dello stesso o di un altrotumore.

Nondimeno, in altri casi il conflitto originalepuò essere ancora attivo o se ne può presentareun secondo. Poiché non lo sappiamo, dobbiamosondare ogni caso onde individuare il conflittooriginario e tutti gli altri. Abbiamo bisogno dipensare a ritroso, in particolare al periodo di unoo due anni precedente il momento della manife-stazione del nostro problema, ed analizzare i nostritrascorsi emotivi antecedenti, contemporanei eposteriori al periodo in questione; per individuaregli shock conflittuali può rivelarsi utile anche unaterapia di regressione o la meditazione.

Se, quando rileviamo il contenuto del conflitto,manifestiamo ancora una forte reazione emotiva,allora possiamo star sicuri che esso è ancorairrisolto; se possibile, è meglio risolverlo in modonaturale. Se, ad esempio, è stato determinato dallaperdita del partner, allora potreste trovarne unonuovo. Ad ogni modo, a determinare la guarigionenon è il fatto di trovare un nuovo partner ma,piuttosto, avere la possibilità di venire a patti conla nostra perdita, accettarla e continuare con lanostra vita.

Se una soluzione naturale non è possibile ose non potete disporre di un terapeuta, allora usateimmagini guidate per conto vostro oppure conl’ausilio di un partner o di un amico intimo. Inuno stato rilassato e meditativo, ricreate e riviveteil conflitto quanto più intensamente possibile, mapoi sostituitene l’esito con uno desiderabile oaccettabile; create e vivete questo nuovo esito ilpiù vividamente e dettagliatamente possibile,osservatelo, provatelo e se possibile addiritturauditelo e annusatelo L’esperienza originaria po-trebbe anche avere impresso in voi i ricordi didettagli non collegati (tracce) della vostra traversia,alla quale ora potreste reagire con delle allergie;potreste tentare di superarle nello stesso modo,con le immagini guidate.

Se nessuno di questi metodi risulta applicabile,perchè avvertite che per qualche ragione dovetecontinuare a compiere le vostre attuali mansionio a vivere la vostra traversia, allora soloun’accresciuta accettazione e comprensionespirituale può rivelarsi d’aiuto. In entrambicasi, siate consapevoli delle vostre vulnerabilitàed evitate ulteriori shock conflittuali ma se dovessecapitarvene uno, eliminatelo al più presto dalvostro sistema.

Inoltre sono fermamente convinto che quandoriusciremo a provare intensamente amore e per-dono dentro noi stessi e quindi ad irradiarli versogli altri, in particolare verso chiunque pensiamopossa averci fatto dei torti, allora tutti i conflittiattivi verranno conclusi e inizierà la fase diguarigione; possiamo ulteriormente agevolarlaaspettandoci che essa sia di breve durata, lieve eche possa garantirei un recupero totale.

Nella nostra società il naturale processo diguarigione subisce abitualmente delle interferenze,che iniziano con l’assunzione di tranquillanti oantidepressivi durante la fase del conflitto attivo,i quali ci impediscono di contrattaccare e ricon-quistare il nostro territorio. Ciò potrebbe quindideterminare una diagnosi di cancro che provocaun ulteriore conflitto attivo e può sfociare nellaprescrizione di morfina, che inabilita completa-mente le nostre risposte di guarigione.

Anche se il Dr. Hamer non ritiene che alimentisani, medicamenti, igiene o vita salutare siano inlinea generale in grado di curare il cancro, sicu-ramente tutte queste cose possono rivelarsi im-portanti per superare le traversie della fase diguarigione.

In realtà, il Dr. Hamer considera tutte le affe-zioni come consistenti in due fasi: inizialmenteil conflitto attivo, seguito (dove possibile) dauna fase di guarigione che inverte il programmaconflittuale; egli non le definisce più malattiema, piuttosto, programmi biologici speciali. Siafferma che il Dr. Hamer abbia lavorato adoltre 31.000 casi ed abbia riscontrato la con-ferma delle sue teorie in ognuno di essi, senzaeccezioni; egli sostiene che, nella remissione delcancro, la Nuova Medicina vanta complessiva-mente un tasso di successo del 95% in condizioniideali, vale a dire precoce risoluzione del conflitto,assenza di nuovi conflitti e di interferenze dellamedicina convenzionale. Ad ogni modo, moltipazienti in stato avanzato possono non riuscire arisolvere i propri conflitti, oppure lo fanno troppotardi, e pertanto non reagiscono positivamentealla cura.

