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GIORNALINO PARROCCHIALE DI SONDALO, MONDADIZZA, LE PRESE, FRONTALE N° 32 - OTTOBRE 2020 nsieme in ammino C I

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Per coNtattare le ParrocchieS. Maria Maggiore di SondaloS. giovanni BattiSta di MondadizzaDon Giacomo FoliniTel. 0342.803228 - Cell. 339.5630579 E-mail: [email protected] Enzo CapitaniCell. 339.8192409 - E-mail: [email protected]

S. gottardo di le PreSeS. lorenzo di FrontaleDon Carlo Radrizzani Tel. 0342.820515 Cell. 331.9758593E-mail: [email protected]

CaPPellano oSPedale e. Morelli e CollaBoratore di SondaloDon André GbenougaCell. 347.1876880 - E-mail: [email protected]

iNSieMe iN caMMiNoRegistrazione del Tribunale di Sondrio n°401/2012 del Registro Stampan° 32 - ottobre 2020Trimestrale delle parrocchie S. Maria Maggiore di Sondalo S. Giovanni Battista di MondadizzaS. Gottardo di Le PreseS. Lorenzo di Frontaledirettore responsabile Roberta Cervidirettore editoriale don Giacomo FoliniCoordinatrice del gruppo di redazione Angela CastelliSTAMPA: tipografia Polaris - Sondrio

Questo numero è stato stampato in 550 copie

Per comunicare con noi: [email protected]

Sito Comunità pastorale www.parrocchiasondalo.wordpress.com

Facebookhttps://www.facebook.com/comunità-pastorale-di-Sondalo-

camminare insieme (con Dio)... ci può cambiare la vita?

Il nostro bollettino continua ad entrare nelle famiglie della Comunità per portare una “voce” che si sforza di far entrare anche Dio nella nostra vita, un Dio che ci aiuta e ci sostiene ad “ascoltare, camminare, dialogare fino a discutere”

come ha detto Papa Francesco nell’ Udienza generale del 3 giugno. Infatti dopo un periodo difficile durante il quale ci siamo tUtti sentiti fragili e vulnerabili a causa della pandemia provocata dal Covid-19 (e non siamo ancora fuori pericolo!) ci siamo trovati e siamo tuttora tUtti coinvolti nell’affrontare la nostra vita futura cercando di non sfuggire a questi quattro verbi che ci impon-gono di metterci in relazione con gli altri. Seguiamo allora i consigli del Papa.Iniziamo ad ascoltare e a stare un po’ di più in silenzio sforzandoci di entrare in sintonia con l’altro.Poi camminiamo cioè scegliamo di non stare fermi, di andare verso un luogo, verso una persona, magari faticando a mantenere il ritmo veloce o lento imposto dal compagno di viaggio che, se è Dio, non si fa riconoscere come ha fatto Gesù con i discepoli di Emmaus. Proviamo a dialogare per metterci in relazione con gli altri per condividere pen-sieri e sentimenti, oppure per contrapporci e sostenere le nostre scelte.Impariamo anche a discutere con Dio, che vuol dire sentirlo vicino come un padre con il quale ci si confronta su una questione, un problema, un argomento; esponiamo il nostro punto di vista esprimendo il nostro consenso o dissenso per arrivare a una conclusione condivisa. Qualunque cosa si faccia, non possiamo, non dobbiamo stare fermi. Certo il nostro futuro è quanto mai incerto ed incute anche un po’ di preoccu-pazione; potrebbe venir voglia di isolarsi, di chiudersi, ma, se immaginiamo Dio come un compagno di viaggio che silenziosamente ci indica la via e si ferma con noi, non saremo soli nelle scelte di vita. Affrontiamo perciò il tempo che Dio ci concederà per condividere questo noto proverbio africano “Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi andare lon-tano, vai in compagnia”,Insieme, ma con Dio come silenzioso, ma sempre vicino compagno di viaggio, potremo andare lontano.

Angela Castelli

In copertina: Sommacologna

(foto di Orsola Genovese)

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nsiemeIC 3amminoinnsiemeIC2 editoriale Sommario

1 Camminare insieme (con Dio)... ci può cambiare la vita?

editoriale2 Il viaggio interiore,

per ritrovare sé stessi

la voce del Papa4 Spunti di riflessione

dall’udienza generale del 16 settembre

la diocesi in lutto7 Martire e testimone

della carità

la voce della Diocesi8 Suor Maria Laura

Mainetti BEATA!

11 Lettera del vescovo

la voce del parroco12 Torniamo con gioia

all’Eucaristia!

Saluto di don rocco14 Buon cammino,

don Rocco

Mondadizza, le Prese e Frontale17 Rendiconti 2019

accoglienza nuovo parroco18 Don Carlo Radrizzani

contributi19 La stretta di mano

Grest 202020 Benvenuti a bordo

della grande giostra della vita

estate sui monti24 Celebarzioni in

quota24 Il crocifisso de Li

merée

Vita parrocchiale28 Suore di Pineta29 Custodi e

collaboratori delle chiese

la forza della musica30 Gli straordinari

benefici della musica (anche) ai tempi del coronavirus

Mondadizza Music Week - 2ª ed.32 “Il virus della Musica

oltre il COVID”

cronachetta sondalina/136 Sondalo: esempio

positivo di integrazione

la voce della storia42 L’inizio delle

istituzioni economiche e sociali

Un libro da leggere 46 I Leoni di Sicilia

48 anagrafe: dal 1° giugno al 31 agosto 2020

Santa messa al cimitero50 I suffragi per i

defunti

ottobre, mese della carità52 Di tutto un po’

Funzioni religiose53 Calendario di

cammino

il viaggio interiore, per ritrovare sé stessi

Quasi come un ricordo lontano, la quarantena aveva chiuso di colpo porti, valichi, città, quartieri, case, non ci era rimasto che viaggiare con la fanta-sia, inizialmente una via di fuga in verticale. Giorno dopo giorno, il nostro

diario di bordo registrava sensazioni: quelle piacevoli, come le gare a distanza su chi fa il pane in casa più bello, l’eco delle chiacchiere tra balconi, le telefonate con gli amici, informazioni confortanti sugli infermieri e i medici di «reparti tranquilli». Ma anche sensazioni dolorose e tremende ravvisando la perdita di qualcuno che conoscevamo, che ci era caro. Abbiamo viaggiato tanto, e soprattutto interiormente, esplorando un territorio sconosciuto dove in ogni luogo e momento abbiamo dovuto mantenere una ca-pacità di apertura al nuovo, brutto o bello che fosse, una capacità di adattarci. E così abbiamo dato vita a un percorso di ricerca e di evoluzione personale per far luce sulle grandi domande che da sempre accompagnano l’essere umano: chi sono? da dove vengo? dove vado? Ci siamo resi conto, da perfetti ricercatori, che la nostra ultima meta era la per-sona stessa, l’io più segreto e profondo. È stata un’avventura interessante, una traiettoria verso l’interno, verso l’introspezione; abbiamo avvertito molto spesso che si è trattato di un viaggio rischioso durante il quale ci siamo imbattuti in pau-re, arrivando anche a perdere le nostre stesse mappe; il terreno in cui abbiamo viaggiato è stato psicologico, ma soprattutto spirituale e ci siamo resi conto che sì, il nostro ambiente sociale era importante, ma che in mancanza di questo, lo era anche il nostro micro universo emotivo, quello del cuore e della mente, quello personale con Dio. Abbiamo imparato a lasciare che il vento portasse via quello che non era neces-sario e, a volte anche il necessario, patendo dolore, persone sentimenti, dovendo affrontare la paura che suscita il vuoto generato dalla perdita. Abbiamo imparato da noi stessi a riconoscere quello che è nocivo, falso, cattivo e, che porta danno e sofferenza, e ad abbandonarlo; ma anche a riconoscere quello che è utile, meritevole e buono e, dopo averlo osservato e investigato, aver compreso che porta beneficio e felicità. E così ci siamo riconosciuti in spirito, in libertà, in figli di Dio. Il viaggio interiore deve continuare anche oggi, che abbiamo riacquistato la semi libertà; è troppo importante imparare a mantenerci puri, a valorizzarci e volerci bene, perché dobbiamo immagazzinare la forze che ci consentiranno di farlo, questo bene. Gli altri hanno più che mai bisogno di noi.

Roberta Cervi

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nsiemeIC 5la voce del Papala voce del Papa

Spunti di riflessione dall’udienza generale del 16 settembre

“La terra va contemplata e protetta e spetta a ciascuno di noi”Papa Francesco sta proseguendo il ciclo di catechesi nel

periodo di pandemia riaffermando che “chi vive per sfruttare la natura, finisce per sfruttare la gente”, mentre compito di tutti è custodire il creato “per dare un futuro alle nuove generazioni”. “il prendersi cura è una regola d’oro del nostro essere umani, e porta con sé salute e speranza”: è con questa citazione tratta dall’Enciclica Laudato si’ che ha preso il via la catechesi all’udien-za generale del 16 settembre nel Cortile San Damaso all’interno del Vaticano. Per guarire, anche dalla pandemia, bisogna curarsi e il suo pensiero va a quanti lo fanno quotidianamente occu-pandosi dei più deboli, spesso senza adeguato riconoscimento sociale, anche se c’è l’abitudine di lasciare da parte gli anziani, di abbandonarli. Prendersi cura di chi è ammalato è una ricchezza umana e anche cristiana. Ma la cura va rivolta anche alla terra e a ogni creatura. Tutte le forme di vita sono interconnesse e la nostra salute dipende da quella degli ecosistemi che Dio ha creato e di cui ci ha incaricato di prenderci cura. Abusarne, invece, è un peccato grave che danneggia e che fa male, che fa ammalare.

la coNteMPlazioNe aNtiDoto allo SFrUttaMeNtoÈ nella contemplazione della bellezza del creato che Papa Fran-cesco indica l’antidoto contro “questo uso improprio della nostra

casa comune”. Ma come mai non c’è un vaccino per que-sto, per la cura della casa comune, per non lasciarla da parte? C’è bisogno di silenzio e di ascolto per scoprire il bello che ci cir-conda e il valore di ciascuna creatura, che riflette un raggio della sapienza di dio. La contemplazione, dice, guarisce anche l’anima.Senza contemplazione è facile cadere in un antropocentrismo squilibrato e superbo, l’io al centro di tutto, che sovradimensiona il nostro ruolo di esseri umani, posizionandoci come do-

minatori assoluti di tutte le altre crea-ture. Una interpretazione distorta dei testi biblici sulla creazione ha con-tribuito a questo sguardo sbagliato che porta a sfruttare la terra fino a soffocarla. Sfruttare il creato, questo è il peccato. Crediamo di essere al centro, pretendendo di occupare il posto di Dio e così roviniamo l’armo-nia del creato, l’armonia del disegno di Dio.Al contrario noi siamo chiamati ad essere custodi della terra. Non possiamo pretendere di continuare a crescere a livello materiale senza prenderci cura della casa comune che ci accoglie. I nostri fratelli più poveri e la nostra madre terra gemono per il danno e l’ingiustizia che abbiamo provocato e reclamano un’altra rotta. Reclamano da noi una conversione, un cambio di strada, un prendersi cura anche della terra, del creato.