LA PERSECUZIONE DEL DR. HAMER

La Siemens, azienda produttrice delle attrez-zature per la TAC, ha verificato in modo indipen-dente l’esistenza dei Focolai di Hamer nel cervello,la cui importanza diagnostica è stata per di piùconfermata nel 1988 dall’Università di Trnava,in Slovacchia. Nondimeno, il Dr. Hamer è statooggetto di una persecuzione di straordinaria por-tata.

In base alla legge tedesca, l’abilitazioneall’esercizio della professione medica può essererevocata nel caso il medico manifesti ridottecapacità mentali. La legge in questione venneapplicata nel 1986 da una corte distrettuale tedescaallo scopo di revocare l’abilitazione del Dr. Hamere, come dimostrazione della presunta inadeguatacondizione mentale di quest’ultimo, il tribunaledichiarò che egli non era disposto a ritrattare leproprie teorie nè a giurare fedeltà ai principi dellamedicina ortodossa.

Ancora peggio, la corte scoprì delle proveche attestavano l’incapacità del Dr. Hamer diconvertirsi ai suddetti principi: soltanto un meseprima del processo aveva cercato di convincereun gruppo di eminenti professori della correttezzadelle sue teorie! Un anno dopo, lo stesso tribunalerichiese un esame psichiatrico delle sue capacitàmentali, esame cui il Dr. Hamer rifiutò di sotto-porsi; senza nemmeno vederlo, uno psichiatranominato dal tribunale lo dichiarò psicopatico!

Nel 1997, il Dr. Hamer fu arrestato e incarce-rato per 18 mesi in base ad un’oscura legge sulleterapie naturali, introdotta durante il nazismo pereliminare gli zingari. Il crimine imputatogli eraquello di aver fornito gratuitamente consulenzesanitarie ad alcune persone che avevano richiestoil suo parere. Il pubblico ministero dichiarò senzamezzi termini che andavano usati tutti i mezzipossibili per escludere il Dr. Hamer dalla società.Confrontate questo con il ritardo di 13 anni nellosvolgimento del processo nei confrontidell’assassino di suo figlio e della relativa succes-

siva condanna a soli sei mesi in libertà vigilata;questa mite sentenza può aver avuto qualcosa ache vedere col fatto che l’imputato era il principedi Savoia, figlio dell’ultimo re d’Italia.

Dal 1999, il Dr. Hamer vive in Spagna perchétribunali tedeschi, austriaci, francesi e svizzerivogliono processarlo, dal momento che alcunimalati di cancro sono presumibilmente decedutiper aver seguito i suoi consigli; in base a questoragionamento, il Dr. Hamer è colpevole di unomicidio di massa poiché ha negato ad ammalatidi cancro le cure della medicina ortodossa, ritenutesicure ed efficaci.

Per di più, un pubblico ministero ha intentatoa carico del Dr. Hamer una causa civile econo-micamente sostanziosa poiché aveva sconsigliatoad una paziente di sottoporsi alla chemioterapia.In un altro caso, i genitori della piccola OliviaPilhar, anch’essa curata dal Dr. Hamer, hannosubito una condanna sospesa — a diciotto mesidi carcere per aver temporaneamente impeditoche la figlia si sottoponesse ai cicli di chemiote-rapia; in seguito la bambina è stata infinesottratta alla loro tutela e curata contro il lorovolere. Questo in occidente può accadere ovun-que.

Non esiste terapeuta al mondo che non abbiavisto morire pazienti sottoposti alle proprie cure.Tuttavia, anche nei casi di malattie in fase avan-zata, il tasso di successo del Dr. Hamer è straor-dinariamente elevato. Questa caccia alla stregheè stata paragonata alla sorte del Dr. Semmelweiss,ovvero colui che suggerì che i chirurghi si lavas-sero le mani prima di operare e che poi fu inter-nato in un ospedale psichiatrico, dove morì all’etàdi quarantasette anni.

Il Dr. Hamer è scampato ad otto tentativi diomicidio, ed i mass media tedeschi lo consideranocome un criminale squilibrato. Anche se moltisingoli medici, fra cui docenti universitari, hannoverificato i principi della Nuova Medicina, sinoad ora nessuna università tedesca si è resa dispo-nibile ad eseguire dei test su di essi nonostantel’ingiunzione di un tribunale che imponeall’Università di Tubingen di farlo.