Nelle creatUre UN raGGio Della SaPieNza e Dell’aMore Di DioBisogna “recuperare la dimensione contemplativa”, saper guar-dare al creato come a un dono, non per il profitto. Contemplare è andare oltre l’utilità. Qui è il nocciolo del problema: contemplare è andare oltre l’utilità di una cosa. Contemplare il bello non vuol dire sfruttarlo: contemplare è gratuito. Tanti maestri spirituali han-no insegnato che tutta la natura ci conduce a Dio. Ad esempio, Sant’Ignazio di Loyola, alla fine dei suoi Esercizi spirituali, invita a compiere la “Contemplazione per giungere all’amore”, cioè a considerare come Dio guarda le sue creature e gioire con loro; a scoprire la presenza di Dio nelle sue creature e, con libertà e grazia, amarle e prendersene cura. Chi non sa contemplare la natura e il creato, non sa contemplare le persone nella propria ricchezza. E chi vive per sfruttare la natura, finisce per sfruttare la gente e trattarla come schiavi. Questa è una legge universa-le. Se tu non sai contemplare la natura, sarà molto difficile che saprai contemplare la gente, la bellezza delle persone, il fratello, la sorella. Tutti noi. È da questo sentire che deriva la consape-volezza di dover custodire e proteggere la casa comune. Chi sa contemplare, più facilmente si metterà all’opera per cambiare ciò che produce degrado e danni alla salute. Si impegnerà a educare e promuovere nuove abitudini di produzione e consu-

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nsiemeIC 7la diocesi in luttola voce del Papa

mo, a contribuire ad un nuovo modello di crescita economica che garantisca il rispetto per la casa comune, il rispetto per le persone. Il contemplativo in azione tende a diventare custode dell’ambiente, cercando di coniugare saperi ancestrali di culture millenarie con le nuove conoscenze tecniche, affinché il nostro stile di vita sia sostenibile.

ciaScUNo Di Noi è chiaMato a coNteMPlare e a ProteGGere Due sono dunque gli atteggiamenti che ci possono far cambiare direzione nel rapporto con la nostra casa comune: contempla-re e prendersi cura. Non dimentichiamo quel detto spagnolo: “dio perdona sempre; noi perdoniamo a volte; la natura non perdona mai”. Oggi leggevo sul giornale di quei due grandi ghiacciai dell’Antartide, vicino al Mare di Amundsen che stanno per cadere. Sarà terribile, perché il livello del mare crescerà e questo porterà tante, tante difficoltà e tanto male. E perché? Per il riscaldamento, per non curare l’ambiente, per non curare la casa comune. Invece, quando abbiamo questo rapporto “fraternale” con il creato, diventeremo custodi della casa comune, custodi della vita e custodi della speranza. C’è chi già lo fa come i popoli indigeni, “verso i quali abbiamo tutti un debito di riconoscenza, anche di penitenza, per ripara-re il male che abbiamo fatto loro”, ma anche a tanti movimenti, associazioni, gruppi popolari che si impegnano pensando alle generazioni future. A questo proposito qualcuno può dire: ‘Ma, io me la cavo così’. Ma il problema non è come tu te la caverai oggi, il problema è: quale sarà l’eredità, la vita della generazione futura?” Custodiamo, dunque, questo cammino. Ed è importante non delegare ad altri il compito di “diventare un ‘custode della

casa comune’, capace di lodare Dio per le sue creature, di contemplarle e di proteggerle”: spetta a ognuno di noi farlo.

Per UScire Da UNa PaNDeMia occorre cUrarSi e cUrarci a ViceNDaPer uscire da una pandemia occorre curarsi e curarci a vicenda. “Tutte le forme di vita sono interconnesse e la nostra salute dipende da quella degli ecosistemi che Dio ha creato, abusarne è un peccato grave che danneggia e che fa male. Che fa ammalare Non possiamo pretendere di continuare a crescere a livello materiale senza pren-derci cura della casa comune che ci accoglie”.

Sintesi da testi riportati su Vatican News

Martire e testimone della carità

Martedì 15 settembre, a Como, poco dopo le 7 è stato trovato privo di vita a San Rocco don

roberto Malgesini, ucciso da un uomo poi costituitosi alle forze dell’ordine. Don Roberto era nato a Morbegno nel 1969. Ordinato sacerdote nel 1998, era stato vicario prima a Gravedona e poi a Lipomo, dal 2008 era collaboratore della comunità pastorale Beato Sca-labrini. Sacerdote da sempre in prima linea ac-canto alle persone in difficoltà, schivo e defilato nello stile, non faceva mai man-care il suo sostegno a chi incontrava lungo la strada, costantemente e senza risparmio al servizio di ogni forma di fragilità umana.

Nella celebrazione eucaristica serale don Roberto è stato ricordato dal par-roco e dal diacono.

Riportiamo il commosso ricordo del vescovo e la partecipazione del Papa.

Il vescovo della Diocesi di Como mons. Oscar Cantoni esprime «profondo dolore e disorienta-mento per quanto accaduto, ma anche orgoglio verso questo nostro prete, che ha da sempre lavorato sul campo fino a dare la sua vita per gli ultimi».

Papa Francesco al termine della ca-techesi dell’udienza generale del 16 settembre ha rivolto il suo commos-so pensiero a don roberto Malge-sini, il sacerdote, collaboratore del-la Comunità Beato Scalabrini.

“Desidero ricordare in questo mo-mento don Roberto Malgesini, il sacerdote della diocesi di Como che ieri mattina è stato ucciso da una persona bisognosa che lui stesso aiutava, una persona malata di testa. Mi unisco al dolore e alla preghiera dei suoi familiari e del-la comunità comasca e, come ha detto il suo Vescovo, rendo lode a Dio per la testimonianza, cioè per il martirio, di questo testimone della carità verso i più poveri. Preghiamo in silenzio per don Roberto Malge-sini e per tutti i preti, suore, laici, laiche che lavorano con le persone bisognose e scartate dalla società”.

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nsiemeIC 9la voce della Diocesila voce della Diocesi

Suor Maria laura Mainetti beata!

Il 19 giugno 2020 il Papa ha autorizzato la Congregazione delle cause dei santi ad emettere il decreto che riconosce il martirio di Suor Maria Laura Mainetti. La celebrazione di beatificazione

si terrà il prossimo 6 giugno 2021 a Chiavenna. Si è concluso quindi positivamente l’iter per la beatificazione dell’eroica suora, uccisa, come tanti ricorderanno, il 6 giugno dell’Anno Santo 2000 in via Poiatengo, a Chiavenna, da tre ra-gazze minorenni. L’iter aveva avuto inizio con la parte diocesana (23 ottobre 2005) per volere del vescovo Alessandro Maggiolini, uno dei più convinti sostenitori della bontà dell’iniziativa. Riportiamo una riflessione sul significato dell’evento di Mons. Ambrogio Balatti, all’epoca arciprete di Chiavenna e testimone diretto dei fatti.

Sono molte le persone che guardano a suor Maria Laura con grande ammirazione e crescente venerazione, consapevoli che la sua tragica fine costituisce davvero una testimonianza cristiana di grande spessore, un esempio forte, anzi, “una Parola di Dio da gridare al mondo” come ha detto la Superiora Generale delle Figlie della Croce, la sua Congregazione. Suor Maria Laura è un regalo del Signore! Questa è la percezione che molti hanno. Sul piano umano e cristiano.In effetti, se la morte tanto sconvolgente di suor Maria Laura, rivela, da una parte, l’abisso e l’oscurità del male, dall’altra ma-nifesta la grandezza e lo splendore dell’amore che si dona fino a perdonare chi ti sta uccidendo.Un gesto “sovrumano” comprensibile solamente nell’ottica della fede. Non a caso il martirio è considerato in se stesso un miracolo del Signore, un segno evidente della Sua grazia soccorritrice e santificante. Che tuttavia opera nella concretezza dell’umanità di ognuno di noi.In questo senso possiamo senz’altro pensare che la prima spinta per il suo atto di coraggiosa donazione, suor Maria Laura l’ha ricevuta dal suo forte senso di umanità, dalla tenerezza del suo cuore, dall’amore per la vita dei bambini, dalla sua spiccata at-tenzione alle madri in difficoltà (una nostalgia che le era rimasta fin da piccola non avendo potuto conoscere sua madre, morta pochi giorni dopo aver dato alla luce lei, Teresina Mainetti poi

diventata suor Maria Laura).Davanti all’urgente richiesta di aiuto che le veniva da una ragazza che diceva di essere rimasta incinta dopo aver subito una vio-lenza sessuale, suor Maria Laura non poteva rifiutarsi. Per nes-sun motivo. Non se lo sarebbe mai perdonato. Lei che era solita dire davanti alle frequenti richieste, talvolta perfino esagerate, di persone bisognose “È il mio Gesù che mi chiama”, non poteva certamente rifiutarsi di dare il proprio aiuto in un caso drammatico come quello che le era stato prospettato.Ci ha creduto fino in fondo. Non poteva immaginare che era solo un tremendo, diabolico inganno architettato unicamente per ucciderla!La Chiesa ora, giustamente, con la glorificazione di Suor Maria Laura riconosce la grandezza della sua straordinaria testimo-nianza cristiana: è una grazia per tutti, anche per coloro che l’anno uccisa.La Sapienza di Dio -come ci ricorda San Paolo - è incomprensibile agli uomini e la sua grandezza, la sua onnipotenza non è misu-rabile con il metro degli uomini e per questo la sua impotenza, la sua debolezza, ci appaiono incomprensibili (1 Cor. 1,25).Lo sapeva bene anche Suor Maria Laura, tant’è vero che in una delle sue ultime lettere, spedita ad una famiglia provata da un grave lutto, a motivo dell’uccisione di una persona cara, scriveva: “Chi siamo noi da dover sondare, spiegare, capire i progetti di Dio Padre che si realizzano anche a partire dalla cattiveria umana? È stato così anche per Gesù. E tutto avviene secondo un progetto di amore e di salvezza.”Davanti alla tragica conclusione della vita di suor Maria Laura, e, soprattutto in considerazione del suo eroico ed esemplare sacrificio d’amore, fino al perdono, ci si è domandati: come ha potuto raggiungere un grado così alto di perfezione cristiana? Dove ha trovato la forza?A quel punto è stato inevitabile andare a verificare la sua vita privata, il suo percorso fami-liare e religioso. Si sono dovuti leggere gli scritti, gli appunti, i diari; sono state interpellate le consorelle e tutti coloro che la conoscevano bene, a partire naturalmente dai familiari.Per scoprire che, in effetti, il martirio non era capitato per

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nsiemeIC 11la voce della Diocesi

caso: per suor Maria Laura si può dire, a ragion veduta, che esso è la logica con-clusione di una vita spesa al servizio amo-revole dei fratelli. Una vita per di più già offerta totalmente al Signore con la convin-ta scelta della speciale consacrazione tra le suore delle Figlie della Croce. Il frutto delle ricerche, raccolte dalla consorella suor Beniamina Mariani è confluito nel libro stampato dall’Editrice San Paolo che ha come titolo“Maria Laura Mainetti, la suora di Chia-venna, Figlia della Croce”.Leggendo i suoi scritti e conoscendo direttamente anche quello che ella dice-va fino a poco prima della tragedia, c’è quasi da pensare che Dio la stesse pre-parando al martirio. Ricordo per esem-pio l’entusiasmo con cui aveva seguito

alla televisione la commemorazione dei Martiri del XX secolo, voluta da Giovanni Paolo II nel corso dell’Anno giubilare e celebrata al Colosseo. Parlandomene suor Laura disse: “Certo, noi ci diamo da fare, ma non diamo mai tutto noi stessi. Questo è possibile solo nel martirio”.Così pure una confidenza rilasciata da suor Lucia, una delle consorelle vicine a lei. Suor Maria Laura andava tutti i giorni a fare una visita all’Ospedale di Chiavenna; un giorno in cui stava male, suor Lucia cercò di farla desistere dal suo proposito: “Non vedi che stai male, non succede niente se una volta non vai”. E suor Laura “Si sto male, ma non ho ancora dato il sangue”. Un modo di dire, certo, ma sulla sua bocca aveva il significato di un presagio.E c’è da rimanere strabiliati se si pensa alle letture dell’ultima Messa alla quale Suor Maria Laura ha partecipato al mattino del giorno della sua morte. “Non ritengo la mia vita meritevole di nul-la, purchè conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore, di rendere testimonianza al messaggio della grazia del Signore” (Atti 20,24 prima lettura) “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo…Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare” (Vangelo di Giovanni 17, 1.4).Anche qui, si può dire che siano solo coincidenze. Ma fanno riflettere, ancor più se messe insieme a tanti indizi di altro genere.

Mons. Ambrogio Balatti

la voce della Diocesi

lettera del vescovocariSSiMi iNSeGNaNti e Voi PerSoNale ScolaStico, cariSSiMi StUDeNti e FaMiGlie,vi sono particolarmente vicino in occasione della ripresa del nuovo anno scola-stico che si apre con tante incognite, ma preparato con grande laboriosità. Ab-biamo vissuto dei mesi particolarmente impegnativi, che mai avremmo pensato di dover affrontare. All’improvviso tutto si è fermato, anche le scuole, e ci siamo ritrovati rinchiusi nelle nostre case, tutto questo per tutelare noi stessi e gli altri. Il corona virus ha messo in risalto, tuttavia, in modo evidente, che siamo un’uni-ca comunità umana, che siamo “tutti sulla stessa barca” e che la fraternità è la vera ancora per poter restare saldi anche quando il mare delle nostre certezze si trova agitato e inquieto.La pandemia, inoltre, ha aperto la strada per nuove strategie, quali ad esempio la didattica a distanza, evidenziando nello stesso tempo la necessità di appren-dere il buon uso degli strumenti digitali. Tra pochi giorni le porte delle nostre scuole si riapriranno, anche grazie al lavoro prezioso e spesso nascosto del personale scolastico, dei dirigenti, degli insegnanti che si sono spesi in modo esemplare per mettere in atto tutte le misure necessarie per garantire le lezioni in tutta sicurezza. Ad essi va il nostro grazie più sentito e sincero. Vi ritroverete a ripercorre di nuovo insieme un tratto del cammino, e spero che l’assenza dei mesi scorsi abbia alimentato il desiderio di crescere nella conoscenza, nella profondità delle relazioni e nella capacità di vivere insieme tra insegnanti, studenti e le loro famiglie. A volte proprio quando una realtà ci viene tolta ne scopriamo il valore e l’importanza.Il termine “scuola”, lo sappiamo bene, non è sinonimo di trasmissione di con-tenuti fini a stessi, ma si tratta di un vero e proprio “mondo” nel quale si educa la speranza e attraverso le nuove conoscenze si apprende l’arte preziosa di costruire il bene comune, ossia una società dove le differenze vengono valoriz-zate, dove i più fragili sono sostenuti e incoraggiati e la legalità è considerata una delle forme più vere della solidarietà. Lo scopo della scuola è di aiutarci a non essere ripiegati su noi stessi, ma ad allargare gli orizzonti della mente e del cuore per scoprire le meraviglie di un mondo meraviglioso che Dio ci ha donato e ci chiede di custodire insieme ai nostri fratelli.Con questo sguardo rinnovato e carico di fiducia, vi auguro di vivere un’espe-rienza scolastica vera e profonda, dove si possa creare tra alunni e insegnanti e famiglie quella sinergia di lavoro e di umanità che renderà questi anni preziosi e indimenticabili, proprio perché rappresentano il tempo in cui si “semina il futuro” di quella vita piena e abbondante che tutti desideriamo costruire.

Oscar Cantoni

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nsiemeIC 13la voce

del parrocola voce del parroco

torniamo con gioia all’eucaristia!

Faccio mia, e la condivido con voi, l’esor-tazione con la quale il cardinal Sarah, prefetto della Congregazione per il culto

divino e la disciplina dei sacramenti, ha inti-tolato la lettera indirizzata ai presidenti delle Conferenze episcopali per invitare tutti a ri-scoprire l’incontro gioioso con Cristo nella celebrazione eucaristica.Sono passati alcuni mesi da quando, in que-sto tempo particolare, è stato nuovamente possibile ritrovarci insieme per vivere l’Euca-ristia, “in presenza”, nell’incontro con il Dio incarnato che si è consegnato a noi non in

modo virtuale, ma realmente, dicendo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (Gv 6,56). Il tempo di privazione ci ha fatto comprendere la ricchezza dell’Eucaristia? Per la nostra riflessione, ci possiamo lasciar guidare dai nostri fratelli martiri di Abitene che, agli inizi del IV secolo, di fronte alla condanna a morte, con serena determinazione rispondevano ai giudici: «Sine Dominico non possumus».Senza la Domenica non possiamo vivere. Quanta ricchezza di significati possiamo trarre da questa semplice espressione. Ve ne offro alcuni, prendendoli in prestito proprio dalla lettera che ho citato poco sopra: - non possiamo vivere senza la parola del Signore, che prende corpo e diventa

viva nella celebrazione;- non possiamo vivere senza partecipare al Sacrificio della Croce, in cui il Signore

Gesù si dona per salvare l’uomo che era morto a causa del peccato;- non possiamo vivere senza partecipare al banchetto dell’Eucaristia, la mensa alla

quale siamo invitati dal Signore come figli e fratelli per ricevere lo stesso Cristo, presente in quel Pane di vita che ci sostiene nel nostro pellegrinaggio;

- non possiamo vivere senza la comunità cristiana, che è la famiglia del Signore. Necessitiamo realmente di incontrare i fratelli con i quali condividiamo la figliolanza di Dio, la ricerca della santità e della salvezza delle anime;

- non possiamo vivere senza la casa del Signore, che è casa nostra, senza i luoghi

santi dove siamo nati alla fede, dove abbiamo scoperto l’abbraccio misericordioso del Signore che rialza chi è caduto, dove abbiamo consacrato la nostra vocazione personale, dove abbiamo supplicato e ringraziato, gioito e pianto, dove abbiamo affidato al Padre i nostri cari che hanno completato il pellegrinaggio terreno;

- non possiamo vivere senza il giorno del Signore, che dà senso e luce piena al succedersi del lavoro e delle nostre responsabilità quotidiane.

Siamo quindi chiamati, forti della ricchezza del giorno del Signore, a diffondere la fragranza di Gesù, dovunque andiamo. Ci lasciamo aiutare ad essere riflesso luminoso della vita del Cristo con la preghiera del santo cardinal Newman, che il cardinal Krajewski ha proposto nel suo discorso al termine della messa di suffragio per don Roberto Malgesini, martire della carità:

Caro Gesù, aiutami a diffondere la Tua fragranza ovunque vada, inonda la mia anima con il Tuo Spirito e la Tua Vita. Penetra e possiedi tutto il mio essere, così completamente che la mia vita non sia che un riflesso luminoso della Tua. Risplendi attraverso di me, e sii così presente in me, che ogni anima con cui vengo a contatto sperimenti la Tua presenza nella mia anima. Che alzino gli occhi e vedano non più me, ma Gesù soltanto! Rimani con me, e allora comincerò a risplendere come Tu risplendi; risplendere in modo da essere luce per gli altri. La luce, o Gesù, proverrà tutta da Te; niente di essa sarà mia. Sarai Tu a risplendere sugli altri attraverso di me. Fa’ che, così, io ti lodi nel modo che più ami: risplendendo di luce su coloro che sono attorno a me. Fa’ che ti annunci senza predicare, non a parole, ma con l’esempio, con una forza che trascina, con l’influenza benevola di ciò che faccio, con la pienezza tangibile dell’amore che il mio cuore porta per Te. Amen.

Auguro a tutti, con la benedizione del Signore, un buon cammino perché, insieme, possiamo annunciarLo non solo con le parole, ma con il nostro esempio e la nostra influenza benevola. Interceda per noi la beata Vergine Maria, auxilium christianorum, perché sappiamo essere testimoni del Risorto e annunciatori della speranza della vita eterna.

don Giacomo

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nsiemeIC 15Saluto di don roccoSaluto di don rocco

buon cammino, don rocco

Carissimi lettori del bollettino “Insieme in Cammino”, con gande dispiacere dopo due anni di permanenza nella

Comunità Pastorale di Sondalo, Monda-dizza, Le Prese e Frontale, devo salutarvi perché, come ormai penso tutti sapete, il 19 settembre ho fatto l’ingresso nella Co-munità Pastorale di Livigno e Trepalle.In questi due anni che ho collaborato con il parroco don Giacomo e i collaboratori don Gianfranco prima e don André dopo, ho potuto incominciare a conoscervi soprat-tutto attraverso l’esercizio del mio ministe-ro sacerdotale che ho cercato di svolgere come meglio potevo, ma certamente con i miei limiti umani che non mi avete di cer-

to fatto pesare. In questi anni ho potuto crescere come uomo, ma soprattutto come sacerdote. Di questo periodo sicuramente mi ricorderò del mio apostolato all’ospedale Morelli a contatto

diretto con la sofferen-za di tante persone: da alcune ho ricevuto dei begli esempi di fede nell’accettazione della loro malattia an-che terminale. Come dimenticarmi anche degli anziani nelle loro case e nella casa di riposo e dei loro familiari e operatori sanitari? E poi anco-ra dei ragazzi e delle ragazze del catechi-smo e delle catechi-ste? Ho passato con voi anche il periodo più angoscioso del-la pandemia da Co-vid19 quando con il lockdown (confi-namento) i contatti esterni erano pres-soché nulli. Ho cer-cato con la bene-dizione Eucaristica giornaliera fuori dal sagrato della chie-sa di Frontale e an-che con i mezzi di comunicazione di farvi sentire la mia vicinanza, ma soprattutto la vicinanza di Dio.Tra poco anche i ragazzi e le ragazze che avevano cominciato con me e Loredana Corsini la preparazione a ricevere la Prima Comunione e la Cresima si accosteranno a questi fondamentali Sacramenti che sono molto importanti per noi Cristiani perchè ci aiutano a vivere e a crescere sempre di più nella santità. È im-portante che ognuno di noi s’impegni a collaborare con il Signore che si dona a noi, perseverando nella preghiera, andando alla Santa Messa domenicale e fuggendo il male.

Celebrazione di saluto a Sondalo

Don Rocco riceve in dono dalla comunità di Mondadizza un orologio in legno

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nsiemeIC 17Mondadizza,

le Prese e FrontaleSaluto di don rocco

Purtroppo, in quel giorno così im-portante, non potrò esserci, ma assicuro la mia vicinanza con la preghiera fervorosa ad ognuno di voi e per tutti i vostri cari.Questi due anni sono stati una bella tappa della mia vita, duran-te la quale si sono create nuove relazioni di amicizia e fraternità, relazioni che non devono finire, ma attraverso la preghiera devo-no crescere e fortificarsi, anche quando la distanza ci separerà fi-sicamente, perché il Signore per mezzo dello Spirito Santo crea relazioni durature.Allora nel ringraziare tutti i sacer-doti, il diacono e i vari collabora-tori della Comunità Pastorale e tutti i fedeli che concordemente

mi hanno fatto sentire il loro affetto nel salutarmi, non posso che assicurarvi il mio ricordo costante nelle preghiere e nella cele-brazione della Santa Messa.Augurandovi ogni bene nel Signore e mettendovi sotto il manto della Beata Vergine Maria, vi saluto cordialmente nell’attesa di ricontrarci presto in piacevoli circostanze.

don Rocco

rendiconti 2019MoNDaDizza

Al 31 dicembre 2019 la parrocchia S. Giovanni Battista aveva la dispo-

nibilità di € 13.304,00. Nel cor-so dell’anno 2020 è venuta a maturazione la possibilità di sostituire i serramenti esterni della casa parrocchiale per una spesa complessiva di cir-ca € 20.000 euro che si stanno pagando in questi giorni.

le PreSe e FroNtaleNell’anno 2019 le parrocchie di Le Prese e Frontale hanno chiuso il loro rendiconto in atti-vo: Le Prese ha avuto un attivo di € 15.193,04 e Frontale di € 1.055,22. Il saldo bancario della parroc-chia di le Prese al 31 dicem-bre 2019 era ancora passivo di € 8.747,05. Il saldo bancario al 31 dicem-bre 2019 della parrocchia di Frontale era attivo di € 4.097,63.Le Prese deve il suo rendicon-to positivo all’ultima rata del contributo CEI ricevuto per i lavori di restauro della facciata della Chiesa che ammontava a € 14.279,00, ma anche alla generosità di alcune persone che vorrebbero vedere restau-rata la statua lignea di San Got-tardo risalente al XVI secolo e

che apparteneva alla vecchia Chiesa resa inagibile dall’allu-vione del 1864. A tale scopo sono stati raccolti € 5.000,00, speriamo di veder realizzato al più presto il loro desiderio. Come lavori straordinari in casa parrocchiale a Le Prese è stata sostituita la caldaia per una spesa di € 5.134,16. La Parrocchia di Frontale rin-grazia l’Associazione Giovani Frontale “Gli Sgangherati” che quest’anno ha offerto, a loro spese, i lavori di sistemazione del garage annesso alla casa parrocchiale per una spesa to-tale di € 25.300,00.