Inoltre, medici e terapeuti naturali che inEuropa praticano secondo i principi della NuovaMedicina si ritrovano anch’essi ad essere perse-guiti. Solo i tribunali spagnoli hanno adottatol’illuminata posizione in base alla quale non ècompito loro decidere pro o contro teorie e terapiemediche in antitesi.

La perversa reazione dell’establishment ècomprensibile in quanto la diffusa conoscenzaed applicazione della Nuova Medicina signifi-cherebbe la fine dell’apparato medico-farmaceutico.

Comunque, nel 2001 una rinomata neurologaha difeso apertamente il Dr. Hamer pubblicandoun libro dedicato alla Nuova Medicina e richie-dendo che le teorie ad essa relative venganoanalizzate ufficialmente. Dal momento che anchela Dr.ssa Therese von Schwarzenberg appartieneall’alta nobiltà, i media si trovano in un belpasticcio in merito alla posizione da assumeresulla vicenda; sino a un momento prima rivolge-vano al Dr. Hamer solo commenti sprezzanti edora, ad un tratto, ecco una personalità di altoprofilo la quale dichiara che il Dr. Hamer haragione e merita il premio Nobel!

Ciononostante, la posizione ufficiale deglioncologi più importanti resta ancora quella se-condo cui è del tutto assurdo ipotizzare che leemozioni possano avere una qualche rilevanzain merito alle cause ed alla cura del cancro e, diconseguenza, le affermazioni del Dr. Hamer nondevono essere verificate.

tratto da NEXUS

Page 6: e GASSHUKU ‘05: LO STAGE ESTIVO “IL RISVEGLIO … · limiti, il mio amore verso i compagni e i maestri dello stage e le persone conosciute nell’ashram. ... il luogo, ringrazio

tanti). Questi si inchina, prende la ciotolacon la mano sinistra, le fa fare un quarto digiro, poi la porta alle labbra con l’aiuto dellamano destra e assaggia il liquido. A quelpunto passa la tazza al vicino ruotandolaleggermente e così via.

“La via del Tè non è nient’altro che questo:far scaldare l’acqua,preparare il tèe berlo”.

Sen no Rikyu

È nella ricerca di questa vera semplicitàche risiede tutta la difficoltà della Via del Tè.Entrare in questa Via signfica mettere all’operain se stessi le quattro virtù che sono l’essenzastessa del Tè:

Armonia, Rispetto, Purezza e Se-renità nell’attività.

L’Armonia è il risultato dell’influenzareciproca ospite-invitato. Essa riflette ad untempo l’effimero in tutte le cose e la stabilitànel mutamento…

Il Rispetto dà struttura ad una riuionee stabilisce gli scambi tra i partecipanti, primadi tutto per mezzo di regole… Questo principioci spinge a sentire profondamente il cuore dellepersone che incontriamo e l’energia delle coseche ci circondano…

La Purezza, il semplice atto di pulire,rappresenta di per sé l’atto di “togliere lapolvere dal mondo”.

La Serenità sopraggiunge con la praticacostante dei tre principi di Armonia, Rispettoe Purezza nella vita quotidiana.

E questa serenità si amplifica se qualcunosi unisce a noi. Trovare una serenità duraturain noi stessi insieme agli altri: questo è ilparadosso.

La filosofia che governa la cerimonia deltè ha le sue radici profonde nello zen e neltaoismo. O almeno è tale dal XV secolo,quando il monaco Murata Shukotrasformò quello che era un semplice passa-tempo sociale dell’aristocrazia samurai inun’occasione estetico-religiosa scandita daregole e canoni precisi che egli tramandònel chado (letteralmente “la via del tè”),cioè la filosofia legata al rito del tè.

Ma le regole fissate per la cerimonia nondevono essere interpretate come dogmirigidi, quanto piuttosto come strumentisuggeriti per conseguire i valori sintetizzatidalla formula wakei seijaku: sintonia e ri-spetto (tra i presenti e gli oggetti), purezzae silenzio (nello spirito, nella stanza). Perchésolo con un simile atteggiamento apertoall’ascolto di quanto è fuori si può compren-dere nel modo più autentico quanto avvienedentro di noi e cogliere l’intima unitàdell’esistenza, che è poi la bellezza del mondo.

La cerimonia del tè (cha no yu) è unsusseguirsi di gesti fissi, pefettamente calibrati,che allo spettatore occidentale possonoapparire misteriosi e incomprensibili. L’unicacosa che risulta subito evidente è la sua

asssoluta estraneità alla sfera gastronomica,il suo proporsi come un modo di stareinsieme in silenzio da soli o in compagnia,se si vuole.