Don Rocco saluta la comunità

di Frontale

Un gruppo di fedeli accompagna

don Rocco nelle parrocchie di Livigno

e Trepalle

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nsiemeIC 19 contributiaccoglienza nuovo parroco

Don carlo radrizzaniParroco di Frontale e Le Prese

Domenica 20 settembre ha compi-to il suo ingresso nelle parrocchie San Lorenzo di Frontale e San

Gottardo di Le Prese il nuovo parroco don Carlo Radrizzani. Il rito di immissio-ne, avvenuto nella chiesa di Frontale, è stato presieduto dal Vicario generale della Diocesi don Ivan Salvadori. Hanno concelebrato il vicario foraneo don Gian-luca Dei Cas, don Simone Trabucchi, don Giacomo e il diacono Enzo. Il saluto di benvenuto è stato porto dal sindaco. Don Carlo proviene dalle par-rocchie di Novate e Campo Mezzola.

la stretta di mano

Le informazioni che possono essere trasmesse con una stretta di mano sono davvero molte. Nella storia questo gesto era stato usato per mostrare amicizia, concludere affari com-

merciali, indicare devozione religiosa…La stretta di mano è un gesto perlopiù di saluto e può indicare ringraziamento, accordo, congratulazioni. L’usanza risale all’anti-chità: ne abbiamo conferma su rappresentazioni esterne di vasi, su pietre tombali e lastre in pietra, in scene di matrimoni, accordi tra Dei, giovani guerrieri in procinto di andare in guerra e pure in letteratura vi sono tracce nell’Iliade e nell’Odissea. In Europa il suo uso era consueto tra i Signori di famiglie differenti: stringersi l’avambraccio confermava che non c’erano armi bianche nasco-ste nella manica. Nel corso dei secoli il saluto si è modificato in quello che conosciamo oggi. L’epidemia del Coronavirus ci ha costretto ad evitare la stretta di mano, i baci sulla guancia e gli abbracci con altri gesti che svolgono la stessa funzione, ma senza la necessità di un contatto fisico, toccarsi gomito-gomito, un piccolo inchino o mani giun-te oppure un semplice ciao. La stretta di mano è divenuta, col Covid19 potenzialmente pericolosa, poiché è ritenuta da molti medici ed esperti di tutto il mondo, possibile trasmissione di contagio. Evitare un comportamento così abituale e spontaneo si è rivelato più facile a dirsi che a farsi, visto che a moltissimi di noi viene naturale poiché essa rappresenta sempre una connessione positiva tra due persone. Uno studio di Henry Siddons in un manuale del 1807 la de-finiva un’azione che “unisce tra loro un’estremità del corpo umano”, un gesto “ricco di si-gnificati, perché la mano è la lingua attraverso cui esprimiamo cordialità e buone intenzioni.”Chissà se, terminata questa pandemia mondiale, potremo ritornare a stringerci la mano e a recuperare quel contatto così umano e benefico al corpo e mente …

Adelina Della Bosca

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nsiemeIC 21Grest 2020Grest 2020

benvenuti a bordo della grande giostra della vita

Nemmeno in tempo di Covid, l’Oratorio di Sondalo si è fer-mato. Anche quest’anno per l’attività estiva si è riusciti ad organizzare il GREST per bambini e ragazzi delle Parroc-

chie di Sondalo, Mondadizza, Le Prese e Frontale. Grazie alla collaborazione fra Parrocchia e Centro di aggregazione giovanile comunale, più di 60 ragazzi, su due turni, hanno potuto parteci-pare allo SPeCial greSt 2020. Il titolo della proposta diocesana “SUMMER LIFE – PER FARE NUOVE TUTTE LE COSE” è stato rivisitato creando una proposta che è diventata occasione per ripartire e puntare ad una crescita morale e perché no, anche spirituale dei nostri giovani. Quest’an-no con l’aiuto di animatori, educatori ed adulti si è voluto proprio LASCIARE UN SEGNO di responsabilizzazione e di rispetto nei confronti di tutti e di tutto!

Il percorso è stato pensato come una strada da percorrere che prendeva in considerazione questi aspetti:• il dono della vita: mamma, papà e il Battesimo.• io valgo! L’essere me steso perché io ho un ruolo, io ho una

responsabilità!• Chi sono io? È impossibile sfuggire al passato, scappare dalle

proprie origini.• l’amicizia: il valore di relazionarsi, anche se diversi.• il rispetto: l’errore, il perdono, la riconciliazione.• il Sacrificio: una sicura ricompensa.

haKUNa Matata: SeNza PeNSieri, Ma reSPoNSabili!il grande Cerchio della vita: l’amore è motore di vita!Nonostante i numeri minori rispetto all’anno precedente, molti sono stati gli sforzi che si sono dovuti mettere in campo sia in fase organizzativa che in fase attuativa; ma il risultato raggiunto ha fatto dire ai partecipanti, agli animatori e alle famiglie che “tUtto È andato Molto Bene!”.

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nsiemeIC 23Grest 2020Grest 2020

Le normative anti covid hanno imposto parecchie restrizioni: la gestione di piccoli gruppi, il triage con la misurazione della febbre giornaliero, il continuo richiamo al distanziamento fra i bambini ed i ragazzi che per loro indole necessitano di contatto fisico, la mascherina per organizzatori e fruitori, i protocolli di prevenzione, la sanificazione, la pulizia degli spazi e degli oggetti . Importante e partecipata la fase preparatoria che ha visto coinvolti in più riu-nioni animatori e volontari in corsi di formazione sulle misure anti covid. Questa intensa attività collaborativa e organizzativa (prin-cipalmente dedicata alla formazione dei gruppi, alla program-mazione dei turni e delle attività da proporre) fra i vari operatori (educatrici della Cooperativa Stella Alpina, collaboratori volontari e animatori della Parrocchia, Gruppo Alpini Sondalo…) ha fatto in modo che bambini e ragazzi abbiano avuto la possibilità di poter vivere momenti di gioco e di incontro, ma soprattutto di riflessione “Per fare nuove tutte le cose …” ha preso lo spunto partendo da una delle tante affascinanti ed emozionanti storie di animazione della Walt Disney: una storia di Crescita, una storia di valori, una storia di riflessione. Le dinamiche che hanno ispirato l’organizzazione del nostro Grest, soprattutto in questo difficile momento, sono state ancora più evidenti e pregnanti:• l’aspetto educativo di accompagnamento dei ragazzi a vivere

un momento di crescita e di comunione sia nei momenti di gioco che nei momenti di riflessione;

• l’aspetto ludico e ricreativo di tipo comunitario che quest’anno è venuto a mancare a causa dell’interruzione della scuola a partire dalla fine del mese di febbraio;

• l’aspetto religioso nei momenti di preghiera e di condivisione;• l’aspetto dello stare vicini alle famiglie che spesso vedono en-

trambi i genitori costretti a lavorare e che hanno bisogno di un luogo e soprattutto di persone che li possano accompagnare nel cammino di crescita dei loro figli.

Variegate e stimolanti le attività svolte: uscite a piedi alla scoperta del territorio comunale, biciclettate lungo il sentiero Valtellina, cinema a tema, laboratori manuali con artigiani del luogo, labo-ratori creativi, giochi nuovi, inventati ad hoc dagli animatori, molto apprezzati e coivolgenti come Caccia al “bui” tra le fontane di Sondalo e Cluedo itinerante tra le vie del paese, giochi d’acqua e molto altro, fino a terminare con una bella festa e la premiazione della squadra vincente, come solito fare anche in passato. Un grazie particolare a don Giacomo che, come sempre, si è messo in gioco con tanta umiltà e spirito di servizio ascoltando e indiriz-zando ciascuno degli attori di questo “Special Grest”. Un grazie particolare ai giovani animatori che hanno voluto spen-dere una parte della loro estate mettendosi al servizio dei più piccoli. Un grazie anche a tutti gli adulti, educatori e volontari che, con le competenze e differenze, hanno saputo fare vivere un momento di serenità e di fraternità ai nostri bambini e ragazzi.… e che la giostra della vita possa continuare a girare …

Un papà e una mamma

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nsiemeIC 25 estate sui montiestate sui monti

celebrazioni in quota

2 aGoSto - MaDriSc

4 lUGlio - Fo

23 aGoSto - SaN berNarDo

15 aGoSto - eScIl giorno di Ferragosto nel pomeriggio in locali-tà Esc, don Giacomo ha benedetto un “ricordo” realizzato in memoria di Gianfranco Pietrobo-ni, deceduto all’inizio di quest’anno. È stata l’oc-casione per condividere un momento conviviale-fra amici e famigliari del Monasc.

il crocifisso de li merée iNForMazioNi raccolte e coNDiViSe Da elio PaSqUiNoli e GiaNlUca Dal Pozzo

Il 20 giugno di quest’anno, dopo essere stato restaurato (vedi foto a pagina successiva), è stato benedetto dal diacono Enzo, alla presenza di molti proprietari di abitazioni dell’alpeggio,

l’antico crocifisso de Li merée già presente in quel luogo circa 80 anni fa. Il diacono ha letto la poesia incisa sui sassi che si trovano sulle pasture e che è riportata in fondo alla pagina. Nei pressi del crocifisso, in passato, durante la transumanza, si sostava per chiedere la benedizione sulle persone e sul bestiame che era la principale fonte di sostentamento delle famiglie.

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nsiemeIC 27 estate sui montiestate sui monti

Partendo da Mondadizza, dopo circa un’ora e mezza di cammino lungo la valle, si arriva a un bivio dal quale si dipartono due sentieri che portano rispettivamente a Dom-

baston e Li merée. Il sentiero che porta a Domba-ston è faticoso e irto, mentre quello che porta a Li merée sale più in piano lungo la valle, ma poi gira a sinistra e permette di raggiungere le baite di Dombaston. In passato la transumanza delle mucche avveniva prevalentemente lungo quel sentiero meno impervio passando proprio vicino al crocifisso. I valligiani di Dombaston pascola-vano le mucche nelle pasture (li piègna) che si trovano a circa mezz’ora di cammino dalle baite, dove si possono ammirare alcune rocce sulle quali e incisa una poesia scritta da Rino Pianetti (il Pittore della realtà 1920 – 1992). Dalle pasture poi il sentiero di sinistra porta al Corno, mentre quello di destra porta al passo di Dombaston e quindi in Val Grande.

Quando di civiltà sei empio e dal progresso annientato.Quando di politica l’ani-mo hai contorto, perso l’orientamento ed il timor di Dio. Quando nulla più ti appaga, invaso di tristez-za, vuoto di sentimento e privo di verità. Allora, se ancora sei in tempo, ri-corri a questa pace.

Con umiltà china il capo alla maestà di questi monti.

Ascolta il silenzio del cielo, il linguaggio del vento, il canto della fonte, inebriati di questi colori.Béati di questa summa.In questo concerto ti ritroverai uomo, riscoprirai il pianto, il sorriso, la gioia di vivere.Ricrederai che al di là e al di sopra del volere degli uomini esiste un’unica, asso-

luta, inconfutabile realtà: l’amore. Rino Pianetti

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nsiemeIC 29Vita parrocchialeVita parrocchiale

Suore di PinetaDoMeNica 5 lUGlioSuor Rosa e suor Pia hanno ricordato nel-la celebrazione eu-caristica i 60 anni di professione religiosa; erano presenti anche le responsabili della Congregazione vero-nese.Le Sorelle della Miseri-cordia sono a Sondalo da oltre 70 anni per il servizio al Villaggio sa-natoriale e dal 1954 a Pineta di Sortenna. Il

sanatorio privato fu acquistato e in un tempo successivo trasfor-mato in Centro di spiritualità con importanti lavori di ristruttura-zione.Attualmente la presenza è di poche unità che vivono con la nostra comunità la S. Messa domenicale.

la comunità parrocchiale si unisce nel ringraziamento al Si-gnore per il dono della loro vocazione.

custodi e collaboratori delle chieseLe S. Messe estive ce-lebrate nelle frazioni hanno registrato una buona partecipazione di fedeli.

don giacomo coglie l’occasione per rin-graziare tutte le per-sone che con dedizio-ne si impegnano per la pulizia e il manteni-mento del decoro dei luoghi sacri.

(Continua nel prossimo numero)

MiGioNDo

SoNtiolo

MaDoNNa Della NeVe

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nsiemeIC 31la forza della musicala forza della musica

La forza delle note supera le distanze ed è segno di condivisione. La sua forza si è ben sentita nel periodo

delle restrizioni del coronavirus e anche successivamente quando i giovani han-no voluto condividere la socialità a tem-po di musica. È risaputo che la musica ha un effetto terapeutico scientificamen-te provato, perché provoca il rilascio di dopamina, l’ormone del piacere e fun-ziona anche da analgesico. Cantare è una consolazione. Confina in un angolo la tristezza, almeno per un po’. La biochimica prova a spiegarlo con un’abbinata di composti prodotti nel cervello quando si dispiega la voce: le endorfine e la dopamina, molecole inondano di benessere e anestetizzano il dolore.

Nel periodo dei giorni sospesi del co-ronavirus silenzioso del lockdown, da un balcone all’altro, gli Italiani si sono passati abbracci di note, hanno cantato e commosso il mondo. Viene in mente la frase di uno psicologo, William James: “non si canta perché si è felici; si è felici perché si canta». L’Italia, il nostro Paese dove è nato il melodramma si è inventato anche la musica urbana degli affacci, struggente tanto quanto le arie di Puccini. Anche a Sondalo si è sentita una tromba che suonava l’inno di Mameli e, a conclusione dell’isolamento, Ban-daInsieme ha re-iniziato le prove set-timanali all’aperto con uno struggente “fratelli d’Italia”. E mentre le manifestazioni estive di ag-gregazione si sono interrotte brusca-

mente due iniziative “a base di musica” hanno rallegrato il nostro paese: i con-certi all’interno della seconda edizione della Music week di inizio agosto a Mon-dadizza (vedi servizio pagg. 32-35) e Conversazioninmusica, artisti dietro le quinte, un’idea originale ideata dal ma-estro di BandaInsieme Ivan Bontempi e dal maestro dell’Orchestra Antonio Vivaldi Lorenzo Passerini in collabora-zione con l’Ufficio Scolastico Territoriale di Sondrio, l’Associazione Amici della Musica, la Comunità Pastorale e l’Avis comunale per avvicinare il pubblico alla comprensione e all’approfondimento dell’arte musicale. Partendo dal genio Beethoven con la sua famosa Quinta sinfonia, passando a scoprire il ruolo del direttore d’orchestra, si è arriva-ti ad apprezzare e riconoscere le pecu-liarità delle bande viste come orchestre del nuovo millennio e a compiere rifles-sioni sull’educazione alla musica nella scuola di oggi.

E a Sondalo, quest’estate, la musica è risuonata, ha creato condivisione e ral-legrato la comunità.Prendendo spunto da Beethoven, di cui quest’anno ricorre il 250° dalla nascita, “Dove le parole non arrivano... la mu-sica parla.”

Angela Castelli

Gli straordinari benefici della musica (anche) ai tempi del coronavirus

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nsiemeIC 33Mondadizza

Music Week - 2ª ed.Mondadizza Music Week - 2ª ed.

“il virus della Musica oltre il coViD”a cura di Angela Castelli

La gioia e la passione anticipate dalla pia-nista sig.ra Enrica

Ciccarelli, dopo il periodo di silenzio (purtroppo non solo musicale) seguito al lockdown, sono risuonate nella frazione di Monda-dizza attraverso la musica e l’entusiasmo di giovani

artisti, alcuni già cono-sciuti nell’edizione della scorsa estate, altri che sono stati una piacevole e graditissima sorpresa.Le cautele sanitarie per gli spettatori, molto ben gestite attraverso le pre-notazioni dei posti, hanno garantito al pubblico una fruizione rilassata e con-divisa di gradevoli serate musicali emotivamente coinvolgenti attraverso brani eseguiti in modo curato ed originale dai giovani esecutori che partivano da Beethoven, passando per l’Ottocento, poi il Novecento e infine da Vivaldi a Piazzolla con un omaggio a Ezio Bosso

L’accoglienza degli abi-tanti di Mondadizza verso questi giovani talenti si è confermata come punto di forza per rafforzare vincoli di rispetto e ammirazione per il talento e i sacrifici dei ragazzi.L’organizzatrice e coordi-natrice dell’evento ha più volte rimarcato l’affetto verso la frazione di cui la madre è originaria, ma ha anche spesso stimolato il pubblico ad apprezzare i giovani che hanno por-tato una ventata di “mu-sica classica giovanile”: pare un ossimoro poiché, spesso, erroneamente, si accosta la musica classi-ca alla musica colta rivol-ta ad un pubblico anzia-no: nulla di più sbagliato. E le parole dei ragazzi (riportate nelle interviste a fianco) ve lo dimostre-ranno!Vengo sollecitata dalla sig.ra Ciccarelli, organiz-zatrice dell’iniziativa Mu-sic Week 2020, ad inter-vistare i ragazzi dopo la cena finale, post concer-to dedicato agli operatori sanitari, a base di sciatt, pizzoccheri e tiramisù. A coppie li invita ad uscire sulla piazzetta per “farsi intervistare” ecco le loro riflessioni.

aNtoNio cheN GUaNG e ValeNtiNa KaUFMaN PianoForteNon vediamo l’ora di tornare il prossimo anno!!!! I due ragazzi escono con entusiasmo e sorridenti nella piazzetta antistante la chiesa e serenamente concordano nel riferirmi che l’esperienza della Mondadizza Music week è unica. Mi raccontano che hanno già parteci-pato, da solisti o con altri artisti, a tanti concerti, al termine dei quali si va via, si torna a casa … invece qui è diverso. L’esperien-za condivisa della prima edizione della scorsa estate ha dato loro l’op-portunità di conoscersi, di diventare amici, veri amici per la vita (e conti-nuano a sorridere felici!); si sentono fratelli fortu-nati, che vivono insieme una settimana intensa facendo musica insieme: un’esperienza durante la quale si cresce, si condi-vidono idee musicali, ci si ascolta a vicenda, ci si ispira l’un l’altro … Mi lasciano lì ad aspettare i prossimi due ragazzi … hanno fretta di andare a

fare una partita a calcio balilla.

GiUlia Maria riMoNDa vioLinocriStiaN loMbarDi FLautoÈ molto divertente potersi confrontare fra musicisti in quest’atmosfera accogliente.Correndo mi raggiungo-no e mi riferiscono che l’esperienza che stanno vivendo a Mondadizza è un’emozione unica in un territorio meraviglioso. Per loro è la prima volta in Valtellina e cercano di convincermi con i loro sguardi vivi e sempre sorridenti che i ragazzi che hanno conosciuto qui

sono fantastici: ottimi ami-ci con i quali condividere la passione per la musi-ca. Mi raccontano che sono molto rare le inizia-tive che aiutano i giovani musicisti che intendono perfezionarsi a livello professionistico. Giulia si ritiene fortunata perché lei è un’artista in residenza della Fondazione La So-cietà dei Concerti Milano e Cristian mi riferisce delle selezioni di giovani che la Fondazione stessa incen-tiva. È un’opportunità stu-penda che vede l’incontro di strumenti e formazioni musicali molto diverse che però favoriscono un continuo scambio di idee sulle esecuzioni musicali. Anche loro sorridendo, mi vogliono convincere che

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nsiemeIC 35Mondadizza

Music Week - 2ª ed.Mondadizza Music Week - 2ª ed.

fare musica è condivide-re emozioni che, dopo un periodo di chiusura per il virus, ora, è un desiderio ancora più dirompente: sono felici del pubblico molto attento e ricettivo. Mi assicurano che le emo-zioni della musica sono a doppio senso: partono dagli artisti, arrivano al pubblico e ritornano di nuovo agli esecutori in un circolo virtuoso. Hanno fretta di andare a mangia-re il tiramisù.

chiara KaUFMaN vioLonceLLo lUca KaUFMaN vioLinoUna vita piena di musica! I gemelli non si trovano, o meglio, eccoli … sono nel prato in penombra sopra la fontana a chiac-chierare con Giulia, la ni-pote di Enrica che duran-te i concerti si è sempre prestata con attenzione a posizionare i leggi e le sedie per le diverse ese-cuzioni. Dalla piazzetta li invito a raccontarmi dell’esperienza … non li voglio scomodare e loro fanno capolino da lassù e mi dicono che l’esperien-za di quest’anno è stata ancor meglio di quella della scorsa estate. Oltre

a conoscere nuovi amici, hanno potuto fare nuove esperienze musicali. Non vedo i loro volti, ma le loro voci esprimono felicità. Mi raccontano che entrambi frequentano il Liceo musi-cale di Milano la mattina e il Conservatorio per lo studio dello strumento il pomeriggio. Chiedo loro, visto la giovane età (15 anni), come fanno ad im-parare a memoria alcuni brani. Con estrema tran-quillità mi rispondono che esercitano tanto la memo-ria ascoltando i brani da studiare che però poi ven-gono da loro interpretati in modo molto personale. Il loro punto di riferimento

è il nonno Alberto Zedda musicologo e direttore d’orchestra scomparso nel 2017 a cui si ispirano. Mi raccontano che spes-so fra fratelli, anche con la sorella Valentina, si apro-no discussioni vivaci per-ché le loro idee musicali sono diverse ed ognuno di loro vorrebbe convince-re gli altri su tempi, dina-miche ed interpretazioni personali.

Valerio liSci arPaLibero di interpretare la mia musica! Ci sediamo sulla panchina di sasso davanti alla casa parrocchiale: Valerio mi dice che l’esperienza mu-

sicale che sta vivendo a Mondadizza è fantastica. Ringrazia Enrica per aver selezionato buoni musi-cisti; esecutori diversi ma che ben si combinano nel proporre brani vari che fa-voriscono l’accrescimen-to e l’arricchimento musi-cale personale di ognuno. Un aspetto rassicurante dell’esperienza è la pos-sibilità di eseguire più concerti in giorni diversi, ma ravvicinati che per-mettono di superare l’an-sia. Le nuove conoscen-ze di ragazzi musicisti è stara fondamentale e una piacevolissima sorpresa. Poter fare musica insieme è bellissimo soprattutto dopo questo periodo di silenzio delle esibizioni pubbliche a causa della pandemia. Valerio, seb-bene sia giovanissimo, insegna al Conservatorio di Frosinone e purtroppo ha dovuto posticipare concerti che stava pre-parando, ma confida di poter recarsi in Corea a dicembre e in Giappo-ne nel 2021. Nell’ultimo periodo del lockdown ha re-iniziato a proporre concerti da solo o con un flautista. Mi confessa però che preferisce suonare da solo e inaspettatamente

mi spiega il perché dal suo punto di vista: se suono con un’orchestra devo seguire il direttore e mantenere il tempo dei miei colleghi esecutori, non posso fare troppe variazioni; ma se suono, da solo, la mia arpa, mi sento meglio. Ho bisogno spesso di tro-vare uno spazio tutto mio. Mi piace fare il solista, in-somma. E poi sono certo che il pubblico apprezza e non conosce il rischio di invitare un arpista, come me, non credi? (Un altro ragazzo che sorride sem-pre … ) La tua passione per l’arpa? Viene da una mia docente di prope-deutica musicale alle scuole elementari: avevo 8 anni e da quell’incontro durante il quale mi ven-ne mostrato un pianoforte verticale smontato è nata la mia passione per le corde dell’arpa! Proprio da quell’episodio nasce-va la volontà di suonare l’arpa e poi da una favo-losa insegnante per 10 anni a Torino, Gabriella Bosio.

lUDoVica raNa vioLonceLLoPurtroppo, per impegni musicali precedenti, Lu-dovica ha dovuto lascia-

re Mondadizza dopo solo tre giorni di permanenza, ma ci ha mandato un suo pensiero sull’esperienza.“Per me è stata la prima volta in Valtellina e devo dire che è stata una sco-perta meravigliosa. La natura, l’aria frizzante del mattino, il bel vedere in ogni dove hanno rappre-sentato un ottimo modo di scoprire un luogo così bello e puro. In tutta que-sta bellezza si è svolta la Mondadizza Music Week: un’opportunità per noi giovani musicisti non solo di fare musica, ma anche di trascorrere del tempo insieme e conoscerci me-glio. Sono stati giorni inte-ressanti, abbiamo provato i brani del concerto, ma la cosa sicuramente bellissi-ma, oltre ai momenti musi-cali, erano quelli conviviali in cui ognuno ha messo a nudo la propria perso-nalità e proprio questo ha permesso che anche i ri-sultati musicali potessero essere migliori! Sono davvero molto grata per questa esperienza che mi ha dato tanto e ricorderò sempre anche il senso di malinconia nel dover andare via. Spero di ritornarci presto!