Affetti, emozioni, ricordi, lasciati liberi difluire da un grumo di sentimento che siliquefa via via insieme alla bevanda, si comu-

LA CERIMONIA DEL TÈ

nicano dall’uno all’altro, trovano una perfettacompiutezza d’espressione senza che il si-lenzio venga mai scalfito.

Seduti uno di fronte all’altro sul tatami,la tipica stuoia di paglia, ilpadrone di casa eil suo ospite sono in silenzio. Solo di tantoin tanto si scambiano poche parole, paroleche scivolano sul silenzio senza interromper-lo, parole fatte della stessa sostanza delsilenzio.

Eppure, nessu imbarazzo, nessuna fred-dezza tra loro, solo una quieta consonanzadell’anima che non ha bisogno di espressioneverbale, ma si riflette nei gesti misurati earmonici, nella calda atmosfera che li abbrac-cia. Lentamente, l’ospite prende tra le manii particolari strumenti e gli utensili di cuipresto si servirà il padrone di casa: le tazzedi ceramica grezza (chawan), la brocca perl’acqua fredda (mizusashi), il mestolo di bambùintrecciato (suishaku), i cucchiai di legno(chashaku) e, ammirandone la pregiata fatturaartigianale, li commenta con poche frasi pianesenza lasciare che alcuna enfasi possa turbarela serena tranquillità che regna nella stanza.

Solo al termine di questa rassegna ritualeha inizio la preparazione vera e propria. Un

cucchiaino di polvere verde dall’intensoprofumo viene versato nella ciotola e mon-tato a schiuma in poca acqua tiepida con unminuscolo frullino di bambù (chasen). Quandol’insieme è omogeneo, un fondo di liquidodenso nella tazza, il padrone lo porge all’ospite(o al più importante degli ospiti, se sono

Un momento della cerimonia. Il tè, versato in una ciotola, viene servito agli ospiti;questi, secondo un rituale preciso, si passano la tazza, ruotandola.

Foglie di tè ed il tipico mestolo di bambù che,insieme al canovaccio di tela,

deve essere usato solo una volta

L’ideogramma di Cha-do (la via del tè)

Page 7: e GASSHUKU ‘05: LO STAGE ESTIVO “IL RISVEGLIO … · limiti, il mio amore verso i compagni e i maestri dello stage e le persone conosciute nell’ashram. ... il luogo, ringrazio

Si sono tenuti gli esami di fine anno, iprimi dell’era Jean Monnet.

È stato un anno intenso per tutti. Idocenti hanno cercato di dare il massimodella loro conoscenza e sono stati disponibilinell’aiutare gli studenti lungo il percorso,ma chi merita una “lode” sono gli studentiche hanno profuso un grande impegno eche possono essere definiti con un soloaggettivo: ammirevoli!

Quest’anno era cominciato con alcuneperplessità: eravamo nell’Université Eu-ropéenne Jean Monnet e qualcuno si chie-deva come sarebbe andata, se gli insegnantisarebbero stati più severi, se gli esami…ma gli esami…

Chi in una Scuola ha il compito di formareha senz’altro un compito molto difficile.Oggi viene messo in discussione tutto equindi anche coloro che insegnano. Viviamoin tempi in cui chi viene ad apprendere sisente in diritto di giudicare o, usando uneufemismo, di dare “consigli” su come inse-gnare.

In verità, chi scrive ad un certo puntoè stato anche oggetto di qualche contesta-zione per la pressione a cui avrebbe sotto-posto gli studenti nell’ultimo periodo. Questoè certamente vero ma è stato tutto fattoper il meglio e per temprare la fibra dei piùemotivi e i fatti gli hanno poi dato ragione:gli esami sono stati un successo per tutti.

Riportiamo qui di seguito i risultati degliesami di Shiatsu, con vive congratulazioniper tutti gli studenti e con i migliori auguridi buona vita.

C’ero una volta io, ma non anda-va bene. Mi capitava di incontraregente per strada e di scambiarcidue parole, e per un po’ la conver-sazione era simpatica e curiosa, maarrivava sempre il momento in cuimi si chiedeva “Chi sei?” e io rispon-devo “Sono io”, e non andava bene.Era vero, perché io sono io, è lacosa che sono di più, e se devo direchi sono non riesco a pensare aniente di meglio. Eppure non andavabene lo stesso: l’altro faceva unosguardo imbarazzato e si allontana-va il più presto possibile oppurechiamavo qualcuno al telefono e glidicevo “Sono io”, ed era vero, enon c’era un modo migliore piùcompleto, più giusto di dirgli chiero, ma l’altro imprecava o si met-teva a ridere e poi riagganciava.