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a cura di Carlo Zubiani

Inizia con questo numero una “Crona-chetta sondalina” dedicata approssima-tivamente agli anni 1948/65. La ricerca

raccoglie e collega l’esito di letture, studi,

ricerche d’archivio, esperienze ammini-strative. Nel testo si potranno cogliere an-che opinioni e convinzioni personali ma questo è un inevitabile difetto quando si scrive di argomenti non troppo lontani. Devo confessare una prima difficoltà che non sono stato in grado di superare. Mi sarebbe piaciuto dare al periodo un ag-gettivo importante: “i magnifici ”, “formida-bili”, “decisivi”, “d’oro”, “epocali”. Nessuna definizione mi ha soddisfatto: il periodo è stato, a Sondalo, tumultuoso, pieno di avvenimenti, significati, realizzazioni, con-traddizioni e sfugge a facili definizioni. La vicenda sondalina può essere letta in diversi modi ma vorrei interpretarla secondo una definizione ormai general-mente condivisa: “Sondalo è stato, tutto sommato, un esempio positivo di inte-grazione”. Si individuano chiaramente i pilastri dell’integrazione: i luoghi di lavoro grandi e piccoli, le scuole di ogni ordi-ne e grado, le amministrazioni comunali che si sono succedute, le parrocchie, le manifestazioni di vita associata e soprat-tutto le famiglie sondaline. Ecco, forse il ruolo delle famiglie andrebbe posto nella luce migliore: quanta fatica è costata alle generazioni dei tempi (madri, padri, non-ni) interpretare il nuovo che entrava nel costume generale e fin dentro le case, nelle scelte dei figli… È stato un percorso accidentato, è la nostra vita sondalina, tante volte criticata, ma è quella che ab-biamo vissuto.Non conosco una fonte che abbia tratta-to specificamente l’aspetto “integrazio-

ne” nella vicenda sondalina ma, nel libro “Un Villaggio meraviglioso” di Stefano Rossattini sono riportate molte testimo-nianze di protagonisti di quegli anni e successivi, che sono di aiuto; soprattutto quella, breve, di Alessandro Sozzani è stesa con la trasparente intenzione di mostrare come le grandi difficoltà del-la convivenza di una popolazione oltre modo disomogenea siano state positi-vamente composte.

1955 UN iNizio Di aNNo ScolaStico SPecialeNei primi anni 1950 la vita sondalina co-mincia a ruotare intorno a grandi opere pubbliche che stanno per essere com-pletate: queste, in gran parte, precedo-no l’imponente sviluppo edilizio privato che sta prendendo forma soprattutto lungo il nuovo asse di viale Libertà. La prima realizzazione è l’asilo infantile, in viale Libertà, angolo via Trieste. La costruzione, articolata su tre piani, è av-venuta negli anni 1952/53 su progetto dell’ing. Corrado Merizzi: impresa co-

struttrice Geom. Marelli Cesare di Tirano. Ad inizio secolo non era approdato a nul-la il tentativo di istituzione di una scuola per l’infanzia nonostante la disponibilità di un contributo posto a disposizione del Comune dalla Cassa Di Risparmio: tentativo definitivamente interrotto dalla prima guerra mondiale. Solo la possibili-tà di spendere la somma nel recupero di un fabbricato esistente aveva permesso nel seguito di realizzare l’asilo nella casa della vicinanza a Santa Marta : veniva saltuariamente utilizzata anche la chiesa per i giochi e le rappresentazioni. Si era intanto nei primi anni 1930 e con l’impe-gno decisivo del Parroco don Giovanni Zubiani, la conduzione fu affidata alle Suore della Presentazione di Como. Il registro delle deliberazioni comunali ri-porta, negli anni 1938/39 l’approvazione del progetto e la decisione di appaltare una costruzione ideata dall’architetto Martinola di Sondrio, ma la cosa non aveva avuto seguito. (asili)La seconda realizzazione, più importan-

Planimetria catastale di terra Minore: primi anni 1950. Si osservi che l’abitato vecchio ha sostanzialmen-te una sola denominazione per le vie: “Lamber-tenghi”. La nuova via di piano regolatore diverrà l’attuale Via Vanoni: è individuata l’area del nuovo municipio. Le previsioni confinano con il cimi-tero che sarà utilizzato per le inumazioni fino al 1957: quello nuovo è in costruzione (dal 1947). Il grande mappale alla Palada era stato utilizzato come cantiere per la costruzione del Villaggio ed era nella disponibilità di Don Virginio Zubiani

Planimetria catastale di terra Maggiore: primi anni 1950.Il torrente Rio è interamente regi-mato ma scoperto. La copertura sarà eseguita dall’INPS nel 1960. La nuova via di piano regolatore è l’attuale via Libertà: sono visibi-li i terreni per la costruzione delle scuole elementari e materna. Più ad est si nota la grande estensio-ne della proprietà INPS, dove, dal 1958, l’Istituto costruirà le case per i dipendenti sull’asse dell’attuale via primo maggio. La nuova topono-mastica per le vie sarà adottata nel 1958.

Sondalo: esempio positivo di integrazione

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te, venne utilizzata a partire dall’ottobre 1955. Risultava completato il nuovo pa-lazzo scolastico: un’imponente costru-zione suddivisa in due corpi di fabbrica non allineati, su quattro piani, serviti da un vano scale centrale. Il progettista e Direttore dei Lavori è l’ing. Enrico Tirin-zoni, impresa costruttrice la De Campo Enrico di Tirano. Le dimensioni costrutti-ve corrispondevano a 24 aule didattiche con le corrispondenti segreterie, tutti do-tati di servizi igienici adeguati. Vedremo nel seguito come inizialmente l’edificio abbia ospitato anche altre funzioni. Ai primi del mese di ottobre 1955 le sco-laresche lasciarono quindi la vecchia scuola nella piazza di terra maggiore, lambirono le case del lascito Bassanini, donazione secentesca che aveva per-messo la prima istruzione generale dei bambini, per raggiungere, percorrendo la via Garibaldi, le nuove scuole nella vi-cina via Libertà (la nuova denominazione aveva sostituito quella di Via dell’Impero, in uso, ma non formalizzata in atti). (la-scito Bassanini)Il corteo degli scolari, allora assai nu-meroso, ordinato in fila per due da ma-estre per lo più di origine locale, può rappresentare in modo simbolico l’ab-bandono definitivo del centro storico di terra maggiore. Infatti, ai primi del ‘900, la casa parrocchiale era stata trasferi-ta dalla residenza Bassanini alla nuova edificata dal Prevosto Giovanni Zubiani nei pressi della chiesa parrocchiale. Il centro, fra l’altro, non aveva mai avuto chiesa officiata stabilmente; la chiesa parrocchiale di Santa Maria racchiude l’intera storia paesana dal 1000 in poi ma, più che far parte del nucleo storico,

lo domina dall’alto. Insieme alle scuole elementari, abban-donava la piazza anche il Comune i cui uffici trovarono posto al piano rialzato, nell’ala ovest del palazzo scolastico fino alla edificazione del municipio in via Vanoni, costruito a partire dal 1966 ed utilizzato dal 1970. Sondalo centro (o Terra Maggiore) ha visto ridotte al mini-mo le funzioni pubbliche o comunitarie: queste funzioni costituiscono l’espres-sione concreta dove la vita della persona singola si unisce con quella degli altri nell’attualità e, nel trascorrere del tempo, dei secoli, si stratificano relazioni e signi-ficati a volte spiegabili, oppure casuali ed anche misteriosi. La loro mancanza non è surrogabile dalla sola residenza e dal commercio. Si possono ricordare, come residuali, le visite ufficiali nelle fe-ste nazionali al monumento dei caduti, la messa prefestiva a Santa Marta nei sabati estivi e la recente collocazione della Caserma dei Carabinieri. (il palaz-zo scolastico vecchio)Il vecchio centro è rimasto amabile per qualche manifestazione, in genere ludica e nel ricordo sempre più sbiadito della vita che vi si conduceva, essendo via via spariti il vociare dei bimbi, i richiami delle madri, le grida delle osterie, l’aggiornato cicaleccio presso i lavatoi, i muggiti e l’odore delle stalle e dei fienili. Parte di questi aspetti di vita vissuta e definitiva-mente passata è stata documentata nei calendari editi dalla Pro loco.Nel nuovo edificio scolastico, ala ovest, piani secondo e terzo, trovò sede anche la scuola media che era stata istituita anni prima in forma privata prevalente-mente con l’impegno di Mariuccia Pozzi

e don Virginio Zubiani. La scuola diven-ne in seguito statale e ne fu inizialmente preside Mariuccia Pozzi: era frequentata da diversi alunni di altri paesi, soprattutto Grosio e Grosotto, in quanto non vi era altra scuola se non a Tirano o Bormio. Gli insegnanti erano in gran parte don-ne, mogli di medici del Villaggio: Baronti, Di Stefano, Festa, Menozzi, Pontiggia, Occhialini e costituivano un corpo inse-gnante di notevole livello. Erano i tempi di una forte selezione scolastica soprat-tutto a causa dell’insegnamento della lin-gua latina. (la scuola media)In quegli anni il palazzo scolastico fu in grado di ospitare anche altre funzio-ni: a piano rialzato l’ambulatorio OMNI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia) e, all’ultimo, un corso di formazione pro-fessionale ad indirizzo commerciale. In certi periodi, piuttosto brevi, vi erano anche refezione e doposcuola (CRES). Considerando la presenza dell’alloggio per una famiglia di bidelli/custodi si deve

necessariamente concludere che le esi-genze di ciascun utente richiedevano un tempo meno spazio e che la capacità di convivenza era sicuramente elevata. Per completezza bisogna però dire che la scuola elementare era ancora presente in tutte le frazioni e lo fu fino alla metà degli anni 1960 quando cominciarono le chiusure (Taronno e Montefeleito per prime).

gli aSiliNel periodo esaminato erano funzionanti quattro asili infantili tutti retti da perso-nale religioso: cinque suore in quello di Sondalo, tre per ciascuno di quelli delle frazioni Mondadizza, Le Prese, Frontale. Il servizio era disciplinato da un regola-mento comune; peraltro gli asili avevano sedi che manifestavano le stesse pre-carietà degli edifici scolastici e spesso anche costretti a contendersi qualche spazio con la scolaresca. A metà de-gli anni 1950 la prefettura ne sollecitò

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l’erezione in Ente Morale, ma gli asili non avevano né risorse né beni che lo giu-stificassero e non se ne fece nulla. Nel 1968 il Consiglio Comunale fece richie-sta di istituzione di una sezione di scuola materna statale preparando l’evoluzione degli anni 1970 quando gli asili divenne-ro comunali e via via il servizio fu con-centrato nel capoluogo.

il laSCito BaSSanini Il lascito, noto come “beneficio della scolastica”, fu disposto da Giovanni Pietro Bassanini nell’anno 1650: si può approfondire la notizia nel libro di Don Gianni “Le chiese di Sondalo” a pag. 57-65. Sul Bollettino Storico Alta Valtellina n. 16, anno 2013, è pubblicata la tesi di laurea di Ivan Selvini Istituzione scolasti-ca e istruzione religiosa nel ‘600: il caso di Sondalo. Gli immobili sono compresi fra la via Ga-ribaldi e la via Rodorio: su via Garibaldi affaccia la ex casa parrocchiale (ora casa Cenini) e il passaggio che con-duce alla latteria vecchia in precarie condizioni.

il Palazzo SColaStiCo veCChioLa maestra Leandra Togni, nell’ultimo nu-mero, ha ricostruito il sistema dell’istru-zione scolastica dopo l’unità d’Italia e riassunto i dati del vecchio palazzo di Piazza Repubblica. In sintesi la nuova destinazione scolastica, separata dalla sede comunale, fu ricostruita fra il 1871 e il 1873 e assolse dignitosamente alla sua funzione per circa ottanta anni. Così, nell’inchiesta di Glicerio Longa “La casa della scuola nei Comuni della Pro-vincia di Sondrio”(1907) il capoluogo fa discreta figura, meno le frazioni, dove

l’affollamento delle classi, l’inadeguatez-za igienico sanitaria degli ambienti, la mancanza di servizi e di arredi e le adia-cenze con ambienti insalubri erano con-dizioni comuni con la gran parte delle scuole valtellinesi. Le norme sull’edilizia scolastica diventarono presto esigenti e furono alla base del grande programma di costruzioni di scuole promosse da Lu-igi Credaro prima della guerra mondiale. Il mantenimento e il faticoso ammoder-namento delle scuole frazionali merite-rebbe un articolo a parte a testimonianza della difficoltà di rendere il servizio alla popolazione sparsa su un territorio vasto e in condizioni di povertà. Dopo il tra-sferimento delle funzioni pubbliche nel nuovo palazzo di viale Libertà, nel vec-chio edificio comunale furono insediati inizialmente la stazione dei Carabinieri, la Cooperativa di consumo e i Vigili del fuoco.