Così mi sono dovuto adattare.Prima di tutto mi sono dato un

nome, e se adesso mi si chiede chisono rispondo “Giovanni Spadoni”.Non è granché come risposta: semi si chiedesse chi è Giovanni Spa-doni probabilmente direi che sonoio. Ma, chissà perché, dire che sonoGiovanni Spadoni funziona meglio.Funziona tanto bene che nessunomai mi chiede chi è Giovanni Spa-doni: si comportano tutti come selo sapessero. Invece di chiedermichi è Giovanni Spadoni gli altri michiedono dove e quando sono nato,dove abito, chi erano mio padre emia madre. Io gli rispondo e lorosono contenti. E forse sono contentiperché credono che io sia quelloche è nato nel posto talaltro, e cheè figlio di Tizio e di Caio e padredi questo e quello. Il che non è vero,ovviamente: non c’è niente di spe-ciale nel posto tale o talaltro, o inTizio e Caio. Se fossi nato altrove,in un’altra famiglia, sarei ancora lostesso, sarei sempre io: è questa lacosa più vera e più giusta che sono.Ma questa cosa non interessa anessuno: gli interessa dell’altro, equando lo sanno sono contenti. Unavolta c’ero io, e non andava bene Giovanni Spadoni, che è nato a Xe vive a Y e così via. E io non sononiente di tutto questo, ma le cosevanno benissimo.

Ermanno Bencivengada “La filosofia in trentadue favole”

IO

I ANNO

ARIGLIANO A. 28/30CAVALLO G. 28/30CORDELLA V. 28/30GUARINI P. 28/30LENZONI I. 25/30MARTUCCI R. 28/30MIGLIETTA L. 25/30PANTECA M.D. 27/30PINTO R. 28/30PINTO V. 27/30SAPONARO I. 27/30

II ANNO

BELLO S. 30/30CARBOTTI P. 27/30CERVELLERA T. 28/30DI CESARE E. 28/30FISCHETTI A. 29/30FLORES A. 28/30GIACOVAZZI M. T. 28/30GIANNOTTE D. 30/30MOLA M. 29/30NITTI E. 29/30

TEMPO DI ESAMI

Page 8: e GASSHUKU ‘05: LO STAGE ESTIVO “IL RISVEGLIO … · limiti, il mio amore verso i compagni e i maestri dello stage e le persone conosciute nell’ashram. ... il luogo, ringrazio

FUORI DAL TEMPO

Io penso che molte piaghe umane,come droga, prostituzione, delinquen-za ecc, forse sono solo questione ditempi.

Se solo ci fermassimo ad ascoltareuna persona al giorno per pochi mi-nuti forse potremmo aiutare 365 per-sone all’anno.

Fermarsi di fronte ad una personacara e dirle “ti amo”, non dare nulladi scontato nelle relazioni e, fermarsiad ascoltare per tutto il tempo cheserve, sono ottimi ingredienti edun’ottima ginnastica per esercitarel’unico muscolo che vale veramentela pena di imparare ad usare, il cuore.

E adesso vorrei raccontarvi unastoria.

L’uomo che uscì fuori dal tempo

C'era una volta un uomo che cor-reva sempre, aveva tante cose da faree, purtroppo, per lui come per tuttele persone del mondo la giornata eradi sole 24 ore.

Era costretto a correre perché ave-va la sensazione che non gli bastassemai il tempo per fare tutto ciò cheaveva da fare.

Bisogna anche dire che viveva inun mondo frenetico dove tutti corre-vano e credevano che per vivere benedovevano lavorare e guadagnare dipiù.

Un giorno l'uomo di nome Tan sifermò per un attimo ad osservare tuttociò che prendeva vita intorno a sé evide una realtà fatta di uomini checorrevano e che non avevano tempoper fermarsi ad osservare il mondocon lui.

Cercò invano di fermarne qualcu-no, ma nulla, nessuno trovava il tem-po di fermarsi, e addirittura qualcunogli diceva “non fermarti, chi si fermaè perduto!”

Tutto il mondo fluiva con velocitàesorbitante intorno a lui, tanto che loconfondeva, gli dava quasi le vertigi-ni. Gli girava la testa, ma restavastupito ad osservare questo meccani-smo infernale che macinava anime ele rendeva quasi incoscienti.