la SCUola MediaLa scuola media (e commerciale) fu costi-tuita in forma privata fin dall’anno scolasti-co 1945/46 e frequentata da un discreto numero di alunni (indicativamente una quarantina): era regolarmente autorizza-ta dal Provveditorato agli Studi e retta da una commissione amministratrice presie-duta dal Sindaco. Le famiglie degli alun-ni versavano una retta per il pagamento delle spese ed annualmente il Comune corrispondeva un contributo. La disponi-bilità del nuovo Palazzo Scolastico diede la possibilità di rendere la scuola, prima comunale (1956) e quindi di ottenere la parificazione a scuola statale per anni successivi, dalla prima alla terza classe: il primo provvedimento ministeriale di pa-rificazione è del 22.5.1958 per la prima classe. La partecipazione all’istituzione fu un fatto molto popolare: “…il predetto riconoscimento ha trovato entusiastico accoglimento fra la popolazione…” si leg-ge nel registro delle deliberazioni del con-siglio comunale. Con la istituzione della scuola media unica nel 1963 – è una del-le riforme fondamentali della Repubblica Italiana in attuazione della costituzione - e l’elevamento dell’obbligo scolastico a quattordici anni, i bisogni, anche edilizi, aumentarono. Per supplire alla carenza di aule alcune classi delle elementari fu-rono spostate, per diversi anni, al primo piano dell’Oratorio, appena ristrutturato. Il Comune promosse, all’inizio degli anni 1970 la costruzione della scuola media – progetto in data dicembre 1970 dell’ing. Corrado Merizzi - costruzione dell’impre-sa Bonomi Bruno di Fusine. Nel 1979 si provvide ad un terzo lotto di lavori che completava la scuola con palestra, aula

da disegno, bidelleria e atrio di ingresso – progettista ing. Corrado Merizzi, impresa costruttrice geom. Sandro Manzolini.

il Patronato SColaStiCo Agli inizi del ‘900 venne in evidenza, e da più parti, la necessità di favorire la frequenza scolastica con provvedimenti specifici. L’obbligo per i Comuni di isti-tuire per legge il Patronato scolastico come ente di Diritto Pubblico gestito da un Consiglio di Amministrazione è con-tenuto in una legge del 1911 (ricordata anche come legge Credaro). Lo scopo era principalmente quello di provvede-re alla refezione degli alunni poveri, alla concessione di sussidi per l’acquisto di vestiti, calzature, alla distribuzione di libri di testo, quaderni e cancelleria. I provve-dimenti, nel loro insieme avrebbero do-vuto incentivare la frequenza scolastica dei meno abbienti. I Patronati avevano anche scopi di promozione della cultura popolare. A Sondalo, negli anni esaminati, l’attività fu principalmente rivolta alle refezioni, all’attività di doposcuola e a qualche soggiorno marino, tanto nel capoluogo che nelle frazioni: era normale il concor-so del comune nelle spese. Verso la fine degli anni ’80, fra gli interventi del Comu-ne per la frequenza scolastica, comin-cia ad entrare e a svilupparsi il servizio di trasporto come logica conseguenza della riduzione delle sedi periferiche di scuola e di asilo infantile.L’esperienza dei patronati cessò, all’ini-zio degli anni 1970, con il nuovo ordina-mento regionale e l’adozione di misure che vennero comunemente dette di di-ritto allo studio comprese fra le compe-tenze comunali.

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nsiemeIC 43la voce della storia la voce della storia

La nostra Provincia, dopo il distacco dai Grigioni, si trova

coinvolta in importanti rivolgimenti politici che vanno dalla fine del 1700 al 1861 (anno dell’Unità d’Italia). In questo perio-do, essa viene annessa successivamente alla Repubblica Cisalpina, al Regno Lombardo Veneto Austriaco e infine al Re-gno d’Italia. La Valtellina, per le sue vicende stori-che, l’isolamento geogra-fico e culturale, il sovrap-popolamento rispetto alla limitatezza delle risorse agricole e col massimo sfruttamento della terra, aveva un’economia ba-sata sull’autoconsumo

familiare e si si trovava in una situazione di ar-retratezza economica e sociale rispetto alle altre provincie italiane. Con il riordinamento delle istitu-zioni statali e dei confini, essa viene inserita in un nuovo mercato lombardo più progredito e in evolu-zione con cui deve com-misurarsi. Questa situa-zione favorisce il bisogno di cambiamenti interni e dà inizio alla formazione di istituzioni economiche e sociali. Nella prima metà del se-colo un certo equilibrio negli scambi viene mante-nuto con la vendita del le-gname, che provoca però un grave disboscamento

con danni idrogeologici come frane e valanghe. Per superare le limitate iniziative individuali e la scarsità di denaro, viene introdotto l’associazioni-smo cooperativo. Alla So-cietà Agraria Valtellinese subentra nel 1866 il Comi-zio Agrario che promuove moderne tecniche e ini-ziative in agricoltura. Tra i soci del Comizio Agra-rio risultano anche il Co-mune di Sondalo, Bidoli Silvestro, Chiarelli Pietro di Mondadizza (sindaco di Sondalo 1890-1895), il Prevosto Nicolò Zac-caria e il canonico Fanti. Nel 1870 viene fondata la Società Enologica Valtelli-nese che migliora e incre-menta il commercio del vino. Per il credito viene istituito del 1871 la Ban-ca Popolare di Sondrio e nel 1908 la Banca Pic-colo Credito Valtellinese. Su iniziative del Comizio

Agrario si promuovono latterie sociali turnarie in ogni comune. A Sondalo nel 1874 viene aperta la “casera” di Sondalo. Da-gli atti del Comizio Agrario di Sondrio del 1893 risul-ta che la nostra latteria aveva lavorato tra il no-vembre 1882 e il marzo 1883, 65.950 litri di latte. La misurazione avveniva a capacità, usando un ap-posito secchio munito di un’asta numerata munita di galleggiante. I prodotti erano di ottima qualità e ritirati dai soci. Il parroco Zaccaria aveva messo a disposizione un locale e per favorire l’accesso alla latteria aveva aperto le corti della sua abitazio-ne “ora casa Cenini” con ingresso in via S. Fedele e in via Rodorio. Entrano in funzione inoltre latterie nel

1880 a Mondadizza, nel 1890 a Sommacologna e nel 1896 a Migiondo. I rappresentanti del Comi-zio Agrario, nella prima-vera del 1880 tengono conferenze nella chiesa di Santa Marta per illustrare i risultati caseari e agricoli della provincia.Nel 1886 si inaugura la nuova latteria di Terra Mi-

nore. Le latterie sociali val-tellinesi vengono premia-te con la medaglia l’oro all’esposizione di Milano del 1905. Si incrementa l’allevamento bovino che era stato trascurato, con più cura per l’alimentazio-ne del bestiame, sia da ri-produzione che da latte. Si costituiscono latterie cooperative con prodotti destinati al commercio. Le tradizionali fiere au-tunnali erano riservate al mercato del bestiame. La féra de Sondel si teneva il 25 settembre ed era caratterizzata dal merca-to dei bovini e di cui ora rimane solo un nostalgi-co ricordo. La maggiore manifestazione fieristica era quella di san Michele il 29 settembre a Tirano, dove affluiva una grande

l’inizio delle istituzioni economiche e sociali

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quantità di bestiame che veniva acquistato da mer-canti provenienti dal ber-gamasco, dal bresciano e dal milanese.

eMiGrazioNeNegli ultimi decenni del 1800 e gli inizi del 1900 si delinea un aumento de-mografico in concomitan-za di una crisi economica che provoca mancanza di lavoro e di risorse. Si origina un’emigrazione di massa nei Paesi d’oltre-mare: Stati Uniti, Argenti-na, Uruguay e Australia. Da un’indagine del 1912 dell’Ufficio emigrazione di Tirano circa 700 persone avevano lasciato Tirano, 200 Lovero, 800 Grosotto, 800 Grosio e 1400 Sonda-lo.

coMUNicazioNiNel primo decennio del 1900 si cominciano a sentire gli effetti del pro-gresso dell’economia valtellinese, sia per il contatto con una situa-zione lombarda più pro-gredita, ma soprattutto per il miglioramento delle comunicazioni stradali e l’inserimento della Valtel-lina nella rete ferroviaria regionale e l’inizio del turismo. Entrano in fun-zione i tratti ferroviari nel

1885 Colico –Sondrio, nel 1895 Colico-Milano, nel 1896 Colico- Chiavenna, nel 1902 Sondrio-Tirano e nel 1910 la ferrovia retica. Tra il 1896 e il 1918 ven-gono realizzate le grandi costruzioni delle centrali idroelettriche. La prima ad entrare in funzione è quella di Campovico nel 1901 che fornisce l’ener-gia elettrica alle linee Lecco – Colico e Colico - Chiavenna che sono state le prime linee ferroviarie elettrificate d’Italia.Per Sondalo l’innovazio-ne inizia nel 1903 con l’apertura del primo sa-natorio italiano di Pineta di Sortenna che dà inizio all’avvenire sanatoriale del nostro paese.

reliGioSitàLa nostra comunità con-tadina era unita da un patrimonio di esperienze di vita comune, dalla soli-darietà, dal mantenimen-to della tradizione, da una sincera religiosità e fede: valori trasmessi da generazione in genera-zione. Il principale luogo di vita del paese era la chiesa parrocchiale dove si mantenevano tradizio-nali celebrazioni religio-se. Era uso, nel tardo autunno, ogni quattro

anni circa, con la parte-cipazione del vicariato in-dire le Missioni: giornate interamente dedicate alla preghiera e all’approfon-dimento morale animate da frati cappuccini o pa-dri missionari predicato-ri di chiara fama. Erano seguite, come scrive il prevosto Zaccaria, “con grande partecipazione e sorprendente entu-siasmo del popolo”. Nel periodo quaresimale, durante la prima messa si avvicendavano nella predicazione sacerdoti provenienti da diverse parrocchie. I nostri avi, pur oppressi dalla fatica, sapevano apprezzare e godere di quei pochi beni materiali che possedeva-no. Fiduciosi nella Divina Provvidenza, manteneva-no nei loro animi, la spe-ranza rivolta verso i beni eterni.

iNceNDiLa nostra comunità è stata funestata da gravi incen-di. Nella notte del 3 feb-braio 1876 viene comple-tamente distrutta dal fuo-co la contrada Caurinal a Montefeleito. Le fiamme altissime, viste nella notte dal fondovalle danno l’im-pressione che a bruciare

sia Sondalo. Accorrono i pompieri di Grosio e Gro-sotto, ma senza poter por-tare aiuto per l’inaccessi-bilità del luogo. Il 2 agosto

1885 bruciano 14 case a Migiondo e il 7 febbraio 1908 un terribile incendio divampa a Taronno dove si salva soltanto la chiesa.

La collettività interviene con sostegni economici ad aiutare quella povera gente.

Leandra Pozzi

iNceNDio a FUMeroNel 1899 la contrada dei Gabur di Fumero fu divorata dalle fiamme. Il piccolo nucleo era composto da 17 edifici parte in muratura e parte in le-gno. Il fuoco si sviluppò da una stalla il pomeriggio di martedì 21 novembre, verso le 15. La presenza di paglia, legno e fieno fece sì che l’incendio si sviluppasse velocemente e si propagasse alle case circostanti. I giornali dell’epoca narra-no il drammatico scenario che scon-volse la vita a una ventina di famiglie che in un attimo si ritrovarono sul lastri-co. Vennero subito suonate le campa-ne di Fumero, richiamando in soccorso gente dallo stesso paese, da Frontale e anche da altre frazioni. “Lassù havvi mancanza d’acqua e mancanza pure di pronti e validi aiuti, essendo i giovani migliori tuttora in Svizzera a lavorare” scrive il settimanale “La Valtellina” del 25 novembre 1899. Il fuoco fu pertanto indomabile nella sua furia distruttrice. Il “Corriere della Valtellina” del 24 no-vembre 1899 scrive: “L’acqua perché troppo distante non poté per nulla servire, cosicché i poveri proprietari furono costretti a guardar l’accrescere dei curiosi colle mani alla cintola ascol-tando gli alti piagnistei delle donne e dei fanciulli frammisto al cigolio e al crepitar delle fiamme che smisurate

s’innalzavano alle volte del cielo in colonne vorticose e spaventevoli. Le case piene del raccolto, conforto per l’inverno, in un momento non furono più che un mucchio di cenere. Appena si arrivò a salvare il bestiame bovino che vagabondo pei prati compiva la scena straziante... Una puerpera di fresco fu salvata dal marito trasci-nandola sul pagliericcio insieme colla creatura fuor di pericolo”. La solida-rietà dei concittadini fu immediata. Il Comune promosse una sottoscrizione che consentì la raccolta di offerte da assegnare a ogni famiglia vittima del rogo. Oltre alle oblazioni in denaro, ci furono donazioni di viveri (per lo più segale) e di capi di vestiario.