Poi vide passare la compagna dellasua vita, poi i propri genitori e poigli amici che , con sguardo compas-sionevole, lo lasciavano indietro men-

tre la loro fuga senza tregua si consu-mava imperterrita nella ricerca di unfuturo di ricchezza e gloria.

Gli capitava di veder passare lestesse persone più di una volta cheinsistentemente tentavano, altruiste,di riportarlo in corsa, di “rimetterloin carreggiata”, così dicevano.

Cercò di dire una parola dolce allasua compagna di sempre, alla suafamiglia, agli amici, ma essi non ca-pivano, come se parlassero linguediverse; si chiedeva incuriosito perchénon capivano, ma ebbe una rispostalampante quando la sua compagna disempre gli disse “ti aaaaammmm…”passando velocemente, la parolasfumò e non si comprese.

E allora si chiese curioso, mi hadetto ti amo? O forse voleva dire tiammazzo, e perché dirmi “tiammazzo”, cosa le ho fatto? Forsevoleva dire “ti ammazzo se non rico-minci a correre con me”, o forse “tiammazzo se non ricominci a correrecon me perché ti amo e non possovivere senza di te”, troppo bello peressere vero!

Le pensò tutte ma capì che non

poteva comprendere le parole altruicome gli altri non potevano capire lesue, era solo una questione di tempi.

Il tempo passava, le persone caregli mancavano sempre di più, si sentìemarginato, si sentì molto solo, epensò che la noia lo avrebbe uccisoe quindi pensò di rientrare nel tempo,il tempo degli altri; così avrebbe po-tuto riabbracciare le persone care, gliamici, e fare tutte quelle cose che gliinsegnavano a scuola, come fare car-riera a qualsiasi costo, abbattere glialtri per arrivare primo, fare tantodenaro per diventare potente e distrug-gere tutti quelli che non la pensanocome lui.

Ma ora il problema è come fare,ricominciare a correre in un mare discelte superflue, in un mare in tem-pesta che aspetta solo che tu ti oppon-ga per scaraventarti sugli scogli e poiannegarti, così sarai pasto per glisquali, uomini potenti che dettano leleggi dell’alta velocità.

Per amore questo ed altro, rischie-

“Come può esserci pacese la mente è pienadi sé e di egoismo?

Tutti voi dovetecercare di distruggere

la legge corrotta e stabilirela Vera Legge nel mondo.”

Hairakhan Baba

Pensare nel modo giusto vuol direliberarsi dalle opinioni sbagliate dellefalse verità rubate in un terreno lavoratodagli altri, cioè da coloro che nel lentotrascorrere dei millenni hanno trovatovantaggioso mantenere in gabbia i pro-pri simili.

Occorre Pensiero Libero.

ro! “Ora faccio un salto e torno nelgrande fratello dove si corre, nonc’è speranza per me qui fuori !”.

Questa è la frase che disse primadi saltare, e con un balzo si proiettòverso l’alto, ma da quella prospettivavide che tutto correva, però il cieloaveva una differente velocità, ancheil sole continuava a ruotare lentamen-te dall’alba al tramonto; poi guardòla terra e constatò che anch’essa se-guiva dei ritmi più blandi, gli alberifiorivano ad una stagione precisa, ifrutti maturavano ad una stagioneprecisa, e solo allora ebbeun’illuminazione, capì che anche lanatura subiva i ritmi freneticidell’uomo, e che il disadattato nonera lui.

Poi si fermò a pensare e dopoqualche secondo si girò e si accorseche per tutto il tempo era stato osser-vato dalla sua bambina di soli 4 anni,che sorridendo lo prese per mano egli disse: “Vieni Papi, adesso chesei cresciuto e puoi capirmi tiracconterò i miei segreti e ti parleròdi amore”.

Commosso camminò ascoltando-la, e pensando al tempo perduto,pianse.

Natalino Petti

“Vi è intelligenza solo laddovevi è amore e compassione. Nonpuò esservi compassione quandoil cervello è condizionato o fre-nato.

Amore è morire ogni giorno.L’amore non è memoria, l’amorenon è pensiero. L’amore nonobbedisce alle leggi di continuitànel tempo. Attraverso l’osser-vazione, dobbiamo distaccarcidalla continuità delle cose. Soloallora ci sarà amore; e conl’amore giungerà la creazione.”

J. Krishnamurti