Dario Cossi

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nsiemeIC 47Un libro da leggereUn libro da leggere

i leoNi Di SiciliaLa SaGa Dei FLorioi SteFaNia aUci - eDitrice NorD

Il titolo, vago e altisonante, ci fa subito pensare a qualcosa di nobile e avventuroso insieme, qualcosa che ci riporta al mondo dei cavalieri medievali, fatto di coraggio, lealtà verso gli amici e

fedeltà ai propri ideali. Il sottotitolo è molto più preciso e inizia a suggerirci che a questo libro ne seguiranno altri, la saga è infatti una lunga vicenda, spesso familiare, raccontata in una serie di storie successive; il numero I conferma che ci sarà un seguito… e mi pare già di vedere il tutto trasformato in una futura fiction televisiva. Nel sottotitolo troviamo anche l’informazione sostan-ziale: i “Leoni” sono i Florio, una delle famiglie più importanti dell’imprenditoria del sud Italia tra 1800 e 1900.Nel libro infatti l’autrice racconta, naturalmente in forma ro-

manzata, l’inizio dell’ascesa di questa famiglia a partire dal 1799, quando due fratelli, modesti commercianti marittimi, lasciano la natia Calabria per trasferirsi a Palermo dove sperano di costruire un futuro migliore per sé e i loro cari. Nel corso delle prime due generazioni (que-sta prima parte della storia si conclude col 1868), pur tra difficoltà e ostilità di ogni genere, la famiglia si afferma e la ditta Florio amplia gli orizzonti delle sue attività, diventando una delle più solide e affidabili nel panorama economico nazionale e intessendo una rete di re-lazioni personali e commerciali anche a livello internazionale. Tutto ciò gra-zie all’intelligenza, all’audacia, all’im-pegno dei protagonisti, coraggiosi e nobilmente fieri come veri e propri “leoni”, nonostante il disprezzo di cui sono fatti oggetto, prima in quanto immigrati forestieri, poi in quanto di umili origini e privi di quel titolo no-biliare che per la Sicilia del tempo era indispensabile lasciapassare per

essere accettati in ruoli socialmente importanti. Numerosi sono i motivi di interesse che il libro presenta: innanzitutto la freschez-za e la vivacità del linguaggio, che ci trasportano magicamente nella Sicilia di due secoli fa, per certi versi ancora molto simile a quella attuale, bellissima e insieme dolente. E da qui deriva un altro aspetto interessante di questa storia, che ci fa conoscere meglio un mondo tanto lontano dal nostro, come se facessimo un viaggio con la macchina del tempo. Il libro ci suggerisce anche qualche riflessione più ampia, ad esempio su un fenomeno in passato molto diffuso in Italia, il cosiddetto “capitalismo familiare”. I Florio infatti sono uno dei numerosi esempi di imprese che sono nate e cresciute grazie al lavoro comune e solidale di una famiglia attraverso diverse generazioni, così come hanno fatto altre famiglie titolari di ditte di rilievo nazionale (Agnelli, Pirelli, Doria, Moratti, Benetton…) e giù giù fino alle piccole attività di livello provinciale o paesano. Questa caratteristica tipica, anche se non unica, dell’Italia ci fa pensare, ad esempio, se la crisi attuale dell’istituzione della famiglia, con il connesso trionfo dell’individualismo più spinto, non sia in qualche modo connessa con la crisi economica e imprenditoriale del nostro paese.Ma la caratteristica più interessante del libro a mio avviso è la capacità dell’autrice nel delineare i caratteri dei protagonisti e le loro relazioni interpersonali. I membri della famiglia Florio, per quanto definiti “leoni” non sono affatto presentati come eroi a tutto tondo, sempre audaci e generosi; dalle vicende emergono chia-ramente le loro debolezze, i vasti lati oscuri della loro orgogliosa testardaggine, anche certe vere e proprie meschinità. E l’autrice, forse perché donna, fa emergere con particolare evidenza le fragilità dei Florio proprio nella loro incapacità a rapportarsi in modo costruttivo con le donne della famiglia. Pur consapevoli dell’importanza fondamentale delle madri, delle sorelle e delle mogli, seguendo la mentalità del tempo, quasi si vergognano a rispettarle in quanto persone, a riconoscerne il ruolo e ad espri-mere i loro veri sentimenti, relegandole nei tradizionali compiti di madri (di figli maschi, perché le femmine non hanno importanza) e casalinghe, magari con numerosa servitù, ma sempre non auto-rizzate a decidere della loro vita. Quindi questa mentalità rigida-mente maschilista finisce per schiavizzare non solo le donne, ma anche gli stessi uomini, imprigionati nel loro ruolo di dominatori, che non devono mai tradire le proprie emozioni o rivelare incer-tezze e sentimenti, “leoni” certamente, ma col cuore in gabbia.

Elia Tomè

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dal 1°giugno al 31 agosto 2020

SoNo torNati alla caSa Del PaDreSondalo - Cappelletti Marisa (anni 94) 3 giugno - Pozzi Giuseppina (anni 92) 10 giugno - Muscetti Luigi (anni 83) 18 giugno - Doddi Natalina (anni 97) 25 giugno - Bianconi Fulvio (anni 56) 20 agosto - Simonelli Elena (anni 61) 29 agosto

Mondadizza - Della Valle Liliana Maria (anni 77) 3 luglio

Frontale - Ricetti Bruno Valerio (anni 67) 26 giugno

batteSiMi le Prese batteSiMi Frontale

batteSiMi Sondalo

28 giugno - Peraldini Leonardo

28 giugno - Rastelli Kristofer

28 giugno - Pozzi Samuel

29 agosto - Canclini Federico

28 giugno Rovida Francesco

9 agosto Bettegacci Martino

30 agosto - Andor Gioele p - Carnevali Egle q

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nsiemeIC 51Santa messa al cimitero

Santa messa al cimitero

i suffragi per i defunti

La fede nella risurre-zione dei morti, ele-mento essenziale

della rivelazione cristia-na, implica una visione peculiare dell’ineluttabile e misterioso evento della morte. La morte è il termi-ne della tappa terrena del-la vita ma non del nostro essere, essendo l’anima immortale. Le nostre vite sono misurate dal tempo, nel corso del quale noi cambiamo, invecchiamo e la morte appare come la fine normale della vita; dal punto di vista della fede, la morte è anche la fine

del pellegrinaggio terreno dell’uomo.La morte è il passaggio alla pienezza della vita vera, per cui la Chiesa chiama il giorno della morte del cristiano dies natalis, giorno della sua nascita al cielo, dove non ci sarà più la morte, né lut-to, né lamento, né affanno.Nella morte il giusto incon-tra Dio, il quale lo chiama a sé per renderlo partecipe della vita divina. Ma nes-suno può essere accolto nell’amicizia e nell’intimi-tà di Dio se prima non è stato da lui purificato dal-le conseguenze personali delle sue colpe. La chiesa chiama Purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt’altra cosa dal castigo dei dannati. Da qui la pia consuetudine

dei suffragi per le anime del Purgatorio, che sono una pressante supplica a Dio perché abbia miseri-cordia dei fedeli defunti, li purifichi con il fuoco della sua carità e li introduca nel suo Regno di luce e di vita. Essi sono in primo luogo la celebrazione del sacrificio eucaristico, poi altre espressioni di pietà come preghiere, elemosi-ne, opere di misericordia, acquisto di indulgenze a favore delle anime dei de-funti. Nella nostra liturgia sono frequenti e vari i suffragi per i defunti. Le esequie cristiane comprendono tre momenti, anche se spes-so, per le circostanze pro-fondamente mutate nella vita nelle grandi aree ur-bane, essi vengono ridotti a due o uno solo: la veglia di preghiera nella casa del defunto, la celebrazione dell’Eucarestia nella ceri-monia funebre e i riti finali (commiato, corteo funebre e sepoltura).

La Chiesa offre il sacrifi-cio eucaristico per i de-funti non solo in occasio-ne dei funerali ma anche nei giorni terzo, settimo e trigesimo, nonché nell’an-niversario della morte; la

celebrazione della messa in suffragio delle anime dei propri defunti è il modo cristiano di ricordare e prolungare nel Signore, la comunione con quanti hanno varcato la soglia della morte. Il 2 novembre la Chiesa of-

fre ripetutamente il santo sacrificio per tutti i fedeli defunti, per i quali celebra pure la liturgia delle ore. Ogni giorno nella celebra-zione sia dell’Eucarestia sia dei Vespri, la Chiesa non manca mai di eleva-re la sua supplice implo-

razione perché il Signore doni ai “fedeli che ci han-no preceduti con il segno della fede e a tutti quelli che riposano in Cristo, la beatitudine, la luce e la pace”.Riduzione da “Direttorio su

pietà popolare e liturgia”

“le più belle poesie

si scrivono sopra le pietre

coi ginocchi piagati

e le menti aguzzate dal mistero.

viviamo bene

ed i tempi saranno buoni;

noi siamo i tempi!”

Sabato 27 giugno 2020 alla S. Messa prefestiva, celebrata

al cimitero di Sondalo, don Giacomo ha voluto riunire i fedeli e pregare per tutti i nostri cari che non sono più con noi, ricordandoci che un giorno anche que-sto luogo, seppur per poco tempo, diventerà “Casa Nostra!”Poco tempo perchè…? …perchè Casa nostra sarà il Regno dei Cieli!

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nsiemeIC 53 Funzioni religioseottobre, mese della carità

calendario di camminoDoMeNica 4 ottobre FeSta Di SaN FraNceSco ore 10:00 S. Messa solenne inizio percorso di iniziazione cristiana a favore dei ragazzi

SoleNNità Della MaDoNNa Del roSariotriDuo di preparazioneChiesa di san Francesco Esposizione statua della Madonna

giovedì 8 e venerdì 9 ottoBre 2020ore 20:00 recita S. Rosario

SaBato 10 ottoBre ore 21:00 Concerto di BandaInsieme

doMeniCa 11 ottoBre ore 10:00• Santa Messa solenne

celebrata dal novello sacerdote di Ardenno don Gianluca Salini chiesa di Santa Maria Maggiore

• Benedizione con la statua della Madonna sul piazzale della chiesa

DoMeNica 25 ottobre FeSta NoNNi, NiPoti e aNziaNi ore10:00 Santa Messa

DoMeNica 1 NoVeMbre FeSta Di tUtti i SaNti• ore 14:30 S. Rosario

al Cimitero di Mondadizza

• ore 20:00 S. Rosarioal Cimitero di Sondalo

lUNeDì 2 NoVeMbre coMMeMorazioNe Dei DeFUNti• ore 14:30 S. Messa

al Cimitero di Sondalo

• ore 15:30 S. Messa al Cimitero di Mondadizza

Sabato 7 NoVeMbre ore 18:00 chiesa di San Francesco Santa Messa animata dal Coro Parrocchiale in ricordo delle persone assistite presso l’hospice “Siro Mauro” o in assistenza domiciliare

DoMeNica 15 NoVeMbreore 10:00 chiesa di San Francesco Santa Messa SaCraMento CreSiMa e PriMa CoMUnione

aDorazioNe eUcariSticail secondo giovedì di ogni mese alle ore 20:00 chiesa di San Francesco

Tutti i sabati dalle ore 14:30 alle 16:30 don Giacomo è disponibile in chiesa di s. Francesco per le confessioni

tutti i sabati e domenichedel mese di ottobre in oratorio

...esposizione e venditadi lavori manuali

a cura dei volontaridella Parrocchia

abbigliamento uomo, donna,bambino... libri, giochi,scarpe, casalinghi...oggettistica varia...

di Tutto un po’

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qual è... ? Il giorno più bello? OggiLa cosa più facile? SbagliarsiL’ostacolo più grande? La paura.Lo sbaglio peggiore? ArrendersiLa radice di tutti i mali? L’egoismoLa distrazione più bella? Il lavoroLa peggiore sconfitta? Lo scoraggiamentoI migliori insegnanti? I bambiniLa prima necessità? Parlare con gli altriLa cosa che più fa felici? Essere di aiuto agli altriIl Mistero più grande? La morteIl peggiore difetto? Il malumoreLa persona più pericolosa? Il bugiardoIl sentimento più dannoso? Il rancoreIl regalo più bello? Il perdonoLa cosa di cui non se ne può fare a meno? La casaLa strada più rapida ? Il cammino giustoLa sensazione più gratificante? La pace interioreIl gesto più efficace? Il sorrisoIl migliore rimedio? L’ottimismoLa maggiore soddisfazione? Il dovere compiutoLa forza più potente del mondo? La fedeLe persone più necessarie? I genitoriLa cosa più bella di tutte? L’AMORE !

Madre Teresa di Calcutta